Qui Bergamo n.ro 288

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SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

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ANNO 30 - N° DUECENTOTTANTOTTO - APRILE 2022 - € 5

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ci piace che...

IDEE Vorremmo anche noi contribuire a confondere le idee agli organizzatori, già subissati di proposte per il 2023, come se fosse un assalto alla diligenza...

Non

c’è discorso pubblico che non contenga la parola magica Anno della Capitale Cultura 2023. In ogni salsa, in ogni contesto, anche se con la cultura poco ci azzecchi, non v’è politico di ogni colore che possa rinunciare a piazzare l’allocuzione fatidica, circa l’appropinquarsi della grande kermesse. Pare che le due Assessore alla Cultura, Castelletti e Ghisalberti, siano prese d’assalto da centinaia di progetti, proposte, idee che potrebbero e vorrebbero, essere finanziate o appoggiate e comunque inserite nel programmone del fatidico anno che verrà. Molti storcono già il naso sul fatto che si stanno ingenerando aspettative troppo elevate su cose ancora solo ipotetiche. Altri sono convinti che questo matrimonio celebrato a Roma, praticamante per procura, tra Bergamo e Brescia solo per consolarle della tragica pandemia, non s’aveva da fare e che, la complessità della vicenda, con tutte le implicazioni di storica rivalità tra i due territori, ha frenato sin da subito le speranze di una produttiva collaborazione.Tant’è che per gestire il tutto sono stati interpellati personaggi da fuori, con buona pace di chi sperava in un coinvolgimento diretto delle tante intelligenze che popolano le due città protagoniste dell’evento.

perchè ci piace Continuiamo a ritenere questa una grossa occasione, non fosse altro per la rimodernata che, sia a Brescia, sia a Bergamo stanno dando tutte a le istituzioni museali, dalla Piancoteca Tosio Martinengo, alla Nuova Accademia Carrara, dal restauro del coro di Santa Maria Maggiore, che vi proponiamo nelle prossime pagine e, siamo solo all’inizio. Grazie alle risorse destinate alla città che condividono il titolo, verranno restaurati e resi molto attaenti molti luoghi di interesse culturale e appoggiate con grande slancio tutte le manifestazioni di arti varie. Ci saranno mostre spettacolari, eventi speciali, concerti e balletti. Sarà sciorinato il meglio della nostra cucina e le cantine sono piene di vino... un’ottima occasione fer fare festa, noi in primis alla riscoperta del meglio di noi. Insomma, ci piace l’idea di uscire davvero di nuovo a riveder le stelle il prossimo anno, ci piacerà se saranno ripuliti i parchi, se ci saranno piazze rimodernate e nuovi luoghi di aggregazione. Ci piace pensare che il mondo intero nel 2023 guardi a noi e non più alla guerra e alla pandemia. Ci piace sapere che chi ha pensato di farci questo regalo lo abbia fatto in un momento di commozione e di riconoscimento per la nuova resistenza che ha coinvolto due realtà che più si conosceranno a vicenda e più si potranno apprezzare. Ci piace credere che i due territori possano imparare a collaborare perchè la storia insegna sempre che uniti si è più forti.

Le abbiamo già confidate ad una amica che raccoglie idee per l’organizzazione, come una talent scout, e pensiamo comunque di svilupparle come contenuti redazionali per il nostro giornale nei prossimi fino al 2023 1) Sfida tra le Università british style Una gara su una barca a remi, con otto vogatori e un timoniere, tra le rappresentanze delle due Università di Brescia e di Bergamo tipo quella che è tradizione tra le maggiori università inglesi. Esiste uno specchio di Lago a valle del ponte di Sarnico adattissimo e simbolicamente condiviso tra le due province. Potrebbero svolgersi le selezioni dei candidati e un periodo di allenamento, prima della gara ufficiale. Che ne pensano i Magnifici Rettori, accetteranno la sfida? Speriamo. 2) Capitali della S-Cultura Già da molti anni a Paratico, piccolo comune della sponda bresciana, si svolge con cadenza biennale una bella manifestazione dal titolo esplicativo “Scolpire in piazza”. Ad un numero che varia da 4 a 7, candidati scultori, scelti dopo accurata selezione, viene consegnato un blocco si pietra arenaria tipica di questa parti cavata sia nel bresciano sia nel bergamasco, nel quale gli artisti devono ricavare la statua di cui avevano fornito il bozzetto scelto, sul tema proposto, diverso ad ogni edizione. E lo devono fare nei tre giorni in cui si svolge la manifestazione durante la quale vengono ospitati dal Comune che organizza l’evento. Le opere restano in paese che, grazie alle quindici edizioni, è diventato un museo all’aperto di opere in pietra Serena. Bello sarebbe condividere da parte del comune bresciano, questa bella manifestazione con il dirimpettaio comune di Sarnico, che diventerebbe anch’esso scenario dalla kermesse in piazza e insieme a Paratico, la Capitale della S-Cultura.... 3) Il percorso dei baci Il presupposto è di contribuire alla conoscenza di luoghi particolarmente suggestivi situati tra Bergamo e Brescia. Inoltre il suggerimento al bacio, in questi momenti, riprende una tematica sul riavvicinamento delle persone così mancato negli ultimi anni. L’invito al bacio è un messaggio di pace e speranza, di affettività ritrovata, di vicinanza e solidarietà. Individueremo in un percorso romantico tra Bergamo e Brescia una serie di luoghi particolarmente adatti per scambiarsi un bacio e... Il resto sui prossimi numeri. E allora vi mando un grande bacio. (Vito Emilio Filì)


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ENRICO BERTOLINO

Dalla RESISTENZA all’

ANTIFRAGILITÀ

ENRICO BERTOLINO TORNA A BERGAMO SU INVITO DELLA FONDAZIONE ARMR PER UNA SERATA DEDICATA ALLA NOSTRA CITTÀ E AL SUO INCREDIBILE PERCORSO DEGLI ULTIMI ANNI. DALLA RESISTENZA ALL’ANTIFRAGILITÀ È IL TITOLO DELLO SPETTACOLO USCITO ALLA FINE DI UNA PIACEVOLE CHIACCHIERATA. L’INCASSO DELLA SERATA, PER CUI NON RICEVERÀ ALCUN COMPENSO, SARÀ INTERAMENTE DEVOLUTO AI RICERCATORI DELL’ISTITUTO MARIO NEGRI

Cosa sa della Fondazione che l’ha invitata a Bergamo? “So dell’attività dei ricercatori del Mario Negri e conosco il Professor Silvio Garattini, non personalmente, ma lo seguo e lo apprezzo e, quando mi è arrivata la richiesta, mi sono subito messo a disposizione anche per fare qualcosa per questa città e per questa causa, la ricerca sulle malattie rare che, magari a causa del Covid, è stata un po’ rallentata da mille altre priorità. Giustamente, ma è la ricerca che, anche in questo caso, ci ha dato la possibilità di superare la pandemia”. Preparerà qualcosa di speciale per quella serata? “Sicuramente. Questa volta vorrei trovare qualcosa che sia legato alla cultura bergamasca… anche se il muratore bergamasco è il personaggio che forse mi ha fatto conoscere di più e al quale sono davvero molto legato. L’ho pensato quando venivo a lavorare da queste parti. Mi occupavo di consulenza e formazione per aziende come la Dalmine e la Brembo ed è così che sono venuto in contatto con il dialetto e che mi sono un po’ appassionato alla vita dei muratori che vedevo ogni mattina. Io uscivo presto e al casello li vedevo incolonnati che entravano in autostrada, per rientrare la sera quando io ne uscivo, sempre nel numero preciso che sta dentro al Transit, con i cuscini sui finestrini, uno guidava e gli altri dormivano. Hanno un bioritmo diverso… Ho avuto modo di conoscerli meglio anche perché la casa dove abito l’hanno costruita dei bergamaschi. Lì ho creato la rivalità tra l’architetto milanese e il muratore bergamasco. Che faceva ridere… Adesso sono diventati tutti piccoli impresari, hanno la loro bella squadra, dove dentro trovi di tutto, e tutti comunque si capiscono grazie al dialetto bergamasco. C’è un link dove puoi tradurlo”. Parlerà della guerra? “Purtroppo la guerra non è motivo di ilarità. Però alcune vicende fanno riflettere. Come il caso dei russi che sono venuti a Bergamo per il Covid... Adesso tutti a dire, ecco le spie, i militari, ecc. Però, grazie anche al lavoro dei loro medici, è stato messo in piedi un ospedale a ritmi cinesi. Penso che la guerra possa essere superata solo da un concetto espresso anche da Papa Francesco. “Fratelli tutti”. Bisogna stare uniti e la cultura bergamasca di collettività ne ha dentro tanta. Almeno per quella che è la mia percezione, da milanese quando vengo a Bergamo. Anche nella sanità, penso al Papa Giovanni ma anche alle Cliniche Gavazzeni e allo sforzo davvero a tratti eroico che hanno dovuto affrontare. Ma può esserci ilarità anche nel concetto stesso di guerra che sembra sempre roba degli altri, tranne quando ci è vicina, allora diventa roba nostra”.

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Cosa pensa del fatto che a fare la guerra a capo degli ucraini ci sia un ex comico? “Zelensky ha cambiato la pelle… È un altro, che non è un comico, ma rasenta una comicità involontaria come alcuni personaggi del passato che speravamo non esistessero più. Questo vuol dire che la storia insegna ma noi purtroppo non impariamo”.


Nato a Milano nel 1960, dopo la laurea alla Bocconi inizia la sua attività nel settore bancario, nella divisione Coordinamento Risorse, Marketing e Sviluppo Prodotti Finanziari in Italia e a Londra.

La sua carriera artistica comincia tra il 1996 e 1997 anni vincendo alcuni prestigiosi concorsi per giovani comici tra cui Il Cabaret del Cabaret, Bravo Grazie! e il Festival del Cabaret Ugo Tognazzi. Nel 1997 debutta sul grande schermo con il film Incontri proibiti con Valeria Marini per la regia di Alberto Sordi. Nel 1998 arriva sul piccolo schermo con Ciro, il figlio di Target (Italia 1), Facciamo Cabaret (Italia 1), Mai dire gol della Domenica (Italia 1),Target (Canale 5), Mai dire gol (Italia 1) e Quelli che il calcio (Raitre). Tra il 1998 e il 1999 calca le tavole del palcoscenico con gli spettacoli D’altra parte è così e The day after. Nel giugno 1999 vince il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi. Sempre nel 1999 è su Italia 1 con i programmi: Festa di classe, Facciamo Cabaret, Ciro, Comici e Mai dire gol e su Raidue con Convenscion. Torna sul grande schermo con La grande prugna di Claudio Malaponti. Nello stesso periodo è vincitore del Premio Walter Chiari – Città di Cervia. Tra il 2001 e il 2002 continua la carriera televisiva e prosegue parallelamente anche quella teatrale con lo spettacolo Il diluvio fa bene ai gerani. Nel 2003 pubblica per Mondadori Ho visto cose… e nel 2005 Quarantenne sarà lei. Nello stesso anno e per l’anno successivo porta in teatro Voti a perdere. Sempre tra il 2005/06 fino al 2008 è protagonista della sit-com di Raidue Piloti. Nel 2008 torna in libreria con I Manuali di autodistruzione editi Sperling&Kupfer è tra le guest star del programma di Canale 5 Zelig dove ritorna nel 2010. Porta in tournée lo spettacolo Lampi accecanti di Ovvietà. Dal 2005 al 2010 ha condotto su Raitre Glob – l’Osceno del villaggio e da dicembre 2010 a dicembre 2011 è in tournée con lo spettacolo Passata è la tempesta? Nuovi lampi di ovvietà. Nel 2012 conduce su Raitre il suo nuovo programma Glob Spread e pubblica con Mondadori Pirla con me. Dal giugno 2016 porta nei teatri italiani instant theatreâ spettacolo in cui narrazione, attualità, umorismo, storia, costume, cronaca, comicità, politica e satira si incontrano. La formula, sperimentata con successo in momenti salienti della politica italiana, ha visto salire sul palco i due candidati sindaci Giuseppe Sala e Stefano Parisi nello spettacolo Vota tu! (che a me vien da ridere) in occasione delle elezioni amministrative milanesi del giugno 2016. Successivamente, nell’ottobre e nel novembre 2016 con lo spettacolo Perché boh – Guida comica allo sfruttamento della Costituzione, Enrico Bertolino ha affrontato il tema del referendum costituzionale invitando sul palco il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il Sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto (sostenitori del Sì) e il leader della Lega Nord Matteo Salvini e l’On. Stefano Fassina (sostenitori del No). Nel settembre scorso l’instant theatre è approdato anche alla Summer School della Scuola di Politiche fondata da Enrico Letta, intervistando quest’ultimo insieme al Romano Prodi. All’intensa attività artistica Enrico Bertolino affianca da sempre un’attività professionale nella quale si occupa della formazione sulla comunicazione e della spettacolarizzazione di eventi formativi e conventions aziendali. Da gennaio ad aprile 2018 è partita una nuova tournèe teatrale con lo spettacolo di instant theatre Di male in seggio, dedicato alle ultime elezioni politiche che ha analizzato, ridendone, il rapporto degli italiani con la politica. Lo spettacolo che ha visto tra gli ospiti Guido Crosetto, Giovanni Toti, Sergio Cofferati e Maurizio Gasparri, ha toccato le città di Bologna, Genova, Torino, Verona, Lecce, Roma e Milano registrando un grande successo di pubblico.

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Lei crede ancora nell’Europa? “Più che credere all’Europa di adesso, penso che non esista alternativa. Perché, anche in questo caso, da soli non si va da nessuna parte. È concepita con strutture che devono essere migliorate e non tanto sull’esercito in comune o su questioni economiche. Noi non siamo come gli Stati Uniti d’America. Loro si sentono attaccati ad un concetto di patria che in Europa non è molto diffuso. La patria la sentiamo nominare soltanto il 25 aprile o il 2 giugno perché facciamo il ponte. Abbiamo dentro tanta storia ma è difficile immaginare cosa possa accomunare un finlandese e un maltese, in termini di tradizioni e cultura. Ma dovremo trovare la maniera di farla quagliare l’idea di Europa Unita, perché l’alternativa è non essere neanche “negoziali”. Faccio l’esempio del gas: se ognuno adesso va da Putin a fare la spesa… avrà vinto Putin. Se uno va in Cina a negoziare da solo, avranno vinto loro. Solo se ci mettiamo insieme possiamo essere più forti. Certo, mettere insieme tante teste, non è mai facile ma deve diventare possibile”. Una delle teste da far ragionare è proprio quella degli americani che, spesso, su certe cose sono i più difficili da convincere… “Assolutamente. Non vogliono perdere i loro privilegi… però hanno dalla loro la concretezza. Come i bergamaschi e i friulani. Sono andato a Gemona e sono rimasto impressionato nel vedere dalle fotografie com’era ridotto il paese dopo il sisma e com’era risorto dopo poco tempo. Però, mi raccontavano che la gente del paese, dopo aver constatato i danni, ha numerato una ad una le pietre con cui erano costruite le case per poterle rimetterle insieme”. ENRICO BERTOLINO

Dalla RESISTENZA all’

ANTIFRAGILITÀ

L’antifragilità offre una nuova visione del mondo. La prospettiva che cambierà le nostre idee sulla società e ispirerà le nostre scelte quotidiane. Ci aiuterà a comprendere come il nostro corpo si protegge dalle malattie e le specie viventi si evolvono, come la libertà d’impresa crea prosperità e il genio si trasforma in innovazione. La chiave di tutto è l’antifragilità. Sappiamo che la nostra incapacità di comprendere a fondo i fenomeni umani e naturali ci espone al rischio degli eventi inaspettati. Ma l’incertezza non è solo una fonte di pericoli da cui difendersi: possiamo trarre vantaggio dalla volatilità e dal disordine, persino dagli errori, ed essere quindi antifragili. Medicina, alimentazione, architettura, tecnologia, informazione, politica, economia, gestione dei risparmi: sono solo alcuni dei campi di applicazione pratica in cui Nassim Nicholas Taleb ci accompagna, con l’ironia e la verve polemica che lo hanno reso celebre. Attingendo da uno sconfinato repertorio di episodi storici, fenomeni biologici e naturali, curiose esperienze personali, unendo la logica alla scettica saggezza degli antichi e allo spirito pratico dell’uomo della strada, Taleb è riuscito nel tentativo di creare una guida eclettica, scanzonata e iconoclasta per orientarsi in un mondo imprevedibile e dominato dal caos, il mondo del Cigno nero. Antifragile. Prosperare nel disordine. 6

Conosce Gori? “Sì molto bene. È stato uno dei migliori direttori di Canale 5. Non ci frequentiamo ma lo stimo molto. Quando era in Magnolia è stato produttore di alcuni miei spettacoli”. Farà qualche battuta su Gori? “Beh vedremo qualcosa si trova sempre…”. Le due amministrazioni di Bergamo e Brescia stanno preparando l’evento della Capitale Italiana della cultura per l’anno prossimo. Qualche suggerimento agli organizzatori? “Bisogna puntare sulle tradizioni e, su tutte, metterei la Resistenza. Brescia è la Leonessa d’Italia per essersi opposta con valore agli invasori nelle Dieci Giornate e la resistenza bergamasca durante il primo periodo del Covid non è stata meno eroica. Due tipi di resistenze diverse. Questo potrebbe essere un tema. Più che la resilienza, che francamente ha anche un po’ stancato come parola. Fra altro, non c’entra con le persone. Resilienti infatti, possono essere i materiali. Me lo ha spiegato un muratore su un cantiere. Il marmo è bellissimo ma non è per niente resiliente, invece il linoleum, che sembra il figlio brutto del parquet, è resiliente. Perché si deforma sotto la pressione e poi torna come prima. Preferisco Resistenza e, soprattutto, mi piace il concetto di Antifragilità inventato da Taleb. Quando prendiamo una sberla, è vero che torniamo come prima, ma abbiamo imparato come non prenderne altre. Dalla resistenza all’antifragilità. Nella sanità, ad esempio, ho trovato persone che hanno preso la botta e hanno imparato. Quando Giacinto Gambellini di Confartigianato mi ha proposto di venire a celebrare, con il mio personaggio del muratore bergamasco, il successo dell’ospedale costruito alla Fiera ho proposto invece uno storytelling, come si dice oggi, raccontando cos’è successo davvero quando ai bergamaschi è stato chiesto di partecipare all’operazione ospedale in Fiera. Il 70% delle aziende interpellate si è messa a disposizione, persino gli ultrà dell’Atalanta sono venuti a dare una mano a scaricare i camion senza dimenticare gli Alpini, altra figura grandiosa, tipica di queste parti. Li ho visti provare il coro sotto il sole di Luglio, davvero mitici...”. Da noi li amiamo tutti... “Nessuno dimenticherà il Generale Figliuolo, che abbiamo preso un po’ tutti in giro per le medaglie appese alla giacca ma, senza uno così, non si andava da nessuna parte. Se un Alpino riesce a portare un mulo a tremila metri con l’obice in groppa, vuol dire che gli puoi affidare anche le chiavi di casa. La differenza con i cicianebbia, come chiamano noi di Milano, è che il bergamasco è molto più operativo...”. Come spiegerebbe ad un bambino cosa sono le malattie rare? “Sono malattie che si possono vincere, come tutte le altre. Solo che capitano a poche persone, non sono dei mostri e non bisogna mai avere paura ma affidarsi alle persone giuste, ai medici che studiano per trovare una cura a tutte le malattie”. OVVIAMENTE VI ASPETTO TUTTI AL TEATRO DONIZETTI IL 25 MAGGIO!


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2 POLITICANDO

di Maurizio Maggioni

BOTTE DA ORBI LUNGO L’OGLIO Brescia e Bergamo Capitale della Cultura: qualcuno l’ha già chiamata una convivenza forzata, un matrimonio riparatore, altri pensano che sia un’occasione imperdibile per una storica allenaza. Ma tra le due città la collaborazione non è mai stata possibile. E non è storia di oggi. Infatti, se in tempi recenti la rivalità tra Bergamo e Brescia si limita a quella calcistica che peraltro vanta episodi entrati nell’albo d’oro delle bravate da ultras, come quando gli atalantini fecero entrare in campo un maialino per ricordare l’appellattivo “sunì” (maiale) con cui vengono apostrofati i tifosi delle rondinelle, le alterne fortune delle due società hanno evitato negli ultimi anni quegli arroventati pomeriggi che vedevano le due squadre una contro l’altra nel derby delle provinciali lombarde. Un tempo però le genti che vivevano di qua e di là dell’Oglio se le davano di santa ragione, anzi vedremo, santissima. Come spesso accaduto nella storia, anche in questo caso è la chiesa a causare le guerre... Sono le due potentissime Diocesi ad entrare in collisione a causa di una serie di possedimenti che, per via di lasciti o perchè acquisiti in segreto, si trovavano al di là del naturale confine segnato dal fiume Oglio. La faida tra Bergamo e Brescia esplose nel 1126 quando un bresciano, Giovanni Brusati, decise di vendere i suoi possedimenti per finanziarsi la crociata che si apprestava ad intraprendere in Terra Santa. In questi casi, piuttosto comuni all’epoca, la prassi era che i terreni fossero acquistati dalla curia locale, ma sfortuna volle che le casse di quella bresciana fossero tristemente vuote. E così Bergamo decise di acquistare i paesi di Volpino, Ceratello e Onalino, ognuno dotato di un bel castello. Il ponte romano in pietra di Palazzolo sull’Oglio era situato lungo la via Gallica, strada romana che collegava i maggiori centri della Pianura Padana e che iniziava a Grado e terminava a Torino.

