Zootecnica | Rivista avicola - Luglio/Agosto 2025

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ZOOTECNICA

Rivista avicola

QUANDO L’INTESTINO SI RIBELLA: LA SFIDA

DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA NELLE GALLINE OVAIOLE

UNO SGUARDO VERSO LA DIGITALIZZAZIONE DELL’ALLEVAMENTO

STATI UNITI, QUARTA EPIDEMIA DI INFLUENZA AVIARIA IN DIECI ANNI –L’EPIDEMIA DELL’INVERNO 2024/2025

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EDITORIALE

L’estate 2025 restituisce l’immagine di una filiera avicola ancora sotto pressione per l’impatto delle emergenze sanitarie, ma anche attraversata da segnali concreti di innovazione e rilancio. In questo numero si parla di influenza aviaria, di salmonellosi e di biosicurezza, ma anche di nuovi strumenti di prevenzione e diagnosi, tecnologie digitali, grandi impianti industriali e nuove soluzioni nutrizionali. La riapertura del mercato britannico alle anatre francesi vaccinate per l’HPAI, l’avvio del Vaccines Hub europeo, le misure introdotte dal nuovo piano nazionale contro la salmonellosi ci dicono che l’attenzione verso la salute animale è oggi più che mai legata alla capacità del settore di dialogare con istituzioni, consumatori e ricerca.

Tra digitalizzazione, nuove strategie alimentari e impianti sempre più tecnologici, emerge una zootecnia che cerca equilibrio tra efficienza, benessere e sostenibilità. Un comparto che, per affrontare il futuro, ha bisogno di visione, ma anche di strumenti concreti, dati affidabili e confronto aperto.

➤ Marianna Caterino

LUGLIO / AGOSTO 2025

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ATTUALITÀ

PRIMO PIANO

Lanciato l’European Vaccines Hub (EVH) for Pandemic Readiness per lo sviluppo di vaccini per la salute pubblica

SPACE 2025, al cuore della comunità dell’allevamento animale

REPORTAGE

Indagine Unaitalia sulle carni bianche: il 41,5% degli italiani ne consuma di più di 10 anni fa

FIELD REPORT

Romania, Carmistin inaugura l'impianto di produzione avicola più complesso della regione

DOSSIER

Quando l’intestino si ribella: la sfida dell’infiammazione cronica nelle galline ovaiole

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FOCUS

Uno sguardo verso la digitalizzazione dell’allevamento

MARKETING

Stati Uniti, quarta epidemia di influenza aviaria in dieci anni –L’epidemia dell’inverno 2024/2025

MANAGEMENT

Analisi dell’impronta di carbonio delle galline ovaiole

NUTRIZIONE

BetaTrace®: la soluzione 2 in 1 che ottimizza metabolismo e salute

MARKET GUIDE

GUIDA INTERNET

CONVEGNO SIPA: ESPERTI A CONFRONTO SU SALUTE E SOSTENIBILITÀ IN AVICOLTURA

Si è tenuto a Bologna il 6 giugno 2025 il 64° Convegno annuale della Società Italiana di Patologia Aviare (sezione italiana della World Veterinary Poultry Association), intitolato “Innovazione e multidisciplinarietà per migliorare la salute, la sostenibilità e ridurre l’uso di antimicrobici in avicoltura”.

L’evento ha riunito gli esperti del settore e ha offerto un importante spazio per lo scambio di conoscenze e per promuovere pratiche innovative e sostenibili nel settore avicolo, con l’obiettivo primario di migliorare sempre più la salute degli animali e ridurre l’utilizzo degli antimicrobici in allevamento.

Ha aperto il convegno Giovanni Filippini, Direttore della Direzione generale della Salute Animale del Ministero della Salute, che ha illustrato il ruolo del Ministero nella riduzione dell’utilizzo del farmaco in avicoltura, ha evidenziato e riconosciuto l’impegno del settore avicolo italiano nella lotta all’AMR, in particolare in riferimento al Piano per l’uso razionale del farmaco veterinario di Unaitalia, e l’importanza della collaborazione tra istituzioni, ricerca e settore privato.

A seguire, tra gli altri, Salvatore Catania, Direttore della sezione territoriale SCT1 dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), ha approfondito il ruolo e l’appropriatezza diagnostica per la gestione sanitaria dei gruppi in avicoltura. Giovanni Loris Alborali, Direttore sanitario dell’IZS della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, ha presentato il ruolo della diagnostica e del sistema Classyfarm nella riduzione dell’utilizzo del farmaco in avicoltura.

La mattinata si è conclusa con l’intervento di Anna Concollato, Senior Policy Officer di Unaitalia, sulle migliori pratiche per la sostenibilità della produzione europea del pollo da carne individuate nell’ambito del progetto europeo BroilerNet, di cui Unaitalia è partner.

La sessione pomeridiana è stata dedicata alle innovazioni tecnologiche. Giovanni Franzo del Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute dell’Università degli Studi di Padova ha illustrato i vantaggi dell’utilizzo dei big data in avicoltura; Tomás Norton della KU Leuven, Belgio, si è focalizzato sulla zootecnia di precisione come strumento utile per migliorare la sostenibilità della

produzione avicola, dimostrando l’efficacia di approcci tecnologici avanzati nel raggiungimento di obiettivi di efficienza e benessere animale. In chiusura dell’evento, si è svolta l’Assemblea dei Soci SIPA, durante la quale si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali dell’Associazione. La Dott.ssa Anna Concollato, Unaitalia, è stata eletta come membro del nuovo Consiglio Direttivo, un riconoscimento significativo della sua competenza nel settore avicolo. I membri eletti del Consiglio Direttivo resteranno in carica per un mandato triennale, con possibilità di un solo rinnovo consecutivo.

Fonte: Unaitalia

IL REGNO UNITO RIAPRE IL MERCATO ALLE ANATRE

FRANCESI VACCINATE

Le autorità britanniche hanno annunciato che dal 22 maggio 2025 è nuovamente consentita l'importazione di carne di anatra proveniente dalla Francia, compresi i prodotti derivati da animali vaccinati contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI).

Il mercato britannico era chiuso alle esportazioni di questo tipo di carne da marzo 2024, in seguito all’entrata in vigore del programma obbligatorio di vaccinazione contro l’HPAI avviato dalla Francia nell’ottobre 2023. Allora il Regno Unito aveva sollevato dubbi sull’efficacia dei protocolli francesi di sorveglianza e monitoraggio post-vaccinazione. In risposta, la Direzione Generale per l’Alimentazione (DGAL) del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare francese, che ha il compito di regolamentare, controllare e garantire la qualità e la sicurezza degli alimenti, in collaborazione con FranceAgriMer, l’Ambasciata francese a Londra e i rappresentanti del settore avicolo, ha intrapreso un’ampia azione diplomatica per rispondere alle preoccupazioni britanniche. Un passaggio decisivo è stato l’audit condotto dall’UK SPS Office, il comitato che si occupa del commercio di prodotti alimentari e agricoli dal punto di vista sanitario, che si è svolto in Francia dal 2 al 6 dicembre 2024. L’ispezione ha analizzato sia gli aspetti di sorveglianza passiva che quelli di sorveglianza attiva della strategia vaccinale, con particolare attenzione all’attuazione sul campo.

Gli auditor hanno concluso che il programma vaccinale francese è solido ed è attuato in maniera efficace, con un sistema di sorveglianza ben strutturato. Il risultato positivo dell’audit è stato determinante per la revoca dell’embargo da parte del Regno Unito.

Questa riapertura rappresenta il successo di un lavoro di diplomazia sanitaria e sottolinea l’importanza di mantenere elevati standard nei programmi di vaccinazione e monitoraggio.

“A due anni dall’inizio della nostra campagna di vaccinazione, la più vasta mai realizzata a livello internazionale – ha dichiarato Annie Genevard, Ministra dell’Agricoltura e della Sovranità

Alimentare – mi rallegro della fiducia che siamo riusciti a mantenere con i nostri partner commerciali e desidero sottolineare l’impegno di tutti gli attori che hanno contribuito a questo successo.”

La fiducia internazionale nella solidità del modello francese sarà essenziale anche per incentivare altri Paesi terzi a rimuovere le proprie restrizioni commerciali su pollame e derivati francesi.

APPROVATO IL PIANO DI CONTROLLO DELLE

SALMONELLOSI PER IL TRIENNIO 2025-2027

Il Ministero della Salute ha approvato il nuovo Piano Nazionale di controllo delle salmonellosi negli animali nella fase primaria di produzione per il triennio 2025–2027. Il documento, pubblicato a maggio 2025, rappresenta lo strumento di riferimento per l’attuazione delle misure previste a livello europeo nella lotta contro le zoonosi alimentari.

Dall’analisi dei dati del precedente Piano di controllo (2020-2024) è stata rilevata a livello nazionale una situazione epidemiologica tendenzialmente stabile e favorevole per quanto concerne la prevalenza dei gruppi positivi ai sierotipi rilevanti per tutte le categorie produttive. Al contrario, è stata evidenziata una tendenza all’aumento della prevalenza dei gruppi positivi per Salmonella spp., in particolare nei tacchini e nei polli da carne.

Alla luce di queste evidenze, nel nuovo Piano approvato dal Ministero della Salute sono state introdotte alcune modifiche volte a rafforzare il sistema dei controlli e a intensificare le strategie di contenimento anche rispetto a sierotipi non rilevanti.

Obiettivi del nuovo Piano

Lo scopo del Piano di controllo delle salmonellosi per il triennio 2025-2027 è quello di garantire che siano adottate misure adeguate ed efficaci di individuazione e di controllo delle salmonelle potenzialmente responsabili di zoonosi a livello di produzione primaria, ai fini della riduzione della prevalenza e del pericolo per la sanità pubblica.

Il Piano si concentra in particolare sulla riduzione della prevalenza di Salmonella spp. nei polli da carne, nelle galline ovaiole e nei riproduttori, definendo nuovi obiettivi annuali e misure operative in linea con il Regolamento (UE) 2003/2160 e successivi aggiornamenti.

In particolare, sono stati individuati i seguenti obiettivi principali:

• ridurre le infezioni da  Salmonella Enteritidis e  Typhimurium nei gruppi riproduttori e nelle ovaiole;

• rafforzare il monitoraggio e i controlli nei pulcini di un giorno e negli allevamenti;

• valorizzare l’importanza della biosicurezza e delle pratiche preventive negli impianti di produzione primaria;

• potenziare il sistema di sorveglianza con raccolta dati standardizzata e condivisa tra Regioni, ASL e Istituti Zooprofilattici.

Le novità per il settore avicolo: campionamenti più frequenti e mirati

Il nuovo piano rafforza gli standard di prevenzione e tracciabilità, proponendo una maggiore frequenza dei campionamenti e controlli più mirati nei periodi a maggior rischio. Viene inoltre obbligatoriamente richiesto l’uso di vaccini autorizzati nei riproduttori e nelle ovaiole in caso di positività nel ciclo precedente a sierotipi rilevanti.

Tra i punti di rilievo indicati troviamo:

• l’obbligo di conservazione della documentazione relativa a campionamenti e interventi per almeno tre anni;

• il riconoscimento dei centri di incubazione conformi ai requisiti di biosicurezza;

• la collaborazione tra autorità sanitarie e filiera produttiva per la gestione tempestiva dei positivi;

• la sorveglianza potenziata da parte dei Servizi Veterinari attraverso attività di audit e valutazioni del rischio.

Il Piano conferma il ruolo centrale degli allevatori e dei responsabili di stabilimento nel garantire l’applicazione delle buone pratiche igienico-sanitarie e la tempestiva comunicazione degli esiti di laboratorio. I Servizi Veterinari svolgono attività di verifica e supporto tecnico, favorendo una gestione efficace delle misure di prevenzione.

Con il triennio 2025–2027, l’Italia prosegue dunque il proprio impegno nel contenere le salmonellosi zoonotiche, in linea con gli obiettivi di sanità pubblica e sicurezza alimentare europei.

Fonte: Ministero della Salute

ASSALZOO, UN 2024 DI CONSOLIDAMENTO. TENGONO BENE I MANGIMI PER AVICOLI

Assalzoo (Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici)

archivia un altro anno positivo per la mangimistica italiana. La produzione segna una crescita dello 0,7% anno su anno; a livello numerico ciò significa oltre 100mila tonnellate in più prodotte nel 2024.

Facendo una considerazione per filiere settoriale, possiamo notare una sostanziale tenuta della filiera avicola e di quella suinicola, una leggera crescita di quella bovina e una conferma dell’espansione della produzione di pet food, con buoni riscontri dal settore degli ovini e dell’acquacoltura.

