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Cesare Maria Casati

Milano: raccomandazioni Milan: Suggested Uses per l’uso

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a città di Milano, la mia città, è entrata nel terzo millennio senza aver nessun programma di trasformazione e sviluppo urbano futuro, senza nessuna recente esperienza di attività culturali importanti e, ancora peggio, con timide ambizioni di prosperità, limitate al solo ottenimento di consensi superficiali, quantunque utili per amministrare senza grandi problemi. Una eredità leggera, caratterizzata da posizioni piccolo borghesi, tutte tese a conservare, nel limite del possibile e del benessere, il prestigio di altri tempi e a rifiutare ogni cambiamento non facilmente comprensibile. Basti pensare cosa successe alla lodevole iniziativa presa a suo tempo da AEM per la realizzazione di un segno urbano di grande valore formale e tecnologico destinato a celebrare l’ingresso di Milano nel terzo millennio. Su progetto di Ian Ritchie si iniziò a costruire in piazza Duca d’Aosta una struttura che non fu mai terminata e venne infine demolita. Questo sfregio alla credibilità culturale di una città fu perpetrato in seguito agli articoli apparsi sui quotidiani e firmati dai soliti “critici politicizzati”, che espressero pareri ideologici che nulla avevano a che fare con l’estetica, e soprattutto mentre l’opera era ancora in costruzione. In questi ultimi anni sembra che Milano si voglia risvegliare, e sull’esempio della Triennale, che è tornata a essere una istituzione culturale di grande prestigio internazionale, sono stati presentati alla città numerosi progetti di trasformazione urbana di grande valore, sia per la qualità dei progettisti impegnati sia per il ritrovato coraggio, dopo molti decenni, di “voler” rigenerare nel vero senso della parola alcuni “pezzi” di città, dotandola di edifici abitativi innovativi rispetto alle abitudini di vita attuali. La buona novella è iniziata con la realizzazione del nuovo quartiere della Fiera di Milano, progettato da Massimiliano Fuksas. Complesso alle porte di Milano, che è certamente un reperto formidabile di architettura contemporanea, e che testimonia concretamente l’ambizione della città a riconquistare in Europa la qualità di città moderna e “bella”, da visitare e da vivere. Per non abbandonare lo spirito che ci ha portato a costruire la Fiera in tempi record, e senza polemiche da parte dei soliti “corvi” che ora, tanto per dimostrare la loro perenne esistenza, si lamentano dei troppi vetri un po’ sporchi, occorre incoraggiare la nuova amministrazione alla immediata realizzazione di tutti gli altri progetti di trasformazione, pronti a partire, ma ancora in standby, forse perché diventati argomento di politica elettorale guidata da un cantante nostalgico o da onorevoli che cercano di far politica disprezzando la cultura contemporanea e che hanno, come era prevedibile, ottenuto consensi nazional-popolari. Milano ha oggi l’occasione unica di potersi trasformare, in non più di dieci anni, da città ricca, medio piccola in Europa – che non riuscendo ad adeguarsi ai tempi corre il rischio di implodere in una grande città di provincia – in una metropoli veramente europea, sempre ricca, ma con un buon livello di qualità ambientale e caratterizzata da spazi urbani adeguati ai tempi, con costruzioni firmate da grandi architetti internazionali e infrastrutture di grande prestigio come il Politecnico, la Triennale, la Fiera, le riviste e la borsa. Una città da visitare non solo per i suoi monumenti del passato, ma per inserirsi nei circuiti culturali di chi vuol conoscere anche i monumenti della nostra civiltà attuale. Se invece continuiamo, come ho letto su un quotidiano milanese, a voler riconsiderare i nuovi cantieri programmati, a voler spostare l’unico reperto urbano di grande valore d’arte contemporanea come l’ago e il filo di Oldenburg perché ingentilisce una brutta piazza, e ascoltiamo le “sirene” politico-culturali che vorrebbero il mondo a immagine e somiglianza delle loro limitate conoscenze, le lancette dell’orologio dell’arte e della cultura si sposteranno indietro e potremo diventare per alcuni “finalmente” la città più ricca del terzo mondo (culturale).

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he city of Milan, my home city, has entered the third millennium with no plans for its future urban redevelopment and regeneration, no recent important enterprises in the arts and culture, and, worse still, no driving ambition to prosper, just an uninspiring desire not to make too many waves, so that the city can be governed with the general consensus. A very light-weight heritage, opting for a very middle-of-the-road approach aiming as far as possible to hold on to its past reputation and reject any change that is difficult to take in. Take, for instance, the praiseworthy project undertaken some time ago by the AEM (Local Electricity Board) to design a stylistically striking urban landmark intended to commemorate Milan’s entry into the third millennium. Designed by Ian Ritchie, work began on its construction, which was never competed, in Piazza Duca d’Aosta but it was knocked down before building work had been completed. This blemish to the city’s cultural credibility was the result of constant newspaper attacks by the usual “politically-motivated critics” expressing their own ideological views, which had absolutely no bearing on aesthetics and, most significantly, were made before the work had even been completed. Over recent years Milan is showing signs of trying to wake up and, following the example set by the Triennial as it strives to regain its status as an internationally prestigious cultural institution, it has come up with a number of urban redevelopment projects of the highest standard in terms of the quality of the architects involved and, after decades of stagnation, a newly found boldness to “try” and regenerate (in the real sense of the expression) certain “bits” of the city, furbishing it with innovative, inhabitable buildings designed to update current lifestyles. The good news began with the construction of the new Milan Trade Fair designed by Massimiliano Fuksas. Standing at the gateway to Milan, this is certainly a fabulous piece of modern-day architecture, testifying to the city’s real ambition to re-conquer its European-wide standing as a “beautiful” modern city worth visiting and living in. So as not to lose that spirit which got the Trade Fair built in record time, and without all the usual bickering by those “crows”, who are now (just to remind us they will always be around) complaining about the windows being a bit dirty, we need to encourage our new city administration to carry out all the other development projects (ready but on hold) right away. They are probably still on standby because they became part of electioneering by a nostalgic singer or politicians with no respect for modern-day culture, who, as we suspected, managed to win over the general public’s approval. Milan now has a unique opportunity to change, in the space of no more than ten years, from being a wealthy, medium-small European city – which, due to its failure to keep up with the times, is running the risk of imploding into a big provincial city – into a truly European metropolis, still wealthy but with a high environmental standard featuring cutting-edge urban spaces and buildings designed by great international architects and prestigious infrastructures like the Polytechnic, the Triennial, Trade Fair, magazines, and a stock exchange. A city worth visiting not just for its old monuments, but also to get onto the “cultural loop” of modern-day monuments characterising the age in which we live. If, on the other hand, as I read in a Milan newspaper, we keep on re-thinking our building strategy, even deciding to move our only truly valuable piece of modern-day architecture (Oldenburg’s needle and thread) because it softens down an ugly square, and we listen to the political-cultural “sirens”, who would like the world to be built in the image and likeness of their own limited knowledge, then the hands of artistic-cultural time will be moved back and to some people’s satisfaction we might “finally” become the richest city in the (cultural) third world. 216 l’ARCA 1


La grandeur in Laguna

Collection Pinault at Palazzo Grassi

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Roland Halbe

all’industria automobilistica all’estetica e alla bellezza. Palazzo Grassi cambia padrone. Dopo la lunga gestione di Gianni Agnelli, l’edifico lagunare è passato sotto l’egida di un suo amico, il finanziere François Pinault che ne è proprietario all’80%, il restante 20% essendo del Casino. L’imprenditore francese fra le tante cose si occupa di stilismo (Gucci, Yves Saint-Laurant), editoria (il settimanale “Le Point”). Collezionista raffinato Gianni Agnelli; uno dei più importanti collezionisti d’arte contemporanea a livello mondiale François Pinault. Come accade per i giornali che, col cambio di proprietà hanno quanto meno un nuovo direttore, Palazzo Grassi ha un nuovo direttore, l’ex ministro della Francia, Jean-Jacques Aillagon. Ma a un collezionista di tale levatura non basta avere le chiavi dello storico palazzo. Egli avvia un restyling che stravolge l’assetto agnelliano. Palazzo Grassi passa così dall’era di Gae Aulenti all’era di Tadao Ando, dal forte razionalismo dell’italiana, alla leggerezza e impalpabilità del giapponese. Ora sui due piani si snodano 40 sale comunicanti (l’intera superficie è di circa 5000 metri quadrati). Un nuovo sistema di illuminazione, dotato di 1500 lampade rende l’ambiente quasi magico e vi sosteresti anche indipendentemente dalle mostre. Classe 1935, Monsieur Pinault tre anni fa ha trasmesso ogni impegno finanziario al figlio François-Henri per dedicarsi alla sua collezione d’arte. A Boulogne, all’Île Seguine nell’area delle officine Renault sarebbe nato un grosso complesso architettonico quale sede della collezione, su progetto di Tadao Ando. Ma l’anno scorso con estrema e rapida impennata opta per Palazzo Grassi (costo: 28,9 milioni di euro). Tadao Ando così va a lavorare nella Laguna impegnandosi anche nel ripristino del teatrino settecentesco attiguo al palazzo. La collezione di Pinault consta di circa 2500 pezzi coerenti, vale a dire insistenti nel contemporaneo, particolarmente a partire dal secondo dopoguerra. Essa è frutto di una passione forte, romantica e scientifica, ma perseguita con coerenza. Questa risiede non certamente al livello stilistico, ma nella capacità di cogliere, di ogni momento storico, le espressioni più vive, più motivate e più rappresentative. Queste ragioni di fondo, e non solamente la cospicua quantità di opere (peraltro molte di esse sono inedite), danno corpo e solido significato all’idea di presentare poco per volta l’intero corpus. Ed ecco la prima iniziativa inaugurale consistente in 200 opere di una cinquantina di artisti. Tra le prime opere in cui ci si imbatte c’è Untitled (Monsieur Pinault): ispirandosi ai teschi di Warhol, Piotr Uklanski realizza un curioso ritratto del suo mecenate. Nel cortile c’è un’opera di Carl Andre, 37 pieces of work, una scacchiera di 1.296 lastre. Andando oltre il cortile, ecco delle gocce di pioggia fatte a mano una per una e colorate a opera di Urs Fischer. Jeff Koons domina l’atrio principale con Hanging Hearth, mentre sul Canal Grande si impone un’altra sua opera luccicante intitolata

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Balloon Dog. Sempre raffinatissimo, Cy Twombly presenta 10 pannelli sotto il titolo di Coronation of Sesostris. La mostra non porta un titolo per così dire passivo, come “la collezione di…” ecc. Essa si svolge sotto l’ombrello del famoso interrogativo di Gauguin “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo” e si intitola “Where are we going?”. A questo modo la curatrice Alison M. Gingeras, curatrice aggiunta del Guggenheim di New York e già curatrice al Centro Pompidou, enfatizza il senso non solo della mostra ma dell’intero operato di Pinault. Di lui ella sottolinea inoltre l’assenza totale di casualità nelle scelte e anche l’impegno frequente a seguire con costanza il percorso di taluni artisti. Le opere testimoniano di settant’anni di storia dal 1935 a oggi, fino alle vicine esperienze di Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Cindy Shermann. Diciamolo pure: il lavoro paziente e coerente di Pinault non è solo frutto di passione, di curiosità, o magari di filantropia, e neanche di status symbol. Si tratta innanzitutto di profondo amore per cultura visiva e di mecenatismo, praticato con piena consapevolezza delle nuove dinamiche sociali, dell’interculturalismo, ma anche con piena consapevolezza della sensibilità generalizzata che va cambiando col passare dei decenni. E così, questo novello Lorenzo dei Medici ha saputo dare un senso all’impegno nel capitale e anche al collezionismo di oggi. Per arrivare a tanto non bastano intelligenza e ricchezza, ci vuole un qualche quoziente di follia creativa. Non parlo di follia romantica, ma di follia esistenziale, di quella che porta remunerazione nel presente e nel futuro. Tornando alla mostra, la curatrice ha concepito quattro sezioni tematiche. “Pop oggi”: ma le testimonianze, partono dai prodromi (1956) per arrivare a Jeff Koons, Damien Hirst, e altri. “Immagini della vita moderna”, ed ecco Pierre Huyghe, Gerhardt Richter, Jeff Wall e Maurizio Cattelan. “Materiale come metafora”: esperienze del secondo dopoguerra con attenzione alla fisicità e ai materiali. Quindi: diversi poveristi (Mario Merz, Michelangelo Pistoletto ecc.), Pierre Soulages, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Antoni Tápies. “Impulso minimalista”: certamente una grande stagione tra anni Sessanta e Settanta con i vari Dan Flavin, Richard Serra, Robert Ryman, Agnes Martin, Donald Judd. Pinault non è stato attaccato dai media francesi per aver “esportato” (il riferimento è chiaramente all’apertura dell’attività in Italia) questo suo eccezionale impegno. In realtà, agli occhi dei francesi, egli ha esportato un trancio di “grandeur”. Comunque sia, agli italiani interessa che Palazzo Grassi torni a rivivere con nuova linfa, impegno e passione. Carmelo Strano

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rom the automotive industry to esthetics and beauty, Palazzo Grassi will now have a new owner. After Gianni Agnelli’s long-term management, the lagoon building has passed on under the aegis of a friend of his, the financier François Pinault, who owns 80% of it, while the remaining 20% belongs to the Casino. In addition to his other commitments, the French businessman is also involved in fashion (Gucci, Yves Saint-Laurent) and publishing (the weekly magazine Le Point). Gianni Agnelli was a refined collector; François Pinault is one of the most important collectors of contemporary art worldwide. Just like what happens with newspapers, which have a new editor when their owner is changed, Palazzo Grassi has a new director, the former French Culture minister Jean-Jacques Aillagon. But the keys to the historical building were not enough for the outstanding collector, who began a restyling that has radically changed Agnelli’s original setting. Thus, Palazzo Grassi has passed from Gae Aulenti’s era to that of Tadao Ando…from strong Italian rationalism to Japanese lightness and intangibility. Now, the two floors of the building house 40 communicating halls (the entire area is about 5,000 square meters). A new lighting system with 1,500 lamps creates an almost magical atmosphere, and you’d like to linger there even if there were no exhibition to see. Monsieur Pinault – who was born in 1935 – passed on his financial commitments to his son François-Henri so he could devote himself entirely to his art collection. Apparently, a great complex was especially built for the collection at Ile Seguira, in the area of the Renault factory in Boulogne. But last year, he suddenly opted for Palazzo Grassi (at the cost of 28.9 million euros). Therefore, Tadao Ando was called to work in the Lagoon, and was also asked to restore the small eighteenth-century theater adjacent to the building. Pinault’s collection consists of about 2,500 coherent pieces, meaning they are all contemporary; most of them were created after World War II. It is the fruit of a strong, romantic and scientific passion which, however, he pursues consistently. Naturally, this coherence does not apply to style, but to Pinault’s ability to catch the liveliest, most motivated and most representative expressions of each historical moment. Therefore, it is not only the substantial number of works (many of which have never been on show before now), but these basic features that give body and solid significance to the idea of presenting the entire corpus little by little. The first inaugural initiative consists in 200 works by fifty artists. One of the first pieces you encounter is Untitled (Monsieur Pinault): inspired by Warhol’s skulls, Piotr Uklanski created a peculiar portrait of his patron. 37 pieces of work, which is a chessboard flooring made up of 1,296 slabs by Carl André is set in the courtyard, while beyond this you will find handmade raindrops colored one by one by Urs Fischer.

Jeff Koons dominates the main entrance with Hanging Heart, and another of his works – his sparkling Balloon Dog hangs over the Great Canal. Cy Twombly, who is always very refined, presents 10 panels entitled Coronation of Sesostris. The show does not have a “passive” title, such as “so-and-so’s collection”, etc. It seems to be a part of Gaugin’s famous query: “Who are we, where do we come from, where are we going?”, and, in fact, is entitled “Where are we going?”. This is how the curator of the show, Alison M. Gingeras – Independent Curator at the Guggenheim in New York and formerly the curator at the Centre Pompidou – highlights not only the sense of the exhibition, but of all of Pinault’s work. She points out the fact that he leaves nothing to chance, as well as his frequent, constant commitment to following the career of certain artists. The works bear witness to 70 years of history from 1935 to today, reaching the recent experience of artists sych as Maurizio Cattelan, Damien Hirst, and Cindy Shermann. We might as well say that Pianult’s patient, consistent work does not only stem from passion, curiosity or even philanthropy, nor from status symbols. Above all, he has a deep passion for visual culture and is a patron of the arts, fully aware of the new social dynamics, of cross-cultural factors, and also fully aware of the change in general sensibility, decade after decade. So this new Lorenzo de Medici has been able to give a meaning to his capital, but also to today’s way of collecting. Intelligence and wealth are not enough to reach such lofty heights… a quotient of creative folly is necessary, as well. I’m not referring to any kind of romantic folly, but existential folly, which has a reward in store for the present and the future. Back to the show: the curator decided to divide it into four thematic sections. “Pop today” is one of them, but the pieces on show begin with the dawning of pop art (1956), tracing it up to Jeff Koons, Damien Hirst and others. “Images of modern life” features Pierre Huyghe, Gerhardt Richter, Jeff Wall and Maurizio Cattelan. “Material as a metaphor” deals with works produced after World War II, with a special eye to physical aspects and materials. Therefore, it includes exponents of the Arte Povera trend (Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, etc.), as well as Pierre Soulages, Lucio Fontana, Piero Manzoni and Antoni Tápies. “Minimalist impulse”: the great season between the 1960s and 70s is also on display, with Dan Flavin, Richard Serra, Robert Ryman, Agnes Martin and Donald Judd. Pinault has not been attacked by the French media because he has “exported” (clearly, this refers to the opening of his activity in Italy) this extraordinary commitment of his. What the French really think is that he has exported a large slice of “grandeur”. At any rate, the Italians are glad that fresh life is being breathed into Palazzo Grassi, with renewed effort and passion. 216 l’ARCA 3


A fianco/right, Gilberto Zorio, Rosa-Blue-Rosa, mezzo tubo eternit, gesso, cloruro di cobalto/half eternit cylinder, plaster, cobalt chloride, 15x280x32 cm, 1967. A destra/far right, Paul McCarthy, Mechanical Pig, silicone, platino, fibra di vetro, metallo, componenti elettrici/silicone, platinum, fiberglass, metal, electrical components, 101,6x147,3x157,5 cm, 2005.

Sopra da sinistra/Above from the left: Bruce Nauman, Clown Torture (I’m Sorry and No, No, No), installazione video/video installation, 1987; Cady Noland, Oozewald, serigrafia su alluminio, bandiera americana e vari elementi/silk screen on aluminum, American flag and miscellaneous metal elements, 182,9x137,2x1 cm, 1989; Luciano Fabro, L’Italia d’Oro, bronzo dorato/gold plated bronze, 92x45 cm, 1971 (Former Collection of Margherita Stein). A sinistra/left, Mario Merz, Objet cache-toi, alluminio, giunto a C, rete, vetro, neon e trasformatore/ aluminum, c-clamp, mesh, glass, neon and transformer, 185x365 cm, 1977. Nella pagina a fianco/opposite page, Damien Hirst, Infinity (detail), vetro, espositore di acciaio inossidabile e resina, pillole di metallo e gesso/glass and stainless steel cabinet with resin, metal and plaster pills, 236,2x469,9x10,2 cm, 2001.

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A fianco/right, Piotr Uklanski, Sans Titre (The Bomb), gouache su carta Lanaquarelle, compensato/gouache on Lanaquarelle paper, collaged and mounted on plywood, 320x290 cm, 2004. A destra/far right, Mark Rothko, Yellow & Blue, olio su tela/oil on canvas, 240,4x186,7 cm, 1954 (Former Collection of Mrs. Paul Mellon). Sotto da sinistra/below from the left: Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attesa, pittura ad acqua su tela/water paint on canvas, 145x114 cm, 1966; Michelangelo Pistoletto, Tenda di fili elettrici, cavo elettrico, lampadine, dimensioni variabili /electric wire, light bulbs, variable dimensions, 1967; Donald Judd, Untitled (floor box with slotted

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through), luce al cadmio, olio su legno/light cadmium red oil on wood, 49,5x114,3x77,5 cm, 1963. In basso/bottom, Felix Gonzalez-Torres, Untitled (Lovers Paris), due fili di 42 lampade da 15 watt, prese di porcellana, allunghe, dimensioni variabili/two strings of forty-two 15 watt light bulbs, porcelain light sockets, extension cords, variable dimensions, (© The Felix GonzalezTorres Foundation Courtesy of Andrea Rosen Gallery, Photo: Peter Muscato), 1993. Nella pagina a fianco/opposite page, Jeff Koons, Bourgeois Bust, Jeff and Ilona, marmo/marble, 113x71x53,3 cm, 1991.

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Richard Rogers Partnership VK Studio

Non c’è forma senza mistero

Richard Rogers Partnership VK Studio

Antwerp Law Court

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n oggetto architettonico è un organismo vivo, condizionato dalle trasformazioni ambientali che avvengono nel tempo. E’ Richard Rogers, uno dei grandi maestri dell’architettura contemporanea, che ce ne dà una significativa conferma, proprio attraverso uno dei suoi ultimi lavori: la Corte di Giustizia d’Anversa. Antwerpen, nome originale d’Anversa, è una città del Belgio situata sulla riva destra del fiume Schelda, a circa 90 chilometri dal mare del Nord. Il fiume, navigabile, accoglie la città sul suo estuario, trasformato ormai in un porto attrezzato e moderno, che conferisce importanza commerciale e industriale alla città. Anversa è diventata, così, una metropoli dal fascino internazionale, decorata da edifici storici di valore come, fra gli altri, la cattedrale di Notre Dame, fatta costruire tra il 1352 e il 1619 dai monaci benedettini: è la più gran chiesa gotica del Belgio. Oggi la città accoglie il Palazzo di Giustizia di Richard Rogers, inaugurato lo scorso 28 marzo alla presenza di Re Alberto II. Il Palazzo è situato a sud d’Anversa, nella zona di Bolivarplaats, ed è destinato a segnare, con molta efficacia, lo skyline della città. Lo studio di Rogers, RRP, ha lavorato a questo progetto con la collaborazione di architetti belgi appartenenti al VK Studio, unitamente allo studio Arup, che ha fuso due professionalità e due tradizioni progettuali, generando un’opera di qualificato impatto ambientale. La luce è stata l’esperanto che ha permesso la scelta di una metodologia di progettazione, utilizzata in un linguaggio destinato a identificare la funzione del progetto, come servizio all’uomo e come punto di scambio, in un’area nevralgica della città. Caffetterie, saloni per conferenze, aule di tribunale, uffici e locali d’accoglienza, hanno determinato la classificazione e la dimensione dei volumi interni, ottenendo così una specifica qualità del vivere, destinata a innalzare lo stato comportamentale dei suoi utenti. La luce è accolta da cupole appuntite che, nella loro aggregazione, richiamano l’Osservatorio di Jaipur, nello stato federale del Rajastan in India. Un Osservatorio decorato dal colore rosso e bianco delle case e dal giallo del palazzo del maharajah. Qui il rapporto fra forma e funzione è descritto attraverso i massimi sistemi del

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Creato, in altre parole, gli elementi fondamentali della natura. Ecco come la luce e il tempo si uniscono nello spazio, ecco come Rogers riesce a organizzare una forte relazione della sua architettura con il vuoto della città, dando al disegno qualità e ritmo di vita. E’ così che la forma rivela il suo mistero, è così che l’architettura riesce a unire i suoi elementi fondamentali, spazio e tempo, in una mobilità percettiva in grado di riflettere appieno l’emotività dello spettatore. E’ come se l’edificio del Palazzo di Giustizia volesse reagire alla forza di gravità inventando degli elementi di peculiare fantasia, dai più semplici come le cupole appuntite, che s’identificano con la pura necessità tecnica di dare luce agli spazi, alle più complesse orditure strutturali spinte a caratterizzare in un simbolo la struttura stessa. Il progetto ricorda, nella sua visione interna, la chiesa di San Giuseppe a Le Havre, d’Auguste Perret e Robert Audigier, dove lo spazio e la luce si scandiscono attraverso le prime intelaiature generate dalle tecnologie costruttive contemporanee. E’ così che la misura umana diventa uno degli elementi primi del fenomeno architettonico. Essa permane negli eventi più evoluti come decisivo per la valutazione della grandezza. Richard Rogers ha mostrato tutto ciò in questo progetto, attraverso il quale rivela di essere pienamente cosciente di quale risultato voleva ottenere. Tutto ciò segue anche il concetto fondamentale della filosofia moderna, dove il futuro è aperto e più di un futuro può scaturire da uno stesso presente. Nella creatività progettuale di Rogers tutto diventa futuro, teso a evitare che la tecnologia emergente diventi solo un vuoto, anziché alimentare la futura manipolazione della materia a vantaggio delle necessità dell’uomo. C’è un verso di Dante Alighieri nel Purgatorio (XVII,25) che dice: “…poi piovve dentro l’alta fantasia”. Così il Palazzo di Giustizia di Antwerpen appare denso di creatività, come una macchina elettronica che tiene conto di tutte le combinazioni possibili e sceglie quelle che corrispondono a un fine o che, semplicemente, sembrano essere le più interessanti, piacevoli, divertenti. Mario Antonio Arnaboldi

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n architectural object is a living organism influenced by environmental changes over time. Richard Rogers, one of the great masters of modern-day architecture, has provided us with the chance to confirm this theory in one of his latest works: the Antwerp Law Court. Antwerpen, as Antwerp was once called, is a Belgian city built along the banks of the River Schelda, approximately 90 km from the North Sea. The river, open to shipping, accommodates the city in its estuary, which has now been transformed into a modern, fully-equipped port, making this an important city for both industry and trade. Antwerp is now a fascinating international metropolis embellished with valuable of buildings, such as, among others, Notre Dame Cathedral, which was constructed between 1352-1619 by Benedictine monks: it is the biggest Gothic church in Belgium. The city is now also the home to Richard Rogers’ Law Court, which officially opened on 28th March in the presence of King Albert 2nd. The building is located to the south of Antwerp in the Bolivarplaats area, and is destined to leave a striking trace on the city skyline. Rogers’ firm, RRP, worked on this project in conjunction with Belgian architects from the VK Studio and the Arup engineering team, pooling the resources of two sets of expertise and two design traditions to create a work of striking impact. Light was the international idiom or Esperanto guiding the choice of design method, aimed at bringing out the fact that the project is intended to serve the community and provide a congregation place in the nerve centre of the city. Cafés, conference halls, law courts, offices and hospitality rooms set the style and size of the interiors, thereby creating a quality environment designed to rise its users’ standards of behaviour. Light is draw into pointed domes, which combine to call to mind Jaipur Obervatory in the federal state of Rajastan in India. An observatory embellished by the red and white colours of the houses and yellow of the Maharajah’s Palace. Here the relationship between form and function is described by creation’s most

powerful systems or, in other words, the basic elements of nature. Light and time combine in space, allowing Rogers to create tight bonds between his architecture and the city’s empty spaces, injecting quality and rhythm into the project. Form discloses its secrets and architecture manages to combine the key elements of space and time through a form of perceptual mobility capable of fully reflecting the onlooker’s emotional reactions. It is as if the Law Court were striving to react against the force of gravity, inventing its own imaginative elements ranging from the simplest of features, such as pointed domes, identified with the pure technical necessity of lighting up spaces, the most complex structural orders symbolising the structure itself. Viewed on the inside, the project is reminiscent of St. Joseph’s Church in Le Havre designed by Auguste Perret and Robert Audigier, in which space and light are set around frameworks generated by modern-day building technology. This means the measure of man turns into one of the primary features of the phenomenon of architecture. It is still present in the most cutting-edge events as a decisive factor in assessing grandeur. Richard Rogers has brought all this out in his project, showing that he is fully aware of what he was trying to achieve. All this follows a fundamental concept of modern philosophy, in which the future is open and more than one future can develop out of the same present. Everything turns into the future through Rogers’ design artistry, aimed at preventing emerging technology from becoming nothing more than a void instead of manipulating the material of the future to serve people’s needs. There is a verse in Dante Alighieri’s Purgatory (XVII, 25) which says, roughly translated: “…then imagination of the highest order rained down”. The Antwerp Law Court seems to be bursting with creativity, like a piece of electronic machinery keeping track of every possible combination and then choosing those serving a purpose or, quite simply, those which seem most interesting , pleasant and amusing.

Credits Project: Richard Rogers Partnership Co-Architect: VK Studio Structural and Cost Engineer: Arup, VK Engineering Cost Consultant: VK Studio Main Contractor: Interbuild, KBC, Artesia Lighting Consultant: Arup Landscape Architect: Wirtz International BV Fire Consultant: IFSET NV Façade Engineer: Lesos Engineering Acoustic Consultant: Arup Acoustics Client: Regie der Gebouwen

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Piante del livello della Sala dei Passi Perduti e del livello delle Sale per Udienze. In basso, modello del nuovo palazzo di giustizia di Anversa.

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Plans of the Hall of the Pas Perdus level and Hearing Chambers level. Bottom, model of the new Antwerp Law Court.

Modello di studio per la copertura della sala delle udienze principale. Al centro, schizzo per lo studio dell’incidenza dei raggi del sole.

Study model for the roof over the main hearing chamber. Centre page, sketch for a study into how sunlight strikes the building.

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in corso di realizzazione sempre da parte di Richard Rogers Partnership. Aerial views from outside and the entrance to the Law Court built in the Bolivarplaats area

in the south of Antwerp, which is part of a more extensive development scheme currently being carried out by the Richard Rogers Partnership.

Il Palazzo si pone come nuovo simbolo della città. Molto accurate le soluzioni ambientali e di sostenibilità ed efficienza energetica, con un ottimale sfruttamento della

luce e ventilazione naturali. View of the Law Court, which is designed to be a new landmark for the city. The project paid plenty of attention to environmental,

sustainability and energy-efficiency factors, taking full advantage of light and natural ventilation.

Katsuhisa Kida

Grant Smith

Katsuhisa Kida

Grant Smith

Viste aeree, dell’esterno e dell’ingresso del Palazzo di Giustizia realizzato nell’area di Bolivarplaats nella parte meridionale di Anversa, soggetta a un più vasto piano di sviluppo, attualmente

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Katsuhisa Kida

Views of the striking roof, which, thanks to wide skylights, lets natural light flow into the interiors.

Katsuhisa Kida

Katsuhisa Kida

Katsuhisa Kida

Katsuhisa Kida

Viste della scenografica copertura che grazie agli ampi lucernari consente alla luce naturale di penetrare negli spazi interni.

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Views of some of the interiors, where light and transparency abound. Coloured steel parts help people find their way around the building.

Grant Smith

Grant Smith

Grant Smith

Viste di alcuni ambienti interni in cui abbondano la trasparenza e la luce. Parti in acciaio colorato facilitano l’orientamento all’interno della struttura.

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L’edificio dei Lloyds a Londra e a destra, fase della costruzione della copertura del Plazzo di giustizia di Anversa. The Lloyds Building in London, and, right, construction phase of the roof of the new Antwerp Law Court.

l’Arca incontra Richard Rogers l’

Arca: Sappiamo che lei è nato a Firenze e che ama il nostro Paese. Quale è oggi la sua relazione con l’Italia da un punto di vista sia personale che professionale? Richard Rogers: Non solo sono nato in Italia, ma i miei genitori, nonni e bisnonni erano italiani. Il mio trisavolo portò il nome Rogers a Venezia circa 200 anni fa. Nel 1939, quando avevo cinque anni, i miei genitori si sono trasferiti in Inghilterra. E sebbene abbia vissuto la maggior parte della mia vita qui in Inghilterra, tutti i miei parenti sono in Italia. Culturalmente mi sento italiano. Per quanto riguarda il lavoro, cerco di lavorare in Italia, ma probabilmente è il Paese europeo in cui è più difficile lavorare, certamente in Europa Occidentale. Credo sia dovuto all’incoerenza della gestione del settore delle costruzioni in Italia. Questa situazione politica arreca un danno terribile alla qualità dell’architettura, e alla qualità sociale e fisica in Italia. l’A: Forse ha saputo dell’onda conservatrice che a Milano si oppone al progetto Citylife. Questo programma, che si sviluppa su una superficie di 40 ettari, include la costruzione di torri e uffici progettati da Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Pier Paolo Maggiora. Una situazione simile si è verificata a Londra col Principe Carlo, ora è migliorata? R.R.: La situazione è diventata difficile col Principe, ma si era già da prima in un clima di post-modernismo. Credo che ci stiamo allontanando dal post-modernismo, credo che sia morto. Comunque, ci sono molte interpretazioni diverse del modernismo. Zaha è una modernista, la sua è un’architettura diversa, come lo è quella di tutti. E’ una mia buona amica, l’apprezzo molto, ma non vediamo la stessa architettura. Ho discusso molto col Principe nei suoi primi anni. Dicevo che gli piace la tradizione perché tutta la sua vita trova spiegazione nella tradizione. E’ Principe per via della tradizione. Naturalmente, la tradizione porta con sé sicurezza, ma è passato, uso del passato. Tutti sappiamo del passato, ma non sappiamo del domani. Nel senso di essere modernisti o contemporanei. Credo che Zaha, Jean Nouvel, Fuksas e naturalmente Renzo Piano siano veri modernisti, magari modernisti diversi. l’A: Cosa ne pensa della Biennale di Architettura come piattaforma per il dibattito architettonico? R.R.: Prima di tutto non sono una persona che va molto a queste grandi mostre. Per me sono troppo grandi ed è difficile riuscire a capire cosa sia di particolare valore. E’ come un grande orizzonte. Troppo grande per me. Mi pare che la prossima sia affidata a Richy (ndt. Richard Burdett) con cui lavoro a stretto contatto, è un mio assistente, al GLA è il mio vice. Io lavoro un giorno alla settimana come capo architetto del Sindaco di Londra. Gli sono molto vicino. Abbiamo fatto molto insieme nelle città. Sarebbe molto più interessante se il concetto della Biennale diventasse un programma urbano. Potrebbe essere molto più utile che non avere una specie di “sfilata di bellezza”, e io sono molto preoccupato riguardo alle “sfilate di bellezza”.

R.R.: Il beneficio di vivere nell’era dell’informazione è che possiamo scegliere. Australia, Giappone, Canada, si può scegliere. Credo che le città siano esempi più importanti che non le nazioni. Ritengo che ci sia di più da imparare dalle città, in termini di architettura e urbanistica. La Spagna è probabilmente il luogo più interessante al momento sia in termini culturali che di rigenerazione urbana, soprattutto Bilbao e Barcellona. Anche Madrid sta cambiando. Abbiamo assistito a una rinascita straordinaria in Spagna, culturalmente, politicamente, socialmente e artisticamente, dopo 40 anni di fascismo. Copenhagen è altrettanto affascinante, soprattutto per i suoi spazi pubblici. Il 30% delle persone si sposta in bicicletta. Nel Regno Unito, non avremmo il problema della congestione se ci spostassimo in bici come loro. Avremmo molti meno problemi di cambiamento climatico. Perché non va a Curitiba, in Brasile? Hanno risultati fantastici di sostenibilità. Ci sono alcuni meravigliosi architetti Giapponesi, e alcuni meravigliosi architetti spagnoli. Credo che l’Inghilterra sia in una posizione migliore, da un po’ ormai, di quanto fosse prima. Credo che l’America sia più povera di prima, che l’Italia abbia un sacco di difficoltà in architettura e che, ribadisco, sia dovuto all’istruzione e alla politica.

investire, il governo non vuole investire, le grandi aziende non vogliono investire nella tecnologia. Si deve fare più ricerca. L’auto ibrida è già molto migliore delle altre auto di grande cilindrata. Anche la Mini è migliorata e anche alcune delle Fiat. Il programma giapponese credo ci consentirà in 20 anni di avere probabilmente le auto a idrogeno più efficienti. Il problema è che i governi dovrebbero tassare le auto grandi per rendere più difficile alla gente il loro impiego. Forse queste auto si dovrebbero bandire. E’ ridicolo. Perché in città c’è bisogno di grande cilindrata macchine massicce che hanno solo una persona dentro? Si può fare con una macchina piccola e, alla fine, il trasporto pubblico è sempre la risposta migliore, ma i governi devono partecipare; per esempio, qui in Inghilterra abbiamo una tassa sulla congestione. Londra sta crescendo velocemente, soprattutto nella parte ovest. Il Sindaco, del quale io sono il consigliere, ha anticipato che tra breve Londra ospiterà un altro milione di abitanti. Questi saranno sistemati nelle zone attualmente in via di sviluppo in periferia. No espansione incontrollata, no sviluppo selvaggio. Questi luoghi saranno connessi ai nodi più importanti da un efficiente sistema di trasporti, dobbiamo ridurre al minimo il numero delle auto. A Londra ci sono pochissimi garage e parcheggi e il 95% della popolazione va al lavoro coi mezzi pubblici. C’è bisogno di queste regole.

l’A: Riguardo al cambiamento climatico, sappiamo che sarà presto un problema serio se non prenderemo qualche misura. Gli edifici oggi hanno un ruolo prominente nel consumo energetico. Gli architetti dovrebbero assumere la responsabilità di fare progetti ambientali ma anche le direttive della politica globale dovrebbero essere migliorate. Crede che ci stiamo muovendo nella direzione giusta? R.R.: Credo che siamo molto bravi a fare politiche ma molto scadenti nell’ottenere risultati. Tutti siamo consapevoli di dover ridurre i consumi energetici, e che se non cambiamo rotta nei prossimi 50 anni, l’umanità sarà irrevocabilmente danneggiata. Avremo carestie e alluvioni. Probabilmente abbiamo ancora 50 anni davanti, ma si doveva iniziare già ieri a cambiare. Quindi abbiamo poco tempo. La difficoltà reale è quella di mettersi in azione. L’architettura riguarda anche la politica. Gli edifici influenzano la società, non solo dal punto di vista energetico. Voglio dire che gli edifici e i trasporti consumano circa il 75% dell’energia. Gli architetti hanno la grande responsabilità di progettare gli edifici e i trasporti, una grande responsabilità. Stanno facendo abbastanza? Non molto, potrebbero fare di più, ma i politici devono essere incalzati; e i cittadini devono essere stimolati a votare per spingere le azioni politiche.

l’A: Nell’edilizia si sono usati gli stessi sistemi costruttivi tradizionali per secoli. La struttura della copertura del Palazzo di Giustizia di Anversa, inaugurato ad aprile, è stata assemblata in un cantiere navale. E’ un nuovo processo progettuale, gli architetti sono pronti per questo? R.R.: Si è parlato per molti anni della condivisione e del trasferimento delle tecnologie. Ne ha parlato Le Corbusier e sono sicuro che se ne è parlato anche prima. Abbiamo il potenziale e dobbiamo realizzarlo. E’ fondamentale che sappiamo come si costruisce. Gli architetti sono spesso più bravi a produrre progetti che a capire i processi che vanno intrapresi per realizzarli. E’ cruciale conoscere i dettagli, poiché da questi dipende non solo il controllo della scala e dell’estetica finale, ma anche la parte economica. Gli architetti hanno la responsabilità civile di controllare tutti questi temi siano essi sociali, economici ecc.

Roland Halbe

l’A: Le automobili erano state inizialmente pensate come oggetti per il tempo libero, per le vacanze. Oggi sono diventate un oggetto di uso quotidiano per ridurre le distanze. Hanno un grande impatto sul progetto urbano e contribuiscono grandemente all’inquinamento. Come vede il futuro delle città? R.R.: Le auto stanno cambiando. Si iniziano a vedere auto ibril’A: Quale ritiene che sia il attualmente il Paese più aperto ai de, a Londra abbiamo un autobus a idrogeno; si iniziano a vedere dei cambiamenti. Abbiamo la tecnologia, ma non c’è la volontà di contributi degli architetti innovativi? 18 l’ARCA 216

l’A: Ho l’impressione che nel suo lavoro le piaccia sfidare gli stereotipi architettonici che la gente ha in mente. E’ vero? R.R.: Personalmente ritengo che questa sia la parte eccitante dell’architettura. Vedo l’Architettura come una linea molto lunga o una spirale. A un capo ci sono i micro-oggetti, come le maniglie, all’altro c’è il globo, l’Universo. Possiamo scegliere; non dobbiamo avere tutto. Come architetti, facciamo scelte di continuo. Solo per l’edificio dei Lloyds, sono stati fatti 5.000 disegni. Un individuo da solo non può farlo. Abbiamo persone che lavorano molto meglio alla scala della maniglia e persone che sono più brave a visualizzare la scala globale complessiva. Poi le dobbiamo mettere insieme. L’architettura è lavoro di gruppo, non solo il gruppo di progetto, ma consulenti, ingegneri, sociologi, economisti, pianificatori ecc.

l’A: Il colore è uno degli elementi principali nella storia dell’architettura, ma è stato dimenticato da molti architetti moderni. In tutte le sue opere il colore è un ingrediente importante del linguaggio. Ci può fare un esempio di come il colore è stato utilizzato in un suo progetto recente? R.R.: Tutto è colore. Il bianco e il nero sono colori. Walter Gropius disse una volta, “Mi piacciono tutti i colori”. Sono d’accordo. Credo che tutti i colori, se usati bene, siano belli, dunque non capisco perché ci si dovrebbe limitare al bianco, al nero, al grigio. Usiamo i colori per dare riferimenti visivi, per definire i percorsi negli edifici, per dare ordine. In uno dei nostri progetti recenti, il Madrid Barajas Airport Terminal per esempio, per aiutare i viaggiatori a spostarsi attraverso il terminal abbiamo cercato di denotare i percorsi usando i colori. Al Beaubourg, usammo il colore per conferirgli un’espressione più “tradizionale”. Per esempio, il verde è il colore tradizionale per l’acqua e così abbiamo verniciato le tubature dell’acqua di verde. Il blu è di solito l’aria e il rosso è il movimento o il fuoco. A Madrid abbiamo deciso di usare l’arcobaleno come un concetto. Il terminal è molto lungo (1.3 Km) il che rende difficile trovare la direzione. In questo caso i colori sono usati come elementi di riferimento; ti posso incontrare nella sezione gialla o verde o arancio, questo facilita. Ma allo stesso tempo, il colore conferisce anche interesse visivo, caratterizza fortemente lo spazio. Ritengo che uno dei problemi della vita sia come avere maggiore stimoli, e noi cerchiamo di stimolare e lanciare sfide. In questo progetto ci sono state discussioni molto interessanti sul colore, e come al solito molte battaglie, ognuno ha la sua opinione e tutti hanno ragione, naturalmente, e alla fine si è deciso di mettere tutti i colori e siamo stati d’accordo sul concetto dell’arcobaleno. l’A: L’anno prossimo il Beaubourg avrà trent’anni, ma per me è ancora assolutamente contemporaneo. Gli edifici durano per secoli e spesso durante la loro vita non devono essere solo ristrutturati, ma ripensati. Tutto cambia molto in fretta, stili di vita, sistemi di trasporto, attese della gente, situazioni politiche e sociali. Come possiamo disegnare un edificio per l’oggi che possa essere usato anche domani? R.R.: Viviamo immersi nell’adattabilità e nella flessibilità. Credo che il Beaubourg è cambiato molto negli anni, per ragioni buone e non. Per esempio, penso che sia molto positivo che abbia incoraggiato tutti gli uffici a spostarsi dal quartiere favorendo l’ampliamento del museo d’arte moderna e della biblioteca. Tuttavia, sono sempre stato contrario al fatto che la biblioteca e il museo siano stati divisi. Ora sono completamente separati e credo che questo sia un grande errore. L’idea era che la biblioteca dovesse essere parte integrante del museo e il museo parte integrante della biblioteca. (…) la musica di entrambi. Non abbiamo raggiunto questo, ma forse la prossima generazione riuscirà a mixare il tutto. L’idea del Beaubourg è di attrarre tutti. E’ un luogo di incontro per giovani e non, per tutte le culture e le religioni, per incontrarsi e scambiare idee. l’A: Molte grazie. Intervista raccolta per l’Arca da Arturo Vittori. 216 l’ARCA 19


La copertura del Palazzo di Giustizia di Anversa e, a destra, l’interno del nuovo Terminal dell’aeroporto di Madrid Barajas.

Modello e vista del Centre Pompidou a Parigi. Model and view of Centre Pompidou in Paris.

The roof of Antwerp Law Court, and, right, the interior of the new Madrid Barajas Air Terminal.

l’

Arca: We know that you were born in Florence and that you love our country. What is your relationship today with Italy from both, a personal and professional point of view? Richard Rogers: Not only was I born in Italy, my parents, my grand parents and my great grand parents were Italian. My great great grand father took the Rogers name to Venice approximately 200 years ago. In 1939, when I was five, my parents moved to England. Whilst I have lived most of my life here in England all my relations are in Italy. Culturally, I feel Italian. Work wise, I try to work in Italy but is probably the most difficult country in Europe to work in, certainly the most difficult in western Europe to work in. I think that is due to the incoherence of the government construction in Italy. This political situation does tremendous damage to the quality of architecture, quality of social and physical life in Italy. The red tape is horrendous. But the quality of creativity is very high in Italy. l’A: You may be aware of the conservative wave of opposition in Milan to the program for the Citylife. This program on a surface of 40 hectares includes the construction of towers and offices designed by Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind etc. A similar situation occurred in London with Prince Charles, has it improved since? R.R.: The situation was made difficult by the appearance of the Prince, but it was already a post modernist climate before him. I think that we’re moving away from Post Modernist times, I think it is dead. However, there are many different views of modernism. Zaha is a modernist, she is different in architecture as we are all different. She is a good friend of mine, I enjoyed her greatly but I don’t see the same structure. I did argue very much with the Prince in his early years. I used to say that the prince enjoys tradition because his whole life is explained by tradition. He is a prince because of tradition. Naturally tradition brings with it some security, but it is yesterday, yesterday’s use. We know about yesterday but we don’t know about tomorrow. In terms of being a modernist or a contemporary. I think Zaha, Jean Nouvel, Fuksas and of course Renzo Piano, are true modernists, they are maybe different modernist. l’A: What do you think about the “Biennale di Venezia” as a platform to discuss architecture ? R.R.: First of all I am not a very good person to go to these very big exhibitions. For me there are too big and difficult to get an understanding of anything which is of particular value. I get a sort of a big horizon. For me it is too big. I think the next one would be Richy [Burdett] I work very closely to him, he is my assistant, at the GLA he is my deputy. I do one day a week work as a chief architect to the mayor of London. I am very close to him. We have done much on cities together. It will be much more interesting if the concept of the Biennale becomes a city program. That may be much more useful than having a sort of “beauty parades” and I am very worried about “beauty parades”.

