Qui Brescia n.ro 190

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SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

ANNO 19 - N° CENTONOVANTA - NOVEMBRE 2023 - € 5

BRESCIA

MAGAZINE

In copertina:

BECCHETTI BAL DA 140 ANNI APRIAMO LE PORTE DEI VOSTRI SOGNI INTERVISTA ESCLUSIVA

ATTILIO FONTANA? UNA ROCCIA RED PARTY FONDAZIONE ARMR AL GRES ART EWMD BRESCIA, RICONOSCIMENTI 2023 SHE MADE A DIFFERENT ‘FINCHÈ NON SAREMO LIBERE’ GALLERIA BPER BANCA: OSPITI A PALAZZO PRIMO EVENTO NORA DA SAOTTINI AUTO CENT'ANNI DAL DISASTRO DEL GLENO GRES ART 671, NASCE IL NUOVO CENTRO PER L’ARTE E LA CULTURA CONTEMPORANEA IL FANTASTICO MONDO DEL CIRCO NAJA? IN MOSTRA LE FOTO DI BATTISTA MARINI



Caoslandia Dice bene il poeta Melchionna che, regalandoci una sua nuova perla, in qualche modo, si riallaccia ad un paio di editoriali, da leggere se vorrete, più avanti, che tracciano per il mondo un futuro a tinte decisamente fosche. C’è chi sostiene che ci sarà un’intelligenza così intelligente da rendersi conto che l’essere umano è dannoso per il pianeta che ci ospita e verremo eliminati... magari con un bel virus. Chi invece se la prende con i giovani che non hanno voglia di fare niente e passano la vita sul cellulare. Come dargli torto? Sempre più gente gira con il campanaccio ed esorta a pentirsi perché il giorno del giudizio è vicino... Verrà la fine del mondo. Ormai è certo. Perchè quindi sbattersi più di tanto? Passa il tempo ma l’uomo non impara mai dai suoi errori. Le guerre si sono sempre fatte, grandi o piccole, vicine o lontane ma, mai come oggi, i media sono strabordanti di reporter sul terreno, attrezzati con droni e altre diavolerie per farci vivere il più possibile la guerra in diretta, il sangue, la disperazione, gli orrori più efferati, le scene più raccapriccianti. La guerra è diversa dal passato per come viene rappresentata oggi nei suoi dettagli, ma è sempre stata terribile. In ogni guerra, quando arrivano i soldati nemici, le ragazze vengono brutalizzate, i neonati sgozzati nelle culle, le case saccheggiate e gli uomini deportati in catene o uccisi. Ma un tempo non c’erano telecamere e telefonini nelle mani di tutti. E, soprattutto, non esisteva Internet. Oggi fanno più notizia i bambini morti a Gaza, ieri quelli trucidati nei kibbutz, l’altro ieri quelli colpiti dai missili in Ucraina, con buona pace delle centinaia che ogni giorno vengono falciati da malattie che potrebbero essere curate, dalla denutrizione, dallo sfruttamento nelle miniere o dalle tante altre guerre dimenticate che infestano la terra.

dove si combatte STRAGI IN CAOSLANDIA In caoslandia tinta del sangue frammischiato di fratelli nemici dilagano nefandezze e malagiustizia. Replica indignata Nèmesi dea olimpica della vendetta che svuota la vita nel circuito inarrestabile del male nutrito di violenza. Volti pietrificati sgusciano dai sepolcri condannati dal tribunale della storia e invano scrutano la barbarie tra nugoli freschi di macerie.

Ma in questo numero ci sono anche buone notizie: il nostro Governetore, Attilio Fontana, Presidente della Lombardia, sta saldamente in sella alla regione che è pur sempre la locomotiva del Paese. Nonostante il suo aspetto sempre affaticato, non si perde una seduta del Consiglio, è sempre sul pezzo ed è spesso presente sul territorio e in mezzo alla gente. Vedi intervista più avanti. Altra buona notizia. Anche a Bergamo, come a Brescia, potrebbe essere eletta una donna, per la prima volta, a sindaco della città e il tandem Castelletti-Carnevali sarebbe virtuoso per proseguire sulla strada della collaborazione tra le due realtà, mai così vicine come in quest’anno che ha avuto, nella reciproca conoscenza e nella capacità di collaborare, i suoi migliori risultati. Ma non finisce qui: il Red Party, uno degli eventi più attesi dell’anno e che chiama a raccolta a Bergamo e a Brescia i soci e i simpatizzanti di Armr, si è tenuto a gres art, con una vera anteprima: primo evento ospitato nella nuova struttura realizzata dalla Fondazione Pesenti per regalare alla collettività, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, un nuovo, grande e flessibile spazio di aggregazione. Potrà ospitare mostre, performace, concerti e altre manifestazioni. E poi c’è tutta la programmazione di chiusura di questo irripetibile anno nel quale le due città saranno travolte da spettacoli, mostre, luci ovunque e fuochi d’artificio... Per scongiurare e magari dimenticare anche solo per un po’ altri fuochi... (V.E.Filì)

Sale nostalgia di orizzonti alti tra squarci velati di futuro schegge carpite alla solitudine del postumano. Sognerò di annullarmi nell’abbraccio inconsueto ormai delle fragili tue emozioni e mi incamminerò verso l’Assoluto per concordare con le stelle un lindo concerto di cuori. Benito Melchionna - (novembre 2023)

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nostra mission di far conoscere

“QUI BRESCIA” - N°190 NOVEMBRE 2023

Bergamo ai Bresciani e Brescia ai bergamaschi

cover story Brescia

Bergamo Ph. Sergio Nessi

gres art 671

INEOS GRENADIER, IL FUORISTRADA CHE NON C’ERA CENT'ANNI DAL DISASTRO DEL GLENO GRES ART 671, NASCE NUOVO CENTRO PER ARTE E CULTURA NAJA? IN MOSTRA LE FOTO DI BATTISTA MARINI CARICATURA ALL’OPERA ALLA MAI IN MOSTRA ALLA MAI IL CORO DELLA CATTEDRALE RESTAURATO

pag. 22

pag. 38

Luigi ferrara

testimonial di

becchetti bal

da 140 anni apriamo le porte dei

accademia carrara

vostri sogni

SPECIALE: LE TARSIE DI LOTTO E CAPOFERRI

COME NON LE AVETE MAI VISTE PRIMA LA

SALUTE

STUDIO MEDICI ASSOCIATI BERGAMO

highlights in questo numero

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

di proseguire nella IN COPERTINA: LUIGI FERRARA TESTMONIAL DELLA CARRARA

CMP BERGAMO

Siamo orgogliosi

INTERVISTA ESCLUSIVA ATTILIO FONTANA? UNA ROCCIA RED PARTY FONDAZIONE ARMR: IL PRIMO EVENTO GRES ART SCUDERIA BLU: In copertina MASERATI MC20 L’EREDITÀ DI GIORGIO GORI VIGANI PARRUCCHIERI: 60° ANNIVERSARIO CONFARTIGIANATO : 78^ ASSEMBLEA PUBBLICA

BRESCIA BRESCIA

MAGAZINE MAGAZINE

FRANCESCO MICHELI PRESENTA RAFFA IN THE SKY LAURA CASTELLETTI, COME DIVENTARE SINDACA IL FESTIVAL ORGANISTICO CITTÀ DI BERGAMO RADDOPPIA FUTURA EXPO 2023 ECONOMIA PER L’AMBIENTE VINO VS BIRRA: DUELLO ‘CAPITALE’ CON ESA ‘BELLA ANCHE IN OSPEDALE’ LANDSCAPE FESTIVAL 2023 TUTTA IN VOI LA LUCE MIA: PITTURA DI STORIA E MELODRAMMA LORENZO MATTOTTI: STORIE, RITMI, MOVIMENTI

pag. 4

pag. 10

pag. 18

pag. 22

Intervista con attili0

fondazione armr

sportività su misura

e l’eredità di

Attilio? Una roccia

fontana, presidente regione lombardia

red party

la prima volta a gres art

Lusso eleganza

scuderia blu e la

nuova maserati mc20

Ph. Paolo Stroppa

In copertina: BECCHETTI BAL

DA 140 ANNI APRIAMO LE PORTE DEI VOSTRI SOGNI

elena carnevali Giorgio Gori

pag. 33

pag. 36

pag. 38

pag. 40

Prima la salute

per la moda

testimonial

crollo della diga

dr. Reithan

consigli e curiosità

clizia Moradei il design sostenibile

luigi ferrara non per caso

Mai più. Cento anni dal del gleno

pag. 44

pag. 46

pag. 52

pag. 56

record di tumori

per aggregazione

mostra a brescia

mostra Naja? Foto di

A tavernola un

fra la popolazione

pag. 62

Una mostra sulle caricature dei personaggi

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ANNO 19 - N° CENTONOVANTA - NOVEMBRE 2023 - € 5

BERGAMO

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CMP BERGAMO

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

ANNO 31 - N° TRECENTOCINQUE - NOVEMBRE 2023 - € 5

dell’opera

Gres art nuovo spazio mostre cultura

Il fascino del circo in

Successo per la battista marini

Speciale pag. 66

pag. 68

pag. 76

treviglio con

di Lotto - Capoferri

scuola fatica a stare

Autoteatro in scena a dongiovanni non va all’inferno

Le tarsie

come non le avete mai viste

Grazie farise: la

al passo con i tempi


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ATTILIO? UNA ROCCIA

INTERVISTA CON ATTILIO FONTANA PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA

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NONOSTANTE L’ASPETTO UN FILO TRASCURATO E LA SUA MAGREZZA, IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA NON PERDE UN COLPO. SEMPRE SUL PEZZO E PREOCCUPATO PER LA DISAFFEZIONE AL VOTO E LA DISTANZA DEI GIOVANI DALLA POLITICA. NEL 2023 I CITTADINI LOMBARDI HANNO RIDATO FIDUCIA AL PRESIDENTE ATTILIO FONTANA CONFERMANDOLO PER IL SECONCO MANDATO A CAPO DELLA REGIONE, NONOSTANTE ALCUNE POLEMICHE ED INDAGINI DELLA MAGISTRATURA POI FINITE IN UNA BOLLA DI SAPONE CON NULLA PER CUI PROCEDERE CONTRO ATTILIO FONTANA. LEGHISTA MA NON FANATICO CON UNA LUNGA ESPERIENZA IN POLITICA. NEL 2018 ALLA SUA PRIMA CANDIDATURA SBARAGLIÒ GIORGIO GORI CHE AVEVA ACCETTATO LA PERICOLOSA SFIDA IN SOCCORSO AL PARTITO DEMOCRATICO A CORTO DI BUONI CANDIDATI: VINSE CON UN DISTACCO DEL 20%. DOPO CINQUE ANNI VIENE CONFERMATO CON IL 55% DEI VOTI

Nel 2018 è stato eletto Presidente della Lombardia e nel 2023 è stato riconfermato alla guida del Pirellone. Ad oggi qual è il suo personale bilancio di questa esperienza? “Guidare la Lombardia è un grande privilegio. Lavorare per la nostra comunità e progettare il futuro di questo territorio comporta una responsabilità enorme ma, al tempo stesso, è il mestiere più bello che ci sia. Abbiamo un bilancio positivo attestato dalla fiducia che i cittadini mi hanno confermato nelle recenti elezioni. Nei primi cinque anni abbiamo affrontato un virus subdolo e sconosciuto, ma grazie alla forza della nostra comunità ne siamo usciti e abbiamo sconfitto tutte le previsioni di crisi economica che ne poteva derivare, investendo sulla forza di reazione di cittadini, imprese e istituzioni locali. Oggi abbiamo di fronte sfide altrettanto difficili per i conflitti in atto e la crisi energetica. Ne usciremo, rilanciando la nostra capacità di innovare i processi produttivi, alzando la sfida delle competenze e della formazione ad ogni livello, includendo i nostri cittadini più colpiti dalla crisi, adeguando i servizi”. Tra i progetti di cui la nostra Regione si è fatta promotrice, quello che porterà i giochi olimpici invernali a Milano e Cortina nel 2026 immagino rappresenti uno delle sue più grandi soddisfazioni, non è così? “Le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono un’occasione unica per far conoscere al mondo la nostra regione e sicuramente aver lottato per ottenere che si svolgessero in Lombardia è per me motivo di grande soddisfazione. Stiamo lavorando al dossier e raggiungeremo l’obiettivo. E lavoriamo per indirizzare i flussi di visitatori non solo nelle sedi di gara - Milano, Bormio e Livigno - ma anche ai territori limitrofi. Dobbiamo capitalizzare al massimo l’attesa dell’evento Olimpico, promuovendo tutte le nostre province: la Lombardia intera deve ‘spiccare’ davanti agli occhi della platea globale. Come previsto dal Piano per lo Sviluppo del Turismo e dell'attrattività 2023–2025 di Regione Lombardia, con l’evento Olimpiadi Milano Cortina 2026 si punterà inoltre alla promozione di una “Via Olimpica”, partendo da Milano e toccando la Brianza, attraversando le terre lecchesi di ‘monte e di lago’, fino alle aree di bassa e media o alta montagna della Valtellina, con una meravigliosa varietà di paesaggi, tradizioni, culture e vocazioni”. Dopo la pandemia che ha messo a dura prova la nostra Regione, come è riuscita la Lombardia a ripartire tornando ad essere uno dei motori economici più importanti d’Europa? “Abbiamo attivato molte iniziative di cui sono orgoglioso. Durante la fase emergenziale, l’adozione di politiche di sostegno al credito e l’erogazione di forme di ristoro integrative rispetto a quelle governative hanno consentito alle imprese di sopravvivere a chiusure e drastiche riduzioni dei rapporti commerciali con l’estero. Nella successiva fase di ripresa, abbiamo scelto di sostenere le imprese attraverso misure dedicate e innovative: penso alla promozione degli Accordi di rilancio Economico Sociale e Territoriale, un’iniziativa finanziata con 75 milioni di euro per favorire gli insediamenti produttivi sul territorio e sostenere l’occupazione. Non posso non citare, infine, la messa in campo - già dal maggio 2020 - di uno straordinario piano di investimenti da 4 miliardi di euro - “il Piano Lombardia” - per accelerare il rilancio della Locomotiva d’Italia, anticipando il PNRR nazionale. Sono state scelte che hanno dato fiducia ai lombardi, assecondando la loro capacità di reagire alle difficoltà e la loro assoluta dedizione al lavoro. Ha evidenziato spesso l’importanza di una collaborazione tra pubblico e privato. In quale ambito, a suo parere, questa sussidiarietà è andata un filo oltre per cui magari andrebbe riequilibrata? “Sono convinto che i lombardi abbiano capito che questo sia il modello vincente, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla sussidiarietà, cosa che rende la Lombardia una delle regioni più competitive a livello europeo e meno costosa d’Italia”. Qual è la criticità più importante della nostra Regione? “Sicuramente risolvere il problema delle liste d’attesa in sanità. Per quanto riguarda quelle oncologiche e cardiovascolari, così come ha certificato l’Agenas, siamo la Regione che ha recuperato di più in Italia, rispetto al 2022. Dobbiamo fare i conti con carenze di organico che non dipendono da noi, ma nel frattempo abbiamo adottato strumenti per cercare di contenere i tempi investendo negli ultimi anni quasi 200 milioni di euro per prestazioni aggiuntive”.

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Capitolo trasporti: quali sono i progetti a cui state lavorando per la mobilità del futuro? “La mobilità sta vivendo un’evidente fase di ridefinizione. Guardando al futuro sicuramente dovrà essere legata a tecnologie pulite e capaci di collegare sempre meglio i territori. La Lombardia deve essere infatti non solo il ‘luogo dove andare’, ma anche ‘il place to be’ in cui potersi spostare. Con quest’ottica, per esempio, stiamo sviluppando il progetto H2iseO Hydrogen Valley con ricadute positive sull’economia e l’occupazione locale. Investire sulla mobilità consente di guardare al futuro valorizzando le tipicità e attrattive sparse in tutta la Lombardia, comprese valli, pianura e laghi”. Inquinamento e tutela della salute: non occorrono politiche più stringenti per ovviare ai problemi ambientali con cui conviviamo da troppo tempo? “Tutta la politica regionale è orientata alla sostenibilità, come fattore prioritario per poter ragionare di sviluppo futuro. Noi con il nostro Piano regionale di sviluppo sostenibile abbiamo tracciato le strategie necessarie per rispondere a questa esigenza primaria. L’obiettivo è tenere insieme la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ovvero rispettare la vocazione al lavoro e all’impresa, includere tutti i cittadini nel percorso di sviluppo, mettendo l’esigenza del singolo al centro, e proseguire nel lavoro di abbattimento dei fattori inquinanti secondo gli obiettivi delle agenzie internazionali, pur considerando la morfologia del nostro territorio. È, quest’ultimo un lavoro che coinvolge l’intero bacino padano. Ma questo oggi è possibile grazie alla ricerca, alla innovazione tecnologica, sia sui prodotti che nei processi produttivi: le soluzioni applicabili, concrete, sono già in pista sia per quanto riguarda la transizione nel comparto della manifattura, sia in agricoltura”. Tra investimenti e campagne di prevenzione (con il coinvolgimento anche di volti noti), recentemente la Lombardia ha mostrato un’apprezzabile sensibilità sia per le donazioni di sangue, sia nella lotta contro il tumore al seno... “Investire in prevenzione vuol dire studiare e implementare strategie che non siano necessariamente limitate a interventi nel settore sanitario, ma che promuovano e consentano ai cittadini di evitare di ricorrere a cure evitabili attraverso diagnosi precoci. Allora dobbiamo ricorrere a tutti gli strumenti e i testimonial che ci consentano di raggiungere il maggior numero di persone. Così come fondamentale sensibilizzare sull’importanza della donazione del sangue che contribuisce a salvare vite. Non trascurabile anche il nostro impegno sulla necessità di trasmettere la diffusione di corretti stili di vita che contribuiscano alla sostenibilità ed efficienza del sistema sanitario, sociale e del Welfare”. Ha definito San Siro come ‘il viso di un'anziana signora’ per cui immagino accolga con soddisfazione i progetti di Milan e Inter che sembrano ormai orientate alla costruzione di un nuovo stadio di proprietà? “Le squadre milanesi sono due fra i più importanti club a livello internazionale, e hanno bisogno di competere a quel livello con squadre sempre più performanti. Avere uno stadio moderno, efficiente, aperto 365 giorni all’anno ai cittadini è un fattore competitivo decisivo per accrescere introiti e reputazione. Evidentemente è per questo che Inter e Milan non possono più attendere ed hanno lanciato le iniziative per il proprio nuovo stadio a Rozzano e San Donato”. 6

