Giallorosso 22 dicembre 2018

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2018

MAGGIO COPIA O E L N O IN

EDIZIONE DIGITALE SUL SITO WWW.LECCECLUB.COM E SU FACEBOOK.COM/LECCECLUBCC/

IL PERIODICO DI TUTTI I VERI SPORTIVI SALENTINI • FONDATO NEL 1974 DAL LECCE CLUB CENTRO DI COORDINAMENTO

LA COMMEMORAZIONE

IL PUNTO

MERCATO

IL PERSONAGGIO

I COLORI DEL CALCIO

A PROPOSITO DEL VAR

PIANETA GIOVANI

CIRO E MICHELE NEL CUORE

“NON È VIETAT0 SOGNARE LA A”

LISTA LUNGA ALLE PARTENZE

PALAIA “IL” MEDICO

LECCE, LA TELA DI PENELOPE

DUE ARBITRI IN CAMPO

FALCO, L’ASSO NELLA MANICA

REDAZIONE GR

UMBERTO VERRI

STEFANO MEO

UMBERTO VERRI

TOTI CARPENTIERI

PIERLUIGI CARPENTIERI 6

ALESSANDRO DE LORENZIS 6

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di MARIO DE LORENZIS *

L’EDITORIALE

l Lecce Club non dimentica chi ha dato lustro alla squadra e alla società. Sia che si tratti di ex giocatori, che di vecchi dirigenti, i tifosi non hanno mai fatto calare l’oblio su nessuno. Per noi l’esercizio della memoria è un dovere e una scelta di vita. Con questo spirito, lo scorso 3 dicembre, abbiamo voluto organizzare una messa di suffragio per onorare la memoria di Michele Lorusso e Ciro Pezzella, in occasione del 35° anniversario della loro scomparsa, ricordando anche altri personaggi della storia giallorossa.

SEMPRE PRESENTI! PERCHÉ IL CALCIO È PASSIONE E LA MEMORIA ALIMENTA LA SPERANZA NEL FUTURO

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Un appuntamento al quale non hanno voluto mancare i familiari degli scomparsi, così come ex compagni di squadra, amministratori, giornalisti o semplici sportivi. Con grande dispiacere non possiamo lasciare passare sotto silenzio l’assenza dell’Unione Sportiva Lecce: nessun dirigente si è fatto presente in chiesa per rappresentare la società e portare il saluto ai familiari dei defunti.

Un’assenza che pesa. Una situazione imbarazzante che ci riporta alla mente lo stesso atteggiamento che si registra quando qualche componente del CdA, con una storia di impegno, passione e attaccamento al club giallorosso, viene avvicendato. Nessun saluto ufficiale, nessuna qualsivoglia forma di ringraziamento. Discorso inverso, ci pare invece quando si tratta di coltivare il proprio orticello... quando ci sono in-

teressi, diciamo così, materiali. Affidiamo con rammarico queste note ai lettori nell’ultimo numero dell’anno del Giallorosso, ma lo facciamo nella consapevolezza che è vitale tenere ben saldo il filo rosso che lega il passato al presente e al futuro. Il 2018 sta per andare in archivio e sarà ricordato - appunto - soprattutto per il ritorno in Serie B. La splendida cavalcata della formazione giallorossa resterà negli

annali dello sport salentino perché ha riportato il Lecce nel calcio che conta dopo sei anni di inferno in Serie C. Sulla scia di quel successo la formazione salentina è stata protagonista di un grande avvio di stagione, la vera sorpresa del campionato. I presupposti per vivere un 2019 di emozioni e gioie sembrano esserci tutti. E allora, in attesa di brindare al 2019, il Lecce Club Centro di Coordinamento, con l’affetto di sempre, rivolge i più calorosi auguri di Buon Natale a tutti gli sportivi giallorossi, con la promessa di continuare a portare in alto il nome del Lecce. * Presidente del Lecce Club Centro di Coordinamento


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PERIODICO DEL LECCE CLUB

LA MESSA IN SUFFRAGIO DI PEZZELLA E LORUSSO NEL 35° ANNIVERSARIO DELLA LORO TRAGICA SCOMPARSA

“CIRO E MICHELE, NON VI DIMENTICHEREMO”

