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Cesare Maria Casati

Miracolo a Torino

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anno prossimo si preannuncia di grande interesse per tutti noi che viviamo di design e di architettura, perché a Torino, unica città italiana baciata dalla fortuna, avverranno due avvenimenti culturali importanti e unici per il nostro Paese. Per un intero anno Torino diventerà la capitale mondiale del design sotto le insegne di World Design Capital, e alla fine di giugno organizzerà il convegno mondiale dell’UIA, Unione Internazionale degli Architetti. Due eventi che non devono coglierci impreparati davanti alle decine di migliaia di professionisti in arrivo da tutto il mondo e che costringeranno i progettisti italiani a sottoporsi all’attenzione e al necessario confronto internazionale. Col nostro piccolo potere e con il massimo interesse cercheremo, con le modalità che ci saranno concesse, di collaborare e orientare i contenuti dei numeri del 2008 ai temi internazionali del progetto. Certamente Torino ospiterà eventi e mostre di grande attualità, dove finalmente il design italiano – che tanta gloria acquistò nel passato e che attualmente risulta un po’ condizionato dai marketing aziendali, non riesce più a emettere gli stessi acuti “fuori dalle righe” che negli anni Sessanta gli permisero di inventare il “design made in Italy” – troverà forse la sua rinascita. Proprio quegli anni lontani furono quelli in cui noi, oggi pochi superstiti o meglio reduci di quella generazione, con aggressività e entusiasmo, riuscimmo a “plagiare” ditte e amici convincendoli a investire denaro e produrre “cose” di uso incerto, di materiali sconosciuti e di immagine spesso “pop”, lontane dalle leggi ergonomiche, ma cariche di creatività e talmente innovative da stupire il mondo intero. Chissà che oggi, dato che non si riesce più a trascurare la tradizione, le nuove generazioni di giovani progettisti non riescano, sull’onda di Torino, a riprendersi gli spazi che sono loro dovuti, ma non dati, per la costante timidezza della loro domanda, proponendo idee e progetti non compiacenti al mercato, ma finalmente adatti alla società che antropologicamente sta cambiando e necessita non solo di tecnologia, ma anche di spazi e forme che le permettano, come avvenne per noi, cinquanta anni fa, di sognare un futuro migliore. Oggi informatica, comunicazioni, gestione delle immagini e tante altre scoperte scientifiche anticipano quotidianamente il futuro nell’incoscienza generale; anche allora si sbarcava sulla luna, le radio erano tascabili, la televisione a colori, gli aerei a reazione, le materie plastiche ecc. anticipavano l’oggi, ma tutti speravamo e investivamo sugli anni 2000. Attenzione e propensione che dobbiamo ritrovare, e chissà che a Torino non avvenga veramente il miracolo.

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Miracle in Turin

ext year looks like being an extremely interesting time for all of us working in architecture and design because Turin, Italy’s only city to be blessed with good fortune, will be hosting two important and quite unique events for our country. For an entire year Turin will be the World Design Capital and, at the end of June, will be organising the UIA (International Union of Architects) world conference. Two events which will attract tens of thousands of people working in these sectors from all over the world, so Italian designers must be ready to be at the focus of attention and show that they are capable of measuring up to their international counterparts. Within our rather limited powers but with great interest we will strive, as far as we are allowed, to support and gauge our contents to international design issues throughout 2008. Turin will most certainly host cutting-edge events and exhibitions during which Italian design, which can boast such a glorious past but is currently rather over-affected by corporate marketing, will hopefully manage to swim out of the mainstream in the way it did back in the 1960s, which then led to the invention of so-called “design made in Italy”. Way back in those days we (us “veterans” who are still around) used all our enthusiasm and powers of persuasion to “brainwash” businesses and friends into investing money and manufacturing “things” of no obvious usage made of unknown materials and with a “Pop-style” look, a far cry from the laws of ergonomics but full of creativity and so innovative that they shocked the entire world. Who knows, may be now – seeing as tradition can no longer be ignored – the latest generations of young designers might ride on the crest of Turin’s wave and win back the realms that are rightfully theirs but denied them, due to the constant lack of any real demand, proposing ideas and projects that do not just cater for the market but are geared to an anthropologically changing market, which in addition to technology also needs spaces and forms that allow it, as was the case with us fifty years ago, to dream about a better future. Nowadays computer technology, communications, image management and lots of other scientific discoveries already point to the future in our collective psyche; just as back then moon landings, pocket radios, colour TVs, jet planes and the invention of plastics etc. directed our hopes, thoughts and investments towards the year 2000. The kind of attention and forward-thinking we need to rediscover, so may be a miracle really will happen in Turin.

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USA: giovane post-avanguardia di Christian R. Pongratz and Maria Rita Perbellini (www.pongratzperbellini.com)

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on l’intento di osservare da vicino l’impatto rivoluzionario dell’emegente tecnologia digitale sulla professione, abbiamo indagato la generazione di progettisti coinvolti già prima della fine dello scorso decennio in una pratica architettonica innovativa e computerizzata. Tutte le informazioni sono state raccolte in numerosi incontri personali avvenuti durante la nostra esperienza professionale negli Stati Uniti, in particolare a New York dalla metà degli anni Novanta, e hanno formato la base per un libro che abbiamo intitolato Natural born CaaDesigners (series “The Information Technology Revolution in Architecture”, Birkhauser Verlag, Basel Switzerland, February 2000). Il volume si concentra sul lavoro e i progetti di un gruppo selezionato di dieci giovani architetti americani: Karl Chu, Greg Lynn, Reiser+Umemoto, Nonchi Wang, Neil Denari, Diller+Scofidio, Winka Dubbeldam, Marcos Novak, Rashid+Couture (Asymptote) e Thomas Leeser. Tutti loro avevano sviluppato una metodologia di lavoro, che ne indicava l’abilità nella gestione degli strumenti digitali per un processo progettuale continuamente modificabile e in evoluzione. Si deve ricordare che all’inizio dell’era dei computer, l’utilizzo tipico della tecnologia digitale in architettura si limitava a replicare il modo tradizionale di disegnare, aumentando solo la velocità produttiva. Gli ultimi sviluppi, tuttavia, non sono stati più solo un mero “schiacciare i tasti” per migliorare l’impatto visivo o simulare le viste prospettiche e l’esperienza di camminare attraverso un edificio, ma hanno riconcenttualizzato tutti i processi e le fasi della disciplina. C’era la possibilità di un “uso creativo” delle tecniche digitali, che significa comprimere lo spazio e il tempo evolutivi in modo che si possano sviluppare spazialità architettoniche ibride e interconnesse. Ma tutta l’innovazione è generata dagli algoritmi dei processi computerizzati, che permettono di visualizzare organizzazioni complesse. E’ come concepire ciò che prima era impensabile, dalla geometria non-ortogonale, come le nuove forme topologiche costituite da molteplici variabili diverse, agli ambienti virtuali che emergono dai sistemi non-lineari. La molteplicità dei metodi e delle direzioni della ricerca della giovane post-avanguardia americana non può essere ridotta a uno stile o a un linguaggio nel senso tradizionale dell’architettura. Il tema di questo millennio, tuttavia, era più vicino a quello della forma vs la non-forma, o a ciò che Jeff Kipnis chiama “deformazione” vs “informazione”. In altre parole, la nozione di una “architettura inter-mediale”, sviluppata lungo due traiettorie principali. La prima porta verso un formalismo stimolato dalla tecnologia scientifica e computerizzata. In essa gli strumenti scelti per generare il progetto o le caratteristiche specifiche del processo generativo concepiscono sistemi topologici, lisci e morbidi, con un’enfasi sull’assemblaggio formale. L’uso di metodologie dinamiche nelle strategie progettuali adottate conduce a una nuova plasticità e a modelli di flessibilità pionieristici. La proliferazione di nuove forme in questo campo di indagine e di sperimentazione scaturisce da un processo che non solo è autonomo e talvolta imprevedibile, ma richiede alcune decisioni critiche sulle scelte da fare. L’effetto più importante di questo sviluppo di oggetti di natura virtuale è una ripetizione con variazione di illimitate generazioni di forme. L’altra traiettoria di ricerca emerge da una “alterità” non convenzionale, che ridefinisce lo spazio attraverso l’interfaccia dell’architettura e dei media. Un sempre maggior numero di architetti, liberati dalla stravaganza formale del complesso o dalla necessità del grande gesto, sono invece affascinati dall’indagine ravvicinata della cultura consumistica e dell’onnipresenza della tecnologia dell’informazione. Traggono ispirazione dalla proliferazione di immagini – attraverso il linguaggio grafico e le espressioni visive telematiche – della cultura contemporanea. Questo insieme eterogeneo di approcci rappresenta una ricerca di ipermedia vibranti, di tettoniche virtuali nel cyberspazio, di texture virtuali, di modalità di vita, di appiattimento dei sistemi codificati comuni. In tal senso, alcuni di loro mettono in discussione le gerarchie architettoniche tradizionali e i relativi presupposti condivisi. Trasformano le superfici e dissolvono forma e spazialità nei panorami mediatici e visivi. Rivedendo oggi quella situazione, si potrebbe affermare che gli sviluppi della tecnologia a partire dalla metà degli anni Novanta in poi – poiché la pubblicazione del libro Natural born CaaDesigners risale al 2000, hanno spinto la professione verso un profondo rinnovamento e che alcuni progettisti della generazione successiva non solo stanno continuando a rivoluzionare i processi progettuali digitali, ma anche il modo in cui organizzano e orientano il proprio lavoro. Innanzitutto, il processo progettuale si sta muovendo verso un nuova “manualità digitale” tattile, sperimentando un approccio funzionale basato sul digitale che tiene conto del tipo e delle caratteristiche dei materiali impiegati, fattori che entrambi modificano la forma originale del progetto. In secondo luogo, la tecnologia attuale dà all’architetto la possibilità di rivedere le tecnologie costruttive dei componenti di un edificio o le innovazioni produttive in altri settori, di trasferire tali tecniche e rinno-

vare il loro potenziale attraverso la propria abilità creativa e capacità di valutazione digitale tramite il software CAD-CAM. Il risultato è un grande interesse per l’avvicinamento di architetti e aziende produttrici attraverso una nuova strutturazione del lavoro, che inizia col ripensare il processo costruttivo introducendo le tecnologie informatiche costruttive (BIM-building information technologies) e mettendo insieme professionalità diverse in nome del “pensare e fare”. Spesso, la ricerca applicata alla professione, che origina da una collaborazione interdisciplinare fin dalle prime fasi del processo progettuale, ricadendo sulla recente scienza dei materiali e sulle tecnologie di produzione, è diretta verso l’innovazione costruttiva, dall’uso di materiali alle metodologie di assemblaggio idonee. Si sta verificando un’evoluzione grazie alla produzione digitale tridimensionale dei progetti, che porta alla realizzazione di componenti e materiali edilizi non convenzionali e altamente ingegnerizzati e complicati. Spesso è quando gli architetti guardano ad altre discipline che l’educazione creativa gioca a favore dell’innovazione, come si può vedere con l’introduzione nella professione delle tecnologie per la prototipazione rapida. Questo è un processo che consente la stampa di modelli tridimensionale e di parti di varie misure e materiali con la diminuzione dei costi. Inoltre, simula l’ufficio del futuro, poiché sostituisce il tradizionale laboratorio dei modelli con queste macchine piazzate sulla scrivania accanto alla tradizionale stampante 2D o nel vicino laboratorio di copia in 3D. Nel prossimo futuro, questi processi sono destinati a rivoluzionare il mercato edilizio, quando gli architetti saranno in grado di controllare la produzione di grandi componenti costruttive. Se allora si considera che l’attuale generazione ha imparato a costruire modelli master tridimensionali completi collegando direttamente tutti gli aspetti progettuali e ingegneristici ai fogli elettronici pronti per la costruzione e a facilitare le modifiche e il controllo degli errori, possiamo aspettarci una sostanziale riduzione dei tempi e dei costi e una maggiore qualità del prodotto architettonico e del processo costruttivo. Ma con tutta la tecnologia emergente, c’è anche una crescente e forte pressione politica verso la professione che spinge verso il ri-orientamento in termini di “sostenibilità”. Si richiede agli architetti di analizzare digitalmente ed elaborare i loro progetti utilizzando il modello costruttivo informatico durante ogni fase ponendo attenzione a vari temi, quali l’economia del lavoro di costruzione o la riduzione del consumo di materiali durante la realizzazione. Un altro aspetto importante nella riorganizzazione del modello di lavoro dell’architetto, della struttura dello studio, è il lavoro di gruppo in open-source imposto dagli effetti della globalizzazione. Poiché le opportunità architettoniche possono presentarsi in ogni continente, soprattutto nel medio e lontano Oriente, alcuni dei più giovani, e saggi, progettisti tecnologici cercano di ottenere possibili incarichi affidandosi a network di collaborazione a distanza on line attraverso la rete e all’outsourcing di specialisti. Alcuni dei progettisti presentati nel nostro libro, hanno fatto il salto verso il successo professionale, se non addirittura sono diventati star, negli ultimi sette anni, e tra questi possiamo citare Asymptote, Diller+Scofidio & Renfro, Dubbeldam, Lynn o Reiser+Umemoto, eppure i loro lavori differiscono parecchio gli uni dagli altri. In parte, hanno avuto successo grazie al loro profilo tecnologico, a un affinamento di capacità formatesi in anni di studio e di insegnamento nelle scuole di architettura americane, che in diversi casi si sono trasformate in marchi di fabbrica e strumenti di marketing. Numerose pubblicazioni in riviste di architettura, monografie, e mostre di grande richiamo pubblico, sia negli Stati Uniti sia all’estero, hanno stimolato l’interesse verso il loro lavoro. Ciò è risultato estremamente utile in un periodo in cui si sono aperti nuovi mercati, come la Cina o i Paesi arabi, che richiedevano opere di architettura paragonabili a “gioielli di design”. L’attuale processo costruttivo, confinato in una tradizione lavorativa sorpassata e limitante, che dà risultati insoddisfacenti, poiché il processo costruttivo è sempre più complesso e deve rispondere alle difficili richieste della committenza, non ha ancora la fluidità in cui desideriamo svolgere la nostra professione nel XXI secolo. Tuttavia, l’attuale tendenza, molto di moda, di “cercare forme” digitalmente, come quella del design parametrico, e gli sforzi di “fare fisicamente”, come dimostrano i risultati della costruzione digitale di pochi architetti, suggerisce una nuova pratica materiale dell’architettura. Bisogna ancora essere cauti, poiché la trasformazione rivoluzionaria della nostra disciplina conferisce nuovi ruoli e responsabilità a tutti gli attori in gioco nel sempre più ampio processo costruttivo. Abbiamo già assistito all’appropriazione di ampie fette di mercato da parte di altre figure professionali, come le aziende operanti nella gestione altamente tecnologizzata dei processi costruttivi, che stanno solo aspettando di allargare la propria competenza. Sta all’architetto promuovere e far crescere la domanda delle sue nuove capacità. Ha bisogno di provare che non solo può fornire servizi relativi al progetto basati su lavoro di un team interdisciplinare, ma che questi sono orientati a un prodotto di massa industrializzato e personalizzato, in grado di soddisfare i desideri, lo status e le circostanze personali dei consumatori. 230 l’ARCA 3


NaturalBornCaaDesigners by Christian R. Pongratz and Maria Rita Perbellini (www.pongratzperbellini.com)

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ith the intention to observe closely the emerging revolutionary impact of digital technology onto the profession, we investigated on a generation of designers involved already before the end of the last decade in an innovative, computerized practice of architecture. All of the information was accumulated through numerous personal encounters during our own practical experience in the US, particularly in New York since the mid-nineties, and formed the basis for a book which we titled Natural born CaaDesigners (series “The Information Technology Revolution in Architecture”, Birkhauser Verlag, Basel Switzerland, February 2000). It focuses on the work and projects of a selected group of 10 young American Architects: Karl Chu, Greg Lynn, Reiser+Umemoto, Nonchi Wang, Neil Denari, Diller+Scofidio, Winka Dubbeldam, Marcos Novak, Rashid+Couture (Asymptote) and Thomas Leeser. All of them had at the time developed a work methodology, which indicated a skilful mastering of the digital tools in a continually modifiable and evolving design process. We should remember, that in the early time of the computerized studio, the typical use of digital technology in architecture has been restricted to replicate traditional modes of drawings, just with faster production. The latest development was however no longer about “to just push buttons”, to enhance the visual impact or simulate perspectival views and experience walking through a building, but to reconceptualize all processes and phases of the discipline. There was the possibility of an “imaginative use” of digital techniques, which means to compress evolutionary space and time so that hybrid, interconnected architectural spatialities are able to develop. But all of the innovation is generated by the algorithms of the computational processes, which allow to visualize complex organizations. It is like to conceive the previously un-thinkable, from non-orthogonal geometry such as emergent topological forms constituted of multiple different variables to virtual environments that emerge from non-linear systems. The multiplicity of methods and directions of the young American post avant-garde’s exploration is irreducible to styles and languages in the traditional sense of architecture. The argument of this millenium however was more likely the issue of form versus formlessness, or what Jeff Kipnis calls “deformation” versus “information”. In other words, the notion of an “intermedial architecture”, developed along two major trajectories. The first, is leading towards formalism propelled by scientific and computational technology. Here, the instrumentalization chosen to generate the design or specific characteristics in the generative process conceives topological, smooth and soft systems with an emphasis on formal assembly. The use of dynamic methodologies in employed design strategies leads to a new plasticity and pioneering models of flexibility. The proliferation of new forms in this field of exploration and experimentation emerges from a process that is not purely autonomous and sometimes even unpredictable, but one that requires certain critical decisions on selection. The most important effect as a result of the growing virtual nature of the objects, is a repetition with variation of unlimited generations of forms. The other trajectory of the research stems from a non-conventional “otherness” that redefines space through the interface of architecture and media. An ever growing number of architects, freed from the formal extravagance of the complex or the grandiose gesture, are instead intrigued by the close exploration of consumer culture and the omnipresence of information technology. They take inspiration from contemporary culture’s proliferation of images through graphical language and telematic visual expressions. This heterogeneous group of approaches represents a search into vibrant hypermedia, or into virtual tectonics in cyberspace, into virtual textures, into our live-ness or into the flatness of corporate code-systems. In this sense, some of them question traditional architectural hierarchies along with its common assumptions. They transform architectural surfaces and dissolve form and spatiality within mediascapes and images. Looking back today, we would argue, that the advances in technology since the mid-90’s and even more so since the book publication of NbCaaDesigners in 2000, have pushed the profession towards a profound renewal and some of the next generation designers are not only continuing to revolutionize the digitally driven design process, but also the way how they organize and orient their practice. First, the design process is moving towards a new tactile “digital manuality”, experimenting between a digital based performance approach and the type and characteristics of materials employed, both effecting the original shape design. Then the current technology gives the architect the possibility to revisit building component fabrication technologies or

manufacturing advances in other professions, transfer those techniques and renew their potential through the architect’s creative digital craft and assessment via computer aided design software (CAD-CAM). As a result, there is a strong interest in closing the gap between architects and manufacturers through a new working structure, which starts to rethink the building process by embracing building information technologies (BIM) and joins our separate professions for “thinking and making”. Often, the applied research in the practice, which comes out of an interdisciplinary collaboration early on in the design process, reflecting on recent material science and manufacturing technologies, is directed towards building innovation from the use of materials to suitable assembly methodologies. There is an evolution taking place through the digital three-dimensional crafting of the design, which leads to a highly engineered and intricated appearance of the non- standard building components and materials. It is often when architects look into other fields that the creative education plays out towards innovation, as can be seen with the introduction of rapidprototyping technologies into the profession. It is a process, which allows the printing of three-dimensional models and parts of various sizes and materials at decreasing costs for the machine. This in turn simulates the office of the future, because it replaces the traditional studio model shop by placing these machines next to your 2d printer right on the table or in the next 3D copy shop. But in the near future, these processes are projected to revolutionize the building market when architects will be able to guide the output of large building components. If we then consider that the current generation is educated in building a fully three-dimensional data master model linking directly all design and engineering aspects to spreadsheets ready for fabrication and to facilitate changes and error control, we can expect a substantial time-cost reduction and higher quality of the architectural product and building process as a whole. But with all the emerging technology, there is also an emerging strong political pressure within the profession pushing towards a reorientation in terms of “sustainability”. It requires architects to digitally examine and benchmark their projects using the building information model during every phase with regard to various issues such as economies of labor in construction or to reduce material waste during production. Another important aspect in the reorganization of the architect’s practice model, the studio structure, is its open source team-play forced by effects of globalization. Since architectural opportunities may appear on every continent, particularly in the mid-east and far-east, some younger technology savy designers try to grasp possible commissions by deliberately networking, outsourcing labor to specialists and through distance online collaborations. Some of the featured designers in our book made the jump to a successful professional practice if not stardom during the past seven years, and among those we might mention Asymptote, Diller Scofidio & Renfro, Dubbeldam, Lynn or Reiser Umemoto, even so that their type of work differs quite a lot from each other. They succeeded in part because of their technological edge, an accumulation of skills formed in years of education and teaching at American Architecture schools, which in several cases were transformed into a brand like marketing instrument. Numerous publications in architecture journals, monographs and exhibitions with large public audience in the US and abroad stimulated widespread interest in their work. It seemed especially helpful at the times when several new markets opened up, like in China or Arabian countries, which demanded for architectural master works more like “design jewels”. The current building process confined to outdated and restricting working traditions, which typically still produces unsatisfactory outcomes, because the building process is increasingly complex and needs to serve challenging client demands, is not yet the seamless 21st century way we wish of doing our profession. However, the current fashionable trend in digital form finding, such as parametric design and the efforts in physical making, as the digital fabrication results of few architects show, suggest a new material practice of architecture. Still the profession needs to be cautious, since the revolutionary transformation of our practice gives rise to new roles and responsibilities open to all players and participants involved in the larger building process. We have seen already a big market share to be taken by other professionals such as progressive technology driven construction management firms, which just wait to enlarge their expertise. It is up to the architect to promote and raise the demand of his newly acquired skills. He needs to prove that he is not only providing custom design services based on an interdisciplinary team, but that these are also geared towards an industrial mass customized product, which is able to satisfy the insatiable quest for consumer desires, status and personal environments. 230 l’ARCA 5


di Maurizio Vogliazzo

Da decine e decine di anni il futuro delle città è uno dei temi che più ricorrono nella narrativa, in generale e certo non soltanto nella fantascienza, nelle scienze umane (nell’arco compreso fra Simmel e la cosiddetta Scuola di Chicago prende corpo la sociologia urbana), e anche nell’arte; oltre che ovviamente negli spazi sempre crescenti occupati dall’urbanistica e poi dal planning, fino a giungere all’attuale galassia delle cosiddette politiche urbane. Ma le sollecitazioni e le premonizioni più potenti rimangono quelle che provengono dai film senza interruzioni e a tutto campo, cioè da Metropolis a Le mani sulla città, tanto per fare un esempio fra i tanti possibili. Qui però il tratto di tempo che interessa di più è quello degli ultimi trent’anni, o giù di lì, quando la crisi degli abituali modelli urbani diviene sempre più palpabile e se ne incomincia a capire l’irreversibilità. E’ un film come 1997: fuga da New York, di John Carpenter, a riunire fulmineo in un sol colpo, in 99

minuti, la disperazione come destino, la morte di ogni possibile convivenza comunitaria se non come prigionia e coazione, la solitudine della ribellione, la sopraffazione ambientale. Molti diranno: soltanto ciarpame, sottoprodotti. Com’è difficile percepire, figurarsi poi accettare, la dimensione cento per cento pulp della condizione umana oggi (ci perdonerà Malraux!). Tant’è che pochi mesi dopo persino il celebratissimo Blade Runner (cult movie), preferirà declinare toni ben più morbidi, struggentemente acculturati. E non sempre l’architettura arriva dopo: non raramente anzi arriva prima. Alcune figurazioni e configurazioni (ma perché poi non chiamarle progetti?) prodotte nell’ambito della cosiddetta Architettura Radicale italiana fra la fine dei Sessanta e i primi Settanta del Novecento costituiscono, in tema di futuro delle città, vere e proprie illuminazioni. Poco più tardi il neonato OMA avrebbe sfornato sulla medesima scia prima Exodus, or The Voluntary Prisoners of Architecture,

poi The City of Captive World, The Pool, eccetera. Lavoro com’è noto coronato da Delirious New York (cult book). Anni precarpenteriani, ma molti film stavano già prefigurando situazioni metropolitane border, di catastrofe o sull’orlo, da L’inferno di cristallo a Black Sunday. COED (The City of Exacerbated Difference) e Junk City sono formulazioni molto più recenti e cool. Ma non si tratta poi sempre, in fondo, di nuovo, di una narrazione di questa dimensione cento per cento pulp della condizione umana oggi? Confermando ancora una volta la centralità del tema, questa consultazione a premi lanciata da The History Channel fra gli studi professionali delle rispettive città propone di configurare assetti possibili per New York City, Chicago e Los Angeles fra un secolo, esattamente nell’anno 2106. Fra i dieci progetti presentati per Manhattan il prescelto è quello di ARO - Architecture Research

Office, giovanissima formazione newyorkese, tutto imperniato sul possibile, e ritenuto probabile, aumento del livello del mare, dovuto al progressivo disgelo delle calotte polari. Impadronendosi le acque mano a mano dell’isola, grandi lastre poggianti sull’edificato preesistente permetteranno il perpetuarsi della vita urbana, collegate da sistemi di mobilità mediante aerostati poco inquinanti, con avenues e streets divenuti canali à la vénitienne, salvo anche eventualmente scomparire. Prospettiva ovviamente, anche se inconsciamente, catastrofica, riscattabile per ARO immaginando una tecnologia che ora non c’è, per ridare spazio a una sorta di wilderness, però sofisticatissima, geneticamente modificata, si potrebbe dire (con buona pace di Thoreau). Passando a Chicago, dove si è affermato il progetto presentato da UrbanLab, agenzia molto impegnata nel registrare le mutazioni socioeconomiche della città, ritorna ancora l’acqua nel ruolo di

CITY OF THE FUTURE

New York Chicago Los Angeles

ARCHITECTURE RESEARCH OFFICE www.aro.net Quello che i grattacieli hanno rappresentato per New York nel XX secolo, i pilastri flottanti lo faranno per il XXII secolo. Attraverso l’utilizzo di questa nuova tipologia di edifici multi-funzione, la città può avviare il proprio recupero dalle alluvioni causate dallo scioglimento delle calotte polari. Quando il livello del mare sarà salito, milioni di litri di acqua fluiranno attraverso le aree più basse dei quartieri di Manhattan. La città sarà affamata di terreni asciutti, gli architetti costruiranno direttamente sopra le strade pubbliche allagate.

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I pilastri flottanti si impennano verso l’alto e di lato attraverso le Zone Inondate, per creare case, uffici, centri commerciali, ma anche parchi e giardini. La loro pelle sottile consente l’ingresso della luce e della ventilazione naturale. Conformate come dei moli, queste strutture garantiscono alla città una relazione dinamica sia col lungofiume sia con le luminose torri di evaporazione. Dall’alto, sembra come se la maglia stradale di New York abbia preso vita, rendendo la città, nel 2106, più simile a se stessa che mai.

What skyscrapers were to New York City in the twentieth century, vanes are in the twenty-second century. Through the use of this new type of mixed-use building, the city has begun its recovery from flooding caused by the loss of the Earth’s polar ice caps. When sea levels climbed, millions of gallons of water poured into Manhattan’s lowlying neighborhoods. With the city starved for square-footage, architects built directly upon the flooded

public streets. Vanes feather upwards and outwards through the Inundation Zones, creating homes, offices and shopping arcades but also parks and gardens. Their thinness promotes daylight and affords natural ventilation. Pier-like in form, vanes grant the city a dynamic relationship both with the riverfront and the luminous evaporation towers nearby. From airships overhead, vanes look as if New York’s grid of streets has taken on a life of its own, making the city, in 2106, more like itself than ever before.

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protagonista. In questo caso però la prospettiva messa a fuoco, molto consapevole in termini di sostenibilità dello sviluppo e politically correct nell’affrontare un altro punto critico doloroso, la progressiva e nel medio periodo drammatica diminuzione delle disponibilità a fronte della crescita demografica e dello spreco sistematico, delinea un vero e proprio piano strategico, imperniato attorno alla costruzione di una rete di Eco-Boulevards, attivi a 360°, supporto di servizi avanzati e gradevoli, vere macchine complesse per il riutilizzo integrale delle acque, assi portanti di un nuovo sviluppo urbano. Nuove gigantesche Living Machines. La proposta premiata nel caso di Los Angeles, di Eric Owen Moss, è di altra natura, e almeno in parte si colloca su sponde opposte o quasi. Registrando l’infittirsi nella città delle infrastrutture tecniche di servizio, e le loro ricadute in termini di soluzioni di continuità,

barriere, sfridi incontrollati di terreno, paradossale degrado indotto dal potenziamento delle connessioni, per altro condizione irrinunciabile per una vita urbana, si individua un tratto campione e si sviluppa un progetto completo di riconnessione. Componendo destinazioni d’uso e tipologie a uso privato e pubblico, loisir e lavoro, percorsi e luoghi collettivi, il tessuto urbano si riappropria dei tracciati tecnici, inglobandoli in una sorta di continuum, mediante interventi di diversa scala. Si citano, non a caso pescandoli nel mondo classico, i Fori traianei e la Domus Aurea: un vezzo caro a molta cultura architettonica west coast. In epoca di dominio del virtuale e del rendering, fa piacere notare come le proposte dovessero venire comunque comunicate e illustrate basandosi su una maquette molto fisica, a tre piani, al fine di poter leggere (e fotografare) i processi proposti di stratificazione e modificazione nel tempo.

For decades and decades now the future of cities has been one of the most popular themes in literature (in general and not just science fiction writing) in the human sciences (during the period between Simmel and the so-called Chicago School urban sociology took shape) and also art; not to mention the widening realms of so-called town-planning and the current constellation of so-called urban policies. But it is films that have provided the main input and most powerful premonitions, right across the board and incessantly from Metropolis and Le mani sulla città, just to mention a couple of all the possible examples. But here we are more interested in the last thirty years or so, when the crisis in housing design became more tangible and it was soon realised that this was an irreversible process. It was a film like 1997: Escape from New York directed by John Carpenter, which in one lightning fast 99-minute blow depicted

desperation as our fate, the only possible form of communal life by Maurizio Vogliazzo being in prisons or captivity, the loneliness of rebellion and destruction of the environment. It is hard to see, let along accept, the hundred percept pulp side of the modern-day human condition (Malraux will forgive us!). Anyway, just a few months later even the very famous Blade Runner (cult movie) preferred to adopt a more cultured but softer tone. Architecture is not always behind the times: indeed it is often one step ahead. Certain ideas and designs (why do not we just call them projects?) coming from so-called Italian Radical Architecture from the late-1960s and early-1970s are extremely enlightening on the issue of the future of cities (leaving aside all the accompany ideology, seen as a necessary price to be paid back then). Even now they still attract plenty of praise. A bit later on the newly formed OMA produced (working along the same lines)

CITY OF THE FUTURE

New York Chicago Los Angeles

URBAN LAB www.urbanlab.com Nel 2106, l’acqua sarà la risorsa di maggior valore al mondo: il nuovo petrolio. Il progetto immagina Chicago come una città modello che “produce acqua”, creando una serie di Eco-Boulevards diffusi uniformemente. Gli Eco-Boulevards connetteranno ed espanderanno gli attuali parchi e corsi d’acqua di Chicago. Funzioneranno come gigantesche “Macchine Viventi” in grado di trattare naturalmente il 100% delle acque di scarico e piovane, sfruttando i microrganismi, i piccoli invertebrati (come le conchiglie), pesci e piante. L’acqua trattata sarà raccolta e/o reimmessa nel Bacino dei Grandi Laghi. Sostituiranno circa cinquanta delle strade e marciapiedi nella direttrice Est/Ovest e

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andranno dal Lago Michigan fino alla faglia sub-continentale a ovest della città (la cui importanza risiede nel fatto che tutte le acque a est di essa fluiscono verso il Lago Michigan). Il progetto di ciascun Eco-Boulevard sarà differente per soddisfare le diverse necessità e funzioni del territorio. Potranno essere piazze pubbliche o spazi verdi se adiacenti ad aree commerciali; o, se vicini alle residenze, potranno fungere da parchi o aree gioco. La maggior parte delle vie – pedonali, ciclabili, veicolari – che attraversano gli Eco-Boulevard rimarranno come sono in modo da mantenere il maggior numero di connessioni nell’ambito del sistema a griglia storico/contemporaneo di Chicago.

In 2106, water will be the world’s most valuable resource: the new oil. UrbanLab’s project envisions Chicago evolving into a model city for “growing water” by creating a series of Eco-Boulevards spread democratically throughout the city. Eco-Boulevards will connect and expand Chicago’s existing parks and waterways. And the Eco-boulevards will function as a giant “Living Machine” which will treat 100% of Chicago’s wastewater and stormwater naturally, using micro-organisms, small invertebrates (such as snails), fish and plants. Treated water will be harvested and/or returned to the Great Lakes Basin. They will replace approximately fifty East/West orientated roads and sidewalks; and they will span from Lake

Michigan to the sub-continental divide just west of Chicago (which is important because all water east of it naturally flows downhill into Lake Michigan). The design of each Eco-Boulevard will be different to meet the needs of adjacent land-use programs. They will function as public plazas and open green spaces when adjacent to commercial areas; and when adjacent to housing, the Eco-Boulevards will function as public parks and play/game surfaces. The majority of North/South vehicular/bike/pedestrian pathways that cross the Eco-Boulevards will remain in order to maintain the connections within the historic/contemporary Chicago grid system.

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first Exodus or The Voluntary Prisoners of Architecture, The City of Captive World, The Pool etc. Work which, as we know, was crowned by Delirious New York (cult book). This was all before Carpenter’s film, but lots of other movies were already envisaging borderline metropolitan situations or catastrophes, such as Towering Inferno and Black Sunday. COED (The City of Exacerbated Difference) and Junk City are more recent “cool” renditions. But is not all this just the same one hundred percent pulp narrating of the contemporary human condition? Underlining just what a key issue this still is, The History Channel has launched a competition among architectural firms in big American cities to envisage possible master plans for New York City, Chicago and Lost Angeles for a hundred years from now: the year 2106. The project selected from those entered for Manhattan was the plan designed by ARO - Architecture Research Office, a

very young New York-based team, focusing on the possible and highly likely rise in the sea level due to the gradual melting of the polar ice caps. As the water gradually takes a grip of the island, huge sheets resting on the builtscape will allow urban life to carry on, connected by transport systems based on low-pollution air balloons, with the streets and avenues transformed into Venetianstyle canals, eventually destined to vanish. This is of course a disaster scenario (inadvertent as it may be) which ARO counteracts by means of technology which currently does not exist, in order to leave room for a sort of wilderness of a very sophisticated nature, genetically modified we might say (without wanting to offend Thoreau). The chosen project for Chicago was entered by UrbanLab, a firm whose work focuses heavily on surveying socio-economic changes in the city. Here again water is a leading player in the

design. In this case though, the project – very conscientious in terms of sustainable growth and politically correct in tackling another painfully critical issue, the gradual (and in the medium term dramatic) dwindling of resources in face of population growth and systematic wastage – outlines an authentic strategic plan hinging around the construction of a network of Eco-Boulevards working right across the board, a range of cutting-edge and friendly services, really intricate machinery for completely reusing water, the bearing axes of a new form of urban development. Gigantic new Living Machines. Eric Owen Moss’s winning project for Los Angeles is of a different nature and, at least in part, works along almost opposing lines. Taking note of the rapidly thickening web of technical service structures in the city and their repercussions in terms of barriers, obstacles and uncontrolled wastage of land, paradoxical

degradation induced by the strengthening of links and connections, inevitably required for serving urban life, a sample section is selected and a complete reconnection project developed. Bringing together private and public usages and typologies, leisure and work facilities, communal places and pathways, the urban fabric takes back hold of its technical foundations, encompassing them in a sort of continuum by means of projects designed on various scales. Deliberately evoking the classical work, there is reference to the “Fori traianei” and “Domus Aurea”: something west coast architecture is particularly fond of. At a time when virtual reality and renderings reigns supreme, it is nice to note that new ideas have to be conveyed and illustrated based on a very physical three-storey scale model, in order to be able to read (or photograph) the proposed processes of stratification and alteration over time.