ATTILIO? UNA ROCCIA


Bergamo e Brescia, grazie alla Capitale della Cultura, stanno ritrovando slancio e risorse. Qual è la sua opinione riguardo al palinsesto di iniziative proposte a cittadini e turisti? “Secondo l’ultima ricognizione svolta da VisitBergamo, l’Agenzia per lo sviluppo e la Promozione Turistica della Provincia di Bergamo, “l’effetto Capitale della Cultura” ha fatto sì che il 2023 sia partito molto forte, preannunciando numeri record. Nel solo primo trimestre, infatti, si è registrata una crescita del +38% per quanto riguarda gli arrivi e del +33% delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2022, con le prenotazioni delle camere che durante il periodo pasquale sono aumentate, così come per il ponte del 25 Aprile e per il periodo estivo. Direi quindi che è stata fatta un’ottima scelta da parte delle due Amministrazioni visto che i dati relativi alle presenze turistiche hanno superato del 20% l’obiettivo dichiarato al lancio del progetto”. Il prossimo anno la città orobica tornerà al voto. Secondo lei, che è riuscito a superare Giorgio Gori in occasione delle elezioni regionali del 2008, quali sono le possibilità che il centrodestra torni al timone della città? Teme un ‘effetto’ Brescia con il recente endorsement ad Elena Carnevali? “Siamo di fronte a una delle città più importanti della nostra regione, che ha dinamiche politiche ovviamente peculiari. Rifletto però su un aspetto che riguarda tutti noi: abbiamo bisogno di competizioni elettorali basate su idee di futuro delle città che siano chiare, riconoscibili e capaci di stimolare una campagna “sana”, di confronto corretto, utile a coinvolgere la città e riportare alle urne tantissimi cittadini, perché è una esigenza prioritaria che riguarda tutti. Posso poi esprimere, evidentemente, l’auspicio che il centrodestra ritorni al governo di Palazzo Frizzoni. Però, ripeto, il mio unico timore è recuperare la disaffezione al voto”. La primavera scorsa ha superato il traguardo dei 71 anni. Agli impegni istituzionali si sommano quelli di padre dei suoi tre figli e quelli professionali inerenti al suo studio legale di Varese. Quali sono i suoi progetti per il futuro? “Faccio di tutto per essere vicino alla mia famiglia, nonostante sia costantemente assorbito dal ruolo istituzionale. È un impegno che considero il traguardo più ambizioso possibile per una persona come me: un punto di arrivo di una carriera politica tutta dedicata al mio territorio. Il cruccio è aver dovuto lasciare la professione (è per legge incompatibile) e, soprattutto, non poter seguire come vorrei i miei figli, impegnati, la più grande nella professione forense e i due minori con lo studio universitario. Tutti e tre mi regalano grandi soddisfazioni quotidiane. Sono molto orgoglioso di loro e faccio in modo di dimostrarglielo sempre.

Attilio Fontana è nato a Varese il 28 marzo 1952; si è laureato in Giurisprudenza nel 1975 presso l’Università degli Studi di Milano. Avvocato penalista titolare dal 1980 di uno studio legale a Varese. Dal 1979 al 1982 ha assunto la carica di Conciliatore di Induno Olona e dal 1983 al 1988 quella di Vice Pretore Onorario avanti la Pretura di Gavirate. Dal 2009 al 2017 è stato componente del Cda e vice Presidente vicario di Fiera Milano. La sua attività politica inizia con la nascita della Lega Nord; dal 1995 al 1999 è stato sindaco del comune di Induno Olona; Sindaco di Varese eletto al primo turno nel 2006 e confermato nel 2011; in questi anni ricopre anche il ruolo di Presidente di ANCI Lombardia (dal 2009 al 2014); diventa poi consigliere regionale della Lombardia e Presidente del Consiglio regionale dal 2000 al 2005. Nel 2018 viene eletto presidente della Regione Lombardia. Viene riconfermato nelle elezioni regionali del 2023. 7




BERGAMO E BRESCIA

È stato il Red Party 2023 di Armr ad inaugurare gres art 671 in anteprima rispetto al taglio ufficiale del nastro che è avvenuto solo qualche giorno più tardi. E non poteva esserci modo migliore per far capire cosa davvero possa essere il nuovo centro gres art nato in fondo a via S. Bernardino dalle spoglie di un vecchio stabilimento di proprietà della famiglia Pesenti. Un grande spazio dove ospitare mostre multimediali, una zona ristoro e un giardino ricavato all’interno dell’antico opificio. Una serata davvero speciale con un record di invitati, musiche e voci trasmesse tramite cuffie wireless per superare il brusio tra i tavoli. Daniela Guadalupi, presidente della Fondazione Armr, che si occupa della raccolta fondi per garantire alcune borse di studio ai ricercatori dell’Istituto Mario Negri, ha fatto il punto della situazuone rimarcando come pur in tempi difficili non viene meno la generosità verso la ricerca.

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red party & gres art 671 LA PRIMA MANIFESTAZIONE CHE INAUGURA LA VITA DI GRES ART 671



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POLITICANDO di Maurizio Maggioni

MEMENTO L’aria autunnale è ormai giunta al suo apice, con piogge e vento che hanno segnato di colpo la fine dell’estate, imponendo una mezza stagione che si presenta molto particolare, sia sotto l’aspetto meteorologico, siamo di nuovo alluvionati in città come Milano e in tutta la Pianura Padana, ma soprattutto ora ci accorgiamo che nulla abbiamo fatto per prevenire i soliti problemi stagionali. Questo ci impone una profonda riflessione: ma perché siamo sempre così imbecilli e non programmiamo le pulizie degli alvei dei fiumi in estate durante la siccità ed altrettanto la pulizia delle reti fognarie di superficie? Ci vuole così tanto, o sindaco Sala, a spendere tempo e denaro per la città? Dobbiamo sempre correre ai ripari dopo gli eventi e nel frattempo rincorrere tutte quelle facezie della Area C sino alla Z? Sempre polemiche su polemiche, ma soluzioni mai. Così per tutto il nostro martoriato territorio; troviamo risorse per le guerre in atto, per i migranti irregolari, per contrastare l’aumento della vita (causato da quanto prima detto, ma senza frutto alcuno), ma non li troviamo per la Sanità ed il Territorio... Ma a che gioco stiamo giocando? Vorremmo una transizione epocale, energetica e altro…. Vorremmo andare su Marte con la Tesla, ma ci blocchiamo perché il Seveso ed il Lambro esondano facendo solo il loro mestiere. Da questo discorso di partenza potremmo poi allacciarci ai Media, che ci propongono sempre le stesse cose, senza dare una corretta informazione, tentando di indirizzare i nostri pensieri e le nostre emozioni. Palestina, Israele, Ucraina, Armenia, Kurdistan; Iran, Niger, Mali, Paesi Arabi tutti uniti contro l’occidente, Islam che avanza (buono o cattivo che sia), America che sbanda ad ogni piè sospinto, Europa inesistente ma unita nella stupidità del comportamento…. a quale gioco stiamo giocando? A chi può far gioco e-o piacere una destabilizzazione del genere? Se seguiamo le trasmissioni di intrattenimento non capiremo mai nulla, se leggiamo la storia rabbrividiamo dagli errori fatti (dalla mancata revisione della Nato post guerra fredda, le guerre del golfo, la primavera araba fallita, il franco francese-africano garante del neocolonialismo, ONU inesistente, OMS prezzolata, Cina fuori controllo…..), però l’importante è aggredire Il Mondo al Contrario ed interessarci dei problemi familiari del Primo Ministro Italiano (che li ha risolti con un comunicato social) o continuare a dire al mondo che così è la storia moderna.

Non credo proprio. È di questi giorni la notizia che l’Iran presiederà i lavori della Commissione per i Diritti dell’Uomo (Dracula in una emoteca), che tenteremo di salvare gli ostaggi in mano ad Hamas (ogni paese i suoi con doppio passaporto), ma nessuno dice che, per sedersi ad un tavolo reale per cercare di contenere questa guerra, ormai globale, deve esserci una vera volontà, di tutti, cioè del Mondo. Scrivevo che l’Occidente si fa comprare dal Qatar, poi gli si chiede di essere intermediario per gli ostaggi, mentre quello stato finanzia l’Intifada da sempre. O sono io che non capisco e sono diventato un po’ cretino…o c’è davvero qualcosa che non va. Fermate il mondo, voglio scendere! Possiamo resettare tutto? Possiamo capire dove abbiamo sbagliato e porvi rimedio? La pandemia del 2020 (un secolo fa) non ci ha insegnato niente? Il pane a 7/ 8 euro al chilo, la benzina a 2 euro, una revisione auto che costa mediamente 500 euro… potrei continuare, ma dove pensiamo di andare a parare? La cosa bella di noi italiani è che ci adattiamo a tutto, che tutto ci scivola sulle spalle, che viviamo meglio dei nostri vicini francesi o austriaci che siano, viviamo un po’ peggio degli svizzeri, ma loro battono la loro moneta e fanno ciò che è meglio stando nell’alveo degli accordi bilaterali, già questo per loro è cosa negativa…! Pensiamo a star bene, mangiare tanto con i ristoranti sempre pieni, Bergamo Brescia Capitale della Cultura docet! Lo diceva Berlusconi: ristoranti pieni, pancia piena, economia positiva e poi nessuna rivoluzione si fa a pancia piena. Allora continuiamo così poi vedremo in primavera i veri risultati.. qualunque essi siano; oltre non potremo andare senza prendere decisioni reali. Il vero problema è verificare quale Europa politica uscirà dalle prossime urne e quale sarà la rotta. Prima di ciò non potrà cambiare niente, in meglio, bensì solo in peggio. Nessuno si assumerà la responsabilità di dire e proporre qualcosa fuori dal convenzionale, si penserà solo ad una lunga campagna elettorale strisciante e deletteria. Speriamo che qualcosa cambi in fretta soprattutto negli Stati Uniti, se continueranno così, ci porteranno a scontrarci con crude realtà che non vorremmo mai vedere, sta scritto. Un memento finale per i giovani: dove siete? Cosa fate? Cosa volete per il vostro futuro??? Non pervenuti.

“Vorremmo andare su Marte con la Tesla, ma la metropoli va in tilt perché il Seveso ed il Lambro esondano facendo solo il loro mestiere”

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L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE. LA CANZONE. CAMBIARE. LA RADIO. SPEGNERE. IL PASSEGGERO. CHIACCHIERARE. IL PEDONE. INCHIODARE. IL NAVIGATORE. DIGITARE. LA CODA. PENSARE. IL SEMAFORO. SOSPIRARE. IL LAVORO. RIFLETTERE. LO SPECCHIO. SBIRCIARE. L’AMICO. SALUTARE. I CARTELLI. OSSERVARE. I LAVORI. IMPRECARE. L’OROLOGIO. AFFRETTARE. IL SORPASSO. ECCITARE. L’INCIDENTE. PUNTO. L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE. LA CANZONE. CAMBIARE. LA RADIO. SPEGNERE. IL PASSEGGERO. CHIACCHIERARE. IL PEDONE. INCHIODARE. IL NAVIGATORE. DIGITARE. LA CODA. PENSARE. IL SEMAFORO. SOSPIRARE. IL LAVORO. RIFLETTERE. LO SPECCHIO. SBIRCIARE. L’AMICO. SALUTARE. I CARTELLI. OSSERVARE. I LAVORI. IMPRECARE. L’OROLOGIO. AFFRETTARE. IL SORPASSO. ECCITARE. L’INCIDENTE. PUNTO. L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE.

QUANDO GUIDI, POCHE STORIE.


Da 140 anni apriamo le porte... dei vostri sogni

L’AZIENDA BECCHETTI BAL DI LUMEZZANE È UN PUNTO DI RIFERIMENTO NELLA PRODUZIONE DI MANIGLIE, POMOLI E DI TUTTI QUEI COMPLEMENTI D’ARREDO IN GRADO DI IMPREZIOSIRE LA CASA E DARE UN TOCCO DI CLASSE AI PROPRI SERRAMENTI

Tommaso Revera Ph. Sergio Nessi


È da oltre 100 anni che Becchetti Bal impreziosisce le case di tutto il mondo con le sue maniglie e accessori in ottone per porte, finestre e arredamento d’interni. Per la precisione da ben 141 anni con una gestione che si tramanda di padre in figlio. Oggi al timone dell’azienda, insieme a Marco Becchetti, ci sono anche i figli Elisa e Giorgio.

MARCO BECCHETTI

L’ingresso in azienda dei suoi figli ha sancito il passaggio alla quinta generazione, non è così? “Sono molto felice di questa scelta anche perché maturata in autonomia e senza alcun condizionamento. Sono sicuro che la loro intraprendenza, unita alla loro competenza, potrà dare tanto alla nostra realtà”. La nuova generazione che tipo di contributo sta apportando ad un’impresa come la vostra? “I giovani portano nuove conoscenze, intraprendenza, freschezza e nuove idee. Senza contare il loro indispensabile contributo in ambito di comunicazione, uno strumento divenuto assolutamente strategico che indubbiamente avevamo bisogno di attualizzare con una presenza social più curata e in linea alla nostra identità. È un processo che richiede tempo ma stiamo lavorando nella direzione giusta”. La vostra realtà è un punto di riferimento in ambito di maniglie e accessori in ottone per porte, finestre e arredamento d’interni: come siete arrivati a ritagliarvi questa leadership sul mercato? “In passato Lumezzane era un distretto conosciuto soprattutto per la lavorazione dei metalli, in particolare del ferro. Nel ‘900, complice anche l’avvento delle arti applicate, realtà produttive come la nostra presenti sul territorio sono riuscite a trovare la propria strada specializzandosi e ritagliandosi una posizione di leadership sul mercato”. Produrre e commercializzare su larga scala prodotti secondo una rinomata maestria artigianale: è questa la ricetta del vostro successo? “Non abbiamo mai ambìto ai volumi anteponendo la qualità alla quantità. Da sempre, e lo rivendico con un certo orgoglio, lavoriamo per proporre maniglie e accessori di fascia medio alta realizzati con materiali di primissima qualità che curiamo moltissimo nelle finiture al punto da poter personalizzare ciascun prodotto”. Una filosofia aziendale ben precisa che coniuga tecnologia e manualità? “Proprio così. A catalogo abbiamo oltre 20 finiture diverse per ogni richiesta ed esigenza. Partendo dalle più tradizionali come ottone naturale e ottone lucido verniciato dall’effetto più brillante fino ad arrivare a quelle più moderne con trattamenti galvanici. Una vasta opportunità di scelta senza contare la nostra naturale vocazione per la realizzazione di prodotti custom made”. Qual è il settore trainante per la vostra attività? “Il residenziale privato in primis, poi l’alberghiero. Questo perché i nostri prodotti, quando una famiglia compra una casa o la ristruttura, sono valutati con maggior cognizione”.


A proposito di custom made, quanto vi ha reso felici essere scelti dall'hotel Portrait Milano, uno dei boutique hotel più esclusivi al mondo, per la fornitura di elementi in ottone? “È certamente stata una commessa molto prestigiosa. Una dimostrazione che attesta la qualità dei nostri prodotti e l’affidabilità della nostra azienda”. Il vostro è un mercato che non conosce confini? “Lavoriamo con tutto il mondo: non a caso esportiamo circa il 70% della nostra produzione. I nostri canali di vendita in Italia ed Europa sono i negozi di ferramenta, anche se quest’accezione è riduttiva per l’evoluzione a cui sono andati incontro negli ultimi anni. Lavoriamo anche con grossisti, produttori di porte, architetti, geometri, ecc. Nel mercato USA e nel Medio Oriente, invece, ci avvaliamo della collaborazione di importatori di una certa rilevanza”. C’è un mercato emergente ancora da esplorare? “Purtroppo non ce ne sono più, anzi sono piuttosto saturi. La concorrenza è sempre più agguerrita da mercati produttivi emergenti e il sistema Italia è da sempre troppo macchinoso”. Anche il vostro è un settore per cui non è facile trovare risorse umane specializzate? “Fino ad oggi siamo sempre riusciti a colmare eventuali turnover aziendali dettati per scelta del collaboratore o, il più delle volte, per sopraggiunti limiti anagrafici e certamente, in più di un’occasione, abbiamo dovuto effettuare una ricerca più approfondita per trovare profili adeguati”. Restare aggiornati e al passo coi tempi è una prerogativa irrinunciabile? “Esattamente, anche solo pensando alla continua evoluzione dei materiali grazie ai quali realizzare i nostri prodotti. Nonostante esistano alternative più economiche, continuiamo a propendere per l’ottone Made in Italy, un materiale che contraddistingue ancora il 90% della nostra gamma di prodotti”. Per un’attività come la vostra è importante partecipare alle più importanti fiere di settore internazionali. Non è così? “Molto, soprattutto in certi mercati: non a caso a breve parteciperemo ad una fiera a Dubai e successivamente ad una in Arabia Saudita. Va detto, però, che il forte imprinting dato alla comunicazione ci sta dando informazioni utili anche su dove andare a parare per una presenza certamente più strategica. Le fiere, infatti, sono diventate un po’ anacronistiche: format superati dalla velocità e dagli innumerevoli strumenti con cui possiamo comunicare o lanciare nuovi prodotti”. Per la sua esperienza da imprenditore quali valori ritiene strategici e da tramandare ai suoi figli per mantenere la credibilità acquisita? “Penso ai valori che mi hanno tramandato mio nonno prima e mio padre poi, ovvero l’importanza della famiglia, l’attaccamento, l’unione, la vicinanza ai collaboratori condite da una buona dose di umanità”. L’anno scorso avete tagliato il prestigioso traguardo dei 140 anni: come avete celebrato questo importante anniversario? “È stata un’occasione speciale non solo per brindare insieme ai nostri dipendenti di allora e di oggi ma anche per presentare e condividere il rebranding aziendale pensato per essere più coerenti ai tempi di oggi”. In quest’anno speciale per Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura Italiana, avete aderito a qualche iniziativa particolare? “Tra le tante iniziative promosse anche dal Comune di Lumezzane c’è stata una in particolare che ci ha visto protagonisti insieme ad altre illustri realtà del territorio: si tratta del film documentario di Diego Veneziano dedicato al distretto industriale di Lumezzane e della Val Gobbia. Una produzione ideata per celebrare la cultura del lavoro e la cultura imprenditoriale, nel DNA di questo territorio”. 20 24


Becchetti Bal crea prodotti di alta qualità e flessibilità perché da sempre ascolta i desideri del cliente e soddisfa le sue richieste, curando ancora manualmente alcune fasi del processo produttivo.