A SINISTRA, SOPRA E SOTTO, ALCUNE IMMAGINI DELLA MESSA IN RICORDO DI LORUSSO E PEZZELLA (NEL RIQUADRO). A DESTRA E IN BASSO DUE FOTO DELLA VISITA DEI GIALLOROSSI ALLA SEDE DEL LECCE CLUB DI GUAGNANO, NEL 1975, PRESIEDUTO DA ALFREDO MICCOLI, SCOMPARSO 41 ANNI FA IN UN INCIDENTE AEREO. IN QUELLA OCCASIONE LORUSSO E PEZZELLA SI RECARONO A GUAGNANO PER PORTARE CONFORTO ALLA FAMIGLIA E AI TIFOSI, CHE NON HANNO DIMENTICATO LA SENSIBILITÀ E L’AFFETTO DIMOSTRATI DAI DUE SFORTUNATI CALCIATORI.

L

unedì 3 dicembre è stata celebrata una Messa a suffragio di Michele Lorusso e Ciro Pezzella nel 35° anniversario della morte. Insieme a loro, sono state ricordate anche altre figure dell’U.S. Lecce che hanno legato il proprio nome alle pagine più belle della storia del calcio cittadino, quali Franco Jurlano, Mimmo Cataldo, Enzo Delli Noci e Orlando Della Fortuna. Un ricordo che, per bocca di don Damiano Madaro che ha celebrato la funzione nella Chiesa di Santa Rosa, è stato poi esteso a tanti altri illustri membri della squadra. Un’iniziativa fortemente voluta e organizzata dal Lecce Club Centro di Coordinamento, alla quale hanno partecipato di propria iniziativa, tra gli altri, anche i familiari di chi ci ha lasciato prematuramente nel corso degli anni. Sono state giornate particolari, in cui l’emozione e la commozione hanno avuto il sopravvento e che hanno catalizzato una grande attenzione tra i tifosi, gli sportivi e gli ex compagni di squadra non solo leccesi, ma anche avversari che hanno onorato la memoria di personaggi entrati di diritto nella storia del club salentino. La vasta eco suscitata dall’intitolazione della Curva Nord a Ciro e Michele, il gol vittoria della formazione giallorossa a Carpi segnato al 35° minuto e la comunicazione sui social e sui mezzi d’informazione tradizionali della Messa che sarebbe stata officiata due giorni dopo hanno fatto registrare fiumi di parole e di unanimi consensi

L’ ingiustificabile assenza dell’Us Lecce e il commosso ricordo dei tifosi di Guagnano soprattutto sulla bacheca facebook del Lecce Club. Stando a quella enorme mole di commenti, ci si sarebbe aspettata una numerosa presenza in chiesa. Tuttavia, solo una parte di chi aveva garantito di volerci essere si è realmente presentato nella parrocchia dell’omonimo quartiere, lasciando un po’ di amaro in bocca e di delusione soprattutto tra i parenti dei commemorati. Così è la coerenza nell’era di Internet. Non lo scopriamo certo oggi e non ce ne meravigliamo. Peccato per chi non c’era, quello sì. Ad ogni modo, l’ennesima testimonianza di quanto siano amati quei personaggi ci è arrivata attraverso una mail che conteneva tre immagini di 43 anni fa. Sono istantanee che hanno immortalato alcuni dei tanti momenti felici vissuti in quel tempo. Era l’8 gennaio del 1975 e si inaugurava il Lecce Club di Guagnano. Una festa alla buona, ma in grande stile, di quelle tanto gradite a Michelino Lorusso che partecipava sempre volentieri a quei bagni di folla. Si riconosce proprio lui in quegli scatti che ci ha inviato la famiglia Miccoli, ossia i parenti di Alfredo Miccoli, ex presidente di quel club. Queste le parole a cor-