CITY OF THE FUTURE

New York Chicago Los Angeles

Eric Owen Moss Architects www.ericowenmoss.com Le componenti primarie che definiscono la Los Angeles contemporanea sono una enorme quantità di opere ingegneristiche civili quali i ponti o le linee ferroviarie, le reti tecnologiche, la V di cemento formata dal L.A. River e le ubique autostrade di acciaio e cemento. L’infrastruttura, quando funzionante, risolve gli obiettivi tecnici dei suoi ingegneri: muove i treni, l’energia, l’acqua, le automobili. Ma a Los Angeles i mezzi tecnologici spesso divengono limiti visivi e operativi. L’effetto è di suddividere la città, delimitare aree in zone funzionali, segregare secondo la razza o la capacità economica. Le autostrade, ferrovie, reti elettriche e fiumi cementati, progettati originariamente

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per connettere orizzontalmente la città, spesso hanno l’effetto opposto: una città sbocconcellata, con l’infrastruttura come ostacolo all’integrazione delle sue parti civili. La soluzione: ripensare la città moltiplicando gli obiettivi dell’infrastruttura. EOM pensa di costruire sopra, sotto, intorno e attraverso le autostrade, i fiumi, le reti elettriche, i binari, sfruttando gli esistenti diritti d’uso come fondazione per una serie di nuove forme costruite a scala infrastrutturale, sia residenziali che di dominio pubblico e privato, in grado di ridefinire Los Angeles riassociando strategicamente la trama sociologica, le funzioni, e il senso civico globale che gli ingegneri hanno a lungo precluso.

The primary organizational components that define contemporary Los Angeles are enormous works of civil engineering as the railway tracks and bridges; the power grids; the v-shaped, concrete L.A. River; and the ubiquitous steel and concrete freeways. The infrastructure, when successful, solves the technical objectives of its design engineers: moves trains; moves power; moves water; moves cars. But in Los Angeles technical means often become both visual ends and operational limits. The effect of the existing infrastructure is to sub-divide the city, delimit zones of use and purpose, and to segregate by race, and economic capacity.

The freeways, tracks, power grids, and concrete rivers originally designed to connect a horizontal city, often deliver the opposite: the piecemeal city, with infrastructure as a consistent obstacle to the integration of the disparate civic parts. The solution: reconceive the city by multiplying the purposes of its infrastructure. EOM intend to build over, under, around, and through the freeways, rivers, power grids, and tracks, to use the existing rights of way as new, infrastructure-scaled of building forms, that will redefine L.A. by strategically re-associating the sociologies, the uses, and the sense of the civic whole the civil engineers have long precluded.

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Foster and Partners 200 Greenwich Street, New York Lo scorso settembre, il Governatore George E. Pataki, il portavoce dell’assemblea dello Stato di New York Sheldon Silver, e il responsabile del World Trade Center Development Larry A. Silverstein, insieme agli architetti Lord Norman Foster, Lord Richard Rogers e Fumihiko Maki hanno presentato i progetti per le tre nuove torri del World Trade Center che sorgeranno lungo il perimetro orientale dell’area, formando il cuore del corridoio destinato al commercio, trasporto e agli affari del programma di rivitalizzazione di Downtown Manhattan. In concordanza col master plan di Daniel Libeskind, le torri formeranno una spirale discendente verso il Memorial e comprenderanno circa 700.000 metri quadrati di uffici e 50.000 metri quadrati di spazi commerciali interconnessi e contigui. Le tre torri sono progettate per integrarsi armoniosamente con le nuove aree pedonali previste nella maglia tra Cortland e Dey Street, il WTC Transportation Hub (progettato da Santiago Calatrava), posizionato tra le due torri al 200 (Foster) e al 175 (Rogers) di Greenwich Street, e il resto della Downtown compreso il Fulton Street Transit Center. Foster and Partners hanno progettato la torre di 78 piani al 200 Greenwich Street. La torre, alta 385,5 metri alla copertura (411,4 metri se si considera l’antenna) è delimitata da Greenwich Street a ovest, Church Street a est, Vesey Street a nord, Fulton Street a sud. Conterrà 14.000 metri quadrati di negozi (di cui 9.500 metri quadrati a livello stradale o al piano superiore), 60 piani per uffici (230.000 metri quadrati), quattro piani per scambi commerciali e un atrio per gli uffici alto 23 metri. Organizzata intorno a uno spazio centrale cruciforme, la torre è composta da quattro blocchi, che contengono fino al 59° livello i piani per uffici, illuminati naturalmente, flessibili e liberi da colonne. La copertura è costituita da un grande piano di vetro inclinato verso il Memorial Park. Ampliando la logica del vuoto centrale, il volume della torre è punteggiato su tutti e quattro i lati da intagli, che dividono con eleganza la massa dell’edificio nei quattro blocchi. Il piano superiore offre la possibilità di realizzare spettacolari sale funzionali ad altezza multipla con viste panoramiche sul Memorial, sul fiume e sulla città. Last September, Governor George E. Pataki, New York State Assembly Speaker Sheldon Silver, World Trade Center Developer Larry A. Silverstein and architects Lord Norman Foster, Lord Richard Rogers and Fumihiko Maki unveiled their designs for the three World Trade Center towers that will rise along the site’s eastern edge, forming what will be the heart of a revitalized Downtown Manhattan’s retail, transportation and office corridor. In keeping with the Daniel Libeskind master plan for the site, the towers will form a descending spiral toward the Memorial and will include about 700,000 square metres of office space and a 50,000 square metres of interconnected and contiguous first-class retail. The three towers were designed to seamlessly integrate with what will be newly-created pedestrian thoroughfares along the reconnected grid at Cortlandt and Dey Streets, the WTC Transportation Hub (designed by Santiago Calatrava), which sits between the towers at 200 (Foster) and 175 (Rogers) Greenwich, and the rest of the downtown neighborhood, including the Fulton Street Transit Center. Foster and Partners has designed a 78-story tower at 200 Greenwich. The tower, which will rise to 385.5 metres to roof (411.4 metres to antenna), is bounded by Greenwich Street to the west, Church Street to the east, Vesey Street to the north and Fulton Street to the south. It will contain 14,000 square metres of retail (9,500 square metres at or above street level), 60 office floors that total 230,000 square metres, four trading floors and a 23-metre high office lobby. Arranged around a central cruciform core, the tower comprises four blocks, containing light-filled, flexible, column-free office floors that rise to the 59th floor, where the glass facades shear off at an angle to address the Memorial Park. Extending the logic of the core, the volume of the tower is punctuated on all four sides by notches – elegantly breaking up the mass of the tower into four interconnected blocks. The upper floor contained within the summit provides an opportunity for spectacular multiple-height function rooms with sweeping views of the Memorial, the river and the city.

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Credits Project: Foster and Partners Project Team: Norman Foster, Brandon Haw, Mike Jelliffe, Tommaso Fantoni, Peter Han, Alistair MacMillan, Matthias Schoberth,

Damian Timlin, Sabrina Friedl, Niels Lehmann, Oscar Rodrigues Architects of Record: Adamson Associates Structural Engineers: WSP Cantor Seinuk MEP Engineers: Jaros Baum and Bolles Consulting Engineers

Vertical Transport Engineers: Jaros Baum and Bolles Consulting Engineers, Edgett Williams Consulting Group

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Rendering e planimetria generale della torre progettata da Lord Norman Foster per l’area del WTC a New York. Alta 385,5 metri alla copertura (411,4 metri se si considera l’antenna), è delimitata da Greenwich Street a ovest, Church Street a est, Vesey Street a nord, Fulton Street a sud. Conterrà 14.000 metri quadrati di negozi (di cui 9.500 metri quadrati a livello stradale o al piano superiore), 60 piani per uffici (230.000 metri quadrati), quattro piani per scambi commerciali e un atrio per gli uffici alto 23 metri. Renderings and site plan of the tower designed by Lord Norman Foster for the area of WTC in New York. The tower will rise to 385.5 metres to roof (411.4 metres to antenna) and is bounded by Greenwich Street to the west, Church Street to the east, Vesey Street to the north and Fulton Street to the south. It will contain 14,000 square metres of retail (9,500 square metres at or above street level), 60 office floors that total 230,000 square metres, four trading floors and a 23-metre high office lobby.

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Rafael Viñoly Architects The University of Chicago Graduate School of Business

Chicago University campus is organised around a set of squares, which give it its distinctive nature. The project for the new Graduate School of Business fits into this web through a quadrilateral with the Winter Garden in the middle, a public facility bringing together all the school’s functions. The large glass house, constructed out of a steel structure and glass panels to optimise the inflow of natural light, forms the school's main entrance and spatial distribution area. In the plan, the building is slightly set back in relation to the corner between Woodland Avenue and 58th Street, so that it mirrors the open space at the rear of Rockfeller Chapel and visually anticipates the approach to the main university building. This landscaped space allows us to admire the horizontal design of Robie House just as Frank Lloyd Wright originally imagined it. The floors of the new building are slightly staggered to counterbalance the scale of the neighbouring buildings and to diminish the perceptual impact of the building mass as seen from the road. The functions are sets out horizontally to minimise the vertical movements of both students and visitors. The Student Center is located on the ground floor, where the reception hall opens directly onto the Winter Garden. The teaching facilities are concentrated on the floor just below the entrance plinth, which also receives natural light from the lobby. The administration and staff offices are all located on the upper floors and set out so that they face onto the campus. There are three vertical circulation blocks set around the Winter Garden connecting all the building levels and functions. The project plays entirely on interaction between the “Gothic” and transparent lightness of the central Winter Garden and the more solid nature of the perimeter structures, so that it knits neatly into the existing fabric while projecting its own powerful identity.

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Brad Feinknopf

Il campus dell’Università di Chicago è organizzato in una serie di quadrati che conferiscono a questa istituzione il suo carattere peculiare. Il progetto per la nuova Graduate School of Business si integra in questa maglia con un quadrilatero al cui centro sorge il Winter Garden, una struttura pubblica che unifica le funzioni della scuola. La grande serra, realizzata con una struttura in acciaio e pannelli vetrati che ottimizzano l’ingresso della luce naturale, costituisce l’ingresso principale della scuola e la zona di distribuzione degli spazi. In pianta, l’edificio è leggermente arretrato rispetto all’angolo tra Woodland Avenue e la 58th Street, così da rispecchiare lo spazio aperto sul retro della Rockfeller Chapel e da anticipare visivamente l’approccio all’edificio principale dell’università. Tale spazio verde consente di apprezzare la composizione orizzontale della Robie House come l’aveva pensata originariamente Frank Lloyd Wright. Nel nuovo edificio, i piani sono disposti in modo leggermente sfalsato l’uno dall’altro così da bilanciare la scala degli edifici adiacenti e da ridurre la percezione della massa dell’edificio dalla strada. Le funzioni sono organizzate orizzontalmente in modo da minimizzare gli spostamenti verticali degli studenti e dei visitatori. Al piano terra si trova lo Student Center, con la sala di ricezione che si apre direttamente sul Giardino d’Inverno. I servizi destinati all’insegnamento sono concentrati al piano immediatamente inferiore al plinto di ingresso che è raggiunto anch’esso dalla luce naturale proveniente dall’atrio. Ai piani superiori si trovano gli uffici amministrativi e gli uffici dei docenti, tutti organizzati in modo da avere affaccio sul campus. Intorno al Giardino di inverno si trovano tre blocchi per la circolazione verticale che connettono tutti i livelli e le funzioni dell’edificio. Il progetto è tutto giocato sul dialogo tra la leggerezza “gotica” e trasparente del Giardino d’Inverno centrale e il carattere più solido dei volumi perimetrali e si integra nella maglia esistente con una sua forte identità.

Credits Project: Rafael Viñoly Architects Project Team: Jay D. Bargmann, Charles Blomberg, Dan O’Riley, Rika Uemura, Rafael Viñoly, Douglas Zalis Consultants: Environmental Systems Design, Skanska USA Building, Van Note-Harvey Associates Acoustics, Audio/Visual, Vibration: Acentech inc. Civil Engineers: V3 Consultants

(previously SDI Consultants) Codes: Rolf Jensen & Associates Food Service: Cini-Little International, Post & Grossbard Foundation: STS Consultants Graphics: Animation & Images, Russell Design Associates, Wojcichowski Design Landscape Architecture, Site Planning: Sasaki Associates Lighting Design: Cline Bettridge Bernstein Lighting Design, Lam Partners

MEP, Fire Protection, Security, IT: Burt Hill Kosar Rittelmann Associates Parking: Walker Parking Associates Specifications: Robert Schwartz & Associates Structural Engineers: Dewhurst Macfarlane and Partners, Thornton-Tomasetti Group Vertical Transportation: Van Deusen & Associates (VDR) Waterproofing: Leavitt Associates, Dan Monreal

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In basso, planimetria generale della nuova Graduate School of Business dell’Università di Chicago. Sopra, sezione trasversale. A destra, vista generale dell’edificio che si integra nel campus universatario, caratterizzato da una sequenza di volumi quadrangolari e che, grazie allo sfalsamento dei piani orizzontali consente di avere ampie visuali sugli edifici circostanti.

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Bottom, site plan of the new Graduate School of Business at Chicago University. Above, cross section. Right, overall view of the building, which fits into the university campus, featuring a sequence of quadrangular buildings. Thanks to the way the horizontal levels are staggered there are plenty of fine views across the surrounding buildings.

Sopra, sezione estovest e, sotto, sezione nord-sud. Above, east-west section and, below, north-south section.

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Nella pagina a fianco e sopra a sinistra, il grande lucernario vetrato del Giardino d’Inverno, l’elemento centrale del progetto che ne costituisce l’ingresso principale e l’area di distribuzione delle varie funzioni. Sopra a destra e sotto,

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viste della Piazza di accesso all’edificio. Opposite page and above left, the large glazed skylight in the Winter Garden, the project’s central feature, which forms the main entrance and distribution area for

the various functions. Above right and below, views of the entrance plaza to the building.

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Viste degli interni della scuola e, nella pagina a fianco, lo spazio pubblico del Giardino d’Inverno. Views of the interiors of the school and, opposite page, the public space formed by the Winter Garden.

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Tétreault Parent Languedoc + Saia Barbarese Topouzanov UQÀM Montreal

The last few years have been a period of unprecedented growth for UQÀM (Université du Québec à Montréal), which has now expanded to accommodate more than 42,000. The urban planning of the campus, which is located along Sherbrooke Street, Montreal’s historic cultural artery within view of Place des Arts, is designed to be open and accessible to the community. The master plan and design brings together historic elements existing on the intensely urban site, with new buildings that balance the need for compact facilities with the desire to have accessible, modern facilities with individual characters. The plan surfaces and makes palpable a sometimes invisible cultural axis that extends north through the site, taking the form of a new pedestrian street that runs its entire length. Open porte-cochères through the perimeter buildings create a porousness between the campus and the city. The landscape, designed by Claude Cormier, is a “city forest” of five special tree species and over 160 individual trees. Each building’s court has a different visual and spatial personality, and a crisscrossing network of paths provides a system of shortcuts that works both with and against the rectilinear grain of the site. UQÀM’s commitment to innovative learning and sustainability is expressed physically through the creation of the Biology Sciences building, a 31,340 square metres. The building is clad in panels whose abstract pattern is based on DNA strands. A new student residence building, clad in a swallow’s nest hatch window pattern that telegraphs the active social life within, accommodates 500 students. The third new building contains North America’s largest distant learning facility, TELUQ. The building supports students all over the world in French language post-secondary education. The playful treatment of the building skin presents an undulating glass curtain to the busy intersection of Sherbrooke Street and StUrbain Avenue (also literally reflecting the nearby historic structures in its surface), with the campus-related facades clad in an abstract pattern that evoke tree trunks and the site’s history as a botanical garden. The new science campus has been renamed after Pierre Dansereau, a scientist internationally renowned for his work bringing together the “two solitudes” of human and natural sciences by applying natural ecological laws to man-made rural and urban environments.

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Credits Project: Les architectes Tétreault Parent Languedoc + Saia Barbarese Topouzanov Architectes Architect Team: Michel Languedoc (project architect), Mario Saia (director of design) Project Team: Dino Barbarese, Vladimir Topouzanov, Trong Tuan Nguyen, Sylvain Bastien, Michel Beauchemin, Richard Beaudoin, Nicolas Bokobza,

Patrick De Barros, Suzanne Essiambre, Naomi Frangos, Cathy Gagnon, David Griffin, Vivian Irschick, Laurence Kerr, Jean-Louis Léger, Pascal Lessard, Julie Marchand, Yvan Marion, Nadia Meratla. Marie-Eve Méthot, Annie Morrissette, Marc Pape, Louis-Guillaume Paquet, Marianne Potvin, Steve Proulx, Pascal Roffi, Véronique Roy, Annie-Claude Sauvé, Yvon Théoret, Sam Yip

Landscape Architect: Claude Cormier architectes paysagistes inc. Landscape Team: Claude Cormier (project director), Sophie Beaudoin project manager), Annie Ypperciel, Marie-Eve Cardinal, Jasmin Corbeil, Marc Hallé, Sylvie Coutu General Contractor: Hervé Pomerleau inc. Landscape Contractor: AGL Construction Structural: Pasquin St-Jean/Nicolet,

Chartrand, Knoll Engineering Mechanical/Electrical: Bouthillette Parizeau & associés inc./Groupe HBA experts-conseils inc. Lighting Design: Éclairage Public UQÀM Leadership: Mauro F. Malservisi (deputy-dean for human resources and administration), Nicolas Buono (director of investments), Danielle Robitaille (assistant to the director of investments)

Marc Cramer

Gli ultimi anni hanno visto una crescita senza precedenti dell’UQÀM (Université du Québec à Montréal), che con il progetto qui presentato è stato ampliato e può ospitare oltre 42.000 studenti. Il progetto urbanistico del campus, collocato lungo Sherbrooke Street, arteria del centro storico di Montréal nei pressi della Place des Artes, è pensato per rendere il campus un luogo aperto e accessibile alla comunità. Sia il progetto urbanistico che quello architettonico coniugano la densità urbana determinata dagli edifici storici con le nuove realizzazioni equilibrando la necessità di nuove strutture col desiderio di avere elementi architettonici accessibili, contemporanei e dal carattere facilmente individuabile. Il progetto rende evidente e fruibile l’asse culturale che si estende verso nord attraverso il campus realizzandovi una strada pedonale che, insieme ai portali di ingresso intorno al perimetro del complesso determinano la porosità del campus rispetto alla città. Il paesaggio esterno, progettato da Claude Cormier, è un “foresta urbana” con cinque diverse essenze arboree e oltre 160 alberi. La corte di ciascun edificio ha una diversa prospettiva e una propria personalità spaziale e, grazie a una rete di percorsi incrociati, offre un sistema di alternative visuali alla maglia rettilinea del sito. La dedizione dell’UQÀM all’innovazione e alla sostenibilità si esprime fisicamente nei 31.340 metri quadrati dell’edificio di Scienze Biologiche. L’edificio è rivestito con pannelli la cui disposizione astratta è basata sui filamenti del DNA. La nuova struttura destinata a residenza per 500 studenti è invece caratterizzata da un pattern dinamico di finestrature che riflette l’attiva vita sociale che si svolge al suo interno. Il terzo nuovo edificio contiene il TELUQ, la più grande struttura per l’insegnamento a distanza del Nord America.Il TELUQ è destinato all’insegnamento a studenti di tutto il mondo della lingua francese a livello universitario. La pelle di questo edificio si presenta come un tendaggio di vetro ondulato che riflette le vicine strutture storiche al trafficato incrocio tra Sherbrook a Saint-Urbain Avenue e si relaziona così con le facciate di altri elementi del campus, creando un pattern astratto che evoca dei rami d’albero in omaggio alla funzione storica del sito che in passato era un giardino botanico. Il rinnovato campus per le scienze è stato dedicato a Pierre Danserau, scienziato di fama internazionale noto per le sue ricerche tese a congiungere le “due solitudini”, le scienze umane e le scienze della natura, applicando le leggi ecologiche naturali agli ambienti rurali e urbani artificiali.

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1. Biblioteca Centrale/Central Library 2. Edificio di Scienze Biologiche/Biological Science Building 3. Residenza Studenti/Student Residence 4. Edificio Trasmissioni/Broadcasting Building 5. Sherbrooke Building 6. President Kennedy Building 7. Edificio di Biochimica/Biochemistry Building 8. Mediateca/Mediatech 9. Caffetteria studenti/Student Cafe 10. Nuovo auditorium/New Auditorium 11. Chiesa di San Giovanni Evangelista/St-John the Evangelist Church

Edifici esistente/Existing buildings Internanti/Interventions Spazi pubblici interni/Interior public spaces

Planimetria generale del campus UQÀM. Nella pagina a fianco, definizione dei rivestimenti delle facciate: verso la chiesa (vetro opaco giallo, vetro opaco grigio, vetro trasparente), verso la

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strada (mattoni gialli e grigi e vetro trasparente), verso le corti (mattoni gialli, vetro opaco grigio, vetro trasparente). Site plan of UQÀM campus. Opposite page,

definition of facades cladding: facing church(translucent yello glass, translucent grey glass, transparent glass), towards street (yellow brick, grey brick, transparent glass), courtyard

(yellow brick, translucent grey glass, transparent glass).

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Viste dell’edificio destinato a residenza per studenti e, nella pagina a fianco, il cortile interno dell’Edificio di Scienze Biologiche.

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Views of the building destined to students residences and, opposite page, the courtyard of the Biological Science Building.

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La dinamicità delle facciate e le ampie aperture nel perimetro del complesso testimoniano la dedizione dell’UQÀM all’innovazione. Nella pagina a fianco, particolare della facciata di vetro ondulato del TELUQ.

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The dynamic patterns of the facades and the wide opening in the perimetre of the complex represent the committment of UQÀM to innovation. Opposite page, detail of the ondulated glass facade of TELUQ.

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Il TELUQ è destinato all’insegnamento a studenti di tutto il mondo della lingua francese a livello universitario. La pelle di questo edificio si presenta come un tendaggio di vetro ondulato che riflette le vicine strutture storiche al trafficato incrocio tra Sherbrook a Saint-Urbain Avenue. L’involucro si relaziona con le facciate di altri elementi del campus creando un pattern astratto che evoca dei rami d’albero in omaggio alla funzione storica del sito, un antico giardino botanico. In basso, viste degli interni, resi dinamici dall’utilizzo di superfici riflettenti e da mutevoli giochi di luce.

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The TELUQ building supports students all over the world in French language postsecondary education. The playful treatment of the building skin presents an undulating glass curtain to the busy intersection of Sherbrooke Street and St-Urbain Avenue (also literally reflecting the nearby historic structures in its surface), with the campus-related facades clad in an abstract pattern that evoke tree trunks and the site’s history as a botanical garden. Opposite page, views of the interiors, which have a dynamic appearance thanks to the use of reflecting surfaces and to changing plays of light.

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Coop Himmelb(l)au Akron Art Museum, Ohio, USA

The museum of today is no longer conceived only as an institution for the storage and display of knowledge, it is an urban concept. The museum of the future is a three-dimensional sign in the city which exhibits the content of our visual world. Museums are no longer only exhibition spaces to display diverse forms of digital and analog visual information, but they also function as spaces that cater to urban experiences. This means that art should be able to flow out of the building and the city should be able to flow inside. This zone becomes a hybrid space where various types of people can meet and unexpected events can occur. Rather than going to the museum simply to look at art, visitors are encouraged to engage in artistic discourse, attend music and arts festivals, or to simply pass the time until an appointment. This design is therefore an urban connector as well as a destination point. The building is broken up into 3 parts: the Crystal, the Gallery Box, and the Roof Cloud. The Crystal serves as the main entry and operates as an orientation and connection space serving both the new and old buildings. It is a grand, flexible space that can also be used for banquets, arts festivals, and events hosted by outside organizations. The energy necessary for lighting, heating and cooling the Crystal is minimized by strategic building massing and extensive daylighting. The mass and location of the Gallery Box and High Roof protect the southern oriented Crystal glazing from direct sunlight. At the same time the reflectivity of the façade material raises natural light levels in the Crystal and reduces the need to power artificial light sources. The interior of the Gallery Box is an expansive space which has very few columns and is therefore extremely flexible for varying exhibition requirements. Natural light is eliminated in the galleries so that it can be strictly controlled and damage from sunlight can be eliminated. The floors of the Gallery Box and Crystal are composed of poured in place concrete slabs with water filled tubes that supply heating and cooling by changing temperature state of the massive floor slab The Roof Cloud, which hovers above the building, creates a blurred envelope for the museum because of its sheer mass and materiality. It encloses interior space, provides shade for exterior spaces, and operates as a horizontal landmark in the city.

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Pianta del secondo piano. Plan of the second floor.

Pianta del piano terra. Plan of the ground floor.

Credits Project: Coop Himmelb(l)auWolf D. Prix, Helmut Swiczinsky + Partner Project Partner: Michael Volk Project Architect: Angus Schoenberger Project Team: Florian Pfeifer, Mona Bayr, Mona Marbach,

Marcelo Bernardi, Philip Vogt, Dan Narita, Lorenz Bürgi, Daniela Kobel, Mohamed Fezazi, Robert Haranza, Tom Wiscombe, Dionicio Valdez Executive Architect: Westlake, Reed, Leskosky, Partner in Charge: Ron Reed, Project Director: Rich

Keilmann Structural Engineering: B+G Ingenieure, Bollinger und Grohmann, De Simone Consulting Engineers, Project Associate: Derrick Roorda Mechanical Engineering: IBE Consulting

Engineers Acoustical Engineering: Arup Acoustics Lighting Design: George Sexton Associates Client: Akron Art Museum, Akron, Ohio, USA

Roland Halbe

Il museo contemporaneo non è più concepito come un’istituzione per la raccolta e la mostra di conoscenze, bensì come un concetto urbano. Il museo del futuro è un segno tridimensionale inserito nella città in cui viene esibito il contenuto del nostro mondo visivo. I musei non sono più solo spazi espositivi in cui mostrare forme diverse di informazioni visive analogiche o digitali, ma hanno anche la funzione di catalizzatori delle esperienze urbane. Ciò implica che l’arte dovrebbe essere in grado di fluire al di fuori dell’edificio e che la città dovrebbe riuscire a entrarvi. Questo spazio diviene un ibrido in cui diverse categorie di persone possono incontrarsi e dove possono avvenire eventi inaspettati. Invece che andare semplicemente al museo a guardare l’arte, i visitatori sono incoraggiati a partecipare al dialogo artistico, ad assistere a festival musicali e artistici o anche solo a trascorrere del tempo. Questo progetto è dunque un connettore urbano e, allo stesso tempo, una destinazione. L’edificio si compone di tre parti: il Cristallo, la Gallery Box e la Nuvola di copertura. Il Cristallo ha la funzione di ingresso principale e di spazio di orientamento e collegamento tra il nuovo edificio e quello esistente. E’ uno spazio ampio e flessibile che può essere utilizzato anche per banchetti, festival di arte o eventi ospitati da organizzazioni esterne. L’energia necessaria per l’illuminazione, il riscaldamento e il raffrescamento del cristallo è minimizzata grazie alla sua composizione geometrica e allo sfruttamento della luce naturale. La composizione e posizione della Gallery Box e della copertura proteggono le vetrate del Cristallo, orientato verso sud, dai raggi solari diretti. Allo stesso tempo, la riflettività dei materiali di facciata aumenta i livelli di luce naturale all’interno del Cristallo e riduce la necessità di energia per l’illuminazione artificiale. L’interno della Gallery Box è caratterizzato da un grande spazio con poche colonne e quindi estremamente flessibile alle diverse esigenze espositive. Nelle gallerie la luce naturale viene eliminata in modo che l’illuminazione possa essere controllata strettamente per evitare eventuali danni alle opere causati dai raggi solari. I pavimenti della Gallery Box e del Cristallo sono di lastre di cemento disposte su tubi contenenti acqua che, modificando la temperatura delle lastre, costituiscono il sistema di riscaldamento e raffrescamento. La Nuvola di copertura, flottante sopra l’edificio, è una sorta di guscio indistinto che protegge il museo con una massa dalla leggera materialità. Oltre a proteggere gli spazi interni, fornisce riparo anche agli spazi esterni e ha la funzione di segno orizzontale sulla città.

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Nelle pagine precedenti, esploso assonometrico degli elementi che compongono la Nuvola di copertura e assonometria della struttura della copertura; comparazione dimensionale della

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copertura; sezione del Cristallo. In queste pagine, viste del nuovo Akron Art Museum, con particolari della copertura che si estende sull’edificio esistente e sugli spazi esterni al museo divenendo un

landmark urbano orizzontale. Previous pages, Roof Cloud exploded elements; Roof Cloud structural elements; Roof Cloud size comparison; Crystal section. These pages, views of

the new Akron Art Museum, with details of the Roof Cloud which extends over the old building and the exterior spaces, becoming a horizontal urban landmark.

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Sezioni trasversale e longitudinale della nuova ala del museo. In basso, sezione con la definizione del concetto energetico dell’atrio di ingresso, diviso in tre zone microclimatiche stratificate: A: spazio non accessibile; B: clima ottimale per la circolazione e per l’occupazione a breve termine; C: clima ottimale per attività a lungo termine come i banchetti.

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Cross and longitudinal sections of the new wing of the museum. Bottom, section defining the energy concept of the lobby, which is divided into three stratified microclimate zones: A: space inaccessible to people; B: optimal climate for circulation and shorter term occupation; C: optimal climate for activities with long term seating, i.e. banquets.

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Nella pagina a fianco, la scala che dall’atrio di ingresso conduce alla Gallery Box. Sopra e a destra, viste del museo con i suoi tre elementi: il Cristallo, la Gallery Box e la Nuvola di copertura. Sotto, l’interno del Cristallo che riceve luce naturale dalle sue ampie vetrature e vista di una sala espositiva in cui la luce è solo artificiale.

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Opposite page, the main stairs leading from the main hall to the Gallery Box. Above and right, views of the museum with its three elements: the Crystal, the Gallery Box, the Roof Cloud. Below, the interior of the Crystal which lighted by natural daylight thanks to its wide glass facades, and view of an exhibit gallery where there is only artificial light.

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Moshe Safdie and Associates Peabody Essex Museum, Salem Massachusetts Il Peabody Essex Museum di Salem, nel Massachusetts, è il museo degli Stati Uniti la cui attività continua da più tempo. Costruito in varie fasi che si sono succedute nell’arco dei 150 anni della sua esistenza, il museo necessitava ora di un ampliamento e di una riorganizzazione che unificasse i gruppi di edifici che lo costituiscono, finora scollegati, unendoli a una galleria che ne raddoppiasse lo spazio espositivo, e, in generale, la committenza desiderava rendere il complesso più coerente e fruibile per i visitatori. A tal fine, è stata realizzata una galleria vetrata curva, collocata sull’asse dell’esistente Liberty Street, che costituisce la spina centrale della nuova ala e che, insieme al nuovo cortile interno, riannoda la trama con gli edifici esistenti. Lungo il lato est della galleria vetrata è stata realizzata una sequenza di volumi a due piani che ospitano le nuove gallerie espositive e che, formalmente, richiamano la tradizione architettonica delle vecchie residenze di Salem. Questi edifici sono distanziati tra loro da setti vetrati e presentano lungo l’asse centrale della copertura ampi lucernari che consentono alla luce naturale di penetrare all’interno di entrambi i livelli. Le volte di questi cinque edifici sono tutte diverse l’una dall’altra, indicando fin dall’esterno la diversità delle mostre che vi vengono allestite. L’ampia galleria vetrata e la corte interna rappresentano gli elementi di bilanciamento per il raggruppamento delle vecchie e delle nuove strutture ed enfatizzano l’importanza di questa istituzione per la vita della città, imponendo un nuovo skyline al panorama urbano. The Peabody Essex Museum in Salem, Massachusetts, is the oldest continuously operating museum in the United States. Constructed in several phases over the past 150 years, the objectives of the latest major expansion and reorganization of the museum complex were to unify the disparate group of buildings, join them with newly-doubled gallery space, and generally help to make the museum more of a coherent whole to visitors. To that end, a curved, glazed arcade, located over the alignment of the already existing Liberty Street, forms the spine of a new wing and with a courtyard weaves together the old and new buildings. A series of two-level, house-like galleries, scaled to echo Salem’s historic residential fabric, is strung along the east side of the glazed arcade; these structures are spaced apart by glazed connecting volumes and have, at the top of their roofs, longitudinal skylights to allow natural light into both lower and upper levels. The distinct silhouette of each of the five rooflines indicates a unique interior space. The large, glazed arcade and the courtyard serve as counterpoints to the agglomeration of old and new structures and signify the importance of the institution in the city’s skyline and life.

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Projectteam: Ryan Dillon, David Orens, Sean Scensor Structural, Mechanical, Electrical, Acoustical Engineers: Ove Arup & Partners Landscape Architects: Michael Van Valkenburgh Associates Lighting Consultants: Fisher Marantz Stone

Civil Engineers: Edwards and Kelsey Graphics and Signage Consultants: Jon Roll & Associates Construction Managers: Turner Construction Client: Peabody Essex Museum

Sopra, planimetria generale e sezioni sulle nuove gallerie del Peabody Essex Museum di Salem (MA). Above, site plan and sections through the new exhibition galleries of the Peabody Essex Museum in Salem (MA).

Timothy Hursley

Credits Project: Moshe Safdie and Associates Design Principal: Moshe Safdie Project Manager: Isaac Franco Project Architect, Design: Michael Kim Project Manager, Construction: Paul Gross

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Viste della galleria vetrata curva che, collocata sull’asse dell’esistente Liberty Street, costituisce la spina centrale della nuova ala e che, insieme al nuovo cortile interno, riannoda la

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trama con gli edifici esistenti. Views of the curved, glazed arcade which, located over the alignment of the already existing Liberty Street, forms the spine of a

new wing and with a courtyard weaves together the old and new buildings.

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Le nuove gallerie espositive e che, formalmente, richiamano la tradizione architettonica delle vecchie residenze di Salem. Questi edifici sono distanziati tra loro da

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setti vetrati e presentano lungo l’asse centrale della copertura ampi lucernari che consentono alla luce naturale di penetrare all’interno di entrambi i livelli. Le volte di questi

cinque edifici sono tutte diverse l’una dall’altra, indicando fin dall’esterno la diversità delle mostre che vi vengono allestite. The new two-level, house-like galleries,

scaled to echo Salem’s historic residential fabric are spaced apart by glazed connecting volumes and have, at the top of their roofs, longitudinal skylights to allow natural light into both lower

and upper levels. The distinct silhouette of each of the five rooflines indicates a unique interior space.

