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http://www.arcadata.com In Italia € 9,00 Iva assolta dall’editore

DNA: “SEME” DI ARCHITETTURA DNA ARCHITECTURE

2003

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Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicità ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano

marzo march


Ci proviamo?/Shall we give it a try? Cesare Maria Casati

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embra che da qualche decennio la tradizionale e storica collaborazione tra artisti e architetti nella concezione e nella definizione del progetto architettonico sia sospesa. Dall’avvento delle nuove tecnologie, di graficizzazione e di digitalizzazione delle immagini e dei disegni, e dalla nascita dei nuovi linguaggi estetici e formali dell’architettura, che hanno visto i primi germi attecchire nei lontani anni Sessanta, è cominciato un progressivo distacco, prima culturale poi professionale, di due mondi da sempre complementari. Questo apparente divorzio merita alcune riflessioni e conseguentemente nuovi propositi di riconciliazione. Forse la fantastica esplosione iconografica del Pop americano degli anni Sessanta, che contaminò, soprattutto nel gioco del trasferimento di scala degli oggetti, design e architettura e che vide gli architetti affermarsi come artisti e gli artisti venire alla ribalta anche come progettisti urbani e territoriali, annichilì un rapporto storicamente collaudato mettendo in crisi soprattutto le committenze di architettura che cominciarono a temere che architettura e arte figurativa si fondessero in un unicum per realizzare “edifici scultura” e non più spazi e volumi variamente decorati per aumentarne l’emozionalità e l’apparenza, come voleva la sana tradizione. Tanta concretezza progettuale e appariscente fece, da una parte, rinascere il seme puro della rivalutazione della concettualità dell’atto artistico e mise dall’altra in crisi, una volta per tutte, il collaudato razionalismo, per partorire prima la rinuncia della sperimentazione, rifugiandosi nel modernismo più o meno post, e poi, sino ai giorni nostri, nella scientifica e concreta tecnologia, con tutti i virtuosismi connessi. I due mondi che da sempre avevano coabitato il pianeta dell’arte, si sono trovati sempre nel medesimo ambito culturale, ma su due piani paralleli e diversi. Il mondo figurativo è sempre più coinvolto dalla creazione e dalla lettura dell’immagine intesa come sistema mediatico di formazione e di comunicazione, al punto di coinvolgere sempre meno il “mercato” tradizionale, basato sullo scambio in galleria di prodotto contro denaro, e sempre più orientato verso la società globale con interessi politico/antropologici. Il mondo dell’architettura, operando su un piano più di mercato locale e di sperimentazione, continuando nella ricerca spasmodica di smaterializzare l’oggetto costruito, senza rinunciare all’apparenza concreta dello spazio, tenta di “surrogare” la necessità, tradizionale e innegabile, di rendere affascinanti ed emozionanti gli spazi architettonici mediante decori legati alla cultura figurativa del momento, con tentativi solo autocitazionistici e mappando, alcune volte con mega immagini, superfici e volumi. Il problema mi sembra molto complesso e meritorio di aprire un tavolo serio di dibattito per ritrovare, architetti e artisti, l’ambito comune in cui verificare e sperimentare assieme linguaggi progettuali in grado di lasciare tracce significative della civiltà attuale sul territorio e nelle città. Ci proviamo?

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he usual co-operation between artists and architects in devising and designing architectural projects seems to have broken down over the last few decades. The two previously complementary worlds have gradual grown apart, first culturally and then professionally, ever since the advent of new technology in graphics and digital imaging/drawing and the development of new aesthetic/stylistic idioms in architecture that first began to emerge way back in the 1960s. This divorce, or so it would seem, is worth commenting on before going on to suggest ways of bringing about some sort of reconciliation. Perhaps it was the fabulous iconographic explosion of American Pop Art in the 1960s, that contaminated design and architecture (mainly by its jumps in scale in objects) and saw architects make a name for themselves as artists and artists come to the fore as urban/territorial designers, that destroyed these tried-and-tested relations, scaring clients more than anyone else who were worried that architecture and figurative might blend into one, resulting in the construction of “sculpture buildings” and not spaces and structures variously decorated to enhance their emotional force and appearance, as good old building tradition would have it. All this fancy design practice led, on one hand, to a re-evaluation of the conceptual side of the artistic act and, on the other, to a definitive crisis in mainstream rationalism, resulting initially in a refusal to experiment, resorting instead to modernism (more or less post-) and then, right down to the present day, concrete, scientific technology and all the virtuoso touches associated with it. The two worlds, which until then had always both inhabited planet art, found themselves in the same realms of culture but on two parallel but different planes. The figurative world is increasingly concerned with creating and interpreting images taken as a media-oriented system of training and communicating, so that the conventional market based on exchanging goods for money in galleries is less and less involved and global society with political/anthropological interests is increasingly to the fore. The world of architecture, operating more on a local market and experimental plane and continuing its spasmodic research into dematerialising built objects without abandoning the concrete appearance of space, is trying to substitute the traditional, undeniable need to make architectural spaces intriguing and exciting by means of decoration connected with the figurative trend of the moment with nothing more than self-citing attempts at mapping out (at times giant) images, surfaces and structures. This seems to be an extremely complicated issue worthy of a serious round table of debate, so that architects and artists alike might find some common ground on which to test out and experiment with design idioms capable of leaving significant traces of modern-day civilisation on the city and surrounding territory. Shall we give it a try?

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Il DNA come “seme” per costruire The Continuum of Modern Architecture di/by John M. Johansen

opo l’excursus storico sulla nascita e l’evoluzione dell’Architettura Moderna (l’Arca 173), John Johansen riprende il suo discorso sulla D Continuità del Moderno, inteso come insieme di principi ispiratori e fondamentali della pratica professionale, introducendoci ai nuovi orizzonti della Nanotecnologia, che lui stesso sta già sperimentando in alcuni suoi progetti. Nano-Architettura Il mio recente libro Nano Architecture - A New Species of Architecture (Princeton Architectural Press, 2002) illustra i miei progetti tecnologicamente più avanzati. Di questi, due sono dimostrazioni dell’applicazione della Nano Tecnologia Molecolare (NTM). La Nano Tecnologia Molecolare rappresenta una nuova fase nell’evoluzione delle strutture costruite dall’uomo. In questa nuova fase, gli attuali metodi di produzione saranno rimpiazzati da una produzione più veloce, economica, leggera e meno faticosa (vedi anche Eric Drexler, Engines of Creations, 1986, consultabile gratis in www.foresight.org/EOC/index.html). A tal fine, si propone che congegni di codifica, simulazioni del DNA naturale, siano sviluppati e utilizzati per istruire le molecole ad auto-replicarsi in immense Nano-forze lavoro, programmate per costruire praticamente qualunque cosa si possa progettare. L’assemblaggio chimico delle varie molecole può produrre una grande varietà di sostanze, da quelle elastiche e fragili fino al carbonio puro, che è cinquanta volte più resistente dell’acciaio, per le strutture più grandi; altre, “conformabili” in grado di cambiare forma. Gli assemblatori non saranno in grado di iniziare la costruzione da soli, ma dovranno essere istruiti tramite dei codici. Tutti i prodotti, inclusi gli edifici, devono essere riprogettati a partire dagli schizzi, ingegnerizzati, modellati molecolarmente e tradotti in software funzionale. Sebbene questa nuova fase della costruzione potrà realizzarsi solo tra circa un centinaio di anni, gli architetti moderni possono già immaginare come saranno gli edifici. Riguardo a tale ecnologia si possono chiedere: cosa posso farci? Cosa può fare per me? Quali sono le sue caratteristiche? I suoi limiti? Il suo potenziale? E infine, la sua espressione architettonica? La Casa che Cresce Il mio progetto “La Casa che Cresce” è una dimostrazione dell’uso dell’ingegneria molecolare. Le immagini illustrano inizialmente una simulazione di un minuscolo meccanismo molecolare; un robot per il processo costruttivo. Le altre foto presentano la casa in diverse fasi di crescita: prima, il suo emergere da un preparato chimico che rappresenta (in rosso) il codice che programmerà la forza lavoro molecolare istruendola su cosa e come costruire; infine, si giunge alla casa completa. Per grandi strutture, come appunto una casa, il processo di crescita deve essere condotto sul terreno di edificazione. Lo scavo inizierà con i “disassemblatori” attualmente progettati dalla NASA per le operazioni di scavo sulla Luna. Il DNA artificiale viene collocato allo stato liquido, come “seme” per istruire le molecole che si autoreplicano in grandi quantità o, come assemblatori, diventano la forza lavoro specializzata per costruire le varie parti della

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casa, probabilmente in una settimana. L’energia sarà convertita da cellule solari collocate sui muri esterni. La casa sarà totalmente autosufficiente. La crescita è vista come una serie di elementi strutturali in carbonio, cinquanta volte più resistente dell’acciaio, che si allungheranno lateralmente e verso l’alto attraverso un sistema vascolare di rami, intrecci e membrane di chiusura. Questi elementi strutturali saranno sottili, leggeri e traslucidi. Le membrane si trasformeranno da opache a trasparenti grazie a cariche elettriche gestite da un selettore manuale. La “morfobilità” o trasformazione di una sostanza o di elementi in una certa forma, posizione o qualità sarà una delle caratteristiche principali di tutti i prodotti MNT nel futuro. In questa casa, le aperture nelle membrane esterne saranno realizzate istruendo le molecole ad allontanarsi e riavvicinarsi l’una all’altra o ad allungarsi come muscoli. Le sostanze possono essere programmate per essere soffici, pieghevoli, rigide, dure per permettere agli arredi di rispondere ai cambiamenti di posizione dell’occupante. Infine, gli “assemblatori” possono essere istruiti a disassemblarsi e la casa può essere “decostruita”, mentre i vari elementi chimici vengono raccolti separatamente e riciclati in qualcos’altro. Conclusione Per concludere, abbiamo seguito il progresso dal Primo Moderno all’Alto Moderno al Postmoderno e ora l’avanzamento verso il Futuro Moderno. Queste quattro fasi insieme possono storicamente essere considerate come la “Continuità dell’Era Moderna”. Ora il Futuro Moderno, nello scartare gli aspetti irrilevanti delle fase precedenti, dovrebbe incorporare, come nuove prospettive di realtà il contestualismo, l’interpretazione e l’olistica, che Wilber definisce come “Postmoderno costruttivo”. Comunque sia, è interessante notare che alcuni dei principi iniziali sono durati fin qui. Questi sono: tecnologia edilizia avanzata, coerenza di struttura e materiali, funzione come elemento ordinatore; progettazione dal basso in alto, lavoro di gruppo, responsabilità sociale e, infine, espressione del prodotto con qualità artistica. Questi sono principi perduranti, perché sono indispensabili a qualsiasi architettura in qualsiasi società civilizzata. L’idea della modernità è una corrente sempre presente nella condizione umana. Sebbene ogni tanto ci possano essere ricerche in direzioni laterali e distrazioni, la modernità si riaffermerà inevitabilmente. Questa riaffermazione richiede creatività, giudizio sui valori e vigilanza. La modernità sarà sostenuta dalla nostra fede in principi sempre aggiornati, dalla nostra fede nel futuro e da uno spirito al passo coi tempi. Per quanto riguarda i tormenti e l’estasi dell’architetto moderno di tutti i tempi, voglio citare lo scienziato politico Marshall Berman: “Vivere la modernità è trovarsi in un ambiente che ci promette avventura, potere, gioia, crescita, trasformazione, sia nostra sia del mondo. Allo stesso tempo esso minaccia la distruzione di qualunque cosa abbiamo e siamo. Ci riversa in una tempesta di perpetua disintegrazione, ambiguità e angoscia. Vivere la modernità è conoscere l’entropia, rifiutare la stabilità come idea perché la stabilità è una forma di morte lenta, e accogliere il cambiamento come la culla di tutti i piaceri”.

fter his historical excursis into the birth and development of Modern Architecture (l’Arca 173), John Johansen has returned to his analysis A of the Continuity of the Modern, taken as a combination of inspiring principles underlying the practice of architecture, introducing us to the latest horizons of Nanotechnology with which he himself has experimented in some of his projects. Nano-Architecture My recent book Nano Architecture - A New Species of Architecture (Princeton Architetcural Press, 2002), features my projects most technically advanced. Of these, two are demonstrations of Molecular Nano Technology, or MNT. Molecular Nano Technology represents a new phase in the evolution of man-made structures. For this new phase, our present methods of manufacturing will be replaced by production which will be fast, cheap, light and labor-free (see also Eric Drexler, Engines of Creations, 1986, free reading at www.foresight.org/EOC/index.html). To this end, it is seriously proposed that coding devices, a simulation of Nature’s DNA, will be developed and employed to instruct molecules to replicate themselves into immense Nano-work forces, programmed to build almost anything we may design. The chemical makeup of various molecules may produce substances of great variety, from those delicate and elastic, to pure carbon, some fifty times the strength of steel for major structures; others, “morphable” to change form. The molecular assemblers will not be able to initiate construction by themselves but must be instructed by a code. All products, including buildings, must be redesigned from sketches, engineered, molecularly modelled, and translated into functional software. Although this new phase of building may be some 100 years or more off, modern architects can already imagine what buildings at that time may be. They would ask of this new building technology - what can I do with it? What can it do for me? What are its unique characteristics? Its limits? Its potential? And finally, its architectural expression? The House That Grows A project which I offer as a demonstration of molecular engineering is the House That Grows. I illustrated first a simulated, minute molecular gear; a mechanical robot in process of building. The illustrations in this article are of this house in several phases of growth: first, early emergence from a vat of chemicals, and in red, representing the code which will program the molecular work force as to what and how to build. Finally, the expression of that grow in the completed house. For large structures, such as a house, the growth process must be conducted at the building site. Evacuation will start by “dissemblers,” presently being designed for mining operations on the Moon by NASA. A vat, or vats are delivered, sunken, filled with selected chemicals as the bulk materials. In this liquid state is placed artificial DNA, called the “seed,” to instruct molecules which either replicate themselves in vast numbers or as assemblers which become the workforce of specialized crafts to build various

aspects of the house, probably within a week. Power will be converted from solar cells in exterior walls. The house will be totally self-sustaining. Growth is seen as structural elements of pure carbon reach outward and up through a vascular system of branch, lattice, and finally of enclosing membranes. These structural elements will be slender, delicate, and translucent. Membranes would change from opaque to transparent by electric charges from a hand-held selector. “Morphability,” or the transformation of a substance or elements in shape, position, or quality, will be a major future of all MNT products in future. In this house, openings in exterior membranes would be provided by prompting molecules to disengage or re-engage from each other or stretch like living muscles. Substances may be programmed to be soft, pliant, rigid, or resilient to enable furniture to respond to changing positions of the occupant. Ultimately, the “assemblers could be directed to disassemble and the house is deconstructed as various chemical contents are separately stacked on site to be recycled into something else. Conclusion To conclude, we have followed the progress through Early-Modernism, High-Modernism, Pos-Modernism and now advance into Future-Modernism. Together, these four phases may be considered historically as the “Continuum of the Modern Era”. Now Future-Modern, while holding to those enduring aspects and discarding the irrelevant aspects of the previous phases, should however incorporate as he new perspectives of reality, contextualism, interpretation and holism. These, Wilber refers to as “constructive PostModernity.” However, it worth noting that certain of these early principles have endured and have remained throughout. These are: advanced building technology, integrity of structure and materials, function as ordering device, designs from the “bottom-up”, teamwork, social responsibility and finally, expression of the product with the quality of an art. These are enduring principles because they are indispensable to any architecture of any civilized society. The idea and phenomenon of modernity is an ever present current in the human condition. Although from time to time there may be inquiry, inviting but misleading byways, modernity will unfailingly reassert itself. This reassertion, however, requires creativity, value judgement and vigilance. Modernity will be sustained by our belief in enduring but ever updated principles, by our spirit of the time and by our faith in the future. Regarding the agonies and ecstasies of the timeless modern architect, I quote the political scientist Marshall Berman: “To experience modernity is to find ourselves in an environment that promises us adventure, power, joy, growth, transformation of ourselves and of the world. And at the same time it threatens to destroy everything we have, know and are. It pours us all into a maelstrom of perpetual disintegration, of ambiguity and anguish. To experience Modernity is to know entropy, to reject stability as an idea because stability is a form of slow death, and to welcome change as the nursery of all delight.”

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Una Versailles per aerei New Terminal E at Paris Airport

Progetto: ADP/Paul Andreu

eroporto di Roissy-Charles De Gaulle: basta il piano d’insieme, A miniato all’1:50.000 da una fotocopia-

nature of the large concrete shells. Only in the light of day can we really grasp or restore a sense of the proportions of these otherwise vast and undivided spaces. The semi-circular boarding hall is 33.39 metres wide and a massive 640.54 metres long with 18 adjoining boarding points and another 25 around the satellite building or right alongside. The transversal arches with remarkable gaps of 68 metres between then set the rhythm, like bangs of a gong, of the various building sections, later injected with almost frenetic life by hoards of square apertures in perspective flight. Paul Andreu, a leading star on the airport infrastructures scene, is handing over the controls of the Charles De Gaulle Airport that is almost but not quite finished: the first phase of building work on Terminal E at Roissy 2 is drawing to a close and all the works are planned to be completed by 2008. Terminal E is balance between two parallel bars: to the west, the surface part of the TGV station originally designed by Andreu himself in conjunction with Jean-Marie Duthilleul; to the east, the first of the two planned satellite buildings measuring 900 metres in length. This huge building, designed like the mother of all cockpits, is strategically divided into three separate parts, clearly brought out in the section, to perfectly correspond to the separating of the departures and arrivals of at least 11 million passengersa-year. The site plan is designed in alternating concave-convex curves to follow with great empathy the constant movements of all kinds of flows and avoid the stylistically inorganic nature of straight elements buried in this kind of current. The central section is 73.90 metres wide and 487.29 metres wide with 156 check-in desks and 8 conveyor belts for baggage handling. The curves and straight sections of the plan enclose the ring-shaped layout of the circulation path and closes (in mirror-like fashion) with Terminal F handling European flights, a parking esplanade with 6000 spaces, cut-across symmetrically by a covered passage way furbished with moving pavements. The entrance provides a simultaneous view of all the levels, with the Departures Hall at + 7.50. A trapezoidal structure, significantly called isthmus, radiating out from the central sector continues beneath a roof connected to the boarding hall - jetée and intersects with the parallelepiped slotted in the ground, where the customs procedures are taken care of and the duty-free shop is located. This project grappling with the infinite seems to be a sort of metaphorical rendition of a grandiose alien Versailles for planes with supersonic ground facilities.

trice su di un normalissimo A4, per meravigliarsene. Così da riesumare, per correre ai ripari e costringersi a spiegare in positivo l’effetto di quel che si vede e immagina, il concetto trascorso e spiritato di Kunstwollen. Come se potesse trattarsi in verità di un’arte, paragonabile per intenderci ai trafori in pietra dei bizantini, ai tappeti nomadi o alle cattedrali gotiche, ma di tutt’altra natura e dalla potenza sconosciuta. Un’arte ineluttabile, per assurdo minore, da scoprire o riabilitare. In genere tanto degradata da rendersi poi talmente controversa all’1:1, sul terreno, che ci si accorge di non avere nemmeno gli occhi per farla riconoscere alla mente. Ma qui, solo a cambiare la lunghezza d’onda dello sguardo, si resta pietrificati dall’immensa macchina aeroportuale sostituitasi alla terra, avvolta e irretita nelle spire del suo esorbitante sistema di alimentazione, dominata e tenuta sotto controllo dal quadrillage invisibile orientato verso i punti cardinali. Una monocultura apolide ad aerei in aperta campagna, tanto estesa, intensiva, assordante e fuori scala da ridurre a pulviscolo cartografico gli insediamenti stanziali degli umani trovatisi per disgrazia in zona. Tenuti lontano - sembrerebbe - più che aggirati, dai colpi di frusta delle autostrade che passano di qui per nutrire questo prezioso organo vitale di una metropoli oltre l’orizzonte, ormai senza confini. E per la perfetta reciprocità della metafora corpo-macchina lasciata in eredità dal pensiero meccanicista, si scorgono sinapsi territoriali tra ogni specie di arterie - appunto - e vene, nervi, ghiandole, organi. Abbandono del suolo, abbattimento delle distanze, sostituzione del tempo allo spazio: se per effetto della velocità il vettore produce la de-territorializzazione dei viaggi e la metempsicosi del passeggero (Virilio), si assiste anche, a terra, alla super concentrazione e all’excalation del traffico aereo in aeroporti sempre più vasti e densi. Che della formidabile accelerazione aerea non sarebbero che il riflesso terreno, spazialmente dimensionato più sull’inerzia e le manovre del vettore che su delle misure propriamente umane. Motivi per cui l’osservazione in cantiere dell’architettura di questo Terminal E a Roissy 2, nel vuoto dei grandi spazi ancora disadorni, si rivela ideale per capire e quindi apprezzare la soluzione adottata. Estratta dalle prerogative del sistema costruttivo senza nemmeno perdere - ma semmai esaltare - il carattere tecnico dei grandi gusci in cemento. Perché non è altro che la luce del sole a redimere l’estensione sterminata e restituire il senso

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delle proporzioni ad ambienti tutti di un pezzo, altrimenti indivisi e smisurati. La sala d’imbarco a sezione semicircolare è larga 33,39 metri e lunga addirittura 640,54 metri, con 18 postiaereo a contatto e 25 attorno al satellite o immediatamente nei pressi. Degli archi di luce trasversali con il ragguardevole interasse di 68 metri scandiscono, come colpi di gong, le diverse tranches della costruzione, ritmate poi freneticamente, in seconda battuta, da sciami di aperture quadrate in fuga prospettica. Paul Andreu stella di prima grandezza nel firmamento aero-infrastrutturale lascia il comando di un Charles De Gaulle ancora incompiuto ma in dirittura d’arrivo, con la prima fase del cantiere di questo suo Terminal E a Roissy 2 in via di conclusione e la fine di tutti i lavori prevista per il 2008. Il Terminal E si trova in equilibrio tra due barre parallele: a ovest la parte emersa della stazione dei TGV progettata a suo tempo dallo stesso Andreu con Jean-Marie Duthilleul; a est il primo dei due satelliti previsti, lungo 900 metri. L’enorme edificio, pensato come fosse la madre di tutte le carlinghe, è diviso strategicamente in tre parti distinte, rese evidentissime dalla sezione, per corrispondere a perfezione con la separazione delle partenze e degli arrivi di almeno 11 milioni di passeggeri all’anno. Disegno planimetrico effettuato per curve alternate concavo-convesse, a seguire in empatia i movimenti continui dei più diversi flussi e sfuggire all’eventuale inorganicità compositiva di elementi retti immersi in una corrente simile. Il corpo centrale è largo 73,90 metri e lungo 487,29 metri, con 156 banchi per la registrazione in partenza e 8 conveyor belts per la consegna dei bagagli. La pianta curvilinea ricompone in un solo grande disegno unitario l’andamento ad anello della circolazione e chiude, a specchio con il Terminal F preposto alle tratte europee, una esplanade a parcheggio con 6000 posti auto, tagliata simmetricamente da un passaggio coperto equipaggiato di trottoirs roulants. L’ingresso contempla la visione in simultanea di tutti i livelli, la Hall delle partenze è a + 7.50. Un volume trapezio, chiamato significativamente isthme, emanato radialmente dal settore al centro prosegue, sotto la volta tesa che si raccorda con la sala d’imbarco - jeteé -, e si interseca con il parallelepipedo incastrato nel suolo in cui si effettuano le formalità doganali e gli acquisti duty-free. In questo progetto alle prese con l’infinito sembra di poter riconoscere trasfigurata la grandiosità d’impianto di una Versailles per aerei, aliena e dai parterre supersonici. Decio Guardigli

oissy-Charles De Gaulle Airport: you only need to take a quick R look at a 1:50,000 scale plan photocopied on an ordinary sheet of A4 paper to be left gaping. The old and spirited concept of Kunstwollen needs to be dug up again to find some positive way of explaining the effect of what you can see and imagine. As if it might actually be a work of art comparable, to make things clearer, to the stone tunnels of the Byzantines, Nomads’ carpets or Gothic cathedrals, but of quite a different nature and of unknown power and force. An inevitable art, in some absurd way less important, to be discovered or reinstated. Generally speaking, so downtrodden that on a down-to-earth 1:1 scale we realise that our eyes are not even capable of representing it in our minds. But, here, changing the wave length of our visual apparatus, we cannot help being stunned by this huge piece of airport machinery that has taken over the ground, actually enveloped and ensnared in the spirals of its own exorbitant power system, dominated and kept under control by an invisible check pattern directed towards the cardinal points. A stateless and airy monoculture in the open country, spacious, intensive, deafening and so out of scale that grinds into cartographic dust all the makeshift settlements of people who had the misfortune to find themselves in the area. Kept at a distance - so it would seem - rather than detoured around, by the whiplash of motorways passing by here to serve this valuable vital organ, part of what is now a boundless big city just beyond the horizon. And thanks to the perfectly reciprocal metaphor of the man-machine, which is the legacy of mechanistic reasoning, we can see territorial synapses connecting every sort of artery, vein, gland or organ in general. Abandoning the ground, reducing the distances and replacing space with time: if vector speed produces a deterritorialisation of travelling and metempsychosis of the traveller (Virilio), then at ground level we also witness a super-concentration and escalation of air traffic at airports that are getting bigger and more concentrated: nothing but a territorial reflection of that formidable aerial acceleration, more spatially geared to inertia and vector movements than more specifically human scales and measures. All reasons why observing the architectural design of Terminal E at Roissy 2, out amidst all this huge and still unadorned spaces, proves to be ideal for understanding and hence appreciating the chosen design. Free from the prerogatives of the construction system without so much as losing - if anything exalting - the technical

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P.Maurer

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P.Maurer

P.Maurer ■ Nelle

pagine precedenti, planimetria generale e dell’area d’intervento, sezioni trasversali e longitudinali del nuovo Terminal E dell’Aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. A destra, vista aerea del nuovo Terminal agganciato a quelli esistenti. Il complesso è costituito da tre volumi: il corpo centrale simmetrico all’esistente Terminal F, l’”istmo”, dove si effettuano le formalità doganali e dove sono le sale d’aspetto e i negozi, e il tunnel dei gate - la jetée - a sezione semicilindrica lungo oltre 640 m. Sopra, particolare del rivestimento esterno in metallo della jetée.

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■ Previous

pages, site plan, cross and longitudinal sections of the new E Terminal at Charles De Gaulle Airport in Paris. Right, aerial view of the new Terminal hooked on to the old ones. The complex is composed of three structures: the central body symmetrical to the old F Terminal, the “isthmus” where the customs procedures are taken care of and where the waiting rooms and shops are located, and the tunnel leading through to the gates - the so-called jetée - featuring a semicylindrical section over 640 metres long. Above, detail of the jetée’s outer cladding made of metal.

■ Fasi

del cantiere della jetée che avrà diciotto gate allineati all’esterno più sette laterali. Il Terminal E sarà completato durante quest’anno e assorbirà tutto il traffico aereo internazionale, lasciando al Terminal F il traffico dei voli europei. Quando sarà completato, il Terminal E riceverà un traffico tra 12 e i 18 milioni di passeggeri all’anno.

■ Stages

in building work on the jetée, which will have eighteen gates lined up on the outside, plus seven at the sides. Terminal E will be completed in 2003 and handle all the international traffic, leaving Terminal F for European flights. When it is completed, Terminal E will handle between 12-18 million passengers-ayear.

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Credits Project: Aéroports de ParisDP/Paul Andreu Assistants: Jean-Michel Fourcade, JeanPaul Back, Anne Brison, Gilles Goix Project Managers: Dominique Parent, Christian Gay Coordinators: Philippe Gourcerol, JeanClaude Hervouet Engineering: Paul Muller BET: Séchault et Bossuyt Site Management: Philippe Pecquet, Bruno Picchiottino, Philippe Toulas OPC: Copibat/Méthodes et Pilotages Security Coordination: Socote Technical Control: Veritas Client: Aéroports de Paris

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della jetèe e vista aera del Charles De Gaulle. L’imponenza della struttura è scandita ed equilibrata dal sapiente gioco di aperture che consentono alla luce naturale di filtrare all’interno creando giochi d’ombre che spezzano la vastità degli ambienti. ■ Views of the jetée and aerial view of Charles De Gaulle Airport. The sheer size of the structure is balanced out by a clever interplay of openings letting natural light to flow inside and creating a play of shadows breaking up these huge premises.

Fernandez

■ Viste

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Lo spazio “pubblico” National Gallery, Ljubljana programma alla base di questo museale, la connessioInelintervento di due edifici della Galleria Nazionale di Lubiana, deve essere apparso ai progettisti, Sadar in Vuga, un programma semplice per un sito complicato. Al centro, la richiesta di un collegamento fra i due blocchi capace di offrire un ingresso monumentale al museo e una collocazione alla fontana Robba, parte della collezione permanente. Il sito è uno spazio aperto interstiziale interposto ai due blocchi museali, ma sull’area di intervento si incrociano una serie di influenti campi di forza. Da un lato, la “pesante” presenza degli edifici museali preesistenti, che del luogo definiscono forma e dimensioni, dall’altro una contrapposizione fra la città e il Parco Tivoli. Il luogo definito dagli edifici della Galleria e dal loro allineamento è uno spazio ad alta densità, ed è posizionato al centro di una croce ideale allineata a questi due gruppi di elementi. Lo studio Sadar in Vuga ha colto il valore pubblico dello spazio, allineandosi alla linea museografica presentata da Mies nel suo “progetto per il museo di una piccola città”, e sviluppata in innumerevoli realtà museali anche contemporanee.

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Lo spazio del museo è concepito secondo questa visione come un involucro neutro, una cornice trasparente e utilitaria concepita esclusivamente per proteggere e costituire lo sfondo di un’arte libera da condizionamenti architettonici e dunque pura ed indipendente. La condizione neutrale dell’involucro, e la sua natura democratica e aperta, permetterebbero il dispiegamento di un’arte quotidiana, pienamente immersa nella vita della comunità fruitrice del museo. L’aura del reperto, e l’aulicità dello spazio della conservazione sono neutralizzate in questo ambizioso programma. Il museo transita da una condizione elitaria ad una apertura di massa. Lo spazio degli studiosi e dei conservatori diviene lo spazio dell’intrattenimento, perché tutti siamo chiamati ad essere conservatori e studiosi, durante la nostra visita al museo. Preso letteralmente, questo argomento presenta delle discontinuità. L’architettura, per quanto trasparente e ineffabile non può in alcun modo definirsi neutrale. Il solo fenomeno della formazione dello spazio interno rispetto ad un esterno è, ad esempio, un elemento influente sui comportamenti dei fruitori.

