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EDITORIALE
Torna dopo due anni l’appuntamento a Rimini con Fieravicola, un momento di incontro, confronto e crescita che le fiere di settore sanno ancora offrire.
In un contesto in continua evoluzione, eventi come Fieravicola rappresentano una bussola per orientarsi tra le tendenze di mercato e le innovazioni che stanno plasmando il futuro della nostra filiera. Non si tratta soltanto di visitare stand ed esporre prodotti: le fiere sono spazi dinamici dove ogni scambio può trasformarsi in un’opportunità di crescita professionale.
I convegni, in particolare, arricchiscono la manifestazione con contenuti di alto livello, offrendo momenti di approfondimento tecnico e scientifico per chi, come noi, vuole continuare a crescere e migliorare. Sono occasioni preziose per aggiornarsi sulle sfide che il comparto si trova ad affrontare: dalla sostenibilità al benessere animale, fino all’influenza aviaria.
Anche Zootecnica sarà presente con un proprio stand. Sarà l’occasione per incontrare di persona clienti, collaboratori e lettori. Ci vediamo a Fieravicola, padiglione B7 - stand 030.
➤ Marianna Caterino
APRILE 2025
ATTUALITÀ REPORTAGE
I genotipi a crescita medio-lenta: una finestra sul futuro del settore del pollo da carne
INTERVISTA
Prevenzione sanitaria con le onde elettromagnetiche: una soluzione tecnologica contro l’influenza aviaria
DOSSIER
I programmi di illuminazione per broiler continuano la loro evoluzione
FOCUS
La tecnologia innovativa di Photocatalytic Gate® protegge incubatoi e allevamenti da batteri e virus
MARKETING
4 10 12 16 22 30 40 42 46 52 56
Dinamiche nella produzione e commercio di carne negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2023
Parte 1 - Produzione di carne
TECHNICAL COLUMN
AraMix®: la soluzione innovativa per il controllo dell'acaro rosso del pollo
MANAGEMENT
L’allevamento del maschio per una salute ottimale delle zampe
NUTRIZIONE
Nucleotidi: l’additivo chiave per un intestino sano e un microbiota equilibrato nei polli
MARKET GUIDE GUIDA INTERNET
ZOOTECNIA EUROPEA: 125 SIGLE CHIEDONO
ALLA COMMISSIONE UNA STRATEGIA PER VALORIZZARE LE PROTEINE ANIMALI
“Nourishing Europe: The Importance of Animal Proteins” è l’appello rivolto alla Commissione europea e lanciato da 125 organizzazioni, tra le quali anche Unaitalia, che rappresentano le diversità delle filiere zootecniche europee.
I firmatari del documento chiedono una strategia agroalimentare onnicomprensiva, basata su evidenze scientifiche, che valorizzi il ruolo delle proteine animali nella nutrizione umana e sostenga un modello agroalimentare resiliente ed equilibrato in tutto il continente.
L’appello sottolinea il contributo essenziale della zootecnia nel garantire la sicurezza alimentare, l’equilibrio nutrizionale, la prosperità delle aree rurali e la tutela dell’ambiente nell’Unione europea, evidenziando la sinergia fondamentale tra agricoltura e zootecnia.
Questi sono i punti chiave dell’appello.
1. Threat to food security and nutritional sufficiency. Per garantire sicurezza alimentare e salute pubblica, è essenziale riconoscere l’importanza dei prodotti di origine animale (carne, latticini e uova), promuovere linee guida nutrizionali scientifiche e riconoscere il ruolo cruciale della zootecnia in sistemi agricoli sostenibili, che utilizzano terreni marginali inadatti alle colture e trasformano sottoprodotti in nutrienti essenziali, specialmente per le fasce vulnerabili della popolazione.
ZOOTECNICA ◆ Aprile 2025
2. Economic and social impact on European farmers. Una transizione forzata verso un sistema alimentare senza prodotti di origine animale avrebbe gravi impatti su un settore economico e sociale cruciale per l’Unione europea. Ridurre la produzione interna di prodotti di origine animale comporterebbe un conseguente aumento non solo delle importazioni da Paesi extra-UE ma anche delle emissioni globali, incidendo così sulla competitività e sull’ambiente.
3. Environmental sustainability: recognizing the complexity of agro-livestock systems. Gli agricoltori europei, impegnati in produzioni sostenibili, necessitano di supporto, evitando pregiudizi ideologici a favore solo di alternative vegetali. Le valutazioni ambientali scientifiche, che considerano l’intero ciclo di vita di un prodotto (LCA), sono essenziali per politiche equilibrate, che riconoscano la complementarità dell’allevamento con le altre produzioni agricole.
Fonte: Unaitalia
ATTUALITÀ
INTERGRUPPO EU SULLA ZOOTECNIA SOSTENIBILE:
PRIMO
INCONTRO SU BENESSERE ANIMALE
E TRASPORTO
Il 5 marzo 2025 si è tenuto a Bruxelles il primo incontro dell’Intergruppo del Parlamento europeo dedicato alla Zootecnia sostenibile (Sustainable Livestock Intergroup) che ha riguardato il benessere animale durante il trasporto, accogliendo una platea di oltre 400 partecipanti.
L’Intergruppo, ufficialmente istituito all’inizio del 2025 con il sostegno di numerosi europarlamentari provenienti da diversi Paesi e gruppi politici, tra cui Alexander Bernhuber (PPE), Maria Grapini (S&D) e Benoît Cassart (Renew Europe), si propone come punto di riferimento per colmare il divario tra i decisori politici e le esigenze reali di allevatori, professionisti del settore e altri attori coinvolti, per promuovere un dialogo basato su dati scientifici, testimonianze dirette e soluzioni pratiche per bilanciare sostenibilità, benessere animale e competitività, preservando principi fondamentali come la sicurezza alimentare.
La scelta tematica della riunione del 5 marzo nasce dalle preoccupazioni degli operatori del settore emerse con la proposta di revisione del regolamento del 2005 da parte della Commissione europea, in particolare per i potenziali vincoli legati a temperatura, spazio per gli animali e durata del trasporto. Durante l’incontro sono intervenuti i relatori del Parlamento europeo Tilly Metz (Verdi) e Daniel Buda (PPE), e Bernard van Goethem, Direttore della DG Salute e Sicurezza Alimentare della Commissione europea, e alcuni professionisti del settore, allevatori e trasportatori che hanno condiviso esperienze e punti di vista.
“L’obiettivo dell’Intergruppo è creare un dialogo costruttivo tra scienziati, società civile, agricoltori e professionisti del
settore, per lavorare e ottenere una regolamentazione sul benessere animale applicabile e basata su evidenze reali”, ha affermato il co-presidente Benoît Cassart
La riunione ha incluso anche la presentazione di due studi scientifici: uno sul trasporto di animali vivi via nave, condotto da SEPAB in collaborazione con il National Research Institute for Agriculture Food and Environment (INRAE), e l’altro sugli impatti economici nella filiera suina realizzato dal French Pork Institute (IFIP).
Al termine dell’evento, i partecipanti hanno avuto l’occasione di visitare alcuni mezzi utilizzati per il trasporto di animali vivi su strada, al fine di osservarne caratteristiche e modalità di utilizzo.
“Poter visitare un camion per il trasporto degli animali vivi e interagire con gli addetti ai lavori ha permesso a deputati europei, tecnici e consiglieri di acquisire una conoscenza diretta sulle pratiche di trasporto degli animali. Prima di intervenire con nuove leggi – ha sottolineato Caterina Avanza, responsabile del segretariato generale dell’Intergruppo – sarebbe indispensabile conoscere i limiti di implementazione del regolamento in vigore. Attraverso l’Intergruppo avviciniamo l’Europa ai territori e i territori ai decisori politici”.
Fonte: Sustainable Livestock Intergroup
FIERAVICOLA, NOVITÀ DEL SETTORE E NETWORKING INTERNAZIONALE
Presentata a Roma la 54° edizione della fiera dedicata all’intera filiera avicola, in programma dal 6 all’8 maggio 2025 al Rimini Expo Centre: cresce la superficie espositiva, previsti 160 espositori, di cui il 27% estero.
La 54° edizione di FierAvicola è stata presentata il 3 aprile a Roma insieme a Macfrut, fiera mondiale dell’ortofrutta. L’appuntamento biennale di FierAvicola, (Rimini Expo Centre, 6-8 maggio 2025), organizzato da Fieravicola e Assoavi, rappresenta l'occasione per intercettare le novità del settore, curare i rapporti istituzionali e approfondire temi, tendenze e strategie future con i maggiori attori dell’avicoltura.
Per l’edizione 2025 la superficie espositiva cresce del 10% rispetto al 2023, impegnando 3 padiglioni con 160 espositori di cui il 27% estero.
Network sempre più internazionale
Grande impulso è stato profuso al progetto di internazionalizzazione per attrarre buyer e visitatori dall’estero e con l’iniziativa Fieravicola Business Club per la promozione delle aziende italiane all'estero, facilitando l’incontro con interlocutori interessanti.
Sono stati predisposti progetti di incoming in collaborazione con Agenzia ICE e sono state effettuate due missioni di promozione in aree strategiche: in Senegal, lo scorso dicembre, per l’Africa Occidentale, in Azerbaigian, in febbraio per l’Asia centrale. Due nazioni che registrano percentuali di incremento di produzione nel settore avicolo a doppia cifra e che sono locomotive di sviluppo per le rispettive aree.
Ricco programma di convegni e incontri
La tre giorni di FierAvicola sarà l'occasione per approfondire e dibattere i principali focus di interesse della filiera, che si trova di fronte a profonde trasformazioni anche normative
ed è sempre più impegnata in un percorso di sostenibilità. Martedì 6 maggio, dopo l’inaugurazione con il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, alle 15.00 si terrà la tavola rotonda condotta dalla giornalista Silvia Marzialetti, aperta dall’intervento di saluto di Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura Emilia-Romagna. “Benessere animale, efficienza e rispetto dell’ambiente: come sarà l’avicoltura del futuro?” è il titolo dell’argomento che verrà approfondito dagli interventi di Romano Marabelli, Advisor della Direzione Generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Animale (WOAH), Andrea Gavinelli, Capo unità DG SANTE sul Benessere Animale, Gian Luca Bagnara, Presidente Assoavi, Luigi Ricci, Direttore ISPRA, Giovanni Filippini, Direttore Generale della Sanità Animale, Giuseppe Blasi, Capo Dipartimento politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale. Le conclusioni sono affidate al senatore Patrizio La Pietra, Sottosegretario MASAF.
Mercoledì 7 maggio sono previste sessioni di approfondimento mirate a indagare da un lato il benessere e la salute animale e dall’altro la sicurezza alimentare. In mattinata si terrà un focus su influenza aviaria, salmonellosi e rispettiva gestione di strategie condivise. Nel pomeriggio si parlerà anche di innovazione con un incontro dedicato allo stato dell’arte della pratica del sessaggio in ovo. L’attivazione della piattaforma digitale di Business Matching fin da inizio aprile permetterà a potenziali buyer e clienti di combinare le proprie esigenze con l’offerta delle aziende espositrici e sarà possibile programmare appuntamenti prima che la fiera abbia inizio.
Il terzo giorno di fiera, giovedì 8 maggio, sono in programma le visite dei buyer più interessanti direttamente presso le sedi delle aziende espositrici. www.fieravicola.com
IL TEAM DI HENDRIX GENETICS VI ASPETTA A FIERAVICOLA 2025
Dal 6 all’8 maggio Hendrix Genetics partecipa a FierAvicola (Padiglione B7, Stand 155). Lo stand di quest'anno presenta le tre unità aziendali specializzate nel settore avicolo: tacchini, ovaiole e polli e galline colorati.
Tacchini - Hybrid Turkeys
Hendrix Genetics offre prodotti di alta qualità e su misura per ogni mercato, compresi i tacchini standard bianchi e colorati. Ciascuna razza è stata accuratamente selezionata per offrire un equilibrio di caratteristiche preziose come la conversione del mangime, la vitalità, la fertilità e la resa della carcassa. Hybrid Turkeys offre un tacchino bianco pesante, l’Hybrid ConverterNOVO, uno bianco medio, l'Hybrid Grade MakerEVO, e una vasta gamma di tacchini tradizionali, come Cartier, Artisan e MiniBRONZE.