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olemici e innovativi: così lo studio Struere (www.struere.com) di Los Angeles, fondato e diretto da Hraztan Zeitlian, definisce i propri progetti. Alla base della sua filosofia progettuale Hraztan Zeitlian, che ha studiato architettura presso l’American University di Beirut, alla Island School of Design e alla Columbia University, pone l’idea che occorre cambiare la forma del mondo per cambiare il mondo, il che vuol dire, più precisamente, rinnovare l’architettura per trasformare il nostro stesso modo di vivere. La creatività, l’innovazione, il mutamento, la volontà di rottura e superamento, la radicale ribellione all’accademismo e alla tradizione sono i punti di forza di un programma che mira al sovvertimento delle regole in nome di una sperimentazione ininterrotta, tanto provocatoria quanto fondata su una solida cultura, non solo professionale. “Le nostre invenzioni si basano sulla piena conoscenza delle convenzioni e della storia, e cioè delle regole, che vanno padroneggiate prima di infrangerle”, si legge nella presentazione dello studio. C’è dunque aria di avanguardia in questa filosofia. Il fantasma del Futurismo si affaccia del resto qua e là nei documenti come invito alla trasgressione spettacolare, alla sovversione radicale, all’audacia. Non siamo però dinanzi a una rivisitazione dell’avanguardia novecentesca o dell’ideologia marinettiana, che servono tutt’al più da punti di partenza per affrontare una situazione del tutto inedita. Le parole d’ordine, per Struere, sono “cybertecture”, tecnologie digitali, nuovi materiali, interfaccia tra spazi virtuali, reali e mentali. Solo la volontà di portare la cultura progettuale al livello delle trasformazioni in atto rimane la stessa: come il Futurismo cent’anni fa richiamò l’arte e l’architettura al loro dovere di sfruttare fino in fondo le possibilità che una nuova cultura e nuovi modelli d’esistenza mettevano a loro disposizione, così oggi Struere invita a guardarsi attorno per concentrarsi sulla “pletora futuristica dei nuovi problemi progettuali e delle opportunità che si presentano in tempi di accelerato mutamento”. Certo, al di là delle intenzioni, alla fine sono le opere che contano. Oggi però le condizioni sono tali che ogni discorso limitato al lessico dell’architettura rischia di ridursi a un balbettio senile. Se non si considera il contesto dal quale l’opera nasce e nel quale prende forma, ogni giudizio appare inconsistente. Prendiamo la sede dell’Organization of the Islamic Conference, da realizzarsi a Jeddah, in Arabia Saudita. Struere partecipa al concorso con il progetto “Hilal”, ovvero “Mezzaluna”, che non risulta vincitore, ma viene premiato con l’American Architecture Award del 2006. Il problema progettuale, prima ancora che architettonico, è qui storico, ideologico. Esso nasce dalla presa d’atto della drammatica conflittualità fra due visioni del mondo – l’occidentale e l’islamica – ma punta a trovare un terreno di dialogo e confronto incarnato da una forma architettonica che, guardando al XXI secolo, possa servire da punto di riferimento per entrambe le culture. Così l’edificio si presenta come “una lettura astratta della cultura islamica”, di cui sottolinea, nella sua concreta struttura, gli elementi simbolici, e riprende la potenza linguistica della tradizionale decorazione islamica per innestarla ai motivi ecologici e tecnologici caratteristici della cultura occidentale. Per essere meglio inteso, questo progetto andrebbe messo a confronto con quello di “Fluxform”, presentato al concorso per un museo d’arte da realizzarsi a San José. Qui l’intenzione progettuale era dichiarata: uscire dall’antica concezione del museo come asettico contenitore di reperti artistici o, come precisa seccamente Struere, come “l’estrema dimora dell’arte”, per proporsi invece come flusso, forma fluida, meteorite o conchiglia, nella quale gli spazi 50 l’ARCA 230

Struere

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions P

Struere

espositivi si organizzano sulla base delle più recenti tecnologie digitali. Il visitatore si trova così immesso nella fluidità di uno spazio mobile e continuo, che si dispiega nella stessa forma architettonica, annullando le antiche gerarchie e aprendosi a nuove relazioni con le opere e con la loro essenza artistica. Che cosa hanno in comune un edificio dedicato alla cultura islamica e un museo d’arte americano? A unificarli è la comune radice progettuale, e cioè la medesima volontà di assumere la tradizione e la storia non come dati da annullare, ma come punti di partenza per una profonda rielaborazione capace di rispettare le premesse concettuali – la religione dello spirito, la religione dell’arte – proiettandole però su un presente destinato a trasformarne in profondità le modalità di esperienza. Fu questo, a ben vedere, il compito delle avanguardie storiche del XX secolo, che si ripresenta, rinnovato, nel XXI. Il mutamento impetuoso della vita può essere espresso solo dal parallelo mutamento delle forme – tra le quali la forma architettonica si propone oggi come la più eloquente e incisiva. Ma è per l’appunto in questa dialettica tra la vita e le forme – in cui riecheggia, in lontananza, l’intensa riflessione filosofica dei primi del Novecento – che si situa il cuore della ricerca progettuale contemporanea, trovando in Hraztan Zeitlian un interprete lucido e appassionato. Ciò che garantisce la validità di una soluzione architettonica, anche la più temeraria, non è tanto il suo valore plastico, d’immagine, quanto il suo valore di verità. Tuttavia, l’architettura di Hraztan Zeitlian offre ulteriori motivi di riflessione. Ciò che, in essa, dà da pensare è la duttilità, l’elasticità con la quale il medesimo principio progettuale viene applicato, adattato, rielaborato in vista di finalità quanto mai articolate. Tra “Ripple”, il prototipo di un edificio per uffici ecosostenibile, e quello di un cinema multiplex non sembrano darsi molti punti di contatto. Il primo si concentra sulle “strategie della sostenibilità più innovativa”, innestate a una struttura “formalmente poderosa”, che nella sua nervosa sinuosità richiama i principi del “Fluxform”, ma con una marcata inclinazione verso una linearità aerodinamica che si potrebbe definire di matrice Streamlining. Il secondo sfrutta invece il carattere spettacolare, fantasmagorico, affabulatore della sua funzione, per far esplodere l’architettura in una girandola di episodi formali, immagini, richiami che forniscono all’artefatto architettonico tutta l’eloquenza che la sua natura esige. L’evidenza della diversità è destinata a confermare la continuità della concezione progettuale: l’apparente eterogeneità delle soluzioni non fa infatti che sottolineare l’attenzione di Struere per la nuova dinamica della committenza, individuabile ormai in quella “mass customization” con la quale lo studio sa bene che deve confrontarsi, se vuole davvero impegnarsi in quell’“attacco radicale al tradizionale format degli studi d’architettura” che apertamente dichiara di programmare. Non c’è dubbio che la via imboccata da Hraztan Zeitlian è rischiosa, anche se il rischio della ridondanza, dell’effetto plateale, è implicito in ogni tentativo di rinnovamento estremo. Anche in questo, però, il suo lavoro – e, più ancora, il suo modello professionale – assume un valore esemplare. Dopotutto, il messaggio che Hraztan Zeitlian invia, con le sue dichiarazioni e, più ancora, con il suo lavoro, non è che un appello all’onestà e alla vivacità intellettuale. In questo troviamo una conferma del suo ricongiungersi alla vicenda delle avanguardie moderne, con la piena consapevolezza, tuttavia, che il XXI secolo non è il XX. Maurizio Vitta

T

he Struere (www.struere.com) firm from Los Angeles, founded and run by Hraztan Zeitlian, describes its projects as “Polemical and innovative”. The design philosophy underscoring the work designed by Hraztan Zeitlian, who studied architecture at the American University in Beirut, the Island School of Design and Columbia University, is the idea that you need to change the form of the world in order to change the world or, in other words, update architecture to transform our very way of life. Creativity, innovation, change, a will to break with the past and move ahead, a radical rebellion against the academic world and tradition are the strong points of a programme aimed at upturning the rules in the name of constant experimentation, both provocative and based on solid cultural (and not just professional) foundations. “Our inventions are based on a full understanding of conventions and history or, in other words, of the rules, which need to be mastered before they are broken”, so it says in the firm’s presentation. There is an air of the avant-garde in this line of thinking. The spectre of Futurism appears here and there in their documents as an invitation to indulge in spectacular transgression, radical subversion and daring boldness. We are, however, faced with a revisiting of the 20th century avantgardes or Marinetti’s ideology, which, at most, serve as starting points for tackling new situations. The sound bites for Struere are “cybertecture”, digital technology, new materials, interfacing between real, mental and virtual spaces. The only thing that remains the same is a desire to take architectural design onto the level of transformations: just as one hundred years ago Futurism called upon art and architecture to fulfil their duty to fully exploit the possibilities made available to them by a new kind of culture and new ways of life, so Struere is now inviting us to look around to focus on the “Futurist plethora of new design issues and opportunities presenting themselves at an accelerating rate of change”. Of course, in the end, intentions aside, it is the works that count. But nowadays the conditions are such that any discourse confined to the vocabulary of architecture is likely to be reduced to senile babbling. Unless we take into account the context in which a work is designed and in which it takes shape, our judgement will be inconsistent. Let’s take the headquarters of the Organization of the Islamic Conference to be built in Jeddah in Saudi Arabia. Struere entered the competition with a project entitled “Hilal” or, in other words, “Half Moon”, which did not actually win but was given the 2006 American Architecture Award. The design rather than architectural issue underscoring this project was historical or ideological. It derived from an awareness of the dramatic conflict between two visions of the world – western and Islamic – but aimed at finding some in-between ground for dialogue and interaction embodied by an architectural form, which, looking towards the 21st century, might act as a reference point for both cultures. So the building looks like “an abstract reading of Islamic culture”, underlining its symbolic elements through its concrete structure and drawing on the powerful language of traditional Islamic decoration incorporating ecological and technological patterns characteristic of western culture. In order to get a better grasp of this project it needs to be compared to the “Fluxform” project entered in a competition to design an art museum for San José. In that instance, the design intention was clearly stated: to move

beyond the old-fashioned idea of a museum as an ascetic container of art works or, as Struere puts it quite dryly, as “the final resting place of art”, so as to present it as a flux, fluid form, meteorite or shell, in which the exhibition spaces are set out around the latest digital technology. Visitors find themselves immersed in the fluidity of seamless, mobile space, which unfurls into the architectural form, cancelling out old hierarchies and opening up to new relations with the works and their artistic essence. So what do a building devoted to Islamic culture and an American art museum have in common? They share the same design roots or, in other words, the same desire to take history and tradition not as facts to be cancelled out but starting points for in-depth re-workings capable of respecting the conceptual premises – the religions of spirit and art – while projecting them into a present destined to deeply transform the way in which they are experienced. After all, that was the aim of the historical avant-gardes of the 20th century, which is now being re-presented in a new and updated guise. Life’s sudden changes can only be expressed through parallel changes in forms – with architectural form currently being one of the most eloquent and incisive. But it is in these dialectics between life and forms – in which we can hear the distant echo of the intense philosophical reflections of the early-20th century – that the heart of modern-day architectural research now lies, which certainly has a clearthinking and passionate exponent in Hraztan Zeitlian. What guarantees even the boldest architectural design is not so much its sculptural value in terms of image as its truthfulness. In actual fact Hraztan Zeitlian’s architecture gives us even more food for thought. The interesting thing about it is the ductility and elasticity with which the same design principle is applied, adapted and re-worked for increasingly intricate ends. There appear to be few connections between “Ripple”, the prototype for an eco-sustainable office building, and the project for a multiplex film theatre. The first focuses on “the latest sustainability strategies” based on a “formally ponderous” structure, whose winding sinuosity is reminiscent of the principles of “Fluxform”, but with a distinct tendency towards the kind of aerodynamics associated with streamlining. The second, on the other hand, works along more spectacular, phantasmagorical lines, almost narrating its own function ready to explode into architecture through a whirlwind of stylistic features, images and references, which ensure the architectural artefact is as eloquent as it needs to be. Its obvious diversity is a continuation of its underlying design concept: the apparent heterogeneity of its solutions merely underlines Struere’s attention to the latest brand of so-called “mass customisation”, which the firm knows it must adapt to if it really wants to engage in that “radical attack on the conventional format of architecture firms, which it openly claims to be taking on. There is no doubt that Hraztan Zeitlian’s approach is risky, although the risk of redundancy or dramatic effect is implicit in every attempt at extreme renewal. Here again though his work – and even more so his professional style – is exemplary. After all the message being sent out by Hraztan Zeitlian through both what he has to say and, above all, his work is just an appeal to honesty and intellectual vivacity. This confirms his links with the modern avant-gardes, while remaining well aware that the 21st century is not the 20th century. 230 l’ARCA 51


Hilal (Half Moon) Project Jeddah, Saudi Arabia Competition entry, 2005 Credits Project: Stuere Design Principal: Hraztan Zeitlian

La Torre Hilal (Mezza Luna) è stata presentata al concorso internazionale per la nuova sede a Jeddah della Organizzazione della Conferenza Islamica (concorso vinto ex aequo dagli austriaci Bramberg & Thomas Pucher e dagli svizzeri Burckhardt Partner). L’edificio è progettato come una rilettura astratta della cultura islamica, interpretata come un movimento che, storicamente, ha dato fortissimo impulso allo sviluppo delle scienze e della tecnologia. La torre prende la forma dei simboli islamici della mezza luna accoppiata alla nejme (stella) e del Mihrab (la nicchia, orientata verso la Mecca, davanti a cui si prega) reinterpretato qui come una grande finestra. Dal punto di vista tecnologico, i tradizionali schermi frangisole della tradizione islamica, i masharabiya, sono qui ripresi nella struttura esterna di acciaio. Questo esoscheletro è infatti anche una sorta di schermo formato da un sistema doppio di tubi incrociati che formano le due ali dell’edificio in una fusione di ornamento e struttura. Il progetto ha vinto nel 2006 l’American Architecture Award. Hilal (Half Moon) Tower was entered in the international competition to design the new offices of the Islamic Conference Organisation in Jeddah (joint winners of the competition were the Austrians Bramberg & Thomas Pucher and the Swiss team Burckhardt Partner). The building was designed as an abstract re-reading of Islamic culture, interpreted as a movement which, historically, has provided an extremely powerful input to progress in science and technology. The tower is shaped like the Islamic symbols of the half moon combined with a nejme (star) and Mihrab (the little cove facing towards Mecca used for prayer purposes) here reinterpreted as a large window. From a technological viewpoint, traditional sunscreens from Islamic culture, masharabiya, are incorporated here in the outside steel structure. This exoskeleton is actually a sort of screen forming a twin system of crisscross pipes, which form the building’s two wings through a combination of ornaments and structure. This project won the 2006 American Architecture Award.

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Fluxform- Prototype Museum of Art San Jose, CA - Unbuilt project 2003 Credits: Project: Struere Design Team: Hraztan Zeitlian (Design Principal – Architecture), Silva Zeitlian (Design Principal – Interiors), Mike Amaya Client: San Jose State University School of Art and Design

Nelle forme di questo proptotipo per un museo non si manifesta una struttura neutra e scatolare dai muri bianchi, né un monumento per la privilegiata visione dell’arte, e nemmeno una tomba/scrigno dell’arte. Ciò che emerge è invece una forma fluida che genera molteplici associazioni mentali nel visitatore: un bulbo, un meteorite, una conchiglia, un ciottolo. Sfruttando a pieno gli strumenti digitali ora a dispozione dei progettisti, Struere ha sviluppato uno spazio di grande valenza scenografica e una forma continuamente variegata. Il volume dello spazio espositivo è costituito da una pelle fluida che si ripiega per formare spazi ricurvi e sostegni strutturali che sembrano episodi nello svolgimento di una sequenza animata. Il volume sinuoso, o flussoforma, contiene gli spazi espositivi del museo. Le aree non pubbliche sono organizzate in un volume funzionale a “L” che formalmente si incontra con la flussoforma sui lati e nella parte posteriore. Il volume sinuoso forma un aggetto che fluttua sopra il terreno segnando e conferendo energia alla piazza sottostante. All’interno, gli spazi espositivi sono organizzati su tre livelli collegati in un continuum come una promenade artistica. What is manifested in the form of this museum is not a neutral-white-walled-box museum, not a monument for the art viewing of the privileged, and not a repository/tomb for art. What is manifested here instead is a museum formed in flux, a fluxform that generates in the visitor’s mind multiple references: a bulbous root, a meteorite, a seashell or soft pebble. Using the full plethora of the emerging 21st century digital design technological tools, Struere developed the exhibit spaces in a dramatic form without precedent, a form constantly variegated. The exhibit space volume is formed by a fluid skin folded over smoothly curved spaces and structural skeletal supports themselves formed as episodes in an unfolding animated sequence. The sinuous volume/fluxform contains the museum exhibit spaces. Non-public spaces are organized in a functional “L” plan shaped volume that formally engages the sinuous volume on its back and sides. This sinuous volume is formed into a prowshaped cantilever “hovering” above the ground to mark and energize the plaza. Within the sinuous volume the exhibition spaces are organized as a three-story continuous art promenade.

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Schizzi per la definizione della “flussoforma” che caratterizza il prototipo per un museo d’arte a San Jose (California). Stretches for the definition of the “fluxoform”, characterizeing the prototype for a museum of art in San Jose (California).

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Ripple- Prototype Sustainable Office Building Peterborough, UK Competition entry, 2004 Credits Project: Struere Design Team: Hraztan Zeitlian (Design Principal), Mike Amaya, David Masis Pugh Client: East of England Development Agency (EEDA)

Peterborough è situata 128 chilometri a nord di Londra, caratterizzata da una cattedrale Normanna e con un’area dedicata all’innovazione e alla tecnologia. Il progetto si sviluppa su un’area periferica di 1,02 ettari. Struere ha progettato un edificio per uffici di grande forza formale e iconica che incorpora le più innovative strategie “verdi” e sostenibili. Per minimizzare l’impronta al suolo, l’edificio è sopraelevato e le funzioni si sviluppano su tre livelli. L’edificio è conformato in modo da indirizzare le acque piovane a delle cisterne, mentre le acque grigie vengono convogliate in bacini per essere bio-ripulite e riutilizzate. Le prese d’aria al piano terra dell’edificio sono orientate in direzione dei venti prevalenti, così da sfruttarne le correnti per far circolare l’aria all’interno. Al centro della costruzione si apre una grande eco-terrazza piantumata che ha la funzione di ridurre l’assorbimento di calore. Le facciate presentano pannelli foto-voltaici semi-trasparenti sul lato sud, orientati in modo da raccogliere la maggiore quantità possibile di energia solare. La disposizione dei pannelli determina l’aspetto della facciata che sembra formata dalla sovrapposizione di increspature di una conchiglia. Peterborough is a Norman cathedral city and an innovation and technology area 128 Km north of London. The project site is a suburban area 1.02 hectares. Struere designed a formally powerful, iconic building that incorporates the most innovative sustainable or “Green Building” strategies. To minimize building footprint the building is lifted above ground and the program is stacked over 3 floors. The building is formed to direct rainwater to collection cisterns and graywater to leech fields for biocleaning and reuse. The building’s highly expressive fresh air intakes are positioned against the main prevailing winds on the ground floor, thus allowing it to take advantage of the wind to circulate air through the building using the stack effect. The building features a large vegetated eco-terrace in the middle of the building to reduce heat absorption. The building features semi-transparent photo-voltaic panels on the southern façade of the building. The panels are angled to provide for maximum solar energy collection. This angled positioning of the PV panels translates into a façade that is made of ripples. The building becomes shell-like.

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Multiplex Cinema Prototypes 1 & 2 Credits Project: Struere Design Team: Hraztan Zeitlian (Design Principal), Mike Amaya.

Il prototipo di cinema multiplex, nelle due immagini in alto, propone un nuovo approccio al progetto di questa tipologia: le singole sale sono collocate “schiena a schiena” con gli schermi disposti verso il centro del complesso. Tale configurazione determina spazi pubblici al di sotto dei piani di platea. Tali nuovi spazi sono “energizzati” da elementi connessi a diverse funzioni commerciali e di intrattenimento e si aprono verso gli atrii del multiplex e verso l’esterno. Si genera così una forte sinergia tra le varie componenti del complesso e i flussi degli utenti. Dall’esterno dell’edificio si possono vedere le cabine di proiezione e le gallerie che si accedono alle balconate superiori da cui i volumi delle sale aggettano sopra gli spazi pubblici. The multiplex theater ptototype, presented in the two images at the top, is unique in its cutting edge design approach to the multiplex building type in the following way: the individual movie theaters that make up the multiplex are oriented “back to back” with their screens toward the middle of the multiplex. This configuration creates public spaces under the seating planes of the movie theaters. These new public spaces are energized with larger concessions and new retail and entertainment program elements. These new components are open to the inside lobbies of the multiplex, as well as to the outside of the multiplex. A lot of synergy is generated by this configuration as the new retail/entertainment components feed off of the crowds that flock to the multiplex and vice a versa. From the outside of the building one sees the projection booths and the galleries that lead to the upper balconies of the movie theaters cantilevered over the public spaces.

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Riverside, CA. Unbuilt project 2002

Il progetto di questo multiplex deriva la propria forma dalla tecnologia della proiezione dei film e dalla tecnica costruttiva delle sale cinematografiche. Un piano continuo parete/soffitto color arancio laccato si ripiega per formare una gradinata e lo spazio interno del cinema dietro una vetrina in facciata a doppio isolamento acustico. Una cabina di proiezione vetrata, in cui l’attrezzatura tecnica è visibile a tutti, è come “appollaiata” sul bordo della balconata del mezzanino. Di sera i film saranno retro-proiettati da questa cabina attraverso l’atrio su uno schermo integrato nella parete continua esterna di vetro che segna l’ingresso del multiplex. Il film sarà visibile sia dalla piazza esterna sia dall’atrio interno. Gli spettatori saranno così attirati dallo schermo, che dovranno attraversare per entrare nel mondo dei film, in una sorta di ribaltamento delle nozioni di interiorità ed esteriorità.

The design of this multiplex draws its form-making from the technolgy of the movie projection and the construction technology of the movie theater.A continuous red-orange lacquered ceiling/wall plane folds to reveal a the stadium seating stepped floor and interior space of the cinema behind a double insulated acoustical grade glazed storefront window. A glazed projection booth fully displaying a projection equipment is perched at the edge of the balcony mezzanine. In the evenings, movies will be rear projected from this booth through the lobby space, and on to a cinema screen integrated in the exterior glass curtain wall of the cineplex at the main entry. This movie will be seen from both the interior of the lobby and from the exterior plaza. Reversing notions of interiority and exteriority, the movie goer will be drawn by the cinema screen then move through the screen and into the world of the movies.

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Nel buco nero

Office Building in Viale Stelvio, Milan

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Credits Project: P.R.P. Progettazione Realizzazione Promozione-Rolando Gantes, Roberto Morisi Collaborators: Danila Brena, Stefano Napolano, Anna Carnevale Bonino Site Management: P.R.P. Progettazione Realizzazione Promozione Concrete Works Project: Gabriele Gerosa Iron Works Project and realization: Speirani Plants Project: Technion Garden Project: Giovanni Sala Security: Gennaro Baratta, Simona Damato Main Contractor: Ranza Aluminium and Glass facades: Seralwall Glasses: AGC Flat Glass Mechanical Plants: Gianni Benvenuto Electrical Plants: Elettromeccanica Galli Lifts: Kone Floating Floors: Edilbeton Perugina False Ceilings: Mattarozzi Lobby Furniture: Universal Selecta, Sagsa Lighting: Trilux, Memo, Norlight, Fontana Arte Owner: A.M.Properties

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a balena di Pinocchio? O il felliniano transatlantico Rex di Amarcord? O ancora la rampa di lancio di Cape Canaveral? Chissà, forse sia l’uno che l’altro che l’altro ancora. È un monumento all’interpretabilità l’edificio di Gantes e Morisi che ha finalmente riempito un antico squarcio occupato per anni da una vecchia fabbrica in viale Stelvio, trafficatissima arteria milanese. Ai lati del “buco nero”, si stagliavano nel nulla due nude facciate di anonimi palazzoni, come a ricordare visivamente ai passanti la necessità di un intervento. Gli architetti hanno così ideato un elemento ad alta riconoscibilità, da loro stessi definito “una bolla di cristallo dall’aspetto vagamente metafisico”. Metafisico, del resto, come Pinocchio, come Fellini e come l’altrove extraterrestre. L’idea vincente è la vetrata, a pianta semi-ellittica, che ricopre l’intero manufatto qualificandosi come il segnale forte del progetto. Una vetrata che corre lungo una linea spezzata: epilogo al culmine degli edifici adiacenti, improvvisa impennata verso l’alto e morbido epilogo con curvatura. Gli ordini più alti della facciata, trasparenti, mostrano due piani arretrati dell’edificio. Fasce orizzontali serigrafate nascondono il pacchetto del solaio e si bloccano al momento di incontrare il vuoto dell’atrio. E proprio qui, davanti all’atrio, ecco la grande “scultura”, non meramente decorativa ma con piena funzione strutturale, che culmina con un gigantesco cono in acciaio inox “lanciato” verso l’alto a trattenere gli stralli, e il cui vertice punta dritto proprio al centro della curva della facciata. Gli ideatori lo definiscono uno “gnomone” (ma forse è più l’omino di latta de Il mago di Oz di Victor Fleming…) per via del lungo “berretto” a punta; ma potrebbe anche essere, in quanto caratterizzatore spaziale o indicatore del punto mediano della struttura, una gigantesca lancetta di un altrettanto gigantesco orologio e, perché no, anche il missile in partenza della già citata rampa di lancio di Cape Canaveral. Gli interni del gigante di vetro sono, a ogni piano, privi di pilastrature intermedie, il che è reso possibile dalla enorme “pancia” della balena. L’obiettivo della riqualificazione urbana, in una zona fra le più grigie della città, ha portato gli architetti a questa forte ricerca di simbolismo. E una delle caratteristiche precipue di questo edificio sta proprio nella capacità di “farsi interpretare” in modo multiforme da chi lo osserva: ognuno, in definitiva, può “leggere” ciò che vuole e l’oggetto si presta volentieri a questo giochino, scatenando in chi lo osserva quel lavorio di mente (e di fantasia) cui le grandi metropoli lasciano generalmente poco spazio. Se poi pensiamo alla destinazione d’uso, la sede di una banca, istituto poco affine al genere fantasy, dobbiamo riconoscere che il progetto Gantes/Morisi si colloca in una dimensione di assoluta originalità. Quanto alla logistica degli spazi interni, i due piani sotterranei vengono destinati agli archivi, agli impianti, al caveau e a un garage da 200 posti auto; il pianterreno ospita l’atrio che si slancia in altezza per tre piani: da lì i clienti fluiscono alle sale destinate al pubblico, anche queste non chiuse alla luce naturale ma vetrate con affaccio su viale Stelvio e via Valtellina. Sempre dall’atrio si raggiungono i 1.200 metri quadri del cortile-giardino destinato a manifestazioni corali en plein air. Agli uffici (globalmente 7.000 metri quadri su una superficie lorda di 12.000) sono stati deputati i tre piani superiori (con le ali separate dal vuoto dell’atrio) e gli ultimi due (unificati al centro). Infine l’attico, con la grande terrazza che lo contorna, e che rappresenta un’area per “momenti break” e rappresentanza, sottostanno ai locali per gli impianti. Assai suggestiva l’immagine in notturna dell’oggetto misterioso, illuminato in giallo-azzurro, che finisce per regalarsi la funzione di oasi della curiosità, stimolando nei transeunti la funzione visiva laddove, prima della nascita della balena luminosa, la routine era quella di percorrere il viale a testa bassa, senza stimoli né sensoriali né cromatici. Michele Bazan Giordano

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inocchio’s whale? Or the Rex ocean liner in Fellini’s film Amarcord? Or may be even the Cape Canaveral launch pad? Who knows, may be all three. The building designed by Gantes and Morisi is a monument to multi-readings and interpretations, which has finally filled an old gap taken up for years by a factory in Viale Stelvio, a very busy road in Milan. At the sides of the “black hole” there were two blank faceless building facades standing alone in the void, as if to remind passers-by that something needed to be done. So the architects devised a highly distinctive element they themselves called “a glass bubble that looks vaguely metaphysical”. As metaphysical, moreover, as Pinocchio, Fellini or some extraterrestrial place. The winning idea is the semi-elliptical glass front covering the entire construction, which really stands out as the project’s key feature. A glass front running along a broken line: an epilogue at the end of the neighbouring building, a sudden upward thrust and a gently curving epilogue. The façade’s highest transparent sections show that two floors are set back from the building. Serigraphed horizontal strips hide the floor slabs and end where they meet the lobby space. And right here, in front of the lobby, here is the big “sculpture” which is not just decorative but also structurally functional, culminating in a gigantic stainless steel cone “launched” upwards to hold the stays in place and whose top points straight at the middle of the curving façade. The designers describe it as a “gnome” (but perhaps it is more like the tin man in The Wizard of Oz by Victor Fleming…) because of its long pointed “hat”; but it might even be a giant finger on an equally giant clock (due to the way it points at the middle of the structure and injects the space with life) or, why not, even a missile fired from the aforementioned Cape Canaveral launch pad. The interiors of this glass giant are, at each level, bereft of intermediate columns, which is made possible by the whale’s huge “belly”. The aim of redeveloping one of the greyest parts of the city meant that the architects decided to opt for heavy symbolism. And one of the key features of this building is its ability to “interpret” what it sees in various ways: everybody can “read” what they like into it and the object willingly lends itself to this little game, causing onlookers to use their brains (and imaginations), something rare in big cities. If we then consider its actual purpose, the home of a bank, not the kind of institute that leaves much room for the imagination, we have to admit that the Morisi/Gantes project is absolutely original. Thanks to the logistics of the interior spaces, the two underground levels are used for the archives, plant-engineering, caveau and 200-space garage; the ground floor holds the lobby which towers up for three floors: from here customers flow into the public premises, which are not shut off from natural light but fitted with glass windows facing onto Viale Stelvio and Via Valtellina. The lobby also leads through to the 1,200 square metres of gardencourtyard designed for hosting outdoor events. The offices(a total of 7,000 square metres out of a total area of 12,000) are set on the upper three floors (with the wings separated by the lobby space) and top two levels (joined in the middle). Finally, the attic level with its large surrounding terrace is an area for taking a break, also serving reception purposes just below the rooms holding the plant-engineering. This mysterious object is particularly striking at night-time when it is lit up in yellow-sky blue, which really catches the eye of passers-by, who used to walk past with their heads down due to the lack of any sensorial or chromatic stimulation, but are now drawn visually towards this luminous whale.

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P.R.P.Rolando Gantes, Roberto Morisi

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Diego Alto Diego Alto Diego Alto

Viste dell’edificio per uffici che si presenta come un complesso costituito da forme primarie e con un’espressività che rimanda al Cubismo. L’elemento fondamentale è costituito da una vetrata a pianta semiellittica che copre in altezza tutto l’edificio, descrivendo una linea spezzata che, partendo dalla sommità degli edifici confinanti, si impenna verso l’alto riappianandosi al centro della curva. La pensilina sopra l’ingresso è sorretta

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da una struttura/ scultura in acciaio inox, il cui pennone conico si innalza per trattenere gli stralli. Il vertice di questo “gnomone” corrisponde al centro esatto della curva, puntualizzandolo spazialmente. Views of the office building which looks like a complex constructed out of primary forms and stylistically evocative of Cubism. The key feature consists of a semielliptical glass window

rising up the full height of the building, describing a broken line which, starting from the top of the neighbouring buildings, towers up towards the top before flattening out in the middle of the curve. The canopy above the entrance is supported by a stainless steel structure/sculpture, whose cone-shaped pole rises up to support the stays. The top of this “giant gnome” corresponds to the very centre of the curve, spatially enhancing it.

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Emilio Sfriso

The section holding the top two levels is set back, so that the glass front – which is juxtaposed against it – is suddenly transparent revealing its outline. The façade below made of semireflective neutral glass is marked by serigraphed horizontal bands which conceal the slab section. Opposite page, internal elevation with a section across the lobby and below, clockwise, plans of the ground floor, 1st, 2nd, 3rd, 4th, 5th and 6th levels.

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Il corpo degli ultimi due piani è arretrato, così la vetrata – che gli è giustapposta – assume improvvisamente una trasparenza che lascia intravedere la sua sagoma. La facciata sottostante di vetro neutro semiriflettente è contrassegnata da fasce orizzontali serigrafate che nascondono il pacchetto del solaio. Nella pagina a fianco, prospetto interno con sezione sull’atrio e sotto, in senso orario, piante del piano terra, dei piani 1°-2°-3°, 4°5°, e 6°.

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Diego Alto

Nella pagina a fianco, viste degli interni. L’edificio, interamente occupato da un Istituto bancario, si compone di due piani sotterranei in parte destinati ad archivi, impianti, caveau e altri locali sussidiari e in parte a garage per 200 posti auto. Al piano terra, al centro della curva, si trova il grande atrio sviluppato in altezza per altri tre piani. Da esso si accede, dai due lati opposti, ai saloni aperti al pubblico, che si affacciano, con vetrate continue sulle due vie Stelvio e Valtellina.

Diego Alto

There is direct access from the middle of the entrance lobby (through the lift area) to the 1,200-squaremetre paved space in the middle of the courtyard-garden capable of hosting outdoor events. On the interior façade, the ion sheeting is applied to the parapets along the semi-circular central balconies. The glass windows of the offices fitted with steel sections are framed by the reticular structure made of reinforced concrete.

Diego Alto

Dal centro dell’atrio di ingresso, attraverso lo sbarco ascensori, si accede direttamente allo spazio pavimentato di 1.200 mq posto in mezzo al cortile-giardino, capace di ospitare manifestazioni all’aperto. Nella facciata interna, la lamiera ondulata è applicata ai parapetti dei balconi centrali semicircolari. Le vetrate degli uffici, con profilati colo acciaio, sono inquadrate dal reticolo della struttura in cemento armato.

The building, entirely taken up by a bank, has two underground levels partly holding its archives, plantengineering and other ancillary rooms and partly holding a garage with room for 200 cars. The large lobby rising

up three levels is set on the ground floor in the middle of the curve. This leads from the two opposite sides to the premises open to the public, whose curtain glass windows look onto two streets: Via Stelvio and Via Valtellina.

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Dante O. Benini & Partners Architects

L’immagine di Vodafone At ICO Centrale, Ivrea

Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects Project Architects: Dante O.Benini, Luca Gonzo Project Architect in Charge: Luca Gonzo Project Director: Silvio Petronella Project Team: Annalisa Brambilla, Laura Caccia, Stefania Cerri, Michele Corrado, Paolo Longoni, Stefania Shaw Galli Restoration Project: Studio Giacopelli Architetti/Enrico Giacopelli New Facades Project, Civil Engineering, Fireproofing, Security Coordination: Diaspro: Giuseppe Zavaglia (Engineer-in-Charge and Worksite Manager), Luca Zavaglia, Massimo Marino, Rosa Garcia Electrical and Special Plants Project: Se.pro: Mario Scopece (Engineer-in-Charge and Worksite Manager), Salvatore Contrino, Fidel Rosell HVAC Plants Project: Impro: Carlo Zanovello (Engineer-in-Charge and Worksite Manager), Ermanno Scalvenzo, Piero La Placa, Francesco Iammarino, Paola Razetto Main Contractors: Editel (general contractor and building works), Antonini (electrical and special plants), Benvenuto (HVAC plants), Officine Tosoni (new curtain walls) New Curtain Walls: Gruppo Tosoni Ceramics Floors and Cladding: Marazzi PVC Floating Floor: Armstrong Rubber Floating Floor: Mondo Wooden Floor: ParKwood – Abet Laminati Coloured Glass Cladding: Omnidecor Movable Partitions: Etra Sistemi Shading Systems: Silent Gliss Metal False Ceilings: Armstrong Trusses: Trox Lighting Appliances: Zumtobel Customized Furniture: Top Stand Canteen Furniture Installation: Belca Call center and Offices Furniture Installation: Steelcase, Unifor, Sedus, Fantoni, Moroso Indoor Signage: Cicrespi Archive Photos: Archivio Storico Olivetti Ivrea, Giovanni Torra (Ivrea), Archivio Figini e Pollini al MART (Trento e Rovereto) Client: Vodafone Italia (Roberto Verri, Person-in-Charge; Samantha Fozzi, Project Manager)

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l rifiuto di uno stile, assunto pragmatico per un’architettura che si rinnova senza traumi nel tempo e nello spazio, si evidenzia ogni qualvolta si interviene in un’opera razionalista. E’ il caso del complesso ICO Centrale, tuttora considerato, per l’Italia, uno straordinario prototipo di moderna concezione di edificio industriale. Voluto da Adriano Olivetti, l’edificio sta rinascendo a nuova vita. Dopo un letargo di anni ripropone, attraverso una nuova destinazione, la sua flessibilità funzionale accogliendo la sede di Fodafone Italia, importante azienda europea di telefonia mobile. Originariamente destinato alla produzione di macchine per scrivere e di macchine da calcolo, l’ICO Centrale (ICO sta per Industrie Camillo Olivetti), realizzato tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta, è oggetto di vari interventi. Il complesso dopo aver accolto uffici di varia destinazione, intorno agli anni Settanta inizia a essere sempre meno utilizzato, per poi finire praticamente abbandonato e quindi subire un rapido degrado. La sua realizzazione vede coinvolti più progettisti, a cominciare da Lugi Figini e Gino Pollini, autori del progetto complessivo e dell’ideazione delle facciate vetrate. Annibale Fiocchi collabora al progetto della manica ovest, Ottavio Cascio, alla metà degli anni Cinquanta, ridisegna il fronte sud, inserendo la particolare cortina frangisole a elementi orizzontali. Tuttavia, è l’imponente fronte prospettante su via Jervis che diviene un’icona modernista, per via della notevole ampiezza della vetrata continua della facciata principale. Luigi Figini (1903 - 1984) e Gino Pollini (1905 - 1991). Già durante gli anni degli studi universitari, la loro attività si svolge nel segno di una feconda collaborazione. Nella seconda metà degli anni Venti costituiscono a Milano, insieme con altri giovani architetti, il Gruppo 7, dando inizio al movimento razionalista italiano. Successivamente, aderiscono al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Nel 1934, realizzando le nuove Officine Olivetti a Ivrea, iniziano con Adriano Olivetti una collaborazione che si protrae fino alla fine degli anni Cinquanta. Dalle cristalline stereometrie puriste del periodo antecedente la Seconda guerra mondiale, Figini e Pollini (così firmano i loro progetti dopo aver aperto negli anni Venti lo studio professionale) approdano a un linguaggio orientato verso un’accentuazione espressiva legata alla valorizzazione dei materiali: risalgono a quegli anni alcuni edifici realizzati in cemento a vista. L’intervento di riqualificazione è deciso nel 2004 allorquando Vodafone Italia programma di utilizzare l’intero complesso ex Olivetti, comprendente l’ICO Centrale e un edificio adiacente. Si tratta di un grosso intervento riguardante una superficie di oltre ventimila metri quadrati. La fine dei lavori è prevista entro il 2009 e comprende la riqualificazione dell’ICO Centrale, di circa undicimila metri quadrati e il Nuovo ICO di circa diecimila metri quadrati. Il progetto di riqualificazione ha interessato oltre allo studio Dante O. Benini & Partners, anche lo Studio Giacopelli Architetti, cui è stato affidato l’incarico del restauro conservativo della pelle esterna delle facciate. Il restauro conservativo ha coinvolto anche l’intero involucro architettonico cui sono stati restituiti tutti i valori materici e cromatici voluti dai progettisti storici. Oltre al restauro delle parti storiche, occorreva inserire nuovi elementi identitari per segnare la nuova destinazione. L’intervento si sviluppa a partire dal nuovo ingresso principale, ubicato nel sottopassaggio in via Montenavale. L’ingresso è caratterizzato da una quinta in lamiera microforata che, oltre a schermare con discrezione il parcheggio retrostante, crea una sorta di richiamo formale alle installazioni del MaAM, il museo a cielo aperto distribuito su tutto il territorio del Comune di Ivrea. Carlo Paganelli

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he rejection of a predetermined style, a pragmatic assumption for architecture striving to break free from the constraints of space and time, inevitably comes to the fore whenever creating a rationalist building design. This is the case with the ICO Centrale complex, still considered to be an extraordinary prototype for Italy of an industrial building with a very modern design. Commissioned by Adriano Olivetti, the building is being born again. After years of lethargy, its functional flexibility is now allowing it to be adapted into the headquarters of Vodafone Italia, an extremely important mobile phone company. Originally designed for manufacturing typewriters and calculators, ICO Centale (ICO stands for Camillo Olivetti Industries), which was built in the 1930s-40s, has undergone plenty of work. After housing offices used for all kinds of purposes around the 1970s, the complex gradually came to be used less and less until it was practically abandoned and left to rapidly fall into disrepair. It was worked on by a number of architects, starting with Luigi Figini and Gino Pollini, who designed the overall project and glass facades. Annibale Fiocchi worked on the project for the west section and Ottavio Cascio then redesigned the south front in the mid-1950s, incorporating a special sunscreen curtain structure with horizontal elements. Nevertheless, it was the imposing front set along Via Jervis that turned into a modernist icon due to the sheer size of the curtain glass main façade. Luigi Figini (1903 - 1984) and Gino Pollini (1905 - 1991). They already worked together successfully back when they were at university. Then, during the latter half of the 1920s they set up Gruppo 7 in Milan, together with some other young architects, giving rise to the Italian rationalist movement. They subsequently joined forces with MIAR (Italian Rationalist Architecture Movement). The construction of the new Olivetti Workshops in Ivrea in 1934 marked the start of a working partnership which continued to the end of the 1950s. From the purist crystal-clear stereometries of the period just prior to the 2nd World War, Figini and Pollini (which is how they “signed” their projects after opening their own firm in the 1920s) moved onto a stylistic idiom of a more expressionist nature, focusing on the clever use of materials: some of their exposed concrete buildings date back to this period. The redevelopment project was decided upon in 2004, when Vodafone Italia planned to take over the entire old Olivetti plant, including ICO Centrale and another neighbouring building. This was a major project involving an area of over twenty thousand square metres. Work is planned to be completed by 2009 and includes adding a further eleven thousand square metres or so onto ICO Centrale and constructing a New ICO covering about ten thousand square metres. As well as Dante O. Benini & Partners, the project also involved the Giacopelli Architetti firm, which was assigned the task of carrying conservative restoration work on the outside skin of the facades. The restoration and renovation work actually involved the entire architectural shell, which regained the colours and textures that the old architects originally intended. As well as repairing the old parts, some distinctive new features needed to be added on to mark its new function. The work starts from the new main entrance, located in the subway running beneath Via Montenavale. The entrance has a micro-perforated sheet metal curtain front which, in addition to discretely hiding away the car par at the rear, also creates a sort of stylistic allusion to the MaAM installations, the outdoor museum spread all over the borough of Ivrea.