Qualsiasi sia la natura dell’architettura, di quell’insieme di elementi materiali e immateriali che definiscono un luogo e uno spazio, il rapporto con l’arte od il reperto non è neutro, ma al centro della nozione stessa di esposizione. In effetti, l’intervento di Sadar trascende l’ideologia miesiana attraverso una critica sottile e laboriosa, di cui è impregnata la composizione. Una creazione fatta di movimenti semplici e leggeri, basati su una estrusione lineare. Lo spazio interno è definito come la formazione di una continuità volumetrica fra gli edifici esistenti. L’involucro utilizza altezza e allineamenti della preesistenza, secondo criteri di ovvietà. Tuttavia, l’involucro è modellato secondo una scansione ritmica di telai che plasmano e riconfigurano lo spazio secondo diverse direzioni e ordini. Un apparente movimento neoclassico a tre ordini sovrapposti caratterizza uno dei due lati frontali del grande atrio. Nonostante l’eleganza di questa configurazione, un’esame più attento rivela nella struttura una varietà ed una discontinuità ricercata, che degli ordini neoclassici conserva solo un vago ricordo. L’atteggiamento critico dell’auto-

Progetto: Sadar in Vuga

Credits Project: Sadar in Vuga Arhitekti Client: National Gallery Liubljana

re nei confronti di uno spazio neutro si manifesta proprio al centro di questa intelaiatura. La composizione dei telai dalle diverse geometrie configura un insieme di volumi trasparenti, appena visibili in una rappresentazione a fil di ferro, che separano e gerarchizzano lo spazio centrale del museo. In un caso, uno dei volumi sbalza all’esterno rivelando pienamente la tensione geometrica dell’interno, creando così aspettativa e invito. In posizione asimmetrica è sistemata la grande fontana monumentale, che diviene un centro di gravità interno apprezzabile all’esterno sui due lati dell’atrio. Nonostante questa ricchezza interna ed esterna, l’impatto del nuovo atrio centrale di ingresso della Galleria Nazionale sull’insieme museale è composto ed elegante. La proposta esclude ogni continuità con l’ideologia museografica degli edifici della Galleria Nazionale, e ne permette una lettura per contrasto. Il senso di orientamento del visitatore è così fortemente assistito. La trasparenza conferita al nuovo spazio funziona inoltre da cerniera visuale alla città ed al parco dui lati opposti dell’ingresso. Una visione globale e centrale, caleidoscopica e apertamente pubblica. Alessandro Gubitosi

he basic programme behind T this museum project to connect together two buildings belonging to the Lubiana National Gallery must have seemed like a simple plan for a complicated site to the architect Sadar in Vuga. The project hinges around the need to join together two existing blocks to form a monumental museum entrance and a place for Robba Fountain, part of the permanent collection. The site is actually a sort of open cavity between two museum blocks, but a number of influential force fields intersect across the site. On one hand, the “heavy” presence of the existing museum buildings, that give shape and size to the place, and on the other, the contrast between the city and Tivoli Park. The place defined by the Gallery buildings and their alignment is a high-density space at the centre of an ideal cross lined up with these two sets of elements. Sadar has grasped the public value of the space, fitting in with the museographic guidelines set down by Mies Van der Rohe in his “project for a museum in a small city” that have been incorporated in so many museums, even recently built ones. The museum space is designed

■ Vista

notturna della facciata sul parco e, nella pagina a fianco, della facciata verso la piazza dell’intervento di ampliamento della Galleria Nazionale di Lubiana. Il progetto prevedeva il collegamento tra i due edifici esistenti che ospitano le Collezioni della Galleria, la

in line with this vision for a neutral shell, a transparent, utilitarian framework designed exclusively for protective purposes and to provide a backdrop for art free from architectural constraints and hence pure and independent. The neutrality of the shell and its democratic, open nature are ideal for catering for everyday art fully engaged in the life of the community using this facility. The aura surrounding the exhibits and the space in which they are displayed is neutralised in this ambitious programme. The museum abandons its elitist connotations to embrace the masses. The space designed for scholars and collectors turns into an entertainment facility, because we are all invited to get involved as collectors and scholars in our own right while visiting the museum. Taken literally, this line of thought does have its discrepancies. Despite its transparency and ineffability, there is no way it can be described as neutral. For instance, the way interior space is constructed in relation to exterior space certainly influences visitors’ behaviour. Whatever the nature of the architecture (all those material and immaterial elements that create a

realizzazione di uno spazio pubblico per eventi, e lo sviluppo dell’area che ospita la monumentale Robba Fountain. Questa nuova parte centrale funge da zona filtro tra i due edifici esistenti e tra il centro città e il Parco Tivoli, alle spalle della Galleria Nazionale.

■ Nighttime

view of the facade facing the park and, opposite page, the facade overlooking the square holding the project to extend the Lubiana National Gallery. The project was designed to connect the two existing buildings holding the Gallery Collections, construct a public space

place or space), it certainly does not relate to the art or exhibits in a neutral way; on the contrary this interaction is the very hub or lynch pin of any idea of exhibition. In actual fact, Sadar in Vuga’s project moves beyond Mies’s line of thought, subtly and laboriously criticising it as can be seen in this design. This creation is made of simple, gentle movements based on linear extrusion. The interior space is constructed like a structural continuation of the old buildings. The shell makes rather obvious use of the height and alignment of the existing constructions. Nevertheless, the shell is shaped through a rhythmic pattern of frameworks that mould and redesign the space in different directions and layouts. What looks like a neo-classical movement of three overlapping orders is the distinctive feature of one of the two fronts of the large lobby. Despite the elegance of this configuration, upon more careful scrutiny it can be seen that there is a certain variety and carefully gauged discontinuity that is only very vaguely reminiscent of neo-classical orders. The architect’s critical approach to neutral space also emerges in

for hosting events, and develop the area holding the monumental Robba Fountain. This new central part acts as a filter between the two existing buildings and between the town centre and Tivoli Park behind the National Gallery.

the very centre of this framework. The combination of frames with varying geometric forms creates a set of transparent structures (just barely visible in thread-like representation) that separates the museum’s central space and redefines its hierarchy. In one case, one of the structures projects outside to clearly reveal the geometric tension on the inside, thereby creating a sense of expectation and invitation. The large monumental fountain is placed asymmetrically to create an internal centre of gravity that can be appreciated on the outside along two sides of the lobby. Despite all this interior and exterior richness, the new central entrance to the National Gallery has a very composed and refined impact on the museum as a whole. The design rejects any sense of ideological continuity with the rest of the National Gallery buildings and is best interpreted as standing in direct contrast. This helps visitors get their bearings and find their way around. The transparency of the new space also acts as a visual hinge onto the city and park on two opposite sides of the entrance. The overall vision is centralised, kaleidoscopic and overtly public.

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■ Diagrammi

di studio dell’isolamento dell’edificio e della struttura cinematica che caratterizza lo spazio centrale. Nella pagina a fianco, pianta del livello ingresso, vista del parco dal mezzanino e scorcio della struttura cinematica dal mezzanino. Il nuovo spazio, ispirato ai “tubi piegati” di Issey Miyake, è un monovolume all’interno di una struttura cinematica formata da tre gruppi di travi di acciaio che determinano visuali sempre mutevoli sia dall’interno che dall’esterno.

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■ Diagrams

showing the building’s insulation system and the kinematic structure of the central space. Opposite page, plan of the entrance level, view of the park from the mezzanine, and partial view of the mezzanine’s kinematic structure. The new space, inspired by Issey Miyake’s “folded tubes” is a single structure inside a kinematic structure composed of three sets of steel girders creating constantly changing views on both the inside and outside.

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■ Nella

pagina a fianco, il nuovo spazio per eventi pubblici. Sopra, vista della piazza di ingresso dall’atrio del mezzanino. A sinistra, particolare della scalinata di accesso all’atrio centrale.

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■ Opposite

page, the new space for public events. Above, view of the entrance plaza from the mezzanine lobby. Left, detail of the entrance steps to the central lobby.

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■ Particolare

Roma,all’interno di Tecno-città, è stata realizzata la nuova sede A della più grande concessionaria della

combinations of Stephen Wolfram, a young Londoner who, after gaining experience at Caltech, Princeton and the University of Illinois, now manufactures software called Mathematica: the most popular software of all with researchers. This is worth mentioning because nowadays simple software packages are capable of doing things so intricate that they can describe various types of event, notably those related to the world of architecture and experimentation into its space. This is the only way architecture will discover what it contains and what is held within it; and this is particularly suited to reproducing complicated things we see in nature and that people themselves require due to their very nature. We need to understand in detail the fact that this new and simple approach seems to be the key to a new way of thinking applicable to new issues of fundamental importance that modern-day architecture must address, in addition to everything that lies outside this system of reference. For instance Wolfram’s software can even make its mark in other fields different from but related to architecture; fields ranging from fluid dynamics to the theory of complexity, which this very project actually alludes to. This is really artificial life or in other words that virtual world which can be created inside a computer and which makes it possible to focus on the independent development of a design process. In actual fact, the whole history of the architecture of the Modern Movement was based on the idea that the signs of rationalism ought to have followed rules designed to represent only what strictly Euclidean function and form would have been able to control to handle the future of human space. But this never happened. And this is why we need to explore other worlds to explain reality, for instance by drawing on computer programmes. This is what the Tecn-Arch project suggests through its elaborate and composed design; it tells of experimentation into the kind of industrial production that is well aware of the issue of feasibility and is constantly changing to discover the secrets of the future of architectural design. It also clearly emerges from this project that the design team has set out to work more on experimentation into form than the Romantic trappings of a previously seen form. Its quality lies more in its method and the underlying sense behind the entire work.

Credits Project and site Management: Andrea Savini Nicci, Massimo Stella General Coordination: Tae Tecn-Arch Engineering Internal Collaborators: Giovanni Gaudenti (Senior Partner), Alessandro Stella (Senior Partner), Piergiorgo Antonetti (Specific Furniture), Susanna Rao (Junior Partner, Antonella Armeni, Fabrizio Americola, Giorgio Santilli, Pasquale Pellone, Elena Angelini, Fabio Massari, Maurizio Silvetti, Lucia Petrà, Roberta Carnevali, Teresa Tornatore Administrative Management: Maria Teresa Perrino (Manager), Elvira Mucci, Antonella Minuetti, Anna Bracci Consultants: Angelo Moscatelli (electrical plants), F. Abriani (security 1st phase), Pietro Scrimieri (security 2nd phase), Biagio La Rocca (engineering), Dario D’Innocenzo (engineering), Urbano Arlotta (geological survey), Claudio Boccanera (fire prevention hydric plant), Felice Federici (site management assistant), Franco Cancellieri (air conditioning), G.Battista Assini (structural test), Andrea Malnati (entrance engineering), Luca Casciotta (lighting design), Studio Tecnico 1213 (lifts, carlifts), Gregorio Lagrotteria (contractors’ assistant on site) Main Suppliers: Focchi (frameworks); Pilkington (glasses); Akzo Nobel, STO (wall painting); AEC Illuminazione, 3M, iGuzzini, Targetti, (lighting); Graniti Fiandre (floors); Domo (parquet); Anker/Fontanini, Desco Esco (moquette); S.I.P.I. (industrial floors); N.D.A., Tramo, P.I.S.T.A., Verdini/Artecna (false ceilings); Faram, Verdini/Artecna, Menatwork (partition walls); Faram, Passarelli, Air Fire, Butzbach (doors); A.C.S., Kone Ascensori, Elevator Quality (lifts systems); Erreclima (Mitsubishi), Nuova Ital M.E.C. (climatization); CSS, Interel (security systems); Faram, Isaria CDA, Branca, Angelo Po, Interstul, Rexite, Forme (furniture); C.F.M., Marchetti & Morandi (roofs); Volteco, Verdini Artecna (waterproofing and insulation systems) Client: Gruppo Nuova ABC, Mercedes Benz

Mercedes: La nuova ABC. Va subito sottolineato che chi si è dedicato alla progettazione e alla realizzazione di questo intervento, cioè lo studio di progettazione e di ingegneria Tecn-Arch di Roma, ha organizzato un ottimo team di professionisti; questi , a loro volta, si sono serviti dell’appoggio tecnico/costruttivo della Focchi, azienda produttrice di serramenti ad alta qualità tecnologica, che opera in larga scala sia sul mercato italiano che su quello estero. Il gruppo romano di professionisti e la fattibilità di un’azienda altamente qualificata hanno generato così un connubio operativo che ha portato a un risultato degno di menzione. Cosa che, nel mondo del progetto architettonico, non accade spesso. La struttura e l’intero impianto, dalle caratteristiche tipiche del salone e dell’officina per automobili, si ispira, ovviamente, al concetto del negozio, della vetrina, insomma, di un’ampia trasparenza come si addice a un salone espositivo. Questo fatto è stato dettato, principalmente, dalla sua funzione di base e, soprattutto, dalla vista delle vie di traffico adiacenti alla nuova Sede della Mercedes. E’ così che l’esile struttura e il vetro diventano l’elemento caratteristico di quest’architettura, in un equilibrio dosato di linee e di forme. Sono stati studiati i montanti monopiano del tipo Visia alti 6 metri, con l’inserimento di un parapetto trasparente, in linea con i terrazzamenti, complanare ai vetri di facciata. La collaborazione con i tecnici della Focchi ha permesso, un approccio progettuale mediante l’utilizzo di un sistema di modellazione e di disegno automatico basato sul software 3D di Studio. Questa elaborazione ha permesso alla forma architettonica del salone espositivo di arricchirlo, nella sua parte esterna, con facciate strutturali del tipo Panorami, anch’esse alte 6 metri, che si concludono in un cornicione vetrato, destinato a sottolineare l’onda della struttura portante. La diversità delle curve sui quattro lati fa apparire delle complessità costruttive, dovute alla loro articolazione spaziale, obbligate dalla planarità dei vetri trapezoidali e triangolari. Insomma, un vero e proprio puzzle matematico, fatto di superfici e di forme, destinate a sposarsi in una unica complessa architettura, atta a dare il senso dell’oggetto pensato. La forma dell’involucro ha generato, anch’esso, un richiamo all’attenzione del passante, in quanto la complessità diamantesca incuriosisce il visitatore attraendo la sua attenzione, scopo fondamentale per un’attività commerciale. In questo organismo il numero recita da padrone, sottolineando la forma dell’apparenza piana ma che, in

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effetti, esprime un volume raccordato e articolato nella sua complessità. E’ questa un’architettura che ricorda le aggregazioni matematiche di Stephen Wolfram, giovane londinese che, dopo varie esperienze a Caltech, Princeton e all’Università dell’Illinois, oggi produce dei software chiamati Mathematica: il software più diffuso nel mondo dei ricercatori. Il riferimento è dovuto al fatto che, oggi, dei software semplici sono in grado di fare cose tanto complesse da riuscire a descrivere molti tipi di eventi, in particolare ciò che attiene al mondo dell’architettura e della ricerca del suo spazio. E’ proprio così che l’architettura ha bisogno di scoprire ciò che essa contiene e che in essa è ben conservato; e questo è particolarmente adatto a riprodurre tutte le cose complicate che vediamo in natura e di cui la natura dell’uomo ha bisogno. E’ arrivare a conoscere nei dettagli che la nuova via semplice sembra essere la chiave per un nuovo modo di pensare, applicabile alle nuove questioni fondamentali alle quali, nella nostra contemporaneità, l’architettura si deve riferire ma, soprattutto, confrontarsi con tutto ciò che è fuori da questo sistema di riferimento. Se si pensa, ad esempio, che i software di Wolfram possono lasciare la loro impronta in campi diversi, ma correlati all’architettura; dalla fluidodinamica fino alla teoria delle complessità, di cui proprio questo progetto fa cenno. E’, insomma, la vita artificiale, cioè quel mondo virtuale che si può creare all’interno di un computer e che permette di mettere in evidenza l’evoluzione autonoma di un processo progettuale. E’, in vero, così che quasi tutta la storia dell’architettura del Movimento Moderno si è basata sull’idea che i segni del razionalismo avrebbero dovuto seguire delle regole adatte a rappresentare solo ciò che la funzione e la forma, rigorosamente euclidea, sarebbero state in grado di controllare per gestire il futuro dello spazio dell’uomo. Non è successo così. E’ per questo che occorre esplorare altri mondi per spiegare la realtà, ad esempio, facendo ricorso a dei programmi per computer. Ecco ciò che il progetto di TecnArch suggerisce nella sua espressione articolata e composta; una ricerca nel segno della produzione industriale che ben conosce la fattibilità, quella, ben inteso, che si pone in continuo mutamento per scoprire i segreti del futuro del segno architettonico. In questo intervento appare evidente che il gruppo di progettazione si è imposto di lavorare più sulla ricerca della forma che sull’espressione romantica di una forma già vista. E’ più nel metodo, è più nel senso di questo lavoro che vanno ricercate le ragioni della sua qualità. Mario Antonio Arnaboldi

he new headquarters of the biggest Mercedes sales outlet has T been built inside Tecno-città in Rome: the new ABC. It ought to be pointed out straight away that the designers and constructors of this project (i.e. TecnArch design an engineering firm from Rome) have put together an excellent team of experts, who, in turn, have drawn on the technical/constructive support of Focchi, a firm manufacturing fixtures of a high technological standard working on a big scale on both the Italian and other foreign markets. This team of Roman experts and the feasibility of a highly qualified firm have combined to achieve something worthy of mention. A rarity in the world of architectural design. The entire structure and site plan, featuring the characteristic design of a car show room and workshop, is obviously inspired by the idea of a shop or shop window: the kind of transparency associated with an exhibition facility. This is largely determined by its basic function and, above all, a view of the road ways running alongside the new Mercedes Headquarters. This is why the slender structure and glass are the most distinctive feature of this work of architecture in a carefully balanced dose of lines and forms. The single-level Visia-style 6 m stanchions have been carefully designed with a transparent rail incorporated in line with the terracings and coplanar with the glass facade panels. Working with the Focchi technicians has actually allowed an unusual design approach devised around the use of an automatic design and modelling system based on Studio 3D software. This has allowed the showroom’s architectural form to be embellished on the outside with Panorami-style structural facades, also 6 m tall, which end in a glass moulding designed to emphasise the wave of the bearing structure. The diversity of the curves on the four sides brings out constructive complexity due to the their spatial layout resulting from the planarity of the trapezoidal and triangular panes of glass. An authentic mathematical puzzle composed of surfaces and forms that combine into one single architectural complex giving meaning to the object that was thought up. The shell design catches the passer-by’s eye due to its diamond-like complexity. This, of course, is of fundamental importance for any business. The entire construction is carefully computed so that what is apparently a flat form is actually an intricately gauged structure of great complexity. The architecture actually calls to mind the mathematical

della facciata vetrata che caratterizza il nuovo Centro Servizi Mercedes Benz e Smart Center realizzato all’interno del Polo Tecnologico Tecnocittà, sul fronte GRA all’altezza della Via Tiburtina. ■ Detail of the glass facade characterising the new Mercedes Benz Service Center and Smart Center built inside the Tecnocittà Technological park along the GRA front near Via Tiburtina.

Daniele Domenicali

Una evoluzione autonoma New Mercedes HQ in Rome

Progetto: Tecn-Arch

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■A

destra, l’ingresso del Centro Servizi. Sopra e nella pagina a fianco, sezioni dei sistemi di facciata e degli agganci di copertura. ■ Right, entrance to the Service Center. Above and opposite page, sections of the facade systems and roof hinges.

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■ Sopra,

sezioni. In basso da sinistra a destra, piante del secondo e primo piano interrrato. Nella pagina a fianco, in basso, piante del piano terra e secondo piano; in alto, piante del primo e terzo piano.

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■ Above,

sections. Bottom from left: plans of second and first basement, ground floor, second floor. Opposite page, top, plans of first and third floor.

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Quota 2336 On Mount Niesen, Switzerland olo chi ha passato qualche notte e visto qualche alba in un rifugio S d’alta montagna sa quali sentimenti possa suscitare lo struggente panorama che si gode da lassù. E’ una sensazione di dolcezza infinita, che ti pervade in maniera quasi narcotica, come ben descrive nei suoi scritti Mahler, che dalle Alpi traeva l’ispirazione per note indimenticabili. Ed è proprio nel rapporto con tale fatato paesaggio che sta tutta la grandezza di quel piccolo gioiello di sensibilità e cultura architettonica che è la Niesen Berghaus. Il sito è magnifico, nel Oberland Bernese, in posizione dominante a 2336 metri sul livello del mare: uno dei tanti favolosi luoghi che si trovano sui monti e ti fanno ringraziare Dio per averti permesso di sudare per ore lungo una salita scoscesa pur di arrivare lì e godere di tanto splendore! Il tema del concorso è affascinante: rinnovare e rendere attuale uno storico rifugio, costruito nel 1856 in solida pietra per resistere al vento e alle intemperie, passato tutto sommato indenne attraverso il tempo, pur avendo subìto negli anni qualche piccolo intervento non particolarmente appropriato. Inviolabilità di un luogo magico e raffronto con la tradizione, che in montagna è particolarmente sentita,

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sono i due punti fondamentali con i quali si devono misurare gli architetti. Aebi e Vincent fanno una scelta di grande sensibilità progettando un intervento nel quale la tecnologia è usata in maniera dolce, il segno è lieve, e risulta evidente la voglia di apporre una sottolineatura moderna a un edificio tradizionale, lasciandone inalterato lo spirito e l’immagine, ma stravolgendone sostanzialmente l’organizzazione per consentirgli di proporre al visitatore un uso contemporaneo. Con una progettazione approfondita della discreta struttura metallica, soddisfacente comunque condizioni che impongono una resistenza al vento maggiore di 270 km/h, i progettisti creano un plateau leggero, rivestito in listoni di legno a giunto aperto, che sul lato sud aggetta in maniera decisa. Nasce dunque una piattaforma di 850 metri quadrati che compenetra il piano terra del vecchio rifugio e crea a sud una terrazza sulla quale è appoggiato il padiglione trasparente. Tale volume è una sorta di leggero nastro vetrato che si sviluppa per la lunghezza del lato ovest definendone il prospetto e si svela luminoso agli escursionisti durante la risalita. Gli spazi, sia interni che esterni, sono adeguati alle esigenze che un tipo di ristorazione contemporanea com-

porta, con ristorante esclusivo, buffet serf-service, ma anche locali di servizio opportunamente dimensionati quali una grande cucina vetrata, ampie celle frigorifere, caveau per i vini, locali per gli impianti: un layout degno di un locale cittadino alla moda! Al piano superiore, nel quale vengono ricavate sei stanze per gli ospiti più quelle di servizio per lo staff, l’intervento sull’esistente è minimo, e si riduce al rifacimento degli impianti e dei servizi. Ogni aspetto è curato con estrema perizia e attenzione al dettaglio, come s’intuisce dalla leggera struttura di copertura dell’espansione ovest, in alluminio e legno, dal controsoffitto verniciato blu scuro, dal tamponamento vetrato lasciato visivamente distaccato dalla copertura, quasi questa galleggiasse nello spazio, dagli esili pilotis che si appoggiano sul fianco della montagna per sostenere il tutto, trapassando la linea orizzontale della piattaforma, al volume deciso e quasi scultoreo del chioschetto esterno, posto all’angolo sud-est del terrazzo. E’ uno spazio ampio e luminoso, con le pareti vetrate che ridefiniscono il rapporto esterno - interno a favore del paesaggio strepitoso che proietta atmosfere e sensazioni mutevoli a seconda dell’ora e delle

Progetto: Aebi et Vincent

Credits Project: Aebi et Vincent Artwork: Adrian Scheidegger Client: Niesenbahn AG Munchen

condizioni meteorologiche. L’arredo è discreto ma allo stesso tempo attuale e fa convivere materiali come legno e cemento resinato, alluminio e cristallo con grande discrezione e sobrietà, segnalando una vocazione al progetto globale che fa ritrovare il filo di un unico pensiero: inizia con l’architettura e arriva al cibo e alla comunicazione. L’artista Adrian Scheidegger, parte attiva del team progettuale, ha coinvolto altri 12 artisti nella creazione di altrettante cartoline tematiche che ricorrono come costante segnale visivo sulle pareti dell’edificio. Ma il vero punto d’eccellenza di questa bella architettura, nella quale con assoluta eleganza la tradizione e la modernità dialogano creando un ambiente raffinato ed etereo, è nel rapporto con il paesaggio. Qui la creazione di una linea orizzontale, lieve ma evidente, segna il distacco dell’edificio esistente dalla terra al di sotto, aspra e scoscesa. Nella scelta di tralasciare volutamente ogni organicità a favore di una tesa modernità si legge l’affermazione, forte ma non urlata, sia dell’importanza e perentorietà del gesto umano, sia dell’aspirazione verso l’assoluto che dovrebbe essere sempre propria dell’architettura. Benedetto Quaquaro

ou have to spend a few nights Y up in a mountain refuge and watch the sun rise at dawn to realise just how inspiring a sight like that can be. It is a feeling of infinite tenderness that enters your blood stream almost like a drug, as Mahler put it so aptly in his writings about the Alps, that inspired so much of his unforgettable music. This wonderful little gem of architectural design and sensibility called the Niesen Berghaus draws much of its splendour from how it relates to this wonderful setting. This magnificent location 2336 metres above sea level is in the Berne Oberland: one of the numerous places up in the mountains that make you thank God for allowing you to sweat for long hours trekking up a rocky climb to get to the site and enjoy all this wondrous splendour! The competition theme is intriguing: to modernise and update an old shelter or refuge built in 1856 out of solid stone to withstand the wind and bad weather that has survived the test of time, despite a few highly inappropriate alterations down the years. Two key factors that the archi-

■ Nella

pagina a fianco, vista dal basso del rinnovato e ampliato rifugio sul monte Niesen a 2336 mslm, nell’Oberland Bernese in Svizzera. Sotto, la terrazza panoramica caratterizzata dalla piattaforma con struttura di acciaio e pavimentazione in legno e da piccoli volumi leggeri che assolvono diverse funzioni.

tects had to bear in mind where the inviolability of this magical place and its relations to tradition, which is felt so deeply in mountain regions. Aebi and Vincent have shown great sensibility and awareness in designing a project in which technology is used with great gentleness and levity. There has clearly been an attempt to give a modern touch to a traditional building, leaving its spirit and image intact, but largely transforming its layout so that is can be put to modern-day use. By carefully designing its discrete metallic structure so that it can withstand winds of over 270 km/h, the architects have created a gentle plateau clad with open-jointed planks overhanging considerably on the south side. This creates a 850 square metre platform that penetrates into the ground floor of the old refuge and creates a terrace to the south to which the transparent pavilion is attached. This structure is a sort of light glass band stretching along the entire west side, marking its elevation and lighting up the shelter for climbers to see on their way up the mountain.

The interiors and exteriors are geared to modern-day catering with an exclusive restaurant, self-service buffet and suitably sized utility rooms, like a large glass kitchen, spacious refrigerator cells, a wine cellar and plant-engineering rooms: a layout worthy of a trendy local joint! Very little has been done to the top floor, where six guest rooms and a staff room have been incorporated, just a few alterations to the systems and utilities. Every aspect has been treated with great skill and attention to detail, as can be seen from the light roof structure over the west extension, made of aluminium and wood, the double ceiling painted dark blue, the curtain glass section visually detached from the roof, almost as if the roof were floating in space, the narrow pilotis resting on the mountainside to support the entire construction, moving beyond the platform’s horizontal line, and the powerful almost sculptural structure of the outside kiosk on the south-east corner of the terrace. This brightly lit space, whose glass walls redefine the inside-outside relation in favour of the staggering landscape projecting in a variety of different atmospheres

■ Opposite

page, view from below of the new and modernised shelter up on Mount Niesen at 2336 metres above sea level in Oberland Bernese, Switzerland. Below, the panoramic deck featuring a steelframed platform with a wooden floor and small light structures serving various functions.

and feelings according to the time of day and weather conditions. The furnishing is discrete but also upto-date, featuring a delicately balanced and austere combination of wood and concrete, aluminium and glass, showing a vocation for global design based on one single line of thinking: it starts with architecture and progresses to food and communication. The artist Adrian Scheidegger, an active part of the design team, got a further 12 artists involved in creating a number of theme postcards that crop up all over the building’s walls. But the real high point of this lovely work of architecture, in which tradition and modernity interact to create an elegantly spacious environment, is how it interacts with the landscape. The decision to deliberately abandon organicity in favour of strict modernity is a powerfully announced but not overstated claim about the importance and power of human action, as well as an aspiring for the absolute that ought to be an integral part of architecture.

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■ Pianta

del piano terra e, sotto, vista della terrazza panoramica. Il piano terra contiene il ristorante, i bar e i magazzini, mentre al piano superiore sono organizzate le stanze per gli ospiti.

■ Plan

of the ground floor and, below, view of the observation deck. Ground floor contains a restaurant, bars and warehouses, while the top floor holds the guest rooms.

■ Sopra,

dettaglio della sezione. A sinistra e sotto, viste del rifugio. L’edificio, che poggia su una struttura in acciaio progettata per resistere a venti di oltre 270 Km/h, è costituito da una copertura in alluminio montata su travi in legno prefabbricate e da una facciata completamente vetrata.

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■ Above,

detail of the section. Left and below, views of the shelter. The building, resting on a steel structure designed to withstand winds of over 270 km/h, is composed of an aluminium roof fitted on prefabricated wooden beams and an all-glass facade.