Ovaiole - ISA Institut de Sélection
Animal
L’obiettivo di Hendrix Genetics è fornire valore in ogni fase della filiera delle uova, dall’allevamento e dalla genetica fino alla consegna al consumatore di uova sane e della migliore qualità. I prodotti forniscono valore alla vostra attività grazie a galline ovaiole altamente produttive e persistenti, con una forte vitalità e un’ottima conversione alimentare. Le galline ovaiole Hendrix Genetics si adattano perfettamente al mercato italiano e i continui investimenti dell’azienda nel programma
di allevamento e di ricerca e sviluppo garantiscono il miglioramento di ogni nuova generazione.
Polli e galline colorati - Sasso
Hendrix Genetics offre una gamma completa di polli da carne e galline ovaiole colorate, in grado di soddisfare ogni aspettativa: che siate alla ricerca di buone prestazioni nella carne o nelle uova, esiste un prodotto giusto per voi. I polli colorati, come il Ruby C o il Ruby N, offrono una crescita lenta e un’eccellente qualità della carne, fornendo al contempo risultati economici elevati come la resa della carcassa, adattandosi perfettamente alle esigenze dei clienti italiani. Con la nuova gamma di galline ovaiole colorate potrete beneficiare di galline molto robuste e resistenti, specificamente allevate per le loro prestazioni di deposizione competitive. Il tutto è combinato con bellissimi colori di fenotipi e uova. Le razze a lenta crescita sono state accreditate dal Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
Hendrix Genetics vi invita a FierAvicola (Padiglione B7, Stand 155) per scoprire la sua linea di prodotti, che offrono soluzioni sostenibili per ogni esigenza del mercato.
Rappresentante per l’Italia: Dario Laugero, Responsabile tecnico e commerciale Italia
M.: +39 393 33 58 371
Email: dario.laugero@hendrix-genetics.com
I GENOTIPI A CRESCITA MEDIO-LENTA: UNA FINESTRA SUL FUTURO DEL SETTORE
DEL POLLO DA CARNE
Si è svolto a fine febbraio presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell’Università degli Studi di Milano il LIX Convegno annuale dell’Associazione Scientifica di Avicoltura, Sezione Italiana della World’s Poultry Science Association. Il tema centrale della giornata era dedicato allo stato dell’arte dei genotipi a medio-lenta crescita presenti sul mercato e alle diverse variabili connesse all’allevamento di questi ibridi.
➤ Luca Bianco, Medico veterinario
Gli argomenti trattati nel corso della giornata hanno sottolineato l’importanza di una raccolta dati precisa e oggettiva, ponendo l’uditore di fronte alle criticità di questa sfida, quanto più attuale che futura. Il primo intervento del dott. Ilias Kyriazakis (Queen’s University, Belfast, UK) ha descritto il tema dell’impatto ambientale dell’allevamento del broiler: rispetto ad altre specie quest’ultimo si presenta come il più efficiente e sostenibile, a livello globale, prendendo come riferimento l’impronta di carbonio (Global Warming Potential, GWP). Kyriazakis ha messo in evidenza come diverse preoccupazioni sono emerse riguardo al rapporto tra l’efficienza di queste genetiche e il benessere animale (EFSA, 2023), tanto che diverse raccomandazioni EFSA si sono occupate dell’impatto potenziale, oltre che sull’allevamento del pollo da carne, sull’ambiente stesso.
Tramite grafici di dati raccolti da studi sul campo è stato sottolineato come esistano diverse variabili che mettono in relazione l’impatto ambientale con il miglioramento del benessere animale e l’adozione di genotipi a medio-lento accrescimento: l’efficienza dei sistemi d’allevamento, il ciclo di vita a partire dai gruppi di riproduttori, le formulazioni e i fabbisogni nutrizionali diversi a seconda dei genotipi adottati e, non ultima, la relazione tra l’impronta di carbonio e la densità d’allevamento.
Con l’intervento di Nadia Khaldoune (AVEC, Belgio) il focus si è spostato sui costi e sulle implicazioni dell’adozione dei genotipi a medio-lento accrescimento: secondo il rapporto ADAS l’utilizzo di questi ibridi
avrebbe un impatto del +37,5% sui costi di produzione per kg carne prodotta, -44% annuale di carne prodotta per metro quadrato, un aumento dello spazio utilizzato per l’allevamento (dovuto alle densità ridotte) con relativo investimento per la costruzione di nuove strutture, aumenti rispettivamente del +34,5% e del +34,4% di acqua e mangime per kg di carne prodotta e, infine, un aumento del +24,4% delle emissioni ambientali per kg di carne. Tutto ciò andrebbe a influire sull’importazione del prodotto, con una tendenza all’aumento. Sempre secondo il report, i consumi di carne di pollo tenderanno ad aumentare di oltre il 5% entro il 2035 e solo il 14% della popolazione in studio sarebbe disposta a pagare più del 10% il prodotto finale. Rossella Pedicone, Vicedirettrice e Responsabile dell’Area Tecnico-sanitaria e disciplinare Unaitalia, e Antonella Domenici, Policy Officer Area tecnicosanitaria di Unaitalia, hanno descritto nel dettaglio l’iter autorizzativo dei genotipi a lenta crescita in Italia, ponendo l’attenzione sul ruolo del disciplinare Unaitalia, come garanzia per il consumatore e per le aziende del settore e quale modello di supporto flessibile e versatile.
A rappresentare graficamente le prospettive a livello di mercato, attuali e future, dei genotipi a medio-lento accrescimento, passando poi a sfide tecniche/tecnologiche nuove ed emergenti è Lorenzo Rossi, General Manager Aviagen Italia/Grecia/Cipro. Quello che si evince dalla relazione è che, attualmente, la quota di mercato di queste genetiche in Europa rappresenta il 6-8% del totale: la tendenza, al momento, rimane statica, principalmente a
causa dell’attuale clima economico. La Francia, inoltre, risulta il maggior importatore/produttore in EU di prodotti derivanti da genotipi a crescita medio-lenta. Si è poi discusso di sfide tecniche emergenti, a diversi livelli: riproduttori, polli, rischi sanitari, impatto ambientale; questi nuovi genotipi andranno ad affiancare le razze convenzionali, senza sostituirle, con una metodica di selezione genetica alla pari.
Nel pomeriggio James Bentley (Hubbard Breeders, UK) ha descritto lo status del Regno Unito riguardo al BCC (Better Chicken Commitment) e all’utilizzo di genotipi a medio-lento accrescimento, con uno sguardo all’impatto e alla sostenibilità, mentre Bianca Furlotti (CIWF) ha focalizzato l’attenzione sull’impiego dei medesimi genotipi secondo gli standard ECC (European Chicken Commitment), valutandone pro e contro, passando poi a parlare di strategie volte a mitigarne l’impatto durante la transizione.
Sono infine intervenuti Luigi D’Orsi del Gruppo Amadori, che ha presentato il progetto del Campese, descrivendone nei dettagli la storia, la gestione tecnica/ d’allevamento e la sua posizione nel panorama avicolo e di mercato italiani; Simona Mattioli, Marco Birolo e Marco Zampiga delle Università di Perugia, Bologna e Padova, che hanno presentato il progetto PRIN EU Meat Change, che vede la collaborazione dei tre Atenei. Il programma è volto a valutare gli ibridi a medio-lenta crescita, approvati
dall’ECC, sulla base di fattori legati al genotipo (attività cinetica), alle condizioni ambientali (resistenza alle alte temperature) e ai regimi nutrizionali (diete ad alto e basso valore nutrizionale). I risultati preliminari sottolineano come ogni genotipo abbia un metabolismo differente: quelli a medio-lento accrescimento mostrano risultati migliori, rispetto ai convenzionali, se sottoposti a regimi alimentari più poveri, con una maggiore efficienza nell’utilizzo dei nutrienti; inoltre, alcuni ibridi risultano più tolleranti verso le alte temperature (collo nudo Kabir, ndr), risultando meno indicati per l’allevamento convenzionale. In conclusione, il convegno ha fornito una panoramica, sotto molteplici aspetti, sull’impiego presente e futuro dei genotipi a medio-lenta crescita. Non ci sono risposte certe: è necessario continuare a investire in ricerca e innovazione per migliorare l’efficienza di questi ibridi e ridurne i costi, così come il loro impatto ambientale. Essi possono rappresentare una risposta alla richiesta di maggior benessere animale, anche se permangono diverse sfide, anche a livello economico, che gli attori coinvolti dovranno affrontare. Il futuro del settore avicolo potrebbe dipendere dalla capacità del settore di adattarsi a queste nuove esigenze di mercato.
Gli Atti del convegno sono disponibili sul sito della sezione italiana della WPSA: https://www.wpsa.it/home/
SANITARIA CON LE ONDE
ELETTROMAGNETICHE: UNA SOLUZIONE
TECNOLOGICA CONTRO L’INFLUENZA AVIARIA
L’azienda biotecnologica italiana e4life ha lanciato sul mercato e4life Farm, dispositivi che sfruttano le onde elettromagnetiche per inattivare il virus dell’influenza aviaria all’interno dei capannoni avicoli con un’efficacia del 95%.
L’innovativa tecnologia è disponibile anche nei dispositivi per uso umano, efficaci su influenza stagionale, RSV e Covid-19, compresa la variante KP3. Abbiamo parlato di questo innovativo approccio con il CEO Vincenzo Pompa.
➤ Daria Domenici, giornalista
Elettronica, azienda italiana che possiede il 51% di e4life, opera nel settore della difesa, producendo armi di difesa elettronica. Come siete arrivati a occuparvi di protezione dai virus respiratori?
Vincenzo Pompa - Tutto è nato nel periodo della pandemia, quando su Nature Scientific Report è stato pubblicato da un’équipe medica di Taiwan un articolo nel quale si affermava che i virus respiratori presenti nell’aria possono essere impattati morfologicamente dai campi elettromagnetici.
Poiché la gestione di campi elettromagnetici è proprio il core business di Elettronica, ci siamo messi al lavoro per cercare di capire se era possibile spingersi oltre rispetto alle evidenze dell’articolo pubblicato su Nature: siamo così riusciti a formulare un modello scientifico in base al quale con una specifica potenza si poteva creare un fenomeno di risonanza nei confronti del virus. In sostanza, sottoponendo il virus a onde elettromagnetiche generate secondo parametri specifici, si innesca un movimento oscillatorio che si autoalimenta dando vita a un fenomeno di “risonanza” che distrugge il capside, l’involucro esterno del virus. A questo punto le proteine spike non hanno più un terreno al quale ancorarsi in modo saldo e non possono più fungere da uncini per entrare all’interno delle cellule bersaglio. In questo modo si inibisce, di fatto, il potere patogeno e la capacità di trasmissione del virus stesso. Dal modello ingegneristico alla pratica: quali passi
sono stati compiuti per arrivare a creare un dispositivo efficace?
V.P. - Una volta stabilito che il principio della risonanza poteva essere applicato per la prima volta alla sanificazione dell’aria, siamo passati alla sperimentazione. Elettronica aveva contatti con il Dipartimento scientifico del Policlinico Militare di Roma, dove sono stati effettuati i primi test in liquido, perché il laboratorio non disponeva di un aerosolizzatore. I test in liquido hanno dato come risultato circa il 60% di inattivazione, che era un risultato promettente, dato che i liquidi assorbono l’energia delle onde, riducendone l’efficacia.
Forti di questi risultati abbiamo cercato un partner privato che potesse supportare la ricerca: lo abbiamo trovato nell’azienda farmaceutica americana ViroStatics, presso i cui laboratori di Alghero abbiamo condotto i test in aerosol sul Covid-19 e sulle sue varianti, ottenendo un tasso di inattivazione intorno al 90%. A quel punto abbiamo iniziato un percorso di accertamento della scientificità dei protocolli utilizzati. Presso l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche della prof.ssa Biasin, abbiamo fatto validare il processo replicando i test fatti ad Alghero e abbiamo ottenuto il 100% di replicabilità con gli stessi valori di inattivazione. Non contenti, abbiamo di nuovo replicato i test presso l’Università di Genova con il prof. Alberto Izzotti, docente di Igiene, ottenendo risultati uguali ai precedenti, se non addirittura migliori. Nel corso di queste prove abbiamo esteso l’ambito di efficacia passando dal virus SARS-
Cov-2 a quello dell’influenza stagionale umana e poi al virus respiratorio sinciziale.
Dalla protezione della salute umana a quello della salute animale il passo è stato breve.