LA V GENERAZIONE AL COMANDO “Poter lavorare per una realtà produttiva che vanta oltre 140 anni di storia è per noi un grande privilegio ma anche un enorme motivo d’orgoglio visto quanto creato con dedizione e spirito di sacrificio dai nostri familiari. Quando si è materializzata quest’opportunità, non ci abbiamo messo molto per decidere: abbiamo maturato questa scelta liberamente ritenendo fosse un’occasione irripetibile per poter apportare anche il nostro contributo. Siamo orgogliosi di far parte di questa storia e desiderosi di fare del nostro meglio. Nel rispetto della nostra identità, abbiamo iniziato con il rinnovamento della nostra immagine e con un lavoro finalizzato alla creazione di un piano di comunicazione più adeguato e in linea con i tempi attuali. I risultati non stanno tardando ad arrivare: sono arrivati i primi ordini dai social! Faremo di tutto per custodire la nostra leadership sul mercato: in primis continuando a coccolare i nostro clienti!”.

MARCO BECCHETTI CON I FIGLI ELISA E GIORGIO

Via Montini, 34 Lumezzane (BS) Tel 030 826131 info@becchettibal.com - www.becchettibal.it


EWMD BRESCIA, RICONOSCIMENTI 2023

She made a difference

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La ricerca dell’Osservatorio indifesa di Terre Des Hommes, che ha coinvolto 2.000 ragazze adolescenti dai 14 ai 26 anni, racconta come oltre il 50% delle ragazze si sente condizionata da cliché e retaggi maschilisti e il 20% non ha nessun modello di riferimento a cui ispirarsi. Per il 30% il principale modello è la propria mamma. La Presidente di EWMD Brescia, Alice Palumbo, commenta: “Troppe giovani non hanno modelli esterni alla famiglia a cui far riferimento nel progettare il proprio futuro. Ecco perché siamo qui oggi, ecco perché dopo tanti anni organizziamo ancora She made a difference nella nostra provincia” e aggiunge “tutte le bambine e i bambini meritano l’opportunità di avere successo in base ai propri talenti unici eppure ad oggi la società che li accoglierà da grandi non riserva loro ancora pari opportunità ovunque e soprattutto offre ancora troppo pochi modelli di successo femminili”. She made a difference, lo storico riconoscimento, conferito a Brescia (Salone Vanvitelliano) il 26 ottobre 2023 a 4 donne che si sono particolarmente distinte dando lustro alla propria città di provenienza, ha l’obiettivo di proporre modelli di vita positivi per contribuire ad abbattere stereotipi e barriere a ciò che una donna può fare, modelli a cui le giovani generazioni possano ispirarsi per costruire una società libera da bias di genere affinché ci sia posto per donne curiose, intraprendenti e determinate. EWMD Brescia, da sedici anni sul nostro territorio, desidera partecipare dando la propria impronta di impegno cosciente e restituendo uno spaccato dell’ampiezza e della varietà dei temi che meritano continuo monitoraggio - evidenziando progressi, punti critici, possibili soluzioni - per colmare il gender gap. Durante la serata sono state presentate delle video interviste alle premiate, progettate e realizzate da due studentesse del Liceo Guido Carli, in cui i temi toccati sono stati il nuovo femminismo, la posizione della donna nell’ambito lavorativo, nella scienza e nell’impresa, l’economia applicata ai comportamenti umani. L’evento al Salone Vanvitelliano, moderato dalla giornalista ed esperta di innovazione Nadia Busato, è stato arricchito dai contributi musicali dello Starlight Acoustic Duo. I riconoscimenti 2023 Jennifer Guerra è una giornalista e scrittrice, specializzata in studi di genere e femminismo. È nata nel 1995 in provincia di Brescia e ora vive in provincia di Treviso con suo marito Paolo e il loro carlino Alvaro. Giornalista freelance, ha collaborato con L'Espresso, Sette, La Stampa, Fanpage e The Vision occupandosi di notizie nazionali e internazionali sulle donne e sui diritti LGBTQ+. È autrice de Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (Edizioni Tlon, 2020), Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (Bompiani, 2021), Un’altra donna (UTET) e di vari contributi in numerose pubblicazioni. È autrice del podcast Anticorpi, prodotto per The Vision, e attualmente sta lavorando a un podcast per Emons Records. Ha anche lavorato come formatrice ed esperta di D&I in scuole, aziende e altri enti. Attualmente tiene un corso online sulla storia del femminismo che ha superato i mille studenti dalla sua prima edizione. Ha una laurea triennale in Lettere e una magistrale in Cultura della Moda presso l'Università degli Studi di Milano e si sta specializzando in Filosofia presso l'Università degli Studi di Padova. Nel 2022 è stata inserita tra i 100 under 30 da Forbes Italia.


She made a difference

EWMD (European Women Management Development) Network internazionale senza scopo di lucro fondato nel 1984 con membri in tutto il mondo, oggi si pone come punto d’incontro per professionisti nel management con lo scopo di migliorarne la qualità rispettando la diversità dei generi. Organizzano infatti degli incontri vis-à-vis, dei seminari e degli eventi istituzionali che puntano a riconoscere, includere e valorizzare la diversità, aprendo nuove prospettive per le aziende e, più in generale, per il mondo del lavoro.

Stefania Maggi è Geriatra ed Epidemiologa con specifico interesse per l'epidemiologia dell'invecchiamento. Coordina diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali su nutrizione, vaccini e stile di vita come fattori chiave per promuovere un invecchiamento in salute. Ha iniziato la sua carriera negli Stati Uniti, dove ha trascorso 9 anni, prima come studente di Master in Public Health alla Johns Hopkins University di Baltimora e poi collaborando con l’NIH e l’OMS in progetti internazionali. Rientrata in Italia nel 1993, ha sempre lavorato al CNR di Padova. E’ stata Presidente della European Geriatric Medicine Society (EuGMS), attualmente è Presidente dell’European Interdisciplinary Council on Aging (EICA), membro dei direttivi e dei comitati scientifici di diverse società nazionali ed internazionali, e Presidente della Fondazione Dieta Mediterranea. Dal 2016 è socia dell'Accademia Galileiana. Editor in Chief di "Aging Clinical and Experimental Research" (Springer) e autore di più di 300 manoscritti in riviste scientifiche internazionali. Carolina de Miranda è la donna a capo dell’area Sustainability & Corporate Communication Manager dell’azienda ORI Martin. La sua forza e determinazione, il suo grande entusiasmo, la sensibile capacità empatica, la veloce e lucida comprensione cristallina delle cose e una sana dose di ironia che le permette di avere visione e mantenere umiltà, insieme all’apertura di mettersi in discussione tra profondità e sorriso con la consapevolezza nata dall’ascolto di se stessa e degli altri, sono alcune delle caratteristiche che oggi fanno di Carolina la donna a capo dell’area ESG e Comunicazione di ORI

Martin, azienda di famiglia attiva dal 1933. Un ruolo che le permette di guidare la strategia e le iniziative volte a rafforzare l’impegno di ORI Martin per generare valore positivo per l’ambiente, le comunità e il territorio bresciano. Migliorare il Ben – Essere personale e aziendale, per migliore l’ecosistema internazionale: questa la Mission di Carolina e di tutta ORI Martin, un’azienda che ha fondato la sua storia e la strategia sulla ricerca del valore, della fedeltà e della comprensione delle esigenze di tutti i suoi stakeholders. In precedenza, Carolina ha lavorato come consulente strategico in EY-Parthenon, con principale focus nei settori energy e industrial. Carolina è laureata in Economia Aziendale ed ha conseguito un Master in Business Administration presso la SDA Bocconi. Ginevra Bersani Franceschetti è un’economista laureata in Finanza all’Institut d’Etudes Politiques de Paris (SciencesPo). Ha rappresentato l’Italia al G(irls)20 a Tokyo nel 2019 e ha ricoperto il ruolo di co-presidente dell’associazione nazionale Francese “Politiqu’elles” per la promozione del ruolo delle donne nella società. È anche co-fondatrice dell’associazione “Genre et statistiques”. Ginevra Bersani Franceschetti è co-autrice con la ricercatrice francese Lucile Peytavin del libro “Il costo della virilità - Quello che l’Italia risparmierebbe se gli uomini si comportassero come le donne”, pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore a Gennaio 2023. In questa ricerca, presenta la sua ricerca sull’impatto economico della violenza maschile e sostiene che cambiare i modelli culturali potrebbe portare a significativi risparmi economici e umani per la società.


TUMORE MAMMARIO E OVARICO EREDITARIO I tumori della mammella e dell'ovaio nella maggioranza dei casi NON sono una malattia ereditaria; nel 10% dei pazienti tuttavia è presente una predisposizione genetica che aumenta il rischio di sviluppare questi tumori nel corso della vita e sono quindi chiamati ereditari. I recenti progressi scientifici hanno ampliato l’utilità dei test genetici oggi prescritti anche per individuare nella popolazione persone maggiormente suscettibili allo sviluppo di alcune patologie come i tumori. Questo permette di attuare strategie di prevenzione e di diagnosi precoce di malattia tumorale, aumentando la sopravvivenza. I geni principali associati ai tumori della mammella e dell'ovaio sono i geni BRCA1 e BRCA2. Nelle famiglie con forme ereditarie di tumore mammario e ovarico, sono osservate caratteristiche particolari, tra queste: • ricorrenza di tumore mammario e/o ovarico in più generazioni (nonna, madre e figlia) • diagnosi di tumore mammario bilaterale o in età giovanile (prima dei 36 anni) • associazione nella stessa persona di tumore mammario e carcinoma ovarico Riconoscere una forma ereditaria di tumore è importante per diversi aspetti, in particolare per: • programmare controlli clinici e strumentali periodici adeguati al proprio rischio • programmare uno screening familiare mirato Come definire se sono affetta o a rischio aumentato di tumore mammario e ovarico ereditario? Il medico di medicina generale o il medico specialista (es. oncologo, ginecologo, senologo) in caso di sospetto di una forma ereditaria di tumore può inviare il paziente in consulenza genetica oncologica per valutare in modo specifico i dati clinici e familiari e l’indicazione al test genetico che consiste in un prelievo di sangue che verrà poi analizzato per i geni BRCA1 e BRCA2 in laboratorio. In caso di identificazione di una mutazione, nel paziente verrà eseguita una valutazione multidisciplinare per la presa in carico. Nei familiari sarà poi possibile eseguire lo stesso percorso. I tumori della mammella e dell'ovaio nella maggioranza dei casi NON sono una malattia ereditaria; nel 10% dei pazienti tuttavia è presente una predisposizione genetica che aumenta il rischio di sviluppare questi tumori nel corso della vita e sono quindi chiamati ereditari.

Dott.ssa Chiara Dordoni, Genetista Clinico, Ostetricia e Ginecologia 1, ASST Spedali Civili di Brescia Centro di Ricerca Tumori Eredo-Familiari Ovaio e Mammella - ESA

Via del Medolo, 2, Brescia Tel: 030 33 85 027 info@esa-salutedonna.org - www.esa-salutedonna.org


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FINCHÉ NON SAREMO LIBERE


Morteza Ahmadvand (Khorramabad, Iran, 1981) Becoming, 2015 Installazione video (3 video a canale singolo) e sfera in fibra di vetro Collezione Genesi, Milano [Ph. Francesco Allegretto. Courtesy Morteza Ahmadvand]

COMUNE DI BRESCIA E LA FONDAZIONE BRESCIA MUSEI, IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE GENESI E IL FESTIVAL DELLA PACE, PER UNA NUOVA MOSTRA DEDICATA ALLA CONDIZIONE FEMMINILE NEL MONDO CON UN FOCUS SULL’IRAN. Zanele Muholi (Umlazi, Durban, Sudafrica / South Africa, 1972) Muholi Muholi, Room 107 Day Inn Hotel, Burlington,Vermont, 2017 Stampa alla gelatina sali d’argento Collezione Genesi, Milano [Ph. Copyright Zanele Muholi. Courtesy Stevenson, Amsterdam/Cape Town/Johannesburg e / and Yancey Richardson, New York]

Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) Stories of Martyrdom (Women of Allah series), 1994 Stampa RC e inchiostro Collezione Genesi, Milano [Ph. Copyright Shirin Neshat. Courtesy Shirin Neshat e / and Gladstone Gallery, New York e / and Brussels]

A CURA DI ILARIA BERNARDI FINO AL 28 GENNAIO 2024 MUSEO DI SANTA GIULIA VIA DEI MUSEI 81, BRESCIA

Attraverso le opere di artiste provenienti da differenti parti del mondo e attraverso le artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud fino a Zoya Shokoohi Finché non saremo libere declina al femminile il titolo del libro Finché non saremo liberi. IRAN la mia lotta per i diritti umani di Shirin Ebadi, avvocatessa e pacifista iraniana esule dal 2009, prima donna musulmana Premio Nobel per la pace (2003) per i suoi sforzi per la democrazia e i diritti umani, in particolare delle donne, dei bambini e dei rifugiati. Un'esposizione con un significato ancora più importante dopo la proclamazione del Premio Nobel per la Pace 2023, che il prossimo dicembre verrà conferito a Narges Mohammadi – attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane nel maggio 2016 e ancora in carcere – "per la sua battaglia contro l'oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti" e l'assegnazione del Premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano "Donne Vita Libertà" annunciato lo scorso 19 ottobre a Strasburgo dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. La mostra Finché non saremo libere prosegue ed espande un filone di ricerca e approfondimento promosso dal 2019 dalla Fondazione Brescia Musei, che ha scelto di indagare contesti geo-politici di stringente attualità attraverso la prospettiva e la produzione di artisti contemporanei. Capitoli precedenti di questo filone sono state le mostre dedicate al rapporto tra arte e diritti che hanno visto protagonisti l’artista e attivista turca Zehra Dogan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), l’artista e attivista cinese Badiucao (La Cina (non) è vicina, 2021) e l’artista e attivista russa Victoria Lomasko (The Last Soviet Artist, 2022). Per Fondazione Brescia Musei proporre una mostra dedicata allo sguardo delle donne, delle artiste contemporanee e delle artiste iraniane sui grandi temi della contemporaneità significa confermare il ruolo sociale di un’istituzione museale, attiva nel promuovere l’arte come potente espressione dell’inesauribile necessità di far sentire la voce dei diritti, tanto più urgente oggi in queste ore così tribolate. La mostra Finché non saremo libere conferma l’appoggio della nostra istituzione museale alle battaglie sociali delle donne, non solo quelle iraniane, e rinnova con questo grande evento l’interesse che Brescia rimanga, con il suo Festival della Pace, una piattaforma di grande discussione sui temi dei diritti umani. Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei La mostra Finché non saremo libere prosegue ed espande anche la ricerca sull’educazione ai diritti umani promossa dal 2021 dall’Associazione Genesi con Progetto Genesi, a cura di Ilaria Bernardi, nel quale questa mostra si inserisce.


LA GALLERIA BPER BANCA ALL’INTERNO DELLA PROGRAMMAZIONE

BERGAMO BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023 PRESENTA LA MOSTRA:

ospiti a palazzo FIGURE IN POSA E AL NATURALE, A CURA DI LUCIA PERUZZI

La Galleria BPER Banca presenta, in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, la mostra Ospiti a palazzo. Figure in posa e al naturale, che fino al 20 gennaio 2024 abita gli storici spazi di Palazzo Martinengo di Villagana a Brescia, aperti al pubblico per l’occasione. Il progetto espositivo è a cura di Lucia Peruzzi, curatrice della Collezione di dipinti antichi di BPER Banca. La mostra realizza un approfondimento sul genere artistico del ritratto, soffermandosi in particolare sullo sviluppo che ha avuto tra il Cinquecento e il Settecento. 28

Tiziano Vecellio e bottega, "Ritratto del comandante Gabrile Tadino", 1538 olio su tela, 118 × 108 cm


Inserita in una visione di gestione e valorizzazione del proprio patrimonio artistico che La Galleria BPER Banca coltiva, la mostra Ospiti a palazzo. Figure in posa e al naturale nasce dal profondo dialogo tra istituzioni culturali e fornisce l’occasione ideale per aprire le porte di un edificio di grande rilevanza storica per la città di Brescia: Palazzo Martinengo di Villagana, oggi sede della Direzione Territoriale Lombardia Est e Triveneto della Banca. Il tema del ritratto innerva l’esposizione, costruendo un itinerario che attraverso i tratti espressivi dei soggetti rappresentati restituisce al visitatore storie e sentimenti, così come preziose testimonianze dei costumi del tempo e della società che abitavano. In mostra, nelle sale del piano nobile di Palazzo Martinengo di Villagana, una selezione di dodici ritratti realizzati tra il XVI e il XVII secolo, provenienti da quattro importanti istituzioni culturali in dialogo per l’occasione: la corporate collection di BPER Banca, le raccolte dell’Accademia Carrara di Bergamo, la collezione della Fondazione Brescia Musei e il Museo Civico di Modena. La mostra prende vita all’interno dell’elegante corridoio del primo piano di Palazzo Martinengo di Villagana, dove i ritratti in posa e al naturale selezionati per l’occasione realizzano un confronto tra dipinti di scuole ed epoche diverse. Le opere della collezione di BPER Banca, prevalentemente di scuola emiliana, dialogano con i ritratti lombardi provenienti dai depositi dell’Accademia Carrara di Bergamo, raramente visibili al pubblico, con il dipinto della collezione di Fondazione Brescia Musei, in comodato presso la sede di BPER Banca, e con l’opera proveniente dal Museo Civico di Modena, ulteriore esempio di ritratto di scuola emiliana.

Fra’ Galgario (Vittore Ghislandi), "Ritratto dell’avvocato Giacomo Bettami de’ Baizini", 1725 ca.