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a solita questione intricata del rapporto tra architettura e arte: dove stanno i confini, ammesso che se ne possano

L Dreams and Visions

tracciare, o che ne valga la pena; quali sono i territori condivisi, e quali, nel caso, i modi e le forme della convivenza; quali le irriducibilità; oppure si tratta di due universi paralleli, fra i tanti che, almeno a prima vista, lo sono o potrebbero esserlo, e di conseguenza le eventuali incursioni reciproche sono non solo improprie ma impossibili, secondo le buone vecchie solide regole della geometria euclidea? O

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sono mondi talmente distanti e dotati ciascuno di norme ferree e incomunicabili, ma come si fa a sostenere una simile sciocchezza, partendo lancia in resta per battaglie perdute in partenza, oggi poi che tutto pare accadere nel segno della complessità e della contaminazione? Eppure su queste cose, e su di altre svariate decine di simili argomenti, si sono nei secoli sparsi fiumi di inchiostro; e non è che ancor oggi non si continui, anche in sedi epistemologicamente piuttosto branché. Le cose poi si sono recentemente ancor più complicate, date le rapidissime trasformazioni tecnologiche che hanno spiazzato un po’ tutti, ponendo scenari nuovi e mettendo in gioco tutto quanto, sconvolgendo la scansione del tempo e la dimensione del mondo stesso in cui viviamo. D’altra parte più rapidi e profondi sono i mutamenti meglio è, interi costrutti corruschi e autoreferenziali se ne vanno in polvere così, per conto loro, senza richiedere faticosissime (e noiose) corvées critiche, come quelle che hanno lastricato decenni su decenni nel corso dei secoli; il procedere si fa comunque molto più incerto e, non volendo rischiare bypass forse definitivi nello spazio di un mattino, occorre tenersi febbrilmente aggiornati con i nervi, però, saldi: insomma tutto quanto va affrontato a viso aperto e con coraggio, senza nulla cedere sul piano della consapevole coerenza. Ovviamente l’impresa non è semplice. Sul versante dell’architettura, per sua natura e non di rado per fortuna meno lesto a registrare il cambiamento (il disegno degli oggetti d’uso, per esempio, reca ben più vistose cicatrici autoinfertesi nel tentativo vano di tenere il passo col ritmo imprendibile delle mode), dovendo muoversi fra dispositivi logici e tecnici complessi e consistenti, insomma in profondità, possono darsi reazioni diverse. Ci si può per esempio chiamare di fatto fuori, sostenendo però il contrario: agitando magari il vessillo dell’autonomia disciplinare, sventolato fino all’usura negli anni Settanta, e facendosi scudo di principi che si pretenderebbero “unici e immutabili”, si cerca di procrastinare il più possibile occupazioni militari di territori all’epoca conquistati, a costo di far carne da macello di schiere di giovani indifesi, in fondo incolpevoli del loro essere così provinciali e fragili e ignoranti. Questo è il caso dell’Italia di oggi, per la quale veramente si potrebbe parafrasare con buone ragioni Reyner Banham, parlando ora di “ritirata” dalla modernità o meglio dal mondo attuale. Forse non durerà ancora per molto: lo si spera, ma di certo è già durata abbastanza , questa situazione abnorme di progressiva autoespulsione dell’architettura italiana dall’insieme composito della cultura, perseguita, tra l’altro e paradossalmente, attraverso un oculato e ferreo controllo dei media divulgativi; una vera e propria censura di fatto cui è stato per anni veramente difficile sottrarsi, e che non pochi hanno pagato di persona. Mentre, tra l’altro, è proprio nello stesso periodo che la distruzione del territorio nazionale è stata portata a compimento: forse tra le due cose c’è un nesso, anzi, senz’altro: vale la pena di riflettere su questo fatto. Ci si scuserà l’ennesimo sfogo: si può ben immaginare quanto pesi sulle spalle questa sensazione di essere, al momento, popolo prevalentemente di arredatori, vetrinisti, modaioli, faccendieri, imbonitori, venditori di tappeti; per di più anche parecchio ideologizzati, e avviati lungo un piano inclinato decisamente verso il basso. Ecco che concentrarsi bene sul suo rapporto con l’arte forse avrebbe aiutato l’architettura a superare momenti difficili, anche quella complessiva e comprensibile “stanchezza del moderno”, affrontata invece piuttosto, e non soltanto qui da noi, con gli attrezzi dello storicismo contestualista, sostenuto con argomentazioni sociologiche tardocomunitarie, e motivazioni derivate da ideologie politiche, fin dall’inizio implausibili. Certo non era facile: il nitore fulmineo non è tratto distintivo del nostro fare, da tutte le parti condizionato; né lo è il procedere per successive illuminazioni anche trasformate in tracce di materia; tuttavia, e qui torniamo ai casi nostrani, le correnti povere, poi concettuali e/o minimaliste, sono state, anche se non per molti, di grande aiuto e conforto nel sondare modi di progettare interessanti, ovviamente non amati né sostenuti da molti, tanto da ridurre a quasi nulla le occasioni di sperimentazione e di

costruzione. Questo, per esempio, è stato il destino riservato a quelle ricerche che più tardi qualcuno avrebbe riunito sotto il termine di architettura radicale, appiattendo un po’ il tutto e, magari involontariamente, contribuendo a liquidare la questione. O a deviarla, incanalandola sui binari morti degli oggetti d’arredo et similia; insomma nelle braccia dei mobilieri, attenti più che altro, come si sa, a coltivare senza troppa fatica mercati di nicchia. Un peccato: si è forse trattato dell’ultimo apparire sulla scena della cultura architettonica italiana in veste di possibile protagonista. Anche uno sviluppo originale e non piattamente di maniera degli Smithson e degli Archigram della decade dei Sessanta, e di Price: che certamente non è da cercarsi nella successiva voga onnivora del cosiddetto high tech. Mentre qualche anno dopo invece è capitato di imbattersi in un igloo di Merz col suo bravo neon in piena Triennale sul tema dell’abitare: che sciocchezza, che errore. Una divaricazione che non ci si sarebbe certamente augurata, sotto le mentite spoglie di un falso inglobamento, o per lo meno di un’analogia assolutamente inesistente. Anche l’attributo di minimalisti nel frattempo o poco prima affibbiato ai catalani, per esempio, non ha certo contribuito a chiarire le acque. Viaplana e Pinon dei minimalisti? Ma via. Eppure queste categorie, un po’ critiche, un po’ operative, come sempre capita nel mondo dell’architettura, conoscono buone fortune, e durano nel tempo, coprendo, qua e là, di tutto. Né le recenti serpeggianti per ogni dove simpatie e attenzioni nei confronti della distesa vastissima della Land Art segnano un qualche passo avanti: caso mai, l’esatto contrario. E si fanno dei terribili pasticci parlando a vanvera di paesaggio, mettendo insieme e prendendo a prestito cose che fanno a pugni, nella più totale incomprensione, o meglio mancata consapevolezza, di quanto l’architettura dovrebbe esprimere in quella direzione. L’abbarbicarsi nominalmente ad altri universi del pensare e del fare non avendo chiaro se se ne vuole davvero far parte o meno, anzi, propendendo neanche sotto sotto per tracciare profondi e invalicabili fossati di cocciuta diversità, ma cercando in qualche modo di assorbirne l’energia e la tensione vitale, è sintomo di confusione e debolezza: non certo una strategia plausibile di attacco o di rilancio. Eppure esempi appassionati di ricerca sul filo del rasoio e coraggiosi non mancano. Da anni, e venendo nel complesso da lontano, Vito Acconci orienta la propria incontenibile voracità cognitiva e poietica verso i territori fisici maggiormente appalesati e messi in gioco dai processi spietati del cambiamento. L’iniziale spasmodica concentrazione sullo spazio del proprio corpo accumula una tale pressione da infrangere, vero torrente in piena, le dighe body, dilagando, travolgendoli e sommergendoli, insomma modificandoli, nei luoghi attorno: prima le stanze e le gallerie, presto la città, suddividendosi in un’infinità di rivoli, che poi si ricongiungono e si rapprendono in una dimensione land del tutto a-convenzionale. Allagamenti di spazio. Ma occuparsi dello spazio non è appunto compito primario dell’architettura? Di più, il senso dello spazio, che è come il senso di Smilla per la neve, è ciò che contraddistingue un architetto da chi architetto non lo sarà mai. Dopo di che, il ricorso a termini idraulici è, nel caso di Acconci, da non intendersi per nulla come metafora: il suo procedere è davvero interstiziale, ogni piega viene esplorata e saggiata nei suoi margini di elasticità, alla ricerca di una continuità avviluppante e fluida, moltiplicando oltre l’immaginabile le superfici di contatto. Delle esperienze iniziali permane una sorta di dover essere di sottofondo, una costante che può vedersi sia come etica che come poetica: il coinvolgimento del pubblico, o dei fruitori, o degli utenti, come si preferisca chiamare l’insieme eteroclito dei soggetti ogni volta mano a mano avviluppati, sotto ogni profilo: fisico, sensoriale, mentale, emotivo, utilitario, e così via. Progetti di spazi come occasioni per le attività di persone: non tanto forme quanto luoghi per accogliere e supportare incessanti trasformazioni di uso e di significato. I più ampi varchi, almeno nel desiderio, lasciati, perfino suggeriti, per l’autocostruzione, per il bricolage individuale come forma alta e necessaria di conoscenza. Dice Acconci di aver sempre un pensiero: “to design freedom”, progettare la libertà: non accorgendosi, accecato dalla tensione spasmodica e generosa, anche molto morale oltre che artistica, di esprimere una volta ancora, la solita vecchia ma non per questo meno entusiasmante contraddizione in termini. La libertà non può essere progettata. Guai a chi tenta di farlo, non importa se nella migliore delle fedi. In realtà Acconci lo sa benissimo e in questo senso è sempre molto attento: ogni volta riconducendo i propri interventi, non importa se “built, unbuilt, unbuildable”, alla moltiplicazione delle possibilità, che rimangono per ampiezza e profondità insondabili e imprefigurabili. La questione, è, appunto, quella di moltiplicare quanto più si può la quantità, la varietà e l’estensione delle superfici di contatto. Fra il dentro e il fuori, fra il singolo e gli altri, fra le varie funzioni e destinazioni d’uso, fra le differenti densità, culture, sensazioni, etnie, mondi. Sia che si tratti di una concrezione preesplosa, preforata, enorme grumo di relazioni in rete con la metropoli per sostituire il Ground Zero, sia che si tratti per esempio di un’isola semiflottante per diversi usi pubblici compresenti, agglutinata nel bel mezzo della corrente del fiume Muir all’altezza di Graz, dalla parte opposta del globo. Maurizio Vogliazzo

he same only thorny problem of how architecture is related to art: where are the boundaries, assuming that there

T

are any or that it is worth drawing them; where is the common ground and, if the case should be, just in what way do they co-exist; where are the irreducible differences; or are they really just two of what at first sight might appear to be a vast number of parallel universes, meaning that any reciprocal interaction there might be is not just inappropriate, it is actually impossible according to the good old rules of Euclidean geometry? Or are they just incredibly distant worlds, each based on their own inflexible and incommunicable rules, but how could anyone possibly believe such nonsense, setting off full tilt into a battle that is already lost in advance, now that everything seems to happen in the name of complexity and contamination? Yet, down the centuries rivers of ink have been spilt to write about these things and dozens of other similar subjects; and despite everything it is still going on even in the most cutting-edge epistemological quarters. Things have recently got even more complicated, bearing in mind the lightning-fast transformations that have taken us all by surprise, bringing new scenarios into play and calling everything into question, totally disrupting even the way time passes and the very dimension of the world in which we live. After all, the faster and deeper the changes, the better it is, so that even entire glittering, self-referential constructions end up grinding themselves to bits, without requiring all that stressful (and boring) critical drudgery of the kind that has paved the decades down the centuries; the whole process is getting much more uncertain and, if we are to avoid the risk of losing our way in the space of just one morning, we need to keep carefully up-to-date and, of course, not lose our nerve: in other words, everything needs to be tackled head on and bravely, without conceding anything in terms of conscientious consistency. Needless to say, this is no easy undertaking. There may be quite different reactions in the realms of architecture, which, by its very nature and quite often fortunately, is slower to register change (ordinary object design, for instance, has inflicted much less visible wounds on itself in the vain attempt to keep up with the relentless pace of fashion), forced as it is to manoeuvre through highly complicated and tricky logical and technical terrain (viz. going deep down). For instance, you can even withdraw from the fray, supporting the opposite theory: waving the banner of professional autonomy, something that was taken to the extreme in the 1970s, and even seeking refuge behind what are claimed to be “unique and unchanging” principles, the military occupation of ground that was conquered in times gone by is held onto at all costs, despite the damage this causes hoards of unsuspecting youngsters, who cannot really be blamed for being so provincial, fragile and ignorant. This is the case in Italy today, where rightly paraphrasing Reyner Banham we can talk about a “retreat” from modernity or rather from the modern-day world. Perhaps this state of affairs will not continue much longer: let’s hope note, but Italy’s gradual self-expulsion from the rest of contemporary culture has already gone on long enough, ironically under the carefully guided and strict control of the mass media; a real case of censorship going on for years that it really has been so difficult to resist and has affected so many people. Even more alarmingly, during this same period the national territory has been completely devastated: perhaps there is some connection between the two, in fact there most certainly is: it is definitely worth reflecting on this. I apologise for lashing out yet again: but it is easy to imagine the burden of feeling we are basically a nation of furniture designers, window dressers, fashion-followers, wheeler dealers, wordmongers, and carpet baggers; and what is more we are also soaked in ideology and most definitely on our way down a steep slope. So focusing on architecture’s relation to art might well have helped it get through some tricky moments, including that quite understandable “weariness with the modern”, but instead it was decided, and not just here in Italy, to tackle the issue using the tools of contextualised historicism backed up by late-communal sociological arguments and reasons deriving from political ideologies that were always rather implausible. It certainly has not been easy: lightning-fast clarity is not a feature of our way of acting, inevitably impeded on all sides; the idea of a succession of bright ideas turned into concrete traces is equally unlikely; nevertheless, returning to our own case, arte

povera and then conceptual and/or minimalist lines of thought were a great help and comfort (to some of us at least) in testing out interesting means of architectural design, but never really popular or receiving much support, so that chances to experiment and build were reduced to almost nil. This was what happened, for instance, to all that research and experimentation that someone was later to group under the heading “radical architecture”, rather ironing out all the differences and, perhaps inadvertently, merely serving to eliminate the whole issue. Or at least deviate it by channelling it along the dead lines of furnishing objects etc.; in other words, delivered into the hands of estate agents, more interested, as we all know, in digging out their own market niches with as little effort as possible. This even applies to the highly original and anything but mannerist experiments of the Smithsons and Archigram in the 1960s and also Price: that certainly is not to be found in the subsequent all-devouring so-called high tech trend. While a few years later we even came across an igloo designed by Merz with its own neon light right in the heart of a Triennial whose theme was living and dwelling: what nonsense and what a mistake. This sort of separation certainly was not to be hoped for, under the false colours of some pseudo-globalism or at least some totally non-existent analogy. Of course calling certain Catalans minimalists, for instance, certainly has not helped matters. Viaplana and Pinan Minimalists? Nonsense. Yet these in some respects critical and other ways operative categories are inevitably popular in the world of architecture and hard to shake off, embracing more or less everyone and everything. And the recent molly-coddling and over-attention to the vast realms of Land Art certainly are not getting us anywhere: if anything, quite the opposite. And a terrible muddle is being caused by lots of empty words about landscape, lumping together and borrowing things that certainly do not go together, apparently in complete ignorance or rather unawareness of what architecture ought to represent in that direction. Hanging on nominally to other realms of thought and action not really knowing whether you want to belong to them or not, indeed actually acknowledging that there are plenty of insurmountable differences, but still trying to somehow absorb their energy and vital tension, is a sure sign of confusion and weakness: certainly not a plausible strategy of attack or counter-attack. Yet there is certainly no lack of bold research on the razor’s edge. For years now, and going way back into the past, Vito Acconci has been focusing his own uncontainable cognitive/poietic voracity on much more open territories brought into play by relentless processes of change. The initial spasmodic concentration of one’s own body space builds up so much pressure that it eventually breaks down the body’s own dams like an overflowing stream, flooding and drowning these boundaries until the surroundings are actually altered: first rooms and galleries, then the city itself, dividing up into endless little streams that then flow back together again and take shape into a totally unconventional type of land. Spatial dilation. But is not it actually architecture’s main job to take care of space? After all, a sense of space, Like Smilla’s sense of snow, is what distinguishes an architect from someone who will never be an architect. And then in Acconci’s case, the use of hydraulic terms is not just to be taken as metaphorical: he really does work in the cracks and gaps, every fold is explored and tested out to the limits of its elasticity in search of some sort of fluid and enveloping continuity, multiplying the number of contact surfaces beyond the realms of imagination. What remains of his first experiments is a sort of underlying inevitability, a constant that can be seen as either ethical or poetic: the involvement of the general public or users, however you would like to call all those miscellaneous subjects enveloped in every imaginable respect: physical, sensorial, mental, emotional, utilitarian etc. Spatial designs as chances for people’s activities: not so much forms as places for hosting and supporting constant changes in use and significance. Huge gaps, at least in desire, left empty or even encouraged in the name of self-construction or individual bricolage as a high and necessary form of knowledge. Acconci claims to have one constant thought in his mind: “to design freedom”, not realising, blinded by spasmodic tension of great moral as well as artistic generosity, that he is once again expressing the same old (but no less exciting for that) contradiction in terms. Freedom cannot be designed. Heaven help anybody who tries to do so, even if they are in good faith. In actual fact, Acconci is well aware of this and has always trodden carefully: making sure his work, whether it be “built, unbuilt or unbuildable”, is within the realms of possibility, even though their scope and depth often make them unfathomable and almost unimaginable. The problem is, of course, how to multiple to the maximum the quantity, variety and extent of the contact surfaces. Inside and outside, individuals and others, functions and purposes, different densities, cultures, sensations, ethnic groups and even worlds. Regardless of whether the project is a pre-exploded, perforated concretion, a huge bundles of relations connected up with the city to replace Ground Zero, or even sunk right in the middle of the River Muir around Graz on the other side of the globe.

Dreams and Visions

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MAK Design Shop (Vienna), 2001 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Stephen Roe, Elliot Maltby ■ Il

negozio progettato per il Museum für Angewandte Kunst di Vienna è costituito da una serie di anelli rotanti in acciaio e pannelli acrilici mossi da motori. Gli anelli ruotano, ognuno in senso inverso rispetto al precedente, attorno a una piattaforma in metallo forato che costituisce il percorso principale all’interno del negozio che dall’ingresso conduce al banco della cassa. All’interno degli anelli sono esposti prodotti che si possono guardare ma non toccare, mentre nello spazio tra un anello e l’altro ci sono mensole curve di varie altezze che contengono gli oggetti che si possono toccare. Al “tunnel” principale si interseca un’altra serie di anelli inclinati che fuoriescono dalla struttura come invito ai passanti a entrare. Questi anelli secondari, anch’essi rotanti, hanno anche la funzione di creare, verso l’interno delle piccole sale laterali utilizzabili per la lettura o per la proiezione di video.

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■ The

shop designed for the Museum für Angewandte Kunst in Vienna is constructed out of a number of revolving steel rings and acrylic panels driven by engines. The rings revolve, each in the opposite direction to the one before it, around a perforated metal platform, which is the main path through the shop from the entrance to the cash desk. Products are displayed inside the rings that you can look at but not touch, while there are curved shelves of different heights between the rings holding objects that can be touched. Another set of inclined rings intersect at the main “tunnel”, projecting out of the structure like an invitation to passers-by to come in. These secondary rings, also revolving, are designed to create small side rooms on the inside that can be used for reading or for playing videos.

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Walkway, Shibuya Station, Tokyo, 1996-2000 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Luis Vera, Dario Nunez, Sergio Prego, Azarakhsh Damood ■ Questo

percorso semicoperto, di 15x15x60 metri, è stato realizzato come collegamento pedonale tra il parcheggio delle automobili, la fermata degli autobus e la stazione della metropolitana Shibuya a Tokyo. Il percorso è caratterizzato da una serie di pannelli e veneziane vetrate mobili che avvolgono i pedoni creando un effetto caleidoscopico di riflessioni e rifrazioni sempre cangiante a seconda dell’incidenza della luce e della loro inclinazione rispetto ai passanti.

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■ This

semi-covered 15x15x60 metre path is designed to provide a pedestrian link between the car park, bus stop and Shibuya underground station in Tokyo. The path features a number of mobile glass blinds and panels enveloping pedestrians and creating a kaleidoscopic effect of flickering reflections and refractions controlled by the angle of the light and their inclination in relation to passers-by.

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Corner Plaza, Center for Performing Arts, Memphis TN, 2001 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Peter Dorsey, Stephen Roe, Dario Nunez, Simone Steinlechner, Rodrigo Tisi ■ Il

Center for Performing Arts pensato da Acconci per la Corner Plaza a Memphis è una grande copertura ondulata cha appare come lo spruzzo solidificato di un elemento liquido. L’involucro é realizzato con vetri specchiati che riflettono ma lasciano anche vedere le immagini in trasparenza. Nella copertura si aprono dei “camini” che fungono da colonne “abitabili” a sostegno della struttura. Alla base di tali colonne si aprono degli archi che consentono di entrare e sedersi attorno al perimetro conformato come una panca circolare per assistere a performance teatrali (le colonne più grandi hanno un diametro di circa 7 metri) o per rilassarsi facendosi catturare dal gioco di specchi della superficie. ■ The Center for the Performing Arts designed by Acconci for the Corner Plaza in Memphis is a huge undulating roof that looks like a solidified spray of some liquid element. It is made of reflective sheets of glass that create a mirror effect but also let you see the images inside. The roof is fitted with “chimneys that act as “inhabitable” columns supporting the roof. At the foot of the columns there are arches that let you enter inside and sit down around the edge, that is shaped like a circular bench, to watch the theatrical performances (the larger columns have a diameter of about 7 metres) or relax captured by the interplay of reflective glass surfaces.

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Courtyard in the Wind, Munich, 1997-2000 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Celia Imrey, Dario Nunez, Saija Singer, Luis Vera, Sergio Prego ■ Il

“Cortile nel Vento” è stato realizzato per l’edificio amministrativo del Dipartimento Edilizia di Monaco. Il sito è dominato e delimitato dall’edificio costituito da due stecche e da una torre conclusa da una grande turbina eolica circolare. Il progetto del cortile riprende questa forma incidendola sul terreno come due anelli concentrici, parte piantumati e parte pavimentati. Questi anelli mossi da motori alimentati dalla turbina eolica sovrastante, ruotano lentamente e fanno sì che la parte piantumata e quella pavimentata cambino posizione determinando configurazioni cangianti.

■ The

“Courtyard in the Wind” was designed for the administration building of the Munich Building Department. The site is dominated and bordered by the office building composed of two perpendicular blocks and a circular tower terminating in a large circular wind turbine. The courtyard design borrows this form and sinks it into the ground in the form of two concentric rings, partly landscaped and partly paved. These are revolving rings driven by engines powered by the overhead wind turbine, and as they slowly revolve (two complete turns every hour) they ensure the landscaped and paved parts change position, creating varying configurations on the ground.

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World Trade Center, New York, 2002 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Dario Nunez, Peter Dorsey, Stephen Roe, Sergio prego, Gia Wolff ■ “Un

edificio pieno di buchi” così Acconci definisce questa sua proposta per la ricostruzione del World Trade Center di New York. Prosegue: “Un edificio pre-colpito, pre-esploso, pre-disintegrato. Dalla base, si innalza per 110 piani: la metratura in eccesso degli uffici, il volume extra, è fatto esplodere... Un buco è un tubo, un cono... I coni sono gli spazi pubblici: invece di essere intorno o a lato dell’edificio sono ‘sparati’ attraverso di esso, vi corrono in mezzo intersecandosi agli spazi privati. Si accede all’edificio dall’apertura dell’estremità inferiore di un cono a livello del terreno, oppure da un piano per uffici più in alto. Gli spazi pubblici sono spazi esterni all’interno dell’edificio - consentono di vedere attraverso l’edificio come fiumi o punti di luce - all’interno nevica e piove. L’interno di ogni cono contiene passerelle, rampe e scale; questi percorsi formano parchi, piazze e strade. I buchi/coni/tubi costituiscono la struttura dell’edificio intersecandosi gli uni agli altri; ci si può spostare a spirale da uno all’altro, all’interno degli uffici ma fuori da essi. ■ “A building full of holes”. Thus Acconci defines his proposal for the reconstruction of the World Trade Center in New York. And then he says: “A building pre-shot, pre-blown-out, preexploded. From the original site, the building is extruded to a height of 110 stories; the unnecessary office footage, the extra volume, is blown away... A hole is a tube, is a cone... The cones are public spaces: instead of being around or beside the building, they are shot through the building, they run through the middle of the building, intertwined with private spaces. You enter the public space through the open end of a cone at ground level, or from an office floor above. The public spaces are exterior spaces inside the building; you see through the building - light streams through the building, like spotlights - it rains or snows through the building. The interior of each cone is lined with walkways, ramps and stairways; these passages are parks and plazas and streets. The holes/cones/tubes are the structure of the building. One tube intersects another; you spiral around the interior of one tube and then meander into another, in the middle of offices but outside them.

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Möbius Bench, Fukuroi City, Giappone, 20002001 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Dario Nunez, Luis Vera, Kyle Steinfeld, Peter Dorsey ■ Immagini

della panchina conformata come un anello di Möbius tridimensionale e realizzata in fibra di vetro traslucida illuminata dall’interno con luce fluorescente. La panchina, che ha dimensioni di 75x4,30x4,30 m, ha una sezione a Y nel cui incavo ci si può sedere o sdraiare. Oltre che come panchina, può essere usata come gioco e come elemento illuminante del parco di Fukuroi. ■ Pictures of the bench shaped like a threedimensional Möbius ring and made of translucent fibre glass lit from the inside by fluorescent light. The bench, measuring 75x4.30x4.30 m, has a Ysection, in whose indentation you can sit or lie down. As well as a bench, it can also be used as a game or lighting fixture for Fukuroi Park.

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Parcheggio biciclette e casa del guardiano Bicycle Parking and Guardhouse The Hague, 2000 Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Dario Nunez, Luis Vera, Kle Steinfeld, Peter Dorsey, Sergio prego, Anthony Arnold, Michael Day, Martin Wood ■ Realizzato

in acciaio, policarbonato, elementi luminosi e motori, questo parcheggio per biciclette progettato per L’Aia si snoda intorno a un gruppo di tre alberi all’interno di un parco. Al centro del “nodo” in polcarbonato, si erge la cupola trasparente che costituisce la casa del guardiano. Per parcheggiare la propria bicicletta si entra nel tubo trasparente camminando attraverso gli alberi e se ne esce all’altezza della casa del guardiano, dove si ritira lo scontrino, da cui si scende tramite una rampa. I piloni che sorreggono la struttura possono essere accessoriati e utilizzati come parco giochi a livello del terreno. ■ Made of steel, polycarbonate, luminous appliances and engines, this bicycle parking facility designed for the Hague winds around a group of three trees inside a park. Inside the polycarbonate “node” there is a transparent dome acting as a guardhouse. To park your bicycle, you enter the transparent tube by walking through the trees and emerging by the guardhouse, where you collect your ticket before exiting down a ramp. The stanchions holding up the structure may be fitted with accessories and used as a playground at ground level.

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Island on the Mur, Graz, 2001-2002

Klein-Bottle Playground, 2000

Project: Acconci Studio: Vito Acconci, Dario Nunez, Seven Roe, Peter Dorsey, Simone Steinlechner, Kyle Steinfeld, Elliot Maltby, Michael Day

Project: Acconci Studio

■ Questo

passaggio attraverso il fiume Mur a Graz è stato realizzato in occasione delle manifestazioni per Graz Capitale Europea della Cultura. Questa passerella, realizzata in acciaio e vetro, è lunga 50 m e larga 18 m, diventa, al centro del fiume, un’isola per metà coperta da una volta vetrata e per metà aperta in forma di anfiteatro. Dalle rive si accede alla passerella da pontili ricurvi che diventano via via “tubi” di vetro andando verso la porzione dell’isola coperta per riaprirsi poi uscendo dall’anfiteatro aperto. ■ The crossing over the River Mur in Graz was designed for the events connected with Graz European Capital of Culture. This footbridge made of glass and steel is 50 m long and 18 m wide and turns into an island in the middle of the river half covered by a glass vault and half open in the shape of an amphitheatre. There are curved piers leading to the footbridge that gradually turn into glass “tubes” over by the covered part of the island before opening up again by the open amphitheatre.

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■ Modello

in policarbonato di 4x4x6 m, di un piccolo parco giochi pensato come una sorta di quadro svedese del futuro. Alle forme squadrate del tradizionale gioco per bambini si sostituisce qui un sinuoso tubo trasparente dotato di numerose aperture circolari su cui ci si può arrampicare inoltrandosi nel nodo senza fine della struttura. ■ 4x4x6 m polycarbonate model of a small playground designed like a sort of window ladder of the future. The square forms of the traditional child’s game have been replaced by a winding transparent tube fitted with lots of circular apertures that can be climbed up to get into the structure’s endless node.

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Visione fluttuante The Fourth Grace, Liverpool

Progetto: Alsop Consortium

iverpool è un’importante città portuale che ambisce a divenire nel L 2008 la capitale europea della cultura.

iverpool is an important port city that hopes to be made the EuroL pean capital of culture in 2008. Its

Simboli del suo successo economicocommerciale sono i tre edifici storici il Royal Liver Building, il Cunard Building e il Port of Liverpool Building, chiamati le “Tre Grazie” per la loro maestosità e magnificenza. L’energia pulsante che pervade la città ha indotto i suoi amministratori a intraprendere un programma strategico di rinnovamento urbano per un ulteriore rilancio del prestigio internazionale di Liverpool e per una nuova immagine di città del XXI secolo. Il bando di concorso per la così detta “Quarta Grazia”, un complesso polifunzionale da realizzarsi nella zona portuale, in aggiunta e a fianco delle “Tre Grazie”, ha difatti come scopo la trasformazione dell’area in un ambiente più vitale, che risulti rafforzato nella sua funzio-

pubblico alla città. Il progetto di Alsop non si presenta come un enorme contenitore di funzioni, ma ha il pregio di essere un’articolazione vivace e animata di volumi configurati morbidamente secondo geometrie curvilinee, ondulate e rotanti; è una ricerca estetica governata da un pragmatismo propriamente britannico. Il diagramma funzionale, che in questo caso è il sistema generatore dello svolgimento creativo, è tracciato spazialmente secondo una traiettoria elicoidale dal basso verso l’alto. Il complesso architettonico si sviluppa a partire da una piattaforma dalle forme sinuose, una sorta di collina che contiene al suo interno spazi commerciali, espositivi, per lo svago e il tempo libero, un auditorium, un anfiteatro, un nuovo museo della storia della città, servizi di interscambio dei trasporti, cui si affiancano una passeggiata a mare, un nuovo ter-

three most historically important buildings, the Royal Liver Building, the Cunard Building and the Port of Liverpool Building, known as the “Three Graces” for their majesty and grandeur, are symbols of its economic-trade success. The vibrating energy running through the city has encouraged its administrators to undertake a strategic programme of urban renewal to further enhance Liverpool’s international appeal and create a new city image for the 21st century. The competition brief for the so-called “Fourth Grace”, a multipurpose complex to be built in the dock lands, alongside and in addition to the “Three Graces, is actually intended to turn the area into a more lively place, making it an even more effecti-

is also successful at turning the dock lands back into a public space serving the city. Alsop’s project does not just serve a whole variety of purposes, it also has the merit of being a lively combination of softly designed structures with curving, undulating and revolving forms. It is a combination of free forms developed out of a diagrammatic matrix of functional organisation; it is an aesthetic experiment controlled by a typically British form of pragmatism. The functional diagram, which in this case is what generate the whole creation, is spatially traced along a trajectory winding up from the bottom. The architectural complex is developed from a platform of sinuous forms, a sort of hill containing retail, exhibition, leisure and free time facilities inside it, as well as auditorium, amphitheatre, a new museum of the

ne di accesso al centro della città e che appaia stimolante ed attraente per i visitatori. L’area di progetto si estende per circa 2,5 ettari lungo il fiume Mersey, immediatamente a sud del molo principale e delle “Tre Grazie”, a nord dell’Albert Dock e del Kings Waterfront, a ovest del Strand/Wapping Boulevard, la principale arteria stradale nord-sud, e non lontano dalla stazione ferroviaria di James Street Mersey. Il nuovo intervento ospiterà una molteplicità di funzioni: attività commerciali, culturali, ricettive, ricreative, residenziali, uffici e servizi di interscambio dei diversi sistemi di traffico. I quattro progetti finalisti del concorso, firmati dagli architetti Alsop, Cullinan, Foster e Rogers, propongono delle performance architettoniche prevalentemente in acciaio e vetro, probabilmente in accordo con logiche economiche di contenimento dei costi. Dopo un appassionato dibattito pubblico, il progetto di Alsop è risultato vincitore; di tutti sicuramente è il più radicale, sorprendente, fantasioso, memore del gusto Pop inglese; oltre a ciò, riesce a essere un forte segno urbano pur conservando una scala architettonica che, meglio degli altri, si confronta in modo appropriato con il contesto; e in maniera più convincente restituisce l’area del molo come spazio

minal di traghetti e una connessione con il molo. Al di sopra della piattaforma si libra un bizzarro volume rotante che appare come una nuvola o – si potrebbe pensare – una capsula spaziale, al cui interno sono previsti hotel, uffici, ristoranti, caffè, bar, e nella parte più alta un’ampia galleria pubblica con vista panoramica sulla città. E’ questo il corpo che dal punto di vista figurativo caratterizza maggiormente il progetto; è una specie di guscio da percorrere internamente secondo un movimento ascensionale a spirale, avvolto da una pelle vibrante fatta di superfici sfaccettate che nella loro scomposizione simpliciale (1) suggeriscono, tra le altre, una visione poliedrica dello spazio. A fianco, poi, si erge un edificio residenziale di diciotto piani di forma curvata e di aspetto sensuale, con una superficie anch’essa vibrante. L’architettura organica del progetto di Alsop, in sintonia con la natura del fiume e del mare, oscillante tra levità e massività plastica, tra leggerezza e figuratività, tra trasparenza e presenza materica, ci offre una visione fluttuante che, permeata ancora del sogno fantascientifico degli Archigram, sarà, però, architettura costruita, un travaso dell’immaginario nella concretezza del reale. Giuseppa Di Cristina

ve entrance way to the city centre that really catches the visitor’s eye and attracts their attention. The project area covers approximately 2.5 hectares along the River Mersey, just south of the main dock and “Three Graces”, to the north of the Albert Dock and Kings Waterfront, and west of the Strand/Wapping Boulevard, the main road running north-south not far from James Street Mersey railway station. The new project, that is supposed to knit tightly into the surrounding cityscape, injecting fresh life into the place for the good of both the local community and tourists, will serve a number of purposes: retail, cultural, reception, recreation, housing and office facilities, and a junction for various traffic systems. The four finalist projects in the competition, designed by the architects Alsop, Cullinan, Foster and Rogers, have come up with mainly glass and steel architectural creations, probably with a view to keeping down costs. After a lively public debate, Alsop’s project turned out to be the winner; it is certainly the most radical, surprising and imaginative design, evoking memories of English Pop art; and it is also a powerful urban landmark, whose architectural scale nevertheless manages to fit into its context more effectively than the others; and it

city’s history, a transport junction, a promenade along the water front, a new ferry terminal and a connection to the dock. There is a strange revolving structure above the platform that looks like a cloud or - we might think - a space capsule, which is planned to hold a hotel, offices, restaurants, cafes, bars and a large public arcade with a panoramic view across the city up in the top section. This is the most figuratively striking feature of the design; it is a sort of shell that can be travelled through in an upwardly-spiralling direction wrapped in a vibrant skin made of faceted surfaces whose simplicial decomposition (1) evokes, among other things, a polyhedral vision of space. Alongside there is a curve-shaped eighteen-storey residential building with a distinctly sensual appearance and highly vibrant surface. The organic architecture of Alsop’s project oscillates (in harmony with the nature of the river and sea) between levity and sculptural mass, lightness and figurative form, transparency and material presence, offering us a fluctuating vision which, although definitely shot through with the science fiction fantasies of the Archigram team, is nevertheless built architecture projecting the imagination into concrete reality.