Alcune immagini d’epoca del complesso Ico Centrale, realizzato tra gli anni Trenta e Quaranta, su progetto di Luigi Figini e Gino Pollini; Annibale Fiocchi collaborò al progetto della manica ovest (photos Courtesy of Archivio Storico Olivetti, Ivrea Italy). Some period pictures of the Ico Centrale complex, designed by Luigi Figini and Gino Pollini and built in the 1930s-40s; Annibale Fiocchi worked on the project for the west wing.

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Dettagli delle facciate, il complesso Olivetti subì un intervento successivo, realizzato su progetto di Ottavio Cascio che, negli anni Cinquanta, ridisegnò il fronte sud inserendo la cortina frangisole orizzontale. Façade details. The Olivetti complex was later altered by Ottavio Cascio in the 1950s, who redesigned the south front incorporating the horizontal sunscreen curtain façade.

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Nella pagina a fianco, dal basso, piante dei piani secondo, terzo, terra e primo. In questa pagina, alcuni dettagli degli spazi interni.

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Opposite page, from bottom, plans of the second, third, ground and first floors. This page, details of the interiors.

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L’intervento di riqualificazione dell’edificio Ico Centrale, di 11.000 mq, rappresenta solo il primo intervento di un programma più esteso e organico da completare entro il 2009 con la riqualificazione

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dell’edificio adiacente, denominato Nuova Ico, con una superficie di ulteriori 10.000 mq. The 11,000-squaremetre project to redevelop the Ico Centrale building is just the first part of a

more extensive and carefully coordinated programme planned to be completed by 2009 involving the redevelopment of the neighbouring building called New Ico, covering a further area of 10,000 square metres.

Gli spazi della mensa aziendale. The company canteen spaces.

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Dettaglio dei nuovi arredi della mensa, in sintonia con l’immaginario razionalista. Detail of the new canteen furniture designed in a rationalist style.

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Learning Centre Corsico (Milan)

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ormazione come momento di crescita, sia individuale sia collettivo; capacità di interagire tra le persone, facilitando la comunicazione a ogni livello tra diverse figure professionali, consolidare la corporate Vodafone, stimolando lo spirito di appartenenza, con obbiettivi lavorativi e stile di vita condivisi. Cuore pulsante del learning center diventa così lo spazio interno, pensato come successione di “piazze”, a partire dall’ingresso, primo luogo di accoglienza, dove trova collocazione un quadro sinottico per la gestione del centro e apertura delle aule e un internet point; alla “piazza virtuale” si susseguono altre “due piazze” di diverse dimensioni, in cui tutte le aule si affacciano. Lo spazio connettivo che ne consegue è percorso di aggregazione e socialità, offrendo la possibilità di bere un caffé al lounge piuttosto che godere una mostra o un particolare evento, è luogo in cui diverse figure professionali si incontrano, discutono o svolgono attività di gruppo, al di fuori dello spazio istituzionale delle aule e respirano, apprendendo e vivendo lo spirito Vodafone. La “piazza”, spazio confortevole dove far sentire le persone a proprio agio, dove per l’arredo la scelta è caduta su divani modulabili che permettono oltre alla configurazione di diversi scenari anche un uso non convenzionale attraverso lo schienale utilizzabile come ulteriore seduta, piuttosto che l’utilizzo di sgabelli con telaio cromato e seduta e schienale in metacrilato, per lo spazio lounge, un luogo totalmente informale e aggregativi. La riconfigurazione degli spazi è garantita da particolari strutture d'arredo, completamente mobili, che in pochi minuti permettono di variare gli spazi - da unica sala per novanta persone a spazio frammentato adatto per ospitare gruppi di lavoro ridotti. L’opzione è stata di dare a ciascuno la possibilità di configurare in autonomia il proprio spazio di lavoro.

Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects Principal in charge: Dante O. Benini Principal Architect in Charge: Luca Gonzo Project Director: Silvio Petronella Project Team: Annalisa Brambilla, Laura Caccia, Michele Corrado, Salvatore Guzzo, Paolo Longoni Civil Engineering, HVAC Plans Project: Technion: Raul Cassinelli (Project and Worksite Management), Laura Cassinelli, Roberto Bregaglio, Daniele Fornè, Francesco Regonersi, Maurizio Sarotti Communication Design: Network Comunicazione General Contractor: Iomann & C. Floors and Ceramics Cladding: Marazzi Floating Floors: Tecnogivex Rubber Cladding: Mondo Décor and Safety Adhesive Films: 3M Coloured Glass Cladding: Omnidecor Movable Walls: Oddicini Shading Systems: Silent Gliss Metal False Ceilings: Armstrong Lighting Appliances: Zumtobel, Norlight, Quattrobi Customized Furniture: Camagni Arredamenti Classrooms Furniture Installation: Sedus, Caimi Brevetti, Tagliabue Sistemi Gallery and Lounge Furniture Installation: Moroso, Belca, Rexite Client: Vodafone Italia

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Umberto Nicoletti

Logo of the Vodafone Learning Center, a Corporate University for training. Opposite page, the approximately ninety-seat hall can easily be divided up to host a number of work groups. Bottom, the distributional layout featuring a sequence of “plazas” in various layouts.

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raining as an opportunity to grow both individually and collectively; people’s ability to interact, encouraging communication on every level between people from different fields of expertise to help consolidate Vodafone’s corporate position and fostering a spirit of belonging through shared goals and lifestyles. The pulsating heart of the learning center is the interior space, designed like a sequence of “plazas” starting from the entrance, the first reception area, where there a synoptic control panel for running the center, where the teaching rooms open up and where an Internet point is located; this is followed by the “virtual plaza” followed by two different sized “plazas” surrounded by all the teaching rooms. The resulting connecting space is used for socialising and congregating, providing the chance to drink a coffee in the lounge or enjoy an exhibition or special event. This is the place where people from different fields meet, talk or carry out group activities outside the formal teaching facilities, breathing in, learning about and experiencing the Vodafone spirit. The “plaza”, a comfortable space for making people feel at home, where the chosen furnishing is modular sofas which, in addition to being adjustable, can also be used in unconventional ways by adapting the back into another seat; there are also stools with a chrome-plated frame and metacrylate seat for the lounge area, helping create a totally informal and congregational space. The reconfiguration of the spaces is guaranteed by special furnishing structures, all completely mobile, which allow the layout to be altered in just a couple of minutes – from a single room for ninety people into a fragmented space for hosting smaller work groups. It was decided to allow everybody to independently reconfigure their own work space.

Leo Torri

Logo del Vodafone Learning Center, una Corporate University per la formazione. Nella pagina a fianco, L’aula di circa novanta posti può essere facilmente frazionata per ospitare più gruppi di lavoro. In basso, il layout distributivo caratterizzato da una successione di “piazze” variamente configurabili.

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Leo Torri

Leo Torri

The new structure is composed of eight halls fitted with optic fibres and WiFi systems.

Umberto Nicoletti

La nuova struttura si compone di otto aule fornite di fibra ottica e sistema WiFi.

Top, the furnishing composed of modular sofas which, in addition to providing various settings, also adapts to a nonconventional usage by using the backs of the chairs for additional seating.

Leo Torri

Leo Torri

In alto, l’arredo formato da divani modulabili che permettono oltre alla configurazione di diversi scenari anche un uso non convenzionale attraverso schienali come ulteriori sedute.

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Giuria/Jury: Pier Felice Comoglio, Mario Riva, Piero Carenzo, Marco Michelone Committente/Client: Comune di Livorno Ferraris

Vincitore/Winner Mecanoo, ABT bv

Nuovi uffici municipali e Stazione ferroviaria Programma: 30.000 mq di uffici municipali con atrio pubblico; 4.500 mq di stazione con negozi, biglietteria e ristoranti interni all’atrio e banchine sotterranee. Costo (incluse installazioni): 52.000.000 Euro New Municipal Offices and Train Station Programme: Municipal offices with public lobby of 30,000 sq.m; station with shops, ticket office and restaurants in the station hall and underground platforms of 4,500 sq.m. Building costs: euro 52,000,000 (incl. installations). Committente/Client: Municipality of Delft, Ontwikkelingsbedrijf Spoorzone, Prorail

Lituania/Lithuania – Klaipeda

1° ex-aequo A- A. Stripinis - S. Stripiniene B- T. Grunskis, L. Miceika, R. Simatonyte, M. Mikulenas + E. Neniskis, R. Liola, V. Sasnauskaite, L. Lazinskas 3° R. Mizeraite, T. Kartociene, S. Kebliene

Concorso internazionale per il nuovo terminal portuale International Competition for a New Port Terminal Commitente/Client: JSC Klaipeda passenger and cargo terminal

Olanda/The Netherlands – Delft

COMPETITIONS

Centro Polifunzionale Il concorso è finalizzato alla realizzazione di un Centro Polifunzionale a servizio della comunità locale, sull’immobile già di proprietà del Consorzio Agrario Provinciale, al fine di poter disporre di aree e ambienti moderni e funzionali dove svolgere attività culturali, ricreative e sportive, per cui si dovrà prevedere altresì la realizzazione di una palestra con dimensioni idonee allo svolgimento di attività sportive (basket, volley, calcetto e tennis) Multi-functional Centre The competition object is the realization of a Multi-functional Centre for the local community, to be built on a building owned by the Consorzio Agrario Provinciale. The aim is to be able to reuse modern and functional spaces for cultural activities, leisure and sports, so the project must include a gym for volley, basketball, tennis, indoor soccer)

Vincitore/Winner Carla Carenzo, Nicoletta Carbotti, Francesco Causone 2° Marco Pescaglini 3° Lucio Furno; Sara Furno, Bruno Giampalà, Cristina Grosso

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy – Livorno Ferraris (Vercelli)

Menzione d’onore/Honorable Mentions - Modostudio (Fabio Cibinel, Roberto Laurenti, Giorgio Martocchia), Chor-Tung Chan, Perla Nahoum, D. Osteika, T. Savukynas, L. Gudaeiutë, V. Uba, R. Spëèienë, R. Regesas 1°A - L. Narutis, M. Marozas, J. Ingelevicius

Polonia/Poland – Szczecin

Vincitore/Winner Barozzi Veiga Architects

Filarmonica di Szczecin Progetto per la realizzazione della Filarmonica di Szczecin Szczecin Philharmonic Competition for the realization of the new Philharmonic House Committente/Client: Gmina Miasto Szczecin

1°B

Norvegia/Norway – Oslo Concorso per Holmenkollen In occasione dei campionati mondiali di sci 2011 (sezione Nordica), l’ente banditore intende demolire e ricostruire gli impianti di salto con gli sci di Holmenkollen. Il programma prevede la costruzione di 2 trampolini (K122 e K95), nonché la ricostruzione dello stadio e delle piste di cross-country, così come la realizzazione di accessi e infrastrutture Holmenkollen Competition For the Nordic Section of the Ski World Championship 2011, Oslo kommune wants to demolish and then re-build theSki Jump installations in Holmenkollen. The brief asks for the construction of two ski-jump (K122 and K95), the stadium and the crosscountry tracks, and the realization of all accesses and infratructures Giuria/Jury: Gary Bates, Jan Digerud, Trygve Sundt, Birgitte Riegels Høyland, Roar Gaustad, Bente Lill Romøren, Steinar Eidaker Committente/Client: Oslo kommune

Vincitore/Winner Julien De Smedt; JDS/Julien De Smedt Architects

Spagna/Spain – Ceuta “VIVA” Viviendas Protegidas a Loma Colmenar Realizzazione di edifici residenziali destinati a 7 ambiti diversi, per un totale di 5.688 abitazioni distribuiti su 66 parcelle. Successivamente sarà richiesto ai vincitori di sviluppare il progetto esecutivo “VIVA” Rent-controlled Residences at Loma Colmenar Competition for the realization of residential buildings for a total of 5,688 residences distributed in 66 plots. Afterwards the winners will be requested to develop the executive project

Vincitore lotto 1/Winner Plot 1 A-Laura Peretti, Stefano Ghiretti Vincitore lotto 2/Winner Plot 2 B-Supersudaca, Elena Chevtchenko Vincitore lotto 3/Winner Plot 3 C-Antonio González Liñán Vincitore lotto 4/Winner Plot 4 D-Maria Sisternas Tusell Vincitore lotto 5/Winner Plot 5 E- Santiago Gimeno Gaya, Josè Ribas Gonzalez y Josè Ribas Folguera Arq. As., Alonso y Balaguer Vincitore lotto 6/Winner Plot 6 F- Angel Fernàndez Alba y Soledad del Pino Iglesias 1°B

Giuria/Jury: Felix Herrera Fuentes (presidente/chairman) Committente/Client: SEPES Entidad Pública Empresarial de Suelo

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COMPETITIONS

1° Julien Rousseau, Luca Battaglia, Ulisse Gnesda 2° Zemien Lee, Johnny Lim 3° Boris Lamboley, Cedric David-Rogeat, Michael Maes

USA – New York

+ europaconcorsi

Torre-museo a Manhattan Il concorso richiedeva l’installazione di un nuovo monumento per celebrare il carattere cosmopolita, urbano e globale di New York. A tal fine il progetto (una torre alta 100 m) ospiterà un museo in cui saranno esposti effetti personali, souvenir e foto della nuova generazione di immigrati che, dagli anni Sessanta, sono arrivati in città alla ricerca del “Sogno Americano”. Così, la Torre-museo, da realizzare sulla punta dell’isola, su un molo di Battery Park, 1° fungerà non solo da simbolo architettonico, ma anche da spazio per la celebrazione della nuova dinamica urbana della multiculturalità e dell’armonia interrazziale del XXI secolo Tower Museum in Manhattan The challenge of this competition was the installation of a new monument to celebrate the cosmopolitan, urban and global character of New York City. To this end, this project (a 100 metre-high tower) would house a museum which will display the personal effects, souvenirs and photos belonging to a new generation of immigrants who, from 1960 onwards, arrived in the city in search of the 2° “American Dream”. In this way the Tower-Museum, located at the tip of the island, on a pier projecting from Battery Park, should function not only as an architectural landmark but also as space to celebrate the new urban dynamic of global multiculturalism and interracial harmony of the 21st century.

LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

Villa E.1027 rivive per l’architettura In Roquebrune-Cap Martin

Menzioni/Mentions 1- Peter Olshavsky, Joyce Raybuck 2- Stefano Castagni, Sara Romano, Francesco Mancarella, Letizia Messina, Stefano Auzzi, Nicola Villani 3- Phillip Obayda 4- Gabriela Mazzapokora, Daniel Mazzapokora, Philipp Schaerer 5- Philip Plowright, Glen Leroy, Brian Leung, Laura Roberts, Nicholas Shango 6- Bruno Vaas, Guillemot Olivier 7- Ming Tang, Dihua Yang 8- Shahin Heidari, Lida Almassian 9- Luis Javier Llobera, Fernando Antonio Perez Losada

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Roquebrune-Cap Martin lungo il sentiero litorale c’è un sito dove sembra siano confluiti flussi di energie particolarmente favorevoli alla creatività e all’architettura. E’ qui che Le Corbusier trovò il suo ultimo rifugio testimoniato dal concentrato di ingegno e inventiva che è il piccolo Cabanon (1952), a cui si aggiunsero negli anni successivi un altrettanto essenziale a t e li er (1954) e l e Unit é de Camping (1957). Ma questo luogo non è legato solo alla figura di Corbu, benché abbia esercitato una forte e indelebile influenza. Più di una de cina di anni prima, nel 1929, la de cora tri c e irl andese Eil e en Gray fu sedotta dalla magia di questo angolo del mediterraneo al punto di trasferirvi la sua residenza. Animata dai valori che alimentavano lo spirito moderno, e affiancata da Jean Badovici, architetto parigino amico di Le Corbusier, la Gray progettò un edificio assolutamente innovativo e rivoluzionario rispetto alla tradizione dell’architettura mediterranea. Cemento bianco, pilotis, vetrate filanti affacciate sul mare e piano libero, villa E.1027 è ancor oggi un esempio embl ema ti co di archit e t tura “moderna” la cui ricchezza di particolari, di soluzioni spaziali e distributive, di suggestioni prospettiche e di sintonie con la dimensione paesaggistica possono offrire un valido insegnamento. La storia di villa E.1027 è intessuta di curiose e tragiche vicissitudini. Pensata dalla Gray per lei e Badovici (E.1027 sta per Eileen: E, Jean: 10, Bado: 2, Gray: 7), poi regalata all’architetto, venduta alla sua morte (1956) a una conoscente di Le Corbusier, la svizzera Shelbert, passata successivamente (1982) al suo psichiatra, anch’esso svizzero, il dottor Kaegi che ne ha definitivamente sancito il triste destino. Dopo aver venduto all’asta tutti i mobili originari disegnati dalla Gray, mette la casa in vendita nel 1995, ma a una c ifra fuori merc a to, e l’anno successivo viene ucciso lasciandola cadere definitivamente in rovina. Grazie all’interesse e all’azione di salvaguardia de l pa trimonio archit e ttoni co port a t a avanti dal Comune di Roquebrune la villa è ora in piena ristrutturazione. Acquistata nel 1999 dal Conservatorie du Littoral per circa 2 milioni di franchi (circa 300.000 euro), con un finanziamento del 40% proveniente dal Comune di Roquebrune, la villa (classificata Monumento storico nel 2000) verrà riportata al suo stato originale, ricostruito nel dettaglio sulla base della immagini pubblicate dalla rivista “L’Architecture vivante” di cui Badovici era direttore. Nella villa sono ancora presenti i tre affreschi che Le Corbusier dipinse tra il 1936 e il 1939, nei punti più strategici della casa, la parete d’ingresso, quella di fondo nel living e quella nella camera degli ospiti. Spiega Jean Louis Dedieu, assessore alla cultura del Comune di Roquebrune: “Il proge t to di ristrut turazione si fonda sull’idea di riportare la villa come era nella versione originaria di Eileen Gray (A). Purtroppo le condizioni in cui verte la struttura a causa dell’aggressività del clima e di tecnologie – soprattutto i cementi – che negli anni Trenta non erano ancora perfezionate, così come lo stato di completo abbandono (la villa era ultimamente occu-

Ente banditore/Launcher: www.Arquitectum.com

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here is a site on a path along the seashore in Roquebrune-Cap Martin where energy flows particularly conducive to creativity and architecture see m to have all come together. This is where Le Corbusier finally settled as testified by such striking examples of genius and invention as the little Cabanon (1952), followed over subsequent years by the equally basic atelier (1954) and Unité de Camping (1957). But this place is not only linked to Corbu, although he did exercise a powerful and indelible influence on it. Over a decade earlier in 1929, the Irish decorator Eileen Gray was so seduced by the magic of this little corner of the Mediterranean that she de c ide to live there . Inspired by the distinctive traits of the modern movement and with Jean Badovici (a Parisian architect and friend of L e Corbusier ) at her side, Gray designed an absolutely innovative and revolutionary building compared to traditional Mediterranean architecture. W ith its whit e concre t e, pilotis, s m ooth windows facing the sea and a free-plan layout, villa E.1027 is now an e mble m atic exa mple of “ modern” architecture, whose wealth of details, spatialdistributional features, striking perspectives and harmonious interaction with the landscape still has plenty to teach us. The history of villa E.1027 is interwoven with strange and tragic events. Design by Gray for Badovici and herself ( E.1027 stands for Eile en: E, J e an: 10, Bado: 2, Gray: 7), then handed over to the architect, sold when he died (1956) to an acquaintance of L e Corbusier, the Swiss man Shelbert and then passed on (1982) to his psychiatrist, who was also Swiss, Dr. Kaegi, who conde mned it to its sad fate. After putting all the original furniture designed by Gray up for auction, he put the house up for sale in 1995 at a ridiculous price and was then killed the following year, leaving the house to fall into decay. Thanks to Roquebrune City Council’s interest and commitment to safeguarding the local architectural heritage, the house is now being completely restructured. Bought by the Conservatorie du Littoral in 1999 for approxim ately 2 million francs ( about 300,000 euro) with 40% of the financing coming from Roquebrune City Council, the house (listed as an historical monument in 2000) was restored to its original state, reconstructed right down to the finest detail based on pictures published in the magazine “ L’Architecture vivante”, whose editor was once Badovici. The house still holds the three frescoes that Le Corbusier painted between 1936-39 in strategic places on the entrance wall, rear wall in the lounge and guest roo m . As Jean L ouis Dedieu, Roquebrune City Council’s councillor for culture, explains: “The restructuring project is based on the idea of restoring the house to how Eileen Gray originally designed it ( A ) . Unfortunately, the state of the house’s basic structure due to the aggressiveness of the local cli m ate and technology – particularly concretes – which still had not been perfected back in the 1930s, and the fa ct the house had been completely abandoned. Meant that much more time than expected had to be

pata da senza tetto) hanno costretto a dedicare molto più tempo del previsto alle fasi di analisi. Il cantiere vero e proprio è partito nel marzo di quest’anno con una previsione di fine lavori entro 18 mesi. Gli affreschi di Le Corbusier (B) verranno comunque conservati, anche se sembra che furono proprio la causa del disaccordo con la Gray, che considerava questo intervento troppo aggressivo rispetto alla sua idea di architettura”. La villa, nonostante la piena fase di cantiere (C) e i pochi elementi conservati, tra cui i pavimenti in piastrelle di ceramica e gli armadi a muro nel bagno e nella camera degli ospiti, riesce a comunicare l’intelligenza di alcune soluzioni spaziali e distributive che ne fanno un pezzo di architettura particolarmente unico. 162 metri quadrati distribuiti su due piani, percorso obbligato all’ingresso per confluire nello spazio unico della sala proiettata sul mare, sullo st esso pi ano il bagno e l a c amera di Badovici; una scala a chiocciola porta al piano sotto dove trovano spazio la camera degli ospiti, il piccolo bagno e la camera della governante. Tutti i locali hanno un accesso diretto e autonomo all’esterno. La cucina è separata, un piccolo volume vetrato costruito a fianco all’ingresso, nella tradizione delle case mediterranee. “Gli ambienti – continua Deieu – sono stati costruiti intorno ai mobili e in perfetta osmosi con la magia del paesaggio. A parte uno zoccoletto lungo la vetrata della sala, fatto costruire dalla signora Shelbert per proteggere dalle infiltrazioni di acqua e vento e che verrà eliminato, gli ambienti non hanno subito trasformazioni rilevanti. Un partenariato con l’azienda tedesca Classicon garantirà la riedizione di tutti i mobili come in origine”. Ma qual è la finalità di questo intervento il cui costo previsto è di 855.000 euro? “L’idea è quella di ricreare lo spirito di creatività che animò questo luogo che non per nulla concentra esempi preziosi di architettura moderna, oltre la villa di Eileen Gray, il Cabanon, l’atelier e le Unité de camping (D) di Le Corbusier, e l’Etoile de Mer, la guiguette di Thomas Rebutato, amico di Corbu”. Spirito che è ancora vivo, come lo dimostra la continua frequentazione di architetti contemporanei, da Jean Nouvel a Norman Foster, da Alvaro Siza a Eduardo Souto de Moura, e di studenti e ricercatori. Oggi questo sito fa parte del Conservatoire du Lit tora l mentre il Comune di Roquebrune che ne ha la gestione organizza delle visite su prenotazione (martedì e venerdì pomeriggio, t e l.+33 (0)4 93356287). Anche a c ausa de ll e sue dimensioni limitate, Villa E.1027 non verrà totalmente aperta al pubblico, ma attualmente l’intenzione è quella di inserirla in un circuito culturale mirato, rivolto a specialisti e studiosi di architettura. Il progetto sarà collegato ad altre iniziative previste nell’ambito regionale e nazionale, come la costruzione del Museo Cocteau a Metnone, previsto per il 2010, o un circuito Le Corbusier che toccherà le varie realizzazioni in tutta la Francia per confluire proprio a Roquebrune dove l’architetto passò gli ultimi anni della sua vita”. Elena Cardani

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devoted to the surveying-study phases. Building work proper only really began in March this year and is planned to be completed in 18 months. L e Corbusier’s frescoes ( B ) will be carefully conserved, even though it would appear they were the cause of the rift with Gray, who thought they were too invasive compared to her idea of architecture”. Despite the fact that building work (C) is in full swing and the few original features still in a good state, including the ceramic tile floors and wall cabinets in the bathroom and guest room, the house still conveys the cleverness of certain spatial-distributional features m aking it a truly unique work of architecture. 162 square m etres set over two floors, one single entrance way leading to the open lounge opening up to the sea with the bathroo m and Badovici’s room on the same level; a spiral staircase leads down the floor below, where the guest room , sm all bathroom and governess’s room are all located. A ll the roo m s have the ir won dire c t entrance from the outside. The kitchen is separate, a s m all glass structure built alongside the entrance as is traditional with Mediterranean houses. “The rooms – so De i eu goes on to say – w ere built around the furniture and in perfect osmosis with the magical setting. Apart from a small block along the glass window in the lounge, which Mrs. Shelbert had built to prevent water and wind from getting in and whi ch w ill now be re m oved, the rooms have not been altered in any significant way. A working partnership with the Germ an company Classicon will guarantee all the furniture will be reproduced like the originals”. So what is the purpose of this project, which is expected to cost 855,000 euro? “The idea is to recreate the spirit of creativity that was flowed through this place, which e m bodies invaluable examples of modern architecture. Not just Eileen Gray’s house, but also L e Corbusier’s Cabanon, atelier and Unité de camping (D), and Etoile de Mer, the guiguette designed by Corbu’s friend Thomas Rebutato. This spirit is still very much alive, as testifi ed by the frequent visits m ade by m odern-day archite cts, such as J e an Nouvel, Norm an Foster, Alvaro Siza and Eduardo Souto de Moura, as well as students and researchers. This site is now part of the Conservatoire du Littoral, with visits being arranged by Roquebrune City Council, which is in charge of m anaging the place (Tuesday- and Friday afternoon, tel.+33 (0)4 93356287). Due to how small it is, Villa E.1027 will not be fully open to the public and the current plan is to include the house in a spe cial cultural circuit carefully targeted for architectural scholars and experts. The project will link up with other regional and national enterprises, such as the construction of the Cocte au Museu m in M etnone planned for 2010, and a L e Corbusier circuit, which will encompass all his various constructions throughout the whole of Franc e before terminating right here in Roquebrune, where the architect spent his final years”.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Simboli e sostenibilità Solar Wind Pavilion

Un paesaggio del sapere In a Campus

Progetto: Michael Jantzen

Progetto: Hoodgetts + Fung Design and Architecture

Il Solar Wind Pavilion, progettato da Michael Jantzen (www.humanshelter.org) è una proposta per una struttura da destinare a spazio di incontro nel campus della California State University di Fullerton. Il padiglione verrà realizzato utilizzando principalmente un cemento composito caratterizzato da leggerezza e resistenza. La copertura è prevista in pannelli di vetro ombreggiati e protetti da una serie di anelli frangisole concentrici cui, all’interno, corrispondono delle panche circolari mobili che possono essere estratte dal pavimento in varie composizioni e che possono ospitare fino a trecento persone. Al centro del soffitto è montato un grande schermo per proiezioni digitali cilindrico. Ma la caratteristica principale del padiglione è quella di essere un collettore di energia eolica e solare, grazie al grande pennone verticale, alto circa 50 metri, che culmina con una turbina in grado di generare energia che può essere utilizzata direttamente dalle altre strutture del campus o essere immagazzinata in batterie collocate alla base della costruzione. Un’ulteriore fonte di energia è costituita da cellule fotovoltaiche che sono montate su quattro degli anelli della parte a sud della copertura. La rotazione della turbina è inoltre sfruttata per creare immagini e suoni digitali interattivi che vengono proiettati sullo schermo cilindrico all’interno del padiglione. Dal punto di vista estetico, la struttura è pensata come un grande ombrello la cui forma è prodotta simbolicamente dalla rotazione della turbina eolica. Gli anelli concentrici simboleggiano a loro volta l’espansione dell’energia attraverso il campus e il “magnete” che attira le persone verso il padiglione.

The Solar Wind Pavilion designed by Michael Jantzen (www.humanshelter.org) is to be used as a meeting place at the campus of the California State University of Fullerton. The main material used to build the pavilion is a lightweight, resistant cement. The roof is to be built with tinted glass panes protected by a series of concentric screening rings; in the interior, a number of round, mobile benches correspond to these and can be drawn out of the floor, creating various compositions that can provide seats for up to three hundred people. A great cylindrical screen is to be mounted in the middle of the roof. But the pavilion’s main characteristic is that it is a collector of wind and solar energy thanks to its great, vertical, 50-meter-high mast, which reaches up to a turbine that generates energy and can be used by the other campus buildings directly, or can be stored in batteries placed at the bottom of the structure. Another source of energy is provided by photovoltaic cells installed on four of the rings on the southern side of the roofing. The turbine’s rotation is also used to create interactive digital images and sounds that are projected onto a cylindrical screen inside the pavilion. From an esthetic viewpoint, the structure looks like a large umbrella whose shape is symbolically produced by the rotation of the wind turbine. In turn, the concentric rings symbolize the expansion of energy throughout the campus, and the “magnet” that attracts people towards the pavilion.

Sezione sud-ovest del Solar Wind Pavilion progettato per la California State University a Fullerton. Sopra rendering dello spazio per incontri, dotato di sistemi per la raccolta e la distribuzione di energia alternativa.

1. Asse verticale con turbina eolica Vertical axis wind turbine 2. Cellule fotovoltaiche Photovoltaic cells 3. Serbatoio acque piovane Rainwater storage 4. Serbatoio idrogeno Hydrogen storage 5. Effusori umidità Fogging nozzles 6. Panche retrattili Retractable benches 7. Podio retrattile Retractable podium 8. Schermo per proiezioni digitali Digital projection screen

Atherton, California. Se sarà rispettato il programma, entrerà in funzione entro il 2007 il nuovo Menlo-Atherton High School Performing Arts Center. Autore del progetto, lo studio di architettura Hodgetts + Fung, risultato vincitore del concorso internazionale bandito nel 2006 (alla gara hanno partecipato, fra gli altri: Antoine Predock Architect e Sally Swanson Architect; Spencer and Associates e Rob Wellington Quigley Architecture; TLCD Architecture e Mark Cavagnero Associates). L’intervento comprende, oltre alla realizzazione di un insieme articolato in vari elementi, anche tutta l’organizzazione viabilistica dell’area del campus. Il complesso scolastico dispone ora di un nuovo accesso che immette in una sorta di promenade che collega i vari padiglioni e che ha come punto d’arrivo un teatro, in grado di accogliere fino a cinquecento spettatori. Le attività legate allo spettacolo avranno inoltre la possibilità di essere svolte in un anfiteatro. Naturalmente, le discipline artistiche all’arte dispongono di maggiori spazi, che includono, oltre alle aule, anche una grande galleria pubblica, laboratori e una serie di strutture di servizio: ristorazione, ambienti per il tempo libero e quant’altro. L’intera area del campus è arricchita di zone piantumate con alberi di diversa essenza che accentuano il carattere paesaggistico del complesso scolastico. Atherton, California. If works are completed on schedule, the new MenloAtherton High School Performing Arts Center will operational by the end of 2007. The architectural studio Hodgetts + Fung is the author of the project, which won the international competition for the school in 2006 (participants included: Antoine Predock Architect and Sally Swanson Architect; Spencer and Associates and Rob Wellington Quigley Architecture; TLCD Architecture and Mark Cavagnero Associates). In addition to building a complex divided into different sectors, works also involve organizing circulation on the campus area. The school complex is now provided with a new access, a sort of walkway that connects the various pavilions and that finally leads to a theater that seats five hundred people. An amphitheater is also available for performances. Most of the space is obviously devoted to artistic activities, and includes classrooms, a large public gallery, laboratories, and a series of facilities: catering and areas for free time activities. Different species of trees were planted throughout the entire campus site, highlighting the naturalistic feel of the school complex.

South-west section of the Solar Pavilion, designed for the California State University at Fullerton. Above, renderings of this meeting space, with systems for the storage and distribution of alternative energies.

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Salpare senza navigare On the Lake

La Fundacio Casa del Tibet, Barcellona

Ampliare la forma, sviluppare le funzioni In Toronto

Progetto: Mirò Rivera Architects

Progetto: Bach Arquitectes

Progetto: Kawabara Payne McKenna Blumberg Architects

Il progetto per la nuova sede della Fundació Casa del Tibet a Barcellona ha visto impegnato l’architetto Jaume Bach nella riconversione di uno spazio precedentemente occupato da un garage con officina meccanica in un moderno Centro Culturale per Monaci Tibetani. Il locale si sviluppa in un pianterreno molto lungo e lievemente affondato rispetto al livello stradale e in un mezzanino che occupa all’incirca i due terzi della superficie del pianterreno. La forma e la disposizione dello spazio fa sì che la Casa resti praticamente senza facciata. Soltanto all’ingresso del pianterreno c’è un collegamento diretto con l’esterno. La luce e la ventilazione naturali arrivano agli altri spazi interni principalmente attraverso i tre lunghi lucernari realizzati sulla copertura del mezzanino. Due di questi lucernari sono situati nelle porzioni laterali della copertura mentre il terzo è leggermente decentrato e con la sua luce contribuisce a creare uno spazio diafano che viene utilizzato per l’allestimento di mostre. Una parte di questa abbondante luce penetra fino al pianterreno e alla sala grande attraverso la trasparenza del pavimento di cristallo che delimita il perimetro della sala espositiva. La sala grande, destinata ad atti di culto e ad avvenimenti di diverso carattere riceve inoltre una luce naturale tenue e colorata dai due vani in fondo alla sala che affacciano su un cortile interno. Se non fosse per questi giochi di luce che introducono un effetto sorprendente e mistico, lo spazio, per la sua ubicazione di mezzo piano sotto il livello della strada, sarebbe buio.