V.P. - Con tassi di efficacia sul virus dell’influenza umana superiori al 95%, ci siamo spostati all’ambito animale e abbiamo effettuato i test con il virus dell’influenza aviaria e con quello che provoca la febbre suina. Per entrambi abbiamo ottenuto un’efficacia di inattivazione superiore al 90% (più precisamente: 95% per l’aviaria, 90% per la febbre suina).
Dopo e4life Human è nato così e4life Farm, specificamente pensato per aziende che allevano polli, tacchini e suini.
Come funziona e4life Farm e quali sono i suoi punti di forza rispetto a sistemi più tradizionali?
V.P. - Il dispositivo e4life Farm è stato progettato appositamente per i capannoni avicoli, ha un grado di protezione IP65, che garantisce una protezione completa da umidità, liquidi, polveri. È stato studiato per essere installato a soffitto e per lavorare a livello del terreno. Ogni dispositivo copre circa 50-60 mq. La forza del dispositivo
si innesca un movimento oscillatorio che si autoalimenta, dando vita a un fenomeno di “risonanza” che distrugge l’involucro esterno del virus
sta nella sua capacità di essere sempre aggiornato: ogni apparecchio può emettere diverse frequenze, non in parallelo ma in serie, per cui ogni volta che, grazie alla ricerca, individuiamo una nuova accoppiata frequenzapotenza efficace su un virus specifico, questa può essere caricata da remoto sui dispositivi già in funzione. E questo vale tanto per i dispositivi per uso umano che per quelli studiati per uso animale. Le onde elettromagnetiche a bassa frequenza sono assolutamente innocue sia per l’uomo che per l’animale. Per fare un esempio, il dispositivo e4life Personal, realizzato per essere indossato dall’uomo, è certificato CE e SAR. La certificazione SAR è una certificazione che devono avere tutti gli apparati elettronici e che indica la distanza
consigliata a cui tenere l’apparecchio rispetto all’organismo umano. Basti pensare che i comuni smartphone sono SAR 30 cm, mentre il nostro dispositivo è certificato SAR 0 cm. Se poi si considera una durata stimata dei dispositivi di almeno 10 anni, che consumano poca energia, non utilizzano prodotti chimici e non necessitano di filtri o altre parti da sostituire, si può dire che una volta installati sono apparecchi che lavorano in continuo, sanificando sia l’aria che le superfici (per queste ultime l’efficacia è più bassa, ma si parla comunque del 75% di inattivazione dei virus).
La sanificazione inoltre è immediata: a differenza dei filtri HEPA, che vanno sostituiti con una certa frequenza e che per essere efficaci hanno bisogno di essere accesi a lungo, le onde elettromagnetiche viaggiano alla velocità della luce. L’installazione è semplice: e4life Farm è adatto a qualsiasi allevamento, con un sopralluogo siamo in grado di posizionare i dispositivi in modo da ampliarne il più possibile l’efficacia, tenendo anche conto delle eventuali strutture in metallo all’interno dei capannoni, che impattano sulla frequenza delle onde.
L’approccio One health sembra adattarsi perfettamente a e4life.
V.P. - Il primo dispositivo è nato per combattere il Covid, poi abbiamo pensato al benessere umano e infine a quello animale. Quando abbiamo iniziato ad esplorare il settore animale, ci siamo resi conto che agire su questo fronte significa indirettamente proteggere anche l’uomo. Recentemente abbiamo incontrato una patologa vegetale dell’Università di Torino. Anche le piante sono attaccate da Sottoponendo il virus a
★ Vincenzo Pompa, CEO di e4life
virus, batteri e funghi: questi ultimi circolano tramite spore, la cui membrana esterna potrebbe risuonare proprio come quella dei virus. Se riuscissimo a proteggere l’ambiente vegetale in strutture chiuse come le serre, avremmo veramente una copertura che investe il mondo vegetale, quello animale e quello umano, raggiungendo l’obiettivo di un benessere trasversale.
Nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia per la prevenzione sanitaria siete supportati da un Advisory Board del quale fanno parte studiosi di chiara fama.
V.P. - La credibilità della società è supportata non solo da articoli e report scientifici (la tecnologia è stata inserita nelle prassi di sanificazione indoor emesse dall’ISS e soprattutto è stata citata e valutata positivamente nell’ultimo rapporto del Joint Research Centre - JRC della Commissione europea, che fornisce un supporto scientifico all’UE nella definizione di future linee guida con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita), ma anche da un Advisory Board scientifico di altissimo livello.
Ne fanno parte il prof. Silvio Brusaferro, Professore presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine ed ex presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, e il prof. Gaetano Privitera, Professore Emerito di Igiene dell’Università di Pisa, nonché esperto presso organizzazioni nazionali e internazionali: entrambi svolgono un ruolo cruciale nell’indirizzare la ricerca scientifica, individuando
nuovi sviluppi tecnologici e proponendo innovazioni per la prevenzione sanitaria.
Quali sono gli obiettivi per il futuro?
V.P. - Attualmente stiamo affrontando alcune sfide importantissime. Una è quella della peste suina: stiamo collaborando con l’Istituto di Zootecnia Sperimentale di Perugia, l’unico in Italia a trattare il virus della PSA, dove abbiamo già fatto i test sia in liquido che in aerosol. Se i risultati, che sono attesi entro fine marzo, ci dicessero che le onde elettromagnetiche riescono ad essere efficaci anche contro la peste suina, sarebbe un grandissimo aiuto per contenere il fenomeno.
Un’altra sfida si gioca sui batteri: in collaborazione con il prof. Andrea Piana dell’Università di Sassari abbiamo già fatto i test sia in liquido che in aerosol e siamo passati a quelli sulle superfici, ottenendo ottimi risultati. Non rimane che affinare l’accoppiata frequenza-potenza, perché per adesso in laboratorio abbiamo utilizzati i dispositivi alla massima potenza, non compatibile con la presenza umana, e quindi dobbiamo ridurre progressivamente la potenza per individuare il limite di efficacia desiderato rispetto alla potenza e alla convivenza con esseri umani e animali.
Infine, in futuro ci attende una sfida ancora più importante, che riguarda l’eventuale efficacia delle onde elettromagnetiche nei confronti della tubercolosi, malattia che ancora affligge un terzo della popolazione mondiale.
I PROGRAMMI DI ILLUMINAZIONE PER BROILER
CONTINUANO LA LORO EVOLUZIONE
La luce è un fattore ambientale critico per i polli da carne, caratteristica che influenza numerosi aspetti del ciclo produttivo come il comportamento, la salute, la fisiologia e il benessere. La capacità della luce di influenzare le performance produttive, di crescita e di benessere degli avicoli è ben documentata e ha attirato l’attenzione di ricercatori da oltre un secolo.
➤ Tom Tabler, Professor and Extension Specialist, Università del Tennessee
Yang Zhao, Assistant Professor, Università del Tennessee
Tanner Thornton, Graduate Student Department of Animal Science, Università del Tennessee
Pramir Maharjan, Assistant Professor and Extension Specialist, Dipartimento di Scienze dell’Agricoltura e dell’Ambiente, Università di Stato del Tennessee
Jonathan Moon, Extension Instructor, Dipartimento di Scienze Avicole, Università di Stato del Mississippi
Jessica Drewry, Assistant Extension Professor,
Dipartimento d’Ingegneria dell’Agricoltura e Biologica, Università di Stato del Mississippi
Jessica Wells, Assistant Clinical/Extension Professor, Dipartimento di Scienze Avicole, Università di Stato del Mississippi
Generalmente i broiler sono allevati in grossi gruppi in una struttura interna, dove i parametri di mangime, acqua e ambiente sono controllati per provvedere alle esigenze fisiologiche di base degli animali. Questo è un ambiente totalmente differente da quello della giungla a cui erano abituati gli antenati di questi animali, di cui il moderno
ZOOTECNICA ◆ Aprile 2025 Pag. 16
pollo da carne rappresenta l’evoluzione. In natura, i polli sono sottoposti a diverse condizioni ambientali, incluse variabilità nel fotoperiodo e intensità luminosa. La luce è un fattore gestionale chiave nella produzione del broiler, anche se la ricerca volta a provvedere caratteristiche dettagliate sulla luminosità ambientale interna nelle strutture commerciali in cui vengono allevati i broiler è relativamente recente. È stato dimostrato come l’utilizzo di luci a LED abbia migliorato l’efficienza e le performance di produzione, sebbene future modifiche alla tecnologia LED potrebbero portare ulteriori miglioramenti fornendo luminosità ambientali migliori per i broiler. Dati recenti suggeriscono che una luminosità ambientale ottimale per la produzione del pollo da carne potrebbe non essere quella a distribuzione d’intensità uniforme.
Lunghezza d’onda e intensità della luce
La luce rappresenta un importante fattore di gestione nella produzione del broiler, parametro che ne influenza la crescita, il ritmo circadiano, il comportamento e il benessere. Il programma luminoso resta di un’importanza critica perché la la luminosità è stata strettamente collegata non solo con la sincronizzazione fisiologica e il ritmo quotidiano dei broiler, ma anche con la secrezione ormonale associata alla maturazione e all’accrescimento. Un appropriato regime di luminosità, incluse una corretta fonte di luce, intensità, durata e lunghezza d’onda (colore), risultano fattori critici per migliorare le performance di crescita e di benessere dei broiler.
La lunghezza d’onda della luce influenza anche i livelli di paura e stress. I broiler allevati al di sotto di una luce blu mostrano livelli più bassi di paura, misurati tramite immobilità tonica, rispetto ad animali allevati con una luce bianca. Aldrige et al. (2021) hanno dimostrato come i broiler allevati con due fonti di luci diverse (una calda, 2.700 K, e una fredda, 5.000 K) hanno chiaramente esibito un modello di preferenza per la luce calda durante la prima e l’ultima ora di un periodo luminoso di 16 ore totali. L’impatto sul comportamento degli animali può suggerire come i programmi luminosi a lunghezza d’onda e intensità variabile potrebbero essere un fattore utilizzabile per migliorare il benessere e gli aspetti di produzione. In ogni caso, è importante comprendere le origini dei cambiamenti comportamentali e come essi sono relazionabili all’abilità visiva o ad altri fattori critici. Per esempio, la sanità degli arti inferiori è una delle cause prevalenti di scarto e mortalità tardiva in un gruppo nel ciclo di allevamento. Numerose ricerche indicano come un aumento dell’attività locomotoria dei broiler potrebbe migliorare le condizioni degli arti inferiori e quindi il
benessere degli animali. Diversi studi riguardanti questo campo suggeriscono come l’effetto di stimolazione di una luce chiara sull’attività locomotoria può migliorare le condizioni degli arti inferiori e, di conseguenza, il benessere. Kang et al. (2023) riportano attività fisiche, comportamenti naturali e volontari aumentati, allevando gli animali con un programma a luce variabile, caratteristiche che possono migliorare la condizione dei cuscinetti plantari e degli arti inferiori degli animali.
In passato, gli effetti dell’intensità luminosa fornita dalla luce artificiale nei broiler commerciali sono stati studiati in maniera estesa. Gli studi a intensità variabile di luce hanno indicato come, quando potevano scegliere tra due luci diverse, gli animali avessero consumato più mangime nell’area a più alta intensità luminosa (20 lux/1.85 fc) rispetto alle aree a più bassa intensità luminosa (2 lux/0.19 fc). Mentre non ci sono state differenze sostanziali nei parametri produttivi (peso corporeo e indice di conversione alimentare), i risultati di studi sugli indicatori centrali di benessere hanno suggerito maggior benessere negli animali sottoposti a intensità di luce variabile.
Pochi studi hanno esaminato gli effetti della luce naturale sulle performance, benessere, salute e comportamento.