redo di quelle immagini: “La famiglia Miccoli, appresa la notizia della dedica della Curva Nord ai giocatori Pezzella e Lorusso, prematuramente scomparsi in tragiche circostanze, esprime commozione per l’onorevole riconoscimento voluto dall’Amministrazione Comunale di Lecce. Forte è il ricordo e l’affetto che lega la nostra famiglia ai due calciatori, così com’è forte il legame che la comunità di Guagnano ha avuto con gli stessi, poiché sempre presenti presso la sede del locale Lecce Club. La Famiglia Miccoli ricorda l’estrema vicinanza dimostrata da Lorusso e Pezzella in occasione della scomparsa di Alfredo Miccoli, all’epoca Vicepresidente del Lecce Club Centro di Coordinamento e Presidente del Lecce Club Guagnano. Nonostante il giorno in cui furono celebrati i funerali la squadra si trovasse in trasferta, Lorusso e Pezzella si recarono nei giorni successivi presso il Cimitero di Guagnano per dare il loro ultimo saluto a Miccoli. Il gesto, profondamente umano e sentito, fu molto apprezzato dalla famiglia che ancora oggi, nonostante siano passati 41 anni, non ne dimentica la bontà d’animo e l’affetto dimostrato nella triste circostanza”.


Auguri di cuore

SAVERIO STICCHI DAMIANI

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all’inferno della Serie C al quasi paradiso della Serie B. Ma, per respirare aria di grande calcio, il Lecce ci ha impiegato ben sei anni, durante i quali ha pagato amaramente la sciocchezza commessa dall’allora presidente Pierandrea Semeraro che si fece invischiare in un tentativo di illecito sportivo con il pagamento di circa 250mila euro ad alcuni giocatori del Bari (in particolare a Masiello) nella speranza di vincere il derby. Una sciocchezza clamorosa che, purtroppo, costò al Lecce la doppia retrocessione in C, una categoria difficile e piena di insidie dalla quale, grazie alla nuova gestione societaria (presidente l’avv. Saverio Sticchi Damiani), all’abilità nelle scelte del Ds Mauro Meluso e alle notevoli capacità del tecnico Fabio Liverani (subentrato al dimissionario Robertino Rizzo) è riuscito a venirne fuori la scorsa stagione, battendo la concorrenza di Catania e Trapani. Ora il Lecce sta viaggiando a gonfie vele in Serie B. Tra scippi arbitrali (clamorosi gli errori dei direttori di gara a Pescara, Ascoli e Brescia) e splendide prestazioni collettive, oggi il Lecce, oltre a essere definito una matricola terribile, si trova a occupare il terzo posto in condominio con il Pescara a quota 26 punti, frutto di 7 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte. Un Lecce davvero super che, onestamente, nessuno (o forse pochissimi) si aspettavano potesse avere un simile rendimento in un campionato che affrontava da neofita, che ritrovava dopo un’assenza di otto anni e con una squadra rifatta ex novo, rispetto a quella che aveva meritatamente vinto il torneo di C. Un Lecce che fa sognare tutti, compreso il massimo dirigente il quale, con candore, a più riprese, ha affermato che “Sognare la A non costa nulla. E poi, per quale motivo non bisogna crederci?” Sì, è davvero un Lecce che spinge a credere nella Serie A. D’altra parte, una squadra che ha il secondo migliore attacco della categoria, insieme con il Palermo (26 gol segnati, ri-

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La squadra della Redazione de

IL LECCE HA IL SECONDO MIGLIORE ATTACCO ED È TERZO CON IL PESCARA CON 26 PUNTI

STICCHI DAMIANI: PERCHÉ È VIETATO SOGNARE LA SERIE A? A gennaio sul mercato i tifosi ora attendono i rinforzi giusti per tentare la grande impresa di UMBERTO VERRI