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A Brescia la presero malissimo e per trent’ anni tra i due comuni la tensione fu altissima. Per redimere la questione intervenne l’Imperatore in persona, Federico I Barbarossa, che decretò la restituzione dei territori a Brescia nel 1154. Bergamo sulle prime si adeguò, ma al confine le scaramucce militari erano frequenti e nel 1156 scoppiò, inevitabile, la guerra. Il campo di battaglia scelto fu Palosco e per Bergamo fu una disfatta: la sera prima dello scontro l’esercito bresciano sferrò un attacco a sorpresa all’accampamento bergamasco dove i soldati stavano dormendo, uccidendone 2500; venne addirittura rubato il gonfalone cittadino di Sant’Alessandro, il massimo affronto per un comune all’epoca. La pace siglata poco dopo prevedeva che Bergamo rinunciasse per sempre ad ogni pretesa sui territori contesi. LA BATTAGLIA DELLA MALAMORTE Per i successivi 35 anni la situazione restò piuttosto calma finchè, nel 1191, scoppiò una nuova guerra: questa volta il terreno dello scontro fu Rudiano, sulle rive dell’Oglio, e gli esiti per i bergamaschi furono ancora tragici. Con i loro alleati cremonesi, sfruttando un ponte di barche, attaccarono di sorpresa le truppe bresciane, facendole indietreggiare; la vittoria sembrava a portata di mano quando arrivarono truppe di riserva bresciane. I bergamaschi e i cremonesi, scambiandole per milanesi, alleati dei bresciani e considerati imbattibili, si ritirarono di gran carriera sul ponte di barche da dove erano arrivati. Ma il ponte cedette e la maggior parte dei soldati morì annegata, mentre i pochi superstiti furono passati a fil di spada dai bresciani. Per questa tragica fine lo scontro è conosciuto anche come “battaglia della malamorte”. Alla fine di quello stesso anno, l’Imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa, intervenne per una soluzione definitiva: i territori a sud del lago d’Iseo sarebbero passati a Bergamo, quelli della val Camonica a Brescia. Una piccola rivincita per Bergamo arrivò nel 1237, nell’ambito della guerra tra guelfi e ghibellini: nella battaglia di Cortenuova, le truppe fedeli all’Imperatore, tra le quali i soldati di Bergamo, schiacciarono l’esercito della Seconda Lega Lombarda, sostenuta dal Papa, che schierava tra le sue fila truppe bresciane. Ad maiora e buon I° maggio.


IN VISTA DEL 2023, CHE INDUCE LE DUE CITTÀ A COLLABORARE PER ESSERE CAPITALE DELLA CULTURA, TUTTI SIAMO PROTESI A QUESTO OBIETTIVO CHE HA COME PRIMO OSTACOLO DA SUPERARE L’ATAVICA COMPETITIVITÀ DELLE DUE PROVINCE E NON SOLO IN CAMPO CALCISTICO

MANDIAMOGLIELE A DIRE COSA PENSANO I BRESCIANI DEI BERGAMASCHI E VICEVERSA Intervista incrociata, semiseria e un po’ provocatoria, a due personaggi politici della Lega molto conosciuti nelle loro rispettive città. Precisiamo che abbiamo chiesto noi ai due protagonisti di essere ironici e irriverenti e, di certo, non si sono risparmiati specie il bergamasco, l’On. Daniele Belotti. Più serio il bresciano Fabio Rolfi, attuale Assessore regionale per Agricoltura e Alimentazione.

Fabio Rolfi

Nella Lega da giovanissimo è stato vicesindaco di Brescia con Adriano Paroli. Adesso in Regione come Assessore all’Agricoltura. Molto attivo e sempre vicino ad allevatori e coltivatori e alle loro battaglie. Potrebbe essere condidato sindaco a Brescia ma per lui Quanto conosce Bergamo? “Conosco bene Bergamo e ho impara- potrebbero anche to a conoscerla meglio in questi cinque aprirsi futuri anni da assessore regionale all’Agricoltu- percorsi a Roma. ra e Alimentazione. Il territorio orobico da questo punto di vista è molto attivo e ha una grande storia da raccontare. La città ha saputo essere l’epicentro di tutta la provincia, trasformandosi in una grande vetrina per i prodotti agroalimentari sia delle valli che della pianura”. Quante volte ha visitato davvero la città da turista? “Sono stato spesso in città alta. Mi piace percorrere a piedi via Sant’Alessandro fino alle mura. Ammetto però di conoscere poco le periferie e i quartieri”. Quali sono i monumenti che l’hanno colpita di Bergamo? “Piazza Vecchia in primavera è affascinante, con centinaia di studenti universitari che la frequentano e la animano, circondata dal Palazzo della Ragione, la Torre civica e la biblioteca. Mi piace molto il teatro Donizetti dove sono stato diverse volte”. Cose le piace di più della città? “La vicinanza con Brescia! Battute a par

Lui a Roma ci è già arrivato e non si sogna di lasciare il posto in Parlamento che si è guadagnato con anni di battaglie politiche sempre sotto i vessili della Lega, prima come consigliere comunale e regionale poi. Si considera uomo di partito che va nella direzione che il partito gli indica. Recentemente è stato responsabile dell’area Toscana.

Daniele Belotti

Quanto conosce Brescia? “Il panorama dall'autostrada lo conosco bene, con il Crystal Palace e le tre torri del centro direzionale da un lato e l'inceneritore dall'altro”. Quante volte ha visitato davvero la città da turista? “La prima volta in terza elementare. Ci avevano portato a visitare il Castello, la Maddalena e lo zoo. Mi è bastato. Da quel giorno ho ammirato ancora di più Bergamo. Dagli anni ‘90 le mie visite turistiche si sono concentrate soprattutto sulla zona di Mompiano. Alcune di queste gite, mi ricordo, sono state anche piuttosto animate; un paio di volte ero pure venuto con un tour organizzato in motorino insieme a oltre un migliaio di amici. I bresciani ci hanno sempre accolto con saluti di gioia e ghirlande di fiori. Momenti indimenticabili”. Quali sono i monumenti, le chiese, i musei ecc. che l’hanno colpita di Brescia? “Dalla gita delle elementari, a parte il dromedario dello zoo, non ho grandi ricordi di monumenti, chiese o di musei. 9


te, Bergamo è una città relativamente piccola, visto che ha 120.000 abitanti, ma ha la capacità di pensare in grande. Un pregio che le ho sempre riconosciuto. Trovo nei bergamaschi anche un grande attaccamento alle proprie origini e al proprio territorio”. Tre personaggi di Bergamo che le piace ricordare? “Gaetano Donizetti, Ermanno Olmi e Papa Giovanni XXIII.Tre grandi uomini”. Conosce la cucina bergamasca? Quali piatti le piacciono di più? “Certo. La provincia bergamasca è culla di grandi formaggi e di ricette antiche che si perdono nella notte dei tempi. Il Branzi, il Taleggio, il Formai de Mut dell’alta Valle Brembana, lo Strachitunt. Impossibile poi non citare i casoncelli bergamaschi. In Lombardia ogni territorio ha tanto da raccontare”. In cosa pensa siano migliori i bresciani rispetto ai bergamaschi? “Brescia è più innovativa, più aperta, forse anche per le dimensioni. Una proiezione al futuro che dobbiamo saper incanalare bene”. Quali sono i difetti peggiori dei bergamaschi? “Si prendono troppo sul serio! Scherzare sulle proprie tradizioni, sulla propria squadra e sulla propria città è un atto d’amore, non di lesa maestà. A volte su questo mi piace provocare i colleghi bergamaschi. E loro ci cascano sempre”.

Fabio Rolfi

I loro pregi? “Sanno fare sistema più dei bresciani per valorizzare ciò che hanno. Ne abbiamo molte dimostrazioni ed è un aspetto su cui Brescia deve lavorare. Basti pensare all’aeroporto. Può sembrare una questione marginale e invece grazie all’impegno di molte realtà Orio al Serio è diventato uno degli hub più importanti d’Europa. Questo genera indotto e opportunità economiche”. In cosa pensa siano più diversi? “Qui si rischia di cadere nei luoghi comuni. Però la rivalità tra Brescia e Bergamo è diventata iconica. Anche il The Guardian ne ha parlato. L’orgoglio cittadino e lo spirito di appartenenza sono valori sani che vanno tramandati”. In cosa sono invece più simili? “Nella grande dedizione al lavoro e nella determinazione. Talvolta due caratteristiche che vengono viste in negativo all’esterno e che invece rappresentano la base su cui i nostri genitori e i nostri nonni hanno costruito ciò che siamo e che stiamo vivendo”. In che cosa secondo lei potrebbero unire gli sforzi per migliori risultati anche oltre il 2023? “Promuovere un territorio significa creare benefici su tutte le realtà vicine. In materia di turismo dobbiamo comunicare all’esterno la bellezza delle due province, partendo dalle ricchezze enogastronomiche”. Politicamente, Bergamo e Brescia sono rette da due giunte di centrosinistra. Quali raccomandazioni si sente di dare agli amministratori locali in vista della grande occasione del 2023 Capitale della Cultura? “Sia Brescia che Bergamo sono state protagoniste di alternanza politica negli ultimi decenni e sarà così anche nei prossimi anni. Sono convinto che l’evento del 2023 sia un’occasione unica per le due città e debba portare benefici a lungo termine che anche le future amministrazioni dovranno sfruttare. In questo caso con continuità. Bisogna avere la lungimiranza di coinvolgere tutte le realtà del territorio, far percepire ai cittadini come questo sia un evento di tutti. Dividersi tra destra e sinistra, tra Comuni e Regione non serve. È il momento per tutta la politica di dimostrarsi all’altezza della situazione”. In attesa che il Brescia torni in serie A. Sarebbe d’accordo per due partite a scopo benefico Brescia contro Atalanta a Brescia a ritorno a Bergamo per una raccolta fondi magari per i profughi Ucraini? “Ogni iniziativa benefica non può che essere sostenuta e quindi spero si riesca a organizzare, anche se le due squadre hanno calendari molto fitti e non è giusto che la politica imponga questo genere di iniziative. Per iniziare potremmo fare però una sfida tra personaggi pubblici bresciani e bergamaschi. Un po’ di sport ci farebbe bene”.

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Daniele Belotti allo stadio di Zagabria con la figlia Beatrice. Chissà per che squadra tifa? Da notare la giacca mimetica nerazzurra dell’Onorevole.

Cose le piace di più della città? “Sono sempre rimasto molto affascinato dal termovalorizzatore della A2A. I suoi riflessi e le gradazioni colorate della ciminiera che tendono all'azzurro del cielo, devo ammettere che sono spettacolari. Una vera opera d'arte”. Tre personaggi di Brescia che le paiace ricordare? “Confesso di avere appeso in camera il poster di Mario Balotelli e del bresciano d'adozione Carletto Mazzone. Per il terzo dovrei controllare wikipedia perché non me ne vengono in mente altri...”. Conosce la cucina bresciana? “Una volta mi hanno portato a mangiare la minestra sporca con i fegatini. Sono stato male tre giorni”. Quali piatti le piacciono di più? “I casoncelli, ma quelli di importazione orobica”. In cosa pensa siano migliori i bergamaschi rispetto ai bresciani? “Pota, de sigür ‘n del fubal”. Quali sono i difetti peggiori dei bresciani? “Pota, de sigür i è mia bù ‘ndel fubal” I loro pregi? “Non ho capito la domanda”. In cosa pensa siano più diversi? “Se un bresciano mi dice ‘Gnaro, mi dai due paine che poi vado a baita?’ non noti qualche differenza?”.

In cosa sono invece più simili? “Visto che usano poco la Brebemi, facciamo la stessa coda per andare in autostrada a Milano”. In quali settori secondo lei potrebbero unire gli sforzi per migliori risultati anche oltre il 2023? “Prima vediamo come va il matrimonio combinato del 2023”. Politicamente, Bergamo e Brescia sono rette da due giunte di centrosinistra. Quali raccomandazioni si sente di dare agli amministratori locali in vista della grande occasione del 2023 Capitale della Cultura? “In effetti siamo uniti da questa sfiga. Una raccomandazione? Non pensare solo alla cultura radical chic da salotto, ma anche alla storia e alle tradizioni locali. Ah, se poi ce la fanno, anche se ormai è troppo tardi, bisogna cambiare il logo Bg-Bs 2023: se lo vedesse Fantozzi potrebbe definirlo come la corazzata Potemkin. Per 50 mila euro si poteva fare molto, molto di più”. In attesa che il Brescia torni in serie A, sarebbe d’accordo per due partite a scopo benefico Brescia contro Atalanta a Brescia a ritorno a Bergamo per una raccolta fondi magari per i profughi Ucraini? “Assolutamente sì, però la domanda è posta male. Quella corretta sarebbe: Nell’infinita attesa che il Brescia torni in serie A...”.

Se desiderate esprimere vicendevolmente cosa ne pensate dei vicini Bresciani-Bergamaschi potete farlo scrivendo a segreteria@editaperiodici.it

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Le attività di Fondazione Brescia Musei sono sostenute anche dall’“Alleanza per la cultura”,ùoriginale patto pubblico-privato in forma di membership culturale per le aziende, progetto insignito nel 2021 della menzione speciale “Networking in Arts” dell’ottava edizione del ùprestigioso contest “cultura + impresa”, che permette alla Fondazione di attivare una solida pianificazione triennale dell’attività grazie al contributo di oltre trenta aziende e istituzioni del territorio.

COMPLEANNO E NUOVO ALLESTIMENTO

UN NUOVO ALLESTIMENTO DEDICATO AL SETTECENTO, NUOVE ACQUISIZIONI, UNA APP, UNA NUOVA IDENTITÀ VISIVA: PINACOTECA TOSIO MARTINENGO FESTEGGIA IL SUO QUARTO COMPLEANNO DALLA RIAPERTURA CON TANTE NOVITÀ E 9 GIORNI (DAL 26 MARZO AL 3 APRILE 2022) CON UN BIGLIETTO SPECIALE E RIDOTTO, INSIEME ALL’AVVIO DEL FORMAT PTM ARTI+ CON LO SPETTACOLO DI DANZA STANZE \ ROOMS

Pinacoteca Tosio Martinengo festeggia il suo quarto anno dalla riapertura del 2018 e accoglie il suo pubblico con tante, importanti novità: il rinnovato allestimento dedicato ai dipinti delle sale del Settecento che, oltre a vedere il ricollocamento delle collezioni civiche bresciane e l’esposizione di opere fino a ora custodite nei depositi, si arricchisce di 11 prestigiose acquisizioni; la nuova App EasyGuide, che permetterà di acquisire contenuti multiumediali dal proprio smartphone, con la funzione di audioguida e video per viaggiare attraverso i sei secoli di storia e gli oltre 100 capolavori della Tosio Martinengo con itinerari tematici profilati sui diversi tipi di visitatori; la nuova identità visiva di Pinacoteca Tosio Martinengo, firmata Paolo Tassinari; il nuovo format PTM ARTI+: un palinsesto di iniziative che coinvolgono il pubblico grazie a spettacoli di danza, teatro, musica, previsti all’interno delle sale del museo.

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STEFANO KARADJOV, Direttore Fondazione Brescia Musei “Oggi è un giorno importantissimo nel rilancio della Pinacoteca Tosio Martinengo e in generale nella vita della Fondazione Brescia Musei che gestisce e valorizza le collezioni bresciane e i Musei Civici - ha commentato Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei. Non riallestiamo soltanto sette preziosissime sale della Pinacoteca con l’arricchimento di 11 nuove opere per le collezioni civiche, ma grazie a questo forte elemento di novità, particolarmente significativo, visto il periodo difficile in cui questo progetto è stato completato, intraprendiamo un cammino di valorizzazione biennale che porterà la nostra Pinacoteca a una riconoscibilità nazionale ed internazionale, quale le sue collezioni meritano. Ai progetti delle grandi mostre per il 2023 intorno al Settecento con Giacomo Ceruti, e al Cinquecento con Moretto, Savoldo, Romanino, i nuovi strumenti di visita, come la App multimediale o la App Game con Geronimo Stilton ed infine il nuovo linguaggio del design della comunicazione, firmato Paolo Tassinari. Senza dimenticare un microcosmo di eventi biennale di Palazzo, tutti contemporanei: danza teatro musica. La Pinacoteca si riappropria del proprio luogo di cenacolo, vivo e vitale, dove la creatività contemporanea ha cittadinanza e grazie a essa le collezioni e lo stesso Museo ripopolano il panorama culturale di questa città”.

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ROBERTA D’ADDA, curatrice delle collezioni e del progetto di riallestimento “Nella vita di un Museo - ha spiegato Roberta D’Adda, curatrice delle collezioni e del progetto di riallestimento - è un fatto straordinario e una immensa fortuna che - a quattro anni dall’apertura - l’arrivo di un nucleo omogeneo di opere consenta di ripensare un’intera sezione. Il racconto della cultura pittorica settecentesca attraverso le opere della Pinacoteca si arricchisce di un nuovo capitolo: una lettura a più voci dei significati e delle forme che i soggetti di tema popolare assunsero nel corso di un secolo capace di coniugare, nell’arte di Giacomo Ceruti, miseria e nobiltà”.

IL SETTECENTO

Il nuovo percorso, curato da Roberta D’Adda, coordinatrice dell’area collezioni e ricerca di Fondazione Brescia Musei, con la preziosa collaborazione del comitato scientifico della Fondazione e dedicato al Settecento è frutto di donazioni, comodati e prestiti. Un allestimento che permette una visione ampia di un secolo tanto ricco di storia e arte e approfondisce uno dei filoni più presenti in Pinacoteca Tosio Martinengo, quello della pittura a soggetto popolare e quotidiano, ma non solo. Il progetto interessa ben 7 sale e arricchisce gli spazi della Pinacoteca di nuove scelte cromatiche. Un excursus nel secolo dei lumi, arricchito con opere di Eberhard Keilhau detto Monsù Bernardo (1624 - 1687), di Antonio Cifrondi (1656 - 1730), di un seguace di Pietro Bellotti, di Giacomo Francesco Cipper detto Todeschini (1664 - 1736) e di Giacomo Ceruti detto Pitocchetto (1698 - 1767) insieme ai generi più caratteristici presenti in Pinacoteca: l’inserimento nel percorso espositivo di 4 ulteriori dipinti delle Collezioni Civiche bresciane, le “nature vive” di Giorgio Duranti (1683 1768) fino ad oggi custodite nei depositi, fino alle “pitture di pigmei” di Faustino Bocchi. Opere provenienti dal legato di Domenico Galantino, il comodato BPER Banca e famiglia Fenici Gramignola, la donazione di Clara Bottarelli in memoria di Pierangelo Gramignola, collezionista e mecenate.

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Nella pagina a destra, Giacomo Ceruti detto Pitocchetto (Milano, 1698-1767) Madre con bambino, 1730 circa Olio su tela 2022, comodato, collezione BPER Banca


GIACOMO CERUTI

Le “nuove” opere di Giacomo Ceruti, Bravo (1725 circa), Ritratto della marchesa Laura Vitali Aliprandi, Ritratto del marchese don Erasmo Aliprandi (1740 circa) e Madre con bambino (1730), oltre ad arricchire quello che da sempre è il più importante corpus, al mondo, di opere dell’artista milanese di nascita e bresciano d’adozione, sanciscono la natura e la qualità di Ceruti come grande pittore di ritratti, capace di raggiungere esiti stupefacenti nella resa mimetica delle figure, oltre che di soggetti di genere per cui è noto. Questo ampliamento della collezione, che ha consentito la dedica di una nuova sala al pittore, rappresenta un ulteriore passo di avvicinamento e approfondimento, a favore dell’artista, che porterà alla grande esposizione a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti, in programma per febbraio 2023, anno in cui Brescia con Bergamo sarà Capitale della Cultura.

LA PITTURA DELLA REALTÀ

Più in generale, le nuove acquisizioni offrono, soprattutto per la sezione settecentesca, un ancor maggiore allargamento di visione ai già molti e straordinari esempi, presenti nella collezione Tosio Martinengo, di quei “pittori della realtà” (secondo la definizione di Roberto Longhi del 1953) che con Moretto, Moroni, Lotto e Savoldo influenzarono la formazione del giovane Caravaggio, per poi proseguire con Monsù Bernardo e Pietro Bellotti, poi con Cifrondi, Todeschini fino a Ceruti. Autori - sempre per Longhi di «ritratti di uomini comuni e infelici, senza commento, ma grandi come il vero» a cui viene restituito il ruolo di spicco nel panorama artistico europeo del Settecento. Una maniera quella della pittura lombarda ricca di riferimenti colti, provenienti e strettamente legati al nord Europa, che fu certamente di ispirazione anche per gli artisti delle generazioni successive, come il realismo ottocentesco di Courbet, che vide in questi artisti il primo approccio moderno ai temi della realtà.

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Faustino Bocchi (Brescia, 1659-1741) Lotta contro il gambero, 1730-1740 circaOlio su tela 2022, comodato, per concessione di Pietro Fenici e Valeria Gramignola

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Emilio Del Bono Sindaco di Brescia

“Brescia festeggia i quattro anni dalla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo, rinnovata dopo anni di chiusura e dopo un intervento di riqualificazione nel quale questa Amministrazione ha creduto fortemente - ha commentato Emilio Del Bono, sindaco di Brescia. Oggi la Pinacoteca, fiore all’occhiello dell’offerta culturale della città, accoglie i visitatori con importanti novità nell’allestimento, nel palinsesto delle iniziative e nella dotazione tecnologica. Un segno tangibile della maturità raggiunta da Brescia nello sviluppo di proposte culturali di grande pregio”.

Daniele Marconi A.d. Gruppo Metalwork “Il sostegno a Brescia Musei - ha affermato Daniele Marconi, amministratore delegato Gruppo Metal Work è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione in quanto riteniamo fondamentale promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e culturale del nostro territorio.Siamo presenti in 27 paesi nel mondo con nostre società, ma rimaniamo fortemente legati alle nostre origini e alle nostre radici, coscienti che la storia e la tradizione artistica del nostro Paese siano caratteristiche positive fondamentali in un mondo sempre più globalizzato ed interconnesso. Brescia Musei rappresenta una grande opportunità di immagine che cogliamo con grande entusiasmo contribuendo a valorizzare sempre di più il patrimonio culturale della nostra città”.


Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei

Antonio Cifrondi (Clusone 1656 - Brescia 1730) Giovane contadina, 1720-1725 circa Olio su tela 2022, dono Clara Bottarelli in memoria del marito Pierangelo Gramignola

PTM ARTI+

“Oggi - ha dichiarato Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei - è una giornata decisiva nel percorso di sviluppo della Fondazione Brescia Musei: il palinsesto è stato anticipato nell’autunno 2021 dai due grandi eventi Velázquez per Ceruti e Lattanzio Gambara pittore manierista, oggi viene lanciato ufficialmente con un nuovo percorso di valorizzazione del patrimonio civico e dell’identità culturale della nostra città. Seguendo un approccio analogo a quello che ha portato la Vittoria Alata e la Brescia Romana nei due anni di dispiegamento del palinsesto Vittoria Alata a essere un benchmark internazionale, così oggi riparte Pinacoteca Tosio Martinengo, a distanza di 2 anni dalla chiusura per Covid-19, che seguiva di pochissimo la riapertura del museo dopo anni di lavori di ristrutturazione e di allestimento. Nuove opere acquisite con lasciti, donazioni e legati, per arricchire il patrimonio delle già ricche Collezioni Civiche; grandi mostre nel biennio 2022-2023, per riscoprire gli artisti identitari della comunità come Moretto o Ceruti; eventi performativi per definire il profilo di un museo moderno e innovativo aperto alla creatività contemporanea: questo e altro è ciò che porterà Pinacoteca Tosio Martinengo a essere inclusa nell’elenco delle più importanti collezioni d’arte italiane, contribuendo in questo modo anche grazie all’indiscutibile richiamo della Capitale Italiana della Cultura 2023, a posizionare Brescia tra le principali destinazioni culturali del paese” A sottolineare l’attività della Pinacoteca Tosio Martinengo come luogo di sperimentazione e di ricerca da fine marzo si avvia anche PTM ARTI+, un palinsesto di spettacoli che apre il museo a diverse discipline artistiche e a diversi pubblici. La danza sarà la prima delle arti ad andare in scena, da venerdì 25 a domenica 27 marzo, all’interno della Pinacoteca con il lavoro del coreografo residente della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto Diego Tortelli. Stanze \ Rooms è una performance disegnata su misura per gli spazi del museo dove Tortelli immagina un percorso coreografico e musicale, in cui storia e innovazione si incontrano. Appuntamenti di danza, teatro e musica si alterneranno per il prossimo biennio, parte del progetto di rilancio di Pinacoteca Tosio Martinengo, avviato grazie a Il Parnaso a Brescia con cui Fondazione Brescia Musei si è aggiudicata i contributi del bando Emblematici Provinciali indetto da Fondazione Comunità Bresciana insieme a Fondazione Cariplo e che coinvolgerà l’intera identità della Pinacoteca. Un impegno nella trasformazione della Pinacoteca Tosio Martinengo che prosegue con gli appuntamenti di PTM A/R - il progetto della Fondazione Brescia Musei che trasforma le “partenze” collegate alle richieste di prestito delle opera in “arrivi” di alter opere ospiti. Un’occasione per accogliere nelle sale della Pinacoteca capolavori in dialogo con la collezione permanente che porterà nel 2022 in Pinacoteca nuove opere di Vincenzo Foppa, Lorenzo Lotto, Francesco Hayez. 17


LA CARRARA

FUTURA

UN IMPORTANTE RIPENSAMENTO DEL MUSEO GRAZIE A UNA NUOVA DISTRIBUZIONE DEGLI SPAZI INTERNI, L’APERTURA DEL GIARDINO E LA CREAZIONE DI NUOVI SERVIZI

Consapevole del proprio ruolo culturale e sociale, la Carrara pensa al futuro grazie a un intervento e un investimento straordinario partendo dalla valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico e paesaggistico, proponendo al pubblico la miglior esperienza di visita e l’impegno a essere un’istituzione sempre più dinamica e sostenibile. Accademia Carrara in vista del 2023, anno in cui Bergamo, con Brescia, sarà Capitale Italiana della Cultura, presenta un completo aggiornamento nato da un’approfondita riflessione sul futuro del museo, sul suo ruolo e sulle tante necessità e opportunità contemporanee. Un progetto di ampie vedute, avviato in questi anni dal team di Fondazione con la collaborazione di un pool di storici dell’arte e di operatori di vari settori, che ha riconsiderato l’istituzione bergamasca in base a una serie di fattori, dai cambiamenti della società alla miglior fruibilità del patrimonio e degli spazi, avendo come obiettivo l’efficacia, il fascino e la dinamicità della proposta culturale e dei servizi. Un totale ripensamento interno ed esterno, un processo ricco di idee ed energie nuove, una sfida nel rispondere a quesiti sempre più esigenti, un adeguamento necessario per rendere contemporaneo un museo come Accademia Carrara, in linea con gli standard delle più importanti istituzioni culturali al mondo. La coesistenza, in un’unica sede, delle proposte temporanee e della collezione permanente consente un cambio rivoluzionario tanto nei confronti del pubblico, che potrà facilmente avere accesso alle molte proposte della nuova Carrara ed essere agevolato in un’esperienza ancora più completa, quanto a favore del patrimonio la cui fruibilità sarà immediata. Giorgio Gori Sindaco di Bergamo

LA CARRARA IN NUMERI Un fondatore: Giacomo Carrara 260 donatori, tra privati e istituzioni 1796 nasce Accademia Carrara 1.796 dipinti in collezione compresi tra il XV e il XIX secolo 150 sculture comprese tra XV e il XIX secolo 2.824 disegni antichi 777 disegni realizzati, dall’inizio del XIX al XX secolo, da allievi di Accademia Carrara 1.632 calchi 62 tra gessi, affreschi staccati, grandi cartoni preparatori 7.600 stampe antiche 1.300 libri antichi 1400 medaglie 221 monete 700 placchette 46 sigilli antichi 320 cornici 180 tra mobili, bronzetti, porcellane, oggetti di oreficeria 60 ventagli 133 peltri

“La nuova Carrara - ha dichiarato Giorgio Gori, presidente Fondazione Accademia Carrara - punta a tre distinti obiettivi: valorizzazione del patrimonio, flessibilità e attrattività dell’offerta espositiva e sostenibilità gestionale. Il progetto di riallestimento si prefigge di dare maggiore evidenza al prezioso cuore della collezione, e, al tempo stesso, di guadagnare la flessibilità necessaria a realizzare diverse e frequenti focalizzazioni su specifiche parti del patrimonio, così da rendere sempre diversa l’esperienza di visita. Il nuovo allestimento favorirà una migliore sinergia tra la collezione permanente e le mostre temporanee che si succederanno nel tempo, all’interno dell’unica e storica sede. L’intenzione è quella – nella prospettiva dei prossimi anni – di assicurare piena sostenibilità alla Fondazione, così da poter dedicare una crescente quota di risorse alla progettualità artistica ed espositiva. Infine, Accademia Carrara aggiunge un importante tassello in vista dell’appuntamento Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, ovvero l’apertura di oltre 3.000 metri quadrati di patrimonio verde di pertinenza del museo, finora inaccessibili e che per la prima volta saranno aperti al pubblico. Una Carrara, quindi, che si rinnova profondamente, non solo all’interno delle sale ma anche all’esterno”.


Accademia Carrara verrà inaugurata nel 2023 (26 gennaio interni e prima mostra e il 23 giugno il giardino). La chiusura che permetterà i lavori è prevista dal 29 agosto 2022 a gennaio 2023 Un progetto che prevede un investimento economico affron- “Il museo ha compiuto una profontato anche e soprattutto in un’ottica di sostenibilità e proie- da riflessione sul proprio ruolo e si zione verso il futuro e che renderà Fondazione Accademia è disposto a ripensare se stesso, riCarrara, fino a ora forte del raggiungimento degli obiettivi con volgendo una particolare attenziobilanci sempre in attivo, un’istituzione ancora più capace di rene alle esigenze del pubblico - ha alizzare una gestione attenta quanto aggiornata ai tempi. L’inaffermato M. Cristina Rodeschini, tero progetto della nuova Carrara è sostenuto anche grazie direttore Accademia Carrara. a un importante contributo previsto da Regione Lombardia. L’esito di questa ponderazione ha Memoria e simbolo del collezionismo italiano, la Carrara in guidato le tante parti protagoniste oltre duecento anni di storia ha vissuto diversi cambiamendella nuova Carrara: dal ridisegno ti, facendosi sempre interprete dello spirito del tempo e, andell’ordinamento delle collezioni che in questa occasione, ha scelto di rinnovarsi ascoltando le d’arte e dei percorsi, al miglioesigenze del pubblico, studiando le best practices in ambito museale nazionale e internazionale e coniugando le riflessioni ramento sostanziale del collegadella commissione scientifica - composta da Keith Christian- mento tra i diversi livelli della sede sen, Francesco Frangi, Fernando Mazzocca, Mattia Vinco, Luca storica, all’apertura dei giardini, Rinaldi, Angelo Loda, con il coordinamento del direttore M. facendo riguadagnare al museo un Cristina Rodeschini e la partecipazione dei conservatori Paolo respiro e un contesto ambientale Plebani e Giovanni Valagussa - con temi sociali, urbanistici olin precedenza nascosto”. tre alla parte di progetto architettonico realizzato da Antonio Maria Cristina Rodeschini Ravalli e dal suo team. Direttore Accademia Carrara


“Sfide avvincenti e di responsabilità per una Carrara ben consapevole del ruolo a cui è chiamata dall’anno della Capitale della Cultura in avanti - ha sottolineato Gianpietro Bonaldi, COO-responsabile operativo Accademia Carrara. Investimenti straordinari per iniziative strutturali, destinate a restare e pensate per avvicinare e coinvolgere nuovi pubblici alle meraviglie dell’arte, della cultura, del paesaggio. Un nuovo allestimento, un nuovo spazio per progetti temporanei, un nuovo giardino e un bistrot raccontano di un museo dinamico impegnato concretamente grazie a un investimento che supera i 3 milioni di euro. Oltre a questo, un programma che arricchisce il normale calendario di un museo già particolarmente attivo con, per il 2023, tre progetti espositivi inediti e una serie di iniziative tra didattica, divulgazione e intrattenimento per un investimento superiore ai 2 milioni di euro. Con queste importanti prerogative salutiamo La Carrara e aspettiamo, da gennaio 2023, ‘Le Carrara’, tante saranno le opportunità offerte dal nuovo sistema museale”.

L’INNOVAZIONE DI NT NEXT - EVOLVING COMMUNICATION PER LA NUOVA ACCADEMIA CARRARA Le sale del museo si animano: pareti che si spostano, porte tridimensionali che si aprono sul verde di Città Alta, riprese aeree e proiezioni interattive per trasformare la conferenza stampa in un evento che ci immerge nella Carrara del 2023. Il 12 aprile scorso si è tenuta la presentazione istituzionale del progetto di ristrutturazione e ampliamento dell’Accademia Carrara, che prenderà forma nei prossimi mesi, in preparazione a Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. NT Next si è occupata della progettazione e realizzazione dell’intero evento: dal concept iniziale alle scelte tecnologiche, dalla produzione dei contenuti alla regia e al live streaming.


Maggiore flessibilità, maggiore attrattività, valorizzazione dell’identità della Carrara come ‘Casa del collezionismo’, miglior gestione degli spazi, insieme ai pilastri che da sempre sostengono le natura stessa del museo come conservazione, studio, ricerca, promozione e divulgazione, tutti obiettivi che hanno portato a diverse soluzioni: - negli interni con la riconfigurazione dei tre piani del palazzo in una prospettiva più funzionale nell’accoglienza del pubblico (piano terra), nella realizzazione di mostre temporanee e specifici focus sulla collezione (primo piano) e nell’esposizione del patrimonio artistico (secondo piano); - tra interno ed esterno con la costruzione di un percorso coperto che collegherà i tre piani, offrendo un’inedita prospettiva della Carrara nel contesto delle mura venete, patrimonio Unesco e con l’apertura di un bistrot; - all’esterno dove, per la prima volta, il pubblico del museo così come i cittadini e i turisti potranno godere dell’apertura dell’area verde denominata I Giardini di PwC. Un intervento dedicato a chi vorrà fruire dell’area prima o dopo la visita al museo, a chi semplicemente vorrà fare una pausa in uno spazio all’aperto oltreché una nuova opportunità di percorso per una passeggiata che dalla Carrara può proseguire verso Città Alta o verso Borgo Santa Caterina.

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LA CARRARA

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In alto a destra alcune delle opere custodite all’Accademia Carrara 1) Giuseppe Pellizza Da Volpedo, Ricordo di un dolore. 2) Pisanello, ritratto di Lionello d’Este 3) Andrea Mantegna, Madonna col bambino 4) Raffaello Sanzio, San Sebastiano

“La Carrara che inaugura nel 2023 - ha precisato Nadia Ghisalberti, Assessore alla cultura Comune di Bergamo - interpreta molto bene il senso e il lascito di Capitale Italiana della Cultura, sia nel ripensare il suo patrimonio con nuovi percorsi capaci di raccontare in modo più incisivo la sua grande storia sia nell’ambizioso progetto di un collegamento esterno tra i diversi piani dell’edificio sia nel recupero del giardino, come ideale collegamento tra la Carrara e il baluardo di Sant’Agostino. L’ideazione del primo piano è, a mio parere, la scelta più innovativa e necessaria: uno spazio dedicato alle grandi mostre temporanee che permetterà anche di esporre, in una rotazione continua, il patrimonio ancora troppo poco conosciuto del museo, quelle opere custodite nei depositi che spesso riservano grandi sorprese”. Nadia Ghisalberti Assessore alla Cultura Comune di Bergamo


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IL PROGETTO ARCHITETTONICO “Come ogni “forestiero” che scopre una nuova città, il mio primo incontro con Accademia Carrara mi ha portato a ricercare riferimenti per potermi orientare e per reinserire l’edificio nella sua collocazione geografica e sociale - le parole di Antonio Ravalli, architetto progettista. È stato percorrendo le scale principali del museo che ho scoperto, attraverso una delle finestre, la presenza di un grande giardino terrazzato non in uso. Così, nello sviluppo della nuova organizzazione della collezione, si è intravista la possibilità di un sostanziale miglioramento della funzionalità del percorso con la creazione di un collegamento esterno tra i piani. Anche attraverso un’analisi della consistenza delle strutture esterne e del loro valore storico, è cresciuta l’idea di coniugare l’opportunità funzionale della pinacoteca con la possibilità di rileggere la Carrara in relazione al contesto urbano in cui è inserita. Oltre a ottemperare al miglioramento dell’intero museo, il nuovo percorso si configura come una sorta di sospensione tra l’esperienza di visita dell’esposizione permanente e quella dei progetti temporanei e come un “percorso narrativo” che cerca di creare nuove relazioni tra il museo, il suo giardino, la presenza delle mura venete, offrendo prospettive inedite. Il tutto aprendo inoltre alla possibilità di introdurre nuovi servizi al pubblico e, in futuro, un collegamento a quel fantastico luogo che è il sottomura di Città Alta”.

Al piano terra, accanto ai tradizionali spazi di accoglienza, al bookshop e ad alcuni servizi, uno spazio è destinato alla storia dei donatori della Carrara, collezionisti che con generosità hanno reso straordinario il patrimonio nei decenni. Il progetto intende infatti evidenziare il carattere della Carrara come ‘Casa del collezionismo’, grazie agli oltre 260 donatori che hanno arricchito le raccolte, dal fondatore Giacomo Carrara a Guglielmo Lochis, da Giovanni Morelli e Federico Zeri, fino ad anni recenti, con Mario Scaglia. Al fine di rievocare la completezza delle raccolte di provenienza, il percorso accosta, laddove possibile, ai ritratti di alcune di queste personalità, oggetti di piccolo formato (tra medaglie, bronzetti, rilievi), sottolineando la varietà così come il valore del museo come luogo attivo anche nello studio delle arti minori. Il primo piano, destinato a mostre temporanee, permetterà di organizzare con continuità un calendario di appuntamenti dedicati a proporre, a rotazione, opere di norma non esposte e accogliere prestiti nazionali e internazionali messi in dialogo con la collezione. Inoltre, l’introduzione di un nuovo deposito attrezzato, collocato nell’ala ovest, renderà agili e facilmente accessibili le operazioni di allestimento delle opere e delle mostre. Il secondo piano è dedicato alla collezione permanente con una concentrazione in 15 sale che rende avvincente il racconto, grazie all’esposizione di 300 opere, attraendo l’attenzione del pubblico attorno ai capolavori della Carrara. Un percorso di straordinaria bellezza lungo cinque secoli di storia dell’arte rappresentati, dal Quattrocento all’Ottocento, valorizzando le prerogative di assoluta unicità della raccolta. Ala Vitali, ospiterà, al piano terra, spazi destinati al restauro e alle operazioni di controllo dello stato di conservazione delle opere, mentre al primo piano sarà mantenuta la doppia funzione di auditorium e sala espositiva. L’introduzione di un nuovo percorso esterno coperto parte dal piano più alto e scende fino


In basso 1) Carlo Crivelli, Madonna con il bambino 2) Sandro Botticelli, ritratto di Giuliano de’Medici 3) Giovanni Bellini, Madonna con Bambino 4) Giovanni Carnovali detto Piccio, ritratto del Conte Guglielmo Lochis 5) Lorenzo Lotto, ritratto di Lucina Brembati

LA STORIA Accademia Carrara fu istituita a Bergamo, nel 1796, per volontà di Giacomo Carrara, come complesso unico di Scuola di Pittura e Pinacoteca, in cui confluì la sua straordinaria raccolta di dipinti. Nel corso di oltre duecento anni si è arricchita grazie a lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e Federico Zeri. Memoria e simbolo del collezionismo italiano, Accademia Carrara custodisce capolavori assoluti della storia dell’arte, testimonianze di cinque secoli con Pisanello, Foppa, Mantegna, Giovanni Bellini, Botticelli, Bergognone, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto, Hayez e Piccio. Tra le eccellenze, Accademia Carrara vanta tra i più importanti corpus al mondo di opere di Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni. Dal 2016 è gestita da Fondazione Accademia Carrara, presieduta da Giorgio Gori e diretta da Maria Cristina Rodeschini.

a terra, permetterà di rendere completamente accessibile la struttura, a tutti i livelli: dall’ultima sala della cosiddetta ‘Manica lunga’ del secondo piano, sarà infatti possibile raggiungere con agilità i piani inferiori, garantendo continuità, oltre ad aprire inedite visuali sul contesto paesaggistico in cui la Carrara è inserita. Il progetto della nuova Carrara prevede anche l’apertura del grande giardino. Si tratta di una vasta area verde, di oltre 3.000 metri quadrati, che per la prima volta sarà accessibile a tutti, comprendendo i visitatori del museo ma non solo. L’area verrà intitolata I Giardini di PwC grazie all’accordo siglato a inizio 2022 tra Fondazione Accademia Carrara e PwC Italia, che sosterrà i grandi eventi e le attività della Carrara nel 2023 e il cui ingresso nella Fondazione come socio- cofondatore, ha segnato un ennesimo e importante momento della governance del museo. Inclusione della comunità, valorizzazione del patrimonio, creazione di nuove opportunità, sostenibilità ambientale: l’anima green della Carrara, grazie a questo importante intervento di riqualificazione, avrà nuova vita, in linea con l’area di progetto “Città natura” del dossier Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. L’area costituirà uno spazio strategico per il museo, che apre anche alle aree esterne circostanti, offrendo a tutti la libera fruizione e la possibilità di immergersi in una natura rigogliosa e accogliente, con una vista panoramica sulle mura venete, patrimonio UNESCO e sul baluardo di sant’Agostino. Un luogo aperto a tutti, che sarà protagonista di un calendario di attività, accessibile anche indipendentemente dal museo, capace di essere un nuovo spazio dove passare del tempo di qualità, immersi nel paesaggio come unione di natura, cultura, storia, arte, architettura ma anche un possibile punto di ritrovo e partenza per percorsi e passeggiate verso Città Alta o Borgo Santa Caterina. 23


LA CARRARA

APPUNTAMENTO A GENNAIO 2023 CON UN MUSEO NUOVO, UN CALENDARIO DI GRANDI EVENTI ESPOSITIVI IN UNO SPAZIO SPECIFICATAMENTE DEDICATO, IL RIALLESTIMENTO DELLA COLLEZIONE CON LA VALORIZZAZIONE DEI CAPOLAVORI, UN GRANDE E INEDITO GIARDINO MAI VISTO, DI OLTRE 3.000 METRI QUADRATI E UN BISTROT

FUTURA

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PROGETTI ESPOSITIVI 2023 Nell’anno in cui Bergamo sarà con Brescia Capitale Italiana della Cultura, Accademia Carrara, nella sua nuova veste, presenta tre importanti progetti espositivi: la prima mostra a livello internazionale dedicata a Cecco del Caravaggio, un focus tra pittura e fotografia attorno al tema della montagna e un inedito approfondimento sul Melodramma, tra arte, letteratura e musica. CECCO DEL CARAVAGGIO (titolo provvisorio) 26 gennaio > 4 giugno 2023 a cura di Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini Accademia Carrara ospita, in un percorso di circa 40 opere, la prima esposizione mai dedicata a Cecco del Caravaggio (1580–1630), all’anagrafe Francesco Boneri, il più misterioso tra gli allievi diretti di Caravaggio. Cecco fu non solo seguace ma anche modello, posando per almeno sei dipinti del Merisi (tra questi, per alcuni: Davide e Golia e Amor Vincit Omnia). LA MONTAGNA, TRA PITTURA E FOTOGRAFIA (titolo provvisorio) fine giugno > fine agosto 2023 Bergamo e Brescia, come sedi della Capitale Italiana della Cultura del 2023, hanno individuato nella fascinazione delle alte vette una caratteristica e, insieme, un tema d’indagine comune. Brescia con Festival di Fotografia, a partire da maggio, celebrerà la montagna con una serie di esposizioni attraverso lo sguardo di autori internazionali, Accademia Carrara indagherà il tema da un punto di vista pittorico, presentando i dipinti più affascinanti del territorio con autori ottocenteschi come Ermenegildo Agazzi, Costantino Rosa, Vittore Grubicy, Camillo Galizzi. I dipinti verranno posti in dialogo con le fotografie contemporanee di Naoki Ishikawa, in una selezione a cura di Filippo Maggia. PITTURA DI STORIA E MELODRAMMA (titolo provvisorio) Donizetti, Hayez,Verdi da settembre 2023 a cura di Fernando Mazzocca A partire dalla fine del Settecento e con il Romanticismo, si va formando un pubblico vasto e partecipe di lettori di romanzi e di frequentatori di teatri ed esposizioni d’arte. Il romanzo storico, il genere della pittura di storia e il melodramma (rivoluzionato grazie a Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi), alimentano la passione per le vicende storiche, introducendo eroi di una nuova mitologia. Storici, letterati, poeti, pittori, scultori, scenografi e costumisti teatrali cercano di rievocare il passato con la massima fedeltà possibile nella ricostruzione degli ambienti, nella descrizione delle fisionomie, degli atteggiamenti e degli abiti, rendendo allo stesso tempo attuali quei luoghi, quelle vicende, quei personaggi, quei sentimenti. Attraverso capolavori di Francesco Hayez, Michelangelo Grigoletti, Pompeo Molmenti, Francesco Coghetti, Domenico Induno, Alexandre Cabanel, Accademia Carrara intesse un dialogo tra pittura, letteratura e musica, mettendo in scena la vicenda straordinaria di un periodo storico avvincente, anche grazie a un allestimento d’eccezione.