In ogni modo, de Jong e Gunnink (2019) non hanno riportato differenze negli indicatori di benessere (laminite, dermatite plantare, bruciature, ferite o pulizia dei garretti
e degli animali) tra i gruppi di animali in un allevamento commerciale a luce naturale con arricchimenti e in un allevamento senza arricchimenti o luce naturale. De Oliveira Sans et al. (2012) hanno notato che i broiler preferivano un ambiente a luce naturale (da 280 a 900 lux/ da 26 a 84 fc) rispetto a un ambiente a sola luce artificiale (da 22 a 44 lux/ da 2 a 4 fc) dopo i 18 giorni d’età. Bailie et al. (2012) hanno riportato come i broiler cresciuti in un allevamento commerciale a luce naturale (in media 85.2 lux/8 fc) hanno mostrato un aumento dell’attività e migliori condizioni degli arti inferiori rispetto ai broiler svezzati in un ambiente con sola luce artificiale (in media 11.4 lux/1.05 fc). Ambienti a basse intensità luminose hanno mostrato una ridotta attività, fenomeni di cannibalismo e graffiature, mentre alti livelli hanno promosso un’accresciuta attività, cosa che potrebbe spiegare alcune delle differenze viste negli studi sulla luce naturale. Un aspetto che sta ricevendo crescenti attenzioni negli anni recenti è il fenomeno dell’ingresso di luce naturale attraverso i tunnel, i ventilatori, le finestre e altre componenti strutturali dell’allevamento, le quali aumentano la variabilità spaziale e temporale dell’intensità luminosa. Linhoss et al. (2020) hanno notato che l’intensità luminosa al fondo del capannone, a livello dei ventilatori, ha raggiunto un picco di 400 lux/41 fc ed è rimasta a oltre 100 lux/9.2 fc per un’intera giornata. Purswell e Olanrewaju (2017) hanno individuato significativi aumenti nell’indice di conversione alimentare e nei consumi di mangime in animali allevati con un programma di luce variabile, realizzato per mimare la forte variazione in intensità luminosa proveniente dai ventilatori a tunnel, rispetto ad animali sottoposti a una intensità luminosa costante, da programma (2.5 lux/0.2 fc). Linhoss et al. (2022) recentemente hanno individuato in un allevamento con tende laterali, a luce naturale, valori d’intensità luminosa alti a 6.000 lux/557 fc, corrispondenti a oltre 600 volte i livelli accettati dall’industria del broiler odierna e raggiunti da un sistema tradizionale a luce artificiale.
Gradiente luminoso
Vi sono prove crescenti che indicano come concentrarsi sulla determinazione di singoli e uniformi parametri d’intensità luminosa e colore (Figura 1) da applicare in maniera uniforme nel tempo (età) e nello spazio (ambiente d’allevamento) potrebbe essere fuorviante. Per via della maggiore concentrazione posta sul benessere animale, i programmi luminosi a gradiente variabile (Figura 2) che forniscono livelli di luce chiara vicino alle mangiatoie e livelli di luce più bassi vicino ai muri, consentendo ai broiler di scegliere il livello di luminosità preferito, stanno catturando molta più attenzione. I polli da carne hanno mostrato una preferenza per un’alta intensità luminosa quando
impegnati in comportamenti attivi (come l’alimentarsi) ma preferiscono aree a luminosità minore per il riposo. È stato dimostrato come l’intensità luminosa influenzi l’attività di questi animali, ma molti studi si sono focalizzati su intensità uniformi e costanti per determinarne i loro effetti su benessere e performance. D’altra parte, Blatchford et al. (2012) hanno mostrato una forte correlazione tra intensità luminose contrastanti e il comportamento e la salute dei broiler e hanno suggerito come un elevato contrasto nell’intensità luminosa sia associato a rafforzati ritmi quotidiani nel comportamento degli animali.
La vista rappresenta il senso dominante negli avicoli domestici e l’evoluzione di questo carattere è stato determinato, almeno in parte, dalla luce naturale disponibile (Prescott et al., 2003) con una combinazione di gradienti di luce solare diretta e ombre nelle giungle del sud-est asiatico, luogo di origine degli antenati dei broiler odierni. Oggigiorno i broiler, in un contesto commerciale, sono solitamente
★ Figura 1 – Livelli di luce uniforme sono stati lo standard dell’industria avicola per molti anni.
allevati in un ambiente a luce dimmerabile, poiché ciò si presume migliori la loro produttività e l’efficienza negli indici di conversione, così come riduce l’attività totale e gli episodi di traumatismo e cannibalismo. Manser (1996) ha suggerito come intensità luminose tra i 5 e i 22 lux/ da 0,5 a 2 fc, utilizzati attualmente dai broiler e dai tacchini, potrebbero contribuire a diminuire il loro comportamento
★ Figura 2 – La luminosità a gradiente variabile sta attirando molte attenzioni oggigiorno nell’allevamento del broiler.
esplorativo e le interazioni sociali, portando a un aumento di problematiche a livello degli arti inferiori, mortalità, difetti visivi, bursiti sternali e paura in animali in crescita. Perciò, il potenziale nell’arricchimento dell’ambiente percepito e, conseguentemente, nell’aumentato benessere animale attraverso il gradiente luminoso sembra necessitare di ulteriori indagini.
Numerosi risultati indicano che i polli da carne hanno preferenze per specifiche intensità luminose. Nel momento in cui veniva fornita agli animali una possibile scelta di intensità luminosa tra 6, 20, 60 e 200 lux (0.5, 1.85, 5.5 e 19 fc) in un sistema libero, i broiler di due settimane d’età hanno preferito una luce chiara (200 lux/19 fc) per tutti i loro comportamenti. Dalle 6 settimane d’età, però, i broiler che avevano la possibilità di scegliere le aree a intensità luminosa differente, sono stati trovati sparsi in maniera sproporzionata, con numeri elevati in aree con 20 lux/1.85 fc, dove il mangime e l’acqua erano disponibili, e in numero inferiore nelle aree poco illuminate (1 lux/0.1 fc), in assenza di acqua e mangime, rispetto ad aree con acqua e mangime a una luminosità di 5 lux/0.5 fc. Kang et al. (2023) hanno dimostrato come un programma a intensità luminosa variabile abbia aumentato i comportamenti volontari naturali e accresciuto i livelli di attività fisica degli animali.
I dati di performance, inclusi un aumento nell’incremento ponderale giornaliero e un abbassamento dell’indice di conversione alimentare, e i risultati dell’espressione genica di indicatori cerebrali di benessere dimostrano un effetto positivo del programma luminoso a intensità variabile sulle performance e il benessere. Questi studi vogliono suggerire come un’intensità di luce uniforme, utilizzati da diversi anni dall’industria, potrebbe quindi non essere la soluzione ottimale per il broiler. Le aziende produttrici del settore luce non sono rimaste a guardare: lo dimostrano le diverse opzioni disponibili sul mercato di sistemi luminosi a gradiente variabile e multiplo, insieme a molte altre possibilità in fase di test.
Conclusioni
I programmi luminosi nell’industria del broiler continuano a evolvere e sono lontani dall’essere una scienza esatta. Le risposte alle richieste del consumatore di programmi d’allevamento alternativi e condizioni di benessere migliori presuppongono una rivalutazione dei programmi luminosi utilizzati dall’industria del broiler negli anni recenti. È attualmente in uso e in fase di studio una certa varietà di programmi luminosi nell’industria del pollo da carne: questi programmi vanno dall’utilizzo di muri e finestre che consentano l’ingresso della luce naturale al più recente concetto di gradiente o di intensità luminosa variabile, che consenta agli animali di scegliere il livello di luce che essi desiderano durante l’accrescimento. Questo spesso significa un’intensità luminosa elevata vicino alle mangiatoie e agli abbeveratoi, dove i livelli di attività sono maggiori, e un’intensità luminosa molto più bassa vicino ai muri, per riposare, dove i livelli d’attività sono minori. A dispetto delle nostre conoscenze sull’importanza della luce nei broiler, l’industria continua
a cercare il programma luminoso ideale in grado di fornire i livelli desiderati di performance produttive, di crescita, salute e benessere. Questa ricerca sfida le aziende del settore luce a sviluppare continuamente nuove opzioni all’avanguardia in modo da poter soddisfare i bisogni di un’industria avicola in evoluzione. La continua collaborazione tra le aziende del settore e l’industria avicola è un fattore critico nel cercare di affrontare le recenti sfide in questo settore, in modo da permettere un continuo miglioramento nei programmi luminosi per i broiler.
Bibliografia disponibile su richiesta. Per gentile concessione della University of Tennessee Institute of Agriculture and UT Extension.
Un aspetto che sta ricevendo crescenti attenzioni negli anni recenti è il fenomeno dell’ingresso di luce naturale
attraverso i tunnel, i ventilatori, le finestre e altre componenti strutturali dell’allevamento, che aumentano la variabilità spaziale e temporale dell’intensità luminosa
LA TECNOLOGIA INNOVATIVA DI PHOTOCATALYTIC
GATE® PROTEGGE INCUBATOI E ALLEVAMENTI DA
BATTERI E VIRUS
La porta catalitica rappresenta un sistema unico ed efficace, mirato alla disinfezione dell’aria e delle superfici e dedicato alle strutture zootecniche.
➤ Dott. Ing. Piotr Czech, www.dezynfekcjapowietrzem.pl
Dr. Joanna Macyk, www.inphocat.pl
Prof. Dr. Wojciech Macyk, Università Jagellonica di Cracovia
Prof. Ass. Ing. Marcin Lis, Università Agraria di Cracovia
Un problema enorme nella produzione avicola è quello provocato dai batteri e dai virus patogeni presenti nell’aria. Purtroppo gli incubatoi e gli allevamenti avicoli sono particolarmente vulnerabili alla contaminazione da parte di batteri, virus e funghi che possono portare a pericolose malattie infettive, quali:
• Salmonella - il batterio causa la salmonellosi, una grave infezione del tratto digestivo,
• Escherichia coli - il batterio è responsabile della colibatteriosi, causando infezioni intestinali e setticemia,
• il virus dell’influenza di tipo A - responsabile dell’influenza aviaria (HPAI), una malattia sistemica acuta con un tasso di mortalità fino al 100%,
• l’Orthoavulovirus java (OAV-J) - causa la malattia di Newcastle ND (pseudopeste aviare), altamente infettiva,
• Aspergillus - una muffa che può causare l’aspergillosi, una malattia polmonare nei pulcini.
La minaccia da parte dei patogeni riguarda l’intero ciclo di produzione del pollame, dal gruppo riproduttivo all’incubatoio, all’allevamento fino al macello. Le infezioni del pollame non solo sono causa di enormi perdite finanziarie per gli allevatori, ma rappresentano pure una minaccia per i consumatori.
I batteri del genere Salmonella trovano il proprio habitat
nell’intestino degli uccelli sani. Si moltiplicano rapidamente nel tratto intestinale, anche durante il cosiddetto stato di portatore asintomatico e il rischio di infezione aumenta in presenza di fattori che indeboliscono l’immunità degli animali, ad esempio un’eccessiva densità nel capannone, una ventilazione inadeguata oppure lettiere umide. La diffusione dei virus e dei batteri può avvenire anche attraverso mangimi, acqua, feci, attrezzature e mezzi di trasporto contaminati, oltre che attraverso l’uomo, i cui indumenti, calzature o attrezzature contaminati, possono portare alle infezioni.
L’uso di antibiotici negli allevamenti avicoli è consentito solo durante la terapia e sotto stretto controllo veterinario. Al termine della terapia antibiotica è previsto un periodo di sospensione, ovvero il tempo necessario affinché i componenti del farmaco si decompongano fino a un livello sicuro per la salute umana. Il divieto di utilizzare gli antibiotici per la profilassi rende difficile proteggere il
▲ Figura 2 - Fattori che determinano l’efficacia del processo di fotocatalisi
pollame dalle infezioni. Un problema non trascurabile, soprattutto nelle aziende avicole, è rappresentato dai cattivi odori emessi nell’ambiente. Le lamentele e le proteste dei residenti rallentano la pianificazione, la costruzione e l’avvio delle aziende avicole. È innegabile che il problema degli odori cattivi influisca negativamente sull’immagine dell’intero settore agricolo, compreso quello avicolo: è necessario pertanto cercare delle soluzioni innovative per affrontare le sfide di una produzione avicola redditizia e sana, che riduca la necessità di terapie farmacologiche, le emissioni di odori molesti e l’inquinamento delle acque. Queste soluzioni devono essere sostenibili e garantire la sicurezza alimentare, per i lavoratori e l’ambiente.
Un sistema unico ed efficace, mirato alla disinfezione dell’aria e delle superfici e dedicato alle strutture zootecniche è PHOTOCATALYTIC GATE® (Figura 1). Questa porta fotocatalitica è stata ampiamente testata sia durante gli studi di laboratorio che nelle prove reali, effettuate sulle incubatrici di pollame.
La tecnologia della porta fotocatalitica si incardina sul fenomeno della fotocatalisi, in cui due elementi chiave - un fotocatalizzatore adatto e una fonte di luce appropriataconsentono la decomposizione dei contaminanti organici e microbici (Figura 2).