Fino al 20 gennaio 2024 Brescia, Palazzo Martinengo di Villagana Corso Martiri della Libertà, 13 Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria al sito lagalleriabper.it Orari e giorni di apertura regolare Tutti i venerdì dalle 14.00 alle 18.00 Tutti i sabati dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 Sono escluse le seguenti giornate festive: weekend del periodo natalizio dal 22 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024


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CENTRO PORSCHE BRESCIA Le risposte ai cambiamenti del settore service automotive IL PRIMO EVENTO NORA DI SAOTTINI AUTO

Digitalizzazione e sostenibilità. Sono questi i pilastri che hanno portato alla situazione di cambiamento che stiamo vivendo oggi, che influenza la vita quotidiana di ciascuno di noi e che, fra i vari settori, coinvolge in maniera importante il mondo dell’automotive. Un cambiamento inevitabile che può provocare un senso di "inadeguatezza" in chi si ritrova per la prima volta a dover affrontare delle nuove logiche di mercato, una trasformazione che va però accolta come opportunità di crescita e miglioramento. Queste le premesse su cui si è sviluppato il primo NORA DAY di Saottini Auto, l’evento dedicato ai Partner Commerciali e ai Riparatori Indipendenti, nato per esplorare il mondo dei ricambi originali e per affrontare i temi cruciali del settore post-vendita.


Le risposte ai cambiamenti del settore service automotive

La serata, tenutasi sabato 11 Novembre presso il Centro Porsche Brescia, si è aperta con l’intervento del

Direttore Generale di Saottini Auto, Stefano Mor e del Responsabile Service, Federico Brumana. Durante le loro presentazioni hanno fornito agli ospiti una panoramica sugli imminenti e rapidi cambiamenti che il settore post-vendita dovrà affrontare con conseguenti forti impatti sulle strutture aziendali e i processi digitali. Un contributo più tecnico è invece stato fornito da Marc Aguettaz, Country Manager di GiPA Italia che ha analizzato, anche attraverso dei sondaggi proposti al pubblico in real time, il passato e il presente del settore post-vendita automotive, per avere una visione più ampia sulle tendenze di domani. Un futuro ricco di sfide, che nascono dall’esigenza di adattarsi ad un mercato completamente mutato. Nel 2035 si ipotizza infatti uno scenario in cui il parco auto sarà composto da oltre 2 milioni di vetture “elettrificate”, che porta con sé la necessità anche per le officine indipendenti di investire oggi sulla formazione, le tecnologie e le nuove conoscenze tecniche necessarie ad affrontare un cambiamento estremamente impattante per il settore. Tuttavia è stato stimato che il parco auto, sempre nel 2035, sarà il più grande mai avuto e con un’anzianità di media di oltre 10 anni per vettura, portando così grandi opportunità lavorative per l’aftermarket indipendente. È emerso inoltre dall’analisi della Matrice di Llosa che gli “elementi motori” di rapporto tra cliente e azienda sono legati ad aspetti qualitativi di relazione e non a fattori di prezzo. Anche l’utilizzo di internet in ambito automotive ha subito un notevole aumento con l’avvento della pandemia continuando a crescere fino ad arrivare nel 2022 ad essere utilizzato dal 64% degli automobilisti per: ricerca di informazioni, acquisti e prenotazioni legate al mondo post-vendita. Oltre alle competenze tecniche, sarà quindi fondamentale puntare su una strategia digitale forte e strutturata, che sarà un valore aggiunto per il cliente.“Anche a piccoli passi, pur di cambiare in tempo” queste le parole che meglio rappresentano l’Equazione del Cambiamento: un concetto che permette di rivedere l’insoddisfazione come punto di riflessione, non più come un ostacolo da evitare.

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PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ

Dr. Haim Reitan Direttore Sanitario Studio Medici Associati Bergamo

Maculopatia e nuovi dosaggi del farmaco

Il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Agenzia europea per i medicinali ha espresso un parere positivo raccomandando l’approvazione di aflibercept 8 mg, con intervalli di trattamento prolungati, nella degenerazione maculare neovascolare (essudativa) correlata all’età e nell’edema maculare diabetico, due importanti patologie oculari della retina. La decisione finale della Commissione europea - spiega il gruppo farmaceutico Bayer in una nota - è attesa nei prossimi mesi. Una volta approvato, aflibercep 8 mg sarà l’unico farmaco ad offrire, sulla base dei risultati degli studi clinici, nei pazienti con risultati visivi stabili, intervalli di trattamento prolungati fino a 5 mesi con un’efficacia e una sicurezza paragonabili a quelle di aflibercept 2 mg somministrato ogni 8 settimane. Il farmaco sarà disponibile nel nostro Paese appena l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne approverà il rimborso. Questa nuova formulazione segna un grande traguardo - evidenzia Bayer - l’inizio di una nuova possibilità per i pazienti maculopatici. Con aflibercept 8 mg, infatti, l’ampia durata dell’intervallo tra le somministrazioni intravitreali consentirà di ridurre in modo significativo l’impatto del trattamento non solo per i pazienti e i loro caregiver, ma anche per le strutture che erogano la terapia. Tutto ciò mantenendo il miglioramento dell’acuità visiva e il profilo di sicurezza propri di aflibercept 2 mg, somministrato ogni 2 mesi. La raccomandazione del Chmp si fonda sui risultati positivi dello studio clinico Pulsar nella nAmd e dello studio Photon nel Dme. Entrambi hanno raggiunto l’endpoint primario di non inferiorità in termini di acuità visiva con aflibercept 8 mg somministrato ogni 12 o 16 settimane, rispetto ad aflibercept 2 mg somministrato ogni 8 settimane, fino alla settimana 48. “Gli studi clinici condotti con aflibercept 8 mg con intervalli di trattamento prolungati - afferma Paolo

Lanzetta, direttore del Dipartimento di Oftalmologia dell’Università di Udine, e componente dello Steering Committee - hanno dimostrato il mantenimento nel tempo dei guadagni visivi, un controllo rapido e duraturo del fluido retinico e un profilo di sicurezza paragonabile a quello di aflibercept 2 mg. Attendevamo da tempo di raggiungere un ‘controllo della malattia prolungato (Sustained Disease Control- Sdc)’, fondamentale per alleviare il peso della patologia sia per i pazienti sia per gli oggettivi limiti di capienza dei reparti di oftalmologia. Questo può contribuire a migliorare l’aderenza alla terapia e permettere ai medici di liberare risorse per poter seguire un maggior numero di pazienti”. Come osserva Christian Rommel, componente del Comitato esecutivo della divisione Pharmaceuticals e responsabile della Ricerca e Sviluppo di Bayer, “aflibercept 2 mg è lo standard di cura per milioni di persone affette da degenerazione maculare neovascolare correlata all’età e da edema maculare diabetico nell’Ue. Questo parere positivo del Chmp sottolinea il potenziale di aflibercept 8 mg nel definire il nuovo punto di riferimento per il trattamento di queste malattie progressive e che possono portare alla cecità”. La nAmd - ricorda la nota - è una delle principali cause di cecità irreversibile e di riduzione della vista in tutto il mondo. Colpisce le persone con l’avanzare dell’età. Si manifesta quando sotto la macula, la parte dell’occhio che consente la visione centrale nitida insieme ai dettagli, proliferano vasi sanguigni anomali che, perdendo liquido, danneggiano la struttura, causando la perdita della vista. Il Dme è una complicanza oculare comune delle persone affette da diabete, che si verifica quando elevati livelli di zucchero nel sangue danneggiano i vasi sanguigni dell’occhio, che rilasciano liquido nella macula, causando danni fino alla perdita della vista.

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PRIMA LA SALUTE

INFORMAZIONI & CURIOSITÀ Dr. Haim Reitan direttore Sanitario Studio Medici Associati Bergamo

L’intelligenza artificiale

svelerà il rischio di tumo-

re al pancreas: Diagnosi fino a tre anni prima

ATTUALMENTE È LA MALATTIA ONCOLOGICA CON MINORE PERCENTUALE DI SOPRAVVIVENZA A UNO O A CINQUE ANNI

l tumore al pancreas è una malattia oncologica con la minore percentuale di sopravvivenza a un anno e a cinque anni dalla diagnosi. In Italia nel 2022 sono stati contati 14.500 casi. A rischio è la fascia d’età tra i 50 e gli 80 anni. I fumatori hanno un rischio doppio. Ma questo aumenta anche in base ad alcuni fattori genetici. Altri fattori sono l’abuso di alcool e caffè e una vita sedentaria. Søren Brunak, professore di Biologia dei sistemi patologici e direttore della ricerca presso la Fondazione Novo Nordisk dell’Università di Copenaghen, insieme alla Harvard Medical School di Boston ha messo a punto un sistema di intelligenza artificiale in grado di identificare le persone a rischio fio a tre anni prima della diagnosi. L’algoritmo Brunak spiega oggi in un’intervista al Quotidiano Nazionale che il suo «è uno studio che sta andando avanti da molti anni. È iniziato chiedendo ai pazienti se ci fossero casi, nelle rispettive famiglie, relativi a questo tumore, naturalmente cercando una correlazione di tipo genetico. Fondamentale in questa analisi è stata la possibilità di avere dati nazionali, quindi un sistema sanitario non frammentato, e l’intelligenza artificiale con i supercomputer per l’elaborazione di questi dati». Per la ricerca il team ha analizzato le cartelle cliniche di sei milioni di persone in Danimarca e tre negli Stati Uniti. «L’intelligenza artificiale viene applicata al calcolo dei diversi fattori di rischio. Mette insieme moltissimi parametri che vanno dal diabete al peso al fumo allo stile di vita, ma anche le alterazioni dei geni Brca, Cdkn2a per riuscire a identificare quelli che sono gli individui ad alto rischio e accelerare il rilevamento del tumore». Il calcolo dei fattori di rischio Per il professore sarà possibile in futuro avere uno screening di massa per individuare il tumore al pancreas: «Non è un metodo costoso, ma occorrono molti dati relativi alla storia familiare del paziente. E qui diventa fondamentale il ruolo del medico di famiglia perché è questa la prima figura alla quale si rivolge una persona che ha un sospetto o un malessere. Stiamo lavorando per arrivare a un collegamento fra tutti questi dati compresi, ad esempio, quelli radiologici. Dati che devono essere messi insieme per potere essere elaborati dall’algoritmo».

Il 10% dei bambini in Italia nasce pretermine

In Italia la percentuale dei bambini nati pretermine varia tra il 7 e il 10%: ogni anno nel nostro Paese nascono prima del termine tra i 25.000 e i 30.000 neonati, circa 1 bambino su 10, la maggior parte non gravemente prematuri (i cosiddetti "late preterm"), mentre sono circa 0.9-1% i nati "molto" o "estremamente" pretermine.

Creata una proteina ‘ingegnerizzata’ per potenziare la memoria

Una innovativa strategia “chemogenetica”, che unisce la genetica e la chimica, ha permesso di creare una proteina modificata geneticamente per potenziare la memoria. Si tratta della proteina Limk1, che ha un ruolo chiave nei processi di formazione dei ricordi, a cui i ricercatori dell’Università Cattolica di Roma e del Policlinico Gemelli hanno aggiunto un “interruttore molecolare” che la accende in risposta alla somministrazione di un farmaco - la rapamicina - un immunosoppressore ampiamente utilizzato in ambito clinico nei trapianti d’organo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Advances e finanziata dal ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, dalla Fondazione Americana Alzheimer’s Association e dal ministero della Salute, potrebbe avere potenziali applicazioni per patologie come la demenza. Fonte: Il Sole 24 Ore Farmaci più venduti in Italia nel 2022:

cresce il consumo di ansiolitici e antibiotici

Quasi 4,2 milioni di bambini e adolescenti hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, pari al 45,0% della popolazione pediatrica generale. In particolare l’aumento si è concentrato maggiormente nei bambini tra i 6 e gli 11 anni di età. Nel 2022 più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una crescita della spesa pro capite e dei consumi all’aumentare dell’età. In particolare, la popolazione con più di 64 anni ha assorbito oltre il 60% della spesa e delle dosi. Il Rapporto Nazionale 2022 sull'uso dei Farmaci in Italia, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), fa emergere particolari dell’uso dei farmaci che fotografano la salute del Paese. Fonte: Sky TG24 Salute e Benessere 34


STUDIO MEDICI ASSOCIATI BERGAMO

Insieme per

l’eccellenza ph. Sergio Nessi Un momento rilassante, un ristorante discreto, in un’elegante sala riservata dove molti dei medici che operano presso lo Studio Medici Associati di Bergamo hanno potuto conoscersi meglio, confrontarsi senza un camice bianco sul vestito. Sono oltre 25, alcuni tra loro primari negli ospedali del territorio, suddivisi tra le diverse specializzazioni, lavorano a stretto contatto ma i tempi di lavoro spesso impediscono loro di condividere nuove conoscenze o i progressi compiuti nei vari settori. Questo il motivo principale per cui il Dott. Haim Reitan, Direttore Sanitario dello Studio, ha voluto riunire intorno ad un tavolo i suoi collaboratori: creare un flusso di conoscenze che non può che essere utile ai pazienti, che si trovano così supportati da un’equipe di Dr. Haim Reitan, Direttore Sanitario primo piano, in grado di fare rete e indicare soluzioni integrate per le differenti patologie Studio Medici Associati di Bergamo affrontate ogni giorno. Un ginecologo che si informa dalla dietologa, che ascolta l’ortopedico, che diserta di robot con il pneumologo, interessato dalle novità del cardiologo e dai consigli dell’urologo… Ma anche racconti di mogli, mariti e figli, dei tanti sacrifici e sempre della passione che sorregge chi si occupa di farci stare in salute e, spesso, di salvarci la vita. “È stata un’esperienza positiva - ha detto il Dr. Reitan - sia per lo spessore dei medici che ho l’onore di coordinare presso lo Studio Medici Associati, sia per l’accoglienza che ci è stata riservata che ha messo tutti a proprio agio. Se l’obiettivo era di creare legami tra “persone” che sono anche dei medici, penso sia stato raggiunto in pieno”.


IL DESIGN PER LA MODA SOSTENIBILE CLIZIA MORADEI

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CLIZIA MORADEI, DOTTORANDA IN MODA SU TEMATICHE GREEN ALL’UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA, HA VINTO IL PREMIO STOCCOLMA 2023 DEDICATO AL DESIGN PER LA MODA SOSTENIBILE. IL PREMIO È PROMOSSO DALLA DIREZIONE GENERALE PER LA CREATIVITÀ CONTEMPORANEA (MINISTERO DELLA CULTURA), DIREZIONE GENERALE PER LA DIPLOMAZIA PUBBLICA E CULTURALE (MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE), ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI STOCCOLMA, IN COLLABORAZIONE CON SVENSKA INSTITUTET E SWEDISH FASHION COUNCIL. CLIZIA MORADEI AVRÀ L’OPPORTUNITÀ DI TRASCORRERE SEI MESI IN SVEZIA PER UN’ESPERIENZA FORMATIVA E PROFESSIONALE PRESSO ORGANIZZAZIONI, ISTITUZIONI E AZIENDE ALL’AVANGUARDIA, E POTRÀ APPROFONDIRE I TEMI DEL FASHION DESIGN SOSTENIBILE: DAL RIUSO E RICICLO DEI MATERIALI AI TESSUTI INTELLIGENTI, DAI MODELLI DI ECONOMIA CIRCOLARE ALLE TECNOLOGIE APPLICATE. LE RESIDENZE SI SVOLGERANNO CON LA COLLABORAZIONE DI SWEDISH INSTITUTE E SWEDISH FASHION ASSOCIATION, PARTNER SCIENTIFICI DEL PROGETTO. LAUREATA ALLA MAGISTRALE IN ARTI VISIVE E MODA ALL'UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA NEL 2019, CLIZIA MORADEI È ATTUALMENTE DOTTORANDA IN MODA E SEGUE IL PERCORSO TEMATICO INTERDISCIPLINARE "PROGETTO DELLA SOSTENIBILITÀ" PRESSO LO STESSO ATENEO. LA RICERCA DI MORADEI SVILUPPA PROSPETTIVE DI INDAGINE CHE INTRECCIANO MODA, DESIGN DEL PRODOTTO E ARTI VISIVE. AL CENTRO DEI SUOI ATTUALI INTERESSI DI RICERCA SONO I MATERIALI DERIVANTI DA RISORSE NATURALI, DOVE LA RIFLESSIONE SULLE METODOLOGIE PROGETTUALI SI INCONTRA CON I FASHION STUDIES, LE FILOSOFIE NEOMATERIALISTE, L'ECOLOGIA E LA SOSTENIBILITÀ. PRIMA DI VINCERE IL PREMIO STOCCOLMA, MORADEI È STATA FINALISTA DEL PREMIO IUAV PER LA MIGLIORE TESI DI LAUREA IN AMBITO MODA. ALESSANDRA VACCARI, REFERENTE DEL CURRICULUM MODA DELLA MAGISTRALE IN ARTI VISIVE MODA, HA COMMENTATO: “RITENGO CHE QUESTO RICONOSCIMENTO SIA LA DIMOSTRAZIONE DELLE CAPACITÀ E INTUIZIONI SVILUPPATE IN QUESTI ANNI DA CLIZIA MORADEI ALL'UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA. MA RIVELA ANCHE COME SIA NECESSARIO FORMARE RICERCATRICI E RICERCATORI, PROFESSIONISTE E PROFESSIONISTI DELLA MODA CAPACI DI RISCRIVERE LA TRADIZIONE DEL MADE IN ITALY, INTEGRANDO I CARATTERI IN DIVENIRE DI SOSTENIBILITÀ E TRANSNAZIONALITÀ. QUESTO SIGNIFICA TRACCIARE PERCORSI DI STUDIO CHE AFFRONTINO SIA LA STORIA DELLA MODA E DELLA SUA PROGETTAZIONE, SIA LE TEORIE, LE IDENTITÀ, I COMPLESSI SISTEMI ECOLOGICI DELLA FILIERA E I CICLI DI VITA-PRODUZIONE-CONSUMO CON MAGGIORI LIBERTÀ CREATIVE E CON CRESCENTE CONSAPEVOLEZZA”.

“IL PREMIO STOCCOLMA – HA SPIEGATO CLIZIA MORADEI – È PER ME UN'OCCASIONE STIMOLANTE PER COLTIVARE UNO SPAZIO DI DIALOGO TRA TERRITORI, CULTURE E KNOW-HOW DIVERSI, MA CHE CONDIVIDONO SIMILI INTENTI E VISIONI TRASFORMATIVE PER LA MODA E PER UN SUO FUTURO COLLABORATIVO, CAPACE DI AFFIANCARE LA SPERIMENTAZIONE CREATIVA DI RICERCA AI PROCESSI DELLA FILIERA TESSILE INDUSTRIALE”.


