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Mattia Casse: never give up!

PIEMONTESE D’ORIGINE, BERGAMASCO D’ADOZIONE, MATTIA CASSE, 32 ANNI PUNTA DI DIAMANTE DELLA NAZIONALE ITALIANA DI SCI. LO ABBIAMO INCONTRATO TRA UNA COMPETIZIONE E L’ALTRA -O SAREBBE MEGLIO DIRE TRA UN PODIO E L’ALTRO- VISTE LE VITTORIE INANELLATE IN QUESTI ULTIMI MESI. UN RISULTATO ECCEZIONALE SE PENSIAMO AL GRAVE INFORTUNIO DI SOLO UN ANNO FA DAL QUALE È PARTITO L’INCISIVO RISCATTO…

Mattia, stagione d’oro quella in corso. Un terzo posto in Val Gardena, terzo posto a Wengen e un podio sfiorato a Kitzbuhel: come ti senti fisicamente e soprattutto moralmente?

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“Non potrei che rispondere “assolutamente bene”. La stagione è partita nel modo giusto già dalla fase d’allenamento a Copper Mountain in USA, dove nelle prime gare, nelle quali generalmente andavo piano prima di ingranare, quest’anno mi sono aggiudicato una bis, acquisendo da subito parecchi punti. Da lì il ritorno in Europa, dove è arrivato il primo podio in Val Gardena, poi Bormio, dove mi sono riconfermato nei primi dieci, Wengen con un altro podio e Kitzbuel dove per pochi centesimi non sono riuscito a fare la combo delle due classi. Però considerando che lì per la mia storia ho sempre avuto alti e bassi direi che va bene. Andiamo avanti cosi…”

Tutta questa magia è ancora più unica dopo il tuo infortunio e altre vicende correlate: cosa ti ha spinto a rialzarti e a rimetterti in gioco?

“Dopo l’infortunio mi sono trovato ad un bivio: cambiare strada o rimanere in gioco caricando la posta. Ho scelto la seconda strada, iniziando a lavorare ancora più di prima, con tanta voglia di ricominciare, puntando a risultati sempre più alti. Oggi posso dire di stare molto bene fisicamente e moralmente e ciò mi ha spinto da subito a dire ok ce la posso fare ad andare avanti, togliendomi qualche altra soddisfazione. E devo dire che ad ora i risultati stanno arrivando”.

In tutto questo chi ti è stato vicino?

“Sicuramente, a livello personale, mia moglie e la sua famiglia, ma anche gli amici, soprattutto Kristian, il mio nuovo preparatore Matteo Artina e infine gli sponsor, tra i quali l’Elettromeccanica Madaschi nonchè tantissime persone che mi hanno sostenuto con affetto. Senza dimanticare la Federazione che mi ha dato la possibilità di rimanere ai vertici e le Fiamme Oro. Questo ambiente positivo, motivante e sereno, mi ha senza dubbio aiutato, sia per la fase di ripresa, sia per i successi ad oggi raggiunti”.

Parlando di successi: cosa hai pensato appena hai razionalizzato di avere vinto il primo podio della tua carriera in Coppa del Mondo?

“Ho pensato ai miei genitori, a tutto quello che avevano fatto per me, a tutti i sacrifici che mi hanno permesso di arrivare dove sono ora. La soddisfazione di poter dire ‘finalmente ce l’ho fatta questo è per voi’ non è spiegabile”.

Che significato ha per te vestire i colori della Nazionale?

“Portare il tricolore in giro per il mondo ha un significato speciale. È un grande orgoglio perché non indossi una semplice divisa ma un segno di riconoscimento che porta con se valori profondi come rispetto, impegno ed umiltà”.

Entrando nel dettaglio, visto che sei da esempio per molti atleti e non, come ti sei preparato a livello atletico per questi successi?

“Ho cercato di fare un altro passo in avanti oltre a quelli già fatti in tutti questi anni. L’infortunio di marzo, nonostante la gravità, non mi ha precluso un ritorno sulle piste. Così mi sono convinto che era necessario stare sul pezzo ogni giorno, ogni momento, per arrivare ad una concentrazione tale che mi consentisse di fare quello switch fondamentale. Ci sono riuscito! Arrivato a fine preparazione ero ad un livello che mai avrei immaginato di raggiungere in solo quattro mesi”.

Nella tua vita lo sci ha sempre rappresentato una parte importante, partendo dalle tue origini. Hai un ricordo della tua prima volta sulla sci e di quando hai capito che avresti seguito le orme dei tuoi genitori?

“Ne parlavo con il mio allenatore mentre tornavo da Kitzbuel dopo la premiazione. Ci confrontavamo su quali caratteristiche deve avere oggi un’atleta per primeggiare: alla base credo debba esserci una passione innata e la consapevolezza che i sacrifici sono inevitabili. Io fin dagli otto anni mi sono allenato con ragazzi molto più grandi di me perché mio papa allenava la categoria dei 16/18 anni e questo è sicuramente servito ad un confronto con loro, a voler arrivare sempre più in alto ed indirettamente ad amare la velocità”.

Extra sci, nella vita di tutti i giorni chi è Mattia?

“Adesso una persona tranquilla ed equilibrata. Come tutti gli adolescenti, fino a 21 anni, ero uno sciamannato poi, dopo la perdita di mia mamma è cambiato tutto, sono maturato, ho acquisito quel senso di responsabilità che era necessario acquisire in quel momento”.

Altre passioni oltre allo sci?

“Mi piacciono tutti gli sport e posso definirmi un amatore in quasi tutte le discipline, tranne il nuoto, con il quale non ho una buon feeling. Extra sport mi sono appassionato al mondo del gaming soprattutto da quando mi sono fatto male alla caviglia: stando a letto dovevo cercare un diversivo ed ho trovato una passione. Inoltre, da buon italiano, amo i buoni ristoranti, dove mangiare e bere bene”.

Come e dove ti vedi tra dieci anni?

“Sicuro tra quattro anni ancora a sciare mentre tra dieci forse ancora qui oppure ad allenare perché no? La certezza è che sarò ancora legato al mondo dello sport”.

Mattia un’ultima domanda: il tuo sogno più grande?

“Partecipare finalmente alle Olimpiadi e lasciare il segno nella storia dello sci” .

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