■ Tabella 1 – Produzione di mangimi composti anno 2024 (in migliaia di tonnellate). Fonte: Assalzoo

“Un 2024 solido – ha commentato Massimo Zanin, Presidente di Assalzoo – che conferma una traiettoria di crescita del settore resiliente nei momenti di difficoltà e capace di spingere sull’acceleratore della crescita quando ci sono i presupposti giusti. I numeri del settore avicolo e suinicolo dimostrano una buona tenuta, nonostante le difficoltà sanitarie che hanno dovuto affrontare nel corso del 2024. Va nella giusta direzione la seppur piccola espansione del settore bovino, che viene da alcuni anni difficili. E le conferme di settori come gli ovini e l’acquacoltura, per non parlare del pet food, evidenziano come il settore mangimistico sia in grado di coprire l’intero spettro dell’alimentazione animale al meglio. Sebbene

le condizioni sfidanti non manchino, la direzione che la nostra industria ha intrapreso è quella giusta.”

Filiera avicola – Il 2024 si presenta come un anno di sostanziale tenuta per il settore avicolo. La produzione

scende leggermente a 6.090.000 di tonnellate rispetto alle 6.137.000 dell’anno precedente, con una leggera contrazione di 47mila tonnellate di mangimi ovvero lo 0,7% totale. Si conferma il ruolo guida dell’avicoltura italiana con poco meno del 40% del totale dei mangimi. Le singole specie avicole hanno subito una leggera contrazione, tranne i polli da carne (+0,9%).

Filiera suina – Leggera decrescita anche per l’alimentazione dei suini. Nel 2024 la suinicoltura conferma la barriera dei 4 milioni di tonnellate, fermandosi a 3,930 milioni di tonnellate di mangimi con una riduzione di sole 30mila tonnellate rispetto al 2023. Non si può non constatare come il settore sconti ancora gli effetti della Peste Suina Africana che ha colpito i cinghiali con vari focolai nella penisola.

Filiera bovina – Elementi di positività emergono dal 2024 per la mangimistica del settore bovino. Il comparto, al quale è dedicato poco meno del 25% della produzione complessiva di alimenti per animali, presenta una crescita dello 0,8% attestandosi a 3.760.000 tonnellate di mangimi. Particolarmente positivo il dato delle vacche da latte con una crescita del 3,1% sul 2023.

Altre specie animali – Gli elementi più positivi del 2024 riguardano gli ovini e l’acquacoltura con rispettivi 8,0% e 5,3% di crescita. Bene anche gli equini. Continua la

contrazione della produzione dedicata all’alimentazione dei conigli. La produzione di alimentazione per altre specie animali cresce bene nel 2024, superando la soglia del milione, arrivando a 1,111 milioni di milioni di tonnellate prodotte.

Pet food – Anche per il 2024 si assiste alla crescita dell’alimentazione per gli animali domestici, che mette a segno un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente e arriva a toccare 564 migliaia di tonnellate di produzione italiana.

SCIENZE ANIMALI E INNOVAZIONE: IL FUTURO

PASSA DA TORINO

Si è concluso venerdì 20 giugno 2025 il 26° Congresso ASPA (Association for Science and Animal Production), evento di rilievo della zootecnica internazionale.

Il 26° Congresso ASPA (Association for Science and Animal Production) dal titolo “Innovations in animal sciences: shaping the way for a sustainable future” si è tenuto dal 17 al 20 giugno 2025 a Torino, presso la Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria - SAMEV di Grugliasco. Oltre 600 delegati, provenienti da tutta Italia e da numerosi Paesi esteri, hanno animato per quattro giornate un intenso confronto multidisciplinare sui grandi temi dell’innovazione applicata alle produzioni animali, ponendo al centro sostenibilità ambientale, benessere animale e qualità dei prodotti.

In un contesto globale in continua evoluzione, il Congresso ASPA 2025 si conferma un punto di riferimento per l’innovazione nelle scienze animali e quello di Torino è stato senza dubbio il più partecipato nella storia dell’associazione.

Attraverso dodici aree tematiche e 59 sessioni orali totali, i 539 contributi hanno messo in luce l'eccellenza delle scienze di settore, dalla genetica animale alla qualità degli alimenti, dalle proteine alternative al benessere animale, dalla sostenibilità alla zootecnia di precisione. Il programma ha riflesso l’impegno della comunità scientifica nel guidare la transizione verso sistemi zootecnici più sostenibili, etici ed efficienti.

“Innovation in animal sciences: shaping the way for a sustainable future” non è solo il titolo del Congresso, ma una visione condivisa per affrontare le sfide alimentari, ambientali e sociali del nostro tempo.

Il 26° Congresso ASPA lascia in eredità una rete ancora più solida di relazioni scientifiche e professionali, nazionali e internazionali, e una visione condivisa: quella di un futuro dove le produzioni animali possano essere sempre più sostenibili, efficienti e consapevoli.

L’evento è stato realizzato con il patrocinio di Università di Torino, DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari), DSV (Dipartimento di Scienze Veterinarie), EAAP (European Federation of Animal

Science), Accademia di Agricoltura di Torino, Accademia dei Georgofili, Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

LANCIATO L’EUROPEAN VACCINES HUB (EVH) FOR PANDEMIC READINESS PER LO SVILUPPO DI VACCINI

PER LA SALUTE PUBBLICA

Nasce una nuova partnership pubblico-privata europea per lo sviluppo e la valutazione di vaccini e anticorpi monoclonali contro patogeni dal potenziale pandemico.

L’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) della Commissione Europea, attraverso l’Agenzia esecutiva europea per la salute e il digitale (HaDEA), sostiene la creazione dell’European Vaccines Hub (EVH) for Pandemic Readiness, un centro paneuropeo dedicato al progresso nello sviluppo di vaccini rilevanti per la salute pubblica.

L’accordo di finanziamento è stato firmato il 22 maggio e rappresenta un passo avanti nello sviluppo dei vaccini rilevanti per la salute pubblica. Il progetto ha ricevuto un co-finanziamento quadriennale nell’ambito del programma EU4Health dell’Unione Europea, con un contributo di 101.995.339,00 euro e un costo totale stimato di 169.992.333,00 euro.

Integrando l’eccellenza nella ricerca sui vaccini, nello sviluppo di anticorpi monoclonali umani (H-mAbs),

negli studi clinici e nelle attività di produzione su larga scala, EVH crea un ambiente europeo dinamico e collaborativo.

Il consorzio EVH è composto da 11 enti beneficiari e 13 affiliati e associati, provenienti da 7 diversi Paesi, tra cui importanti organizzazioni europee direttamente coinvolte nello sviluppo di vaccini e responsabili della preparazione pandemica nei rispettivi Stati. Il progetto è coordinato dalla Sclavo Vaccines Association, un’organizzazione no-profit con sede a Siena impegnata nel sostegno alla ricerca e allo sviluppo vaccinale.

Il progetto EVH contribuisce allo sviluppo di vaccini prototipo per le pandemie e di tecnologie scalabili, attraverso un consorzio di importanti istituti europei di ricerca e sviluppo e di impianti produttivi farmaceutici,

garantendo il coordinamento dei programmi nazionali di ricerca sui vaccini. L’EVH si ispira a una visione largamente condivisa a livello internazionale, secondo la quale lo sviluppo di vaccini pandemici non può prescindere da una fase preliminare di sviluppo di prototipi, che consenta una rapida selezione e distribuzione di vaccini specifici per i patogeni emergenti nel corso di emergenze epidemiche o pandemiche.

Strutturato su quattro pilastri a supporto delle principali attività e infrastrutture della pipeline di sviluppo vaccinale, EVH integra istituzioni europee leader con competenze distinte e incarichi specifici di preparazione pandemica. In dettaglio: Pilastro 1 "Discovery", guidato dalla Fondazione Biotecnopolo di Siena (Italia); Pilastro 2 "Studi preclinici" dall’Institut Pasteur (Francia); Pilastro 3 "Studi clinici" da Vaccinopolis (UAntwerpen, Belgio); Pilastro 4 "Produzione" da DZIF e ZEPAI (Germania).

EVH mira quindi non solo a creare un sistema reattivo di ricerca e sviluppo e un hub di conoscenza collegando potenti istituzioni leader, ma anche ad avviare progetti concreti di sviluppo vaccinale, perfezionando i processi e le procedure rilevanti all’interno del proprio quadro operativo. Il focus è su un gruppo selezionato di patogeni ritenuti critici per la preparazione anti-pandemica, come identificati nella recente lista dei patogeni più pericolosi dell’OMS per la regione Europea. Dalla progettazione dei prototipi all’applicazione clinica, l’EVH guida l’innovazione, rafforza le capacità di valutazione clinica e coordina gli sforzi con i produttori, ottimizzando al contempo la digitalizzazione dei processi di progettazione e distribuzione dei vaccini.

“L’EVH rappresenta un’iniziativa trasformativa per rafforzare la capacità dell’Europa di rispondere alle future emergenze sanitarie,” ha dichiarato Rino Rappuoli, Direttore Scientifico della Fondazione Biotecnopolo

di Siena. “Unendo i principali sviluppatori di vaccini, biotecnologie e mondo accademico in tutta Europa, miriamo a promuovere l’innovazione e garantire l’autonomia strategica nella R&S e produzione vaccinale.”

La prof.ssa Donata Medaglini, Prorettrice dell’Università di Siena e Coordinatrice Scientifica di EVH, ha aggiunto: “L’EVH rappresenta un passo decisivo verso la costruzione di un ecosistema vaccinale resiliente e proattivo in Europa. Riflette un impegno collaborativo unico tra istituzioni dedite all’eccellenza scientifica e alla sicurezza sanitaria globale.”

“Il progetto EVH raccoglie una sfida epocale e imprime un cambio di passo significativo nello sviluppo della strategia vaccinale a livello mondiale, soprattutto in relazione alla nostra capacità di prepararci e rispondere alle crisi sanitarie future” ha dichiarato Antonia Ricci, direttrice generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. “In questi anni all’IZSVe abbiamo sviluppato ottime competenze scientifiche applicate allo studio di patogeni con potenziale pandemico, come i virus influenzali aviari e i coronavirus. Far parte di questo consorzio è per noi motivo di orgoglio e prestigio, oltre che rappresentare un grande riconoscimento per l’impegno di tecnici e ricercatori nel rendere la sanità pubblica ancora più forte.” A coordinare le attività dell’IZSVe sarà Francesco Bonfante, virologo veterinario del Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate. L’IZSVe offrirà la sua esperienza nel settore delle malattie infettive di origine animale, mettendo a disposizione laboratori di biosicurezza e personale altamente specializzato, in grado di testare in tempi rapidi vaccini e anticorpi monoclonali disegnati per contrastare diversi agenti di origine animale dotati di potenziale pandemico.

SPACE 2025, AL CUORE DELLA COMUNITÀ DELL’ALLEVAMENTO ANIMALE

SPACE 2025 si terrà da martedì 16 a giovedì 18 settembre presso il Parc des Expositions di Rennes. Dopo il grande successo dello scorso anno, anche la 39ª edizione si preannuncia eccezionale: oltre 1.200 espositori e 100.000 visitatori provenienti da 120 Paesi si riuniranno ancora una volta nel cuore della Francia occidentale.

In uno scenario geopolitico in rapida evoluzione agli agricoltori è richiesto di affrontare non solo sfide legate all’alimentazione, ma anche questioni ambientali, sociali ed energetiche. Per risolvere questa complessa equazione, sono necessari un alto livello di professionalità, strumenti adeguati e un’apertura verso il mondo. SPACE si conferma una fiera professionale orientata al futuro per tutti i settori dell’allevamento animale, offrendo ai partecipanti soluzioni su misura per rispondere alle esigenze in continua evoluzione degli allevatori a livello globale. Per la sua 39ª edizione, la fiera ha scelto come focus l’intelligenza artificiale a supporto degli agricoltori, con l’obiettivo di migliorare precisione, performance, comfort dei lavoratori e gestione della salute animale.

SPACE è anche l’evento imperdibile in cui gli espositori

presentano le loro innovazioni e concorrono per il riconoscimento Innov’Space, un marchio di innovazione e progresso che festeggerà quest’anno il suo 30° anniversario. L’edizione 2025 sarà quindi un’occasione chiave per valorizzare l’innovazione, la ricerca e il ruolo di SPACE come catalizzatore e acceleratore del progresso nell’allevamento animale.