LA GIOIA DI LA MANTIA DOPO IL GOL ALLA CREMONESE

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spetto ai 29 del Brescia) e che, senza alcune rimonte subite o regali fatti a Benevento, Salernitana, Pescara stesso (complice l’arbitro) e, anche al Brescia, ora poteva tranquillamente occupare il primo posto in classifica ed anche in beata solitudine. Chiediamo troppo, anche noi? Forse sì. Un po' tutti ci dovremmo ricordare che questa squadra ha come obiettivo fondamentale la salvezza e, possibilmente, senza troppi affanni. A tre turni della conclusione del girone d’andata (il Lecce dovrà giocare solo due partite, perché osserverà alla penultima giornata la sosta) la squadra giallorossa ha marciato a una media di salvezza certa, anzi di inserimento nella zona play-off. Un Lecce che si è dimostrato affidabilissimo, anche se come detto - non ha mostrato ancora il volto di squadra completamente matura. In diverse partite, dopo esser andato in vantaggio, non è riuscito a mantenerlo, finendo per pareggiare o addirittura per perdere. Un limite negativo da correggere al più presto per evitare guai futuri. Come anche, molto spesso, si è lasciato sorprendere nella parte finale delle gare, avendo abbassato la saracinesca difensiva troppo presto e senza i dovuti accorgimenti tattici. In questo senso, anche qualche errorino lo ha commesso mister Liverani, non effettuando adeguate sostituzioni e in tempi giusti e utili per evitare l’assalto finale degli avversari. Da una squadra che ha bomber di qualità come La Mantia e Palombi, un centrocampo forte con Petriccione, Mancosu, Armellino, Arrigoni, Scavone, Tabanelli e via dicendo sempre in sintonia e con un una difesa di buon livello, a partire dal portiere Vigorito (dovrebbe migliorare nelle uscite alte, però...), per continuare con Lucioni, Marino, Venuti, Bovo, Lepore, ecc. c’è solo da aspettarsi altri risultati di prestigio e tali da far sognare il ritorno in A. Se poi aggiungiamo che a gennaio, al mercato di riparazione, la società potrebbe anche fare alcuni acquisti di valore, allora continuare a sognare non sarà un peccato. Per nessuno.


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PERIODICO DEL LECCE CLUB

di STEFANO MEO

A SINISTRA TORROMINO; SOPRA, MISTER LIVERANI, A DESTRA IL DIESSE MAURO MELUSO. SOTTO, L’ITALO NIGERIANO OGUNSEYE

MERCATO/ TRA I POSSIBILI ARRIVI L’ITALO NIGERIANO ROBERTO OGUNSEYE

LECCE FILA LUNGA ALLE PARTENZE iamo ormai vicini al giro di boa in campionato e le sirene di mercato tornano a cantare. Dal 3 al 31 gennaio prossimo il Lecce si prepara a rituffarsi nelle trattative per vendere, soprattutto, ma anche per puntellare un organico già competitivo. La speranza dei tifosi è che non venga snaturata l’identità della squadra con inserimenti di dubbia prospettiva. La lista d’imbarco comprende Chiricò, Doumbia, Cosenza, Di Matteo e, forse, Mancosu. Ma, last minute, potrebbe aggiungersi qualcun altro che non trova spazio nelle idee di Liverani. Il primo nome sul taccuino del diesse Meluso è quello di Mino Chiricò acquistato incautamente dallo stesso direttore sportivo che ignorava, a suo dire, i trascorsi e le frizioni con una parte della tifoseria. Li ignorava lui, e ci può stare, ma li ignoravano anche i dirigenti? In questo caso, i punti interrogativi sono tanti. Chiricò attualmente è fuori rosa perché inviso ad una parte della tifoseria e “deve” essere ceduto. Una brutta storia che ci si augura finisca presto e bene per il club giallorosso che non può permettersi di tenere a libro paga un giocatore che non può utilizzare. Gli altri club lo sanno bene e potrebbe prospettarsi una

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trattativa lunga e difficile con cifre e stime di mercato stabilite dall’acquirente. E se così fosse - scongiuri obbligatori - sarebbe un altro autogol. Monza e Catania avrebbero fatto passi significativi per il suo cartellino, ma bisognerà convincere il diretto interessato a scendere di categoria. Il secondo a lasciare il Salento sarà, secondo radio-mercato, Marco Mancosu

