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EDITORIALE
Dopo anni di ricerca, prototipi e sperimentazioni, il sessaggio in ovo è passato dalla promessa alla realtà industriale. Questa tecnologia, sviluppata per determinare il sesso dell’embrione prima della schiusa, sta progressivamente trasformando la filiera delle ovaiole. Non rappresenta soltanto una risposta al dibattito etico sull’abbattimento dei pulcini maschi, ma un cambiamento strutturale che coinvolge incubatoi, allevatori e consumatori. In Europa, dove alcuni Paesi hanno già vietato l’abbattimento dei maschi alla nascita, la penetrazione di questa tecnologia ha raggiunto il 28% del totale delle ovaiole, con un interesse in continua crescita. Anche in mercati dove il divieto non è ancora in vigore, come Stati Uniti, Brasile e Svizzera, la spinta arriva direttamente da consumatori e retailer, sempre più sensibili alla sostenibilità delle filiere. Il messaggio è chiaro: cresce la domanda di uova “cull-free”, prodotte senza soppressione dei maschi. Con lo speciale pubblicato in questo numero, vogliamo offrire ai nostri lettori uno sguardo aggiornato, concreto e comparativo sulle soluzioni oggi disponibili. Accanto all’articolo introduttivo, che ripercorre la diffusione globale della tecnologia, presentiamo le soluzioni proposte da quattro aziende attive in Europa e oltre: Agri Advanced Technologies, Nectra, Orbem e Seleggt. Ciascuna adotta un approccio differente — dall’imaging iperspettrale all’analisi dei liquidi allantoidei, fino all’intelligenza artificiale — ma tutte condividono lo stesso obiettivo: prevenire la nascita di pulcini destinati all’eliminazione, migliorando al contempo l’efficienza produttiva. L’adozione del sessaggio in ovo è una questione tecnica, certo, ma tocca anche la reputazione dell’intero comparto. In un momento in cui il benessere animale è sotto i riflettori e i costi di produzione impongono scelte strategiche, questa tecnologia si propone come una risposta concreta per un’industria che vuole innovare senza perdere di vista i propri valori.
➤ Marianna Caterino
SETTEMBRE 2025
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ATTUALITÀ
REPORTAGE
Uova Kipster: meglio per le galline, meglio per il Pianeta
SPECIALE SESSAGGIO IN OVO
Approcci innovativi nel sessaggio in ovo
Oltre la sfida, verso l’innovazione: la determinazione del sesso embrionale con la tecnologia CHEGGY
NECTRA OVOSEX1, tecnologia e macchina per il sessaggio in ovo delle ovaiole brune
Rivoluzionare l’avicoltura: la tecnologia etica e basata sull’IA di Orbem
Seleggt, lo standard per porre fine all'abbattimento dei pulcini maschi
24 28 34 40 44 48
DOSSIER
Micotossine
MARKETING
L’industria canadese delle uova
MANAGEMENT
Dall’allevamento al cloud: come i big data rivoluzionano l’avicoltura
NUTRIZIONE
Scarti di ricci di mare come fonte alternativa di calcio per galline ovaiole
MARKET GUIDE
GUIDA INTERNET
OCSE-FAO: LA PRODUZIONE ZOOTECNICA CRESCERÀ
DEL +13% NEI PROSSIMI
DIECI
ANNI
La previsione sulla crescita della produzione di carne a livello globale è contenuta nel nuovo rapporto OECD-FAO Agricultural Outlook 2025-2034, che analizza la futura produzione e domanda alimentare fino al 2034.
La produzione: si rafforza il primato della carne avicola
La produzione mondiale di carne è destinata a crescere del 13% (pari a 46 milioni di tonnellate), raggiungendo circa 406 milioni di tonnellate entro il 2034. Più della metà (il 55%) di questa crescita avverrà in Asia, trainata da un aumento di 15 milioni di tonnellate nella produzione di carne avicola.
Il primato della carne avicola, infatti, è destinato a rafforzarsi: rappresenterà il 62% dell’aumento totale della produzione di carne nel prossimo decennio. Spinta dalla domanda interna, la produzione avicola si espanderà più rapidamente nei Paesi a reddito medio-alto. I vantaggi di questo settore sono noti: cicli di produzione brevi, elevata efficienza di conversione dei mangimi, basso impatto ambientale e costi di produzione inferiori.
Tuttavia, alcuni fattori potrebbero limitarne la crescita, come la diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), che rappresenta una preoccupazione crescente
e che impone maggiori costi per il settore (ad esempio, quelli per gli investimenti in biosicurezza e le campagne di vaccinazione).
Il settore zootecnico sta affrontando, a livello globale, pressioni su più fronti, tra cui alti costi dei fattori produttivi, normative ambientali e sanitarie più severe, epidemie. In risposta, il settore si sta concentrando sull’aumento della produttività attraverso una gestione ottimale degli allevamenti e pratiche migliorate utilizzate in tutte le fasi della produzione. Questi miglioramenti sono fondamentali non solo per la gestione dei costi, ma anche per accrescere la sostenibilità di fronte alla crescente concorrenza delle fonti proteiche alternative.
Il consumo: +21% per la carne avicola
Secondo il report, il consumo globale di carne avicola, ovina, bovina e suina è destinato a crescere rispettivamente del 21%, 16%, 13% e 5% entro il 2034. A livello pro capite, si prevede che il consumo totale di carne aumenterà del 3%, raggiungendo i 29,3 kg all’anno.
I consumatori con redditi più elevati sono sempre più attenti al benessere animale e all’impatto ambientale degli alimenti, il che in alcune zone sta portando a una stagnazione o addirittura a un calo del consumo pro capite di carne. Ad esempio, per il Canada e l’Unione Europea, il rapporto OCSE-FAO prevede una continua sostituzione della carne bovina, suina e ovina con il pollame, portando di fatto a una stagnazione del consumo totale di carne pro capite. Nello specifico, il consumo globale di carne avicola raggiungerà i 173 milioni di tonnellate entro il 2034, rappresentando il 62% dell’aumento totale del consumo di carne a livello mondiale. Questa crescita, già evidente nell’ultimo decennio in Asia (soprattutto in Cina, India, Indonesia, Pakistan e Vietnam), è destinata a proseguire, con un forte incremento previsto anche in Brasile, Egitto, Messico, Filippine e Stati Uniti. La carne avicola sta consolidando il suo ruolo di fonte proteica principale tra le carni, un trend in atto da decenni; entro il 2034, secondo il report, fornirà il 45% delle proteine totali consumate. Questo successo è dovuto a diversi fattori: il basso costo, il suo profilo nutrizionale favorevole con un ottimo rapporto proteine/grassi e il suo impatto ambientale, inferiore ad altre tipologie di carne, che la rende attraente anche agli occhi dei consumatori attenti alla sostenibilità.
L’impatto ambientale: bene l’Europa
Secondo le proiezioni, le emissioni di gas serra (GHG) sono destinate ad aumentare del 6% entro il 2034: l’Africa si posiziona in cima a questa crescita, con un aumento delle emissioni del 18%, mentre l’Europa si muove in controtendenza, prevedendo una diminuzione del 7%. Il report evidenzia un dato positivo: l’aumento delle emissioni del 6% è nettamente inferiore all’incremento del 13% della produzione di carne. Questo risultato è il frutto di due fattori chiave: lo spostamento del mercato verso il pollame, una carne con un’impronta di carbonio inferiore alle altre tipologie di carne, e l’adozione di iniziative nazionali volte a promuovere pratiche di allevamento più sostenibili. Il vero motore di questa efficienza è l’aumento della produttività.
Migliorare l’efficienza degli allevamenti permette di produrre la stessa quantità di carne con un minor numero di animali. Dato che le emissioni sono strettamente legate al numero di capi di bestiame, la produttività si conferma la strategia più efficace per ridurre l’impatto ambientale per ogni chilo di carne prodotto.
Fonti: Unitalia, OECD
A ROMA UN WORKSHOP DEDICATO ALLE SFIDE
DEI SISTEMI DI PRODUZIONE ALIMENTARE
Lunedì 6 ottobre 2025 si terrà a Roma il workshop internazionale
“The transition towards a safe and sustainable food system in a changing world: a One Health challenge”, organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).
Di fronte ai profondi mutamenti dello scenario globale, i sistemi di produzione alimentare devono affrontare con urgenza sfide sempre più complesse: il cambiamento climatico, la globalizzazione della filiera alimentare, la crescita della popolazione, le migrazioni di massa e l’evoluzione delle abitudini alimentari. Tutti questi fattori rendono necessaria una transizione verso un sistema alimentare sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Cibo, clima, salute ed economia saranno quindi al centro dell’incontro organizzato da ISS e IZSVe, che vedrà intervenire esperti delle più importanti agenzie sanitarie internazionali come la FAO, l’EFSA, l’Università di Wageningen (Paesi Bassi), la Catalan Water Partnership (Spagna), oltre a relatori appartenenti agli enti organizzatori, per fare il punto sull’attuale situazione e identificare le conoscenze e le esigenze scientifiche utili a guidare questa transizione nel medio-lungo periodo.
L’obiettivo principale della giornata è individuare tendenze emergenti e nuovi pericoli per la salute, analizzando le possibili ricadute sulle valutazioni del rischio sanitario. Il workshop intende approfondire il ruolo dell’economia circolare nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità alimentare e per identificare innovazioni ed eventi sentinella utili ad anticipare la necessità di adottare strategie di gestione del rischio sanitario.
A seguire si svolgerà una tavola rotonda con la partecipazione, insieme agli altri relatori, di delegati di FAO, OMS e WOAH, durante la quale si discuterà di come valutare i fattori che influenzano la sostenibilità, del supporto necessario da parte dei decisori politici e dei laboratori per rendere operativo il nuovo quadro di riferimento, e delle modalità per verificarne l’efficacia. Infine, si riflet-
terà anche sulle sfide sociali e sul coinvolgimento attivo dei cittadini, con l’obiettivo di costruire sistemi alimentari futuri che siano realmente sostenibili, equi e sicuri, secondo un approccio integrato One Health.
Il workshop si terrà in lingua inglese (senza traduzione), presso l’Aula Pocchiari della sede dell’ISS a Roma, in Viale Regina Elena, 299.
La partecipazione è libera e gratuita, i posti disponibili sono 200 (fino a esaurimento). Su richiesta verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Per iscriversi bisogna compilare un modulo online all’indirizzo: https://forms.cloud.microsoft/e/2PEvXxEADd
UOVA KIPSTER: MEGLIO PER LE GALLINE, MEGLIO
PER
IL PIANETA
Da marzo 2024 il 40% delle uova prodotte negli Stati Uniti proviene da allevamenti a terra. Mentre questa tendenza continua a prendere piede a livello globale, un’azienda si distingue per il suo approccio innovativo e davvero sostenibile: Kipster. Nata con lo scopo di rivoluzionare la produzione alimentare, Kipster mette al centro etica, benessere animale e rispetto per l’ambiente, con un modello che porta vantaggi concreti agli animali, alla Terra e ai consumatori.
L’alternativa ai sistemi convenzionali
La maggior parte delle galline che depongono uova per il consumo umano negli Stati Uniti è allevata in un sistema convenzionale, nel quale le ovaiole sono confinate in batteria, dove condividono uno spazio ristretto, che crea una serie di problemi legati al benessere animale, tra cui frustrazione (che si trasforma in comportamenti dannosi come il beccaggio e il cannibalismo), malattie del fegato grasso, fratture delle ossa dello sterno e un aumento della mortalità. I sistemi convenzionali non forniscono alle galline quelle caratteristiche ambientali essenziali, come posatoi, aree di nidificazione e un terreno con vegetazione per il foraggiamento, che sono cruciali per i loro comportamenti naturali. Le implicazioni negative per il loro benessere sono elevate e non rappresentano gli unici problemi: a questo tipo di allevamento intensivo, infatti, sono associati anche temi legati al benessere degli operatori e all’impatto ambientale. La crescente consapevolezza di aziende e consumatori sta spingendo dunque verso modelli alternativi, come l’allevamento a terra o all’aperto. Kipster ha adottato un approccio alternativo all’allevamento delle galline: il suo sistema punta non solo a migliorare la vita degli
animali, ma anche a ridurre l’impatto ambientale e a creare un ambiente di lavoro migliore per gli allevatori. Un modello circolare, trasparente e replicabile.