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BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE

IL RESTAURO DEL CORO LIGNEO DI GIOVAN FRANCESCO CAPOFERRI E LORENZO LOTTO NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE: UN ‘CANTIERE VIVO’ APERTO ALLA CITTÀ.

IL RESTAURO

DEL CORO 26

Fondazione MIA e Fondazione Banca Popolare di Bergamo hanno presentato ‘Cantiere Vivo’ il progetto di restauro del Coro ligneo di Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto situato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, edificata nel XII sec. nel cuore medioevale di Bergamo Alta. Questo intervento, che si concluderà nel 2023, in tempo per celebrare al meglio l’importante appuntamento di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, è concepito come un cantiere aperto, multimediale e interattivo per avvicinare i giovani, e non solo, all’arte e alla storia di Bergamo.


Il Coro ligneo, annoverato a pieno titolo tra le opere più rilevanti del patrimonio storico-artistico lombardo, impreziosisce la Basilica di Santa Maria Maggiore, che la tradizione vuole edificata dai bergamaschi nel 1135 per ottemperare a un voto fatto alla Madonna nel 1133. La Basilica di Santa Maria Maggiore custodisce, tra i suoi tesori, anche il monumento funebre al compositore Gaetano Donizetti. In occasione dell’importante restauro, a cura della Fondazione MIA saranno pubblicate le Lettere che Lorenzo Lotto inviò agli allora reggenti della Misericordia Maggiore in un’edizione speciale. Il volume sarà arricchito dal contributo di sette brevi saggi di altrettanti importanti studiosi italiani nel campo dell’arte, della storia e della letteratura. 27


Fabio Bombardieri, Presidente Fondazione MIA: “L’intervento fa parte del più ampio programma che la Fondazione MIA sta realizzando per il recupero e la conservazione del prezioso patrimonio artistico sia della Basilica che del Monastero di Astino, con l’obiettivo di restituirli alla città in tutta la loro bellezza e magnificenza in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”.

Armando Santus, Presidente di Fondazione Banca Popolare di Bergamo: “Grazie a un cantiere ‘trasparente’ siamo più consapevoli del nostro essere custodi della bellezza. Fondazione BPB, con Intesa Sanpaolo, con quest’opera traguarda l’appuntamento di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”. Il Coro ligneo è gestito, come l’intera Basilica di Santa Maria Maggiore che lo custodisce, dalla Fondazione MIA. L’opera è composta da una sequenza di tarsie lignee raffiguranti immagini di storie bibliche e simboliche, realizzata tra il 1523 e il 1555. Il restauro, che si è reso necessario e urgente per preservare il bene dal deperimento causato dello scorrere del tempo, segue le tecniche più innovative

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TECNOLOGIA A SERVIZIO DEL RESTAURO Il Coro ligneo è gestito, come l’intera Basilica di Santa Maria Maggiore che lo custodisce, dalla Fondazione MIA. L’opera è composta da una sequenza di tarsie lignee raffiguranti immagini di storie bibliche e simboliche, realizzata tra il 1523 e il 1555. Il restauro, che si è reso necessario e urgente per preservare il bene dal deperimento causato dello scorrere del tempo, segue le tecniche più innovative. I lavori prevedono il monitoraggio micro-climatico dell’ambiente; la campagna di analisi per studiare le tecniche esecutive e le antiche vernici; la pulitura svolta con metodi tradizionali e sistemi laser di ultima generazione; il consolidamento e la disinfestazione dell’opera. L’intervento di restauro, eseguito da Bottega Luciano Gritti con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, vede come partner esclusivo Fondazione Banca Popolare di Bergamo che per l’importante intervento ha stanziato un contributo di 200 mila euro su un investimento complessivo di 315 mila euro sostenuto da Fondazione MIA.

UN RESTAURO IN TRASPARENZA

Luciano Gritti è il restauratore che si occuperà di rimettere a nuovo il coro ligneo di S.Maria Maggiore

Il restauro del Coro ligneo è stato intitolato ‘Cantiere Vivo’ perché mantiene l’area dei lavori aperta ai visitatori che possono accedervi e seguire il lavoro dei professionisti all’opera. L’allestimento di tutta l’area di cantiere è stato ideato e realizzato da Smart Puzzle, un gruppo di professionisti guidato da Stefano Marziali specializzato nella valorizzazione di Beni Culturali e docente alla Scuola di restauro dell’Accademia di Verona. Grazie a questo intervento, un’area solitamente preclusa al pubblico si trasforma in uno spazio aperto, raccontato con l’allestimento di pannelli di plexiglass su cui sono riportati diversi contenuti: testi, immagini e QRcode che permettono sia la visione dei lavori che l’approfondimento di contenuti storici e artistici, legati all’opera e al suo contesto. Sfruttando la superficie delle barriere perimetrali del cantiere, il progetto prevede la creazione di una sorta di ‘diaframma’ trasparente tra l’area del cantiere e il pubblico, capace di mostrare cosa succede all’interno e comprendere ancora meglio la genesi storico-artistica del Coro. ‘Cantiere Vivo’ sarà visitabile e liberamente accessibile ai visitatori della Basilica per fornire ulteriori dettagli nella scoperta di una delle opere più emblematiche dell’arte lombarda.Questa innovativa iniziativa di restauro e, insieme, di divulgazione è animata dall’intento profondo di generare un impatto sul territorio, con particolare attenzione ai più giovani. Sono proprio i giovani a fare da trampolino di lancio al ‘Cantiere Vivo’ che si fa evento culturale, trasformandosi anche in opportunità di lavoro. Nelle numerose attività di cantiere è previsto il coinvolgimento di diplomandi e neolaureati; saranno infatti proposti tirocini formativi a studenti degli enti di formazione del territorio, fornendo così un'occasione di sviluppo e avvio alla professione.

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L’attività del restauro diventa un’azione culturale al servizio della comunità, della sua partecipazione e della sua consapevolezza. Il restauro genera cultura, come spiega Fabio Bombardieri, Presidente Fondazione MIA: “Il restauro del Coro ligneo è un evento storico in quanto l’ultimo significativo intervento è avvenuto oltre un secolo fa (1902). Il Coro di Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto rappresenta un’opera artistica fondamentale sia sotto il profilo artistico sia sotto quello religioso. Conosciuta in tutto il mondo, è l’opera più importante commissionata dalla Misericordia Maggiore a uno dei più importanti maestri del Rinascimento. La MIA è sempre stata vicina alla gente e questa sua particolare attenzione emerge anche in questo grandioso progetto che, nella tradizione della Biblia Pauperum, cerca di tradurre in immagini gli episodi raccontati nel Vecchio Testamento. L’intervento fa parte del più ampio programma che la Fondazione MIA sta realizzando per il recupero e la conservazione del prezioso patrimonio artistico sia della Basilica che del Monastero di Astino, con l’obiettivo di restituirli alla città in tutta la loro bellezza e magnificenza in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.”

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IL CORO LIGNEO

DI GIOVAN FRANCESCO CAPOFERRI E LORENZO LOTTO Le tarsie che compongono il coro sono 36 coperti e 34 scene bibliche. Ideate da Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto, formano un percorso propedeutico alla meditazione intellettuale e spirituale. Questo itinerario racchiude immagini simboliche che sintetizzano visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento: Lotto ha elaborato una sintesi fra temi religiosi e archetipi pagani, così che alle storie bibliche si sono aggiunte metafore dell’Alchimia, figure care all’Ermetismo, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica, nel pieno clima dell’umanesimo veneziano del primo Cinquecento. Sono immagini complesse, con una costruzione narrativa che spesso offre una molteplicità di interpretazioni, a volte anche in contraddizione l’una con l’altra: Lotto sintetizza nelle sue imprese la condizione dell’umano sapere che può solo contemplare la realtà visibile. L’«impresa» di Lotto e Capoferri è stato un lavoro di gruppo. Per quanto concerne la committenza e il progetto iconografico dei coperti, hanno contribuito due dei Presidenti del Consorzio della Misericordia Maggiore, Giovan Battista Suardi e Giovan Maria Rota, ma per la parte iconografica delle tarsie bibliche l’estensore è stato Girolamo Terzi, teologo francescano, e i disegni e la profilatura delle tarsie sono di Lorenzo Lotto, a cui si sono susseguiti altri artisti dal 1528 tra i quali Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. Giovan Francesco Capoferri ha realizzato le tarsie. Infine, il modulo architettonico è stato progettato da Bernardino Zenale. Nell’idea iniziale le tarsie avrebbero dovuto essere doppie: una tarsia con una scena biblica celata da un coperto, a sua volta intarsiato e raffigurante una scena simbolica. I Congregati della MIA sembra che preferissero le immagini simboliche, a giudicare dalla scelta di montare subito i coperti nel 1533 nel coro del presbiterio e lasciare in magazzino le tarsie bibliche fino al 1555, quando la disposizione diventa quella attuale: le tarsie bibliche vengono spostate nelle sedute del coro dell’abside e viceversa quelle simboliche, nel coro del presbiterio. Le tarsie che decorano il coro si dividono in due gruppi: le tarsie disegnate da Lotto e realizzate da Capoferri tra il 1523 e il 1533 e quelle più decorative, realizzate dopo il 1547. Il progetto dei coperti simbolici, concepito per far riferimento a più chiavi di interpretazione da Giovan Battista Suardi, Giovan Maria Rota e Lorenzo Lotto, è molto ambizioso e complesso e si inserisce nel panorama culturale dell’inizio del XVI secolo, caratterizzato dalle influenze della filosofia neoplatonica e dell’immaginario alchemico, comuni tra gli intellettuali e gli artisti.


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Nel progetto iniziale, le tarsie con scene bibliche, che oggi si trovano nel coro dell’abside, dovevano trovarsi nel presbiterio e le altre, decorate con scene allegoriche, dovevano «coprire» le tarsie con scene bibliche, chiamate appunto coperti. In seguito, le tarsie furono divise e venne interrotto il collegamento tra il significato, rappresentato sul coperto e il contenuto biblico. Il coro è suddiviso in moduli creati su due livelli: nella parte inferiore ci sono le sedute con i pannelli delle tarsie e nella parte superiore la struttura è composta da un architrave e una bifora affacciata sulla navata della basilica. A ogni bifora corrispondono due sedute e il modulo si ripete in tutto il presbiterio, per poi cambiare nel coro dell’abside. L’ordine superiore presenta una decorazione a grottesca con elementi in rilievo di tipo decorativo, che oggi si presenta di un colore marrone scuro uniforme. In realtà, questa decorazione è stata pensata abbinando tre legni dalle tonalità di colore molto diverse: il noce, con il suo classico colore bruno; il bosso, che ha un aspetto aranciato; il rovere macerato, che ha colore nero. Nel corso dei secoli, l’utilizzo e la sovrapposizione di vernici e oli ha causato il progressivo annerimento delle superfici, nascondendo i colori vibranti e le gradazioni della decorazione originale, per cui uno degli obiettivi principali di questo intervento è il recupero della ricchezza cromatica del coro. I legni usati nel coro sono numerosi, probabilmente 19 essenze diverse, ma il numero sarà confermato solo in corso di restauro. La tarsia veniva creata unendo tessere sagomate, ricavate dai lastroni, a comporre il disegno. Dopo il taglio, i lastroni venivano regolarizzati e levigati e, con un punteruolo sul legno, venivano tracciati dei fori lungo le linee del disegno, tracciato su carta da lucido. La colorazione si divide in due tecniche distinte: la tintura, ottenuta modificando artificialmente il legno e la ombreggiatura, una tecnica a fuoco con cui si scurisce il legno per creare delle ombre, mantenendo la sua tonalità originale. Una volta pronte le tessere della tarsia, si procedeva a incollare sulla tavola in legno di supporto a definire la grafica di particolari del disegno e delle ombre a tratteggio per poi procedere con la verniciatura. (Stefano Marziali)

BERGAMO

BRESCIA

Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

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edizione cartacea distribuita nelle edicole e per abbonamento postale versione digitale sfogliabile su:

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Direttore responsabile: Vito Emilio Filì segreteria@editaperiodici.it Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it redazione@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Fotografie di: Federico Buscarino Sergio Nessi Paolo Stroppa Elisabetta Del Medico Matteo Marioli Hanno collaborato: Pietro Ferrara Maurizio Maggioni Giuseppe Mazzoleni Benito Melchionna Francisco Malenchini Giorgio Paglia Valentina Visciglio Pietro Ferrara Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)

Informazioni 035.270989 Prima e dopo la pulitura ed il restauro

Stampato con inchiostri a base vegetale.

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2 FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it

IL POTERE DELLE PAROLE

La lingua ferisce più della spada, recitava un vecchio proverbio e in effetti è proprio così. Invece le parole vanno pesate perché sortiscono sempre una conseguenza importante che in alcuni casi potrebbe essere disastrosa. Agli albori dell’umanità gli ominidi non usavano la parola e ancora oggi tutti gli altri animali della Terra comunicano con suoni più o meno complessi, ma non con vocaboli. Nei tempi moderni due poteri forti hanno iniziato ad usare il linguaggio come arma letale: la politica e l’informazione. Infatti c’è chi sgancia bombe e c’è chi sa ottenere gli stessi effetti con le false notizie, le famigerate fake news. Con queste è possibile manipolare l’opinione pubblica, devastare il profilo sociale e civile di una persona, condizionare le scelte delle masse. Sui social si può trovare di tutto, a partire da foto artatamente taroccate fino a prospettazioni di una pseudo realtà completamente falsa. Così nel tempo, con l’abitudine all’invero, non è semplice trovare l’inganno e la recente guerra in Ucraina è qui a dimostrarlo. I media divulgano immagini forti, spesso senza verificarle, che non trovano riscontri nella pratica. Insomma la menzogna mediatica non è più un peccato, ma è diventata un optional dell’intrattenimento per fare sempre più audience. La rettifica a volte arriva postuma, ma spesso finisce nel dimenticatoio.

Però la comunicazione può non solo essere falsa. Ad esempio, in politica si esternano parole vane e promesse irrealizzabili, espresse ad hoc proprio per essere tendenziose. Tanto si è sicuri che nessuno ne chiederà conto, né nel presente né tantomeno nel futuro. Pensate a cosa è accaduto durante la pandemia. Un intero Paese è stato portato al disastro economico, lasciando le regole democratiche in mano ad un poco competente Ministro della Sanità e al suo inarrivabile comitato scientifico. Per non parlare della politica energetica nazionale, dove un trentennio di errori scellerati ci hanno messo fuori mercato e prostrati in ginocchio davanti ai fornitori stranieri. Eppure nulla cambia, anzi. Così il potere delle parole superflue e non veritiere ha trasformato il costume della società intera. Siamo diventati tolleranti e creduloni, ma anche maldicenti, violenti e calunniosi. Ai politici, che eleggiamo noi, diventa un gioco da ragazzi ingannare scientemente il popolo sovrano. Essere un voltagabbana, cambiando partito ad ogni piè sospinto, ormai è una normalità. Indossare la maglietta con l’effige di Putin e sostituirla dopo qualche anno con l’immagine del Papa, non desta sospetti, vero Don Matteo? Un banchiere internazionale viene eletto come Primo Ministro e subito lo si erge a salvatore della Patria a prescindere dall’ottenimento di positivi risultati governativi. Siamo una delle nazioni più tassate del mondo, ma le false parole trasformano le imposte alla stregua di benefiche supposte dorate. E allora va bene così, tiriamo a campare e al massimo ci adattiamo a fare un po’ di evasione di sopravvivenza. Ormai ci beviamo di tutto e qualche discorsetto pubblico senza arte né parte ci condurrà a più miti consigli. Nella sopportazione quotidiana del falso e nella convinzione che comunque nulla potrà veramente cambiare. Poveri noi! Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia 32


1.

Intimo di Gio’, storico negozio nel cuore di Bergamo, propone per l’estate 2022 una selezione di costumi e complementi dei migliori brand quali Miss Bikini, Pin Up, Emano,Verdissima, Fisico, Paladini, Bluegirl, Bluemarine, Letizia Beachwear e Raffaella D’Angelo. Anche la signora chic trova spazio nella moda di Intimo di Gio’ grazie ad Anita, collezione caratterizzata da ricercati costumi con coppe differenziate e stupendi abiti perfetti per l’estate. Per l’uomo invece le migliori maison quali DsQuered2, RED, Julipet.

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LA STORIA

Chissà

a cosa starà pensando da lassù Giuseppe Meli, per tutti Gino: vedere la sua creatura aziendale, Ottica Rolin, tagliare il traguardo dei 60 anni, per di più grazie alla lungimiranza e all’intraprendenza imprenditoriale tramandata ai suoi figli Ivan e Giovanni, lo starà certamente riempiendo di orgoglio. Sono già trascorsi ben 12 lustri, infatti, da quando Giuseppe diede vita al negozio di articoli per la fotografia a Villa d’Almè: un’attività professionale che, negli anni, è stata capace di evolversi e cambiar pelle diventando il punto di riferimento nel mondo dell’ottica che tutti i bergamaschi oggi conoscono e apprezzano. Certo la strada è stata lunga e tortuosa ma la passione, la professionalità e il grande spirito di sacrificio mostrati giorno dopo giorno hanno prodotto i frutti sperati dapprima con l’apertura di un secondo punto vendita a Curno, all’interno del centro commerciale e, in seguito, con l’inaugurazione di un terzo negozio nel ‘salotto buono’ della città di Bergamo, precisamente in Via XX Settembre - Passaggio Bruni. Dal 2005 al timone dell’azienda è rimasto Ivan che, sulle orme del padre, porta avanti l’attività con orgoglio e competenza, guidando uno staff di giovani professionisti composto da ottici optometristi e consulenti del benessere visivo. Una squadra molto affiatata, appassionata e volenterosa che lavora inseguendo un’unica missione: la soddisfazione del cliente. Formazione costante, strumentazione all’avanguardia e un’accurata selezione di prodotti tra i migliori brand hanno ulteriormente contribuito al salto di qualità compiuto da Ottica Rolin che oggi, non a caso, vanta consolidate sinergie professionali con tutte le più importanti realtà


OTTICA ROLIN, DA 60 ANNI OPTOMETRISTI PER PASSIONE Piacere di conoscerti Ivan e congratulazioni per questo importante anniversario.

INTERVISTA A IVAN MELI, TITOLARE OTTICA ROLIN Spegnere 60 candeline non è certo una ricorrenza banale: con Ivan Meli, artefice insieme alla sua squadra di questo straordinario traguardo, ripercorriamo le tappe principali che hanno proiettato Ottica Rolin nel gotha dell’ottica bergamasca.

Quali sono i tre punti di forza che hanno permesso a Ottica Rolin di arrivare a celebrare questo prestigioso anniversario? “Ciò che ha maggiormente favorito la nostra crescita professionale è stata la passione che da sempre coltiviamo per questo lavoro e la soddisfazione nel prenderci cura del benessere visivo dei nostri clienti. Una responsabilità di cui ci siamo fatti interpreti sin dal primo giorno e alla quale abbiamo sempre risposto con professionalità, dedizione e con un eccellente lavoro di squadra. Coordinare un team così coeso ed affiatato è estremamente appagante e ci stimola a migliorarci giorno dopo giorno. La nostra naturale inclinazione per l’innovazione, poi, è un altro aspetto che ci ha permesso non solo di stare al passo dei tempi ma, in molti casi, addirittura di anticiparli”. Qual è stata la sfida più grande che Ottica Rolin ha dovuto affrontare in questi anni? “La ristrutturazione del Centro Ottico di Curno è stata sicuramente una sfida importante ed ambiziosa: un lavoro che ho seguito minuziosamente, passo passo, per giungere ad un layout di negozio in linea alle nostre aspettative. Ci abbiamo investito molte risorse ed energie, lavorando anche a stretto contatto con architetti, arredatori e maestranze per valutare ogni singolo aspetto: un lavoro di ricerca continua che, però, ha portato ad un risultato finale davvero straordinario. Un ‘salotto’ pensato in primis per i clienti, per metterli il più possibile a loro agio e per presentare loro nel migliore dei modi la selezionata offerta di montature presenti in negozio, ma anche un’operazione d’immagine di Ottica Rolin, coerente alla nostra naturale inclinazione per lo sviluppo, la tecnologia e l’innovazione.