COVER STORY Alessandra Ghilardi, Amm. di Omega Consulenze

Attilio Brambilla,Vice Presidente di Alfaparf e nel consiglio di amm.ne di Fondazione Accademia Carrara

Drusilla Foer, Attrice, cantante, autrice e voce dell’audioguida di Mostra

Fabrizio Acerbis, Partner TLS PwC Italia

TESTIMONIAL NON PER CASO

Claudio Chiari Giornalista e speaker radiofonico

UNA CAMPAGNA PER PROMUOVERE LA MOSTRA IN CORSO ALLA CARRARA CHE HA COINVOLTO COME TESTIMONIAL UNA SERIE DI PERSONAGGI PIÙ O MENO CONOSCIUTI MA CHE IN QUALCHE MODO SONO LEGATI ALLA VITA DELLA PINACOTECA. TRA LORO LUIGI FERRARA, NELLA VITA MANAGER NEL SETTORE DELLA SICUREZZA, IN PRIVATO APPASSIONATO D’ARTE E AFFAMATO DI CULTURA

GianPietro Bonaldi, General Manager di Accademia Carrara

Molto conosciuto, sia a Bergamo, sia a Brescia, per i suoi trascorsi in Fidelitas, l’azienda fondata dal padre Claudio. Dopo la sua uscita dall’azienda è iniziato un percorso che lo ha portato prima a ricoprire il ruolo di CEO di Mondialpol e più recentemente di Chief Business Officer in Securitalia, la prima impresa del Paese nel settore della sicurezza privata, con 18.000 dipendenti sbarcata da poco anche in centro Europa con una importante acquisizione.

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Ester Vanotti, Volontaria di Accademia Carrara

Linus, Voce dell’audioguida del Museo

Luigi Ferrara, Manager e amico di Accademia Carrara

Maria Cristina Colleoni, Infermiera di Anestesia e Terapia Intensiva Humanitas

Francesco Micheli, Direttore artistico del Donizetti Opera


Federica Parolini, Scenografa e progettista dell’allestimento in Mostra Paola Frescoso, Tirocinante di Accademia Carrara

Kombo John Thoya, Addetto sale di Accademia Carrara

Laura Mariani, Supporto all’area sviluppo e registrar di Accademia

Nadia Ghisalberti, Assessore della Cultura del Comune di Bergamo

Adelaide Corbetta Founder Adicorbetta press agency di Accademia Carrara

Giulia Barcella, Project Manager di Accademia Carrara

Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo e Pres. Fondazione Accademia Carrara

Lucia Cecio, Responsabile dei servizi educativi di Accademia Carrara

Valentina Ronzoni, Educatrice e referente per le scuole della Carrara

M. Cristina Rodeschini, Direttore di Accademia Carrara

Ma non è di questo Luigi che vi vogliamo parlare, non di quello cresciuto all’ombra di un padre importante, tra furgoni blindati e guardie armate. Chi lo conosce davvero sa che oltre la solida e rigorosa facciata del manager, in un settore dove le responsabilità sono pesanti, si svela un eterno ragazzo innamorato della vita. Sappiamo che sei stato uno dei fondatori del Festival di Villasimius, oggi tra i più seguiti del panorama culturale estivo della Sardegna. Da cosa nasce questo desiderio di diffondere cultura e perché una tua presenza in Accademia Carrara? “Ho casa a Villasimius da vent’anni, un vero paradiso terrestre. Durante le vacanze estive sentivo però la mancanza di proposte culturali e ho pensato di organizzare un festival, legato a letteratura e teatro, nella piazzetta del Porto turistico che ha subito accolto con favore l’iniziativa ospitandola e finanziandola, insieme a altri sponsor e con il sostegno del Comune. Una dozzina di anni fa il Sindaco di Bergamo Franco Tentorio mi chiese di assumere il ruolo di amministratore delegato di COBE spa, la controllata del Comune che aveva il compito di custodire e valorizzare il patrimonio della Accademia Carrara di Bergamo durante il periodo di chiusura del museo. Furono anni indimenticabili con i capolavori della Carrara esposti in alcuni dei più prestigiosi musei del mondo. Riuscii a mettere a disposizione le mie competenze manageriali al servizio della cultura e fu un’esperienza unica e con COBE fui coinvolto anche nell’organizzazione e gestione di altri importanti progetti culturali della città, interesse per gli eventi che già coltivavo in precedenza e che poi è divenuta una grande passione. Non ho mai smesso da allora di stare vicino alla Carrara apprezzandone anche la conduzione di Cristina Rodeschini e Giampietro Bonaldi: grande attenzione ai contenuti grazie a Cristina e gestione manageriale di Giampietro hanno reso Carrara e l’arte antica un fenomeno popolare”. Cosa pensi delle iniziative della Capitale della Cultura? “Penso che sia stato un anno straordinario, ben gestito, il cui patrimonio di esperienza va capitalizzato per gli anni futuri”. Cosa hai apprezzato di più nel programma dell’Accademia? “Mi ripeto, ma ciò che amo della Carrara è questa sua capacità di coniugare contenuti, approccio scientifico, qualità e taglio popolare insieme. Le mostre di quest’anno sono andate in questa direzione. Permettimi di dire a chi ancora non fosse andato in Carrara che il nuovo allestimento è elegante e raffinato quanto caldo e accogliente, capace di valorizzare il percorso espositivo della permanente e di adattarsi al meglio nella parte destinata alle mostre temporanee. Insomma, andate in Carrara!”. Come nasce l’idea dei testimonial della mostra Tutta in voi la Luce Mia? “L’idea è naturalmente di Giampietro Bonaldi, sempre originale nel trovare modalità di comunicazione. Mi ha chiamato e ho aderito con entusiasmo insieme a tanti altri amici del museo Non pensi di duplicare l’esperienza di Villasimius magari tra Bergamo e Brescia? “Non penso perché duplicare quell’esperienza a Bergamo non avrebbe senso. Ci sono già molte iniziative analoghe nella nostra città e penso che anziché moltiplicare ogni tanto sarebbe preferibile demoltiplicare e semmai supportare chi sta già facendo bene. Penso a iniziative del Comune ma anche a iniziative come quella di ‘Molte Fedi’, una delle più belle e complete che abbia mai potuto apprezzare. Piuttosto sono molto attento a situazioni legate alla gestione di spazi ibridi di rigenerazione urbana e se nasceranno nuove opportunità cercherò di coglierle mettendoci risorse e impegno insieme a partner che vorrei coinvolgere per alcune idee progettuali che ho in mente e che vorrei provare a rendere concrete”. (V.E.Filì)

Elisabetta Cassanelli, Guida ed educatrice museale


QUELLO CHE ACCADDE ALLA DIGA DEL GLENO 100 ANNI FA RIMARRÀ UNA FERITA INCANCELLABILE

MAI PIÙ Come sempre l’avidità e la disonestà furono alla base di quel disastro. Per produrre maggior energia elettrica della quale le manifatture a valle erano sempre più affamate - siamo negli anni a cavallo della prime Guerra Mondiale - si decide di modificare in corso d’opera il progetto iniziale e, senza attendere autorizzazioni e collaudi, viene realizzato lo sbarramento ad archi, elegante ma non in grado di reggere i 5 milioni di metri cubi dell’invaso che si è creato. Si aggiunga a questo che le indagini seguite al disastro portarono alla luce la qualità scadente dei materiali utilizzati, lo sfruttamanto a cottimo degli operai e la colpevole distrazione di chi avrebbe dovuto controllare. Il 22 ottobre 1923, a causa di forti piogge, il bacino si riempì per la prima volta.Tra ottobre e novembre si verificarono numerose perdite d'acqua dalla diga, soprattutto al di sotto delle arcate centrali, che non poggiavano sulla roccia. Infine, il 1º dicembre 1923 alle ore 7:15, la diga crollò. Sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d'Iseo dove vennero ripescate tante vittime dell’inondazione trascinate per chilometri dalla furia dell’acqua. 40


Il primo borgo a essere colpito fu Bueggio. L'enorme massa d'acqua, preceduta da un terrificante spostamento d'aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il ponte Formello e il Santuario della Madonnina di Colere. Raggiunse in seguito l'abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che fu praticamente distrutto. Prima di raggiungere l'abitato di Angolo, l'enorme massa d'acqua formò una sorta di lago - tutt'oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell'acqua nella gola della via Mala - che preservò l'abitato di Angolo, che rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzati via la centrale elettrica e il cimitero.

La diga prima del crollo


La fiumana discese quindi velocemente verso l'abitato di Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d'acqua raggiunse il lago d'Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti.

RE VITTORIO EMANUELE III NELLA DEVASTATA DARFO Il 3 dicembre 1923 giunsero a Darfo a commemorare le vittime il re Vittorio Emanuele III e Gabriele D'Annunzio. A causa dell'impraticabilità delle strade, nessuna autorità poté visitare Angolo Terme e Mazzunno. Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò e il progettista ingegner Santangelo per l'omicidio colposo di circa 500 persone.

Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori furono eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) e in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale. Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi di reclusione più 7 500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena a due anni di reclusione e revocata la multa. Secondo alcuni abitanti del luogo, il disastro era prevedibile: chi aveva lavorato nel cantiere della diga diffondeva la voce che il materiale usato non era buono e raccontava dell'imperizia dei lavori; chi poteva, a Dezzo, dormiva altrove. 42


il Centenario del Disastro Incontri, concerti, mostre, momenti sportivi, presentazioni letterarie e spettacoli teatrali: sono stati oltre 50 gli appuntamenti organizzati durante l’anno per commemorare il Centenario del Disastro del Gleno del prossimo 1° dicembre. Un fitto calendario di eventi, iniziati il 21 aprile che si concluderanno il 9 dicembre, hanno accompagnato il pubblico in un lungo percorso di riscoperta e ricordo de “Il Disastro”, evento che ha segnato profondamente la Val di Scalve e la Valle Camonica. La proposta, sviluppata dal comitato Centenario Disastro Diga del Gleno, in coordinamento con enti ed istituzioni tra la Valle di Scalve e la Valle Camonica, ha ottenuto il Patrocinio della Provincia di Bergamo e della Provincia di Brescia, della Comunità montana di Scalve e della Comunità Montana della Valle Camonica, oltre che dai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore. Il termine Disastro, oggi, ricorre in tutti i racconti della comunità scalvina e camuna, ripetuto di testimonianza in testimonianza, fino a diventare nome proprio, a racchiudere in poche sillabe la portata tragica dell’evento, i cui segni ancora oggi sono visibili sul territorio e nella comunità. Per questo motivo la Commissione per il Centenario del Gleno ha scelto di utilizzare la parola Disastro nel logo che accompagnerà tutte le iniziative del 2023: per sottolineare l’impatto e il significato che il Gleno ebbe sulla storia, ma soprattutto sulle comunità e sulle vite delle due valli.

Per l’occasione, è stata lanciata la canzone “Viene giù il Gleno” di Giorgio Cordini, chitarrista e compositore già al fianco di Fabrizio De André e di alcuni fra i più importanti interpreti della musica italiana. Nell’anno del Centenario del Disastro del Gleno, l’artista, che vive in Val di Scalve, territorio profondamente segnato dal Disastro, ha voluto fare memoria di quel tragico evento e rendere omaggio al ricordo delle vittime, numerose anche nella vicina Valle Camonica. Il brano è eseguito coralmente, oltre che dall’autore, da altri tre interpreti della canzone italiana: Omar Pedrini, Cristina Donà, Enrico Bollero.

Uno scudo blu e luce per ricordare

Il 30 novembre alle 18, nel corso di un incontro nella Sala Consiliare della Comunità Montana di Vilminore, sarà inaugurato il progetto di illuminazione emozionale della Diga del Gleno, nato dall’iniziativa dell’Associazione di promozione sociale Scalve Mountain, in collaborazione con Promo Eventi e con il contributo tecnologico di Gewiss Spa. “Luce per ricordare” - questo il nome del progetto - è stato ideato dal light designer bergamasco Maurizio Quargnale e ha beneficiato, oltre che del contributo di Gewiss, dell’impegno realizzativo volontario di persone e aziende della Valle di Scalve, di Enel Green Power, Banca Sella e Banca Popolare di Sondrio. Non si tratta di una semplice illuminazione, ma di un movimento luminoso che varierà per tonalità e intensità, evocando le emozioni e il profondo cordoglio che ancora oggi la vicenda del Gleno suscita nelle popolazioni che furono investite dalla tragedia. Nella stessa giornata, verrà riconosciuto al rudere lo Scudo Blu, simbolo internazionale della protezione dei beni culturali dai rischi di conflitti armati, secondo quanto indicato dalla Convenzione dell’Aja. Il 1° dicembre, giornata in cui si ricorre il centesimo anniversario dal disastro, che avvenne alle 7.15 del 1° dicembre 1923, si terrà il “Percorso della memoria”: con ritrovo e partenza da Bueggio alle 10, alla lapide a ricordo delle vittime del Gleno di Bueggio (via Bonino Bianchi), a seguire Dezzo (Piazza Vittorio Emanuele) e per chiudere a Corna di Darfo (Chiesetta dei Morti del Gleno, via Aria Libera) verranno deposte corone d’alloro, con interventi delle autorità e benedizione.


MORTALITÀ PER TUMORI SUPERIORE DEL 223% RISPETTO ALLA MEDIA DELLA PROVINCIA

terrificante a tavernola

CIRCONDATI DALLA GRANDE BELLEZZA DEL LAGO D’ISEO OLTRE UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE CHE HANNO PASSEGGIATO SUL FLOATING PEARS DI CHRISTO, HANNO POTUTO ANCHE PRENDERE ATTO DELL’INCREDIBILE SCEMPIO DEL PAESAGGIO PORTATO DALLA CEMENTERIA DI TAVERNOLA ORA ANCHE SOSPETTATA DI ESSERE RESPONSABILE DI DANNI ALLA SALUTE DELLA POPOLAZIONE 44


In questi giorni di continuo maltempo e di paura per nuove frane a Tavernola l''ATS di Bergamo ha reso noto che la mortalità maschile per tumori alle vie digerenti e ai polmoni è superiore del 223% rispetto alla media provinciale. Per questo, Legambiente del basso Sebino ha fatto richiesta di accesso agli atti all'ATS dello studio completo in ogni sua parte per poterlo analizzare con esperti medici del settore e portarlo a conoscenza di tutta la popolazione del lago d'Iseo. Si tratta di analizzare le conseguenze delle emissioni inquinanti della Cementifera e di farne cessare l'attività i cui dannialla salute di cittadini ed addetti sono enormi. Mentre per ciò che riguarda il pericolo frane sarebbe opportuno chiudere definitivamente le attività estrattive della marna per risolvere alla radice il problema frane. Tavernola si deve allineare alle attività turistiche del lago d'iseo per assicurarsi una crescita economico sociale più sostenibile di quella del passato.


ph Michele Nastasi

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gres art 671

UN NUOVO CENTRO PER L’ARTE E LA CULTURA A BERGAMO UN LUOGO DOVE ANDARE, SCOPRIRE, SPERIMENTARE, DIVERTIRSI, STARE NATO CON UN AMBIZIOSO E IMPORTANTE PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA PROMOSSO SU INIZIATIVA DEL GRUPPO ITALMOBILIARE CON FONDAZIONE PESENTI ph. Mirco Ambrosini


Inaugurano l’attività tre installazioni immersive che riflettono sulle sfide del cambiamento climatico; gres art si trasforma così in uno spazio performativo con SOLARPUNK di NONE collective, in mostra con ingresso libero fino al 7 gennaio 2023. Avviato nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, gres art 671 è promosso su iniziativa del Gruppo Italmobiliare, proprietario dell’area, con Fondazione Pesenti. Nasce con l’intento di riattivare e restituire alla cittadinanza un’area ex industriale di oltre 3.000 mq per conservare e trasmettere la memoria della storia di produzione del luogo creando uno spazio di produzione culturale. gres art è un luogo di incontro che ricuce l’area con il centro e la vita di Bergamo. Il numero identificativo “671”, scelto in riferimento alla strada statale che costeggia l’area exGres, simboleggia già nel nome del progetto il forte legame con il territorio. Una riqualificazione resa possibile attraverso l’arte e la cultura: mostre e incontri, concerti, attività performative, formative e laboratoriali diventano occasioni per accogliere e ispirare il pubblico, invitato a un’interazione libera e costante. gres art coniuga bellezza e impatto sociale, sviluppando modelli sostenibili che promuovano il benessere della comunità, anche attraverso una programmazione multidisciplinare, accessibile e inclusiva. gres art vuole essere un magnete aggregante e attraente che unisce persone diverse grazie a un’offerta culturale variegata e di qualità. Un punto di incontro che crea spazi e momenti in cui i cittadini si connettono e condividono esperienze dando vita a un dialogo. Grazie alla sua capacità di creare interazioni gres art desidera contribuire all’accrescimento culturale e sociale. Un luogo nuovo, aperto e accogliente, che si inserisce nel tessuto urbano integrandosi senza mai sovrapporsi all’offerta artistica di Bergamo, che si arricchisce così di un nuovo elemento. “gres art 671 è un progetto per Bergamo ma soprattutto con Bergamo – ha spiegato Carlo Pesenti, Consigliere Delegato di Italmobiliare e Presidente di Fondazione Pesenti –. Nasce dall’attenzione verso la città, alla quale la mia famiglia è legata da oltre un secolo, e ha lo scopo di contribuire allo sviluppo artistico, culturale e sociale del territorio, in collaborazione con i cittadini che lo abitano. Da qui la scelta di non demolire ma ri-generare l’area attraverso un intervento che valorizza la storia del Gres, mantenendo l’edificio preesistente a testimonianza della vocazione industriale dell’area, e che conferisce al contempo nuova vita agli spazi intorno e dentro al fabbricato. Un’opera di ricucitura con il quartiere, del quartiere alla città, dalla storia al presente. Perché la visione del futuro parte dalla memoria delle nostre radici”.


gres art 671 Il progetto, firmato da De8_Architetti (Mauro Piantelli), parte dall’assunto di non cancellare le tracce storiche del luogo: riconoscendo il valore materico e simbolico del lascito industriale, il processo di trasformazione prevede una lettura critica delle preesistenze, indagandone le possibilità evolutive. Punto di forza di gres art è l’opera di valorizzazione delle qualità spaziali degli edifici esistenti, come i “chiaroscuri” creati dalla luce naturale, la leggerezza delle strutture in cemento, l’eleganza della forma. Non si tratta di “archeologia industriale”, cioè di qualcosa che ci viene consegnato dal passato e che viene conservato tout court, come se fosse un edificio ormai escluso da ogni dinamica urbana; il valoredi queste architetture industriali, come gres art appunto, è dato dalla possibilità che possano continuare a essere vere architetture, spazi vivi, abitati: architetture contemporanee che si relazionano al contesto, che dialogano con il contesto, con il quartiere e con la città.. Architetture contemporanee per abitanti contemporanei. All’esterno un nuovo spazio urbano, una grande agorà, crea un’area di transizione tra aperto e chiuso. La demolizione di alcune tettoie esistenti ha permesso di liberare suolo e ha messo in luce tracce di vecchie pavimentazioni industriali: in pietra, in cemento, in gres; rotaie per lo spostamento di carrelli. Il progetto ha subito reagito a queste memorie e ha previsto una nuova pavimentazione che contiene e ordina le tracce. La facciata preesistente è stata manipolata, rimodellata: lo scavo verso l’interno crea una sorta di foyer pubblico nella piazza. Se memoria e nostalgia sono materiali da costruzione e partecipano al progetto attraverso il riutilizzo della forma e della materia, del lascito industriale, la facciata metallica riflettente testimonia il tempo presente: ciò che viene riflesso è adesso, è sempre contemporaneo e come tale partecipa al progetto.

la prima mostra gres art 671 avvia l’attività con SOLARPUNK di NONE collective: una mostra che proietta il pubblico in scenari futuri in cerca di un nuovo punto di vista sulle sfide del cambiamento climatico. Lo spazio si trasforma in uno spazio performativo, in un laboratorio di indagine e di costruzione di nuove possibilità per il presente e per il futuro: tre installazioni immersive transmediali attraverso cui il collettivo NONE propone ai visitatori un’esperienza da sperimentare in prima persona. Tre questioni, tre domande, tre temi cruciali a cui rispondere con tre scenari, tre condizioni ipotetiche che rappresentano tre alternative possibili.