- 31 anni il prossimo agosto con scadenza di contratto nel giugno 2020 centrocampista di qualità e quantità col vizio del gol che ha tolto le castagne dal fuoco più di una volta. La lista dei pretendenti si allunga di giorno in giorno e, ad una iniziale richiesta ufficiale del Cagliari (600mila euro), si sarebbero aggiunte quelle di Sassuolo e Spal che hanno bisogno di un trequartista, merce rara di questi tempi e non solo in Serie A. Mancosu però è sardo, cresciuto nel Cagliari dove ha collezionato tredici presenze e un gol in A, e ci terrebbe a chiudere la carriera nella sua terra. “Dipendesse da me, rimarrei nel Salento” ha dichiarato qualche mese addietro esibendo evidenti doti diplomatiche ma anche lasciando intravedere, tra le righe, che il suo destino calcistico sarà stabilito da altri. tuttavia, il presidente Saverio Sticchi Damiani ha assicurato: “Non è assolutamente tra i cedibili per noi. Solo se ce lo chiedesse, perché davanti ad un’offerta irrinunciabile, valuteremmo l’ipotesi. Ma chiunque voglia Mancosu deve prima parlare con il Lecce”. Ma si sa in certi casi come vanno le cose… Per Abdou Doumbia la situazione è diversa. Dopo avere rifiutato alcune proposte, non ultima quella del Catanzaro che gli aveva offerto un triennale

da centomila euro netti a stagione, il francese guarda le partite alternandosi tra televisione e tribuna. Il ‘no, grazie’ ai calabresi sarebbe stato suggerito dalla moglie che non avrebbe gradito il trasferimento. Inutile dire che la decisione ha scontentato tutti: tifosi e dirigenti del Catanzaro, ma anche il Lecce che aveva definito nei dettagli la sua cessione. Ora è fuori rosa ed in via Costadura pensano al modo di eliminare una voce importante dal libro paga. Accetterà ulteriori offerte, moglie permettendo, o preferirà restare ad allenarsi in solitudine? Differente anche il discorso per Ciccio Cosenza, protagonista indiscusso della promozione del Lecce in serie C. Il giocatore ormai staziona stabilmente in panchina, il suo contratto scadrà a giugno prossimo e la sensazione è che ormai per lui non ci sia più spazio nell’undici di Liverani con rammarico dei tifosi che lo avevano eletto a proprio beniamino. Logico cederlo adesso nell’interesse delle due parti: dare una chance al giocatore e non rimanere a mani vuote alla fine della stagione. Ultimo della lista, Luca Di Matteo che potrebbe finire a Catanzaro. I calabresi hanno necessità di potenziare il reparto difensivo e Liverani ha dato il via libera dopo avergli preferito Calderoni.

I buoni rapporti col club calabrese potrebbero facilitare la trattativa nella quale si è inserita anche la Viterbese con un accordo, però, tutto da trovare col giocatore. Con la valigia in mano anche Edgaras Dobickas e Davide Riccardi. Il lituano, dopo qualche apparizione in serie C, non trova spazio nella nuova e più impegnativa dimensione e segue le partite da spettatore; il difensore dopo il brutto infortunio è in ripresa e cerca a sua volta continuità di prestazioni che al momento il Lecce non può offrirgli. Torromino, Armellino e Lepore potrebbero aggiungersi alla già lunga lista dei partenti. Per quanto riguarda le trattative in entrata, solo voci generiche e tutte da verificare. Radio-tifo parla di un acquisto in difesa e un altro a centrocampo per riempire la casella lasciata vuota eventualmente da Mancosu, ma dovranno essere elementi di categoria in grado di assicurare se non il salto di qualità quantomeno la stessa caratura tecnica. Si fa un pensierino anche per l’attacco in vista della possibile partenza di Torromino e il nome in prospettiva è quello dell’italo-nigeriano Roberto Ogunseye, prima punta, che gioca nell’Olbia in Serie C dopo essere cresciuto nelle giovanili dell’Inter.