R.R.: The benefit of being in the age of information is that you can choose. You can look at Australia, you can look at Japan, you can look at Canada, you can choose. I think cities are more important examples than countries. I think there is more to learn from cities, both in terms of architecture and urban design. Spain is probably the most interesting place in cultural terms and the best urban regeneration models to date are probably Barcelona and Bilbao. Also Madrid is changing. We have seen an amazing renaissance in Spain following the 40 years of fascism, politically, socially, culturally and artistically. Copenhagen is also fascinating due to it’s public spaces. 30% of people travel by bicycle. In the UK, we wouldn’t have a congestion problem if we travelled by bicycle as they do. We would have very much less climate change issues. Why don’t you go to Curitiba in Brazil? They have a fantastic sustainable record. There are some wonderful Japanese architects, there are some wonderful Spanish architects. I think England is in the better position for a long time, much better than before. I think America is much poorer than before, I think Italy has a lot of difficulties in architecture and that, I think again, is due to education and the political program. l’A: Concerning the climate change, we know that it will be soon a serious problem if we do not undertake some action. Buildings today have a major role in energy consumption. Architects should be responsible for environmental design but also global political directives must be implemented. Do you think we are moving in the right direction? R.R.: I think we are quite good at making policies but very bad at delivering results. Everybody knows that we must reduce our energy consumption, and that if we don’t make big changes over the next 50 years, mankind will be irrevocably damaged. We will have omossis, we will have starvation. We will have people dieing in floods if mankind will be seriously touched. We probably have 50 years, but we need to start yesterday. So we have a short period. The difficulty is to really make action, to take actions. Architecture is also about politics. Buildings affect society, they don’t only give a lot of energy. I mean Buildings and transport take about 75% of the energy. Buildings and transport together are responsible for 75% of our energy consumption. Architects have a big responsibility at planning buildings and transport, big responsibility. Are they doing much? Not much but they could do much more but politicians have to be pushed; and citizens they have to be conditioned to vote in order to push political actions.

l’A: The car was first conceived as a free time object, for holidays. Today it has become an object of everyday use to reduce distances. Cars have a huge impact on urban design and provide a significant contribution to pollution. How do you see the future of our cities? R.R.: There is a change in cars. We are beginning to see hybrid cars, we have now one bus in London which is an hydrogen bus; l’A: Which country do you think is most open to the contribution we are beginning to see a change. We have the technology but we are not willing to invest, the government is not willing to invest, big of innovating architects today? 20 l’ARCA 216

companies are not willing to invest in the technology. We have to do more research. The hybrid car which is hybrid fuel is already much better than the big car. Even the Mini is better also some of the FIAT cars are much better. The Japanese programme, I think within 20 years we will have probably hydrogen filled cars and more efficient cars. The question is that the governments should tax the big cars to make it more difficult for the people to use these cars. Maybe we should banned these big cars. It is ridiculous. Why do you want in cities a massive big car which has one person inside? You can have a little tiny car, and in the end, of course, the public transport is the best answer but the government has to participate, like we have congestion charge here in England. London is growing at speed, particularly in the west. The mayor of London who I am the chief advisor to, has anticipated that shortly London will have to house another million people. These will all be accommodated on existing brown field sites, in the existing developing land. No sprawl no spread. These sites will be connected to major nodes by an efficient public transport system, we will minimize the numbers of cars. There are very few garages and car parking facilities in the city of London and 95% of the population travel to work by public transport. You do need these regulations. l’A: In the building industry, we have used the same traditional construction systems for centuries. The roof structure in the Antwerp Law Courts, which has just opened last April, was assembled in a shipyard. This is a new design process, are Architects ready for it? R.R.: We have been talking about sharing technology or transferring technology for many years. Le Corbusier talked about it, and I’m sure it was discussed before his time too. We do have the potential and it’s time we realised it. It is fundamental that we have knowledge of the construction of buildings. Architects are often better at producing the design than understanding the processes which must take place in order for that design to be realised. It is crucial to have an understanding of the details, as they not only provide control of the scale and of the finished aesthetic, but also over the economic concerns. Architects have a civil responsibility to address all of these issues be they social, economic etc. l’A: I have the impression that with your work you like to challenge the architectural stereotypes that people have in mind. Do you agree? R.R.: Personally this is what I find exciting about Architecture. I see Architecture as a very long line or a loop if you like. At one end you have small micro objects, like door handles, and at the other, you have the Globe, the Universe. We can make choices; we don’t have to have everything. As architects, we make choices all the time. For the Lloyds building alone, 5000 drawings were produced. No single individual could achieve that. We have people who are much better at working at the scale of the door handle and we have people who are better at visualising the whole global scale. Then we have to put them together. Architecture is about teamwork, and not only about a design team but this team includes consultants, engineers, sociologists, economists, planners etc.

l’A: Colour is one of the main elements in history of Architecture but has been forgotten by many modern architects. In all of your work colour is an important ingredient of your language. Could you give us an example of how colour has been used in one of your recent projects? R.R.: Everything is colour. Black and white are colours. Walter Gropius once said, “I like all colours.” I agree. I believe that all colours if used well are beautiful, so I don’t understand why we should limit ourselves to black, white and grey. We use colours to give visual references, to set paths of buildings, to bring order to buildings. In one of our recent projects, for instance the Madrid Barajas Airport Terminal, to aid passenger navigation through the building we tried to denote paths using colours. In Beaubourg, we used colour to convey a more ‘traditional’ expression. For example, Green is the traditional colour for water so we painted the water pipes green. Blue is usually air and red is usually either movement or fire. In Madrid we decided to use the “arcobaleno” colour skin as a concept. The terminal is very long, (1.3 km) which makes it difficult to find your way. In this case colours are used as visual reference element so I can meet you under the yellow, or a green or orange section, that will help you. But at the mean time colour also provided visual interest, characterizes strongly the space. One of the problems I suppose in life is how to get more stimulations, and we are stimulating and challenging. In this project colour was very interesting discussion and there was quite a lot of battles about that as usual, everybody has his opinion and everybody is right, of course, and then we decided to put all colours and we agreed with the “arcobaleno” concept. l’A: Next year the Centre Beaubourg will turn thirty but for me it is still so contemporary. Buildings last for centuries and often during their life they have not to be just restructured but also rethought. Everything changes so fast, life styles, transport systems, people’s expectations, social and politic situations. How we can design a building for today that can be used tomorrow ? R.R.: We lieve strongly in adaptability and flexibility. I think Beaubourg has changed a lot over the years, for both good and bad reasons. For example, I think it’s very good that this has encouraged all the offices to move out of Beaubourg which has enabled the expansion of the museum of modern art and the library. However, I have always been against the fact that the library and the museum have now been divided. They are now completely separate and I think this is a big mistake. The idea was that the library should be an integral part of the museum, and the museum an integral part of the library…the music should be in both. We haven’t quite got that but maybe the next generation will mixed it up more. The idea of Beaubourg is to attract everybody. It is a meeting place for young and old, for every culture and religion, it is a place to meet and exchange ideas in a framework. l’A: Thank you very much Arturo Vittori on behalf of l’Arca 216 l’ARCA 21


William Alsop

La memoria dello spazio The Colorium, Düsseldorf

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Roland Halbe

Credits Project: Alsop Architects Project Team: Jonathan Leah (project director), Uwe Frohmader (project architect), Christophe Egret, Sonia Hibbs, Andy McFee, Neil Pusey, Sabina Riss, Shaun Russell, Max Titchmarsh Project Management: Drees & Sommer Strutural Engineers: Arup Ground Surveyor: Geotechnisches Büro Dr.E.-H.Müller Mechanical and Electrical Engineer: Intecplan Façade Consultant: DS-Plan Fire Safety Consultant: Hosser, Hass und Partner Tender Process and Site Management: Diete+Siepmann Building Physics Consultants: Institut für Bauphysik/DS-Plan Lighting Consultants: Schlotfeldt Licht Landscape design: Alsop Architects Main Structural Contractor: Arbeitsgemeinschaft Hamelmann Heine Façade Manufacturer: Bug-AluTechnic Glass Processing and Printing: Eckelt Glas Elevators: Otis & Co. Heating/Ventilation: Dillenburger & Partner Electrical: Epi Client: Ibing Immobilien Handel & Co.Hochhaus

a alcuni anni, molte città europee si sono dotate di un “piano del colore” allo scopo di regolare gli interventi di recupero e ristrutturazione degli edifici, soprattutto nei centri storici. L’atteggiamento prevalente è stato quello di recuperare le antiche atmosfere fatte di delicati cromatismi che declinano le infinite variazioni delle tonalità pastello delle terre o delle materie lapidee. Tuttavia non sono più i vivaci colori del nuovo ma sono tonalità già corrose da velature e vibrazioni che vogliono imitare i segni del tempo. Pasolini parla della sparizione dell’emozione del cromatismo urbano come della “morte incolore” che “decolora “ la “stinta metropoli”. Molti scrittori associano la perdita del colore, nelle città contemporanee, alla perdita degli affetti e il grigiore delle città all’indifferenza dell’uomo verso i suoi simili. Ma questo fenomeno sembra associato più alla memoria collettiva e allo spazio della città che non allo spazio interno dell’abitazione. Gli interni, anche contemporanei, sono spesso carichi di effetti cromatici e di differenti tonalità materiche. L’idea che esista una dicotomia fra il grigiore pubblico e il cromatismo della sfera privata è anche un segnale di una separatezza fisica e culturale che caratterizza uno degli aspetti significativi del nostro concetto di abitare. Sembra di risentire i moniti di Adolf Loos a proposito della sobrietà formale e l’assenza di decorazioni che caratterizzerebbe l’impegno civile dell’architettura nella costruzione della città. Ma poi lo stesso Loos, quando affiora l’amore per Josephin Baker, progetta una casa a strisce colorate (seppur bianche e nere come era il colore delle loro pelli) e interni dai notevoli effetti cromatici, seppur legati ai colori naturali delle pietre e del legno. Ma la città non è sempre stata monocromatica. La cultura greca o romana, il medioevo e le città marinare, il barocco o le città anseatiche hanno usato il colore come elemento di qualità estetica che rinviava al segno vivace dell’uomo in opposizione al cromatismo della natura. La rottura avviene in particolare al momento della formazione della città industriale e in particolare con l’Illuminismo. Quatremère de Quincy è lapidario quando definisce la pratica del colore come “una specie di ciarlatanismo che tende a impadronirsi del suffragio degli occhi in difetto di quello dello spirito”. E’ vero che spesso l’uso del colore aveva perso la relazione profonda che lo lega allo spazio e ai suoi materiali ed era divenuto autonoma decorazione ma è anche vero quanto denunciato da Giulio Carlo Argan, a proposito del Movimento Moderno, che esso è segnato da “un’astratta, tecnicistica strutturalità che non considera che la sola strutturalità che abbia un valore finale è la strutturalità della visione”. Se questo è stato spesso dimenticato dagli architetti nella progettazione della città contemporanea, non così è accaduto nel campo del design urbano. Sembra che il colore sia divenuto proprietà della comunicazione: cartelloni pubblicitari, segnali per il traffico, dispositivi per l’arredo. Proprio all’idea di “landmark”, di immagine pubblicitaria si rivolge Alsop con l’edificio-lama che si alza drammaticamente entro un fronte portuale in via di rivitalizzazione a Düsseldorf. Un “waterfront” che è un collage fatto di antichi magazzini in mattone, di fattezze neo-romaniche, di recenti interventi in acciaio e vetro, di bianchi uffici e piccole case. Insomma una sorta di patchwork che non poteva non sollecitare una personalità così eccentrica come Alsop. Questo è un intervento del tutto coerente con l’idea del Pop come atto di decontestualizzazione che porta alla scala urbana un mosaico di colori che è un’esplosione a grande scala di una composizione De Styjl cui viene aggiunto il verde come ultimo atto provocatorio nei confronti della purezza del Movimento Moderno. Non solo, ma il cromatismo è l’effetto di un puro atto di decorazione, una risposta effimera all’uso diffuso dei metalli con le grigie tonalità dei trattamenti anticorrosivi, come fosse una sfida alla durata e lucentezza della pelle che ricopre una banale ossatura strutturale. Remo Dorigati

F

or some years now, a number of European cities have adopted “colour schemes” in order to control renovation and restructuring projects on buildings, particularly in city centres. The main line of action is to try and revive the atmosphere of the past by means of delicate colours embracing the endless variations in the pastel shades of soils and stone materials. Bright new colours have been replaced by more corroded glazes and vibrations designed to reproduce the marks of passing time. Pasolini talked about how emotion had disappeared from the urban colour scheme, describing it as some “colourless death” which “takes the colour out of” the “faded metropolis”. Lots of writers associate the loss of colour in modern-day cities with a loss of feeling and the greyness of cities with man’s indifference to his fellow man. But this phenomenon seems to be more associated with collective memory and urban space than the interior space of the home. Even modern-day interiors are often bursting with colour effects and different shades of surfaces. But the idea that there might be a dichotomy between public greyness and the colourfulness of the private realm is also a sign of some physical-cultural separation characterising one of the key aspects of our concept of living. We can hear echoes of Adolf Loos’s warning about stylistic sobriety and the absence of decoration as architecture’s civil duty in constructing the city. But then even Loos himself, when his love and feelings for Josephin Baker emerged, designed a house with coloured stripes (actually in black and white, like the colour of their skins) and interiors featuring remarkable colour effects, although linked to the natural colours of wood and stones. But the city is not always just one colour. Greek or Roman culture, the Middle Ages and maritime republics, baroque or Hanseatic cities, have all used colour as an aesthetic means of alluding to the brightness of mankind in contrast to the chromatics of nature. The rupture first occurred when industrial cities suddenly developed, particularly at the time of the Enlightenment. Quatremère de Quincy puts it quite neatly when he describes the use of colour as “a sort of con that tends to win over the eyes at the spirit’s expense”. It is true that the use of colour had often lost its deep bonds with space and materials and had turned into independent decoration, but no less true is what Giulio Carlo Argan said about the Modern Movement being marked by “abstract, technically-minded structurality which does not consider that the only structurality serving some ultimate goal is the structurality of vision”. Whereas architects designing the modern-day city have often lost track of this, the same certainly cannot be said about urban design. Communication appears to have made colour its own: billboards, traffic signals, urban furbishing devices, ..in which, however, colour mainly serves to send out a signal or convey a message about some event or hazard. Alsop has worked around this very idea of a landmark or advertising image in his blade-like building towering up dramatically along the waterfront of Düsseldorf, currently undergoing redevelopment. The waterfront here is a collage of old brick warehouses, neoRomanesque features, recent steel and glass designs, white offices and small houses. In other words, a sort of patchwork which was bound to intrigue somebody as eccentric as Alsop. This project falls perfectly in line with Pop culture’s idea of decontextualisation, which, on an urban scale, leads to a mosaic of colours like a large-scale explosion of a De Styjl composition, to which greenery is added on as some final provocative act in the face of the purity of the Modern Movement. Colours are also the effect of a pure act of decoration, a transient response to the widespread use of metals in the grey shades of their anti-corrosion treatments, as if to challenge the enduring shininess of the skin coving a bland structural framework.

Schizzo preliminare del Colorium, realizzato da William Alsop sul lungofiume di Düsseldorf. Preliminary sketch of the Colorium designed by William Alsop along the river bank in Düsseldorf.


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Nella pagina a fianco, sezione, planimetria generale e piante del piano terra e di un piano tipo del Colorium di Düsseldorf. Sotto e nelle pagine precedenti, viste dell’edificio che si

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innalza per 18 piani sul lungofiume di Düsseldorf, attualmente oggetto di un ampio progetto di rivitalizzazione. La regolarità dell’impianto planimetrico è controbilanciata dalla

facciata a mosaico caratterizzata dall’uso di vetri stampati colorati. La copertura aggettante sul fiume è pensata come una scatola rossa di luce.

Opposite page, section, site plan and plans of the ground floor and a standard floor of the Düsseldorf Colorium. Below and previous pages, views of the building, which rises up 19 stories along

the Düsseldorf riverside, currently involved in a regeneration project. The regular nature of the site plan is counterbalanced by the mosaic façade featuring the use of coloured printed

glass. The roof overhanging the river is designed like a red box of light.

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William Alsop’s Cities

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a città non dovrebbe essere progettata. In anni recenti si è assistito a un emergente e scellerato interesse nel “progettare” grandi aree del tessuto urbano. Non credo sia questo il modo per realizzare una Città in grado di sostenere una comunità attiva e creativa. Le città più interessanti hanno un’atmosfera che attrae la gente. Questo piacere emotivo è spesso generato da problemi determinati dalla storia al di là dell’immaginazione dell’urbanista, del pianificatore, del politico o dell’architetto – semplicemente esiste. La Città ideale sarà sempre al di là delle possibilità di realizzazione di un progetto. Berlino, prima della caduta del muro, era un’isola chiusa nella paura di perdere la sua democrazia. Questa minaccia ha prodotto un mordente che ha stimolato un alto livello di creatività e un senso di abbandono che rendeva possibile qualsiasi cosa. Ironicamente, ciò ha fatto pensare a molti urbanisti di poter creare un ordine da imporre a un luogo così chiuso. La Città è diventata un campo sperimentale del pensiero di Krier, Rowe e molti altri. I loro progetti non realizzati hanno conferito alla città una vitalità e una creatività che molti progetti realizzati tendono invece a distruggere.

1, 2: The Public o C_Plex a West Bromwich, Birmingham è un progetto per una Comunità delle Arti/The Public C Plex in West Bromwich, Birmingham, is a project for a Community of the Arts.

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La Montreal di oggi non è più quel volano dell’economia canadese da quando il movimento Separatista Francese iniziò a farsi sentire e fece scappare la comunità affaristica verso Toronto. Chi è restato gode oggi di un’utile incertezza circa il significato della città. Le sue aree industriali sono oggetto di riconversioni in loft, il che non è di per sé molto interessante finché non si comprende che li acquistano i newyorkesi come casa per il week end. L’idea di passare i week end in una città e non in campagna è nuova. È di sicuro più economico fare un’ora di viaggio verso un “rifugio” equivalente alla Francia in Nord America e senza il jet lag. E’ affascinante. L’emergere del Cirque du Soleil come uno dei maggiori datori di lavoro della città deriva probabilmente dal fatto che il mercato immobiliare è economico, e anche la qualità del cibo è buona. La Città come entità pianificata è in declino, incompiuta, e quasi certamente non coerente con i dettami dell’urbanista. Il caos che ne risulta dà alla Città una vitalità, che potrebbe essere facilmente distrutta da un risanamento tipo quello cui si assiste a Singapore. Come a Berlino, si è pensato molto alla pianificazione e ci sono stati molti progetti non realizzati, il che conferma la potenza del dibattito come catalizzatore del successo. Una Città che non parla di se stessa è come una persona che indossa sempre gli stessi vestiti; alla fine si stracciano e perdono la loro bellezza. Per lungo tempo, l’idea fisica della Città era determinata dagli urbanisti e dagli architetti. Oggi, queste figure hanno diminuito la propria importanza e i politici locali hanno acquisito maggior interesse. L’intervento dei profani al posto degli esperti non è sempre desiderabile, ma, nonostante ciò, il principio di allar28 l’ARCA 216

gare il dibattito al pubblico è interessante. Il rovescio della medaglia è che la visione del politico è presuntuosa, poiché pensa che il proprio gusto e analisi rappresentino i suoi elettori: e ciò avviene raramente. Attualmente ci troviamo davanti al fatto che la teoria architettonica e urbanistica non ha prodotto realtà sostenibili o socialmente accettabili. I Paesi occidentali sono disseminati di esempi di fallimenti miserabili che hanno prodotto esclusione sociale e una sensazione di scoraggiamento, che rimangono in gran parte invisibili per le porzioni relativamente più ricche della comunità. Alcuni degli edifici realizzati mantengono un interesse solo per gli architetti. Per esempio il Park Hill di Sheffield è ora un edificio protetto, un nonsense che chiaramente dovrebbe essere abbattuto. Ciò conferma la mia tesi per cui il dibattito è più valido e certamente più sicuro della realtà che giace dietro la domanda: chi dovrebbe prendere parte al dibattito? Risposta: tutti. Oggi non ci sono uno stile, una metodologia o un insieme di comportamenti architettonici predominanti. Il che è sicuramente molto liberatorio e non sorprendente. Lo stesso avviene nella musica, nella danza, nella letteratura. Perché l’architettura dovrebbe essere diversa? Siamo diventati un’entità culturale multi-focale in cui la diversità è da celebrare e soprattutto da godere. Se ciò è vero, il processo da intraprendere deve essere onnicomprensivo. Chi deve prendere parte al dibattito? Risposta: tutti. Tristemente, altri architetti sono i maggiori protettori della teoria, del metodo e dello stile. Come coinvolgiamo il Pubblico? Io non voglio imporre regole; tutto ciò che posso fare è parlare dell’esperienza del mio studio. “The Public”, un progetto per una comunità delle Arti a West Bromwich, nella conurbazione di Birmingham, è nato da un gruppo di artisti fondato nel 1977 col nome di Jubilee Arts e che lavorava su base locale e regionale. Sotto la guida di Sylvia King è cresciuta non solo la loro rilevanza ma anche la loro ambizione. Io sono stato coinvolto nel 1997 quando ho avuto l’opportunità di diventare il loro architetto. Ho capito che era un’opportunità speciale. Non solo il progetto aveva la possibilità di fungere da catalizzatore per la rigenerazione della città, che dopo i gravi danni subiti con i bombardamenti nella Seconda Guerra Mondiale aveva ricevuto negli anni Sessanta solo le attenzioni piuttosto sospette dell’ingegnere del traffico. Viene in mente la parola “confino”. Ho visto che gli artisti coinvolti nel progetto erano davvero speciali. Poiché le mie conversazioni con i giovani artisti mi portavano a ritenere che la loro galleria è il mondo e non un edifico costruito, mi domandavo cosa avrei acquistato nei successivi 15/20 anni se fossi stato il curatore e l’acquisitore per un museo d’arte. Questi giovani vogliono coinvolgere il mondo, non un curatore, perciò la gente di West Bromwich opera come protagonista della loro arte e

non come un’appendice tollerata in un grande evento. Ho posto questa questione anche nelle mie proposte per la Edmonton Art Gallery e per la Biennale di Valencia. Sotto questo aspetto, il progetto ha posto la questione di quali siano il processo e il coinvolgimento appropriati per scoprire una tipologia di edificio che non esisteva prima. Un edificio che faciliti una gamma di attività, di cui alcune ancora ignote; un edificio che funga da simbolo e, soprattutto, un edificio che sia proprietà dell’intera comunità. Come fare? Abbiamo riunito diversi gruppi per dei seminari. Le regole sono semplici. Viene spiegato che lo scopo è di scoprire un progetto non di disegnarlo. Questa, in effetti, è una situazione normale nel mio studio, poiché se non c’è uno stile, metodo o procedura predominante è impossibile progettare con l’attitudine da “prima Donna”; io posso solo rendermi aperto ai suggerimenti. I gruppi del pubblico rappresentano i vecchi, i giovani, i politici, gli uomini d’affari ecc. A loro si chiede di scrivere una descrizione di una mattinata o serata trascorsa nell’edificio nei prossimi 15/20 anni. Loro si proiettano nel futuro e descrivono qualcosa basato sull’esperienza, che è l’essenza dell’esercizio.

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Un edificio senza esperienza non è architettura. I partecipanti leggono le loro descrizioni al gruppo. Il mostrarsi reciprocamente è una parte molto importante del processo. Dopo qualche commento e un po’ di vino, gli si chiede di disegnare le loro descrizioni. Io raccolgo i disegni e li porto in studio per esaminarli e assorbirli. Dopo aver ripetuto l’esercizio molte volte, lavoro a una sintesi delle varie sessioni e le presento al gruppo come proposta “sacrificale”. Questo promuove un’ulteriore risposta che chiarifica e revisiona l’idea. L’emergere di una proposta è molto eccitante e il risultato appartiene a tutti. Ho usato esattamente lo stesso metodo per l’OCAD di

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Toronto e ne è risultato un edificio che veramente né io né alcun altro poteva immaginare senza l’impiego di un processo allargato. Talvolta confronto queste sessioni con i cosiddetti “seminari” a Berlino per Potsdammer/Leipzigger Platz dove c’erano lunghissimi dibattiti ma senza immagini. Tutti furono persuasi da una preferenza verbale basata su una visione immaginata che non era condivisa. Noi lavoriamo sull’esperienza, sui disegni, sui modelli, articoliamo la visione e le possibilità. I Laboratori di Ricerca Medica del Queen Mary College a Londra hanno anch’essi preso avvio da una serie di riunioni di lavoro con gli scienziati, gli amministratori e i clinici. Ho osservato che scienziati e artisti sono tra le persone meno fantasiose per quanto riguarda l’architettura e l’ambiente costruito. Forse è perché lavorando loro stessi al limite delle realtà esistenti cercano stabilità nell’ambiente che occupano. Per il lavoro sul progetto il gruppo ha inizialmente descritto e disegnato l’edificio che occupava al momento, ma quando si è chiesto loro se apprezzavano la sede esistente hanno detto di no. Dopo varie sessioni hanno cominciato a disegnare giardini e hanno convenuto che un giardino ricreativo sarebbe stato luogo in cui gli sarebbe piaciuto lavorare. I giardini contengono sequenze di spazi sullo stesso piano. Questo sembrava essere un buon modello per un’istituzione fondata sulla ricerca poiché avrebbe facilitato le possibilità di incontri e conversazioni casuali tra gli impiegati e quindi avrebbe favorito il progresso del loro lavoro. Alla fine, i laboratori sono tutti su uno stesso livello e a contatto visivo con aree per uffici. Sopra questo “giardino” fluttuano alcuni volumi (nuvole) che contengono sale per incontri e seminari e una dove si illustra ai bambini in gita scolastica cosa si fa in un edificio di questo tipo. Niente è celato da porte chiuse. L’edificio occupa una parte del London Hospital Campus. Questo ospedale mi piace particolarmente poiché il pubblico generico non ne percepisce i confini. Un semplice negozio di abbigliamento o di parrucchiere confinano con un piccolo dipartimento dell’ospedale. Solo procedendo all’interno si capisce di essere in una grande struttura sanitaria. Il complesso è integrato nel tessuto della città. L’idea di non essere in grado di identificare le grandi strutture istituzionali nelle città è la chiave per la realizzazione di situazioni urbane dall’apparenza naturale e con una porosità che ne determina il senso di appartenenza alla vita quotidiana. Il mio edificio Queen Mary contiene un nuovo spazio pubblico con una caffetteria tra i due volumi laterali. Tutto concorda. L’edificio singolo e le sue radici sono importanti, ma principi simili valgono per la città. La città potrebbe essere modellata sull’immaginazione collettiva. Più di tutti gli altri aspetti relativi al lavoro sulla macro-scala, ho capito che la gente desidera il senso di identità. Al contrario, la maggiore minaccia per il futuro di un luogo è la mancanza di aspirazione. Come architetti dobbiamo come prima

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Le città di William Alsop

3: L’area bar alla Biennale di Valencia/The bar area at the Venice Biennial. 4: La mostra dedicata al modello del C_Plex di West Bromwich/The exhibition devoted to the model of the C Plex in West Bromwich. 5: L’area pubblica tra le due ali dei Laboratori di Ricerca del Queen Mary College a Londra/The public area between the two wings of the research laboratories of Queen Mary College in London.

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6: Il Guggenheim di Bilbao, progettato da Frank O. Gehry/The Bilbao Guggenheim designed by Frank O. Gehry. 7: Vista aerea di New Islington con l’inserimento del modello del progetto proposto da Alsop/Aerial view of New Islington showing how the model or Alsop’s project fits in.

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cosa progettare un dialogo. Aggiungerei che ciò vale per gli insediamenti urbani esistenti in contrasto con la creazione di Città Nuove, che necessitano un approccio totalmente diverso. In Europa Occidentale ci sono molti esempi di città costruite sull’impronta della rivoluzione industriale che ora sono in una situazione post industriale. Barnsley è una di queste. E’ vicina alle autostrade M62 e M11, in mezzo a una pletora di altre città più o meno grandi che messe insieme formano una conurbazione di circa 15 milioni di persone. Ottocento anni fa era una città-mercato per il territorio agricolo circostante. Si trova su una ricca falda carbonifera da cui si produceva carburante economico per rifornire le molte acciaierie, tessiture e altre industrie nel XIX secolo. La Signora Thatcher ha messo fine a tutto ciò nel 1986 quando è stato chiuso l’ultimo pozzo. La città ha pianto tale perdita per 15 anni. La città, con un bel palazzo comunale sulla collina, non riusciva a vedere un proprio futuro. C’è una bellissima luce in questa parte del Northern England. Quando ho iniziato, la richiesta più popolare era che includessi “parcheggi gratuiti”. Il lavoro dell’architetto può essere visto inizialmente come un’operazione di “marchiatura”. Sebbene il termine sembri inappropriato quando usato al di fuori del contesto del marketing e della promozione, possiede un aspetto positivo che si può definire come “creare fedeltà” o l’idea dell’orgoglio civico, un termine spesso perduto nelle città in decadenza. Grazie alla tecnica dei seminari ci si è imbarcati alla scoperta di una visione di ciò che sarebbe stata la città nei successivi 10/15/25 anni. Dopo quattro mesi è stato realizzato un filmato che è stato mostrato a circa 500 cittadini che avevano caratterizzato il luogo come un borgo delle colline toscane. Non era tanto un riferimento agli aspetti visivi, ma piuttosto a un ritmo di vita, alla qualità del cibo, al livello di vita nelle strade. E’ vero che l’auspicabile aumento di vita nel centro cittadino, per portare i suoi abitanti dagli attuali 2.400 a 50.000, è contenuto in un “muro abitato” intorno al centro con un parco sulla sommità per le passeggiate pomeridiane. E’ una visione condivisa, con rappresentazioni deliberatamente audaci dell’architettura. Un’audacia che porta al dibattito è la linfa vitale della comunità. Il processo ha portato alla produzione di un piano di riferimento per la città che è già risultato in un investimento tale da modificare la forma del futuro. Il mio lavoro a Barnsley è finito. Temo che l’eccitazione che ha impregnato l’aria negli scorsi due anni sarà attenuata a un livello più ordinario. Spesso si sottostima il valore della straordinarietà. Tutto il lavoro è stato basato su rappresentazioni tri-dimensionali del futuro. Troppo spesso vediamo gli urbanisti stendere semplicemente dei tappeti di mondanità che servono solo a offrire nuove versioni di ciò che già conoscono. E’ terribile come sia gli urbanisti sia i politici presumano che il pubblico voglia solo il tradizionale e l’ordinario. Non hanno messo alla prova il punto di vista della gente. Io l’ho fatto. La mia idea dell’apertura del pubblico a una architettura e a una visione urbana più varie è ulteriormente confermata dalle mie esperienze a Bradford, un’altra cittadina del nord dell’Inghilterra, vicina a Leeds. Per capire quanto il pubblico apprezzi le novità, basta vedere la quantità di persone che sono sciamate a Bilbao per il Guggenheim o, a livello più locale, alla Peckham Library, nella parte meridionale di Londra, che attrae un numero di lettori tre volte maggiore a quello per cui era stata progettata. Nel 1989, anche il mio piccolo Cardiff Bay Visitors Centre ha attratto migliaia di persone. L’Hôtel du

so. In particolare lo studio FAT ha appena completato alcune delle case per i residenti locali. La varietà di architetti conferma l’idea che la diversità dei progetti è uno degli elementi essenziali per creare le città. Ci sarà un mix di residenti più o meno benestanti. Il mix di persone con i loro diversi stili crea tensione. Una delle maggiori minacce alla condizione urbana è avere un’idea architettonica. Il XX secolo ha sofferto di troppa teoria basata sul dibattito architettonico e non sull’utilizzo dell’immaginazione della gente. Sebbene sia presto per dirlo, credo che il progetto di New Islington sarà una rigenerazione esemplare perché riesce a portare la gente al di là di ciò che comunemente si presume che voglia. Il pericoli delle commissioni, una volta che siano stabilite, è che creano velocemente propri valori fissi che rendono difficile apportare velocemente delle modifiche. Sono sicuro che tra 50 anni a New Islington saranno assorbiti nuovi edifici e modi di vivere e si adatteranno gli edifici che sono attualmente in costruzione a nuovi usi e funzioni. Gli edifici non sono camice di forza, sono fatti per piacere. Recentemente ho lavorato con prigionieri a lungo termine per esplorare possibili nuovi modelli di carceri. Nella prigione che ho visitato non c’è architettura. All’interno del perimetro del muro c’è una serie di edifici che ospitano 400 prigionieri. Si potrebbe pensare che gli edifici sono accettabili considerando che sono molto funzionali e che questo è ciò che si richiede a una prigione, ma si scopre invece che non sono particolarmente pratici e non funzionano bene. Le singole celle sono piccole e se si pensa che gli occupanti ci stanno chiusi dentro 12 ore al giorno dovrebbero essere più umane. Riuscite a pensare di stare stesi su un letto, più corto della media, e vedere un WC e un lavandino con una piccola finestra che non si apre bene, con il vetro in policarbonato sabbiato per renderla opaca? Involontariamente, la “cella” e la sua odiosa condizione è diventata parte della punizione. Dobbiamo ricordare che la prigione è la punizione e non le condizioni o il trattamento. Le celle sono raggruppate in blocchi di un centinaio con aree di pertinenza (ricreative e di incontro). Questi spazi contengono tavoli da ping pong, biliardo, biliardino ecc. come anche un’asse da stiro. E’ un’area che tende a essere rumorosa e perciò fonte di irritazione per chi cerca un po’ di quiete. La mancanza di tavoli significa che quando arriva il cibo sui carrelli scaldavivande, dopo aver percorso una distanza abbastanza lunga, si può mangiare stando sedu-

Department di Marsiglia, che non era stato costruito come un’attrazione turistica, ha molte centinaia di migliaia di visitatori. A Bradford, abbiamo scoperto che ci sono troppe strade e troppi brutti edifici degli anni Sessanta e Settanta che oscurano la possibilità di apprezzare la straordinaria dotazione di begli edifici Vittoriani ed Edoardiani. In questo caso, invece di voler concentrare un maggior numero di abitanti nel centro, è stato lampante il desiderio di renderlo più aperto e creare nuove prospettive panoramiche demolendone alcuni elementi. Permettere alla campagna di infiltrarsi all’interno, creare un punto focale nel centro con un lago che riflette gli edifici migliori e creare nuovi luoghi ed edifici di buona qualità. Si trova anche qui il desiderio della popolazione di vivere in una città che sia unica. Questo concetto viene esplorato attraverso l’esperienza spaziale, quasi rasentando il pittoresco. La conversazione verte sempre sul tempo trascorso in un tale luogo. In tal modo c’è un collegamento tra comportamento, non funzione, e realtà futura. Il comportamento è alla radice del processo. Vi sono inclusi i posti dove sedere a far niente. Il far niente è un passatempo ampiamente sottostimato, che è completamente all’opposto rispetto al nostro sempre più privatizzato spazio pubblico che presume che facciamo di continuo qualcosa, perché se siamo attivi dobbiamo pagare per esserlo, ed è così che si finanzia la visione. Bradford potrà offrire un luogo alla gente perché la gente lo vuole e non solo perché se lo può permettere. Sul versante occidentale dei Pennines c’è Manchester, altra città nata dalla Rivoluzione Industriale. Questa città operaia e il giornale Manchester Guardian hanno avuto ricchezza, declino e rinascita. La rigenerazione è stata in parte dovuta al denaro pubblico e agli incentivi del governo, ma non ultima ragione è stata lo spirito della gente risvegliato dal fatto che la loro città poteva tornare a essere un luogo vitale e che avevano un ruolo da giocare. A questo si è aggiunto il carburante dei capi del consiglio e degli membri anziani dell’amministrazione che hanno contribuito a formare obiettivi comuni. Ho lavorato per Urban Splash, un’azienda che dà un nuovo volto allo sviluppo immobiliare grazie alla sua attitudine a comprendere che la persona media vuole qualcosa di nuovo, luminoso, caldo e diverso. Il nostro compito era di ri-sviluppare un’area all’interno della parte est, chiamata New Islington, e di ricollocare i residenti che vivevano in anonimi edifici degli anni Sessanta costruendo un nuovo quartiere con 1.500 nuove case e altri servizi. Le case degli anni Sessanta erano state costruite quando costruire significava solo offrire un luogo in cui vivere e, sebbene i progettisti originari avessero un’apprezzabile attitudine sociale, mancava loro l’ingrediente fondamentale dell’immaginazione. Abbattere le case della gente e darne loro di nuove con una densità maggiore non è facile. Sono naturalmente sospettosi, particolarmente se l’architetto è meridionale. Seminari, visite, feste, tutto è stato usato per stimolare il senso di coinvolgimento che sarebbe poi sfociato nel futuro in un senso comune di proprietà. Il progetto è passato attraverso l’identificazione della visione, al master plan fino al disegno degli edifici. Molta importanza è stata data al posizionamento verso sud di fronte al fiume. E’ stato costruito un nuovo canale sulla direttrice est-ovest per offrire un nuovo asse panoramico. Oltre ad Alsop, che sta realizzando alcuni dei nuovi edifici, sono stati scelti altri architetti per costruire altre parti del comples-

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ti sul letto col piatto sulle ginocchia, il che impedisce ogni tipo di conversazione sociale e civile durante i pasti. Il tutto senza una vista decente. Gli spiazzi non hanno alberi a parte un’area che i prigionieri non vedono mai. Potrei continuare a descrivere questa terribile situazione ma non lo farò, eccetto per dire che i programmi di lavoro sono noiosi e la paga è pessima. L’elemento terrorizzante è che quando abbiamo invitato i prigionieri a disegnare una prigione migliore secondo la loro prospettiva, hanno disegnato la prigione in cui erano. Sono stati istituzionalizzati. Lentamente, attraverso i disegni e il dibattito, si sono iniziati ad aprire nuovi orizzonti. Se i blocchi delle celle fossero più piccoli? Quanto piccoli? Diciamo 12 celle per blocco. Forse con meno celle potrebbero avere una stanza per sedersi per cucinare e mangiare. Forse la ricreazione potrebbe essere fatta in una sorta di “club” invece che in spazi immediatamente fuori dalle celle che producono inquinamento acustico e costituiscono una costante fonte di irritazione. Perché non proporre lavori più utili e più qualificanti? Per esempio l’orticoltura per coltivare le cose da mangiare. I prigionieri a lungo termine hanno mostrato grande interesse a piantare e curare qualcosa che cresce. Questo aiuterebbe a tenere conto del passare delle stagioni e a determinare un tempo “dimostrabile” nel loro ambiente. Mangiare insieme attorno a un tavolo promuoverebbe un senso di comportamento sociale. Offrire servizi condivisi dalla comunità circostante aiuterebbe a creare un senso di interrelazione con il mondo esterno. Tutte queste cose e molte altre permetterebbero un grado di reintegrazione molto più alto per il futuro reinserimento nel mondo. La riabilitazione inizierebbe dal primo giorno della condanna. Il tempo si avverte in modo più vivido in questo ambiente che altrove. Diciotto anni di carcere possono essere la conseguenza di cinque minuti di follia. E’ preoccupante soffermarsi su questi contrasti. La prigione dovrebbe dare la possibilità di costruire un futuro mettendo a tacere il passato. L’architettura può avere un ruolo in questo. Questi prigionieri sono sempre “a casa”, sebbene nei loro sogni siano in un altrove della loro memoria. Nel lavoro coi seminari mi ha molto interessato il fatto che non gli piaceva l’idea che la prigione sembrasse tale a chi passava fuori. Il concetto di edifici che devono sembrare ciò che sono, che è una pietra al collo storica e culturale, può essere abbandonato oggi che non c’è uno stile predominante. L’architettura deve venire da qualche altra parte. Da dove? Risposta: dall’atto della scoperta in collaborazione con tutte le parti interessate. Spero che questa selezione di progetti serva a illustrare un approccio per gestire il vuoto di incertezza in un mondo architettonico assai pluralista. Credo che se gli architetti non cambieranno atteggiamento tutta l’area in oggetto risulterà distante e dunque irrilevante. Ciò è vero soprattutto se si torna al tema della città. Sappiano tutti che per la prima volta nella storia la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle città. In effetti, penso che la reale condizione in Europa Occidentale e in Nord America è che viviamo in situazioni urbane che per molta gente non combaciano con ciò che l’architetto e l’urbanista chiamerebbero “Urbano”. Ci sono ampie porzioni di territorio abitate tra le metropoli e le città. Queste aree rappresentano un modello del XX secolo ed è tempo ormai di prendere in considerazione un nuovo modello per il XXI secolo. C’è stato un lungo dibattito circa la decentralizzazione in opposizione alla centralizzazione o intensificazione. Relativamente all’intensificazione urbana sappiamo che ci sono molti lavoratori che non possono permettersi di vivere nella città e sono così costretti a vivere fuori, il che implica trasferimenti costosi in termini di denaro e di tempo. Queste persone si sentono delegittimizzate e quindi hanno poco interesse per l’ambiente urbano. Il loro coinvolgimento e identificazione con il quartiere in cui vivono li porta a una visione ristretta della società e a una resistenza al cambiamento. L’apertura al cambiamento è una considerazione vitale per il modo in cui percepiamo il nostro modo di vivere. Come detto, sentirsi parte del dibattito circa la formazione del nostro ambiente costi-

8: Studio per l’interno di una cella/Study for the interior of a cell. 9: Modello della proposta per una prigione più umana e funzionale/Model of the project for a more humane and functional prison.

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tuisce il 70% della battaglia. Il senso di un futuro e una mente curiosa sono vitali perché l’opposto conduce a una società piatta e conformista senza il senso del futuro. Il centro urbano denso è importante come nodo focale. La discussione contro la decentralizzazione si incentra spesso alla quantità di territorio che la città si mangia che diventa un problema nelle nazioni piccole con una popolazione numerosa. Tuttavia, dobbiamo ricordare che solo il 14% del territorio britannico è costruito. Credo che il tema fondamentale sia la mancanza di identità collegata alla realtà della disseminazione urbana. L’idea stessa della città dotata di migliori infrastrutture e sistemi di comunicazione fa sì che un’intera piccola nazione possa essere considerata come un unico organismo urbano. Oggi, il posto dove la gente vive è la loro ancora; il posto dove lavora è meno certo. Penso che sia esatto dire che dobbiamo cercare di creare centri multipli – con circa 5/8.000 abitanti – e di decentralizzare in questi centri le opportunità di lavoro, studio, ricreazione. La mostra e la pubblicazione di SuperCity è seguita a tre programmi sulla televisione nazionale che analizzavano il concetto delle città lineari lungo tre autostrade. Sono convinto che queste strade rappresentino già delle Città, poiché la gente che vive nei villaggi e nelle cittadine lungo di esse utilizza già i vari insediamenti conìme un continuum. Ciò non è più vero lungo la M62 che col-

10: Una fase delle riprese video per la messa a punta del progetto Supercities/ A stage in the shooting of a video to develop the Supercities project. 11: Uno degli edifici proposti per Supercities/One of the buildings designed for Supercities. 12: La New South Tower, proposta nell’ambito del progetto Urbancorp-Queen Street South a Toronto/The New 10 South Tower designed as part of the lega Liverpool a Hull. Sia nel Lancashire che nel South Yorkshire ci Urbancorp-Queen Street South project in sono una miriade di centri urbani. Oggi, ciascuno di essi è incaricaToronto (William Alsop to dal governo centrale di costruire migliaia di nuove case. Ciò è con Greg Woods, Caroline Robbie). dovuto in parte al rimpiazzo di edifici fatiscenti ma, soprattutto,

riflette la necessità di una diversa offerta più adatta alla nuova demografia. Ci sono sempre più persone anziane, genitori single, coppie gay o semplicemente single. Questa necessità si riflette anche nella terza generazione delle comunità etniche di immigranti i cui genitori tendevano a vivere nei ghetti in abitazioni molto affollate. Il loro figli sono più integrati nella società e vogliono avere una propria casa. Il pericolo è che ogni città esistente costruirà semplicemente residenze come quelle del XX secolo sui terreni a verde delle periferie aumentando la propria area di pertinenza. La mostra analizzava una strategia su due fronti. La prima è di intensificare il centro degli insediamenti esistenti (per esempio, Barnsley con 2.400 abitanti nel centro) per aumentarne la vitalità e l’interesse e ridurre i tempi di spostamento. La seconda è di costruire nuovi centri urbani nel territorio rurale di mezzo. Questi nuovi luoghi avrebbero 5/10.000 abitanti ciascuno, sarebbero architettonicamente stimolanti e consentirebbero a ciascuno di svegliarsi in un ambiente con belle panoramiche sulla campagna. Quest’ultimo elemento è molto sottostimato come generatore di benessere fisico. Propongo che alcuni di questi “nuovi villaggi” possano essere raggruppati in edifici singoli che incidono scarsamente sul terreno. La stessa autostrada sarebbe riservata agli autobus e ai camion ma sarebbe dotata di un numero maggiore di aree di servizio che dovrebbero essere migliorate rispetto alla bassa qualità sociale che hanno attualmente. Dovrebbero essere luoghi di incontro con negozi, centri culturali e buon cibo. Dovrebbero anche avere grandi parcheggi multipiano. Sarebbero centri urbani dove però non si vive. Diverrebbero punti caldi a servizio dell’intera città lineare,

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ne. Un beneficio è che la qualità del cibo è migliorata. Non tutte le città si ridefiniscono così. A Londra, per esempio, la tendenza evolutiva è presente in tre o quattro ampie aree. La Lee Valley a est, favorita dall’essere il sito scelto per le Olimpiadi del 2012 e dall’essere un’importante fermata del collegamento ferroviario della Channel Tunnel Rail, l’area di Kings Cross, grande terminal ferroviario anch’essa collegata dal Channel Tunnel Rail, il Canary Wharf quasi completamente costruito, ed Elephant and Castle nel centro, proprio a sud del Tamigi. I cambiamenti in queste aree riflettono chiaramente uno spostamento di importanza del modo in cui la città è utilizzata e come la storia condanni vaste aree alla decadenza. I docks, per esempio, non avrebbero mai potuto mantenere la propria posizione con le nuove enormi navi. La loro ridefinizione e flessibilità sono vitali per ogni città. E’ molto difficile per città con tanta storia da proteggere essere flessibili. Vienna, per esempio, o Roma o Praga. La tendenza

magari anche con centri di eccellenza con scuole. Il movimento nella SuperCity è un elemento importante. Deve essere facilmente accessibile, economico e poco inquinante. Il vantaggio della linearità è che nessuno è molto lontano dalla campagna per andare a fare picnic. La produzione di cibo avviene nella città e non è più legata all’idea di campagna. L’evoluzione delle città è un segno del loro essere un organismo vivente e in salute. Nessuna porzione di questa città è progettata in modo normale. Ogni progetto vive dei propri meriti. Una volta adottati i masterplan tendono a soffocare il futuro di un luogo, portando, in ultimo, alla riduzione dei livelli di creatività. Le città in rapida espansione, come quelle cinesi, sono centralizzate che, inevitabilmente quando si parla di 20 e più milioni di abitanti, porta a un senso di esclusione. In Canada, come detto in precedenza, Toronto sta ora costruendo la storia che non ha mai avuto. E’ stato costruito molto in breve tempo. La città è riuscita a costruire edifici e non architetture a parte le due notevoli eccezioni del Palazzo Comunale e del complesso di uffici Mies van der Rohe. L’economia non aiuta a creare un luogo più di quanto lo faccia la teoria urbana. Lo sviluppo del watefront è stato sin qui un disastro. Non c’è nulla che colleghi il lago alla città ed è fallito clamorosamente il tentativo di rendere la riva sud una destinazione appetibile. E’ stata pianificata ma non si è sviluppata.