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Credits Project: The Alsop Consortium: Alsop Architects, Countryside Properties, IDC (Ian Woodward), Neptune Developments Project Architect: Alsop Architects Business Planning and Public Investment: Amion Consulting Structural and Mechanical Engineers: Arup

Quantity Surveyors and Project Planners: Davis Langdon & Everest Landscape Architects: Gillespies Chartered Surveyors and Investment Advisors: Lambert Smith Hampton Concept Consultant: Laurie Peake Tourism Leisure and Cultural Consultants: Locum Destination Consulting Transport Advisors: MVA

Financial Appraisal Consultants: Martin Associates Consultant Architect: Peter Hunter Client: Liverpool Vision

■ Planimetria

generale e, nella pagina a fianco, sezione del progetto del Alsop Consortium, vincitore del concorso per il Fourth Grace di Liverpool. ■ Site plan and, opposite page, section of the Alsop Consortium’s winning project in the competition to design the Fourth Grace in Liverpool.

1) Nella “Topologia combinatoria o dei complessi simpliciali”, la scomposizione simpliciale è un’operazione di scomposizione di un’entità geometrica in un sistema di vertici, spigoli, triangoli, tetraedri, ... (a seconda della dimensione spaziale), da cui deriva una reticolazione dello spazio che è un poliedro n-dimensionale/1) In the “Combinatorial topology or simplicial complexes”, simplicial decomposition is an operation to break down a geometric entity into a system of peaks, corners, triangles, tetrahedrons,.....(depending on the spatial dimension), resulting in a reticulation of space which is actually an ndimensional polyhedron.

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■ Vista

notturna del progetto dal Mersey e, sotto, William Alsop al lavoro sul modello del progetto.

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■ Nighttime

view of the project seen from the Mersey and, below, William Alsop at work on his project model.

■ Sezione

e, sotto, rendering. Il Fourth Grace è destinato a diventare il nuovo spazio pubblico di Liverpool. Il progetto prevede: la sistemazione pedonale del lungofiume Pier Head; la realizzazione di un edificio residenziale, The Living, con negozi e ristoranti al livello strada;

la sistemazione paesaggistica dell’area The Hill, con spazi espositivi, un auditorium da 500 posti e sale pubbliche multifunzionali; infine, The Cloud, un elemento circolare alto dieci piani decorato con immagini cangianti della storia della città.

■ Section

and, below, rendering. The Fourth Grace is destined to become a new public space in the city of Liverpool. The project involves: developing the Pier Head into a public promenade; the construction of a residential building called The Living with shops and

restaurants at road level; the landscaping of The Hill area with exhibition spaces, a 500-seat auditorium and multipurpose public halls; finally, The Cloud, a tenstorey circular construction decorated on the outside with pictures of the city’s history.

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■ Vista

dell’area del lungofiume di Liverpool con una delle “Tre Grazie” realizzate all’inizio del secolo scorso.

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■ View

of the Liverpool water front showing the “Three Graces” built at the beginning of last century.

■ Sotto,

rendering del nuovo lungofiume con The Cloud sullo sfondo. La passeggiata sarà completata dal parco espositivo di storia marittima NMGM e da un giardino di luce ondulato che si snoderà lungo le rive del Mersey.

■ Below,

rendering of the new water front showing The Cloud in the background. The promenade will be completed by an NMGM exhibition park of marine history and a garden of wavering light that will wind along the banks of the Mersey.

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■ Il

Board of City Centre Regeneration Company, Liverpool Vision aveva selezionato quattro consorzi finalisti per il concorso del Fourth Grace, guidati da studi architettonici di fama internazionale. A destra, il progetto presentato del consorzio guidato da Foster and Partners. Sotto, due rendering del progetto di Edward Cullinan. ■ The Board of the City Centre Regeneration Company, Liverpool Vision, chose four finalist projects for the competition to design the Fourth Grace under the guidance of internationally renowned architectural firms. Right, the project presented by the consortium headed by Foster and Partners. Below, two renderings of Edward Cullinan’s project.

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■ La

proposta presentata dal consorzio guidato da Richard Rogers and Partners. ■ The project entered by the consortium headed by Richard Rogers and Partners.

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Champs Elyseés 42 Citroën Headquarters, Paris

Progetto: Manuelle Gautrand

i vogliono una bella forza e altrettanto coraggio per intervenire C lungo i mitici Champes Elysées con un

Champs Elysées, but that is not all, it must go even further: its interiors must also be a sort of adventure. The project is actually designed around interaction with its site and technological research in the car industry, a vision of modernity that respects the past, magic and emotion; vertical forms, transparency, dynamism and emotion have led to the coining of a new and elegant design idiom. The road front has been bravely sculpted into an elegant glass structure projecting up 25 metres in the form of a fishbone pattern of glass facets ranging from clear to faded red glass. The subtle allusion to the brand’s two historical symbols is enriched with an interplay of light and reflections that vary and adjust in relation to the sun or artificial light coming from either inside or the street. Amongst this intricate web of technology, the evocative and ingenious display mechanism designed and developed inside the building clearly emerges. Gautrand has concentrated his design efforts on this feature in particular, working along the lines of a museum space, “As if in a home of the arts, cars must be treated like precious objects unique of their kind. The idea behind the project is to create an authentic car sculpture, a vertical sculpture making full use of all the height available”. The large full-height lobby is used to trigger off a sort of ascending movement induced by a spiral made of seven overlapping circular platforms, each measuring six metres in diameter and supported by a central column. The general public is sucked into the huge lobby space and gently accompanied up the escalators and different floors on a trip around the car showrooms that also offers unusually striking views of Paris. This promenade through the magical world of cars and urban poetry of the city all takes place in a brightly lit environment in a range of shades for the interior coatings that tend towards white, both bright and dull, smooth and porous, and all brightened up by the way the bottoms of the display platforms are made of faceted glass to evoke the idea of car headlights. The project, which is planned to be completed by the end of 2004, certainly marks an important moment in this young and enterprising architect’s career. By combining technology with the poetic force of materials and structures, she has written a work of modernday architecture designed to leave its trace on history.

oggetto dirompente e spregiudicato come quello progettato da Manuelle Gautrand per la ristrutturazione della vecchia sede della Citroën (è infatti proprio al numero 42 che la storica azienda automobilistica francese si installò nel 1927). La Gautrand vince, su una rosa ristrettissima di architetti chiamati a concorre il giugno dello scorso anno, proprio per aver meglio interpretato lo spirito e gli obiettivi della Società che recuperando la vecchia sede, attualmente occupata da una catena di ristoranti, intende imporre la sua immagine e il suo prestigio in una delle vie più rappresentative della capitale francese. Dai comunicati istituzionali leggiamo “Per quest’occasione Citroën ha intrapreso un percorso architettonico che illustra la sua volontà di ritrovare e ridare onore alle tracce della sua storia prestigiosa, di cui gli Champs Elysées sono stati testimonianza”, grandeure française oblige. Ma anche per i progettisti, una grande sfida, impegnativa e intrigante, in cui mettere in gioco molteplici fattori, tra cui uno dei principali è la responsabilità della fiducia posta dalla committenza (cosa oggi purtroppo ancora troppo rara) nelle potenzialità dell’architettura, nella sua capacità di tradurre una politica di marchio e, cosa non trascurabile, di renderla fortemente competitiva e vincente sul mercato. Il tutto facilitato da un atout importante, la possibilità da parte degli architetti di lavorare su un volume sviluppato anche in altezza, elemento assolutamente straordinario dato che gli altri marchi, da Mercedes a Renault, Peugeut o Toyota, presenti lungo gli Champs si devono accontentare di un tradizionale spazio espositivo a piano terreno. Manuelle Gautrand non si lascia intimorire né dal sito né dal programma e si lancia in un percorso progettuale rigoroso in cui ogni dato viene esaminato e soppesato affinché possa rientrare senza essere trascurato in un concetto evoluto di architettura contemporanea. Sono chiari gli obiettivi dell’intera operazione “Per Citroën è in gioco l’affermazione di un nuovo progresso, di un accresciuto dinamismo e quindi dell’esigenza di un luogo nuovo, un luogo di comunicazione simbolico di un marchio in pieno movimento, un evento dove il pubblico, dopo essere colpito dalla bellezza della facciata, possa vivere una vera emozione, entrare nel cuore del marchio, nella sua avventura, scoprire una parte dei suoi segreti, il sogno delle sue auto, e le sue auto da sogno. Il progetto deve dunque essere una riuscita nella valorizzazione di una vetrina

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sugli Champs Elysées che però deve andare oltre, anche l’interno deve essere all’altezza di una vera avventura”. Rapporto con il sito e con la ricerca tecnologica sviluppata nel settore automobilistico, affermazione della modernità e confronto con la storia, magia ed emozione sono le coordinate da cui muove il progetto; verticalità, trasparenza, dinamismo e movimento sono gli strumenti per coniare un nuovo e raffinato linguaggio. Con un coraggioso gesto scultorio, il fronte su strada viene completato con un prezioso volume cristallino che si proietta verso l’alto in 25 metri di sfaccettature vetrate con andamento a spina di pesce, variando dal vetro chiaro a quello sfumato di rosso. La sottile citazione ai due simboli storici del marchio si arricchisce dei giochi di luci e di riflessi che variano e si modificano in funzione del sole o della luce artificiale che proviene dall’interno o dalla strada. Tra le maglie di questa “ragnatela” tecnologica, si coglie la suggestiva e ingegnosa dinamica del meccanismo espositivo sviluppato all’interno dell’edificio. E’ soprattutto su questo elemento che la Gautrand concentra il suo sforzo creativo applicando la logica di un spazio museale, “Come in un luogo di cultura, l’auto, deve essere trattata come un oggetto prezioso, unico. L’idea del progetto è di creare una vera scultura di auto, scultura verticale, che utilizza tutta l’altezza disponibile”. Il grande atrio a tutta altezza viene quindi sfruttato per innescare una sorta di movimento ascendente indotto da una spirale composta da sette piattaforme circolari sovrapposte, ciascuna di sei metri di diametro, e supportate da una colonna centrale. Il pubblico, assorbito dal grande vuoto dell’atrio, viene quindi accompagnato dolcemente verso l’altro, tra piani e scale mobili, in un viaggio che coniuga all’interesse per le auto, la possibilità di godere di una vista inedita e suggestiva su Parigi. Questa promenade tra il fascino tecnologico delle auto e la poesia urbana della città viene calata in un atmosfera chiara e luminosa, declinata dalle tonalità dei rivestimenti interni tendenti al bianco, dal brillante all’opaco, dal liscio al poroso, e vivacizzata dal trattamento del suolo delle piattaforme espositive in vetro sfaccettato che riprendere l’idea dei fanali delle auto. Il progetto, la cui realizzazione è prevista per la fine del 2004, segna senz’altro una tappa importante nella carriera di questa giovane e intraprendente progettista che sposando tecnologia e poesia dei materiali e delle strutture ha scritto un pezzo di architettura contemporanea destinata a rimanere nella storia. Elena Cardani

takes plenty of courage and to design a bold Iandtdetermination striking object of the kind Manuelle Gautrand has created to modernise the old Citroen headquarters along the legendary Champs Elysées (the famous old car manufacturer set up shop at number 42 in 1927). Gautrand beat off competition from a short-list of architects selected to take part last June. The architects were chosen for having best interpreted the firm’s spirit and goals in redeveloping its old headquarters, currently occupied by a chain of restaurants. Citroën wants to impose its own image and reputation on one of the most emblematic streets in the French capital. The firm’s bulletins tell us that “In the event Citroen has opted for an architectural project illustrating its desire to rediscover and restore prestige to its prestigious past that the Champs Elysées once witnessed”, grandeur française oblige. This was also a tricky and intriguing challenge for the architects themselves, calling into play lots of factors, including the need to accept responsibility for the client’s trust and faith (still something all to rare even today) in architecture’s potential, its ability to give shape to a brand policy and, not to be sneered at, make it highly competitive and successful on the market. All made much easier by an important trump card: the possibility open to the architects to work on a vertical structure, unlike the rest of the car manufacturers along the Champs, such as Mercedes, Renault, Peugeot and Toyota, that all have to settle for conventional ground-floor showrooms. Manuelle Gautrand has refused to be intimidated by either the site or programme and has set about creating a carefully gauged design in which every detail of the brief is examined and weighed up, so that they might all be incorporated in a cutting-edge concept of modern-day architecture. The entire operation has clear goals: “Citroën is looking to give concrete shape the progress it has made, its enhanced dynamism and hence the need for a new home, a place for symbolically advertising a brand in full motion, an event where the public, after being struck by the beauty of the facade, call feel real emotion, enter into contact with the brand and its adventurous history, discover some of its secrets, the dream of its cars and its dream cars”. This means the project must successfully draw attention to one of the shop windows along the

Credits Project: Manuelle Gautrand Architects Client: Citroën

■ La

facciata in vetro sfaccettato che individua il nuovo edificio della Citroën lungo gli Champs Elysées a Parigi. Il progetto di ristrutturazione della vecchia sede dell’azienda

automobilistica, attualmente occupato da una catena di ristoranti, è stato scelto lo scorso settembre tra una ristretta rosa di architetti è la sua realizzazione è prevista entro la fine del 2004.

■ The

faceted glass facade marking the new Citroën building along the Champs Elysées in Paris. The project to redevelop the old premises, currently the home of a restaurant franchise, was

chosen last September from a short-list of architects, and it is planned to be built by the end of 2004.

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■ Particolari

della spirale espositiva che si sviluppa all’interno dell’atrio a tutt’altezza presentando le auto su sette piattaforme di 6 m di diametro. Il pubblico è così invitato in questo percorso

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ascendente che si articola tra i piani di presentazione e scale mobili. La parete vetrata consente di arricchire la visita con una vista unica e suggestiva su Parigi.

■ Details

of the exhibition spiral unfolding inside the full-height lobby, displaying the cars on seven platforms measuring 6 m in diameter. The general public is invited up this

ascending path divided over three exhibition floors and escalators. The glass wall affords a wonderful view unique of its kind across Paris.

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■ In

questa pagina, sotto, planimetria generale; a fianco, a sinistra a destra, piante del piano terreno, del quinto piano e sezione trasversale. Lo sviluppo in verticale, direzione principale che regola l’organizzazione dell’edificio, è bilanciato dalla dilatazione orizzontale all’interno della parcella in cui viene ripreso lo stesso concetto di piattaforme espositive. Nella pagina a fianco, studi per la determinazione del volume, rendering della spirale espositiva e sezione longitudinale. ■ This page, below, site plan; opposite, left and right, plans of the ground floor, fifth floor and cross section. Its vertical development, the main direction in which the building is set out, is balanced out by horizontal dilation where the platform itself is located. Opposite page, studies into the structural design, rendering of the exhibition spiral and longitudinal section.

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Razionalismo allargato GD Building, Bologna

per la capacità di espressione poetica attraverso l’uso del mattone (l’Arca 176). Tradizionalmente il mattone è utilizzato in organismi architettonici caratterizzati da un’importante massa scultorea, scavata e cesellata da aperture e percorsi, come nella sede della Banca d’Italia a Siena progettata dall’architetto bolognese. Tuttavia esso è in grado di trovare una felice valenza espressiva anche in un progetto in cui la leggerezza e non la gravità è comunicata dal progettista e percepita dall’osservatore, come nell’edificio direzionale del gruppo GD a Bologna. Infatti, nel progetto presentato in queste pagine, la muratura è sollevata da terra e tagliata in fasce orizzontali divise una dall’altra dalle finestrature, così da dare la sensazione di nastri che si muovono liberamente nell’aria e ottenere l’effetto di smaterializzazione del volume dell’edificio. La massa scultorea rimane compatta, sia pure slanciata in senso verticale, soltanto nella “spina dorsale” del corpo scale e ascensori. Per affinità vengono alla mente due immagini. La prima, molto evocativa, è Corteccia, una xilografia di M. C. Escher del 1955, in cui un nastro si avvolge come intorno a un volto invisibile, svelandone la presenza e suggerendone la forma, senza però coprirlo del tutto, lasciando vedere in trasparenza il cielo di sfondo. Il gioco di pieni e vuoti, di chiaro e scuro, è realizzato nel progetto con due colori, due materiali che uniformano l’intera composizione conferendole una forte identità: le murature in mattoni faccia a vista sono i pieni, il chiaro, mentre i serramenti e i rivestimenti in lamiera di alluminio color testa di moro sono i vuoti, lo scuro. Il ritmo dell’alternanza tra fasce chiare e scure rimane costante nei primi tre piani, dove sono ospitate le funzioni direzionali con uffici, servizi, sale d’attesa, sala riunioni, sala multimediale e ristorante. Mentre negli ultimi due piani, progettati per ospitare un museo che illustra la storia delle produzioni, i vuoti divengono pieni: la lamiera d’alluminio ricopre anche le fasce murarie assumendo consistenza e divenendo un nuovo pieno che si staglia contro il vuoto del cielo. Nei due piani interrati trovano posto i parcheggi, collegati tramite rampe ellittiche al piazzale, dove una pensilina molto aggettante segna l’ingresso principale. La seconda immagine - riferimento più propriamente architettonico -

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è data dal padiglione finlandese alla fiera mondiale di New York del 1939, in cui Alvar Aalto fa “volteggiare” sinuose superfici a nastro realizzate in legno. E anche nell’ampliamento dell’importante industria meccanica bolognese il perimetro dell’edificio prende una forma libera e cangiante. La pianta - che potrebbe essere descritta schematicamente come l’assemblaggio a “L” di un corpo rettangolare e uno quadrato collegati da un nucleo triangolare per la distribuzione verticale - assume un profilo saettante ma fluido, caratterizzato da archi, cuspidi e salti, raccordati in una figura chiusa continua e continuamente mossa. È raggiunta la sintesi tra dinamismo della forma e funzionalità degli spazi, resa possibile dall’elaborazione di soluzioni razionali, che partono dalla tecnica, certamente, ma che “considerano contemporaneamente le componenti umane e psicologiche”, come scriveva il maestro scandinavo in The Humanizing of Architecture. Il nuovo edificio direzionale del gruppo GD è un esempio riuscito di questo “razionalismo allargato” che amplia il quadro delle esigenze a cui rispondere e dà forma concreta a tutte le funzioni di una architettura: da quelle più propriamente tecnicomateriche come la tenuta all’acqua e all’aria, fino a quelle relative alla distribuzione e integrazione delle attività di cui si prevede lo svolgimento negli spazi progettati, a quelle comunicative della valenza estetica e culturale che assume l’edificio in relazione ai fruitori e al contesto. La vitalità e fluidità dell’involucro ben rappresenta l’evolversi del significato di attività direzionali nella società contemporanea, subito riscontrabile nella compresenza e contaminazione di destinazioni d’uso diverse all’interno dello stesso edificio. Mentre la precisione e l’unità di trattamento dei dettagli conferisce all’insieme un’immagine austera e rappresentativa dell’identità aziendale. Enzo Zacchiroli padroneggia con precisione l’uso dell’elemento tecnico e l’intero processo della progettazione per realizzare un edificio funzionale e coerente, allo stesso tempo complesso ma semplice. Laddove “la semplicità in arte, rettamente intesa, è una qualità sintetica e positiva in cui possiamo scorgere evidenza di pensiero, ampiezza di programma, ricchezza di dettaglio, e inoltre un senso di compiutezza quale lo si ritrova in un albero o in un fiume”, perché “una cosa per essere semplice ha bisogno soltanto di essere sincera verso se stessa in senso organico” (Frank Lloyd Wright, Le arti applicate e la macchina). Damiano Rizzini

nzo Zacchiroli’s design work has already been compared to E Alessandro Antonelli’s for its poetry set in brick (l’Arca 176). Brick is usually employed in architectural organisms featuring plenty of sculptural mass, carved and chiselled with openings and paths, as in the case of the Banca d’Italia headquarters in Siena designed by this architect from Bologna. Nevertheless, it can also be put to nice stylistic use even in a project in which lightness (rather than gravity) is transmitted by the architect and perceived by the observer, as in the management building belonging to the GD Group from Bologna. In the project presented in this article, the walling is raised from the ground and cut into horizontal strips divided up from the top by windows, so as to create a sense of ribbons fluttering in the wind and a structural dematerialisation effect. The sculptural mass remains compact, despite also being projected upwards, only in the “backbone” of the stairwell and lifts. Two images immediately come to mind. The first evocative image is Corteccia, a xylograph by M. C. Escher from 1955, in which a ribbon appears to wrap around an invisible face, revealing its presence and suggesting its form, without in any way covering it and providing a glimpse of the transparent skies in the background. The interplay of solids and spaces, shade and light, is introduced into the project through two colours, two materials instilling it with its own seamless and distinctive identity: the exposed brick walling is clear and solid, while the dark brown fixtures and cladding made of aluminium sheets are empty and dark. The alternating pattern of light and dark strips is the same over the first three levels, where the executive functions are held, including offices, utilities, waiting rooms, a multimedia room and restaurant. The spaces suddenly “fill up” on the top two floors designed to hold a museum illustrating the history of the firm’s production: sheet aluminium even covers the bands of walling, taking on greater substance and turning into a new solid structure standing out against the empty skies. The two underground levels hold car parks connected by spiralling ramps to the plaza, where a distinctly projecting canopy marks the main entrance. The second, more strictly architectural image comes from the French pavilion at the 1939 World Fair in New York, where Alvar

Aalto sets winding strip surfaces made of wood appear to “fly about”. The perimeter of the extension to this important mechanical works in Bologna also takes on a free and fluctuating form. The site plan - which might be schematically described as an “L”shaped assembly of a rectangular and square construction connected by a triangular hub serving vertical link purposes - takes on a darting, fluid form, featuring arches, cusps and gaps, connected together into a closed curtain structure full of dynamism. This is a perfect synthesis of dynamic forms and functional spaces, made possible by developing rational solutions based on technology, needless to say, but which “simultaneously contemplate both human and psychological components”, as the Scandinavian master wrote in The Humanizing of Architecture. The GD group’s new executive building is a successful example of this “extended rationalism” that broadens the range of demands to be met and gives concrete form to all the functions of architecture: from such technical-material needs as air- and water-tightness, to the layout and integration of activities involving designer spaces, and aesthetic/cultural communication requirements that the building serves in relation to its users and surroundings. The shell’s vitality and fluidity successfully represent developments in the sense of executive functions in a modern-day firm, instantly identifiable in the simultaneous presence and contamination between different purposes served by the one building. On the other hand, the precision and unitary treatment of details gives the whole structure an austere image embodying the firm’s corporate identity. Enzo Zacchiroli carefully masters the use of technology and the entire design process to create a smoothly functional building which is both simple and complicated. Whereas the “simplicity of art, in a strict sense, is a positive, synthetic quality in which we glimpse evidence of thought, careful planning, intricate details and a sense of fullness of the kind found in a tree or a river”, because “for something to be simple it need only be honest with itself in an organic sense” (Frank Lloyd Wright, Applied Arts and Machinery). Patrizia Virginia Belli

lavoro progettuale di Enzo è già stato paragonato Ia lZacchiroli quello di Alessandro Antonelli

Progetto: Enzo Zacchiroli

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l’ARCA 179 59


■ Nelle

pagine precedenti, schizzo preliminare di Enzo Zacchiroli per l’edificio direzionale GD a Bologna e piante dei piani interrato, terra, primo, secondo, terzo e quarto. A destra e nella pagia a fianco, particolari delle articolate facciate esterne in mattoni. Il nuovo edificio che ospita gli uffici di presidenza, direzionali e un museo che illustra la storia delle produzioni, si compone di due elementi disposti a elle, uno a pianta tendenzialmente rettangolare e uno a pianta circolare, collegati da una torre che ospita il vano scale e gli ascensori. Internamente le funzioni direzionali ed espositive si distribuiscono su cinque piani fuori terra, più due piani interrati adibiti a parcheggio. Il primo, secondo e terzo livello ospitano le funzioni direzionali, con uffici, servizi, sale d’attesa, sala riunioni, sala multimediale e ristorante. Gli ultimi due piani sono stati progettati per ospitare il museo e hanno una maggiore superficie vetrata. ■ Previous pages, Enzo Zacchiroli’s preliminary sketch for the GD executive building in Bologna and plans of the ground, first, second, third and fourth floors. Right and opposite page, details of the elaborate external brick facades. The new building, holding the chairman’s and executive offices and a museum portraying the history of firm’s production range, is composed of two sections arranged in an “L”-shape, one with a slightly rectangular base and the other with a circular base, connected together by a tower holding the stairwell and lifts. The executive and exhibition functions on the inside are spread over five floors above ground level, plus two underground levels used for parking purposes. The first, second and third floors hold executive functions with offices, utilities, waiting rooms, meeting rooms, a multi-media room and restaurant. The top two floors are designed to hold the museum and have a wider glass surface.

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■ Viste

generali dell’esterno dell’edificio. L’ampio piazzale antistante è connotato da una profonda pensilina che si slancia dal corpo minore ed è assunto come fulcro degli accessi e della distribuzione interna. Lateralmente una rampa

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carrabile ellittica costituisce il collegamento con i due piani garage interrati.I prospetti si caratterizzano per l’andamento sinuoso dei partiti murari - in mattoni faccia a vista che, nell’edificio minore,

si modulano in due ampie curve che si rincorrono, componendosi in una sorta di moderno bastione. L’edificio contiguo non abbandona i profili ricurvi, infittendone il ritmo in un disegno che si fa più frastagliato.

■ General

views of the outside of the building. The spacious plaza out in front has a wide canopy projecting out of the smaller section and acts as a hub for the entrances and interior layout. A spiralling ramp for

vehicles at the side acts as a connection between the two levels of underground parking. The elevations feature a winding pattern of wall sections - made of exposed brick - which, in the smaller building, are

shaped into two wide curves combining to form a sort of modern bastion. The adjoining building has the same curved profiles, injecting greater rhythm to create a more staggered design.