Espositori numerosi, provenienti da tutto il mondo

Il numero di iscrizioni è molto elevato e ha già superato quello del 2024 nello stesso periodo. SPACE offrirà una vetrina completa per tutti i professionisti della zootecnia e delle aziende agricole miste. A giugno erano già registrate quasi 1.100 aziende, di cui 311 internazionali. Tra queste, 195 partecipano per la prima volta. SPACE si conferma come una fiera capace di offrire una panoramica su tutti i settori dell’allevamento: bovini da latte e da carne, suini, pollame, capre, ovini e acquacoltura. L’apertura internazionale è parte integrante del DNA della fiera, che ha fatto proprio il concetto di “crocevia europeo” insito nell’acronimo SPACE, mantenendo e sviluppando questa vocazione. Fin dalla sua creazione, SPACE ha investito per sostenere gli espositori nello sviluppo dei

loro mercati di esportazione. Tra le novità del 2025, per rafforzare il contributo tecnico e scientifico di SPACE ai Paesi africani (32 dei quali erano rappresentati lo scorso anno), verrà rilanciato un corso di formazione dedicato all’avicoltura nei climi caldi, in collaborazione con INNÔZH, polo tecnico specializzato in innovazione, consulenza e formazione per i settori dell’allevamento.

Buon 30° anniversario, Innov’Space

Con quasi 3.500 candidature presentate, 1.437 innovazioni premiate e oltre 700 espositori riconosciuti, Innov’Space è stato per 30 anni un motore fondamentale dell’innovazione nell’allevamento animale. Questo prestigioso riconoscimento rappresenta un forte segnale del know-how delle aziende e un’importante leva per le loro strategie di comunicazione e marketing. Per celebrare il 30° anniversario, Innov’Space organizzerà eventi speciali e metterà in luce i vincitori più premiati dalla sua creazione.

Intelligenza artificiale all’Espace for the Future

L’intelligenza artificiale predittiva e decisionale è oggi la forma di IA più diffusa e apprezzata nel mondo, rappresentando il 90% dei progetti in corso. Analizzando dati quantitativi e visivi, questi strumenti forniscono informazioni cruciali per anticipare decisioni e ottimizzare processi. L’IA è particolarmente efficace nella gestione del rischio, affrontando problematiche legate al clima, alla salute e ad altri fattori operativi e rappresenta anche un potente fattore di attrattività e sostenibilità in tutti i settori. È in questo contesto che SPACE e la Camera dell’Agricoltura della Bretagna hanno scelto di mettere questo tema al centro dell’Espace for the Future.

Conferenze

Anche quest’anno il programma di conferenze è molto ricco. Il numero e la varietà dei temi trattati fanno di SPACE una piattaforma unica per l’incontro e lo scambio nel campo dell’allevamento. Investimenti in nuove tecnologie, intelligenza artificiale al servizio delle persone e delle professioni, evoluzione delle regole del commercio internazionale, etologia e consulenza a supporto degli allevatori, sono alcuni tra i temi che saranno affrontati nel programma di oltre cento conferenze e tavole rotonde che si terranno nei tre giorni della fiera.

INDAGINE UNAITALIA SULLE CARNI BIANCHE: IL 41,5% DEGLI ITALIANI NE CONSUMA DI PIÙ

DI 10 ANNI FA

Le carni bianche si sposano bene con la dieta mediterranea e i nuovi food trend: dalla meta, a keto e crono, al microbiota sono importanti per 9 italiani su 10.

La carne di pollo è un grande amore per gli italiani: il 96,6% la consuma (soprattutto la GenZ) e ben il 41,5% afferma di scegliere più carni avicole rispetto a dieci anni fa. Ad oggi le carni bianche rimangono le preferite dagli italiani con un consumo pro capite di 21,4 kg; una tendenza supportata dalla fiducia nella filiera 100% italiana, primo driver di acquisto (48,3%), e dalla convenienza (43,7%) ma anche dal riconosciuto apporto nutrizionale: per il 91,5% della popolazione le carni bianche sono importanti per la propria dieta, con il 44,6% che le ritiene “fondamentali” o “molto importanti”.

Le cifre emergono dall’indagine “Italiani e carni bianche, tra falsi miti e nuovi food trend” realizzata da AstraRicerche e Unaitalia, l’associazione di riferimento delle carni avicole italiane. Per 2 italiani su 3 il pollo è la

carne da scegliere per motivi nutrizionali, considerando il buon apporto di proteine, vitamine, sali minerali e il ridotto contenuto di grassi, a fronte anche di un prezzo accessibile a tutti (66,8%). Il 63,9% degli italiani pensa che sia la carne più magra e salutare che ci sia. Il 65%, inoltre, ritiene che la carne di pollo e tacchino dovrebbe essere preferita nell’alimentazione dei bambini perché ricca di nutrienti fondamentali per la crescita.

“La ricerca – dichiara Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche – evidenzia la centralità delle carni bianche nella dieta degli italiani: il 76,6% consuma infatti carne di pollo almeno una volta alla settimana e tra questi uno su due la consuma più volte a settimana. Il pollo, in particolare, è trasversale per genere, età e area geografica, raggiungendo l’82% tra la GenZ e l’83% tra le famiglie con almeno un minorenne. È inoltre

considerato un alimento sano, apprezzato per gusto e versatilità: il 78% dei connazionali che pensa sia buono e adatto a mille ricette. Per il 75,9% sono ideali per tutte le età, dagli sportivi ai bambini, dagli anziani alle donne in gravidanza”.

Tra le ragioni principali che spingono al consumo troviamo il contributo a uno stile di vita sano e attivo (72%) e il fatto che il pollo è un alleato per chi cerca una dieta bilanciata o dimagrante (72,9%). Non ultimo la sicurezza: 7 italiani su 10 sono convinti che la carne di pollo italiana sia più sicura rispetto a quella estera, specialmente i Baby Boomers (80%).

“L’indagine conferma il gradimento degli italiani per le carni bianche – dichiara Antonio Forlini, presidente di Unaitalia – ma soprattutto la fiducia in una filiera 100% made in Italy che ogni giorno porta sulle tavole degli italiani un prodotto super fresco, di qualità, democratico perché adatto a tutte le tasche, e sicuro, grazie a controlli tra i più severi al mondo. Un unicum della zootecnia italiana che dobbiamo continuare a valorizzare e difendere”.

Carni bianche, essenziali nelle diete

Mediterranea (72,6%), flexitariana (12,6%) e iperproteica (9,7%): sono queste le diete più seguite dagli italiani nel 2025. Tra i trend alimentari emergenti preferiti dai connazionali figurano invece la dieta delle combinazioni alimentari (16,9%), l’ipoglucidica (con pochi zuccheri, 9%), il digiuno intermittente (8,8%), l’antinfiammatoria/zona (8,6%), la meta (7,2%) e la cronodieta (6,9%). A sorpresa, la dieta del microbiota e la ketogenica riscuotono solo il 4,9% e il 3,4% delle preferenze.

Ma come si collocano pollo e tacchino tra le diete più seguite dagli italiani? Apprezzate per il loro profilo nutrizionale leggero e completo, le carni avicole hanno un ruolo di primo piano tra i sostenitori della dieta mediterranea: il 97% dichiara che le carni bianche sono importanti all’interno di questo stile di vita. E riscuotono successo anche tra chi segue l’iperproteica (89%), la flexitariana (84%) e la pescetariana (76%).

Inoltre, pollo e tacchino sono parte integrante dei trend alimentari emergenti: in particolare, hanno un ruolo “fondamentale”, “molto importante” o “importante” per chi segue le diete del microbiota intestinale (76% dei casi), chetogenica (74%), cronodieta (73%) e meta (72%), a pari merito con la dieta delle combinazioni alimentari (72%). In generale, per gli stili alimentari particolari (dieta delle combinazioni alimentari, ipoglucidica, digiuno intermittente, antinfiammatoria/ zona, meta, cronodieta, del microbiota, keto), la rilevanza delle carni bianche è elevatissima, ritenuta almeno ‘abbastanza rilevante’ tra l’88% e il 97% dei casi.

Se si guarda alla frequenza di consumo, per tutti gli stili alimentari, nel 76,6% dei casi la media è 1 o più volte a settimana, con valori più alti nel caso della dieta meta (84%), della cronodieta (83%), ipoglucidica (con pochi zuccheri) o digiuno intermittente (48%). Circa la metà di chi segue una dieta meta o ipoglucidica dichiara di consumare pollo due o più volte a settimana.

“Ricordiamo che la dieta mediterranea rimane il modello alimentare più equilibrato, dove le carni bianche svolgono un ruolo essenziale come fonte di proteine di alta qualità, vitamine B, ferro e zinco” spiega la dottoressa Elisabetta Bernardi, specialista in scienza dell’alimentazione, biologa e nutrizionista.

“Studi recenti confermano, inoltre, che pollo e tacchino si integrano perfettamente con un’alimentazione attenta alla salute del microbiota intestinale. A differenza di altre carni, infatti il pollo non aumenta i metaboliti pro-infiammatori e, se arricchito con omega-3, può addirittura migliorare il profilo metabolico dell’intestino”.

Le carni bianche forniscono

proteine complete, fondamentali per muscoli e difese immunitarie

“Le carni bianche sono una scelta ottimale per la salute”, dichiara Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma. “Ricche di proteine nobili e aminoacidi essenziali, sono indispensabili per la costruzione e il mantenimento dei muscoli. Sono povere di grassi saturi e calorie, altamente digeribili, grazie a fibre muscolari sottili e scarsa presenza di tessuto connettivo. Inoltre, sono un’ottima fonte di vitamine del gruppo B e di vitamina B12, essenziale per il metabolismo energetico e il sistema nervoso”. Eppure, solo 21,4% degli italiani conosce la presenza in questo tipo di carne degli aminoacidi, indispensabili per costruire le fibre dei muscoli e mantenere le difese immunitarie. Poco meno di un terzo (31,4%) sa che le carni bianche contengono vitamine (B1, B2, B3, ecc.) e meno di un quarto è consapevole dell’apporto di ferro e minerali preziosi (zinco, potassio e magnesio). Solo il 42,6% sa che la carne ha preziosi nutrienti come la vitamina B12, non presenti in alimenti di origine vegetale, una percentuale che scende addirittura al 37% tra la GenZ.

Magre, ricche di nutrienti essenziali, importanti

fin dalla più tenera età

Per la dottoressa Elisabetta Bernardi “le proteine animali, tra cui quelle della carne di pollo, apportano proteine complete, ossia contengono tutti gli amminoacidi essenziali in proporzioni ottimali per l’essere umano. Le proteine vegetali, come legumi e cereali, al contrario, sono incomplete, carenti in uno o più amminoacidi (ad esempio, la metionina nei legumi, la lisina nei cereali). Il punteggio DIAAS (Digestible Indispensable Amino Acid Score) conferma che le fonti animali offrono una qualità proteica superiore. La sostituzione indiscriminata delle proteine animali con vegetali, perciò, può condurre a un apporto insufficiente di alcuni nutrienti chiave: vitamina B12, ferro eme, zinco, calcio biodisponibile, DHA, EPA e amminoacidi essenziali.”.

“Le carni bianche sono un prezioso alleato nutrizionale in ogni fase della vita. Durante l’infanzia e l’adolescenza, garantiscono una crescita ottimale e un corretto sviluppo neuro-cognitivo grazie all’apporto di proteine di alta qualità, ferro facilmente assimilabile, zinco e vitamina B12. In età adulta, rappresentano un supporto fondamentale per il metabolismo muscolare e il mantenimento del peso forma. Per gli anziani, la loro elevata digeribilità, unita all’apporto di proteine ad alto valore biologico e vitamina B12, contribuisce significativamente alla prevenzione della sarcopenia”, prosegue la dottoressa Elisabetta Bernardi. Ma che ruolo giocano le carni avicole nell’alimentazione infantile? “Guardando nello specifico all’alimentazione infantile – sottolinea la dottoressa – il pollo in particolare è raccomandato a partire dallo svezzamento. Per due motivi: la sua digeribilità e l’eccellente profilo nutrizionale, ricco di proteine e micronutrienti essenziali come ferro eme, zinco e vitamina B6. Un consumo di 2-3 volte a settimana, in porzioni adeguate all’età e con cotture semplici come vapore o bollitura, supporta efficacemente la formazione della massa magra e il corretto sviluppo del sistema immunitario dei nostri bambini”.