Un nuovo layout architettonico che sancisce l’avvio di nuova fase imprenditoriale e che, nei prossimi anni, interesserà anche i Centri Ottici di Villa d’Almè e di Bergamo. Lo strenuo impegno profuso, le ore di sonno mancate e la tensione che mi hanno accompagnato durante i mesi della ristrutturazione sono stati ampiamente ripagati: quando insegui un sogno e ce l’hai ben chiaro in mente, trovi sempre delle risorse per portarlo a compimento”. C’è un aneddoto in particolare che ricordi con grande soddisfazione? “Ce ne sono molti. Da padre posso dire che quello che mi è rimasto maggiormente impresso è l’approdo in azienda di mia figlia Roberta nel 2014. È stata una soddisfazione incredibile alla quale poi se n’è aggiunta un’altra: l’ingresso in squadra nel 2018 di Matteo, grande appassionato del mondo dell’ottica, che da lì a qualche mese è diventato anche suo compagno di vita. Il loro ingresso in azienda ha portato una ventata di freschezza ed entusiasmo che mi ha ulteriormente stimolato nell’affrontare le sfide degli ultimi anni. Condividere con mia moglie Bruna, Matteo e infine Roberta, alla quale un domani passerò il testimone, l’entusiasmo e la passione che da sempre mi accompagnano nel mio lavoro, è estremamente appagante”. Da imprenditore che, è proprio il caso di dirlo, ‘ci ha visto lungo’, cosa consiglieresti ad un giovane che intende intraprendere il tuo stesso percorso professionale? “Ad un imprenditore credo non debba mai mancare il sogno. Chiunque desideri intraprendere un’attività imprenditoriale, deve ambire a qualcosa e far di tutto per poterla realizzare con determinazione e perseveranza. Qualsiasi idea, del resto, nasce da un sogno: perché prenda forma occorrono passione, tenacia, ambizione e tanto spirito di sacrificio. Solo così, costruendo tassello dopo tassello, può diventare tangibile. È un viaggio lungo, spesso non facile, in cui la motivazione aiuta a non smarrirti. Come ricordava Adriano Olivetti, uno degli imprenditori più illuminati del secolo scorso, “Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”. Quali sono i valori che incarnano lo spirito Rolin? “Se siamo riusciti a toglierci delle soddisfazioni così importanti in questi anni, lo dobbiamo certamente ad alcuni valori, umani e professionali, che da sempre ci contraddistinguono: passione, lealtà e una spiccata propensione al lavoro di squadra sapientemente coniugate a lungimiranza, intraprendenza ed ambizione. Una ricetta vincente che ci ha guidato non solo verso l’innovazione ma anche verso la costante ricerca di cura in tutte le sue accezioni, dalla cura dei dettagli alla cura del cliente e del suo benessere visivo”. 36

CHE COSA RAPPRESENTA PER TE OTTICA ROLIN?

LA PAROLA AI COLLABORATORI...

IL SUO TEAM Lo staff è alla base del successo di Ottica Rolin. Vantare all’interno del proprio organico risorse umane che lavorano per l’azienda da 25 o 15 anni, d’altra parte, testimonia non solo un grande affiatamento ma anche una condivisione di valori certamente non così usuale. Ognuno riveste un ruolo specifico e, ogni giorno, mette a disposizione la propria professionalità. Trasformare la diversità in complementarità è stata sicuramente la freccia in più nell’arco di Ivan, capace negli anni di plasmare una squadra a sua immagine e somiglianza. Non è un caso, quindi, se il claim scelto per le magliette celebrative del 60° anniversario - ‘Un team di successo batte con un solo cuore’ - avvalora questa tesi…

Bruna Responsabile del Centro Ottico di Bergamo “Dal 2008 faccio parte del team di Ottica Rolin e da subito mi sono dovuta confrontare con un gruppo professionalmente preparato. Lavorare con loro mi ha aiutata a crescere come consulente alle vendite e, grazie alla disponibilità di materiali e tecnologie sempre all’avanguardia, ho ricevuto e continuo a ricevere stimoli che vanno sempre in una sola direzione: ricercare nella condivisione e nel confronto la soluzione migliore da offrire ai nostri clienti”.


Roberta Ottico-Optometrista “Per me Ottica Rolin è un fiore all’occhiello, è una realtà davvero ben strutturata che ogni giorno si impegna nel migliorare per offrire un servizio e dei prodotti senza eguali. Penso che questo aspetto sia legato alla visione e all’approccio di Ivan che è l’esempio costante di come, nel lavoro così come nella vita, non ci si debba mai sentire arrivati e che, solo attraverso il lavoro di squadra, si possano vincere le grandi sfide”.

Mary Consulente del benessere visivo e Responsabile acquisti “Sono in Ottica Rolin da ‘un quarto di secolo’ ma mi sembra ieri! In tutto questo tempo l’ho vista crescere, cambiare e trasformarsi e con lei sono cresciuta anch’io. È difficile spiegare il legame che ci lega: per me Ottica Rolin è tutta la mia vita”.

Matteo Responsabile dei Centri Ottici di Curno e Villa d’Almè “Ottica Rolin è casa, è dove la passione incontro gli affetti! Professionalità e disponibilità sono per tutti noi una solida base. Mi piace definirci ‘alternativi’ perché non abbiamo inventato l’Ottica… l’abbiamo resa solo più divertente”.

Simone Ottico-Optometrista, Responsabile settore professionale “Buon compleanno Ottica Rolin! È da 15 anni che faccio parte di questa realtà e ne vado molto orgoglioso. La parte che più mi piace di questo lavoro è instaurare relazioni umane di valore con clienti e con tutti i miei colleghi. Non si tratta solamente di ‘vendere un articolo’ ma con discrezione ascoltare, capire i nostri clienti per trovare e consigliare la soluzione più adatta. Quando ci riusciamo, lo chiamo ‘effetto wow’. Ecco perché ci riteniamo ‘consulenti del benessere visivo’! Nessun giorno è uguale all’altro: fidatevi di me, qui non ci si annoia mai”.

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Luca Ottico-Optometrista “Preparazione, determinazione, professionalità, entusiasmo sono gli aspetti che caratterizzano Ottica Rolin e tutto il suo team, di cui faccio parte da poco tempo perché sono l’ultima new entry. Ottica Rolin ha contribuito alla mia crescita professionale ma anche ad essere più sicuro di me stesso, in ogni ambito della mia vita. E questa per me è già una grande vittoria”.

Silvia Ottico-Optometrista, Responsabile nell’ambito Rieducazione visiva “Ottica Rolin è un team fatto di persone uniche ma dotate di caratteristiche differenti, che si integrano perfettamente tra loro. La nostra ambizione è quella di soddisfare la nostra clientela e grazie ai nostri servizi creare un rapporto che duri nel tempo. Per me l’aspetto più stimolante del nostro lavoro è il costante aggiornamento volto ad acquisire competenze per migliorare la qualità della vita e della vista di chi si affida a noi”. Laura Responsabile Amministrativa “Sono in Ottica Rolin da soli 2 anni ed anche se il mio ruolo si svolge in ufficio, dietro le quinte, ritengo che il lavoro di squadra sia un po’ come far parte di una grande orchestra.Tutto funziona grazie alla collaborazione di ognuno di noi ed è sicuramente fondamentale il sostegno e la fiducia di Ivan, il nostro grande direttore d’orchestra”.

Demetrio Ottico-Optometrista “Ottica Rolin non è solo un centro ottico d’eccellenza ma è anche e soprattutto un centro di consulenza della visione dove ogni cliente, anche quello più esigente, trova la soluzione ideale in cui si riconosce e attraverso cui riesce a vedere meglio il mondo che lo circonda. È una realtà consolidata che funziona alla perfezione perché ognuno di noi ha i propri punti di forza e, insieme, riusciamo a creare delle sinergie e a conseguire il risultato migliore. Sempre”. 38

Elena Ottico-Optometrista “Ottica Rolin è per me un luogo di crescita personale e professionale. È il luogo dove noi, ottici-optometristi, facciamo ciò che amiamo con mezzi e strumenti all’avanguardia. Non c’è cosa più bella quando capisci che la tua soddisfazione professionale incontra la soddisfazione del cliente”.


“Per me, non è solo l’esperienza lavorativa più stimolante e appagante che potessi desiderare… Ottica Rolin è anche e soprattutto motivo d’orgoglio quotidiano perché significa onorare, costantemente, mio padre, la figura più importante della mia vita. Tutto questo è stato e continua ad essere possibile grazie anche al contributo del mio team fatto di persone curiose, attente ai dettagli, preparate e professionali che in questi anni mi hanno supportato e, diciamolo, anche un po’ sopportato come si fa nelle grandi famiglie. Insomma se dovessi descriverla con due parole, per me Ottica Rolin è famiglia, è casa”.

La miopia è in continua crescita. Si stima che entro il 2050 il 50%* della popolazione mondiale sarà miope. Più un bambino sviluppa la miopia in giovane età, più velocemente la miopia stessa progredisce. Non accontentarti di correggere la miopia, scegli di controllarla. Le lenti Essilor® Stellest™ rallentano la progressione della miopia. COME FUNZIONANO? La lente è composta da una serie di microlenti invisibili che creano un segnale davanti alla retina per guidare la crescita oculare e rallentare la progressione della miopia. In Essilor® collaboriamo con i migliori specialisti per proporre strumenti con protocolli di misurazione personalizzati come il Myopia Expert 700 che genera un servizio all’avanguardia rilevando l’insorgenza della miopia, fornendo supporto nella prescrizione della soluzione correttiva e monitorando la progressione miopica nel tempo. *Brien A. Holden, et al, (2016). “Global Prevalence of Myopia and High Myopia and Temporal Trends from 2000 through 2050”. Ophthalmology, 123(5); p 1036-1042. "

Nella foto a sinistra, Simone di Ottica Rolin in azione durante l’utilizzo del Myopia Expert 700, uno strumento Essilor.

Via XX Settembre, 58 Bergamo Tel. 035.213292

Via Enrico Fermi, 1 Centro Commerciale Curno (BG) Tel. 035.462330

www.otticarolin.org

Via Mazzini, 103 Villa d’Almè (BG) Tel. 035.541471


INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ L’AUTO DEL FUTURO? ELETTRICA E SOSTENIBILE, COME LA NUOVA PORSCHE TAYCAN SPORT TURISMO, PRESENTATA DAL CENTRO PORSCHE BERGAMO IN ANTEPRIMA AL GEWISS EXPERIENCE CENTER

L’auto del futuro sarà sempre più sostenibile. La crescente sensibilità alle tematiche green, unita all’attenzione verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili disegna la strada della mobilità a quattro ruote. È in questa nuova era, che impone un ripensamento dei paradigmi dell’automotive, che Centro Porsche Bergamo ha scelto di svelare la nuova Porsche Taycan Sport Turismo nel Gewiss Experience Center, a Cenate Sotto, nel quartier generale dell’azienda che è interlocutore di riferimento per la home & building automation, la protezione e la distribuzione dell’energia, la mobilità elettrica e l’illuminazione intelligente. Essenziale, dinamica e imponente nelle dimensioni, l’elettrica sportiva tedesca dalle alte prestazioni è stata svelata al Gewiss Experience Center in una cornice di giochi di luci, musica e danza. Un connubio perfetto quello di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia e il Gruppo Gewiss, entrambi, uniti da valori comuni e una storia costruita sulle fondamenta dello sviluppo e della costante innovazione.

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Paolo Cervini, CEO di GEWISS ha dichiarato: “Questa collaborazione nasce nel segno della mobilità elettrica e della sostenibilità, due pilastri che abbiamo fatto nostri sia dal punto di vista del business che da quello etico e valoriale. La Smart Mobility si appresta indubbiamente a diventare parte integrante della vita di ognuno di noi, coniugando esigenze individuali di mobilità con la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. Ed è perciò fortemente legata al tema della Sostenibilità, che abbiamo adottato come uno dei nostri tre valori portanti (insieme ad Eccellenza ed Integrità), e che perseguiamo con il fine di creare valore per le nostre persone, i clienti, le comunità e le generazioni future”.

Silvano Lanzi “Abbiamo scelto il Gewiss Experience Center per la presentazione della nuova arrivata di casa Porsche - ha detto Silvano Lanzi, Direttore Centro Porsche Bergamo - perché crediamo nella sinergia che guarda a progetti di sostenibilità ambientale e innovazione, fondamentali per il mondo dell’automotive e per l’ecosistema. Essere insieme a Gewiss per presentare un’auto estremamente versatile, spaziosa, confortevole e sportiva al tempo stesso, super tecnologica, elettrica e dal DNA Porsche è molto significativo perché suggella una relazione di forte valore e un legame storico”.


Soluzioni innovative ed ecologiche rappresentano il futuro della mobilità a cui aspirano gli italiani che, come conferma lo studio “The Future of Mobility - Ripensare i modelli passati per guidare la mobilità del futuro” preferirebbero un veicolo elettrico o ibrido rispetto a uno tradizionale (69%) e che hanno il desiderio di diminuire il proprio impatto ambientale (63%). Una percentuale molto elevata e che supera tutti gli altri più importanti Paesi europei (Germania 51%; Francia 52%; Regno Unito 53%, Spagna 65%). La GTS è la prima di cinque varianti di Sport Turismo che verranno rilasciate durante il 2022. Durante il corso della primavera verranno presentate le altre quattro, dalla versione base, fino alla super prestante Turbo S.

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A DUE ANNI DALLA PANDEMIA, BONALDI GRUPPO EUROCAR ITALIA TORNA A TRASFORMARSI IN UNA PIAZZA DI INCONTRO PER UN TUFFO NEGLI ICONICI ANNI ’90 CON NUOVO VOLKSWAGEN T-ROC

NUOVO VOLKSWAGEN T-ROC Musica, ambienti e tendenze dell’ultimo decennio del XX secolo tornano protagonisti in via Quinto Alpini, 8 a Bergamo. La con-

cessionaria si è trasformata in uno spazio di incontro per amici e famiglie. Attesa la presentazione di Nuovo Volkswagen T-Roc. C’è stato un tempo in cui alla radio risuonavano le canzoni dei Nirvana e dei R.E.M. ad alta rotazione, i pomeriggi trascorrevano veloci tra una partita a flipper e una a Super Mario, e non si aveva paura di far cadere il cellulare, perché era il periodo di lancio dell’indistruttibile Nokia 3310. A chi ha nostalgia degli anni ’90, Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia ha dedicato il primo evento in concessionaria nel post-pandemia, mercoledì 23 marzo, presso la sede di via Quinto Alpini, 8 a Bergamo che, per l’occasione, si è trasformata in uno spazio di incontro per amici e famiglie. Con le colonne sonore dell’infanzia e dell’adolescenza dei nati tra il 1970 e il 1990, alternate alle hit del momento, Bonaldi ha portato in un viaggio tra i ricordi più belli.

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Luci al neon, jukebox, flipper e tante altre sorprese hanno accompagnato il protagonista della serata, in tutte le sue versioni (Life, Style, R-Line) più una (Cabrio): Nuovo Volkswagen T-Roc. A chi non è riuscito a partecipare all’appuntamento di mercoledì 23 marzo, Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia ha dedicato il weekend porte aperte del 26 e 27 marzo non solo a Bergamo ma anche nelle concessionarie di Treviglio e Sondrio che, per l’occasione, hanno mantenuto il sapore degli anni ’90 con la possibilità, in tutte e tre le concessionarie, anche di salire a bordo e provare in anteprima il rinnovato crossover del marchio tedesco.

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AUTOTORINO

A BERGAMO RADDOPPIA

PIÙ SERVIZI E PIÙ SCELTA PER LA MOBILITÀ Due sedi per ricambiare la fiducia ed il rapporto di familiarità stretti con il pubblico

bergamasco: dopo la ‘storica’ sede di Curno il Gruppo Autotorino ha voluto raddoppiare con la filiale di Bergamo - via Zanica gli showroom in cui accedere ai servizi commerciali e di assistenza sul territorio urbano e della provincia. La nuova concessionaria porta le insegne di Jeep, marchio storicamente rappresentato in provincia sin dal 2008, e Alfa Romeo, novità che si aggiunge all’offerta locale di Autotorino. La nuova sede curerà ufficialmente la vendita e l’assistenza di questi marchi, cui si affianca anche il Service ufficiale Mercedes-Benz, nonché propone un’ampia esposizione per l’Usato Prima Scelta, l’offerta di vetture a chilometri zero e pronta consegna del Gruppo, tutti accompagnati dall’esclusiva formula “Soddisfatto o Rimborsato”. Più scelta, quindi, ma anche un potenziamento dei servizi di assistenza, a beneficio della libertà di movimento degli automobilisti bergamaschi. Per il marchio Jeep, in particolare, sarà un vero e proprio raddoppio a beneficio della capillarità territoriale: la nuova sede di via per Zanica e quella di Curno coesisteranno, servendo in modo più comodo ed efficiente sia chi si rivolge per l’acquisto, sia chi per la manutenzione. Il Service ufficiale Mercedes-Benz, inoltre, porta anche a Bergamo l’esperienza che Autotorino condivide nella sua rete dedicata alla Stella di Stoccarda anche in numerose province di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna,Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Anche in questo si riassume lo spirito con cui il Gruppo Autotorino sviluppa la propria rete, in un’ottica di continuo miglioramento dell’accesso e della qualità dei servizi e, soprattutto, nella creazione di indotto economico ed occupazionale sul territorio. Alessandro Lischetti (foto) è il Responsabile della nuova sede Autotorino di Bergamo. Collaboratore del Gruppo dal 2015 presso la sede di Curno, dal 2017 vice-Responsabile di questa filiale, dall’inaugurazione del luglio 2019 sta ‘facendo squadra’ con un affiatato team di oltre 30 professionisti che animano lo showroom e i servizi di assistenza e di magazzino di ricambi originali: “Bergamo, con il suo territorio, è una realtà dinamica cui vogliamo offrire un servizio sempre più ampio ed accurato - ci dice Lischetti - È una sfida importante, perché andiamo a raddoppiare l’offerta, sia in termini di servizi, sia di ampiezza di strutture, a beneficio dell’accoglienza per chi cerca una vasta scelta commerciale, e di capacità d’intervento per chi necessita di assistenza post-vendita. Abbiamo voluto affiancare una realtà importante per il Gruppo, come quella di Curno, con l’obiettivo di dare ancor più risposte alle tante persone che ogni giorno si rivolgono a noi. Il nostro team è affiatato e preparato, e può contare sulla formazione permanente della Autotorino Academy, per accrescere costantemente la qualità dell’esperienza offerta ai clienti”.

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IL GRUPPO AUTOTORINO Con 62 sedi e 2.000 collaboratori, il Gruppo Autotorino è il dealer auto italiano di riferimento nel settore, 39° per fatturato in Europa secondo la ICDP 2022 European Biggest Dealers’ Guide. Nel 2021 ha venduto 56.000 vetture (nuovo e usato), con un fatturato di 1,4 miliardi di Euro.Oggi rappresenta 8 Gruppi Automotive ed opera attraverso una rete di concessionarie ufficiali che si articola su 23 Province in 5 Regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Un Gruppo dal profondo radicamento nei territori e nelle comunità in cui opera, con una visione orientata alla qualità ed all’innovazione dei modelli organizzativi e dei servizi, da sempre orientato alla formazione, ricerca e sviluppo, con un modello indirizzato al costante affinamento dell’interpretazione della mobilità come servizio, cui corrisponde l’innalzamento degli standard dedicati ai Clienti, sia nella prossimità fisica, sia nella costante disponibilità on-line. Solidità del modello d’impresa e coinvolgimento dei collaboratori caratterizzano oggi Autotorino, cui è stato conferito il Premio Industria Felix – l’Italia che compete 2020 dal comitato scientifico di Università Luiss e CERVED tra le 15 aziende italiane del settore commercio più performanti, finanziariamente affidabili e capaci di generare occupazione; nel 2021 ITQF certifica Autotorino tra le 300 aziende ‘Best Employer’ italiane, unico concessionario automotive in Italia inserito nel novero delle migliori realtà imprenditoriali per cultura aziendale e percorsi di sviluppo personale.


Autotorino e Bergamo: un rapporto storico e solido con il territorio iniziato nel 2008 a Curno, raddoppiato con la nuova concessionaria in città, dedicata a Jeep e Alfa Romeo, ad un Service anche per Mercedes-Benz e ad oltre 2.000 mq di esposizione coperta per Usato e Km Zero

TUTTI I NUMERI

LA NUOVA CONCESSIONARIA UFFICIALE AUTOTORINO JEEP / ALFA ROMEO DI BERGAMO

Il Gruppo Autotorino apre la propria seconda sede a servizio di Bergamo e provincia. Situata nella zona est della Città, in via Zanica 87, è facilmente raggiungibile dal sistema autostradale e dall’area orientale del territorio e si inserisce nella rete di 62 filiali del Gruppo, articolata in 23 province tra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. La struttura si sviluppa su 12.800 metri quadrati di superficie complessiva, di cui: 4.425 mq destinati allo showroom commerciale 1.400 mq dedicati all’assistenza ufficiale Jeep, Alfa Romeo e Mercedes-Benz 12 ponti d’officina 290 mq di magazzino ricambi originali

Via Bergamo 66, Curno (BG) - Tel. 035 622 8711 Via Zanica 87, Bergamo (BG) - Tel. 035 323 0211

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ph: Sergio Nessi

IMPARO IL SUSHI

CON SHEGHI Il 31 marzo scorso si è svolta la prima tappa del viaggio culinario verso mondi lontani proposto da Engel & Völkers Bergamo di cui qui Bergamo è media partner. Una serata all’insegna del divertimento e del gusto grazie alla quale si è appresa la particolarissima arte della cucina giapponese. Un ringraziamento per i preziosi consigli elargiti va rivolto sia alla Trattoria Il Coccio, sia al Caffè Papavero di Bergamo ma anche a D1a.lab di Brembate Sopra per la splendida location messa a disposizione per questa iniziativa.