Kipster
Fondata nei Paesi Bassi nel 2017 e approdata negli Stati Uniti nel 2022, Kipster nasce dal desiderio dei suoi fondatori di fornire nutrimento alla popolazione mondiale senza scaricarne i costi sulle generazioni future. Oggi, in collaborazione con MPS Egg Farms – produttore esclusivo negli Stati Uniti che gestisce sette allevamenti con oltre 14 milioni di capi – Kipster
opera in Indiana, dove tre capannoni ospitano 24.000 animali ciascuno e le cui uova sono distribuite grazie alla partnership con il colosso delle vendite al dettaglio Kroger Co. “Se i consumatori apprezzano il benessere animale – ha dichiarato Sam Krouse, CEO di MPS Egg Farms, spiegando il valore di questo metodo di allevamento – desiderano che gli animali esprimano comportamenti naturali e che le galline vivano in un ambiente naturale. Kipster è proprio ciò che cercano”.
Il benessere animale prima di tutto
In effetti Kipster ha costruito il suo business proprio sul rispetto delle esigenze innate degli animali: le loro strutture innovative sono state progettate in collaborazione con esperti di etologia e benessere animale, in modo che le galline riescano a esprimersi il più possibile attraverso comportamenti naturali. L’allevamento Kipster prevede un giardino interno e uno esterno (a cui è garantito un accesso regolare, compatibilmente con i rischi di influenza aviaria), bagni di polvere e posatoi, che consentono agli uccelli di esplorare e giocare nel loro ambiente; inoltre il giardino interno include posatoi, tronchi di alberi, letti profondi e grandi finestre che permettono il passaggio della luce naturale. Per quanto riguarda la razza, Kipster utilizza la DeKalb White e non pratica il taglio del becco, utilizzato di solito per limitare l’aggressività e il beccaggio: invece che al debeccaggio, Kipster si affida a un ambiente arricchito con pietre da beccare, balle di fieno e mangime sparso per mantenere attive le galline e stimolarne il
foraggiamento, mentre l’ampio spazio sia interno che esterno permette alle galline di correre, sbattere le ali ed esplorare il loro ambiente. Le uova Kipster sono anche certificate Certified Humane da enti indipendenti.
“Ho vissuto tutta la mia vita tra gli animali – ha dichiarato Ruud Zanders, uno dei fondatori di Kipster – e come allevatore mi limitavo a conoscere le cose che mi permettevano di mantenerli sani, per avere abbastanza uova. Poi ho scoperto che erano dotati di un’intelligenza emotiva e avevano dei sentimenti: ecco perché cerchiamo di fare il possibile per dare loro una vita migliore, in questo modo ci avviciniamo alla natura”.
Kipster sta delineando un percorso che offre grandi soluzioni, tracciando la strada per modelli alternativi nel mercato delle uova negli Stati Uniti, dando priorità alla sostenibilità, al benessere animale e anche a quello degli allevatori.
L’azienda si è focalizzata molto sulla trasparenza attraverso l’allestimento di un proprio centro visitatori in loco e attraverso i livestream su YouTube dalla fattoria: condividendo sui social media la vita quotidiana delle sue galline, nel bene e nel male, Kipster permette ai consumatori di conoscere gli animali che stanno dietro alle uova che comprano. Per tutti questi motivi Compassion in World Farming ha riconosciuto gli elevati standard di benessere animale di Kipster assegnando nel 2024 alla sede americana il Good Egg Award, riconoscimento che l'azienda aveva già ottenuto nel 2018 per la sua sede nei Paesi Bassi.
Sostenibilità
Per Kipster le galline possono svolgere un ruolo cruciale nel combattere il significativo problema dello spreco alimentare negli Stati Uniti, dove ogni anno viene sprecato fino al 40% del cibo destinato al consumo umano. Sebbene la priorità sia ridurre lo spreco, le galline di Kipster offrono un’altra soluzione, trasformando gli scarti alimentari che le persone non vogliono o non possono mangiare in uova e carne: l’alimentazione di Kipster infatti utilizza scarti alimentari e sottoprodotti derivanti dalla lavorazione dei raccolti e dalla produzione alimentare, come quelli di grano, mais e soia, combattendo lo spreco e utilizzando meno terra per allevare animali. Inoltre viene prestata particolare attenzione alla riduzione delle emissioni di gas serra e viene adottato un particolare mangime che ha un’impronta ecologica pari a circa la metà del mangime convenzionale per galline ovaiole: un dato significativo, poiché l’alimentazione è responsabile di circa il 70% delle emissioni di gas serra di un uovo. Kipster utilizza anche pannelli solari sui tetti dei capannoni per alimentare la fattoria e impiega crediti di carbonio per compensare l’impronta residua delle uova. Un aspetto unico di questo modello è il modo in cui viene gestito il particolato proveniente dalle attività agricole, che include polvere, odori, ammoniaca e altre particelle indesiderate. La fattoria Kipster è la prima negli Stati Uniti a “lavare” l’aria in uscita: prima che l’aria esca dal capannone, il calore viene recuperato
da una pompa di calore che preriscalda l’aria fresca in entrata. Combinata con il sistema di ventilazione innovativo, questa soluzione riduce significativamente le emissioni e migliora il clima interno sia per l’allevatore che per gli animali.
Oltre ai suoi elevati standard di benessere animale e sostenibilità, Kipster immagina un modello agricolo migliore con meno animali. Il team di Kipster ritiene che un’agricoltura veramente responsabile significhi allontanarsi completamente dall’uso degli animali, salvo in determinate condizioni rigorose, che tengano conto di questi elementi:
• sostenibilità: gli animali da allevamento devono essere una risorsa per un sistema sostenibile, non un peso;
• comportamenti naturali: gli esseri umani hanno l’obbligo di rispettare i sentimenti e i comportamenti naturali degli animali da allevamento, assicurando loro una vita soddisfacente, per quanto possibile in un contesto agricolo;
• produzione alimentare: non dovrebbe mai esserci competizione tra esseri umani e animali da allevamento
per le risorse alimentari. La coltivazione dovrebbe essere focalizzata sulla produzione di cibo per gli esseri umani, non per gli animali.
Il plauso di CIWF
Secondo Compassion in World Farming il modello Kipster rappresenta un’ottima alternativa ai sistemi convenzionali, ma anche ai modelli di allevamento a terra, che possono comunque limitare alcuni aspetti del benessere delle galline ovaiole. Dando priorità al benessere delle galline, al benessere degli agricoltori e alla produzione di uova a impatto zero, Kipster rappresenta un modello vantaggioso per gli animali, le persone e il pianeta.
Compassion in World Farming elogia il lavoro di Kipster e auspica una crescita continua del modello negli Stati Uniti e nuove collaborazioni con rivenditori a livello nazionale, in modo da rendere le uova Kipster ancora più accessibili al pubblico.
Bibliografia disponibile su richiesta
SPIEGHIAMO IL LEGAME TRA
β-MANNANI E RIDUZIONE DI PRODUTTIVITÀ
Nel broiler l’indice di Integrità Intestinale (I2) è l’elemento fondamentale dell’Health Tracking System (HTSi) di Elanco.
L’indice I2 è un punteggio che fornisce una valutazione semplice ma completa dell’integrità intestinale nei polli da carne.
L’indice I2 aiuta a prevedere l’andamento dei principali indicatori dell’efficienza produttiva del broiler1,2
L’incremento di un punto di I2 rappresenta:
Miglioramento
Miglioramento Miglioramento % vivibilità
Valutazione dell’effetto dei β-mannani su I2
La metanalisi dei risultati di una serie di studi, condotti a livello globale, ha evidenziato l’entità dell’impatto negativo sull’integrità intestinale della risposta immunitaria indotta dagli alimenti (FIIR) associata ai β-mannani.3,4
Qual è il valore di questi risultati?
6 parametri
Gli animali trattati con Hemicell per ridurre gli effetti dei β-mannani hanno mostrato significativi miglioramenti nei seguenti
6 parametri del punteggio
Permettono di creare un sistema di punteggio rappresentativo anche del “fattore FIIR”.
Permettono di valutare l’impatto della FIIR all’interno del sistema di punteggio I2 e altri indici consolidati
Mettono in relazione la riduzione dell’impatto della FIIR con i miglioramenti della produttività
migliora la salute intestinale e la produttività dei tuoi animali.
Bibliografia: 1. Kasab-Bachia H, Arrudab A, Robertsa T, Wilsona J. (2017). The use of large databases to inform the development of an intestinal scoring system for the poultry industry. Preventive Veterinary Medicine, 146, pp. 130–135. 2. Swirski AL, Kasab-Bachi H, Rivers J, Wilson JB. (2020). Data Driven Enhancements to the Intestinal Integrity (I2) Index: A Novel Approach to Support Poultry Sustainability. Agriculture; 10(8):320. 3. K. Poulsena, et al. (2021) Meta-analysis on the effect of dietary β-mannanase on intestinal integrity in broilers (EMEA).
Elanco data on file. 4. David Zhu. (2021) Meta-analysis of HTSi for 24 Hemicell Trials in APAC. Elanco data on file.
APPROCCI INNOVATIVI NEL SESSAGGIO IN OVO
L’avvento a metà del secolo scorso della genetica specializzata per le galline ovaiole ha introdotto una sfida duratura per i produttori di uova: l’identificazione e l’eliminazione dei pulcini maschi. Questa pratica ha da sempre rappresentato un peso economico, operativo ed etico per l’intero settore. Negli ultimi decenni l’industria globale delle uova ha sostenuto attivamente lo sviluppo di una soluzione a questo problema. Oggi questi sforzi stanno dando i loro frutti.
➤ Innovate Animal Ag è un think tank che aiuta i produttori di uova a migliorare la salute e il benessere animale grazie a tecnologie all’avanguardia
Tecnologie innovative
Alcuni pionieri in Europa e in tutto il mondo hanno sviluppato una tecnologia per la determinazione del sesso in ovo, un’importante svolta che utilizza la biotecnologia per determinare il sesso di un embrione di pulcino prima della schiusa. Questa tecnologia migliora l’efficienza dei pulcini grazie a una riduzione del lavoro manuale per la selezione dei sessi, a una maggiore disponibilità di spazio negli incubatoi e alla possibilità di procedere con la vaccinazione in ovo, precedentemente impraticabile nelle ovaiole, proprio a causa della necessità di una selezione dopo la nascita.
Stato dell’arte dal punto di vista commerciale
La determinazione del sesso in ovo ha guadagnato notevole slancio a livello globale negli ultimi anni. Inizialmente favorita dai divieti di abbattimento dei pulcini maschi in Germania e Francia, oggi la tecnologia si è diffusa anche in paesi in cui non vigono tali divieti, come Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera e Stati Uniti. Dal suo primo utilizzo commerciale alla fine del 2018, sono stati sessati oltre 400 milioni di uova, che hanno generato oltre 175 milioni di pulcini femmina. La tecnologia è oggi ampiamente diffusa in tutta Europa. Secondo una ricerca di Innovate Animal Ag, oltre 110 milioni dei 393 milioni di galline ovaiole nell’UE sono nate da uova sottoposte a sessaggio in ovo, con una penetrazione di mercato del 28%. In vista del divieto
di abbattimento dei pulcini previsto in Italia per il 2027, anche a livello europeo si discute dell’opportunità di una regolamentazione.
La tecnologia è stata adottata di recente anche negli Stati Uniti e in Brasile e si trova nelle prime fasi di espansione. Le prime uova prodotte senza abbattimento di pulcini maschi sono già in vendita negli Stati Uniti grazie al produttore NestFresh Eggs, che distribuisce su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il più grande rivenditore americano, Walmart, ha incluso il sessaggio in ovo tra i settori di intervento prioritari per i propri fornitori di uova e United Egg Producers ha rilasciato una certificazione dedicata.
In Brasile il produttore di uova Raiar Orgânicos è stato il pioniere nell’adozione di una macchina per il sessaggio, ritenendo che i propri clienti si aspettino un impegno attivo nell’adottare le migliori pratiche di mercato.