Credits Project: Studio Enzo Zacchiroli: Enzo Zacchiroli, Elena Zacchiroli Collaborator: Gian Luca Tura Strcutures: Giuseppe Bonini Site Management: Enzo Zacchiroli, Elena Zacchiroli Main Contractor: Cogei Costruzioni

Mechanical Plants and Climatization: Galli Electrical Plants.: Icelettro (ora Busi) Exterior Frameworks: AL. MET. divisione infissi (ora Cima) Mobile Walls: Castelli Flooring and Cladding: Centro Generale Finiture

Brick Supplier: Fornaci Molino Metal Structures: Icom Engeneering Exterior Setting: F.lli Pressi Lifts: CEAM Floors and Cladding Supplier: Graniti Fiandre Waterproofing: Casalini

False Ceilings and Cardboards: Isoltecnic Client: GD Bologna

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Attorno alla piazza New Hospital, Bergamo a particolare enfasi che viene assegnata agli spazi comuni è certaL mente una delle caratteristiche più significative e peculiari dell’esperienza francese contemporanea. In generale, tutti i grandi edifici pubblici si articolano attorno a una struttura che ha il significato di una grande piazza o via coperta dove l’attraversamento diventa anche luogo sociale d’incontro. E’ del tutto naturale pensare che l’epopea dei “passage” parigini, immortalati nei frammenti di Walter Benjamin, abbia avuto una grande influenza, come rivisitazione di quegli “acquari umani”che vengono proposti come luogo di condensazione di tutti i miti della modernità. L’immagine surrealista dell’acquario, inventata da L.Argon, sembra la perfetta restituzione degli spazi pubblici della contemporaneità dove il fluire irrequieto delle persone è filtrato da grandi superfici vetrate che racchiudono

vuoti artificiali sospesi fra l’immaterialità di uno spazio senza limiti e il comfort di un luogo sicuro e protetto. Il progetto di Aymeric Zublena e della sua équipe, che ha vinto il concorso per gli “Ospedali Riuniti”di Bergamo, si articola attorno a una grande piastra centrale che è percorsa, sul suo perimetro, da una strada, la “Hospital street” che collega tutto il sistema ospedaliero. Alla piastra sono state assegnate quelle funzioni più complesse e tecnologicamente avanzate che non sono classificabili entro schemi semplici e ripetitivi (diagnosi, servizi generali e amministrativi). Una maglia modulare le ordina per gerarchie chiare, ma secondo spazialità diverse, che una variazione del tema dei patii e delle corti consente di manipolare con libertà e flessibilità. L’insieme si presenta come un grande quadrilatero, supportato da altre

piastre serventi, che vive di una sua vita autonoma dentro una sorta di isola di verde nei pressi della grande viabilità, a sud-ovest di Bergamo. Sembra che questa volta sia stato previsto il necessario spazio verde attorno all’ospedale in modo da garantire una sua metamorfosi nel tempo Attorno alla piastra centrale si dispongono sette torri di cinque piani destinati alla degenze e alla cui base si collocano gli ambulatori per i pazienti esterni. I blocchi scala sono disposti come appendici esterne che ritmano il grande tetto inclinato e penetrano all’interno dove scandiscono lo spazio dell’“hospital street”. Questi corpi, avvolti da leggere facciate di vetro e alluminio naturale, sono protette da frangisole e passerelle esterne. Il sistema aperto delle torri, disposte in modo tale da favorire la relazione con il paesaggio, può essere letto come una diversa articolazione dell’impianto

Progetto: Aymeric Zublena (Team Leader)

Credits Project: Aymeric Zublena (Team Leader), Studio Traversi/Studio MonacoMartini, ETS/Progettisti Associati/Steam Ingegneria Client: Ospedali Riuniti di Bergamo

ottocentesco degli ospedali a padiglioni immersi entro un sistema di verde. Lo schema, che si era andato perdendo in nome della grande “macchina per produrre salute”, viene qui rivisitato con grande abilità senza tuttavia perdere quella densità e quella fisica connessione che lega in una fondamentale unità le diverse funzioni diagnostiche e terapeutiche. Inoltre, le torri sono dotate di una chiostrina interna che elimina i nuclei ciechi tipici dei corpi molto profondi come a sottolineare la volontà di inondare di luce e aria anche le più correnti funzioni ospedaliere. La cura nel disegno e nei materiali delle camere di degenza, tuttavia, ci restituisce uno spazio perfettamente asettico. Rimane il dubbio se quel paesaggio,che si vede fuori, non avrebbe potuto proiettare alcune proprietà all’interno di quelle macchine perfette. Remo Dorigati

he special emphasis given to comT munity space is one of the most distinctive and important features of modern-day France. Generally speaking, all major public buildings are constructed around a spatial structure, which moves beyond its simple role as a hinge for fluxes to take on the meaning of a large square for social meeting. It is only natural to think that the halcyon days of promenades, immortalised in the writings of Walter Benjamin, were extremely influential as a sort of re-reading of those “human aquariums” proposed as places where all the myths of modernity are concentrated. The surrealist image of the aquarium, invented by L. Argon, is a perfect rendering of the public spaces of modern-day society, where the rather disturbing ebb and flow of people is filtered through wide glass surfaces enclosing artificial spaces suspended

between the non-material nature of boundless space and the comfort of a safe and secure place. The project designed by Aymeric Zublena and his team, which won the competition for “Riuniti Hospitals” in Bergamo, is constructed around a large central square whose perimeter is encircled by the“Hospital Street”. The square, which looks like the hub of the entire design, serves the most intricate and technologically advanced purposes, that cannot be pigeonholed in simple, repetitive categories (diagnosis, general and administrative services). A modular network sets them in a clear hierarchical order but in quite different spatial relations, which a variation on the theme of patios and courtyards allows to be handled with freedom and flexibility. The entire thing looks like a huge quadrilateral, held up by other

columns, with its own autonomous life inside a sort of island of greenery near the main road running to the south-west of Bergamo. On this occasion, it seems as if it was decided that landscaping was required around the hospital to ensure it metamorphosises over time. The central column is surrounded by seven five-storey towers holding hospital beds. At the foot of these towers there are clinics for out patients. The stairwells are positioned like outside appendixes dictating the layout of the large sloping roof and penetrating inside where they set the pattern for “Hospital Street”. These constructions, enveloped in light facades made of glass and natural aluminium, are sheltered behind shutters and outside paths. The open system of towers, set out to encourage interaction with the landscape, may be interpreted as a different rendering

■ Nella

of the nineteenth-century layout of hospitals in the form of pavilions buried in the landscape. That kind of layout, which was gradually lost in the name of a great “machine for generating health”, is here re-interpreted with great skill without losing that density and physical connection linking all the various diagnostic and therapeutic facilities into one basic unit. The towers are also furbished with an internal cloister eliminating those blank sections typical of wide constructions, as if to emphasise the need to flood even the latest hospital functions with air and light. Attention to design and materials in the patient rooms produces a perfectly aseptic space. There is still some doubt whether the landscape that can be seen outside, might not be able to project some of the properties of those perfect machines inside this environment.

pagina a fianco, planimetria generale e piante del primo, quinto e sesto livello del nuovo Ospedale di Bergamo. Sopra, modello e, a sinistra, rendering della hall. Tre elementi principali caratterizzano il progetto: la piastra intorno alla quale si organizza il complesso dei servizi di diagnosi e cura e dei servizi generali e amministrativi; le sette torri che ospitano le degenze, alte 5 piani, disposte lungo tre lati della piastra, al piede delle quali sono distribuiti gli ambulatori per i pazienti esterni; la “Hospital Street”, formata da tre rami che connettono degenze, ambulatori, servizi e piastra centrale, e che si aprono all’interno su patii a verde e all’esterno sul Parco dei Colli.

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■ Opposite

page, site plan and plans of the first, fifth and sixth levels of the new hospital in Bergamo. Above, model and, left, rendering of the hall. Three key features characterise the project: the platform around which the diagnosis, health care, general services and administration are all organised; seven towers holding seven separate 5storey units of hospital beds arranged along three sides of the platform; and “Hospital Street”, composed of three branches joining together wards, clinics, utilities and the central platform; the branches open up onto landscaped patios on the inside and views across the park and surrounding hillside on the outside.

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Merci ed emozioni Shopping and Cinema Complex e anche in Italia si diffondono centri commerciali simili ad astronavi S qualcosa sta cambiando. Radicalmente! Non tanto per un brusco risveglio dei progettisti, quanto per una committenza che forse si è convinta che l’architettura sta all’edilizia come la narrativa alla tipografia. Committenza illuminata e progettisti liberi da condizionamenti produrranno finalmente architettura contemporanea? I grandi cambiamenti sono aria fresca che non può far che bene ma inducono a riflessioni su ciò che va salvato e ciò che è zavorra del passato. Quando ancora non si parlava di globalizzazione, e tantomeno di Europa unita, Adolf Loos sosteneva un’idea di architettura legata al concetto di Kultur europea e suggeriva precisi parametri: l’architettura doveva essere sostenuta da distinzioni rigorose, mai intrisa di utopismo, mai definibile per tipologie e canoni ma ■ Modello

e rendering del Centro commerciale che sarà realizzato a Tobbiana Vergaio (Prato). Probabilmente, il complesso sarà inaugurato come “Ali di gabbiano Oasis” (in omaggio alla committenza, l’azienda Oasis, appartenente al gruppo Lanificio Faliero Sarti).

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essere parte di un ordine in grado di autoprodursi. Il Movimento Moderno era su posizioni diverse ma consapevole che senza Kultur l’architettura era edilizia a buon mercato. I tempi sono cambiati. La globalizzazione ha seppellito distinzioni rigorose e chiuso a chiave nella grande bacheca dell’archeologia il Movimento Moderno. L’“astronave” è comunemente accettata dai più come una fase di passaggio verso realtà in divenire e vista come una delle molte sfaccettature di un grande prisma di cui non abbiamo ancora completa percezione. “Il centro altrove” (titolo di una mostra sul tema delle periferie, realizzata qualche anno fa in Triennale) dà la misura concettuale della diffusione dei Loisir Center, che, alla ricerca di centralità alternative a centri storici ormai saturi, stanno sorgendo sul territorio italiano, anche se con non poco ritardo

rispetto altre realtà europee. Cinema multisala, negozi e centri fitness sono le principali opzioni offerte dal nuovo Centro a chi vuole consumare velocemente merci ed emozioni. Certamente produttrici di emozioni, le sedici sale cinematografiche sono anche l’elemento di più forte caratterizzazione formale. Con la sua forma futuristica, il Centro che sorgerà in località Tobbiana Vergaio, nei pressi di Prato, costituisce un’emergenza in un territorio fortemente connotato da insediamenti industriali in uno dei bacini di maggior produzione della filiera del tessile. I progettisti hanno puntato su un immaginario che ha nella fiction il maggior referente. Cinema e architettura: una relazione “pericolosa” ma affascinante e sempre più coinvolgente. Se da una parte l’influenza del cinema di fantascienza suggerisce apparentamenti con astronavi interplanetarie, dall’altra capita

Progetto: Marco Sala, Sergio Mazzoni

Credits Project: Sergio Mazzoni, Marco Sala architects con Transit design, Luca Zevi architect Team Project Architects: Alessandra Bellini Augusto Sini Michele Zingarelli Client: OASIS (Group Faliero Sarti, Leonardo Lombardi) UNICOOP Firenze

anche di trovarsi di fronte a una vera e propria anamnesi fra un’opera architettonica e un film particolare come Il mnemonista (regia di Paolo Rosa, Italia, 2000), che sembra rappresentare una sorta di geniale “software” per evidenziare nuove relazioni fra il cinema e l’architettura. L’architettura “mnemonista”, ovvero quella più satura di stratificazioni linguistiche: dal fantastico all’ipertecnologico, dal minimalista all’etnico, sembra ritagliarsi spazi sempre più ampi. La tendenza in atto è creare una scena urbana dove lo spettacolo dell’architettura è il dato emergente. Dopo più di trent’anni dalla pubblicazione de La société du spetacle, l’ombra lunga di Guy Debord continua a dare rilievo a un’architettura alla ricerca di un punto zero, di un’occasione per ripartire senza fare i conti con un passato povero d’immaginazione. Carlo Paganelli

omething rather drastic must be S happening if shopping malls that look like space ships are begin-

■ Model

and rendering of the Shopping Mall planned to be built in Tobbiana Vergaio (Prato). The complex will probably be called the “Ali di Gabbiano Oasis” (Seagull Wings Oasis), as a homage to the client, the Oasis firm, belonging to the Lanificio Faliero Sarti group).

ning to appear even in Italy! It is not just that our architects have suddenly woken up, it is more the clients who have finally decided that architecture is to building what writing is to printing. Will enlightened clients and openminded architectural designers finally design cutting-edge architecture? Major changes are like a breath of fresh air: they are inevitably a good thing but they make us ponder over what deserves to be kept and what is just ballast from the past. Before there was ever any talk of globalisation or even a united Europe, Adolf Loos had a theory of architecture linked with the idea of European culture and he even pointed out certain precise parameters: architecture had to be backed up by careful distinctions, but also shot ■ Il

nuovo complesso è costituito da vari spazi commerciali, un cinema multisala di 16 sale, servizi sportivi coperti, ristoranti e parcheggi di superficie e interrati. Particolare cura è stata riservata ai parcheggi di superficie, mimetizzati nel verde. Il progetto prevede un complesso esteso su una superficie territoriale di 262.770 mq.

through with utopian ideals, never reducible to styles or canons but simply part of a self-generating order. The Modern Movement had different views but was well aware that without Culture architecture was just cheap building. The idea of a “space ship” is widely acknowledged as a transition phase towards newly evolving states of affairs and seen as one of the numerous facets of a large prism that we cannot yet see in its entirety. “The Centre Elsewhere” (the name of an exhibition on the subject of suburbs held at the Triennial a few years ago) gives a conceptual measure of how Leisure Centres are booming, seeking out alternative central locations away from city centres that are now bursting their seams and even popping up all over Italy (although rather late in the day compared to other European cities).

Multi-screen film theatres, shops and fitness centres are the main options being opened up by the new Centre for anyone interested in rapidly consuming goods and emotions. As well as generating excitement, the sixteen film theatres are also the most distinctive stylistic feature of the entire complex. The futuristic design of this Centre, planned to be built in Tobbiana Vergaio near Prato will certainly be a striking sight on a highly industrial landscape in an extremely important textiles manufacturing district. The designers have focused on a fiction-oriented image. Film and architecture: a dangerous but intriguing “liaison” that is increasingly capturing the imagination. If, on one hand, the influence of science fiction films suggests relations with interplanetary space ships, on the other, it sometimes happens that there is a real anamnesis between

a work of architecture and a certain film, such as Il mnemonista (directed by Paolo Rosa, Italy, 2000), that seems to be some sort of brilliant “software” package for highlighting new relations between the film industry and architecture. “Mnemonistic” architecture is saturated with linguistic layering: from science fiction to hyper-technology, from minimalism to ethnic culture, it seems to be gaining more space and, most significantly, it is very popular with the media. The latest trend is to create an urban set on which the spectacle of architecture is the emerging fact. Thirty years after Guy Debord’s La société du spetacle was first published, his long shadow is still being cast across architecture in search of the zero point, a chance to start from scratch without having to come to terms with a past lacking in imagination. ■ The

new complex is composed of various retail spaces, a 16-screen film theatre, indoor sports facilities, restaurants and overground/underground parking. Special attention has been paid to the overground car parks that are camouflaged in the greenery. The project involves a complex covering an area of 262,770 square metres.

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■ Sezione,

fronte principale e rendering del multisala, caratterizzato dalla netta divisione delle sale per una migliore insonorizzazione.

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■ Section,

main front and rendering of the multiscreen theatre featuring clearly separated halls to ensure excellent acoustics.

■ Planimetria

generale e rendering del multisala e dell’entrata principale del complesso.

■ Site

plan and rendering of the multi-screen theatre and main entrance to the complex.

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Per farfalle tropicali At Catania University

Progetto: Manfredi Nicoletti

Credits Project: Manfredi Nicoletti with G.C.Spagnesi Strcutures: A.Rizzo Plants: G.Condorelli Quantity Surveyor: E.Gentilucci Client: Università di Catania

■ Nella

pagina a fianco, rendering e studi dell’incidenza della ventilazione e della radiazione solare in relazione alla posizione in pianta della Serra per Farfalle Tropicali dell’Università di Catania. Sotto, viste della serra

costituita da un involucro di vetro sfaccettato irregolarmente e con le parti inclinate in modo da poter mantenere costante il guadagno termico all’interno nelle varie ore del giorno.

■ Opposite

page, rendering and studies into the angles at which sunlight and ventilation hit the plan of the Tropical Butterflies Greenhouse at Catania University. Below, views of the greenhouse composed of

an irregularly faceted glass shell and sloping walls designed to keep the heat gain inside constant at all times of day.

cienza e artisticità, naturalità e artificialità, il dualismo del nostro S sguardo che potrebbe essere paraliz-

cience and artistry, naturalness and artificiality, the dual nature S of how we are paralysed by the concrete

zante per l’azione concreta, diventa in Nicoletti un fattore di stimolo o ancora di più di fascinazione, di entusiasmo, forse di amore. Perché alla base non c’è divisione del mondo, tra forma e funzione, ma amalgama e unità nel nome del progetto e ciò appare evidente nella costruzione di questa “ casa per farfalle”. In effetti un tema singolare, contenuto nella dimensione forse, ma di importanza dimostrativa. La Serra Scientifica per Farfalle tropicali dell’Università di Catania è un progetto in cui sarebbe difficile affidarsi a standard, a formule, a tipologie consolidate (existenz-minimum?) . Quanti metri cubi a farfalla, si chiederebbe il saggio ingegnere ? Il soggetto abitatore della Serra potrebbe ispirare morfologie poetiche o facilmente imitative, ma Nicoletti assume una secca modalità espressiva fatta di geometrie spezzate con sfaccettature vetrate. Questo non per un’opzione stilistica decostruttiva, ma per un’analisi efficiente del tema affidatogli. Così l’esigenza base è di far sopravvivere le farfalle tropicali in un habitat adeguato, laddove l’aria condizionata le porterebbe a fine sicura. Allora si sfrutta la radiazione solare per ottenere le condizioni termiche utili, e per fare questo le pareti vetrate sono sfaccettate e orientate per ottenere una costanza nel guadagno termico durante le ore del giorno. E così l’inclinazione verso l’esterno consente di evitare l’incidenza diretta dei raggi solari e il conseguente surriscaldamento con angolo minore di 75°. Altra angolatura viene pensata sulla copertura, di modo che durante le varie stagioni il doppio contributo di riscaldamento naturale, proveniente dalla copertura e dalle facciate si compensi. Anche la sezione trapezoidale deriva dalla necessità di immettere dal basso l’aria fredda e l’espulsione dell’aria calda dall’altro, lasciando una parte mediana a temperatura gradevole per le farfalle. Quindi non c’è nessuna gratuità o nessun gesto artistico, ma una pura e semplice attenzione perchè dentro alla serra esistano le condizioni vivibili. E questo genera anche una visibilità interessante, una forma unitaria, pur nella frammentazione della figurazione. E’ una sorta di rappresentazione simbolica di come l’architetto possa inventare meccanismi “virtuosi” per soddisfare il bisogno di sopravvivenza della natura, sfruttando la sua capacità di attenzione. Questo senza eccedere in tecnologie “hard”, ma semplicemente utilizzando ciò che già in natura è presente. Come dice Nicoletti. “Questo amore e questa comprensione sono forse il maggior contributo che l’architettura oggi può dare.” Stefano Pavarini

act of viewing things; all this serves as a stimulus for Nicoletti or rather a source of fascination, enthusiasm and perhaps even love. Nicoletti is equally astounded by the miracles of morphogenesis, the way crystals form, the flexibility with which organisms adapt, starry skies or vortexes of fluids or just by simply watching a cathedral, factory or city being created. The world is not divided into new and old, form and function, it is all blended together in the name of design. As is clearly evident in the construction of this “home for butterflies”. This rather strange and small-scale project is nevertheless exemplary of its kind. The Scientific Greenhouse for Tropical Butterflies at Catania University is a project that was hardly suitable for standards, formulas and well-established styles (existenz-minimum?). A wise engineer would be bound to ask how many cubic metres were required for each butterfly. The inhabitants of the Greenhouse might have inspired poetic or easily copied morphological forms, but Nicoletti has opted for a dry stylistic approach composed of broken geometric forms with glass facets. This is not a deconstructivist stylistic choice, but an effective analysis of the theme he was given. The basic requirement is to keep tropical butterflies alive in a suitable habitat, where air-conditioning would result in certain death. This is why solar radiation is used to obtain useful heating conditions and why the glass walls are faceted and positioned to allow constant heat gain during the daytime. This is also why the walls are angled towards the outside (at a minimum angle of 75°) to avoid direct sunshine and subsequent overheating. The roof is set at a different angle so that there are two sources of natural heating throughout the year, through the roof and facades, that compensate for each other. The trapezoidal section is also due to the need to let cool air in from below and warm air out from above, so that the middle part is comfortable for the butterflies. There is nothing gratuitous or purely artistic about this design, just pure and simple attention to ensure the environment inside is inhabitable. And this also generates a unitary form, despite the fragmentary nature of the stylistic form. It is a sort of symbolic representation of how an architect can invent “virtuoso” means of meeting nature’s need to survive, exploiting its attention span. All this without overkilling the “hard” technology, simply using what nature already has to offer. As Nicoletti says: “This love and understanding are perhaps the best contribution architecture can offer at the moment”.

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C

di/by Luigi Prestinenza Puglisi

entri storici

iviamo tempi duri, anzi durissimi. Le Soprintendenze stanno mummificando i centri storici trasformandoli in piccole Disneyland, supportate da un’opinioV ne pubblica sempre più reazionaria e ipocritamente recalcitrante rispetto a qualsiasi innovazione visibile. Cosa fare, allora? Ecco di seguito alcuni punti, scritti in ordine sparso che possono servire come traccia di discussione. 1: valore funzionale. In un periodo dove la cosmesi domina, occorre rivendicare la trasformazione effettiva dell’ambiente. Realizzare piazze senza parcheggi sotterranei non serve a nulla. Ricostruire musei che vengono visitati da poche centinai di persone non ha senso. Davanti alla desolante tristezza dei lampioncini aggiunti dall’assessore di turno dovremmo richiedere più progettualità. La stessa che, per esempio, a suo tempo in Francia ha permesso di rimettere le mani al Louvre o alle collezioni dell’Ottocento conservate al Museo d’Orsay. Di fronte all’intelligenza del programma funzionale, anche architetture mediocri o pessime - la piramide di Pei o i mortificanti vani della Aulenti- acquistano una loro dignità. Che senso ha, infatti, sottolineare, sia pure a ragione, che il Louvre è stato rovesciato e il suo ingresso posto nel retrobottega, di fronte all’intelligenza di un programma così forte di riorganizzazione di un museo per i bisogni di massa del nuovo secolo? Oppure criticare la Gare d’Orsay che è diventato il più importante museo dell’ottocento? Insomma: finiamola con le dispute su aspetti periferici e a volte marginali, per ritornare alla centralità dei programmi. Programmi innovativi che anche i piccoli centri devono immaginare. Vorrei, in proposito citare un intervento di Vincenzo Latina a Siracusa, che eliminando incrostazioni e superfetazioni dell’edilizia esistente, liberando cortili e restituendoli alla fruizione pubblica, ritrova una strada che collega la parte alta di Ortigia con il mare e in tal modo arricchisce il nucleo storico di nuove relazioni urbane. Del progetto condivido in parte alcuni esiti formali, ma l’idea urbanistica è talmente efficace che non può non farci riflettere. 2: basta con la mummificazione. L’architettura non è solo massa edilizia ma complessa interrelazione tra persona, ambiente e costruzione. Ridurla a un gioco di prospetti, ambienti e volumi è un errore simile a quello dell’imbalsamatore che crede che una persona sia un insieme di parti anatomiche e non la vita che lo sostiene e caratterizza . Provate a ridisegnare a Roma una nuova mappa simile a quella del Nolli, cioè con evidenziati gli spazi pubblici coperti o scoperti. Oggi dovreste levare le navate delle chiese e mettere gli spazi cavi dei negozi. Capireste che la struttura urbana del centro storico è definitivamente cambiata, nonostante le ansie conservative di curatori e soprintendenze. O voi credete veramente che la San Gimignano di adesso, la Assisi di adesso, la Orvieto di adesso, nei loro usi attuali, abbiano qualche assonanza con i loro corrispettivi medioevali? 3:evitare i presepi. E’ ipocrita chi vuole mascherare il vero proponendo della realtà immagini false e consolatorie. Chi nasconde i procedimenti costruttivi. Chi crede che basta mettere un segno falso per rifarsi al passato. Osservate lampioni, cestini, edicole. Alludono a un tempo che non è mai stato. Un presepe che simula una storia mai avvenuta, un tempo che è solo la proiezione del voler essere: dove non c’erano tensioni e tutto era ordinato e pulito. 4: levare piuttosto che mettere. Se non si finirà mai di parlar male delle Soprintendenze, ciò non toglie che molti architetti intendano la libertà di espressione come un lasciapassare per dare libero corso a un ego straripante, incurante di qualunque valore preesistente. Bisogna riconoscere che molte volte la cosa giusta è fare poco, togliere piuttosto che aggiungere. Dobbiamo acquisire dal mondo dell’arte una consapevolezza meno oggettuale, capire che un intervento efficace può ridursi a pochi gesti, spesso sottrattivi. 5: non disegnare. Principio che deriva dal precedente. Osservate la gran parte delle piazze recentemente progettate dagli architetti e non potete non notare un eccesso di segni. Dettagli inutili, pavimentazioni eccessivamente arzigogolate. Troppo spesso il disegno è l’arma spuntata alla quale ricorre chi non è in grado di agire in altro modo. Segno di impotenza piuttosto che di trasformazione. 6: non costruire per l’eterno. Perché fare polemiche infinite su progetti, magari non felici, ma certo non peggiori di ciò che si proponevano di modificare? Il ponte di Cellini a Roma, la tettoia di Isozaki a Firenze, il museo di Meier, sempre a Roma. E poi le recenti polemiche sugli interventi di De Carlo e Gehry... Non si tratta di lotte per l’ultima spiaggia. Un progetto lo si dovrebbe valutare nel tempo. Teniamoli per venti, trent’anni e poi decidiamo se conservarli o meno per altrettanti. 7: valutare il luogo. Non tutti i luoghi sono uguali. Dire “centro storico “ significa poco e nulla. Certi ambienti hanno valore inestimabile, altri meno, altri nessuno. E’ sciocco pensare di conservare gli errori del passato solo perché sono stati. Per non farne altri, occorre però chiamare i migliori progettisti del momento -che non sono necessariamente i più famosi- valutandoli attraverso concorsi. Corollario: più il luogo è delicato, più l’architetto deve essere bravo e l’intervento consapevole, quindi tolto di mano alle strutture burocratiche. 8: stratificare. La storia è sovrapposizione di eventi. Aspetti anche contraddittori purché dotati di senso sono un valore. La stratificazione permette di leggere l’antico senza falsificarlo, di affiancargli il moderno senza renderlo perenne. Lo si diceva prima, se tra trenta’anni ci accorgeremo che ci siamo sbagliati, si tornerà indietro. L’errore deve essere considerato una possibilità del gioco e quindi non è 76 l’ARCA 179

lecito proporre interventi irreversibili. Su questi principi mi sembra che sia da recuperare la filosofia di restauro dell’indimenticabile Franco Minissi, oggi colpevolmente accantonata. E anche una brillante storia italiana che va dal museo di Castelvecchio di Carlo Scarpa alla manica lunga del Castello di Rivoli di Andrea Bruno, con protagonisti del calibro di Albini e Canali. 9: fine della politica del contenitore. Non tutto può contenere tutto. Edifici incompatibili con qualsiasi norma e standard sono il lascito di una politica che ha voluto conservare edilizia mediocre a qualsiasi costo. Occorre avere il coraggio di non accanirsi sui cadaveri, proponendo impossibili usi per pessimi edifici. Anche se con tutte le cautele del caso - cfr. quanto detto a proposito della reversibilità degli errori- dovremmo avere anche il coraggio di abbattere e ricostruire o di abbattere e basta. Corollario: controllare i costi. Restauri di decorazioni di scarso valore bruciano miliardi. Aveva senso riprendere tutte le mediocri decorazioni ottocentesche dell’Acquario di Roma quando con una bella imbiancata si sarebbe risolto il problema (se si voleva essere pignoli: si poteva salvare qualche campo e il resto lasciarlo alla cura di futuri archeologhi)? 10:lavorare sull’immateriale. Uno spazio urbano lo si trasforma più con un mutamento di destinazione d’uso che con cospicui interventi edilizi. La pedonalizzazione di una strada, l’immissione di un bar in una piazza, le bancarelle e le attività di commercio parallele a quelle ufficiali, cambiano sino a stravolgerli, i connotati di un luogo. Non è esagerato affermare che la vita dei centri storici, in bene e in male, è stata resa possibile proprio dai cambiamenti funzionali che sono scappati di mano ai nostri conservatori. Riuscire a gestirli o indirizzarli, sia pure attraverso politiche intelligenti e non vincolative, sarà una delle sfide dei prossimi anni. 11: evitare il finto provvisorio. Decine di edifici sono deturpati da falsi interventi a carattere provvisorio che dureranno per secoli. Tra questi: scale di sicurezza, scivoli per handicappati, transenne. Ci rendiamo conto che si tratta di interventi funzionalmente essenziali che si sono potuti fare solo grazie all’ipocrita salvacondotto del provvisorio. Oggi è bene smascherarlo e porsi obiettivi più qualificati. Reversibilità dell’intervento non vuol dire finto provvisorio. 12: non feticizzare l’esistente. Il feticismo porta all’esaltazione dell’oggetto indipendentemente dalla funzione. Alla riduzione a opera d’arte anche di ciò che non lo è. Da qui il prevalere della funzione contemplativa, la messa in custodia, la museificazione, la paura del contatto. Con i risultato che i monumenti sono isolati in gabbia, strappati alla vita urbana. Dimenticando che la gran parte dei reperti può, senza alcun danno, essere oggetto di ordinaria e straordinaria manutenzione e che comunque la salvaguardia di un mattone antico o di un gradino di travertino non può avvenire a scapito del suo uso. 13: il parassitismo. Il centro storico non può vivere a spese della restante città, scaricando su questa i propri problemi. Non ha senso che esclusivamente nel centro trovino luogo le attività politiche e di rappresentanza. Non può diventare un’isola di evasione per politici pigri, istituzioni megalomani, privilegiati d’ogni sorta. Si noti, per tutti, in che modo le istituzioni pubbliche, Camera, Senato, Ministeri hanno deturpato il centro storico di Roma con restauri pseudo-storicistici ai limiti dell’indecenza, carichi urbanistici insopportabili, facendo passare l’ottenimento di benefici per un servizio ai cittadini e contribuendo a mandare a monte il centro direzionale orientale. Si osservi, per inciso, che quasi tutti i deputati hanno abitazione nel centro storico: casa e bottega. Nei piccoli centri il parassitismo avviene quando il nucleo storico diventa l’unica immagine riconosciuta della città. Vi si inseriscono tutte le attività di pregio, avendo cura di sottrarle alla periferia ridotta a dormitorio. 14: evitare mimesi e citazioni. Inutile discutere su questo principio teorizzato anche da critici non in odore di eterodossia quale Cesare Brandi. Al massimo è lecito utilizzare uno storicismo di comodo quale grimaldello per ottenere permessi e prendere in giro i conservatori: come ha fatto - speriamo con ironia - Renzo Piano che ha dichiarato che i mouse dell’auditorium erano rivestiti in piombo per ricordare le antiche cupole romane. In genere queste affermazioni passano: infatti coloro che custodiscono la storia centimetro per centimetro e bazzicano per le accademie, di regola, sono coloro che la conoscono meno. Desidererei, tuttavia, sottolineare due interventi coraggiosi e intelligenti, affidati dalle Soprintendenze a progettisti esterni. Il primo ai mercati di Traiano a Roma, opera di Riccardo d’Aquino e Luigi Franciosini e di Nemesi, l’altro in una piazza di Cosenza opera di Marcello Guido. Pur nella diversità di approccio, sulla quale credo debba discutersi criticamente per valutare se e quando è opportuno un approccio più o meno invasivo, dimostrano che esiste una speranza, che ancora c’è un barlume di vita all’interno delle strutture preposte alla tutela del nostro patrimonio. 15:combattere per i principi. Bisogna far valere la propria integrità professionale. Abbandonare un progetto valido e coraggioso solo perché tarda a ottenere il nulla osta, da parte di Sovrintendenze sempre più conservatrici e riluttanti, è una pratica che alla lunga ci si ritorcerà contro, conferendo a chi ha potere di vincolo una influenza enorme, spropositata rispetto alla sua effettiva capacità propositiva. Conosco progettisti che hanno tenuto duro, attivando tutti gli strumenti legali per ottenere tutela dagli abusi di coloro che volevano imporre logiche scioccamente conservative, e alla fine l’hanno vinta. Dicono gli americani: Se un principio ha valore, allora ha valore lottare per sostenerlo.