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Concessionaria Ufficiale di Assistenza Mercedes-Benz

BERGAMO via Zanica 87


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BRESCIA PHOTO FESTIVAL

LE FORME DEL RITRATTO Al Museo di Santa Giulia e in altre sedi espositive cittadine, grandi mostre e importanti eventi intorno alle molteplici declinazioni del “ritratto” nella storia della fotografia italiana e internazionale. Tra gli appuntamenti più attesi, la mostra omaggio a Edward Weston (1886-1958), uno dei maestri del Novecento: una esposizione originale e inedita, sviluppata con gli eredi del celebre fotografo. Fino al 24 luglio 2022 Giunta alla sua V edizione, l’iniziativa promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con Ma.Co.f - Centro della fotografia italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, verte sul tema Le forme del ritratto, consolidando nuovamente la città di Brescia quale uno dei centri propulsivi di quest’arte. Il fulcro del Brescia Photo Festival è il Museo di Santa Giulia, epicentro culturale cittadino gestito dalla Fondazione Brescia Musei, presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov, Istituzione produttrice dell’intera manifestazione. “L’organizzazione del Brescia Photo Festival costituisce un forte impegno per la Fondazione Brescia Musei che produce l’intera manifestazione collaborando con il Ma.Co.f dal punto di vista artistico e dispiegando tutte le competenze museali al servizio dell’organizzazione di un evento di livello internazionale quale è ormai diventato il nostro Festival”, ha dichiarato Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei. “Si tratta di un importante consolidamento della funzione della nostra Fondazione, un efficace aggregatore di competenze che sono al servizio della cultura cittadina, contribuendo non solo dunque all’animazione e alla valorizzazione dei musei, ma anche all’affermazione di una strategia di cultura che esce dagli schemi”.

La kermesse si dispiega in vari luoghi della città e della provincia, tra cui la Pinacoteca Tosio Martinengo, il Mo.Ca. - Centro per le Nuove Culture, il Museo Civico di Scienze Naturali, la Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda e la Cantina Guido Berlucchi di Corte Franca.

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MUSEO DI SANTA GIULIA Tra gli appuntamenti di maggior richiamo internazionale, la mostra WESTON. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, la grande monografica, allestita al Museo di Santa Giulia, dedicata a Edward Weston (1886-1958), uno dei maestri della fotografia del Novecento, le cui opere sono esposte per la pri-ma volta in Italia a fianco di quelle dei figli Brett e Cole e della nipote Cara. L’esposizione, curata da Filippo Maggia, promossa da Fondazione Brescia Mu-sei e Skira e progettata in stretta sinergia con la famiglia Weston, propone ol-tre 80 capolavori, tra cui 40 del solo Edward, con i suoi lavori più significati-vi: dai nudi plastici, dalle dune di sabbia, dagli oggetti trasformati in sculture sino ai celebri vegetable - peperoni, carciofi, cavoli - e dalle conchiglie in-quadrate in primissimo piano. Paragonata dalla critica alla pittura e alla scultura, la fotografia di Edward Weston è l’espressione di una ricerca ostinata della purezza, nelle forme compositive così come nella perfezione quasi maniacale dell'immagine. L’autore indaga gli oggetti nella loro quintessenza, eleggendoli a metafore visi-ve degli elementi stessi della natura. Aspetto d’eccellenza che caratterizza l’esposizione è stata l’opportunità di lavorare a stretto contatto con la famiglia Weston. La totalità delle immagini di Ed-ward presenti in mostra è stata stampata dalla famiglia: alcuni scatti da lui stes-so, altri dal figlio Cole, seguendo le istruzioni trasferite dal padre. Negli ultimi anni della malattia del maestro, i figli lo hanno infatti assistito in camera oscura, dando in questo modo vita ad una delle collezioni più organiche del ‘900, con cui Fondazione Brescia Musei ha avuto l’onore di potersi confrontare. Oltre ai Weston, al Museo di Santa Giulia, è allestita la mostra Lo sguardo restituito sulla storia del ritratto dal dagherrotipo al selfie, a cura di Renato Corsini e Tatiana Agliani, un lungo viaggio tra le varie declinazioni del genere ritrattistico, dai primi del Novecento ai selfie, attraverso le fotografie di anonimi autori e grandi maestri quali Steve McCurry, Sebastião Salgado, Ugo Mulas, Gian Paolo Barbieri, Alberto Korda, Edward S. Curtis e molti altri.

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“Il ritratto rappresenta, fin dalla sua nascita, il motivo predominante nella Storia della fotografia”, commenta Renato Corsini, curatore del festival. “Nato come alternativa alla rappresentazione pittorica del soggetto, il ritratto fotografico ha immediatamente riscosso un grande interesse. Affrontare il tema ci consente di indagare l'uso della fotografia nella sua evoluzione, partendo dalle sperimenta-zioni della prima metà dell'800 per arrivare fino all'attuale rito dei selfie. Il diverso uso del linguaggio fotografico da parte degli autori che esponiamo, è testimonianza della creatività che ruota intorno a questa forma d'arte”.

PINACOTECA TOSIO MARTINENGO

Nella nuova Pinacoteca Tosio Martinengo si potrà ammirare un insolito dialo-go tra collezionisti che hanno fatto la storia: Peggy e Paolo. Una passione senza tempo. Il Brescia Photo Festival mette infatti in scena un inedito dialogo tra Paolo Tosio e Peggy Guggenheim, in un celebre scatto di Gianni Berengo Gardin: a distanza di più di un secolo, l’uno dall’altra, due collezionisti affidano al ritratto la memoria della loro passione. Un progetto one-off dedicata che Gianni Berengo Gardin dedica a Peggy Guggenheim, fotografata nella sua di-mora veneziana a Palazzo Venier dei Leoni, sullo sfondo una scultura di Calder. Di fronte a lei, di Luigi Basiletti, il Ritratto del conte Paolo Tosio, il mecenate il-luminato grazie al cui lascito, 170 anni fa, nel 1851, la città di Brescia inaugurò la prima galleria civica d’arte contemporanea in Italia, oggi la Pinacoteca Tosio Martinengo, recentemente aperta nuovamente al pubblico dopo un’importante operazione di riallestimento di sette sale e della sezione dedicata alle opere del ‘700. Al grande maestro della fotografia Gianni Berengo Gardin è dedicata anche la serata di giovedì 31 marzo al cinema Nuovo Eden, quando, in occasione dell’apertura del Brescia Photo Festival, è in programma in prima visione per Brescia, il film Il ragazzo con la Leica. 60 anni d'Italia nello sguardo di Gianni Berengo Gardin, di Daniele Cini e Claudia Pampinella.

MO.CA.

Nel centenario della nascita, inoltre, al Mo.Ca. il Brescia Photo Festival ricorda Pier Paolo Pasolini, con la mostra di ritratti Pier Paolo Pasolini. Per essere poeti, bisogna avere molto tempo, curata da Renato Corsini e Gerardo Marto-relli. L’esposizione restituisce una visione intimista del grande intellettuale: il rapporto con la madre, la passione per il calcio e le amicizie più profonde sono i temi di un corpus di fotografie scattate da importanti autori italiani quali Gianni Berengo Gardin, Federico Garolla, Sandro Becchetti, Aldo Durazzi, Ezio Vitale. A Pier Paolo Pasolini, in occasione del Brescia Photo Festival, anche il cinema Nuovo Eden, art house cittadina della Fondazione Brescia Musei, dedica un programma speciale, Pasolini 100, con una selezione dei suoi capolavori in versione restaurata, in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Oltre alla rassegna dedicata a Pier Paolo Pasolini, il Mo.Ca. accoglierà Maurizio Frullani, con un focus sui ritratti al femminile nella “sua” Eritrea realizzati tra il 1993 e il 2000 nella Massaua piagata dalla guerra; Fabrizio Garghetti, con la sua documentazione delle avanguardie artistiche italiane della metà degli anni ’60; N.V. Parekh, con i suoi celebri reportage da Mombasa. 51


ALTRE SEDI IN CITTÀ E PROVINCIA Il Brescia Photo Festival si completa anche con tre mostre allestite in altre sedi della città e della provincia. Al Museo Civico di Scienze Naturali è possibile am-mirare l’esposizione Claudio Amadei. Farfalle, immagini che scompongono il reale ed interpretano in maniera spesso dissacrante quello che la natura offre; la Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda, con la mostra La rivolu-zione umana di ZENG YI, protagonista della fotografia cinese tra gli anni No-vanta e il nuovo Millennio, che documenta il volto della Cina più nascosto, e la Cantina Guido Berlucchi di Corte Franca, che il 29 aprile inaugura I ritratti della Dolcevita, un’esposizione che documenta un modo di interpretare la fotografia che ha segnato un’epoca. Anche nell’edizione 2022 del Photo Festival, il programma sarà arricchito dal palinsesto BRESCIA PHOTO FRIENDS che coinvolge librerie, biblioteche e le boutique del centro: 45 realtà cittadine affiancano la Fondazione Brescia Musei attraverso progetti di comunicazione condivisi: una rete, tra biblioteche, gallerie, associazioni e negozi, che permea la città dell’immagine della kermesse in modo capillare e diffuso. La nuova edizione sarà come di consueto occasione per una serie di attività de-dicate, curate da Fondazione Brescia Musei: visite guidate dedicate, workshop di fotografia, conferenze e laboratori per famiglie e adulti, per il pubblico e per le scuole di ogni ordine e grado, che consentiranno di approfondire i contenuti del Brescia Photo Festival ed avvicinare il mondo della fotografia a tutte le età. “Brescia Photo Festival è ormai diventato un appuntamento di grande richiamo, molto atteso da tutti gli amanti della fotografia, davvero apprezzato dagli addetti ai lavori”, dichiara il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono. “La kermesse, nata nel 2017 da una lungimirante intuizione di Renato Corsini che ho appoggiato con grande entusiasmo, ha goduto, negli anni scorsi, di un notevole successo di pubblico. Per Brescia si tratta di una scommessa vinta, che dimostra la capa-cità della nostra città di misurarsi con sfide ambiziose nel campo dell’arte e della cultura. L’edizione di quest’anno, dedicata all’affascinante ed entusiasmante tema del ritratto, ospiterà eventi di grande richiamo come la mostra monografica dedicata alla dinastia Weston e come l’esposizione a cura di Renato Corsini in occasione nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. L’edizione 2022 sarà quindi un’esperienza unica e suggestiva, capace di regalare grandi emozio-ni”.

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bresciamusei.com bresciaphotofestival.it santagiulia@bresciamusei.com info@macof.it


BIGLIETTI Biglietto intero Brescia Photo Festival: € 11 Biglietto ridotto: € 9 Biglietto ridotto gruppi: € 8 Biglietto ridotto scuole: € 6 Biglietto ridotto speciale: € 6 (Bambini 6-13 anni, disabili)

BRESCIA PHOTO FESTIVAL 2022 – V EDIZIONE

Le forme del ritratto Fino al 24 luglio 2022 - Museo di Santa Giulia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Mo.Ca e altre sedi in città e provincia Orari di apertura: Museo di Santa Giulia e Pinacoteca Tosio Martinengo martedì – domenica, ore 10-18 Mo.Ca martedì – domenica, ore 15-19

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INDAGINE SU PUBBLICO SPETTACOLO IN LOMBARDIA. EFFETTI PANDEMIA ANCORA PRESENTI, MA SEGNALI INCORAGGIANTI SPETTACOLI DAL VIVO, IN LOMBARDIA -76% DEI BIGLIETTI ‘STACCATI’

CIAK, ANCORA NON GIRA

La presentazione dei dati

è stata realizzata nell’ambito del progetto ‘Next - laboratorio delle idee’, progetto di Regione Lombardia, in collaborazione con Fondazione Cariplo e AGIS Lombarda. L’indagine è stata realizzata dalla Fondazione Fitzcarraldo, in partnership con Esselunga.

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3.170 I PARTECIPANTI ALL'INDAGINE - Il sondaggio esplorati-

“Per il settore cultura la pandemia non è finita, ma ci sono segnali incoraggianti”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Autonomia e Cultura, Stefano Bruno Galli, commentando i dati dell’indagine sul pubblico dello spettacolo in Lombardia. La presentazione si è tenuta oggi a Milano. Il sondaggio è stato promosso dall’assessorato regionale all’Autonomia e Cultura in considerazione del grave stato di crisi che ha colpito il settore a causa dell’applicazione delle misure per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19.

vo sull'impatto della pandemia nella propensione alla partecipazione alle attività di spettacolo dal vivo e cinematografiche in Lombardia si è rivolto a un campione di residenti che frequentano sale di spettacolo e sono possessori della carta fedeltà Esselunga. A dicembre 2021, dopo 6 mesi dalla riapertura, metà degli intervistati non ha ancora ripreso a frequentare i luoghi dello spettacolo. Il 35% lo fa con minore frequenza rispetto a prima. Il fenomeno è molto rilevante anche nei pubblici abituali e occasionali, dove il tasso di rinuncia si attesta al 45%. I comparti più colpiti: concerti -73% del pubblico, teatro - 54%, cinema -46%. Il volume complessivo dei biglietti 'staccati' nell'intero comparto dello spettacolo dal vivo, in Lombardia, è diminuito del 76% (SIAE). Per l'80% dei rispondenti la fruizione in digitale è ormai un'abitudine, ma solo il 7.1% di chi ha abbandonato la sala preferisce la fruizione domestica. Anche fra chi ha diminuito i consumi, questa non è la causa principale, meno dell'8% infatti ritiene che la fruizione in streaming sia più soddisfacente di quella in presenza.

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GIOVANI E COMPORTAMENTI A RISCHIO INDAGINE

SELFIE

17.000 QUESTIONARI NELLE SCUOLE DI CITTÀ E PROVINCIA PER DELINEARE I COMPORTAMENTI A RISCHIO E COSTRUIRE PREVENZIONE

È stato messo a punto un questionario che permette ai ragazzi di descrivere le pro-

prie abitudini e il loro mondo il più possibile fedele alla realtà. Sono stati coinvolti 37 tra istituti superiori, scuole paritarie, istituti comprensivi (17) distribuiti tra la città e la provincia, per un totale di circa 17.000 questionari. La compilazione si effettua nel tempo medio di 15/20 minuti, accedendo ad un link web (disponibile da e per una concordata finestra di tempo) che viene fornito al referente scolastico. Le 65 domande, riconducibili alle seguenti macro-aree di vita: - Socio-Anagrafica: informazioni circa età, genere, nazionalità, situazione scolastica e familiare (impiego dei genitori, stato di famiglia, numero dei suoi componenti - Tempo libero: attività e luoghi preferiti, frequentati oltre la scuola - Smartphone e Social Network: tempo, modalità e ragioni d’utilizzo di tali strumenti di relazione (numero di profili e di contatti posseduti, conosciuti realmente od esclusivamente online, coinvolgimento o conoscenza di fenomeni di utilizzo disfunzionale di tali strumenti) - Budget settimanale: disponibilità ed utilizzo del denaro ricevuto, anche in relazione ad abitudini disfunzionali (consumo di sostanze stupefacenti, alcol, tabacco, gioco d’azzardo) - Gioco d’azzardo: significati e conoscenza indiretta o diretta di tale fenomeno, con attenzione anche agli aspetti sociali - Comportamenti a rischio: coinvolgimento nei principali comportamenti assuntori/ disfunzionali, credenze a riguardo, rappresentazione di sé e rapporto con l’altro - Immagine corporea e relazione con il cibo: percezione della propria immagine - Realizzazione di sé: autoriflessione circa i sentimenti sperimentati oggi, e la possibilità di realizzarsi domani nei principali ambiti di vita.

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L’elaborato, che emergerà con la ricerca, consentirà ai docenti di conoscere meglio chi sta dietro al banco e conseguentemente di comprendere l’orizzonte esistenziale degli alunni a cui è rivolta la lezione. Restituirà ai genitori un’immagine più completa dei propri figli, aiutandoli in questo modo a far crescere armoniosamente la relazione, nel delicato momento adolescenziale. Potrà inoltre diventare un’occasione di confronto con i ragazzi stessi, messi davanti alla propria immagine, come in uno specchio.


Il progetto Selfie è un’indagine sugli stili di vita giovanili e sulle dipendenze che nasce dall’esigenza di delineare i comportamenti a rischio dei ragazzi, individuare i fattori di protezione e costruire e proporre percorsi di prevenzione. Promosso dall’Ambito Territoriale Bergamo, con il Comune di Bergamo capofila, Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, ITACA Cooperativa sociale, Selfie è un progetto realizzato da Semi di Melo - Centro per la Formazione e la Ricerca sull’Infanzia e l’Adolescenza, a cura di Casa del Giovane di Pavia e Exodus, in collaborazione con l’Università di Pavia. 57


GIOVANI E COMPORTAMENTI A RISCHIO

ALCUNI DATI Il report di marzo 2022 sul gioco d’azzardo (maggiorenni), che legge il fenomeno presso i locali e le sale con esclusione del gioco on line, evidenzia un crollo del 50% del giocato nell’anno 2020 e 2021 rispetto al 2019. Questo è un dato dovuto agli effetti dei lockdown. In particolare, il giocato complessivo in Italia nel 2021 è oltre 43.609.000.00 € corrispondente a +11,84% rispetto al 2020, ma - 40,98% rispetto al 2019. Il dato pro capite in Italia si attesta nel 2021 su 863 €, + 11,82% rispetto al 2020 e - 40,88% rispetto al 2019. È interessante sottolineare l’incremento dei cosiddetti “giochi numerici”, ossia tutti quelli che si trovano nelle ricevitorie e tabaccherie che hanno risentito molto meno la chiusura.

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Rispetto al pubblico dei giovani (studenti scuola secondaria primo e secondo grado), i dati più recenti relativi al nostro territorio (2021) rivelano un quadro di relativa stabilità della percentuale di ragazzi che giocano d’azzardo, o che risultano essere giocatori a rischio e problematici, ma di diffuse credenze distorte sul gioco e sulle possibilità di trarne guadagno. Rispetto al tema della permanenza davanti ad uno schermo, tra televisione, smartphone, videogame, chat e internet i ragazzi


trascorrono in media 9 ore al giorno; le ragazze fanno più spesso un uso problematico dei social media (25,7% contro il 7,7% dei maschi), mentre l’uso problematico di videogiochi è significativamente più diffuso tra i maschi (12,6% contro il 3% delle femmine). Per quanto riguarda la dipendenza da fumo, la percentuale di fumatori abituali (40 o più sigarette fumate nella vita) è del 19,1%, la maggioranza maschi. Il consumo di alcolici è ampiamente diffuso (il 35% ha bevuto 20 volte o più, e solo il 16% non ha mai bevuto) e per il 48,9% ha portato ad almeno un’ubriacatura. Lo sport rimane uno dei fattori principali di protezione, le famiglie e gli amici sono un riferimento importante. edana Poli, Assessora all’Istruzione L’indagine è molto utile perché fotografa in modo preciso vari aspetti degli stili di vita delle ragazze e dei ragazzi, aiutando a comprenderne meglio comportamenti e dinamiche relazionali, favorendo anche la costruzione di progettualità più mirate loro dedicate. 59


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PREVENZIONE

DIECI ANNI DI ATENA DIECI ANNI DI AMBRA AVRÀ ANCHE UNA DELEGAZIONE BRESCIANA L’ASSOCIAZIONE FONDATA E PRESIEDUTA DA AMBRA FINAZZI PER FARE PREVENZIONE CONTRO L’ABUSO DI ALCOL E SOSTANZE

Ambra Finazzi Presidente Atena onlus

Come è iniziato il cammino di Atena? “Dieci anni fa - risponde Ambra Finazzi - si iniziavano a constatare i danni causati dall’abuso di alcol da parte dei giovani e mi venne chiesto di dar vita ad un’associazione che si occupasse di prevenzione, di informare i giovani sui danni dall’abuso di sostanze, non solo di alcolici. Da allora abbiamo costruito un percorso che ci vede impegnati all’interno delle scuole e non solo, per informare sui rischi per la salute, fisica e psichica che, comportamenti superficiali comportano, specie in età adolescenziale. Realizziamo progetti con le scolaresche, serate con i genitori che avvengono alla presenza di una psicologa professionista non volontaria. Inoltre, nel 2016, abbiamo attivato lo sportello Atena Scolta per chi desidera rivolgersi alla nostra associazione anche in forma anonima”. Cosa le ha dato maggiore soddisfazione in questi anni? “Ho tralasciato molti impegni privati per dedicarmi con tutta me stessa alla vita associativa ma ritengo che ne sia valsa la pena quando penso di aver aiutato tante persone ad uscire da condizioni di disagio e di dipendenza. Adesso, dopo dieci anni, lascio la presidenza felice di aver contribuito insieme con gli altri Volontari che si sono aggiunti in questi anni a creare una struttura efficiente e in grado di essere utile a tante famiglie”.

