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2 IL SINDACO DEL FARE

Il 18 gennaio scorso, dopo una lunga malattia, è scomparso a 89 anni l’ex sindaco di Bergamo Cesare Veneziani. Vorrei ricordarlo in queste pagine perché ho avuto il piacere di lavorare con lui durante tutto il suo mandato, durato dal 1999 al 2004. Cesare era un manager della Fiat e la sua mentalità era proprio quella del fare, un fattività accompagnata da poche parole. Era stato imprestato alla politica e la sua amministrazione di centro destra lo ha comunque sempre sostenuto durante quel quinquennio. A lui non interessava comunicare con tanti fronzoli, nemmeno all’opinione pubblica, perché era convinto che parlassero per lui le molte opere realizzate a Bergamo in quegli anni: la costruzione del sottopasso al rondò delle valli, la nuova stazione alle autolinee, il complesso della Fiera espositiva, l’abbellimento di via XX Settembre, la biblioteca Tiraboschi, il Palatenda Creberg, l’accordo di programma per la costruzione dell’ospedale Papa Giovanni alla Trucca e tanto altro. Io all’epoca ero presidente dell’ATB, l’azienda di trasporto pubblico locale, e svariate cose sono state fatte anche lì, grazie al consenso e all’appoggio del Sindaco Veneziani. Ne ricordo solo alcune che si possono apprezzare anche oggigiorno: le pensiline alle fermate del centro (prima non esistevano), la comoda biglietteria ai propilei di Porta Nuova (prima gli abbonamenti si potevano fare solo alla stazione), gli ecologici autobus a metano con la nuova stazione di erogazione del gas, il trenino turistico in città alta, l’allargamento del servizio autobus ATB ai comuni della provincia. Se queste cose si sono potute fare in pochi anni, lo si deve alla capacità di Veneziani, e della sua Giunta, di delegare e di autorizzare velocemente tutte le relative opere. Il suo ufficio nel palazzo del Comune era sempre aperto, a qualsiasi ora, e le sue capacità di ascolto e di intuizione erano rare. Non era
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uomo che cercasse dei compromessi, ma piuttosto perseguiva la pratica e il buon senso. L’ho sempre visto sorridente, anche quando le preoccupazioni lo attanagliavano. E un’altra rarità lo contraddistingueva: non ho mai udito una sua parola cattiva verso qualcuno, anche fosse stato un suo duro oppositore. Ma erano altri tempi e la politica attiva non ammetteva urla spettacolari e insulti con poca sostanza. Era semplicemente più importante il fare che l’apparire. A fine mandato, nel 2004, gli si oppose un’altra brava persona che non c’è più, Roberto Bruni, che nell’ottica dell’alternanza tipica delle amministrazioni bergamasche, gli succedette vincendo le elezioni col centro sinistra. Veneziani se ne andò dal Palazzo Comunale in punta di piedi, senza recriminazioni, forse un po’ deluso, ma sempre a testa alta. Andai a salutarlo per l’ultima volta, anche perché il mio mandato in ATB sarebbe scaduto l’anno successivo. Era sera e le luci rendevano lo storico palazzo Frizzoni di piazza Matteotti ancora più bello: che malinconia doverlo lasciare dopo 5 anni! Lui era lì in piedi davanti alla finestra del suo ufficio. Guardava fuori il brulicare della gente in una città che diventava bellissima. Si girò, mi strinse la mano, mi diede una sonora pacca sulla spalla e mi disse: “E’ andata così, peccato, c’era ancora tanto da fare!”. Sul suo viso si riconosceva il solito sorriso di sempre, solo gli occhi cercavano di nascondere un velo di tristezza profonda. Buon viaggio, Cesare e grazie di tutto. Alla prossima e in alto i cuori leggeri.