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istorical Centers

e are living in hard times, very hard times. Our Superintendencies are mummifying our old city centres and turning them into little Disneylands, W backed up by increasingly reactionary public opinion that is hypocritically reluctant to accept any form of visible innovation. So what can we do about this? Here are some pointers, written down in just any old order, that might provide some sort of guidelines for discussion. 1: functional value. At a time when cosmetics rules the roost, we must cry out for real transformation of the environment. Building squares without underground car parks is pointless. There is also no sense in rebuilding museums that only attract a few hundred people. Faced with the depressing sight of the odd lamppost being added on by the latest town councillor, we must demand more careful planning. Planning of the kind that recently allowed people to get their hands back on the Louvre and other nineteenth-century collections kept in Orsay Museum in France. A carefully thought-out functional programme lets even mediocre or even awful works of architecture - Pei’s pyramid or Aulenti’s horrifying compartments - be instilled with a certain dignity. What is the point of pointing out, however rightly, that the Louvre has been turned around and its entrance moved to the rear, in the presence of such a smart reorganisation programme for a museum serving mass needs over the coming century? And what is the point of criticising the Gare d’Orsay, which is now the most important nineteenth-century museum of all? In brief, let us stop haggling over trivialities or marginal issues and get back to the real point of these programmes. Innovative programmes that even small towns and cities ought to think up. As regards this matter, I would like to mention a project designed by Vincenzo Latina for Siracusa, where he has removed all the superfetations of old buildings and freeing courtyards so that they can once again be used for public purposes. 2: no more mummifying. Architecture is not just building masses, it is complex interaction between people, the environment and construction work. Reducing it to an interplay of elevations, environments and structures is just like the embalmer who thinks a person is just a combination of anatomical parts and not the life flowing through them and making them what they are. Try drawing up a new map of Rome like Nolli’s, viz. showing the indoor and outdoor public spaces. Nowadays, you would have to remove all those church aisles and put in the hollow spaces of shops. You would realise that the urban structure of the city centre has changed for ever, despite the desperate attempts at conservation by curators and superintendencies. Or are you still convinced that today’s San Gimignano, today’s Assisi and today’s Orvieto, as they are currently used, really have anything really in common with their Medieval counterparts? 3: no more cribs. Anyone trying to hide the truth behind false, consoling images is a hypocrite. As are those who try to conceal building procedures or who think that all it takes is an imitation sign to evoke the past. Just look at all the street lamps, waste bins and kiosks. A crib simulating a story that never really happened, a period that is just a projection of a desire: where there was really no tension and everything was clean and orderly. 4: remove rather than add on. Even though we will never stop criticising the Superintendencies, there is no doubt that plenty of architects take freedom of expression as an excuse to give free rein to their egos, without paying even the slightest heed to existing constructions. We need to accept that very often the right choice is to do very little, remove rather than add on. We need to borrow a less object-oriented awareness from the world of art and realise that a project can be confined to just a few simple gestures, often just removing here and there. 5: do not design. A principle deriving from what has just been said above. If you take a look at most of the squares recently designed by architects, you cannot help noticing an excess of signs. Useless details, over-convoluted paving. All too often design is a blunt weapon used by those who cannot do anything else. A sign of impotence rather than a way of implementing change. 6: do no build for ever. Why argue endlessly over projects which, although perhaps not that successful, are certainly no worse than what was planned to be altered? Cellini Bridge in Rome, Isozaki’s roof in Florence, and Meier’s museum again in Rome. Look at all the recent squabbling over the projects designed by De Carlo and Gehry... A project ought to be assessed over time. Let’s hold onto them for twenty or thirty years and then decide whether to keep them or not for as long again. 7: assess the place. Not all places are the same. Saying “city centre” means little or nothing. Some places are priceless, others rather less valuable and yet others completely worthless. It is daft to try and hold onto mistakes from the past, just because they belong to the past. To build something new, the best thing to do is to commission the best architects of the moment - who are not necessarily the most famous - assessing them based on competitions. Note: the more sensitive a place is, the more skilful the architect must be and the more carefully gauged the project, meaning it cannot be left in the hands of bureaucrats. 8: layering. History is a juxtaposition of events. Contradictory features have their own value, provided they make sense. Layering lets us read the past without falsifying it, bringing in the modern without making it eternal. As we said before, if we realise we have made a mistake thirty years from now, we can always go back on what we have done. Mistakes must be accepted as part of the

game, so it would be wrong to propose irreversible designs. In this respect, I think it would be a good idea to take a fresh look at the philosophy of renovation proposed by the unforgettable Franco Minissi, now wrongly overlooked. This is also a brilliant Italian affair encompassing Castelvecchio Museum designed by Carlo Scarpa and the long “sleeve” of Rivoli Castle, the work of Andrea Bruno, as well as other architects of the calibre of Albini and Canali. 9: no more containers. Not everything can contain everything. Buildings incompatible with any standards or regulations are the legacy of a policy designed to conserve mediocre buildings at all costs. We need to be brave enough to leave the dead bodies alone and not propose impossible uses for awful buildings. Moving with great care, of course - cfr. what was said about irreversible mistakes - we need to be brave enough to knock down and rebuild or just knock down and nothing else. Restoration of worthless ornamentation is a huge waste of money. Was there any point in saving all the mediocre nineteenth-century decorations on the Rome Aquarium when a good whitewash would have done the job nicely (to be perfectly honest, some of it could have been saved and the rest left in the hands of the archeologists of the future)? 10: work on the non-material. An urban space can be better altered by changing the purpose it serves than by carrying out major building work. Turning a road into a pedestrian street, adding a bar to a square or adding stalls and other retail activities alongside offices can change the face of a place without completely turning it upside down. It is no exaggeration to claim that, for better or worse, life in city centres is the result of functional changes that managed to escape the claws of conservationists. Managing to run them or set them on the right course (drawing on smart and non-restrictive policies) will be one of the main challenges over coming years. 11: avoid works falsely passed off as temporary. Dozens of buildings are disfigured by alterations allegedly of a temporary nature that last for centuries. For instance: fire escapes, slides for the disabled, handrails. We realise these are essential features on a practical level that could only have been carried out under the hypocritical safeguard of being temporary. It is time to point this out and set more carefully gauged objectives. The fact that a project could some day be removed or replaced does not mean it is temporary. 12: do not turn what is already there into a fetish. Fetishism leads to exalting an object regardless of its purpose. Creating works of art out of what has no claim to be such. Hence the focusing on contemplation, safeguarding, placing on display and fear of contact. Forgetting that most relics can safely be given ordinary or extraordinary maintenance work and, in any case, saving an old brick or travertine step cannot detract from its actual use. 13: parasitic behaviour. The city centre cannot live at the rest of the city’s expense, unloading its problems on it. It is senseless concentrating all political activities etc. in the city centre. It cannot become an island to be invaded by lazy politicians, power-hungry institutions and all kinds of privileged people. We should all take note of how public institutions (the two Houses of Parliament and individual ministries) have disfigured the Rome city centre with their pseudohistoricist renovations verging on the indecent, intolerable town-planning burdens passed off as public services and serving only to shift the business centre over to the east. It is worth pointing out that almost all members of parliament have their homes in the old city centre: house and place of work. 14: steer clear of mimesis and citation. There is no point in arguing over this theory supported even by those critics who can hardly be accused of heterodoxy, like Cesare Brandi. At most we are entitled to use some sort of convenient historicism like Grimaldello to obtain grants and fool the conservationists: as Renzo Piano did (ironically it is to be hoped), when he claimed that the auditorium mice were covered with lead to evoke ancient Roman domes. Generally speaking, statements like this win approval: as a rule, the people in charge of safeguarding ever inch of our history and pass themselves off for academics are usually those who are least well-informed. Nevertheless, I would like to mention two brave and intelligent projects placed in the hands of external architectural designers by our Superintendencies. The first at the Traiano markets in Rome designed by Riccardo d’Aquino, Luigi Franciosini and Nemesi, the other designed by Marcello Guido for a square in Cosenza. Despite the differences in their approaches, which ought, I think, to be critically analysed to assess whether, and when, a more invasive approach might be appropriate, they prove there is still hope and that there is still a glimmer of life in those facilities in charge of safeguarding our heritage. 15: fight over principles. We need to make out professional integrity felt. Giving up on a brave and valid project because it is slow in gaining approval from increasingly conservative and reluctant Superintendencies is a practice which, in the long run, will turn against us, giving too much authority compared to their actual ability to those with powers of veto. I know architects who have fought for their rights, making use of all the legal measures available to protect themselves against the abuse of power by those trying to impose their ridiculously conservative policies, and in the end they have come through. As the Americans say: if a principle is worth having, it’s worth fighting for. l’ARCA 179 77


Percezioni in movimento Millenium Trade Center ■ Il

Millenium Trade Center, realizzato a Rovereto. Il complesso sorge su un’area stretta e lunga 300 m, che ha suggerito una configurazione architettonica caratterizzata come una sequenza dinamica, relazionata alla velocità del mezzo di trasporto.

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ome ogni architettura destinata a comunicare un’idea, a rappresentare un vissuto culturale, il Millenium Trade Center nasce dall’incontro fra il luogo fisico in cui sorge e un traslato ludico sedimentato nella memoria del progettista. Un libro animato con le pagine ritagliate da una finestra in cui scorre una striscia per simulare il movimento ha suggerito l’idea che l’architettura, fra le sue molte potenzialità, è anche paesaggio mobile dell’interiorità in cui memoria e futuro si rincorrono all’infinito. Storie parallele. Lo streamline che negli anni Trenta aveva cambiato radicalmente forma agli oggetti e, in parte, influenzato anche l’architettura, rivive oggi in forme diverse attraverso alcune varianti derivate dall’uso del digitale ma anche con riferimenti al Futurismo. Il Millenium Trade Center è, infatti, l’ennesima prova dell’infinita vitalità del movimento fondato da Marinetti e ha la sua collocazione linguistica fondata sull’interpolazione ribaltata della procedura percettiva fra elemento mobile e osservatore. Mentre i futuristi nella loro “Ricostruzione futurista dell’universo” consideravano il movimento una dimensione dinamica occultata nell’immobilità, nel caso dell’MTC è la mobilità dell’osservatore a creare dinamismo. Doppia identità. Lungo trecento metri e posto sul percorso di una strada di grande scorrimento nei pressi di Rovereto, il complesso offre due diversi sistemi di lettura e percezione. Visto dalla strada è un segno da cogliere dinamicamente attraverso un effetto ottico d’intensità variabile in relazione alla velocità di avvicinamento; la facciata opposta è invece il momento di percezione del sistema compositivo, costituito da una serie di spazi e volumi commerciali e piccole piazze

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sovrapposte in prossimità dei luoghi di accesso al complesso. La facciata come elemento autonomo ha qui una sua giustificazione che azzera una delle certezze su cui si basava il Razionalismo. La corrispondenza fra esterno e interno doveva prevalere su qualsiasi istanza compositiva. Il tempo e l’imprevedibile sviluppo culturale degli ultimi anni hanno invece lavorato come un potentissimo movimento di liberazione, distruggendo statuti ritenuti eterni. Strutture come l’MTC dimostrano come l’architettura destinata al commercio possa estrinsecarsi attraverso un linguaggio di comunicazione oltre la sua destinazione funzionale. L’arte, finora intesa come suggeritrice colta del progetto, può essere determinante nella fase metaprogettuale. La composizione spaziale e distributiva avrà dunque nuovi percorsi su cui misurarsi con il linguaggio trasgressivo dell’arte. Il rapporto arte architettura apre nuovi scenari ma anche altrettanti interrogativi. Come conciliare l’arte, un sistema aperto, con l’architettura che è invece un sistema chiuso? Un percorso potrebbe essere quello di evitare la schematizzazione in tendenze e orientarsi verso la sperimentazione permanente, una sorta di avanguardia continua, un flusso lavico senza meta, condizionato solamente dall’accidentalità del percorso. Accettando l’imprevisto come sfida metodologica il focus sembrerebbe traslare dalla disciplina al progettista. Ovvero verso una soggettività in grado di produrre una maggiore pluralità di linguaggi. L’architettura, probabilmente, da collettore di tutte le arti diverrebbe un universo aperto, un sistema mutante e ultrasensibile a ogni sollecitazione culturale. Carlo Paganelli

ike all architecture designed to transmit an idea or represent a cultural experience, the Millenium Trade Center is the result of a fusion of the physical place in which it is located and a playful figure of speech deeply engraved in the architect’s mind. A picture book whose pages are framed in a window with a strip running across it to simulate motion suggested the idea that architecture’s vast potential even includes the moving inner landscape of the mind, in which the past and future endlessly chase after each other. Parallel stories. The streamlining that radically changed the form of objects in the 1930s and partly influenced architecture, too, is currently being revived in different forms through certain variations deriving from the use of digital technology and allusions to Futurism. The Millenium Trade Centre is actually even further proof of the ongoing vitality of the movement founded by Marinetti. Its design idiom is grounded in an inverted interpolation of perception between a moving component and the onlooker. Whereas the futurists’ “Futurist reconstruction of the universe” took motion as a dynamic dimension concealed in immobility, the MTC takes the movement of the onlooker as a source of dynamism. Double identity. Three-hundred metres long and situated along an extremely busy road near Rovereto, the complex can be read and perceived in two different ways. Seen from the road, it is a sign to be dynamically taken in through an optical effect of varying intensity in relation to the speed at which you move towards it; on the other hand, the opposite facade is where the design system can be taken in, composed of a series of commercial spaces and structures and

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small overlapping plazas near the entrances to the complex. Here the facade as an independent element is justified in a way that questions one of the certainties of Rationalism. The way the inside and outside correspond was supposed to take precedence over any design requirements. Time and unexpected cultural developments over recent years have had liberating effects of staggering scope and importance, destroying what were thought to be timeless rules and laws. Buildings like the MTC show how architecture designed for the retail trade can move beyond purely functional considerations through their communicative style. Art, until now taken as an erudite means of inspiring design, can now play a key role in the meta-project. Spatial and distributional composition will now have new ways of measuring up to the transgressive language of art. Art’s relation to architecture opens up fresh prospects but also a number of talking points. How can art, an open system, be reconciled with architecture, which, on the contrary, is a closed system? One way might be to avoid classifying things into trends and focusing on permanent experimentation, a sort of ongoing avant-garde, a lava flow heading in no particular direction, constrained by nothing more than chance. Taking the unexpected as a methodological challenge, the focus would appear to shift from the discipline itself to the person working on it. In other words, towards a certain subjectivity capable of creating more idioms and vocabularies. From being a collector of all kinds of arts, architecture would probably turn into an open universe, a mutant system ultra-sensitive to all cultural input.

Credits Progect: Ruffo Wolf Collaborators: Barbara Galvagni, Francesca Battistini, Gioia d’Argento, Marcello Lubian, Alessandro Rosati Structures: RW Assoprogetti, Planning srl Plants: Gianni Benuzzi, Cesare De Oliva Rendering: Virtual Design Contractor: Santoni Costruzioni Client: Sarca Costruzioni srl - Dro

■ The

Millenium Trade Center built in Rovereto. The complex stands on a narrow strip of land measuring 300 metres in length, which called for an architectural design constructed like a dynamic sequence related to the speed of the means of transport.

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Meditazioni Mediterraneo Castel S. Elmo

n un periodo in cui i venti di guerra incombono sul MediterIe razzismi, raneo (e non solo), con il loro bagaglio di odi etnici, divisioni recuperare ciò che unisce e accomuna è necessario

di fronte a noi: si creano, così, alterazioni digitali che seguono il loro volo “cursores instancabili su molteplici traiettorie impollinatori che accendono la vita”(P.R.) Tecniche di rendering particellare e di compositing hanno permesso di ottenere alterazioni suggestive dell’immagine, sospesa tra pittura e realtà virtuale. Davanti alla bellezza immobile, eterna, del mare greco, nella sua solitudine e lucentezza, un piccolo schermo propone l’arrivo invadente di un turismo ormai saturo; la presenza umana invade il paesaggio retrostante, con la sua esagerazione e volgarità. “Dimmi il nome dei tuoi piedi prima di calpestarmi - intima a ragione il tappeto della sala dei Morti degli antichi egiziani perché io sono silenzioso e sacro” (P.R.) In questa sacralità e nelle sue trame silenziose è possibile entrare ed essere trasportati, in volo, attraverso i colori, i vicoli e i volti che animano la Medina di Fes. “Per questa installazione è stata usata un’invenzione che abbiamo messo a punto di recente - spiega Stefano Roveda responsabile del progetto interattivo - che ci ha permesso di lavorare su due canali ottici diversi: infrarosso e normale proiezione, in modo che il primo potesse leggere la presenza degli spettatori, rimanendo tuttavia cieco alla proiezione stessa. Un software, creato appositamente, memorizza la scia lasciata dalle persone e la utilizza per dissolvere le immagini.

Man mano che il tappeto viene cancellato (e il video è pronto a partire) l’audio scende dall’alto ed entra nelle immagini, circolando sempre più rapidamente intorno alle casse, creando un doppio avvicinamento: visivo e uditivo.” “... Se segui la direzione dell’impronta, lussureggiante nei suoi chiaroscuri berberi e nei suoi giardini, la ritrovi ancora ridente lì accanto, vicinissima, ma irriconoscibile.” (P.R.) Ed è la nostra impronta a scandire l’avvicinamento, un susseguirsi di zoomate (realizzate in digitale) che ci avvicinano sempre più alla cattedrale di sabbia di Nalut, silenziosa e solenne. Infine un susseguirsi di “eveline”, (immagini di repertorio in bianco e nero, lungo una scalinata che non porta da nessuna parte), ci mostra le cruenti contraddizioni del nostro tempo, risvegliando la nostra coscienza che non può dimenticare le esperienze di dolore di cui è stato ed è testimone il Mediterraneo stesso. Esther Musatti

Credits Art Project: Paolo Rosa, Fabio Cirifino Director: Paolo Rosa Interactive design: Stefano Roveda

■ Immagine di backstage. ■ Picture of the

backstage.

■ La

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Fabio Cirifino

cattedrale di sabbia di Nalut nell’istallazione dedicata al Marocco. ■ Nalut’s sand cathedral in the installation devoted to Marocco.

e stimolante. “Meditazioni Mediterraneo”, la mostra di Studio Azzurro, prodotta da Hermès, allestita a Castel S.Elmo di Napoli fino allo scorso novembre, è una sfida alla mentalità dilagante nel suo proporre “un senso di appartenenza che travalica i dati anagrafici - dice Paolo Rosa - si basa sulla percezione di un territorio, sulla capacità di riconoscere e sentire propri certi sapori, certi profumi e certi odori...il sorgere e lo svanire di una certa luce.” La sfida che Studio Azzurro porta avanti da anni è elevare sul piano poetico le potenzialità delle nuove tecnologie. Nasce, così, un racconto interattivo che avvolge lo spettatore e lo conduce attraverso i luoghi del Mediterraneo e ne scopre la bellezza non solo del paesaggio (nota da tempo), ma anche della manualità artigianale, con il rituale dei gesti ripetuti e il sapore antico di attrezzi e oggetti che sopravvivono alle feroci leggi di mercato. Tra gli spazi suggestivi e i lunghi corridoi, animati da sonorità peculiari del mondo artigianale, cinque installazioni, corrispondenti a cinque Paesi “mediterranei” (Italia, Francia, Grecia, Marocco e Libia) invitano a una visione trasformata

continuamente dalla nostra presenza, dal nostro interagire, percorrendo i paesaggi o anche solo intervenendo con piccoli gesti. Le installazioni, con il fascino onirico delle loro immagini, (notevole la fotografia di Fabio Cirifino) instaurano un dialogo essenziale e rispettoso con l’ambiente, in una scenografia che non accetta facilmente interventi esterni. Dal primo impatto contemplativo si passa, necessariamente, al desiderio di intervenire, per accedere a nuove immagini che associano il naturale al virtuale. Il Vesuvio si para dinnanzi a noi in tutta la sua potenza, con l’ascesa di fumi e vapori su schermi verticali “... questo moto ascensionale sembra esaltare la posizione eretta dell’uomo ... la proietta sino a toccare pregiudizi e credenze, superstizioni e santità” (P.R.) La pressione dei nostri passi fa tremare l’immagine, grazie a un sensore di vibrazione che percepisce il calpestio; il rumore mette in vibrazione lo specchio piuma su cui vengono proiettate le immagini e ci dà l’illusione di poter cambiare l’immagine stessa, aumentando la pressione dei nostri piedi. La tranquillità apparente della Provenza è scossa solo dai ronzii frenetici degli insetti che, con un semplice gesto della mano, possiamo materializzare nel paesaggio stesso, sospingendoli dalla garza nera su cui sono proiettati, alla proiezione

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uring this period, with the winds of war blowing over the D Mediterranean (and beyond), fraught with ethnic hate, discord and racism, we need to recover what we have in common, what brings us together. To this purpose, Studio Azzurro organized a stimulating exhibition: “Mediterraneo”, produced by Hermès and open at Castel S. Elmo in Naples until last November. The show is a challenge to the general outlook, as it proposes “a sense of belonging that overcomes personal data”, says Paolo Rosa, “it is founded on the perception of a territory, on the ability to recognize certain tastes, perfumes and smells as though they were a part of us...a special light, appearing and fading.” For years, Studio Azzurro has been keeping up a challenge: elevating the potential of new technologies to a poetic level. This has marked the dawning of an interactive tale that envelopes spectators and takes them through Mediterranean areas; here they discover the beauty not only of the landscape (which has been celebrated for ages), but also of Mediterranean craftsmanship, with its repeated rituals and the ancient taste of tools and objects that survive the fierce laws of the market. Through the suggestive spaces and long hallways, alive with the sounds which are peculiar to the world of artisans, we find five installations corresponding to five ■A

destra, due immagini dell’installazione dedicata alla Grecia e, in basso, quella della Francia. ■ Right, two pictures of the installation devoted to Greece and, bottom, the one devoted to France.

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“Mediterranean” countries (Italy, France, Greece, Morocco and Libya). These works light up the screens, which are continuously transformed by our presence, our interaction, following the landscapes or only appearing with small tokens. With the dreamy charm of their images, the installations (Fabio Cirifino’s photography is remarkable) establish an essential, respectful dialog with the environment, in a setting that does not easily accept any outside input. After the first contemplative impact, we feel urged to take part in the whole, so as to access new images where the natural and the virtual come together. The Vesuvius rises in front of us with all its might, the ascent of smoke and vapor on vertical screens ... this upward motion seems to exalt the erect posture of man... it is projected until it touches prejudice and beliefs, superstitions and holiness.” The pressure of our steps make the image flicker, thanks to a vibrating sensor that perceives the tremor our feet produce; the sound makes the feather-light mirror vibrate. This mirror is where the images are projected, and gives us the illusion that we can actually change the image, if we move with a heavier step. The apparent calm of French Provence is disturbed only by the frenetic buzzing of insects; with a simple movement of our

hands we can have them materialize in the landscape, moving them from the black gauze on which they are projected to the screen in front of us; by doing this, we create digital alterations that follow their flight, “untiring cursores flying on different paths... pollinators that turn life on.” Particle rendering and compositing techniques have allowed for suggestive alterations of the images, which are suspended between painting and virtual reality. In front of the immobile, eternal beauty of the Greek sea, and in its loneliness and brightness, a small screen shows the arrival of an invading, saturated tourism; all we have to do is call it up, and human presence, with all of its exaggeration and vulgarity, invades the landscape in the background. “Tell me your foot’s name before stepping on me,” says the carpet, in the ancient Egyptians’ chamber of the dead “for... I am silent and sacred” We can enter and be transported by the silent secrecy of this sacredness, we can fly through its colors, the alleys and faces that give life to the Medina of Fes. “For this installation, we have used one of our recent inventions,” says Stefano Roveda, who is responsible for the interactive project. “This has allowed us to work on two different optical fields: infrared and normal projection, so that the former could read the spectators’ presence but be blind to

the actual projection. Especially designed software memorizes the trail left by people and uses it to dissolve the images. As the carpet is slowly deleted (and the video is ready to start), the audio descends from above and enters the images, circulating faster and faster around the speakers, creating a union between sight and sound.” “...If you follow the direction of the print, luxuriant in its chiaroscuros, you’ll find it, ever delightful, right near you, but it will be unrecognizable.” And it is our print that articulates the close-up, one (digital) zoom after the other, that gets closer and closer to Nalut, the silent, solemn sand cathedral. Finally, a series of black and white repertory images that is as long as a staircase... that leads nowhere. This shows us the sanguinary contadictions of our time, awakening our conscience, which can’t forget the painful experiences the Mediterranean itself has had to go through and is still witnessing.

■ L’area

del Marocco con il “tappeto” interattivo. ■ The Marocco area with its interactive “carpet”.

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Italia/Italy - Casalbeltrame Nuova Gipsoteca Con il concorso di progettazione l’ente intende acquisire un progetto, con livello di approfondimento pari a quello di un progetto preliminare, per la realizzazione di un edificio che dovrà ospitare una esposizione di gessi di diverse misure realizzati dai principali scultori italiani del ‘900. Il costo massimo dei lavori da progettare è stabilito in Euro 1.804.000,00/Preliminary project for the construction of a building for a new collection of plaster casts by major Italian sculptors of ‘900 in Casalbeltrame. Estimated cost Euro 1.804.000,00 Committente/Client: Comune di Casalbeltrame Giuria/Jury: Emanuela Scio, Pierluigi Benato, Raffaella Comolli, Amedeo Strada, Giorgio Giudice, Gianfranco Brera, Alberto Rigolone

Peter-Joseph-Lenné-Preis 2002. Tema A Progetto per la sistemazione del verde pubblico di fronte agli edifici dell’università di Berlino (Technischen Universität), lungo la 17. Juni Straße/Project for the landscaping of public green spaces in front of Berlin University (Technischen Universität), along 17. Juni Straße Committente/Client: Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Giuria/Jury: Beate Profé, Andrea Gerischer, Wolfgang Kunz, Florian Heilbronner, Julian Wékel

Vincitore/Winner: Gennaro Casillo, Gianfranco Chiappetta, Ivana Galli, Nicola Piacquadio

Italia/Italy San Giorgio del Sannio Progetto per la ristrutturazionericostruzione della Casa Comunale di piazza IV Novembre/Project for the restructuring of the city Hall in piazza IV Novembre. Committente/Client: Comune di San Giorgio del Sannio

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1° 1° Premio/1st Prize: Martin Stokman, Henrik Schultz Progetto segnalato/Signalled Project: Stefanie Rößler, Franziska Schoder Premio speciale/Special Prize: Martin Kohler, Klaus Tenhofen

Germania/Germany - Lipsia Peter-Joseph-Lenné-Preis 2002. Tema B Progetto per la sistemazione del verde pubblico in un quartiere residenziale di Lipsia/Project for the landscaping of one of Lipsia’s residential districts. Committente/Client: Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Giuria/Jury: Beate Profé, Andrea Gerischer, Wolfgang Kunz, Florian Heilbronner, Julian Wékel

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1° 1° Premio/1st Prize (ex-aequo): Ingo Deil, Deniz Dizici, Kristina Schönwälder, Jan Bunge (foto 1) Andrea-Louisa Schoeneich, Kai-Arno Grollmitz (foto 2)

Germania/Germany - Berlin

1° Classificato/1st Place: Gregotti Associati International s.r.l 2° Classificato/2nd Place: A.R. Architetti Riuniti Giuseppe Brusetti - Arona 3° Classificato/3rd Place: A.D.A. Studio Marco Arrigoni - Viareggio Menzioni/Honorable Mentions: - Raggruppamento temporaneo Temporary Team: Dario Castellino, Alessandro Mellano, Alberto Pascale, Marco Focke Testa - Studio Associato + Arch,, Fresa, Fuenmayor, Garbellini, Triario - Studio Associato DPd, Speranza Rosaria Delogu, Iacopo Pettini

COMPETITIONS

1° Premio/1st Prize: Riepl Riepl (Linz) Johannes Kaufmann (Dornbirn) 2° Premio/2nd Prize: Josef Fink (Bregenz) Markus Thurnher 3° Premio/3rd Prize: Noldin - Noldin Architekten (Innsbruck) Progetti menzionati/Honorable Mentions: Bernhard Marte Elmar Nägele (Dornbirn) Ernst Waibel Christian Matt

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Austria - Dornbirn Ampliamento Casa di Riposo Progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento della casa di riposo per anziani situata sulla Höchsterstraße a Dornbirn. Il programma prevede la realizzazione di sei padiglioni con complessivi 100 posti letto per la cura e l’assistenza degli anziani. Costo di costruzione previsto: 7.000.000 Euro/Project for the restucturing and extension of a rest home on the Höchsterstraße in Dornbirn. The brief foresees the construction of 6 pavillons for a total of 100 beds, estimated building cost: 7.000.000 Euro. Committente/Client: Stadt Dornbirn Giuria/Jury: Roland Gnaiger, Helmut Dietrich, Kurt Huber, Markus Aberer, Günter Schwarz, Theo Kremmel, Helmut Wehinger, Elisabeth Fink

Italia/Italy - Merano Centro Civico Polifunzionale Progetto per la realizzazione di un nuovo Centro civico polifunzionale a Merano, in località Untermais. Il programma prevede la costruzione di 4.600 mq di superficie utile, di cui 2 780 mq destinati alla sede della locale protezione civile, 1 280 mq per il centro di primo soccorso alpino e 540 mq per una cappella o luogo di culto/Project for the construction of a muntifunctions civic center in Untermais, Merano. The brief calls for the construction of 4,600 sq.m, with 2,780 sq.m destined to the offices of the civil protection, 1,280 sq.m as emergency room and 540 sq.m for a worship hall. Committente/Client: Stadtgemeinde Meran - Comune di Merano Giuria/Jury: Anton Gögele, Christian Lun, Markus Hölzl, Ewald Marsoner, Aichner Thomas, Josef March, Stefan Götsch, Hans Wolfgang Piller, Hansjörg Letzner, Christoph Oberhollenzer, Federico Pasquali, Wolfgang Ritsch, Boris Podrecca, Marco Dallbosco, Lenz Bauer, Thomas Plattner, Karl Freund, Fiegl Hermann, Giorgio Delladio, Werner Seidl, Claudio Sartori, Christoph Gögele, Andreas Cukrovicz, Ernst Beneder

1° Premio/1st Prize: gildehaus.reich architekten (Weimar) 2° Premio/2nd Prize (ex-aequo): Feld 72: Peter Zoderer, Sandra MorelloZoderer (Wien) Christoph Bijok (München) 4° Premio/4th Prize: Reinhard Bauer (München) 5° Premio/5th Prize: Peter Alt (Saarbrücken) Progetti menzionati/Honorable Mentions: Architer (Mestre/Venezia) Finckh Architekten (Stuttgart) Zymara und Loitzenbauer architektur (Hannover) Neugebauer - Roesch (Stuttgart)