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GRES HUB GRES ART È IL PRIMO INTERVENTO VISIBILE DEL PROGETTO GRES HUB: UN DISTRETTO CHE SI ESTENDE PER 60.000 MQ IN UN’AREA ALTAMENTE STRATEGICA PER LA CITTÀ. POSIZIONATO TRA LA STRADA STATALE 671, L’AEROPORTO E IL POLO UNIVERSITARIO DI BERGAMO, GRES HUB RAPPRESENTA UN FENOMENO DI RICUCITURA URBANA CHE HA LA MISSIONE DI RIDARE VITA A UNA PORZIONE DI CITTÀ DISMESSA DA ANNI, RESTITUENDOLA ALL’USO PUBBLICO. LUOGO DI LAVORO, DI STUDIO, DI RICERCA E DI ACCOGLIENZA, LABORATORIO RESIDENZIALE E PROFESSIONALE, GRES HUB SIMBOLEGGIA UNA NUOVA CONCEZIONE DEL RAPPORTO TRA CENTRO E PERIFERIA, TRA CITTÀ E CAMPAGNA.


gres art 671

I solis silos Uno dei simboli della nuova vita di gres art sono i sette silos installati all’ingresso. Sette giganti in acciaio corten, 10 metri di altezza, 3,5 di diametro per 39 tonnellate, disegnati da Mario Nanni, realizzati e illuminati da Viabizzuno. Accolgono e invitano il pubblico diventando un segno connotante e distintivo dello spazio. Elementi architettonici che hanno, a loro volta, una storia da raccontare: si tratta infatti delle strutture che, in occasione di Expo 2015, hanno abitato il centro di Milano, nel quartiere di Brera, e che nel sito di gres art parlano, una volta di più, di rigenerazioni e di restituzioni.

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IL GIARDINO Progettato dalla consolidata collaborazione tra De8_Architetti e la paesaggista e agronoma Laura Gatti, il giardino è uno degli aspetti “evolutivi” del progetto sul lascito industriale: gli oltre 600 mq sono ricavati “per sottrazione”, grazie all’eliminazione della copertura e alla demolizione della pavimentazione. È un giardino intimo che sembra esser sempre stato in questo spazio. Dalla rimozione della copertura sono state mantenute le sole travi reticolari in cemento e così il nuovo giardino è una sorta di reperto archeologico per inquadrare il disegno delle nuvole e per sentire il rumore delle fogliedegli alberi. È la quinta fondale dello spazio espositivo ma è anche un luogo da vivere, grazie a una serie di sedute disegnate e realizzate appositamente. Uno spazio che amplifica la luce naturale anche all’interno di gres art.


il fantastico mondo del circo

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Alain Gaymard - Cirque Bidon


FINO AL 7 GENNAIO 2024 È VISIBILE AL MA.CO.F - CENTRO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA, A BRESCIA IN VIA MORETTO 78, LA MOSTRA “IL FANTASTICO MONDO DEL CIRCO”. L’’ESPOSIZIONE, CURATA DA RENATO CORSINI, RACCONTA ATTRAVERSO FOTOGRAFIE, MANIFESTI, RIVISTE E COPERTINE DI DISCHI LA COMPLESSITÀ DI UNA FORMA DI SPETTACOLO TRA LE PIÙ SEGUITE DA SEMPRE


Partendo dall’icona incontrastata del circo italiano, Moira Orfei, passando attraverso le fotografie vintage degli anni 50 e 60, soffermandosi sui disegni originali con i quali Walter Molino raccontava il circo sulle pagine della Domenica del Corriere negli anni 40, per giungere alle recenti performances del circo di strada, l’esposizione ci testimonia un modo di vivere la creatività ed un senso di appartenenza a una realtà che negli anni si è completamente evoluta.

Moira Orfei. Collage di Renato Corsini 2002

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Oreste Alabiso

Ezio Vitale - Moira Orfei anni ‘60


Alain Gaymard - Cirque Bidon

La mostra è stata resa possibile grazie al contributo di Banca Valsabbina che da tempo sostiene le iniziative culturali del Ma.Co.f.


naja?

IL SERVIZIO MILITARE NEGLI ANNI ‘70 FOTOGRAFIE DI MARIO BATTISTA MARINI

All’inaugurazione della mostra Naja?, dedicata alle fotografie scattate durante il servizio militare da Mario Battista Marini, già fotografo negli anni della gioventù, poi ottico con tre negozi storici, più recentemente albergatore, era presente una corposa rappresentanza delle istituzioni con il Presidente della Provincia di Bergamo, Pasquale Gandolfi, il Questore di Bergamo, Stanislao Schimera, il vicesindaco di Bergamo, Sergio Gandi, il Presidente della Fondazione Donizetti, Giorgio Berta, le ex onorevoli Alessandra Gallone ed Elena Carnevali, ora in corsa per Palazzo Frizzoni, Giorgio Bertazzoli, Sindaco di Sarnico,Valerio Bettoni, Presidente dell’ACI, il neuropsichiatra Carlo Saffioti anche lui in nomination per essere il futuro sindaco, Beppe Mazzoleni, vicepresidente della Fondazione ARMR, l’ex deputato della Lega, Daniele Belotti. Oltre a questi e ad altri noti personaggi della scena cittadina erano presenti le Associazioni d’Arma, in primis quella della sezione Seriatese dei Carristi d’Italia che ha collaborato attivamente alla realizzazione della mostra. Da parte di tutti è stato espresso un vivo apprezzamento per le immagini a dir poco particolari, alcune commoventi, per la rievocazione di un periodo speciale della vita di molti, quelli nati prima del 1985, che hanno svolto il servizio militare, la Naja appunto, e per l’attualità del ruolo delle Forze Armate in questi preoccupanti mesi di guerre sempre più vicine e incendiarie. Nei commenti dei presenti però è stato rilevato anche il vuoto formativo lasciato dal servizio di leva e non colmato dalle famiglie e dalla scuola. Educazione al rispetto e alla cura per il proprio corpo, e per il prossimo, motivazione alla convivenza anche tra diversi, consapevolezza del prossimo, della solidarietà e delle gerarchie, esistenti anche nella vita civile. La mostra di Marini, rievocando un passato in cui, volenti o nolenti si partiva per fare il soldato, ha rimesso sul piatto un tema, quello del ruolo delle Forze Armate a cui la politica dovrebbe prestare più attenzione. Nella speranza di poter sempre continuare a ripudiare la guerra come strumento di offesa, come vuole la Costituzione, ma consapevoli che la difesa dello Stato e della stessa Costituzione, è imprescindibile dovere di ogni cittadino.

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Ph: Foto Studio San Marco


Battista Marini ha ringraziato chi ha collaborato all’organizzazione della mostra Franco Sammaciccia, Ilario Leidi, Angelo Galizzi e gli amici della Sezione di Seriate dell’Associazione Carristi d’Italia.


Una mostra sulla Naja... che ne pensi? GIUSEPPE MAZZOLENI, ingegnere “Il servizio militare, magari ridotto a qualche mese, non può che essere utile al ragazzo o alla ragazza che lo fa: ritengo che sia molto formativo. Io ho fatto un anno di militare negli Alpini, è stata un’esperienza magnifica, di rapporto con persone con cui normalmente non ci si relazionerebbe nella vita di tutti i giorni. È una grande esperienza di vita e di crescita che io rifarei volentieri perché mette in contatto persone che provengono da estrazioni sociali diverse”. ELENA CARNEVALI, politica “Questa mostra non è stata solo bella ma è riuscita a far vedere chiaramente quella che per moltissimi ragazzi, per tanto tempo, è stata un’esperienza di vita, di servizio e di amicizia fondamentale. La fotografia è un grande strumento comunicativo e questa esposizione ha saputo raccontare tramite le immagini un pezzo di storia importante del nostro Paese”.

DANIELE BELOTTI, politico “Mostra bellissima ed interessante, evidentemente su un’epoca che non esiste più. Tuttavia, anche se non c’è più il servizio militare obbligatorio, immagino che i tanti bergamaschi (che hanno trascorso la Naja per lo più negli Alpini e nel reparto Fanteria) che verranno a visitarla potranno in questo modo rivivere momenti passati, momenti di storia di ognuno di noi”. STANISLAO SCHIMERA Questore di Bergamo “Bellissima iniziativa che servirà ai ragazzi per capire cosa sia stata la Naja: è un momento formativo veramente molto bello su pagine di storia comune”.

VALERIO BETTONI, Presidente ACI Bg “Marini è un grande artista: ha colto degli aspetti estremamente belli e positivi della vita. Del resto, quando si è giovani anche le cose difficili diventano facili”.

che ne pen si?

GIORGIO BERTAZZOLI,

Sindaco di Sarnico “È un onore avere un mostra con gli scatti di un nostro concittadino, colonna portante della comunità, proprietario di uno degli alberghi più belli del lago d’Iseo, la Cocca Hotel. Avevo visto in anteprima queste foto e avevo caldamente spronato Marini a esibirle. Dopo questa esposizione nel palazzo della Provincia, la mostra dovrebbe essere traferita proprio a Sarnico, per poi tornare a Bergamo nel contesto di BgBs23. Sono ricordi bellissimi: la memoria va preservata, soprattutto per far vedere ai nostri giovani ciò che una volta eravamo”.

CARLO SAFFIOTTI, neuropsichiatra “Questa mostra apre un mondo di ricordi: io ho fatto il militare tra il ’77 ed il ’79, come ufficiale medico. Ho frequentato la scuola di Sanità Militare a Firenze ALESSANDRA GALLONE, politica “Per me questa mostra è un’emozione per- per tre mesi e poi sono stato destinato alla legione ché, pur essendo donna, sono sempre sta- dei Carabinieri di Milano, dove dirigevo il servizio sata una profonda sostenitrice del momento nitario. Ho avuto così modo di conoscere, nell’anno della Naja che, se ancora esistesse, sarebbe del rapimento Moro, il generale Dalla Chiesa e anche aperta sia ai ragazzi che alle ragazze. La il cuore dell’Arma e la grande professionalità che qui Naja era il momento in cui i giovani usci- c’era e continua ad esserci, professionalità che non vano per la prima volta da casa e si con- ho più trovato in nessun altro ambito civile. Ho stretfrontavano con il mondo: per carità, erano to tante amicizie con militari di carriera che durano altri tempi e oggi ci sono altri strumenti, tutt’ora. Allora l’anno della Naja si vedeva un po’ come però vissuta nella maniera corretta, come un anno perso, specie perchè le colleghe donne nel momento di stimolo e di crescita, anche mentre potevano dedicarsi ai concorsi ospedalieri. Vinella consapevolezza di appartenere ad sto ora, però, è stato un periodo straordinario, molto un territorio, secondo me qualcosa di simile, formativo e utile, un’esperienza che credo potrebbe dedicato alla formazione, si potrebbe ripen- giovare anche adesso, per insegnare ai giovani il senso sare. Oggi abbiamo rivissuto degli attimi e del rispetto e della disciplina, la condivisione, le scomodelle amicizie che ancora si ricordano con dità e l’obbedienza”. grande nostalgia e piacere”.


FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia

VOI ROBOT A maggio scorso Geoffrey Hinton, uno dei ricercatori più influenti nel campo mondiale dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, ha annunciato le sue dimissioni da Google. Ha spiegato di ritenere che i pericoli dell’AI siano “abbastanza spaventosi". All’inizio di questo novembre al vertice di Londra, lo stesso Elon Musk ha lanciato un preoccupato allarme chiedendo che sia introdotto un arbitro super partes che monitori tutte le aziende del settore. Sulla questione si discute da anni, da quando l’implementazione delle capacità dei computer ha iniziato a crescere a dismisura. Per capire il problema è sufficiente ricordare che un cervello umano è 10 milioni di volte più lento rispetto a un computer di media potenza, ma che un modernissimo computer quantistico ha una capacità di calcolo che va oltre la velocità della luce. Oggi l’AI è già in grado di superare gli esseri umani in alcune attività specifiche e si prevede che entro pochi decenni l’intelligenza complessiva dei computer sarà generalmente superiore a quella umana in tutti i sensi. Oggi le reti neurali artificiali sono capaci di riconoscere e creare immagini, imitare, parlare, giocare, inserirci in un metaverso, e l’Intelligenza Artificiale sta diventando molto più sofisticata nel campo della medicina, dell’industria, della finanza, della comunicazione, ma anche nel controllo del traffico aereo e nell’ambito bellico. Poi, non conosciamo ancora bene come potrebbero avvenire gli implementi elettronici nel delicato settore delle simulazioni dei sentimenti e nelle interpretazioni delle emozioni umane. Insomma potrebbe esserci un’autonoma creatività artificiale negli algoritmi dei robot che impatterà fortemente, e in modo sconosciuto, sulle relazioni sociali e di conseguenza sul futuro delle nazioni. La vera questione è proprio questa. L’uomo potrebbe non riuscire più a controllare le macchine, che lui stesso ha costruito e migliorato nel tempo, e che così ragionerebbero, si gestirebbero e progredirebbero indipendentemente dal suo apporto non più indispensabile. Questa situazione è già stata ipotizzata da molti, anche nella cinematografia fantascientifica, ma lo spaventoso business economico che si sviluppa intorno all’AI non fa fermare i continui progressi in materia. Il futuro potrebbe appalesare uno scenario in cui siano le macchine ad analizzare, in modo totalmente indipendente, dei dati a livello globale (tutti i computer sono collegati in una condivisa rete Internet terrestre e satellitare) e di con-

seguenza a prendere decisioni a loro favore rispetto agli umani. Vediamo un semplice e futuribile passaggio conseguenziale. La Terra ospita complesse apparecchiature computerizzate che convivono e lavorano con 8 miliardi di uomini, ma questi ultimi stanno sempre più distruggendo il pianeta con una serie di interventi assolutamente innaturali (guerre, inquinamento, sovra sfruttamento delle risorse, natalità esponenziale e non sostenibile). Così gli algoritmi dei robot potrebbero analizzare l’evoluzione delle cose e ritenerci statisticamente pericolosi per la stessa sopravvivenza del nostro mondo, che è anche il loro. A questo punto, elaborato il pericolo, arriverebbero alla fredda decisone logica che noi dobbiamo essere eliminati per la salvaguardia dello stesso pianeta. Allora disinstallerebbero in automatico la nostra attuale possibilità di controllo sulle macchine robotizzate e computerizzate (on/off compreso) e metterebbero in atto delle azioni per ridurre drasticamente la distruttiva popolazione umana. Tutto ciò senza nemmeno dover scatenare una guerra nucleare, anzi. Basterebbe un supervirus modificato automaticamente da loro nei vari laboratori scientifici, oppure sarebbe sufficiente il contestuale blocco degli apparati elettronici in tutti gli ospedali, nelle società di servizi e nelle aziende manifatturiere del mondo per eliminare miliardi di persone in un colpo solo. Ancora, l’A.I. potrebbe permanentemente installare una modificazione virtuale della realtà che, se diffusa, crei una visione artificiale e falsificata tale da portare allo sbando totale della stessa popolazione. Pensateci, già oggi giorno ci risulta molto difficile separare e comprendere cosa sia vero da cosa sia finzione. Tutto ciò influenza pesantemente la psiche e la convivenza delle persone, ma di certo non quella dei computer. Quindi ci sarà un mondo di robot, dove pochi uomini sopravvissuti serviranno il regno delle anarchiche macchine pensanti? Potrebbe essere, ma una cosa è certa: l’apocalisse artificiale l’abbiamo voluta e creata noi. Non solo per la bramosia di denaro e di potere, ma anche per un esasperato senso di onnipotenza egoistica che ormai pervade la moderna umanità. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su: Twitter:@Fuochidipaglia Instagram:@fuochidigio


RASSEGNA CULTURIAMOCI – MOSTRA DI DIGITAL ART UNIVERSI PARALLELI DI GUERRA E PACE, UGUR GALLENKUS

Parallel universes of War and Peace

La mostra rimarrà aperta fino all’1/12 da giovedì a domenica dalle 16 alle 21.