Il successo europeo e la crescente adozione trainata dal mercato di Stati Uniti e Brasile hanno attirato l’attenzione di numerosi altri Paesi: nei prossimi anni questa tecnologia si estenderà probabilmente a mercati emergenti come Australia, Canada, Regno Unito e nel resto dell’Unione Europea.
Tecnologie disponibili
Esistono diversi approcci per la determinazione del sesso delle uova, con due metodi principali già commercializzati in Europa e negli Stati Uniti.
Tecnologie basate su imaging
Queste tecnologie analizzano l’interno dell’uovo per identificare il sesso dell’embrione.
• Agri Advanced Technologies produce Cheggy, una macchina che utilizza imaging iperspettrale per rilevare il colore delle piume embrionali nelle razze ibride a piumaggio marrone.
• Orbem combina l’intelligenza artificiale avanzata con una risonanza magnetica ad alta produttività nella macchina Genus Focus, capace di identificare il tipo di gonadi negli embrioni in sviluppo.
• Una terza azienda in questa categoria, Omegga, sta iniziando la distribuzione commerciale. Il suo sistema utilizza telecamere specializzate installate direttamente negli incubatoi, che raccolgono immagini spettroscopiche per diversi giorni, evitando così di dover rimuovere le uova.
Tecnologie basate sull’analisi del liquido
Queste tecnologie richiedono un piccolo foro nel guscio per prelevare fluido allantoideo, da sottoporre ad analisi chimiche o biologiche.
• Il leader in questo campo è Seleggt, con una macchina ampiamente utilizzata in Europa e già presente anche negli Stati Uniti.
Tecnologie di editing genetico
Tali tecnologie sono ancora in fase di ricerca e sviluppo. Aziende come EggXYT, NextHen e Hatched Genetics stanno lavorando su marcatori genetici per identificare i maschi prima dell’incubazione o per influenzare la gallina a deporre solo uova femminili. In queste soluzioni, solo gli embrioni maschi porterebbero il tratto geneticamente modificato, mentre i pulcini femmina (e le uova) resterebbero non OGM. Pur richiedendo una complessa integrazione iniziale, questo approccio potrebbe offrire in futuro un sessaggio accurato ed economico.
Vantaggi per i consumatori
Le ricerche mostrano che i consumatori, pur avendo scarsa consapevolezza del problema dell’abbattimento dei pulcini, una volta informati sono molto interessati
all’adozione di tecnologie alternative. Uno studio condotto negli USA da Innovate Animal Ag ha rilevato che il 71% dei consumatori è disposto a pagare di più per uova ottenute con il sessaggio in ovo e circa la metà accetterebbe di pagare 5 centesimi in più per uovo, molto più del costo aggiuntivo reale (generalmente inferiore a 1 centesimo per uovo). Ricerche simili condotte in Brasile e nel Regno Unito confermano che la disponibilità a pagare è significativa e costante su scala internazionale.
Alcuni produttori, come NestFresh negli USA, stanno puntando proprio su questa domanda: l’azienda commercializza le proprie uova con il marchio “Humanely Hatched”, che comunica in modo chiaro e positivo i benefici in termini di benessere animale, senza usare termini tecnici come “sessaggio in ovo” o “abbattimento”. Questo permette a NestFresh e ai suoi partner commerciali di differenziarsi dalla concorrenza.
Il futuro del sessaggio in ovo
Per decenni il sessaggio in ovo economico e su larga scala è stato un sogno lontano per l’industria delle uova. Il rapido sviluppo e la diffusione della tecnologia negli ultimi anni dimostrano che quel sogno è diventato realtà. I centri di incubazione e i produttori di uova che adottano oggi questa tecnologia si stanno posizionando come leader del settore, rendendo le loro filiere più etiche e moderne, venendo ricompensati da consumatori sempre più consapevoli.
È possibile accedere alla panoramica di mercato, alle ricerche sui consumatori e agli studi di penetrazione del sessaggio in ovo di Innovate Animal Ag sul sito innovateanimalag.org oppure scrivendo a: contact@innovateanimalag.org
OLTRE LA SFIDA, VERSO L’INNOVAZIONE:
LA
DETERMINAZIONE DEL SESSO EMBRIONALE
CON LA TECNOLOGIA CHEGGY
Efficienza e innovazione stanno plasmando il futuro dell’industria delle uova. Nella produzione moderna di uova, ogni fase del processo, ogni risorsa e ogni animale contano. Ogni risorsa non utilizzata comporta un costo e nell’industria delle uova oltre 7 miliardi di pulcini maschi di un giorno vengono soppressi dopo la schiusa, senza alcun beneficio economico, rendendo la produzione di uova una questione sia etica che economica.
Paesi come la Germania e la Francia hanno già vietato l’abbattimento dei pulcini maschi, e la pressione normativa sta crescendo anche in altri mercati, come quello italiano. Oltre alla legislazione, un altro fattore trainante è la crescente consapevolezza dei consumatori, dei ristoranti e dei rivenditori alimentari, che prestano sempre più attenzione alla sostenibilità e al benessere animale, non solo nell’Unione Europea, dove oltre il 20% delle galline ovaiole è già sessato in ovo
Sessaggio in ovo con CHEGGY, un passo avanti
In seguito all’installazione di dodici macchine in Europa, sono entrate in funzione negli Stati Uniti nel dicembre 2024 le prime CHEGGY, che permettono il sessaggio
regolare in due incubatoi situati in Iowa e in Texas. Le prime uova da galline sessate sono già disponibili nei supermercati, rispondendo alla crescente domanda degli ultimi anni, per cui il 64% dei consumatori statunitensi è favorevole all’adozione del sessaggio in ovo da parte dell’industria delle uova.
Richieste simili stanno emergendo in Brasile in modo ancora più marcato: un recente sondaggio ha evidenziato un forte disagio verso le attuali pratiche dell’industria e il 76% degli intervistati ritiene che l’industria debba trovare una soluzione alternativa. Una volta spiegato il concetto, il 72% dei partecipanti si è dichiarato favorevole all’adozione delle tecnologie di sessaggio in ovo. Questo sondaggio, che mostra un grande interesse della popolazione brasiliana per il sessaggio delle uova, indica che grandi produttori come
il Brasile rappresentano un mercato significativo per questa tecnologia: per questo motivo è attualmente in costruzione una macchina a Nova Granada, in Brasile.
CHEGGY oggi rende possibile determinare quali uova sono adatte alla produzione di galline ovaiole precocemente, durante l’incubazione, a vantaggio di allevatori, produttori e consumatori brasiliani.
La tecnologia CHEGGY
La tecnologia CHEGGY è stata sviluppata da Agri Advanced Technologies (AAT). Utilizzando un sistema all’avanguardia come l’analisi iperspettrale per determinare il sesso dell’embrione senza penetrare il guscio, il metodo non invasivo riduce il rischio di infezioni o altre complicazioni, garantendo un’elevata percentuale di schiusa senza la necessità di un surplus di uova da incubare, un vantaggio significativo rispetto ai metodi biochimici.
La tecnologia consente l’ispezione e la selezione affidabile fino a un numero di 25.000 uova all’ora, con un’accuratezza media superiore al 97%. CHEGGY è quindi la tecnologia più veloce del suo genere e consente un’implementazione scalabile ed efficiente negli incubatoi industriali. Da un lato, le uova incubate devono essere rimosse dagli incubatori solo per un breve periodo, il che minimizza le perdite di schiusa; dall’altro, è possibile gestire grandi volumi, tipici degli incubatoi commerciali, senza interferire con il normale processo operativo. Non sono necessari turni extra né lavoro notturno o festivo.
Rispetto ad altri macchinari per il sessaggio in ovo, CHEGGY occupa solo 15 m², il che ne consente l’installazione in quasi tutti gli incubatoi senza dover apportare modifiche strutturali importanti. Inoltre il processo puramente ottico, che combina immagini da telecamere iperspettrali con software e algoritmi
di valutazione specializzati, si distingue per il basso consumo energetico e per i ridotti costi operativi, con un impatto positivo anche sul prezzo finale per il consumatore, rappresentando il miglior sistema della sua categoria.
Un investimento con vantaggi strategici
Un ulteriore vantaggio è la capacità di rilevare le uova non fecondate, che non solo massimizza l’uso della capacità di incubazione, ma consente anche un risparmio energetico aggiuntivo, rendendo l’intero processo produttivo ancora più ecologico ed efficiente, aspetto fondamentale per le aziende orientate alla sostenibilità e all’ottimizzazione dei processi.
La crescente attenzione al benessere animale fa sì che i consumatori siano disposti a pagare un piccolo sovrapprezzo per uova prodotte in modo rispettoso degli animali. Certificazioni come Certified Humane o Approved Hatchery Operations rendono possibile giustificare il sovrapprezzo delle uova di pochi centesimi a dozzina, senza comprometterne la competitività. Tale sovrapprezzo marginale rappresenta un contributo giustificato da un considerevole valore etico aggiunto. Adottando le tecnologie in ovo, oggi le aziende si preparano in modo ottimale alle sfide normative di domani. Le uova sessate con CHEGGY rappresentano non solo un’innovazione tecnica, ma anche un’opportunità economica per posizionarsi come pionieri dell’avicoltura sostenibile.
Il prossimo passo per un’industria delle uova innovativa, CHEGGY lo sta già rendendo realtà.
www.cheggy.com
◗ SPECIALE SESSAGGIO IN OVO
NECTRA OVOSEX1, LA TECNOLOGIA PER IL SESSAGGIO
IN OVO DELLE OVAIOLE BRUNE
NECTRA è un leader mondiale nella produzione di impianti automatizzati per incubatoi, che offre soluzioni complete per la gestione e l’analisi delle uova fertili e degli embrioni fino alla schiusa dei pulcini. Per rispondere alle crescenti esigenze in materia di benessere animale e prevenire l’eliminazione dei pulcini maschi, NECTRA ha sviluppato la macchina OVOSEX1.
➤ Dr. Ephrem Adjanohoun, NECTRA
OVOSEX1
È una macchina per il sessaggio in ovo estremamente compatta (1,3 m di larghezza, 3,5 m di lunghezza e 1,9 m di altezza, vedi Foto 1) che è in grado di determinare il sesso degli embrioni all’interno delle uova senza aprire o danneggiare il guscio, tramite un processo totalmente non invasivo.
Questa tecnologia proprietaria analizza le differenze fenotipiche tra embrioni maschi e femmine attraverso il guscio, senza necessità di forare l’uovo. Il guscio resta quindi integro, evitando rischi di contaminazione batterica e mantenendo intatta la vitalità e la schiudibilità dell’embrione.
La OVOSEX1 garantisce un’elevata accuratezza ed è leader nel settore, identificando le uova femmina con una precisione superiore al 97% e fino al 99%, a condizione che l’impianto sia ben gestito. In configurazioni specifiche, può garantire il 100% di assenza di uova maschili tra quelle selezionate come femmine.
★ Foto 1: la macchina per il sessaggio in ovo
NECTRA OVOSEX1
La tecnologia è destinata alle ovaiole brune e ha dimostrato performance affidabili su Novobrown e altre tre razze commerciali. Il sessaggio avviene tra il 13° e il 14° giorno di incubazione, in piena conformità con le normative europee attualmente in vigore in Francia e Germania dal gennaio 2023, nel rispetto dei limiti legali previsti. Le future generazioni della OVOSEX1 saranno in grado di effettuare il sessaggio ancora prima, intorno al 12° giorno o anche prima, grazie ai progressi tecnologici e genetici in corso.
Oltre a distinguere tra embrioni maschi e femmine, la macchina è in grado di rilevare e separare le uova non fecondate e gli embrioni morti: tutte le uova indesiderate (comprese quelle maschili) sono rimosse da un sistema automatico. Poiché la tecnologia è non invasiva e il guscio rimane integro durante il processo, ogni categoria di uovo può essere destinata ad altri usi o riciclata:
• le uova chiare, non fecondate, possono essere trasformate in mangime ad alto valore aggiunto per animali;
• le uova maschio, ancora intatte, possono essere destinate al consumo animale o umano in determinati mercati.