Il Gardiner Museum importante istituzione culturale dedicata alla arte della ceramica e unico museo del genere presente in Canada, è stato oggetto di una radicale ristrutturazione. L’intervento, attuato a cura dello studio Kawabara Payne McKenna Blumberg Architects, si inserisce in una struttura preesistente progettata, negli anni Ottanta del secolo scorso, da Keith Wagland. La parte anteriore del museo è stata completamente modificata attraverso una serie di piattaforme a terrazze. Sono stati inoltre ampliati alcuni spazi interni per permettere al Museo di ospitare anche grandi esposizioni internazionali, prima d’ora escluse dall’attività di divulgazione della struttura museale. Ampliato e riconfigurato nella disposizione planimetrica il preesistente parcheggio auto, alcune aree sono divenute spazi destinati all’attività di formazione per persone interessate all’arte ceramica ma anche per svolgere attività di ricerca. Il percorso interno oltre a comprendere gli spazi espositivi è stato arricchito con luoghi di scambio attraverso negozi e punti di ristorazione. Notevole importanza è stata data al rapporto fra la nuova struttura e il suo intorno. A cominciare dalle grandi terrazze dove è infatti possibile osservare a tutto campo l’ambiente naturale costituito dal grande parco ma anche apprezzare la vista del complesso edilizio dell’Università di Toronto.

Lago Austin, Texas. Approdo lacustre, terrazza sul lago ma anche struttura per lavori di manutenzione per barche e altro ancora. Il Boat Dock progettato da Mirò Rivera Architects è qualcosa di più di un imbarcadero, seppure dotato di ogni comfort: è un vero e proprio luogo dell’anima immerso nella natura, un buen retiro dove isolarsi e, magari, sognare di salpare verso isole lontane; anche la parete in tubi metallici posti orizzontalmente collabora in tal senso, essendo elemento di forte suggestione dinamica suggerisce movimento. A ciò deve aver pensato il progettista quando ha disegnato in forma di vela quella tenda bianca pronta a gonfiarsi di vento texano. Un po’ high-tech, ma anche “improvvisato” ricovero alla Robinson Crusoe, la struttura si integra perfettamente nell’ambiente circostante, creando a sua volta una sorta di genius loci dove il delicato equilibrio fra artificio e natura fa la differenza.

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Austin Lake, Texas. A dock and a terrace overlooking the lake, but also a facility for boat maintenance work and more. Although it is provided with all modern conveniences, the Boat Dock designed by Mirò Rivera Architects is more than a pier: it is an actual abode for the soul, immersed in nature, a buen retiro in which to relax and perhaps dream of sailing to faraway islands. This idea might come to mind thanks to a wall made of horizontal metal tubes that give a great dynamic drive, evoking movement. The designer must have thought of this, as well, when he designed a “curtain” in a sail shape which seems ready to swell up with the Texas wind. Although high-tech and also “improvised” in a Robinson-Crusoe style, the building integrates perfectly with its surroundings, creating a sort of genius loci where what makes the difference is the delicate balance between artifice and nature.

The Gardiner Museum Renewal, an important cultural institution devoted to the art of ceramics – and the only museum of its kind in Canada – has recently undergone radical renovation works. The latter were headed by Kawabara Payne McKenna Blumberg Architects, and involved a preexistent structure that was planned in the 1980s by Keith Wagland. Through a series of platforms and balconies, the front part of the museum now has a completely different look. In addition, various parts of the interior were enlarged, thus making it possible for the Museum to host large international exhibitions that the former structure of the building could not hold. Through a different layout, further space has been drawn from the former parking lot, which now serves as a training lab for people who are interested in learning ceramic art, as well as for research. In addition to the exhibition areas, the interior of the museum was enhanced with shops and refreshment stalls. Great care was put into the relationship between the building and its surroundings. In fact, as well as offering a view of the complex of the University of Toronto, the large balconies overlook a large natural park.

Sezione trasversale e viste della terrazza sul Lago Austin.

Planimetria generale e viste del Gardiner Museum a Toronto.

Cross section and views of the terrace on Austin Lake.

Site plan and views of Gardiner Museum, Toronto.

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Appartenenza e identità Rossignol at La Buisse

I premi Technal For Aluminium

Progetto: Hérault Arnod Architectes

Sono stati aggiudicati i premi della sesta edizione del premio Architettura e Alluminio Technal, leader nel campo dei serramenti in alluminio. Quest’anno alle tradizionali categorie secondo cui vengono valutati i progetti selezionati, si è aggiunto un Premio speciale della giuria che è stato attribuito al Museo di Storia Naturale di Tolosa (1). Progettato da Jean-Paul Viguier, l’intervento è si è evidenziato per la leggerezza e l’eleganza della soluzione di facciata, una superficie di 120 metri interamente realizzata in vetro curvato. I vincitori nelle altre categorie sono stati considerati come espressioni particolarmente significative di una tendenza in cui si privilegiano il rigore delle soluzioni geometriche, l’accordo dei materiali, l’armonia degli accostamenti e la ricerca nella scelta delle tecnologie di punta. Altra caratteristica evidenziatasi in questa edizione, l’attenzione al tema della Qualità ambientale rispecchiata anche dall’ampio utilizzo dell’Alluminio Alleggerito Technal. Le cinque categorie individuate, hanno visto i seguenti vincitori: Edifici pubblici: Parco d’attività di Camalcé, progetto: N+B Architectes Brion & Wafflart e Mediateca di Gujan-Mestras (2), progetto: Atelier des Architectes Mazières; Industria: Passion & Palisir (3), progetto: Briton & Claude Architecture; Abitazioni private: Villa, progetto: Regelsperger-Charlent-Escalet; Rinnovamento: Uffici Gecina, progetto: Bidot Architectes Associées; Terziario: Europarc, progetto: Cardete-Huet Architectes.

La coppia di Grenoble, Isabelle Hérault e Yves Arnod, ha vinto con un progetto di bella poesia e di intelligente tecnologia il concorso per la Sede Mondiale di Rossignol che verrà inaugurata alla fine del prossimo anno. Con un “omaggio alla montagna” il progettisti hanno disegnato un oggetto di grande fascino che accompagna con grazia e sinuosità il profilo delle montagne e la natura del paesaggio. Siamo a La Buisse, piccolo comune dell’Isère a pochi chilometri da Grenoble, è qui che la storica marca di sci ha deciso di riunire i suoi diversi settori, produttivo, terziario e tecnologico, sparsi in diversi luoghi. Il progetto si fa interprete raffinato del programma calibrando spazi, volumi, materiali e tecnologie all’insegna dell’armonia. Armonia certo con il paesaggio, con il luogo, con il settore di specializzazione dell’azienda, ma anche sintonia con un concetto di convivialità, di interazione tra competenze e specificità diverse, di sinergie d’insieme che l’azienda voleva infondere nel nuovo progetto. Héraut e Arnaud hanno lavorato sui questi due poli, quello del paesaggio e quello dell’appartenenza, della coscienza del proprio ruolo rispetto all’insieme. Parlando di architettura progettano un edificio “su misura” per Rossignol facendo confluire gli elementi di fluidità, di movimento ma anche di rilievi, di neve, ghiacciai. Parlando di concetto distributivo, di interni, si ispirano al sistema di vasi comunicanti proprio degli alveari, dove ognuno con la propria specificità – ingegneri, designer, tecnici, segretari, commerciali – interagisce con gli altri. L’insieme è individuato da una grande copertura in legno che come un manto morbido e avvolgente protegge i tre settori principali: laboratori e spazi tecnici, raggruppati sul fianco che costeggia l’autostrada; la via interna, luogo di convivialità per eccellenza aperto e luminoso che attraversa l’intero complesso da una parte all’altra; i settori degli uffici. Elemento dinamico e articolato, la copertura si trasforma assecondando gli spazi che va man mano a rivestire. Lungo l’autostrada mostra un’immagine cinetica data dalla ripetizione del logo che appare in progressione; poi si curva per diventare tetto dei laboratori, sale fino a formare una cuspide per poi ridiscendere sul lato opposto dove sono distribuiti gli uffici che possono godere delle aperture di patii piantumati di betulle che sembrano forare il tetto. In corrispondenza della “cresta” una lunga vetrata porta luce e cielo e paesaggio al ristorante d’impresa, cuore del complesso e centro di gravità della via pubblica. E’ questo il luogo privilegiato della convivialità dove si concentrano i momenti di relazione, sinergia, scambio e sosta. Una particolare attenzione è rivolta agli aspetti di impatto ambientale, le scelte tecniche ne fanno un edificio a ridotto consumo di energia e a gestione delle acque controllata. Elena Cardani

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With an attractive project that makes use of intelligent technology, Isabelle Hérault and Yves Arnod, a couple from Grenoble, won the competition for the the World Headquarters of Rossignol, which is to be inaugurated at the end of next year. With a “tribute to the mountains”, the planners designed an absolutely fascinating object that lithely follows the outline and sinuosity of the mountains and the nature of the landscape. The location is La Buisse, a little town in Isère, a few kilometers from Grenoble. This is where the historical ski trademark has decided to gather its various sectors – production, service, and technology – which are now spread out in various locations. The project interprets the new area with a refined touch, gauging space, volumes, materials, and technologies to achieve overall harmony. The work must fit in well with the landscape, the location, and the sector the company specializes in, but it must also be in keeping with a concept of conviviality and interaction between different, specific departments. Furthermore, overall project synergy is another of the company’s targets. Hérault and Arnod have worked on fronts: the landscape and a sense of belonging, the awareness of one’s own role in relation to the ensemble. Architecturally speaking, they planned a “customtailored” building for Rossignol, combining elements of fluidity and movement, but also of relief, snow, and glaciers. The concept they used for the distribution of the interiors drew inspiration from the communicating chambers in beehives, so that each specific professional or group — engineers, designers, technicians, secretaries, salesmen — interacts with the others. The ensemble features a great wooden roof that like a soft, enveloping cloak protects the three main sectors: the laboratories and technical spaces, which are gathered on the side bordering the highway; an inner street that is an open, well-lit area par excellence, meant for socializing, which crosses the entire complex from one side to the other; the office area. A dynamic, articulate element, the roof changes according to the areas it has to cover. Along the highway, it offers a kinetic image thanks to the continuous repetition of the logo; it then bends to cover the laboratories, rises to form a sort of spire, and then slopes down on the other side to shelter the offices, which feature open patios full of birches that seem to pierce the roof. Next to the sort of “crest” formed by the roof, a long window fills the company restaurant with light, offering views of the sky and the landscape. The restaurant acts as a center of gravity for the public street, and is the best place for socialization, as it offers the opportunity for relations, synergy, exchange, and a refreshing break. Special attention is devoted to aspects regarding environmental impact, and the technical features of the building allow for low energy consumption and controlled water management.

Technal, a leader in the field of aluminum door and window frames, has come to the sixth edition of its prize-winning contest, “Technal Architecture and Aluminum”. This year, the traditional categories through which the selected projects are assessed were integrated 1 with a Special Prize from the jury, which went to the Natural History Museum of Toulouse (1). Planned by Jean-Paul Viguier, the work stands out for the lightness and elegance of its façade, a 120-meter surface entirely built in bent glass. The winners in the other categories were selected thanks to their particularly significant expression of a trend that features geometric rigor, harmony in the use of materials and combinations, and in-depth research in the latest technologies. Another characteristic that emerged in this edition is the planners’ commitment to environmental quality, which is reflected in the extensive use of Technal 2 Lightened Aluminum. The following winners were selected in the five categories: Public Buildings: Camalcé Activity Park, project by N+B Architectes Brion & Wafflart and the Gujan-Mestras multimedia library (2), Atelier des Architectes Mazières; Industry: Passion & Palisir, project (3) by Briton & Claude Architecture; Private housing: Villa, project by RegelspergerCharlent-Escalet; Renovation: Gecina Offices, project by Bidot Architectes Associées; S ervice Industry: Europarc, project by Cardete-Huet Architectes. 3

Ecobuilding Performance The Awards Il tema della sostenibilità è ormai divenuto una delle urgenze della nostra epoca a cui è impossibile sottrarsi. Tra le iniziative volte ad affermare una coscienza sempre più allargata e diffusa si colloca il Salone Ecobuilding Performance, svoltosi a settembre a Paris Expo, Porte de Versaille. Tre giorni dedicati alle performance energetiche e ambientali degli edifici e allo sviluppo sostenibile dei territori, con un momento espositivo, un ricco programma di conferenze e i Grands Prix Ecobuiding, rivolti alle realizzazioni e progettisti attenti agli aspetti energetici e alla salvaguardia del territorio. Quest’anno le tre sezioni individuate nella selezione dei partecipanti hanno visto i seguenti vincitori. “Efficienza energetica e ambientale degli edifici”, Assemblea nazionale del Galles (Cardiff, 2005), progetto di Rogers Stirk Harbour & Partnetrs, Arup, per il ricorso alla ventilazione naturale, la gestione dell’illuminazione, il riutilizzo delle acque piovane; gli uffici del Sydel 71 (Mâcon, in cantiere), progetto: Nicolas Favet, hanno ricevuto la Menzione 2007 per l’attenzione all’efficienza energetica e al confort termico e la ricerca di soluzioni energeticamente ottimali. “Quadro di vita costruzioni sostenibili”, Eco – Viikki (Finlandia, realizzato), progettisti vari, per il management di un progetto sviluppato nel tempo in modo critico, il lavoro approfondito sull’impianto e la gestione dell’acqua e dell’energia in stretta collaborazione con gli abitanti (1.700 ab. su 40 ettari); la città-giardino del Petit Bétheny (Bétheny, realizzata), progetto BCDE, 111 alloggi individuali e 100 collettivi, ha ricevuto la Menzione 2007 per la reinvenzione del tema della città-giardino con le migliori tecniche disponibili a livello di energie rinnovabili e la partecipazione degli abitanti. “Edifici alti”, Torre Mozart (Issy-les-Molineaux, inaugurazione 2010), progetto Arquitectonica, costruzione decostruzione di una torre obsoleta e con presenza di amianto; la Tour Maroc Telecom (Rabat, in corso di gara d’appalto), progetto Jean-Paul Viguier, Menzione 2007 per l’aspetto urbanistico e le facciate dinamiche. Un “Premio speciale della giuria” è stato attribuito al Villaggio di Arunthangavillai (India, realizzato), progetto Architecture & Développement, 25 case ricostruite in considerazione sia dell’urgenza sia dei bisogni perenni degli abitanti.

In our era, sustainability has become an urgent matter that cannot be ignored. In the building sector, as well, the issue is supported by a number of initiatives meant to foster a greater and greater awareneess. An example of this is Ecobuilding Performance, that took place in September at the Paris Expo, Porte de Versailles. Three days were devoted to the energy and environmental performance of buildings and to the sustainable development of territories, with a show accompanied by a comprehensive conference schedule and by the Grands Prix Ecobuilding. The aim was to reward the works and planners that adopt planning standards in line with energy conservation and environmental protection. This year, the three sections saw a number of winners: “Energy and environmental efficiency in buildings”, National Assembly for Wales (Cardiff, 2005), project by Rogers Stirk Harbour & Partners, Arup, for their use of natural ventilation, the way they dealt with lighting, and the reuse of rainwater; the Sydel 71 offices (Mâcon, works underway), project: Nicolas Favet received the 2007 Mention for his commitment to energy efficiency and thermal comfort, as well as his quest for optimum energy solutions. “Viewing life through sustainable buildings”, Eco – Vikki (Finland, completed), various planners, for the management of a project developed through time with a critical spirit, in-depth work on water systems and energy solutions, through close work with the inhabitants (pop. 1,700 on 40 hectares); the Petit Bétheny city garden (Bétheny, completed), project by BCDE, 111 individual and 100 collective housing units, received the 2007 Mention for the reinterpretation of the city garden theme with the best available techniques in terms of renewable energy and the participation of the inhabitants. “Tall buildings”, Mozart Tower (Issy-les-Moulineaux, inauguration 2010), project by Architectonica, rebuilding and dismantling of an obsolete skyscraper that contained asbestos; Tour Maroc Telecom (Rabat, competitive tender underway), project by Jean-Paul Viguier, 2007 Mention for its urban effect and dynamic façades. A “Special prize from the jury” was awarded to the Village of Arunthangavillai (India, completed), project by Architecture & Développement, 25 houses that were rebuilt considering both the matters of emergency and the daily needs of the inhabitants.

Sopra/above, Village Arunthangavillai (India), progettato da/designed by Architecture & Développement. A sinistra/left, National Assembly of Galles (Cardiff, 2005), progettata da/designed by Rogers Stirk Harbour & Partners, ARUP. In basso/bottom, Tour Mozart (Issy-les-Moulineaux, 2010), progettata da/designed by Arquitectonica.

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Restringi la casa A Competition

Energia rinnovabile dagli spinaci Spinach Powered House

Il museo nella Cattedrale In Evry

Un concorso particolare quello indetto dalla rivista “Florida Inside Out”: si richiedeva di intervenire su una casa realizzata negli anni Cinquanta nell’area di Hibiscus Island a Miami Beach, riducendone drasticamente la metratura. La casa originale, progettata da EAV Architect e Daniel Latour, aveva una superficie coperta di circa 600 metri quadrati, comprendenti un garage per quattro auto, cinque camere da letto, una master suite al secondo piano di 120 metri quadrati con annessa terrazza di 50 metri quadrati, cabine armadio, bagni doppi, e una terrazza sul tetto di 250 metri quadrati con una sua cucina. La considerazione alla base del concorso, intitolato “Shrink This House”, è stata quella di prendere in esame le crescenti spese di manutenzione e soprattutto di consumi energetici per l’aria condizionata, dovuti al riscaldamento globale della terra che, da recenti statistiche hanno fatto in pochi anni triplicare i costi di raffrescamento. Si è dunque richiesto di tagliare circa 200 metri quadrati e di ristrutturare la casa secondo i più attuali metodi di sostenibilità ambientale. La giuria, composta da Max Strang, Jacob Brillhart, Sebastian Eilert e dallo stesso Daniel Latour, ha decretato l’ex aequo per due proposte, quella del tedesco Wolfgang Maehr e quella dello studio Architect and Friends guidato da Michael Atzenhofer e Johanna Venicek. Questi ultimi hanno presentato un progetto (nelle immagini) in cui all’esterno si mantengono, in una sorta di concept formale, i materiali e le geometrie caratteristici dell’architettura originale e, all’interno, pur a fronte della forte riduzione di metratura, gli spazi, soprattutto quelli della parte giorno, confermano tutta la loro ariosità e attrattiva. La giuria ha anche assegnato due menzioni d’onore ai progetti Cloud 9 di Kyoko Sasaki/Yohko Ooaku e a Tree House di Nikolay Nedev.

Progetto: Matthew Coates e Tim Meldrum

Progettato nel 1988 contemporaneamente alla cattedrale d’Evry, il Museo d’arte sacra Paul Delouvrier è stato inaugurato alla fine di settembre aprendo al pubblico una ricca collezione di opere antiche e contemporanee. Un museo autonomo e giuridicamente separato, commissionato a Mario Botta, con il progetto della cattedrale, dall’allora Ministro della Cultura Jack Lang. La nascita del Museo, sostanziata dalle donazioni di artisti e di collezionisti privati, rinnova un’antica tradizione e ne attualizza il significato con un programma flessibile e articolato che coniuga ai fondi permanenti le esposizioni temporanee. Il progetto di Botta integra lo spazio museale all’interno della cattedrale calibrando le funzioni e la dimensione di due entità complementari ma nel contempo contraddittorie. Sfruttando in tutta l’altezza il volume della cattedrale, il progettista ha ricavato il museo nello spazio della navata che può beneficiare della luce naturale filtrata dalle aperture che sezionano la facciata. Quattro le collezioni che compongono il fondo permanente del museo: Arte sacra dell’Etiopia, oggetti di culto provenienti da un donazione privata; Le “Boîtes à rêves” di Madeleine Schumberger, miniaure del XIX secolo con scene di vita quotidiana; Arte sacra liturgica e pittura antica, oggetti liturgici occidentali, alcuni risalenti al XVII secolo; Dipinti contemporanei, opere donate dagli stessi artisti che rintracciano il periodo degli anni Ottanta.

The magazine “Florida InsideOut” has recently held a special contest that involved drastically reducing the measurements of a house that was built in the 1950s on Hibiscus Isalnd, Miami Beach. The original house, designed by EAV Architect and Daniel Latour, featured a covered surface of about 600 square meters that included a garage for four cars, five bedrooms, a 120-square-meter master suite on the second floor with a 50-square-meter balcony, closets, two bathrooms, and a 250-square-meter terrace on the roof, with a kitchen of its own. The idea behind this competition, entitled “Shrink This House”, was to examine the increasing upkeep costs, and especially energy consumption for air conditioning due to global warming, which, according to recent statistics, has tripled air-conditioning costs. Therefore, there was a request for a 200-squaremeter reduction, so as to remodel the house abiding by the modern standards of environmental sustainability. The jury, whose members were Max Strang, Jacob Brillhart, Sebastian Eilert and Daniel Latour himself, decreed that two projects were joint winners: one was by the German architect Wolfgang Maehr, and the other by the Architect and Friends studio headed by Michael Atzenhofer and Johanna Venicek. The latter presented a project that keeps the formal concept of the original exterior architecture, with its characteristic materials and geometry. Furthermore, although the size of the interior was greatly reduced, the space – and especially that of the living area – is still attractive and gives a sense of airiness. The jury also awarded two honorable mentions to the projects Cloud 9 by Kyoko Sasaki/Yohko Ooaku, and Tree House by Nikolay Nedev.

Spinach Powered House è la prima abitazione sostenibile progettata da Matthew Coates e Tim Meldrum, vincitrice del premio “Cradle to Cradle”. Si tratta un sistema biomimetico dove l’energia, fornita da pannelli solari fotosintetici, imita il processo con cui le piante trasformano la luce in energia. Il sistema è reso possibile grazie a una proteina chiamata Photosystem I, un processo sviluppato dai ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology). La casa è corredata da altri sistemi sostenibili come, per esempio, il riciclaggio delle acque piovane con cui sono irrigati giardini e orti, pannelli solari, pannelli divisori a base di soia e muri creati con cementi riciclati. Oltre alla novità di un progetto davvero particolare, anche l’opzione d’uso collettivo: l’eccesso di energia prodotta può essere utilizzato da tutto il quartiere limitrofo.

Spinach Powered House, winner of the Cradle to Cradle award, is the first sustainable housing unit planned by Matthew Coates and Tim Meldrum. It is a biomimetic system where energy – which is provided by photosynthetic solar panels – imitates the process by which plants turn light into energy. The system was made feasible thanks to a protein called Photosystem I, a process that was developed by researchers at MIT. The house is also provided with other sustainable systems, such as, for instance, the recycling of rainwater (which is used for the irrigation of flower and vegetable gardens), solar panels, partitions whose main component is soy, and walls made with recycled cements. This special project gains even more value thanks to the option it offers for collective use: all of the surplus energy can be used by the entire surrounding district.

Designed in 1988 at the same time as the Evry Cathedral, the Paul Delouvrier Museum of Sacred Art was inaugurated at the end of September, offering visitors a rich collection of antique and contemporary masterpieces. Along with the project for the cathedral, the plan of the museum, which is managed independently also from a legal standpoint – was entrusted to Mario Botta. The Museum, which was born thanks to donations from artists and private collectors, renews an ancient tradition, modernizing its significance with a flexible, articulate program that combines permanent exhibits with temporary shows. Botta’s project integrates the museum space within the cathedral, gauging the functions and dimensoins of two complementary but, at the same time, contradictory entities. By making use of the entire height of the cathedral, the architect designed the museum in the nave, which is flooded by the natural lighting coming in through the windows that break up the façade. The museum’s permanent exhibits are divided into four collections: Sacred art from Ethiopia, featuring religious objects coming from a private collection; the “Boîtes à rêves” by Madeleine Schumberger: miniatures from the nineteenth century depicting scenes from everyday life; Sacred liturgical art and ancient painting, Western liturgical objects, some dating back to the seventeenth century; Contemporary paintings that retrace the 1980s period, donated by the artists themselves.

Cos’è Infopoverty Community of Expertise Infopoverty Community of Expertise (www.infopoverty.net) è stata creata su istanza della UN Global Alliance for ICT and Development, e ufficialmente inclusa nel suo Business Plan, con il compito di sviluppare e-services al servizio della lotta alla povertà e per il raggiungimento dei Millennium Development Goals, con la specifica mission di realizzare, negli ICT Village nei Paesi in via di sviluppo, le best practices che vedano tutte le nuove tecnologie (ICT, energie pulite e rinnovabili, potabilizzazione nell’acqua, nuove forme di supporto medico) integrarsi per uno sviluppo partecipato delle comunità disagiate. Occam (www.occam.org) è stato designato quale leader della community costituita da istituzioni pubbliche e private, enti di ricerca e sviluppo, compagnie e singole personalità, scelte per l’eccellenza nei vari campi della conoscenza, produzione e ricerca. Infopoverty Community of Expertise, con sede a Milano, ha come presidente l’architetto Pier Paolo Saporito. Occam invita formalmente le aziende che operano nei settori coinvolti a far parte della infopoverty COE, con il diritto di citazione del logo, è l’impegno di provvedere allo sviluppo e fornitura di servizi da applicarsi – dopo la validazione a seguito della prima sperimentazione gratuita nel villaggio campione di Sambaina (Madagascar) – al Programma Infopoverty, con tariffe low-cost convenzionate, tali da poter essere estese a tutto il sistema UN, impegnato nel raggiungimento degli MDG. Infopoverty Community of Expertise was created thanks to a petition by the UN Global Alliance for ICT and Development, and is officially part of its Business plan. It was founded to develop e-services for the fight against poverty and for the achievement of the Millenium Development Goals, with the specific mission of implementing the best practices in the ICT Villages built in developing countries. These practices are to see the integration of all the new technologies for a conscious development of poor communities. Occam was appointed the leader of the community, formed by public and private institutions, research and development boards, companies and individuals selected due to their expertise in the various spheres of knowledge, production, and research. The president of Infopoverty Community of Expertise, based in Milan, is architect P. Paolo Saporito. OCCAM formally invites firms to take part in infopoverty COE, with the right of citation the logo. The commitment entails developing and supplying services to be applied of to the Infopoverty Program at low-cost, concurred prices, so it can be extended to the entire UN system, which aims at reaching the MDGs.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Kengo Kuma a Padova A Japanese Master

Tutto sulla 3D Imagina 2008

Padova vetrina internazionale di progettisti e costruttori che privilegiano la cultura della qualità nell’architettura. Kengo Kuma, ospite d’onore alla Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Cappochin”. Al maestro giapponese è dedicata una mostra monografica, aperta dal 26 ottobre al 27 gennaio 2008. Promossa dalla Fondazione e dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Padova (con la collaborazione dell'U.I.A. - Unione Internazionale Architetti e del C.N.A.P.P.C. - Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori), la Biennale intende essere uno strumento di ricerca e approfondimento del rapporto tra autore e opera di architettura. Ogni anno, oltre che ai vincitori del Premio istituito dalla Fondazione, la Biennale dedica un’esposizione a un architetto contemporaneo di fama mondiale. Motiva così la scelta di Kengo Kuma per l’edizione 2007 Giuseppe Cappochin, presidente dell’Ordine provinciale degli Architetti e della Fondazione “Barbara Cappochin”: “Scegliere Kengo Kuma è stato innanzitutto un omaggio all’architettura giapponese già premiata con l’opera del giovane Jun Igarashi nell’edizione 2005 del Premio, e poi un aspetto che ha influito molto, in un tempo in cui si parla spesso di architettura sostenibile, è la sensibilità di Kuma all’uso di materiali naturali”. Nell’ambito della Biennale è presente anche il Premio Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Cappochin”, il concorso premia progettisti e costruttori che privilegiano la qualità nelle scelte progettuali e costruttive, proponendosi come promotore della qualità del progetto di architettura contemporanea in rapporto con il territorio. Al Premio, istituito in conformità con il regolamento UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), hanno partecipato opere di architettura di nuova realizzazione completate tra il 1° luglio 2004 e il 30 giugno 2007. Tutte le opere selezionate sono esposte dal 27 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008. L’esposizione, nel 2008, farà tappa anche a Parigi, Boston e al Congresso Mondiale degli architetti a Torino.

Si rinnova a gennaio l’appuntamento con Imagina, nona edizione del salone annuale che si svolge al Forum Grimaldi di Monaco (30/01-1/02/ 2008) interamente dedicato al mondo della 3D. Industria, architettura, paesaggio e urbanistica, media e svago sono i temi affrontati sia attraverso il momento espositivo, sia con ricco ciclo di conferenze, incontri privilegiati con importanti investitori europei nonché un forum dedicato alle possibilità di impiego nel settore. Assumono sempre più rilevanza i temi dell’architettura, del paesaggio e dell’urbanistica che quest’anno vedono una conferenza (30/01) dedicata alle realtà del progetto e della costruzione virtuali. Si dibatterà sulle nuove opportunità che questo settore, come già avviene per altri settori industriali come quelli del design industriale, dell’aeronautica, navale o dell’auto, può aprire agli architetti e ai loro studi. Dalle possibilità di applicazione, gli strumenti che le nuove tecnologie rendono disponibili, la conoscenza e il grado di preparazione dei professionisti ecc. Il convegno, suddiviso in due parti, tratterà nella prima sessione dal titolo “Progettare un edificio o una infrastruttura virtualmente”, la definizione di un edificio virtuale; il “tutto 3D” nello studio di architettura: sogno o realtà; il modello virtuale come referente nella simulazione 3D. Nella seconda sessione “Le opportunità attuali della costruzione virtuale di edifici” verranno approfonditi due aspetti: il significato di “costruzione virtuale” e l’esperienza nel settore dei trasporti al servizio del progetto di un edificio. Anche al tema del Paesaggio è dedicata una conferenza (1/02) che verterà sull’applicazione della 3D nella pianificazione. “Dal dato geografico al modello virtuale” affronterà in particolare: la protezione dei siti e dei paesaggi grazie alla simulazione 3D, i sistemi per riferire geograficamente il modello 3D del paesaggio, le opportunità del modello 3D in fase di studio.

Padua is an internatoinal showcase for planners and builders who foster quality in architecture. Kengo Kuma is the guest of honor at the International Biennial of Architecture “Barbara Cappochin”. A monographic show open from October 26th to January 27th 2008, devoted to the Japanese master, is now under way. Promoted by the Foundation and the Order of Architects, Planners, Landscapers and Conservers of the province of Padua (along with the UIA, or International Union of Architects, and the CNAPPC, the National Council of Architects, Planners, Landscapers and Conservers), the Biennial is meant to constitute a tool for research and in-depth study of the relationship between architects and their works. Every year, in addition to the winners of the Prize established by the Foundation, the Biennial devotes an exhibition to a world-renowned contemporary architect. Giuseppe Cappochin, the president of the provincial Order of Architects and of the “Barbara Cappochin” Foundation, explains why Kengo Kuma was selected for the 2007 edition: “Selecting Kengo Kuma meant above all paying homage to Japanese architecture, which had already been acknowledged with the prize awarded to the young architect Jun Igarashi in the 2005 edition of the Prize. Furthermore, in a time in which sustainable architecture is often referred to, an important aspect is Kuma’s sensibility in the use of natural materials.” The Biennial also features the “Barbara Cappochin” International Biennial Prize for Architecture, a competition that rewards planners and builders who opt for quality in their projects and architecture, acting as promoters of quality in contemporary architectural projects in relation to the territory. Newly built architectural works that were completed between July 1st 2004 and June 30th 2007 took part in the Prize, which was instituted according to UNESCO (United Natoins Educational , Scientific and Cultural Organization) regulations. All of the selected works will be on display from October 27th to January 27th 2008. In 2008, the show will move to Paris, Boston, and the World Architectural Congress in Turin.

Dall’alto/from the top, Kengo Kuma, Paper Snake Pavilion, 2005; Cidori, 2007; Lotus House, 2005.

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Esperimenti danesi B.I.G. in New York also offers the chance to meet important European investors, and, thanks to a targeted forum, the possibility of increasing work opportunities in the sector. Architecture, landscaping, and urban planning are gaining more and more significance: indeed, this year a conference (30/1) will be devoted to the sphere of virtual projects and building. The new opportunities the sector offers to architects and their studios will be discussed, as this is already being done in other industrial sectors such as design, aviation, shipbuilding, and car manufacturing. This means exploring new applications, the tools that new technologies make available, the knowledge and degree of qualification on the part of professionals, etc. The convention is divided into two parts: the first session deals with the definition of a virtual building, and is entitled “Virtual planning of a building or infrastructure”, and thus “everything in 3D” in an architectural studio: dream or reality, the virtual model as a point of reference in 3D simulation. In the second session, “Current opportunities in virtual building”, two aspects will be analyzed: the meaning of “virtual construction” and experience in the transport sector as related to planning a building. A conference is also devoted to the theme of the Landscape (1/02), which focuses on the application of 3D in planning. “From the geographic element to the virtual model” will especially involve: site and landscape protection thanks to 3D simulation, systems for relating the 3D model of the landscape to its geography, the opportunities of the 3D model during the research stage.

Lo Storefront for Art and Architecture di New York propone fino al 24 novembre la mostra “Copenhagen Experiments”. Vengono presentati cinque progetti che lo studio danese Bjarke Ingels Group (www.big.dk) sta portando avanti dal 2001. A diversi stadi di realizzazione, questi progetti rappresentano una nuova generazione di forme di vita urbana, applicabili sia a livello locale che generale. Sono impregnati dai concetti di diversità residenziale, alchemia funzionale, crescita urbana, modularità, e azione politico-sociale verso le “specie” architettoniche del mondo immobiliare danese. I progetti in mostra sono VM Houses, Mountain Dwelling, Scala Tower, Kloverkarréen e Lego Towers, in rappresentanza di cinque specifiche tipologie di insediamento umano. Attraverso questi progetti si vuole mostrare la forza intrinseca al mix urbano di funzioni e di valenze pubbliche e private che può essere infusa direttamente nell’architettura. Il più rappresentativo dei cinque è forse il progetto delle Lego Towers che rende omaggio all’industria della costruzione danese incentrata sulla modularità e la prefabbricazione. Le torri in mostra sono costruite con 250.000 mattoncini di Lego (forse la più nota azienda di Danimarca) e “abitate” da mille personaggi sempre della Lego. The Storefront for Art and Architecture of New York is presenting the exhibition “Copenhagen Experiments” through November 24th. On show are five projects that the Danish Bjarke Ingels Group (www.big.dk) has been developing since 2001. These projects, which are in different stages of progress, represent a new generation of urban life forms which can be applied both on a local and on a general level. They are filled with concepts regarding residential diversity, functional alchemy, urban growth, modularity, and socio-political action toward the architectural “species” of the Danish real estate world. The projects on show are VM Houses, Mountain Dwelling, Scala Tower, Kloverkarréen, and Lego Towers, which represent five specific typological classifications of human settlement. The aim of these projects is to prove the strength that is intrinsic in an urban mix of public and private functions and priorities: a strength that can be directly instilled in architecture itself. The Lego Towers project is perhaps the most representative of the five, as it pays homage to the industry of Danish building, which focuses on modular units and prefabs. The towers on display are built with 250,000 bricks made of Lego (perhaps the most renowned Danish company), “inhabited” by a thousand little Lego characters.

In January, the ninth edition of Imagina, the annual fair entirely devoted to the 3D world, will be held at the Grimaldi Forum of Munich (30/01 – 1/02/2008). The topics that are dealt with are industry, architecture, landscaping and urban planning, the media and entertainment, both through the exhibition itself and by means of a comprehensive speaking tour. The event

Bjarke Ingels Group, Lego Towers.