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IL PERSONAGGIO/UN RITRATTO INEDITO E AMICHEVOLE DEL MEDICO SOCIALE DELL’U.S. LECCE CON BETO BARBAS

CON ROBERTO SASSI E STEFANO NERI

CON MARIOLINO CORSO

L’

ho quasi sempre salutato con un “Ciao, Peppino”. Poche volte, e soltanto in manifestazioni ufficiali, gli ho detto: “Ciao, dottore”. Eravamo molto amici ed il nostro rapporto non poteva che essere improntato al rispetto reciproco ed all’affetto fraterno. Sto parlando del dott. Giuseppe Palaia, considerato da tutti uno dei più bravi e professionali medici sportivi d’Italia. Nel Lecce, sicuramente, il migliore in assoluto. Ma limitare il suo raggio professionale soltanto come medico sportivo dei giallorossi è riduttivo e non rende giustizia alle capacità di un professionista che ha dedicato e continua a dedicare gran parte delle ore lavorative di ogni giorno al grande “amore” della sua vita, il Lecce. Spodestato solo da Mennea - Non intendo scrivere un articolo-intevista con Peppino Palaia. Di lui, della sua passione e amore per il Lecce, hanno parlato in tanti, tracciando profili di grande valore. Non intendo neppure ricordare le sue grandi doti atletiche, visto che ci sono voluti ben 15 anni e un super campione come il compianto Pietro Mennea a spodestarlo del record regionale sui 150 metri. Di Peppino Palaia, così come ancora oggi che ha 73 anni e alle spalle una carriera luminosa io lo chiamo affettuosamente, mi piace far conoscere alcuni momenti personali, poco conosciuti dalla gente, ma che lo hanno reso (e lo rendono ancora) un personaggio di primo piano nel pianeta calcistico salentino e nazionale. Un “artista della medicina” - Peppino Palaia è stato ed è ancora un “artista” della Medicina sportiva. L’ho sempre considerato un medico “universale”. Lui ha guarito tantissimi giocatori del Lecce di ieri e di oggi. Ma ha guarito (pur senza farlo sapere) tantissimi altri importanti calciatori, provenienti da diverse società italiane e straniere. LA salvezza di tanti campioni - Ha aiutato (sempre in silenzio) Antonio Conte quando era nella Juve; ha curato e “salvato” Bojnov ai tempi della Fiorentina; Vucinic, quando giocava nella Roma e nella Juventus e tanti altri campioni di calcio, basket, pallavolo, atletica - e tutti nomi famosi - che lui ha sempre tenuto segreti per non crear loro problemi con i medici e le società di appartenenza. Delle “virtù” e qualità professionali di Peppino Palaia potremmo scrivere pagine e pagine ricche di successi personali. Hanno fatto storia, pero, due episodi importanti che sono serviti a salvare la vita a due persone: un calciatore e un arbitro.

PEPPINO PALAIA

50 ANNI DA “MEDICO DA CAMPO”

CON ALBERTO CAVASIN

L’ex calciatore Marino e l’ex arbitro Guidi sono vivi grazie al suo intuito professionale di UMBERTO VERRI

La tragedia sfiorata - Si giocava Lecce-Udinese di serie A. Era il 6 novembre del 1994. Verso metà del primo tempo, quasi al limite dell’area di rigore dell’Udinese, ci fu uno scontro di gioco fra un calciatore del Lecce e l’attaccante dell’Udinese, Francesco Marino. I sanitari della squadra friulana cominciarono a prestare le prime cure a Marino che, però, non si riprendeva. Da ottimo medico ed anestesista, Peppino Palaia comprese che stava succedendo qualcosa di grave all’atleta disteso sull’erba. E aveva visto giusto. La lingua di Marino si era ritirata, finendo quasi per soffocarlo. Ci volle tutta l’esperienza del dott. Palaia per evitare la tragedia. Ed ancora oggi Marino (che in seguito fu acquistato dal Lecce), diventato direttore sportivo, continua a ringraziare Peppino Palaia ed a vivere una vita felice con