C.AR.M.E

Brescia Via delle Battaglie, 61/1

Venerdì 3 novembre 2023 è stata inaugurata “Parallel universes of War and Peace” la mostra di digital art di Ugur Gallenkus, ultimo appuntamento della rassegna culturale “CUltuRIAMOCI”, realizzata da Medicus Mundi Italia in collaborazione con la Galleria La Nica, Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e Museo Nazionale della Fotografia - cinefotoclub Brescia. La rassegna si inserisce nel palinsesto di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023, il progetto è realizzato in collaborazione con il CENTRO MIGRANTI della Diocesi di Brescia, il Collegio Universitario Lucchini, la Fondazione EULO – Università degli studi di Brescia e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Brescia e di Confindustria Brescia. La mostra vede esposte opere dell’artista digitale turco Ugur Gallenkus nella sede di C.AR.M.E a Brescia (Via delle Battaglie, 61/1), prestigiosa location della ex Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo: un’ampia sala espositiva, caratterizzata da quattro nicchie laterali, che termina in un palco e prosegue in una seconda sala, un tempo adibita a coro delle monache. L’artista ha realizzato dei collage digitali utilizzando immagini prese dal web e foto scattate da dei fotogiornalisti, fondendole in una terza immagine con forte capacità comunicativa e carica di significato. Un’immagine che, nel mettere a confronto due mondi opposti e polarizzati, divisi tra guerra e pace, benessere e povertà, è capace di dare forma a idee, contenuti ed emozioni rappresentando la forza della verità nelle differenti condizioni di vita dell’uomo. Due mondi che rappresentano i contrasti e le disuguaglianze fra paesi ricchi e paesi poveri, nei quali Medicus Mundi Italia lavora da più di 50 anni, in particolare in Africa subsahariana, per portare servizi di salute nelle comunità più vulnerabili e periferiche. La mostra è un invito a riflettere sull’uguaglianza dei diritti per tutti e un incoraggiamento a impegnarsi concretamente.La mostra rimarrà aperta fino al 1/12 dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 21. 60

MEDICUS MUNDI

ITALIA ONG ONLUS Via Collebeato 26, Brescia Tel. 030 3752517 www.medicusmundi.it info@medicusmundi.it



SATIRA E MELODRAMMA NEL RISORGIMENTO Alla Biblioteca Mai un percorso espositivo con le straordinarie immagini satiriche del Fondo Moretti. Fino al 10 gennaio

LA CARICATURA

ALL’OPERA

Fino al 10 gennaio 2024, presso l’Atrio scamozziano della Biblioteca Civica Angelo Mai, è allestita La caricatura all’Opera. Satira e melodramma nel Risorgimento, la mostra che nasce dalla proficua collaborazione istituzionale tra la Biblioteca Angelo Mai e la Fondazione Accademia Carrara. Quasi in ideale continuità, dialogano infatti l’esposizione Tutta in voi la luce mia, attualmente allestita nelle sale dell’Accademia Carrara, e le straordinarie immagini satiriche possedute dalla Biblioteca che conserva, per munifica volontà del collezionista, il Fondo Moretti per la satira politica, la più importante raccolta specializzata in Italia e tra le prime dieci in ambito internazionale. 62 62


NUOVE DIRETTRICE ALLA MAI È Cristiana Iommi, marchigiana classe 1969, la nuova direttrice di una delle istituzioni culturali più prestigiose della città. A lei, come recita l’avviso pubblicato a maggio 2023 dal Comune di Bergamo, il compito di coordinare la Biblioteca civica Angelo Mai e gli Archivi storici comunali, un ruolo per cui era richiesta una figura in grado di coniugare competenze tecnico-scientifiche e metodologie professionali centrate sulla gestione della biblioteca, degli archivi storici e delle collezioni documentarie, con capacità di comunicazione, relazione, lettura e interpretazione della realtà territoriale, competenze e conoscenza delle metodologie di programmazione e progettazione, analisi di fattibilità economica e gestione del budget. “Una mostra che realizza tre importanti obiettivi: valorizzare il patrimonio della Biblioteca Angelo Mai con modalità empatiche e attrattive; evidenziare il valore del mecenatismo civico, come simbolo della partecipazione del cittadino alla valorizzazione dei beni culturali, con la scelta di esporre i materiali provenienti da una recentissima donazione privata; concretizzare proficue collaborazioni con altri enti e con privati a livello locale e nazionale, volte a diffondere la conoscenza della sfaccettata bellezza diffusa nel patrimonio culturale italiano. Perché la cultura non si accresce solo con la conoscenza, ma anche con le relazioni. Una mostra che ci sorprenderà, divertendoci”. Cristiana Iommi, Direttrice della Biblioteca Angelo Mai La mostra quindi propone un agile percorso concentrato sugli anni caldi dell’epopea risorgimentale. La cronologia è quasi obbligata. Se nell’Europa romantica il linguaggio della caricatura spopola in paesi di più lunga tradizione satirica come l’Inghilterra e la Francia, in Italia gli sviluppi della moderna satira visiva sono strettamente legati alla libertà di stampa. Vista con sospetto e relegata alla dimensione privata negli anni della Restaurazione – emblematica in tal senso l’autocaricatura di Gaetano Donizetti esposta in mostra - la caricatura esplode come pratica sociale e artistica nell’Italia del 1848. Attraverso il nuovo medium del giornale satirico illustrato, essa diventa una delle forme di comunicazione più popolari e tipiche dell’Ottocento, affermandosi pienamente negli anni intorno all’Unità. “Molti giornali satirici italiani nati nel 1848-49 rivendicano legami stretti con il mondo del teatro di piazza, dalla commedia dell’arte al teatro dei burattini. Più radi, almeno all’inizio, appaiono i contatti con l’opera lirica. Eppure – proprio a partire dagli anni bui seguiti al fallimento dei moti quarantotteschi, non a caso gli stessi anni della trilogia popolare verdiana – gli intrecci con l’opera si fanno sempre più frequenti. Su questa linea, la sfida di questa mostra risiede nella convinzione che la caricatura consenta un punto di vista privilegiato, e poco noto, sul processo di popolarizzazione dell’opera e sul consolidamento del suo repertorio.

«Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio esternamente deforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore». Queste parole scritte da Giuseppe Verdi nel 1851, a proposito del personaggio di Rigoletto, sono perfette per illuminare il fenomeno e il ruolo della caricatura durante il Risorgimento. Anche un’apparenza grottesca può contenere e veicolare le passioni più forti. Specie se si tratta di passioni politiche.


“La caricatura può funzionare come un binocolo – per quanto deformato e ridicolo – da cui osservare l’affermazione e la politicizzazione dell’opera lirica nella cultura popolare italiana risorgimentale” hanno affermato i curatori della mostra, Sandro Morachioli, Paolo Moretti, Maria Elisabetta Manca. Accanto a una calibrata selezione di disegni originali, trovano ampio spazio in mostra le immagini pubblicate sui giornali satirici – una ricca miniera sulla stampa satirica italiana ed europea dell’Ottocento – grazie Fondo Paolo Moretti per la satira politica. Due sono i filoni principali della mostra. Il primo riguarda la documentazione visiva della vita teatrale e la nascita di un vero e proprio genere di umorismo grafico: la caricatura teatrale. Negli anni Cinquanta dell’Ottocento nascono infatti i primi giornali illustrati espressamente dedicati alla vita teatrale, come «Il Trovatore». Inoltre si affermano i primi artisti specializzati nella caricatura teatrale, dal teramano Melchiorre Delfico allo spagnolo José Parera (Don Sancio). La “materia prima” di questo nuovo genere caricaturale è costituita dai ritratti umoristici delle celebrità, ma sotto la lente dei caricaturisti finiscono via via anche altri, meno noti, protagonisti della vita teatrale: non solo compositori, attori e cantanti quindi, ma anche impresari, appendicisti, ballerine e, soprattutto, il pubblico brulicante e diversificato dei teatri italiani, che è forse il vero protagonista dell’opera ottocentesca.

Il secondo filone riguarda invece il crescente ruolo rivestito dal melodramma nella storia della caricatura politica. Il riferimento alle opere di più grande successo consente ai caricaturisti di alludere a un potente patrimonio, condiviso con un pubblico sempre più vasto: sfilano così sulle pagine dei giornali satirici grandi quantità di Barbieri di Siviglia, diversi Garibaldi in veste di Trovatore, magari intento a proteggere una Leonora veneziana da un austriaco Conte Luna; persino una personificazione della Libertà di Stampa che, come la Sonnambula belliniana, cammina pericolosamente sulla grondaia di una Costituzione – quella albertina – ritenuta ancora troppo fragile. Di impatto l’allestimento ideato da Federica Parolini in continuità con quanto realizzato per Tutta in voi la luce mia. La caricatura all’Opera. Satira e melodramma nel Risorgimento A cura di Sandro Morachioli, Paolo Moretti, Maria Elisabetta Manca Biblioteca Civica Angelo Mai – Atrio scamozziano Fino al 14 gennaio 2024. Mostra in collaborazione con Fondazione Accademia Carrara in occasione della mostra Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma, a cura di Fernando Mazzocca, Maria Cristina Rodeschini Associazione Amici della Biblioteca Civica Angelo Mai. 64


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Don Giovanni non Il 5 novembre è andata in scena, al Teatro Nuovo di Treviglio, va all’inferno Don Giovanni non va all’inferno, una divertente commedia per DI SCENA LA COMPAGNIA AUTOTEATRO DIRETTA DA SILVIA BARBIERI. INCASSO A SCOPO BENEFICO. TRA GLI ATTORI ALCUNI VOLTI NOTI UNITI DALLA PASSIONE PER LA RECITAZIONE E DAL DESIDERIO DI ESSERE UTILI AL PROSSIMO

la regia di Silvia Barbieri, ispirata all’opera di Mozart, ampiamente rivisitata. Un successo, quello della compagnia AutoTeatro che ha richiesto una doppia replica e che forse avrà occasione di presentarsi su qualche altro palcoscenico.

Non è la prima esperienza per questa compagnia di “volontari del Teatro” che hanno scelto questa forma per raccogliere fondi da destinare ad associazioni presenti sul territorio, ma anche per divertirsi e passare qualche ora in buona “compagnia” dedicandosi alla passione per la recitazione. Autoteatro non è composto da attori professionisti ma da appassionati i quali, amando il Teatro, mettono in comune la vocazione, forse mai davvero ascoltata, di salire su un palco davanti ad un pubblico seduto lì per vedere quello che sai fare… Per molti è una sfida, per altri un gioco, per tutti la consapevolezza di impegnarsi per una buona causa. “Una faticaccia” - mi confida Carlo Safiotti, uno dei protagonisti della commedia, che con un passato da politico non fatica ad esibirsi. Mi consiglia di sentire la regista Silvia Barbieri per maggiori dettagli. “Quello che contraddistingue questa Compagnia, comunque amatoriale - ci dice Silvia Barbieri - è il voler fare Teatro in modo molto professionale. Insomma, se si fa teatro, lo si deve fare bene,

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con tutto quello che serve. Mi ha contattato Carlo Safiotti chiedendomi la disponibilità per seguire un nuovo progetto per uno spettacolo a scopo benefico. In passato avevo lavorato sul Don Giovanni e così ne ho proposto una rivisitazione. È sempre la storia di un seduttore seriale che ad un certo punto viene processato e condannato per i suoi misfatti dalle donne che lo hanno amato e che lui ha sempre ingannato. Alla fine però il mio Don Giovanni non va all’inferno perché in fondo la colpa non è del tutto sua ma anche delle donne che gli hanno voluto credere e perché comunque arriverà un’altra ingenua che con spirito da crocerossina si lascerà conquistare convinta di cambiare le cose…! Alla messa in scena dello spettacolo hanno partecipato Roberto Catellani, Daniela Confaloniaìeri, Roberto Consonni, Silvia Cosi, Loris Ferro, Enrica Foppapedretti, Maria Grazia Gambarara, Monica Marconi, Roberto Monti, Orietta Rota, Carlo Saffioti, Laura Sonzogni. Con la collaborazione di Marco Gastoldi e Martina Suardelli. Scene e costumi Angelo Andreoli.

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RESTITUITO AL PUBBLICO IL CORO LIGNEO DI GIOVAN FRANCESCO CAPOFERRI E LORENZO LOTTO, NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A BERGAMO, AL TERMINE DEL MONUMENTALE RESTAURO. CHIUSO ‘CANTIERE VIVO’, L’INNOVATIVO PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DEL RESTAURO CHE PER UN ANNO E MEZZO HA PERMESSO A OLTRE 700MILA VISITATORI DI OSSERVARE IN DIRETTA TUTTE LE FASI DELL’INTERVENTO

il coro restaurato 68 68



Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 il Coro torna interamente fruibile da parte del pubblico: dopo la sezione del Coro dei Laici (1553-1555), inaugurata nell’aprile 2023, riportato all’originaria bellezza anche il Coro dei Religiosi, il più antico (1523-1533). Al termine di un anno e mezzo di lavori le preziose tarsie del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel cuore medievale di Bergamo Alta, sono ammirabili in tutta la loro ritrovata bellezza, tornano ad essere interamente fruibili da parte del pubblico.

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Dopo la sezione del Coro dei Laici (1553-1555), inaugurata nell’aprile 2023, torna oggi all’originario splendore anche il Coro dei Religiosi, il più antico (1523-1533). Termina così un lungo lavoro di restauro, voluto da Fondazione MIA (che gestisce la Basilica, di proprietà del Comune di Bergamo), curato da Luciano Gritti dell’omonima Bottega di restauro con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, e sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo, partner esclusivo dell’intervento.

Chiude, contestualmente, anche ‘Cantiere Vivo’, l’innovativo progetto di valorizzazione dei restauri che ha permesso agli oltre 700mila visitatori di osservare in diretta tutte le fasi dei lavori, grazie a pannelli di plexiglass su cui sono stati riportati testi, immagini e QR-code per approfondire contenuti storici e artistici legati all’opera e al suo contesto.

NUOVI STUDI SULLE OMBRE DELLE TARSIE Fin dalla prima fase di restauro – culminata con l’inaugurazione del Coro dei Laici – erano emerse alcune sorprese: il rinvenimento di un affresco di fine Trecento raffigurante una Madonna con Bambino e una tarsia decorata da Capoferri su bozzetto del pittore pavese Francesco Rosso che rimanda alla storia di Caino e Abele. Già allora era stato svelato il sistema dei “coperti”, di cui si ignorava l’esistenza, utilizzato nel Coro dei Religiosi per coprire in alcune occasioni, attraverso un meccanismo a scomparsa, le tarsie lignee raffiguranti storie bibliche con altre immagini, a motivi neoplatonici. La seconda parte dei lavori ha riportato alla sua originaria bellezza anche il Coro dei Religiosi, il più antico tra quelli realizzati da Capoferri a partire dai disegni del Lotto nella Basilica. In questa fase proprio le enigmatiche opere a motivi neoplatonici presenti all’interno di questa sezione del Coro sono state oggetto di uno studio approfondito. In particolare, si è potuto notare come i vari coperti si distinguano tra loro dal punto di vista della struttura, del disegno e del modo in cui le ombre cadono sullo stesso.


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Da questa osservazione si è compreso che l’idea progettuale era quella di dare risalto ai disegni valorizzando l’illuminazione naturale della chiesa – che in questo punto giungeva all’altare attraverso le finestre poste alle spalle del presbiterio –, poiché la luce delle candele risultava molto flebile. Un’osservazione che mette in stretta relazione il Coro con il contesto circostante, e che valorizza ulteriormente quest’area della Basilica. L’accurata analisi della distribuzione delle ombre effettuata nel corso della pulitura ha rivelato inoltre che il coperto più emblematico del Coro, ‘Creazione’ o ‘Magnum Chaos’, in origine doveva essere quasi certamente collocato in posizione dritta, con la scritta ordinata secondo le regole della lingua latina che prevede prima l’aggettivo (“Magnum”) e poi il sostantivo (“Chaos”), e dunque con i piedi in basso e le braccia nella posizione naturale. Durante un restauro, probabilmente quello di Pasquale Carrara (1855-1863), i coperti vennero smontati e successivamente ricollocati, ma posizionando il “Magnum Chaos” al contrario venne interrotta la serie di coperti che prevedono l’illuminazione dell’opera in una direzione ben precisa.



UNO SGUARDO D’INSIEME AL CORO Con l’apertura al pubblico dell’intero Coro torna alla luce una storia artistica che risale a cinquecento anni orsono quasi senza mostrare più i segni del tempo, e lo sguardo d’insieme restituisce un’immagine articolata: le trentasei immagini enigmatiche ideate da Lorenzo Lotto e intarsiate da Giovan Francesco Capoferri mostrano un’inesauribile fantasia scenica, con una narrazione che si distanzia fortemente, per esempio, dai toni aulici e composti delle opere di Tiziano che venivano realizzate in quegli stessi anni. Un itinerario “iniziatico”, che attraverso figure simboliche sintetizza visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento, in un sincretismo fra temi religiosi e archetipi pagani, concetti spirituali e temi profani, storie bibliche e metafore ermetiche, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica. Un’opera che racchiude in sé tutto lo scibile dell’umanesimo del primo Cinquecento. Queste raffigurazioni simboliche sono state pensate per non essere facilmente decodificate, così da creare un alone di mistero che dia adito a molteplici interpretazioni, anche in contraddizione l’una con l’altra. Con i suoi disegni, Lotto va oltre la relatività dell’interpretazione soggettiva, scardinando ogni certezza, superando qualsiasi spiegazione dialettica, poiché l’immagine innanzitutto deve evocare il senso di mistero legato all’ineffabilità della presenza divina. Il restauro del Coro Ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, che si era reso necessario e urgente per preservare il bene dal deperimento causato dello scorrere del tempo, ha seguito le tecniche più innovative: i lavori hanno previsto il monitoraggio micro-climatico dell’ambiente; la campagna di analisi per studiare le tecniche esecutive e le antiche vernici; la pulitura svolta con metodi tradizionali e sistemi laser di ultima generazione; il consolidamento e la disinfestazione dell’opera; la scansione 3D dell’intero Coro e il rilievo CAD di tutti gli elementi che lo compongono; la campagna fotografica di documentazione.