ROMANIA, CARMISTIN INAUGURA L’IMPIANTO

DI PRODUZIONE AVICOLA PIÙ COMPLESSO

DELLA REGIONE

Grazie a un investimento di circa 80 milioni di euro, Carmistin The Food Company ha inaugurato a Frâncești, nel distretto di Vâlcea, lo stabilimento

di produzione avicola più complesso della regione e uno dei più grandi dell’Unione Europea.

Sviluppato su un terreno di 6 ettari, con una superficie edificata totale di 25.000 mq, il Gruppo Carmistin con questo progetto diventa il più efficiente produttore di carne avicola della Romania, con una capacità produttiva di 120.000 tonnellate di carne all’anno. Progettato per rispettare i più elevati standard tecnologici e operativi e per rispondere alle esigenti richieste del commercio moderno, il nuovo complesso è uno dei più grandi dell’Unione Europea.

Attrezzature all’avanguardia

Le attrezzature, la maggior parte delle quali basate sull’intelligenza artificiale, sono state scelte per una maggiore efficienza, sicurezza alimentare e ottimizzazione dei processi. Il sistema di trasporto avicolo ATLAS, accanto a un’elevata efficienza operativa, è considerato il più efficiente in termini di benessere animale, un aspetto particolarmente importante per Carmistin The Food Company e per il suo marchio di punta, La Provincia.

Il software IMPAQT integra i dati provenienti da sensori, sistemi e processi, genera informazioni sulla modalità di funzionamento e consente di monitorare l’andamento delle perdite nei vari processi, portando a un miglioramento ottimale della produzione. Il sistema Iris, a sua volta, ispeziona e analizza i prodotti interi e garantisce la selezione automatica delle carcasse per classi di qualità, contribuendo a ottimizzare la produzione, ma anche a individuare le cause di declassamento, mentre un set di 5 robot di calibrazione integrati nel flusso consente di ottimizzare i pesi per tipologia di prodotto.

Dalla nuova unità produttiva, l’azienda consegna già prodotti con il marchio La Provincia per il mercato nazionale, ma anche prodotti destinati all’esportazione

in oltre 30 Paesi, dai polli interi a una grande varietà di carne in parti, adatta a ogni esigenza dei consumatori di tutto il mondo.

L’idea del progetto

Il progetto Frâncești è stato concepito e realizzato sul modello di filiera alimentare completamente integrata promosso dal Gruppo Carmistin vent’anni fa e che oggi, in linea con le tendenze globali, si traduce in innovazione, freschezza e un modo responsabile e sostenibile di garantire la produzione. In questo modo l’azienda ha consolidato l’intera filiera, dalla produzione di input agricoli (cereali, sementi, mangimi) e incubatoi, all’allevamento, alla trasformazione, al confezionamento, alla logistica, alla distribuzione e alla vendita al dettaglio, sviluppando una propria rete di negozi su tutto il territorio nazionale. Oltre ad aumentare la capacità produttiva, il nuovo stabilimento genera anche un forte impatto socio-economico sul territorio, operando attualmente con un team di quasi 1.000 persone, di cui 600 neoassunti, frutto di un intenso processo di reclutamento portato avanti negli ultimi mesi.

L’esecuzione del progetto Frâncești è stata assicurata tra il 2022 e il 2025 da un team interno di circa 10 persone, che si è avvalso del supporto di decine di specialisti e collaboratori esterni provenienti da tutto il mondo. “Un investimento di questo tipo dimostra che innovazione e tecnologie all’avanguardia possono essere perfettamente armonizzate con lo sviluppo responsabile di un’azienda locale di grandi dimensioni”, ha dichiarato Justin Paraschiv, fondatore e presidente di Carmistin The Food Company. “Con il progetto Frâncești ridefiniremo non solo gli standard della produzione alimentare locale, ma anche il modo in cui l’industria

alimentare viene percepita. Per il team di Carmistin The Food Company e per le persone straordinarie che hanno contribuito alla sua realizzazione, questo progettogioiello è stato e rimarrà per sempre un’esperienza unica: umana, professionale e di vita. Ringrazio tutti i miei colleghi per aver compreso che al centro di tutte le nostre preoccupazioni c’è sempre l’impegno a garantire prodotti alimentari sul mercato ai massimi standard di qualità, fiducia e sicurezza.”

Carmistin The Food Company

Carmistin The Food Company è attualmente tra i principali produttori alimentari in Romania e si trova al primo posto nella classifica dei produttori di carne a livello nazionale. Il Gruppo comprende oltre 50 aziende attive nella produzione di pollame e uova, nell’allevamento di suini e bovini e nella produzione di cereali, grazie a oltre 8.000 ettari di terreno agricolo. Tutte queste risorse insieme garantiscono l’indipendenza operativa, da un lato, e la qualità costante degli alimenti prodotti dalle aziende del Gruppo, dall’altro.

◆ Luglio / Agosto 2025

Secondo una recente analisi di RaboResearch, il consumo globale di pollame continuerà a crescere a un tasso annuo stimato del 2,5-3% fino al 2025, trainato dalla competitività del pollo rispetto ad altre fonti proteiche. L’Europa, compresa la Romania, è una delle regioni con la domanda più forte, sostenuta da prezzi stabili, dalla preferenza dei consumatori per prodotti di provenienza responsabile e dalla disponibilità di prodotti locali di qualità. In Romania il consumo di carne avicola è aumentato costantemente negli ultimi anni, consolidando la sua posizione come principale fonte di proteine animali. Questa evoluzione è supportata sia dalle dinamiche economiche, che mantengono il pollame un’opzione accessibile, sia dal cambiamento del comportamento dei consumatori, sempre più orientato verso alimenti sani, affidabili e prodotti localmente. La carne avicola rimane al primo posto nelle preferenze anche grazie alla sua versatilità culinaria e alle sue caratteristiche nutrizionali. Per Carmistin The Food Company questa tendenza è confermata dai risultati commerciali registrati negli ultimi 3 anni, che hanno visto l’azienda crescere insieme alla fiducia che i consumatori ripongono nel suo marchio, La Provincia.

QUANDO L’INTESTINO SI RIBELLA: LA SFIDA DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA NELLE

GALLINE OVAIOLE

Nell’industria avicola la salute intestinale degli animali rappresenta un fattore critico per ottenere elevate rese produttive, efficienza alimentare e resistenza alle patologie. Una delle problematiche che durante il suo ciclo di vita più affligge la gallina ovaiola, penalizzandone le performance, risulta essere l’infiammazione intestinale cronica. In questo articolo verrà esplorato questo meccanismo complesso e multifattoriale, dalle potenziali cause alle interazioni con l’organismo e le possibili strategie per mitigarne gli effetti.

➤ Luca Bianco, Medico veterinario

Specialista in avicoltura e nutrizione animale

Il complesso intreccio di cause alla base dell’infiammazione cronica

L’infiammazione cronica intestinale rappresenta una delle sfide sanitarie più significative per gli allevamenti di galline ovaiole. Questa condizione, spesso multifattoriale, non solo compromette il benessere degli animali (alterazioni del comportamento, stress), ma incide in maniera importante su diversi parametri: produttività,

ZOOTECNICA ◆ Luglio / Agosto 2025

qualità delle uova, immunodepressione che ha come dirette conseguenze una maggiore suscettibilità alle patologie e un aumento della mortalità associata. È ormai noto che l’infiammazione risulta essere un meccanismo fisiologico, che entro certi livelli apporta benefici a livello organico; essa determina un’immediata risposta a diversi stimoli lesivi a cui è sottoposta la barriera intestinale, attraverso l’attivazione del sistema a cascata del NFkB (fattore nucleare kappa b) e del meccanismo delle interleuchine. Un’eccessiva risposta immunitaria comporta, però, una deplezione energetica elevata: energia che potrebbe essere utilizzata per l’accrescimento e/o la deposizione. Il processo infiammatorio cronico si può instaurare quando diversi fattori – come l’alimentazione,

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la presenza di patogeni e lo stress – alterano il delicato equilibrio presente tra il microbiota e la barriera (mucosa) intestinale. Questa condizione si manifesta inizialmente con un quadro di enterite (fase acuta), dove risulta compromessa l’integrità della barriera intestinale: ciò porta a un aumento di permeabilità della stessa e la conseguente infiltrazione di eso/endo-tossine e/o patogeni nel circolo ematico. I danni alla mucosa enterica espongono i recettori Toll-like, presenti a livello della lamina propria, a sostanze presenti nel lume intestinale (lipopolisaccaridi, peptidoglicani, flagelline, ecc.), causando così un ulteriore stress ossidativo dell’epitelio (Durand et al., 2022). Considerato che il 70% circa della capacità del sistema immunitario di questi animali è concentrato in questa sede, l’instaurarsi di un processo infiammatorio cronico del tratto gastro-enterico risulta potenzialmente lesivo per tutti gli organi, tessuti e cellule; in questo modo vengono penalizzate le performance, la salute e il benessere dei soggetti colpiti.

Un processo su base multifattoriale

L’infiammazione intestinale è spesso dovuta al passaggio di materiale alimentare indigerito e all’aumento della permeabilità della barriera enterica. Vediamo quali sono i fattori che maggiormente contribuiscono al processo. Agenti infettivi enteropatogeni: batteri come il Clostridium perfringens (agente eziologico dell’enterite necrotica), Brachyspira spp. (in particolare B. pilosicoli, che ha come target i ciechi), Salmonella spp., E coli; virus come coronavirus, astrovirus, rotavirus, ecc. Parassiti: la coccidiosi è una delle patologie più dannose che causa danni a livello delle cellule della parete intestinale; i protozoi, replicandosi, sviluppano un processo infiammatorio che predispone a infezioni batteriche secondarie. Vermi intestinali, quali ad esempio ascaridi, Heterakis spp., Capillaria spp., possono contribuire a una cronicizzazione di un processo infiammatorio a carico della mucosa intestinale, oltre a competere per i nutrienti ed essere possibili cause di ostruzioni intestinali. Qualità del mangime: è necessario un controllo analitico approfondito delle materie prime utilizzate per la formulazione delle diete, al fine di evitare rischi derivanti da esposizione a livelli anomali di micotossine e/o microbiologici; anche livelli bassi, mediante un’azione di tipo sinergico, possono esercitare un effetto negativo su vari organi, in primis intestino e fegato. Un mancato controllo in ingresso delle materie prime, a livello di mangimificio, può portare a diverse conseguenze negli animali: ad esempio, per quanto riguarda la soia, la presenza di fattori antinutrizionali (causata da un errato processo di cottura) conduce a uno squilibrio organico, con carenze importanti e/o stati patologici; la setacciatura del mais, prima della lavorazione, permette di rimuovere gran parte del materiale che potrebbe risultare contaminato (micotossine, ecc.).

◆ Luglio / Agosto 2025

Il processo

infiammatorio cronico

si può instaurare quando diversi fattori (come l’alimentazione, la presenza di patogeni e lo stress) alterano il delicato equilibrio presente tra il microbiota e la barriera intestinale

Granulometria del mangime finito: è un altro parametro di fondamentale importanza per la gallina ovaiola; essendo un mangime, per la gran parte delle situazioni, in farina, occorre avere un occhio di riguardo per l’omogeneità: alterazioni di volume (in percentuale) tra parte grossolana e fine possono contribuire a un processo selettivo degli animali in allevamento, predisponendoli a fenomeni di natura infiammatoria, squilibri di nutrienti e alterazioni comportamentali (cannibalismo).

Formulazione: la digeribilità di una dieta risulta fondamentale, sia dal punto di vista economico sia a livello tecnico-sanitario. Diete sbilanciate possono portare a un eccesso di nutrienti (ad es. proteine) nel tratto gastroenterico, contribuendo a uno stato pro-infiammatorio e a una disbiosi, con proliferazione di microorganismi come il Clostridium perfringens e successivo sviluppo di uno stato patologico. Il processo di formulazione di una dieta, per una nutrizione di precisione, dovrebbe passare attraverso l’utilizzo delle sue componenti digeribili, soprattutto proteine e amminoacidi, ma anche carboidrati, grassi, fibra. Inoltre ci sono diversi studi che dimostrano che livelli eccessivi di calcio nelle diete degli avicoli contribuiscono a un peggioramento della digestione in generale.