Vantaggi principali rispetto ad altre tecnologie
1. Elevata velocità operativa
Nonostante le dimensioni compatte, una sola macchina OVOSEX1 può processare fino a 30.000 uova/ora, analizzando fino a 400 uova contemporaneamente. Questo la rende compatibile con la maggior parte delle configurazioni presenti negli incubatoi. Sono inoltre disponibili versioni speciali a velocità superiore.
★ Foto 2: OVOSEX1 seleziona le uova direttamente sui vassoi
2. Basso fabbisogno di manodopera e riduzione del rischio
Il sessaggio avviene direttamente sui vassoi di incubazione senza necessità di rimuovere le uova: questo riduce i costi di manodopera, evita danni da manipolazione e minimizza il rischio di contaminazione. Al contrario, molte tecnologie concorrenti richiedono la rimozione delle uova, aumentando la possibilità di microfratture e infezioni batteriche.
La OVOSEX1 rappresenta un’innovazione notevole proprio perché opera direttamente sui vassoi (vedi Foto 2 e 3), riducendo spazio occupato, manodopera, rischi di contaminazione e mantenendo l’integrità del guscio e la schiudibilità.
3. Bassi costi operativi
L’unione tra alta velocità, design compatto, tecnologia non invasiva e funzionamento sui vassoi rende la OVOSEX1 una delle soluzioni più economiche per il sessaggio in ovo attualmente sul mercato. Secondo NECTRA, i costi di esercizio possono essere da 1 a 3 volte inferiori rispetto alle tecnologie concorrenti.
Grazie alle sue caratteristiche uniche, la OVOSEX1 è ideale per incubatoi che allevano ovaiole brune e cercano una soluzione di sessaggio economica, efficiente e facile da integrare con altri processi NECTRA (Foto 4). È anche adatta ad affiancare tecnologie di sessaggio multiple per usi diversi o fasi differenti dell’incubazione.
Altre attrezzature NECTRA
Per completare l’esperienza d’uso della OVOSEX1, NECTRA ha sviluppato due dispositivi complementari.
1. SMART (tecnologia brevettata di riempimento vassoi di incubazione)
Dopo il sessaggio, la rimozione delle uova maschio e non vitali lascia i vassoi di incubazione parzialmente vuoti. Il sistema SMART unisce due vassoi semivuoti in uno solo pieno, in un solo passaggio e senza far rotolare le uova, preservando la vitalità embrionale.
La tecnologia SMART ha ricevuto due importanti
★ Foto 3: la rimozione automatica delle uova di maschi lascia sui vassoi solo uova di femmine
riconoscimenti: il Silver Award al concorso EuroTier 2021 e un premio all’evento SPACE 2022 in Francia. Lo stesso sistema può essere utilizzato anche durante la pesatura delle uova dei pulcini da carne (vedi Foto 5).
2. Dispositivo di raccolta delle uova maschio
Sistema specializzato per raccogliere e “mettere a riposo” le uova maschio scartate in modo indolore e con guscio integro, permettendone il riutilizzo in altri settori industriali o applicazioni.
★ Foto 4: OVOSEX1 è integrata in un sistema completamente automatico di sessaggio in ovo
Prospettive future
NECTRA continua a investire nella ricerca e sviluppo. Le innovazioni future includono:
• sessaggio in ovo a uno stadio ancora più precoce (entro i primi giorni di incubazione) per ovaiole brune e bianche;
• sessaggio automatizzato tramite piumaggio allo stadio di pulcino di un giorno, rivolto in particolare al settore broiler.
www.nectra-com.fr
RIVOLUZIONARE
L’AVICOLTURA: LA TECNOLOGIA
ETICA BASATA SULL’IA DI ORBEM
Orbem ha sviluppato una soluzione innovativa per affrontare una delle sfide etiche ed economiche più rilevanti dell’industria avicola globale: l’eliminazione dei pulcini maschi di un giorno delle razze ovaiole. La tecnologia di Orbem offre un metodo accurato, scalabile e privo di contatto per la determinazione del sesso in ovo, consentendo agli incubatoi di operare in modo più etico ed efficiente.
La tecnologia non invasiva di Orbem rende i centri di incubazione pronti per il futuro
Genus Focus, la nostra soluzione per la determinazione del sesso in ovo, combina due tecnologie d’avanguardia: la Risonanza Magnetica (MRI) e l’intelligenza artificiale (IA).
• Risonanza Magnetica (MRI) – Utilizzata da decenni nella medicina umana per la sua sicurezza e precisione, la MRI permette di generare un’immagine ad alta risoluzione
dell’interno dell’uovo. E questo processo avviene in modo del tutto contactless: non impiega radiazioni né richiede la penetrazione del guscio, il che significa che l’embrione non viene toccato, stressato o danneggiato in alcun modo. • Intelligenza artificiale (IA) – La nostra piattaforma proprietaria di IA rappresenta il “cervello” del sistema. Addestrata su un enorme set di dati contenente milioni di scansioni MRI, l’IA analizza in tempo reale ogni nuova immagine per rilevare marcatori biologici specifici del sesso all’interno dell’embrione in via di sviluppo. È in grado di prendere una decisione con altissima precisione in un solo secondo. Inoltre, poiché la nostra IA apprende da
ogni nuova scansione, la soluzione migliora continuamente grazie al potere del Machine Learning. Il processo è completamente automatizzato: le uova scorrono su un nastro trasportatore attraverso lo scanner Genus Focus. Dopo la scansione e l’analisi IA di un secondo, il sistema smista automaticamente le uova: quelle identificate come maschili vengono immediatamente rimosse dal processo di incubazione e possono essere reimpiegate per altri scopi.
Principali vantaggi della tecnologia
Orbem
Orbem offre una gamma completa di benefici che spaziano dall’etica all’economia fino al benessere animale.
1. Integrità etica e benessere animale
La completa eliminazione della necessità di abbattere i pulcini maschi consente ai centri di incubazione di conformarsi alle normative sul benessere animale, come il Tierschutzgesetz (la legge tedesca sul benessere animale), e di soddisfare la crescente domanda dei consumatori per alimenti prodotti in modo etico.
2. Maggiore qualità e performance dei pulcini
Un vantaggio fondamentale riportato dai nostri partner è la qualità superiore dei pulcini nati femmina. Poiché il processo Orbem è privo di stress, non incide negativamente sullo sviluppo embrionale; il risultato sono pulcini più robusti, sani e vitali. I nostri partner registrano tassi di mortalità più bassi nelle prime settimane cruciali di crescita, migliorando così le performance complessive dell’allevamento.
3. Analisi basate sui dati
Il sistema Genus Focus è anche uno strumento di raccolta dati: fornisce informazioni preziose su tassi di fertilità
e altri parametri qualitativi, offrendo ai responsabili dei centri di incubazione una visione dettagliata per ottimizzare i processi di selezione e incubazione. La nostra tecnologia di imaging consente inoltre di raccogliere una vasta gamma di dati dall’interno dell’uovo, permettendo applicazioni che vanno oltre la determinazione del sesso in ovo, come l’identificazione precoce dello stato di fertilizzazione o la fenotipizzazione.
4. Efficienza economica e operativa La nostra soluzione offre notevoli vantaggi operativi. Identificando e rimuovendo le uova maschili (prima del giorno 12 di incubazione), gli incubatoi risparmiano risorse importanti, come spazio in incubatrice e costi successivi per vaccinazioni o sessaggio manuale. Il sistema automatizzato ad alta velocità si integra perfettamente nei flussi di lavoro esistenti, aumentando produttività ed efficienza e rendendo le operazioni più sostenibili.
In sintesi, la tecnologia Orbem rappresenta una soluzione completa che unisce responsabilità etica e redditività economica. Essa permette ai centri di incubazione di costruire un futuro più sostenibile, efficiente e umano per la produzione avicola.
www.orbem.ai
SELEGGT, LO STANDARD PER PORRE
FINE ALL'ABBATTIMENTO DEI PULCINI MASCHI
Ogni anno, fino a sette miliardi di pulcini maschi nel mondo vengono eliminati dopo la schiusa, poiché non sono adatti né alla produzione di uova né a quella di carne. SELEGGT, che è di proprietà di Respeggt Group, mira a porre fine a questa pratica offrendo una soluzione sostenibile ed etica attraverso la sua innovativa tecnologia di sessaggio in ovo, che identifica il sesso delle uova da cova a partire dall’ottavo giorno di incubazione. Questo approccio garantisce una produzione di uova più responsabile e sostenibile, mantenendo al contempo l’efficienza del settore.
SELEGGT, leader affermato nel sessaggio in ovo delle uova da cova, deve la sua reputazione a una tecnologia unica e comprovata basata sul DNA, rinomata per la sua precisione eccezionale.
Fondata inizialmente come joint venture con il gruppo retail tedesco REWE, che ne ha sostenuto lo sviluppo iniziale, SELEGGT fa parte di HatchTech Group e ha sede nei Paesi Bassi.
La sua tecnologia rivoluzionaria consente agli incubatoi di porre fine all’inutile abbattimento dei pulcini maschi, producendo oltre 20 milioni di pulcine all’anno.
Prestazioni ai vertici del mercato
Le soluzioni SELEGGT sono al vertice del mercato per accuratezza, resa in pulcine e versatilità operativa.
La loro tecnologia di sessaggio in ovo basata sul DNA stabilisce i più alti standard del settore ed è attualmente il metodo più affidabile ed efficiente per sapere con certezza cosa c’è dentro l’uovo, poiché il DNA semplicemente non mente.
Il test del DNA ha un’accuratezza superiore al 99%, identificando in modo affidabile il sesso dell’embrione. Di conseguenza, circa il 49% delle uova che entrano nel sistema viene identificato come femmina. L’ampia finestra operativa, a partire dall’ottavo giorno di incubazione, unita a un processo in gran parte automatizzato, garantisce efficienza e flessibilità nella pianificazione. Il sistema è compatibile con tutte le linee genetiche, funzionando senza problemi sia con ovaiole bianche che brune,
ed è completamente automatizzato per ottimizzare la produttività operativa.
La tecnologia SELEGGT
Il successo di SELEGGT risiede nella sua tecnologia. Per adempiere al proprio impegno verso il “Free of Chick Culling” (l’eliminazione della selezione dei pulcini), SELEGGT ha investito tempo e risorse significativi nello sviluppo di un metodo rivoluzionario di sessaggio in ovo. Questa tecnologia brevettata utilizza tecniche all’avanguardia per distinguere tra embrioni maschi e
femmine prima della schiusa. Identificando con precisione e rimuovendo precocemente le uova maschili, elimina la necessità di abbattimento, permettendo un approccio più umano ed etico alla produzione di uova.
Ciò che distingue SELEGGT dai suoi concorrenti è l’uso del test PCR e dell’analisi del DNA – attualmente il metodo più preciso disponibile per determinare il sesso di un uovo da cova. I marcatori genetici rilevanti vengono identificati in un campione di liquido allantoideo.
Compatibilità globale e innovazione
continua
Progettato per una compatibilità globale, il sistema SELEGGT si integra facilmente negli incubatoi senza richiedere infrastrutture speciali o modifiche. Questa flessibilità lo rende un’opzione scalabile per i produttori in diverse regioni. A oggi, la tecnologia è stata adottata in paesi come Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Stati Uniti. Guardando al futuro, SELEGGT resta impegnata nella ricerca e nello sviluppo continui, con l’obiettivo di diventare parte integrante delle operazioni automatizzate negli incubatoi.
L’azienda crede fermamente che il sessaggio in ovo si integrerà sempre più con l’automazione standard degli incubatoi, poiché scartare metà degli animali nati vivi non è una pratica sostenibile nel lungo periodo. Oggi, le attrezzature per il sessaggio in ovo si sono già affermate nei flussi di lavoro degli incubatoi moderni. Oltre ai benefici
etici e ambientali, la tecnologia migliora anche l’efficienza operativa: la rimozione di circa il 51% delle uova a metà dell’incubazione libera capacità dell’incubatoio e ottimizza l’uso delle risorse.
Inoltre, lavorare esclusivamente con pulcine apre nuove possibilità per il settore delle ovaiole, allineando pratiche sostenibili con la redditività economica. L’approccio di SELEGGT è un esempio di come l’innovazione possa guidare allo stesso tempo il progresso etico e la produttività nel settore avicolo.
www.respeggt.com
PARTE PRIMA
MICOTOSSINE
Le micotossine sono metaboliti secondari prodotti da alcune specie dei generi Aspergillus, Penicillium, Fusarium, Claviceps e Alternaria che crescono su differenti tipologie di cereali normalmente inclusi nelle diete avicole.