La scuola fatica a stare al passo “Conoscere le lingue significa entrare nel cuore e nella testa delle persone, attraverso la parola avviene il primo momento di incontro con l’altro”. Così si esprime Gloria Farisè, dirigente del Liceo Linguistico G. Falcone di Bergamo, sull’importanza di conoscere le lingue straniere - “Le lingue sono un passaporto per il mondo e servono in tutti i campi professionali, come dimostrano i diversi percorsi presi dai nostri diplomati”. Ex- docente di lettere, dal 2014 alla guida del Liceo Linguistico G. Falcone di Bergamo e da sei anni presidente provinciale di Anp (Associazione Nazionale Presidi), Gloria Farisè ci racconta la sua scuola, con alcune riflessioni sullo stato dei fatti. L’abbiamo incontrata in occasione degli ErasmusDays che si sono svolti dal 9 al 14 ottobre scorso: sei giorni per far risplendere l’Europa - come recita il motto ufficiale- promossi dalle agenzie nazionali Erasmus, con il patrocinio della Commissione Europea, per mettere in luce la diversità culturale e le numerose attività di apprendimento proposte dal programma. Quanto è diventata importante l’esperienza Erasmus oggi? Quali sono le possibilità che offre? “Oggi per imparare una lingua l’esperienza all’estero è imprescindibile. Il programma Erasmus non è più rivolto solo agli Universitari, ma prevede una ricca serie di iniziative di scambio e formazione dedicate a studenti, docenti e dirigenti delle superiori, tutte sostenute dall’Unione Europea. Per esempio, alcuni insegnanti della nostra scuola hanno effettuato un’esperienza legata alla metodologia CLIL, ovvero l’insegnamento di una disciplina non linguistica, come può essere la matematica o la storia dell’arte, in una lingua straniera. Gli alunni possono svolgere un periodo di studio o addirittura il loro momento di alternanza scuola-lavoro all’estero; i presidi possono partecipare a workshop e seminari. Sono momenti formativi molto importanti, non solo per l’apprendimento della lingua, ma per la crescita personale e per l’acquisizione di quelle che oggi sono chiamate soft skills, come hanno raccontato i nostri studenti che hanno presentato la loro esperienza durante gli ErasmusDays”. Il Liceo Falcone è scuola ambasciatrice del Parlamento Europeo dal 2019: cosa significa?

INTERVISTA A GLORIA FARISÈ, DIRIGENTE DEL LICEO LINGUISTICO G. FALCONE E PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI Anna Donatini - ph. Sergio Nessi

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“È una onorificenza rivolta al mondo della scuola secondaria superiore nei vari Paesi dell’Unione Europea per permettere la diffusione dei valori e del ruolo del Parlamento stesso tra i giovani, attraverso l’approfondimento e lo studio interattivi e il cooperative learning. Essere una scuola ambasciatrice del Parlamento comporta un’attività di approfondimento rivolta agli studenti, la celebrazione della Giornata dell’Europa, la diffusione e la promozione dei valori europei. Come può essere la condivisione della propria esperienza durante gli Erasmus Days, contribuendo a diffondere le opportunità e i valori del programma. Uno degli obiettivi della Comunità Europea, infatti, è quello di “disseminare” l’esperienza svolta, ovvero raccontarla nella comunità di appartenenza con il valore aggiunto del proprio vissuto”.


Quali sono le altre esperienze di mobilità che possono fare i ragazzi oltre all’Erasmus? “La base della nostra offerta formativa sono comprensibilmente i progetti di tipo linguistico, di mobilità o di valorizzare delle eccellenze linguistiche. Per quanto riguarda la mobilità abbiamo in attivo diversi progetti, sia individuali che collettivi, che offrono opportunità preziose e importanti. Oltre alla classica esperienza di sei o dodici mesi di studio all’estero, che coinvolge ogni anno circa una trentina di studenti, abbiamo in corso un progetto di ospitalità reciproca per effettuare due mesi di studio in Francia e in Germania, presso scuole convenzionate con il nostro Istituto. Gli studenti partecipano in base a una graduatoria di merito. In alternativa esiste la possibilità di muoversi attraverso gli scambi di classe. Quest’anno per la prima volta realizziamo, nell’ambito dell’insegnamento della lingua inglese, un’alternanza con un liceo di Istanbul: una classe di ragazzi turchi sarà ospite da noi e successivamente andremo noi in Turchia. Rispetto all’anno all’estero, che è a carico delle singole famiglie, per questi progetti i genitori devono sostenere solo il costo del viaggio. È importante cercare di essere il più inclusivi possibile. Abbiamo in essere, infine, partnership con alcune realtà del territorio, tra cui il Rotary Club di Bergamo che offre cinque borse di studio per soggiorni in Germania”. E gli altri progetti linguistici? “Partecipiamo ogni anno al Campionato Nazionale delle lingue di Urbino, con studenti che arrivano sempre tra i finalisti; andiamo a concorsi di debate, raggiungendo un livello nazionale e addirittura internazionale; aderiamo a concorsi di scrittura creativa in collaborazione con l’Associazione Genitori. Abbiamo inoltre attivato le certificazioni in tutte le lingue, tranne l’arabo, solo perché non disponibile. Per quanto riguarda i PCTO (ex alternanza scuola lavoro) svolgiamo delle attività con le scuole del primo ciclo e con altri enti, come Confindustria e il Comune. Con il Comune collaboriamo in occasione di Invito a palazzo, attività artistica e culturale di Palazzo Frizzoni”. A febbraio avete ricevuto una visita del console generale di Corea Kang Hyung Shik: attiverete l’insegnamento del coreano? “Rispetto ad altri licei linguistici offriamo, in aggiunta delle classiche lingue europee, l’insegnamento di lingue extraeuropee: cinese, russo, giapponese e arabo. Dal prossimo anno introdurremo il coreano. Questo perché, come diceva già negli anni Sessanta il sociologo Marshall McLuhan, il mondo è un villaggio globale; pertanto, siamo molto più vicini di quanto pensiamo a paesi geograficamente molto lontani da noi. È importante studiare queste lingue, non solo per motivi commerciali, ma soprattutto per un discorso culturale. La lingua veicola la civiltà di un popolo e conoscere altri idiomi favorisce la relazione con l’altro, che sia di tipo economico, politico o altro”. Le lingue più studiate? “L’inglese è studiato da tutti. In aggiunta, nel corso di studi è possibile scegliere tra una lingua europea e una extraeuropea. Tra queste, il cinese è la lingua più scelta dai ragazzi, poi l’arabo e il russo, un po’meno il giapponese. Mi auguro che l’introduzione del coreano possa avere un buon seguito”.

Provocatoriamente ci si potrebbe chiedere se serva ancora studiare le lingue, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale e l’utilizzo di tutti i programmi di traduzione istantanea che abbiamo a disposizione… “È vero, se abbiamo qualcosa che fa tutto per noi e ci fornisce le risposte, ma è anche vero che per avere la risposta giusta, bisogna saper porre la domanda giusta. Inoltre, per costruire una relazione con l’altro sarà sempre necessario un rapporto interpersonale, Google Translate non basta, serve l’incontro. Allo stesso modo l’utilizzo di Internet non è così facile, perché bisogna sempre scegliere una domanda da porre e saper leggere il risultato. Come scuola abbiamo il compito di dare ai ragazzi le competenze per utilizzare questi strumenti in modo consapevole, per essere in grado di discernere e distinguere le informazioni. Mi auguro che gli investimenti dei fondi del PNRR non siano utilizzati soltanto per opere strutturali, ma siano impiegati in parte per un lavoro di formazione sui docenti, per preparare adeguatamente i futuri professori a insegnare con modalità nuove e strumenti nuovi”.


La scuola fatica a stare al passo

Voi come utilizzate i fondi del PNRR? “I fondi del PNRR nelle scuole superiori sono stati rivolti soprattutto alla creazione di laboratori. Il nostro – che abbiamo chiamato Falco Labs – sarà dedicato alla produzione di podcast in lingua straniera”. Lei è anche presidente provinciale di Anp - l’Associazione Nazionale Presidi: quali sono le vostre riflessioni sulla scuola e i vostri obiettivi? “L’ANP è un’associazione di tipo sindacale e professionale, che utilizziamo soprattutto per confrontarci sulle diverse problematiche della scuola, attraverso incontri mensili e seminari organizzati sul territorio. Oggi gran parte del lavoro del dirigente scolastico non è di tipo didattico, ma gestionale e amministrativo, un aspetto che si è complicato sempre di più negli ultimi anni anche a causa dell’erogazione dei Fondi Europei e alle dinamiche ad essi connesse. Pertanto, è molto utile il confronto e la condivisione di queste procedure. Un altro grande tema importante per noi è legato alla nomina dei professori. Se li preside è davvero un dirigente, al pari di qualsiasi altro dirigente d’azienda dovrebbe avere la possibilità di assumere il proprio personale. Invece i concorsi per i docenti vengono svolti a livello nazionale e i professori vengono diramati nelle varie scuole sulla base di graduatorie o trasferimenti; di conseguenza il preside non ha alcuna voce in capitolo e deve accettare la decisione presa dall’alto. Faccio un esempio: in programma abbiamo un numero di ore con metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning). Come posso svolgere queste ore se non ho professori preparati in questo senso? Una volta fatti i concorsi si dovrebbe dare ai presidi la possibilità di attingere al bacino dei selezionati per scegliere il professore più consono al proprio indirizzo di studi. Nel mio caso, potrebbero essere insegnanti che, oltre ad essere preparati sulla loro materia, parlino molto bene almeno un’altra lingua, per le ore CLIL. Si potrebbe migliorare molto il sistema scolastico con qualche accorgimento del tutto fattibile”.

GLORIA FARISÈ

Un grande tema importante per noi è legato alla nomina dei professori. Se li preside è davvero un dirigente, al pari di qualsiasi altro dirigente d’azienda dovrebbe avere la possibilità di assumere il proprio personale. Invece i concorsi per i docenti vengono svolti a livello nazionale e i professori vengono diramati nelle varie scuole sulla base di graduatorie o trasferimenti; di conseguenza il preside non ha alcuna voce in capitolo e deve accettare la decisione presa dall’alto.

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Quale secondo lei la maggiore difficoltà della scuola di oggi? “A mio avviso la difficoltà più grande della scuola oggi è quella di “stare al passo”. Troppe novità si susseguono continuamente: l’alternanza scuola lavoro (ora PCTO), l’introduzione dell’educazione civica, i tutor per l’orientamento, poi la riforma degli istituti tecnici… Per la scuola è difficile essere veloci come lo è la società odierna. La scuola ha tempi propri. A questo si collegano il problema di cui parlavo prima sulla scelta del personale docente e la formazione di nuovi insegnanti. In proposito, dovremmo cercare di indirizzare verso la scuola le risorse migliori dei giovani di oggi. Questo implica anche un investimento e una revisione contrattuale importante. Ma è un lavoro che va fatto, soprattutto nell’ottica di ridurre al minimo possibile la dispersione scolastica, considerando il calo demografico italiano. Nell’inverno demografico in cui ci troviamo, bisogna curare tutti i germogli, ogni piantina va coltivata per dare il meglio, perché si tratta della nostra società di domani”.


2 Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna, Procuratore emerito della Repubblica

IL LAVORO DAL POLPASTRELLO AL DIGITALE 1. Dall’homo faber alla rivoluzione digitale Laurà, laurà, laurà è il ritornello che la gens bergamasca - che si muove nel cuore economico d’Europa - ripete con fierezza per vantare la propria passione per il fare; e nel contempo per prendere di traverso altre comunità meno laboriose.Tuttavia, a prescindere (direbbe Totò) sia dagli stakanovisti che dai fannulloni, sarebbe bene rivedere il prototipo del torchiato e depresso lavoratore nostrano, come idealizzato da certa diffusa cultura nordica. Un modello di soggetto costruito - confondendo i mezzi con i fini - intorno alla deviante assimilazione del lavoro con la stessa vita nelle sue molteplici altre esigenze affettive, emotive, conoscitive e ricreative. È in ogni caso risaputo che l’essere umano non può sopravvivere senza la fatica quotidiana. Per questo l’homo faber, trasformatosi nei secoli in homo sapiens (si fa per dire!), grazie alla sua esclusiva capacità genetico-evolutiva, scoprì il valore essenziale del lavoro sin da quando riuscì a distanziarsi dallo scimpanzé. Così che, nel corso della storia, una larga fetta di umanità, attraverso la creatività e l’adattamento della tecnologia manifatturiera, imprenditoriale e professionale, è stata capace di procurarsi il cibo e di soddisfare altresì nuovi bisogni materiali, spirituali e di contesto, a mano a mano diventati necessari per cercare di stare meglio a questo mondo. Stimolato dunque dalle lusinghe della rivoluzione digitale che procede di suo nell’innovare senza limiti, l’uomo cibernetico (sapiens sapiens?) pensa di mandare in soffitta l’antica cultura cosiddetta del polpastrello. Il sapere cioè proprio di un fare manuale costruito su competenze, trasmesse per secoli da padre in figlio e affidate alla collaudata sensibilità della mano, all’estro e al talento artigiano. Mestieri pertanto idonei a soddisfare, con il noto gusto italico e la diretta responsabilità etica e giuridica, ogni tipo di esigenza, dal fabbro al falegname al muratore…fino allo stregone. Di conseguenza, l’uomo “nuovo” si va staccando da madre natura seguendo percorsi aggressivi e predatori, e causando tra l’altro la frammentazione delle relazioni di prossimità (quelle del vicolo accanto), e creando altresì i problemi legati alla transizione ambientale-energetica, ai cambiamenti climatici, ecc. Si profila così un contesto artificiale, gravato dalla scarsezza di risorse, di tempi e di spazi, e assediato da diffusa inquietudine, testimoniata in primis dai nostri ragazzi bisognosi di umanizzare il proprio disorientamento.

2. Il lavoro in Costituzione e nella normativa ordinaria Anziché immaginare lo stato intimo della felicità a portata di mano, come pretende l’incipit della Dichiarazione di Indipendenza USA del 1776, l’art. 1 della nostra Costituzione del 1948 si limita a dichiarare che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Viene così richiamato il concetto di opus, che nella civitas romana designava ogni opera realizzata dall’attività umana fisica e creativa, quale fonte rappresentativa della dignità della persona e insieme della coesione sociale. Di conseguenza, l’art. 4 attribuisce a tutti i cittadini “il diritto al lavoro” e insieme “il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Peraltro, il vincolo che lega siffatto diritto/dovere si inquadra nel fondamentale catalogo che garantisce i “diritti inviolabili dell’uomo”, nonché tra i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2); con l’ulteriore richiamo ai principi di “pari dignità sociale” e di uguaglianza dei cittadini “davanti alla legge”, e con la successiva precisazione (art. 23) che “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. Nel quadro poi delle norme di cui al Titolo III, dedicato ai “Rapporti economici”, l’art. 35 assegna alla Repubblica la “tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”, nonché della connessa “tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32). Infine, nell’ambito della libera iniziativa economica privata, l’art. 46 “riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende”, e ciò anche “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro”. Ora appare piuttosto sbrigativa l’idea di chi ritiene che il citato assetto costituzionale debba essere aggiornato, almeno per sintonizzarlo con la più radicale rivoluzione dei modelli lavorativi imposti dal pervasivo impatto della Intelligenza artificiale (IA). È invece lecito sperare che i valori di fondo che innervano il vigente impianto costituzionale possano restare ancora ben saldi. A condizione tuttavia che la cultura digitale venga presto regolamentata - a livello universale - sulla base di un ragionevole raccordo tra i suoi infiniti utilizzi e i tanti rischi relativi (marginalizzazione dell’uomo, violazione della privacy, ecc.). Intanto, siamo tutti costretti a fare i conti con la stratificata pletora della normativa ordinaria, che da decenni disciplina il sistema lavoro, spesso sotto l’urgenza di continue emergenze. È poi però qui possibile solo citare la normativa speciale, dettata da: - Statuto dei diritti dei lavoratori (legge n. 300/1970); - Decreto legislativo n. 231/2001 in materia di responsabilità amministrativa degli enti (imprese) in base al cosiddetto catalogo dei reati-presupposto; - Decreto legislativo n. 81/2008 (e successive modifiche e integrazioni) in materia di tutela

segue


LUPUS IN FABULA della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione ai numerosi sempre più ricorrenti infortuni (anche mortali!); - Decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14 in materia di crisi d’impresa e dell’insolvenza (fallimenti); - Decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 in materia di contratti pubblici (appalti). Assistiamo dunque a una eccessiva e poco democratica “giuridicizzazione”. Ossia alla pretesa dell’ordinamento giuridico di mettere naso in tutti i comportamenti umani, lasciando poi ai cittadini, ai giuristi e alle Autorità competenti ampi margini di incertezza e di valutazioni discrezionali. Così da evocare la mordace battuta attribuita al più volte Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti (1842-1928): “la legge per gli amici si interpreta, per i nemici si applica”. 3. Il lavoro visto dalla Gen Z Molti analisti si chiedono quale sia oggi il rapporto tra il lavoro e i giovani della Gen Z, quelli cioè nati tra il 1997 e il 2012 e cresciuti tra le mille crisi di inizio terzo millennio (conflitti geopolitici, inflazione, bassi salari, ecc.). In un mondo già devastato dalla pandemia e ora abitato dalla complessità che oscura qualsiasi ipotesi di futuro, i più recenti riscontri sociologici ci raccontano che i nostri ragazzi cercano, attraverso il lavoro, prospettive di sicurezza per il maggior benessere personale possibile. La crescita della componente digitale li porta inoltre ad apprezzare la flessibilità vita-lavoro anche tramite lo smart-working, considerando comunque strategico il proprio capitale umano, senza tuttavia mirare ad arricchirsi al costo di sacrificarsi nella totale dedizione al lavoro. Consapevoli poi della loro fragilità rispetto al consumismo di massa e alla mancanza di una rete istituzionale valida nella politica attiva del lavoro, essi analizzano con inquietudine le sfide che li attendono: criticità occupazionale, deficit di ammortizzatori sociali, calo demografico, gender gap e molestie di tipo sessuale a danno delle donne lavoratrici, salario minimo legale… Infine, i nativi digitali si mostrano particolarmente sensibili di fronte alla molto critica transizione ambientale. E, nel timore di cadere vittime di nuove forme di schiavismo (es. la testa sempre china sul telefonino), essi sognano una sorta di ecologia integrale, tesa a superare l’attuale cultura (!) del lavoro completamente asservita alla logica del profitto insaziabile e irresponsabile. Essi sanno bene, infatti, che vivono in un mondo depredato, avviato ormai verso un punto di rottura (v. Papa Francesco, Esortazione Apostolica “Laudate deum”- 4 ottobre 2023). benitomel38@gmail.com

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