Il componente attivo del sistema è un fotocatalizzatore, il biossido di titanio (TiO2), che quando viene illuminato con la luce UV assorbe il biossido di titanio (TiO2) che, in presenza di ossigeno e umidità, porta alla produzione di composti reattivi dell’ossigeno (ROS) come il radicale idroperossido (HO2 •), il radicale idrossile (HO•) e il perossido di idrogeno (H2O2) (Figura 3). Per l’efficacia della porta fotocatalitica è fondamentale la scelta di un’adeguata fonte di luce UV, che consenta lo svolgimento della reazione di ossidazione e che generi inoltre piccole
▲ Figura 1 - PHOTOCATALYTIC GATE
quantità di ozono. Grazie al forte effetto ossidante delle molecole ROS, tutti gli inquinanti organici e microbici vengono scomposti (ossidati) in sostanze semplici, come anidride carbonica e acqua.
L’aria contaminata a contatto con la superficie del rivestimento fotoattivo TiO2 viene ripulita da allergeni, batteri, muffe, lieviti, virus e inquinanti tossici.
Il rivestimento fotocatalitico è stato arricchito con composti di rame per migliorarne l’efficacia nella purificazione dell’aria da vari inquinanti presenti negli allevamenti. Ciò include anche la riduzione degli odori sgradevoli generati, ad esempio, dalla decomposizione delle lettiere e dalla crescita di muffe e funghi, soprattutto nelle aree umide e poco ventilate. L’aggiunta di composti di rame potenzia l’effetto del fotocatalizzatore TiO2 nella disattivazione delle muffe e dei funghi.
L’efficacia della porta fotocatalitica non è casuale. La ricerca pluriennale in laboratorio per comprendere il meccanismo della fotocatalisi e l’influenza di vari fattori sulla sua efficacia è stata condotta da un team di scienziati esperti, guidati dal professor Wojciech Macyk dal Dipartimento di Chimica presso l'Università Jagellonica. L’autore della tecnologia di PHOTOCATALYTIC GATE®, che combina la fotocatalisi con una bassa dose di ozono e introduce una serie di soluzioni innovative, è l’ing. Piotr Czech (dezynfekcjapowietrzem.pl), specialista nel campo della ventilazione e dell’aria condizionata. Il suo prototipo installato in un incubatoio avicolo ha portato all’eliminazione degli agenti patogeni, tra cui la Salmonella spp. La porta fotocatalitica è stata ottimizzata e sottoposta alle prove presso la ditta InPhoCat dalla dott.ssa Joanna Macyk e dal prof. dr. Wojciech Macyk per quasi quattro anni ed è stato confermato inequivocabilmente che una giusta combinazione di un fotocatalizzatore (TiO2), della luce UV con una dose minima di ozono (UV/O3) e dei composti di rame (Cu2+) ha dato risultati eccellenti nei test di durata, decomposizione
di composti organici e, soprattutto, in materia di decomposizione dei contaminanti microbici.
Lo dimostrano, tra l’altro, i test microbiologici condotti sull’aria e sulle superfici in diversi laboratori indipendenti, tra cui:
• Test microbiologici sui batteri - Salmonella enterica, Enterococcus faecalis e Staphylococcus aureus nel laboratorio accreditato dell'Istituto di biotecnologia dell’industria agricola e alimentare di Łódź.
• Test microbiologici sui virus inviluppati, come coronavirus (incluso SARS-CoV-2), virus del morbillo, virus della varicella, virus dell’influenza, virus dell’herpes simplex, virus dell’HIV, epatite C, epatite B, epatite D, EBOLA e Marburg (test su un ceppo modello di Vaccinia Virus) effettuati presso il Centro di ricerca e sviluppo MEDISEPT Ltd.
• Test contro batteri gram(+) e gram(-) per i ceppi batterici resistenti agli antibiotici: Klebsiella pneumoniae NDM1, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus MRSA, Clostridium difficile, Escherichia coli ed Enterococcus hirae – test condotti presso il Centro di Ricerca e Sviluppo MEDISEPT Sp. z o.o di Lublino.
• Test microbiologici sui ceppi di Staphylococcus aureus ed Escherichia coli presso il laboratorio autonomo Mikrografia. I test effettuati in condizioni reali in un impianto di incubazione di pollame [ZWD] hanno confermato che il problema della presenza della Salmonella si è verificato nonostante l’applicazione delle procedure standard di biosicurezza. Nel 28% dei campioni analizzati, la presenza di Salmonella è stata confermata prima dell’applicazione della tecnologia della porta fotocatalitica (barre rosse nella Figura 4). Dall’implementazione della tecnologia PHOTOCATALYTIC GATE insieme alle misure di biosicurezza, la Salmonella è stata ridotta (barre blu nella Figura 4) e infine eliminata nel 100% dei casi (valore 0% nella Figura 4).
▲ Figura 3 - Schema del processo di fotocatalisi
▲ Figura 4 - Il grafico a barre presenta l’incidenza di Salmonella prima e dopo l’installazione PHOTOCATALYTIC GATE nell’incubatoio (risultati dei test sulla lanugine proveniente dalle camere di schiusa e dai tamponi di superficie).
I risultati dei test effettuati confermano dunque l’elevata efficienza del sistema fotocatalitico. L’efficacia microbiologica in condizioni reali è stata confermata dal lavoro scientifico e di ricerca svolto da un team di zooigienisti e microbiologi guidati dal Prof. Marcin Lis, MD, PhD, dell’Università di Agricoltura di Cracovia presso un’avannotteria a Cracovia. Dopo l’installazione delle porte fotocatalitiche è stata osservata una riduzione della popolazione
di microrganismi aerobi mesofili nei seguenti punti di misurazione: l’unità di trattamento aria delle incubatricidi 0,7 log ufc/25 cm2 e l’unità di trattamento aria delle camere di schiusa - di 0,3 log ufc/25 cm2. Le porte fotocatalitiche sono state efficaci nel ridurre il numero di Enterobacteriaceae, Stafilococchi e funghi nell’unità di trattamento aria delle incubatrici. Hanno anche ridotto il numero dei funghi nell’unità di trattamento aria delle camere di schiusa (Tabella 1).
Inoltre, utilizzando
il metodo di sedimentazione di Koch, è stato dimostrato che l’uso delle porte fotocatalitiche ha permesso di ridurre completamente la popolazione microbica nell’aria (fino allo zero) sulle superfici particolarmente esposte alla contaminazione microbica, come la superficie piana dell’unità di trattamento aria nel magazzino dei pulcini, la superficie piana dell’unità di trattamento aria delle incubatrici e la superficie piana dell’unità di trattamento aria delle camere di schiusa. Il numero di 4900-5000 ufc/100
■ Tabella 1 - Conta microbica [log ufc/25 cm2] sulla superficie dei punti chiave nell’impianto avicolo, misurata prima e dopo 30 giorni dall’applicazione della porta fotocatalitica.
Incubatrice Terzo giorno di incubazione
Incubazione di 17 giorni
Unità trattamento aria camere di schiusa
trattamento aria
Luogo di campionamento Conta
Senza PHOTOCATALYTIC GATE (%) Con PHOTOCATALYTIC GATE (%)
cm3, riscontrato nella camera dopo la schiusa e nell’unità di trattamento aria del magazzino davanti alla porta fotocatalitica, è caratteristico nel caso di ambienti polverosi con umidità elevata (Tabella 2). Durante lo studio, l’uso della porta fotocatalitica non ha influito sui parametri dell’aria di temperatura, umidità relativa e movimento e non ha influenzato neppure la concentrazione di CO2. Poiché le concentrazioni di miscele gassose nocive (NH3 e H2S) nelle stanze dell’impianto suddetto [ZWD] sono rimaste al di sotto del limite di rilevamento degli strumenti, non è possibile concludere se il dispositivo possa aver influenzato questi parametri. Pur non potendo provarne l’efficacia nei confronti di polveri di diametro compreso tra 2,0 e 10 µm, la porta fotocatalitica in funzione ha decisamente ridotto la concentrazione delle polveri ultrafini respirabili più dannose dall’8% al 31%. È interessante notare che l’effetto verso questa
Nei macelli le porte fotocatalitiche dovrebbero essere
Punto di misurazione presso l'impianto di incubazione di pollame
Conta microbica totale nell'aria [ufc/100 cm3]
Unità trattamento aria [UTA] delle incubatrici - ingresso 236
UTA degli incubatori - uscita 158
Incubatrice - 3° giorno di incubazione 158
Camera di schiusa - 17° giorno di incubazione 79
UTA delle incubatrici - ingresso 551
UTA delle incubatrici - uscita 0
Camera di schiusa dopo schiusa 5030
Magazzino pulcini dopo svuotamento 0
UTA per magazzino polli - ingresso 4952
UTA per magazzinio polli - uscita 0
■ Tabella 2- Contaminazione microbiologica dell’aria nei punti chiave nell'impianto di incubazione.
▲ Figura 5 - Porte fotocatalitiche installate all’interno dell’unità di trattamento dell’aria di un impianto di incubazione di pollame nell’aria di mandata.
installate in tutte le unità di trattamento dell’aria
e i punti chiave di produzione dovrebbero essere dotati di un sistema di disinfezione
frazione di polvere sembra persistere nelle stanze in cui viene immessa l’aria purificata dalla porta fotocatalitica. La concentrazione del nanoparticolato in queste strutture di schiusa e di smistamento si aggirava sull’86-92% del valore misurato nell’aria immediatamente a valle della porta in funzione, e addirittura il 19% nel magazzino dei pulcini. Non sono state osservate delle prestazioni simili nei confronti della frazione di polvere di diametri maggiori. Negli incubatoi dotati di unità di trattamento dell’aria [UTA], le porte fotocatalitiche sono installate sul sistema di aria di mandata all’interno delle unità oppure sul
▲ Figura 6 - Apparecchiature con flusso d’aria forzato, la porta fotocatalitica e un filtro UVC innovativo e la loro distribuzione negli allevamenti del pollame.
condotto di alimentazione (Figura 5). È raccomandata anche l’installazione di una porta fotocatalitica alle uscite dell’aria, per contribuire ad attenuare gli odori cattivi nell’aria di scarico. Per la disinfezione dei semirimorchi (con camion isotermici o refrigerati/riscaldati utilizzati per il trasporto), è possibile installare PHOTOCATALYTIC
GATE nello spazio in cui si trovano i ventilatori dei sistemi di ventilazione, riscaldamento e raffreddamento del semirimorchio.
Questa tecnologia può essere applicata con successo negli allevamenti avicoli per tutti i tipi di ventilazione forzata:
trasversale, a camino oppure a tunnel, sia in pressione che in depressione, dove sono protette tutte le entrate dell’aria di ventilazione. È possibile utilizzare anche le unità monoblocco, dotate di ventilatori propri e funzionanti con l’aria in circolazione, che permettono di tagliare notevolmente le spese di investimento e di esercizio. Tuttavia, questa soluzione sarà meno efficiente. Nei macelli le porte fotocatalitiche dovrebbero essere installate in tutte le unità di trattamento dell’aria e i punti chiave di produzione dovrebbero essere dotati di un sistema di disinfezione.
I vantaggi derivanti dall’installazione di PHOTOCATALYTIC GATE in un sistema di ventilazione forzata in un incubatoio di pollame sono i seguenti:
● disinfezione dell’aria che scorre a un livello compreso tra il 90% e il 99% grazie all’adeguata potenza della luce UV,
● disinfezione di condotti d’aria, aria interna e superfici con un’efficienza superiore al 99% grazie al suo rivestimento fotocatalitico TiO2/Cu,
● 100% efficacia contro la Salmonella enterica (salmonellosi),
● una diminuzione significativa del tasso di mortalità dei pulcini,
● eliminazione delle costose terapie antibiotiche,
● protezione contro la sospensione post-antibiotica,
● mantenimento di un sistema di ventilazione sicuro, privo di batteri, virus, funghi e muffe,
● miglioramento della qualità dell’aria circolante e del benessere degli avicoli,
● riduzione della polvere respirabile con diametri <0,3 µm dal 9,3% al 20,6% e <0,5 μm dall'8 al 31%,
● miglioramento della biosicurezza nella prevenzione delle infezioni crociate,
● biosicurezza rafforzata nella prevenzione delle infezioni trasmesse dal personale,
● miglioramento delle condizioni di lavoro,
● riduzione della diffusione di batteri e di spore batteriche in loco,
● riduzione di emissioni di inquinanti nocivi nell’ambiente esterno,
● garanzia di efficienza e protezione per un periodo di 2 anni, al termine del quale va effettuata una manutenzione e sostituita la matrice catalitica.