Un indicatore di tendenza New Skins

Un’eredità appassionante

La bella mostra che ha inaugurato l’attività dello spazio delle mostre temporanee nella nuova Galleria d’architettura moderna e contemporanea alla Cité de l’Architetcture et du Patrimoine di Parigi affronta un tema di grande attualità nel panorama del progetto. “La Pelle, tra texture e ossatura”, titolo diretto e immediato, fa il punto su una tendenza emersa in questi ultimi decenni, soprattutto dopo la parentesi postmoderna. Il temine “facciata” viene sempre più sostituito da quello di “pelle” che assume significati e contenuti diversi a seconda dei trattamenti e dei linguaggi con cui viene declinata. “Reattiva, respirante, pixelata, vegetalizzata, arborescente o evanescente, la pelle…assume ogni forma, a rete, a membrana, a maglia, a scaglie, lamellare, a bolle, a pastiglie fino a diventare “pelle tecnica” e “pelle materia” (Francis Rambert). La mostra, progettata dagli architetti Hamonic+Masson presenta quattordici progetti realizzati di recente in Francia o in fase di cantiere. Lo spazio espositivo è ritmato da cilindri trasparenti, uno per ogni progetto, che lasciano intravedere l’ossatura portante; parallelamente sono presentati disegni d’archivio su interventi realizzati nel passato e attinenti al tema, mentre su grandi schermi sono proiettate le realizzazioni recenti del panorama internazionale.

“Dall’onda pop alla superficie neutra” il sottotitolo della mostra “Archizoom Associati 1966-1974”, in corso fino al 20 novembre all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, sintetizza il percorso creativo di questo storico gruppo fondato a Firenze nel 1966 da Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello e Massimo Morozzi. La mostra curata da Roberto Gargani presenta un primo bilancio critico di una delle esperienze più marcanti ed entusiasmanti dell’architettura radicale, testimoniata da una ricchissima e articolata attività progettuale, dal design, all’architettura fino alla moda. La mostra suddivisa in sezioni tematiche documenta il percorso di Archizoom, poi Archizoom Associati, dagli esordi dove affermarono il processo creativo Pop nel progetto di architettura, fino alle posizioni ultime e più estreme con la scoperta dei concetti di vuoto e di neutro. La ricchezza della documentazione in mostra, disegni di studio, esecutivi, modelli e una collezione di abiti, è stata raccolta grazie alla disponibilità di varie istituzioni, dal Fondo archivistico del CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) di Parma al Centro Pecci di Prato, da aziende quali Poltronova o Cassina fino agli archivi personali di ex-membri di Archizoom. La mostra è accompagnata dall’uscita di un’approfondita monografia antologica (Electa Mondadori) e da una serie di conferenze che per il mese di novembre vedono Kostantin Grcic (16/11) e Ronan Bouroullec (23/11).

The fascinating show that has inaugurated the new activity carried out in a space devoted to temporary exhibitions in the new Gallery of Modern and Contemporary Architecture at the Cité de l’Architecture et du Patrimoine of Paris deals with a very topical subject in the world of projects. A direct, immediate title, “Skin, between texture and bone

structure”, takes stock of a trend that has emerged in the past few decades, especially after the postmodern period, More and more often, the term “façade” is being substituted by “skin”, which takes on different meanings and content according to the treatment it undergoes and the language with which it is expressed. “Reactive, breathing, pixeled, covered in vegetation, arborescent, or evanescent… skin assumes any form… it can be netted, membranous, meshed, scaly, flaky, blistery, and even broken up into lozenges; it can become a “technical skin” or a “matter skin” (Francis Rsambert). The show, planned by the architects Hamonic+Masson, presents fourteen projects that were recently implemented or are still in the building stage in France. The exhibition area is marked off by transparent cylinders – one for each project – that offer a glimpse of the bearing structure. In parallel, older plans referring to works carried out in the past and relevant to the subject are also presented, while great screens show recently completed works on the international scene.

Archizoom, Dream Bed.

230 l’ARCA 97


Poetica del silenzio In Paris

Due talenti del XX secolo

“Confrontation” è il titolo della mostra che il Centre Pompidou dedica a due cineasti contemporanei, accomunati oltre che dall’anno di nascita (1940) da una stessa poetica e da una stessa autonomia di pensiero. Si tratta dello spagnolo Victor Erice e dell’iraniano Abbas Kiarostami che riuniti in questa occasione si confrontano con la presentazione inedita di otto cortometraggi appositamente realizzati. Al di là degli elementi che accomunano le opere dei due artisti, dal tema dell’infanzia, a quello del paesaggio, delle strade, degli alberi e del silenzio decritti con minuzia e in un evolvere lento del tempo, la mostra fa perno su uno scambio di “lettere video”, filmate con la video camera digitale e dove l’uno mette in scena l’opera dell’altro. Questo confronto è calato nell’oscurità di un allestimento che traccia un percorso circolare al centro del quale un’istallazione di Kiarostami ricrea una foresta reale e nel contempo virtuale, fatta di fusti ricoperti di corteccia di alberi. Parallelamente alle “video-corrispondenze” Victor Erice presenta un insieme di dipinti del pittore spagnolo contemporaneo Antonio Garcia López e una selezione di istallazioni e di fotografie di Kiarostami.

Due importanti personalità del mondo della fotografia segnano la stagione espositiva del Jeu de Paume di Parigi. All’Hôtel de Sully è di scena fino al 18 novembre Roger Parry (1905-1977), noto per la sua creatività e le sue sperimentazioni che associano le immagini fotografiche alla manipolazione nella camera oscura. Il suo lavoro, particolarmente produttivo negli anni dal 1929 al 1932 quando incontrò Maurice Tallon, è legato soprattutto al mondo dell’editoria. Famosa l’edizione illustrata di Banalité di Léon-Paul Fargue (edizioni NFR, 1930). Parry si occupò però anche di scenografia e di regia, fu stretto collaboratore di André Malraux nella messa in scena molte delle sue opere. La mostra presenta i diversi aspetti del suo lavoro di attraverso 200 tra prove di stampa originali, disegni, libri, modelli, film e documenti provenienti dagli archivi della Mediateca dell’architettura e del patrimonio (Donazione Roger Parry), dagli archivi delle edizioni Gallimard e da collezioni pubbliche e private. Negli spazi della Concorde è invece presentata fino al 30 dicembre la molteplice e diversificata attività di Edward Steichen (1879-1973), una delle personalità più prolifiche e influenti della fotografia del XX secolo. Americano di origine lussemburghese, Steichen esercitò la fotografia in tutti i generi e le tecniche, ritratto, paesaggi, nudi, nature morte, ma anche moda, danza, teatro, pubblicità fino ai reportage di guerra e le foto aeree. Ma la sua natura eclettica e il suo talento lo portarono a intervenire anche nei campi della grafica, della direzioni artistica e della tipografia.

“Confrontation” is the title of a show that the Centre Pompidou is devoting to two contemporary movie-makers that were both born in 1940 and both reveal the same poetics and independence of thought. On this occasion, the Spaniard Victor Erice and the Iranian Abbas Kiarostami are presenting eight short films especially created for the exhibition. In addition to the elements that unite the two artists’ works – from the theme of childhood to that of the landscape, streets, trees, and silence, described in detail and with a slow time evolution – the show also focuses on an exchange of “video letters” filmed with a digital video camera, where each artist presents the other’s work. This confrontation is set in the darkness of a layout that traces a circular itinerary, at the center of which an installation by Kiarostami recreates a real – at at the same time virtual – forest made of shafts covered in bark. Parallely to the “vdeo-correspondence”, Victor Erice presents a series of works by the contemporary Spanish painter Antonio Garcia López, and a selection of installations and photographs by Kiarostami.

Fondatore del Gruppo Photo Secession con Alfred Stieglitz nel 1902, partecipò attivamente alla rivista Camera Work. Nel 1923 è stato direttore artistico di Vogue e Vanity Fair dove lanciò un nuovo modo di fare foto di moda e ritratti. Al MOMA ha occupato l’incarico di conservatore della fotografia, organizzatore della storica mostra “The Family of Man” nel 1955 che fu visitata da circa dieci milioni di spettatori in tutto il mondo. Parigi è la prima tappa della monografica su Steichen che toccherà successivamente, suddivisa in due parti separate, Losanna, Zurigo, Reggio Emilia, Madrid e New York.

Una sfida nella tradizione In Antwerp

Pleins Phares In Mulhouse

Tedesco, classe 1972, diploma in Fashion Design all’Accademia reale delle Belle-Arti di Anversa nel 1998. Nello stesso anno fonda con Jutta Kraus un proprio marchio, con cui firma la sua prima collezione donna presentata l’anno successivo alla Settimana della Moda a Parigi. Del 2000 i primi modelli per uomini, dal 2002 al 2004 è direttore artistico di Roberto Capucci per cui lancia Capucci, la prima linea di prêtà-porter. E’ del 2005 la sua prima collezione di scarpe e dal 2006 ha una propria boutique all’interno del grande magazzino Paco a Tokyo. Un curriculum ricco di esperienze e di riconoscimenti quello di Bernhard Willheim a cui il MOMU, museo della Moda di Anversa, dedica un’ampia monografica, “Het Total Rappel”, in corso fino al 28 gennaio 2008. Personaggio di straordinaria inventiva e fantasia, Willheim fa spesso ricorso all’ironia e al linguaggio grottesco senza però mai perdersi in posizioni estreme, anti-moda. Nella più ambiziosa e raffinata tradizione delle grandi maison, costruisce il proprio universo, sfidando tabù e consuetudini acquisite e perturbando i codici dell’abbigliamento comunemente utilizzati. In mostra gli abiti dell’archivio di Willheim e Kraus, donati dagli stilisti al MOMU nel 2006, e un allestimento alquanto accurato progettato degli artisti Taiyo Onorato e Nico Krebs che hanno realizzato per ogni collezione un diverso tipo di ambientazione.

Arte contemporanea e auto, un binomio che dalla Pop Art fino alle attuali avanguardie è più volte emerso nel panorama della creazione artistica traducendosi con espressioni e media diversi. A Mulhouse, patria di uno dei più importanti, forse il principale, Musei dell’automobile del mondo è in corso fino al 31 gennaio “Pleins Phares”, una singolare e ricca esposizione che documenta il legame e le corrispondenze tra creazione artistica e tema dell’auto. Il percorso, che investe più sale del museo, presenta circa cinquanta opere realizzate da una trentina di artisti internazionali che, attraverso diversi mezzi e tecniche espressive, hanno fatto proprio il motivo dell’auto. Dalla pittura, alla scultura, fino alla fotografia e ai video giochi le visioni dei vari artisti, da Ange Leccia, Panamarenko, Jean Tinguely o Davide Bertocchi & Kolkoz, si intrecciano e si confrontano ruotando attorno a tematiche universali come la nascita, l’infanzia, la vita o la morte. La sala delle Colonne, inaugurata nel 2006 in occasione dell’ampliamento del museo, ospita quelle correnti e artisti che stravolsero e ribaltarono il mito dell’automobile e che videro nella Pop art con Ant Farm negli Stati Uniti, e nei Nouveaux Réalistes, con Arman in Francia, i principali rappresentati.

He is German, born in 1972, and got a degree in Fashion Design at the Royal Academy of Fine Arts in Antwerp in 1998. That same year, along with Jutta Kraus, he founded his own label, signing his first women’s collection, which he presented the following year at the Fashion Week in Paris. He created his first model for men in 2000, and from 2002 to 2004 he was Roberto Capucci’s artistic director; as a matter of fact, he launched Capucci, the first ready-to-wear line. His first shoe collection came out in 2005, and in 2006 he opened his own boutique in the Paco department store in Tokyo. Indeed, Bernhard Willhelm has a rich curriculum vitae and the MOMU – the Fashion Museum in Antwerp – is devoting a large monographic show to him, “Het Total Rappel”, open through January 28th 2008. Willhelm often resorts to irony and a grotesque style, but without ever reaching extreme, unfashionable positions. He builds up his universe in the most ambitious, refined tradition of the great maisons, challenging taboos and acquired customs and thus disturbing the commonly adopted dress codes. Donated to the MOMU in 2006 by the stylists themselves, clothes from the Willhelm and Kraus archives are on show. In addition, the artists Taiyo Onorato and Nico Krebs have planned quite an accurate layout for the exhibition, in which each collection is presented in a different setting.

Roger Parry, Le baiser.

Contemporary art and cars: from Pop Art to the current avant-gardes, the two have often emerged together and been interpreted in different ways and with different media on the art scene. Until January 31st, one of the most important – if not the most important – car museums in the world, based in Mulhouse, is presenting Pleins Phares, a unique, comprehensive show bearing witness to the correspondence between artistic creation and the theme of cars. The exhibition, which is laid out in various of the museum’s halls, presents about fifty works by thirty international artists who through different means and expressive techniques have devoted themselves to the subject of cars. From painting to sculpture to photography and video games, the various artists’ interpretations – from Ange Leccia to Panamarenko, Jean Tinguely or Davide Bertocchi & Kolkoz – interweave and are compared, focusing on universal themes such as the “birth, childhood, and death” of automobiles. The Column Hall, inaugurated in 2006 when the museum was extended, hosts the trends and artists that completely altered and overturned the car myth. The main representatives of this current: Ant Farm in the world of Pop Art in the United States, and Arman with the Nouveaus Réalistes in France.

Un foto di/a photo by Cosmin Gradinaru. Sotto a sinistra/below left, Gotthard Schuh, Max Ernst lavora al/working on the mural Pétales et jardin de la nymphe Ancolie, Corso Theatre, Zürich 1934 (Photostiftung Schweiz, Winterthur).

Scena contemporanea In Lille

Concetti dinamici La Fondazione Stelline di Milano presenta fino al 25 novembre la mostra “Tony Cragg – Material Thoughts”, curata da Ludovico Pratesi. La mostra ricostruisce l’evoluzione creativa degli ultimi vent’anni di ricerca di uno tra i più importanti interpreti dell’arte contemporanea internazionale, con l’esposizione di undici sculture monumentali, venti sculture e modelli in gesso, selezionati dai cicli Early Forms e Rational Beings, e una serie di disegni e bozzetti. La mostra è strutturata secondo un criterio cronologico, presentando gli aspetti stilistici e processuali del lavoro di Cragg, per poter documentare i momenti della genesi dell’opera e avvicinare i visitatori alla complessità del suo pensiero creativo, che trova molti spunti nel rapporto tra le forme organiche e i materiali della scultura. Dagli anni Ottanta, Cragg non nega le fasi precedenti, ma approfondisce ulteriormente le dinamiche interne al concetto stesso di scultura, precisamente la relazione tra forma, materia e movimento. Il percorso espositivo, oltre alla Sala del Collezionista, coinvolge anche i giardini dello storico complesso delle Stelline. In mostra anche due importanti film documentari che ritraggono l’artista al lavoro nel suo grande studio di Wuppertal, la città tedesca dove Cragg vive e lavora: “Tony Cragg. In Celebration of Sculpture” (1993) e “Tony Cragg. The EYE Illuminations” (2002).

Prima grande esposizione in Francia della Collezione d’arte contemporanea François Pinault, la mostra presentata a Lille nella suggestiva cornice del Tri Postal, vecchio magazzino di smistamento della posta trasformato in luogo per eventi culturali. La selezione delle opere curata da Caroline Bourgeois ruota attorno al tema dell’immagine, intesa in senso generale, sia che si tratti di vere immagini, sia di opere che provocano immagini mentali. La dimensione eccezionale dello spazio industriale, circa 6.000 metri quadrati di superficie, ha permesso di ospitare la collezione di video arte, completata da artisti che usano il medium fotografico e la luce. La mostra, in corso fino al 1/01/08 si articola su momenti tematici che riflettono le diverse posizioni e interpretazioni artistiche degli ultimi quarant’anni intorno all’immagine. Si parte con un’opera di Dan Flavin sul tema dell’“Abbagliamento”, abbagliante appunto per la sua dimensione, luce e magia; in successione si incontrano poi “La rivoluzione degli anni 1970”, con artisti (Vito Acconci, Marcel Broodthaers, Bruce Nauman) che hanno lavorato con il corpo, i media, la performance o il politico; “Et si on jouait”, opere attorno alla nozione del gioco in rapporto all’immagine, all’infanzia e all’identità personale - il “je”, l’io; “Storie del cinema”, il cinema come motivo catalizzatore di una ricerca emersa negli anni Novanta su un mondo saturato di immagini (Paul Pfeiffer, Douglas Gordon, Pierre Huyghe); “Storie di via e sopravvivenza”, lotta per la sopravvivenza, la coabitazione delle identità culturali, l’esilio, temi al centro delle opere di artisti quali Kendell Geers, Shirin Neshat o Adel Abdessemed; “Passaggio del tempo”, da cui il titolo della mostra, che presenta come il tema dell’aldilà venga vissuto e interpretato dai artisti quali Bill Viola, Gary Hill o Andreas Serrano. A show now under way in Lille, in the evocative setting of the Tri Postal — a former warehouse used for mail sorting operations, now converted into a site for cultural events — constitutes the first great exhibition

Bill Viola, First Light.

98 l’ARCA 230

of the François Pinault Collection of contemporary art in France. The general focus of this collection of works, curated by Caroline Bourgeois, is on images seen in a general sense, whether they are true images or works that produce mental images. The remarkable size of the industrial space — about 6,000 square meters of surface area — also allows for the display of a video art collection that was completed by artists who use photography and light as their media. The show is divided into different themes that reflect the past forty years’ different positions and artistic interpretations of the image. It begins with a work by Dan Flavin on the subject of “Dazzle”, which is, in fact, dazzling due to its size, light, and magic. In sequence, visitors then come upon “The revolution of the 1970s”, with artists (Vito Acconci, Marcel Broodthaers, Bruce Nauman) who have worked with the body, the media, performance, or politics; “Et si on jouait”, which focuses on the notion of play in relation to the image, childhood, and personal identity – “je”, or “I”; “Movie stories”, the cinema as the catalyst of a research that emerged in the 1990s on a world that is saturated with images (Paul Pfeiffer, Douglas Gordon, Pierre Huyghe); “Stories of the street and survival”, a struggle for survival, the cohabitation of cultural identities, exile, subjects that artists such as Kendell Geers, Shirin Neshat and Adel Abdessemed deal with; “Passage of time”, which is also the title of the exhibition, presenting how the subject of afterlife is experienced and interpreted by artists such as Bill Viola, Gary Hill, or Andreas Serrano.

Bernhard Willheim, Men-Women 3, 2002-2003.

Una doppia scoperta Ernst and the Museum La mostra “Max Ernst – Nel giardino della ninfa Ancolie”, presentata al Museo Tinguely di Basilea fino al 27 gennaio, è un’interessante occasione per conoscere oltre alla particolare selezione delle opere dell’artista tedesco (Brühl, 1891 – Parigi, 1976), l’architettura del museo. Progettato da Mario Botta e inaugurato una decina di anni fa, questo edificio, dove un’unica sala centrale ospita le venti sculture meccaniche di Tinguely, è infatti un luogo particolarmente poetico e rilassante. La mostra si concentra su un aspetto particolare del suo lavoro, quello della pittura murale. Pezzo centrale, il grande affresco di 415x531 cm che Ernst realizzò nel ’34 per un locale notturno di Zurigo, il Corso-Dancings Mascotte, e che, a causa degli inevitabili problemi di usura e conseguenti rimaneggiamenti della parte inferiore, è stato smontato in pannelli e rimontato in un apposito laboratorio all’interno del museo. I visitatori possono così seguire in progress i lavori di restauro e le trasformazioni dei diversi pannelli scoprendo anche le parti e i disegni preparatori che le aggiunte successione avevano celato. Il tema della pittura murale, in cui si mescolano soggetti vegetali, animali e umani, viene quindi sostanziato da un’ampia selezione di dipinti, disegni, collage che mostrano come sia sempre stato presente durante il percorso creativo l’artista. Le opere provengono da varie istituzioni pubbliche e private, tra cui lo Sprengel Museum di Hannover, la Menil Collection a Huston, il MoMa di New York, la Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia, il Kunsthaus Zürich ecc. “Max Ernst – In the garden of Nymph Ancolie”, an exhibition open through January 27th at the Tingueley Museum of Basel, is another interesting opportunity to get acquainted not only with a special selection of the German artist’s works (Ernst was born in Brühl in 1891 and died in Paris in 1976), but also with the

architecture of the museum itself. This building – which was designed by Mario Botta and inaugurated about ten years ago – has a sole central hall that hosts Tingueley’s mechanical sculptures. It is a particularly relaxing, spacious place along the banks of the Rhine. This show devoted to Ernst focuses on a particular aspect of his work: wall painting. The centerpiece is a great fresco measuring 415x531 cm, which Ernst painted in 1934 for a dance hall in Zurich, the “CorsoDancing Mascotte”. Due to inevitable problems due to wear and the consequent repainting of the bottom part of the fresco, it was disassembled in panels and put back together in a special laboratory in the museum. Visitors can thus watch the restoration work in progress and the transformation of the various panels, also discovering the parts and preliminary sketches that later additions had hidden. The theme of mural painting, in which there is a mixture of plant, animal, and human subjects, is thus complemented by a wide range of paintings, drawings, and collages that prove how the genre has always been a part of the artist’s creativity. The works come from various public and private institutions.

Semplice e austero Hopper in Washington Per la prima volta da cinquant’anni, Washington ospita una mostra monografica dedicata all’opera di Edward Hopper (1882-1967). Sede della mostra è la National Gallery of Art che fino al prossimo 21 gennaio propone circa 50 olii, 25 acquerelli e 12 stampe realizzate da Hopper tra il 1925 e la metà del secolo scorso. E’ in questo periodo che Hopper realizzò quelle che divennero opere-icona della realtà urbana e rurale della vita americana, tra cui Automat (1927), Drug Store (1927, nell’immagine), Early Sunday Morning (1930), New York Movie (1939) e Nightawks (1942). Il percorso espositivo è organizzato sia cronologicamente sia tematicamente e rivela la forza creativa delle immagini realizzate da Hopper e ne analizza l’impatto sui suoi contemporanei. Un gruppo di opere degli anni Dieci e primi anni Venti, introduce ai soggetti protagonisti delle opere successive e che pur nel corso di sessant’anni di produzione artistica, sono rimasti fedeli a una realistica semplicità e austerità

Tony Cragg, I’m Alive, acciaio/steel,

250x390x360 cm, 2004.

230 l’ARCA 99


La città di Utrillo In Milan

La materia di Burri

La Galleria Il Mappamondo di via Borgonuovo a Milano presenta fino al 24 dicembre una compatta antologia di opere di Maurice Utrillo. Con la mostra “Maurice Utrillo, la città dipinta” si compone, attraverso diciotto opere, una città rappresentata dai colori della fantasia, evocata e offerta come qualità poetica. Utrillo dipinge le emozioni e la ricchezza umana che emanano dalla realtà quotidiana, sfruttando il fascino del colore e della luce. La mostra, curata da Marco Conte, è accompagnata da un catalogo introdotto da un saggio di Luigi Cavallo e con schede delle opere in cui si riportano interpretazioni letterarie e critiche sull’artista parigino.

La presenza nella collezione permanente della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano Traversetolo (Parma) di due opere di Alberto Burri costituisce lo spunto per l’organizzazione, fino al 2 dicembre, di un’iniziativa espositiva che rende omaggio a Burri attraverso una mostra antologica dal titolo “Burri, opere 1949-1994. La misura dell’equilibrio”, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello (PG). Le opere presenti sono esemplari scelti nell’osservanza del principio più volte ribadito da Burri stesso, secondo cui “il mio primo quadro è uguale all’ultimo”. L’arco cronologico copre tutta l’attività di Burri coi primi esperimenti dell’artista sulla materia, le mescolanze di colore a olio e sabbia o pietra pomice o altri frammenti di minerali, tese a creare una miscela densa e spessa, che si raggruma sulla tela e rifiuta l’appiattimento sul supporto. Da supporto neutro e vincolante, la tela diviene in tal modo un elemento attivo, sinergicamente partecipe del processo creativo. La mostra, a cura di Bruno Corà e Chiara Sarteanesi per la Fondazione Burri, mette in risalto, accanto alle opere

Through December 24th, Il Mappamondo, a Gallery in via Borgonuovo in Milan, is presenting a concise anthology of works by Maurice Utrillo. With the show “Maurice Utrillo, the painted city”, which consists of eighteen paintings, a city is represented by the colors of imagination, evoked and offered as a poetic quality. Utrillo paints the human emotions and richness that emerge from daily reality, making use of the allure of color and light. The exhibition, curated by Marco Conte, is accompanied by a catalog with an introductory essay by Luigi Cavallo and illustrations of the works featuring literary and critical interpretations of the Parisian artist’s work.

Maurice Utrillo, Saint-Germain (Seine-et-Oise), 1922. A destra/right, Alberto Burri, Cretto G3, 1975. Sotto/below, Jun Takita, Light, only, light, (photo: Yusuké Komiyama).

Torino per l’arte Dal 9 all’11 novembre si svolge negli spazi del Lingotto Fiere di Torino la 14° edizione di Artissima. Osservatorio sulla giovane arte mondiale, questo appuntamento culturale presenta i nomi più attuali e di tendenza del mercato internazionale dell’arte: 140 gallerie, tutte al top per notorietà e soprattutto per qualità delle proposte e degli artisti rappresentati. Diverse le sezioni allestite: “New Entries” propone un gruppo di giovani gallerie d’avanguardia; “Present Future”, mostra dedicata agli artisti emergenti del panorama mondiale, selezionati in base a progetti site specific da un team di curatori; “Constellations”, progetto riservato a grandi lavori di carattere museale; un programma di convegni, curato da Mans Wrange (Konstfack, Stoccolma) è dedicato alle scuole curatoriali; una rassegna video di artisti di fama mondiale, curata da Cecilia Alemani; per il grande pubblico viene riproposta “Ascolta chi scrive”, l’iniziativa di visite guidate curate da un gruppo di giornalisti. In città, sono organizzate inoltre attività collaterali come Artissima Cinema – una giornata dedicata alla nuova scena cinese e in particolare a Shanghai; Artissima Volume – performance e eventi di forte impatto con la partecipazione di alcuni dei protagonisti delle neo-avanguardie musicali; la speciale apertura notturna di gallerie e altri spazi espositivi per Saturday Night Art Fever, la sera di sabato 10 Novembre, dalle 21 a mezzanotte. Nell’ultima giornata di Artissima 14 verrà inoltre presentato al pubblico il programma del Parco d’Arte Vivente (www.parcoartevivente.it), la cui definitiva apertura è prevista per l’estate 2008, in un dibattito sul tema “Luoghi e processi creativi dell’arte vivente” (ore 16.30) in cui il direttore di Artissima, Andrea Bellini, incontra il promotore del PAV Piero Gilardi, il nuovo direttore artistico Nicolas Bourriad, l’artista Jun Takita e un gruppo di critici d’arte.

di grande formato, altri aspetti particolari della produzione di Burri, come libri d’artista in edizione limitata e opere di piccolo formato, che rispecchiano mirabilmente gli aspetti dell’arte del Maestro nell’equilibrio delle composizioni e della materia cromatica.

Linee di valore In Lugano Per la prima volta in Svizzera una mostra si propone di mettere in luce il significato e il valore del disegno nell’opera di Alexej von Jawlensky (1864-1941). Tra i pionieri della pittura moderna, amico di Paul Klee, Vassilij Kandinskij e Franz Marc, Jawlensky ha lasciato anche un cospicuo corpus di disegni. I nudi, i ritratti di persone a lui vicine e gli autoritratti offrono uno sguardo inedito sulla sua opera, nonché nuove prospettive di studio. Con oltre 60 disegni e opere grafiche, la mostra “Alexej von Jawlensky – Il valore della linea”, aperta al Museo Cantonale d’Arte di Lugano fino al 6 gennaio, rivela un artista dotato di una raffinata sensibilità erotica, di uno spiccato senso dell’umorismo e di una precisione analitica nell’osservazione dei dati ottici. Gli oltre 40 disegni e opere grafiche di Matisse, Hodler e Lehmbruck posti in dialogo con le opere di Jawlensky approfondiscono e amplificano i temi centrali del nudo, della danza e del ritratto. Una selezione di dipinti delle diverse fasi creative di Jawlensky rende manifesta la centralità della linea anche nelle opere pittoriche. Alexej von Jawlensky (1864–1941) a pioneer of modern painting – among his friends were Paul Klee, Vassilij Kandinskij, and Franz Marc – left a remarkable corpus of drawings. His nudes, portraits of people who were close to him, and self-portraits offer a new vision of his work, as well as new study

perspectives. With over 60 drawings and graphic works, “Alexej von Jawlensky – The value of line”, open at the Cantonal Art Museum of Lugano through January 6th, reveals an artist gifted with a refined erotic sensibility, a marked sense of humor, and analytic precision in his observation of optical data. More than 40 drawings and graphic works by Matisse, Hodler, and Lehnbruck are set beside Jawlensky’s works, thus offering an in-depth analysis and development of central themes such as nudes, dance, and portraits. A selection of paintings from Jawlensky’s different creative stages bears witness to the importance of line in the artist’s pictorial works, as well.

Alexej von Jawlensky, Junges Mädchen

(Konstantinowka), ca.1912.

Dalla goccia alla scultura Ogata’s Works L’artista giapponese Yoshin Ogata è il protagonista della mostra “Genesi d’acqua” che fino al 18 novembre è allestita presso l’Abbazia di Rosazzo a Manzano (Udine). Ogata presenta una serie di sculture incentrate sul tema dell’incontro tra l’uomo e l’acqua e realizzate con una semplicità formale che trasmette la profondità di questo tema e della tensione insita nel divenire eterno delle cose spesso rappresentato nella celebrazione dell’acqua. Le sculture di Ogata sono un riferimento simbolico alla vita, espresso dalla “goccia” che egli spesso pone sopra le sue steli e che riassume la ciclicità cielo-terra, l’evento fondativo determinato dagli agenti atmosferici che contribuiscono al distacco della roccia, al suo rotolare, mutare forma, originare la scultura stessa. The Japanese artist Yoshin Ogata is the protagonist of the show “Water genesis”, which will be on through November 18th at the Abbey of Rosazzo in Manzano (Udine). Ogata presents a series of sculptures focused on the theme of man’s encounter Yoshin Ogata, A Mindscape.

100 l’ARCA 230

Il luogo magico di Marco Bagnoli

with water. The works were created with such formal simplicity that they convey the depth of this theme and the tension that is innate in the eternal transformation of things, which is often represented through the celebration of water. Ogata’s sculptures are a symbolic reference to life, expressed by a “drop” that he often places on his stems, and that seems to summarize the sky-earth cyclicity, the founding event determined by the atmospheric agents that contribute to the detachment of rock, to its rolling and changing shape so as to create the sculpture itself.

La Limonaia di Ponente – Arte Contemporanea, presso la Villa Medicea la Magia di Quarrata (PT), presenta fino al 16 dicembre “Marco Bagnoli - Io x Te. Paesaggio”, mostra curata da Katalin Mollek Burmeister. Toscano, nato proprio nelle vicinanze della Villa Medicea la Magia, Marco Bagnoli sin dagli anni Settanta è riconosciuto come uno dei protagonisti del panorama artistico contemporaneo. Con “Io x Te. Paesaggio”, lavoro ispirato allo spirito del parco della villa, Bagnoli mette a fuoco le esperienze di questi anni con l’obiettivo di rivedere quello che è il luogo di confine, la terra di frontiera tra l’opera e il pubblico. In questo progetto, azione teatrale, suono e musica, canto e movimento accompagnano l’opera d’arte. Il percorso si articola a partire dalla Limonaia di Ponente con una video-installazione: sulle finestre socchiuse vengono proiettate, sul lato sinistro, immagini di giardini tratte da un antico manoscritto persiano e sul lato destro la loro rappresentazione geometrico-magica. La seconda stazione è alla fontana, al centro del giardino all’italiana, con cinque vasi sonori, uno al centro della vasca e gli altri quattro su piedistallo a determinare i quattro punti cardinali. Nella Limonaia di Levante, un tetto policromo in ceramica inclinato – anch’esso superficie sonora – sbarra l’ingresso dell’edificio. All’interno, sui due lati si trovano due librerie dipinte e illuminate, sulle quali compare una banda rossa, segno caratteristico di Bagnoli fin dai suoi inizi. Le sue dimensioni sono misurate sulla sezione aurea e su di sé accoglie una serie di significati simbolici che la “tradizione”, ma anche la storia, gli hanno attribuito da “apertura, cesura, ferita aperta, feritoia…”. Anche la porta sbarrata è un’immagine simbolica, è la soglia, il luogo magico che divide l’esterno

dall’interno, il luogo del passaggio che congiunge e separa allo stesso tempo. Il precorso prosegue verso la Cappella, antica grotta con un albero secolare: una canna-fontana di metallo, dipinta di rosso, alta circa 5 metri, si alimenta dell’acqua della caverna-vasca e sale a trafiggere la chioma dell'albero, da qui l’acqua riscende e prosegue per il suo eterno ciclo. La partitura originale della musica è del violinista americano Michael Galasso. Il sonoro è di Giuseppe Scali.

Centenario di Munari Games and Books Presso la Galleria Corraini Arte Contemporanea di Mantova, in occasione del centenario della nascita di Bruno Munari, e come evento celebrativo della sua nota collaborazione artistica ed editoriale con Corraini , è in corso, fino al 28 novembre, la mostra “Bruno Munari i Giochi i Libri”. Per l’occasione vengono esibiti i bozzetti e i progetti storici di alcune opere editoriali più rappresentative come “Nella nebbia di Milano” (1970) e “Libro letto” (1993) nonché gli originali e le ristampe, sempre editati presso Corraini, di giochi come “ABC con fantasia” (1960), “Aconà Biconbì”(1961) e “Più e meno” (1970). In Munari, la dimensione del contenuto e quella della forma e del materiale diventano l’unità che concretizza l’idea, rendendo sempre attuale e sorprendete nel tempo il suo messaggio. La mostra si distingue per l’intenso programma di incontri con esperti del linguaggio di Munari e con suoi collaboratori diretti. For the centennial of Bruno Munari’s birth, the Corraini Gallery of Contemporary Art in Mantua is presenting the show “Bruno Munari, Games and Books”. The event, which opened on September 5th and will continue through November 28th 2007, also celebrates the author’s well-known artistic and editorial collaboration with Corraini. On show are some of Munari’s most representative sketches and historical drafts of some of his published works, such as “In Milan’s fog” (1970) and “Read book” (1993), as well as the originals and reissues – also published by Corraini – of games such as his imaginative “ABC” (1960), “Aconà Biconbì” (1961), and “More or less” (1970). In Munari’s work, the dimension of content, form, and material become an ensemble that makes the idea materialize, so that even through time, his message is still topical and unexpected. In a constant flow, a great number of visitors are viewing the exhibition, which features a full schedule of meetings with experts of Munari’s language and the people who worked with him.

Bruno Munari, Il Merlo ha perso il becco, Corraini Edizioni, Mantova 2007.

Astronave Torino Astral Applied Arts

Dall’India Contemporary Indian Art

Con la mostra Astronave Torino – Turin Spaceship Company, Arti applicate spaziali – Astral Applied Arts, programmata dal 6 ottobre 2007 al 6 gennaio 2008 presso gli spazi torinesi del MIAAO – Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, si è dato il via ad Afterville; rassegna di manifestazioni ufficialmente collegate al prossimo Congresso Mondiale degli Architetti UIA Torino 2008 (www.uia2008torino.org) e dedicate alle interferenze concettuali e figurative tra il pensiero progettuale e l’immaginario della fantascienza nel ’900. Curata da Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo e Undesign, la mostra sviluppa il tema della città futura o postcittà, mediante la ricostruzione di momenti inediti o rimossi, di ricerche e sperimentazioni “spaziali” nei settori dell’architettura, della pittura, del design e dell’artigianato metropolitano; tutte collegate direttamente o indirettamente a una “eccentrica” storia culturale di Torino. Nella mostra sono state ricostruite e documentate, per “reperti” e “campioni”, quattro tappe del trip di una Turin City Ship che si svolge tra gli anni Sessanta del XX secolo e gli inizi del XXI secolo, riguardanti: disegni e testi di architettura nucleare e di urbanistica spaziale realizzati negli anni Cinquanta da Enzo Venturelli (Torino 1910-1996); una curiosa iconografia “astrale” originata dalla rivista “Pianeta”; “macchine del tempo” della Mutoid Waste Company; disegni e modelli tra science fiction e grotesque.

Hangar Bicocca, in collaborazione con Art for The Word Europa, ha promosso, dal 18 ottobre al 6 gennaio 2008, la mostra Urban Manners. Artisti contemporanei dall’India; un progetto ideato e curato da Adelina von Füstemberg. L’iniziativa evidenzia i lavori di quindici artisti indiani emblematici, che rappresentano lo sviluppo e le contraddizioni dell’India contemporanea. Si tratta di scultori, pittori e video artisti, che esprimono le tematiche proprie dell’attuale società indiana e i riferimenti che portano all’immigrazione, alla salvaguardia dell’ambiente, all’eredità del Mahatma Gandhi, alla perdita dei valori tradizionali, alla povertà e alla ricchezza nel mondo globalizzato. L’India di oggi è una realtà fortemente impostata sulla modernità che si confronta con i concetti tradizionali di un intenso passato, e gli artisti presenti in mostra ne valutano e comunicano suggestivamente le forme di convivenza, dimostrandosi del tutto padroni nell’uso di mezzi innovativi e materiali coerenti con le espressività più avanzate dell’arte contemporanea.