10 ANNI DI ATENA: “UN IMPEGNO COSTANTE PER LA PREVENZIONE DEL DISAGIO GIOVANILE” Presentato in anteprima il nuovo videogioco educativo “Ocio - Just Drive!” e la mostra fotografica “Oltre l’alcol in un scatto”

Per celebrare i 10 anni di vita e porre attenzione ad “Alcohol prevention day”, la giornata mondiale per la prevenzione alcologica, l’Associazione Atena, con il patrocinio del Comune di Bergamo, ha presentato due nuove iniziative. “Ocio - Just drive!” – sani stili di vita e divertimento in giro per la città di Bergamo, il nuovo videogioco innovativo ed educativo, gratuito e scaricabile su Android, destinato ai ragazzi della fascia 10-14 anni realizzato in collaborazione con RetroEdicola di Boccaleone. Accanto a questo progetto educativo, che attraverso il linguaggio del videogioco molto vicino ai ragazzi intende renderli consapevoli delle varie forme di dipendenza da cui rifuggire, è stata presentata la seconda edizione della Mostra fotografica “Oltre l’alcol in uno scatto” che ha visto la partecipazione dei ragazzi delle scuole in veste di artisti e fotografi con uno sguardo attento ed originale al tema della dipendenza da alcol e a quel che i nostri giovani vedono “oltre”. Temi molto caldi e, purtroppo, d’attualità che stanno molto a cuore all’Associazione la cui mission principale è proprio quella di prevenire ogni forma di dipendenza giovanile con progetti e azioni concrete sul territorio rivolte ai ragazzi. Tra questi “Atena Ascolta”, lo sportello di ascolto psicologico per il disagio giovanile nato nel 2016. Una presenza costante a favore dei giovani che è valsa ad Atena l’assegnazione della Civica Benemerenza da parte del Comune proprio nel 10° compleanno. L’associazione chiuderà le celebrazioni per il decimo compleanno il prossimo 6 maggio con un evento, con entrata libera e aperto a tutti, presso l’Auditorium S. Alessandro dal titolo: “L’età tradita – Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti” con relatore il dott. Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano e docente di Psicologia all’Università Milano Bicocca.

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La GAMeC torna ad abitare la prestigiosa sede del Palazzo della Ragione con una nuova mostra firmata Anri Sala (Tirana, 1974). Partendo dalla sua più recente installazione audio-visiva, Time No Longer, il celebre artista di origini albanesi attiva un intenso dialogo con l’iconica Sala delle Capriate.

ANRI SALA TRANSFIGURED a cura di Lorenzo Giusti e Sara Fumagalli Palazzo della Ragione Sala delle Capriate dal 10 giugno al 16 ottobre

Riaffermando una modalità operativa già sperimentata, Sala ha interpretato il contesto architettonico del Palazzo della Ragione “non come un semplice contenitore, ma come un organo attivo”. Per l’artista ogni spazio fisico può portare con sé valori e memorie che, di volta in volta, l’interazione con l’opera d’arte può riattivare. Nel caso della Sala delle Capriate tale dinamica trova un ulteriore sviluppo – una sorta di amplificazione dell’effetto – in relazione alla storia secolare dell’edificio e agli antichi affreschi in esso contenuti. Proiettato su uno schermo flottante lungo 16 metri, Time No Longer si concentra sull’immagine di un giradischi galleggiante in una stazione spaziale. Ancorato al solo cavo elettrico di alimentazione, il giradischi riproduce un nuovo arrangiamento di Quartet for the End of Time, una composizione realizzata dal musicista francese Olivier Messiaen, considerata la più celebre opera musicale composta in prigionia. Per la realizzazione di Time No Longer, Sala si è ispirato all’unico movimento solista del quartetto, “The Abyss of the Birds”, scritto per clarinetto e suonato dal commilitone e musicista algerino Henri Akoka. 62

Alla dimensione di solitudine e costrizione del clarinetto di Henri Akoka, fa eco la suggestiva storia del sassofono di Ronald McNair. Nel 1986 McNair, uno dei primi astronauti neri ad aver raggiunto lo spazio, e allo stesso tempo sassofonista professionista, aveva pianificato di suonare e registrare un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenger. Questo sarebbe stato il primo brano musicale originale registrato nello spazio se il veicolo spaziale non si fosse disintegrato pochi secondi dopo il decollo, uccidendo tragicamente tutti gli astronauti a bordo. Con la collaborazione del musicista André Vida e del sound designer Olivier Goinard, Anri Sala crea così un duetto fra due voci strumentali: una performance senza performer dove il clarinetto, a tratti, si confonde con il sassofono, unendo due momenti distanti nella storia e nel tempo, ma accomunati da un senso profondo di solitudine e allo stesso tempo di determinazione e volontà. La composizione musicale costituisce una colonna sonora dell’intenzione, alludendo alla registrazione pianificata ma mai realizzata da McNair.


Anri Sala Time No Longer, 2021 Immagini UHD a tre canali generate al computer e suono a tre canali, colore Durata: 13 min Courtesy Marian Goodman Gallery Foto: Markus Tretter

La proiezione sospesa e il buio della Sala delle Capriate evocano l’assenza di luce e di gravità dell’universo, la dimensione del vuoto in cui galleggia il giradischi. Nella sala il buio è interrotto a tratti da bagliori di luce provenienti da alcune lampade posizionate sul retro dello schermo che, seguendo il ritmo della musica, illuminano la sala e, insieme a essa, i dipinti e gli affreschi disposti sulle pareti. I personaggi ritratti – tra cui la Vergine Maria e i Santi patroni della città Alessandro e Vincenzo, così come la figura della Giustizia, e in particolare i quattro angeli musici che, intenti a suonare i loro strumenti (una viola, una cornetta, un flauto e un organo), sembrano dialogare con i quattro musicisti di Quartet for the End of Time – si fanno così testimoni di un’umanità scomparsa, collegando temporalità diverse che attraversano il passato, il presente, e il futuro. In occasione della mostra di Anri Sala verrà pubblicato il primo volume di una nuova collana di saggi, edita da NERO e GAMeC, legata ai progetti espositivi realizzati per il Palazzo della Ragione di Bergamo. Autore del primo saggio sarà il filosofo e musicologo francese Peter Szendy. 63


LE NUVOLE DI LINO MANNOCCI FINO AL 5 MAGGIO, LA MOSTRA IL VOLO CELESTE ALLA GALLERIA CERIBELLI DI BERGAMO, OSPITA I DIPINTI DI LINO MANNOCCI.

Lino Mannocci nasce a Viareggio il 13 aprile 1945. All’età di 23 anni decide di lasciare l’Italia per inseguire il suo sogno di diventare artista. Dopo un mese a Parigi, si trasferisce a Londra, dove lavora per tre anni prima di iscriversi e frequentare, dal 1971 al 1976, la Camberwell School of Art. Nel corso degli studi universitari perfeziona le tecniche pittoriche e gli studi sull’arte classica, sviluppando inoltre un forte interesse per le incisioni, che lo accompagnerà per tutta la vita. Il resto, come dice il figlio Pico, è storia. Nel corso della vita Mannocci ha esposto i suoi quadri in giro per il mondo: San Francisco, New York, Londra, Firenze, Bergamo, Delhi e Mumbai, per citarne alcuni, e le sue opere sono tuttora presenti in vari musei europei e americani. Due luoghi, più di tutti, lo rappresentano e lo ricordano: da una parte un piccolo borgo tra Viareggio e Lucca, Montigiano, dove ogni estate dal ‘76 si rifugiava a dipingere, ispirato dai paesaggi italiani; dall’altra, Londra, dove appagava la sua fame di sapere nello studio vorace e perpetuo dei grandi maestri del passato. Conobbi Lino Mannocci qualche anno fa, nel 2017, durante la mostra da lui curata Gli amici pittori di Londra, alla Galleria Ceribelli di Bergamo. In quell’incontro fugace rimasi colpito dalla sua estrema calma: era attento e cauto, il suo sguardo vivo, pungente, accompagnato da una smorfia quasi ironica. Aveva l’aria dell’uomo misterioso, un mistero gentile, come un velo da sottrarre con garbo, o come una nuvola da dissipare poco per volta. 64


Nella pagina accanto And the Nursing of the Sky’ 2009 (stampa in bianco e nero) Qui sopra ‘Gino and Jeanne Severini’ 2015 (dipinto della coppia) In basso ‘Ho visto per la prima volta...’ 2005 (dipinto della nuvola) Le nuvole, non a caso, hanno accompagnato Mannocci per tutto il suo viaggio di scoperta e sperimentazione artistica. Veniva catturato dalle enigmatiche forme di questi ammassi bianchi e grigi, dal loro senso di ingombro e vastità e al tempo stesso leggerezza e inconsistenza. Esse sono state un tema così centrale, da diventare leitmotiv nella mostra Il volo celeste (26 marzo 2022), organizzata in omaggio all’artista a un anno dalla sua scomparsa dai figli Cosimo e Pico, in collaborazione con il gallerista e vecchio amico Arialdo Ceribelli. “Se pensiamo a un quadro che rappresenti Lino - parlano Pico e Cosimo - ci vengono subito in mente i suoi quadri con le nuvole. È un oggetto ricorrente che ha studiato e dipinto da quando siamo piccoli”. I figli lo ricordano mentre dipingeva nel suo atelier di Londra: “Stava seduto sulla sedia, laggiù, metteva uno strato di colore alla volta, e poi, sempre seduto, fissava il quadro intensamente per tanto tempo; ci chiedevamo sempre a cosa stesse pensando, era in uno stato meditativo profondo. Ogni giorno, da lunedì a domenica, era lì, a dipingere”. (Pietro Ferrara)

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VIA CRUCIS SECONDO VIVEKA È

stata inaugurataa a fine novembre a Sotto il Monte la nuova Via Crucis realizzata da Viveka Assembergs. Quindici stazioni (le quattordici tradizionali più quella dedicata alla Risurrezione) che si snodano lungo il sentiero che collega Ca’ Maitino, residenza del Nunzio Roncalli, alla Torre San Giovanni Una pregevole opera che ha avuto inizio il 23 aprile 2017, quando la sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Alpini pose la prima pietra per la riqualificazione di tutto il sentiero. Undici mesi di lavoro da parte di numerosi volontari, Alpini e amici degli Alpini: in totale qualcosa come 12 mila ore di lavoro, che hanno permesso di riconsegnare alla comunità questo percorso di 270 metri e 236 gradoni, nel marzo 2018. A questo Colle Angelo Roncalli era particolarmente affezionato, al punto che, appena diventato Papa, in un’udienza a Castel Gandolfo disse all’allora sindaco e capogruppo degli Alpini di Sotto il Monte, Pier Carlo Carissimi: «Carleto, mi raccomando: Non fate crollare San Giovanni», riferendosi proprio al luogo che gli era tanto caro. Già nel 2017 fu lanciato un concorso di idee per realizzare delle opere da posizionare nelle nuove stazioni della Via Crucis. Tra gli undici artisti di fama internazionale invitati, la commissione premiò la proposta di Viveka Assembergs – nativa di Stoccolma ma bergamasca di adozione -, che aveva presentato i bozzetti di quindici piccoli gruppi scultorei bronzei: pezzi unici, realizzati con fusione a cera persa, che raccontano il mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. L’opera era già stata messa in mostra nelle settimane precedenti nella Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione di Bergamo dove, grazie ad un evento espositivo promosso dall’Ufficio della Pastorale della Cultura della Diocesi di Bergamo e dalla Fondazione Adriano Bernareggi, è stato possibile vedere riunite tutte le opere e scoprire le loro fasi progettuali, anche attraverso l’esposizione di documenti importanti come disegni e bozzetti.

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Nei numeri scorsi avete visto articoli che riportavano delle numerose attività dei Cavalieri di Malta S.O.S.J. in favore di persone bisognose, indifese o meritevoli di sostegno. Questa volta hanno deciso di dare una mano, ma sarebbe meglio dire una zampa a Veronica che gestisce una specie di pensionato - ricovero mi sembra non sia adatto a questo luogo - per cani disabili.

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ROTELLE NEL CUORE


Sì, avete capito bene. Purtroppo, molto spesso, i nostri compagni di una vita

subiscono come noi le ingiurie della vecchiaia o i traumi di un brutto incidente. Ma per loro spesso questo significa venire abbattuti o peggio abbandonati a loro triste destino. Qui invece sono aiutati nelle loro difficoltà quotidiane, accuditi e molto coccolati. Mi aspettavo all’arrivo di trovarmi in un lazzaretto di tristezza canina: musi lunghi, orecchie basse, occhio languidi… invece nulla di più diverso. Una lupetta mi si porta vicino arrancando visto che ha perso una zampa, ma sembra molto felice. La accarezzo, il pelo è pulitissimo e ha quel fantastico profumo di libertà che ha il pelo dei cani felici. È dolcissima e porta il benvenuto della casa. Poco distante una staccionata ci divide da un terrazzo aperto sulla vallata, e tra cuscinoni, materassi colorati, ciotole e giochini, spuntano una dozzina di bestiole di tutte le razze e di tutti i colori. Ma che bella compagnia, ognuno fa del suo meglio e nonostante quasi tutti non abbiamo più l’uso degli arti posteriori, riescono a rotolarsi vicino la staccionata abbaiano allegramente in un coro di voci diverse. Hanno tutti un’aria pasciuta, il pelo curassimo e nessun cattivo odore dal loro box. Smuovono una tenerezza immensa, ma non la pena che suscitano gli esseri umani nelle stesse condizioni. Questi cani sono felici di essere sopravvissuti ad un brutto destino e non sembrano rimpiangere la vita di prima come capita agli umani a cui capita questa sorte. Loro semplicemente continuano ad esistere e non cancellano quello che di buono è stato e si rimettono in gioco così come sono adesso. E riescono ad essere felici anche così. Veronica ha capito quanto amore c’era da dare a questi esseri nel momento peggiore della loro vita, quando, il suo cane, adottato dopo che era stato picchiato e abbandonato pieno di zecche, arrivato ad una certa età, ha iniziato a perdere l’uso delle gambe posteriori fino alla paralisi delle zampe posteriori. “Deve essere scattato qualcosa che mi ha fatto capire che ero al mondo per fare esattamente quello. Ho conosciuto altri casi simili, ho scomodato cento veterinari e ho iniziato a prendere confidenza con la riabilitazione e la cura di cani con grossi problemi, spesso senza l’uso degli arti, amputati o paralizzati… e ho trasformato una casa di famiglia in un ricovero per cani con questi problemi”. Adesso quanti animali vivono con lei? “Sono una ventina, raramente si trova qualcuno disposto ad adottarli però ogni tanto capita l’anima bella che capisce e dà una mano”. Aiuti? “Tanto da volontari e amici, mentre per il resto non ci sono fondi pubblici destinati a chi si occupa di questi casi”. Grande impegno e grande fatica? “Beh non nascondo che ogni giorno è una nuova sfida da affrontare per riuscire a dare a questi animali quello di cui hanno bisogno. Ma ogni sera, quando mi addormento io sono felice”. Veronica è una donna solare e il suo sorriso aperto è contagioso. I suoi “degenti” sembrano aver capito che gli esseri umani sanno essere anche veri amici. La tenerezza è d’obbligo ma i loro sguardi non sono tristi, giocano e vogliono le coccole, anche se con qualche problemino che ognuno di loro sembra però comunque aver superato, riuscendo a bilanciare le difficoltà con grande inventiva. Inutile dire la gioia di Veronica quando gli viene consegnato un pacco dono con tante cose utili e l’assegno di 2.000 € caduti come manna dal cielo. “Ringrazio tutti i Cavalieri di Malta S.O.S.J. per questo inatteso e sostanzioso sostegno che in questo momento difficile per tutti mi rende più sereno il futuro” Certo in momenti come questo dove i russi si ammazzano tra di loro e arrivano migliaia di persone da aiutare, a qualcuno potrà suonare male. Ma sapere che c’è qualcuno che si occupa anche di quelle bestiole, che sa dare amore incondizionato ad altri esseri viventi deboli, che fa della civiltà un impegno quotidiano… mi fa capire sempre più da che parte stare. Per informazioni e donazioni tel. 392. 532 3103 rotellenelcuore@gmail.com

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GIÙ NEL BUCO

Laca del Berù

All’inizio di aprile la IX Delegazione speleologica lombarda del Cnsas - Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico - ha organizzato una esercitazione di soccorso nella grotta “Laca del Berù”, nel territorio del comune di Parzanica, in provincia di Bergamo. 70


All’inizio di aprile la IX Delegazione speleologica lombarda del Cnsas - Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico - ha organizzato una esercitazione di soccorso nella grotta “Laca del Berù”, nel territorio del comune di Parzanica, in provincia di Bergamo. Hanno partecipato 38 tecnici di soccorso speleologico, provenienti da tutta la regione. La manovra ha valutato diversi aspetti delle dinamiche di un intervento di soccorso in ambiente ipogeo, a cominciare dalle necessità imposte dalla situazione pandemica. Considerate le difficoltà operative dell’utilizzo di mascherine in un ambiente particolare come la grotta, tutti i tecnici hanno effettuato un test rapido prima dell’inizio delle operazioni. L’ingresso delle squadre è cominciato intorno alle 12:00 di sabato; la prima parte prevedeva il recupero di un infortunato, imbarellato dal fondo della cavità, a una profondità di circa 200 metri, secondo le normali procedure in uso. Come imprevisto, non comunicato in precedenza ai partecipanti, è stato inserito un ulteriore infortunio, ovviamente fittizio, a un membro della squadra che stava intervenendo, con luogo e ora non indicati ai tecnici in intervento. L’espediente ha ottenuto gli effetti sperati, creando un interessante “stress test” per le squadre impegnate nelle operazioni ma anche, in modo ancora più significativo, al team che si stava occupando della direzione delle operazioni all’esterno e all’interno della grotta. Come previsto, e questo era appunto lo scopo, sono emerse diverse criticità, legate alle comunicazioni, alla movimentazione e alle strategie, che comunque hanno permesso di individuare i punti principali sui quali focalizzarsi in casi analoghi. Le operazioni si sono concluse nella mattinata di domenica. 71


LA MOSTRA MERCATO DI PROMOBERG SI CONFERMA UNO DEGLI EVENTI DI PUNTA NEL PANORAMA NAZIONALE. IN UN CONTESTO ANCORA MOLTO COMPLICATO PER UN SETTORE CHE MAGGIORMENTE HA SOFFERTO PER LE RESTRIZIONI RESESI NECESSARIE PER CONTRASTARE LA PANDEMIA, IN FIERA SI SONO RIVISTI INTERESSANTI SCAMBI TRA DOMANDA E OFFERTA. GRANDE SUCCESSO ANCHE PER LE TRE MOSTRE ‘PERSONALI’ DEDICATE A MARCELLO MORANDINI, GIANFRANCO MEGGIATO E MAURIZIO BUSCARINO E PER I NUMEROSI TALK COLLATERALI

BERGAMO

BAF BERGAMO ARTE FIERA

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ARTE FIERA cattura l’attenzione di collezionisti e appassionati di arte moderna e contemporanea. Al termine delle tre giornate in Fiera Bergamo, tra gli eleganti spazi espositivi allestiti da ottantasei gallerie nazionali giunte da undici regioni, il pubblico ha espresso tutta la grande voglia che aveva di tornare a partecipare ‘in presenza’ ad una mostra d’arte di alta qualità e l’apprezzamento per un evento che si è conquistato un posto di rilievo nel panorama nazionale. In un contesto ancora molto complicato per un settore che più ha sofferto per le restrizioni resesi necessarie per contrastare la recente pandemia, al polo fieristico di via Lunga sono arrivate seimila persone (tra collezionisti storici e appassionati dell’ultima ora) giunte da tutto il Nord Italia; non sono mancate per altro le presenze straniere. Nel ruolo di mostra mercato, Baf ha favorito l’incontro tra domanda e offerta, registrando un interessante e promettente ritorno agli acquisti di opere anche importanti, sia a livello artistico che di quotazioni. Il pubblico ha confermato di gradire (molto) la formula della manifestazione, che contraddistingue Baf sin da suo esordio avvenuto 17 anni fa, che abbina alle migliaia di opere - che spaziano dai grandi maestri del Novecento sino alla produzione attuale, con molti artisti emergenti ad affiancare firme note in tutto il mondo - esposte elegantemente su circa 7mila metri quadrati di superficie, una altrettanto interessante agenda di eventi collaterali, che hanno ampliato ulteriormente l’offerta culturale di Baf. Quest’anno in particolare, grande successo per le tre mostre ‘personali’ dedicate a Marcello Morandini, Gianfranco Meggiato e Maurizio Buscarino, e per i talk (tutti sold out) con alcuni protagonisti dell’arte. “Abbiamo registrato con grande soddisfazione l'ottima partecipazione di visitatori durante le tre giornate di BAF – dichiara Fabio Sannino, presidente di Promoberg -; risultato tutt'altro che scontato visto lo slittamento di data e le incertezze e preoccupazioni che viviamo quotidianamente, anche a seguito del permanere della pandemia e delle tristi e preoccupanti implicazioni della guerra in Ucraina. Ma evidentemente l'arte e la bellezza sono ancora un sano e naturale antidoto ai problemi ed alle ansie di tutti i giorni. Un antidoto che aiuta anche l'economia dell'arte; fatto questo oggi più importante che mai, visto che il settore artistico è stato uno di quelli che più ha sofferto per le restrizioni resesi necessarie per contrastare la recente pandemia.