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attuale è di costruire enormi mega quartieri per rinvigorirle. Molto spesso, quando questi vengono costruite ai limiti della città, come Donau City a Vienna, la totale assenza di storia li rende difficili da accettare per la gente. Questi luoghi non hanno la credibilità della longevità. La lezione da trarre è di integrare il nuovo col vecchio, ma è difficile per Vienna. Luoghi come Rotterdam sono stati in qualche modo fortunati a essere stati bombardati durante la guerra, poiché il rinnovamento e la reinvenzione sono divenuti una necessità. Londra ha sofferto gravi bombardamenti me molta della ricostruzione è stata negativa. Oggi, l’area di Elephant and Castle sta avviando un cambiamento perché la qualità di ciò che era stato costruito non era accettabile anche se realizzato con le migliori intenzioni. Attualmente, faccio parte di un gruppo che sta preparando una proposta per quest’area. Quale è l’approccio per la rigenerazione

Alla fine, lo sviluppo dell’OCAD, tra breve seguito dalla Art Gallery of Ontario di Gehry e dal Royal Ontario Museum di Libeskind, sta svegliando la città. Il processo seguito per l’OCAD ha provato, al di là di ogni dubbio, che gli abitanti di Toronto non sono degli ottusi matusa conservatori bensì sono vivi, aperti alla sorpresa, e con aspirazioni. I miei altri progetti sono la West Queen West Gallery, inizialmente un centro commerciale, i nuovi studi cinematografici e televisivi, chiamati Filmport e da realizzare nella vecchia area industriale del porto, e alcuni condomini nella parte occidentale della città. Tutti questi progetti sono frutto dell’idea che l’architettura possa arricchire la città a beneficio di tutti. In questo caso particolare, la città sta evolvendo come una serie di punti che alla fine ridefiniscono sia l’estensione del centro sia la sua esperienza. Toronto non è mai stata una città turistica, ma oggi sta diventando una destinazio-

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di una grande area quando non c’è il tempo e l’incarico, al momento, per avviare il tipo di processo descritto in precedenza? Sto lavorando con David Marks di Marks Barfield e con Keith Priest di Fletcher Priest. Sappiamo che ci sarà un significativo aumento di densità e di diversità. Il meglio che possiamo sperare è di sviluppare una strategia flessibile capace di adattarsi e trasformarsi in risposta alle prossime informazioni, ai segnali evolutivi e ai desideri che si vengano scoprendo. Il desiderio è uno dei punti più importanti. E’ possibile immaginare un luogo che attiri la gente per la qualità e la varietà dei suoi spazi e forme? Credo di sì, ma non c’è una scienza che governi tale ambizione. E’ qui che la progettazione urbana diviene ciò che io chiamo grande architettura. Le stesse sensazioni valgono per la creazione di parti di città e per la concezione di un edificio. In mancanza di un gruppo di pubblico disponibile, l’intera squadra di progetto è usata come surrogato degli abitanti. A tutti viene chiesto di collaborare a un quadro in cui esprimono i propri desideri. Questa stratificazione successiva di desideri viene poi razionalizzata e ulteriormente sviluppata dal gruppo. Il lavoro è ancora in svolgimento e non ci sono al momento i risultati, ma l’emergere di un territorio occupato da oggetti mi interessa poiché agisce come contrappunto alla parte più densa dell’area. La capacità di immaginare possibilità è una parte vitale del processo e non deve mai fermarsi con l’avanzare del progetto. Alla fine, si formerà un miscuglio di materiale che magari non avrà radici ma offrirà varietà, valore e un senso di identità molto forte. Il tema dell’origine delle cose e del loro cambiamento è fondamentale. Chiaramente, se il cambiamento è un ingrediente molto importante, l’applicazione di modelli conosciuti non è adatta. Suppongo ci sia un’altra strategia, che è di costruire sempre per un massimo di 30/40 anni. Non è il metodo ambientalmente più responsabile e ci nega la possibilità di avere edifici adattabili e un senso genuino di evoluzione, cambiamento e storia. L’individualità, altro importante ingrediente, può derivare solo da un senso di curiosità basato sul progetto e non sulla teoria. Se ciò è vero, e le città del “vecchio mondo” sopravvivranno solo grazie alla loro sensualità, possiamo imparare molto dagli artisti e dall’arte. La chiesa creata dall’artista Wotruba alla periferia di Vienna è stata fatta nel 1963. E’ un’opera affascinante che sembra essere al di là dello stile e della moda architettonica generali dell’epoca. In altre parole, deriva da qualcosa d’altro. Wotruba era sempre interessato dalla matematica sebbene io non sappia se questo ha influenzato il progetto della chiesa. Mi interessa che le pesanti forme di cemento e le semplici lastre di vetro, che non sembrano proprio appartenere a quel luogo, potrebbero far parte di una serie di progetti nuovi. La totalità è al di là di qualsiasi discussione estetica, semplicemente esiste. La sua potenza deriva da un presenza fortissima, che è una delle prove di qualsiasi opera d’arte e architettonica o, in effetti, di ogni città. Il disegno di Philippe Guston per un monumento rappresenta un altro artista che inclina verso un pezzo di architettura. Ciò che mi piace del disegno è che non c’è timore derivante dalle considerazioni su quella terribile combinazione di parole che è “miglior pratica”. La nozione di bruttezza non è contemplata, poi-

13: Westside Condo a Toronto/Westside Condo in Toronto. 14: Il team di progetto per la rigenerazione dell’area di Elephant Castel a Londra durante una fase di lavoro/The design team for regenerating the Elephant Castle area in London during a stage in the operations. 15: La chiesa realizzata dall’artista Wotruba alla periferia di Vienna/The church designed by the artist Wotruba in the suburbs of Vienna.

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ché il tutto è guidato da un’energia che, se l’opera fosse una proposta, darebbe piacere a tutti. Non importa che non sia stato classificato come pezzo di architettura. Oggi la “polizia dello stile” ha vita dura. Personalmente ho sempre trovato difficili le opere architettoniche di Hundertwasser. Mi affascina però quanto siano popolari. La gente cerca le sue opere e ne gode. E’ un’ulteriore prova dell’inappropriatezza del dibattito architettonico che tende a restringere le scelte. Lo status di architetto come artista, che è comunque raro, tende a catturare l’immaginazione della gente. In altre parole, si può affermare che la pratica dell’artista abbia una rilevanza maggiore nella società di quella dell’architetto? Occasionalmente ho dato ai miei studenti della TU di Vienna un esercizio da fare in un giorno, in cui veniva loro dato un grande foglio di ottima carta (2x1,5 m) su cui dovevano disegnare o dipingere il più brutto edificio che riuscivano a immaginare. Invariabilmente, dopo 5 o 6 ore i lavori completati mostravano il miglior lavoro che avessero mai fatto. A volte erano anche belli. Una volta rimossa la loro percezione dei limiti accademici, sono liberi di esplorare altre cose. Spesso, queste cose sono fino ad allora sconosciute. “Vedere è dimenticare i nomi delle cose che si vedono” è il titolo di una biografia dell’artista americano Robert Irwin. Questo riferimento a un livello di visione che va oltre la condizione del linguaggio del mondo che osserviamo è fondamentale per la pratica che sto difendendo. L’idea di spiegare ogni sfumatura, che è spesso richiesta all’architetto, suggerisce una mancanza di fiducia nel nostro lavoro e anche l’idea che ogni cosa che facciamo deve essere logica. Spesso, le cose migliori non si affidano al linguaggio. L’opera di Irwin è spesso generata dall’essere richiesta per rispondere a necessità altrui. Spesso tali necessità sono mal definite. Ha abbandonato un’opera basata su uno studio per ispirarsi nel mondo e non nella galleria. Molto del suo lavoro si basa sull’osservazione e sul consentire ad altri di usare i propri occhi in modi diversi. L’esperienza visiva, come fenomeno fisico, non è inclusa nella pratica degli architetti perché non può essere valutata. Trovo ironico che molti artisti siano più interessati a lavorare nella società quando invece molti architetti cercano di trattare con la “galleria” e di produrre opere che possano starci dentro. In altre parole, l’architetto vuole rimuovere se stesso dalla società, che, in parte, lo ha già rifiutato. Irwin è un riferimento molto importante per gli architetti. Ho fatto conoscere la sua opera a Cedric Price e, sebbene non possa provarlo, ritengo che la leggerezza di tocco di Cedric in molti dei suoi lavori più recenti sia dovuta a questo. Cedric ha reso consapevole il mondo dell’architettura circa della propria importanza e debolezza. Purtroppo ora che è morto, questo è andato perso. Il lavoro sulle città, secondo me, non è diverso da quello su un piccolo edificio o anche su un disegno. Dobbiamo dimenticare i titoli e le etichette perché tendono a determinare il comportamento sia dell’architetto sia, alla fine, del pubblico. Nel contesto della città non dobbiamo usare parole come Strada, Piazza, Boulevard, Square, Avenue. Questi termini appartengono alla condizione urbana tradizionale e forse oggi non sono più appropriate. Secondo me, il progetto deriva da qualche altra parte. Il mio lavoro con l’artista Bruce McLean, basato su un’amicizia che dura da 25 anni, è una delle attività che nutrono il campo delle

possibilità. Parte di questo lavoro è fatto nell’isola di Menorca. Il tempo trascorso nella fattoria (studio) è puro piacere e relativo a niente. Risponde al tempo, ai materiali disponibili e al clima. E’ un periodo di gioco strutturato con poche e semplici regole. Si lavora dalle 7.30 alle 10.30, poi si fa colazione. La seconda sessione, all’ora del gin tonic, inizia alle 5.300 del pomeriggio e prosegue fino alle 7.30, seguita dall’aperitivo e dalla cena. Il lavoro non deve essere l’idea di nessuno e la proprietà è condivisa. La cosa più importante è che è un periodo di gioco. L’idea di giocare col fine di scoprire una nuova situazione tristemente non è spesso messa in pratica dagli architetti. Ogni incarico di progetto è un tempo per la ricerca. Purtroppo di solito non c’è tempo. I lavori di Alsop/McLean si nutrono direttamente dei nostri lavori individuali come artisti, per esempio, gli elementi di ombra del Goldsmith College provengono direttamente dai “Platform Works”. Le nozioni circa il concetto di “Casa Ideale” sono emerse da una serie scritti che tra le altre cose sottolineavano “l’imperfezione” come un costituente importante del confort. Altre sessioni menorchine non hanno, per ora, dato frutti diretti, ma come il nostro comune amico, il critico Mel Gooding, afferma “Niente è perduto”. L’atto di disegnare, dipingere e parlare è un contrappunto importante al lavoro dei seminari col pubblico generico. Entrambi cercano di dissotterrare ciò che non si conosce. E’ un fattore che favorisce il cambiamento. A tal fine non parlo di progettare cose ma di scoprire cosa esse vogliono essere. Questo viaggio di scoperta è talvolta solitario, ma spesso è condiviso con molti altri. La diversità delle persone è una riflessione su ciò che è la società. Continuiamo a provarci. Inigo Jones, il grande architetto inglese del XVI secolo, non ha sempre goduto del credito che meritava. Lui riuscì a vedere oltre i limiti del Palladianesimo, verso una nuova libertà. I suoi committenti, amici e colleghi godevano del sostegno della Nobiltà che era, per nascita, Realista. Quando andarono al potere i Parlamentari, dopo la guerra civile, venne fuori una nuova austerità che condannò il suo lavoro come irrilevante, finché Hawksmoor e poi Soane lo riscoprirono e lo usarono con grande profitto. Jones morì subito dopo. Oggi, troviamo “parlamentari” ovunque, ma “Niente è perduto”. LA NUOVA CITTA’ NON DEVE INSEGNARE ALLA GENTE A VIVERE UNA NUOVA BANALITA’. William Alsop

Rendering del progetto per New Islington. Renderings for the New Islington project.

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16: Goldsmith College a Londra/Goldsmith College in London. 17, 18: William Alsop e Bruce McLean al lavoro nell’isola di Menorca/William Alsop and Bruce McLean at work on the island of Menorca.

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19: Rendering della Edmonton Art Gallery/Rendering of Edmonton Art Gallery. 20: Il Dipartimento di Danza alla Biennale di Valencia/The Dance Department at Valencia Biennial.

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he City should not be designed. In recent years we have witnessed an emerging unholy interest in “designing” large pieces of our urban fabric. I think this is not the way towards making a City that sustains a vibrant and creative community. The most interesting Cities possess an ambience that attracts people. This sensorial delight is often generated by problems created by history which lay beyond the imagination of the urbanist, planner, politician or architect - it happens. The ideal City will always lie beyond the possibilities of realisation by design. Berlin, before the wall came down, was a contained Island under enormous threat of losing its treasured democracy. This threat gave an edge that stimulated a high level of creativity and a sense of abandonment that meant anything could happen. Ironically it attracted many urbanists to think of an order that might be imposed on such a land locked place. The City became a test bed of thought from Krier to Rowe and many others. These unrealised projects gave it a vibrancy and a creativity that many realised projects tend to destroy. Montreal today is not the economic driver for Canada that it was since the French Separatist movement became vocal and scared the business community off to Toronto. The residue of the population today enjoy a useful uncertainty as to the meaning of the City. Its inner City industrial areas are busy becoming loft conversions, which in itself is not desperately interesting until you realise that they are being bought by New Yorkers as weekend retreats. The idea of weekending in a City and not country living is new. It is certainly cheaper to travel one hour to North America’s retreat equivalent of France without jet lag. It is appealing. The rise of Cirque du Soleil as a major employer in the City probably lies in the fact that real estate is cheap so therefore they could and the quality of the food is good. The City as a planned entity is ragged, unfinished and most certainly does not conform to maxims of the urban designer. The resultant chaos gives an excitement to the City, which could easily have been destroyed resulting in sanitisation such as we find in Singapore. As with Berlin there has been much urban thinking and many projects around the City which have not been realised, giving further evidence to the power of debate as a catalyst for success. A City that does not talk about itself is like a person who only ever wears one set of clothes; eventually they wear out and lose their gloss. For a long time the physical idea of the City was determined by the city planner and the city architect. Today these two figures have diminished in status as the local politician has taken a keener interest. The intervention of the layman over the expert is not always the most desirable, but in spite of this, the principle of broadening the debate to the public is interesting. On the downside the view of the politician is presumptive, thinking that their own taste and analysis represents their constituents; it rarely does. At this time we confront a clear understanding that architectural and urban theory has not resulted in sustainable or socially acceptable realities. The Western countries are littered with examples of abject failure resulting in social exclusion and feelings of hopelessness, which remain largely invisible to the relatively wealthier sections of the community. Some of the built edifices remain of interest only to architects. In the case of Park Hill in Sheffield it is now a protected building, a nonsense when it should clearly be knocked down. This gives credence to my thesis that the debate is more valid and certainly safer than the reality which only rears the question who is a part of the debate? Answer: Everyone. Today there is no predominant architectural style, methodology or set of manners. This is surely highly liberating and hardly surprising. We find the same condition in music, dance and literature, why should architecture be any different? We have evolved into a multi focus cultural entity where diversity is something to be celebrated and above all enjoyed. If this is true the process to be engaged in must be inclusive. Who is a part of the debate? Answer: All. Sadly other architects are often the main protectors of theory, method and stylisation. How do we engage with the Public?

I do not wish to make rules; all I can do is to discuss the experience of my practice. “The Public” a community Arts project in West Bromwich, part of the Birmingham Conurbation was born out of a group of artists called Jubilee Arts who started in 1977. They operated on a local and regional basis. Under the leadership of Sylvia King they not only grew in their relevance but also in their ambition. I became involved in 1997 when I won the opportunity to be appointed as their architect. I observed that this was a special place of opportunity. Not only did the project possess the opportunity to act as a catalyst for the regeneration of the town, which after severe bomb damage in World War 2 had only received the rather suspect attentions of the traffic engineer in the 1960s. The word precinct comes to mind. I observed that the artists involved in the project were very special. On one hand they were talking to people that should have been talking to doctors, who felt more comfortable, but they also felt like second class artists because they were labelled “community artists” which are often regarded by the “Art World” as Kaftan wearing “do gooders” who are not real members of their rather select world. It made me understand that when observing the world of the ‘museum of art’ and putting oneself in the position of a curator with a purchasing budget, what would I be buying in 15-20 years time, when all my conversations with younger artists lead me to believe that their gallery is the world and not a built edifice. They want to engage with the world - not the curator - therefore the people in West Bromwich are operating at the forefront of art practice, not as some tolerated appendage to a main event. This is a question I asked in my proposals for Edmonton Art Gallery as well as the Valencia Biennale. In this aspect the project posed the question of appropriate process and engagement in order to discover a building type which formerly did not exist. A building

imagined without employing a broadening process. I sometimes compare these sessions with the so called “workshop” sessions in Berlin for Potsdammer/Leipzigger Platz where there were long drawn out debates, but no images. Everyone managed to talk themselves into a verbal preference based on an imagination of a vision that was not shared. We work with experiences and drawings and models, articulate the vision and the possible. The Medical research laboratories for the Queen Mary College in London also started its existence as a series of working sessions with the scientists, administrators and clinicians. I have observed that scientists and artists are amongst the most unimaginative sections of our society when it comes to architecture and the built environment. It is as though because they themselves are working on the edge of

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to facilitate a range of activities, some unknown; a building to act as a symbol and most importantly a building that the whole community could own. How do you do that? We gathered together a number of different groups for workshops. The rules are simple. It is explained that the purpose is to discover a project and not to design it. This is in fact a common part of my own practice as if there is no predominant style, methods or procedure it is impossible to design in the “Prima Donna” sense; I can only lay myself open to suggestions. The groups of the public represent the old, young, politician, business people etc and they were asked to write a description of a morning day or evening to be spent in the building in 10-15 years time. They are projecting themselves into the future and describing something based on experience, which is the essence of the exercise. A building without experience is not architecture. The participants read their words to the group. The display of themselves to each other is a very important part of the process. After some comment and wine they are asked to draw their descriptions. The drawings are gathered up by me and taken away to the studio to examine and absorb. After repeating the exercise numerous times I will work on a synthesis of the sessions and present this back to the groups as a “sacrificial” proposal. This will illicit a further response which clarifies and revises the vision. The emergence of a proposal is very exciting and the result belongs to all. I used exactly the same process for OCAD in Toronto which resulted in a building that I or indeed no one else could not have

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existing realities that they look for stability in the environment they occupy. The work on the project resulted in the group originally describing and drawing the building they currently occupied, but when asked if they enjoyed their existing premises they said no. After a number of sessions they began to draw gardens and eventually agreed that a garden of delights would be a place that they might enjoy working in. Gardens contain sequences of spaces on the same plain. This seemed to be a good model for a research based institution as it would facilitate the opportunity of chance meetings and conversations between the staff that might lead to some breakthrough in their work. As a result the laboratories are all on one level with the write up areas in visual contact with the lab. Floating over this ‘garden’ are a number of forms (clouds) that contain seminar/meeting functions as well as one for school children to visit to have an interpretation of what goes on in this type of building. Nothing is behind closed doors. The building occupies a part of the London Hospital Campus. I particularly like this hospital as members of the general public does not perceive an edge to it. A simple dress shop or hairdresser is neighbour to a small dept of the hospital. As one proceeds further one realises you are in a major medical facility. The whole is integrated into the fabric of the city. The idea of not being able to readily identify major institutions in our cities is key to producing urban situations that seem natural and possess an edginess which give life a sense of belonging. My Queen Mary’s building contains a new public space between its two halves served by a café. ALL IS WELL WITH THE WORLD. The individual building and its roots are important, but similar principals apply to the city. The city could be moulded around a collective imagination. Above all other aspects of working at this larger scale I have discovered that people desire a sense of identity more than anything else. Conversely the biggest threat to the future of a place is lack of aspiration. Our work as architects is to initially design a conversation. I should add that this applies to existing urban settlements as opposed to the creation of New Towns which pose a completely different approach. In the area of Western Europe there are many examples of cities built on the back of the industrial revolution which are now in a Post Industrial mode. Barnsley is such a place. It is near the motorways M62 and M1 amidst a plethora of other towns and cities which together make a conurbation of approx. 15 million people. 800 years ago it was a market town for the surrounding agriculture. It sat on rich coal seams which pro-

21: Una fase del workshop per il progetto C_Plex/A stage in the workshop for the C Plex project. 22: Uno dei modelli proposti per il progetto C_Plex/One of the models designed for the C Plex project. 23: L’OCAD di Toronto/The OCAD in Toronto. 24: Modello di Potsdammer/Leipziger Platz a Berlino Model of Potsdammer/Leipziger Platz in Berlin.

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duced cheap fuel to ignite the burst of steel, textile and other industries in the 19th Century. Mrs. Thatcher stopped all that in 1986 when the last pit was closed. The town mourned this loss for 15 years. This place, with a fine town hall sitting on a hill, could not see itself or indeed a future. There is a beautiful light in this area of Northern England. When I started “Free Parking” was the most popular request for inclusion. The work of the architect could initially be seen as a form of “Branding”. Although this term seems inappropriate when applied outside the world of marketing and promotion, it does possess the positive aspect which we might call “Brand loyalty” or in reality the idea of civic pride, a term often lost in rundown towns. Though using the workshop technique described earlier a discovery of a vision of what the place could be in 10,15 and 25 years was embarked upon. After 4 months this resulted in a film which was shown to 500 or so local people which characterised the place as a Tuscan Hill Town. This was not so much a reference to the visual aspects but more a reference to a pace of life, quality of food and level of street life. It is true that the desirable increase in central city living, to raise the existing central population of 2400 to 50,000, is housed in an inhabited wall around the centre with a park on top for post parandial ambulation. The vision is a shared vision, with deliberately challenging representations of the architecture. A challenge leading to debate is the very life blood of the community. This process led to the production of a framework plan for the town which has already resulted in an inward investment of a scale that can change the shape of the future. My job is finished in Barnsley. I worry that the excitement which filled the air for approximately 2 years might be watered down to more of the ordinary. The extraordinary is often underestimated in its value. All the work was based on 3 dimensional representations of the future. So often we see masterplanners simply laying down carpets of mundanity which simply provides newer versions of what they already know. Both Planners and politicians make a terrible assumption that the public only want the traditional or the ordinary. They have not tested out the people’s view, I have. My views on the openness of the public to a greater variety of architecture and urban vision is further supported by my experiences in Bradford, another North of England town which lies adjacent to Leeds. We know the public have an appetite for the new by looking at the numbers of people who flock to Bilbao for the Guggenheim or at a more local level, the Peckham Library in South London which attracts three times as many readers as it was designed for. In 25: Vista della Peckham Library a Londra/View of Peckham Library in London. 26: Il Cardiff Bay Visitors Centre/Cardiff Bay Visitors Centre. 27: Rendering del progetto per Bradford Beach/Rendering of the project for Bradford Beach. 28: Rendering della proposta per l’area di New Islington/ Rendering of the project for the New Islington area. 25

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1989 even my small Cardiff Bay Visitors Centre attracted 1000’s of people. The Hotel Du Department in Marseille, not built as a public attraction resulted in many hundreds of thousands of visitors. In Bradford we discovered there were too many roads and too many bad buildings from the 60’s and 70’s which obscured the appreciation of an extraordinary stock of fine Victorian and Edwardian buildings. On this occasion instead of concentrating a greater number of people into the centre, the desire became apparent to open up the centre and create views by demolition. Allow some of the countryside to creep into the middle, create a focus in the centre which is a lake, which reflects the fine buildings within it and create new sites for some good quality new building. Again we find desire by the people to live in a city that is unique. This concept is explored through spatial experience, almost verging on the picturesque. Always the conversation dwells upon time spent in such a place. In this way there is a link between behaviour, not function, and the future reality. Behaviour is at the root of the process. Included are places to sit and do nothing. Doing nothing is a vastly underestimated pastime which is completely at the opposite end of the spectrum to our increasingly privatised public space which assumes that we have to be doing something all the time, because if we are active we have to pay for it, that is how the view is financed. Bradford will be able to offer a place to people because they want it, not merely because they can afford it. On the Western side of the Pennines lies Manchester, yet another city that was given life by the Industrial Revolution. This city of the blue collar and Manchester Guardian Newspaper had wealth, neglect and re birth. The regeneration has in part been due to the Public money and Government incentives, but not the least reason was the spirit of the people who woke up to the fact that their city could become a vital place again and that they had a role to play. This was given further fuel by the leaders of the council and the senior officers shaping a common objective and goal. I have been working for Urban Splash, a company that gives a new face to property redevelopment in their attitude towards understanding that the average person wants something new, light, warm and different. Our task was to redevelop an area on the inner East side called New Islington and to re-house the existing residents who lived in dull 1960’s “estate” housing and build a new quarter to provide 1500 new homes and other facilities. The 1960’s houses were built when to build was to merely provide a place to live and although the original designers had a commendable social attitude they lacked one vital ingredient which is imagination. To knock people’s homes down and re-house them with increased density is not easy. They are naturally suspicious, particularly if the architect is from the South. Workshops, visits, parties were all used to

stimulate a sense of engagement, which eventually would give a common sense of ownership of the future. The project went through identification of vision to masterplan to the design of buildings. A great deal of importance was placed on sitting facing South by water. A new East West canal has been constructed together with wetlands to provide a view. Apart from Alsop which is building some of the new buildings other architects have been selected to build out parts of the whole. Notably they have just completed some of the houses for the local residents. The variety of architects gives credence to the idea that diversity of design is one of the essential elements in creating cities. There will be a mix of residents between the relatively wealthy to lower income earners. The mix of people with the mix of style gives an edge. One of the greatest threats to the urban condition is having an architectural idea. The 20th Century suffered from too much theory based on an architectural debate and not the utilisation of peoples own imagination. Although it is too early to say, I believe that the New Islington project will be an exemplar regeneration project because it manages to take people beyond what is commonly assumed they want. The danger of committees once they are established is that they quickly create their own fixed values which makes it difficult to adopt change readily. In New Islington in 50 years time I am sure that they will have absorbed new buildings and ways of living as well as adapting the buildings which are currently under construction to new uses and functions. The buildings are not straight jackets, they are there for delight. Recently I have been working with long term prisoners to explore possible new models for prisons. In the particular prison I visited there is no architecture. Within the perimeter wall there is a collection of buildings which house 400 prisoners. The edifices could be excused by suggesting that they are highly functional and that is all that is required of a prison, yet we find that they are not particularly practical and do not function well. The individuals cell is tiny and considering the occupants spend 12 hours a day locked into them they should be more humane. Can you imagine lying on a bed, which is shorter than average, looking at a WC and wash basin with one small window that does not open properly, glazed in polycarbonate which has been sandblasted rendering it translucent rather than transparent? Unwittingly, the ‘cell’ and its revolting condition has become a part of the punishment. We must remember that prison is the punishment and not the conditions and treatment there in. The cells are grouped in blocks of approx. 100 with associated areas within (associated areas are really recreation and mixing space). These spaces contain table tennis, pool table, table football etc as well as an ironing board. This is an area which tends to be noisy and therefore a source of intense irritation to those who wish to be quiet. A lack of tables means that when the food arrives, on heated trolleys from what can a long distance, it has to be eaten sitting on the bed from the knee thus avoiding any social or civilized conversation whilst dining. All this with no view. The grounds have no trees except for an area that the prisoners never see let alone enjoy. I could expand on the awfulness of the situation but I won’t except to say that the work programmes are boring and the pay is bad. The frightening element is that when the prisoners were invited to draw a better prison from their perspective, they drew the prison they were in. They had become institutionalised. Slowly through drawing and discussion a few new horizons began to emerge. What if the blocks of cells were smaller? How small? Say units of 12 cells per block. Perhaps in such relatively small numbers they could have their own sitting room with cooking and dining facilities. Perhaps recreation would take place in a ‘club’ as opposed to spaces immediately outside their cell which gives noise pollution and is a constant source of irritation. Why not more useful work that could lead to a qualification? Horticulture and growing food would be good examples. Longer term prisoners showed a great interest in watching things grow and tending to plants. This would aid an awareness of the seasons so that time is demonstrable in their environment. Eating together around a table promotes a sense of social

behaviour. The provision of sharing facilities with the surrounding community would allow a sense of inter-connection with the wider world. All of these things and more would give a much greater degree of re-integration with the world when the time comes. Rehabilitation should start on day one of the sentence. Time is felt more vividly in this environment than almost anywhere else. 18 years incarceration can ensue from a reckless 5 minute period. To dwell upon these contrasts is a major source of 29: Modello del progetto per la ridefinizione di uno spazio carcerario/ Model of the project to redesign a prison facility.

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concern. The prison should have the possibility to allow a future to be constructed while a past is laid to rest. Architecture has a role to play. These prisoners are always at “home” although in their dreams they are somewhere else in their memory. From the workshop process I was very interested to find that they did not like the idea of prison looking like a prison to the public who passed by. The concept of buildings having to look like what they are, which is an historic or cultural millstone round our necks, can be disposed of today as there is no predominant style or methodology. The architecture must come from somewhere else. Where? Answer: From the act of discovering in collaboration with all the interested parties. This selection of projects I hope serves to illustrate an approach to addressing the void of uncertainty within a very pluralistic architectural world. I believe that without a change in the behaviour of the architect that the whole subject area will become too remote and therefore irrelevant. This is particularly true when we return to the subject of cities. We all know that for the first time in history more of the worlds population is living in cities than not. In reality I think the true condition in Western Europe and North America is that we live in urban situations that for many people are not truly what the architect or urbanist would call Urban. There are large areas of land between towns and cities which are inhabited. These areas that represent a 20th Century model and it is timely now to consider another model for the 21st Century. There has long been a debate regarding decentralisation versus centralization or intensification. We know that with reference to urban intensification there are many key workers who cannot afford to live in the city and as a result are forced to live outside which involves a costly and time consuming travel to their place of employment, learning or playing. These people feel disenfranchised and as such take little interest in the urban environment. Their involvement and identification with the housing estate they live on leads to a narrow outlook on society and a resistance to change. Openness to change is a vital consideration in our thinking on how we live. As already mentioned to feel part of the debate about shaping our environment is 70% of the battle. A sense of a future with an enquiring mind is vital because the alternative leads to a flat conformist society with no sense of culture. The dense Urban centre is important as a focus. The argument against decentralisation is often aimed at the amount of land it eats up which becomes an issue in smaller countries with high populations. Although we must remember that only 14% of the land area of the UK is built upon. I think the main issue is the lack of identity related to the reality of Urban Sprawl. The idea of the city itself due to better infrastructure and communication is such that the whole of a small country can be 216 l’ARCA 39


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30: Una fase delle riprese video per la messa a punta del progetto Supercities/A stage in the shooting of a video to develop the Supercities project. 31: Il workshop per il progetto Supercities/The workshop for the Supercities project. 32, 33: Rendering di due elementi proposti per Supercities/ Rendering of two elements designed for Supercities.

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considered a single city organism. Today the place where people live is their anchor; where they work is less certain. I think it would be true to say that we must look to create multiple centres and decentralise working, learning and playing opportunities to these centres, some of which could be relatively small i.e. 5-8000 people. The exhibition and publication SuperCity followed 3 national TV programmes exploring the concept of linear cities along 3 highways. I maintain that these routes already represent Cities, as the people that live in the town and cities alongside them already use the various settlements as one anyway. No more is this truer than along the M62 which links Liverpool to Hull. In both Lancashire and South Yorkshire there are a myriad of urban centres. Today each of them is charged by central government to build thousands of new houses. This is partly due to the replacement of worn out buildings but more importantly it reflects the need for different provisions to suit the new demographics. Many more elderly people as well as single parents, gay couples or simply single occupancy. This need is also reflected in the 3rd generation immigrant ethnic communities whose parents tended to live in ghettos and very crowded conditions. The offspring are more integrated into the society and wish to have their own accommodation. The danger is that each existing town will simply build 20th Century housing estates on the green field sites around it thereby increasing the footprint. The exhibition explored a two pronged attack. The first is to intensify the centre of existing settlements, (e.g. Barnsley with 2400 people in the centre) to increase vibrancy, edge and reduce travel distances. The second is to build new Urban centres in the countryside in between. These new places would be 5-10,000 people each and would be architecturally challenging and allow each person to wake up to a view over beautiful countryside. Views are vastly underestimated givers of physical health. I propose that some of these new ‘villages’ could be in a single building, barely touching the ground. The Motorway itself would be for buses and freight only but would require a number of new service areas which should raise themselves above the low level mundanity of the ones we know today. They should be meeting places, hairdressers, centres of culture and good eating. There would also be large multilevel car parks for park and ride facilities. These would be urban centres without the living. They become hot spots serving the whole of the linear city, which could also contain centres of excellence for schools. Movement within the SuperCity is an important element. It can be achieved easily, cheaply and with a minimum of pollution. The advantage of the linear is that no one is very far from open countryside for picnics. Food production becomes urban based and not condemned to the idea of the Rural. The evolution of cities is a sign of it being a living organism, which is healthy. No part of this city is masterplanned in the normal way. Each project would exist on its own merits. Masterplans once they are adopted tend to stifle the future of the location, leading ultimately to a reduction in levels of creativity. Rapidly expanding cities such as we find in China are centralised which inevitably when talking of 20 million inhabitants leads to a feeling of exclusion around its edges. In Canada the city of Toronto is now building the history it never had. Montreal was traditionally the major centre of the economy and culture until the French separatists became more militant

which resulted in the major businesses relocating to Toronto as a safe haven. Much was built in a very short period of time. The city managed to build buildings and not architecture with the two notable exceptions of the city hall and the Mies Van de Rohe office complex. Economy in itself does not make a place anymore than the application of Urban theory. The development of the water front to date has been disastrous. There is nothing to connect the city to the lake and it has singularly failed to make a south facing water edge into a destination. It was planned and not evolved. At last the development of OCAD shortly to be followed by Gehry’s Art Gallery of Ontario and Libeskind’s Royal Ontario Museum is waking up the city. The OCAD process proved, beyond a shadow of a doubt that the people of Toronto are not conservative fuddy duddies but alive, aspirational and open to surprise and delight. The other projects of mine on line are West Queen West Gallery initially a sales centre, the new Film and TV studios, called Filmport to be built in the portlands former industry and harbour facilities and some condominiums in the West of the city. All these projects result from the idea that architecture can enrich the city for the benefit of all. In this particular case the city is evolving as a series of points which ultimately redefines both the extent of the centre as well as the experience of it. Toronto has never really been a tourist city, but today it is emerging as a destination. One benefit is that the quality of the food has improved. Not all cities redefine themselves in this way. In London for example the evolution is tending to occur in 3 or 4 large areas. The Lee Valley in the east, supported by it being the site of the 2012 Olympics as well as a major stop on the Channel Tunnel Rail Link, Kings Cross a major rail terminal, also supported by the Channel Tunnel link, Canary Wharf which is almost built to capacity for the time being and Elephant and Castle in the centre, just South of the River Thames.

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The changes to these areas obviously reflect a shift in relevance to how the city is used and history condemning vast areas to the scrap heap. The London docks for example could never have maintained a leading position in the face of new larger ships. Redefinition and the flexibility to achieve it are vital to the vibrancy of any city. It is very difficult for cities with an excess of history which today has to be protected to be flexible. Vienna for example is a world heritage site as is Rome and Prague. Current practice is to build larger mega blocks to reinvigorate themselves. Very often when these are built on the edge of a city such as Donau city in Vienna, the very absence of history makes them difficult to be accepted by the public. These places do not have the credibility of any longevity. The lesson here is

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a building. In the absence of an available group of the public the whole team is utilised as surrogate inhabitants. They are each asked to work collaboratively on a painting where they are asked to express their desires. This accumulative layering of desires is then rationalised and further imagined by the group. The work is in progress and there is no result at present, but the emergence of a field occupied by objects is of interest to me, as this acts as a counterpoint to the denser part of the area. The imagining of possibilities is a vital part of the process and must never stop as the project goes forward. In the end a melange of material will form, that will deny its roots but will give variety, value and a very strong sense of identity. The question of where things come from and how things change is fundamental to practice. Clearly if change is a very important ingredient then the application of known models is not appropriate. I suppose there is another strategy, which is to always build for a maximum of 30/40 years. This in not the most environmentally responsible method and denies us the opportunity of adaptable buildings as well as a genuine sense of an evolving and changing future as well as history.

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34: Westside Sales Centre a Toronto/ Westside Sales Centre in Toronto. 35: Rendering del progetto Filmport a Toronto/Rendering of the Filmport project in Toronto. 36: Una fase del workshop per l’area di Elephant Castle a Londra/A stage in the workshop for the Elephant Castle area in London. 37: La chiesa realizzata dall’artista Wotruba alla periferia di Vienna/The church designed by the artist Wotruba in the suburbs of Vienna.

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to integrate the new with the old which would be difficult for Vienna. Places like Rotterdam were in one sense lucky to be severely bombed in the war, as renewal and re-invention became a necessity. London suffered severe bomb damage also and much of its repair was done badly. Today the Elephant and Castle is about to undergo change because the quality of what was built was below the acceptable even though it was done with the best of intentions. I am currently part of a group preparing a proposal for the Elephant and Castle area. How does one approach a large area of regeneration when there is no time or mandate, at present, to enter into the type of process that I have previously described? I am working with David Marks of Marks Barfield and Keith Priest of Fletcher Priest. We know that there will be a significant increase in density as well as diversity. The best we can hope for is to develop a strategy with flexibility that will be capable of adapting and transforming itself in response to further information, evolutionary caution and discovered desire. Desire is one of the most important points. Is it possible to imagine a place that will draw people towards it because of the quality and variety of spaces and forms? I believe it is, but there is no science that governs such an ambition. This is where masterplanning becomes what I call big architecture. The same sensibilities exist in the creation of parts of cities as they do in the conception of

Individuality, another important ingredient, can only come from a sense of enquiry that is project and not theory based. If this is true, and cities in the ‘old world’ will only survive due to their sensuality, we can learn a lot from artists and art practice. The church created by the artist Wotruba on the edge of Vienna was done in 1963. It is a compelling work which appears to be beyond the general architectural style or fashion of the period. In other words it comes from somewhere else. Wotruba was always interested in mathematics in his work although I do not know if this influenced his church project. It interests me that the heavy concrete forms and simple sheet of glass, that really does not want to be there at all, could belong to a current collection of new designs. The totality is beyond any aesthetic discussion, it simply exists. Its power is drawn from an enormous presence, which is one of the tests of any art or architectural work or indeed a city work. Philip Guston’s drawing for a monument is another artist veering towards a piece of architecture. What I like about the drawing is the fact there is no fear engendered by considerations of that terrible word combination “best practice”. The notion of ugliness is not on the agenda, as the whole is driven by an energy which, if the work was taken as propositional, it would give delight to all. The fact that, as a piece of architecture, it 216 l’ARCA 41


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could not be classified does not matter. Today the ‘style police’ have a problem. Personally I have always found the architectural works of Hundertwasser difficult. I am however fascinated that it is so popular with the public. They actively seek out his work and enjoy it. This is further evidence of the disconnect between architectural debate, which tends to narrow choice. The status of architect as artist, which although rare, tends to capture peoples imagination. In other words could we state that the practice of the artist has more relevance to society than architectural practice? I occasionally set a one day exercise for my students at the TU in Vienna where they are given a large piece of good quality paper (2m x 1.5m) where they are asked to draw or paint a picture of the ugliest building they can conceive. Invariably after 5 or 6 hours the completed works are suggestive of the best work they have done to date. It also happens to be beautiful. Once their perceptions of certain academic constraints are removed they are free to explore other things. Often these things are as yet, not known. “Seeing is forgetting the names of the things that you see” is the title of a biography of Robert Irwin the American artist. This reference to a level of vision which extends beyond the conditioning of language on the world we observe is fundamental to the nature of the practice I am advocating. The idea of explanations of every nuance, which is often required of the architect, suggests a lack of trust in our work, as well as the idea that everything we do must be logical. Often the best is not reliant on language. Irwin’s work is often generated by being asked to make a response to a request by others. Often this request is ill defined. He gave up a studio based work in order to deal with the world and not the gallery. Much of his work is based on seeing and allowing others to use their eyes in different ways. The visual experience, as a physical phenomenon, is not included in the architects practice because it cannot be assessed. As an aside I find it ironic that many artists are more interested in working within society at the same time that many architects are trying to deal with the gallery and produce work that can go inside it. In other words the architect is wilfully removing themselves from society, which, in part has already rejected them. Irwin is a very important reference for architects. I introduced Cedric Price to his work and although I cannot prove it, I like to feel that the lightness of Cedric’s touch in many of his

later works was due to this. Cedric offered a conscience to the architectural world regarding relevance and over indulgence, sadly, now that he is dead, this is lost. The work on cities, for me, is no different to the work on a small building or indeed a drawing. We need to forget titles and labels because they tend to determine the behaviour of both the architect and ultimately the public. In the context of the city we must not use words such as Street, Piazza, Boulevard, Avenue or Square. These are terms of the traditional urban condition and perhaps not appropriate for today. For me the work comes from somewhere else. My work with the artist Bruce McLean, which is based on a friendship of 25 years, is one of the activities that feeds the field of possibility. Some of this work is done on the island of Menorca. The time spent on the farm (studio) is pure luxury and apropos of nothing. It responds to time, available materials and the weather. It is a structured period of play where the rules are few and simple. Work starts at 7.30am to 10.30am followed by breakfast. Session 2, the gin and tonic period, starts at 5.30pm until 7.30pm followed by drinks and supper. The work must never be anyone’s idea and ownership is always shared. Most importantly it is a period of Play. The idea of playing in order to discover a new situation is sadly not often put into practice by architects. Each commissioned project is the time to investigate. Sadly usually there is no time. The Alsop/McLean works have fed through directly into our individual works as artists, for example, the shadow elements of Goldsmith College are there directly from the “Platform Works”. Notions around the concept of Ideal Home have emerged from a series of paper works which amongst other things underlined the “imperfect” as an important constituent part of comfort. Other Menorcan sessions have, as yet, not fed through directly, but as our mutual good friend the critic Mel Gooding states “Nothing is Lost”. The act of drawing, painting and talking is an important counterpoint to the work with the general public through workshops. They are both attempting to unearth what we do not know. It is a contributing factor to facilitate change. To this end I do not talk about designing things but about discovering what they want to be. This voyage of discovery is sometimes solitary but often shared with many others. The diversity of people is a reflection on what society is. Let us try and keep it that way. Inigo Jones the great 16th Century English architect has not always enjoyed the credit he deserves. He managed to see beyond the constraints of Palladianism towards a new freedom. His clients, friends and colleagues enjoyed the support of the Nobility which by birth were royalists. When the Parliamentarians came to power after the civil war a new austerity broke out which condemned his work to irrelevance until Hawksmoor and later Soane picked it up and made very effective use of it. Jones died soon after. Today we find new parliamentarians everywhere but “Nothing is Lost”. THE NEW CITY MUST NOT BREED PEOPLE TO LIVE A NEW BANALITY. William Alsop

Rendering del progetto per Elephant Castle a Londra. Renderings of the Elephant Castle project in London.

38: Philippe Guston, Disegno per un monumento/Philippe Guston, Design for a monument. 39: Will Alsop e Bruce McLean all’isola di Menorca/Will Alsop and Bruce McLean on the island of Menorca. 40: Alsop/McLean, Malagarba Shadoworks.

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Vasconi Associés Architectes

Sanità, cultura, terziario

Vasconi Associés Architectes

Three Winning Projects Credits Project: Vasconi Associés Architectes Structural Engineering: Jacobs, VP & Green Ingénierie Economist: LTA Client: Centre hospitalier de Valence

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uesti tre recenti concorsi vinti da Claude Vasconi sono tappe significative del suo percorso professionale. Una carriera, quella dell’architetto francese, ricca di realizzazioni in campi e tipologie diverse ma tutte accomunate da uno stile abbastanza inconfondibile in cui si coniugano la forza del gesto come segno di riconoscimento dell’intervento dell’uomo, l’attenzione alle nuove tecnologie e un uso ricercato dei materiali come affermazione della cultura contemporanea del progetto. In questi interventi, Claude Vasconi dimostra la padronanza di mezzi e tecniche espressive e gestionali per risolvere problematiche e temi inerenti a tre diversi settori d’intervento: sanità, cultura e terziario.

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hese three recent competitions won by Claude Vasconi are key steps in his professional career. This French architect has constructed all kinds of buildings in all kinds of settings, but they share the same unmistakable style combing the power of gesture as an identifying sign of human intervention, a focusing on technology, and elaborate use of materials in the name of cuttingedge contemporary design. In these projects, Claude Vasconi shows a mastery of stylistic-managerial means and techniques for solving problems and issues related to three different realms: health, culture, and the services industry.