With the Turin Spaceship show — Turin Spaceship Company, “Applied Spatial arts” — scheduled from October 6th 2007 to January 6th 2008 at the MIAAO (International Museum of Applied Arts Today) in Turin, Afterville has begun. Afterville is a season of events that are officially connected with the UIA German Impache, Astronave Torino, 1997, fotografia, montaggio e sviluppo fotomeccanico

di/photo, montage and photo-mechanic processing by Giorgio Stella.

World Congress of Architects Turin 2008 (www.uia2008torino.org), devoted to the conceptual and figurative interferences between planning and imagination in twentieth-century science fiction. Curated by Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo, and Unidesign, the exhibition develops the theme of future cities, or post-cities, through the reconstruction of unknown or forgotten moments, of “spatial” researches and experimentations in the sectors of metropolitan architecture, painting, design and craftwork, all of which are directly or indirectly linked to Turin’s “eccentric” cultural history. Information is provided through “finds” and “samples” on four reconstructed stages of a Turin City Ship’s trip that takes place between the 1960s and the beginning of the twenty-first century. The four stages deal with the following: drawings and texts on nuclear architecture and spatial urban planning created in the 1950s by Enzo Venturelli (Turin 1910 – 1996); a curious “astral” iconography launched by the magazine “Pianeta”; “time machines” by the Mutoid Waste Company; designs and models that find a place between science fiction and the grotesque. For further information contact the site: argh@miaao.org

Jointly with Art for the World Europa, Hangar Bicocca is presenting the exhibition “Urban Manners. Contemporary artists from India”, organized and curated by Adelina von Füstemberg. Open from October 18th to January 6th 2008, the initiative highlights the works of fifteen emblematic Indian artists that represent the development and contradictions of contemporary India. Sculptors, painters, and video artists express themes belonging to the current Indian society, also referring to immigration, the preservation of the environment, Mahatma Gandhi’s heritage, the loss of traditional values, poverty and richness in the globalized world. The real face of modern India is structured on modernity, but is still linked to the traditional concepts of its intense past. The artists on show evaluate and suggestively communicate this combination, proving their mastery of innovative media and materials that reflect the most advanced expressions of contemporary art.

Probir Gupta, This is not a pipe, acrilico e ossido su tela, pipa di ferro/acrylic and oxides on canvas with stretched vinyl and iron pipe, 244x292 cm, 2005 (Collection Rajshree Pathy, Coimbatore, courtesy Gallery Nature Morte, New Delhi).

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Isolante con resistenza al fuoco

L’eccellenza tra le mani

Con il pacchetto DOW DECKMATE™ROOFING REI 30, messo a punto da Dow, è possibile mantenere la struttura edificata a una temperatura costante nel tempo evitandole di subire sbalzi termici stagionali e giornalieri, minimizzando così le deformazioni termiche della stessa. L’installazione del pacchetto può iniziare allorché la struttura in acciaio è stata realizzata, e mentre la posa in opera delle restanti parti dell’edificio si svolge in modo indipendente. Per il dimensionamento dell’isolante vanno considerati i valori previsti dal Dlgs 192 aggiornato dal Dlgs 311, che prevede precisi parametri di fabbisogno energetico e di trasmittanza termica anche per tutti gli edifici industriali. DOW DECKMATE ROOFING REI 30, sistema certificato REI30, è il risultato di anni di esperienza nelle coperture industriali e negli isolamenti in genere, raggiunto mediante test di laboratorio volti alla messa a punto di un pacchetto di copertura capace di un rapporto ottimale tra costo e prestazioni, sia in termini di esigenze di isolamento termico, sia per quelle riguardanti l’impermeabilizzazione e il comportamento al fuoco.

E’ stata confermata, per le porte del nuovo complesso turistico di lusso Durrat Al Bahrain City Resort, prossimamente funzionale nel Golfo Persico, una importante fornitura di maniglie a firma Colombo Design (30.000 pezzi iniziali). Per il grandioso progetto, destinato a divenire il più importante resort-città del Paese, e rendere il Bahrain meta turistica esclusiva, gli architetti Atkins hanno

selezionato e scelto dal catalogo Colombo Design numerose tipologie di maniglie per svariati utilizzi e applicazioni d’uso. Il complesso si sviluppa su oltre 13 isole create artificialmente, estendendosi con migliaia di costruzioni e interventi abitativi, ricreativi e commerciali.

Luce da esterni

Appuntamento importante

Fondata nel 1973 da Egidio Botti, Simes è un’azienda che, impostata nella produzione di apparecchi per l’illuminazione di esterni, si è da sempre impegnata alla ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate, contraddistinte da standard qualitativi alti, assicurati da materiali di prima scelta come l’alluminio e il vetro. Negli anni Novanta, sotto la direzione di Roberto Botti, attuale General Manager, vengono introdotte nuove idee e creati significativi impulsi. Nascono da allora le prime famiglie di incassati a terra, gli apparecchi calpestabili e carrabili, gli incassi a parete e i bollard; segmenti di applicazione strategici coi quali l’azienda si distingue particolarmente, diventando punto di riferimento per il contesto riguardante l’architettura, l’arredo urbano e il mondo del lighting design.

Dal 5 al 9 febbraio 2008, presso il quartiere fieristico di Rho, Metra sarà presente al primo appuntamento di Made Expo; il nuovo salone che, promosso e organizzato da Federlegno-Arredo e Uncsaal, darà massima visibilità e risalto ai settori del “made in Italy” operanti nel contesto definito col motto: “dal chiodo all’edificio”. L’azienda bresciana sarà presente mediante un proprio stand nell’Area dell’Involucro edilizio riservata a: sistemi di facciata e di rivestimento, serramenti, chiusure, protezioni solari e automazioni, vetro, coperture, finiture per esterni e decorazioni per interni, tecnologie, componenti, accessori e semilavorati per infissi e serramenti. Metra parteciperà al Made Expo facendone propria l’impostazione progettuale “basata sulla specializzazione e integrazione delle competenze settoriali e sulla forte propensione internazionale”. L’evento segnerà inoltre l’occasione per presentare la cerimonia di premiazione della XVIesima edizione del Concorso “Sistema d’Autore” Metra. Nel contempo si distingue come momento di straordinaria rilevanza e attualità l’accordo siglato tra Metra e Bombardier Trasportation, che prevede la fornitura di profilati in alluminio strutturali per la costruzione delle carrozze riguardanti la futura metropolitana londinese, programmata per entrare in esercizio all’inaugurazione delle Olimpiadi del 2012. Si tratta della più importante commessa, con durata pluriennale e importo superiore ai 15 milioni di euro, firmata da Metra con la controllata inglese della multinazionale canadese Bombardier; leader mondiale per la costruzione di trasporti su rotaia.

Massima chiarezza Alubel, programmando il nuovo sito www.alubel.it, non ha privilegiato una grafica suggestiva o animazioni stupefacenti, ma si è impegnata a dare indicazioni per un rapido consulto e notizie complete sui prodotti e i sistemi per la copertura degli edifici e sul rivestimento delle facciate. L’articolazione del sito, realizzato nella forma ormai classica e ad approccio istintivo, consente di entrare nel mondo Alubel attraverso link molto chiari e

25° anniversario

Visibilità ovunque

Cersaie, Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, svoltosi dal 2 al 6 ottobre presso il quartiere fieristico di Bologna, ha affiancato alle tradizionali funzioni di evento espositivo, momento commerciale e appuntamento culturale, importanti iniziative relative all’approfondimento sullo stato della tecnologia, delle norme, della ricerca, della posa e del risparmio energetico volto all’industria ceramica. A tal fine il Centro Ceramico, in collaborazione con Confindustria Ceramica, ha reso operativo un intenso calendario di incontri tecnico-scientifici svoltosi all’interno dell’area del Centro Servizi. L’evento è stato inoltre l’occasione per festeggiare il 25° anniversario del Salone mediante la mostra “Creativitiles”, sviluppata nel quartiere fieristico di Bologna su una superficie di 600 metri quadrati. Si è trattato di una manifestazione promossa da Confindustria Ceramica, organizzata da Edi.Cer e curata da Enrico Manelli, che ha inteso evidenziare la poliedricità del prodotto ceramico nelle sue performance più suggestive. La mostra ha presentato 16 opere realizzate in ceramica, di particolare significato per i riferimenti artistici originali e di forte impatto scenografico. Il manifesto Cersaie 2007 è stato firmato da Toyo Ito.

Alla XXII edizione di Abitare il Tempo, svoltasi a Verona dal 20 al 24 settembre, Mapei si è distinta mediante una serie di prodotti e soluzioni originali e innovative, capaci di stimolare e consentire ai progettisti la valorizzazione della propria creatività.

Tunnel fotocatalitico Lo scorso 8 settembre, nell’ambito relativo all’inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni di Roma, è stato riattivato il tunnel Umbro I dopo un intervento durato circa un mese. Il ripristino del traforo ha compreso il rivestimento interno dello stesso con una pittura fotocatalitica a base di TX Active®; principio attivo fotocatalitico per materiali cementiti brevettato da Italcementi. I prodotti contenenti TX Active® riducono le sostanze nocive presenti nell’aria grazie alle proprietà disinquinanti e autopulenti, e conservano nel tempo la qualità estetica dei manufatti.

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Innovazione Con due importanti invenzioni, il Gruppo Del Conca introduce innovazione e singolarità nel proprio sviluppo produttivo, evidenziando ancora una volta la propria vocazione al progredire. Mediante la collaborazione con un colorificio specializzato e un impiantista d’oltralpe, l’azienda ha messo a punto un innovativo sistema digitale di decorazione delle piastrelle a getto d’inchiostro ceramico. La nuova tecnica supera il limite della ripetitività che contraddistingueva il precedente sistema serigrafico a incisione mediante quattro cilindri. Con questo metodo si ottengono infinite possibilità di riproduzione delle immagini, rigorosamente ad alta definizione. In pratica questa tecnologia , mediante uno speciale software, può sviluppare qualsiasi motivo in infinite e sofisticate varianti. Altra novità riguarda la linea “.it” che, top distintivo e singolare di Ceramica del Conca, completa i formati precedentemente realizzati con una variante le cui dimensioni raggiungono i 60x120 cm. Questa dimensione eccezionale è ideale per pavimentazioni e rivestimenti di grandi spazi commerciali e industriali.

rispondenti alle esigenze del progettista o dell’impresa interessati a risposte immediate e dirette. La struttura del sito permette informazioni sia tramite il nome del prodotto o del sistema, al quale è sempre associata una piccola foto esemplificativa, sia mediante una serie di categorie suddivise in modo da consentire l’accesso a tutte le gamme dei prodotti per tipologia e campo di impiego.

Sempre più internazionale Si è trattato della gamma delle finiture murali Mapei, delle fughe colorate e dei pavimenti in resina a base cementizia che, interpretati in abbinamenti originali di più materiali e colori, sono stati occasione di aggiornamenti e nuove considerazioni per il contesto riguardante l’architettura d’interni.

Notte Bianca Nell’ambito delle manifestazione dedicate ad “Aspettando…La Notte Bianca” si è inaugurato lo scorso 7 settembre (sino al 15 ottobre) a Roma, nell’area archeologica del foro di Cesare, l’evento “Alfredo Pirri. Ultimi passi – Un segno nel foro di Cesare”. Si è trattato di un’estensione di frammenti di specchi che hanno rivestito la pavimentazione per oltre 400 metri quadrati, richiamando effetti caleidoscopici

allusivi a memorie storiche e ancestrali. Metafora suggestiva, l’installazione di Alfredo Pirri è stata un controcanto della celebrata Notte Bianca romana, e ha creato l’emozione di una miriade di riflessioni luminose e visioni immaginifiche. L’evento ha usufruito dell’installazione e utilizzo dei proiettori luminosi Woody, Platea e Light Up Walk Professional firmati iGuzzini.

Si è svolta, dal 4 al 7 ottobre scorso a Veronafiere, la 42° edizione di Marmomacc, Mostra Internazionale di Pietre, Design e Tecnologie (www.marmomacc.com) che, sempre più ampliata, ha proposto tutte le tipologie di pietre naturali presenti in ogni zona della terra, nonché le più innovative tecnologie riguardanti escavazione e lavorazione e le relative e molteplici possibilità applicative che offrono. Per la prima volta sono stati presenti espositori giapponesi, di Cipro, Albania e Sierra Leone, ampliando ulteriormente l’eccellenza della rassegna. Sono stati oltre 65mila gli operatori presenti e 1510 gli espositori provenienti da più di 50 Paesi. Numerose anche le partecipazioni collettive estere come quelle di: Turchia, Argentina, Egitto. Marocco, Germania, Belgio, Francia, Brasile, Portogallo, Croazia, Giordania, Iran, Spagna, Pakistan, Cina e Taiwan. Il settore italiano prosegue un consolidamento e sviluppo progressivo in base a un export (principalmente in semilavorati e lavorati) che già nel primo trimestre 2007 ha raggiunto i 406 milioni 133mila euro contro i 395 milioni 695mila euro del primo trimestre 2006, con un aumento del 3%, e importato in valore (principalmente materiali grezzi) per 156 milioni 695mila euro contro i 146 milioni 936mila euro del medesimo precedente trimestre. Tra le numerose iniziative che hanno completato e dato prestigio alla manifestazione si sono distinte le mostre culturali quali: il “Premio internazionale architetture di pietra”, “Puglia paesaggio di pietra” e la bella mostra spagnola “La natural seduccion de la pietra”. Altri riferimenti di rilievo hanno riguardano il convegno dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Marmo”e le valutazioni sull’importanza dell’India nel settore lapideo.

Percorso multidisciplinare Lo scorso 6 ottobre, nel prestigioso Palazzo Te di Mantova, si è svolto l’evento “L’architettura come percorso multidisciplinare” che, promosso e organizzato dall’Ordine degli Architetti di Mantova e da Monotile srl, ha affrontato problematiche storicamente presenti e di riferimento nello sviluppo culturale della città (prossimo sito riconosciuto come patrimonio dell’umanità sotto tutela Unesco) capace di metabolizzare le forme più espressive della multidisciplinarità. Per l’occasione si è approfondita la tematica riguardante l’architettura, riferimento essenziale nello sviluppo di Mantova, quale tema di confronto con le attuali prospettive progettuali del mondo contemporaneo. Protagonisti dell’appuntamento sono stati Dante O. Benini e Mario Botta, chiamati a riferire su modelli di pensiero, conoscenze, metodi e sviluppi applicati alla definizione dei processi progettuali orientati all’architettura e alla costruzione della città. Il dibattito, moderato da Cesare Maria Casati, si è concluso con la consegna, da parte della Municipalità, del “Vergilius d’Oro” come riconoscimento della loro attività e delle loro opere.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Spazi ospedalieri per la cura dei bambini Lo stress ambientale nel progetto dell’ospedale pediatrico. Indirizzi tecnici e suggestioni architettoniche A cura di Romano Del Nord Motta Architettura, Milano 2006, 400 ill. colori, 250 ill. circa in b/n, 360 pp Una nuova chiave di lettura dell’edificio ospedaliero e una rinnovata visione del concetto di cura sono gli aspetti maggiormente connotanti la trattazione offerta al lettore da questo volume, che raccoglie i risultati di un Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale, cofinanziato dal MIUR, coordinato e condotto dal Centro Interuniversitario TESIS (Università di Firenze). I bambini, persone senz’altro speciali per le loro peculiarità fisiche e psico-sociali nonché per la loro maggiore vulnerabilità all’evento dell’ospedalizzazione, costituiscono i referenti privilegiati, sebbene non esclusivi, della descrizione delle qualità ambientali degli spazi ospedalieri. Infatti, anche le istanze dei familiari e del personale, sono ampiamente illustrate in accordo a una innovativa visione del ruolo dell’ospedale nella promozione di condizioni positive di salute e benessere. Il design dell’ambiente ospedaliero è analizzato in relazione alle condizioni di stress psico-sociale e fisico che può generare nelle persone che con esso si trovano a interagire e descritto, quale risorsa nel prevenire o mitigare stati di stress in tutti i suoi occupanti. In questa prospettiva la progettazione degli spazi ospedalieri diviene uno strumento per perseguire finalità terapeutiche – e più ampiamente salutogeniche – che si sostanziano, tra l’altro, in termini di riduzione dei tempi di permanenza in ospedale, di ridotte necessità di somministrazione di analgesici, di attenuazione

dello stress comunque associato all’ospedalizzazione, di miglioramento delle performance clinicoassistenziali del personale, di diminuzione delle assenze per malattia e degli episodi di turnover. L’ospedale, da efficiente contenitore di attrezzature e flussi di persone per la cura di patologie, secondo la tradizionale concezione, diviene un complesso sistema socio-fisico che attivamente prende parte al processo di cura e di ristabilimento dello stato di salute dei pazienti, grazie alle sue caratteristiche spaziali e ambientali consapevolmente mirate a supportare le necessità psico-sensoriali, emotive, socialicomunicative, di operatività clinico-assistenziale e di trattamento non farmacologico del dolore. L’individuazione e la discussione delle caratteristiche stress-inducing e stress-reducing dell’ambiente ospedaliero è condotta con il supporto di un’ampia ricognizione di letteratura scientifica internazionale e dell’analisi diretta consistita nella effettuazione di interviste e nella somministrazione di questionari a membri dello staff sanitario, a pazienti e a familiari presso l’Ospedale pediatrico A. Meyer di Firenze, adottato come caso studio. Visite studio e colloqui di ricerca presso strutture sanitarie pediatriche nazionali e internazionali arricchiscono la trattazione con conoscenze derivanti da esperienze “sul campo” testimoniate anche attraverso gli ampi reportage fotografici che corredano il testo.

Le linee guida di comportamento progettuale per la concezione degli spazi dell’ospedale pediatrico – dalla camera di degenza agli spazi comuni, dagli spazi dedicati ai familiari a quelli per il personale sanitario – mirano ad incrementare la cultura del progetto fornendo indicazioni operative atte a ottimizzare le soluzioni progettuali sotto il profilo del controllo dello stress indotto dall’ambiente. Coerentemente alla nuova funzione healing dell’ambiente fisico dell’ospedale le indicazioni progettuali danno grande rilievo alle sue connotazioni psico-emotive pur senza sottovalutare la rilevanza degli aspetti di natura più propriamente funzionale. Al fine di fornire al progettista la più ampia informazione, le linee guida sono corredate da schede tecniche che sintetizzano le indicazioni normative e legislative pertinenti i vari spazi ospedalieri. Molto ricco è l’apparato iconografico che illustra le indicazioni di design contenute nei capitoli dedicati alla trattazione delle linee guida di indirizzo progettuale. Foto, planimetrie, schemi funzionalispaziali documentano soluzioni innovative di recente realizzazione ed esemplificano le indicazioni progettuali. Il testo in italiano e in inglese colloca senz’altro il volume nel panorama internazionale della letteratura manualistica indirizzata all’avanzamento degli approcci teorici e operativi alla progettazione degli spazi ospedalieri per la cura dei bambini malati. Daniela Sorana

Semiotica dell’architettura Paolo Ramacciotti Strutture e sistemi del messaggio architettonico Liguori Editore, Napoli 2006, pp. 254, ill. b/n L’approccio semiologico all’architettura affonda le sue radici più lontane in una visione analitica della conoscenza nella quale le forme del pensiero si organizzano in figurazioni stabili, in sequenze logiche, in categorizzazioni rigorosamente costituite, che aderiscono alla strutturazione costitutiva dell’artefatto architettonico, anche se difficilmente ne esauriscono la vitalità e le implicazioni. Nello studio di Ramacciotti questa procedura si sviluppa sulla base dei lavori più

recenti, di cui costituisce anzi una sorta di messa a punto. Nelle sue pagine, infatti, sono assenti le spavalde sicurezze dei primi movimenti della semiologia, e la materia viene dipanate con pazienza e acutezza, facendo ricorso a strumentazioni flessibili che impediscono all’oggetto dell’analisi di svaporare in un’astrattezza funzionale alla tenuta del sistema, ma suscettibile di cancellarne quasi del tutto le reali fattezze. Interessante, a questo proposito, è il richiamo

all’approccio fenomenologico all’architettura, che inserisce una ulteriore possibilità di comprensione, se non addirittura un’opzione. In ogni caso, il modello ermeneutico che emerge si configura infine come quello di “una semiotica dell’architettura” intesa come “disciplina formale dell’espressione”, che, considerando gli elementi estetici dello spazio sociale, “compia un mandato di scienza umanistica”. Maurizio Vitta

predecessori, hanno visto le commissioni diminuire. Al contempo però hanno continuato a offrire soluzioni non ordinarie ai problemi dell’architettura contemporanea, superando la linea di frattura col passato e tracciando i segni di un nuovo inizio.

l’integrazione in architettura? A queste e ad altre domande è stata data risposta nei corsi di formazione sulla progettazione di sistemi solari termici e fotovoltaici organizzati dalle Fondazioni e dagli Ordini di Architetti e Ingegneri della Provincia di Torino. Il presente volume ne raccoglie l’esperienza per fornire uno strumento pratico ed efficace agli operatori del settore e per diffondere la cultura dell’utilizzo di energie da fonti rinnovabili.

Segnalazioni Beniamino Rocca Cose di architettura… e di mestiere Presentazione di Luca Zevi Libreria Clup Soc. Coop., Milano 2006, ill. a colori e b/n, 150 pp Storia della pratica professionale quotidiana, del rapporto con i committenti, con gli utenti, col contesto in cui nascono le architetture di Beniamino Rocca di Roccatelier Associati. Un libro che che vuole rendere più leggibile il percorso che si affronta per realizzare le opere di architettura nel nostro Paese. Giampiero Sanguigni Undutchable Meltemi Babele, 2006, ill. in b/n, 227 pp Di testi sull’epoca d’oro dell’architettura olandese degli anni Novanta sono piene tutte le biblioteche di architettura. I protagonisti di questa stagione – Rem Koolhaas, MVRDV, Droog Design – e i loro progetti sono stati descritti e mostrati a lungo. Ma di quanto avvenuto dopo di loro, quando lo sviluppo economico si è esaurito, si conosce molto meno. Il testo di Sanguigni si preoccupa proprio di colmare questa lacuna, e lo fa descrivendo la proposta progettuale delle generazioni più giovani di architetti e professionisti olandesi che, a dispetto di un talento non inferiore a quello dei propri

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Ted Sargent The dance of molecules Avalon 2006 Scritto da uno dei più importanti ricercatori del settore, questo testo cerca di rendere la novità delle nanotecnologie accessibile e comprensibile a tutti. Nella scienza sta avvenendo una rivoluzione silenziosa: Sargent ci guida attraverso questo nuovo mondo del cui significato, potenziale e limite si conosce ancora troppo poco, ma che presto cambierà i nostri modi di vivere e di abitare, come già l’utilizzo delle nanotecnologie in campo medico, tecnologico e architettonico testimonia. Sistemi solari fotovoltaici e termici. Strumenti per il progettista A cura di Orio De Paoli, Michele Ricupero Celid, Torino 2007, ill. in b/n, 192 pp Come funzionano gli impianti solari termici e fotovoltaici? Perché utilizzarli? Come si progettano? Secondo quali modalità e secondo quali principi il professionista può curarne la diffusione e

Territori dell’Architettura Il Poligrafo, Padova 2006 La casa editrice padovana ha presentato a fine 2006 cinque nuovi volumi monografici relativi ad architetti e opere italiani. Per la collana “Territori dell’architettura – Opere” sono usciti i seguenti volumi: Archingegno, Carlo Ferrari, Alberto Pontiroli, “Teatro Vittoria-Bosco Chiesanuova”; Diego De Nardi, “Fabrizio De Miranda, Angelo Villa, Lodovico Tramontin, Il Padiglione centrale della Fiera di Pordenone”; “Silvia Dainese, Il cubo nero-Immagini da un cantiere”; “Stefano Gris, Architettura pneumaticaFinmeccanica: il padiglione”. Per la collana “Territori dell’architettura – Monografie” è stato pubblicato: “Roberto Tognon architetto”. Tutti i volumi si avvalgono di saggi critici, descrizione delle opere e di una ricca iconografia a colori.


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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Belgio/Belgium Bruxelles Urbanism Competition Concorso internazionale per proposte urbanistiche per un’area di 10 ettari nella regione di Bruxelles lungo la Soignes Forest nel comune di Woluwé-Sain-Pierre, che sarà destinata principalmente a residenze sociali/International competition for the urbanization of a 10 hectare site in the limits of the Bruxelles region, bordering the Soignes Forest in the Woluwé-Saint-Pierre Commune. The site will be dedicated mainly for social and medium housing Scadenza/Deadline: 17/8/2008 Per informazioni: Alex Palante Rue Jourdan 45-55 1060 Bruxelles Tel. +32 2 5331948 Fax +32 2 5331900 E-mail: apalante@slrb.irisnet.be

Wervik S.I.T. International Design Competition Jori Concorso internazionale di design per un concetto di seduta polivalente che si adatti alle tendenze delle future abitazioni con flessibilità, mobilità e multifunzionalità International design competition for a multi-use seating concept, fitting to the future houses trend; key words are “flexibility, mobility, multifunctionality” Scadenza/Deadline: 15/11 Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Giuria/Jury: Dieter Pesch, Gijs Bakker, Jörg Boner, Matali Crasset, Axel Enthoven, Kirsten Hoppert, Steffen Kroll, Pierre Keller, Xavier Lust, Karim Rashid, Jane Worthington, Jeannick Breine Per informazioni: Jori Internet: www.jori.com/sit E-mail: sit@jori.com

Francia/France Belhomert Concours Koréo Sarlam Concorso per progetti residenziali e terziari che integrino apparecchi illuminotecnici a oblò architettonici Koréo Sarlam/Competition for residential or service buildings integrating the Koréo Sarlam architectural lighting appliances Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Sarlam Koréo Internet: www.koreosarlam.com/concours

Paris Prix Emile Hermès Concorso internazionale di design International design competition Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 90.000 Euro

+ europaconcorsi

Per informazioni: Prix Emile Hermès Internet: www.prixemilehermes.com

Giappone/Japan Asahikawa IFDA 2008 Concorso internazionale per il progetto di arredamento International competition for furniture design Scadenza/Deadline: 7/12 Per informazioni: Internet: www.asahikawa-kagu.or.jp

India Mumbai 6th IAHH International Student Design Competition Concorso internazionale per studenti per il progetto di un micro-cosmico habitat umano sostenibile International student competition for the design of a micro-cosmic sustainable humane habitat Scadenza/Deadline: 31/1/2008 Per informazioni: IAHH-International Association of Humane Habita Rizvi College of Architecture Off Carter Road 400050 Mumbai 400 Internet: www.humanehabitat.org

Italia/Italy Firenze Best Degree Projects Concorso internazionale di progetti di diploma, laurea e specializzazione post-laurea in Architettura, Ambiente, Urbanistica, Conservazione-Restauro, Arti Figurative e Design/International competition for projects presented fo degree or post-degree specialization in Architecture, Environment, Urban Planning, Conservation-restauration, Arts and Design Scadenza/Deadline: 30/9/2008 Per informazioni: Best Degree Projects Florence International Exchange Festival Palazzo Coppini Via del Giglio 10 50123 Firenze Tel. +39 055 216066 Fax +39 055 28320 Internet: www.florence-expo.com E-mail: info@florence-expo.com

Genga (Ancona) Plesso scolastico Concorso per il progetto di un plesso scolastico comprendente scuola d’infanzia, scuola primaria e palestra nella frazione Osteria di Colleponi Competition for the project of a school complex including a nursery, primary school and gymnasium in the Osteria di Colleponi neighbourhood Scadenza/Deadline: 31/11 Per informazioni: Comune di Genga c/a Paolo Loretelli Via Corridoni 1 60040 Genga (AN) Tel. +39 0732 9733383 Fax +39 0732 973344 Internet: www.comune.genga.an.it E-mail: ufficiotecnico@comune.genga.an.it

Milano Progettiamo i nostri spazi e la nostra immagine

Concorso internazionale di idee per la progettazione degli spazi esterni delle aree La Masa-Lambruschini. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti al Politecnico di Milano International ideas competition for the design of the outdoor areas at La Masa-Lambruschini. The competition is open to all the students of Politecnico di Milano Scadenza/Deadline: 29/2/2008 Per informazioni: Ingrid Paoletti Politecnico di Milano Tel. +39 02 23995117 Internet: www.polimi.it/ concorsoLaMasaLambruschini E-mail: ingrid.paoletti@polimi.it

Colordesigner Concorso internazionale aperto a giovani creativi, designer e architetti per sviluppare nuovi retail concept applicabili a grandi gruppi internazionali di abbigliamento International competition open to young creative, designers and architects to develop new retail concepts to be applied to great international fashion groups Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Poli.design Milano Internet: www.colordesigner.com

Well-Tech Award 2008 Premio internazionale per prodotti di innovazione tecnologica e valori di accessibilità, sostenibilità e qualità della vita/International award for products which are innovative in the fields of technological research, accessibility, sustainability and quality of life Scadenza/Deadline: Marzo/March 2008 Per informazioni: Well-Tech Via Malpighi, 3 20129 Milano Tel. +39 02 29518792 Fax. +39 02 29518189 Internet: www.well-tech.it E-mail: info@well-tech.it

Premio Europeo di Architettura Ugo Rivolta Premio che ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei migliori progetti di edilizia sociale realizzati tra il gennaio 2000 e il dicembre 2006 sul territorio dei 27 Paesi della Comunità Europea e della Svizzera/Prize aimed to promote the knowledge of the best projects of social building realized between January 2000 and December 2006 in the 27 countries of the European Community and in Switzerland Scadenza/Deadline: 30/11 Primo premio/First prize: 10.000 Euro Giuria/Jury: David Chipperfield, Mauro Galantino, Carlo Melograni, Luciano Niero, Flora Ruchat Per informazioni: Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano Via Solferino 19 20121 Milano Tel. +39 02 62534272 Fax +39 02 62534209 Internet: www.ordinearchitetti.mi.it/ concorsi/premiougorivolta.html E-mail: premiougorivolta@ordinearchitetti.it

Montesano sulla Marcellana (Salerno) Dai il volto a uno spazio Concorso per laureati e laureandi, iscritti almeno al terzo anno di Architettura, Ingegneria e Accademia delle Belle Arti, di età non superiore ai 35 anni per la riqualificazione dell’isola direzionale di traffico tra la SS19 delle Calabrie e via Garibaldi Scadenza: 30/11

Primo premio/First prize: 800 Euro Per informazioni: Comune di Montesano sulla Marcellana C/a Corrado Monaco Piazza Filippo Gagliardi 1 84033 Montesano sulla Marcellana (SA) Tel. 0975 865241 Internet: www.comune. montesanosullamarcellana.sa.it E-mail: sismont@vipnet.it

Pescara Logo ed etichette per vino L’Azienda Agricola di Zaccagnini Camillo bandisce un concorso nazionale di idee per la progettazione del logo dell’azienda e delle etichette per i vini: Terre del Morrone Montepulciano d’Abruzzo, Terre del Morrone - Cerasuolo Montepulciano d’Abruzzo e Terre del Morrone Trebbiano d’Abruzzo. Al concorso potranno partecipare grafici, designer, pubblicitari, architetti, studenti d’istituti d’arte, di architettura, di istituti di istruzione secondaria e post diploma a indirizzo grafico, artistico, comunicativo e di design che abbiano età inferiore ai 40 anni. Scadenza: 30/11 Primo premio: 2.500 Euro Per informazioni: Segreteria Organizzativa C.A.Sa. - Costruire Abitare Sano s.c.a r.l. viale Bovio, 64 - 65123 Pescara tel./fax. 085.2058388 www.costruireabitaresano.it

L’Architettura Bioecologica La Fantini Scianatico bandisce il concorso nazionale per l’assegnazione del premio biennale Fantini Scianatico - edizione 20072008. Il concorso è destinato alle tesi di laurea in architettura e ingegneria, discusse nelle università italiane da gennaio 2006 a maggio 2008, che abbiano affrontato il tema della qualità energetico-ambientale degli edifici e dell’innovazione tecnologica per l’ambiente, nell’ottica di un’architettura di qualità e dello sviluppo sostenibile del territorio. Scadenza: 31/5/2008 Monte premi: 4.000 Euro Per informazioni: C.A.Sa. - Costruire Abitare Sano s.c.a r.l. Viale Bovio 64 65123 Pescara Tel./fax 085.2058388 Internet: www.costruireabitaresano.it, www.fantiniscianatico.it

Susa (Torino) Fuori dal tunnel Concorso di idee per progetti di mitigazione degli aspetti visivi e ambientali della A32 nell’Alta Val di Susa Ideas competition for projects aimed to reduce the environmental and visual aspects of A32 highway in Alta Val di Susa Scadenza/Deadline: 29/2/2008 Monte premi/Total prize money: 50.000 Euro Giuria/Jury: Cesare Maria Casati, Andreas Kipar, Francesco Avato, Giuseppe Cerutti, Bernardo Magrì Per informazioni: SITAF Frazione San Giuliano 2 10059 Susa (TO) Internet: www.fuoridaltunnel.it

Vicenza Settima Edizione del Premio Dedalo Minosse Premio internazionale alla committenza di architettura

230 l’ARCA 105


AGENDA International prize for commissioning a building Iscrizione/Registration: 10/9-31/1/2008 Per informazioni: ALA-Assoarchitetti Contrà S. Ambrogio 5 36100 Vicenza Tel./Fax +39 0444 235476 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominosse@assoarchitetti.it

Vittorio Veneto (Treviso) Resort Marco Polo Concorso per la realizzazione del resort Marco Polo Competition for the realization of the Marco Polo resort Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni Tonon spa Via Menare 25 31014 Colle Umberto (TV) Tel. +39 0438 200227 Fax +39 0438 394832 Internet: www.resortmarcopolo.com E-mail: imp.tononspa@gruppotonon.it

Messico/Mexico Chichen Itza Chichen Itza 2008 Concorso internazionale per il progetto di un innovativo lodge/museo nella località archeologica di Chichen Itza International competition for the project of an innovative kind of lodge/museum in the archaeological site of Chichen Itza Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com

Svizzera/Switzerland Zurich Holcim Award Competition Premio internazionale per progetti sostenibili innovativi e orientati al futuro The competition celebrates innovative, future-oriented and tangible sustainable construction projects from around the globe Scadenza/Deadline: 28/2/2008 Per informazioni: Holcim Foundation for Sustainable Construction Hagenholzstrasse 85 Zurich, CH-8050 Switzerland Internet: www.holcimfoundation.org/ T154/holcim_awards.htm E-mail: helpdesk@holcimawards.org

USA Cambridge Just Jerusalem Concorso internazionale per visioni innovative per la città di Gerusalemme e su come potrebbe essere se giustizia, pace e vivibilità prevalessero sulla competizione per il suo possesso. Non si chiede un master plan ma proposte visionarie per una città sia reale che simbolica, giusta, pacifica e sostenibile per il 2050. Questa data non è arbitraria ma una metafora di un tempo abbastanza futuro rispetto ai coflitti attuali da consentire libertà di immaginazione. Sono invitati a partecipare team multidisciplinari di architetti, urbanisti, artisti, storici, filosofi, scienziati, economisti, ingegneri, poeti

106 l’ARCA 230

+ europaconcorsi

International competition calling for innovative visions for the city of Jerusalem and what it might be if justice and urban livability, rather than competing nationalist projects, were the principle points of departure. The goal of the organizers is not to produce a contemporary master plan for the city, but to solicit entries that envision Jerusalem, real and symbolic, as a just, peaceful, and sustainable city by the year 2050. The year 2050 is not an arbitrary point in time so much as a metaphor for a future far enough from the present conflict to allow some freedom to imagine a different situation, but near enough to generate serious deliberation. Entries are not limited to architects and urbanists, but rather, will also be elicited from artists, historians, poets, political scientists, philosophers, economists, engineers, and all others who have ideas for the future of the city. We strive for a plurality of voices and encourage multi-disciplinary teams Scadenza/Deadline: 31/12 Giuria/Jury: Ute Meta Bauer, Meron Benvenisti, Manuel Castells, Harvey Cox, Herman Hertzberger, William J. Mitchell, Sadako Ogata, Suha Ozkan, Salim Tamari

Per informazioni: The Source Awards, Cooper Lighting c/a Karin Martin 1121 Highway 74 South Peachtree City, GA, 30269 USA Tel. +1 630 5138625 Internet: www.cooperlighting.com E-mail: Kmartin41@aol.com

Per informazioni: Jerusalem 2050 Project Diane Davis Massachusettes Institute of Technology Building 9-637 77 Massachusetts Ave Cambridge, MA 02139 Tel. +1 617 452-2804 Internet: www.justjerusalem.org E-mail: jjquestions@mit.edu