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Russia - Mosca

1° Premio/1st Prize: Nagavitsyn Anton/Khazanov Mikhail/ Kancheli Nodar (Russia) 2° Premio/2nd Prize: Michael Walma /Daniel Mintz / Leonardo Kelijman (Israele) 3° Premio/3rd Prize: Plotkin Vladimir/Gussarev Serguei/ Uspensky Serguei/Pasternak Alissa/ Maliarchuk Tamara (Russia) 4° Premio/4th Prize: Wonderland. Productions (Francia) 5° Premio/5th Prize: Alsop Architects (UK)

Moscow City Progetto per un complesso di uffici amministrativi per il Governo di Mosca e la Duma Municipale nell’area dell’International Moscow Business Centre/Design scheme of a complex of administration buildings for Moscow Government and Moscow Municipal Duma (municipal council) in the International Moscow Business Centre. www.dom6.ru/mcity/default_eng.htm

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Svizzera/Switzerland - Zurich

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D

B

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Scuola di Rebhügel Progetto per la realizzazione di un nuovo edificio ad ampliamento della scuola di Rebhügel in Zürich-Wiedikon. Il programma prevede la costruzione di un immobile di tre piani con 6 classi, uffici amministrativi e servizi/Project for the realization of a new building as an extension of the Rebhügel school in Zürich-Wiedikon. The brief asks for the construction of a 3-storey building with 6 classrooms, offices and services. Committente/Client: Amt für Hochbauten der Stadt Zürich

1° Premio/1st prize: Markus Bühler, Peter Buschor 2° Premio/2nd Prize: Baumberger Stegmeier; Consulente/Consultant: Aerni + Aerni 3° Premio/3rd Prize: Andrea Casiraghi, Manfred Spoerri, Barbara Thomen 4° Premio/4th Prize: Raphael Forny 5° Premio/5th Prize: W2 Wiesmann Wild Architekten, Jürg Stäuble Architekten; Coll.: Igor Di Zio, Marc Bühler 1°

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Svizzera/Switzerland - Olten

C

C

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F

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COMPETITIONS

Vincitori/Winners ex-aequo: A. Marco Casamenti, Roberto Silvestri (coll.: Lucilla Balestrero, Eleonora Burlando, Nicolò Colliva, Benedetta Lamberti, Riccardo Miselli) B. Michele Crò (coll.: Claudio Cicciotti, Alessandro Dè Cinque, Kristian Sullvan, Takumi Sikawa) C. Mario Macchiorlatti Dalmas D. Stefano Moroni, Alessandro Brolo E. Luca Ribichini, Monica Testi, Francesco Paolo Arina F. Marcello Adrian Mario Rossi (coll.: Maria Gabriela Rovere, Blinda Mazzer) G. Marco Maretto H. Gianluca Andreoletti, Filippo della Cananena, Maximiliano Pintore, Stefano Tonucci I. Cherubino Gambardella, Lorenzo Capobianco, Simona Ottieni, Marco Zagara L. Gianluca Ficorilli

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Roma Rione Rinascimento Concorso internazionale di idee progetti per la realizzazione del complesso residenziale per 2.000 famiglie al Parco Talenti, affacciato su 39 ettari di parco vincolato a verde pubblico/International ideas competition for the realization of a residential complex hosting 2,000 families at Parco Talenti, in front of a 39 hectares of public park. Committente/Client: Gruppo Mezzaroma Case Giuria/Jury: Paolo Portoghesi, Giuseppe Anichi, Bernardino Cinardi, Siro Cinti, Maurizio Marcelloni, Mario Pisani, Carla Santilli, Pier Giorgio Stefani

F

Sistemazione dell’area industriale dismessa “Olten Sud Ovest” Progetto per la sistemazione dell’area industriale dismessa “Olten SüdWest”. Il programma prevede la realizzazione di un insediamento residenziale e di un parco pubblico. L’area di progetto ha un’estenzione pari a 275.000 mq/Project for the recovery of the dismissed industrial area “Olten Sud Ovest”. The brief calls for the construction of a residential district and a public park, project area: 275,000 sq.m Committente/Client: AG Hunziker & Cie Bau- und Justizdepartement des Kantons Solothurn - Stadt Olten Giuria/Jury: P. Feddersen, E. Hubeli, R. Lüscher Gmür R. Müller-Hotz, Prof. W. Schett, F. Schumacher F. Bühlmann, Prof. C. Hidber, St. Rotzler, P. Prina

1° Premio/1st Prize: process yellow (Berlin), Büro Z (Zürich) 2° Premio/2nd Prize: werk 1 Architekten (Olten), planundwerk (Langenthal) 3° Premio/3rd Prize: G.A.S. Architekten (Basel) 4° Premio/4th Prize: von Ballmoos Krucker (Zürich) 5° Premio/5th Prize: Atelier 5 (Bern), Buchofer Barbe AG (Zürich) 6° Premio/6th Prize: Anne-Marie Fischer - Reto Visini (Zürich) 7° Premio/7th Prize: ASTOC architects & planners (Köln), Peter Berner, Kees Christiaanse, Oliver Hall, Markus Neppl, Heniz Schöttli 8° Premio/8th Prize: Urs Primas (Amsterdam), EM2N Architekten (Zürich) 9° Premio/9th Prize: Fawad Kazi, Michael Flury (Zürich) 10° Premio/10th Prize: Jutta Rump (Roetgen)

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l’Arca2 Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

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Una porta per Venezia Gehry on the Lagoon

Per la pace In Washington DC

Progetto: Gehry and Partners

Progetto: Moshe Safdie and Associates

Da qualche tempo interessata da significativi processi di trasformazione, Venezia ha in programma un importante intervento, il Venice Gateway, da realizzare su progetto di Gehry Partners. Recentemente realizzato il nuovo aeroporto Marco Polo, è in corso l’iter burocratico-progettuale per la costruzione del terminal aeroportuale, che costituisce una vera e propria “porta d’acqua” verso la città. Il complesso prevede negozi, punti di ristoro, un albergo di 350 stanze, spazi per uffici, un centro congressi e alcune zone destinate a esposizioni e mostre. L’area di progetto si trova ai limiti della laguna ed è collegata alla nuova aerostazione e al nuovo parcheggio con un passaggio pedonale assistito coperto. L’ingresso all’hotel si affaccia su una grande piazza. Il complesso alberghiero è sopraelevato rispetto al livello dello specchio lagunare, formando così una darsena interna che collega il centro espositivo e congressuale con la laguna. La struttura che copre la darsena e interamente in legno, ispirazione tratta dall’Arsenale, ed è rivestita di metallo per richiamare la tecnologia aeronautica. Il complesso è inoltre predisposto per una serie di potenziali collegamenti con le future realizzazioni a breve e lungo termine, come, per esempio, l’ampliamento della stazione ferroviaria e la costruzione della metropolitana. C.P. Venice, which has been developing along interesting lines for some time now, is planning an important new project called the Venice Gateway designed by Gehry Partners. The complex will be composed of shops, refreshment facilities, a 350-room hotel, offices, a conference centre, and some areas devoted to displays and exhibitions.The project area is on the edge of the lagoon and is connected to the new airport and new car park by a covered pedestrian path. The hotel entrance faces onto a large plaza. The hotel facility is raised above the lagoon's water level to form a sort of internal dock connecting the exhibition and conference centre to the lagoon. The structure covering the lagoon is made entirely of wood and is inspired by the Venice Arsenal. It is also clad with metal to evoke aeronautical technology. The complex is carefully furbished to cater for a number of potential links, such as, for instance, the extension to the railway station or construction of an underground line.

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Modelli del Venice Gateway, porgettato da Gehry and Partners come nuova porta di ingresso alla città di Venezia.

Model views of the Venice Gateway, designed by Gehry and Partners as new entrance to the city.

Lo scorso novembre la Commissione USA per le Belle Arti ha approvato il progetto per la realizzazione della nuova sede del United States Institute of Peace. L’edificio, progettato da Moshe Safdie and Associates (www.msafdie.com), con la collaborazione di Leo A.Daly (www.leodaly.com), sarà realizzato a Washington DC in un lotto di terreno, ceduto a costo zero dal Governo Federale, all’incrocio tra la 23rd Street e Constitution Avenue, davanti al Lincoln Memorial e al National Mall. Un luogo denso di memorie pacifiste, che ha visto, e continua a vedere, grandi manifestazioni popolari contro le guerre. L’Istituto per la Pace (www.usip.org) ospiterà, in circa 10.000 metri quadrati, un centro congressi, aule e laboratori per l’istruzione e l’addestramento sui temi della pace, gli uffici dello staff, una biblioteca, un museo, un centro

Viste del modello del United States Institute of Peace, situato davanti al Lincoln Memorial e al National Mall di Washington.

interattivo di educazione permanente aperto al pubblico, dedicato ai temi della risoluzione dei conflitti internazionali e delle procedure e strategie per la pace. L’edificio di cinque piani è organizzato attorno a due grandi atrii pubblici, uno affacciato sul fiume Potomac e uno che guarda verso il Lincoln Memorial. Questi due atri sono protetti da una serie di coperture con struttura in acciaio e rivestimento in vetro satinato, formati da segmenti sferici e toroidali che appaiono come grandi ali, bianche di giorno e luminescenti di notte, che renderanno l’edificio una nuova icona nel paesaggio urbano di Washington DC. L’operazione è frutto di una cooperazione tra capitali federali e capitali privati e la sua costruzione inizierà non appena verrà completato il reperimento dei fondi necessari attraverso donazioni private.

Last November the USA Commission for Fine Arts has approved the project for the new home of the United States Institute of Peace. The building, designed by Moshe Safdie and Associates (www.msafdie.com) in conjunction with Leo A.Daly (www.leodaly.com), will be constructed in Washington DC on a plot of land (handed over free of charge by the Federal Government) at the crossroads between 23rd Street and Constitution Avenue, in front of the Lincoln Memorial and National Mall. A place full of pacifist memories involving, in both the past and present, massive people’s demonstrations against wars. The approximately 10,000 square metre Institute of Peace (www.usip.org) will hold a conference hall, teaching rooms and workshops for holding teaching and training courses on peace issues, staff offices, a

Model views of the US Institute of Peace, in front of the Lincoln Memorial and the National Mall in Washington.

library, museum, and an interactive education centre permanently open to the public and devoted to issues related to solving international conflicts and devising peace strategies and procedures. The five-storey building is organised around two large public lobbies, one facing the River Potomac and one looking over towards the Lincoln Memorial. These two lobbies are protected by a set of steelframed roofs clad with glazed glass and made of spherical and toroidal segments that look like huge wings, white during the day and luminous at night, turning the building into a new icon on Washington DC’s skyline. The operation is the result of co-operation between federal and private funding, and construction work will begin as soon as enough money has been collected from private donations.

A sinistra, planimetria generale e piante del primo e secondo livello. Sopra, rendering dell’edificio. Left, site plan and plans of first and second level. Above, renderings of the building.

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l’Arca2

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Gioco di equilibri Balancing it out

GKD si espande New Plant in the USA

Progetto: Pierre Riboulet

Progetto: Dominique Perrault

Trasparenza, semplicità ed equilibrio sono le coordinate su cui si muove il nuovo edificio della Scuola Superiore delle Belle Arti di Montpellier, opera recente di Pierre Riboulet, architetto di radice razionalista autore di importanti edifici scolastici, tra cui la Facoltà di Scienze Economiche dell’Università Paris 12 a Créteil o la Scuola di Musica e di Danza di Evry. A Montepellier, Riboulet risolve l’inserimento di un nuovo edificio in un quartiere connotato storicamente con una volumetria lineare e proporzionata nell’alternanza tra facciate cieche e aperture. Circa 1.500 metri quadrati organizzati su tre livelli che accolgono al piano terreno, una ampio atrio d’ingresso, una sala espositiva e di lavoro in facciata; al primo piano un laboratorio, gli uffici della direzione e dell’amministrazione e l’accesso a una passerella che collega con l’edificio della scuola esistente; al secondo piano due

laboratori. L’assenza di elementi decorativi è manifesta e l’articolazione compositiva dell’insieme è giocata sulla trasparenza del piano terreno e le masse minerali in cemento dei piani superiori, come sull’aggetto dei laboratori e la lunga loggia degli uffici. Il prospetto sulla piazza, disegna un affaccio che varca i confini tra classicismo e modernità per

connotare un’architettura contemporanea e facilmente leggibile la cui unitarietà consente di qualificare la nuova immagine di un quartiere in divenire. Transparency, simplicity and balance are the guidelines underpinning the new building of the Fine Arts High School in Montpellier, a recently designed project by Pierre Riboulet, a

Pianta del primo piano e, sopra, viste del Scuola Superiore delle Belle Arti a Montpellier. Plan of the first floor and, above, views of the Fine Arts High School, Montpellier.

Nuovo complesso scolastico nel vicentino Progetto: Remo Di Carlo

Il concorso “Costruzione edificio nuovo complesso scolastico polivalente” bandito dal Comune di Altavilla Vicentina prevedeva la costruzione di: una scuola materna; una scuola elementare; mensa per 250 alunni; una palestra e un auditorium per 200 persone. La proposta si articola in una forma triangolare “aperta”, che permette di comporre la ripartizione in tre ambiti funzionali (materna-elementarestrutture collettive) con l’unicità della struttura. La scuola materna e la scuola elementare si rivolgono, sia all’esterno ai rispettivi spazi aperti sia all’interno dell’ampia corte lastricata su cui si affacciano anche l’auditorium, la palestra e la mensa. Una struttura articolata in cui la semplicità della composizione linea curva-linea retta e la naturalezza dei materiali scelti (mattoni, rame, ceramica, legno,

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Rendering, sezioni e piante del nuovo complesso scolastico polivalente progettato per Altavilla Vicentina. Renderings, sections and plans of the new school complex in Altavilla Vicentina.

vetro) dovrebbe risultare di piacevole utilizzo da parte degli alunni. L’ampia corte centrale triangolare, lastricata, accoglierà le attività ludiche, sportive e teatrali all’aperto; essa ha una forma di leggera cavea ottenuta scendendo alcuni scalini dai tre lati verso il punto centrale per consentire una naturale seduta agli spettatori.

Sia dalla corte sia dai corridoi della scuola materna ed elementare si accede, riparati da una larga pensilina in vetro e metallo, alla mensa, al teatro e alla palestra: la struttura rettangolare che li ospita è trattata come un unico volume in cui pareti e copertura sono rivestiti dello stesso materiale, il rame.

rationalist-style architect who has designed a number of school buildings, including the Faculty of Economic Sciences at the Paris 12 University in Créteil and the Music and Dance School in Evry. Riboulet has incorporated this new building in a highly characteristic old neighbourhood of Montpellier by designing a carefully proportioned, linear structure featuring an alternating combination of blank and open facades. The approximately 1,500 square metres of space are organised over three levels with a spacious entrance hall on the ground floor, an exhibition and work room built into the facade, a workshop, executive/administration offices and a corridor connected to the old school building on the first floor, and two more workshops on the second floor. The absence of ornamentation is evident and the overall layout plays on transparency on the ground floor and concrete masses on the upper floors, as well as the workshop overhang and long loggia of offices. The elevation overlooking the square traces a front that crosses the boundaries of classicism and modernity to create a modern-day work of architecture that is easy to interpret and whose unity spins a new image for this evolving neighbourhood.

La GKD-Gebr.Kufferath AG di Düren (Germania) si è affermata negli ultimi decenni come produttore di una particolare rete in maglia di acciaio per la realizzazione di molteplici elementi architettonici. L’espansione dell’azienda ha fatto sì che ormai oltre il 50% del fatturato sia realizzato negli Stati Uniti e per questo motivo si è decisa la costruzione di un impianto di produzione e progettazione a Cambridge nel Maryland. L’area prescelta è all’interno del Chesapeake Industrial Park, dove, su progetto di Dominique Perrault sorgerà il nuovo impianto in un edificio di 4.000 metri quadrati ampliabile in futuro fino a essere grande il doppio. L’edificio, che verrà inaugurato nel 2004, ospiterà i dipartimenti di Filtraggio e Separazione, la Catena di montaggio e i laboratori di Architettura e Design e darà inizialmente impiego a 80 persone. Segno distintivo della costruzione è una facciata lunga 50 metri

Concetto DADA Progetto: IaN+

New-economy, cyber-spazio, reti sono aspetti della contemporaneità che impongono un ripensamento dello spazio, del sistema di relazioni che in esso si generano come dei ruoli e delle funzioni dei diversi soggetti coinvolti. Ed è proprio su questa idea che lo studio IaN+, formato dai giovani progettisti Carmelo Baglivo e Luca Garofalo con Laura Negrini e Stefania Manna, ha lavorato in occasione del progetto per la nuova sede di una compagnia di new.economy a Firenze. La ricerca sviluppata dallo studio romano si fonda su un nuovo concetto di spazio sociale, uno spazio aperto che privilegia la possibilità di comunicare in modo immediato. “Il nostro spazio, spiegano i progettisti, è costruito attorno a oggetti semplici, la scommessa è quella di favorire un cambio di mentalità nell’utente che diventa lui stesso progettista, suggerendo usi e trasformazioni”. Viene quindi elaborato un nuovo spazio lavoro, DADA, coniato sui concetti di trasformabilità, permeabilità e reversibilità. Trasformabilità è la possibilità di modificarsi per assumere forme anche completamente diverse; permeabilità, in sostituzione di trasparenza, per consentire diversi gradi di contatto e di movimento tra utenti e attività; reversibilità, anziché flessibilità, per essere continuamente modificabile e suscettibile di inversione. Su questo percorso di ricerca si inserisce il progetto

realizzata proprio con la rete metallica prodotta da GKD. Tale facciata si pone come carta di identità e “promozione non verbale” delle potenzialità di questo innovativo e duttile materiale, utilizzato con perizia da Perrault anche per gli interni in diverse versioni e funzioni. Soffitti, pavimenti, frangisole, partizioni sono infatti progettati con questo materiale che modifica il proprio aspetto a seconda della luce, del tipo di lavorazione, dell’angolo visivo con effetti prismatici e gradazioni di trasparenza e opacità sempre mutevoli. GKD-Gebr.Kufferath AG from Düren (Germany) has gained a reputation over the last few decades as the manufacturer of a steel mesh web for constructing all kinds of architectural features. Business expansion means that over 50% of the firm’s turnover comes from the United States, which is why it has been decided to build a manufacturing and design plant in Cambridge, Maryland. The chosen area is Sotto, viste del modello e, a destra, sezioni e pianta del piano terra degli uffici DADA a Firenze.

per i nuovi uffici della società: un open space in cui le diverse zone di lavoro sono separate da elementi tridimensionali che oltre a dividere uniscono influenzando le aree adiacenti. Di dimensioni diverse, ospitano attività di relax, riunioni, lavoro privato, scambio di

Modello del nuovo stabilimento GKD a Cambridge nel Maryland. Model of the new GKD factory in Cambridge, Maryland.

inside Chesapeake Industrial Park, where a new plant designed by Dominique Perrault will be located in a 4,000 square metre building that can be doubled in size in future, if need be. The building, planned to be opened in 2004, will hold the Filtering and Separation departments, the assembly chain and Architecture and Design workshops. I will initially employ 80 staff. The building’s most distinctive feature is a 50 metre long facade made of the same metal web

manufactured by GKD. The facade will be a sort of business card and “non-verbal promotion” of the potential of this innovative and flexible material that Perrault has cleverly used in various versions and for various purposes on the inside. Ceilings, floors, shutters and partitions are designed out of this material, whose appearance alters with the light, type of manufacturing process and angle of vision, creating constantly changing prismatic effects and degrees of transparency and opacity.

Below, model views and, right, sections and plan of the round floor of DADA offices in Florence.

informazioni. L’open space si dilata verticalmente attraverso fori circolari, di dimensioni variabili, che mettono in comunicazione i due principali livelli dell’area di lavoro, creando zone a doppia altezza. Lo spazio di lavoro viene inoltre posto in contatto con la

zona direzionale da un spina di servizi in cui sono riuniti attività ludiche, palestra, bar, ristorante. L’edificio si proietta poi verso l’esterno ricostruendo un paesaggio artificiale articolato in un sistema di terrazze per eventi speciali all’aperto. Elena Cardani

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l’Arca2

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Il centro storico rivisitato

Informale e tecnologica Stylepark Lounge

Progetto: Luca Donner, Francesca Sarcinelli

Progetto: J.Mayer H.

Il concorso di cui questo progetto è risultato vincitore, aveva come obiettivo la proposta di idee per la riqualificazione architettonicoambientale del centro storico di Sant’Elena (Comune di Silea, Treviso). Nel progetto è stata seguita la strategia della definizione di una polarità per interconnessione tra le parti, attraverso l’inserimento di uno spazio collettivo come la piazza, capace di indirizzare verso un’aggregazione sociale diffusa. La genesi del progetto trae il suo fondamento dall’individuazione di una maglia a “fasce”, sulla quale sono state progressivamente sovrapposte una serie di matrici identificative del progetto, quali: il landscape-building, la pensilina “contenitore”, la piazza “estesa”, i percorsi pedonali su vari livelli, il piccolo pontile, il verde, la passerella ciclo-pedonale e le

attrezzature per la fruizione dell’isola. La definizione formale dell’edificio con la pensilina, si affianca idealmente alla triangolazione ideale tra la Chiesa, Villa Contarini e l’isola, delimitando solo nella terza dimensione uno spazio che appare sia internamente, che esternamente con fronti permeabili visivamente, caratterizzati da una forte trasparenza e tali da permettere un collegamento visivo diretto tra l’ansa del Sile e la campagna circostante. Il vuoto è inteso e percepito come elemento unificante, capace di eliminare l’attuale chiusura tra i due ambiti. La piazza si delinea come “piazza estesa”, luogo di percezione sensoriale, tanto da estendersi verso Villa Contarini e la chiesa parrocchiale, divenendo luogo di conversazione, di sosta e di

passeggio, grazie a salti di quota, rampe di collegamento e un arredo urbano integrato. In questo sistema di percorsi pedonali, rientra anche il pontile per l’attracco di piccole imbarcazioni pensato nell’ansa del fiume, una cavea naturale, rivestita di un fitto manto d’erba e di alberature esistenti all’ombra delle quali si snodano rampe e scalette di legno che si connettono alla piazza e al percorso lungo il fiume.

Sotto, rendering e viste del modello; a sinistra, sezioni e planimetria generale della proposta per la riqualificazione del centro storico del Comune di Sant’Elena (Treviso).

Below, renderings and model views; left, sections and site plan for the requalification project of the historic city centre of Sant’Elena (Treviso).

La sala interattiva per riunioni Stylepark Lunge (www.stylepark.com), progettata dall’architetto berlinese J.Mayer H. (www.jmayerh.de) ha recentemente ricevuto due premi internazionali: l’A+R Award 2002 e il Contractworld Award 2003. Installata inizialmente negli spazi che ospitavano il 21° Congresso Mondiale dell’UIA a Berlino, nel luglio scorso, questa lounge è costituita da una superficie continua che dal

pavimento in linoleum si innalza con forme ondulate che vanno a formare sedute, elementi divisori, stand integrati con sistemi di comunicazione e dotazioni informatiche, pannelli con testi e grafiche, video. Questo sistema di arredo è completamene modulare e quindi facilmente smontabile, trasportabile da un luogo all’altro e montabile in diverse configurazioni a seconda delle esigenze. Tutti gli elementi del sistema vanno a formare un paesaggio informale e rilassante, ma dotato di tutti i servizi multimediali offerti dalla tecnologia contemporanea, integrando così estetica e design alle funzioni tecnologicamente più avanzate richieste oggigiorno dal contract congressuale. The Stylepark Lounge (www.stylepark.com) interactive meeting room, designed by the

architect from Berlin, J.Mayer H. (www.jmayerh.de), was recently awarded two international prizes: the 2002 A+R Award 2002 and the 2003 Contractworld Award. Initially installed in the spaces hosting the 21st UIA World Congress held in Berlin last July, the lounge has a curtain surface rising up in undulating forms from the linoleum floor to create chairs, partitions, stands furbished with communication systems and computer devices, panels with graphics and texts,

Prospettive e schizzi preliminari della sistemazione di Piazza della Fontana Gande a Rionero in Vulture.

Una nuova piazza per Rionero in Volture Progetto: Adelaide Altina, Riccardo Lopes, Maria Irena Paolino

Da fontana dimenticata a nuova piazza per la città. La Fontana Grande era stata realizzata nei primi anni del Novecento come infrastruttura pubblica. Negli anni Sessanta, caduta in disuso, fu occultata all’interno di un grande mercato coperto. Con l’intervento di recupero

recentemente attuato, la fontana è divenuta fulcro di una nuova piazza che funziona come scena e luogo per concerti, spettacolo e incontri. Il pubblico segue le molteplici manifestazioni con varie possibilità di visione, dal basso o dall’alto, dalla cavea o affacciato alle diverse scalinate e balconate. Il progetto per la piazza della Fontana Grande è stato sviluppato tenendo conto del contesto, sia dal punto di vista storico delle forme e dei materiali sia dal punto di vista del dialogo con gli abitanti. L’intervento ha modificato l’area senza però annullarne l’identità

and video monitors. This is a fully modular furnishing system that is easy to dismantle, can be moved from one place to another and assembled in different configurations according to needs. All the system features combine to form a relaxing, informal setting furbished with all the latest multimedia services offered by modern technology. Aesthetics and design are integrated in the kind of cutting-edge technology now requested at conferences. Perspective views and preliminary sketches for the refurbishment of Piazza della Fontana Grande in Rionero in Vulture.

generale e volendo riorganizzare l’esistente affermando comunque l’attualità della nuova immagine architettonica. Demolito il corpo estraneo del capannone, sono stati realizzati interventi minimi ma mirati al fine di orientare il passo e lo sguardo. Gli elementi del repertorio formale tipico dell’artigianalità del luogo sono stati utilizzati coniugati a forme, tecnologie e

materiali contemporanei, cercando di preservarne naturalezza ed evitando forzature. Tipiche e usuali per le zone del sud Italia sono le pavimentazioni stradali in nero basolato, composto da grandi lastre di pietra vulcanica. E tipiche sono anche le rampe di pietra bianca calcarea. Sempre ispirate al luogo sono le spesse murature di blocchi variegati posti ad opus incertum.

prima vista e risvegliò la mia antica passione per l’architettura, l’urbanistica e il paesaggio. Nel luglio del 2001 decisi di acquistare il complesso vacanze con l’obiettivo di far rinascere il Villaggio di Corte di Cadore.

Nel suo nuovo assetto, il Villaggio sarà un luogo dinamico in cui le attività turistiche saranno affiancate da eventi culturali e da un intenso programma di formazione e di ricerca tecnologica”.

Errata corrige

Nella pubblicazione del Villaggio di Corte di Cadore (BL), (l’Arca 177, gennaio 2003) è stato sbagliato il cognome (Cualbo invece di Cualbu) dell’ingegner Gualtiero Cualbu. Ce ne scusiamo con l’interessato e

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ripubblichiamo il suo intervento. Ingegner Gualtiero Cualbu, imprenditore: “Il mio primo incontro con il Villaggio di Corte di Cadore avvenne quando vi andai in vacanza nel 1994. Fu amore a

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News

News

Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.

Un fenomeno contemporaneo In Paris Sociale e rivelatrice, l’esposizione in corso fino al 31 marzo alla Fondation Cartier di Parigi. Concepita dal filosofo e urbanista Paul Virilio, discusso e acuto osservatore della società contemporanea, “Ce qui arrive” è un percorso attraverso opere di artisti, architetti, scultori o cineasti da cui emerge l’importanza, e l’urgenza, di fare luce su un aspetto proprio della nostra realtà: la casualità. Questo fenomeno, che fa parte della storia moderna è per Virilio una invenzione indiretta della scienza e della tecnologia, è una conseguenza del fenomeno di accelerazione che contraddistingue la civiltà contemporanea rispetto a quelle che la hanno preceduta. Virilio, che al contrario di quello che molti pensano non è un radicale oppositore delle tecnologie ma della cecità e dell’ottusità che le circonda, traccia in quest’esposizione un’analisi, dall’inizio degli anni Ottanta, della casualità come conseguenza inevitabile dell’invenzione. Tutti gli incidenti dal più banale al più tragico, dalle catastrofi naturali ai sinistri industriali e scientifici, ma anche l’imprevisto positivo, il colpo di fortuna, sono un segno della nostra realtà. La mostra attraverso il suo messaggio è un inconsueto progetto di modernità che mette in luce il problema dell’inatteso, della sorpresa ma anche della disattenzione. Al piano terreno lo spazio della sospensione, “la caduta”, con una installazione

A fianco, sopra/right, above, Jem Cohen, Little Flags, film super8, 2000; sotto/below, Cai GuoQiang, Tonight So Lovely, video, 2001 /2002. A destra dal basso /far right from bottom: Peter Hutton,

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di Lebeus Woods e una scultura di Nancy Rubins, disegna una sospensione geografica; al piano interrato, lo spazio della casualità, dell’inatteso, con video e film d’artista, da Artavazd Pelechian a Andrei Ujica, da Jonas Mekas a Jem Cohen, che documentano catastrofi e incidenti artificiali della modernità. Si delinea l’importanza di una presa di coscienza, di una nuova intelligenza dell’accidentalità per far fronte ai rischi che accompagnano il progresso della conoscenza. Elena Cardani The exhibition running at the Fondation Cartier in Paris through to 31st March is enlightening and sociallyoriented. Devised by the philosopher and town-planner Paul Virilio, a contested but highly acute observer of modern-day society. “Ce qui arrive” is a trip through the works of artists, architects, sculptors or film makers focusing on the importance and urgency of casting light on a certain aspect of reality: randomness. This phenomenon characterising modern history is, according to Virilio, an indirect invention of science and technology, a consequence of the acceleration characterising contemporary life compared to previous civilisations. Virilio, who is not (as many people think) a radical opponent of technology but rather of the blindness and obtuseness surrounding it, uses

Modernità riflessiva

this exhibition to trace an analysis starting in the 1980s of randomness as an inevitable consequence of invention. All accidents, from the blandest to the most tragic, from natural disasters to industrial/scientific catastrophes and even unexpected good fortune, strokes of luck, are a sign of the world in which we live. The exhibition’s message is an unusual project of modernity highlighting the problem of the unexpected or surprise happening and also of lack of attention. The ground floor is a space of suspension or “free fall” featuring Lebeus Woos’s installation and a sculpture by Nancy Rubins depicting geographic suspension; the basement is the space of randomness and the unexpected with artistic film and video clips by Artavazd Pelechian, Andrei Ujica, Jonas Mekas and Jem Cohen, documenting the manmade accidents and disasters of modernity. What emerges is the need for a fresh awareness and knowledge of randomness in order to face the dangers associated with scientific progress.