Questi metaboliti sono di solito i prodotti di una risposta adattiva a determinate condizioni ambientali (Pitt, 2000) durante la crescita delle colture, il raccolto, lo stoccaggio, il trasporto, la lavorazione dei cereali e persino nelle mangiatoie degli animali, conseguenza di scarse condizioni igieniche.
La contaminazione da micotossine degli ingredienti nei mangimi per avicoli è di notevole preoccupazione perché potrebbero essere potenzialmente tossici per gli umani e gli animali e potrebbero portare a importanti perdite economiche.
Attualmente sono riportati più di 500 metaboliti secondari, tra cui aflatossine, ocratossine, tricoteceni, fumonisine, zearalenone, patulina, citrinina e alcaloidi dell’ergot rappresentano i più rilevanti per umani e animali.
La loro tossicità può variare considerevolmente anche all’interno dello stesso gruppo strutturale e l’effetto potrebbe non essere dovuto alle tossine stesse ma ai loro metaboliti e a possibili effetti sinergici in caso di contaminazioni multiple, sempre più comuni.
Fusarium verticillioides, F. proliferatum, F. moniliforme
Fusarium graminearum, F. culmorum
F. crookwellense
Aspergillus terreus, A. carneus, A. niveus
Penicillium verrucosum, P. citrinum, P. expansum
Claviceps purpurea, C. fusiformis, C. paspali
Tabella 1. Muffe produttrici di micotossine
Descrizione
Aflatossine
Il maggior rappresentante è l’aflatossina B1 risultando l’unico gruppo di micotossine chiaramente identificato come cancerogeno per gli umani. Le aflatossine sono tossiche per il fegato, immunosoppressive, epatocancerogene, teratogene e mutagene.
Nelle ovaiole gli effetti di un’esposizione alle A.F. sono dose-dipendenti, risultando in una diminuzione della deposizione e un peggioramento della qualità delle uova ed è stato riportato un aumento della suscettibilità alle salmonellosi, alla candida e alla coccidiosi (Pier et al., 1980; Wyatt, 1991; Celik et al., 1996; Keçeci et al., 1998; Oliveira et al., 2002).
Il trasferimento dell’aflatossina B1 nelle uova è stato scoperto nelle galline esposte ad alte concentrazioni nel mangime. Nelle galline ovaiole è raccomandabile un livello massimo di 20 ppb.
Ocratossine
La più rappresentativa è l’ocratossina A (OTA) che può essere presente in quasi tutti i cereali. È principalmente rinvenuta nel mais, nell’orzo, nell’avena, nel riso, nel grano e nei prodotti oleosi, particolarmente se stoccati in un ambiente ad alto grado di umidità.
L’OTA è principalmente prodotta dopo il raccolto, che rappresenta quindi la fase principale per la contaminazione. Diversi studi hanno rivelato gli effetti tossici dell’OTA sul sistema immunitario e sul sistema nervoso. È stato anche riportato un effetto nefrotossico dose-dipendente.
Nelle galline ovaiole è stata associata a una riduzione dei consumi di mangime, in concomitanza a un aumento del consumo d’acqua e una riduzione della deposizione.
Il massimo livello tollerabile nelle galline ovaiole è di 1000 ppb (Bohm, 1992), mentre il massimo livello consigliabile nel mangime dovrebbe essere inferiore a 250 ppb.
Tricoteceni
Più di 100 composti sono conosciuti come tricoteceni; i più prevalenti sono il DON (deossinivalenolo, anche conosciuto come vomitossina), il nivalenolo (NIV), il 4,15-diacetossiscirpenolo (DAS), la tossina T-2 e l’idrossi-T-2 (HT-2).
I tricoteceni sono prodotti da Fusarium sp., che può essere rilevato in molti cereali durante il raccolto e lo stoccaggio. L’acido fusarico, spesso presente nei cereali, aumenta la tossicità dei tricoteceni attraverso un meccanismo sinergico. Scudamore e Livesey, 1998.
Gli effetti principali sono aumento del consumo di mangime/rifiuto (Burditt, 1993), scarso accrescimento, problematiche nella riproduzione, bassa risposta immunitaria, alterate funzioni intestinali e può influenzare anche le membrane cellulari.
I livelli massimi proposti nel mangime sono di 1000-1500 ppb e di 150 ppm di T2 per un rischio medio.
1,7±0,03a 1,4±0,05b 1,2±0,03c
0,9±0,04d 0 ppm 5 ppm 10 ppm 20 ppm
▲ Figura 1. Effetti del diacetossiscirpenolo (DAS) sul consumo di mangime giornaliero dei riproduttori pesanti. Brake et al., 2000
MICOTOSSINE 2025
Fumonisine
Le fumonisine (FB1, FB2, FB3) sono principalmente presenti nei cereali, con l’F1 che risulta la più presente nelle materie prime (mais e grano) e nel mangime.
I semi oleosi e i loro sottoprodotti possono essere contaminati a prescindere dal fatto che essi possano essere parzialmente distrutti durante il processo d’estrazione dell’olio e successivamente distrutti durante la lavorazione.
Gli effetti principali osservati sono epatotossicità, immunomodulazione, genotossicità e danni al sistema nervoso centrale.
La sintesi di sfingolipidi a livello cellulare può essere interrotta (EU 2006/576). Possono essere osservati effetti sulle performance e sulla mortalità dai 20 ppm nel mangime.
Zearalenone
Lo zearalenone (ZEN) è prodotto da diverse specie di Fusarium presenti principalmente nel mais e nei suoi sottoprodotti, ma anche in piccole quantità nel sorgo, orzo, grano e avena.
Si trova normalmente negli ambienti da clima temperato a caldo.
Lo ZEN e alcuni dei suoi metaboliti sono caratterizzati da un’elevata attività estrogenica, ragione per cui sono stati associati a diversi disordini riproduttivi.
Per controllare la contaminazione nel mangime è stato proposto un livello massimo di 500 ppb.
Alcaloidi dell’ergot
Gli alcaloidi dell’ergot (EA) sono micotossine prodotte dalla Clavyceps purpurea, maggiormente presente nella segale, nel triticale e nel grano.
La Commissione Europea ha stabilito un livello massimo di 1000 mg/kg di Segale cornuta (C. purpurea) nel mangime, mentre negli Stati Uniti il grano contenente lo 0,05% (500 mg/kg) di ergot è classificato come ‘ergotinico’.
L’ergotismo negli avicoli si presenta con diminuzione dell’attività spontanea, riduzione di mangime ingerito, della crescita e della produzione di uova, spesso accompagnati da diarrea.
Vesciche e ulcere si sviluppano sul becco, sulle creste, sui bargigli e sulle dita, inoltre i bargigli e le creste possono atrofizzarsi e sfigurarsi. Gli avicoli più giovani sono più sensibili (Hoerr, 2019).
Micotossine “emergenti” e “mascherate”
Assieme alle note micotossine, già regolamentate in alcuni Paesi, AFB1, DON, ZEN, T-2, OTA, e FBs, durante l’ultimo decennio lo sviluppo della cromatografia liquida in contemporanea ai metodi di spettrometria di massa (LC-MS/MS) hanno permesso lo screening di un più largo numero di micotossine nelle materie prime e nei mangimi per avicoli, chiamate micotossine “emergenti”.
MICOTOSSINE 2025
▲ Figura 2. Riduzione di mangime e acqua ingeriti a causa di una contaminazione da T2. Burditt et al., 1983
Le micotossine “emergenti” includono le micotossine da Fusarium (acido fusarico, enniatina, beauveravicina e moniliformina) e le micotossine da Alternaria (alternariolo monometil etere, alternariolo e acido tenuazonico) che non sono state regolamentate, nonostante studi in vitro che descrivono effetti genotossici, immunomodulatori e tossici per l’apparato riproduttore (Prosperini et al., 2013; Çelik et al., 2009,2010; Fleck et al., 2012, 2016).
Inoltre, un altro gruppo di micotossine che è emerso recentemente come un importante co-contaminante negli ingredienti dei mangimi è costituito da coniugati derivati vegetali chiamati micotossine “mascherate”, inclusi il glucosio-3-deossinivalenolo, il glucosio3-nivalenolo, il glucosio-14-zearalenolo, il glucosio-14- α -zearalenolo, il glucosio-14β -zearalenolo, il glucosio-3-tossina-T-2 e il glucosio-3-tossina-HT-2 (Lolawole et al., 2020) .
Disclaimer
Questo articolo, tratto da Tool Box Lohmann, rimane di proprietà di LOHMANN BREEDERS. Non è possibile copiarne o distribuirne alcuna parte senza previo consenso scritto di LOHMANN BREEDERS.
Tradotto da Gianluca Selva, ALI LOHMANN, Distributore LOHMANN BREEDERS in Italia.
Per ulteriori informazioni e altri articoli visitare il sito: www.lohmann-breeders.com o contattare direttamente: LOHMANN BREEDERS GMBH Am Seedeich 9 – 11 - 27472 Cuxhaven / Germania E-mail: info@lohmann-breeders.com
L’INDUSTRIA CANADESE
DELLE UOVA
Il Canada occupa una posizione unica fra i paesi produttori di uova perché dagli anni ‘70 ha adottato un sistema di gestione che assicura la fornitura di cibo di alta qualità alla popolazione, garantendo al contempo risultati operativi positivi per tutte le aziende agricole e le aziende coinvolte nella catena di approvvigionamento. Nonostante le critiche al sistema, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, il Canada lo ha mantenuto. Questo articolo indaga sul sistema di gestione della fornitura e sulla sua applicazione, usando come esempio l’evoluzione della produzione delle uova fra 2019 e 2023.
➤ Hans-Wilhelm Windhorst Professore Emerito presso l’Università di Vechta, Germania
Gestione degli approvvigionamenti:
cos’è?
La gestione degli approvvigionamenti è stata introdotta negli anni ’70 con l’obiettivo di controllare la quantità e il prezzo di una varietà di prodotti alimentari. Ciò è avvenuto a seguito della volatilità dei prezzi del latte negli anni ’60, che causò gravi problemi economici agli allevatori di bestiame da latte. Furono proprio questi ultimi a rivolgersi al governo, chiedendo misure per regolare i livelli di produzione, i prezzi di mercato e le importazioni, in modo da garantire una produzione redditizia. Dopo aver valutato i pro e i contro, la base legale del sistema venne istituita nel 1972 con l’Agricultural Products Agencies Act
Il ministero federale dell’Agricoltura e del Settore Agroalimentare del Canada (Agriculture and Agri-Food Canada) supervisiona sia la Canadian Dairy Commission che il Farm Products Council of Canada, il quale è responsabile per uova, carne di pollo e di tacchino. Il consiglio nazionale per il mercato delle uova, Egg Farmers of Canada, fu istituito nel 1972; negli anni successivi furono creati consigli simili per la carne di pollo e tacchino e per le uova da cova.
■ Tabella 1 – Evoluzione del numero delle galline ovaiole e della produzione di uova in Canada tra 2019 e 2023 (fonte: Statistics Canada)
L’obiettivo del sistema di gestione degli approvvigionamenti è di garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari, assicurando al contempo un risultato operativo positivo per tutti gli elementi coinvolti nella filiera (Muirhead, 2016).
Poco dopo la sua introduzione, il sistema fu criticato perché rendeva difficile ai produttori esteri entrare nel mercato: poiché le quote di produzione assegnate agli allevamenti garantivano l’approvvigionamento completo, le importazioni non erano necessarie. I reclami presentati all’OECD
■ Tabella 2 – Percentuale delle province rispetto alla popolazione in Canada (2023), al numero di aziende produttrici di uova e alla dimensione media degli allevamenti di galline ovaiole (2024) (fonte: Statistics of Canada; Egg Farmers of Canada, Annual Report 2024)
Provincia Quota (%) della popolazione
Aziende produttrici di uova
Alberta
Manitoba
Saskatchewan
Nuova Scozia
Nuovo Brunswick
Isola Pr. Ed
Terranova*
* e Labrador ** la somma potrebbe non coincidere con il totale a causa degli arrotondamenti
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) contro il sistema non furono fruttuosi, così come il tentativo del presidente Trump di escludere il Canada durante la rinegoziazione del NAFTA nel suo primo mandato. Anche nel nuovo accordo commerciale (USMCA), il Canada ha mantenuto il diritto di applicare il sistema di gestione degli approvvigionamenti.