Qualità dell’acqua: quale risorsa fondamentale, una scarsa qualità della stessa, a livello microbiologico e/o

chimico-fisico, può portare a degli stati infiammatori con un aumento della permeabilità intestinale; livelli elevati di metalli, quali rame, ferro, manganese, possono contribuire a dei fenomeni diarroici e allo sviluppo di popolazioni batteriche patogene, le quali utilizzano questi substrati per la loro proliferazione. Inoltre risulta importante controllare periodicamente, a livello analitico, eventuali componenti microbiologiche anomale, come carica batterica totale, coliformi, enterococchi, ecc. Stress: le galline ovaiole durante il ciclo di deposizione hanno diversi periodi in cui possono andare incontro a determinati fattori stressanti; tipicamente si osservano problematiche durante le prime settimane dall’arrivo fino al raggiungimento del picco di deposizione. In questo periodo si osserva lo sviluppo di fenomeni di natura enterica per via dell’esposizione a un nuovo ambiente dopo il trasferimento dallo svezzamento e per la somministrazione di diete a elevato contenuto proteico, volte a sostenere la deposizione. Dopo le 40-45 settimane, invece, talvolta si assiste a un aumento del peso delle uova e a dei fenomeni di degenerazione epatica, fattori che contribuiscono a processi infiammatori di natura cronica. Durante la stagione calda il cosiddetto stress da calore è causa di una diminuzione dell’integrità della barriera intestinale e conseguente immunodepressione. Comportamento: il processo infiammatorio cronico contribuisce allo sviluppo di un’alterazione comportamentale, con fenomeni quali plumofagia e cannibalismo. Si instaura dunque un circolo vizioso dove l’ingestione di piume peggiora i processi digestivi, con alterazione della peristalsi e infiammazione della parete intestinale. Si è visto che questi comportamenti negativi possono già svilupparsi nel periodo di svezzamento della pollastra e, se non gestiti correttamente all’esordio, possono cronicizzare, peggiorando la qualità del ciclo.

Condizioni ambientali: lettiere umide, impianti alternativi (ad esempio voliere, dove la garanzia nel rispettare corretti parametri ambientali è più difficoltosa rispetto a impianti a terra classici), ventilazione carente e/o non corretta, gestione inadeguata delle distribuzioni del mangime durante la giornata con conseguente selezione alimentare predispongono a stati infiammatori intestinali cronicizzanti.

Biosicurezza: buone pratiche di profilassi, igiene, pulizia e disinfezione (soprattutto durante il periodo di vuoto biologico-sanitario) contribuiscono alla diminuzione della carica batterica/virale ambientale, diminuendo così i rischi di fenomeni infiammatori e/o patologici.

Aspetti clinici e diagnostici

Il quadro clinico di un processo infiammatorio cronico intestinale si manifesta con una sintomatologia aspecifica e di varia natura: gli animali si presentano con un piumaggio più scadente e arruffato, creste inizialmente flosce, poi pallide e più piccole, feci diarroiche (catarrali, a tratti schiumose, con materiale rossastro mucoso dovuto a cellule di sfaldamento della mucosa intestinale, di un colore arancio-rossastro), piume imbrattate a livello cloacale, possibile aumento di mortalità (dovuto all’instaurarsi di complicanze batteriche secondarie e/o parassiti), perdita di peso corporeo con sterno prominente, diminuzione della quota di grasso corporeo, riduzione o aumento di consumi (ciò dipende dalla causa e/o dalla fase del processo), cali di deposizione e qualità delle uova (sia in termini di resistenza e peso, sia di colore del guscio) e aumento in generale delle conversioni. Nelle feci, inoltre, può essere rilevato del materiale indigerito, dovuto a un malassorbimento, e un forte odore, dovuto a processi fermentativi anomali.

Il quadro anatomico-patologico nella maggior parte dei soggetti descrive

• esternamente: scarse condizioni corporee, colore più pallido a livello di cute e annessi cutanei, diversi gradi di disidratazione, atrofie muscolari, soprattutto a livello dei muscoli pettorali, diminuzione/assenza di grasso corporeo, fragilità ossea;

• a livello organico: enteriti di varia gravità e aspetto (dal siero-catarrale al fibrino-necrotico), con infiammazioni più o meno evidenti della mucosa intestinale, fermentazioni anomale che si traducono in alterazioni di volume e peristalsi di alcuni tratti intestinali (fenomeni di ballooning), mancanza di elasticità e assottigliamento della parete (che tende a diventare quasi trasparente), contenuto mucoso, liquido, a volte emorragico, con presenza o meno di materiale indigerito nel tratto distale, alterazioni patognomoniche (ad es. coccidiosi);

• a livello degli stomaci si potrebbero rilevare fenomeni infiammatori e/o ulcerativi a carico delle pareti ghiandolare e/o muscolare (anche bruciature della coilina stessa);

• unitamente a questo quadro potrebbero essere presenti anche aerosacculite e processi necrotici a carico dei femori (fenomeni di contiguità dall’intestino), con conseguente sviluppo di forme respiratorie e/o setticemiche, atrofia/ regressione ovarica.

A livello diagnostico possono venirci incontro, per escludere e/o trattare fattori concomitanti di natura patologica, l’esame coprologico delle feci (per la ricerca di parassiti intestinali), esami microbiologici (batteriologico, virologico), esami istologici, PCR. Inoltre, per un corretto controllo analitico a livello di micotossine, può risultare utile affidarsi a delle tecnologie più recenti, come l’utilizzo dei biomarker sanguigni, che rappresentano uno strumento interessante per “fotografare’’ e misurare, durante il ciclo produttivo della gallina, i diversi livelli di metaboliti delle micotossine presenti a livello del circolo ematico, costruendo un panel dettagliato con un range di valori, per categorizzare il rischio potenziale a cui i gruppi di animali sono esposti.

Strategie per la modulazione del processo infiammatorio

La fase acuta del processo costituisce una risposta “normale’’ ai diversi insulti a cui le galline ovaiole sono sottoposte durante il loro lungo ciclo produttivo: è però stato dimostrato come, se non modulati a dovere, questi meccanismi tendano a far cronicizzare il processo, esitando in fenomeni negativi. L’adozione di diverse strategie per il controllo dei processi infiammatori acuti passa dal concetto di prevenzione, in tal modo si cercano di utilizzare sistemi efficaci per la riduzione del rischio di sviluppare questi quadri, soprattutto nei gruppi più sensibili. Per questo motivo si dovrebbe partire con l’analisi dei dati e della storia d’allevamento: performance, anamnesi passata e recente degli animali e dell’ambiente (provenienza, performance produttive, problematiche, vuoto sanitario, biosicurezza, ecc.), stagione e alimentazione. In questo modo si cerca di avere a disposizione tutti i dati necessari

per comprendere il livello di rischio a cui gli animali sono/potrebbero essere esposti e studiare le modalità d’intervento tramite l’adozione di strategie tecnicosanitarie e diverse soluzioni per l’acqua da bere e/o per il mangime, presenti attualmente sul mercato. Tra queste spiccano i prodotti a base di estratti vegetali, costituiti da uno o più fitocomplessi (insieme di fitomolecole, i composti attivi) che agiscono in maniera diversa: è stato visto che i prodotti a base di carvacrolo (contenuto nelle piante di origano e timo), ad esempio, possiedono proprietà antimicrobiche e antiossidanti (Botsoglu et al., 2002) oltre che antinfiammatorie e immunostimolanti (Acamovic e Brooker, 2005). I derivati dell’acido salicilico (polifenoli) esercitano azioni antinfiammatorie, antipiretiche e analgesiche, riducendo la formazione di PGE2 (prostaglandine) proinfiammatorie (IL-6) e l’attività del NFkB, aumentando la formazione di quelle con azione antinfiammatoria (IL-10). La liquirizia (Glycirrhiza glabra) possiede proprietà antinfiammatorie, antivirali e antibatteriche, così come i prodotti contenenti un’elevata quantità di tannini, che inibiscono la formazione dell’enzima ciclossigenasi e quindi una riduzione della formazione di prostaglandine pro-infiammatorie. Probiotici e prebiotici influenzano la flora intestinale in maniera positiva, apportando nutrimento per le popolazioni batteriche presenti e/o introducendo microorganismi favorevoli (ad esempio lattobacilli, che inibiscono la secrezione di IL-6 pro-infiammatoria). Oltre a una stimolazione del sistema immunitario, a un aumento indiretto del coefficiente di digeribilità apparente e alla prevenzione della colonizzazione da patogeni, essi contribuiscono alla riduzione delle reazioni infiammatorie (Jha et al., 2020).

Curiosamente è stato visto come i gruppi di ovaiole con alti livelli di reattività (risposta alla paura) risultino più sensibili dal punto di vista immunitario e abbiano un microbiota più ricco: fattori che potrebbero avere effetti positivi nell’adattamento ad ambienti più complessi, come i sistemi in voliera (Wang et al., 2024).

Il ruolo degli enzimi nel promuovere un’utilizzo efficiente dei nutrienti è ormai comprovato. Uno tra gli effetti

maggiormente visti è quello di ridurre la quantità di composti non digeribili della dieta, diminuire la viscosità delle digesta e delle irritazioni alla mucosa enterica che causano processi infiammatori enterici cronici. Un altro vantaggio nell’utilizzo, oltre che quello puramente economico a livello di formulazione, risiede nello sviluppo di una diversità microbica che aiuta a mantenere un ambiente stabile a livello intestinale e, di conseguenza, un’inibizione dello sviluppo di agenti patogeni (Kiarie et al., 2013). A questo contribuiscono anche gli acidi organici, riducendo il pH dell’acqua e facilitando la digestione dei nutrienti: in particolare, l’acido butirrico, oltre a essere una fonte energetica per gli enterociti, risulta essere un mediatore cellulare che contribuisce alla regolazione di diverse funzioni intestinali, nella modulazione del sistema immunitario e nella riduzione dello stress ossidativo.

Alcune micotossine predispongono l’ambiente intestinale a processi di tipo infiammatorio perché aumentano la persistenza di alcuni patogeni, diminuendo la funzionalità di barriera dell’intestino e contribuendo a un effetto ossidativo, tramite la formazione di radicali liberi. È stato visto che l’irrancidimento dei grassi è legato alla patogenesi delle patologie enteriche (Collet, 2005), per cui l’utilizzo di prodotti attivi contro le micotossine e antiossidanti aiutano nel ridurre questi processi negativi.

Un futuro virtuoso: la riduzione dell’uso di antibiotici

e la longevità

‘100’ del ciclo produttivo

Livelli allarmanti di resistenza all’utilizzo degli antibiotici sono stati riportati in diverse nazioni del mondo; ciò è prevalentemente legato a un uso incontrollato degli stessi, con il conseguente sviluppo di patogeni con elevata resistenza ai farmaci antimicrobici. Un precoce ed efficace controllo dei problemi intestinali, legati a dei processi infiammatori cronici, permette di diminuire gli episodi patologici correlati (ad esempio enteriti necrotiche da clostridi) e, di conseguenza, l’utilizzo di farmaci antibiotici in terapia. In conclusione, è necessario sottolineare come un approccio olistico di gestione dell’infiammazione intestinale dovrebbe comprendere modifiche nella nutrizione, nelle pratiche d’allevamento e l’utilizzo di alternative all’antibiotico, come i fitogenici, per garantire il benessere dell’animale, la salute intestinale (evitando potenziali patologie correlate) e la sostenibilità economica della produzione, aiutando i gruppi di galline ovaiole nell’obiettivo di raggiungere, senza particolari impedimenti, le fatidiche 100 settimane di ciclo produttivo.

ZOOTECNICA ◆ Luglio / Agosto 2025

UNO SGUARDO VERSO LA DIGITALIZZAZIONE

DELL’ALLEVAMENTO

Per molti allevatori del settore la tecnologizzazione degli allevamenti avicoli è diventata una priorità crescente, per supportare le pratiche di allevamento di precisione. Nonostante questi miglioramenti possano semplificare la gestione dei gruppi e il lavoro in allevamento, è richiesta una pianificazione ragionata su come integrare questi aspetti nella gestione d’allevamento, per garantire un massimo ritorno sull’investimento.