Le soluzioni brevettate e utilizzate nella porta fotocatalitica consistono:
• nel fissare l’intera sezione del flusso d'aria nel condotto dell’aria di mandata o la sezione dell’unità di trattamento dell’aria,
• nella versatilità del progetto: è possibile utilizzare più file di matrici fotocatalitiche per fornire la protezione più efficace, mantenendo la capacità di ventilazione raccomandata nell’impianto,
• nella semplicità di manutenzione: l’intera unità viene fatta scorrere su binari speciali predisposti all’esterno della sezione dellunità di trattamento dell'aria, facilitando così la sostituzione delle lampade UV, degli stabilizzatori e dei filtri fotocatalitici.
In un’epoca di minacce globali derivanti da malattie come la salmonellosi, l'influenza aviaria (HPAI) e la malattia di
PHOTOCATALYTIC GATE®
è stata certificata come sicura per l’uso, compreso un test di emissione di nanooggetti, eseguito presso l’Istituto Centrale per la Protezione del Lavoro di Varsavia (CIOP) – Istituto Nazionale di Ricerca, che conferma che le particelle provenienti dal rivestimento TiO2/Cu non entrano nella stanza con l’aria di ventilazione.
Inoltre, il sistema senza ozono è stato approvato dal PZH con il certificato n.: B.BK.60112.0130.2023, valido fino al 06.07.2028, dell’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica per l’uso in strutture zootecniche.
L’intera tecnologia è protetta dal brevetto dell’Ufficio Brevetti della Repubblica di Polonia - n. P.4441199 e da una domanda di brevetto internazionale - World Intellectual Property Organization WIPO PCT n. PCT/IB2023/053731 e Ufficio Europeo dei Brevetti n. 23807114.6-1014
PTC/IB2023053731, nonché dai numerosi disegni industriali dell’UE.
PHOTOCATALYTIC GATE® ha ricevuto il premio "QUALITY & INNOVATION" nella categoria Innovazione alla fiera POULTRY TECH e BIOAGRO POLAND 2024.
Newcastle (ND), la tecnologia di PHOTOCATALYTIC GATE® rappresenta un’eccellente aggiunta alla biosicurezza delle strutture zootecniche. Rappresenta inoltre la giusta soluzione per una produzione avicola sicura, consentendo una riduzione della quantità di prodotti farmaceutici utilizzati e una protezione non invasiva degli animali e del personale, nonché dell’ambiente circostante.
Vi invitiamo al nostro stand a FIERAVICOLA dal 6 all’8 maggio all’Expo Centre di Rimini.
DINAMICHE NELLA PRODUZIONE E COMMERCIO DI
CARNE NEGLI STATI UNITI TRA IL 2019 E IL 2023
Parte 1 - Produzione di carne
Questa serie di articoli si propone di documentare le dinamiche della produzione e del commercio di carne tra il 2019 e il 2023, risalendo ai fattori determinanti, con particolare attenzione agli impatti della pandemia di Covid-19. Il primo articolo analizza il ruolo degli USA e dei principali centri di produzione regionali nella produzione globale di carne. Il secondo articolo esaminerà l’evoluzione del commercio estero di carne degli Stati Uniti, documentando i principali partner commerciali per le esportazioni e le importazioni.
➤ Hans-Wilhelm Windhorst
Professore Emerito, Università di Vechta, Germania
Gli Stati Uniti occupano posizioni di rilievo sia nella produzione che nel commercio internazionale di carne: sono al primo posto nella produzione di carne bovina e di
pollo e al secondo posto, dietro la Cina, nella produzione di carne suina. Tuttavia non sono riusciti a mantenere il primato nel commercio di carne: nel settore del pollo da carne e della carne bovina sono stati superati dal Brasile, mentre in quello della carne suina dalla Spagna.
Il ruolo degli USA nel contesto
globale
Nel 2023 nel mondo sono stati prodotti 360,6 milioni di tonnellate di carne. La Cina ha rappresentato il 25,8% della produzione totale, seguita dagli Stati Uniti con il 13,2%; Brasile, Russia e India, insieme, hanno contribuito per il 14,8%. Come si può osservare nella Figura 1, gli USA si sono classificati al primo posto sia per la carne bovina che per quella di pollo e al secondo posto, anche se a grande distanza dalla Cina, per la carne suina. È evidente che il ruolo dominante della Cina nella produzione mondiale di carne è dovuto principalmente all’enorme volume produttivo di questa tipologia di carne.
Andamenti diversi per i vari tipi di carne
Un’analisi più dettagliata, suddivisa per tipologia, dell’andamento della produzione di carne tra il 2019 e il 2023 rivela differenze e somiglianze interessanti. Dalla Figura 2, che confronta l’evoluzione del volume di
▲ Figura 1 – Produzione di carne degli USA in base alla tipologia, confrontata con la quota dei cinque principali Paesi nella produzione globale nel 2023 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati USDA NASS).
▲ Figura 1 – Produzione di carne degli USA in base alla tipologia, confrontata con la quota dei cinque principali Paesi nella produzione globale nel 2023 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati USDA NASS).
produzione e del consumo pro capite per i quattro tipi di carne più importanti, si può notare che il consumo di carne di pollo ha mostrato una crescita continua, mentre quello di carne suina è diminuito costantemente, ad eccezione di una fase stabile tra il 2021 e il 2022. A differenza di quella di pollo, la carne di tacchino non ha beneficiato del passaggio dalle carni rosse a quelle bianche, tendenza evidente da anni soprattutto tra i consumatori più giovani (Windhorst 2021).
L’andamento della carne bovina è particolarmente interessante: il consumo pro capite è aumentato fino al 2022, per poi tornare ai livelli del 2019-2020 l’anno successivo; allo stesso tempo la produzione è cresciuta fino al 2021. È evidente un forte legame con la pandemia di Covid-19: negli USA i primi casi di infezione si sono verificati nell’aprile 2020, con un picco tra novembre 2021 e marzo 2022, per poi stabilizzarsi. La chiusura di ristoranti, mense scolastiche e universitarie durante la pandemia e il calo del turismo hanno portato a un aumento della preparazione di cibo nelle abitazioni private. Di conseguenza, le vendite di carne bovina nella grande distribuzione sono aumentate. Allo stesso tempo le esportazioni sono cresciute grazie alla maggiore domanda di carne bovina dovuta a interruzioni nelle catene di approvvigionamento in diversi Paesi. Una volta revocate le restrizioni e tornate alla normalità le abitudini dei consumatori, consumo e produzione sono nuovamente diminuiti.
▲ Figura 2 – Sviluppo della produzione di carne e consumo pro capite negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2023 per tipologia di carne (design: A.S. Kauer, sulla base di dati USDA NASS e National Chicken Council).
Poiché solo una quantità relativamente ridotta di carne suina veniva acquistata per il consumo domestico, il consumo pro capite durante la pandemia è diminuito. Allo stesso tempo, anche le esportazioni sono calate a causa della riduzione della domanda sui mercati globali, portando a una flessione della produzione. I volumi produttivi hanno ripreso a crescere solo con la netta ripresa delle esportazioni nel 2023, tema che verrà approfondito nel secondo articolo. La produzione e il consumo di carne di pollo hanno mostrato una crescita costante per l’intero periodo analizzato, salvo
un leggero calo nel 2021, durante il picco delle infezioni da coronavirus, flessione dovuta principalmente alla chiusura temporanea dei fast food. Le esportazioni, invece, sono rimaste stabili. Poiché vi sono indicazioni che il già elevato consumo pro capite continuerà a crescere nei prossimi anni, seppur a un ritmo più lento, e che le esportazioni potranno mantenersi sugli attuali livelli, è lecito attendersi un ulteriore aumento della produzione1.
Forte concentrazione regionale nella produzione di carne
Questa sezione analizza le ragioni per cui gli USA sono leader nella produzione di carne di pollo da carne e di bovino e occupano il secondo posto, dopo la Cina, nella carne suina. La Figura 3 mostra le quote dei primi 10 stati nella produzione totale di ciascuna delle tre tipologie di carne, in cui l’elevato livello di concentrazione regionale appare evidente.
Nel 2023 Texas e Nebraska occupavano le prime due posizioni nella produzione di carne bovina, rappresentando insieme oltre un quarto della produzione totale. Anche altri stati situati nelle praterie centrali (Kansas, South Dakota, Oklahoma, Colorado) figurano tra i principali produttori, mentre una situazione particolare si riscontra in California, dove si è sviluppato un centro secondario di produzione per rifornire le aree urbane della costa pacifica.
L’allevamento bovino nelle vaste praterie dell’Ovest affonda le sue radici nei primi decenni di sviluppo degli USA. Qui inizialmente il bestiame veniva allevato in modo estensivo, poi a partire dalla metà del XIX secolo le mandrie sono state spostate dalle aree di pascolo del Texas meridionale verso gli snodi ferroviari più a ovest (Abilene, Dodge City, Wichita), da cui poi il bestiame veniva trasportato ai macelli dell’Est. Kansas City e Chicago hanno avuto un ruolo cruciale in questo processo (Lavender 1988, p. 351 e segg.).
Oggi la carne bovina viene prodotta principalmente in grandissimi allevamenti, alcuni dei quali superano i 100.000 capi. Qui l’ingrasso intensivo viene effettuato con mangimi che vengono principalmente trasportati su rotaia dai centri di produzione di mais e soia nel Midwest. Nelle Great Plains, dove è disponibile acqua di falda per irrigare, vengono coltivati anche mais e sorgo. In questa zona si sono sviluppati sistemi molto efficienti di pascolo
▲ Figura 3 – Contributo dei dieci stati leader nella produzione totale di carne nel 2023, diviso per tipologia (design: A.S. Kauer, sulla base di dati USDA NASS).
estensivo (produzione di vitelli in allevamenti di vacche da latte), ingrasso intensivo negli allevamenti e grandi macelli. Uno dei centri principali si trova nel Texas Panhandle, dove diversi grandi allevamenti e macelli hanno formato un unico gruppo. Altri centri importanti sono Dodge City (Kansas) e Greeley (Colorado). Negli Stati Uniti la produzione di carne bovina è controllata da sole quattro aziende: Tyson (25%), Cargill (21%), JBS (18,5%) e National Beef (10,5%)2
Anche la produzione di carne suina presenta una simile
concentrazione spaziale: l’ingrasso basato sulla disponibilità di componenti alimentari (mais, soia) rappresenta il fattore decisivo per la localizzazione. Gli stati della regione precedentemente nota come Corn Belt hanno raggiunto quote elevate nella produzione di carne suina: l’Iowa è il leader indiscusso, con un terzo della produzione totale, mentre Iowa, Minnesota e Illinois insieme rappresentano il 52%. Un centro secondario si è sviluppato in Virginia, dove ha sede Smithfield Foods, la più grande azienda produttrice di carne suina degli USA, che prende il nome dalla città. L’azienda possiede diverse centinaia di migliaia di scrofe da riproduzione e ha costruito un sistema di produzione verticalmente integrato, coinvolgendo circa 2.000 aziende agricole contrattualizzate. Nel 2013 Smithfield Foods è stata acquisita dal gruppo cinese WH Group. A Tar Heel in Carolina del Nord l’azienda gestisce il più grande macello di suini al mondo. Sistemi integrati simili sono stati sviluppati anche in altri stati, come Kansas, Minnesota, Iowa, Illinois e Oklahoma.3 4 , Essi non solo svolgono un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento della popolazione, ma dominano anche l’export di carne suina. Il secondo articolo mostrerà quale ruolo hanno avuto gli Stati Uniti nel rifornire la Cina di carne suina quando massicci focolai di PSA hanno causato problemi di approvvigionamento (vedi anche Windhorst 2024).