CON CARLETTO MAZZONE

CON EUGENIO FASCETTI

la sua famiglia. Questo un primo, grande “miracolo” professionale di Peppino Palaia. Ma non è stato l’unico. Un’altra vita salvata è stata quella dell’arbitro Alessandro Guidi di Bologna, designato per dirigere Lecce-Pescara. Quello strano mal di testa - Era il 27 ottobre del 1991. Qualche minuto prima dell’inizio della gara, il dottor Palaia, vedendo Guidi un po’ sofferente, gli chiese cosa avesse. “Ho un forte mal di testa. Posso prendere una pastiglia”. Senza pensarci a lungo, il dott. Palaia intuì che l’arbitro Guidi stava per avere un aneurisma cerebrale. Chiamò l’ambulanza e lo fece ricoverare all’ospedale di Lecce, salvandogli la vita. Oltre a bravo “medico da campo”, Peppino Palaia è stato protagonista di ogni tipo di battute a effetto e scherzose. Ha spesso raccontato: “Sono nato il 28 aprile del 1945. E quello stesso giorno, a colpi di mitra, moriva Benito Mussolini”. Le “torture” di Zeman - E poi, non ha mai smesso di ricordare a tutti che in 37 anni di fila come medico del Lecce ha avuto a che fare con una trentina di allenatori: “Sono andato d’accordo con tutti, in modo particolare con Carletto Mazzone e con Eugenio Fascetti. Purtroppo - aggiunge - non ci siamo mai trovati in perfetta sintonia con Alberto Cavasin e un po’ anche con Zeman. Con il primo ci siamo scontrati su alcuni ‘beveroni’ che voleva far bere ai calciatori per farli guarire. Roba di maghi. Di Zeman, invece, non ho accettato il lavoro sui gradoni con addosso pesanti sacchi. Dicevo che c’erano altri sistemi per ovviare a quella tortura. Ma lui non mi ascoltava”. Amicizia giallorossa - Questa, dunque, una piccola “fotografia” di un grande medico sportivo, del più amato medico sociale del Lecce che era stato costretto ad abbandonarlo ai tempi della gestione Tesoro, ma che da due anni, dopo la parentesi sulla panchina del Brindisi basket, ha nuovamente riabbracciato, tornando ad amarlo con più affetto e passione da quel lontano luglio 1977 quando, chi vi scrive, ebbe la fortuna di conoscerlo a L’Aquila durante il ritiro estivo del Lecce, guidato da mister Giorgis. Io mi allenavo e correvo verso lo stadio aquilano e sulla mia strada incontrai il giovane Palaia. Mi disse: “Sono il nuovo medico sociale della squadra giallorossa e prendo il posto del dott. Coccoli”. Da quel giorno, siamo stati sempre amici e sempre fedelissimi dei colori giallorossi.


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PERIODICO DEL LECCE CLUB

di GIANLUIGI CARPENTIERI

I COLORI DEL CALCIO

IL LECCE E LA TELA DI PENELOPE di TOTI CARPENTIERI

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on ci siamo, almeno per quanto ci riguarda. Non è possibile che la squadra giallorossa viva in un clima contraddittorio i suoi novanta minuti settimanali, in una sorta di “Operazione Penelope”, ovvero facendo e disfacendo la tela, con il risultato che nulla cambi alla fine, per dirla con Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, duca di Querceta, marchese di Donnafugata. Accade infatti che si vinca in trasferta, a volte superando la più utopistica previsione possibile e incamerando i fatidici tre punti (negli scontri diretti valgono il doppio) che fanno classifica, e che poi tra le mura amiche, tappezzate di giallo e di rosso, non si vada oltre il pareggio (talvolta anche il deprimente zero a zero) lasciando sul campo punti preziosi. Due, e talvolta anche i tre complessivi, come successo a Brescia domenica scorsa. Forse bisognerebbe cercare di comprendere quello che accade, anche nella “zona Cesarini”, oggi tornata prepotentemente di moda, talvolta per colpa di qualcuno, talaltra per ineluttabilità degli eventi. E ritornerebbe il sereno...

Il Giallorosso - 22 DICEMBRE 2018 • Anno XLIV • Iscritto al n° 155 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 2.11.1974. Direttore responsabile: Pierpaolo Sergio. Direttore editoriale: Mario De Lorenzis. A questo numero hanno collaborato: Toti Carpentieri, Gianluigi Carpentieri, Eugenio Corrado, Tommaso De Lorenzis, Stefano Meo, Umberto Verri. Fotografie: Ivan Tortorella, Archivio Lecce Club.Pubblicità - Redazione: “Il Giallorosso” - Via Carlo Massa, 31- tel. 0832/396493 - E-mail: lecceclubccasd@libero.it Edizione: ASD Lecce Club Centro di Coordinamento - www.lecceclub.com • facebook.com/lecceclubcc/

A PROPOSITO DEL VAR

QUEI DUE ARBITRI IN CAMPO er il compianto Aldo Biscardi, storico conduttore de “Il processo del lunedì”, la moviola in campo più che un’idea fissa, era una sorta di crociata finalizzata a poter dirimere le conflittualità esistenti nel suggestivo mondo del gioco del calcio. Sovente solo verbali e campanilistiche, ma sempre più spesso “fuori norma”, come suol dirsi.