Centro ospedaliero di Valence Hospital Centre in Valence Il nuovo centro ospedaliero di Valence nasce dalla ristrutturazione dei precedenti edifici. L’obiettivo è caratterizzare l’insieme con una nuova immagine che ne modifichi la percezione. Sfruttando l’unica area libera, viene progettato un nuovo edificio destinato al reparto di medicina e collegato con una passerella agli edifici esistenti. Il piano generale viene ripensato come un tessuto reticolare in cui tutte le unità sono tra loro collegate da un sistema di passerelle e di gallerie vetrate. Si genera così un organismo “perforato” che nella compattezza della struttura d’insieme offre la modularità necessaria a questo tipo di intervento. La sistemazione paesaggistica del sito e la creazione di nuovi giardini danno una nuova dinamica all’insieme con la possibilità di prospettive assai diversificate.

Roland Halbe

The new hospital Centre in Valence is the result of redeveloping old buildings. The aim is to give the entire complex a new image so that it is perceived differently. Taking advantage of the only free area, a new building has been designed for the medical department and connected by a walkway to the old buildings. The master plan is re-worked as a reticular fabric in which all the units are interconnected by a system of glass corridors and walkways. This creates a “perforated” organism, whose compact overall structure provides the modularity required of this kind of project. The site landscaping and creation of new gardens inject fresh dynamism into the whole, opening up a range of prospects.

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Vasconi Associés Architectes

Vasconi Associés Architectes

Mediateca e sala polivalente, Bandol Media Library and Multi-purpose Room, Bandol Il nuovo edificio che accoglie la mediateca, una sala polivalente e gli uffici del Comune si offre come momento aperto alla città, contribuendo all’animazione del centro. Una passerella vetrata fa da collegamento tra nuovo ed esistente, mentre ampie scalinate addossate alla facciata sud del vecchio municipio portano alla grande sala polivalente. Il vecchio municipio viene così integrato nel nuovo progetto con una funzione di accoglienza e di ingresso alla nuova mediateca. Un grande guscio in metallo, che fa propria l’atmosfera della città affacciata al mare attraverso il trattamento cromatico delle superfici, individua il nuovo edificio conferendogli il suo statuto contemporaneo di polo culturale pur rispettando gli allineamenti dell’antico tessuto cittadino. Quattro piani di parcheggi sotterranei, per un totale di 150 posti, sono raggiungibili da una rampa confinante con il vecchio municipio, mentre una rampa d’uscita permette di arrivare direttamente al porto. La sala polivalente ha una capacità di 550 posti, risolti da un sistema di gradinate retrattili che si chiudono sotto la regia e danno una maggiore flessibilità al tipo di fruizione e di utilizzo dell’ambiente. The new building, which holds the media-library, a multi-purpose room and city offices, opens up to the city, helping liven up the centre. A glass walkway connects the new to the old, while wide stairways set against the south façade of the old town hall lead through to the large multi-purpose room. In this way, the old town hall is integrated in the new project, serving as a reception and entrance to the new media-library. A large metal shell, which takes in the distinctive atmosphere of a seaside city through the colour scheme of the surfaces, marks the new building and gives it its modern-day status as a centre for the arts, while respecting the alignments of the old city fabric. Four stories of underground parking for a total of 150 spaces can be reached up a ramp bordering on the old town hall, while an exit ramp leads straight to the port. The 550-seat multi-purpose room features a system of retractable stands, which can be closed away to make the premises more flexible and adaptable to use.

Credits Project: Vasconi Associés Architectes Structural Engineering: Ingerop Méditérranée Audiovisual and Multimedia: Labeyrie et Associés, Client: Ville de Bandol

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Vasconi Associés Architectes

Dexia B.I.L., Luxembourg Il complesso del centro amministrativo Dexia-Bil a Esch-Belval è un’operazione ad ampio spettro che si articola in due momenti principali: il raggruppamento di un numero elevato di servizi fino a oggi dispersi in una ventina di edifici diversi; l’individuazione di un segno forte che, addossato alla frontiera francese, segnali la presenza di un polo terziario e amministrativo di primaria importanza. La Torre Dexia rappresenta l’elemento faro del progetto, un evidente segnale visuale che preannuncia l’avvenire di un esteso progetto di urbanizzazione. La torre si organizza attorno a un vasto atrio, cuore del progetto, che funge da spazio di distribuzione di tutti gli altri edifici che completeranno in fasi successive il complesso terziario, collegati da un sistema di aeree passerelle in vetro. Quattro livelli di infrastrutture faranno da complemento al progetto integrando i locali destinati alla logistica e i parcheggi destinati al personale. L’architettura completamente in acciaio disegna un contrasto marcato tra parti piene, realizzate in pannelli d’acciaio smaltato di una tonalità che tende al rosso scuro, e le facciate in vetro della torre, cristalline e completamente trasparenti. L’insieme offrirà un suggestivo panorama sulla valle del Gran Ducato e nel contempo si affermerà come il portale d’ingresso del Gran Ducato dal territorio francese. The Dexia-Bil administration centre complex in Esch-Belval is broad ranging project involving two key moments: the grouping together of a high number of services, until now spread over about twenty different buildings; the identifying of a powerful landmark, which marks the presence of a services-administration centre of primary importance near the French border. Dexia Tower is the project’s signature feature, a clear visual sign announcing the future of an extensive urbanisation project. The tower is set around a spacious lobby, the heart of the project, which acts as a distribution space for all the other buildings, which will complete the subsequent phases in the creation of this services complex, connected by a system of overhead glass walkways. Four levels of infrastructures will complete the project, integrating staff logistics and parking facilities. The all-steel architecture makes a marked contrast between the solid parts made of enamelled steel panels in shades tending towards dark red and the glass tower facades, which are totally transparent and glazed. The entire construction offers a striking view across the Grand Duchy’s main valley and, at the same time, will provide an entrance gate to the Grand Duchy from France.

Credits Project: Vasconi Associés Luxembourg Project Team: Claude Vasconi, Yves Lamblin, Jean Petit Architectes Facade Consultant: AMP Engineering: Energie & Environnement, Felgen & Associés, Goblet & Lavandier, HL Technik, Klaus Daniels, Jean Schmit Engineering, Simon & Christiansen et Bollinger Grohman, Luxplan, Halfkann + Kirchner Client: Dexia B.I.L.

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Eric Owen Moss

Un effetto provocato

Conjunctive Points Theater Complex, Culver City

I

l primo progetto di Eric Owen Moss per rivitalizzare Culver City, l’area industriale a sud-ovest di Los Angeles che negli ultimi anni sta vivendo una generale ristrutturazione, risale agli anni Novanta ed è proprio da allora che l’opera dell’architetto californiano si pone al centro dell’attenzione internazionale. All’epoca ambiente urbano dei più degradati, sede dell’industria leggera e dell’industria manifatturiera della difesa degli Stati Uniti d’America, Culver City ha subito un radicale intervento di pianificazione urbana da parte dello studio EOM che, foraggiato dagli investimenti d’imprenditori edili visionari come Samitaur Smith ha certamente contribuito, unitamente alla non indifferente posizione privilegiata dell’area, al suo successo. I vecchi magazzini industriali e le vecchie fabbriche hanno ceduto il posto ai nuovi complessi per uffici e abitazioni trasformando così la città di Culver in uno dei luoghi più attraenti per la new economy di Los Angeles, ricco di workshop di piccole case cinematografiche e di compagnie di produzione legate a Hollywood. Chiara impronta della metodologia progettuale di EOM, i diversi eventi architettonici si sovrappongono alle vecchie strutture e si susseguono insinuandosi tra le preesistenze, influenzando ciascuno con la propria forza estetica chiara e provocatoria l’intera e vasta area. Moltiplicando il loro effetto grazie a un ampio raggio d’azione, questi edifici ibridi dalle nuove funzioni contemporanee, divengono un vero e proprio modello innovativo di recupero urbano in cui il fine è quello di scuotere equilibri ormai sterili per ristabilirne di nuovi meno rigidi e dall’approccio radicalmente innovativo. Ogni edificio risulta così essere una vera e propria provocazione dove la complessità strutturale sembra descrivere un’instabilità in realtà solo apparente e allo stesso tempo il gioco delle geometrie, delle sovrapposizioni e delle relazioni continuative tra interno ed esterno, disorientano con una difficile comprensione degli spazi. Da queste complesse e sorprendenti sperimentazioni, in cui materiali e forme innescano un minuzioso e ricercato confronto dialettico con il contesto, diventa immediato comprendere come Philip Johnson abbia insignito Moss della carica di “gioielliere del junk space”. E’ sulla scia e nel contesto di questo fervido intervento che si colloca anche il recente progetto del Conjunctive Points Theater Complex, la cui imponenza impressiona con il suo prepotente emergere dal sito che

lo accoglie e sembra “contenerlo” a fatica. Indubbiamente una delle principali motivazioni di questo forte rapporto di proporzioni è da attribuire soprattutto alla necessità di ottimizzare il lotto di progetto a disposizione a fronte di un ragguardevole programma che interessa una superficie di circa 30.000 metri quadrati, mentre ulteriori 45.000 metri quadrati sono stati interrati per ospitare un parcheggio sotterraneo distribuito su cinque livelli. Raggiungendo un’altezza di circa 60 metri ed eludendo il confronto con i corpi di fabbrica circostanti, si viene a creare una tale difformità che lascia presagire il futuro sviluppo dell’intera area. Il volume dell’edificio si plasma in un complesso sviluppo geometrico, testimone della ricerca di Eric Owen Moss orientata verso l’esplorazione di geometrie sempre più articolate e delle relazioni connettive tra esterno e interno che ne derivano. Per accomodare le tre diverse tipologie di teatri richieste e avvantaggiarsi di una migliore vista della città, l’edificio si sviluppa verso est in verticale raggiungendo la sua altezza massima e ospitando ai piani superiori un “theater in the round ” di 750 posti, mentre ai piani inferiori ci sono foyer, ristorante e spazi commerciali, che a piano terra, insieme all’ampio atrio principale, si aprono a sud verso una piazza all’aperto. Dal lato opposto a ovest invece, il volume subisce una torsione di circa 90 gradi allo scopo di espandersi orizzontalmente anziché verticalmente per dare spazio al più grande dei teatri che con platea e balconata raggiunge una capacità totale di 1.650 posti. Un anfiteatro all’aperto confina con lo stage del

Rendering del Conjunctive Points Theater Complex a Culver City. Con un’altezza di circa 60 m ed eludendo il confronto con i corpi di fabbrica circostanti, si viene a creare una tale

difformità che lascia presagire il futuro sviluppo dell’intera area. Il volume dell’edificio si plasma in un complesso sviluppo geometrico, testimone della ricerca di Eric Owen Moss orientata verso

l’esplorazione di volumi dalle complesse geometrie e delle relazioni connettive tra esterno e interno che ne derivano.

teatro stesso avvantaggiandosi della possibilità di condividere e incrementare di fatto la sua funzione, mentre un terzo teatro, polivalente dalle dimensioni più ridotte, trova spazio nei piani superiori. Fulcro del progetto e corpo centrale dell’intera macchina scenica è il collegamento tra i due teatri principali posti agli estremi. Una rampa continua che segue la facciata vetrata costituisce il collegamento della circolazione pedonale tra i diversi livelli e rende appunto possibile la connessione tra i teatri ubicati alle estremità opposte e tra quest’ultimi e l’atrio principale, rendendo molto flessibile e mutevole lo spazio di transizione. Una vetrata continua dalle imponenti dimensioni rivela la volontà di mettere in comunicazione anche visivamente gli spazi interni con quelli esterni. Attraverso i corpi scala e gli ascensori è possibile invece accedere agli uffici che si trovano ai quattro livelli più alti. Qui le aperture si fanno più ridotte in relazione alla destinazione d’uso e si differenziano per dimensione tra quelle poste sul lato nord e quelle posto sul lato sud al fine di provvedere qualitativamente al giusto apporto di luce naturale. Il sistema strutturale principale utilizza pilastri in cemento armato e una serie di portali in acciaio, connettendosi a un sistema strutturale secondario che, attraverso tubolari d’acciaio curvati a supporto dell’involucro esterno, ne avvolge

Rendering of Conjunctive Points Theater Complex in Culver City. At a height of approximately 60 m and avoiding any confrontation with the surrounding buildings, the deformity created

provides an insight into the future development of the entire area. The building structure is shaped into a complex geometrical form, showing how Eric Owen Moss’s work has developed along the

lines of exploration of structures featuring complex geometric patterns and the connective relations between the outside and inside it engenders.

la forma rispettando la sua marcata geometria. Un progetto che racchiude la complessità in un susseguirsi di eventi dinamici tra loro in comunicazione grazie alla flessibilità di alcuni spazi importanti che permettono il dialogo in divenire tra le diverse funzioni e lo spazio pubblico di progetto esterno. La torsione del volume, con una “pelle” che rimanda a immediate e istintive associazioni, sembra non trovare sosta esprimendo infatti un flusso lento e continuo, un movimento che sembra quasi generare il suo percorso dal terreno per librarsi poi nell’aria e viceversa. Eric Owen Moss continua dunque con un progetto dal forte impatto iconografico la riqualificazione dell’area industriale di Culver City che alimenta appunto la sua ricerca e il suo lavoro fin dagli esordi. Una decisa impronta architettonica che continua a fare scuola, un eco suggellato anche dal ruolo che lo vede protagonista in campo “accademico” presso lo SCI-Arc di Los Angeles (Southern California Institute of Architecture) del quale, dopo un insegnamento protrattosi dal 1974, ne è divenuto direttore. Ergian Alberg/Laura

Credits Project: Eric Owen Moss Architects Owner/Developer/ Builder: Samitaur Constructs


Eric Owen Moss

Sezioni e diagrammi funzionali del teatro. L’edificio si sviluppa verso est in verticale raggiungendo la sua altezza massima e ospitando ai piani superiori un “theater in the round ” di 750 posti, mentre ai piani inferiori foyer, ristorante e spazi commerciali che si aprono a sud verso una piazza all’aperto. A ovest, il volume subisce una torsione di circa 90 gradi allo scopo di espandersi orizzontalmente anziché verticalmente per dare spazio al più grande dei teatri che con platea e balconata raggiunge una capacità totale di 1.650 posti. Un anfiteatro all’aperto confina con lo stage del teatro stesso avvantaggiandosi della possibilità di condividere e incrementare di fatto la sua funzione, mentre un terzo teatro, polivalente dalle dimensioni più ridotte, trova spazio ai piani superiori. Sections and functional diagrams of the theatre. The building develops vertically over on the east reaching its maximum height and hosting a 750-seat “theatre in the round” up on the top floors, while a foyer, restaurant and retail spaces on the lower floors opening up to the south by an outdoor plaza. To the west the structure twists through about 90 degrees so as to expand horizontally instead of vertically to leave room for the biggest theatre, whose stalls and circle provide seating for 1650. An outdoor amphitheatre borders on the theatre stage itself, taking advantage of the possibility of sharing and actually enhancing its function, while a third smaller multi-purpose theatre is set up on the top floors.

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ric Owen Moss’s first project to help regenerate Culver City, an industrial area to the south-west of Los Angeles, which has been given a complete makeover over recent years, dates back to the 1990s and that is when this Californian architect’s work first captured the attention of the international scene. A real urban eyesore back then and home of light industry and manufacturing for the US defence industry, Culver City underwent radical urban redevelopment in the hands of EOM studio, which, with the backing of investments by visionary building contractors, such as Samitaur Smith, certainly contributed to its success (along with its privileged location). Old industrial warehouses and old factories have gradually been replaced by new office complexes and housing, turning Culver City into one of the most attractive locations for the Los Angeles new economy, full of the workshops of small film and production companies linked with Hollywood. Clearly bearing EOM’s distinctive design imprint, the various architectural events overlap with old constructions and wind their way through the existing builtscape, each new building exercising its own clear and provocative aesthetic force over the whole of this vast area. Multiplying their effect through their wide range of action, these hybrid buildings serving modern-day needs set the very latest guidelines for urban regeneration, ultimately designed to shake up the sterile balance as it stands at the moment and create a new equilibrium, which is less rigid and based on a radical-

ly innovative approach. Each building is a real challenge in its own right, as structural complexity seems to produce what is actually only apparently a state of instability. At the same time, the geometric patterns, overlaps and constant interaction between interior and exterior are disorienting and make it hard to read the spaces. Studying all this intricate and surprising experimentation, in which materials and forms set up elaborate and meticulous dialectical relations with their setting, it is easy to see why Philip Johnson has described Moss as the “jeweller of junk space”. The Conjunctive Points Theater Complex, whose sheer size is quite striking as it emerges from a that struggles to contain it, has been developed in the wake and context of this intensive building programme. One of the main reasons for the sheer proportions of this project is certainly, above all, the need to optimise the available project lot to cater for an imposing brief affecting an area of approximately 30,000 square metres, while a further 45,000 square metres have been buried away underground to accommodate a five-storey underground car park. Reaching a height of approximately 60 m and avoiding any confrontation with the surrounding buildings, the deformity created provides an insight into how the entire area is planned to be developed. The building structure features a complex geometric pattern, showing how Eric Owen Moss’s work now focuses on exploring complex geometric structures and the connective relations between the interior and exterior deriving from them.

To accommodate the three different types of theatres required and enjoy a better view of the city, the building develops vertically to the east, where it reaches its high point and holds a 750-seat “theatre in the round” on the top floors, while on the lower floors a foyer, restaurant and ground-floor shopping facilities, together with a spacious main lobby, open up around an outdoor plaza to the south. Over on the west side, in contrast, the structure twists through about 90 degrees, so that it expands horizontally rather than vertically to leave room for the biggest theatre, whose stalls and circle give it a seating capacity of 1650. An outdoor amphitheatre borders on the theatre stage, taking advantage of the possibility of sharing and thereby enhancing its own function. A third smaller multi-purpose theatre is located on the upper floors. The link between the two main theatres set at either end is the lynch pin of the entire design and hub of the entire theatre complex. A seamless ramp following the glass façade provides the pedestrian circulation link between the various levels, making it possible to connect the theatres set at each end of the complex. It also connects both of the theatres to the main lobby, making the transition space extremely flexible and varied. A huge curtain glass structure is evidence of the desire to also create visual interaction between the interiors and exteriors. The stairwells and lifts provide access to the offices on the top four levels. Here the apertures are much smaller in relation to

their uses and are different in size from those on the north and side sides, so as to ensure just the right quality of light is let in. The main structural system uses reinforced concrete columns and a set of steel doors connected to a secondary structural system, which, using curved steel pipes to support the outside shell, envelops its form in accordance with a highly distinctive geometric pattern. This project encompasses all the complexity involved in a sequence of interconnecting dynamic events, thanks to the flexibility of certain important spaces allowing growing interaction between the various functions and outside public project space. The structural torsion, with a “skin” which evokes instantaneous, instinctive associations, shows no sign of slowing down its slow but steady flow, a movement which almost seems to generate its own path up from ground into the freedom of the air and viceversa. Eric Owen Moss has designed another striking iconographic project to help redevelop the Culver City industrial estate, which has always been at the focus of his research and experimentation right from the beginning of his career. A powerfully distinctive architectural imprint that continues to set the trend, while he also continues to be a key player in the “academic” world too, at the SCI-Arc in Los Angeles (Southern California Institute of Architecture) where, after taking up a teaching post in1974, he is now the director of studies. Ergian Alberg/Laura Aquili

Eric Owen Moss

Diagrammi strutturali. Structural diagrams.

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Dal basso, pianta, sezione e studi per lo sviluppo geometrico del complesso. Nella pagina a fianco, prospetti e rendering del complesso. Il lotto di progetto, a fronte di un ragguardevole

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programma che interessa una superficie di circa 30.000 mq, dispone di ulteriori 45.000 mq interrati per ospitare un parcheggio sotterraneo distribuito su cinque livelli.

From the bottom, plan, section and studies for the geometric development of the complex. Opposite page, elevations and rendering of the complex.

The project lot available to cater for a notable programme involving a surface area of approximately 30,00 sq.m, while a further 45,000 sq.m are beneath ground to hold a five-storey underground car park.

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Sartogo Architetti Associati

Un brano urbano

Santo Volto di Gesù Church in Rome Credits Project: Sartogo Architetti Associati: Piero Sartogo Nathalie Grenon Structural Project: Antonio Michetti Plants Project: Luigi Dell’Aquila Works Manager: Ignazio Breccia Fratadocchi Consultant: Luigi Dell’Aquila Artists: Carla Accardi, Chiara Dynys, JannisKounellis, EliseoMattiacci, Mimmo Paladino, Pietro Ruffo, MarcoTirelli, Giuseppe Uncini Main Contractor: Branchini & Mancinelli S.p.A. Church Furniture: Ditta Caloi Organ: Leonardo Forti Metal Structures: Arch.A Hydraulic: Scoppa Mauro Glasses: Vetreria Aurelia Windowframes: Alcosider Smith: Sig. Paruccini Marble: Romolo Antonimi Floors: Pavimenti Armstrong RCM s.r.l., Ceramiche Caesar Lighting: Trilux, Reggiani, Simes Glass Blocks: Seves Solar Plants and Heating: Viessmann Client: Vicariato Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma

Pianta del piano terra e, nella pagina a fianco, il percorso della galleria, diaframma lineare e spazio di distribuzione verticale che collega funzionalmente e percettivamente le aule, l’auditorium, gli uffici parrocchiali e la foresteria, culmina sulla testata con lo spazio per le campane che si affacciano sul sagrato. Plan of the ground floor and, opposite page, the pathway along the gallery, linear diaphragm and vertical distribution space functionally and perceptually connecting the halls, auditorium, parish offices and guest room, culminates at the end in a space for the bells facing the parvis.

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I

l clamore suscitato dalla recente inaugurazione dell’opera di Richard Meier: il nuovo museo per l’Ara Pacis sul Lungotevere, nel centro storico di Roma, rischia di far passare sotto silenzio una intensa e fragrante architettura messa a punto dalla Sartogo Associati: la chiesa del Santo Volto di Gesù, alla Magliana in uno dei quartieri più malfamati della città, noto per la famigerata banda che ha operato fino a qualche anno or sono. Varrebbe la pena ragionare sul perché, dopo anni di encefalogramma piatto, per ciò che riguarda l’architettura nella Capitale, oggi che inizia a muoversi qualcosa e si possono vedere le prime opere realizzate, si disquisisca sull’esegesi della perfezione. E’ vero, il nuovo contenitore di Meier – che invece ha realizzato un’ottima chiesa a Tor Tre Teste – non rasenta l’ottimo e non si sposa con il genius loci, ma come rammenta Vitruvio l’architettura, per divenire tale ed essere espressione d’arte in grado di testimoniare il tempo in cui viviamo, ha bisogno di un padre e di una madre, in grado di collaborare nell’impresa. In questo caso l’addetto alla faccenda, il committente, ovvero il Comune di Roma ma anche il Ministero dei Beni Culturali, è rimasto muto, perdendo l’occasione di stimolare e confortare il progettista nell’impresa. Alla Magliana è avvenuta un’altra cosa. Sia per la presenza di una comunità di fedeli che hanno seguito passo passo la progettazione e quindi la realizzazione della chiesa, sia per l’intuizione di Sartogo e Grenon nel concepire l’edificio in quel quartiere come una sorta di Agorà, una piazza, un brano urbano, un luogo corale in grado di esprimere tutta la comunità, non solo quella dei credenti. Insomma ciò che di meglio si poteva fare per questa tipologia a Roma. Nasce così un’opera esemplare, che ci farà piacere mostrare agli studenti e agli amici in visita nella Capitale. Impreziosita dall’intervento di una folta schiera di artisti, tra i più stimolanti. Da Carla Accardi con un sinuoso rincorrersi di trame sospese nella vetrata che separa la cappella feriale dall’aula ecclesiale a Ignazio Breccia che incide sul muro l’archetipo della mano e della croce. Da Chiara Dynys che modella e plasma con la luce i versi di Sant’Agostino “non c’è Amore senza Amore” e “non c’è Fede senza Fede”, a Mimmo Paladino con icastiche, dure e intensissime formelle in ceramica smaltata che formano la Via Crucis. Da Marco Tirelli con una bellissima sfera di luce che, in asse con il rosone del presbiterio emerge dalle tenebre del cosmo a Giuseppe Uncini che borda il perimetro del lotto con una inferriata realmente plastica come lo sviluppo calibrato di canne d’organo, qualcosa che non si vedeva dai tempi degli angeli danzanti di Mirko Basaldella all’ingres-

so delle Fosse Ardeatine o quelle magiche per Luigi Moretti alla Califfa di Claire Falchenstein. Insieme hanno riportato in auge, dopo lunghi anni di astinenza, dell’assurda concezione dell’autonomia dell’architettura per cui il progettista faceva tutto, non solo gli arredi ma anche le decorazioni, l’antica consuetudine dell’architettura madre di tutte le arti e quindi del progettista artefice di un’opera corale. Un direttore d’orchestra capace di dirigere i maestri in una sinfonia dove ognuno gioca il proprio ruolo e fiducioso nel regista dell’impresa riesce a esprimere il meglio della sua arte. L’architettura, senza rinnegare la vocazione organica dell’autore, formato alla lezione di Wright, di Aalto e di Scharoun, torna a essere un’opera d’arte totale. Per comprendere come sia possibile innestare la storia nella modernità risultano assai utili i dialoghi con Colin Rowe, di cui ci parla Sartogo nella recente monografia edita da Skira. Arte totale, come ai tempi del Bernini e del ventoso Barocco. Realmente ogni episodio si apprezza per se stesso, ma nel contempo rinvia ad altro. Per esempio la suggestiva croce di Eliseo Mattiacci che sembra galleggiare sospesa nell’aria, bagnata dai riflessi del sole. Partendo dal sagrato rappresenta un punto di convergenza dello sguardo, il traguardo ottico di una sorta di prospettiva obbligata e fantastica che evoca quella della Galleria Spada. Ma anche il tentativo di catturare l’infinito, disegnandosi contro il cielo e infine l’elemento di richiamo per chi crede nel sacrificio dell’Uomo. Quell’ecce homo che appare in trasparenza – presente e insieme assente, memoria e icona – disegnato da Pietro Ruffo nel confessionale inondato da un colore blu cobalto, qui sinonimo di liberazione, di lievitazione e ascesi al cielo. E insieme memore dell’intense riflessioni di Klein. Eppure ove si compie la sintesi formale dell’intero impianto, svelando l’arcano della magia dell’architettura, è nell’area del presbiterio, in corrispondenza dell’altare, il sancta sanctorum dove in un gioco di piroette che attesta la vitalità del negativo, il fascino dello scavo e della ricomposizione, i progettisti innalzano una semicupola a sbalzo sul vuoto, una sorta di grande abside simile a quella del Bramante, il grande nicchione che fa da sfondo al complesso dei palazzi vaticani nel cortile della pigna. Velano il vuoto con una vetrata disegnata a spirale che si avvita verso il centro e rinvia al vuoto su cui è previsto l’insediamento di un intervento di Kounellis. Anche per tutto ciò la chiesa del Santo Volto occupa un posto d’onore tra le architetture che occorre visitare in un possibile viaggio a Roma, in Via della Magliana angolo via Caprese. Mario Pisani

1. Sagrato/Parvis 2. Aula ecclesiale Church hall 3. Cappella feriale Weekday chapel 4. Sacrestia/Vestry 5. Servizi/Utilities 6. Confessionali Confession boxes 7. Piazza coperta Covered courtyard 8. Aule per catechesi Catechism hall 9. Uffici/Offices 10.Locali tecnici/Utility rooms 11.Camera/Bedroom 12.Soggiorno/Lounge 13.Cucina/Kitchen 14.Vano campane/Bell shaft

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Planimetria generale e pianta del primo piano. A destra, sezioni longitudinale e trasversali. Nella pagina a fianco, l’aula ecclesiale caratterizzata dalla cupola che racchiude contemporaneamente sia lo spazio interno sia lo spazio esterno: si compone di due semicupole, una interna canonica e una esterna virtuale, strettamente relazionate in termini di continuità geometrica e percettiva. Un invaso esterno che è interno a se stesso, separato solo dalla grande vetrata, le cui partiture sono disposte in prospettiva, alludendo alla matrice sferica del volume.

ll the commotion surrounding Richard Meier’s recently opened new museum for the Ara Pacis along the banks of the River Tiber in the historical centre of Rome is threatening to push a delightfully intense work of architecture designed by Sartogo Associati right into the background: San Volto di Gesù Church in the Magliana neighbourhood, one of the most notorious neighbourhoods in the city, renowned the gang that used to operate here until a few years ago. It might be worth asking ourselves why – as things are finally starting to happen in the Capital’s architecture and the first works are starting to get built after years in which there was absolutely no signs of life – there is so much talk about perfection (or the lack of it). It is true, the container designed by Meier – who, on the other hand, has built the excellent Tor Tre Teste Church – is not of the highest quality and does not really fit in with the genius loci, but as Vitruvius pointed out, for architecture to become such and be a work of art representing the age in which we live, it needs a mother and a father working together on the enterprise at hand. In this case the person in charge: the client or, in other words, the Rome City Council and Ministry of Culture, really had nothing to say, missing the chance to encourage and console the architectural designer as he set about his work. This has not been the case at Magliana. Both due to the presence of a community of worshippers, who followed every step in the church’s design and construction, and Sartogo and Grenon’s idea of designing the building in this neighbourhood as a sort of Agora, a square, a fragment of cityscape, a choral setting capable of embodying an entire community, not just believers. It would be impossible to construct a better building of this type in Rome, and it will be a real pleasure to show this exemplary work to students and friends visiting Rome. Embellished by the work of some of the most interesting and intriguing artists, such as Carla Accardi, who has set a sinuous web of suspended patterns in the glass partition separating the weekday chapel from the ecclesiastical hall, and Ignazio Breccia, who has engraved an archetypal hand and cross on the wall. Then Chiara Dynys has shaped and moulded St. Augustine’s verses “there is no Love without Love” and “there is no Faith without Faith” out of light, while Mimmo Paladino has used hard, intense, and highly vivid caissons made of enamelled ceramic to form the Via Crucis. Maroc Tirelli has created a magnificent sphere of light, which, along the same axis as the presbytery’s rose window, emerges from the darkness of the cosmos. Giuseppe Uncini has set plastic railings around the edge of the lot, like a sort of carefully gauged set of organ pipes, something we had not seen since the days of Mirko Basaldella’s

dancing angels at the entrance to the Fosse Ardeatine or the magic angles for Luigi Moretti alla Califfa by Claire Falchenstein. Together they have brought back in vogue the old custom of architecture being the mother of all arts and hence of the architect being the artifice of a choral enterprise, after a lengthy period when it was erroneously believed that architecture was an independent domain, meaning the architectural designer took care of everything, not just the furnishing but also the decorations. The architect is now like the conductor of an orchestra capable of leading the various maestros in a symphony in which everybody plays their own role, confident in the leader’s ability to express the best of his art. Without denying the idea of the architect as creator, as Wright, Aalto and Scharoun taught us, architecture is once again a total work of art. To see how it might be possible to bring history into modernity, it is worth taking a look at the conversations with Colin Rowe that Sartogo refers to in his recent monograph published by Skira. Total art like back in the days of Bernini and the gusto of Baroque movement. In actual fact, each episode is a delight in itself but, at the same time, evokes something else. For instance, Eliseo Mattiacci’s striking cross, which seems to float in the air bathed in sunlight. Starting in the parvis, it is the point on which our eyes converge, the optical destination of a sort of fabulous perspective that draws us irresistibly in, while also calling to mind Galleria Spada’s own parvis. But it is also an attempt to capture the infinite as it stretches across the skyline and, lastly, a landmark for those who believe in the sacrifice Christ made. Christ the man or that ecce homo which appears transparently – both present and absent, memory and icon – in Pietro Ruffo’s design in the confession box, flooded with a cobalt blue colour, here a synonym for liberation, levitation and ascension into the heavens. But also calling to mind Klein’s own deep thoughts. But the place where the entire layout is stylistically epitomised, revealing the arcane nature of architectural magic, is in the presbytery area by the altar, the sancta sanctorum, where a pirouette effect embodying the vitality of the negative testifies to the intriguing charm of excavation and re-composition. The designers have erected a semi-dome projecting into space, a sort of large apse similar to Bramante’s, the great niche providing a backdrop to the complex of Vatican palaces in the main courtyard. The space is veiled behind a spiralling glass partition, which twists in towards the centre and evokes the void where there are plans to set a work by Kounellis. For all these reasons, Santo Volto di Gesù Church takes its rightful place amongst those works of architecture that ought to be visited on an eventual trip to Rome, and is located on the corner of Via Caprese in the Magliana neighbourhood. Mario Pisani

Site plan and first-floor plan. Right, longitudinal and cross sections. Opposite pages, the church hall dome encompasses both the interior and exterior space: it is composed of two half-domes, an internal canonical dome and a virtual exterior dome, closely related in terms of geometric and perceptual continuity. An outside space, which is both interior and exterior, separated by just a large glass partition, divided up in perspective to evoke the spherical shape of the structure.

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serena, intonaco rosso, vetrocemento). Views of the church vestry. From a structural viewpoint, this place of worship is highly compact with a monolithic look to emphasise the use

of one single material (Roman travertine), which envelops all the surfaces bordering around the congregation area and culminating in a semidome. The more elaborate block of halls features a wide range of materials

(serene stone, red plaster, glasscement).

Andrea Jemolo

Andrea Jemolo

superfici che delimitano lo spazio sacro culminando sulla semi-cupola. Il blocco delle aule, invece, mantiene una più spinta articolazione sottolineata da una molteplicità di materiali (pietra

La vivacità dello sviluppo planimetrico, articolato intorno all’atrio-piazza interno delle aule, è rispecchiata nei volumi dalla giustapposizione di colori, intensi e contrastanti, che ne esaltano la organicità.

The liveliness of the layout, set around an internal lobby-plaza for the halls, is mirrored in the structures by the juxtaposition of bright, contrasting colours bringing out its organic nature.

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Viste del sagrato della chiesa. Dal punto di vista volumetrico il luogo di culto offre una forte compattezza, un aspetto monolitico enfatizzato dall’uso di un unico materiale, il travertino romano, che avvolge tutte le

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All’interno della sala principale, la monocromia della pietra per gli arredi sacri e l’intero involucro concorrono, con la luminosità, alla spiritualità di uno spazio “metafisico”.

Il blocco delle aule articolate intorno all’atrio-piazza interno si caratterizza per la giustapposizione di colori intensi e contrastanti che identificano gli spazi delle aule per la catechesi. L’idea della piazza è suggerita e rafforzata dalla presenza della copertura vetrata.

The single colour scheme of the stone for the holy trappings and the entire shell inside the main hall combine with the brightness to create a highly spiritual “metaphysical” space.

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Andrea Jemolo

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The block of halls set around the internal lobby-plaza features a juxtaposition of bright, contrasting colours marking the spaces of the catechism halls. The idea of a plaza is suggested and reinforced by the presence of the glass roof.

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Arata Isozaki e Pier Paolo Maggiora

Magic Box

Arata Isozaki e Pier Paolo Maggiora

Palahockey, Turin

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ta ad accogliere attività sportive indoor, concerti, spettacoli, convention, congressi e quant’altro necessiti di ampi spazi attrezzati. Insomma, si tratta di una struttura polifunzionale a “geometria variabile” per poter fruire al meglio i diversi spazi funzionali. Solai e tribune mobili assicurano ogni volta l’uso appropriato degli spazi interni. Il complesso è articolato su quattro livelli e la pista di hockey sistemata a quota –7,5 per evitare un’eccessiva altezza dell’edificio. L’area di progetto comprendeva alcune preesitenze – lo Stadio Comunale per l’atletica leggera e altri corpi, per esempio la torre “Maratona” – ora perfettamente inglobate in un unico grande spazio, un nuovo paesaggio urbano dedicato alle attività sportive della città. Grande scatola d’acciaio inox, il Palahockey riscrive il paesaggio di corso Galileo Ferraris, ponendosi non solo come struttura per lo sport ma anche contenitore di eventi che, attraverso il linguaggio della tecnologia impiegata nella costruzione, rendono il complesso elemento catalizzatore della scena urbana. Le ampie superfici delle facciate sono costituite da finestre orizzontali, lunghe fessure disposte in modo irregolare come fossero frutto di tagli casuali destinati a evocare “concetti spaziali” di fontaniana memoria. Tali aperture sono composte da lastre vetrocamera e da vetri singoli che permettono il controllo della temperatura interna. Tale soluzione produce ventilazione nell’intercapedine, evitando pertanto fenomeni di condensa. E’ stata inoltre assicurata la continuità fra esterno e interno grazie alla presenza di soffitti realizzati con lo stesso tipo di materiale usato per le pannellature del corpo aggettante. Una soluzione di raffinata fattura, che indica un percorso nuovo nella configurazione degli impianti sportivi, finalmente non più considerati edifici in cui la funzione è preminente sulla qualità del dettaglio. Carlo Paganelli

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his project also focused on being able to instantaneously recognise the building typology. The boxshaped form – certainly striking, but in some respects “mysterious” – might not have been easily identifiable enough. So what was required was a solution that overcame this obstacle, moving beyond the stereotypes of the past, when stadiums used to merely project the corners of theirs track towards the outside. Back then the unitary nature of the architectural object was what counted: the skin over the shell enveloped curves and bends no longer of fundamental importance in the general layout. The idea of an architectural shell has radically changed: it is no longer the way the inside and outside correspond functionally that counts, but the capacity to convey concepts beyond the paradigm of “form following function”. The modern-day building is increasingly a media-building, a communications structure or urban-scale medium (in terms of design originality), which projects its innovative language and refined building technology across the city. A new player, the light designer, is now bringing his own special expertise to the fore, so that architecture can thrive off its own light even at night-time, thanks to elegant illumination effects and striking colour schemes. A building skin is, therefore, increasingly a screen for generating emotions, epiphanies evoking the visionary nature of city lights of the past, when technology was still linked with fluorescent tubes and coloured lamps. Now it is computerised programmes and micro-perforated sheets of metal that make it possible to raise the outside surfaces of buildings to the status of special effects. A signature work for the Turin 2006 20th Winter Olympics, this new complex was designed like an authentic machine for profes-

sional sport, as Arata Isozaki described it. He wanted to create somewhere not just for playing ice hockey, but also a facility for hosting indoor sports, concerts, shows, conventions, conferences, and anything else requiring spacious well-equipped premises. This is actually a multi-purpose structure of “varying geometry”, so that it can make the best possible use of various functional spaces. The mobile stands and floors ensure the interiors can be adapted to needs at all times. The complex is constructed over four levels and the hockey rink is set at a height of –7.5 so that the building is not too tall. The project area had a number of constructions on it – the Municipal Stadium for athletics and other structures, such as the “Maratona” Tower – now perfectly encompassed in one big space, a new urban landscape devoted to sports activities in the city. As a large stainless steel box, the Palahockey rewrites the cityscape along Corso Galileo Ferraris, providing not just a sports facility but also a container of events, whose building technology idiom turns the complex into a catalyst on the urban scene. The wide façade surfaces are composed of horizontal windows, long slits set out irregularly as if the result of random cuts designed to evoke Fontana-style “spatial concepts”. These apertures are composed of sheets of double- and singleglazing allowing the inside temperature to be kept under control. This solution allows the cavities to be ventilated, preventing condensation. The seamless passage from exterior to interior is guaranteed by ceilings made of the same type of material used for the panelling on the overhanging construction. A highly elegant design, which points towards a new way of creating sports facilities, finally no longer treated as buildings in which function prevails over the quality of the construction details.

Il Palahockey è stato realizzato in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006. Il complesso non è solo destinato a sport su ghiaccio ma anche ad attività sportive indoor, concerti e grandi eventi. Palahockey was designed for the Turin 2006 20th Winter Olympics. The complex is not only designed for ice sports but also indoor sports and big events.

Claudio Agnese/Agenzia Torino 2006

l progetto puntava anche sulla immediata riconoscibilità tipologica. La forma scatolare – certamente di notevole impatto, ma per certi versi “misteriosa” – poteva risultare non sufficientemente identitaria. Occorreva dunque optare per una soluzione che ovviasse a tale impasse cercando di superare gli stereotipi del passato, quando gli stadi proiettavano verso l’esterno gli angoli raccordati della pista. Allora si tendeva all’unitarietà dell’oggetto architettonico: la pelle dell’involucro avvolgeva curve e sinuosità ora non più fondamentali nella configurazione generale. La concezione dell’involucro architettonico è radicalmente mutata: non importa tanto la corrispondenza funzionale fra esterno e interno bensì la capacità di trasmettere concetti oltre il paradigma “la forma segue la funzione”. L’edificio contemporaneo è sempre più un mediabuilding, una struttura comunicazionale, un medium (nel senso dell’originalità progettuale) a scala urbana che proietta sulla città il suo linguaggio innovativo e le raffinate tecnologie impiegate nella costruzione. Si punta inoltre sulla sapienza illuminotecnica di una nuova figura di progettista, il light designer, affinché anche durante le ore notturne l’architettura viva di luce propria attraverso raffinati effetti luministici e suggestive gamme cromatiche. La pelle dell’edificio è dunque sempre più uno schermo generatore di emozioni, epifanie che rimandano alla visionarietà delle citylight del passato, quando le tecnologie erano ancora legate ai tubi fluorescenti e alle lampadine colorate. Ora sono le programmazioni computerizzate e le lamiere microforate che permettono di elevare a effetto speciale le superfici esterne degli edifici. Opera simbolo dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006, il nuovo complesso è stato concepito come una vera e propria macchina per lo sport professionistico, così l’ha definita Arata Isozaki che ha voluto creare un luogo non solo dedicato alla disciplina dell’hockey su ghiaccio ma anche realizzare una struttura destina-

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There are lampposts, whose light rotate in all directions, for lighting the facades and paving of the surrounding spaces. Below, longitudinal section.

Credits Project: Arata Isozaki/Arata Isozaki & Associates Co., Pier Paolo Maggiora/ArchA, Arup, Giuseppe Amaro, Marco Brizio Project Team: Arata Isozaki & Associates - Tokyo: Arata Isozaki (principal in charge), Andrea Maffei (project architect), Stefano Tozzi, Hidenari Arai, Hiroshi Yoshino, Takeshi Miura, Riccardo Ronchi, Yoshitoki Iijima, Norimitsu Sukeshima, Claudia Tinivella, Wataru Ishikawa, Shinobu Hashimoto,

Marco Folke Testa, Yuzaburou Hori, Kazunori Yokotsuka; ArchA - Torino: Pier Paolo Maggiora (principal), Francesco Gioja, Alessandro Giustetto, Francesco Campobasso, Marco Pacella, Marco Brizio, Lorella Verrua, Enrico Maggi, Sara Nebiolo, Cesare Griffa Structures: Arup: Gabriele Del Mese, Maurizio Teora, Stephen Burrows, John Jo Hammill, Ambrogio Angotzi, Daniela Azzaro, Dario Parravicini, Berthold Keck, Luca Buzzoni, Alberto Rossi, Cyrus Toms, Matteo

Obiettivo di progetto era la ridefinizione dello scenario spaziale urbano, nel passaggio di questa parte di città dalla conformazione dei mondiali di calcio del 1934 a quella per le Olimpiadi Invernali del

Codignola, Darren Paine Plants: Arup: Tudor Salusbury, Mark Chown, Robert Senior, Pablo Checa, Pietro Guarisco, Rosario Arvonio, Gianfranco Autorino, Giorgio Buffoni, Ugo Piubello Fireproofing: Arup: David Graham, George Faller Acoustics: Arup: Raj Patel, Pier Paolo Pilla, Richard Greer, Jim Smith, Pier Luigi Pecchenini Lighting: Arup: John Waite, Florence Lam Radio and

telediffusion: Arup: David Lakin Project Management: Gian Mario Accamo Safety Coordination: Giuseppe Amaro General Contractor: Associazione Temporanea di Imprese: Torno Internazionale, Lorenzon Techmec System, Carlo Gavazzi Impianti, Edoardo Lossa Metalworks: Lorenzon Techmec System, Novatec, Torno Internazionale, Presider Facades Systems: Lorenzon Techmec System, Gatti Precorvi, Steel Fixture

Glasses: Lorenzon Techmec System Frameworks: Torno Internazionale, Novoferm Schievano Shading: Torno Internazionale Wall Painting: Torno Internazionale, Impresa Donelli Exterior Lighting: Carlo Gavazzi, iGuzzini Interior Lighting: Carlo Gavazzi, Philips, iGuzzini Exterior Flooring: Torno Internazionale, Co.I.Pa, F.lli Moncini Interior Flooring: F.lli Moncini, I.P.M. Italia False Ceilings: Sadi, Vanoncini

Partition Walls: C.B.R., Vanoncini Doors: Novoferm Schievano Lifts: Kone Climatisation and Ice Track: Edoardo Lossa, Longofrigo, Rhoss, Flakt Woods, Uponor, Salmson, Emicon A.C., Sagicofim, Soltec per Halton Safety Systems: Ciet, Omega, Riz, Zas, Siemens Electrical Plants: Gavazzi Roofing: Lorenzon Room automation: Gavazzi,

2006. Sotto, pianta livello 0.00 e vista aerea. The aim of the project was to redesign this part of the cityscape from what was built for the 1934 World Cup to something

suitable for the 2006 Winter Olympics. Below, plan level 0.00 and aerial view.

Siemens Building Technologies Waterproofing and Insulation Systems: M.C., Imper, Rockwool Smoke and Heat Exhaust System: Plastitalia 2000 Client: Agenzia per lo svolgimento dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006; Responsabile Unico di Procedimento: Ing. Giorgio Fassinotti

Claudio Agnese

Per l’illuminazione delle facciate e del selciato degli spazi circostanti sono presenti lampioni con fari ruotabili in tutte le direzioni. Sotto, sezione longitudinale.

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I prospetti enfatizzano il concetto di scatola di acciaio inox rettangolare in aggetto e sospesa su una base in cemento a vista e vetro.

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The elevations emphasise the concept of an overhanging rectangular stainless steel box, suspended from a glass and reinforced concrete base.

I soffitti continuano anche oltre le facciate vetrate del piano terra, completando il volume di acciaio inox in orizzontale all’interno. E’ così stata creata una grande scatola di acciaio che continua anche all’interno dell’edificio.

The curtain ceilings and ground-floor glass facades complete the horizontal interior stainless steel structure. This creates a seamless steel box on the inside of the building too.