A prima vista la concentrazione regionale dell’allevamento di broiler nel Sud-Est degli Stati Uniti e nella regione del Mid-Atlantic può sembrare sorprendente: poiché queste aree non sono centri di produzione di colture foraggere, devono essere stati altri i fattori di localizzazione a risultare decisivi (Windhorst 2002). Lo sviluppo della produzione di carne di pollo in queste zone è strettamente legato all’abbandono della coltivazione del cotone (la zona era detta Cotton Belt) nel sud-est degli USA, in seguito alla diffusione di un parassita, il cotton boll weevil che nei primi decenni del XX secolo ha provocato uno spostamento della coltivazione del cotone verso Ovest, privando le piccole aziende agricole della loro base economica. Quando i fittavoli, per lo più afroamericani, non riuscivano a trovare una nuova fonte di reddito, avevano come unica opzione quella di emigrare negli stati del Nord. È proprio questo il contesto in cui sono intervenute le aziende produttrici di carne di pollo, precedentemente situate negli stati del Midwest, produttori di mais e cereali. Negli anni '50 queste aziende non riuscivano più a soddisfare la crescente domanda con il sistema di produzione allora
prevalente, poiché gli agricoltori del Midwest non erano disposti a stipulare contratti di allevamento a lungo termine. Di conseguenza decisero di trasferirsi nel SudEst, dove era disponibile una forza lavoro abbondante, non sindacalizzata e, sebbene poco istruita, adatta al lavoro nei macelli. In questo sviluppo ebbe un ruolo decisivo l’iniziativa di un imprenditore: negli anni ’50 Frank Perdue (Salisbury, Maryland) comprese che il successo a lungo termine dipendeva dalla capacità di offrire ai rivenditori di generi alimentari carne di pollo di alta qualità a un prezzo accettabile per tutto l’anno. Ebbe così l’idea di creare un sistema di produzione integrato che comprendesse
3 Una lista delle maggiori compagnie è consultabile a questo indirizzo: https://static.onecms.io/wp-content/uploads/pdfs/ sites/58/2023/06/16/29771-Pork-Powerhouse-2022-Rankings.pdf
4 Queste grandi aziende, definite CAFO (Confined Animal Feeding Operations), non sono immuni da critiche. Vedi https:// en.wikipedia.org/wiki/Concentrated_animal_feeding_operation e Imhoff, D. (Ed): The CAFO reader: the tragedy of industrial animal factories. University of California Press, Berkeley and Los Angeles, California, 2010.
la fornitura di pulcini da incubatoi di proprietà, impianti di produzione di mangimi, allevatori contrattualizzati per la crescita dei polli, macello e trasformazione della carne sotto un’unica gestione aziendale. Nacque così l’integrazione verticale. Per affermare il suo prodotto sul mercato Perdue adottò strategie pubblicitarie innovative: apparve personalmente negli spot pubblicitari e il suo slogan “It takes a tough man to produce a tender chicken” (serve un uomo forte per produrre un pollo tenero) divenne rapidamente popolare tra i consumatori. La sua idea si diffuse nei decenni successivi e nel Mid-Atlantic, nel SudEst e in altre regioni degli USA sorsero numerose aziende integrate verticalmente.
Come mostrato nella Figura 3, solo i quattro stati leader hanno prodotto metà della carne di pollo totale. Un centro secondario è emerso in California, analogamente alla produzione di carne bovina; tuttavia, per motivi di protezione dei dati, non sono disponibili informazioni dettagliate sulla produzione. Le principali aziende di macellazione di polli nel 2023 sono state Tyson Foods (1,9 miliardi di capi all’anno), Pilgrim’s Pride (1,5 miliardi) e Wayne-Sanderson Farms (1,1 miliardi).
Il confronto tra i centri regionali di produzione e i sistemi produttivi evidenzia somiglianze e differenze. La formazione dei centri di produzione di carne bovina e suina può essere spiegata da vantaggi naturali legati alla localizzazione; al contrario, il centro della produzione di carne di pollo è nato da condizioni socio-economiche nella ex Cotton Belt, a seguito dell’abbandono della coltivazione del cotone. I sistemi di produzione sviluppatisi nella seconda metà del XX secolo presentano comunque una costante: hanno prevalso i sistemi integrati verticalmente, avviati e controllati dai macelli e dagli impianti di trasformazione.
Conclusione e prospettive
L’analisi ha evidenziato il ruolo chiave nella produzione globale di carne degli USA, che sono il primo produttore mondiale di carne bovina e di pollo da carne e il secondo di carne suina.
Le dinamiche nella produzione tra il 2019 e il 2023 sono state fortemente influenzate dai mutamenti nei comportamenti dei consumatori e dalla pandemia di Covid-19, che ha colpito in particolare la carne suina, che ha subìto un calo significativo. In tutte e tre le tipologie di carne si è registrata un’elevata concentrazione regionale della produzione, attribuibile a diversi fattori di localizzazione. Il sistema di produzione basato sull’integrazione verticale e la formazione di grandi aziende del settore della carne, responsabili non solo dell'approvvigionamento interno ma anche delle esportazioni, hanno caratterizzato il modello
produttivo degli Stati Uniti. Nelle sue previsioni a lungo termine, l’USDA (US Department of Agriculture) stima un aumento della produzione di carne di pollo del 15%, di carne suina del 18% e di carne bovina del 5% entro il 2033. Lo sviluppo atteso del commercio estero di carne sarà affrontato nel prossimo articolo.
Bibliografia e consigli di lettura
Cavaleski, A.: The ten largest poultry companies in the USA. In: Zippia April 2023. https://www.zippia.com/ advice/largest-poultry-companies.
FAO Data: https://www.fao.org/faostat/en/#home. Lavender, D.: The Great West. New York 1988. National Chicken Council: https://www. nationalchickencouncil.org/industry/statistics.
USDA, NASS: Meat Animals Production and Value (various editions). https://de.search.yahoo.com/ yhs/search?hspart=trp&hsimp=yhs-005&type=Y149_ F163_202167_012724&p=USDA+NASS+Meat+animals+production+and+value.
USDA: Agricultural Projections to 2033. https:// www.usda.gov/sites/default/files/documents/USDAAgricultural-Projections-to-2033.pdf.
USDA, NASS: Poultry Production and Value. Annual Summary (various editions). https://www.nass.usda.gov/ Publications/Todays_Reports/reports/plva0421.pdf.
USDA, FAS GATS: Global Agricultural Trade System. https://apps.fas.usda.gov/gats/default.aspx?publish=1.
Windhorst, H.-W.: The Old South goes poultry and pigs – Neuausrichtung der Agrarproduktion im Alten Süden. In: Klohn, W. u. H.-W. Windhorst: Die Landund Forstwirtschaft im Alten Süden der USA (= Vechtaer Studien zur Angewandten Geographie und Regionalwissenschaft, Band 23). Vechta 2002, pp. 113150.
Windhorst, H.-W.: Geflügel auf der Überholspur. Die Rot-Weiß-Verschiebung in der globalen Fleischerzeugung (1). In: Fleischwirtschaft 101 (2021), Nr. 2, pp. 24-27.
Windhorst, H.-W. In the country of chicken meat. Part 1: The dynamics of the U. S. broiler industry. In: Fleischwirtschaft international 2021, no. 4, pp. 16-18.
Windhorst, H.-W.: The dynamics of the U. S. broiler industry. Part 2: US profits from the rising demand of white meat. In: Fleischwirtschaft international 2022, no. 2, pp. 52-54.
Windhorst, H.-W.: Meat production and consumption in the USA between 1970 and 2020. In: Meatingpoint 44 (2023), issue 52, pp. 30-34.
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L’ALLEVAMENTO
DEL MASCHIO PER UNA SALUTE
OTTIMALE
DELLE ZAMPE
Delle pratiche gestionali appropriate come la selezione, i programmi luce estesi e la fornitura di una strategia nutrizionale migliorata durante lo svezzamento, possono aiutare ad alleviare la presenza di problemi alle zampe nei maschi a fine svezzamento e in produzione.
Durante il periodo di svezzamento la forza e l’integrità dei muscoli, tendini, ossa e altre componenti corporee sono legate al raggiungimento di obiettivi critici di peso corporeo durante lo sviluppo fisiologico dell’animale. L’intero gruppo dovrebbe raggiungere questi obiettivi di sviluppo uniformemente e con il corretto supporto nutrizionale, necessario per ogni fase di crescita.
Peso corporeo e uniformità
Peso corporeo e uniformità sono intrinsecamente collegati nella gestione dei riproduttori broiler. Un gruppo con un peso medio in linea con lo standard avrà inevitabilmente maschi sopra e sotto lo standard. I maschi che sono sotto il peso standard hanno un maggior rischio di sviluppare problemi legati alla salute delle zampe. Maggiore è la differenza, maggiore è l’incidenza e la potenziale gravità dei problemi (Figura 1)
È importante che tutti i maschi nel gruppo raggiungano il target minimo di peso raccomandato dallo standard Aviagen. Laddove vi sia un’elevata variazione di peso corporeo nel gruppo, potrebbe essere necessario il raggiungimento di un peso corporeo a 10 settimane di 100 grammi sopra lo standard Aviagen, per assicurarsi che tutti i maschi raggiungano l’obiettivo minimo. Bisogna raggiungere questo peso corporeo maggiore gradualmente, a partire dalle tre settimane, per ottenere il massimo beneficio, attraverso
l’incremento di circa il 6% a partire dalle 4 settimane per poi tornare allo standard a partire dalle 15 settimane.
Un esempio è riportato in Figura 2, dove sono state valutate popolazioni di un controllo standard e un peso più leggero (profilo di peso inferiore del 20%). Il gruppo più leggero ha dimostrato una maggior incidenza di difetti alle zampe quando comparato con il gruppo di controllo.
Assunzione precoce del mangime
Un’assunzione precoce di quantità sufficienti di mangime assicura il raggiungimento del target di peso settimanale dei maschi per ottimizzare lo sviluppo intestinale, lo sviluppo scheletrico così come altri target fisiologici. Di seguito sono elencati i fattori chiave per il miglioramento dell’assunzione di mangime nelle fasi iniziali:
• Fornire delle condizioni ambientali ottimali nella fase di svezzamento.
• Aggiungere il mangime poco e spesso per incoraggiarne l’assunzione.
• Valutare il riempimento del gozzo per raggiungere almeno il 75% entro due ore dall’accasamento e, se non è così, intraprendere azioni correttive per raggiungere almeno l’80% entro 8 ore.
• Assicurare un peso a 7 giorni dei maschi pari o superiore al target.
▲ Figura 1 – L’uniformità influisce sull’incidenza e la gravità dei problemi di zampe nei maschi.
▲ Figura 2 – Riepilogo del trial sui maschi con un profilo di peso corporeo più leggero del 20%, che ha mostrato una maggior incidenza di difetti alle zampe a 19 settimane rispetto al controllo.
Programmi luce ed alimentazione ad libitum
Laddove ci siano storicamente problemi a raggiungere il peso con i maschi, valutare la possibilità di estendere il tempo necessario per raggiungere le 8 ore di luce, per consentire un consumo di mangime prolungato (Figura 3).
Assicurarsi che il mangime sia prontamente disponibile fino al raggiungimento delle 8 ore, ma evitare quantità eccessive, che potrebbero andare perse nella lettiera.
Considerazioni:
Capannone con maschi e femmine —> Raggiungere 8 ore entro 18 giorni al massimo. Capannone con soli maschi —> Raggiungere 8 ore entro 26 giorni al massimo.
Selezione dei maschi
La selezione dei maschi entro le 4 settimane aiuta a ottimizzare efficacemente la crescita e lo sviluppo del gruppo, fornendo con precisione la corretta nutrizione per ciascuna
sottopopolazione, con l’obiettivo di una popolazione di maschi uniforme prima possibile.
La selezione implica una pesata campione (minimo 2% o 50 animali, a seconda di quale sia maggiore) per determinare i range richiesti per la selezione, così come i limiti. I limiti per i vari range dipenderanno dalla possibilità o impossibilità di spostare i divisori nel capannone. La Tabella 1 mostra i limiti per la selezione quando si usa il CV%, e se è richiesta una selezione a 2 o 3 vie.
Dopo la selezione si dovrebbe riconsiderare l’allocazione di mangime per ciascuna delle sottopopolazioni (maschi leggeri, target e pesanti) per evitare una riduzione dell’apporto nutrizionale o un aumento eccessivo nell’apporto nutrizionale.
Disponibilità di acqua
L’acqua è fondamentale per il trasporto dei nutrienti, la rimozione dei metaboliti di scarto e il mantenimento della temperatura corporea. Pertanto, è essenziale che l’acqua sia disponibile ed accessibile agli animali per ottenere
-
ETÀ (GIORNI)
Current Program Male only house
SELEZIONE DEI MASCHI
▲ Figura 3 – Un esempio di programma luce esteso in cui i gruppi erano sottopeso.
• La selezione promuove l’uniformità dello sviluppo e consente un apporto corretto di nutrienti per le varie sottopopolazioni nel periodo di accrescimento.