➤ Aitor Arrazola, Biologo ricercatore, Ph.D. in Benessere e comportamento animale

Muoversi verso allevamenti high-tech

Investire in nuove tecnologie può sembrare stimolante, sebbene sia visto talvolta con una punta di scetticismo, ma è d’obbligo avere una mentalità aperta riguardo a come la digitalizzazione potrebbe migliorare le attuali pratiche gestionali d’allevamento. Molti di questi benefici riguardano la riduzione dei costi di produzione, il risparmio sui tempi operativi d’intervento, i processi

ZOOTECNICA ◆ Luglio / Agosto 2025

automatici e il rilevamento repentino di potenziali rischi per la sanità, il benessere e le performance produttive. Finora si è assistito a un precoce sviluppo tecnologico, iniziato con l’automazione della distribuzione di mangime e di acqua di abbeverata, volto a evitare lo spreco sulle lettiere, per cercare di massimizzare l’apporto di nutrienti e ridurre gli scarti. La successiva digitalizzazione dei sistemi d’allevamento ha permesso ai produttori di modificare automaticamente le condizioni ambientali durante il ciclo di vita degli animali, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche esterne, soprattutto nelle regioni a clima temperato dove, durante la stagione estiva, i parametri di temperatura e umidità oltrepassano la

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soglia critica, oppure in condizioni invernali estreme, che metterebbero a dura prova la sopravvivenza degli animali. Persino oggi proseguono i miglioramenti dei sistemi di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione, che stanno diventando sempre più efficienti nel mantenere le condizioni ambientali a livelli di comfort per supportare la longevità e le performance di ogni gruppo di animali, permettendo così alle strutture di allevamento di lavorare globalmente, durante tutto l’anno, riducendo lo stress termico e la mortalità correlata. Allo stesso modo, i programmi luce centralizzati consentono di avere un maggiore controllo sul fotoperiodo, l’intensità luminosa e la qualità della luce stessa, permettendo un aumento di consume di mangime, una sincronizzazione dell’inizio dell’ovodeposizione e una tempestiva gestione di eventuali problemi di comportamento durante le fasi di svezzamento e deposizione.

Tutti questi sistemi generano un’elevata mole di dati che può essere utile ad analizzare periodicamente come le condizioni interne d’allevamento impattino sulle performance produttive (per esempio, durante condizioni climatiche estreme quali ondate di calore o bufere di neve).

I sensori posti nei capannoni stanno recentemente guadagnando importanza nel registrare le condizioni ambientali interne in modo da assicurare che i vari sistemi di condizionamento possano garantire un clima ottimale per soddisfare gli obiettivi di performance e un’ottima salute per gli animali. Oltre ai sensori d’umidità e di temperatura, nuove tecnologie sul mercato garantiscono un maggior controllo sulla qualità dell’aria registrando dati come la concentrazione dell’ammoniaca, gas serra e particolato, responsabili nel generare forme respiratorie negli animali e negli operatori coinvolti. Queste informazioni possono aiutare nell’affinamento della gestione delle pratiche d’allevamento per mantenere i livelli entro le raccomandazioni di sicurezza e sviluppare, così facendo, strategie per diminuire le emissioni. Inoltre esistono sul mercato strumenti utilizzati per misurare la quantità di mangime e di acqua contenuti nei diversi siti di stoccaggio, in modo da aiutare a prevedere la necessità di nuove aggiunte in tempi consoni.

Tutti questi controlli in tempo reale garantiscono una maggiore tranquillità, affinché tutto scorra senza intoppi, permettendo ai produttori di controllare e/o modificare le condizioni ambientali interne per controllare l’energia, l’acqua e il mangime consumati, anche se distanti fisicamente dall’allevamento. Molti di questi sistemi inoltre permettono agli utilizzatori di impostare allarmi sul proprio smartphone qualora alcuni parametri salgano o scendano oltre soglie precedentemente definite, in modo da rilevare immediatamente malfunzionamenti e/o condizioni critiche nei vari impianti, consentendo al personale di intervenire velocemente prima che si verifichino gravi conseguenze.

Nell’ultimo decennio l’intelligenza artificiale si è fatta strada anche nei sistemi di produzione avicola, innovando

gli strumenti tecnologici a disposizione per processare istantaneamente diversi dati derivati da percezioni sensoriali (visive, uditive o ambientali) e restituire così, in tempo reale, risultati adeguati in base al modello che è stato precedentemente “insegnato” all’intelligenza artificiale.

Alcuni software disponibili sul mercato possono aiutare nella gestione di grossi gruppi di avicoli attraverso il monitoraggio automatico di diversi parametri produttivi (ovodeposizione, peso corporeo e numero di animali), rilevando malfunzionamenti delle attrezzature, controllando l’utilizzo delle risorse e rilevando cambiamenti comportamentali impercettibili come i pattern di movimento e di attività, un calo nei consumi di acqua e di mangime e vocalizzazioni da stress. Telecamere di sorveglianza alimentate dalla visione artificiale offrono nuove opportunità di controllo e registrazione continui della salute e delle performance dei gruppi di animali per aiutare a prevenire diverse patologie e alterazioni comportamentali sulla base di un rilevamento precoce. Allo stesso modo dei sensori d’allarme, impostare questi sistemi di controllo in allevamento permette ai produttori di migliorare i processi decisionali per intervenire tempestivamente, evitando conseguenze a volte ben più gravi.

Alcune riflessioni

La digitalizzazione può aumentare la produttività dei gruppi automatizzando i processi e aiutando a rilevare i diversi problemi rapidamente, aumentando così l’efficienza.

Questi benefici fanno esclusivamente affidamento su:

1) personale abile e competente nella gestione specifica degli avicoli ed esperti di tecnologia; 2) tempestiva capacità di intervento del personale, ove necessario;

3) chiara consapevolezza di come la tecnologia può semplificare la routine di gestione dei gruppi di animali; 4) manutenzione e verifica costante del funzionamento della strumentazione, in modo che operi correttamente. In ogni caso la digitalizzazione delle strutture deve essere vista come un aiuto per migliorare le attuali pratiche d’allevamento al fine di migliorare il benessere, la salute e le performance degli animali e non come uno strumento per eludere delle appropriate pratiche gestionali. Per esempio, gli allarmi inseriti nei capannoni sono inutili se non sono seguiti tempestivamente da misure correttive da parte di operatori abili e competenti. Allo stesso modo devono essere approntati adeguati piani d’azione in caso di emergenza, che siano ben conosciuti dal personale in modo da poter garantire il rispetto di determinati protocolli. Last, but not least, l’investimento economico della digitalizzazione d’allevamento deve ripagarsi nel tempo, in modo da risultare proficuo: in altre parole, i benefici derivanti dalle nuove tecnologie (per esempio,

la soddisfazione del personale, il miglioramento delle performance dei gruppi, la facilità di gestione) dovrebbero superare il peso del costo iniziale di acquisto, installazione, formazione del personale, gestione operativa e manutenzione. Perciò, i prossimi passi nella digitalizzazione dell’allevamento avicolo dovrebbero mirare a eliminare gli attuali limiti ai costi di produzione dei gruppi di animali.

STATI UNITI, QUARTA EPIDEMIA DI INFLUENZA AVIARIA IN DIECI ANNI. L’EPIDEMIA

DELL’INVERNO 2024/2025

Negli ultimi dieci anni l’industria avicola negli Stati Uniti è stata colpita da quattro devastanti focolai di influenza aviaria. Questo articolo si concentra sull’epidemia di questo inverno (2024/2025), evidenziando l’alta concentrazione regionale dei focolai e le conseguenti perdite economiche e produttive.

➤ Hans-Wilhelm Windhorst Professore Emerito

Tra aprile 2015 e aprile 2025 il virus dell’influenza aviaria (HPAI) è stato diagnosticato in 933 allevamenti. Un totale di 190,5 milioni di avicoli è morto a causa delle infezioni virali o a causa dell’abbattimento preventivo; di questi, 150,6 milioni erano galline ovaiole e 24,6 milioni tacchini (Tabella 1).

Mentre tra i primi due focolai sono trascorsi circa sette anni, il terzo e il quarto si sono susseguiti a meno di un anno di distanza. Dopo le devastanti conseguenze economiche del 2022 si sperava che un’epidemia del genere non si ripetesse così presto, ma la nuova ondata di focolai ha colpito ancora l’industria avicola nei mesi invernali del 2023/24, subito dopo il recupero dall’epidemia di Covid-19. Dopo alcuni mesi estivi senza casi di influenza aviaria, si sono verificati nuovi focolai negli Stati del Pacifico nell’ottobre 2024 e alla fine di novembre altri nelle Great Plains occidentali e nel Midwest settentrionale. Poco dopo il capodanno 2025 si è formata una nuova concentrazione con focolai molto numerosi che hanno interessato gli USA dal Midwest centrale agli Stati centro-meridionali e nella parte

orientale dal New England fino al Sud-Est. Il numero delle infezioni non è diminuito in modo significativo fino a metà marzo del 2025.

■ Tabella 1 – Focolai di influenza aviaria HPAI e perdite di animali verificatisi negli Stati Uniti tra aprile 2015 e aprile 2025 (fonte: APHIS).

Le gravi perdite animali tra le galline ovaiole, che hanno avuto un impatto significativo sull’approvvigionamento di uova da parte della popolazione e sui loro prezzi, hanno riacceso alcune questioni che erano già state oggetto di discussioni molto controverse nel 2022. Una di queste riguarda la possibilità della vaccinazione preventiva, l’altra riguarda le modalità con cui gli allevamenti debbano essere risarciti attraverso i fondi del Dipartimento

degli Stati Uniti (USDA) per le perdite animali causate da infezioni o abbattimenti preventivi. La pressione sul governo federale per intervenire in queste aree è cresciuta e ha portato a delle

▲ Figura 1 - La diffusione spazio-temporale del virus HPAI negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 e la formazione di cluster (elaborazione dell’autore)

reazioni, che verranno dettagliatamente discusse più avanti, dopo la panoramica sull’andamento dell’epidemia nel 2024/25.

Una cronologia notevole

Tra il 15 ottobre 2024 e il 14 aprile 2025 ben 250 focolai del virus HPAI hanno colpito allevamenti commerciali in 29 Stati, con una distribuzione geografica degna di nota. Come mostra la Figura 1, l’epidemia è iniziata nei tre stati del Pacifico e nello Utah, coinvolgendo grandi allevamenti di galline ovaiole. Sono seguiti 4 focolai in allevamenti di polli da carne in California e nelle settimane successive sono stati colpiti numerosi allevamenti, in particolare di tacchini e broiler. All’inizio di febbraio 2025 in California si registrava un totale di 62 focolai (cluster I).

Dalla fine di novembre 2024 si è formato un nuovo cluster (II) nel Midwest settentrionale, che si è esteso fino in Oklahoma: la maggior parte dei casi è stata registrata nel South Dakota (sia il North Dakota che il South Dakota, insieme al Minnesota avevano già subito alte perdite durante

■ Tabella 2 – I dieci Stati con le maggiori perdite animali causate dai focolai di HPAI negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 (fonte: APHIS)

Stato

Perdite animali (1.000)

Percentuale sulle perdite totali (%) California

focolai precedenti), in particolare negli allevamenti di tacchini. Il numero totale di focolai in questo cluster, però, è stato inferiore rispetto all’epidemia del 2022 e anche a quella del 2023/24. Sebbene alcuni allevamenti nelle Grandi Pianure orientali e nel Midwest (specialmente allevamenti di tacchini e alcuni di galline ovaiole e polli da carne) siano state colpite dall’infezione negli ultimi due mesi del 2024, il numero maggiore di focolai si è verificato non prima della metà di gennaio 2025. Da quel momento si è formato un nuovo cluster (il III) intorno agli stati dell’Ohio, del Missouri e dell’Indiana. Da metà marzo il numero di infezioni è diminuito significativamente, ma il 14 aprile 2025 è stato colpito un grande allevamento di galline ovaiole in Ohio. È interessante notare che la California (62 focolai) e l’Ohio (61 focolai) non solo hanno registrato un numero di casi quasi identico, ma anche un numero molto simile di perdite animali (Tabella 2). Quasi parallelamente a quello del Midwest, si è sviluppato un altro cluster (il IV), sebbene meno grave, nella parte orientale degli Stati Uniti tra New York e la Georgia, dove sono stati colpiti principalmente allevamenti di broiler e di anatre, oltre ad alcuni di tacchini e galline ovaiole.

Osservando la distribuzione geografica dei focolai, appare evidente come essa rifletta le tre principali rotte migratorie degli uccelli selvatici. Le infezioni sono iniziate a ovest (Pacific Flyway), seguite dagli Stati delle Grandi Pianure occidentali e dal Midwest settentrionale, quindi dal Midwest centrale fino al centro-sud (Mississippi Flyway). Gli Stati costieri atlantici sono stati meno colpiti in generale (Atlantic Flyway): qui sono stati infettati principalmente gli allevamenti di polli da carne, il che non sorprende data la distribuzione geografica della produzione di broiler negli Stati Uniti.