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E, alla fine, fu VAR. La tecnologia, a lungo auspicata, dopo un certo doveroso e giusto rodaggio, è entrata di diritto nella quotidianità dei novanta minuti di gioco e sta lentamente mettendo ordine nelle cose. Tenendo bene a mente che con il suo ingresso non si è voluto mettere in discussione le decisioni del signore in pantaloncini che corre insieme ai ven-

tidue a caccia del pallone, ma solo considerare che anche lui, come qualsivoglia essere umano, possa cadere in errore. Ma, a dire il vero, c’è ancora molto da fare. Come ben evidente per quanto accaduto sui campi da gioco nell’ultima tornata, tra chiamate in gioco del VAR e volute dimenticanze. Per favore, un po’ di umiltà in più e una maggiore collaborazione.

PIANETA GIOVANI/IL PARERE E LE ATTESE DI UN GIOVANE TIFOSO GIALLOROSSO

Falco, l’asso nella manica di Liverani di ALESSANDRO DE LORENZIS

ilippo Falco è stato l’acquisto del mercato estivo del Lecce che tutti attendevano con ansia, ma che pochi si aspettavano. È un calciatore molto rapido e con i piedi magici, un rapace di nome e di fatto. La sua carriera, fino ad oggi, lo ha visto giocare in molte squadre. Ha 26 anni e vanta 9 presenze in Serie A con il Bologna. Nella stagione 2008/’09 è stato un calciatore del Bari e poi la cessione al Lecce dal 2009 al 2011 dove ha giocato nelle giovanili. Nel 2011 viene dato in prestito al Pavia dove ottiene 28 presenze e realizza ben 8 goal. Lì rimane solo un anno poi ritorna a Lecce, in Lega Pro, dove colleziona 27 presenze e realizza 2 gol. Viene poi ceduto alla Reggina dove gioca solo 3 partite per essere poi ceduto alla Juve Stabia, dove resta solo 6 mesi e realizza 2 gol in 34 presenze. Come detto, nella stagione 2015/’16 gioca in Serie A nel Bologna dove scende in campo 9 volte ma senza segnare gol. L’anno dopo va al Cesena, in Serie B, in prestito, totalizzando 12 presenze e 4 gol, mentre l’anno successivo, sempre in B, col Benevento conquista la promozione in Serie A da titolare realizzando 6 gol in 31 presenze. Lascia la Campania e va in prestito al Perugia e, nello stesso anno, al Pescara. Nella stagione 2018/’19 viene ceduto al Lecce e quest’anno ha già trovato 4 gol. Falco è una seconda punta che può giocare anche come trequartista. Purtroppo, è stato fermato da un lungo infortunio e quando è stato utilizzato ha sempre fatto sentire la sua presenza in campo. Il suo gol più bello finora lo ha realizzato con il Cosenza, lo ha voluto, lo ha cercato, lo ha tirato fuori dal cilindro. Nella vita privata Filippo Falco è un ragazzo riservato, le-

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gato al suo paese, Pulsano, in provincia di Taranto, e alla sua famiglia. Il calciatore al quale si ispira fin da piccolo e che per lui è un mito è Messi al quale somiglia per struttura fisica. L’allenatore che secondo lui lo ha maggiormente valorizzato è stato Delio Rossi perché lo ha fatto esordire in Serie A col Bologna. Credo che Falco rappresenti l’asso nella manica di mister Liverani perché, grazie alla sua velocità, tecnica e imprevedibilità potrà essere l’arma in più contro ogni squadra che il Lecce incontrerà sul suo cammino.


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