Nel 2024 1.270 allevamenti di galline ovaiole sono stati integrati nel sistema.
Il numero di galline ovaiole e della produzione di uova continua a crescere
Il numero di galline ovaiole in Canada è passato da 33,5 milioni a 35,6 milioni tra il 2019 e il 2023, con un aumento, quindi, del 6,2%. Nello stesso periodo, la produzione di uova è cresciuta del 7,5% (Tabella 1). Il tasso di crescita più elevato della produzione di uova è stato il risultato della media migliorata delle performance di deposizione delle galline.
L’aumento relativo è stato più marcato tra il 2021 e il 2022 rispetto agli altri anni. Ciò riflette l’incremento della domanda di uova durante la pandemia di Covid-19: siccome i ristoranti sono stati chiusi, si è ridotto il consumo fuori casa ed è invece aumentato il consumo domestico.
Grandi differenze nelle dimensioni medie degli allevamenti
La Tabella 2 mostra come il numero di aziende agricole integrate nel sistema di gestione degli approvvigionamenti sia distribuito in modo molto disomogeneo tra le singole province. Questa distribuzione riflette la dimensione e la densità della popolazione, la vicinanza ai centri urbani e la disponibilità di materie prime per la produzione di mangimi. Le differenze nelle dimensioni medie degli allevamenti sono notevoli. Le aziende agricole di Terranova e Labrador e dei Territori del Nord-Ovest presentano i valori più elevati, seguite da quelle della Nuova Scozia e del Nuovo Brunswick, che sono situate nei pressi di aree urbane. Anche in queste province le dimensioni degli allevamenti risultano ben oltre la media nazionale; in termini di produzione, infatti, sono orientate al rifornimento della popolazione locale e delle grandi città del Québec e di Montréal. Le province centrali del Manitoba e del Saskatchewan, invece, registrano le dimensioni più ridotte. Alberta e Columbia Britannica mostrano un equilibrio maggiore tra popolazione e numero di allevamenti: le dimensioni di un allevamento in Alberta sono simili a quelle delle pianure orientali, mentre quelle della Columbia Britannica superano leggermente la media nazionale.
La Figura 1 confronta le quote provinciali di aziende produttrici di uova e di galline ovaiole. L’Ontario e il Québec rappresentavano nel 2023 il 51,4% delle aziende e il 58,5% delle galline ovaiole. Al contrario, le tre province atlantiche di Nuova Scozia, Nuovo Brunswick e Terranova e Labrador rappresentavano solo il 3,7% delle aziende, ma il 6,6% delle galline ovaiole, a causa della maggiore dimensione media degli allevamenti.
Quote di produzione e produzione di uova
Il Farm Products Council of Canada stabilisce le quote di produzione consentite per ciascuna provincia per l’anno successivo, dopodiché le province stesse ripartiscono le
quote tra le singole aziende. Il prezzo che l’allevatore riceve per ogni uovo consegnato è basato sulla quota assegnata e, se questa viene superata, le uova eccedenti devono essere vendute al prezzo di mercato, che solitamente non
▲ Figura 2 – Percentuale delle province canadesi rispetto ai limiti delle quote federali di produzione e alla produzione di uova nel 2023 (elaborazione grafica: A.S. Kauer basata sull’Egg Farmers of Canada, Annual Report 2023)
▲ Figura 1 – Percentuale delle province canadesi rispetto al numero di allevamenti di ovaiole e alla quantità di galline ovaiole nel 2023 (elaborazione grafica: A.S. Kauer, basata sull’Egg Farmers of Canada, Annual Report 2023)
è conveniente: motivo per cui gli agricoltori cercano di non superarla. Tuttavia, in caso di carenza nell’offerta di mercato, ad esempio a causa di un’epidemia di influenza aviaria, può risultare vantaggioso esportare sul mercato mondiale.
La Tabella 3 mostra che sei province hanno superato la quota assegnata, mentre le altre hanno prodotto meno del consentito. In termini di quantità, i produttori dell’Ontario hanno ecceduto di 687 milioni di uova. Il superamento relativo più alto si è registrato nel Nuovo Brunswick (138,8%). La Figura 2 mostra la quota provinciale rispetto alla produzione effettiva. Queste quote possono essere superate se situazioni del mercato straordinarie lo rendono necessario. Ad esempio, i gravi focolai di influenza aviaria nel 2023 hanno causato carenze di approvvigionamento. Fino a ottobre 2023, il virus ad alta patogenicità era presente in 319 allevamenti, e 7,8 milioni di volatili sono morti o stati abbattuti per prevenzione. Gli allevamenti hanno potuto sfruttare una quota aggiuntiva di 480 milioni di uova, prevista per tali situazioni. Inoltre, uova e derivati sono stati importati dagli Stati Uniti per garantire l’approvvigionamento alla popolazione.
Sfide e prospettive
Oltre alla minaccia in corso del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità nei gruppi di galline ovaiole, il settore canadese delle uova si trova ad affrontare altre sfide: i cambiamenti dei sistemi di allevamento delle galline ovaiole, le richieste per una produzione più sostenibile e le critiche continue al sistema di gestione degli approvvigionamenti. Il comparto canadese è quindi impegnato in un processo di cambiamento dei sistemi di allevamento. La Tabella 4 mostra che, tra il 2019 e il
■ Tabella 3 – Quota consentita, produzione di uova e utilizzo della quota nelle province canadesi nel 2023 (fonte: Egg Farmers of Canada; Annual Report 2023)
Provincia Quota Produzione Utilizzo (%)
Ontario
Québec
Columbia Br.
Alberta
Manitoba
Saskatchewan
Nuova Scozia
Nuovo Brunswick
Terranova*
Isola Pr. Ed
Territori del NE
■ Tabella 4 – Cambiamenti nei sistemi di allevamento delle galline ovaiole in Canada tra il 2019 e il 2024; dati in %
Sistema di allevamento 2019 2022 2024
Gabbie convenzionali
Gabbie arricchite
A terra All’aperto
2024, l’allevamento in gabbie convenzionali diminuirà drasticamente e solo il 43,3% delle galline sarà ancora allevato in tali sistemi. I piccoli aviari rappresentano il 36,9%, ma ciò significa che l’80,2% delle galline sarà ancora allevato in sistemi di allevamento controversi. L’allevamento a terra, dominante nell’Unione Europea, detiene una quota minore (13,5%) in Canada e lo stesso vale per l’allevamento all’aperto, che difficilmente aumenterà in futuro per il rischio di contagio da uccelli
■ Tabella 5 – Focolai di influenza aviaria e perdite di capi in Canada tra gennaio 2022 e marzo 2025 (fonte: Canadian Food Inspection Agency)
Provincia Allevamenti infettati Perdite animali
Columbia Br.
Alberta
Ontario
Québec
Saskatchewan
Manitoba
Nuova Scozia
selvatici. L’allevamento biologico resta stabile tra il 4,8% e il 5,2%.
Il primo focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità si è verificato in Nuova Scozia nel gennaio 2002. Nei mesi successivi sono stati infettati allevamenti in tutte le province: perdite significative sono state registrate in Columbia Britannica, Alberta e Manitoba, mentre negli anni successivi le maggiori perdite si sono concentrate soprattutto nella Columbia Britannica e nelle province delle praterie. È degno di nota che nelle province atlantiche si siano registrati, invece, pochi nuovi casi. Esiste una stretta correlazione tra le rotte migratorie degli uccelli selvatici e i focolai negli allevamenti, non a caso la rotta del Pacifico è stata la più attiva negli ultimi anni (Tabella 5) e il carattere ciclico dei focolai è confermato anche dalla Figura 3, che mostra parallelismi con le infezioni di influenza aviaria negli Stati Uniti (Windhorst 2023, 2024).
Le gravi perdite economiche nel 2022, nel 2023 e alla fine del 2024 hanno riacceso il dibattito sulla prevenzione vaccinale contro il virus. Tra l’altro, poiché il Canada non è un grande esportatore di carne avicola, al contrario degli USA, la vaccinazione potrebbe essere introdotta più facilmente. Negli Stati Uniti, infatti, la prevenzione vaccinale è finora fallita a causa dell’opposizione dei grandi centri di macellazione, poiché potrebbe portare a un enorme calo nelle esportazioni.
Totale Commerciali Totale Commerciali
Un’altra sfida è adattare il sistema di gestione delle forniture alla crescita della popolazione. Tra il 2019 e il 2023 la popolazione canadese è passata da 37,2 a 38,8 milioni e si prevede un ulteriore aumento a 39,6 milioni entro il 2025. La popolazione sta crescendo di circa 400.000 persone all’anno: 140.000 per crescita naturale e 260.000 per immigrazione. La domanda sta quindi aumentando di circa 100 milioni di uova all’anno e potrebbe aumentare ulteriormente se anche il consumo pro capite dovesse crescere ancora. Questo sviluppo deve essere preso in considerazione adeguando la quota di produzione e la sua distribuzione tra le singole province. Sarà necessario un aumento annuale di 335.000 galline, con una produzione media di 298 uova per gallina all’anno.
La Tabella 6 mostra la modifica dell’assegnazione delle quote per il 2024 e il 2025 rispetto al 2023. Per soddisfare la domanda di mercato prevista, la quota consentita per il 2025 aumenterà di 1,67 miliardi di uova, cioè del 17,6%, rispetto al 2023. Ontario e Québec rappresenteranno la metà di questo aumento. La variazione relativa tra le province sarà notevole. Il tasso di crescita più elevato è stimato per
▲ Figura 3 – Focolai di influenza aviaria negli allevamenti di ovaiole in Canada e perdite animali tra gennaio 2022 e marzo 2025 (elaborazione grafica: A.S. Kauer basata sull’Egg Farmers of Canada, Annual Report 2023)
l’Alberta (22,5%), mentre il più basso per Terranova e Labrador (4,5%).
Nel 2024, l’Egg Farmers of Canada ha avviato un’iniziativa per contribuire a migliorare le condizioni di allevamento delle galline ovaiole, modificando il Code of Practice for the Care and Handling of Pullets and Laying Hens (Codice di condotta per la cura e la gestione di pollastre e galline ovaiole) al fine di riflettere le nuove conoscenze scientifiche. L’iniziativa mira anche a ridurre l’impatto ambientale della produzione di galline ovaiole e a raggiungere emissioni nette zero di gas serra entro il 2050. Nel 2022 invece, è stato intrapreso un passo per proteggere il sistema di gestione degli approvvigionamenti, mediante una legge che vieterebbe al governo di concludere accordi commerciali che consentano un aumento della quota tariffaria per le importazioni di uova o una riduzione dei dazi sulle uova importate oltre la quota corrente. Il disegno di legge è stato presentato alla Camera dei Comuni (House of Commons) nel giugno 2022 ed è stato approvato nel giugno 2023. Il Senato ha discusso il disegno di legge, ma non ha ancora preso una decisione. La sua approvazione sarebbe significativa non solo per l’industria avicola, ma anche per gli allevatori di bestiame da latte e per la produzione lattiero-casearia. Chi critica il disegno di legge sostiene, tuttavia, che una tale frammentazione del mercato potrebbe non essere nell’interesse dei consumatori, poiché ridurrebbe, o addirittura eliminerebbe, la concorrenza. Nel complesso, comunque, circa il 90% dei canadesi sostiene il sistema di gestione degli approvvigionamenti, poiché garantisce prodotti nazionali di alta qualità e prezzi di mercato stabili.
Muirhead, B.: Under Siege: Supply Management as Threatened Paradigm. Ottawa 2016. https://www.nfu.ca/ wp-content/uploads/2018/05/2015nfu46-Bruce-Muirhead-presentation. pdf
Statistics Canada: Production and Disposition of Eggs, Annual. https://www150.statcan.gc.ca/t1/tbl1/ en/tv.action?pid=3210011901. (Ultimo accesso: 25. 8.2025)
The Regulatory Research Institute of Canada (RRI) (Ed.): Egg Market Gets New 2025 Federal Limits. https://rricanada.org/2025/01/16/egg-market-getsnew-2025-federal-limits. (Ultimo accesso: 27.3.2025).