Alta concentrazione regionale di focolai e perdite

Le Figure 2 e 3 mostrano i dieci Stati americani con il numero più alto di allevamenti infettati e perdite animali. La Figura 2 rivela che, su un totale di 250 infezioni da virus HPAI registrate in allevamenti avicoli commerciali (escludendo i piccoli allevamenti), la California e l’Ohio da soli, con 123 casi, hanno rappresentato il 49,2%. Anche la concentrazione regionale delle perdite è stata simile: i due Stati hanno rappresentato il 49,2% (Figura 3). Possiamo notare che entrambi, anche durante l’epidemia dell’inverno 2023/24, hanno fatto registrare dati simili, con il 49,0% (Windhorst 2024). L’epidemia del 2022 invece era stata significativamente diversa rispetto alle due successive, in quanto era stato principalmente colpito il

Osservando la distribuzione geografica dei focolai, appare evidente come essa rifletta le tre principali rotte migratorie degli uccelli selvatici

▲ Figura 2 - I dieci stati con il più alto numero di focolai di influenza aviaria negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 (design: A.S. Kauer sulla base di dati APHIS).

▲ Figura 3 - I dieci stati americani con il più alto numero di perdite animali causate dai focolai di influenza aviaria tra ottobre 2024 e aprile 2025 (design: A.S. Kauer sulla base di dati APHIS).

▲ Figura 4 - Focolai di influenza aviaria e relative perdite animali negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 (design: A.S. Kauer sulla base di dati APHIS).

Midwest settentrionale e la concentrazione regionale era stata significativamente più bassa (Windhorst 2023).

La Figura 4 mostra come il numero di focolai e le associate perdite di animali sono variate considerevolmente nel tempo. In tre settimane sono state registrate più di venti aziende infette, mentre in nove settimane se ne sono registrate meno di cinque. Le perdite settimanali

hanno variato da 15.000 a 8,4 milioni di animali. In 16 settimane, oltre 1 milione di animali è stato vittima del virus o è stato abbattuto come misura preventiva, con una media di 2,5 milioni di animali a settimana, la cui morte ha causato anche gravi problemi per la rimozione e lo smaltimento delle carcasse nelle contee in cui erano presenti allevamenti di galline ovaiole con diversi

Galline ovaiole Tacchini Grandezza dell’allevamento (1.000 animali) Casi Grandezza dell’allevamento (1.000 animali) Casi

▲ Figura 5 – Animali deceduti negli Stati Uniti a causa dei focolai di influenza aviaria tra ottobre 2024 e aprile 2025 in base alla specie (design: A.S. Kauer sulla base di dati APHIS).

galline ovaiole* broiler tacchini* anatre* cacciagione altro

*inclusi riproduttori

milioni di capi. Confrontando il grafico dei focolai e le colonne delle perdite animali, si può osservare una certa correlazione tra il numero di aziende infette e le perdite, tuttavia non si tratta di una correlazione diretta, poiché anche un numero ridotto di focolai ha comportato perdite elevate quando erano colpiti grandi allevamenti di galline ovaiole, come nelle settimane 42/2024 e 49/2024. Il numero di focolai causati dal virus HPAI durante l’epidemia presa in esame è stato di 96 casi, ovvero il 62,3% in più rispetto all’epidemia 2023/24, mentre le perdite, pari a 61,7 milioni di avicoli, sono state

■ Tabella 3 - Distribuzione dei focolai di aviaria negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 in base all’ampiezza dei rispettivi allevamenti (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati APHIS).

addirittura superiori di 38,6 milioni, ovvero del 167,1%. Questo è dovuto principalmente al coinvolgimento di grandi allevamenti di galline ovaiole, con capienza fino a 4 milioni di animali: non è un caso che tali allevamenti abbiano rappresentato solo il 27,2% dei focolai totali, ma abbiano fatto registrare l’81,5% delle perdite, mentre gli allevamenti di tacchini rappresentavano il 45,5% dei focolai ma solo il 6,3% delle perdite totali. Gli allevamenti di broiler, infine, rappresentavano il 16% dei focolai e il 10,7% degli animali morti o abbattuti (Figura 5).

Tali differenze si riflettono nella dimensione media degli allevamenti: mentre gli allevamenti di ovaiole avevano una dimensione media di 806.000 capi, quelli di broiler avevano una media di 165.000 e quelli di tacchini solo di 34.000 capi.

La distribuzione dei casi per classe dimensionale degli allevamenti è mostrata nella Tabella 3. Le elevate perdite economiche verificatesi nei complessi avicoli in cui erano accasati diversi milioni di galline ovaiole in un unico sito hanno portato a una nuova discussione sull’opportunità di avere allevamenti intensivi di tali dimensioni e di autorizzarne la costruzione1

Il problema delle elevate perdite economiche quando vengono infettati gruppi molto numerosi può essere documentato confrontando il numero di casi con il numero di animali persi ogni settimana, che sono stati posti a confronto nelle Figure 6A, B e C per galline ovaiole, broiler e tacchini.

La Figura 6A mostra che i picchi per le galline ovaiole si sono verificati nella settimana 42 e nella settimana 49 dell’ultimo trimestre del 2024 e nelle settimane 4 e 7 dei primi due mesi del 2025. In entrambi i casi sono stati colpiti allevamenti con più di 1 milione di capi: nella settimana 42 un allevamento nello Utah con 1,8 milioni di galline, nella settimana 49 un allevamento con 1,7 milioni in California e un altro con più di 4 milioni di galline in Iowa. Nella settimana 4 erano coinvolte ben quattro strutture con 1,2-1,8 milioni di capi ciascuna in

1 Doughman, E.: Stopping HPAI may require changes to poultry farming. https://www.wattagnet.com/poultry-meat/diseases-health/ avian-influenza/news/15743723/rethinking-poultry-farms-to-combat-avian-flu.

Missouri e in Ohio, mentre nella settimana 7 sono stati interessati tre impianti in Indiana con oltre 1 milione di avicoli ciascuno.

Anche le perdite più elevate nei broiler si sono verificate in gruppi molto grandi (Figura 6B). Nella settimana 44 sono stati infettati tre allevamenti in California con oltre 100.000 broiler ciascuno, e nella settimana 46 tre allevamenti con oltre 200.000 capi ciascuno. Nella quarta settimana del 2025 un grande allevamento in California ha perso 441.000 broiler. A quanto pare, nessuno di questi allevamenti è riuscito a proteggere i propri capi con un livello sufficiente di biosicurezza. Una possibile spiegazione di queste perdite si può forse ricondurre al basso numero di casi nei broiler che si sono registrati nel corso delle precedenti epidemie, che potrebbe aver portato all’erroneo convincimento che i broiler siano meno suscettibili all’infezione.

Nonostante i tacchini siano allevati in aziende che hanno dimensioni medie generalmente più piccole (vedi Tabella 3), i due picchi nelle settimane 48/2024 e 4/2025 sono stati causati principalmente da due focolai avvenuti in grandi allevamenti con 223.000 e 300.000 capi in Minnesota (Figura 6C).

Le perdite di galline ovaiole più alte mai registrate durante un’epidemia e i conseguenti problemi nell’approvvigionamento di uova per la popolazione

americana a un prezzo ragionevole hanno portato a proteste pubbliche e hanno costretto il governo a prendere provvedimenti.

La risposta del legislatore e dell’industria

Nel dicembre 2024 l’APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service) ha pubblicato un aggiornamento del sistema di indennizzo per l’HPAI negli allevamenti avicoli, che collega i futuri risarcimenti a determinate condizioni. Ad esempio, un sito interessato potrà essere ripopolato solo dopo aver superato un audit di biosicurezza dell’APHIS. È poi richiesto un audit delle aziende avicole commerciali entro un raggio di 7 km da un’azienda colpita prima del movimento di avicoli verso il sito, se il proprietario desidera essere idoneo a futuri indennizzi. Inoltre non verrà pagata alcuna compensazione se vengono introdotti in una zona di restrizione attiva degli animali e si verifica un’infezione entro 14 giorni dalla revoca della zona. Se un’azienda non implementa i miglioramenti della biosicurezza proposti dall’APHIS, infine, perderà il diritto al risarcimento in caso di focolaio di influenza aviaria. La nuova normativa mira pertanto a migliorare

▲ Figura 6 A-C - Cronologia dei focolai di influenza aviaria negli allevamenti di galline ovaiole, broiler e tacchini negli Stati Uniti tra ottobre 2024 e aprile 2025 (design: A.S. Kauer sulla base dei dati APHIS).

la biosicurezza negli allevamenti avicoli2. Il 18 febbraio di quest’anno un gruppo bipartisan di 16 senatori ha inviato una lettera al Segretario dell’Agricoltura chiedendo lo sviluppo di una strategia orientata al futuro per lo sviluppo di vaccini e per il loro utilizzo negli allevamenti di ovaiole e tacchini, nonché la conduzione di test sul campo con tali vaccini. Inoltre dovrebbero essere avviate trattative con i partner commerciali per convincerli della necessità di vaccinare gli allevamenti avicoli e che la vaccinazione non dovrebbe ostacolare o impedire il commercio di prodotti avicoli3

In aprile l’USDA (United States Department of Agriculture) ha stanziato 100 milioni di dollari per consentire agli scienziati di sviluppare nuovi vaccini per proteggere gli allevamenti avicoli e per studiare la diffusione del virus dell’influenza aviaria negli uccelli selvatici e negli animali da allevamento. Questo dovrebbe, se non impedire la recidiva di un’epidemia, se non altro ridurne la portata4

Bibliografia

APHIS: Confirmations of Highly Pathogenic Avian Influenza in commercial and backyard flocks. https://www.aphis.usda.gov/livestockpoultry-disease/avian/avian-influenza/hpaidetections/commercial-backyard-flocks.

APHIS: APHIS Announces Updates to Indemnity Program for Highly Pathogenic Avian Influenza on Poultry Farms. https://www.aphis.usda.gov/news/ agency-announcements/aphis-announces-updatesindemnity-program-highly-pathogenic-avian.

Windhorst, H.-W.: Economic impacts of the AIoutbreaks in the USA in 2015. A final evaluation of the epizootic disaster. In: Zootecnica International 38 (2016), n. 7, p. 34-39.

Windhorst, H.-W.: A documentation and analysis of the AI epidemic in the USA in 2022. In: Zootecnica International 45 (2023), n. 3, p. 8-17.

Windhorst, H.-W.: Third Avian Influenza outbreak in the USA within 10 years: the 20232024 epidemic. In: Zootecnica International 46 (2024), n. 9, p. 28-33.

2 https://www.aphis.usda.gov/news/agency-announcements/aphis-announces-updates-indemnity-program-highly-pathogenic-avian.

3 https://www.ernst.senate.gov/imo/media/doc/letter_to_usda_in_response_to_hpai_outbreaks.pdf.

4 https://www.aphis.usda.gov/funding/hpai-poultry-innovation-grand-challenge.

Analisi dell’impronta di carbonio delle galline ovaiole

È ampiamente riconosciuto che la popolazione globale continuerà a crescere, determinando un aumento stimato del 20% della domanda di proteine animali terrestri tra il 2023 e il 2050 (Minichiello, 2023). Nel 2015 il settore zootecnico globale è stato responsabile dell’emissione di 6,2 miliardi di tonnellate di CO2, pari al 12% di tutte le emissioni di gas serra indotte dall’uomo e al 40% delle emissioni totali del sistema agroalimentare globale (Minichiello, 2023). In questo contesto, la produzione globale di uova ha contribuito per circa il 3,3% o 0,2 miliardi di tonnellate di CO2 (Minichiello, 2023). La riduzione dell’impronta di carbonio della produzione di uova è essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, garantire la sostenibilità ambientale e sostenere una crescita futura responsabile.

Per decenni i programmi di allevamento hanno dato priorità alla selezione di galline ovaiole con una migliore efficienza alimentare. I progressi genetici nella produzione di uova, nella vivibilità e nell’utilizzo dei mangimi, in particolare grazie all’uso di mangimi alternativi, hanno portato a un miglioramento della produzione di uova e hanno contribuito a una significativa riduzione delle emissioni di carbonio per uovo prodotto. Grazie alla continua selezione di caratteristiche quali l’efficienza di conversione del mangime e il numero di uova di prima qualità per gallina allevata, la sostenibilità complessiva dell’industria globale delle uova continua a migliorare. Oltre alla genetica, diversi altri fattori influenzano l’impronta di carbonio della produzione di uova. Esploriamone alcuni.

L’impatto della genetica delle galline ovaiole

La scelta tra galline ovaiole marroni, nere o bianche è spesso guidata dalle preferenze dei consumatori e dal marketing piuttosto che dall’efficienza produttiva o dall’impatto ambientale. Tuttavia, poiché le linee genetiche alla base delle galline ovaiole bianche e marroni sono state separate per secoli, esistono notevoli differenze tra le varie razze di galline ovaiole.