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Chaix & Morel

Copertura madre

Alsace Regional Council in Strasbourg

I

l percorso professionale dello studio Chaix & Morel può riassumersi in termini di coerenza e rispetto a un registro linguistico di matrice razionale che si rinnova in varianti e sfumature mai banali, attraverso la ricerca continua e attenta dei dettagli e delle componenti in ogni progetto. Dagli Zénith, gli scenografici luoghi per spettacoli sparsi un po’ in tutta la Francia alle strutture terziarie e culturali, il lavoro dello studio parigino ha collezionato interventi nelle tipologie e nei contesti più disparati senza mai rinunciare a un certo rigore espressivo che ne individua, come un marchio di fabbrica, lo stile. La sede della Regione Alsazia a Strasburgo è un’opera significativa del lavoro dei progettisti. In essa confluiscono sia le componenti più equilibrate e lineari della loro grammatica espressiva, riconoscibili nel Museo archeologico Saint Romain en Gal (l’Arca 120), sia quella sorta di “monumentalità” contemporanea che ai valori di rappresentanza coniuga il ruolo di elemento di riscatto di territori senza particolare connotazione, e gli Zénith di Digione, Nantes e La Réunion (l’Arca 197) ne offrono un significativo antecedente. A Strasburgo la complessità del programma concorsuale integrava alle diverse attività previste per l’edificio pubblico il rispetto dei criteri di sostenibilità e la valutazione di soluzioni adeguate alla natura sismica del territorio. Il progetto quindi si muove su tre temi fondamentali, rappresentazione dell’istituzione, strutturazione di un nuovo paesaggio urbano secondo una geometria più ordinata e consona al ruolo dell’edificio e rispetto della qualità dell’ambiente. Luce, trasparenza e linearità cartesiana sono le coordinate che regolano la definizione di un’architettura di grande respiro che si integra senza traumi nel paesaggio dettando una nuova geometria. La volumetria dell’edifico offre un’immagine non gerarchizzata, zoccolo uniforme di base, frazionamento dei corpi soprastanti, attico leggero e aereo, il tutto contenuto nella semplicità e levità del gesto

della copertura, nota poetica e nel contempo elemento polarizzante di una nuova urbanità. Nella copertura infatti si concentrano le ragioni delle soluzioni distributive dell’insieme, il frazionamento delle “ali” trasparenti disposte a pettine lungo una spina centrale trova una sua coerenza linguistica e una uniformità maggiormente metabolizzabile come simbolo istituzionale, nella piastra che con un ampio abbraccio riunifica il tutto. I blocchi trasparenti possono così vivere nella loro articolazione aperta che ben si addice alla distribuzione degli uffici che qui trovano la loro collocazione ideale, serviti da una promenade centrale ritmata da tre pozzi di luce da cui penetra la luce naturale a illuminare la quasi totalità degli spazi. La luce naturale, altro elemento di individuazione di questa raffinata architettura calibrata per assecondarne la fondamentale presenza. Le soluzioni di facciata ne rappresentano i principali indicatori. Superfici vetrate che sull’altezza di un piano si dividono in due fasce orizzontali, una parte in doppio vetro con aperture in alluminio, un parapetto opaco con protezione in vetro chiaro, pannelli in legno, e isolante interno in metallo. Le facciate esposte a sud sono schermate da un brisesoleil orizzontale in lame di alluminio laccato, mentre i lati est e ovest degli uffici sono protetti dal sole radente con un bise-soleil verticale in profili d’alluminio laccato. L’immagine aerea e trasparente dei blocchi vetrati e della maglia in lamelle di metallo forato di copertura trova nella fascia dello zoccolo di base un ancoraggio al terreno. E’ in questa parte che si trova l’emiciclo, la cui presenza si manifesta semplicemente dalla cupola vetrata al primo piano che, illuminata in modo decrescente dal centro ai bordi, diffonde nello spazio una luce omogenea. Negli interni domina il legno, sulle pareti come sul soffitto è declinato con giochi di superfici e perforazioni che alleggeriscono e dinamizzano con discrete varianti la monotonia cromatica e materica dei rivestimenti. Elena Cardani

C

rappresentativa dell’istituzione, architettura sostenibile e compatibilità della costruzione con la natura sismica della zona sono i criteri che hanno guidato la definizione del

progetto. Nella pagina seguente, a sinistra dal basso in alto, piante del piano terreno e del primo piano e planimetria generale; a destra dal basso in alto, piante del secondo, terzo e quarto piano.

haix & Morel’s professional career may be summed up in terms of their consistent compliance to a rationalist stylistic vocabulary constantly updated and enhanced by variations and modifications, which are anything but bland, thanks to constant experimentation and attention to the details and components of all their projects. From their Zénith set designs for hosting shows all over France to structures for the services industry and the arts & culture, this Paris-based firm has worked on all kinds of designs in every imaginable setting, without ever lapsing from a certain expression rigour, which is the trademark of their style. The Alsace Regional Council in Strasbourg is a particularly fine example of their work. This design embodies both the most balanced and linear features of their stylistic grammar, clearly evident in the Saint Romain en Gal Archaeology Museum (l’Arca 120), and that sort of modern-day “monumentality” combining striking visual traits and the ability to enhance a fairly insignificant setting. The Zénith projects in Dijon, Nantes and La Réunion (l’Arca 197) provided a powerful foretaste of this approach. The complexity of the competition brief for the Strasbourg project referred to both the various activities expected of a public building with respect for sustainability standards and an assessment of solutions catering for the seismic nature of this particular site. This means the project works along three basic lines: representing an institution; structuring a new cityscape; respect for the quality of the environment. Light, transparency and Cartesian linearity provide the guidelines for designing striking architecture knitting smoothly into in the landscape and dictating a new geometric layout. The building structure shows no sign of hierarchical ordering in the image it projects. There is a smoothly designed base and a careful division

The west façade of the Headquarters of the Alsace Region in Strasbourg. The building has a wide roof, which unites the fractured layout of structures mainly serving office purposes. The project

is designed along the lines of creating a highly representative institutional image, sustainable architecture and constructional compatibility with the seismic nature of the area. Following page,

left from bottom up, plans of the ground and first floors and site plan; right, from bottom up, plans of the second, third and fourth floors.

Chaix & Morel

of the units above it, as well as a light and airy top section, all covered by the simple and gently flowing roof design, a piece of artistry and, at the same time, a polarising feature on the new cityscape. The roof is actually where all the distributional features are set, and the splitting up of the transparent “wings” set out in fan-like fashion along a central backbone provides stylistic unity. This provides an open layout for the transparent blocks, ideal for locating the offices, which find an ideal setting here, served by a central promenade with three wells of natural light flowing in to illuminate almost all the spaces. Natural light is another distinctive feature of this elegant work of architecture carefully gauged to underline its fundamental presence. The façade solutions are the main indicators. Glass surfaces, which, at the height of one storey, are divided into two horizontal bands, one part double-glazed with aluminium apertures, an opaque parapet with clear glass screening, wooden panels and interior insulation made of metal. The south-facing facades are protected by a horizontal sunscreen with aluminium shutters, while the east and west sides of the offices are sheltered from oblique sunlight by vertical shutters with aluminium frames. The airy, transparent image of the glass blocks and web of perforated metal laminas on the roof are openly and incontrovertibly anchored firmly to the ground by base block. This is where the hemicycle is located, whose presence is simply manifested by the glass dome on the first floor, which, lit up to a decreasing extent from the centre out towards the edges, projects out a smooth and even flow of light. The consistent design style throughout the interiors, where wood is to the fore, and on the walls and ceiling, works around an interplay of surfaces and perforations, which lighten up and enliven the monotonous colour scheme and materials used for the coverings through discrete variations and alterations.

Hervé Abbadie

Credits Project: Chaix & Morel et Associés Project Team: Philippe Chaix, Jean-Paul Morel, Rémy van Nieuwenhove, Rémi Lichnerowicz, Walter Grasmung, Sophie Poussange Assistants: E. Bartolo, L. Brault, C. Djuric, G. GalindoBohorquez, C. Giuliani, J. Guigon, E. Laurent, A. Leclerc, S. Monfort, D. Nourisson, T. Royer, N. Ruggini, J. Villemard, L. Woojin, Secretary/Coordination: Henriette Martenot Images: Mirco Tardio, Eddie Young Engineering: Ingérop, AR&C Economist: Cabinet Ripeau Environmental Quality: Tribu Acoustic: Peutz et associés Lanscaping: Atelier paysage Isabelle Schmit Consultant: Icare, Vulcanéo, Concepto, Marc Fontoynont, Socotec Strasbourg, Margaret Gray Client: Région Alsace Delegated: Sesa, Soderec

La facciata ovest della Sede della Regione Alsazia a Strasburgo. L’edificio è individuato da un’ampia copertura che unifica lo sviluppo frazionato dei volumi destinati principalmente agli uffici. Immagine

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Christian Richters

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Nella pagina precedente, sezione est-ovest, la facciata est con l’evidente distribuzione a pettine dei corpi degli uffici e la protezione dei brisesoleil in alluminio e, in basso, particolare della terrazza

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all’ultimo piano dove si affacciano il ristorante e gli spazi tecnici, protetti dalla copertura realizzata in ossatura metallica e lame in alluminio laccate di bianco. In questa pagina, prospettiva e

particolari della via interna che attraversa il complesso da nord a sud distribuendo i diverso corpi di fabbrica ad essa perpendicolari. Previous page, eastwest cross-section,

the east façade showing the distinctive combshaped layout of office blocks and the aluminium sunscreens and, bottom, detail of the top-floor terrace, overlooked by the restaurant and utility

spaces sheltered by the metal-framed roof and white-lacquered aluminium blades. This page, perspective view and details of the inner roadway crossing the complex from north to south and setting the various

buildings out perpendicular to it.

In questa pagina, l’emiciclo individuato da una copertura vetrata che emerge al primo piano e la sala riunioni. Il legno e il vetro sono i materiali dominanti all’esterno, come negli spazi interni dove la

presenza della luce naturale filtrata dalla superfici protette dai brise-soleil dà risalto alla dinamica dei diversi ambienti. This page, the hemicycle marked by a glass roof emerging on

the first floor and a meeting room. Wood and glass are the main materials on the outside and also on the inside, where the presence of natural light filtered through the surfaces sheltered behind sunscreens

highlights the layout of the various premises.

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A tavola

New Kitchens

U

na storia della cucina dovrebbe coincidere con quella del cucinare. Ma questa coincidenza è solo apparente: il dominio spaziale della cucina e quello biologico, antropologico e sociale del cucinare si dispongono infatti, a ben vedere, lungo due assi paralleli e nettamente distinti. La separazione è in effetti quella classica del “fine” e del “mezzo”: mentre una storia del cucinare può fare a meno di quella della cucina, dal momento che una buona ricetta prescinde dalla forma degli utensili necessari per realizzarla, una storia della cucina intesa come ambiente non potrebbe prescindere da quella dei modi del cucinare, sui quali essa deve in fin dei conti plasmarsi. L’osservazione, per quanto ovvia e generica, serve a introdurre la questione delle cucine contemporanee, alle quali il design ha attribuito una crescente autonomia formale rispetto all’uso cui sono destinate, tanto da sollevare qualche interrogativo. È vero: la cuci-

A destra, Claudio Silvestrin, Minotti Cucine Terra, porfido e cedro. Sotto, a sinistra, Claudio Silvestrin, Minotti Cucine Terra, labradorite blue/green; a destra, Minotti Cucine Gandhara in laminato lucido poliestere bianco RAL 9016, top inox con lavelli, gocciolatoio e piano cottura saldati Scholtes esclusiva Minotti Cucine.

na è sempre stata qualcosa di più che uno spazio attrezzato per cucinare, come certi archetipi letterari ancora ci insegnano. Essa rinvia di necessità al fuoco originario, magari nobilitato dall’antico camino, che è rimasto punto di aggregazione sociale, anche – e forse soprattutto – nell’organizzazione funzionale dell’appartamento moderno, che non a caso ha attribuito a questo ambiente un ruolo di rappresentanza. Ma a giudicare dai progetti che hanno affollato gli stand degli ultimi Saloni del Mobile si direbbe che, per dimensioni, proporzioni, funzionalità e immagine il suo peso nella gerarchia spaziale della casa sia cresciuto a dismisura, al punto da trasformare l’umile focolare domestico in una sala del trono. Chiedersi che cosa mai si debba cucinare in ambienti tanto grandiosi e sofisticati appare legittimo. Già da tempo si è affacciata l’idea della cucina intesa come laboratorio, luogo della tecnologia e della produzione, trasudante efficienza e funzionalità d’impronta

aziendale, che però contrasta con la nostalgie del genuino e del casereccio dominante nell’arte culinaria contemporanea (e del resto puntualmente evocata negli allestimenti fieristici). Se a ciò si aggiungono le dimensioni straripanti (cavernose profondità dei contenitori, monumentalità del bancone centrale, che trasferisce altrove il vecchio desco familiare, algida incombenza metallica dei pensili e dei piani di lavoro), non sarà difficile concludere che ci troviamo di fronte a una nuova identità, peraltro ancora tutta da scoprire. La medaglia ha però, fortunatamente, l’altra faccia che le spetta. Dietro questa tendenza formale al grandioso affiora in effetti un intenso lavorio di ricerca tecnologica, di soluzioni funzionali, di scandagli gettati su più avanzate possibilità progettuali, che fanno dell’odierno mondo della cucina un momento di sperimentazione di cui non resta che aspettare le ricadute. Perfino i prototipi più

audaci rimangono ancorati a questo impegno di scavare nelle potenzialità dell’artefatto funzionale per costringerlo ad assolvere compiti per il momento ancora confusi. Del resto, una spia dell’effervescenza attuale è data dall’ampio ventaglio di soluzioni tecniche, formali ed economiche offerte dalle aziende: tanto le cucine a buon mercato, quanto quelle più tradizionali, fino ad arrivare a quelle più sofisticate, puntano su un alto livello progettuale, su un design accorto e flessibile, sull’impiego sempre aggiornatissimo di tecniche e materiali. Cosa se ne può concludere? Che siamo, in primo luogo, in un momento di riassetto delle strategie progettuali, ancora impegnate a scoprire e a definire nuovi orizzonti; e che, in secondo luogo, tocca ancora al design raccogliere la sfida del nuovo. La speranza, naturalmente, è che esso nei sia all’altezza. Maurizio Vitta Claudio Silvestrin, Cucine Terra in porfido viola, Minotti Cucine. Claudio Silvestrin, Cucine Terra made of violet porphyry, Minotti Cucine.

Right, Claudio Silvestrin, Minotti Cucine Terra, porphyry and cedar wood. Below, left, Claudio Silvestrin, Minotti Cucine Terra, blue/green labradorite; right, Minotti Cucine Gandhara made of white RAL 9016 shiny white polyester lamina, stainless steel top with sinks, drip, and exclusive Minotti Cucine welded Scholtes work top.

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A Enzo Eusebi/Nothing Studio, prototipo concept kitchen NOT for Food Berloni. Il progetto è realizzato in materiali compositi avanzati, quali le fibre di carbonio. La scelta dei colori è rigorosa: bianco lucido per la seduta del divano e nero opaco per il resto. Gli accessori sono in vetro colorato nero. Enzo Eusebi/Nothing Studio, prototype of Berloni NOT for Food concept kitchen. The project is made of cutting-edge composite materials, such as carbon fibres. The choice of colours is carefully gauged: shiny white for the sofa seta and opaque black for the rest. The accessories are made of black-coloured glass.

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history of kitchens ought to coincide with that of cooking, but in actual fact this is only apparently the case: the spatial domain of the kitchen and the biological, anthropological and social domains of cooking actually appear, upon closer scrutiny, to extend along parallel but clearly distinct lines. This is the classical separation between “end” and “means”: whereas a history of cooking could quite easily do without kitchens, since a good recipe does not depend on the shape of the utensils required for making it, but a history of kitchens taken as places could not possible ignore the cooking methods it is ultimately shaped around. However obvious and generic this remark might be, it helps us introduce the question of modern-day kitchens, which have been given ever-increasing stylistic independence by design for the specific purpose they serve, enough to raise a number of issues. There is no doubt that the kitchen has always been something more than a space for cooking in, as certain literary archetypes still tell us. It inevitably evokes the original concept of fire, perhaps enhanced by the old-fashioned fireside, which is still a focal point for socialising, partly – and perhaps above all – in the practical layout of the modern home, which hardly surprising has reserved pride of place to this particular environment. But judging by all the projects on display in the stands of the latest Furniture Shows, it would appear that its role in the spatial hierarchy of the home has grown considerably in terms of size, proportions, practical functions and image, so that the humble old hearth stone has now been transformed into a throne room. It seems only right to ask ourselves what needs to be cooked in such majestic and sophisticated settings, For some time now the kitchen has been seen as a sort of laboratory, a place of technolo-

gy and production, brimming with business-like effectiveness and efficiency, contrasting with a certain longing for the kind of homeliness and genuineness associated with the modern-day art of cooking (inevitably focused on at trade fairs). If to this we add the sheer size nowadays (the cavernous depths of the receptacles, monumental nature of the centre unit, which moves the old familiar dinner table elsewhere, a cold metallic intrusion of work tops and shelves), it is not hard to conclude that we are now faced with a fresh identity, still waiting to be properly disclosed. Fortunately there is another side to the coin. This stylistic trend towards the majestic conceals intense technological research, functional designs and a probing into the very cutting-edge of design, making the modern-day world of kitchens a chance to experiment, leaving us with no choice but to just wait and see what eventually unfolds. Even the boldest prototypes are still anchored to this delving into the possibilities of a functional artefact, forcing it to serve what are for the time being confused purposes. The wide range of technical, stylistic and economic solutions being marketed by companies do, at least, provide us with a certain insight into the current state of affairs: economicallypriced, traditional and even the most sophisticated kitchens focus on high-quality, clever and flexible design drawing on the very latest in technology and materials. So what can we can conclude from all this? That we are, first and foremost, going through a period in which design strategies are being rethought, as they still strive to discover and set new horizons; and that, secondly, it is again design’s task to take up this challenge to create something new. The hope, of course, is that it turns out to be up to the task. Maurizio Vitta

Zaha Hadid, Z. Island by DuPont™ Corian®. Il progetto di ambiente cucina concepito da Zaha Hadid incorpora soluzioni multimediali, attuatori sonori e LED in eleganti superfici fluide realizzate con la solid surface DuPont™ Corian®, un prodotto esclusivo di DuPont, permettendo agli

utilizzatori di navigare sul web, ascoltare musica o creare affascinanti effetti ambientali tramite un particolare pannello di controllo. Questo ambiente cucina comprende: due unità isola freestanding (una dedicata alle funzioni associate all’elemento “fuoco” e

una dedicata alle funzioni associate all’elemento “acqua”); un sistema modulare di armadi a parete (complementare alle due isole), che offre spazio per elettrodomestici, alimenti e quanto tipicamente si utilizza nella cucina; un sistema di

pannellatura in Corian® che adotta anche speciali dispositivi per la diffusione di luci e musica; una seduta lunga oltre 5 metri e il banco della reception. Zaha Hadid’s kitchen environment incorporates multimedia solutions, sound

switches and LEDs with elegant seamless DuPont™ Corian® solid surfaces, an exclusive DuPont product, allowing users to surf the web, listen to music or create startling environmental effects by means of the a special control panel. The kitchen

environment includes: two free-standing island units (one for “flame”-related functions and the other for “water”related features); a modular system of wall cupboards (complementary to the two islands), providing room for electrical appliances, food and

anything usually used in the kitchen; a Corian® panelling system fitted with special devices for diffusing light and music; a chair over 5 metres in length and the reception desk.

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A sinistra, cucina Ikea Linjär, e, sotto, cucina Ikea Abstrakt, design IKEA of Sweden/Mikael Warnhammar.

Left, Ikea Linjär, kitchen and, below, Ikea Abstrakt kitchen designed by IKEA of Sweden/Mikael Warnhammar

Sopra e a destra, Vico Magistretti, cucina/kitchen Cinqueterre, Schiffini Mobili Cucine, con elemento strutturale dell’anta in alluminio. Sotto, Giugiaro Design, Flux, e, a destra, Vuesse

Sotto, design e tecnica caratterizzano la serie di apparecchi da incasso Navitronic TouchControl Miele. Forno, lavastoviglie, forno compatto e forno a vapore vengono comandati esclusivamente tramite tasti sensori;

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a destra, forno a vapore, forno e macchina per il caffè da incasso, design Miele. Below, design and technology characterise the Navitronic TouchControl Miele

design, Crystal, serie Feelrouge Scavolini. In basso, Herbert H. Schultes, sistema cucina Bulthaup B3. Above and right, Vico Magistretti, Cinqueterre kitchen, Schiffini Mobili

Cucine, with aluminium door frame. Below, Giugiaro Design, Flux, and, right, Vuesse design, Crystal, Feelrouge Scavolini range. Bottom, Herbert H. Schultes, Bulthaup B3 kitchen system.

range of fitments. Stove, dishwasher, compact over and steam oven are controlled exclusively by sensor switches; right, steam oven, oven and built-in coffee-maker designed by Miele.

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Riqualificazione urbanistica e dello spazio urbano del centro di Biancade (TV) L’amministrazione Comunale intende acquisire delle idee intese a garantire un integrale recupero e riqualificazione del sistema centrale della frazione di Biancade, inteso anche come valorizzazione d’immagine per la funzione sociale e culturale, da realizzare attraverso un progetto di sistemazione delle aree pubbliche e degli spazi che le collegano Urban requalification of Biancade city centre The Town Administration asked for ideas for the renovation and refurbishment of the central area of Biancade, with the aim to enhance the image and the social and cultural functions of the public areas and structures

Giuria/Jury: Freddy Joris, Georges Durieux, Eliabel Hennart, Thomas Kuypers, Annick Piron, Emmanuel Vanderheyden, Virginie Boulez, Marc Melin, Pierre Erler, Philippe Legaz, Danielle Coune, François Bouquiaux Committente/Client: Institut du Patrimoine Region Wallonne

Giuria/Jury: Simonetta Ruminato, Alessandro Lillo, Irma Visalli, Antonio Gatto, Ciro Perugini, Ermanno Sbarra Committente/Client: Comune di Roncade

1° Gesumina Minoia (capogruppo/team leader), Michela Cattacin, Bruno Mongiardo 2° Cristiana Eusepi (capogruppo/team leader), 3° ex-aequo -Maurizio Greco (capogruppo/team leader) -Corrado Carotenuto (capogruppo/team leader), Michelangelo Galeota 4° Carlo Zanchetta (capogruppo/team leader) 5° Luca Rossi (capogruppo/team leader), Lorenzo Rossi, Alessandro Bombaci 6° Claudio D'Onofrio (capogruppo/team leader) 7° Marcello Fiscelli (capogruppo/team leader) 8° Damiano German (capogruppo/team leader)

COMPETITIONS

Restauro del Mulino dell'antica Abbazia della Paix-Dieu Progetto per il restauro e la redestinazione d’uso del mulino dell’Abbazia della Paix-Dieu. Il programma prevede il restauro della struttura e la realizzazione di una brasserie al piano terra, nonché di uffici al piano superiore Restoration of the Mill at Paix-Dieu Abbey Project for the restoration and functions destination of the Mill of the Paix-Dieu Abbey. The briefs asks for the renovation of the structure and the realization of a brasserie at the ground floor and offices at the upper level

Italia/Italy - Biancade (Treviso)

Vincitore/Winner Delphine Peters (capogruppo/team leader), Andrea Tenuta, Bertrand Evrats, StabiliD ingegneria, Ageci impianti

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Belgio/Belgium - Namur

Francia/France - Bordeaux Prix d’Architecture de la Ville de Bordeaux 2006 Premio che mira a sottolineare il dinamismo architettonico della città di Bordeaux e a incoraggiare tutte le forme creative. Quattro le categorie premiate: 1. Ampliamento, trasformazione, recupero; 2. Habitat; 3. Strutture pubbliche; 4. Edifici terziari, industriali, commerciali Prix d’Architecture de la Ville de Bordeaux 2006 Award aimed to underline the architectural dynamism of Bordeaux and to promoto any form of creation. There are four categories awarded: 1. Extension, transformation, renovation; 2. Habitat; 3. Public structures; 4. Office, industrial and commercial buildings

1

Italia/Italy - Narni (Terni)

Vincitore/Winner (cat.1) Bertrand Nivelle (capogruppo/team leader) Vincitore/Winner (cat.2) Vincent Dugravier (capogruppo/team leader) Vincitore/Winner (cat.3) Laurent Gouyou Beauchamps, Fabien Pédelaborde Vincitore/Winner (cat.4) Flint architectes

Riqualificazione Piazza Garibaldi Concorso di idee a livello nazionale per la riqualificazione di Piazza Garibaldi, al fine di ricostruire un equilibrato rapporto architettonico e urbanistico tra tale spazio e il tessuto edilizio circostante Requalification of Piazza Garibaldi The Town Administration called for proposals for the requalification of Piazza Garibaldi aimed to define a balanced relationship between architecture and the city and between the square area and the surrounding environment

2

3

Giuria/Jury: Françoise-Hélène Jourda, Olivier Brochet, Emmanuel Caille, Michel Duchène, Isabelle Dellu, Bruno Fortier, Ombline François, Luis Fernandez-Galliano, Nicolas Mignani, Emmanuelle Poggi, Patrick Venries Committente/Client: Ville de Bordeaux

Giuria/Jury: Antonio Zitti, Antonella Greco, Adolfo Sajeva, Marco Bartolini, Moreno Lignini, Daniela Pinzaglia Committente/Client: Comune di Narni

4

Germania/Germany - Berlin Ristrutturazione dell'Accademia Nazionale di Danza di Berlino Progetto per la realizzazione della scuola statale di balletto a Berlin-Pankow. Il programma prevede la costruzione di un complesso dotato di aule, internato e mensa Renovation of the Berlin National Dance Academy The competition concern town construction and functional reorganization of the building complex of the national ballet school

Committente/Client: Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Abteilung Hochbau

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1° von Gerkan, Marg und Partner (capogruppo/team leader), Volkwin Marg, Hubert Nienhoff, Kristian Uthe-Spencker 2° Stephan Höhne Architekten BDA (capogruppo/team leader) 3° Peter Schweger (capogruppo/team leader), ASP Schweger Assoziierte Gesamtplanung GmbH 4° HKS Architekten, Jochen König, Gregor Rutrecht

1° Luca Del Cucco (capogruppo/team leader), Giacomo Casalino, Davide di Franco (nEmoGruppo), Davide Gamba, Giuliano Gatti, Guido Incerti, Angela Simonelli, Lorenzo Zoli Segnalati/Shortlisted -Mauro Zucchetti, Caterina Fortebuono, Barbara Contessa -Patrizia Campili/Officina 8 (capogruppo/team leader), Officina 8 (Marco Santi, Patrizia Campili, Elisa Mangialardo), Gabriele Piacenti

Italia/Italy - Santorso (Vicenza) Nuova biblioteca-mediateca pubblica comunale Il tema del concorso è quello di suggerire, mediante una ristrutturazione parziale dell’esistente, una riqualificazione degli spazi interni ed esterni del fabbricato esistente, individuando così un nuovo schema distributivo degli stessi, al fine di perseguire gli obbiettivi della valorizzazione dell’area scoperta di accesso alla struttura, dell’individuazione della nuova biblioteca-mediateca vera e propria, dell’area di studio e di ricerca e dell’area di back office per le attività interne e amministrative della stessa New Public Library and Media Library Competition for the requalification, through the partial renovation of the existing building, of exterior and interior spaces of the public library-media library and for the reorganization of the spaces distribution Giuria/Jury: Pietro Menegozzo, Paola Della Vecchia, Giorgio Lotto, Andrea Testolin, Claudia Capovilla, Dino Scortegagna, Lauro Paoletto Committente/Client: Comune di Santorso

1° Filippo Marchesin, Federico Maran 2° Davide Olivieri 3° Christian Gasparini, Lorenzo Badari

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COMPETITIONS + europaconcorsi

Lussemburgo/Luxenbourg

Vincitore/Winner JSWD Architekten + Planer BDA, Atelier d’architecture Chaix & Morel et associés (capogruppo/team leader), Reinhold Baier, Hensel Ingenieur GmbH, club L94 Landschaftsarchitekten

Ristrutturazione della Stazione Centrale di Lussemburgo Concorso di idee di urbanistica per la sistemazione dell’area della stazione centrale di Lussemburgo e dei quartieri adiacenti Renovation of Luxenburg Central Station Ideas competition of urbanism for the reorganization of the Central Station in Luxenbourg and of the surrounding areas Giuria/Jury: Klaus Kada (Presidente) Committente/Client: Ville de Luxembourg, Ministère des Transports, Chemins de Fer Luxembourgeois (CFL), Administration des Ponts et Chaussées

Tailandia/Thailand - Bangkok Tsunami Memorial Design Competition (2a fase) Concorso internazionale per un Memorial dedicato alle vittime dello Tsunami del 2005 Tsunami Memorial Competition (2nd phase) International competition for a memorial dedicated to the victims of the Tsunami of 2005 Giuria/Jury: David Stuart Elliott, Jonas Bohlin, Matthias Sauerbruch, Stefano Mirti, Xu Anzhi, Decha Boonkham, Chanvudhi Varavarn, Banasopit Mekvichai, Somlak Charoenpot Committente/Client: Government of Thailand

A

1° Ana Somoza Jimenez, Juana Canet Rosello, Disc-O Arquitectura (capogruppo/team leader), Eva Sebastian Penin, Angel Martínez Rodríguez, Raquel Lozano Gutiérrez, Juan Antonio Díaz Moreno, David González Calle, Jose Antonio Somoza Arribas, Miguel Jaenicke Fontao, Sara Fernández López, Beatriz San Salvador Picó, Constantino Hurtado Mingo, Tectum Ingenieros, NagaConcepts Finalisti/Shortlisted A- Avanto Architects Ltd. (Ville Hara, Anu Puustinen), Duangrit Bunnag Architect Ltd B- VeeV Design (Raveevarn Choksombatchai, William Oren, Suthida Cheunkarndee, Dong Suh, Andy Shanken), Plan Architect Co. C- Liang Hou, CASA Co. D- Richard Weller, Gary Marinko, Bruce Rowe, Mike Rowlands, Scott Guerin, Architects 49 Limited

B C

D

USA - New York My Chair Concorso di design per la realizzazione di una sedia, poltrona o divano, in grado di rispondere ai mutamenti della società e in tal senso in grado di riflettere il nostro tempo My Chair International design competition open to anyone. Even though the function of a chair as an aid to sitting has not really changed over time, its design has evolved in parallel to society. It has reflected the developments in technology, architecture and industrial design. Furthermore, chairs have been a social, aesthetic and symbolic statement. Chair design has been a declaration of attitudes, ideas and viewpoint

1° Kelly Blair 2° Roland Baldi 3° Ricardo Villagomez

Committente/Client: Luvo Design 3° 2°

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- My son has just graduated in architecture - Then get him a good psychoanalist

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Dalla storia al futuro The Falck Project

Assetto avveniristico For Capaccio Scalo

Progetto: Renzo Piano Building Workshop

Progetto: Alfonso Di Masi

Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano e luogo storico della rivoluzione industriale del Paese, è in procinto di mutare notevolmente la propria struttura urbana. Si tratta di un intervento complesso che coinvolge una superficie di circa 1.300.000 metri quadrati. Al momento, il progetto è a livello di master plan e prevede 1.000.000 di metri quadrati di parco pubblico, al cui interno sorgono edifici destinati alla residenza, al terziario, al commercio e quant’altro forma il tessuto urbano della città contemporanea. Progettato da Renzo Piano Building Workshop (con la collaborazione di Caputo Partnership), l’insediamento sarà realizzato dalla società RISANAMENTO Gruppo Zunino. In occasione della presentazione dell’intervento è stata allestita la mostra “Oltre il Muro della Falck. Passato, presente e futuro dell’ex area Falck” rimasta aperta alcuni giorni negli spazi di una delle strutture d’acciaio delle ex Acciaierie Falck. Il programma di progetto prevede che alcune strutture saranno conservate e trasformate in grandi serre. Considerato un progetto strategico per il futuro di un luogo che unirà Sesto San Giovanni a Milano, il nuovo insediamento costituirà un esempio illuminato di recupero di una parte di storia della rivoluzione industriale del Paese. Info: www.rpbw.com, www.risanamentospa.it. Carlo Paganelli

Il nuovo master plan per il centro di Capaccio Scalo (Salerno) interpreta le nuove fenomenologie urbane delle generazioni odierne, della società ormai aperta a una molteplicità di idee, di esperienze, del dinamismo mediatico delle comunicazioni. Alla luce di un’attenta analisi dei fattori interagenti alla scala urbana (pieni e vuoti) e delle condizioni strutturali e funzionali dei diversi corpi edilizi, sono state dettate le linee guida dell’intervento. E’ prevista la demolizione e ricostruzione, all’incirca con la stessa volumetria, del vecchio cinema Miriam, ormai fatiscente, con un nuovo edificio contenente un auditorium per circa 500 posti; un media-building multisala integrata che si porrà come “agora coperta” quasi in negativo all’agora che dovrebbe diventare l’intera piazza ristrutturata. Il blocco ricostruito conterrà anche spazi polifunzionali a servizio della collettività a livello terra e interrato e una piscina. All’ultimo livello è previsto il volume lievemente sospeso, contenente il museo multimediale interattivo, che può relazionarsi, attraverso una sorta di balcony, alla collinetta alberata sul lato posteriore dell’edificio. Tra lo stesso e la strada provinciale per il mare, è prevista la realizzazione di un nuovo parcheggio su due livelli. La piazza sarà organizzata in diversi ambiti interagenti fra loro. Interamente ripavimentata in travertino locale vede l’innesto di due aree coperte, una in vetro strutturale, tra il media-building e il vecchio edificio del comune con una vera e propria funzione civica, l’altra il viale delle palme e l’adiacente area scolastica e ludica, vedono l’innesto di una sorta di portico-scultura allungato. Particolare attenzione è stata posta anche per la sistemazione della viabilità e delle aree di parcheggio limitrofi.

Sesto San Giovanni, a town just outside Milan and a historical site for Italy’s industrial revolution is about to make a remarkable change to its urban structure. It is a complex project that involves a 1,300.000-sq.-m. area. At the moment, the project is still only a master plan, and at this point the design for a 1,000,000-sq.-m. park has been completed; here, residential buildings as well as complexes for the service industry, business and shopping centers will rise, as well as all the other elements that form the urban fabric of a contemporary city. Planned by Renzo Piano Building Workshop (together with Caputo Partnership), the new settlement will be built by the Zunino Group’s RISANAMENTO (which means redevelopment). An exhibition entitled “Beyond Falck’s wall. Past, present and future of the former Falck area” was organized for the presentation of the project, and stayed open for a few days in one of the steel structures belonging to the former Falck steelworks. The plan for the project also includes a number of structures that will be preserved and turned into great greenhouses. This project is considered strategic for the future of a place that will link Sesto San Giovanni to Milan, and the work will constitute a bright example for the recovery of a part of Italy’s history: the industrial revolution. Info: www.rpbw.com, www.risanamentospa.it.

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in Salerno is an interpretation of the new urban phenomenologies concerning new generations, society – which is now open to a variety of ideas – experiences, and the dynamism of communication media. The guidelines for the work were dictated by a careful analysis of factors interacting with the urban scale (fulls and voids) and the structural and functional elements of the different buildings. The old Miriam moviehouse is to be demolished and rebuilt, roughly along its former volumetric lines. The theater, which is now dilapidated, is to be replaced by a new building containing an auditorium containing about 500 seats; the result will be an integrated multiplex media-building that will set itself as a “covered agora”, almost in complete contrast with the agora that the entirely renovated square should become. The rebuilt block will also feature multipurpose areas for the general public – both on the ground floor and at basement level – as well as a swimming pool. The top floor will be characterized by a slightly suspended volume containing an interactive multimedia museum which, through a sort of balcony, communicates with a tree-lined hill behind the building. A new two-story parking lot is to be built between the building and the provincial roadway leading to the sea. The square will be organized along different interacting sections, and will be totally paved with local travertine. It will feature two covered areas, one in structural glass between the media-building and the old town hall – which continuously carries out municipal activities – and the other along a path lined by palm trees, adjacent to a school and playground. This is to be built as a sort of elongated arcade-sculpture. Great care has been put into aiding circulation and finding nearby parking solutions.

The new master plan for the Carpaccio Scalo Center

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Conservazione At Querini Stampalia

Premio Carlo Scarpa To Val Bavona/Canton Ticino

Il nuovo tram In Mulhouse

A partire dal mese di maggio 2006 gli spazi ripensati dall’architetto Carlo Scarpa all’interno della Fondazione Querini Stampalia, a Venezia, sono oggetto di un intervento di conservazione che si protrarrà sino alla primavera del 2007. In questo periodo pertanto l’accesso al pubblico non è consentito, se non durante visite guidate al cantiere (organizzate per venerdì 2 e sabato 3 giugno 2006 alle ore 10.30), in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’architetto veneziano. La realizzazione del progetto, che prevede una spesa complessiva di 730.000,00 euro, è stata finanziata anche con un sostanzioso contributo della Regione Veneto. Breve storia dell’intervento scarpiano, avvenuto tra il 1961 e il 1963: il progetto interessà parte del piano terra di Palazzo Querini Stampalia, il giardino situato sul retro e la scala d’accesso al primo piano. L’intervento di Carlo Scarpa fu attuato sotto la direzione dell’amico, estimatore e brillante critico Giuseppe Mazzariol.

Istituito dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, giunto alle diciassettesima edizione, ha designato come protagonista del 2006 la Val Bavona, Canton Ticino, Confederazione Elvetica. La Fondazione, impegnata a istituire ogni anno un osservatorio attento a individuare luoghi di forti valori per natura e memoria, e straordinari in termini di governo, forma e vita in divenire, assegna un riconoscimento non tanto a inventori o committenti, escludendo precarietà e apparenza, in favore di un paesaggio preservato e valorizzato mediante innovazione e conservazione. La Giuria del Premio ha dedicato questa edizione 2006 alla Val Bavona, luogo asperrimo di montagna, la cui comunità ha affrontato con determinazione la potenza e la durezza della natura stabilendo comportamenti, idee e manufatti per una sopravvivenza difficile e un bisogno di riscatto. Oltre alla straordinarietà del contesto naturale, storico etnoantropologico del luogo, la Val Bavona desta particolare interesse per l’orgogliosa consapevolezza che la comunità dimostra nei confronti di una situazione di unicità e di valori da trasmettere. Il Premio consiste anche nella pubblicazione di un dossier curato e realizzato dalla Fondazione, che annualmente testimonia la storia, la geografia, le condizioni del luogo premiato, e nella raccolta dei relativi materiali bibliografici e cartografici, messi a disposizione per la consultazione pubblica.

Sono state inaugurate a maggio le prime due linee del nuovo tram di Mulhouse che collegano la zona est a quella ovest e la zona nord a quella sud della città. Progetto innovativo e tecnologicamente avanzato che si inserisce nella prospettiva, già sposata da altre città francesi come Montpellier, Orléans e Lyon, di promozione e sviluppo dei trasporti pubblici con finalità ecologiche e paesaggistiche, nonché come motore di riqualificazione urbana. Città a economia maggiormente industriale fino agli anni Ottanta, Mulhouse è impegnata da qualche anno in un’opera di mutazione economica e urbanistica mirata a incentivare alcuni aspetti e potenzialità dell’agglomerazione. Garantire una migliore qualità dell’aria, risollevare la situazione delle periferie, riconvertire le ex aree industriali in poli universitari e in centri d’arte sono tra gli obiettivi. Il nuovo tram si inserisce in quest’ottica di potenziamento della qualità della vita e dell’immagine della città. La sistemazione delle vie pedonali e ciclabili, la riqualificazione degli spazi pubblici, il potenziamento del verde (oltre 1000 alberi piantati e quasi la metà del tracciato del tram realizzato su manto erboso), le nuove operazioni immobiliari vanno di pari passo con le nuove linee del tram. Tram che entro il 2010 vedrà il prolungamento in un tram-treno, un progetto a tecnologia avanzata, sviluppato in Germania dal 1990, che connetterà la rete del tram urbano alla rete ferroviaria. Il vantaggio di questo concetto è la possibilità di connettere anche i comuni più lontani della periferia con un mezzo simile al tram ma con caratteristiche di sicurezza e velocità che lo rendono adatto a viaggiare sia sulla rete ferroviaria sia su quella dei tram in città. La portata innovativa del nuovo tram si coniuga al suo ruolo di supporto alla creazione e design contemporaneo. Quattro artisti internazionali sono stati infatti coinvolti nella realizzazione delle nuove linee. Il designer catalano Peret, scelto per la decorazione dei convogli in giallo, rosso e nero; Daniel Buren per una segnaletica monumentale che individua con grandi archi ogni stazione della linea est-ovest; Tobias Rehberger per il suo progetto di opere poetiche e polimorfe in prossimità delle stazioni della linea nord-sud e il compositore Pierre Henry per il design sonoro degli annunci a bordo del treno. E. C.

Works for the preservation of the areas designed by the architect Carlo Scarpa in the interior of the Querini Stampalia Foundation in Venice started in May 2006 and will continue until spring 2007. Therefore, throughout this period the area will be closed to the public. However, guided tours to the site were organized on Friday 2nd and Saturday 3rd June, on the occasoin of the centennial of the Venetian architect’s birth. The implementation of the project, which entails an overall cost of 730,000,000 Euros, was also financed by a substantial contribution from the Veneto Region. A brief history of Carlo Scarpa’s work on the site – from 1961 to 1963 – is traced. The project is for part of the ground floor of the Querini Stampalia building, the garden located at the rear and the staircase leading to the first floor. Carlo Scarpa’s design was implemented under the direction of the brilliant critic Giuseppe Mazzariol, a friend and admirer of the architect’s.

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Established by the Benetton Foundation, Studies and Research, the Carlo Scarpa International Prize for Gardens has reached its seventeenth edition, naming Val Bavona, Canton of Ticino in Switzerland the winner of the 2006 prize. The Foundation is committed to identifying highly valuable areas from a natural and historical point of view, as well as extraordinary regions in terms of their governments, layout and future life. Putting aside questions regarding precariousness and appearances, the award is not meant for inventors or clients – but to foster preserved landscapes that are to be exploited through innovation and conservation. The Jury of the Prize has devoted the 2006 edition to Val Bavona, a very rough mountain area where the community has always faced the power and harshness of nature with determination, establishing behaviors and ideas – and creating hand-made objects – that are necessary for survival and satisfy a need for redemption. In addition to the area’s exceptional natural, historical and ethnoanthropological context, Val Bavona arouses particular interest due to the proud awareness its community shows toward a unique situation that is full of values to pass on to future generations. The Prize also includes the publication of a dossier that is curated and distributed by the Foundation itself. Every year, the Foundation bears witness to the history, geography and general features of the winning area, making its collection of relative bibliographic material and maps available to the general public.

Al via il Museo del Lussemburgo The Mudam Last May, the first two lines of the new Mulhouse tramway system were inaugurated. The lines link the East/West and North/South sides of the city. This innovative, technologically advanced project is part of a plan – which is already underway in other French cities, such as Montpellier, Orléans and Lyons – for the fostering and development of environmentally friendly and landscape-oriented public transport, as well as for urban upgrading. Until the 1980s a prevailingly industrial city from an economic viewpoint, in the past few years Mulhouse has been undergoing an economic and urban change. This change aims at incentivizing some of the city’s aspects and its potential, such as ensuring better air quality, improving the situation in the suburbs, and converting the former industrial areas into universities, art centers, etc. The new tramway is a good example of an improved lifestyle and image of the city. In fact, the new lines coincide with a new plan for the pedestrian areas and bikelanes, the refurbishment of public spaces, more green areas (more than 1,000 trees were planted, and almost half of the tramway runs along grassy strips), and the promotion of new operations for development. By 2010, the tram will be lengthened, turning into a sort of train-streetcar; developed in Germany in 1990, this is a hi-tech project that will connect the urban tramway with the railroad network. This concept presents the advantage of connecting the farthest suburbs through a means of transport that is similar to a streetcar but safer and faster, making it suitable both for traveling on the railway and on tramways in the city. This new tram’s innovative aspects are combined with its role as a support for the creation of contemporary design. In fact, four international artists contributed to the creation of the new lines. The Catalan designer Peret was asked to decorate the trains in yellow, red, and black; Daniel Buren created monumental signposts: every station on the East-West line is identified by a great archway. Tobias Rehberger realized his project made up of poetic, polymorphous works near the stations on the North-South line, and the composer Pierre Henry was the sound designer for the announcements made on board the train.

Progetto: Ieoh Ming Pei La recentissima inaugurazione (1 luglio) del Museo d’arte Moderna Grand-Duc Jean, Mudam, di Lussemburgo segna un’importante tappa per la città in vista della sua elezione a Capitale europea della Cultura del 2007. Forte impegno di energie e di capitali (circa 90 milioni di euro) per questo edificio di oltre 10.000 metri quadrati di cui circa 4.800 adibiti a sale espositive. Grandi i nomi coinvolti per il progetto, Ieoh Ming Pei per l’architettura e Michel Desvigne per l’allestimento del parco dove sorgeva Fort Thüngen e che ospita il nuovo museo. Vetro e pietra color miele individuano l’immagine del complesso che si iscrive morbidamente nel sito storico e paesaggistico seguendo gli antichi tracciati delle mura della fortificazione. L’originalità del Museo, diretto da Marie-Claude Beaud, sta nel concetto alla base del suo programma artistico, denominato “Be the Artists’ Guest”. Sono infatti gli artisti i principali protagonisti della progetto museale, a essi infatti è stata data carta bianca per pensare e creare delle opere specifiche per le diverse funzioni del museo: collezione, esposizione, auditorium, caffè, boutique, ingresso ecc. “Eldorado”, la mostra di apertura in corso fino al 20 novembre, rappresenta il risultato di oltre cinque anni di ricerca e definizione del concetto direttore. Attraverso le opere di una sessantina di artisti viene tracciato un ricco panorama della creazione artistica contemporanea; sono infatti riunite una selezione delle oltre 230 opere della collezione del museo e le nuove produzioni con una rappresentazione ampia e diversificata delle diverse forme espressive: pittura, scultura, istallazioni, suono, video, fotografia, design, grafica, moda, nuovi media ecc. Elena Cardani The very recent inauguration (July 1st) of the Grand-Duc Jean Museum of Modern Art, Mudam, in Luxembourg marks an important turning-point for the city, in view of its having been selected as the 2007 European Capital of Culture. A great amount of energy and capital (about 90 million Euros) were put into this building, which covers an area of 10,000 sqare meters, 4,800 of which have been turned into showrooms. Great names are involved in the project: Ieoh Ming Pei for the architecture, and Michel Desvigne for the layout of the park where Fort Thüngen used to rise and which now hosts the new musuem. The complex, which is built in glass and honey-colored stone, fits in perfectly with the historical site and the landscape as it follows the ancient layout of the fort walls. The originality of the Museum, which is directed by Marie-Claude Beaud, lies in the concept behind its artistic program, which is called “Be the Artists’ Guest”. In fact, the artists themselves are the main protagonists of the musum project; they were totally entrusted with the plan for and creation of specific works for the museum’s different functions: Collection, exhibition, the auditorium, the café, the boutique, the entrance, etc. “Eldorado”, the opening show which will be on through November 20th, is the result of over 5 years of research and definition of the concept. Through works by about sixty artists, a comprehensive survey is outlined of contemporary artistic creation; in fact, a selection of over 230 works from the museum’s collection have been gathered, as well as the new production, with a wide, diversified representation of different expressive forms: painting, sculpture, installations, sound, video, photography, design, graphic art, fashion, new media, etc.