È perciò con sincera gratitudine che ringrazio per gli ottimi risultati raggiunti Sergio Radici e Gianni Zucca, che hanno curato con determinazione e passione l'organizzazione e la direzione artistica della manifestazione, tutti i collaboratori di Promoberg, gli espositori che hanno creduto in noi e il pubblico, sempre più competente. Il mio augurio è che anche nella prospettiva di Bergamo Brescia 2023 questa manifestazione possa continuare a crescere e ad instaurare un dialogo proficuo con le istituzioni cittadine e bresciane: la componente commerciale dell'arte non è la figlia di un dio minore, ma è una dimensione da sempre necessaria per portare lavoro a chi vive di pittura, scultura, fotografia e film d'arte”. “Essere riusciti, dopo due anni di sostanziale fermo del settore, a portare a Bergamo ottantasei gallerie di alta qualità provenienti da tutta Italia è stato un risultato davvero significativo e che già ci aveva soddisfatto molto - commenta Gianni Zucca, responsabile dell’area espositiva di Baf -. Ora è arrivato anche l’apprezzamento del pubblico, che ha sottolineato la bontà del nostro evento. Le gallerie sono tornate con tanto entusiasmo a Bergamo, portando migliaia di opere di qualità, a partire dai grandi maestri del Novecento sino ad arrivare ai giovani artisti che si stanno facendo apprezzare sempre di più a livello nazionale. E’ piaciuto il percorso molto variegato che abbiamo allestito, che ha soddisfatto sia i collezionisti più storici ed esigenti, sia chi si sta avvicinando all’arte moderna. Il bello di Baf sta nella sua capacità di offrire ai visitatori una variegata proposta artistica in grado di appassionare le tante visioni di un pubblico molto dinamico ed eterogeneo”. “La formula di Baf che, da sempre, vede abbinare alla parte espositiva un calendario di appuntamenti per approfondire alcune dei tempi più interessanti per la filiera dell’arte è sempre più gradita sottolinea Sergio Radici, curatore in particolare dell’area eventi di Baf -. Quest’anno abbiamo arricchito la mostra con tre personali dedicate a Marcello Morandini, Gianfranco Mugghiato e Maurizio Buscarino, e una serie di incontri di grande spessore culturale, che hanno richiamato in fiera tanti collezionisti e operatori del settore. Oltre al grande interesse per le opere di Morandini e Meggiato, e per la mostra fotografica di Maurizio Buscarino, tutti talk sono stati seguiti da un pubblico folto e molto competente. Cito con piacere la presentazione del volume dedicato a Aldo Tagliaferro; l’incontro tra Alberto Nacci, Ugo Riva, Valentina Persico, Giorgio Berta e Romina Russo sul ruolo degli Artisti per la crescita culturale del nostro territorio; il confronto tra Alberto Fiz e Tullio Leggeri sull’Arte che si divide tra passione e investimento; la presentazione di ArteMorbida (magazine dedicato all’Arte tessile) e di Diego Santamaria (Arscode, il Gioco dell’Arte). Moltissimi quelli che si sono emozionati con il docufilm del regista Alberto Nacci, che indaga attraverso alcuni protagonisti dell’Arte contemporanea le passioni, interpretazioni e lettura della realtà che li circonda, con particolare riferimento alla pandemia che ormai accompagna la nostra vita da circa due anni”.Bergamo Arte Fiera ha il sostegno di Intesa Sanpaolo e Banco Bpm Credito Bergamasco. 73


Regina indiscussa dello stand Zero Motorcycles durante l’ultima edizione di EICMA, l’Esposizione internazionale delle

due ruote, la nuova SR è in procinto di sbarcare finalmente in Italia e sarà possibile provarla a breve presso i principali concessionari del brand californiano. Questa naked stradale dall’anima tech rappresenta un vero e proprio punto di svolta per la casa di Santa Cruz, in quanto inaugura la nascita di una nuova serie di modelli tecnologicamente avanzati, dotati di batteria espandibile e altamente configurabili. Un insieme di features e alte prestazione che renderanno la SR una delle moto più innovative del mercato. SR 2022 si caratterizza innanzitutto per l’evoluto sistema operativo Cypher III+ (di serie sui nuovi modelli SR, SR/F, SR/S 2022), capace di offrire ai proprietari Zero l’opportunità di personalizzare le prestazioni della moto come mai prima d’ora. Accedendo al Cypher Store tramite il sito www.zeromotorcycles.com/cypherstore o attraverso l’app mobile di Zero sarà possibile avere a disposizione alcune interessanti modalità aggiuntive, tra cui inedite possibilità di gestione della batteria. Un enorme passo avanti per l’industria motociclistica in termini di connettività e un grande vantaggio per il motociclista che potrà rendere la propria moto unica adattandola al massimo alle proprie esigenze di guida. BATTERIA CON AUTONOMIA ESPANDIBILE E MASSIMA PERSONALIZZAZIONE La SR 2022 viene proposta con una batteria ZF da 14,4+ kWh dove il segno + vuole indicare una sua caratteristica davvero speciale, ovvero la possibilità di incrementare la propria capacità sino a raggiungere i 17,3 kWh. La possibilità di potenziare la batteria rappresenta una vera rivoluzione nel settore dell’e-mobility su due ruote, perché consentirà di percorrere molti chilometri in più in sella a una moto elettrica. A partire dalla primavera 2022 la nuova batteria potenziata al massimo potrà essere combinata con il power tank,

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ZERO


raggiungendo una capacità di poco meno di 21 kWh e offrendo un’autonomia di ben 365 km su ciclo urbano e di 182 km in autostrada.“Essere il marchio che ha definito la categoria delle moto elettriche significa anche avere la responsabilità di compiere continui passi avanti nello sviluppo tecnologico dei nostri mezzi”, ha affermato Sam Paschel, CEO di Zero Motorcycles. “L’autonomia, e quindi la capacità della batteria, rappresenta un elemento tecnologico fondamentale che, se potenziato, aiuta a migliorare l’esperienze dei motociclisti e a promuovere il passaggio all’elettrico. Ci siamo concentrati su questo salto in avanti al fine di raggiungere uno standard più elevato nella nostra linea di modelli 2022, era importante farlo”. Ma le sorprese non finiscono qui. Accedendo al Cypher Store, oltre alla possibilità di aumentare l’autonomia della Zero SR sarà possibile ottenere via software altre interessanti funzionalità aggiuntive, come la ricarica più rapida, l’incremento della velocità e delle prestazioni, la modalità parcheggio e la possibilità di avere la navigazione sul cruscotto. Una proposta di funzioni extra, destinata ad ampliarsi con il tempo grazie al grande lavoro del reparto Ricerca e Sviluppo di Zero Motorcycles, che consentirà a ciascun proprietario Zero di rendere la propria SR unica adattandola al massimo alle proprie necessità. Oltre alle funzionalità extra “on demand”, la nuova SR offre anche un set di modalità di guida di serie tra cui scegliere, consentendo al motociclista già un buon grado di personalizzazione delle prestazioni della propria moto. Interagendo con l’intuitiva interfaccia di nuova generazione dell’app o del cruscotto sarà possibile selezionare la modalità precaricata più adatta alle proprie condizioni di guida: Rain, Eco, Standard, Sport oppure, attraverso la funzionalità Custom, combinarle insieme in una serie infinita di possibilità fino a trovare la propria modalità di guida perfetta.

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CARLOS &SAINZ CARLOS Il padre del pilota Ferrari Carlos Sainz che porta lo stesso nome, è stato due volte campione del mondo Rally e ha vinto tre volte la Dakar.

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Da Antonio e Alberto Ascari negli anni ’20, passando per Gilles e Jacques Villeneuve, Graham e Damon Hill, Keke e Nico Rosberg e, più recentemente, Michael e Mick Schumacher, la Formula 1 è piena di leggendarie dinastie padre-figlio. Ma il caso della famiglia Sainz è più insolito. Carlos, che ha debuttato in Formula Uno nel 2015, è stato ingaggiato dalla Scuderia Ferrari in questa stagione. Analogamente a molti dei piloti precedentemente menzionati, anche lui ha un padre che vanta un illustre “pedigree corsaiolo”, ma questa volta il figlio non potrà eguagliare le prodezze al volante del padre.

Questo solo perché Carlos Sainz senior è una vera leggenda nel mondo dei rally, il che richiederebbe un insolito cambio di percorso nella carriera di Carlos junior, un passaggio che pochissimi piloti hanno mai provato a compiere e che quasi sempre si conclude con risultati deludenti, anche per grandi nomi come Kimi Räikkönen. Nel corso della sua sensazionale carriera durata quasi vent’anni, Sainz senior è stato due volte Campione del Mondo e vincitore di ben 26 rally e non ha ancora deciso di appendere il casco da corsa al chiodo. L'orgoglioso padre Carlos Sainz senior ha guidato la carriera del suo talentuoso figlio fino all'apice della Formula 1. Il loro legame è forte oggi come non lo è mai stato


“È una forza della natura che non si ferma mai”, dice suo figlio. “Ti spinge continuamente ad alzare sempre più l’asticella. È uno che, quando ha smesso di fare rally, ha deciso di passare ai rally raid ed è riuscito a vincere, per ben tre volte, la gara più difficile e impegnativa di tutte, il rally Dakar”, spiega Carlos. “E vi prenderà nuovamente parte nel 2022”. Quest’anno, all’età di 59 anni, Sainz senior si è imbarcato in una nuova avventura, gareggiando in Extreme E alla guida di velocissimi SUV a propulsione elettrica. “Il mio rapporto con lui è sempre stato molto intenso”, afferma il 27enne madrileno. “Mio padre non riesce a stare fermo e, quando ero bambino, questo significava per me essere continuamente spinto a fare di più. Quando mi sono appassionato al karting, mi ha sostenuto e motivato, accettando di buon grado il fatto che non avrei seguito le sue orme”. Adesso che è un pilota affermato in Formula Uno, Carlos accetta serenamente la sfida di portare il nome Sainz. “È sempre stato un onore”, sottolinea, “ma all’inizio della mia carriera rappresentava anche un peso, ma non è certo colpa sua!”. A proposito del mondo delle corse, aggiunge: “Gli addetti ai lavori e i media sanno essere cinici e all’inizio della mia carriera c’erano molte persone che insinuavano che ero lì solo perché ero il figlio di un campione di rally. In quel periodo, mio padre mi ha spronato e mi ha aiutato a dare il meglio di me. È così che sono riuscito a dimostrare, attraverso i miei risultati, che meritavo la carriera che mi stavo costruendo”. Tutto questo accadeva molto tempo fa. “Direi che da allora ho imparato a camminare con le mie gambe”, dice con un sorriso rilassato. “Ciononostante, è ancora estremamente importante per me sapere che mio padre è al mio fianco!”. Sainz senior è una presenza discreta, a casa come nel paddock, ma rimane una figura chiave nella vita di suo figlio, come rivela Carlos con un aneddoto sulla firma per Ferrari. “Ricorderò sempre il giorno in cui abbiamo chiuso l’accordo. Come sempre accade, abbiamo dovuto lavorare su varie bozze del contratto, facendo molte riunioni e con un fitto scambio di e-mail tra Madrid e Maranello. Inoltre, tutto doveva svolgersi in videoconferenza perché, a causa del Covid, era impossibile viaggiare. Quella mattina mi sono alzato alle otto e mio padre mi ha detto: “Prendi una penna, è arrivato il contratto di Ferrari. E devi firmarlo”. Ero ancora in pigiama", ricorda Carlos, ridendo. “Ma ho firmato immediatamente”.

Carlos Senior, il due volte campione del mondo di rally non è ancora pronto ad appendere il casco, puntando a competere alla Dakar del prossimo anno 77


Roger Solomon Lutto e EMDR Dalla diagnosi all'intervento clinico

Daniel C. Dennett e Gregg D. Caruso A ognuno quel che si merita Sul libero arbitrio Il concetto di libero arbitrio è essenziale per le nostre relazioni interpersonali e le pratiche morali e giuridiche. Se risultasse che nessuno è mai libero e moralmente responsabile, che cosa vorrebbe dire per la società, la moralità, la vita di tutti i giorni? Daniel Dennett e Gregg Caruso presentano le loro argomentazioni pro e contro l’esistenza del libero arbitrio e ne discutono le implicazioni. Dennett sostiene che il genere di libero arbitrio richiesto per la responsabilità morale è compatibile con il determinismo. Caruso è di parere opposto: per lui, quel che siamo e ciò che facciamo rappresentano, in ultima analisi, il risultato di fattori che sono al di là del nostro controllo, e per questo non siamo mai moralmente responsabili delle nostre azioni nel senso che ci renderebbe davvero meritevoli di biasimo o di lode, di punizione o di ricompensa. A ognuno quel che si merita introduce i concetti centrali del dibattito sul libero arbitrio e sulla responsabilità morale mediante un dialogo filosofico coinvolgente, rigoroso e talvolta acceso tra due eminenti pensatori.

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Lawrence M. Krauss

La fisica del cambiamento climatico

I media sono pieni di affermazioni contrastanti e accese discussioni sull’impatto e sui rischi associati al cambiamento climatico. Lawrence M. Krauss, fisico e divulgatore scientifico tra i più stimati al mondo, fa chiarezza spiegando in modo conciso la scienza alla base del fenomeno. La fisica del cambiamento climatico fornisce una panoramica chiara e accessibile della scienza del clima e dei rischi associati all’inazione a livello globale. La narrazione di Krauss ripercorre i progressi degli scienziati verso la moderna comprensione del clima terrestre e del futuro del pianeta. Il generoso corredo di grafici e illustrazioni permette ai lettori di distinguere le predizioni saldamente basate sull’analisi di dati empirici da quelle di origine più speculativa.

In questo volume, Roger Solomon mostra come lavorare con il lutto e il dolore della perdita, servendosi della sua grande esperienza e sensibilità clinica. L’autore descrive l’impatto che la perdita di una persona amata può avere su numerose aree di funzionamento, sia intrapsichiche sia interpersonali, i compiti che l’individuo si trova ad affrontare nel processo di elaborazione e i molteplici fattori che possono rendere un lutto complicato. Dopo una veloce panoramica sull’EMDR, Solomon guida il terapeuta passo a passo, intrecciando all’esposizione teorica la presentazione di numerosi casi clinici e avvalendosi di alcune cornici teoriche – tra cui la teoria dell’attaccamento e quella dei continuing bonds – utili per il lavoro clinico e l’inquadramento dei casi esposti. La parte finale del volume è dedicata all’esposizione dettagliata di come utilizzare la terapia EMDR per facilitare il processo di elaborazione: ciascuna delle otto fasi viene discussa in profondità in merito alla gestione del lutto e del dolore della perdita.

Stephen M. Fleming Conoscere se stessi La nuova scienza dell'autoconsapevolezza Dagli antichi greci al buddhismo, la nostra capacità di avere il controllo sulla realtà affascina i filosofi da centinaia di anni. Eppure, solo recentemente abbiamo elaborato una scienza rigorosa della consapevolezza di sé, che chiamiamo “metacognizione”. Attingendo dalle proprie ricerche all’avanguardia nei campi della computer science, della psicologia e della biologia evoluzionistica, rese concrete con esempi tratti dalla vita reale, Fleming illustra come lo sviluppo della metacognizione può aiutarci a diventare più intelligenti e a prendere decisioni migliori. Benché sia stata presentata come il rimedio all’errore umano, l’intelligenza artificiale pecca di mancanza di consapevolezza di sé. Come un allenatore può migliorare significativamente la prestazione di un atleta, così Conoscere se stessi rivela come la metacognizione offre all’uomo un vantaggio cruciale nel mondo moderno. E potrebbe rivelarsi la nostra grazia salvifica.


2 Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica

AMBIENTE ED ECONOMIA SOSTENIBILE IN COSTITUZIONE 1- L’ambiente tra i valori fondamentali (art. 9 Cost.) Quando nel 1947, dopo lo sfascio del fascismo e le rovine della guerra, si pose mano alla Costituzione repubblicana, non apparve ancora “matura” la necessità di inserire la tutela dell’ambiente nel catalogo dei princìpi fondamentali elencati negli articoli da 1 a 12. Ciò perché l’ambiente - probabilmente ritenuto ricompreso nella più ampia portata del diritto fondamentale alla “salute” (art. 32) - non era allora percepito come “valore” o “bene” a rischio, e pertanto non meritevole di espressa tutela; tanto più che all’epoca non erano neppure evidenti i gravi sconquassi che sarebbero stati, in seguito, causati da molteplici sempre più aggressive forme di inquinamento. L’art. 9 Cost. si limitò perciò ad assegnare alla Repubblica (cioè a tutti noi e alle diverse istituzioni) il dovere di “promuovere lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, e di tutelare “il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

La legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1 - approvata con ampia maggioranza - ha ora aggiunto al citato art. 9 un terzo comma che assegna alla Repubblica la “tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”; riservando inoltre alla legge dello Stato la disciplina relativa alla “tutela degli animali”, considerato che il loro benessere rappresenta fattore utile alla salvaguardia dei vari connessi ecosistemi. Qualcuno considera la Riforma in esame in qualche modo ardita, avendo osato “ritoccare” - per la prima volta - uno dei 12 articoli introduttivi della Costituzione, da sempre ritenuti “intoccabili” nel quadro della ristretta elite dei principi fondamentali. In realtà, l’inquadramento tra i principi fondamentali colloca finalmente l’ambiente tra le fonti primarie da cui trae legittimazione l’intero catalogo (di rilevanza politica) dei diritti e dei doveri; così consacrando la identificazione del valore-ambiente con le più diverse forme di vita che si agitano sulla terra, e che passano attraverso il mistero del tempo.

2. - L’improbabile intesa ecologia-economia Il nuovo art. 9 Cost. si propone dunque di dare una copertura, al più alto livello dell’ordinamento, alla transizione ecologica in atto. La norma perciò presta una inedita attenzione (speranzosa?) agli interessi delle future generazioni, e richiama la piena intesa tra la ricchezza della biodiversità degli organismi viventi, la complessa preservazione degli ecosistemi e la tutela degli animali. E’ questo il risultato della lenta maturazione di un accidentato percorso storico-culturale che, quanto al diritto, prosegue anche nel solco tracciato, sin dai primi anni ’70 del secolo scorso, da talune interpretazioni “evolutive” dei pretori verdi (tra cui chi scrive). Resta comunque tuttora aperto il dibattito circa il progressivo sfilacciamento dello stretto collegamento - ben collaudato da secoli di sana convivenza - tra la natura e il suo consumo, ossia tra eco-logia ed eco-nomia. Infatti, pur avendo i due termini la stessa etimologia (“eco”, dal greco óikos, casa, abitazione), sin dall’avvio della prima rivoluzione industriale, la “regola” (nómos) della casa comune è stata orientata verso il dominio assoluto del denaro; trasformatosi da mezzo di scambio a condizione che subordina a sé qualsiasi scopo, uomo compreso (ridotto oggi a semplice “merce”). Da qui l’uso aggressivo-appropriativo delle non indefinite risorse della biosfera (acqua, aria, suolo), lo sviluppo sempre più sofisticato della tecnica, che ha asservito anch’essa a sé ogni cosa trasformando radicalmente il paesaggio, il consumismo che diffonde stili di vita (e rifiuti) insostenibili e … via devastando. Nel bel mezzo di questo andazzo, l’ordinamento giuridico è rimasto ostaggio della logica corruttiva propria del profitto individuale, nonché di indirizzi politici di tipo bizantino, e della irragionevolezza gestionale da parte di tecnocrati, alquanto esperti nell’arte dello scaricabarile. A questo riguardo è sufficiente citare la Legge costituzionale 18.10.2001, n. 3 la quale, nel sostituire l’originario art. 117 Cost., ha attribuito allo Stato l’esercizio della potestà legislativa esclusiva nelle materie - tra le altre - della “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.

La stessa norma include poi - tra le altre - le materie della “tutela della salute, della protezione civile e del governo del territorio” nel quadro - per sua natura conflittuale - della “legislazione concorrente”. Conflitto perciò accentuato dal fatto che, in queste ultime materie, “spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali”. Il conseguente assetto normativo, amministrativo e territoriale tipo Arlecchino è ormai ben descritto dagli studiosi tra le cause prime dell’attuale degrado; alla faccia dei vincoli del diritto comunitario sullo sviluppo duraturo green, della economia circolare e della ora magnificata resilienza. 79


AMBIENTE ED ECONOMIA SOSTENIBILE IN COSTITUZIONE 80

3.- Sostenibilità e Costituzione della Terra Esperti e analisti concordano nell’attribuire la “responsabilità” della grave compromissione degli habitat naturali e della vita sul pianeta, oltre che alla insostenibile pressione antropica di 8 miliardi di consumatori (… e non), in particolare agli effetti deviati della “iniziativa economica libera”, come definita dall’art. 41 Cost. I costituenti, formati alla cultura mediata tra liberalismo e socialismo, posero precisi limiti alla suddetta libertà, e perciò la assoggettarono al rispetto della “utilità sociale”. Specificando poi che tale iniziativa deve evitare di svolgersi “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (infortuni sul lavoro a parte!). La riforma costituzionale in esame, oltre al citato art. 9 Cost., ha contestualmente integrato anche l’originario testo dell’art. 41 Cost. Limitandosi tuttavia ad aggiungere ai sopra menzionati “danni” da evitare, altresì quelli riferiti ai nuovi contesti “malati”, ossia alla “salute e all’ambiente”. La Riforma prescrive, infine, che l’attività economica pubblica e privata deve essere indirizzata e coordinata non solo “a fini sociali”, ma anche a quelli “ambientali”. Si teme però che da sola la Riforma, enfaticamente definita epocale, possa in realtà non servire a molto, salvo a dare un assist ad una nuova eccezione di legittimità delle leggi dinanzi alla Corte costituzionale. Resta tuttavia il rischio che anche tali innovazioni, alla stregua di tante altre leggi, possano fare la fine dei cruciverba che, una volta compilati, non interessano più e vengono cestinati.

Per dare “anima” alla Riforma servirà piuttosto la radicale rivoluzione di un capitalismo vorace e predatorio e di un sistema industriale ecologicamente insostenibile; anche se è evidente che la tutela dell’ambiente è un problema globale, che richiede una risposta globale da parte di 196 Stati sovrani. Risposta peraltro poco probabile, considerata l’attuale crisi del processo geopolitico e commerciale della globalizzazione. Una crisi (energetica, climatica, nucleale, ecc.) tra l’altro aggravata dalla pandemia Sars-Cov2 e dalla guerra di Ucraina; eventi questi ultimi certamente non programmati da una fantomatica “Agenda globalista” ipotizzata sul modello del complottismo no-vax. Intanto è urgente intervenire, visto che ad es. l’innalzamento del livello del mare sta ormai rendendo inutilizzabili i piani bassi dei grattacieli di Miami (Usa). Tutto ciò rende necessario accelerare l’approvazione delle proposte contenute nella bozza di Costituzione della Terra, condivisa come vincolo planetario verso una profonda conversione ecologica. Infatti, solo questo Patto (da cui pax, pace) potrà preservare la natura e insieme prevenire i conflitti futuri, causati dal bisogno di accaparrarsi le sempre più scarse risorse primarie e secondarie dell’ecosistema: combustibili, minerali, idriche, aree fertili... (Benito Melchionna)


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