Kg di CO2 per kg di uova

In termini di impronta di carbonio per chilogrammo di uova prodotte, le galline ovaiole bianche tendono a superare quelle brune in efficienza. Le galline ovaiole bianche, infatti, emettono circa il 5,33% in meno di CO2 per ogni chilogrammo di uova prodotte rispetto alle galline ovaiole marroni. Fino a 90 settimane di età, le galline marroni emettono 2,06 kg di CO2 per kg di uova, mentre le galline bianche emettono solo 1,95 kg di CO2 per lo stesso quantitativo di uova. A 100 settimane, la differenza diventa ancora più marcata, con le galline marroni che emettono il 6,31% in più di CO2 per la produzione di uova rispetto alle galline bianche.

L’impatto della durata del ciclo di produzione delle uova sulla sostenibilità

ovaiole marroni

ovaiole bianche

La durata del ciclo di produzione delle uova gioca un ruolo fondamentale nella sostenibilità. Cicli di produzione delle uova più brevi generalmente comportano una maggiore performance complessiva delle galline per giorno di deposizione mentre le galline sono in produzione. Tuttavia, con l’invecchiamento dei gruppi, la produzione di uova e l’efficienza di conversione dei mangimi diminuiscono, portando a una minore produttività complessiva. Ciò può aumentare la necessità di sostituire più frequentemente i gruppi, con conseguenti emissioni maggiori

nella fase di allevamento dei pulcini.

D’altra parte, estendere il ciclo di produzione riduce la frequenza delle sostituzioni dei gruppi, abbassando così le emissioni associate all’allevamento dei nuovi pulcini. Questo può contribuire a ridurre le emissioni

Kg di CO2 per pulcino

17 settimane di età 7,88 7,27

Galline
Galline
Pollastre marroni
Pollastre marroni

complessive e migliorare la sostenibilità del processo di produzione delle uova. Un equilibrio tra la durata del ciclo di produzione e la produttività delle galline è essenziale per ottimizzare sia gli impatti ambientali che economici nella produzione delle uova.

Ad esempio, l’impronta di carbonio per l’allevamento di pulcini bruni fino a 17 settimane è di 7,88 kg di CO2 per pulcino, rispetto a 7,27 kg di CO2 per pulcino bianco, con una differenza del 7,74%!

Considerazioni etiche e ambientali: sessaggio in ovo e ingrasso di pulcini maschi

Le tecnologie di sessaggio in ovo e l’ingrasso dei fratelli maschi offrono potenziali soluzioni alle preoccupazioni etiche associate all’abbattimento dei pulcini maschi delle galline ovaiole. Le attuali tecniche di sessaggio in ovo, applicate tra il 7° e il 13° giorno di incubazione, possono identificare e rimuovere gli embrioni maschi prima della schiusa, riducendo significativamente il numero di pulcini maschi indesiderati. Tuttavia, questi metodi richiedono spesso risorse aggiuntive, come materiale di laboratorio, manodopera ed energia.

In alternativa, i pulcini maschi possono essere allevati per la produzione di carne invece di essere abbattuti al primo giorno di vita. Se da un lato questo approccio risponde a preoccupazioni etiche, dall’altro aumenta il consumo di risorse, compresi i mangimi e gli alloggi, con un impatto negativo sulla sostenibilità complessiva della produzione di uova. Oggi la pratica comune prevede l’abbattimento dei pulcini maschi di un giorno e il loro utilizzo nei mangimi, nel biogas o in altre applicazioni industriali. L’impatto reale sulla sostenibilità di queste alternative rimane una questione aperta e sono necessarie ulteriori ricerche.

Il ruolo dei sistemi di alloggiamento I sistemi di allevamento influenzano in modo significativo l’impronta di carbonio della produzione di uova. I sistemi di gabbie convenzionali e arricchite hanno un impatto ambientale minore grazie alla maggiore efficienza alimentare e alla riduzione dell’uso del suolo. I sistemi a stalla e a voliera richiedono più risorse, poiché in genere comportano una maggiore assunzione di mangime e un leggero aumento dei tassi di mortalità. I sistemi di stabulazione libera e biologica hanno in genere le impronte di carbonio più elevate a causa dell’aumento del fabbisogno di terra e di mangime. Tuttavia, questi sistemi possono beneficiare di crediti di carbonio, che potrebbero contribuire a compensare l’impatto ambientale complessivo e a ridurre l’impronta di carbonio.

Per questo articolo, i calcoli dell’impronta di carbonio sono stati forniti da Eggbase Ltd., utilizzando i dati di Bovans Brown e Dekalb.

Galline ovaiole bianche. Poiché l’industria globale delle uova si sta muovendo verso una maggiore sostenibilità, l’ottimizzazione della genetica, il prolungamento dei cicli di deposizione e le decisioni informate sulla gestione degli alloggi e dei pulcini maschi saranno fondamentali per ridurre le emissioni e mantenere una produzione di uova efficiente e responsabile.

Riferimenti

• Minichiello, C. (2023, 12 8). Dal nuovo rapporto FAO che traccia i percorsi per ridurre le emissioni del bestiame: https://www.fao.org/newsroom/ detail/new-fao- report-maps-pathways-towardslower-livestock- emissions/en

BETATRACE®: LA SOLUZIONE 2 IN 1 CHE

OTTIMIZZA METABOLISMO E SALUTE

BetaTrace® è una fonte di oligoelementi organici unica, in attesa di brevetto, in cui il minerale è legato alla betaina, un partner funzionale che fornisce un’eccellente capacità di donare gruppi metilici, essenziali per il metabolismo delle proteine e dei lipidi.

La natura essenziale dei microminerali nella dieta è ben nota e il fatto che tale necessità aumenti con la produzione o lo stress è altrettanto ben descritto. Gli oligoelementi si dividono tra forme inorganiche e organiche. Mentre i minerali inorganici sono facilmente disponibili e poco costosi, i minerali organici regnano sovrani in termini di assorbimento, efficacia e benefici complessivi. In genere, gli oligoelementi organici vengono complessati con piccoli peptidi o aminoacidi per migliorarne l’assorbimento. Ora c’è un nuovo attore in città: BetaTrace®, una fonte di oligoelementi organici unica, in attesa di brevetto, in cui il minerale è legato alla betaina, un partner funzionale. Grazie all’elevato grado di complessazione, BetaTrace® offre un assorbimento significativamente migliore rispetto alle fonti inorganiche convenzionali, come i solfati, con conseguente miglioramento delle prestazioni e riduzione dell’escrezione di metalli pesanti, unitamente al valore aggiunto della betaina.

▲ Figura 1 - Le numerose funzioni essenziali dei minerali.

Un nuovo protagonista in città

Perché la betaina? La betaina è un ingrediente straordinario che fornisce un’eccellente capacità di donare gruppi metilici, essenziali per il metabolismo delle proteine e dei lipidi. Sia gli animali ad alto rendimento che quelli giovani hanno un fabbisogno particolarmente elevato e BetaTrace® è la soluzione perfetta! Questa incredibile invenzione 2 in 1 supporta le prestazioni e la salute in modo ancora più intenso, rendendola un must per qualsiasi programma di nutrizione animale. Sia la betaina che i minerali organici svolgono un ruolo significativo in vari processi metabolici fisiologici. I minerali organici fungono da componenti e cofattori

essenziali per numerosi enzimi, vitamine e ormoni (Figura 1). Nel frattempo, la betaina, un attivatore metabolico, fornisce eccellenti capacità di donare gruppi metilici. Ciò è particolarmente importante per il metabolismo delle proteine e dei lipidi (Figura 2). Soprattutto gli animali giovani e ad alto rendimento, così come gli animali da ingrasso e quelli in situazioni di stress (come lo stress da calore) traggono grande beneficio da BetaTrace®. Questa innovativa soluzione 2 in 1 soddisfa gli elevati requisiti di questi nutrienti richiesti da questi animali. L’abbinamento perfetto di BetaTrace® garantisce prestazioni e salute ottimali ed eccelle in quattro aree chiave che impediscono agli allevamenti moderni di raggiungere una maggiore produttività e benessere.

Costruire una barriera migliore: l’integrità intestinale

Un intestino sano è una barriera che impedisce alle tossine e agli agenti patogeni di entrare nel corpo. BetaTrace®

▲ Figura 2 - L’importanza della betaina nel ciclo della metilazione (adattato da Eklund et al., 2005).

▲ Figura 3 - Le parti di un intestino sano e una forte barriera intestinale.

promuove l’integrità dell’intestino e la funzione di barriera intestinale attraverso la rigenerazione delle cellule intestinali danneggiate e il mantenimento delle proteine che tengono unite le cellule intestinali. BetaTrace® aiuta a mantenere la normale funzione delle cellule intestinali durante le sfide come le infezioni da coccidi o la diarrea (Figura 3).

Immunità e riduzione dello stress ossidativo

In quanto parte integrante di un sistema immunitario funzionante, BetaTrace® contribuisce a mantenere

ZOOTECNICA ◆ Luglio / Agosto 2025

intatta la funzione di barriera della pelle e dell’intestino, migliorando la guarigione delle ferite e proteggendo dai danni cellulari. Inoltre, la soppressione dell’upregulation delle citochine infiammatorie e la prevenzione dell’accumulo eccessivo di omocisteina da parte di BetaTrace® contribuiscono ad alleviare i processi infiammatori.

In condizioni di stress, la formazione di specie reattive dell’ossigeno sovrasta le difese antiossidanti interne, portando allo stress ossidativo. BetaTrace® attenua lo stress ossidativo come parte critica del sistema antiossidante e aiuta attivamente a ripristinare gli antiossidanti enzimatici quando vengono utilizzati (Figura 4).

▲ Figura 4 - BetaTrace® agisce per ridurre i radicali liberi come parte del sistema antiossidante.

Miglioramento del metabolismo energetico

BetaTrace® svolge diversi ruoli nel metabolismo energetico: contribuisce al metabolismo dei carboidrati e del colesterolo, inoltre contribuisce a migliorare il libero passaggio dei nutrienti nelle cellule e a regolare i livelli di glucosio e la scomposizione degli acidi grassi. BetaTrace® fornisce i gruppi metilici necessari per la sintesi di creatina e carnitina, importanti per la conservazione dell’energia e il metabolismo degli acidi grassi.

L’effetto di BetaTrace®

BetaTrace® Zn è stato testato in una prova di alimentazione di 35 giorni per verificarne gli effetti sui parametri di produzione presso l'Università di Scienze della Vita di Poznań.

Due gruppi di polli da carne di razza Ross 308 (54 animali per gruppo; 6 repliche per gruppo) sono stati alimentati con diete integrate con 40 ppm di zinco da ZnSO4

(controllo) o BetaTrace® Zn (trattamento) in aggiunta alle 40 ppm di zinco nativo contenute nelle diete di base. Dopo un periodo di ingrasso di 35 giorni, i polli del gruppo di trattamento con BetaTrace® Zn presentavano un aumento della massa corporea e un rapporto di conversione alimentare significativamente migliore rispetto al gruppo di controllo (p<0,05; Figura 5). Inoltre, il fattore di efficienza della produzione europea (EPEF) è risultato significativamente più alto negli animali alimentati con BetaTrace® Zn rispetto a quelli del gruppo di controllo con ZnSO4 (p<0,05; Figura 5). L’EPEF è una standardizzazione dei risultati tecnici, calcolata in base alla conversione alimentare, alla mortalità e all’incremento giornaliero: in quanto tale, può essere utilizzato per confrontare i risultati dei polli da carne di diversi gruppi di produzione.

Tecnicamente eccezionale per prestazioni eccezionali

BetaTrace® presenta diversi vantaggi tecnici, tra cui un’eccellente solubilità per una maggiore flessibilità e una forma granulare per una migliore scorrevolezza e una minore formazione di polvere. Inoltre, l’elevato grado di complessazione verificato e validato di BetaTrace® garantisce l’efficacia con effetti positivi sulle prestazioni degli animali. BetaTrace® risponde alle sfide del moderno allevamento!

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▲ Figura 5 - I polli da carne integrati con lo zinco di BetaTrace® Zn hanno registrato un aumento della massa corporea e un significativo miglioramento della FCR rispetto al gruppo di controllo (p<0,05). Inoltre, l’EPEF è risultata significativamente più alta nei polli alimentati con BetaTrace® Zn rispetto ai polli del gruppo di controllo con ZnSO4 (p<0,05).

Riproduttori e Incubatoi

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Anno I • Luglio / Agosto 2025

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