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Palmarès in Cina In Beijing and Shanghai

Idoli, Dei, Mostri At Build Up Expo 2007

Medaglia d’Oro For Italian Architecture

Progetto: Arep-Sivio d’Ascia

Esordisce sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica e della Presidenza del Consiglio, la conferenza mondiale sulla città, presente dal 7 al 9 febbraio 2007 in concomitanza con Built Up Expo; la grande mostra internazionale dell’architettura e della costruzione, organizzata con la partecipazione di OCCAM. La conferenza, intitolata “Idoli Dei Mostri-Metropoli, Città, Villaggi, Ragioni”, vedrà raccolti per tre giorni, negli spazi del polo fieristico milanese, i massimi responsabili del governo e dello sviluppo del territorio abitato in ogni parte del mondo. Le tre sessioni previste si articoleranno in serrati dibattiti mediante i quali verranno analizzati i mutamenti sociali riguardanti le strutture comunitarie, dai minuscoli villaggi alle grandi concentrazioni urbane che costituiscono il terreno di sfida per lo sviluppo globale del nostro secolo. Il programma è stato annunciato a tutto il mondo lo scorso 20 aprile 2006 con la VI Infopoverty World Conference nella sede del Politecnico di Milano, in collegamento con la stessa conferenza contemporaneamente in corso al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York dove, a sua volta, Piergiacomo Ferrari, Amministratore delegato di Fieramilano, ha presentato l’iniziativa. L’incontro, effettuatosi presso l’aula Magna del Politecnico di Milano, ha visto la presenza dell’ambasciatore Umberto Vattani, presidente dell’ICE, di Alberto Rivetta, direttore del Dipartimento di Meccanica, di Cesare M. Casati, Direttore de l’Arca, di Giancarlo Ius, vicepresidente UIA e di alcuni membri del Comitato Scientifico di Buil Up Expo.

Lo scorso maggio, si è svolta presso la Triennale di Milano la cerimonia per la premiazione con la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana 2006 che, alla sua seconda edizione (la cadenza è triennale), intende mettere in evidenza e creare riflessioni e verifiche sull’architettura contemporanea selezionando le nuove e più significative opere costruite e i suoi referenti; progettisti, committenza e impresa. Con la Medaglia d’Oro sono stati assegnati i Premi Speciali e le Menzioni d’Onore previsti. Vincitore della Medaglia d’Oro all’Opera è risultato Renzo Piano con l’Hight Museum of Art (1) del Village of the Arts di Atlanta (2003-2005), che ha ritirato il premio con un commento scherzoso e accattivante; “I premi vanno ai giovani; per me o sono di consolazione o, tutt’al più, di incoraggiamento”. Ha quindi ripreso il proprio concetto progettuale “del pezzo per pezzo” ricordando come partendo dal pezzo giunga abitualmente all’organismo, sempre considerando il valore etico, estetico e sociale dell’opera. I premi speciali sono andati: alla Ferrari per il Centro Sviluppo Prodotto di Maranello (2004), su progetto di Massimiliano Fuksas, per la Committenza (2); a IaN+ per i laboratori Università degli Studi di Roma–Tor Vergata (2003-2004), per l’Opera Prima (3); a Corvino + Multari e Renato Sarno per il Grattacielo Pirelli di Milano (2003-2005), per il Restauro (4). Premiati inoltre: Gianfranco Gianfriddo e Luigi Pellegrino, Benedetto Camerana e Giorgio Rosental, Francesco Garofano e Sharon Yoshie Miura Garofano Miura Architetti, Studio Italo Rota & Partners, Cino Zucchi Architetti CZA, Guido Canali – Canali Associati, C+S associati, Marco Castelletti, Guidarini & Salvadeo.

Si ispira all’estetica digitale il master plan del futuro Centro di calcolo informatico e di sviluppo dei prodotti finanziari della Borsa di Shanghai (DDDPC), 90.000 metri quadrati di superficie, 17 edifici, attività di produzione, ricerca e formazione e spazi per lo svago, 2008 la data prevista di ultimazione dei lavori. La distribuzione dei volumi sul territorio, circa 9 ettari, ricalca la configurazione di un micro chips di una scheda madre del computer. I diversi corpi di fabbrica seguono stereometrie piuttosto semplici animati da bucature apparentemente “random” che però non trascurano un rispondenza calibrata sulle esigenze funzionali delle attività interne. Flessibilità e possibilità di adeguamento del principio compositivo all’evoluzione del programma funzionale si coniuga alla complessità del programma proiettando l’insieme in un nuovo concetto di “Polo di Competitività” dove confluiscono attività produttive, di ricerca e formazione servite da spazi per lo svago e il tempo libero aperti sia agli utenti come alla collettività. Da Shanghai a Pekino, un’altra vittoria per il gruppo francese Arep – Sivio d’Ascia con AIA, premiati al concorso per l’Ospedale della Concordia (XIE-HE Hospital ). Le quantità dimensionali sono l’aspetto che maggiormente colpisce la valutazione del progetto, soprattutto se confrontati ai canoni europei. Si tratta infatti dell’ospedale più grande della Cina, e forse del mondo, su 8 ettari sono previsti 220.000 metri quadrati costruiti che verranno realizzati in due fasi (la prima di 130.000 e la seconda di 90.000 metri quadrati) e convoglieranno un complesso numero di attività e di edifici a esse connessi, Consultazioni, Urgenze, Medicina tecnologica, Centro Radiografia, Farmacia Generale, Centro Ricerca e Formazione, Organizzazione, Ostetricia e Pediatria, Chirurgia Generale (con 24 sale operatorie) e Area Vip. Entro il 2008 termine della prima fase, per il 2010 la seconda. Il progetto si evidenzia per il concetto distributivo che anziché seguire il tradizionale schema a padiglioni autonomi, propone uno sviluppo unitario. L’insieme complesso delle attività viene infatti articolato lungo una spina dorsale longitudinale definita da una galleria in vetro e acciaio di 350 metri di lunghezza dove si agganciano i sistemi di circolazione verticale e gli accessi ai vari reparti, intervallati da patii a cielo aperto e spazi verdi per un totale del 25% dell’intero lotto. The master plan for the future Center for Computer calculation and development of financial products of the Shangai Stock Exchange (DDDPC) was inspired by digital esthetics. It entails a 90,000-square-meter surface, comprising 17 buildings, production, research and training activities, and areas for entertainment. Works should be completed by 2008. The distribution of the volumes over this territory – about 9 hectares – follows the configuration of a microchip in a computer motherboard. The various buildings follow simple stereometries that are broken here and there by apparently randomly cut-out holes which, however, are actually gauged according to the interior activities and their functional requirements. The flexibility and the ability of adapting the compositive principle to the evolution of a functional program is combined with the complexity of the program itself, setting the whole into a new concept: a “Competitive Center” where production, research and training activities merge, served by areas for free time and entertainment, which are open both to users of the complex and to the general public. From Shangai to Beijing, where there has been another victory for the French group Arep-Sivio d’Ascia, with AIA, who were awarded a prize for a competition for the XIE-HE Hospital. What was most striking in the evaluation of the project were its dimensions, especially if compared to European standards. It is, in fact, the largest hospital in China, and perhaps in the world: 220,000 square meters of built-up area is to be erected in two stages (130,000 sq.-m. are to be built in the first stage, and 90,000 in the second) over 8 hectares. This will channel a complex range of connected activities and buildings, including Consultations, Emergency, Technological Medicine, an X-ray Center, General Pharmaceutics, a Research and Training Center, Organization, Obstetrics and Pediatrics, General Surgery (with 24 operating rooms) and a VIP area. The first stage should be completed by 2008, the second by 2010. The project stands out for its layout, which is not traditional, with independent pavilions, but develops along homogeneous lines. The complex range of activities, in fact, is organized along a longitudinal backbone defined by a 350-m-long glass and steel gallery, which provides access to the staircases and elevators, as well as to the various wards, which are broken up by open patios and green areas that account for 25% of the entire lot.

Sopra, a sinistra e sotto, rendering dell’ospedale Xie-He a Beijing. In basso, rendering del Centro Informatico e di Sviluppo Prodotti Finanziari della Borsa di Shanghai. Above, left and below, renderings of the Xie.He Hospital in Beijing. Bottom, renderings of the Informatics and Financial Products Development Center of the Shanghai Stock Exchange.

organized jointly with the OCCAM. For three days, political leaders and authorities responsible for built-up territories around the world will gather at the Milanese trade fair center for a conference. On schedule are three sessions: through doubtlessly heated debates, social changes related to community structures will be analyzed, beginning from tiny villages up to great urban conglomerations, which constitute a challenge for our century’s global development. The program for the event was announced to the whole world last April 20th 2006 on the occasion of the 6th Infopoverty World Conference, which took place at the Polytechnic of Milan, and was linked up with the same conference which was simultaneously taking place at the UN’s Glass building, where in turn, the initiative was presented by Piergiacomo Ferrari, the executive director of Fieramilano. The conference, which took place in the auditorium of the Polytechnic in Milan, saw the participation Ambassador Umberto Vattani, president of ICE; Alberto Rivetta, the director of the Mechanics Department: Cesare M. Casati, Editor of l’Arca; Giancarlo Ius, Vice President of IUA, and a few members of the Build Up Expo Scientific Committee.

The World City Conference will be inaugurated from 7 to 9 February 2007 under the high patronage of the President of the Republic and the Prime Minister. The event is concurrent with Build Up Expo, the great international architecture and building show

Last May, the prize-giving ceremony for the 2006 Gold Medal for Italian Architecture was held at the Milan Triennial. At its second edition (it is held every three years), the event focuses on architecture, leading to reflection on – and verification of – contemporary architecture by selecting the most significant new buildings and their points of reference: their planners, clients and companies. In addition to the Gold Medal, Special Prizes and Honorable mentions were also awarded. With his Hight Museum of Art (1) at the Village of Arts in Atlanta (2003-2005), Renzo Piano was the winner of the Gold Medal for architectural works. As the prize was being awarded, the architect came up with a witty, fetching remark: “Prizes go to the young; for me they are either consolation prizes or they are meant to encourage me.” He thus explained his “piece by piece” planning concept, pointing out how by starting out with a piece he always builds up the entire organism, keeping the work’s ethical, esthetic and social value in mind at all times. The special prizes were awarded to Ferrari for the Maranello Product Development Center (2004) planned by Massimiliano Fuksas for the Client (2); to IaN+ for the laboratories at the Università degli Studi in Rome – Tor Vergata (2003-2004), for their First Work (3); to Corvino + Multari and Renato Sarno for the Pirelli skyscraper in Milan (2003-2005) for Repairs (4). Other prizes went to: Gianfranco Gianfriddo and Luigi Pellegrino, Benedetto Camerana and Giorgio Rosental, Francesco Garofano and Sharon Yoshie Miura Garofano Miura Architects, the Italo Rota Studio & Partners, Cini Zucchi Architects CZA, Guido Canali – Canali Associates, C+S Associates, Marco Castelletti, Guidarini & Salvadeo.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Cinema e comics New at Mart

Architettura a 360° Languages for Building

Design e città Italy in Montreal

Un secolo di storia: da Arcibaldo e Petronilla a Batman, gli universi dei comics e del cinema si guardano. Quattro città ospitano una mostra che evidenzia diversità e affinità fra i due linguaggi più popolari del Novecento. Obiettivo di “Cinema & fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo” è di evidenziare la rete di relazioni che i due media hanno intrattenuto, rivelando una non comune capacità di ridefinire l’immaginario collettivo, attraverso l’uso della narrazione per immagini. L’esposizione si snoda cronologicamente, partendo dai primi anni del Novecento per arrivare ai nostri giorni, dando spazio alla produzione americana ed europea e presentando circa quaranta personaggi, ognuno documentato grazie a materiali originali come manifesti, locandine cinematografiche, tavole e strisce originali, e pubblicazioni d’epoca. L’esposizione, curata da Roberto Festi e ideata da esaExpomostre, è presente per la durata di un anno in quattro prestigiose sedi espositive e il suo esordio ha avuto luogo al Mart di Rovereto il 27 maggio, per poi continuare fino al 17 settembre 2006. Ogni sede espositiva presenterà al pubblico, durante il periodo di apertura, una rassegna di film.

La Triennale di Milano, nell’ambito della “Festa per l’Architettura – III Edizione”, presenta la mostra “Good N.E.W.S. Temi e percorsi dell’architettura” (16 maggio - 20 agosto), a cura di Fulvio Irace e Italo Rota con Fausto Colombo e Luciano Patetta. Come suggerisce il titolo – acronimo dei quattro assi di orientamento della cartografia tradizionale (North, South, East, West) – la mostra intende proporre una serie di temi che da sempre appartengono alla storia di quest’arte nella costruzione dell’ambiente umano: Cos’è l’architettura? Quali sono le sue origini? Come essa si è rappresentata e si rappresenta nelle varie società? Cosa vuol dire fondare una città, costruire una casa, pensare un monumento? Di questi temi oggi molto si parla, ma indirettamente: deformati dalla prospettiva mediatica, i temi fondamentali della costruzione sono diventati oggetto di una disputa sui linguaggi, sulla volontà spettacolare degli architetti, sul loro modo di rapportarsi al pubblico e al committente in una visione a volte quasi caricaturale del loro ruolo. La mostra vuole rivolgersi al pubblico in generale e non solo ai conoscitori dell’architettura: il suo linguaggio quindi è volutamente forte e di grande impatto emotivo.

Il Montreal Museum of Fine Arts dedica fino al 27 agosto una rassegna al design italiano. La mostra, intitolata “Il modo Italiano: Design and Avant-garde in 20thcentury Italy”, copre un periodo che va dal 1890 a oggi presentando 380 opere che sono tra le più rappresentative del made in Italy. Oltre agli oggetti di design, vengono proposte anche ceramiche, fotografie, sculture insieme a disegni di architetture, vetri, tessuti. Il percorso espositivo è organizzato attorno a quattro temi: Boundless Optism; Monumentality and Rationalism; Reconstruction and the Economic Miracle; Postmodern Testing Ground. Sempre a Montreal, fino al 10 settembre, il CCA presenta la mostra “Sense of the City-An Alternate Approach to Urbanism”. Si indaga il tema dei fenomeni urbani e della loro percezione attraverso i sensi presentando una serie di fotografie, oggetti, disegni, modelli, installazioni, video, proiezioni, mappe, suoni e odori. Cinque sezioni (la città notturna, la città stagionale, il suono della città, la superficie della città, l’aria della città) fanno il punto sulle condizioni sensoriali e sugli interventi tecnologici che si riscontrano nell’ambiente urbano.

A century of history: from Arcibaldo and Petronilla to Batman, the universes of comics and motion pictures come face to face. Four cities are hosting an exhibition that highlights the differences and similarities between the twentieth century’s most popular languages. “Cinema and comics. Characters from comics on the big screen” aims at pointing out the network of relations the two media have had, revealing an uncommon ability to redefine collective imagination through the use of narration by means of images. The show follows a chronological order, starting with the first years of the twentieth century and reaching today, expounding American and European production and presenting about forty characters, each one provided with information from original material such as placards, movie posters, original illustrations and strips, and publications from the time. The show, curated by Roberto Festi and planned by esaExpomostre, will be open for a whole year in four prestigious exhibitive venues. It was opened at the Mart in Rovereto on May 27th, where it will be on through September 17th 2006. During the time the shows are on, each place will present the public with a film show.

A sinistra/left, Barbarella © De Laurentis-Marianne 1967; sotto/below, Prince Valiant © King Features 1955; Diabolik © Astorina 1962.

With “Celebration of Architecture – 3rd Edition”, the Milan Triennial is presenting the exhibition “Good N.E.W.S. Themes and paths of architecture”, curated by Fulvio Irace and Italo Rota along with Fausto Colombo and Luciano Patetta. As the title – an acronym for the four points of the compass in traditionl maps (North, South, East, West) implies, the show proposes a series of themes that have always belonged to the history of this art in the construction of human surroundings: what is architecture? Where was it born? How is it represented and how does it present itself in different societies? What’s the meaning of founding a city, building a house, creating a monument? A lot is being said today about these themes, but indirectly. Deformed by the media, the fundamental themes related to building have become the object of a controversy on languages, on the architects’ tendency toward spectacularity, on their way of relating to the public and the client in what is sometimes an almost burlesque vision of their role. The exhibition is meant for the general public, and not only for professional architects: it thus has a great communicative power and emotional impact.

In alto/top, Dick Tracy © Republic 1938. Sopra/above, Tarzan © United Feature Syndicate 1952. A sinistra/left, Superman © Columbia 1948. Sotto/below, Conan © Marvel 1970.

Paolo Rosselli, Londra, 2003.

The Montreal Museum of Fine Arts is devoting a show to Italian design. The show, which will stay open through August 27th , is entitled “Il Modo Italiano: Italian Design and Avant-garde in the 20th century ”, and spans the period ranging from 1890 to today, presenting 380 works that most effectively represent what is “made in Italy”. In addition to objects from the world of design, other works on show include pottery, photographs, and sculptures, along with architectural plans, glass and fabrics. The exhibition deals with four themes: Boundless Optimism; Monumentality and Rationalism; Reconstruction and the Economic Miracle; Postmodern Testing Ground. Montreal will also host the CCA, which is presenting “Sense of the City – An Alternate Approach to Urbanism”, open through September 10th. The show features urban phenomena and the way we perceive them through our senses, presenting a series of photographs, objects, designs, models, installations, videos, screenings, maps, sounds and smells. Five sections (the city by night, seasonal cities, the sound of the city, the area of the city, the air of the city) point out today’s sensory conditions and the technological influences that emerge in the urban environment.

Corradino D’Ascanio, Vespa 125 Piaggio, 1955.

Quale dimensione? A question of dimension Il Giardino del Lussemburgo a Parigi sarà animato fino al 18 settembre dalle opere di una quindicina di artisti invitati in occasione di Artsenat 2006, settima edizione della manifestazione promossa dal Senato a sostegno dell’arte contemporanea. Quest’anno il tema scelto dai commissari Michèle Robine e Christian Gattino, è la Taille Humaine (misura umana) che ha riunito artisti più o meno noti e di diverse correnti in due esposizioni, una all’Orangerie del Senato, conclusasi il giugno scorso, e quella ancora in corso/en plein air. Le opere, tra dipinti, sculture e istallazioni, si articolano nel parco attorno a sospensioni di Lucy Orta. La selezione si muove secondo tre direzioni principali, “Grandeur nature” in cui le opere interrogano il loro medium per creare la misura umana; “Culture humaine” in cui viene dimostrato come la ridefinzione della misura umana possa influenzare oggi le rappresentazioni economiche, culturali e sociali; “Plus qu’humain” si interroga sui problemi delle estensioni umane relativamente alle bio-scienze e alle nuove tecnologie.

94 l’ARCA 216

Until September 18th, the Luxembourg Gardens in Paris are presenting works by more than a dozen artists who were invited to participate in the seventh edition of the exhibition Artsenat 2006, promoted by the Senate to foster the spread of contemporary art. This year, the subject chosen by the commissioners Michèle Robine and Christian Gattino was la Taille Humaine (the Human Scale), which has gathered more or less well-known artists from different trends into two exhibitions, one at the Senate’s Orangerie (which closed last June) and the one that is still under way. The works, including paintings, sculptures and installations, are laid out throughout the park around suspensions produced by Lucy Orta. The selection is organized according to three main sections: “Grandeur nature”, in which the works seem to question their medium to create a human dimension; “Culture humaine”, which shows how today the redefinition of a human scale can influence economic, cultural and social representations; “Plus qu’humain”, which faces up to the problems involved in human extensions toward bioscience and new technologies.

Jean-Paul Albinet, Flash mob, 2006

216 l’ARCA 95


Sculture nel Parco

Matrici complesse From the Indian Subcontinent

Estate londinese Summer in London

Un intramontabile

Lo scenario suggestivo del Castello settecentesco di Agliè (Torino) ospita fino al 25 settembre una rassegna dedicata interamente alla scultura. Si tratta di un evento giunto ormai alla sua quarta edizione, che quest’anno offre al pubblico grandi maestri del panorama internazionale accanto a giovani scultori, per un totale di 34 artisti italiani, svizzeri e giapponesi. Le opere sono esposte nel grande Parco e nelle splendide sale di quella che fu la residenza sabauda. La mostra è promossa dalla Regione Piemonte e organizzata dall’Associazione Piemontese Arte, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte. Il Castello è così protagonista di un confronto culturale stimolante, nella memoria del passato per vivere il presente. In mostra opere di: Maddalena Ambrosio, Valerio Anceschi, Natalino Andolfatto, Carlo Borer, Nado Canuti, Pietro Cascella, Angelo Casciello, Mario Ceroli, Michele Festa, Franco Fienga, Masayuki Koorida, Noriaki Maeda, Giuseppe Maraniello, Giancarlo Marchese, Koutarou Miyanaga, Pius Morger, Yoshin Ogata, Atsuo Okamoto, Lucio Perone, Peppe Perone, Roberto Priod, Klaus Prior, André Raboud, Giancarlo Sangregorio, Salvatore Sava, Giuseppe Spagnulo, Paul Suter, Takamichi Ito, Mino Trafeli, Giuliano Vangi, Rudi Wach, Gillian White, Manzen Yabe, oltre che di Giò Pomodoro recentemente scomparso, e dello scultore piemontese Franco Garelli.

Fino al 30 ottobre, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino presenta la mostra “SubContingente. Il Subcontinente Indiano nell’Arte Contemporanea”. Curata da Ilaria Bonacossa e Francesco Manacorda, la collettiva analizza il panorama contemporaneo del subcontinente indiano (Bangladesh, Bhutan, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka, Afghanistan, Myanmar/Birmania, Maldive), visto come una complessa matrice di popolazioni, idee, lingue, culture, modi di vivere, fedi ed eredità storiche. Il subcontinente è la regione più densamente popolata del mondo e dunque la più differenziata culturalmente, politicamente e linguisticamente (27 lingue nazionali ufficiali e più di 200 non ufficiali in tutta la regione). L’identità di questa zona geografica è il risultato di plurime interazioni contingenti date dall’incontro tra tradizioni eterogenee e irrisolte pretese di modernità. Queste spinte opposte la rendono un subcontinente di contingenze, un universo sub-contingente. La mostra riunisce diciannove artisti di cui la maggior parte provenienti da India e Pakistan, e altri che vivono al di fuori di questa regione e non sono legati etnicamente al subcontinente, ma lo hanno in qualche modo rappresentato nel loro lavoro. La maggior parte degli artisti espone per la prima volta in Europa e in Italia. La mostra si articola attraverso molteplici punti di vista e i lavori sono creati con differenti mezzi espressivi (video, installazioni, pittura, scultura), per testimoniare un paesaggio culturale multiforme e sfaccettato.

Due importanti appuntamenti artistici vedono Londra protagonista di questi mesi, fino al 28 agosto. Alla National Gallery, la mostra “Ribelli e Martiri. L’artista nel XIX secolo” si concentra su un’immagine dell’artista che dall’Ottoncento continua a essere profondamente radicata nella cultura contemporanea. Eroi, ribelli, incompresi, torturati, sono definizioni che qualificano spesso le diverse personalità artistiche, non solo pittori ma letterati, musicisti, poeti ecc. o in cui molti artisti amano riconoscersi. Un tema particolarmente sentito nella storia della cultura europea che viene documentato nella mostra con oltre settanta tra dipinti, disegni, incisioni e sculture che ne danno diverse interpretazioni. “Eroi e società”, “Eroi romantici”, “Miti romantici”, “La bohème”, “Il dandy e il flâneur”, “Il prete, il profeta, martire e Cristo”, “creatività e sensualità”; sette sale articolano il percorso espositivo dove si succedono opere di Friedrich, Delacroix, Courbet, Manet, Van Gogh o Gauguin. Il dipinti di grande formato del pittore inglese John Constable (1776-1837), sono invece al centro della mostra alla Tate Britain Gallery. Sono qui riuniti per la prima volta le monumentali tele six footer painting, i famosi paesaggi di oltre 180 cm di base per circa 150 di altezza, considerati come le più significative del percorso artistico del pittore inglese. In mostra anche gli schizzi dello stesso formato che Constable realizzava come studi preliminari e che accanto ai quadri definitivi tratteggiano un percorso esaustivo dell’opera creativa.

Amato, odiato, osannato o condannato, Topolino è dal 1928 un intramontabile protagonista, non solo del mondo infantile ma anche dell’immaginario degli adulti. Non è esente un’ampia schiera di artisti contemporanei che si sono ispirati al “topino” disneyano ponendolo al centro delle loro opere. Quadri, fotografie sculture e istallazioni che riunite sotto il titolo di “Michey dans tous ses état” (in tutti i suoi stati) costitutiscono il corpus della mostra presentata a Parigi fino al 17 settembre. Promotore e ospite dell’esposizione la famosa casa d’aste Artcurial, anche libreria artistica e casa editrice, che ogni anno presenta nei suggestivi spazi dell’Hotel Dassault, sua sede, una mostra di livello. Quella di quest’anno si concentra sugli artisti che hanno fatto di Topolino un soggetto della loro sfera creativa. Da Warhol, a Peter Saul, Mark Dion o Erro, il personaggio appare stilizzato, deformato o totalmente trasformato, quasi a dar vita a un altro personaggio. L’arte non è la sola disciplina considerata, ne viene influenzato anche il mondo della moda e le collezioni di Jean-Charles de Castelbajac, a cui è dedicata una intera sala, ne costituiscono una valida testimonianza. Per il cinema di potrà infine assistere alla proiezione del cortometraggio realizzato nel 2004 da Kenneth Anger che offre un’interpretazione di Mickey Mouse come icona universale.

Bhutan, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka, Afghanistan, Myanmar/Burma, the Maldives), which is seen as a complex array of populations, ideas, languages, cultures, ways of life, faiths, and historical heritage. The Indian subcontinent is the most densely populated area in the world, and is thus the most diverse in terms of culture, politics and language (27 official national languages and over 200 non-official languages throughout the area). This region’s geographical identity is the result of various contingent interactions that stem from the combination of heterogeneous traditions and unresolved claims to modernity. These contrasting features make it a subcontinent of contingencies, a sub-contingent universe. The exhibition includes work by nineteen artists, most of whom come from India and Pakistan, while others do not live in the region and have no ethnic ties to the subcontinent, but have somehow represented it in their work. This is the first European and Italian show for most of the artists. The exhibition reveals different point of view, and the works were created with various expressive means (videos, installations, paintings, sculptures) to bear witness to a multiform, multifaceted cultural background.

poets, etc., and many artists identify themselves with that period. This subject is firmly fixed in the history of European culture, and is expounded through various interpretations throughout the show, which is laid out in seven halls and comprises over seventy works, including paintings, drawings, etchings and sculptures. The various sections – “Heroes and society”, “Romantic heroes”, “Romantic myths”, “La bohème”, “The dandy and the flaneur”, “The priest, the profet, the martyr and Christ”, “Creativity and sensuality” – contain works by Friedrich, Delacroix, Courbet, Manet, Van Gogh and Gaugin. On the other hand, a show at the Tate Britain Gallery concentrates on the Great Landscapes by the English painter John Constable (1776-1837). Here, for the first time the artist’s six footer paintings are on display, his famous landscapes measuring 180 x 150 cms, considered among the English painter’s most significant masterworks. Constable’s full-scale preliminary sketches are also on show; along with his finished paintings, these help trace a comprehensive survey of the artist’s creations.

Interduck, Studie einer Figur am Fusse einer Krenzigung, olio e tempera su tela/oil and tempera on canvas, 160x120 cm, 2001. A sinistra/far left, Auguste Rodin, Balzac Study, 1893 (© Musée Rodin, Paris - Photo Adam Rzepka).

Through October 30th, the Sandretto Re Rebaudengo Foundation in Turin is presenting the show “Sub-contingencies. The Subcontinent of India in Contemporary Art”. Curated by Ilaria Bonacossa and Francesco Manacorda, the show traces a survey of the contemporary Indian subcontinent (Bangladesh,

London will be the protagonist of two important artistic events until August 28th. The exhibition “Rebels and Martyrs. The Artist in the Nineteenth Century”, at the National Gallery, focuses on the image of the nineteenth-century artist, which is still deeply ingrained in contemporary culture. Heroes, rebels, misjudged, tortured… these definitions often qualify the various artistic personalities of the time, including not only painters, but scholars, musicians,

Pardi torna alla Marconi After 40 Years

Ricerca costante Ramella in Rome

Egocentrismo liberato At Mamac Nice

Echi urbani

La Fondazione Marconi di Milano propone fino al 21 luglio la mostra “Gianfranco Pardi. Opere 1967/1969”. Nel maggio 1967 si era tenuta allo Studio Marconi la prima mostra di Pardi che da allora conduce un suo particolare discorso intorno all’architettura con la rappresentazione di interni ed esterni , intitolati Soffitti, Terrazzi, Giardini Pensili, affrontanto con forme espressive differenti ma sempre riflettendo attorno alla forma e allo spazio che la comprende. La Fondazione Marconi ripropone dunque a distanza di circa quarant’anni questo ciclo di opere in cui compaiono frammenti di architetture che rimandano, come se stesse guardando una pellicola ritagliata, alla realtà e allo spazio circostante e che paiono prendere avvio dall’amplificazione di quel senso di insopportabilità che si può provare vivendo in un ambiente artificiale.

Dal 4 luglio al 6 agosto 2006 Giorgio Ramella è al Vittoriano a Roma con la mostra “Dai Graffiti all’Oriente, 1994-2006”. Con 35 opere di grande formato e una trentina di disegni e pastelli il percorso espositivo si snoda tra la produzione degli ultimi 20 anni e testimonia l’insaziabile ricerca e il rinnovamento costante di un artista che dai suoi esordi, agli inizi degli anni Sessanta, a oggi non hai smesso di incuriosire la critica con la sua capacità di sperimentare e di sperimentarsi. Con un percorso immaginifico attraverso i Graffiti, gli Occhi dell’artista e i suoi Orienti, Ramella va alla ricerca del senso ultimo del suo fare arte e, soprattutto, pittura, cercando così di placare l’inquietudine che da sempre accompagna il suo operare e che lo spinge costantemente altrove.

Per visitare la mostra in corso al Mamac (Museo d’Arte Moderna e Contemporanea) di Nizza occorre una premessa, non si pensi di vedere la retrospettiva di un artista ma bensì di confrontarsi con un vero e proprio “manifesto”. Ce lo suggerisce, Jean Pierre Raynaud (1939), lo stesso protagonista che con questa mostra, in corso fino al 10 settembre, costruisce attraverso 120 opere, provenienti esclusivamente dalla sua collezione, un singolarissimo autoritratto seguendo una succesione cronologica. “I Raynaud di Raynaud”, questo il titolo della mostra, è un viaggio nelle ossessioni che accompagnarono l’artista dall’inizio della sua attività, nei primi anni Sessanta, fino al raggiungimento di una dimensione più aperta sul mondo. La chiusura nei confronti del mondo è il tema ricorrente della produzione di Raynaud. Gli psico-oggetti, dai simboli dei sensi vietati, ai pugni o vasi di fiori riempiti di cemento, vengono riprodotti all’infinito fino all’esasperazione. Questa ossessione confluisce nella costruzione nel 1969 della Maison de la Celle-Saint Cloud, che divenne la sua dimora. Maniacale esasperazione della chiusura a cui Raynaud pose fine 1993 con la distruzione della casa e l’inizio di una nuova avventura, non più fondata sull’egocentrismo ma più aperta verso “l’altro”. Le bandiere nazionali, nuovo strumento espressivo dell’artista segnano questa nuova fase ergendosi a simbolo della forza di coesione e nel contempo di divisione degli uomini.

Principale porto della costa atlantica francese, Saint-Nazaire ospita dal 1997 un centro d’arte contemporanea, le Grand Caffè dove ogni anno vengono presentate quattro mostre di giovani artisti la cui ricerca verte principalmente sui temi legati allo spazio, al territorio, all’architettura e all’urbanesimo. Fino al 15 ottobre sono esposti i lavori di Vincent Lamouroux (1974) e Geert Goiris (1971) Lamouroux realizza un doppio progetto scultorio che modifica lo spazio espositivo dal punto di vista visivo e delle sensazioni fisiche incitando al movimento del corpo e dell’immaginario. Goiris presenta invece delle foto scattate ai quattro angoli del pianeta, immagini che possono essere considerate come nuove “scoperte” in quanto prodotte dall’incontro tra lo sguardo soggettivo dell’artista e la realtà dei luoghi. Entrambi gli artisti, attraverso medium e forme molto diverse si ispirano alla science fiction e alle utopie dell’architettura degli anni Sessanta condividendo interessi comuni per la nozione di paesaggio e di composizione.

Carlo Borer, 347, acciaio cromato/chrome steel, 210x220 cm, 2004. A destra/right, Chitra Ganesh, Forever Her Fist, Digital C Print, 2006 (Courtesy Thomas Erben Gallery).

The Marconi Foundation of Milan is presenting “Gianfranco Pardi. Works from 1967 to 1969:” until 21st July. Pardi’s first show was held at the Marconi Studio in May 1967, and since then he has been giving his own interpretation of interior and exterior architecture: Roofs, Terraces, Hanging Gardens. He uses different expressive means, but always focuses on shapes and the space around them. So about forty years afterwards, the Marconi Foundation is presenting this cycle of works again. Fragments of architecture look like videoclips, reminding us of reality and its surroundings. All ot this seems to arise from a strong sense of intolerability that can emerge when living in an artificial environment.

Gianfranco Pardi, Ambiente, 1968.

96 l’ARCA 216

From July 4th to August 6th, Giorgio Ramella will be on show at the Vittoriano in Rome with the exhibition “From Graffiti to the East, 1994-2006”. Through 35 large paintings and about 30 drawings and pastels, the show traces the work the artist has produced in the past 20 years, proving his continuous research and consant renewal. Indeed, from his debut in the beginning of the 1960s to today he has never stopped intriguing the critics due to his experimentation and his continuous putting himself to the test. A highly imaginative journey through his Graffiti, his Artist’s eyes and Eastern works is a quest for the ultimate meaning of his art – and especially his painting. The show thus seems to appease the restlessness that has always accompanied the artist’s work and has constantly seemed to drive him elsewhere.

Giorgio Ramella, Nuvole.

up an absolutely singular self-portrait in chronological order. “Raynaud of Raynaud” is the title of the show, which is a journey through the obsessoins that followed the artist since the very beginning of his activity, in the early 1960s, up to the moment he reached a more open dimension of the world. In fact, his closure toward the world is a recurring theme in Raynaud’s production. Psychoobjects, symbols and “no entries”, as well as fists or flower vases filled with cement are reproduced endlessly, until he reached the exasperation of the House of Cella-Saint Cloud with its psycho-objects, and his work became more and more exasperated until he built the Maison de la Celle-Saint Cloud in 1969, which he turned into his own home. Raynaud put and end to this maniacal exasperation of closure in 1993, when he destroyed the house and began a new adventure, not founded on egocentrism anymore, but more open toward “others”. National flags became the artist’s new way of expressing himself, marking this new stage, and rising as symbols of the strength of cohesion – and at the same time division – amongst men.

Geert Goiris, Futuro, e, sotto/and below, Spitsbergen. In basso a sinistra/bottom left, opere di/works by Jean Pierre Raynaud nell’atelier/at Mastaba - La GarenneColombes, dicembre 2005 (© Michèle et Yves di Folco).

Some preliminaries must be made before visiting the exhibition now on at the Mamac (Museum of Modern and Contemporary Art) in Nice. This is not a retrospective of an artist: you will be faced with an actual “manifesto”. The protagonist of the show himself, Jean Pierre Raynaud (1939) makes this clear in the show (which will be open through September 10th), as with his 120 works coming almost exclusively from his own collection, he builds

216 l’ARCA 97


Sedotto dalle articolazioni

Uomo di “lettere” In Paris

L’universo femminile dello stilista giapponese Yhoji Yamamoto è di scena fino al 13 agosto al Museo della Moda (MOMU) di Anversa. Un percorso di oltre trent’anni di attività tracciato in una mostra che è nel contempo retrospettiva ed esperienza unica di percezione visiva, tattile e corporea delle creazione di Yamamoto. In spazi disegnati della scenografo Masao Nihei, Dream Shop, il titolo della mostra, è pensata come uno spostamento sensoriale tra i contrasti del nero e del bianco, tipici del lavoro dello stilista. Il percorso espositivo si articola sulla presenza di 80 modelli, dalla fine degli anni Ottanta ai nostri giorni, che mettono in evidenza i principi essenziali degli abiti di Yamamoto, come la qualità del nero, il colore come luce, la costruzione di un equilibrio, le tradizioni e le tecniche della sartoria francese, nonché il valore dell’aria come componente della relazione tra corpo e abito. Al centro della mostra, una sala propone al pubblico una ventina di modelli da indossare in cabine di prova, come in una boutique. E’ questo un nuovo approccio che cerca di risolvere la questione spinosa dell’assenza del corpo umano in un’esposizione di moda attraverso un nuovo valore di cui il pubblico si fa portatore. Un viaggio denso a affascinate in un mondo fuori del tempo, costruito su “variazioni minime, l’istante fuggitivo di un’espressione” e sul quel “sottilissimo meccanismo” di articolazioni che per Yamamoto è una donna.

Come si collocherebbe oggi, nell’epoca della comunicazione accelerata permessa dagli strumenti informatici, un personaggio come Gaston Chaissac (1910-1965), tormentato nella sua vita artistica da una attività epistolare quasi ossessiva? Una mostra in corso al Museo della Posta di Parigi fino al 22 luglio ci proietta nel singolare universo di quest’artista attraverso un’importante selezione (circa 200 opere) di dipinti, collage, lettere, disegni e altri documenti, in parte sue creazioni e in parte di artisti appartenenti alla cerchia dei suoi corrispondenti. Un invito a riflettere sulla personalità di un uomo d’arte e di lettere che utilizzava le parole allo stesso modo degli strumenti per dipingere in una continuità e comunanza totale tra opera scritta e dipinta. Lettere, egli ne scriveva 4 o 5 per giorno, ad artisti, scrittori, giornalisti, critici o persone assolutamente anonime che recuperava dall’annuario telefonico o dalle riviste di letteratura, surrealiste o di poesia. La strategia era sempre la stessa “quando comincio a scrivere a qualcuno lo faccio tutti i giorni, talvolta più volte in una stessa giornata, per tre o quattro settimane; poi mi fermo e in seguito ricomincio…”. A oggi sono stati repertoriati circa 200 corrispondenti che sono evocati nella mostra attraverso un’opera, una fotografia o una missiva. Le lettere costituiscono quindi l’anima, il nucleo sui cui l’artista costruisce la propria personalità; le lettere sono per Chaissac dei collage e i suoi collage delle opere letterarie. Attraverso le lettere, la mostra ne rivela i due significati fondamentali; da un lato il loro valore di missive e dall’altro quello di componenti della scrittura nell’opera pittorica dell’artista.

Yhoji Yamamoto, Patio.

Il ritmo della macchina In Genoa Il racconto delle vicende della modernità attraverso il tema del lavoro nelle arti del Novecento è il presupposto della mostra “Tempo Moderno, da Van Gogh a Warhol. Lavoro, macchine, e automazione nelle arti del Novecento” curata da Germano Celant con Anna Costantini e Peppino Ortoleva per Palazzo Ducale di Genova (fino al 30 luglio) in occasione delle celebrazioni del Centenario della fondazione della CGIL. Il soggetto del lavoro percorre tutto il XX secolo e attraverso lo sguardo di pittori, scultori e fotografi, grafici e cineasti, pone il problema della condizione degli esseri umani nella società industriale e post-industriale. La mostra è costituita da un itinerario di dipinti, fotografie, sculture, video, oggetti e film che, isolando alcuni soggetti specifici e centrali, mette in parallelo e in contemporanea, quasi a dimostrare l’enorme salto storico e produttivo, la visione del mondo del lavoro di cento anni fa e dell’oggi. Un confronto drammatico e spettacolare che mette in evidenzia il cambiamento della società e del ruolo della persona rispetto alla macchina. “Modern Time. From Van Gogh to Warhol. Work, machines and automation in the arts of the twentieth century” tells the story of modernity through the theme of work in twentieth-century arts. The show, which will be on through July 30th at Genoa’s Palazzo Ducale, is curated by Germano Celant, Anna Costantini and Peppino Ortoleva, on the occasion of the celebrations for the centenary of the CGIL foundation. The subject of work is traced throughout the twentieth century, and through the eyes of painters, sculptors, photographers, graphic artists and moviemakers, poses the problem of man’s position in the industrial and post-industrial society. The exhibition features an itinerary through paintings, photographs, sculptures, videos, objects and films; by isolating a number of specific and central subjects, a contemporary parallel is made between the vision of the working world a hundred years ago and that of today, pointing out a huge step forward both from a historical and from a productive viewpoint. What ensues is a dramatic, spectacular juxtaposition that highlights the change in society and the role of human beings in relation to machines.

C.Burtynsky, Manufacturing n.17.

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Nel cuore di Milano of correspondents. The show invites us to reflect upon the personality of a man of arts and letters, who used words in the same way he used his paintbrush, in a total continuity and community of written and painted works. He used to write 4 or 5 letters a day, to artists, writers, journalists, critics or absolutely anonymous people he identified through the yearly telephone directory or through magazines and journals devoted to literature, surrealism or poetry. His strategy was always the same… “when I start writing to someone, I do it every day, sometimes even more than once a day, for three, four weeks; then I stop and start again some other time…”. To date, about 200 correspondents of his have been identified, and each of these have been pointed out in the show through different works, including photographs or letters. Letters were thus the soul, the nucleus around which the artist built up his personality; for Chaissac, letters were collages, and his collages were literary works. Through his letters, the exhibition reveals the two-fold sense at the root of his work; on one side, the high communicative value of the missives, and on the other, the writing components that are present in the artist’s paintings.

What place would a figure like Gaston Chaissac (1910-1965) have today, in the era of accelerated communication brought about by computers? He, who throughout his artistic life was tormented by an almost obsessive epistolary activity? A show under way at the Musée de Poste in Paris until July 22nd casts us into this artist’s singular universe with an important selection (about 200 works) of paintings, collages, letters, drawings and other documents, some of which are his own creations and some belonging to his circle

In occasione del Salone del Mobile d’aprile, Lea Ceramiche e Mapei si sono uniti per consentire la realizzazione dell’installazione “XXX from Milano” ideata da Diego Grandi e inserita nella Galleria Vittorio Emanuele quale punto d’incontro simbolico e pratico. L’iniziativa ha risposto con la libera e intensa creatività dell’effimero alla storicità importante del luogo. 13 corpi ceramici hanno disegnato la frase “XXX from Milano” suggerendo un percorso libero che ha simulato una nuova topografia, evocando numerose e diverse visioni della realtà. Ogni elemento di riferimento è stato rivestito lateralmente con listelli ceramici della collezione Progetto 14 nel colore X-Brown di Lea Ceramiche, mentre le fughe, di un vivace tono giallo consentite da Ultracolor Plus di Mapei, hanno evidenziato il colore brillante del materiale ceramico. Le piastrelle

Curated by Caludio Spadoni, a complex exhibition will be on at the MAR – the Art Museum in the city of Ravenna – Loggetta Lombardesca – until July 23rd. Entitled “Turner Monet Pollock. From Romanticism to the Informal – in homage to Francesco Arcangeli”, the show bears witness to the work carried out by one of the most important twentiethcentury Italian scholars: Francesco Arcangeli. The itinerary is already clear from the title, which bears the names of the three protagonists whom Arcangeli considers the milestones of a romantic view of the history of contemporary art. The show features works and artists the critic is particularly fond of, including Constable, Cézanne, Renoir, Sisley, Klee, Permeke, Carrà, Morandi, De Pisis, Wols, Dubuffet, Kline, and others. .

Jean Fautrier, Bouquet, olio su tela/oil on canvas, 73,5x92,5 cm, 1928 (collezione privata courtesy Galleria Tega, Milano). In alto/top, il manifesto della mostra dedicata a/affiche of the exhibition dedicated to Gaston Chaissac.

sono invece state incollate con Elastorapid e Keraflex, sempre di Mapei. Le parti superficiali dei corpi, realizzati in laminato con finitura a specchio, sono stati forniti da Abet Laminati.

L’Europlex Cinemad Milano Bicocca, il multiplex del “Bicocca Village”, ritenuto, per dimensioni, il secondo multisala d’Italia, ha scelto Clivet per la climatizzazione optando per 26 unità CSNX dell’ultima versione, ulteriormente rivisitata, per rispondere a esigenze di comfort dei locali ad “alto affollamento”. Con un’esperienza straordinaria in termini di climatizzazione di cinema Multisala (in sei anni 800 sale con oltre 1000 unità CSNX installate), Clivet detiene l’esclusivo sistema, unico al mondo, capace di consentire la climatizzazione migliore in funzione di un perfetto controllo di temperatura e umidità, un adeguato rinnovo dell’aria, la massima silenziosità e il risparmio sia sui costi si gestione sia del total life cycle cost. Protagonisti assoluti i condizionatori autonomi della serie CSNX; unità dotate di doppio stadio di filtrazione, di free cooling, di controllo e regolazione automatici di tutte le portate d’aria mediante un rivoluzionario sistema di ventilazione a basso consumo e di sistema a recupero di calore termodinamico attivo sia in funzionamento invernale che estivo. Ogni unità nasce già “completa” e pronta per l’installazione.