Wikipedia: Dairy and Poultry Supply Management in Canada. https://en.wikipedia.org/wiki/Dairy_and_ poultry_supply_management_in_Canada. (Ultimo accesso: 25.3.2025)
Windhorst, H.-W.: 2022 war Vieles anders. Eine Dokumentation und Analyse des AI-Seuchenzuges in den USA. In: Fleischwirtschaft 103 (2023), n. 4, p. 42-46. Windhorst, H.-W.: Dritter Seuchenzug in den USA. In: DGS Magazin für die Geflügelwirtschaft 76 (2024), n. 9, p. 34-37.
■ Tabella 6 – Variazioni nei limiti della quota federale tra il 2023 e il 2025; dati in milioni di uova (fonte: Egg Farmers of Canada, Annual Reports 2023 e 2024; RRI Canada)
* e Labrador
DALL’ALLEVAMENTO AL CLOUD: COME I BIG DATA
RIVOLUZIONANO L’AVICOLTURA
Nei prossimi decenni, l’aumento della domanda di carne e uova richiederà una produzione avicola più efficiente e sostenibile, a causa di sfide ambientali, sanitarie e normative. In questo contesto, i big data e le tecnologie digitali offrono strumenti fondamentali per monitorare gli animali, prevenire problemi e ottimizzare le decisioni gestionali. Tecnologie come sensori avanzati, intelligenza artificiale e genomica permettono di migliorare il benessere animale, la produttività e la biosicurezza. L’integrazione di questi strumenti favorirà un sistema produttivo più sicuro, sostenibile e orientato alla salute pubblica.
➤ Giovanni Franzo
Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute (MAPS), Università di Padova
Viale dell’Università 16, Legnaro, PD, 35020, Italia
Introduzione
L’agricoltura riveste un ruolo fondamentale nell’economia globale, e la pressione su questo settore continuerà ad aumentare parallelamente alla crescita della popolazione mondiale. Entro il 2050, si prevede che la domanda di carne di pollame raddoppierà, mentre quella di uova aumenterà del 40%, rappresentando una fonte importante di proteine economiche e di alta qualità. Oltre all’allevamento industriale, la produzione di pollame su piccola scala, soprattutto nei contesti rurali, può contribuire in modo significativo alla riduzione della povertà, fornendo reddito e sicurezza alimentare alle famiglie.
Tuttavia, questo incremento nella domanda pone anche sfide complesse: inquinamento, erosione del suolo, competizione tra alimentazione umana e animale, benessere degli animali, limitazioni all’uso di antibiotici e crescita del rischio di malattie infettive e zoonosi. Queste problematiche, reali o percepite, pongono limiti alla possibilità di espandere ulteriormente i modelli di allevamento tradizionali. Una delle risposte più efficaci consiste nel migliorare l’efficienza produttiva, sfruttando la raccolta, l’integrazione e l’analisi tempestiva di grandi
quantità di dati. Il concetto di big data è spesso descritto tramite le “3 V”: volume (quantità), velocità (rapidità di generazione) e varietà (diversità delle fonti e dei tipi di dati).
Tecnologie emergenti come i sensori, il cloud computing, il machine learning (ML) e l’intelligenza artificiale (IA) stanno trasformando numerosi settori, inclusa la zootecnia. Sebbene la raccolta dei dati sia già diffusa in molte realtà agricole, persiste un certo scetticismo, cui non fa eccezione l’ambito dell’avicoltura. Tuttavia, proprio per la sua struttura standardizzata e altamente integrata a livello globale, l’allevamento avicolo offre condizioni ideali per l’adozione di nuove tecnologie digitali.
Negli ultimi anni, molti allevatori hanno avuto accesso a tecnologie fino a poco tempo fa impensabili, come internet ad alta velocità, smartphone e sistemi di calcolo economici. Nonostante ciò, le strategie per l’integrazione e l’analisi dei big data sono ancora in fase embrionale. Sensori come telecamere, termocamere, microfoni, accelerometri, Radio-Frequency Identification (RFID) e altri strumenti possono generare enormi quantità di dati. Questi possono essere elaborati da algoritmi avanzati di IA e ML per rilevare, prevedere e segnalare eventi anomali in allevamento.
In questo testo, ci si concentrerà sulla raccolta e l’applicazione dei dati comportamentali e produttivi degli animali, nonché sui dati genetici dei microrganismi e dei loro ospiti, elementi fondamentali per l’innovazione sostenibile nel settore avicolo.
Big data nella produzione avicola: applicazioni e
gestione
dei dati
Nel contesto dell’espansione della produzione avicola, i big data stanno rivoluzionando la gestione degli allevamenti grazie alla raccolta e all’elaborazione automatica di grandi volumi di informazioni. L’agricoltura di precisione, e in particolare l’allevamento di precisione, utilizza sensori e tecnologie intelligenti per acquisire dati ambientali e comportamentali al fine di migliorare il benessere animale e l’efficienza produttiva. In allevamenti intensivi, variabili ambientali come temperatura, umidità, qualità della lettiera e concentrazione di gas sono fondamentali per prevenire situazioni di stress negli animali, migliorando la produttività e riducendo la mortalità.
Tecnologie come i sensori acustici permettono di monitorare vocalizzazioni anomale nei polli, rilevando i pattern di assunzione di alimento o condizioni ambientali non ottimali. Questi strumenti si sono dimostrati efficaci anche per l’identificazione precoce di infezioni, come quelle causate dal virus della bronchite infettiva o dell’influenza aviaria. Allo stesso modo, i sensori dell’aria possono rilevare composti volatili correlati alla coccidiosi, permettendo interventi tempestivi.
Anche l’acquisizione automatica di immagini contribuisce alla sorveglianza del benessere animale: software come Eyenamic e tecniche di optical flow sono utilizzati per analizzare i movimenti dei polli e identificare problemi come zoppie o infezioni da Campylobacter. Le immagini termiche a infrarossi sono impiegate per monitorare la temperatura corporea e rilevare condizioni di stress termico o alterazioni fisiologiche, legate a patologie localizzate quali lesioni podali, o rialzi febbrili in caso di infezione. Tali tecnologie non invasive possono essere applicate su larga scala e rappresentano strumenti preziosi per la sicurezza alimentare e la salute pubblica. Inoltre, l'utilizzo di sensori di posizione e sistemi GPS consente di monitorare in tempo reale la movimentazione di oggetti, personale e mezzi sia all'interno che tra diversi allevamenti, migliorando la tracciabilità, la gestione logistica e l'applicazione delle misure di biosicurezza. Per supportare questa mole di dati, è necessario disporre di infrastrutture adeguate alla loro gestione. L’Internet delle Cose (IoT) permette la connessione tra dispositivi intelligenti, consentendo l’automazione dei processi e facilitando il monitoraggio remoto. Tuttavia, i tradizionali modelli statistici sono spesso inadeguati per l’analisi di big data ed è per questo che stanno prendendo piede tecniche di machine learning (ML) e deep learning (DL). Questi metodi, estremamente flessibili, permettono di includere una grande numero di variabili nei loro modelli, valutando pattern complessi e non lineari. Nonostante la percezione di opacità di questi strumenti,
la loro validazione empirica attraverso test su dati indipendenti garantisce un’elevata affidabilità. Questo approccio consente di trasformare i dati raccolti in sistemi di classificazione, predittivi delle dinamiche future e di allerta precoce per i produttori, migliorando la capacità di prevenzione delle malattie, riducendo i costi e aumentando la produttività. In sintesi, l’integrazione tra big data, IA e sensoristica offre nuove opportunità per una gestione più sostenibile, efficiente e attenta al benessere e alla salute animale.
Uso del sequenziamento in avicoltura
Negli ultimi anni, il sequenziamento genomico ha rivoluzionato l’approccio all’epidemiologia molecolare dei patogeni, fornendo strumenti potenti per comprendere in profondità le dinamiche di diffusione delle malattie infettive. Attraverso l’analisi dei genomi microbici, è oggi possibile identificare link epidemiologici tra focolai apparentemente indipendenti, ricostruendo la catena di trasmissione e individuando l’origine comune di un’infezione. Inoltre, confrontando le sequenze virali o batteriche prima e dopo l’adozione di specifiche misure di controllo, quali la vaccinazione, è possibile valutare l’efficacia degli interventi e monitorare l’eventuale insorgenza di varianti resistenti, adattative o in grado di evadere la risposta immunitaria.
L’uso del sequenziamento consente anche di identificare i determinanti genetici associati alla trasmissibilità, alla virulenza o alla resistenza antimicrobica e alla crossprotezione fra ceppi, fornendo dati essenziali per costruire modelli predittivi della diffusione e dell’evoluzione dei patogeni. In parallelo, le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (Next Generation Sequencing, NGS) permettono di spingersi oltre i soli patogeni noti, aprendo la strada alla scoperta di nuovi microrganismi attraverso approcci metagenomici. In particolare, in presenza di sindromi infettive non spiegate da patogeni convenzionali, il sequenziamento diretto da campione clinico può rivelare nuovi agenti eziologici, espandendo le conoscenze in ambito diagnostico e patogenetico. Un altro campo in rapida espansione è lo studio del microbioma, ovvero della comunità microbica che colonizza ospiti e ambienti. Tramite queste analisi, è possibile caratterizzare la composizione e le funzioni del microbioma, monitorarne le variazioni in relazione a condizioni patologiche, trattamenti, diete o fattori ambientali, e comprenderne il ruolo nella salute e nella malattia. Infine, il sequenziamento dell’intero genoma (WGS) e del trascrittoma forniscono informazioni di altissimo dettaglio, fondamentali per studi di espressione genica e per comprendere la fisiologia dell’ospite e la sua risposta a diverse condizioni. Tecnologie più recenti, come il single-cell RNA sequencing, permettono
addirittura di analizzare il profilo trascrizionale a livello di singola cellula, rivelando eterogeneità cellulari invisibili agli approcci tradizionali e offrendo una visione rivoluzionaria della biologia dei tessuti, delle infezioni e delle risposte immunitarie.
Criticità e sfide per il futuro
Nonostante i numerosi vantaggi offerti dall’analisi dei big data, dai sistemi integrati di sensori e dall’impiego di algoritmi di apprendimento automatico, permangono alcuni punti critici e sfide che non possono essere trascurati. Una delle principali problematiche riguarda la proprietà, l’uso e la privacy dei dati raccolti. Grandi quantità di informazioni generate da dispositivi e servizi tecnologici vengono archiviate su server remoti, spesso monetizzate da grandi aziende per scopi commerciali. Alcune multinazionali potrebbero vendere i dati raccolti dagli allevatori, generando tensioni tra questi ultimi e i fornitori di servizi, con il rischio di ostacolare o rallentare l’adozione delle tecnologie in ambito agricolo. In parallelo, l’efficacia di queste tecnologie non è garantita ovunque e in qualsiasi condizione. Molti allevatori, soprattutto quelli attivi in contesti marginali o con risorse limitate, possono trovarsi impossibilitati ad accedere o adottare le innovazioni, a causa di barriere economiche, sociali o strutturali. Un aspetto importante e spesso trascurato riguarda infatti il potenziale impatto delle tecnologie digitali sull’equità sociale: è fondamentale evitare che queste innovazioni amplifichino ulteriormente le disuguaglianze già esistenti nel settore agricolo.
Un altro nodo critico è rappresentato dalla commercializzazione prematura di tecnologie non ancora validate adeguatamente. Diverse aziende vengono accusate di aver utilizzato gli allevatori come "tester", vendendo dispositivi o soluzioni in fase sperimentale, senza una reale dimostrazione di efficacia. Gli errori associati all’uso di tecnologie immature possono generare danni economici importanti e compromettere la fiducia negli operatori.