Per informazioni: Shahneshin Foundation Internet: www.shahneshinfoundation.org

Milwaukee USITT Student Design Competition Concorso aperto a studenti di architettura e teatro accreditati a un’università USA per il progetto di un “teatro ideale” per un campus univesitario Competition opoen to architecture and theatre students accredited at an US university for the design of an “ideal theatre” on an academic campus Scadenza/Deadline: 16/1/2008 Per informazioni: Architectural Commission United States Institute for Theatre & Technology Internet: www.usitt.org/commissions/ Architecture.html

New York Palladio Awards 2008 Premio per lavori di eccellenza nel settore degli edifici di stampo tradizionale/International award which recognizes outstanding works in traditional design Scadenza/Deadline: 15/11 Per informazioni: Palladio Awards Program c/o Traditional Building and Period Homes 45 Main Street, Suite 705 Brooklyn, NY 11201 Internet: www.palladioawards.com

Peachtree City Cooper Lighting Source Awards Concorso per la promozione delle consocenze e l’ampliamento delle funzioni dell’illuminazione come elemento primario di progetto. Si premiano installazioni realizzate negli ultimi due anni in cui siano utilizzati prodotti Cooper Lighting The competition is focused on

furthering the understanding, knowledge, and function of lighting as a primary element in design, requires the use of Cooper Lighting brands. Entries are judged on aesthetics, creative achievement, and technical performance, as well as the degree in which lighting met the project constraints and design concept goals. Installations must have been completed in the last two years Scadenza/Deadline: 1/1/2008

WEB Shrinkage Worldwide Award 07 Concorso internazionale per il progetto di un poster manifesto per la promozione e divulgazione della cultura del “restringimento” International competition for the design of a poster manifesto to promote and divulgate the shrinkage culture Scadenza/Deadline: 19/11

Global Design Competition – One Connected World Concorso internazionale per il progetto di strutture sostenibili polifunzionali tecnologiche per comunità con carenza di servizi International competition for designing a sustainable multipurpose technology facility for under-served communities: Kallari Association in Ecuador, Sidarec in Kenya, Nyaya Health in Nepal Scadenza/Deadline: 15/1/2008 Per informazioni: AMD Open Architecture Challenge Tel. +1 415 3326273 ext. 320 Internet: www.openarchitecturenetwork.org/ challenge E-mail: challenge@architectureforhumanity.org

Marksman Design Award Concorso internazionale per studenti per il progetto della “penna perfetta” International competition open to students for the design of the “perfect pen” Iscrizione/Registration: 31/1/2008 Consegna/Submission: 7/3/2008 Per informazioni: Internet: www.marksmandesignaward.com

Re:Store Concorso internazionale per progetti tesi a incoraggiare a livello urbanistico attività commerciali locali che rimpiazzino le grandi catene International competition aimed to encourage, at urban level, local owned businesses to replace chain stores Iscrizione/Registration: 15/1/2008 Consegna/Submission: 1/2/2008 Per informazioni: Nicole Cassani Tel. ++1 415 4255144 Internet: www.urbanrevision.com E-mail: nicole@urbanrevision.com

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Austria

AGENDA Venezia Palazzo Franchetti Urbanpromo 2007-Città trasformazioni investimenti 21/11-24/11 Per informazioni: Urbit-Urbanistica Italiana Piazza Farnese 44 00186 Roma Tel. +39 06 68192947 Fax +39 06 68214773 Internet: www.urbanpromo.it E-mail: info@urbit.it

Vienna Architektur Zentrum The 15th Vienna Architecture Congress 9/11-11/11 Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1 1070 Vienna Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at

Egitto/Egypt Alexandria Bibliotheca Alexandrina ASCAAD 2007 Conference 26/11-28/11 Per informazioni: Internet: www.ascaad.org/conference/2007/

Francia/France Paris Palais de Chaillot et Institut du Monde Arabe Colloque Européen: Architecture et Archives Numeriques L’architecture à l’ère du numérique : une question de mémoire 8/11-10/11 Per informazioni: Internet: architecturearchives.net E-mail: secretariat.aae@citechaillot.fr

Palais de Chaillot/Auditorium de la Cité Relevé et Restauration Giornate internazionali di studio International days of study 5/11-6/11 Les entretiens de Chaillot: Jan Neutelings, Rotterdam 19/11 Massimiliano Fuksas, Rome 10/12 Per informazioni: Agostina Pinon Communication et presse Cité de l’architecture et du patrimoine Palais de Chaillot 1, place du Trocadéro 75116 Paris Tel. +33 1 58 51 52 85 / mobile 06 03 59 55 26 Fax +33 1 58 51 59 91 Internet:www.citechaillot.fr E-mail: apinon@citechaillot.fr

Italia/Italy Ancona Università Politecnica delle Marche Artec 2007 Convegno su progettazione e involucro edilizio 22/11-24/11 Per informazioni: Enrico Quagliarini Internet: www.ing.univpm.it/ARTEC2007, www.artecweb.it E-mail: e.quagliarini@univpm.it

Libano/Lebanon Beirut American University Communities and Territories – On Public Sphere & Public Library 17/11 Haret Hreik Library Workshop: Communities and Territories – On Public Sphere & Public Library 19/11-21/11 Per informazioni: aMAZElab Valentina Briguglio, project assistant Via Cola Montano 8 20159 Milan, Italy Ph/Fax +39 02 6071623 Internet: www.amaze.it E-mail: info@amaze.it

Olanda/Holland Eindhoven Department of Architecture, Building and Planning at the University of Technology Tectonics Making Meaning 10/12-12/12 Per informazioni: http://tectonics2007.com

Maastricht Forum 100 Exhibition and Congress Centre The Great Indoors Convegno e seminario sul design degli interni Conference and workshop on interior design 17/11-18/11 Per informazioni: Frame Publishers Wendel ten Arve, project co-ordinator Lijnbaansgracht 87 NL-1015 GZ Amsterdam Internet: www.the-great-indoors.com E-mail: info@the-great-indoors.com

Spagna/Spain

+ europaconcorsi

USA Cambridge Harvard University- - Gund Hall Piper Auditorium Philippe Rahm: Invisible Architecture - The Design of the Atmosphere: Selected Projects 27/11 Francisco Mangado- Left Handed Architecture 28/11 Dialogue: Jacques Herzog and Peter Eisenman 4/12 Per informazioni: Internet: www.gsd.harvard.edu/ cgi-bin/calendar/semester.cgi

Los Angeles Southern California Institute of Architecture SCI-Arc’s Autumn Lecture series: Urban Transformations in Istanbul - Süha Özkan, Chairman, World Architecture Community, Geneva + Istanbul 14/11 The Forces of Effervescence Mark Foster Gage, Principal, Gage/Clemenceau Architects, New York 28/11 Per informazioni: Southern California Institute of Architecture 960 E. 3rd Street Los Angeles, CA 90013 Tel. +1 213 6132200 Fax +1 213 6131272 Internet: www.sciarc.edu

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Austria Vienna Architektur Zentrum China Production 26/10-21/1/2008 A_show: Austrian Architecture in the 20th and 21st Century Fino al/through 31/12 MAK On the Back: Hidden Signs of the Object 19/9-28/3/2008

Castellón Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Qualicer 2008 10° Congresso internazionale sulla qualità delle piastrelle in ceramica 10th World congress on ceramic tile quality 10/2/2008-13/2/2008 Per informazioni: Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Avenida Hnos Bou 79 12003 Castellón Tel. +34 964 356515 Fax 334 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es

Canada Montreal CCA Naoya Hatakeyama: Scales 27/9-3/2/2008

Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Competed Architecture 12/9-11/11 Rural Architecture of the Black Sea region 12/11/11

Places to Live 12/9-11/11 Raili and Reima Pietilä 21/11-24/2/2008

Francia/France Paris Palais de Chaillot Qu’est-ce que tu fabriques? La tour en jeu, de la Tour de Babel à l’Empire State Building 15/9-6/1/2008 Jakob+Macfarlane: Blown Data House 15/9-27/1/2008 La Villa de Mademoiselle B. 11/10-2771/2008 Prix de l’Union Européenne pour l’Architecture Contemporaine – Prix Mies van der Rohe 2007 15/10-27/1/2008 Vauban Bâtisseur du Roi Soleil 13/11-5/2/2008 La peau entre texture et ossature 15/9-31/12/2008 Crypte archéologique du parvis de Notre-Dame Construire à Lutèce Fino al/through 25/5/2008

Germania/Germany Berlin Aedes Am Pfefferberg AND - Interdisciplinary Creative Arts from China: Yung Ho Chang (Architect), Liu Zhizhi (Graphic designer), Wang Yiyang (Fashion designer), Liu Suola (Composer, Singer, Artist) 18/9-8/11 The 7th Chamber-Conceptual Urbanism in Zurich 15/11-10/1/2008 Plan a – Project Platform for Young Architects. Hyperfunction – On the construction of realities in architecture 16/11-10/1/2008 Traveling Landscape: Ai Weiwei beijing 27/10-9/1/2008

Frakfurt DAM European Union Prize for Contemporary Architecture-Mies van der Rohe Award 2007 8/9-18/11 Patent Constructions: New Architecture Made in Catalonia 15/9-18/11 Gaudí Unseen 15/9-2/12 MAK Frankfurt Kunst/Design/Bücher 27/9-27/1/2008

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Matthew Williamson: Ten Years in Fashion 17/10-31/1/2008 Jean Prouvé 7/12-23/3/2008

Manchester The Cube Shrinking Cities 15/11-26/1/2008

Italia/Italy Como Associazione Culturale Borgovico33 Direct Architecture - Politics and Space: Maria Papadimitriou, Santiago Cirugeda, José Davila, Vangelis Vlahos 5/10-18/11

Firenze Casa Buonarroti Michelangelo Architetto a San Lorenzo: quattro problemi aperti 20/6-12/11

Milano Rotonda della Besana Bruno Munari 25/10-25/2/2008

Roma San Michele Ex Carcere Minorile Studio Valle (1957-2007)-Cinquanta anni di architettura 6/12-23/1/2008 MACRO Atelier Van Lieshout Fino a Dicembre/through December La città che sale. We try to build the future Fino a gennaio/through January 2008

Torino MIAAO Astronave Torino – Turin Spaceship Company 6/10-6/1/2008 Galleria Terre d’Arte Ugo La Pietra: Terre e territori 7/11-1/12

Libano/Lebanon Beirut Haret Hreik Library Communities and Territories – On Public Sphere & Public Library 17/11-15/12

Olanda/Holland Rotterdam Varie Sedi Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl NAI P.J.H.Cuypers (1827-1921) 22/9-6/1/2008

Spagna/Spain Valencia IVAM Vicente Guallart 13/9-11/11 Architecture and De Chirico 18/12-17/2/2008 The Imaginaty Museum 15711-20/1/2007

230 l’ARCA 107


AGENDA Svizzera/Switzerland Basel

+ europaconcorsi

Mostre d’arte Art Exhibitions

Museo Svizzero di Architettura Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12

Zurich ETH Signaletik Science City 18/10-8/11 Omaggio a Oscar Niemeyer 8/11-17/1/2008 Graber Pulver 15/11-31/1/2008 Prix Acier 2005/2007 22/11-13/12 Arosa, Die Modern in den Bergen 24/1/2008-21/2/2008

USA Bloomfield Hills Cranbrook Art Museum Eero Saarinen: Shaping the Future 17/11-30/3/2008

Cambridge Harvard University-Gund Hall Gallery Veronica Rudge Green Prize in Urban Design: Weiss/Manfredi: Architecture, Landscape, Urbanism 29/11-13/1/2008

Los Angeles MAK L.A. Victor Burgin – The Little house 29/10-27/1/2008 SCI-Arc Michael Maltzan Architecture: The Dark Side of the Moon 19/10-9/12

New York Cooper-Hewitt National Design Museum Piranesi As Designer 14/9-20/1/2008 Provoking Magic: Lighting of Ingo Maurer 14/9-28/1/2008 Austrian Cultural Forum Wine Architecture- The Winery Boom 6/9-28/11 The Pratt Institute Terra Infirma Fino al/through 1/12

Salem Peabody Essex Museum Samuel McIntire, Carving an American Style 13/10-24/2/2008

Washington National Building Museum David Maculay: The Art of Drawing Architecture 23/6-21/1/2008 Marcel Breuer: Design and Architecture 3/11-17/2/2008

108 l’ARCA 230

Austria Wien Kunsthaus Lucien Clergue: The poet with the camera 18/10-17/2/2008 Kunstforum Kiss of the Sphinx – Art Nouveau and Symbolism in Belgium 7/9-6/1/2008

Belgio/Belgium Antwerp MoMu Bernhard Willhelm 13/7-27/1/2008

Bruxelles Artiscope Walter Leblanc 21/9-16/11

Canada Montreal Museum of Fine Arts e-Art: New Technologies and Contemporary Art 20/9-9/12

Danimarca/Denmark Copenhagen Statens Museum fur Kunst A Mirror of Nature, Nordic Landscape Painting 1840-1910 6/10-20/1/2008 Jorgen Haugen Sorensen: While We Wait Fino al/through 3/2/2008

Humlebaek Louisiana Museum of Modern Art Richard Avedon – Phorographs 1946-2004 24/8-13/1/2008

Finlandia/Finland Espoo Museum of Modern Art/EMMA Salvador Dalí 3/10-16/12

Francia/France Caen Musée des Beaux-Arts Charles Mellin: Un Lorrain entre Rome et Naples 21/9-31/12

Carquefou

Valenciennes

Frac Stéohane Pauvret 21/9-11/11

Musée des Beaux-Arts Pharaon: homme, roi, dieu 5/10-20/1/2008

Chambord

Versailles

Château Made in Chambord 30/6-5/5/2008

Palais de Versailles When Versailles was furnished in silver 20/11-9/3/2008

Grenoble Magasin Kelley Walker 7/10-6/1/2008

Lille Tripostal Passage du temps-Collection François Pinault Foundation 19/10-1/1/2008

Lyon La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale de Lyon 2007 17/9-6/1/2008

Mulhouse Cité de l’Automobile-Collection Schlumpf Pleins Phares: l’art et l’automobile 21/9-31/1/2008

Orléans Frac Centre Ant Farm Redux 12/10-23/12

Paris Centre Pompidou Silvia Bächli 7/11-7/1/2008 Jeu de Paume-Espace Concorde Edward Steichen 9/10-30/12 Fondation Cartier Lee Bul Robert Adams, On the Edge 16/11-27/1/2008 Jacquemart-André Museum Fragonard – Les Plaisirs d’un siècle 3/10-13/1/2008 Maison Rouge Sots Art, Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui 21/10-20/1/2008 Galerie Paul Frèches Trompe-l’oeil: Rémy Lidereau 21/9-17/11 Musée Picasso 1937 Guernica 2007: Photographies de Gilles Peress 19/9-7/1/2008 Musée du Quai Branly Benin, 5 centuries of Royal Art 2/10-6/1/2008

Rennes Les Ateliers de Rennes-Biennale d’art contemporain (www.lesateliersderennes.fr) 16/5/2008-20/7/2008

Germania/Germany Berlin Guggenheim Jeff Wall 3/11-20/1/2008

Frankfurt Schirn Kunsthalle Turner Hugo Moreau: The Discovery of Abstraction 5/10-6/1/2008 Art Machines Machine Art 18/10-27/1/2008 Eva Grubinger 29/11-2/3/2008 Women Impressionists: Morisot, Cassatt, Gonzalès, Bracquemond 22/2/2008-1/6/2008 Städel Museum Cranach the Elder 23/11-17/2/2008

Herford MARTA Andreas Hofer: The Long Tomorrow OWL 1 1/11-13/1/2008 Künstler Innepost 4/11-13/1/2008

Giappone/Japan Tokyo Mori Art Museum Roppongi Crossing 2007: Future Beats in Japanese Contemporary Art 13/10-14/1/2008

Gran Bretagna/Great Britain London Tate Modern The Unilever Series: Doris Salcedo 9/10-24/3/2008 Louise Bourgeois 11/10-27/1/2008 The World as a Stage 24/10-6/1/2008

AGENDA Italia/Italy Adria (Rovigo) Museo Archeologico Nazionale Balkani, antiche civiltà tra il Danubio e l’Adriatico 8/7-13/1/2008

Alba (Cuneo) Fondazione Ferrero La Collezione di Roberto Longhi dal Duecento a Caravaggio a Morandi 14/10-10/2/2008

Bergamo GAMeC Il futuro del Futurismo. Dalla rivoluzione italiana all’arte contemporanea – Da Boccioni a Fontana a Damien Hirst 21/9-24/2/2008

Biella Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al Centro di una Trasformazione Sociale Responsabile 2007: prodotti di svolta 22/6-31/12

Bologna Bottegantica I Macchiaioli e la pittura toscana di fine ‘800 12/10-10/11

Oratorio di San Sebastiano Enrico Lombardi: Il Grido Silenzioso 14/10-27/11

Lecco Federico Bianchi Contemporary Art Noga Inbar – Double Super Secret Background 6/10-24/11 Domenico Piccolo – Abu Dis 29/9-22/12

Lissone (Milano) Museo d’arte contemporanea Colloqui: Giorgio de Chirico e Alberto Savinio 28/10-27/1/2008

Malpensa (Varese) Terminal 1 Aeroporto ExhibAir. Un viaggio nell’arte Fino a gennaio/through January

Mamiano traversetolo (Parma) Burri. Opere 1949-1994, La misura dell’equilibrio 8/9-2/12

KunstMeranoArte From_&_to 6/10-6/1/2008

Il Filatoio Il velo 28/10-24/2/2008

Palazzo Reale Arte italiana 1968 – 2007 Pittura 10/7-11/11

Collecchio (Parma)

Palazzo reale Vivienne Westwood - 35 anni di moda 23/9-20/1/2008

Barbican Centre Seduced – Art & Sex from Antiquity to Now 12/10-27/1/2008

Firenze Museo Archeologico Roberto Barni: Gambe in spalla, sculture e dipinti 7/9-30/11 Museo di Storia della Scienza La linea del sole. Le grandi meridiane fiorentine Fino al/through 30/11

Palazzo delle Esposizioni Mark Rothko 4/10-7/1/2008

Renzo Freschi Oriental Art Dipinti Zen 24/10-24/11 A Arte Studio Invernizzi Niele Toroni 21/9-16/11

Modena Galleria Civica Lewis Baltz – 89-91 Sites of Technology 15/9-18/11 Mimmo Paladino: Per Modena 15/9-6/1/2008 Galleria ModenArte Vincenzo Balsamo: il soffio dell’infinito 5/10-1/12

Napoli Museo Archeologico Nazionale Alma Tadema e la nostalgia dell’antico 18/10-31/3/2008

Padova

CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12

Borgovico 33 José Davila: Space After Space 5/10-18/11

ViaFarini Hyunjhin Baik: Adjective Look 21/9-24/11

Castello San Giorgio Lucio Fontana Scultore 6/9-6/1/2008

Merano (Bolzano)

Como

Galleria Extraspazio Cut: Peter Malmdin 27/9-10/11

MADRE Luciano Fabro, 1963-1967 20/10-6/1/2008

Caraglio (Cuneo)

Centro Culturale Villa Soragna e Villa Santucci - Fontanelli Architettura dipinta. Le decorazioni parmensi dei Galli Bibiena 13/10-25/11

Galleria Il Mappamondo Maurice Utrillo: La cittàdipinta 24/10-24/12

Mantova

Galleria d'Arte Fondantico Incontro con la pittura 15 Quadreria Emiliana Dipinti e disegni dal Quattrocento al Settecento 27/10-22/12

MuST Carla Badiali – disegnare il tessuto 29/9-14/11

Royal Academy of the Arts Georg Baselitz 22/9-9/12

Forlì

Manzano (Udine)

Tate Britain Hockney on Turner Watercolours 11/6-3/2/2008 Millais 26/9-13/1/2008 Turner Proze Retrospective 2/10-6/1/2008

Serpentine Gallery Matthew Barney 20-9-11/11

+ europaconcorsi

Abbazia di Rosazzo Genesi d’acqua: le sculture di Yoshin Ogata 15/9-18/11

Milano

Museo Diocesano L’Annunciata (1475?) di Antonello da Messina 4/10-25/11 Alessandro Taiana: Finestre 20/9-25/11 Fondazione Stelline Tony Cragg-Material Thoughts 27/9-25/11 Palazzo della Ragione Arte e omosessualità – da von Gloeden a Pierre et Gilles 10/7-11/11 Galleria Francesca Minini Deborah Ligorio: Vulcano 21/9-15/11 Tingo Design Gallery Portali di Andrea Branzi 19/10-17/11 Galleria Magrorocca Kristian Burford 26/10-15/12

Galleria Civica d’Arte Contemporanea Boccioni prefuturista. Gli anni di Padova 12/10-6/1/2008

Passariano (Udine) Villa Manin Centro per l’Arte Contemporanea Hard Rock Walzer - Scultura Contemporanea Austriaca 4/11-25/3/2008

Perugia Palazzo Penna Anatomia dell’irrequietezza: Il mito del viaggio dal Grand Tour all’era virtuale 28/9-16/1/2008

Pieve di Cento (Bologna) Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 Per parole e immagini. Tra poesia visiva ed espressioni segniche 15/9-13/1/2008

Prato Centro per l’ArteContemporanea Luigi Pecci Bruno Munari: Settant’anni di libri 5/10-3/2/2008

Rivoli (Torino) Castello Gilbert & George, la grande mostra 16/10-13/1/2008

Roma MAXXI MAXXI Installazioni: Maurizio Mochetti, Michelangelo Pistoletto e Charles Sandison Fino al/through 18/11

Scuderie del Quirinale Pop Art 1956-1968 26/10-27/1/2008 Palazzo Barberini Bernini pittore 19/10-20/1/2008 Colosseo In Scaena. Il teatro nella Roma antica 3/10-17/2/2008 Galleri Nazionale d’Arte Moderna Emilio Vedova 6/10-6/1/2008 Galleria Borghese Canova e la Venere vincitrice 12/10-3/2/2008

Rovereto (Trento) MART Depero pubblicitario. Dall’auto-réclame all’architettura pubblicitaria 13/10-3/2/2008 Arte contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 a oggi 13/10-20/1/2008

San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) Palazzo Comunale Bice Piacentini Paolo Annibali – sculture (1997-2007) 6/10-18/11

Sàrmede (Treviso) Municipio XXV Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia: Le immagini della fantasia 21/10-16/12

Sibari (Cosenza) Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide Il senso della continuità. Rigenerazione della forma e della lingua: Jannis Kounellis – La storia e il presente 30/9-30/12

Siena Santa Maria della Scala Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento 6/10-6/1/2008

Todi (Perugia) Ab Ovo Gallery Caleidoscopie Forma e colore nell’arte di Svenja John Fino al/through 11/11

Torino Sala Bolaffi Pino Mantovani: La concretezza del vuoto 16/10-18/11

230 l’ARCA 109


AGENDA Fondazione Sandretto ReRebaudengo Stop & Go: nuovi video dalla Collezione SRR 23/10-6/1/2008 GAM Pinot Gallizio: La Gibigianna 20/9-18/11 Fondazione Merz Gino De Dominicis 8/11-6/1/2008 Palazzo Bricherasio I Longobardi dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia 28/9-6/1/2008

Treviso Casa dei Carraresi Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli 20/10-4/5/2008

Venezia Varie Sedi 52.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 10/6-21/11

+ europaconcorsi

Rotterdam Kunsthal Théophile Steinlen – The Master of Montmartre 22/9-20/1/2008 Jean Tinguely: Everything Moves! 10/10-27/1/2008

Spagna/Spain Barcelona MACBA Joan Jonas 20/9-7/1/2008 Be-Bomb: The Transatlantic War of Images and All That Jazz 1946-1956 5/10-7/1/2008

Bilbao Guggenheim Art in the USA: 300 Years of Innovation 11/10-2/2/2008 Chacun à son gout 16/10-2/4/2008

Palazzo Grassi Sequence 1 5/5-18/11 Roma e i Barbari 26/1/2008-20/7/2008

Burgos

Palazzo Ducale Venezia e l’Islam 828-1797 28/7-25/11

Madrid

Collezione Peggy Guggenheim Rosso. La forma instabile 22/9-6/1/2008 Museo Correr Le sfere della terra e del cielo. I globi attraverso quattro secoli di storia (XVI-XIX secolo) 28/9-6/1/2008

Verona Boxart Gallery Hermann Nitsch 6/10-30/11

Vicenza Gallerie di Palazzo Montanari La rivoluzione dell’immagine: Arte Paleocristiana tra Roma e Bisanzio 8/9-18/11

Vigevano (Milano) Castello Da Pellizza a Carrà. Artisti e paesaggio in Lomellina 22/9-18/11

Lussemburgo/Luxembourg Luxembourg et Grande Region Capitale Européenne de la Culture www.luxembourg2007.org

Rotonde 1 Global Multitude 23/10-2/12

Olanda/Holland Amsterdam Van Gogh Museum Barcellona 1900 21/9-20/1/2008

110 l’ARCA 230

Monasterio de Santo Domingo de Silos Gustavo Torner. Ni orden, ni caos 12/9-16/12

Museo Nacional Centro de Arte reina Sofia Paula Rego 26/9-30/12 Jano. La doble cara de la fotografia 10/10-30/12 Leandro Relich 24/10-16/12 Palacio de Cristal/Parque Buen Retiro Andy Goldsworthy 3/10-21/1/2008

Valencia IVAM Andreu Alfaro 27/9-9/12 Eduardo Kac 25/9-11/11 The Estethics of Biology 25/9-18/11 Art and Gastronomy 20/9-11/11

Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Gunvor Nelson 29/9-1/12 Olle Baerting 6/10-6/1/2008

Svizzera/Switzerland

Fondation Gianadda Chagall tra cielo e terra 6/7-19/11

Perfect Imbalance, Exploring Chinese Aesthetics 19/5-17/5/2009 Accidental Mysteries 23/6-27/1/2008 Gateway Bombay 14/7-7/12/2008 Origami now! 16/6-8/6/2008

Rancate

San Diego

Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst Camillo Procaccini (1561-1629) 14/9-2/12

Museum of Art Animated Painting 13/10-13/1/2008

Saint Gervaise (Ginevra)

San Francisco

Centre pour l’Image Contemporaine Exposition BIM 12/10-16/12

SFMoMA Take your time: Olafur Eliasson 8/9-24/2/2008 Jeff Wall 27/10-27/1/2008 Joseph Cornell: Navigating the Imagination 6/10-6/1/2008 Douglas Gordon: Film and Video Work from 1992 till now 27/10-24/2/2008

Galleria Gottardo Richard Pousette-Dart 10/10-22/12

Martigny

USA Boston MFA Drama and Desire: Japanese Paintings from the Floating World 1690-1859 28/8-16/12

Miami Beach Art Basel/Miami Beach 6/12-9/12

New York MoMA Ellsworth Kelly 19/9-7/1/2008 New Photography 2007: Tanyth Berkeley, Scott McFarland, Berni Searle 26/9-1/1/2008 Georges Seurat: The Drawings 28/10-7/1/2008 Martin Puryear 4/11-14/1/2008 New York’s University’s Grey Art Gallery The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from Patricia Phelps De Cisneros Collection 12/9-8/12 Guggenheim Richard Prince: Spiritual America 28/9-9/1/2008 Foto: Modernity in Central Europe 1918-1945 12/10-13/1/2008 Hispanic Society’ Beaux Arts Building Francis Alys, Fabiola 20/9-6/4/2008 DIA:Beacon Riggio Galleries Homage to [a] Life: Agnes Martin’s Paintings 1990-2004 Fino al/through 27/11 An-My Lê: Trap Rock 16/9-30/8/2008 Sol LeWitt: Drawing Series… 16/9-30/8/2008

Ligornetto

Philadelphia

Museo Vela Paolo Bellini, opere recenti 3/6-25/11

ICA Ensemble Eileen Neff Project Space: Jay Heiles Ramp Project: Taalman Koch 7/9-16/12

Lugano Museo Cantonale d’Arte Alexej von Jawlensky – Il valore della linea 29/9-6/1/2008

Salem Peabody Essex Museum

AGENDA Mostra convegno del mondo immobiliare Convention and exhibition of the real estate world 28/11-30/11 Per informazioni: Mipim Internet: www.mipimasia.com

Emirati Arabi Uniti/UAE Sharjah Expo Centre Sharjah Conmex Salone internazionale dei macchinari da costruzione/International machinery exhibition 5/11-8/11 Per informazioni: Conmex P.O.Box 3222 Sharjah Tel. +971 6 5770000 Fax +971 6 5770111 Internet: www.conmex.ae E-mail: conmex@expo.centre.ae

Francia/France

Washington DC

Bordeaux-Lac

National Gallery of Art Edward Hopper 16/9-21/1/2008 J.M.W. Turner 1/10-6/1/2008 The Art of the American Snapshot, 1888-1978 7/10-31/12 Let the World In: Prints by Robert Rauschenberg 28/10-30/3/2008 The Baroque Woodcut 28/10-30/3/2008

Parc des Expositions AquiBat Salone professionale della costruzioni/Professional fair of construction industry 20/2/2008-22/2/2008

Winston-Salem SECCA Siteings Fino al/through 8/1/2008

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Per informazioni: Gemcom 13 bis Place Auberny 33310 Lormont Te. +33 05 56742384 Fax +33 05 56381267 Internet: www.aquibat.fr

Cannes Palais des Festivals MAPIC Fiera internazionale per lo sviluppo dei centri urbani, grande distribuzione e frachising International tade fair on development of great urban centres, wide distribution and franchising 14/11-16/11 Per informazioni: GMPR Group c/a Patrizia Marani Tel. +39 051 2913911 Internet: www.gmpr.it E-mail: patrizia.marani@gmpr.it

Paris Argentina Buenos Aires Exhibition Centre La Rural BIEL Light+Building Salone internazionale dell’ingegneria elettrica, elettronica e illuminotecnica/International trade fair of electrical engineering, electronic and lighting technology 6/11-10/11 Per informazioni: Indexport Messe Frankfurt Tel. +54 11 45141400 Fax +54 11 45426469 Internet: www.biel.ixmf.com E-mail: biel@indexport.com.ar

Cina/China Hong Kong Convention and Exhibition Centre Mipim Asia

Porte Versailles Batimat 2007 Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of building industry 5/11-10/11 Per informazioni: Internet: www.batimat.com

Interclima+Elec Light on/Off Salone internazionale dell’illuminazione tecnica e per l’architettura International architectural and technical lighting show 5/2/2008-8/2/2008 Per informazioni: Reed Expositions France – Pôle confort 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Tel. +33 1 47565059 Fax +33 1 47562424 Internet: www.lightonoff.com

+ europaconcorsi

Germania/Germany Frankfurt Messe NanoSolutions 2007 Evento internazionale dei settori legati alle nanotecnologie Intrenational event of fields correlated to Nano Business 21/11-23/11 Per informazioni: G+J Expomedia Events Baumwall 7 20459 Hamburg Tel. +49 40 66906900 Fax +49 40 66906800 Internet: www.expomediagroup.de, www.nanotech-material-week.com E-mail: info@expomediagroup.de

Italia/Italy Giardini Naxos (Messina) Palanaxos SAEM 2007 15° Salone internazionale dell’edilizia mediterranea/15th International trade show of Mediterranean building industry 9/11-11/11 Per informazioni: Eurofiere Viale Africa 170/D 95129 Catania Tel./Fax +39 095 743355 Internet: www.eurofiere.com E-mail: info@eurofiere.com

Milano Fieramilano-Rho MADE expo Milano Architettura Design Edilizia International trade show of architecture, design and building industry 5/2/2008-9/2/2008 Per informazioni: Made Expo Tel. +39 02 29017144 Fax +39 02 29006279 Internet: www.madeexpo.it E-mail: info@madeexpo.it

Mostra Convegno Expocomfort 2008 Esposizione internazionale del riscaldamento, condizionamento, refrigerazione, tecnica sanitaria, trattamento acqua, arredamento bagno e servizi termo-idrosanitari International trade show of heating, air-conditioning, sooling, water treatment, sanitary technic, bath furniture and thermo-hydrosanitari facilities 11/3/2008-15/3/2008 Per informazioni: Expocomfort Tel. +39 02 485501 Fax +39 02 48005450 Internet: www.mcexpocomfort.it E-mail: info@mcexpocomfort.it

Eimu 2008 Salone Internazionale del Bagno Salone Internazionale del Mobile Salone Internazionale del Complemento d’arredo Eurocucina Saloni internazionali dedicati all’arredamento, bagno, cucine, ufficio International trade shows dedicated to furniture, kitchens, bathrooms, office 16/4/2008-21/4/2008 Per informazioni: Cosmit Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Rimini Fiera Domuslegno 24/11-27/11 Per informazioni: Domuslegno Segreteria organizzativa Viale Sempione, 21/14 20020 Arese (Mi) Tel. +39 02 36548852 Fax +39 02 36548853 Internet: www.domuslegno.net E-mail: info@domuslegno.net

SIB Mostra internazionale delle tecnologie per lo spettacolo, l’installazione e il broadcast/International trade show of technologies and equipment for the showbusiness, installation and broadcast 5/4/2008-8/4/2008 Per informazioni: Rimini Fiera Tel. 0541 510 Internet: www.riminifiera.it

Grimaldi Forum The Monaco Spa Event Salone internazionale del benessere International show of wellness 18/1/2008-20/1/2008 Per informazioni: The Monaco Spa Event Tel. +39 02 796420 Fax +39 02 454708281

Imagina 2008 Salone internazionale delle tecnologie 3D per l’industria, l’architettura, il territori e l’intrattenimento The European 3D Community Event for industry, architecture, territory and media entertainment 30/1/2008-1/2/2008 Per informazioni: Imagina 4 Bd du Jardin Exotique MC 98000 - Monaco Tel. +377 93 10 40 60 Fax +377 93 50 70 14 Internet: www.imagina.mc E-mail: info@imagina.mc

Roma

Russia

Nuova Fiera Site Salone dell’impiantistica termoidraulica ed elettrica e arredobagno/Trade fair of thermohydraulic and electric plants and bath furniture Erre Percorso delle energie rinnovabili e del rendimento energetico dell’edilizia Path through renewable energies and enegy performance in building Expoedilizia Fiera professionale per l’edilizia e l’architettura/Professional trade fair of building industry and architecture 28/11-1/12

Moscow

Per informazioni: Roberto Grattagliano PR Help Comunicazione d’Impresa Via Burlamacchi 11 20135 Milano Tel. +39 02 54123452 Fax +39 02 54090230 Internet: www.prhelp.it E-mail: roberto.grattagliano@prhelp.it

Crocus Expo Ambiente Russia Salone internazionale dell’arredamento International trade fair of furniture 6/11-9/11 Per informazioni: Messe Frankfurt Internet: http://ambiente.messefrankfurt.com/ rossijaen/home.html

Climate World 11/3/2008-14/3/2008 Per informazioni: Euroexpo Am Hof 111010 Vienna, Austria Tel. +43 1 2308535 Fax +43 1 230853550

Spagna/Spain

Torino

Madrid

Lingotto Artissima Internazionale d’arte contemporanea International trade fair of contemporary art 9/11-11/11

Feria Horeq 2007 Salone internazionale delle attrezzature per alberghi e ristoranti International fair of equipment for hotel and restaurants 24/11-27/11

Per informazioni: Fondazione Torino Musei Tel. +39 011 44229618 Fax +39 011 4429550 Associazione Artissima Tel. +39 011 546284 Fax +39 011 5623094 Internet: www.artissima.it E-mail: info@artissima.it

Infrastructura Biennale internazionale delle infrastrutture/International biennial of infrastructures Restructura Salone della costruzione e ristrutturazione Trade fair of construction and restoration 29/11-2/12 Per informazioni: Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.infrastructura.it, www.lingottofiere.it E-mail: info@infrastructura.it

Principato di Monaco Principality of Monaco Montecarlo

Per informazioni: IFEMA Feria de Madrid 28042 Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225788 Internet: www.horeq.ifema.es E-mail: horeq@ifema.es

Turchia/Turkey Antalya Fair Centre Sodex Salone internazionale dell’impiantistica per il riscaldamento, condizionamento, idraulica Internatinal trade fair of HVAC&R 15/11-18/11 Per informazioni: Deutsche Messe Worldwide Tel. +90 212 3346900 Fax +90 212 3346934 Internet: www.sodex.com.tr E-mail: orkan.hatipoglu@hf-turkey.com, daniela.thumfart@hf-turkey.com

230 l’ARCA 111


in the World

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ARGENTINA

CYPRUS

Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

ALBANIA

FINLAND

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

AUSTRALIA

FRANCE

Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

(l’Arca International) Paris

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de Karl Krämer Fachbuchhandlung Rotebühlstr. 42 A D-70178 Stuttgart Tel. 0711 669930 Fax 0711 628955 abo@karl-kraemer.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821

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