In alluminio Con l’intento di integrarsi armonicamente nel contesto ambientale delle colline di Bertinoro (FC), la cantina di vinificazione Campodelsole, progettata da Fiorenzo Valbonesi, sviluppa la propria estesa e leggera copertura a due falde con l’utilizzo di lastre in alluminio preverniciato colore verde rame Grecal, prodotte da Novelis Italia. Ed è proprio la copertura l’elemento prevalente che si dispiega quasi sospesa nel paesaggio segnato dai vigneti, distinguendosi per l’approccio ambientale misurato e rigoroso. L’accesso alla cantina, il conferimento delle uve, le operazioni di pigiatura e di raspatura si svolgono nell’ampio piazzale superiore (il primo di una serie di tre spazi) che, pur situato all’aperto, è protetto dagli agenti atmosferici mediante un prolungamento della falda di copertura che si sviluppa per oltre 17 metri. Si sono volute evidenziare le varie fasi della produzione, mediante l’utilizzo di vetrate sull’intero fronte del locale utilizzato nella lavorazione delle

L’arte di un critico In Ravenna Una mostra complessa quella organizzata al MAR-Museo d’Arte della città Ravenna soggetta Lombardesca fino al 23 luglio, per la cura di Claudio Spadoni. Col titolo “Turner Monet Pollock. Dal Romanticismo all’Informale-Omaggio a Francesco Arcangeli”, si intende documentare l’attività critica di uno dei maggiori studiosi italiani del Novecento: Francesco Arcangeli. Il percorso espositivo, già segnato dal titolo con i nomi dei tre protagonisti che per Arcangeli costituiscono le pietre miliari di una linea romantica della storia dell’arte contemporanea, si snoda tra opere e artisti che sono stati particolarmente cari al critico e che includono, tra gli altri Constable, Cézanne, Renoir, Sisley, Klee, Permeke, Carrà, Morandi, De Pisis, Wols, Dubuffet, Kline.

Climatizza sale cinematografiche

uve, e nella scelta di seguire un processo di vinificazione a gravità. La tecnologia utilizzata per l’unione delle lastre del rivestimento esterno (aggraffaggio), nello specifico risolta con doppia aggraffatura, ha permesso alle lastre di venire accostate e unite tramite una piegatura doppia dei bordi che le rendono un involucro identificabile come la “pelle” del sistema strutturale. Grecal si è imposto per le proprietà di resistenza alle aggressioni ambientali, per l’equilibrio tra spessore e flessibilità; caratteristiche ideali per lavorazioni su forme articolate, permettendo di ottenere una parte del rivestimento perfettamente piano e mantenendone la tenuta impermeabile e la stabilità alle sollecitazioni del vento. Il supporto in lega EN 3005 (ALMn 1 Mg0,5) lo stato fisico H41 e il trattamento superficiale fanno in modo che Grecal confermi eccellenti risultati nelle varie aree climatiche del mondo.

Premio Nardi Giunto alla terza edizione, il premio Nardi, sponsorizzato da Metra e istituito nel 2004 da Dipartimento BEST del Politecnico di Milano in memoria di Guido Nardi, ha come tematica”Alluminio e…”, rappresentando quindi per Metra un riferimento privilegiato di promozione delle possibilità applicative del proprio materiale, e destinato a quelle tesi di laurea (V.O. o Laurea specialistica) e di dottorato di Ricerca in Architettura e Ingegneria, discusse tra ottobre 2003 e ottobre 2006, che abbiano dato un contributo originale sul tema dell’alluminio in architettura. La giuria, presieduta da Vittorio Gregotti, consegnerà i premi alle migliori tesi di laurea in occasione di una cerimonia che si terrà il prossimo 30 novembre presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove, dal 26 novembre al 2 dicembre, verrà allestita la mostra dei progetti vincitori.

In alluminio estruso Collections Edizioni, di Erreti, esprime con Birillia, DH e Flux05 l’espressività più specifica della filosofia aziendale che porta al programma di maniglie Collection, inteso come forza promotrice di idee, forme e materiali evidenziati nelle tipologie Collections Edizioni, Collections Maniglie e Su misura. Birillia, progettata da Denis Santachiara, si distingue per ricercatezza estetica e piacevolezza tattile, imponendosi in termini di plasticità ed ergonomia. Due le finiture adottate in funzione di differenti esigenze stilistiche. DH, disegnata dal noto designer australiano Marc Newson, presenta una linea di grande rigore ed essenzialità, studiata per porta e finestra che, sempre in alluminio estruso, dispone di un design innovativo e leggero. Flux05, con design di Matali Crasset, è una maniglia a sua volta di alluminio estruso, caratterizzata da una leva composta da due elementi differenti, personalizzata da un segno grafico qualificante e predisposta per due differenti finiture.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

La ceramica laminata

Collaborazione

Evo Executive, di Methis, è un nuovo sistema di partizioni mobili progettate da R&D Methis, che rientra nel processo di innovazione e ricerca tecnologica perseguite dalla filosofia aziendale di Methis. Il nuovo sistema si caratterizza per la raffinata scelta dei materiali e la purezza delle finiture: il cristallo, il legno e la ceramica. L’impiego della ceramica laminata, riservato a Methis in esclusiva per il contesto legato all’ufficio, determina un suggestivo e ricercato effetto formale, nonché performance fisiche e meccaniche eccezionali. Oltre all’estesa proposta cromatica, la ceramica laminata è “decorabile” in profondità mediante impiego di ossidi penetranti naturali, mentre la texture superficiale comprende il morbido/opaco sino al levigato/brillante. Alla ceramica laminata si unisce l’impiego del vetro verniciato a caldo e del legno, per il quale è disponibile un’ampia gamma di colori in funzione di tutti i legni naturali stratificati ad alta resistenza. L’ampiezza di gamma e la flessibilità nella progettazione degli spazi rendono Evo Executive un sistema di estesa versalità e funzionalità, consentendo la realizzazione di pareti a singola lastra, a doppia lastra, pareti attrezzate e rivestimento muro finalizzate alla richiesta di personalizzazione ambientale.

La collaborazione tra Ceramiche Refin e Costa Group di Riccò del Golfo (SP), azienda leader nel settore arredamento di locali pubblici, ha creato una sinergia per la realizzazione di progetti food entertainment di qualità, tra i quali si distingue l’elegante e funzionale osteria Tobago, L’impostazione del progetto rivela una valida esperienza in termini di razionalità degli spazi ed

Spazi di riflessione Creating Gardens essenzialità geometrica, di un gioco piacevole di colori (verde pastello e rosa), e di una luce efficacemente dosata e orientata. I materiali utilizzati, con particolare accento sull’impiego di “Artech” di Refin, scelto nella colorazione nera, spaziano dall’acciaio in fusione, al legno iroko sino al legno grezzo. Ne risulta un ambiente di notevole effetto progettuale e funzionale.

Allestimento poliedrico L’allestimento dello stand Moroso, presente nel Salone del Mobile 2006 di Milano lo scorso aprile, e curato da Martino Berghinz e Patrizia Urquiola, si è particolarmente evidenziato per una dinamica grafica e suggestiva che ha reso protagonisti assoluti i numerosi prodotti ideati da noti ed estroversi designer italiani e internazionali. Tra il rutilante incontro di elementi arredativi presenti, oltre al sistema Living di Patrizia Urquiola, designer che sviluppa per l’azienda la maggior parte dei prodotti in catalogo, si è distinta la creatività di Toshiyuky Kita che seziona la notevole scultura plastica e geoforme Saruyama, dando forma a una serie di piccole e piacevolissime sedute e chaise longue. Di particolare interesse anche la collezione di imbottiti lineari ed ergonomici dei giovani designer del

gruppo 4Use, la poltrona in cuoio autoportante di Tomek Rygalik, la Supernatural Chair di Ross Lovengrove, la Ripple Chair di Ron Arad e la nuovissima Ultra chair di Konstantin Grcic; tutte sul tema innovativo della sedia in plastica, che contribuiscono a completare una collezione vasta e varia. Di forte impatto anche la collezione di tavolini in corian, in vetro e in specchio, una poltroncina decorata a rilievo in polietilene rotazionale, e una insolita serie di specchi e di ceramiche di Tord Boontje. Tomita Kazuhiko propone invece una serie di tavolini dai piani in plastica realizzati con una curiosa tecnica di costampaggio di tessuto e resina poliestere. Infine, di Massimo Gardone e Luca Nichetto, la collezione di tavolini con il piano in acrilite e immagini fotografiche stampate su tessuto.

Qualità, materia e risalto cromatico Il Nuovo Ambulatorio di Prato, completato nel febbraio 2006 e sviluppato per 5.500 mq su quattro piani fuori terra, si articola secondo concetti di alta funzionalità con particolare attenzione a garantire elevati standard di comfort ambientale e con grande cura nella scelta dei materiali, delle finiture e dei colori. Per la pavimentazione dell’ingresso del poliambulatorio, punto strategico di approccio con la struttura ospedaliera, si è privilegiato il materiale secondo un criterio di scelta capace di evocare una sensazione “domestica”: la pavimentazione in Cottobloc di Solava, il mattone bisellato che concentra il colore caldo delle argelle fiorentine, la bio-compatibilità di un materiale totalmente naturale e l’economicità della posa a secco. Cottobloc, oltre al marchio Ce che attesta alte caratteristiche tecniche necessarie per la destinazione d’uso di pavimentazione esterna autobloccante, quali resistenza al gelo, resistenza a compressione e antiscivolosità, ha ottenuto la certificazione ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica).

Settore tavolate A capo di una delle più importanti e avanzate segherie del Nord Italia, Bellotti dispone attualmente di una nuova sega automatizzata dotata di sistema di misurazione computerizzata che, oltre all’incremento notevole della capacità produttiva, assicura una straordinaria flessibilità e rapidità. Nel reparto segheria vengono lavorate le principali specie legnose provenienti da tutto il mondo come il Teak Burma, le latifoglie africane (Mogani, Iroko, Niangon, Abura, Okumé) e le latifoglie americane. Altre importanti specie legnose sono commercializzate come tavolato segato all’origine, in particolar modo le latifoglie europee (Rovere, Acero,

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Faggio) e le conifere europee (Pino, Abete, Larice). La capacità produttiva elevata, la flessibilità operativa e la pronta disponibilità di circa 40 specie legnose, garantiscono un eccellente servizio alla clientela. I prodotti della segheria sono: tronchi segati e ricomposti; tavolame non refilato; tavolame refilato; tavolame prismato. I servizi aggiuntivi di trasformazione in semilavorato comprendono il taglio su richiesta, la piallatura e la sagomatura. Sono inoltre disponibili lamellari a tre strati per serramenti e pannelli mono/tre strati in più essenze, realizzati con lista intera o Finger Joint.

Anna Scaravella Creare un Giardino Foto di Dario Fusaro Electa, Milano 2006, ill. a colori, 280 pp L’Arte dei Giardini, che in passato ha coinvolto personaggi come Emilio Alemagna nel disegno del Parco del Castello Sforzesco di Milano (1888), piuttosto che Luigi Piccinato nel Nuovo Quartiere al QT8 di Milano (1955), è stata sempre un’arte legata alla natura e al sentimento dell’uomo. Arte e sensibilità sono, infatti, alla base di tutti gli aspetti legati al progetto del verde, dal fiore, dalla siepe, dagli alberi, dalle decorazioni statuarie e a quegli arredi che definiscono lo spazio aperto del giardino, della piazza, del viale. La forza sinergica prodotta insieme dal sentimento e dall’arte è il filo conduttore di tutto il lavoro di Anna Scaravella. I suoi progetti sono il soggetto di un interessante volume, editato per i tipi della Casa editrice Electa. I lavori da lei firmati consistono in una serie di interventi di grande e piccola scala, in grado di segnare, nello spazio aperto, il tempo. Il tempo delle stagioni, dei colori, del passare del sole e del frusciare del vento, dove luce e suono definiscono gli spazi della pausa e della riflessione dell’uomo. Luoghi di gioco e di quiete, che nascono da forme di verde e da sentieri. Laureata in Scienze Forestali all’Università di Firenze, Anna Scaravella inizia la sua attività collaborando con l’architetto giapponese Haruki Miyagima, in Brianza: un connubio che da sé rivela una formazione universale toccata da una filosofia orientale del verde. La tecnica dell’Arte dei Giardini può diventare suprema poesia. Parafrasando Martin Heidegger, Scaravella riesce a trasformare il giardino in un completo dominio della tecnica progettuale. Molto più inquietante è il fatto che il committente non è mai preparato a questo radicale mutamento. Mario Antonio Arnaboldi

The Art of Gardens, which through history has involved important figures such as Emilio Alemagna for the design of the Castello Sforzesco in Milan (1888), or Luigi Piccinato for the New QT8 Quarter in Milan (1955) has always been tied to nature and man’s feelings. Art and sensibility are, in fact, at the root of all aspects linked to planning green areas, from flowers to hedges, from trees and statues to equipment that defines open garden spaces, to squares and alleys. The synergetic energy produced by feeling and art is the central thread of all of Anna Scaravella’s work. An interesting book published by Electa focuses on her projects, which consist in a series of large- and small-scale works that are capable of marking the pace of time in open spaces… the time of seasons, colors, the passing of the sun and the rustling of wind, where light and sound define the spaces where man stops for a break, for reflection. Places meant for play and quiet, which are born from green shapes and pathways. Anna Scaravella, who graduated in Forestal Sciences at the University of Florence, began her activity by working together with the Japanese architect Haruki Miyagima in Brianza. In itself, this joint work reveals the universal training the architect has been through, and how it was influenced by an Eastern philosophy of greenery. The Art of Gardens technique can become supreme poetry. Through a paraphrase of Martin Heidegger’s words, Scaravella is able to transform gardens into a complete dominion of planning technique. What is most worrying is that the clients themselves are never ready for this radical change.

Segnalazioni Aldo Aymonino, Valerio Paolo Mosco Spazi pubblici contemporanei. Architettura a volume zero Skira, Milano 2006, 438 ill. a colori, 121 ill. in b/n, 396 pp Il volume propone, attraverso cento progetti realizzati e una serie di saggi, una riflessione teorica sul tema della progettazione degli spazi pubblici aperti. Il libro è diviso in dieci sezioni – Superfici, Verticale, Recinti, Design, Ripari, Ambiente, Earthworks, Figure, Tecnica, Eventi – che accompagnano il lettore nel mondo complesso di soluzioni che vanno dallo spazio pubblico tradizionale al concerto rock, dallo spazio provvisorio per eventi culturali e artistici al disegno delle infrastrutture o di giardini.

wall drawing erano la conseguenza rigorosa di un procedimento deduttivo mosso da una particolarissima facoltà intellettuale che cercava un accordo tra il puro sentimento e la necessità di strutturare in un sistema semplice ed essenziale nozioni, parametri e regole della pittura stessa.

Bernard Leupen, René Heynen, Jasper van Zwol Time-based Architecture. Architecture able to withstand changes through time 010 Publishers Rotterdam 2005, ill. a colori e b/n, 256 pp Ripercorrendo attraverso edifici realizzati nel secolo scorso la storia dell’aspetto temporale dell’architettura si giunge alle opere contemporanee e se ne analizza la curabilità in base ai criteri di forma e funzione e di capacità di modificarsi per imprevedibili usi futuri.

Anty Pansera Forme per la ceramica Agit –Beinasco (To) 2006 Catalogo con ill. a colori Il testo del catalogo, a cura di Anty Pansera, è stata la premessa che ha accompagnato la mostra di Antonia Campi (Neto) tenutasi lo scorso maggio alla Galleria Terre d’Arte di Torino. Vi viene riassunta cronologicamente e dettagliatamente la formazione culturale e l’attività artistica di Atonia Campi (Neto), sin dagli esordi risalenti ai primi anni cinquanta, con un’esposizione di notevole freschezza narrativa e la coerenza propria di una storica che non rinuncia all’approfondimento e all’indagine analitica dell’artista e del suo tempo. Neto viene presentata lungo percorso di esperienze e intensi rapporti con personalità come Guido Andlovitz e Gio Ponti, che ne apprezzarono e stimolarono il suo stile personalissimo, eclettico e colto, che tuttora la porta a esplorare e creare innumerevoli forme artistiche.

Sol LeWitt Wall drawings allo Studio G7 Testi di Giovanni Maria Accame, Ester Coen Damiani Editore, Bologna 2006, ill. a colori, 102 pp Monografia dedicata agli interventi di wall drawing dell’artista americano Sol LeWitt alla Galleria Studio G7 di Bologna. “Disegnare la forma ma senza lo spazio” così Sol LeWitt, una decina di anni fa, riduceva in una frase il ragionamento che lo aveva portato a precisare sul muro la sua idea dell’arte. I

Quattro elementi-Un progetto di paesaggio tra arte e natura A cura di Massimiliano Floridi, Giacomo Delbene, Lala Meredith-Vula Actar, Barcellona 2006, ill. a colori, 224 pp Catalogo dell’omonima mostra svoltasi a Villa Doria Pamphilj, con cui si è voluto avvicinare il pubblico ai temi dell’ambiente, dello sport, ecologia, paesaggio, l’arte contemporanea e il loro legame col turismo.

Donatella Ravizza Architetture in luce. Il progetto d’ illuminazione d’esterni Franco Angeli, Milano 2005, 184 pp Il ruolo della luce nell’illuminazione urbana è mutato da un aspetto meramente funzionale a un ruolo “critico” di messa in risalto delle particolarità architettoniche degli edifici. L’illuminazione è diventata, pertanto, un aspetto importante della progettazione architettonica. Un ricco catalogo fotografico mostra gli effetti della luce applicata a diversi edifici. Studio Azzurro. Immagini vive A cura di Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Stefano Roveda, Leonardo Sangiorgi Electa, Milano 2005, 250 ill. a colori, 216 pp Il libro non ha la forma né del catalogo illustrato, né del libro d’artista. E’ piuttosto un libro di racconto. La narrazione è uno dei venti portanti di tutto il percorso e il racconto è fatto, come si può fare su una materia instabile, fluttuante, complessa, generata dall’impasto di nuova tecnologia e arte. Jorrit Tornquist Colore e luce. Teoria e pratica Ikon Editrice, Milano 2006, 300 ill. a colori, 316 pp Conoscere e usare bene il colore è un tema centrale non sono per gli artisti, ma anche per architetti, urbanisti, designer ecc. L’autore, uno dei massimi esperti del colore attivi oggi in Italia, passa in rassegna i fondamenti tecnici dell'uso del colore, a partire dai sistemi oggi in uso per la classificazione dei colori, fino alla illustrazione dei principi fisici e fisiologici su cui si fonda il fenomeno della percezione cromatica.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Australia Sydney Australian Timber Design Awards Concorso aperto a studenti, architetti, costruttori, ingegneri e quanti siano coinvolti nella produzione di strutture in legno/The competition is open to students, architects, builders, designers, engineers and anyone who has been involved in the production of an outstanding timber structure in the last 3 years Scadenza/Deadline: 31/8 Per informazioni: Timber Development Association (NSW) Laurel Clarke Tel. +61 02 9279 2366 Fax +61 02 9279 2377 E-mail: info@tdansw.asn.au Internet: www.timber.net.au/awards

Belgio / Belgium Leuven Writings in Architectural Education Premio per scritti inediti per o sull’educazione architettonica aperto a tutti gli studenti di istituti affiliati EAAE, sul tema “Recuperare l’architettura di luoghi urbani dimenticati”/The EAAE prize for “Writings in Architectural Education” rewards the best unpublished writings for or on architectural education every two years. The competition is open to all students of architecture enrolled in an educational institution affiliated to the EAAE. This edition title is “Recovering the Architecture of Forgotten Urban Spaces” Scadenza/Deadline: 22/10 Per infromazioni: European Association for Architectural Education Secretariat c/a Lou Schol Kasteel van Arenberg 1 B-3001 Leuven Tel. ++ 32 016321694 Fax ++ 32 0)6321962 Internet: www.eaae.be/eaae2/ awards.php?show=awards&type=23 E-mail: aeea@eaae.be

Francia / France Bordeaux “Leaf Awards 2006” Crossing borders to create design in Europe Premio dedicato a coloro che, nel settore dell’edilizia, si sono distinti per la realizzazione di opere innovative. Il programma prevede l’ammissione di progetti completati entro il periodo dal 1 gennaio 2003 al 31 dicembre 2006, e 10 categorie di partecipazione/ Award dedicate to those people who, in the building sector, have realized innovative works between 1/1/2003 and 31/12/2006 Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Simona Kastly, ViB events 55/57 North Wharf Road London W2 1LA, UK Tel. +44 20 77534258 Fax +44 20 7915 9773 Internet: www.leaf-forum.com E-mail: simonakastly@vibevents.com

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+ europaconcorsi

Giappone / Japan

Italia / Italy

Tokyo

Brindisi

Conversion of Existing Architecture for Living in the City Concorso internazionale per la riconversione di edifici esistenti per la rivitalizzazione della città International competition for the conversion of existing buildings for living in the city Scadenza/Deadline: 10/7

Ex Collegio Navale “N.Tommaseo” per sede Università di Brindisi Concorso per la ristrutturazione dell’edificio ex Collegio Navale “N.Tommaseo” da destinare a sede dell’Università degli studi di Brindisi/Competition for the renovation of the former “N.Tommaseo” Naval School to be destined as headquarters of the Brindisi University Scadenza/Deadline: 28/8

Per informazioni: Dept. of Central Glass International Architectural Design Competition 2006 Shinkenchiku-sha Co., Ltd. 2-31-2 Yushima, Bunkyo-ku Tokyo 113-8501 Internet: www.cgco.co.jp/english/conversion.html

Shinkenchiku Residential Design Competition 2006: Planless House Concorso per residenze che indaghi i temi della divisione spaziale delle abitazioni e proponga soluzioni per ambienti senza planimetra di base This is a competition for the Planless House. It is generally thought that the plan is a means for describing lifestyle. The fundamental principle of this descriptive technique is division through the device of walls. People understand the lines on a drawing indicating the walls as describing the essence of a house. Yet should a house be walls? Why can we not describe a house just by furniture? Why can we not describe a house just by tableware? Or what about a descriptive method using only floor textures? Or it would also be possible to describe a house in terms of air temperature or malodorous places due to wind flows. If this is investigated more thoroughly, the house could also be said to somehow become a manifestation of its era. The competition thus concerns a “planless” condition Scadenza/Deadline: 11/9 Monte premi/Total prize money: 1,500,000 Yen Per informazioni: Entries Committee, Shinkenchiku Residential Competition 2006 Shinkenchiku-sha, Co., Ltd. 2-31-2, Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo 113-8501 www.japan-architect.co.jp/english/ 5info/index.html

Gran Bretagna / Great Britain London The Architectural Association Environment, Ecology and Sustainability Cluster’s Call for Projects Competition Concorso internazionale di idee per individuare proposte, progetti e iniziative di ricerca innovativi che mettano in evidenza nuovi spunti nell’architettura e nel design rivolti all’ambiente, all’ecologia e alla sostenibilità/Open one-stage international competition in search of pioneering ideas, design projects and research initiatives that highlight insights into contemporary directions of architecture and design relative to environments, ecology and sustainability Iscrizione/Registration: 7/8 Consegna/Submission: 9/9 Primo premio/First prize: 2,000 £ Per informazioni: EES Cluster Curator Architecture Association 36 Bedford Square London WC1B 3ES E-mail: ees_curator@aaschool.co.uk Internet: www.aaschool.co.uk/clusters/ees

Per informazioni: Amministrazione Provinciale di Brindisi Pietro Calabrese Via De Leo, 3 - 72100 Brindisi Tel. +39 0831 565111 Fax +39 0831 565359 Internet: www.provincia.brindisi.it E-mail: concorsoprogettazione@ provincia.brindisi.it

Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine/International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it

Faenza (Ravenna) Il Colore: materia per l’architettura Premio per le migliori architetture che abbiano impiegato il colore per la definizione tecnica e formale degli ambienti interni ed esterni/Award for the best architectures in which colour has been used to technically and formally defining the interior and exterior spaces Scadenza/Deadline: 1/12 Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Giuria/Jury: Eric Dubosc, Rafael Vila y Rodriguez, CesareStevan, Giancarlo Rosa, Fabrizio Biachetti, Aldo Bottoli, Marco Lissoni, Andrea Negri Per informazioni: Faenza Editrice c/a Flavia Gaeta, Roberta Ponci Via Pier de Crescenzi 44 48018 Faenza (RA) Tel. +39 0546 670411 Fax +39 0546 660440 E-mail: concorso@faenza.com

Francavilla Fontana (Brindisi) Riqualificazione centro storico Riqualificazione sedi stradali e marciapiedi, comprensivo di arredo urbano di vie e piazze nel centro storico/Competition for the refurbishment of the historic city centre Scadenza/Deadline: 7/7

Per informazioni: Comune di Francavilla Fontana Ufficio Tecnico Via Municipio 4 72021 Francavilla Fontana (BR) Tel. +39 0831 814230 E-mail: ufficiotecnico@ comune.francavillafontana.br.it

Illasi (Verona) Riqualificazione di Piazza della Libertà, Piazza Polonia e Piazza Sprea Obiettivo del concorso è la elaborazione di un progetto unitario per la riqualificazione e valorizzazione urbanistica, ambientale, paesaggistica e architettonica di alcuni luoghi centrali di Illasi, attraverso un insieme sistematico e coerente di interventi sugli spazi aperti di proprietà pubblica, finalizzati a favorire l’uso collettivo dello spazio urbano, quale luogo d’incontro e di comunicazione dei cittadini/Competition for the urban, environmental and architectonic requalification of Piazza della Libertà, Piazza Polonia and Piazza Sprea aimed to improve the public use of the city centre Scadenza/Deadline: 16/8 Per informazioni: Comune di Illasi Piazza della Libertà 1 Illasi (VR) Tel. +39 045 7830419 Fax +39 045 6520390 Internet: www.comuneillasi.it E-mail: daniela.ridolfi@comuneillasi.it

Maserada sul Piave (Treviso) Riqualificazione del centro urbano e realizzazione della nuova biblioteca Competition for the requalification of the town centre and realization of the new library Iscrizione/Registration: 22/07 Consegna/Submission: 26/08 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Maserada sul Piave (TV) Alberto Buso Comune Maserada Sul Piave Viale A. Caccianiga, 77 - 31052 Maserada sul Piave (TV) Tel. +39 0422 877143 Fax +39 0422 878691 Internet: www.fondazionearchitettitreviso.it E-mail: fondazionearchitettitreviso@awn.it

Milano Riabita Concorso nazionale per l’individuazione e la valorizzazione di interventi recenti relativi alle tipoloigie: casa di vacanza, seconda casa Scadenza: 20/9 Monte Premi: 10.000 Euro Per informazioni: Rima Editrice Viale Sarca 243 20126 Milano Tel. 02 66103539 Fax 02 66103558 Internet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it

Segnaletica 2006 Concorso per la realizzazione della segnaletica dedicata ai vecchi e nuovi servizi offerti dal Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano/Competition for the design of the signals system for old and new services offered by Bertolt Brecht Cultural Centre in Milan Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Circolo Culturale Bertolt Brecht Concorso Segnaletica 2006 Via Giovanola 21/C 20142 Milano Internet: www.bertoltbrecht.it/concorsi/ segnaletica.htm E-mail: segnaletica2006@bertoltbrecht.it

Roma Ri-Progettare per tutti – un patrimonio architettonico proiettato nel futuro

AGENDA Il Concorso è finalizzato alla selezione e alla raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei Deputati, dei dieci migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata – anziani, disabili, bambini – attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili di proprietà pubblica o comunque aperti al pubblico, che presentino interesse artistico, storico o culturale. Al fine della selezione i progetti saranno suddivisi in tre categorie: tesi di laurea; progetti non realizzati; progetti realizzati. Fra i progetti pervenuti saranno selezionati quattro lavori tra le tesi di laurea, quattro lavori fra i progetti non realizzati e due lavori tra i progetti realizzati. Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it

Venezia 1st Urban Architecture Contest “Venice 2006” Concorso di architettura promosso da Arquitectum per valutare proposte per l’installazione di un nuovo ponte che rimpiazzi l’esistente Ponte dell’Accademia così che esso serva non solo da asse di connessione delle sponde del canale e da portale verso il Rio Alto, ma che diventi anche un Museo cittadino sulla storia, le tradizioni e lo splendore architettonico di Venezia/This architectural contest is promoted by Arquitectum in order to evaluate the installation of a new bridge that will replace the existing one known as the “Academy Bridge”, so that it serves not only as an axis that connects both sides of the canal and as entry portal to the “Rio Alto”, but that also becomes a "City Museum" meant to show visitors the history, tradition and architectural splendor of the city of Venice Scadenza/Deadline: 17/7 Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com

4 interventi nell’area dell’Arsenale Concorso per 4 interventi nell’area dell’Arsenale di Venezia (recupero dell’edificio “tesa” 105 per percorso attrezzato di accesso e spazi destinati a “incubatore” di impresa) Competition for 4 interventions in the Arsenale area in Venice (rehabilitation of the “tesa” building, equipped access itinerary and areas destined to be business “incubators”) Scadenza/Deadline: 3/8 Per informazioni: Venezia - Magistrato alle Acque Maurizio Pozzato Dorsoduro, 1479 - 30123 Venezia Tel. +39 346 3839773 Fax +39 041 5206459 Internet: www.arsenaledivenezia.it/concorso E-mail: concorsoarsenale@libero.it

+ europaconcorsi

Svezia / Sweden Stockholm The Stockholm Public Library Concorso internazionale per l’ampliamento della Biblioteca Pubblica di Stoccolma/International two stage architectural competition for the extension of the Stockholm Public Library Scadenza/Deadline: 27/10 Per informazioni: Internet: www.arkitekt.se/asplund

Svizzera / Switzerland Genève 10th Aga Khan Award for Architecture Il premio per l’Architettura Aga Khan riconosce esempi di eccellenza in vari settori dell’architettura, della conservazione e dell’ambiente nei paesi Islamici The Aga Khan Award for Architecture recognises examples of architectural excellence that encompass contemporary design, social housing, community improvement and development, restoration, re-use, and area conservation, as well as landscaping and environmental issues in Islamic countries Scadenza/Deadline: 15/10 Per informazioni: The Aga Khan Development Network 1-3 Avenue de la Paix, 1211 Geneva 2, Switzerland Internet: www.akdn.org/agency/aktc_akaa.html

Zurich Shrinkage Worldwide Award 2006 Concorso internazionale per un poster multiuso che esplori, divulghi, preveda e sintetizzi l’dea di “contrazione” in natura, nella cultura e nella vita quotidiana/Open international design competition for a multidisciplinary multiuse poster to explore, divulge, foster, sensitize, awaken, “shrinkage” nature, culture and experience Scadenza/Deadline: 15/9 Giuria/Jury: C.Eggenberger, L.Galati, G.Rodriguez, S. G Shahneshin, M.Weinberg Staber Per informazioni: Shrinkage Worldwide Award 2006 Shahneshin Foundation P.O.Box 1211 CH-8700 Kuesnacht-Zurich Tel. + 41 43 5400026 Fax +41 43 5400027 Internet: www.shahneshinfoundation.org E-mail: awards@shahneshinfoundation.org

USA Makawo

Portogallo / Portugal Lisbona Lisbon Ideas Challenge 2005-Urban Design with Photovoltaics Concorso per l’elaborazione di soluzioni progettuali per strutture su scala urbana, che incorporino sistemi fotovoltaici/Competition for design solutions for urban-scale structures including photovoltaic systems Scadenza/Deadline: 15/7 Per informazioni: Lisbon Ideas Challenge Helpdesk Maria Francisco, Maria Joao Rodrigues Internet: www.lisbonideaschallenge.com.pt E-mail: maria.francisco@dem.ist.utl.pt, mjrodrigues@dem.ist.utl.pt

International Bamboo Building Design Competition Concorso internazionale per il progetto di edifici e strutture in bamboo/Bamboo Technologies of Maui has launched the first International Design Competition for Structural Bamboo Buildings Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 15/1/2007 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Giuria/Jury: David E. Sands, David Greenberg, Simon Velez, Linda Garland, Shyam K. Paudel, Dean Johnston Joerg Stamm, Bart Trudeau, Jennifer Siegal, Howard Davis

Per informazioni: International Bamboo Building Design Competition 1156 Makawao Avenue Makawao HI 97678 Internet: www.bamboocompetition.com/ E-mail: info@bamboocompetition.com

Per informazioni: Comune di Feltre Piazzetta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel. 0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it

Roseville

Gorla Minore (Varese)

International Achievement Awards competition Premio per progetti, realizzati tra il 15/7/2004 e il 15/7/2006 che abbiano utilizzato strutture tessili complesse e innovative/Award program for specialty fabric projects around the world. Each year entries raise the standards as participates demonstrate superior work on traditional projects and develop highly technical solutions for complex projects. The awards competition is for all designers, manufacturers or subcontractors of end products described by 27 competition categories. Project entries should include photos of outstanding specialty fabric projects and descriptions of their unique and important characteristics. Entered projects must have been completed between July 15, 2004 and July 15, 2006. Scadenza/Deadline: 15/7

Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell’elenco dei Professionisti disponibili per l’affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico e arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali e impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D.Lgs. 626 e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12

Per informazioni: IFAI 1801 County Road B W Roseville, MN 55113, USA Christine Malmgren Tel. +1 651 2256926 Fax +1 651 6319334 Internet: www.ifai.com E-mail awards@ifai.com

Affidamenti

Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Italia / Italy Cesano Maderno (Milano)

Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it

La Spezia Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’Affidamento con procedura a evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia

Montemiletto (Avellino)

Elenco di professionisti L’ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l’affidamento di servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12

Per informazioni: Comune di Montemiletto Via Roma 3 83038 Montemiletto ( AV ) Tel. 0825 963003 - 963252 Internet: www.comune.montemiletto.av.it

Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)

Morciano di Romagna (Rimini)

Feltre (Belluno) Elenco professionisti Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: progettazione, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza ex D. Lgs. 494/1996, rilievi, frazionamenti, accatastamenti, collaudi statici e tecnico-amministrativi, pratiche prevenzioni incendi Scadenza: 30/12

Elenco professionisti Avviso pubblico per predisposizione elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento di incarichi di servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12

Manutenzione cimitero comunale Pubblicità relativa alla costituzione di Unità di Progetto per lo svolgimento di attività tecnico-amministrative connesse alla progettazione ed esecuzioni di lavori pubblici compresi nell’elenco annuale 2006. Importi inferiori a 100.000 Euro per la Manutenzione straordinaria del cimitero comunale Scadenza: 11/10 Per informazioni: Comune di Morciano di Romagna, Servizio lavori pubblici-patrimonio Piazza del Popolo 1 47833 Morciano di Romagna (RN) Internet: www.morciano.it/

216 l’ARCA 103


AGENDA Napoli Elenco professionisti Dovendo questa Direzione Regionale acquisire, ai sensi dell’art. 62 del D.P.R.554/99, professionalità per il conferimento di incarichi, per importi inferiori a 100.000 Euro per prestazioni relative a: 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnicoamministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Coordinamento sicurezza Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania Castel dell’Ovo Via Eldorado 1 80132 Napoli Tel. 081 2464111 Fax 081 7645305 E-mail: dirregcampania@beniculturali.it

Nova Milanese (Milano) Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008 Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it

Novara Elenco professionisti (per incarichi di importo inferiore a 50.000) Avviso pubblico per di incarichi di importo inferiore a 50.000 euro. I curricula dovranno prevedere sezioni specifiche per ciascuna delle seguenti tipologie 1. progettazione edilizia residenziale pubblica e sociale aspetti architettonico-edilizi 2. progettazione impianti termoidraulici a servizio del punto 1) 3. progettazione impianti elettrici e connessi a servizio del punto 1) 4. progetto e calcolo strutturale connesso al punto 1) 5. progetto e calcolo dispersioni termiche Legge 10/1991 connesse ai punti 1) e 2) 6. indagini e relazioni geologiche 7. rilievo di edifici e restituzione grafica 8. rilievo stato di conservazione di immobili 9. rilievo e pratiche catastali 10. pratiche prevenzione incendi 11. coordinamento sicurezza cantieri; 12. pianificazione urbanistica esecutiva 13. elaborazione grafico-informatica di progettazioni Scadenza: 31/7 Per informazioni: Agenzia Territoriale per la Casa Via Boschi 2 28100 Novara Internet: www.atc.novara.it

Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12

104 l’ARCA 216

+ europaconcorsi

Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net

Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295

Pisa Elenco professionisti Costituzione dell’elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l’attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12

Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Torino Servizio Contratti Via Maria Vittoria 12 10123 Torino

Esecuzione di indagini geognostiche Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza ): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116

Treviso

Per informazioni: Commissione Europea, Centro comune di ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax 0332 789108

Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/conferences/ digital06/index.html E-mail: kbanham@wessex.ac.uk

Vicenza

Jyväskylä

Elenco professionisti Avviso pubblico per l’affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria Scadenza: 31/12

Alvar Aalto Museum Less and More - Extending the Rational in Architecture 28/7-30/7

Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore alla soglia comunitaria; tipologie di prestazione: progettazione e/o direzione lavori e/o supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori delle seguenti tipologie di opere: opere stradali, opere civili, opere strutturali, impianti tecnologici, progettazione o supporto agli atti di pianificazione stradale, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione, collaudatore statico, collaudatore tecnico-amministrativo, rilievi topografici, visure catastali presso l’Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali, perizie di stima, indagini geognostiche Scadenza: 30/12

Loisium Hotel wine & spa resort Private Plots and Public Spots Symposium 30/9

Per informazioni: Centro Nazione per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione Internet: www.cnipa.gov.it

Per informazioni: Provincia di Treviso Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016

Per informazioni: Internet: www.tradelineinc.com

Teramo

Triora (Imperia)

Per informazioni: Ente-Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it

Roma Elenco per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12

Elenco professionisti Avviso per affidamento incarichi di progettazione di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni:

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Via Campo Boario 64100 Teramo Unità Gestione del Patrimonio Tel 0861 332320

Torino Elenco professionisti Predisposizione di elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento fino a 100.000 Euro - di servizi attinenti all’architettura ed all’ingegneria, anche integrata, e gli altri servizi tecnici concernenti: la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo e di quello esecutivo, o parti di essi, la direzione lavori, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, la verifica degli elaborati progettuali, le attività tecnicoamministrative connesse alla progettazione di lavori pubblici e infine l’affidamento di collaudi (finali, in corso d’opera o statici)

Elenco professionisti Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Triora Corso Italia 9 18010 Triora (IM) Tel. 0184 94049 – 0184 94310 Fax 0184 94164

Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell’appalto è l’esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e consulenze tecniche, da svolgere principalmente all’interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit) all’interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L’elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell’ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008

AGENDA

Austria Langenlois

Per informazioni: Internet: www.privateplots.at/en/award.html

Canada

Finlandia / Finland

Per informazioni: Internet: www.alvaraalto.fi/symposium/ 2006/index.htm

Giappone / Japan Tokyo Tokyo Institute of Technology STESSA 2006 Quinta conferenza internazionale sul comportamento delle strutture in acciaio in aree sismiche/Fifth Conference on the behaviour of steel structures in seismic areas 14/8-17/8 Per informazioni: Structural Engineering Research Center, Tokyo Institute of Technology Nagatsuta 4259, Midori-ku Yokohama 226-8503 Tel. +81 45 9245330 Fax +81 45 9245334 Internet: www.serc.titech.ac.jp/stessa2006/ E-mail: Akira Wada wada@serc.titech.ac.jp, Michiko Kawaguchi kawaguchi@serc.titech.ac.jp Bruno Calderoni Department of Structural Analysis and Design, Faculty of Engineering, University of Naples “Federico II” Piazzale Tecchio, 80 80125 Napoli, Italy Tel. +39 081 7682440 Fax +39 081 5934792 E-mail stessa06@unina.it

Vancouver

Yokohama

The Westin Bayshore Canadian Science Buildings 17/7-18/7

Pacifico Yokohama CWE2006 4° Simposio internazionale sull’ingegneria computazionaleapplicata alla fluido dinamica del vento/The Fourth International Symposium on Computational Wind Engineering 16/7-19/7

Cina / China Beijing Beijing New Century Hotel IASS 2006 Convegno internazionale sulle strutture spaziali e di copertura/International conference on spatial and shell structures 16/10-19/10 Per informazioni: Secretariat IASS 2006 Beijing University of Technology Beijing 100022 Tel./Fax +86 10 67391496 Internet: www.iass2006.cn E-mail: IASS2006@spast.org.cn

Corea del Sud / South Korea

Per informazioni: CWE2006 Office Tokyo Polytechnic University 1583 Iiyama, Atsugi, Kanagawa, 243-0297, Japan Tel./Fax: +81 46 2429656 Internet: www.wind.arch.t-kougei.ac.jp/cwe2006 E-mail: cwe2006@arch.t-kougei.ac.jp

Per informazioni: Katie Banham Conference Secretariat Digital Architecture & Construction 2006 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA

Per informazioni: Università degli Studi di Camerino Via Lili 59 62032 Camerino (AP) Tel. +39 0737 630854 Fax +39 0737 637541 Internet: www.unicam.it/culturaurbana/ programma06.htm E-mail: giovanni.marucci@unicam.it

Como Fondazione Antonio Ratti XII Corso Superiore di Arte Visiva Visiting Professor Marjetica Potrc: Fragmented City 3/7-22/7 Iscrizione/Registration: 31/3

Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Tel. +39 031 233213 Internet: www.fondazioneratti.org E-mail: annadaneri@fondazioneratti.org

London Earls Court 1 100% Light-100% Design 2006 21/9-24/9 Per informazioni: Internet: www.100percentlight.co.uk/page.cfm, www.100percentdesign.co.uk

Italia / Italy Camerino (Ascoli Piceno) Università degli Studi di Camerino XVI Seminario e internazionale di architettura: “Periferie? Paesaggi urbani in trasformazione” International Workshop “Suburbs? Trasformation of Urban Landscapes” 30/7-3/8

17/9 Per informazioni: MoMA Internet: www.moma.org/events

Inter Expo World Renewable Energy Congress IX and Exhibition 19/8-25/8 Per informazioni: Centro Abita c/a Lucia Cecherini Nelli Tel. +39 055 5048394 Fax +39 055 504839448 Internet: www.wrec2006.com, www.wrenuk.co.uk/wrecix.html E-mail: wrec@taed.unifi.it

McEnery Convention Center ISEA 2006 Symposium 5/8-13/8 Per informazioni: Inter Society for Electronic Arts Internet: http://isea2006.sjsu.edu

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Stockholm Stockholm University Cultural Encounters in Urban Space 30/8-2/9 Per informazioni: Department of History, Stockholm University Bo Eriksson Janbrink Universitetsvägen 10D S-106 91 Stockholm Tel. +46 8 6747118 Fax +46 8 167548

Australia Sydney University of Sydney Leslie Wilkinson: architectural drawings in Europe fino al/through 21/7

Vienna MAK Yves Klein: Air Architecture 15/3-24/9 Josef Hoffman-Carlo Scarpa: On the Sublime in Architecture 29/5-29/10 Cantilever Chairs: Architectural Manifesto and Material Experiment 14/6-29/10 Architektur Zentrum Dominique Perrault – Meta-Buildings 6/7-23/10

Svizzera / Switzerland Ginevra University of Geneva Clever Design, Affordable Comfort: a challenge for low energy architecture and urban planning 6/9-8/9 Per informazioni: PLEA 2006 Tel. + 41 022 3797833 Fax + 41 022 379 78 30 Internet: www.unige.ch/formcont/ plea2006/plea2006_welcome.html, www.architecture.com/go/ Events/Events_2210.html E-mail: contact@plea2006.org

Tailandia / Thailand Bangkok InterContinental The Tenth East Asia-Pacific Conference on Structural Engineering and Construction (EASEC-10) 3/8-5/8 Per informazioni: Internet: www.easec10.net

USA New York MoMA Body Building: An Exploration of Avant-Garde Architecture and Furniture Design (Lecture)

Francia / France Chartres Centre International du Vitrail Lumières contemporaines-Vitraux du XXIè siècle et architecture sacrée 23/4-31/8

Hyèeres Villa Noailles Design Parade 9/7-17/9

Orléans

Austria Svezia / Sweden

Alvar Aalto Museum Less and More - Extending the Rational in Architecture 13/6.1/10

San José

Firenze

Gran Bretagna / Great Britain

Seoul University of Seoul First International Conference on Digital Architecture and Construction 19/9-21/9

+ europaconcorsi

Canada Grand-Métiz / Quebec Reford Gardens International Garden Festival www.jardinsmetis.qc.ca

FRAC Centre Ettore Sottsass Jr Radical 1966-1976 19/5-30/7

Paris Musée des arts et métiers Bétons: étonnez-vous 31/5-5/11

Germania / Germany Frankfurt Deutsches Architektur Museum Jean Prouvé. The Poetic of Technical Objects fino al/through 27/7

Munich Haus der Kunst Herzog & de Meuron 12/5-30/7

Weil am Rhein Vitra Design Museum Joe Colombo: L’invention du Futur 21/1-10/9

Gran Bretagna / Great Britain

24/6-1/10

Glasgow

Montreal

The Lighthouse Marcel Breuer - Design and Architecture 16/6-22/8 Architecture in Scotland 2004_2006: Defining Place Fino al/through 20/7

CCA Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism 26/10/2005-10/9 Cornelia Hahn Oberlander: Ecological Landscapes 11/5-30/7 Museum of Fine Arts Il modo italiano: Design and Avantgarde in 20th-century Italy 4/5-27/8

Cina / China Beijing National Museum of China ABB2006 - 2nd Architectural Biennial Beijing 26/9-6/10

Finlandia / Finland Jyvaskyla

London Design Museum Designing Modern Britain Fino al/through 3/12 My World - The New Subjectivity In Design 10/6-10/9 Formula One - The Great Design Race 1/7-29/10 My World – The New Subjectivity In Design 10/7-10/9 Victoria & Albert Museum Modernism: Designing A New World 6/4-23/7 Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2006