• Il prolungamento del tempo necessario a raggiungere le 8 ore di fotoperiodo può essere utilizzato per consentire un periodo prolungato di accesso al mangime.
• Evitare l’utilizzo di diete diluite nel periodo di accrescimento, specialmente nelle prime 10 settimane.
■ Tabella 2 – Un esempio di strategia nutrizionale alternativa per i casi in cui la salute delle zampe dei maschi è stata problematica nei cicli precedenti.
La selezione dei maschi entro le 4 settimane aiuta ad ottimizzare efficacemente la crescita e lo sviluppo del gruppo, fornendo con precisione la corretta nutrizione per ciascuna sottopopolazione, con l’obiettivo di una popolazione di maschi uniforme prima possibile.
Componente del mangime
Proteina grezza
Dopo la selezione si dovrebbe riconsiderare l’allocazione di mangime per ciascuna delle sottopopolazioni (maschi leggeri, target pesanti) per evitare una riduzione dell’apporto nutrizionale o un aumento eccessivo nell’apporto nutrizionale. 0 5 10
un rapporto acqua-mangime di 1.6-2.0 in condizioni di temperatura ideale. Gli animali necessitano di più acqua se la forma del mangime è facilmente palpabile nel gozzo. Per garantire un consumo sufficiente, la pressione dell’acqua e l’altezza degli abbeveratoi devono essere valutate in base all’età e allo sviluppo degli animali.
La selezione implica una pesata campione (minimo 2% o 50 animali, a seconda di quale sia maggiore) per determinare i range richiesti per la selezione, così come i limiti – I limiti per i vari range dipenderanno dalla possibilità o impossibilità di spostare i divisori nel capannone. La Tabella 1 mostra i limiti per la selezione quando si usa il CV%, e se è richiesta una selezione a 2 o 3 vie.
WPSA - AMEn kg kcal/k
Nutrizione
1: Limiti per la selezione quando si usa il CV%.
Specifiche del mangime
Fornire una dieta pre-starter offre una strategia nutrizionale avanzata, che può essere benefica per supportare lo sviluppo iniziale e, conseguentemente, la salute delle zampe nei maschi. Evitare una dieta diluita nel periodo di svezzamento, specialmente nelle prime 10 settimane.
Punti chiave
• Peso corporeo aumentato, +6% sopra lo standard a partire da 4 settimane per poi tornare allo standard a partire da 15 settimane.
• Incoraggiare lo sviluppo precoce dell’appetito attraverso l’aggiunta frequente di mangime durante il periodo di svezzamento.
Calcio Totale
disponibile
Lisina digeribile
Metionina digeribile
Met+Cys digeribile
Treonina digeribile
Triptofano digeribile
Isoleucina digeribile
Leucina digeribile
Valina digeribile
Istidina digeribile
Arginina digeribile
■ Tabella 1 – Limiti per la selezione quando si usa il CV%
Uniformità gruppo CV%
0.22 0.20 0.18
0.80 0.75 0.55
1.30 1.20 1.1
0.95 0.85 0.65
0.53 0.50 0.45
1.30 1.20 1.10
Percentuale in ciascuna popolazione dopo la selezione Selezione a 2 o 3 vie Leggeri (%) Normali (%) Pesanti (%) 8-10
TABELLA
◗ NUTRIZIONE
NUCLEOTIDI: L’ADDITIVO CHIAVE PER UN INTESTINO
SANO E UN MICROBIOTA EQUILIBRATO NEI POLLI
Sostenendo una microflora equilibrata e promuovendo l’integrità funzionale dell’intestino, i nucleotidi contribuiscono a una migliore efficienza digestiva e a un incremento delle difese naturali contro i patogeni.
Per qualsiasi organismo vivente il primo periodo di vita rappresenta una fase critica per il suo sviluppo e la sua futura capacità di adattarsi all’ambiente. Nei pulcini questo momento delicato è scandito da una serie di processi fisiologici che devono avvenire in modo efficiente e coordinato per garantire una crescita rapida e robusta; tra questi processi, uno dei più complessi e influenti è lo sviluppo del sistema digestivo.
ZOOTECNICA ◆ Aprile 2025
Nel pulcino il sistema digestivo si sviluppa rapidamente sin dai primissimi giorni di vita, più rapidamente di qualsiasi altro suo tessuto. Questo sviluppo non è solo una questione di crescita dimensionale, ma coinvolge anche l’acquisizione della piena funzionalità dell’apparato digerente. Contemporaneamente a questo sviluppo una moltitudine di microrganismi colonizza l’ambiente intestinale creando una densa comunità formata da batteri, funghi, protozoi e virus, che insieme costituiscono il c.d. microbiota intestinale. Il delicato equilibrio che si instaura tra il giovane animale e i microrganismi che popolano il suo intestino è cruciale
▲ Grafico 1 – Morfologia intestinale. Dati rilevati al giorno 21 di vita.
Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali - Università di Milano (2024)
per la salute del pulcino, poiché ne influenza non solo la sua crescita, ma anche la capacità di rispondere agli stress ambientali e alle malattie.
Pertanto, appurata l’importanza che l’intestino dei pulcini diventi rapidamente efficiente, poiché una digestione e un assorbimento ottimale dei nutrienti sono cruciali per una crescita sana e un’elevata conversione alimentare, è necessario attivarsi sin da subito per proteggere questo equilibrio. Sin dalla prima settimana di vita, è fondamentale adottare strategie che favoriscano una rapida colonizzazione e una corretta maturazione del microbiota intestinale, investendo in soluzioni nutrizionali che promuovano lo sviluppo di un intestino sano e forte; intervenire successivamente per modificare un microbiota già maturo o un intestino compromesso risulta infatti molto più complesso. Ogni decisione nutrizionale presa nella fase iniziale può avere un impatto profondo e duraturo che consentirà di raggiungere più rapidamente l’obbiettivo: promuovere un microbiota maturo, ricco, stabile e maggiormente resistente agli stress. Premesse di questo tipo rimarcano ancora una volta come un adeguato supporto allo sviluppo intestinale debba necessariamente porsi come priorità assoluta per chiunque si occupi di allevamento, al fine di raggiungere il benessere animale e il non meno importante benessere economico dell’allevatore.
In questo processo, i nucleotidi da lievito possono giocare un ruolo chiave. I nucleotidi sono i mattoni fondamentali degli acidi nucleici e sono coinvolti nella sintesi del DNA e dell’RNA; sono quindi molecole essenziali nelle fasi di rapida divisione cellulare e nel rinnovamento dei tessuti intestinali. L’apporto dei nucleotidi attraverso la dieta sin dai primi giorni di vita può accelerare lo sviluppo del tratto intestinale, supportando la formazione delle villosità
intestinali (Grafico 1) e la maturazione delle cellule epiteliali. Inoltre, possono influenzare la composizione della microflora intestinale, orientandola positivamente. I nucleotidi, infatti, forniscono substrati energetici specifici per batteri benefici, come i lattobacilli e i bifidobatteri, favorendone la maggiore proliferazione rispetto ai batteri patogeni; inoltre contribuiscono alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) da parte della microflora, benefici per la salute intestinale.
Le sfide del tratto
intestinale: batteri, tossine e infiammazioni
Il tratto intestinale dei polli è continuamente esposto a batteri, tossine e altri elementi potenzialmente dannosi. Questi fattori possono provocare infiammazioni cliniche o subcliniche e danni ai tessuti che di conseguenza possono causare perdite economiche agli allevatori. In un ambiente così sfidante, adottare misure che possano contrastare attivamente tali minacce è essenziale.
Enterociti sani e integri costituiscono una barriera fondamentale che impedisce ad agenti patogeni e tossine di raggiungere il flusso sanguigno e attivare risposte immunitarie sistemiche. Inoltre, cellule intestinali efficienti, garantiscono un migliore assorbimento dei nutrienti, evitando che una loro mancata assimilazione causi fermentazioni indesiderate, responsabili della proliferazione di patogeni come Clostridium perfringens, E coli e Salmonella spp. nella parte distale dell’intestino.
▲ Grafico 2 - Espressione genica delle proteine delle tight junction. Dati rilevati al giorno 21 di vita. Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali - Università di Milano (2024)
A livello intestinale, un’attenzione particolare meritano le giunzioni strette (tight junction). La loro funzione fondamentale è quella di garantire un adeguato grado di occlusione nei confronti di sostanze potenzialmente dannose. Il grado di occlusione, e quindi di impermeabilità, dipende dal numero di bande interconnesse che formano la giunzione: se il numero di bande è limitato, le giunzioni appaiono lasse o permeabili (c.d. leaky junctions); al contrario, un maggior numero di bande crea giunzioni più strette, che sigillano meglio lo spazio intercellulare tra gli enterociti, preservando così l’integrità dell’intestino.
In un recente studio su polli da carne, l’utilizzo dei nucleotidi ha evidenziato (Grafico 2) un aumento dell’espressione genetica delle proteine delle tight junction (Zo-1, Occludina, Claudin 3) che si traduce in un consolidamento della barriera intestinale e in una maggiore resistenza sia alle infezioni batteriche, sia al passaggio di tossine potenzialmente dannose.
Inoltre, lo studio ha registrato anche una maggiore produzione di mucina che, oltre a ridurre il rischio di contatto diretto tra patogeni ed epitelio, diventa un importante substrato per i batteri benefici come lattobacilli e bifidobatteri, a supporto ulteriore dell’equilibrio del microbiota.
Microbiota intestinale: l’asse
intestino-SNC
A livello immunitario esiste un’importantissima relazione tra microbiota intestinale e sistema nervoso centrale (SNC).
Nelle prime settimane di vita, quando l’intestino è impegnato in una rapida replicazione cellulare e il sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato, i nucleotidi svolgono un ruolo cruciale nel supportare lo sviluppo intestinale e promuovere una risposta immunitaria pronta ed efficace contro stress, infezioni e patogeni, attraverso una maggiore produzione di linfociti e macrofagi
Questa relazione è messa a dura prova nel momento in cui l’ospite viene esposto a specifici fattori di stress; questi, oltre ad attivare processi infiammatori più o meno importanti, influiscono negativamente sulla salute intestinale, compromettendone la permeabilità ed esponendo l’intestino a infezioni e pericolose disbiosi.
Promuovendo la crescita di batteri benefici come lattobacilli e bifidobatteri, i nucleotidi mantengono un microbiota equilibrato, fattore essenziale per la corretta comunicazione tra intestino e sistema nervoso centrale (SNC).
Nucleotidi: quando utilizzarli
L’utilizzo strategico dei nucleotidi si rivela fondamentale in varie fasi della crescita del pollo.
Durante la fase embrionale, attraverso l’iniezione di nucleotidi in ovo, è possibile rafforzare l’immunità e la vitalità dei pulcini, con effetti benefici evidenti già alla schiusa; tra questi, una maggiore resistenza alle infezioni nelle prime fasi di vita e una riduzione del tasso di mortalità precoce.
Nelle prime settimane di vita, quando l’intestino è impegnato in una rapida replicazione cellulare e il sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato, i nucleotidi svolgono un ruolo cruciale nel supportare lo sviluppo intestinale e promuovere una risposta immunitaria pronta ed efficace contro stress, infezioni e patogeni, attraverso una maggiore produzione di linfociti e macrofagi. Inoltre, grazie alla loro capacità di modulare la risposta infiammatoria, rafforzano ulteriormente le difese, e diventano essenziali in concomitanza a vaccinazioni e terapie farmacologiche migliorandone la risposta.
Successivamente, se inseriti nel mangime durante i delicati cambi alimentari, contribuiscono a mantenere l’equilibrio della microflora intestinale, riducendo così il rischio di squilibri.
Infine, la loro azione nel contrastare lo stress ossidativo li rende una risorsa preziosa in situazioni come il sovraffollamento, il trasporto e lo stress ambientale e climatico.
Scegliere una fonte affidabile di nucleotidi è essenziale per ottimizzare il ritorno sull’investimento nutrizionale.
RIBOFEED, non solo fornisce un elevato contenuto di nucleotidi liberi ma, grazie allo specifico processo di idrolisi, li fornisce prontamente assimilabili. Questi vantaggi permettono al giovane animale di utilizzare immediatamente queste molecole, senza ulteriori dispendi metabolici, per le funzioni cellulari e i processi vitali necessari a raggiungere gli obbiettivi genetici e le performance garantite, favorendo una crescita adeguata anche nei momenti di maggiore vulnerabilità.
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