Qui Bergamo n.ro 280

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L’INCANTESIMO DI GORI. Azzeccato chiamare “Incanto” il programma previsto per l’inaugurazione del Teatro Donizetti, ritornato alla sua funzione dopo tre anni di restauri, e che non ha tradito le attese e la promessa di quel titolo. Siamo rimasti davvero incantati da quanto messo in scena per il ritorno alla vita del maggiore Teatro della città.

Ed è proprio quello che è riuscito a fare Giorgio Gori a Bergamo. Un vero incantesimo, grazie al quale riesce ad amministrare la città secondo i suoi programmi, senza praticamente avere un’opposizione che cerchi di metterlo in difficoltà, di discuterne le sue tesi e le sue scelte. Dobbiamo quindi arguire che il suo operato è evidentemente considerato degno di approvazione anche da chi istituzionalmente dovrebbe contrastarlo, trovarne i difetti, proporre correzioni e mantenere vivo il dibattito politico e l’attenzione dei cittadini sull’operato e sulla trasparenza di chi ha le mani in pasta. Ma, dopo la batosta elettorale patita al seguito di Franco Tentorio, le forze che si erano coalizzate sul suo nome non hanno più saputo riaffermare una loro identità politica, nè ritrovare un collante credibile e tantomeno un leader che potesse far meglio di Giacomo Stucchi. Il programma e l’agenda di Gori hanno spiazzato chi si aspettava uno sprovveduto velleitario che “provava a fare politica” e durante il suo primo mandato è riuscito a convincere anche chi non lo aveva votato la prima volta, aiutato anche dalle poche chance del suo sfidante, candidato all’ultimo momento e capace comunque di vestire dignitosamente i panni dell’agnello sacrificale. Nessuno più osa sbarrargli il cammino che procede spedito verso l’approvazione del Piano Regolatore che rispecchierà la sua visione di questa città per i prossimi anni. Si era detto che la giunta Gori era la giunta degli architetti (ben 4) ed è certo la prima volta che un PGT viene promulgato da un sindaco a sua volta laureato in Architettura. C’è quindi da confidare nella qualità del nuovo Piano di Governo del Territorio. Nè io nè voi siamo in grado del resto di poter esprimere un parere competente in merito e le assemblee organizzate da Gori in tutti i quartieri alla ricerca della condivisione del piano stesso e della sua filosofia (vedi anche ns. numero di maggio e se lo avete perso www.qui.bg.it) non servono certo a cambiarne il cammino. Gori,Valesini, Zenoni, Poli, e c’era pure la Ciagà, sono il manipolo di architetti che ha voluto dare al nuovo PGT un volto “sociale”. Non solo uno strumento tecnico per regolare e pianificare lo sviluppo della città, ma anche un indirizzo concreto per una Bergamo più inclusiva delle periferie, che riqualifica le aree dismesse, che previene ghettizzazioni ed emarginazioni e promuove cultura e un welfare attento ai bisogni dei più deboli. (V.E.Filì)

Stampato con inchiostri a base vegetale.


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