216 l’ARCA 105


AGENDA Lesley Craze Gallery Contemporary jewellery, metalwork and textiles inspired by architectural forms 15/6-15/7 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Future City: Experiment and Utopia in Architecture 1956 - 2006 15/6-17/9 Tomas Saraceno: The Curve fino al/through 23/7 Sir John Soane’s Museum Soane’s Magician: The Tragic Genius of Joseph Michael Gandy fino al/through 12/8 Airspace/Regent’s Place Airspace: What skyline does London want? 9/7-14/7

Manchester Cube Interventions 16/6-16/9

+ europaconcorsi

Olanda / Holland Amsterdam Zuiderkerk Museum West 8, Urban Nature 15/5-15/7 Stichting Droog Design Simply Droog – 10 + 3 years of creating, innovation and discussion 23/4-23/7

Palazzo Strozzi Leon Battista Alberti 11/3-23/7

Milano Triennale Good N.E.W.S. Temi e percorsi dell’Architettura 16/5-20/8

Rivoli (Torino) Castello Carlo Mollino 19/9-7/1/2007

Roma Casa dell’Architettura Cinque installazioni per un anno Fino al/through 16/9 Swiss Institut Paradise Now 17/5-31/8

Stra (Venezia) Museo Villa Nazionale Pisani Exposicion “Sevilla 1995-2005” 1/7-15/8

Torino Fondazione Merz Derossi Associati racconti di architettura 13/5-23/7 GAM Carlo Mollino 19/9-7/1/2007

Venezia Biennale di Architettura 10/9-19/11

Vicenza Basilica Palladiana Vincitori Premio Dedalo Minosse 2005 30/6-30/7

106 l’ARCA 216

Maritime Museum of Monterey Auditorium Visions of Utopia Fino al/through 17/11

New York

Netherlands Architecture Institute China in Rotterdam: Contemporary Architecture in China 11/6-3/9

Noguchi Museum Best of Friends: R.Buckminster Fuller and Isamu Noguchi 19/5-15/10

Polonia / Poland Warsaw Center for Contemporary Art Transit Spaces Fino al/through 29/7

Svezia / Sweden

Storefront for Art and Architecture Portable: Linda Ganjian, Kim Holleman, Marie Sauvaitre 15/6-15/8 The Museum of Modern Art Artist’s Choice: Herzog & de Meuron, Perception Restrained 21/6-25/9 Scandinavia House From Wood to Architecture 26/5-25/8

Stockholm

Palm Springs

Swedish Museum of Architecture Bruno Mathsson: Designer and Architect, SE-111 49 Sweden Fino al/through 27/8

Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs 3/6-21/1/2007

Svizzera / Switzerland Mendrisio Galleria dell’Accademia di Architettura Venezia, progetti di diploma: Stanislaus van Moos 15/7-15/10

USA Bellingham WA

Philadelphia ICA Peter Eisenman and Laurie Olin Settembre/September

Salem Peabody Essex Museum Taj Mahal, the Building of a legend 15/10/2005-23/7

San Francisco

Whatcom Children’s Museum Gimme Shelter Fino al/through 3/9

Aviation Museum Architecture of Airport Control Towers 1/6-1/1/2007

Cambridge

San Jose

Harvard University Graduate School of Design Constructing the Swiss Landscape, MA, 02138 USA 30/11-15/1/2007

Chicago Art Institute Drawings In Dialogue: Old Masters Through Modern 3/6-30/7 Todd Eberle: Architectural Abstractions 20/5-20/8

Museum of Art Suburban Escape: The Art of California Sprawl 28/5-10/9

Seattle Henry Art Gallery Maya Lin: Systematic Landscapes, WA, 98195-1410 USA Fino al/through 3/9

Washington

LACMA Glass: Material Matters 30/4-10/12

National Building Museum The Green House: New Directions in Sustainable Architecture and Design 1/5-31/7 Prairie Skyscraper: Frank Lloyd Wright’s Price Tower 17/6-17/9

Sci-Arc Gallery Coop Himmelb(l)au: Sky-Arc 9/6-23/7 Neil M. Denari 4/8-17/9

Building Zone Newer Orleans-A Shared Space Julius Shulman: Modernity and the Metropolis Fino al/through 30/7

Los Angeles

Mostre d’arte Art Exhibitions

Cipro / Cyprus Nicosia Manifesta 6 European Biennial of Contemporary Art 23/9-17/12

Monterey CA

Rotterdam

Italia / Italy Firenze

Kappe Library (at Sci-Arc) Making the Eternal New: Recent Work of Moule & Polyzoides, Architects and Urbanists 9/6-20/8

AGENDA

www.manifesta.org

Australia Sydney Biennale of Sydney 2006 8/6-27/8

www.biennaleofsydney.com.au/index.html

Austria Bregenz Kunsthaus Michael Craig-Martin 10/6-13/8

Busan Metropolitan Art Museum Busan Biennale 2006 27/5-15/11

Musée de La Poste Gaston Chaissac, homme de lettres 11/4-22/7

http://busanbiennale.org/eng_index.htmll

Gwangju Gwangju Biennial 2006 8/9-11/11 www.gwangju-biennale.org

Danimarca / Denmark

MAK The Soul Remains the Same: Creating Spaces in the MAK 26/4-29/10 Jenny Holzer: Sharp Dialectics in the Charged Field of Art and Politics 16/5-17/9 Chapeau!-Didier Roth Sculptural Fingferwear 7/6-29/10

Louisiana Museum of Modern Art Sip My Ocean – International Video 6/4-20/8

Wiener Secession Isa Genzken David Lamelas 6/7-10/9

Belgio / Belgium Antwerp Momu Yohji Yamamoto: Dreamshop 7/3-13/8

Bruxelles Musées Royaux d’art e d’histoire Art of Tibet – The Léon Verbert Collection 29/3-27/8

Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial 8/10-17/12

http://bienalsaopaulo.globo.com

Cina / China Shanghai Museum of Contemporary Art Italy Made in Art Now 31/5-15/7

Jeu de Paume-Espace Concorde Cindy Sherman 16/5-3/9 Lee Friedlander 19/9-31/12

Busan

Humlebaek

Generali Foundation Edward Krasinski 12/5-27/8

par Jean-Luc Godard 26/4-14/8 Prix Marcel Duchamp, Claude Closky 17/5-31/7

Jeu de Paume-Hôtel Sully Viva - Une agence photographique 1972/1982 20/6-10/9

Corea del Sud / South Korea

Vienna

Kunsthaus Summer of Love 12/5-17/9 Giger in Vienna 24/5-1/10

+ europaconcorsi

Francia / France Aix-en-Provence Musée Granet Cézanne en Provence 9/6-17/9

Arles Rencontres d’Arles 4/7-17/9

Gétigné-Clisson Domain Départemental de la Garenne Lemot Chambre avec vues 23/5-29/10

Lyon

Musée d’Orsay Du Symbolisme à l’Expressionisme: Willumsen (1863-1953), Artiste Danois 26/6-17/9 Dessins de Jean-François Millet 30/5-3/9 L’oeuvre d’art et sa reproduction photographique 6/6-10/9 Ecole nationale supérieure des beauxarts Kaléidoscope 23/5-13/7 Maison Rouge Bruit et fureur, the works of Henry Darger (1892-1973) Michaël Borremans, painting and drawing Denise A. Aubertin, cooked books In the Patio, Nicolas Darrot 8/6-24/9 Institut du Monde Arabe Langages du desert: Artistes contemporains du Golfe 3/5-9/7 Musée Rodin Rodin et les danseuses cambodgiennes, sa dernière passion 16/5-27/8 Rodin et les dessins de nus masculins 6/6-10/9 Galerie Cent8 Marthe Wéry 2/7-29/7

Pèronne

Tokyo

Irish Art of the Seventies 10/5-10/12 Louis le Brocquy 10/5-10/12 Barry Flanagan 28/6-24/9 Candida Höfer: Dublin 12/7-1/10 Inner Worlds Outside 26/7-15/10 Michael Craig-Martin 4/10-28/1/2007

Mori Art Museum Africa Remix. Contemporary Art of Continent 27/5-31/8

National Gallery of Ireland What is a Print? History and Techniques 13/3-20/8

Düsseldorf K20 Kunstsammlung Francis Bacon - The Human Body 16/9-7/1/2007

Giappone / Japan

Gran Bretagna / Great Britain

Italia / Italy

Edinburgh

Abano Terme (Padova)

National Galleries of Scotland Thoroughly Modern Women 22/3-28/8 Stranger Than Life: 400 Years of Caricature 7/4-9/7 Visiting Picasso 29/4-9/7 Felicitas Vogler: World of Light 6/5-9/7 Devil in Detail: The Paintings of Adam Elsheimer (1578-1610) 23/6-3/9

Galleria Comunale d’Arte Contemporanea Maestri Scultori dello Zimbabwe in Italia 8/6-23/7

Liverpool The Tea Factory Liverpool Biennial 2006 16/9-26/11 www.biennial.com Tate Bruce Nauman 8/4-1/10 Henry Moore 9/4-4/2/2007

London Tate Modern Kandinsky 9/6-24/9 Pierre Huyghe 5/7-24/9 Estorick Collection of Modern Italian Art Luigi Russolo and Music 4/10-17/12 Italian Abstraction 1910-1960 28/6-24/9

Musée d’Art Contemporain Bettina Rheims 15/6-13/8 Kader Attia 15/6-13/8

Historial de la Grande Guerre 1916: La Bataille de la Somme 28/4-10/12

Nice

Strasbourg

Hermitage Rooms at Somerset House The Road to Byzantium: Luxury Arts of Antiquity 30/3-3/9

Musée d’art moderne et contemporain Jean-Marc Bustamante, Ed Ruscha 7/4-23/7

Somerset House Gilbert Collection Bejewelled by Tiffany, 1837-1987 24/6-26/11

Valenciennes

V&A Che Guevara: Revolutionary and Icon 7/6-28/8 Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2007

MAMAC Jean Pierre Raynaud: Les Raynaud de Raynaud 25/3-10/9

Paris Louvre Ingres 22/2-15/7 Centre Pompidou Tête à Tête 8/2-4/9 James Turrell, Alta White 8/3-25/9 Morphosis 8/3-17/7 Los Angeles 8/3-17/7 Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Collage(s) de France, une archéologie du cinéma

Musée des Beaux Arts Lucien Jonas 12/5-28/8

Germania / Germany Berlin Museum für Fotografie Raymond Depardon 7/6-29/7 Guggenheim Art of Tomorrow-Hilla von Rebay und Solomon R. Guggenheim 13/5-13/8 Cai Guo-Qiang 26/8-15/10

Serpentine Gallery Thomas Demand 6/6-20/8 Hayward Gallery Undercover Surrealism 11/5-30/7

Irlanda / Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art

Agliè (Torino) Castello Scultura Internazionale 2006. Opere contemporanee nell’architettura del Castello e del Parco 11/6-15/10

Aosta Centro Saint-Bénin Enzo Maio-Alberi monumentali della Val d’Aosta 19/5-22/10

Assisi (Perugia) Museo Pericle Fazzini Fazzini: Piccole sculture 11/3-16/9

Benevento ARCOS - Museo di Arte Contemporanea del Sannio Ai confini della realtà 13/5-20/8

Bergamo GAMeC Giulio Paolini Mario Finazzi 6/4-16/7

Biella Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al centro 2006: il gioco 23/6-12/11

Bologna Galleria de’ Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12 Museo d’Arte Moderna Giovanni Anselmo 25/5-27/8

Carrara Palazzotto Ascoli Arnal & Stuart 1/7-25/7

Ciliverghe di Mazzano (Brescia) Musei Mazzucchelli Versace. Il genio della moda e l’arte 5/5-29/10

216 l’ARCA 107


AGENDA Ciriè (Torino) Villa Remmert Un ritratto di città 14/5-30/7

Codroipo (Udine) Villa Manin a Passariano Infinite Painting-Pittura Contemporanea e Realismo Globale 9/4-24/9

Como Villa Olmo René Magritte 25/3-16/7 Chiesa di San Pietro in Atrio Francesco Corbetta Fino al/through 28/7 Fondazione Antonio Ratti Fragmented City: Marjetica Potrc 6/7-27/8

Fabriano (Ancona) Spedale di Santa Maria del Buon Gesù Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento 21/4-23/7

Faenza (Ravenna) Mic Angelo Biancini. Sculture e ceramiche dagli anni Trenta al dopoguerra” 1/6-3/9

Firenze Galleria degli Uffizi La Mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale 28/3-7/1/2007

Genova Palazzo Ducale Tempo Moderno. Lavoro, macchine e automazione nelle Arti del Novecento 13/4-31/7 Villa Croce - Museo d’Arte Contemporanea Marcel Duchamp: una collezione italiana 11/5-16/7 Wolfsoniana/Museo delle Arti Decorative e di Propaganda Momenti della decorazione murale in Italia 1920-1940 Fino al/through 5/11

Guarene d’Alba (Cuneo) Fondazione Sandretto Re Rabaudengo GE/06 - Da Guarene all’Etna 7/5-30/7

La Spezia Museo Civico “Amedeo Lia” Venezia – Capolavori dal XIV al XVIII secolo nelle Collezioni Lia 18/3-1/10 CAMeC Fausto Melotti-Consonanze 1/7-15/10

+ europaconcorsi

dell’arte grafica da Millet a Vedova 28/4-27/8 Mamiano di Traversetolo (Parma) Fondazione Magnani-Rocca Da Monet a Boltanski-Capolavori del Novecento dal Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne 2/4-16/7

Masnago (Varese) Castello Innocente Salvini (1889-1979) 27/5-15/10

Migliarino Pisano (Pisa) Magazzini Salviati Il bosco del mito 10/6-10/7

Milano Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007 Fondazione Marconi Gianfranco Pardi. Opere 1967/1969 25/6-21/7 Fondazione Arnaldo Pomodoro Vincitori Concorso internazionale per giovani scultori 18/5-31/7 Galleria Tega Botero 9/5-15/7 Palazzo della Fondazione Stelline Il lavoro inciso - Capolavori dell’arte grafica da Millet a Vedova 14/9-21/10 Centre Culturel Français Erwan Frotin & Sandrine Pelletier: Defi Fantastique 19/5-10/7

Modena Palazzina dei Giardini Piero Gilardi. Interdipendenze 14/5-16/7 Palazzo Santa Margherita Adrian Paci – Raccontare 14/5-16/7

Montefalco (Perugia) Chiesa Museo di San Francesco Luigi Frappi 14/4-27/8

Napoli MADRE - Museo d’Arte Domnnaregina Jannis Kounellis Fino al/through 18/9

Orvieto (Terni) Palazzi Papali e Chiesa Sant’Agostino Le stanze delle meraviglie Da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto 13/4-7/1/2007

Padova Musei Civici agli Eremitani Oreste Da Molini 1856-1921 2/4-9/7

Padula (Salerno) Certosa San Lorenzo Fresco Bosco 23/6-23/9

Parma

A Arte Studio Invernizzi Rudi Wach 24/5-7/7

Cattedrale I 900 anni della cattedrale di Parma Fino al/through 3/12

Galleria Suzy Shammah Paula Wilson 24/5-22/7

Pergine Valsugana (Trento)

Galleria Raffaella Cortese Jessica Stockholder 25/5-29/7 Forma - Centro Internazionale di Fotografia Life. I grandi fotografi Fino al/through 3/9 Fabbrica del Vapore Vapore intenso Fino al/through 31/10 Talk to the city Fino al/through 3/12 Entroterra Plazas y avenidas Fino al/through 15/7 Fondazione delle Stelline Il lavoro inciso. Capolavori dell’arte grafica da Millet a Vedova 14/9-21/10

Lecce

Galleria del Credito Valtellinese Isadora Duncan e Pina Bausch. Danza dell’anima, liberazione del corpo Fino al/through 22/7

Museo Provinciale Sigismondo Castromediano Il lavoro inciso - Capolavori

Triennale Fumetto International Fino al/through 3/9

108 l’ARCA 216

Galleria Montrasio/Galleria Bellinzona Nicola Villa-Dallo sguardo al volto impossibile 15/6-23/7

Castello Annamaria Gelmi, sculture, dipinti, sculture 22/4-6/11

Pietrasanta (Lucca) Chiostro di Sant’Agostino Mario Sironi. Il linguaggio allegorico 8/7-10/9

Prato Fondazione Museo del Tessuto Intrecci Mediterranei: Il tessuto come dizionario di rapporti economici, culturali e sociali 5/5-30/9 Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci David Smithson-Bach Backwards 6/5-30/7 Marco Neri-Omissis 6/5-30/7

Ravenna MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna Turner - Monet - Morandi - Pollock. Dal Romanticismo all’Informale, omaggio a Francesco Arcangeli 19/3-23/7

Reggio Emilia Chiostri di San Domenico Al limite. Arte e fotografia negli anni ’60 e ’70 28/4-27/8

Rivoli (Torino) Castello Concetto corpo e sogno: Lawrence Weiner, Susan Hiller, Dan Graham, Joseph Kosuth, Joan Jonas 28/3-30/7 Libri, Books, Bücher 29/4-39/7

Roma Palazzo delle Esposizioni Mark Rothko 8/3-17/7 Galleria Borghese Raffaello da Firenze a Roma 19/5-10/9 Basilica di San Pietro, Braccio di Carlomagno La Guardia Svizzera Pontificia: 500 anni di storia, arte, vita 29/3-30/7 Palazzo Venezia Ai confini del reale, antologica di Rosetta Acerbi 8/6-9/7

AGENDA Centro Arti Contemporanee Papesse Good VibrationsLe arti visive e il rock 26/5-24/9

Torino GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Paolo Mussat Sartor 18/5-24/9 Palazzo Bricherasio CUBA. Avanguardie 1920-1940 14/7-8/10

Trento Castello del Buonconsiglio Girolamo Romanino: l’altro volto del Rinascimento 29/7-29/10 Galleria Civica Neverending Cinema 23/6-24/9 MART - Palazzo delle Albere Flavio Faganello. Opere 1955-2005 6/5-27/8

Venezia Palazzo Grassi Where are we going?: opere dalla Collezione François Pinault 30/4-1/10

+ europaconcorsi

Olanda / Holland Amsterdam Hermitage Amsterdam, Neerlandia Building Silver Wonders from the East: Filigree of the Tsars 27/4-17/9 Van Gogh Museum Wonders of Imperial Japan: Meiji Art from the Khalili Collection 7/7-5/11 Looking into paintings Fino al/through 24/9 Women from Tokyo & Paris 7/7-22/10 From experiment to print 16/6-3/9

Den Haag Gemeentemuseum Haag Theo Van Rysselberghe 10/6-24/9 Bernard Buffet: a controversial oeuvre 1/7-10/9 A Decorative Delight: Dutch Ceramics 1880 – 1940 24/6-5/11

Rotterdam Museum Boijmans Van Beuningen China Contemporary 10/6-13/8

Cinecittàdue Arte Contemporanea Marco Anelli: Il calcio 7/5-30/7

Museo Diocesano Il Ciclo di Santa Caterina e la quadreria del Palazzo Patriarcale 6/10/2005-30/7

Nederlands Fotomuseum China Contemporary 10/6-3/9

Accademia di Francia - Villa Medici Ettore Spalletti. Il colore si stende asciuga spessisce riposa 11/5-16/7

Collezione Peggy Guggenheim Lucio Fontana. Venezia/New York 24/6-24/9

Kunsthal Rotterdam KunsthalCOOKING II Festival for real taste 29/9-1/10

Archivio Generale dello Stato Meneghetti a Roma. Opere 20002006 17/6-12/7 Istituto Svizzero Visioni del Paradiso 17/5-15/7 MAXXI Menopause - Rosemarie Trockel Centre Pompidou-Metz. Concorso internazionale di architettura 19/5-27/8 Sound Art Museum – Radioartemobile Camere 2. Getulio Alviani, Carla Accardi e Lawrence Weiner 8/5-15/7

Rovereto (Trento) Mart Cinema e Fumetto 27/5-17/9 Luigi Russolo 19/5-17/9 Vincenzo Agnetti. Progetto per un Amleto politico 26/5-17/9 Douglas Gordon 22/9-14/1/2007

Palazzo Franchett La Collezione Pontus Hulten 9/3-30/7 Museo Correr ARP: Jean et Sophie – DaDa e oltre 8/4-16/7 Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, Palazzo Franchetti Pontus Hulten-Artisti da una collezione: Sam Francis, Warhol, Ernst, Brancusi, Malevic, Duchamp, Rauschenberg, Vedova, Oldenburg 5/3-9/7 Ca’ Rezzonico Canaletto – Brustolon, Le feste ducali - Rami e Stampe dalle collezioni del Museo Correr 21/4-6/11 Fondazione Querini Stampalia Giuseppe Caccavale - Resi conto Disegni e manoscritti dalla collezione Charlotte Kerr Durrenmatt 20/5-15/10 A+A Centro espositivo Pubblico Sloveno Zoran Music (1909-2005) 25/5-15/7

San Severino Marche (Macerata)

Verona

Palazzo Servanzi Confidati Bernardino Di Mariotto 25/3-31/8

Heart Gallery Renato Begnoni: con i miei occhi 20/5-30/7

Siena

Vigevano (Milano)

Complesso museale Santa Maria della Scala/Palazzo Squarcialupi Pio II, la città, le arti 23/6-8/10

Castello Sforzesco La donna oggetto. Miti e metamorfosi al femminile 1900-2005 20/5-30/7

Portogallo / Portugal Porto Museu Serralves Pedro Morais 8/4-16/7

Singapore Varie Sedi Singapore Biennale 2006 4/9-12/11 www.singaporebiennale.org

Spagna / Spain Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía La vision impura. Fondos de la Colección Permanente. Los últimos 25 años 7/2-11/9

Sevilla Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007 www.fundacionbiacs.com

Svizzera / Switzerland Berna Zentrum Paul Klee Upsetting the Balance -

Contemporary Art at the Zentrum Paul Klee 1/7-27/8 Paul Klee - Melody and Rhythm 9/9-12/11

Chiasso Max Museo 100+3 Manifesti Svizzeri 9/6-1/10

Fribourg Kunsthalle Continuum Distortion 20/5-30/7

Ginevra Centre d’art contemporain Photo-Traffic 9/6-30/7 Conversation Pieces 9/6-20/8 Collaboration Avec La Bâtie – Festival De Genève 28/8-3/9 Genève, Artistes Et Créateurs D’aujourd’hui Bourses des Fonds Berthoud, Lissignol-Chevalier et Galland 9/9-8/10

Ligornetto Museo Vela Augustus Saint-Gaudens (18481907) 11/6-1/10

Martigny

USA Boston ICA - Institute of Contemporary Art Julian Opie Fino al/through 31/10

Chicago The Art Institute Casas Grandes and the Ceramic Art of the Ancient Southwest 22/4-13/8 Drawings in Dialogue: Old Masters through Modern Harry B. and Bessie K. Braude Memorial Collection 3/6-30/7 Harry Callahan: The Photographer at Work 24/6-24/9 Museum of Science and Industry Leonardo da Vinci – Man, Inventor, Genius 14/4-4/9

Dallas Museum of Art The Société Anonyme: Modernism for America 10/6-16/9

Los Angeles Hammer Museum The Société Anonyme: Modernism for America 23/4-20/8

Malibu

Fondation Pierre Gianadda Capolavori della pittura europeaDal Metropolitan Museum of Art di New York 23/6-12/11

Getty Villa Molten Color: Glassmaking in Antiquity Fino al/through 24/7

Münchenstein

New York

Schaulager Tacita Dean / Francis Alys 12/5-24/9

MoMA Dada: Zurich, Berlin, Hannover, Cologne, New York, Paris 18/6-11/9 Pioneering Modern Painting: Cézanne and Pissarro 1865–1885 26/6-12/9

Rihen Fondation Beyeler Henri Matisse: Figure Colour Space 19/3-9/7

Roveredo Openart 06 29/7-6/10

Thun Kunstmuseum Thun Swiss Pop 2/7-27/8

Zurich Kunsthaus Zürich Ed Ruscha. Photographer 19/5-13/8 Alberto Giacometti. Die Originalgipse 19/5-30/7 Migros museum für gegenwartskunst Gabriela Fridriksdottir 1/7-13/8 It’s Time for Action – New Feminism in Contemporary Art 26/8-29/10 Robert Kusmirowski 11/11-7/1/2007

Guggenheim NY No Limits, Just Edges: Jackson Pollock Paintings on Paper 2/6-29/9 The Metropolitan Museum of Art Robert Rauschenberg: Combines 25/4-30/7 Dia:Beacon Vera Lutter-Nabisco, Factory, Beacon Fino al/through 4/9 Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s 3/8-5/3/2007

Philadelphia Museum of Art Andrew Wyeth: Memory and Magic 25/3-16/7 ICA Input-Output: Art After Cologne Candida Höfer: Architecture of Absence Soft Sites Ramp Project: Zoe Strauss 22/4-30/7

216 l’ARCA 109


AGENDA Salem Peabody Essex Museum Carved by Nature: Untamed Traditions in Chinese Decorative Art 19/6-13/8 Painting Summer in New England 22/4-4/9

San Diego Musuem of Art Andy Warhol’s Dream America 17/6-10/9

Washington Hirshhorn Museum Jim Lambie 13/5-10/9 Black Box: Francis Alys 17/4-10/9 Anselm Kiefer. Heaven and Earth 22/6-10/9 National Gallery of Art Charles Sheeler: Mediums and Messages 7/5-27/8 Henri Rousseau: Jungles in Paris 16/7-15/10 The Phillips Collection The Renoir Returns: A Celebration of Masterworks at The Phillips Collection 15/4-30/7 Klee and America 17/6-10/9

Williamstown The Sterling and Francine Clark Art Institute The Clark Brothers Collect Renoir to Matisse, Homer to Hopper 3/6-4/9 Williams College Museum Jackson Pollock 16/4-1/10

+ europaconcorsi

Cina / China Shanghai

Mumbai

International Expo Centre Bauma Salone internazionale dei macchinari, attrezzature e veicoli da costruzione/International trade fair for construction machinery, building material machines, construction vehicles and equipment 21/11-24/11

Bombay Exhibition Centre Index Mumbai Salone internazionale dell’arredamento e dell’illuminotecnica International trade fair of furniture and lighting 13/9-17/9

Per informazioni: Bauma China Henrike Burmeister Tel.+49 89 94920245 Fax +49 89 94920249 Internet: www.bauma-china.com, www.bauma.de E-mail: henrike.burmeister@ messe-muenchen.de

Francia / France Paris Porte de Versailles Equp’Hotel Salone internazionale del contract alberghiero/International trade fair of hotel contract 5/11-9/11 Per infromazioni: Internet: www.equiphotel.fr

Equip Baie Mostra internazionale della finestra, chiusure e protezioni solari/International trade fair of windows, frameworks and solar protection Metal Expo Salone internazionale della carpenteria metallica/International trade fair of metal works 14/11-17/11 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano – Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.nucciainvernizzi.it E-mail: info@nucciainvernizzi.it

Germania / Germany Düsseldorf

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Azerbaijan Baku Sport and Exhibition Complex BakuMebel Salone internazionale del mobile, delle finiture e del design International trade fair of furniture, finishing and design 19/9-22/9 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italia Tel.+39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it

110 l’ARCA 216

India

Messe Glasstec Salone internazionale delle tecnologie per il vetro/International trade fair of glass technology 24/10-28/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.glasstec.de

Giappone / Japan Chiba Makuhari Messe Japan DIY Momecenter Show Salone internazionale del design di interni/International trade fair of interior design 24/8-26/8 Per informazioni: Japan DIY Industry Association Shin-Kanda Bldg. 5F, 1-8-5 Kajicho, Chioda-ku Tokyo 101-0044 Japan Tel. +81 3 32564475 Fax +81 3 32564457 Internet: www.diy.or.jp

Per informazioni: Paralleli Trade Fairs Via G.B.Bazzoni 12 20123 Milano, Italy Tel. +39 02 48196650 Fax +39 02 48195820 Internet: www.paralleli.it/trade_fairs.html E-mail: fiere@paralleli.it

Noida (New Delhi) Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12 Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com

Italia / Italy Montichiari (Brescia) Centro Fiera del Garda Metalriciclo Mostra-convegno sulle tecnologie per il recupero e il riciclo dei rottami metallici 14/9-16/9 Per informazioni: Edimet Spa Via Corfù 102 25124 Brescia Tel. +39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.edimet.com E-mail: federica.zaccaria@edimet.com

Verona Fiera Marmomacc Salone internazionale del marmo e delle tecnologie lapidee The international exhibition of marble stone and technology 5/10-8/10 Per informazioni: Internet: www.marmomacc.it/2006

Portogallo / Portugal Porto Feira Internacional Exponor Concreta Salone internazionale dell’industria delle costruzioni International exhibition for the construction industry 24/10-28/10 Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leiça da Palmeira Tel.+351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.com

Russia / Russie St.Petersburgh Lenexpo Exhibition Centre Baltic Build Salone internazionale dell’industria delle costruzioni, della ceramica, dell’arredobagno, dell’architettura, delle tecnologie, materiali e prodotti/International trade fair of building industry, ceramics, bath furniture and equipment, exterior and interior architecture, technologies, materials, products 13/9-16/8 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italy Tel.+39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it

Rimini Fiera Tecnargilla Salone internazionale delle tecnologie e delle forniture all’industria ceramica e del laterizio International trade fair of technology and supplies for the ceramic and brick industries 28/9-2/10 Per informazioni: Rimini Fiera spa Via Emilia 155 47900 Rimini Tel. +39 0541 744.643 Fax +39 059 828453 Internet: www.tecnargilla.it E-mail: segreteria@tecnargilla.it

Ecomondo Energia Salone internazionale dei materiali e le energie rinnovabili e sostenibili International trade fair on material and energy recovery and sustainable development 8/11-9/11 Per informazioni: Ecomondo Energia Giorgia Maioli Tel.+39 0541 744295 Fax +39 0541 744475 Internet: www.riminifiera.it E-mail: i.canarecci@riminifiera.it

Spagna / Spain Madrid Feria Matelec Salone internazionale delle attrezzature elettriche ed elettroniche International exhibition of electrical and electronic equipment 24/10-28/10 Per informazioni: IFEMA-Feria de Madrid 28042 Madrid Internet: www.ifema.es

USA Las Vegas Convention Center GlassBuild America 2006 Salone internazionale di vetro, porte e finestre/International trade fair of glass, windows and doors 19/9-21/9 Per informazioni: GlassBuild America Show Management 8200 Greensboro Drive, Suite 302 McLean, VA 22102-3881 Tel. +1 866 3425642, ext. 173 Fax +1 703 4420082 Internet: www.glassbuild.com E-mail: attend@GlassBuildAmerica.com, exhibit@GlassBuildAmerica.com


Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month A Giovanni Maria Accame 101 Carla Accardi 56 Actar 101 Administration des Ponts et Chaussées 86 Ageci impianti 84 Agenzia Torino 2006 64 Gianni Agnelli 2 Jean-Jacques Aillagon 2 Ergian Alberg 51 Alcosider 56 Emilio Alemagna 101 Dante Alighieri 8 William Alsop 22, 28, 34 Alsop Architects 22 Giuseppe Amaro 68 Maddalena Ambrosio 96 AMP 48 Valerio Anceschi 96 Guido Andlovitz 101 Tadao Ando 2 Natalino Andolfatto 96 Carl Andre 2 Romolo Antonimi 56 Xu Anzhi 86 Laura Aquili 51 Ron Arad 100 Arbeitsgemeinschaft Hamelmann Heine 22 Francesco Arcangeli 98 AR&C 72 ArchA 68 Arch.A 56 Architects 49 Limited 86 Arep 92 Giulio Carlo Argan 22 Mario Antonio Arnaboldi 8, 101 Artesia 9 Arup 9, 22, 68 Arup Acoustics 9 ASP Schweger Assoziierte Gesamtplanung 84 Atelier paysage Isabelle Schmit 72 Robert Audigier 8 Gae Aulenti 2 Avanto Architects 86 Aldo Aymonino 101

B

Lorenzo Badari 85 Reinhold Baier 86 Josephine Baker 22 Roland Baldi 86 Marco Bartolini 85 E. Bartolo 72 Mirko Basaldella 56 Marie-Claude Beaud 91 Bellotti 100 Martino Berghinz 100 Berloni 80 Kelly Blair 86 Jonas Bohlin 86 Bollinger Grohman 48 Alessandro Bombaci 85 Ilaria Bonacossa 96 Decha Boonkham 86 Tord Boontje 100 Carlo Borer 96 Virginie Boulez 84 François Bouquiaux 84 Branchini & Mancinelli S.p.A. 56 L. Brault 72 Ignazio Breccia Fratadocchi 56 Marco Brizio 68 Olivier Brochet 84 Bug-AluTechnic 22 Bulthaup 83 Richard Burdett 18 Daniel Buren 91

C

Cabinet Ripeau 72 Emmanuel Caille 84 Benedetto Camerana 93 Antonia Campi (Neto) 101 Patrizia Campili 85 Guido Canali/Canali Associati 93 Juana Canet Rosello 86 Nado Canuti 96 Claudia Capovilla 85 Caputo Partnership 88 Elena Cardani 72, 91 Corrado Carotenuto 85 CASA Co. 86 Giacomo Casalino 85 Cesare M.Casati 1, 93 Pietro Cascella 96 Angelo Casciello 96 Marco Castelletti 93 Castello di Agliè 96 Michela Cattacin 85 Maurizio Cattelan 2 CCA Montreal 95 Germano Celant 98

Centre hospitalier de Valence 44 Ceramiche Caesar 56 Ceramiche Refin 100 Mario Ceroli 96 Gaston Chaissac 98 Philippe Chaix 72 Chaix & Morel 72, 86 Somlak Charoenpot 86 Chemins de Fer Luxembourgeois (CFL) 86 Suthida Cheunkarndee 86 Raveevarn Choksombatchai 86 Fabio Cirifino 101 Clivet 99 club L94 Landschaftsarchitekten 86 Ester Coen 101 Fausto Colombo 95 Comune di Narni 85 Comune di Roncade 85 Comune di Santorso 85 Concepto 72 Andrea Conci 68 John Constable 97 Barbara Contessa 85 Corvino+Multari 93 Costa Group 100 Anna Costantini 98 Danielle Coune 84 Matali Crasset 99 C+S associati 93

D

Damiani Editore 101 Klaus Daniels 48 Silvio D’Ascia 92 Giacomo Delbene 101 Luca Del Cucco 85 Luigi Dell’Aquila 56 Paola Della Vecchia 85 Isabelle Dellu 84 Gabriele Del Mese 68 Quatremère de Quincy 22 Michel Desvigne 91 Dexia B.I.L. 48 Juan Antonio Díaz Moreno 86 Diete+Siepmann 22 Davide di Franco 85 Dillenburger & Partner 22 Alfonso Di Masi 89 Disc-O Arquitectura 86 Ditta Caloi 56 C. Djuric 72 Claudio D'Onofrio 85 Remo Dorigati 22 Drees & Sommer 22 DS-Plan 22 Duangrit Bunnag Architect 86 Michel Duchène 84 Vincent Dugravier 84 DuPont 81 Georges Durieux 84 Chiara Dynys 56

E

Eckelt Glas 22 Christophe Egret 22 Electa 101 Energie & Environnement 48 Epi 22 Pierre Erler 84 Erreti 99 Enzo Eusebi/Nothing Studio 80 Cristiana Eusepi 85 Bertrand Evrats 84

F

Claire Falchenstein 56 Falk 88 Felgen & Associés 48 Luis Fernandez-Galliano 84 Sara Fernández López 86 Piergiacomo Ferrari 93 Michele Festa 96 Franco Finga 96 Giorgio Fassinotti 68 Marcello Fiscelli 85 Dan Flavin 2 Flint architectes 84 Massimiliano Floridi 101 Fondazione Benetton Studi e Ricerche 90 Fondazione Marconi Milano 96 Fondazione Quecini Stampalia 90 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino 96 Lucio Fontana 2 Marc Fontoynont 72 Caterina Fortebuono 85 Leonardo Forti 56 Bruno Fortier 84 Franco Angeli Editore 101 Ombline François 84 Uwe Frohmader 22 Massimiliano Fuksas 1, 93

Dario Fusaro 101

G

Michelangelo Galeota 85 G. Galindo-Bohorquez 72 Davide Gamba 85 Massimo Gardone 100 Franco Garelli 96 Francesco Garofano 93 Christian Gasparini 85 Giuliano Gatti 85 Christian Gattino 95 Antonio Gatto 85 Carlo Gavazzi Impianti 68 Geotechnisches Büro Dr.E.-H.Müller 22 Damiano German 85 Gianfranco Gianfriddo 93 Alison M.Gingeras 2 Giugiaro Design 83 C. Giuliani 72 Goblet & Lavandier 48 Geert Goiris 97 David González Calle 86 Mel Gooding 34 Laurent Gouyou Beauchamps 84 Government of Thailand 86 Diego Grandi 99 Walter Grasmung 72 Margaret Gray 72 Nathalie Grenon 56 Konstantin Grcic 100 Antonella Greco 85 Maurizio Greco 85 Scott Guerin 86 Guidarini & Salvadeo 93 J. Guigon 72 Philippe Guston 33

H

Zaha Hadid 81 Halfkann + Kirchner 48 Martin Heidegger 101 Eliabel Hennart 84 Pierre Henry 91 Hensel Ingenieur 86 René Heynen 101 Sonia Hibbs 22 Damien Hirst 2 HKS Architekten 84 HL Technik 48 Stephan Höhne Architekten BDA 84 Hosser, Hass und Partner 22 Liang Hou 86 Constantino Hurtado Mingo 86 Pierre Huyge 2

I

IaN+ 93 Ibing Immobilien Handel & Co.Hochhaus 22 Icare 72 IFSET NV 9 iGuzzini 68 Ikea 82 Ikon Editrice 101 Guido Incerti 85 Ingérop 72 Ingerop Méditérranée 46 Institut du Patrimoine Region Wallonne 84 Institut für Bauphysik 22 Intecplan 22 Interbuild 9 Fulvio Irace 95 Robert Irwin 34 Arata Isozaki 64 Takamichi Ito 96 Giancarlo Ius 93

J

Jacobs 44 Miguel Jaenicke Fontao 86 Freddy Joris 84 Françoise-Hélène Jourda 84 JSWD Architekten + Planer BDA 86 Donald Judd 2

K

Klaus Kada 86 Tomita Kazuhiko 100 KBC 9 Toshiyuki Kita 100 Jochen König 84 Jeff Koons 2 Masayuki Koorida 96 Jannis Kounellis 56 Thomas Kuypers 84

L

Labeyrie et Associés 46 Yves Lamblin 48 Vincent Lamouroux 97 E. Laurent 72 Jonathan Leah 22 A. Leclerc 72

Philippe Legaz 84 Lesos Engineering 9 Bernard Leupen 101 Sol LeWitt 101 Rémi Lichnerowicz 72 Moreno Lignini 85 Alessandro Lillo 85 Adolf Loos 22 Edoardo Lossa 68 Giorgio Lotto 85 Ross Lovengrove 100 Raquel Lozano Gutiérrez 86 LTA 44 Luvo Design 86 Luxplan 48

M

Noriaki Maeda 96 Pier Paolo Maggiora 64 Vico Magistretti 83 Roberto Malfatti 87 Mamac Nice 97 Francesco Manacorda 96 Elisa Mangialardo 85 Piero Manzoni 2 Mapei 99 Federico Maran 85 Giuseppe Maraniello 96 MAR-Ravenna 98 Giancarlo Marchese 96 Filippo Marchesin 85 Volkwin Marg 84 David Marks 33 Gary Marinko 86 Henriette Martenot 72 Agnes Martin 2 Angel Martínez Rodríguez 86 Mart Rovereto 94 Mathis 100 Eliseo Mattiacci 56 Giuseppe Mazzariol 90 Andy McFee 22 Bruce McLean 34 Banasopit Mekvichai 86 Marc Melin 84 Pietro Menegozzo 85 Lala Meredith-Vula 101 Mario Merz 2 Metra 99 Antonio Michetti 56 Miele 82 Nicolas Mignani 84 Gesumina Minoia 85 Minotti Cucine 78 Stefano Mirti 86 Sharon Yoshie Miura 93 Haruki Miyagima 101 Koutarou Miyanaga 96 Momu Antwerpen 98 S. Monfort 72 Bruno Mongiardo 85 Montreal Museum of Fine Arts 95 Jean-Paul Morel 72 Luigi Moretti 56 Pius Morger 96 Moroso 100 Paolo Mosco 101 Eric Owen Moss Architects 51 Mudam Lussemburgo 91 Museo della Posta Parigi 98

N

NagaConcepts 86 Guido Nardi 99 National Gallery London 97 nEmo Gruppo 85 Marc Newson 99 Luca Nichetto 100 Hubert Nienhoff 84 Masao Nihei 98 Bertrand Nivelle 84 D. Nourisson 72 Novelis Italia 99

O

Officina 8 85 Yoshin Ogata 96 Davide Olivieri 85 Atsuo Okamoto 96 William Oren 86 Lucy Orta 95 Peppino Ortoleva 98 Otis & Co. 22

P

Carlo Paganelli 64, 88 Mimmo Paladino 56 Palazzo Ducale Genova 98 Palazzo Grassi 2 Anty Pansera 101 Lauro Paoletto 85 Gianfranco Pardi 96 Sig. Paruccini 56 Luciano Patetta 95 Pavimenti Armstrong RCM s.r.l. 56

Fabien Pédelaborde 84 Ieoh Ming Pei 91 Luigi Pellegrino 93 Peret Design 91 Auguste Perret 8 Lucio Perone 96 Peppe Perone 96 Ciro Perugini 85 Jean Petit Architectes 48 Delphine Peters 84 Peutz et associés 72 Gabriele Piacenti 85 Renzo Piano Building Workshop 88, 93 François Pinault 2 Daniela Pinzaglia 85 Annick Piron 84 Mario Pisani 56 Michelangelo Pistoletto 2 Plan Architect Co. 86 Giò Pomodoro 96 Gio Ponti 101 Emmanuelle Poggi 84 Sophie Poussange 72 Cedric Price 34 Keith Priest 33 Roberto Priod 96 Klaus Prior 96 Publishers 010 Rotterdam 101 Neil Pusey 22 Anu Puustinen 86

R

André Raboud 96 Giorgio Ramella 96 Donatella Ravizza 101 Jean Pierre Raynaud 97 Reggiani 56 Regie der Gebouwen 9 Région Alsace 72 Tobias Rehberger 91 Gerhardt Richter 2 Risanamento/Gruppo Zumino 88 Sabina Riss 22 Stefano Riveda 101 Alberto Rivetta 93 Michèle Robine 95 Richard Rogers 8, 18 Richard Rogers Partnership 9 Paolo Rosa 101 Giorgio Rosental 93 Lorenzo Rossi 85 Luca Rossi 85 Italo Rota 93, 95 Bruce Rowe 86 Mike Rowlands 86 T. Royer 72 Pietro Ruffo 56 N. Ruggini 72 Simonetta Ruminato 85 Shaun Russell 22 Gregor Rutrecht 84 Tomek Rygalik 100 Robert Ryman 2

S

Samitaur Constructs 51 Leonardo Sangiorgi 101 Giancarlo Sangregorio 96 Beatriz San Salvador Picó 86 Denis Santachiara 99 Marco Santi 85 Adolfo Sapeva 85 Piero Sartogo 56 Sartogo Architetti Associati 56 Matthias Sauerbruch 86 Salvatore Sava 96 Ermanno Sbarra 85 Anna Scaravella 101 Carlo Scarpa 90 Scavolini 83 Schiffini Mobili 83 Schlotfeldt Licht 22 Jean Schmit Engineering 48 Scholtes 78 Herbert H.Schultes 83 Peter Schweger 84 Mauro Scoppa 56 Dino Scortegagna 85 Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Abteilung Hochbau 84 Eva Sebastian Penin 86 Richard Serra 2 Sesa 72 Seves 56 Andy Shanken 86 Claudio Silvestrin 78 Simes 56 Simon & Christiansen 48 Angela Simonelli 85 Skira 101 Società Vitali 68 Socotec Strasbourg 72 Soderec 72

Jose Antonio Somoza Arribas 86 Ana Somoza Jimenez 86 Pierre Soulages 2 Claudio Spadoni 98 Giuseppe Spagnolo 96 StabiliD ingegneria 84 Carmelo Strano 2 David Stuart Elliott 86 Studio Azzurro 101 Dong Suh 86 Paul Suter 96

T

Antoni Tápies 2 Mirco Tardio 72 Tate Britain Gallery London 97 Lorenzo Techmec System 68 Tectum Ingenieros 86 Andrea Tenuta 84 Andrea Testolin 85 Marco Tirelli 56 Max Titchmarsh 22 Tobago Osteria 100 Topolino 97 Torno Internazionale 68 Jorrit Tornquist 101 Mino Trafeli 96 Tribu 72 Triennale Milano 95 Trilux 56 Cy Twombly 2

U

Piotr Uklanski 2 Giuseppe Uncini 56 Kristian Uthe-Spencker 84 Patrizia Urquiola 100

V

Val Bavona/Canton Ticino 90 Fiorenzo Valbonesi 99 Emmanuel Vanderheyden 84 Giuliano Vangi 96 Rémy van Nieuwenhove 72 Jasper van Zwol 101 Chanvudhi Varavarn 86 Claude Vasconi 44, 48 Vasconi Associés Architectes 44, 46 Vasconi Associées Luxembourg 48 Umberto Vattani 93 VeeV Design 86 Patrick Venries 84 Vetreria Aurelia 56 Vicariato Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese in Roma 56 Viessmann 56 Ricardo Villagomez 86 Ville de Bandol 46 Ville de Bordeaux 84 Ville Hara 86 Ville de Luxembourg/ Ministère des Transports 86 J. Villemard 72 Irma Visalli 85 Maurizio Vitta 78 Arturo Vittori 18 Vittoriano Roma 96 VK Engineering 9 VK Studio 8, 9 von Gerkan, Marg und Partner 84 VP & Green Ingénierie 44 Vulcanéo 72

W

Rudi Wach 96 Jeff Wall 2 Mikael Warnhammar 82 Richard Weller 86 Gillian White 96 Wirtz International BV 9 L. Woojin 72 Wotruba 33

Y

Manzen Yabe 96 Yhoji Yamamoto 98 Eddie Young 72

Z

Carlo Zanchetta 85 Antonio Zitti 85 Lorenzo Zoli 85 Mauro Zucchetti 85 Cino Zucchi Architetti CZA 93


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

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Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

in the World Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

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SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

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SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

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THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937

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