Particolarmente delicato è anche il tema della condivisione dei dati genomici e dei metadati associati alle malattie infettive. La maggior parte degli allevatori e delle aziende avicole è restia a diffondere tali informazioni, temendo ripercussioni legali o svantaggi competitivi. Anche le aziende farmaceutiche e i laboratori diagnostici, pur raccogliendo regolarmente dati, spesso non li condividono per mantenere un vantaggio strategico. Più preoccupante ancora è la mancata condivisione da parte di enti pubblici e centri di ricerca, i quali spesso trattengono i dati per difendere la propria priorità scientifica. Tuttavia, la disponibilità di sequenze e metadati di qualità è fondamentale per comprendere la diffusione delle malattie infettive, valutare l’efficacia delle
strategie di controllo e proteggere la salute pubblica. È pertanto auspicabile promuovere la condivisione dei dati attraverso sistemi che garantiscano l’anonimato, ma che allo stesso tempo forniscano report chiari e utili, capaci di restituire valore agli stessi allevatori e aziende che mettono a disposizione i propri dati. Solo attraverso una gestione trasparente e collaborativa delle informazioni si potrà garantire un reale beneficio collettivo per la salute animale, umana e ambientale.
Conclusioni
Nonostante permangano ancora molte incognite, limiti e interrogativi aperti, la collaborazione tra intelligenza artificiale e operatori umani nel settore zootecnico, sebbene possa inizialmente suscitare timori e richieda un significativo adattamento da parte degli allevatori e del personale coinvolto, presenta vantaggi complessivi indiscutibili. Il timore è legato alla necessità di acquisire nuove competenze, affrontare sfide inedite e ridefinire ruoli e responsabilità; tuttavia, l’evoluzione in atto promette di rivoluzionare positivamente la produzione animale.
Nonostante i progressi ottenuti, persistono alcune criticità legate alla scarsa standardizzazione e alla limitata
propensione, da parte di aziende e operatori, a partecipare a una condivisione strutturata e globale dei dati produttivi e molecolari. Questo freno rischia di rallentare i benefici dell’innovazione tecnologica. Tuttavia, con il progressivo aumento della digitalizzazione nelle aziende zootecniche, l’impiego di tecnologie di intelligenza artificiale e di sensori sarà destinato a crescere, giocando un ruolo chiave nell’identificazione di pattern e nella risoluzione di problemi complessi, contribuendo così a migliorare la redditività e la competitività del settore.
In particolare, la capacità di integrare dati eterogenei – dai dati di campo a quelli commerciali, dai parametri climatici a quelli relativi all’attività umana – rappresenterà un elemento centrale nello sviluppo di modelli predittivi. Tali modelli non si limiteranno più a rilevare la presenza di malattie o anomalie, ma potranno anticiparle, permettendo interventi tempestivi e mirati.
L’incremento dell’accessibilità a sensori, infrastrutture digitali e strumenti per la raccolta, archiviazione e analisi dei big data, unitamente all’adozione di standard aperti e all’integrazione con approcci di epidemiologia molecolare, costituisce una strategia promettente per affrontare una delle sfide più urgenti: produrre alimenti di maggiore qualità, più salubri, in quantità crescenti e con modalità sostenibili. In tal modo sarà possibile non
solo tutelare gli ecosistemi fisici e le risorse naturali, ma anche promuovere in modo sinergico il benessere e la salute degli animali e dell’uomo.
Letture consigliate
Aruwa, C. E., Pillay, C., Nyaga, M. M., & Sabiu, S. (2021). Poultry gut health – microbiome functions, environmental impacts, microbiome engineering and advancements in characterization technologies. Journal of Animal Science and Biotechnology, 12(1). https://doi.org/10.1186/S40104-021-00640-9
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Boodhoo, N., Shoja Doost, J., & Sharif, S. (2024). Biosensors for Monitoring, Detecting, and Tracking Dissemination of Poultry-Borne Bacterial Pathogens Along the Poultry Value Chain: A Review. In Animals (Vol. 14, Issue 21). Multidisciplinary Digital Publishing Institute (MDPI).
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Deblais, L., Kathayat, D., Helmy, Y. A., Closs, G., & Rajashekara, G. (2020). Translating “big data”: Better understanding of host-pathogen interactions to control bacterial foodborne pathogens in poultry. Animal Health Research Reviews, 21(1), 15–35. https://doi.org/10.1017/S1466252319000124
Franzo, G., Legnardi, M., Faustini, G., Tucciarone, C. M., & Cecchinato, M. (2023). When Everything Becomes Bigger: Big Data for Big Poultry Production. Animals, 13(11). https://doi.org/10.3390/ani13111804
Olejnik, K., Popiela, E., & Opaliński, S. (2022). Emerging Precision Management Methods in Poultry Sector. In Agriculture (Switzerland) (Vol. 12, Issue 5). MDPI. https://doi.org/10.3390/agriculture12050718
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Wolfert, S., Ge, L., Verdouw, C., & Bogaardt, M. J. (2017). Big Data in Smart Farming – A review. Agricultural Systems, 153, 69–80.
https://doi.org/10.1016/j.agsy.2017.01.023
SCARTI DI
RICCI DI MARE COME FONTE ALTERNATIVA DI CALCIO PER GALLINE OVAIOLE
In Italia si pescano ogni anno varie tonnellate di ricci di mare, ma solo le gonadi vengono utilizzate, mentre il resto, ricco di carbonato di calcio, viene scartato. Uno studio dell’Università degli Studi di Milano ha valutato il potenziale di questi residui come fonte alternativa di calcio nella dieta di galline ovaiole. I risultati dimostrano che l’inclusione di calcio derivante dai ricci di mare non compromette né la produzione né la qualità delle uova, migliorando alcuni parametri di benessere animale. Un approccio promettente per una zootecnia più sostenibile e circolare.
➤ Francesca Leone
Dottoressa in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali, dottoranda in Scienze Ambientali
Introduzione
Nel Mar Mediterraneo ogni anno vengono raccolte tra le 3.000 e le 3.500 tonnellate di ricci di mare della specie Paracentrotus lividus per il consumo alimentare (FAO, 2017; Stefansson et al., 2017). L’Italia è il principale consumatore a livello europeo, con circa 30 milioni di esemplari prelevati annualmente in natura (Guala et al., 2018). Tuttavia, vengono consumate solo le gonadi, che rappresentano circa il 10–30% del peso totale dell’animale, mentre la parte restante, costituita principalmente dallo scheletro (teca e spine), viene scartata (Marzorati et al., 2021). Come evidenziato da alcuni ricercatori, questo tipo di smaltimento non è né sostenibile dal punto di vista ambientale, né economicamente vantaggioso (Garau et al., 2012). Considerando che le teche e le spine dei ricci di mare contengono elevate quantità di minerali, essendo costituite da carbonato di calcio sotto forma di calcite con una significativa percentuale di carbonato di magnesio (Varkoulis et al., 2020), è possibile ipotizzarne
■ Tabella 1 – Formulazione delle diete dei due gruppi oggetto di studio.
■ Tabella 2 – Composizione analitica delle diete dei due gruppi oggetto di studio.
l’inclusione in formulazioni alternative per galline ovaiole, che necessitano di elevate quantità di questi minerali per la produzione delle uova. Il calcio è infatti uno dei minerali più importanti nella dieta delle galline, in quanto essenziale per il metabolismo, lo sviluppo osseo e la formazione del guscio, che è a sua volta costituito per il 94–97% da carbonato di calcio organizzato in cristalli di calcite (Kristl et al., 2019). Il magnesio, presente nel guscio sotto forma di carbonato di magnesio, è il secondo minerale più abbondante, essenziale per la resistenza e lo spessore del guscio (Kim et al., 2013). Normalmente, la principale fonte di calcio nei mangimi è di origine non biogenica, proveniente da rocce calcaree, ma la sua biodisponibilità e la sua digeribilità sono variabili (Cufadar et al., 2011). Al contrario, negli ultimi anni, i minerali di origine biogenica si sono dimostrati più biodisponibili e utilizzabili a dosi inferiori, in quanto vengono assorbiti e trattenuti più efficacemente dagli animali, con una conseguente riduzione dell’escrezione minerale in ambiente (Webster et al., 2004).
Studio sperimentale
Seguendo il concetto di economia circolare, per cui uno scarto ritorna a essere una risorsa, alcuni ricercatori dell’Università degli studi di Milano hanno valutato l’utilizzo del calcio proveniente dai ricci di mare nella dieta di galline ovaiole, in sostituzione al calcio di origine calcarea. Per lo studio sono stati raccolti 400 kg di scarti da piccole imprese di trasformazione e ristoranti situati in Sardegna, Sicilia e Puglia. Dopo un trattamento termico a 80 °C per 30 minuti con successiva macinazione, il composto è stato incluso nei pellet per galline, che rappresenteranno il gruppo trattato. Inoltre, è stata fatta una dieta commerciale isonutritiva per il gruppo controllo. Le due formulazioni ottenute contenevano livelli simili di calcio (≈3,9%), come riportato dalle Tabelle 1 e 2 Lo studio ha coinvolto 128 galline Hy-Line Brown, allevate dalla 19° alla 52° settimana di vita, nelle quali sono stati valutati parametri produttivi, qualità delle uova e benessere animale. I due gruppi non hanno
mostrato differenze significative nella produzione e nella dimensione delle uova (categoria M), tuttavia le galline che ricevevano il calcio derivante dal riccio di mare hanno registrato una percentuale inferiore di uova di scarto (2,10% contro 2,38%), suggerendo un effetto positivo del calcio di origine biogenica. Inoltre, le uova prodotte dal gruppo trattato presentavano gusci più spessi (media: 0,38 mm vs 0,36 mm), come riportato nel grafico della Figura 1. Nonostante lo spessore maggiore, la resistenza alla rottura e l’ultrastruttura del guscio non differivano tra i due gruppi. L’assenza di differenze rappresenta un ottimo risultato per la natura dello studio, in quanto indica la possibile sostituzione del calcio derivante dalle rocce calcaree con quello derivante dalle teche e dalle spine dei ricci di mare. È stato valutato anche il benessere animale attraverso il protocollo Welfare Quality®, in quanto una carenza o uno squilibrio minerale della dieta può condurre alla diffusione del feather pecking, fenomeno con eziologia multifattoriale per cui vengono beccate le piume dei compagni fino a giungere, in alcuni casi, al cannibalismo (Dixon, 2008).
In questo studio, le galline che ricevevano la dieta contenente il riccio di mare hanno evidenziato un minore numero di lesioni alla testa, dorso e coda, soprattutto nella fase finale del ciclo. Anche le condizioni dei cuscinetti plantari sono risultate migliori nel gruppo
trattato. Inoltre, per controllare il corretto utilizzo del calcio proveniente dalla dieta, e non dalla mobilizzazione ossea, sono state valutate la deviazione dello sterno secondo le linee guida del protocollo Welfare Quality® e la resistenza alla rottura della tibia, l’osso con la porzione più significativa di tessuto osseo midollare, da cui il calcio viene sequestrato per la formazione del guscio, se carente nella dieta o non disponibile (Bryden et al., 2021). Nessuna differenza significativa è stata riscontrata tra i due gruppi sperimentali, indicando un corretto assorbimento e utilizzo del calcio proveniente dai ricci di mare.
Conclusioni
Il recupero e la valorizzazione degli scarti di ricci di mare come fonte di calcio per l’alimentazione di galline ovaiole rappresenta una visione più moderna e sostenibile della zootecnia italiana. I risultati ottenuti in questo studio mostrano che la sostituzione del calcio derivante da rocce calcaree con calcio derivante da scarti di ricci di mare non compromette il benessere degli animali, né la produzione, né la qualità delle uova, ma ne migliora alcuni parametri. L’assenza di differenze tra i due gruppi di studio sottolinea una conferma di un’eventuale possibile sostituzione, anche se ulteriori studi e valutazioni sono necessari per validare questi risultati in differenti condizioni di allevamento e per valutarne l’efficacia a lungo termine su cicli produttivi più lunghi.
Tuttavia, questa ricerca apre la strada alla possibilità concreta di sviluppare una filiera di nicchia, più sostenibile, che trasforma uno scarto della pesca in una risorsa funzionale per l’allevamento avicolo.
Bibliografia
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▲ Figura 1 – Istogramma dello spessore del guscio dei due gruppi sperimentali
del guscio
Spessore
Riproduttori e Incubatoi
Riproduttori
MIXTA
TRAMOGGETTA
TACCHINI, ANATRE O CICLI MISTI
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