Con il titolo “Nuova Architettura tedesca. Per una modernità riflessiva”è in corso, fino al 14 marzo alla Triennale di Milano, proveniente da Berlino, l’ultima mostra compresa nell’ambito della Ventesima Esposizione Internazionale “La memoria e il futuro”. Programmata dalla Camera degli Architetti di Amburgo, la rassegna evidenzia la produzione architettonica degli anni Novanta in Germania, negli aspetti considerati più rappresentativi secondo la valutazione di due giurie (una tedesca e una internazionale), attraverso una selezione di 25 opere progettate da architetti tedeschi. La manifestazione, curata da Ulrich Schwarz, intende stimolare un confronto tra le tradizioni dell’architettura locale e gli sviluppi attuali, ponendo in risalto il contesto formativo di questi architetti e le correnti

Tesori del Tibet

architettoniche più importanti in Germania dal secondo dopo guerra. Il concetto portante della rassegna, vuole indicare come la nuova architettura tedesca sia libera da schemi formali o programmatici e priva di appartenenze a una scuola , a tendenze o a una precisa linea di tradizione. Viene rimarcato come ciò che concorre progettualmente alla realizzazione di un’opera architettonica perde ora l’arroganza provocatoria, per diventare consapevolmente un sistema riflessivo in un contesto di autocritica sulla modernità. A completamento della mostra è presente anche il progetto vincitore del concorso per la nuova Biblioteca Europea di Milano di Bolles and Wilson i quali, a conclusione di un ciclo di conferenze pubbliche tenuto da vari autori e critici tedeschi, illustreranno dettagliatamente il progetto.

In occasione dell’Iternational Asian Art Fair di New York, dal 25 marzo al 5 aprile è possibile visitare alla Galleria Carlton Rochell, nel Fuller Building al 41 East 57th Street, la mostra/asta “Faces of Tibet: The Wesley and Carolyn Halpert Collection”. Gli Halpert iniziarono a collezionare sculture e dipinti tibetani nel 1968, inizialmente acquistando le varie opere dal mercato europeo e

La collezione del Vitra Seating on Design History Il Vitra Design Museum di Berlino presenta fino al 22 giugno la sua vasta collezione di sedute di design industriale. Quasi 300 pezzi vengono esposti in un percorso cronologico dal 1800 a oggi con l’integrazione di filmati, fotografie, brochure, disegni e commenti critici nella mostra “Take a Seat!”. Due secoli di storia del design delle sedute che raccontano le evoluzioni tecnologiche, di gusto, di materiali da Thonet all’Art Nouveau, da De Stijl a Le Corbusier, dagli Eames a Gio Ponti, Marcel Breuer, Jean Prouvé, fino ai contemporanei come Starck o Ron Arad. Alla caffetteria del museo è possibile sedersi su riproduzioni delle più famose sedute in mostra. Oltre al catalogo è disponibile un CD-Rom con le illustrazioni e le schede critiche di “100 Capolavori dalla Collezione del Vitra design Museum”.

The Vitra Design Museum in Berlin is showing its vast collection of industrial design chairs through to 22nd June. Almost 300 designs are on display covering the period from 1800 to the present day and backed up by film clips, photographs, brochures, drawings and critical comments in an exhibition entitled "Take a Seat!". Two hundred years in the history of design describing developments in technology, taste and materials from Thonet to Art Nouveau, from De Stijl to Le Corbusier, and from the Eames brothers to Gio Ponti, Marcel Breuer, Jean Prouvé and contemporary designers like Starck or Ron Arad. In the museum cafeteria you can sit on reproductions of the most chairs on display at the exhibition. As well as a catalogue, there is also a CD-Rom showing illustrations and critical descriptions of "100 Masterpieces from the Vitra Design Museum Collection".

successivamente direttamente in Tibet. La loro collezione è oggi una delle più importanti del settore e, considerando l’opera di distruzione della tradizione tibetana portata avanti dal dalla Rivoluzione Culturale Cinese a partire dall’invasione del Tibet nel 1959, essa rappresenta una testimonianza di immenso valore (ha ottenuto anche il riconoscimento di Sua Santità il Dalai Lama) di un’arte che va perdendosi drammaticamente. Tra i pezzi più particolari in esposizione piccole sculture in bronzo e thanka (i dipinti sacri su rotoli di tela) risalenti al XII, XV e XVI secolo che rappresentano Lama (i maestri spirituali e guide religiose del buddismo Vajrayana, cioè tibetano) e Mahasiddhas (i praticanti del tantra che hanno raggiunto l’illuminazione e hanno poteri magici) in posture di preghiera o di insegnamento. Oltre alla Collezione Halpert, sono esposte anche altre importanti sculture e dipinti su temi buddisti, provenienti da altre regioni dove si professa tale religione, quali l’India, la Thailandia, la Cambogia, l’Indonesia e il Nepal.

Miniatori e committenza

Fino al 31 marzo, al Museo Civico Medievale di Bologna, è possibile ammirare “I corali di San Giacomo Maggiore. Miniatori e committenti a Bologna nel Trecento”. La mostra mette a disposizione del pubblico il ciclo di corali realizzati nella seconda metà del Trecento dai miniatori bolognesi Nicolò Di Giacomo e Stefano di Alberto Azzi che prestarono la loro opera agli Agostiniani della chiesa di San Giacomo Maggiore. L’intero ciclo dei corali, dopo un

delicato recupero e restauro, sono ora oggetto di analisi e ricerche storiche e stilistiche. Uno degli aspetti più particolari dei codici è rappresentato dalle raffigurazioni dei committenti laici - tra cui le famiglie Calderoni, Isolani e Bolognini - e dei loro stemmi araldici che dimostrano la forte presenza dei privati laici nelle iniziative del conventi agostiniano e sembrano indicare contenuti socio-politici oltreché artisticidevozionali.

Nicolò di Giacomo, Ultima cena, antifonaro. Sopra/above, Ritratto di/Portrait of Taklung Kagyu Lama Sangye Yarjonpa, Central Tibet, tempera su tela/distemper on cloth, 27.9 x 17.8 cm, c. 1275. Sinistra/left, Ron Arad, Well Tempered Chair, 1986.

New York Portrait: Chapter Two, 16mm film, 1980/1981; Dominic Angerame, In the Course of Human Events, 16mm film, 1997; Aernout Mik, Middlemen, installazione video, 2001.

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L’oscurità e la luce

I mondi magici e misteriosi di Fabrizio Corneli, sono in mostra fino al 14 marzo alla galleria Artiscope di Bruxelles. Affascinato dall’intrigante dualità tra luce e ombra, l’artista fiorentino crea

situazioni spaziali e percettive fortemente suggestive che, mostrandosi appena alla luce del giorno, emergono solitamente alla luce di una candela o di una alogena. Incidendo fogli di carta, scatole di rame, gusci d’uovo o altri supporti, sui quali dirige dei fasci luminosi, Corneli svela un mondo di immagini sorprendenti che si animano a poco a poco sul muro scoprendosi con il calare del buio. Il suo è un procedimento che coniuga poesia a rigore scientifico, tecnologia a bellezza, ragionamento astratto a immagine avvicinandosi alla grande tradizione scientificoartistica fiorentina dei Brunelleschi, da Vinci o Galieo.

Dall’astrazione al linguaggio del corpo

Per tutto il mese di marzo a Ivrysur-Seine sono in corso tre mostre di artisti della nuova generazione. Si sottolinea principalmente quella presentata alla Galerie Fernand Léger, dedicata all’artista Daniel Dezeuze (Alès, 1942) la cui ricerca si concentra sulle nozioni di vuoto, di spazio e di decostruzione. In questa occasione, con la mostra “Grotesques”, l’artista si ispira alle figure immaginarie presenti nella pittura italiana della fine del Rinascimento, rielaborandone il disegno in sospensione nello spazio del foglio. Giocando con la legge di gravità e la fragilità della

carta, Dezeuze mette in evidenza l’aspetto fisico dell’azione del disegnare e la complessità messa in gioco dal movimento. In contemporanea, la mostra dedicata alle opere recenti di Claude Tétot (Angoulême, 1960). Tele di grande formato in cui l’artista sperimenta dei linguaggi pittorici inattesi, provocando il rettangolo della cornice della tela per intrusione. Infine, al Crèdac, l’artista appena trentenne Maïder Fortuné, incita attraverso, le sue installazioni video e la sua ricerca sul linguaggio del corpo, una riflessione sulle differenze tra il corpo in movimento e il corpo in azione. In alto/top, Fabrizio Corneli, Pelle di luce. A sinistra, uno disegno di/left, a drawing by Daniel Dezeuze.

Sinestesie tra colori e suoni

Vermeer al Prado

Per la sezione artistica della manifestazione torinese “Sintonie”, la Galleria Civica d’Arte Moderna dedica una mostra all’opera pittorica di Arnold Schönberg. Circa sessanta le opere del grande compositore austriaco in mostra, tutte provenienti dall’Arnold Schönberg Center di Vienna, tra cui le serie Autoritratti, Visioni, Ritratti, Caricature e Bozzetti di scena. Il maestro austriaco si dedicò intensamente alla pittura, soprattutto a olio, tra il 1906 e il 1912, accostandosi alle correnti della secessione e dell’Espressionismo. La sua è una pittura visionaria, materia in cui gli sguardi allucinati dei soggetti parlano di una profonda e personale ricerca sui temi dell’inconscio e della psiche. Di grande impatto i bozzetti di scena per le scenografie di rappresentazioni teatrali, i cui il compositore cerca la completa

Il Museo del Prado di Madrid propone fino al 18 maggio la mostra “Vermeer e gli interni Olandesi”. Vengono presentate otto tele di Johannes Vermeer, la cui esigua produzione (35 opere in tutto) è dispersa in varie collezioni e musei in america e in Europa. Oltre alle opere di Vermeer sono esposte quaranta opere sul tema

degli interni di contemporanei e connazionali come Gerard ter Borch, Pietre de Hooch, Gabriel Metsu, Gerrit Dou, Jan Steen e Emanuel de Witte. Si traccia così la storia dell’illustrazione dei temi domestici da parte dei maestri di questo genere, sottolineando le peculiarità innovative di Vermeer rispetto ai suoi colleghi.

“Giorgio De Chirico and the Myth of Ariadne” è la mostra in programma fino al 13 aprile presso la Estorck Collection di Londra. Per la prima volta viene riunita la serie di 18 dipinti che De Chirico dedicò al mito di Arianna, considerata uno dei grandi traguardi dell’arte moderna. Da Melanconia del 1912 a La Ricompensa dell’Indovino (1913, La statua silenziosa (1913) fino ad alcune opere della serie Piazze d’Italia in cui il personaggio di Arianna è rivisitato più volte, la

mostra londinese (organizzata dal Philadelphia Museum of Art, dove ha debuttato lo scorso anno) consente di avere una visione d’insieme delle oniriche e surreali visioni di De Chirico. Oltre al ciclo di Arianna nella sua forma definitiva, la mostra propone anche una serie di disegni e sculture relative alla principessa abbandonata da Teseo il cui mito, denso di significati e riferimenti simbolici e autobiografici, parve ossessionare il pittore lungo il corso di tutta la sua carriera artistica.

Giorgio De Chirico, Melanconia. A sinistra/left, Pietre Hooch, Woman with a Child in a Pantry. Sotto, a sinistra, una foto di/below left, a photo of Edgar Degas; a destra/right, Raymond Pettibon, No Title (Lived, loved, wasted, died), 76,2x55,8 cm, 1998.

sinestesia tra luce, colore e suono avvalendosi degli studi compiuti in quegli anni sull’uso del colore e sulla sua influenza sulla psiche e sulle percezioni sonore.

Primavera al Pompidou

Fino al 31 marzo, il Centre Pompidou di Parigi, presenta una selezione inedita e originale di un centinaio di disegni realizzati dall’artista tedesco Otto Dix nel periodo tra le due guerre. L’esposizione esplora l’opera di Otto Dix oltrepassando la tematica della Nuova Oggettività, sviluppata dall’artista tra il 1919 e il 1926 sotto la Repubblica di Weimar, per aprirsi sugli anni dell’insegnamento all’Accademia delle Belle Arti di Dresda, coprendo questo periodo di piombo, chiamato in Germania “l’esilio interiore”, che è il meno

conosciuto al grande pubblico. Si parte con il 1919, documentato dai disegni di guerra, esercizi di studio, acquerelli che illustrano il periodo delle prostitute, dei mozzi e dei crimini sadici, così come da autoritratti e disegni intimi, per poi continuare con i disegni preparatori e terminare con una selezione di paesaggi, di alberi e vegetali. E’ quindi l’Otto Dix della Nuova Oggettività, dell’insegnamento di Dresda e dell’esilio interno, che ci offre il percorso espositivo di questo interessante appuntamento. Parallelamente a questa esposizione sono presentate due istallazioni ambiziose e radicali di due grandi artisti dell’arte contemporanea, Louise Bourgeois et James Lee Byars. Precious Liquids e Red Angel sono due opere monumentali che, realizzate a pochi mesi di distanza tra il 1992 il 1993, offrono in questo faccia a faccia due espressioni diverse e vicine di una stessa “grande opera”. Ai “preziosi liquidi”, esaltazione dei fluidi corporei vitali della Bourgeois, fa eco la ricerca di perfezione che persegue Lee Byars attraverso forme semplici che, per la loro stessa purezza, riportano l’uomo all’idea della sua finitezza. In alto/top, Arnold Schönberg, Sguardo rosso, olio su cartoncino/oil on cardboard, 32x25 cm, 1910. Sopra, un disegno di/above a drawing by Otto Dix; a sinistra/left, Louise Bourgeois, installazione.

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Il Mito di Arianna a Londra

Da Parigi all’Italia

Con circa settanta opere tra olii, pastelli, disegni, incisioni, sculture, di cui metà di Edgar Degas e metà di suoi colleghi italiani (tra cui Federico Zandomenighi, Giuseppe De Nittis, Medardo Rosso, Giovanni Boldini), il Palazzo dei Diamanti di Ferrara propone, fino al 18 maggio la mostra “Degas e gli italiani a Parigi”. Si esplorano i rapporti tra il maestro dell’Impressionismo francese e un gruppo di artisti italiani che vissero e lavorarono a Parigi alla fine del XIX secolo, intrattenendo con lui relazioni di amicizia e lavoro. Legame fra gli artisti del nostro Paese e Degas, fu Diego Martelli, il critico fiorentino sostenitore dei Macchiaioli e degli impressionisti, che ebbe un ruolo fondamentale nell’introduzione della scuola francese in Italia e una particolare ammirazione per Degas di cui prediligeva la penetrante capacità di osservazione e riproduzione della vita moderna e la sapiente sensibilità per l’uso della luce e del colore. La mostra è anche l’occasione per

un approfondimento critico, attraverso la corrispondenza e gli archivi degli artisti italiani, dell’intensità dei rapporti artistici nell’Europa di fine Ottocento.

Soggetti bizzarri e critica sociale

Sono oltre 200 i disegni a inchiostro, per lo più inediti, che costituiscono la mostra che il Museo d’Arte Moderna di Bolzano dedica a Raymond Pettybon fino al 18 maggio. Col titolo “Raymond Pettybon. Drawings 1979-2003”, si ripercorre la vicenda dell’artista nato a Tucson (Arizona) nel 1957 e distintosi a partire dagli anni Ottanta per il suo repertorio di soggetti bizzarri e socialmente disadattati attraverso cui muove la sua critica sociale a più livelli. Pettybon mescola nei suoi “fumetti” segni semplici e di immediatezza comunicativa grazie al secco rapporto tra testo e immagine, l’elitario e il popolare creando una tensione tra l’apparente superficialità delle forme e la serietà dei temi affrontati. In occasione della mostra,

l’artista americano ha realizzato un grande disegno a parete e propone una serie di video sul suo lavoro.

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News

Press

Il segno di Toulouse-Lautrec

Il Brolo-Centro d’Arte e Cultura di Mogliano Veneto (Treviso) presenta fino al 16 maggio la mostra “Toulouse-Lautrec. Lo sguardo, il segno”. Curata da Casimiro De Crescenzo, la mostra propone quarantacinque opere grafiche e quindici vignette umoristiche dell’artista francese con l’intento di metterne in risalto due aspetti fondamentali: l’interesse per la figura umana osservata in ambito urbano con la rappresentazione della vita parigina dei caffè-concerto, dei teatri, delle case chiuse e delle riunioni mondane; lo stile innovatore fondato sul tratto rapido, quasi nervoso, con l’utilizzo del non-finito e l’abilità nella tecnica della litografia. Perfezione tecnica, innovazione, lucidità e perspicacia nel cogliere l’intimità dei gesti quotidiani si ritrovano nella vasta produzione di ToulouseLautrec che, nell’arco di soli dieci anni, dal primo manifesto Moulin Rouge (La Goulue) del

1891 fino alla morte (1901), ha segnato con quasi 400 opere incisorie la rottura tecnica e stilistica con la tradizione del manifesto parigino.

Un secolo d’arte

E’ in corso, presso gli spazi della rinascimentale Loggetta Lombardesca di Ravenna, fino al 30 giugno, la notevole mostra “Da Renoir a de Staël – Roberto Longhi e il moderno”. Promossa dal Museo d’Arte della Città di Ravenna, in collaborazione con la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze, la rassegna propone un secolo di storia dell’arte partendo dagli Impressionisti francesi e inoltrandosi fino al secondo dopoguerra inoltrato. Di rilevanza europea, la mostra dispone di circa 200 opere scelte secondo i criteri di Longhi

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“il maestro degli studi italiani dell’arte” e grazie alla collaborazione di prestigiosi musei europei, di importanti collezioni e della stessa Fondazione Longhi. L’iniziativa intende proporre, mediante l’impegno di oltre tre anni di assidua ricerca da parte di esperti, un percorso compreso tra gli anni Sessanta dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento concepito secondo la valutazione critica di Longhi, e comprensivo delle correnti e personalità artistiche più significative e determinanti dell’intero periodo.

Ritratti moderni In Frankfurt Provocatori, ironici, critici, densi di emozione: così si presentano i ritratti esposti nella mostra “Dear painter, paint me…” aperta fino al 6 aprile alla Schirn Kunsthalle (www.schirn.de) di Francoforte. Si ripercorre la storia del ritratto contemporaneo a partire dalle opere di Francis Picabia, e in particolare dalla sua serie Nudes (1940-43), attraverso l’esplorazione dell’evoluzione di questo genere dalla figurazione, al realismo esasperato, al concettuale, alla commistione con diversi media. Sono esposte le opere di diciotto artisti, dagli anni Quaranta fino a oggi, che hanno interpretato con modi diversi e personali la ritrattistica; tra essi figurano, oltre al citato Picabia, Alex Katz, Peter Doig, Martin Kippenberger, Sigmar Polke, Bernhard Buffet, Kurt Kauper, Luc Tuymans. The portraits on display at the exhibition entitled "Dear painter, paint me…", running until 6th April at the Schirn Kunsthalle (www.schirn.de) in Frankfurt, are provocative, ironic, critical and full of emotion. The exhibition retraces the history of the modern portrait beginning with the works of Francis Picabia and, more

Modigliani a Milano

Promossa dal Comune di Milano e realizzata in coproduzione fra Palazzo Reale e ArtificioSkira, la grande mostra su Amedeo Modigliani, proveniente dal Musée du Luxembourg di Parigi e ulteriormente sviluppata, ha sede dal 20 marzo al 6 luglio 2003 nel Palazzo Reale di Milano. Curata da Marc Restellini, che sviluppa una nuova e più matura chiave di lettura dell’artista nel contesto artistico del primo novecento, questa mostra si differenzia da quella parigina sia per la scelta di alcune opere che per percorso espositivo, pur conservandone l’originale concezione. Sono 110 le opere esposte, per lo più dipinti, che, prestate dai maggiori musei del mondo, scandiscono la formazione artistica di Modigliani maturata inizialmente tra Livorno e Firenze e successivamente a Parigi. Vengono singolarmente evidenziati in questa rassegna milanese anche la formazione dell’artista sviluppata nella cerchia degli allievi di Fattori, e il rapporto con Jeanne Hébuterne, sua ultima compagna che lo seguirà nella

Francis Picabia, La brune et la blonde, olio su cartone/oil on cardboard, 104x75 cm, 1941.

specifically, his series of Nudes (1940-43), exploring how this genre progressed from figurative art, to exasperated realism, conceptualism and mixes with other media. The works of eighteen artists are on display, ranging from the 1940s to the present day, outlining the various different and personal ways of painting portraits; in addition to the above-mentioned Picabia, the artists include Alex Katz, Peter Doig, Martin Kippenberger, Sigmar Polke, Bernhard Buffet, Kurt Kauper, and Luc Tuymans. Amedeo Modigliani, Rosa Porporina, olio e gessetti su carta/oil and chalk on paper, 44x27 cm, 1915.

morte suicidandosi, della quale, e per la prima volta, ne viene evidenziato il notevole talento attraverso dipinti e disegni. La mostra si articola cronologicamente seguendo le tappe dei fondamentali rapporti tra l’artista e i suoi mecenati.

Segnalazioni

+RAMTV negotiate my boundary! Saggi di Christopher Hight, Patrick Schumacher, Brett Steele AA Publications, Londra 2002, ill.a colori, 192 pp Investigazione sul modo in cui i mutevoli sistemi sociali e organizzazioni domestiche d’oggi sviluppano potenziali nuove forme di architettura residenziale urbana "re-attiva", che "risponde" alle sollecitazioni degli utenti. Questa ricerca si è sviluppata attraverso un progetto basato sulla "customizzazione di massa". I libro presenta un modello per ordinare e acquistare abitazioni su misura tramite internet, con procedure che si basano sui parametri di velocità e simultaneità, instaurando un’intensa interazione e negoziazione fra i futuri committenti in un processo "real time" che incorpora strategie di mercato basate su modello finanziario della Borsa. Carlo Carrà: il poeta della metafisica Provincia di Alessandria, 2002, ill. a colori, 132 pp Catalogo dell’omonima mostra curata da Marco Vallora, svoltasi a Palazzo Guasco di Alessandria fino allo scorso gennaio. Dopo una serie di saggi critici, il volume illustra una cinquantina di opere di Carrà ciascuna corredata di foto a colori e scheda riassuntiva.

Conxita Balcells, Josepa Bru Alongside. Boundaries, Borders and Frontiers Gustavi Gili, Barcellona 2002, ill. a colori, 134 pp Con testi in spagnolo e inglese, il libro prende in considerazione la storia, l’evoluzione e le potenzialità future del paesaggio ai limiti delle città contemporanee. Marginalità e contiguità con le infrastrutture urbane, ricchezza naturale e prossimità al paesaggio “colonizzato” rendono questi territori vere e proprie frontiere del territorio umano. Patrizia Catalano Casa italiana fotografie di Henry Thoreau Gruppo Skira - edizione italiana Rizzoli Libri Illustrati, edizione americana Rizzoli International Milano 2002 -, 236 ill., 224 pp Vedute di ambientazioni e di interni che rivelano e dettagliano come viene concepita e realizzata attualmente la casa italiana intesa quale espressione culturale, personale e spaziale, considerando attentamente comfort, memoria storica e dedicando massima attenzione al particolare caratterizzante e distintivo. Indagata nelle sue varie collocazioni, che comprendono città industriali come Milano o Torino, d’arte come Firenze o Venezia oppure di campagna o di mare, la casa italiana rappresenta significativamente nel volume l’analisi di percorsi estetizzanti.

Vittoria Crespi Morbio Gio Ponti alla Scala Umberti Allemandi & C., Torino 2002, ill. b/n e col., 72 pp Su iniziativa dell’associazione “Amici della Scala” di Milano, e nell’ambito di una progressiva catalogazione del patrimonio iconografico della grande istituzione milanese, esce questo libretto dedicato alla poco conosciuta attività di Gio Ponti come scenografo della Scala, con i suoi bozzetti, i suoi figurini, i suoi progetti teatrali. Nel volume sono pubblicati i disegni realizzati per la Festa romantica di Piccoli e Hanka, del 1944, per Il mondo tondo di Porrino, del 1945, per l’Orfeo di Gluck, del 1947; ma si ricorda che l’attività di Ponti scenografo comprende anche il Pulcinella di Stravinskij del 1940, allestito alla Triennale, e il progetto per il Mitridate usurpatore di Scarlatti, del 1954, mai andato in scena. L’identità plurale. Caratteri dell’architettura portoghese A cura di Gabriele Szaniszlò Alfredo Guida Editore, Napoli 2002, ill. in b/n, 238 pp Il volume offre una testimonianza della storia recente dell’architettura portoghese in cui la celebrazione della memoria si accompagna alla costruzione di una continuità che adegua i modelli della tradizione alle nuove esigenze e situazioni in nome di una consapevolezza di metodo secondo cui l’architettura non è un processo analitico e lineare.

Annalisa Marinelli Etica e cura del progetto Liguori Editore, Napoli 2002, 178 pp Il saggio rilegge il lavoro di alcuni progettisti del XX secolo, soprattutto donne, attraverso le categorie della cura del progetto, estrapolando una sorta di etica responsabile dell’utilizzo della tecnica architettonica. Luca Moretto Architettura e colore a Torino. La ristrutturazione di un Collegio universitario Collegio Universitario di Torino “Renato Einaudi”, 2002, ill. a colori, 64 pp Il libro illustra in dettaglio con una ricca selezione fotografica il progetto e la realizzazione della ristrutturazione del collegio torinese effettuata dal giovane architetto Luca Moretto (classe 1967), in cui luce e colore hanno ravvivato le strutture ormai obsolete dell’edificio originario risalente agli anni Cinquanta. Renzo Piano A cura di Emilio Pizzi Zanichelli, Bologna 2002, ill. in b/n, 232 pp Pubblicato per la collana “Serie di Architettura”, il volume documenta e illustra, con schede riassuntive e immagini ordinate cronologicamente, le molteplici tappe professionali dell’architetto genovese, ormai entrato a far parte della schiera dei grandi maestri.

Decorazione e verità

Metafore e allegorie del costruire

Geometrie e botanica. Il giardino contemporaneo di anna Scaravella A cura di Federica Sala Fotografie din Manuella Cerri e Dario Fusaro Electa, Milano 2002, ill. a colori, 178 pp

Ruffo Wolf Sequenze. Architecture - Works and Projects, Alinea Editrice, Firenze, 2002, ill. b/n e col., 149 pp

Il dibattito fra pensatori e operatori verte ancora sulla storia e, soprattutto, sulla lettura che se ne fa. Basti pensare a quei disegni di decorazione che, nel desiderio di esprimere la contemporaneità, lasciano spazio solo alla forma riciclata o alla citazione del passato, per il solo gusto di un disegno organizzato o della sottile meraviglia prospettica. Diverso appare il lavoro di geometria botanica nel giardino contemporaneo di Anna Scaravella. Le geometrie botaniche di Scaravella sono ben raccontate in un libro edito da Electa che mostra come, al contrario, questi progetti hanno ritrovato i problemi sociali, tecnici, funzionali, culturali,

antropologici che stanno dietro le forme e i disegni e che sono i segni della nostra contemporaneità. Un pizzico di scuola giapponese, una sensibilità femminile, il verde, la natura, non ultima la storia, hanno generato dei prodotti di grande sensibilità e di particolare professionalità. Il visibile li riassume tutti ed è il prodotto finale di relazioni economiche, di gusti, di tecniche, di orientamenti sociali che sono il retroterra della cultura di ogni tipo di progetto. Sigillare in una forma del verde decorativo tutto ciò, significa rendere accessibili i contenuti del vivere contemporaneo. Trovare la demarcazione fra pensiero forte e pensiero debole, è uscire dall'alternativa - di eredità ottocentesca - in cui il Movimento Moderno si è trovato, quella fra conservatori e modernisti a oltranza; oggi non esistono più i due fronti contrapposti, ma ci si trova davanti un panorama di posizioni molto diversificate, suscettibili di tra-sformazioni. Mario Antonio Arnaboldi

Oggi l'architettura continua ad essere una disciplina fra arte e scienza oppure è un universo in profonda trasformazione, alimentato da nuove energie? Il libro Sequenze dimostra come l'Architettura sia davvero un mondo di meraviglie "dromologiche", tanto per usare un termine inventato da Paul Virilio, che, fra l'altro, ha fatto del "sequenzialismo" un sottogruppo della cultura contemporanea. Sequenze è dunque un’ottima occasione per gettare uno sguardo sul futuro, togliendosi gli occhiali appannati da disciplina purtroppo ancora costretta - soprattutto in ambito accademico - in retaggi davvero fuori tempo massimo. Suddiviso in tre parti – “sovrascrivere”, “riscrivere” e “descrivere”, l’autore va alla ricerca di relazioni e rispecchiamenti con ambiti culturali che vanno dalla letteratura, sono più volte citati

brani da Le città invisibili, di Italo Calvino, alla musica come sistema per creare un ordine ideale su cui basare una progettazione sempre aperta al nuovo e all’interdisciplinarità. Diplomato in musica oltre che laureato in architettura allo IUAV di Venezia, Wolf appartiene alla generazione degli under 40, quindi nel momento di massima spinta verso l’affermazione professionale, per altro già connotata da importanti lavori come, per esempio, il Millenium Trade Center, un complesso lungo trecento metri, realizzato a Rovereto e dove la sintesi linguaggio-funzionecomunicazione ha creato una sorta di unicum in un contesto dove l’architettura è intesa quale contenitore a cui dare una forma più o meno gradevole. L’MTC, illustrato nelle sue fasi progettuali, si caratterizza oltre che per la forma insolita anche per la sua facoltà di essere percepito quale metafora di mobilità e dinamismo propri della contemporaneità. Carlo Paganelli

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Rinnovamento ed evoluzione

Più eventi collaterali

Con un processo di profondo rinnovamento in termini di marchio, immagine coordinata, monografia di presentazione aziendale e documentazione tecnica, a cura dell’Agenzia Bon, la Grigolin Evoluzioni Costruttive si è proposta di evidenziare il proprio percorso innovativo. Questo, sviluppato con procedimenti sofisticati in termini di ricerca, ha elaborato elevati contenuti tecnologici relativi ai processi produttivi e alla qualità delle dieci linee di prodotto, che spaziano dalle malte agli additivi per

Di scena dal 25 al 29 marzo 2003 a Francoforte sul Meno, ISH, Fiera Specializzata Internazionale della Tecnologia per Edifici, della Tecnica Energetica e del Mondo del Bagno, propone un intenso programma di eventi collaterali che ha previsto tre mostre speciali ad Aircontec (Fiera specializzata Internazionale della Climatizzazione e della Ventilazione abbinata a ISH): Markplatz Raumklimagerate (il mercato dei climatizzatori), dedicata principalmente ai progettisti di tecnologie per edifici e per gli specialisti del settore; Wohnungsluftung

pavimentazioni ceramiche, dagli intonaci alle finiture murali premiscelate, dai massetti fino ai leganti, per completarsi con gli inerti e le malte del Piave. La nuova immagine aziendale si sviluppa quindi organicamente con il programma evolutivo dell’azienda che, sulla breccia da oltre quarant’anni, aspira a raggiungere una posizione di leader a livello italiano e internazionale nel settore dell’edilizia, dove già ha manifestato la propria intraprendenza attraverso importanti realizzazioni.

Undicesima edizione

(ventilazione per la casa), che illustra gli effetti della regolamentazione tedesca per il risparmio energetico (EnEv) sulla qualità della ventilazione dei local, evidenziandone i diversi sistemi centralizzati e decentralizzati dedicati agli gli spazi abitativi; outLOOK, che, affrontando la tematica riguardante la nuova regolamentazione per il risparmio energetico, spiega come l’impiantistica debba essere decisa con largo anticipo e con la partecipazione di architetti e progettisti. Questa iniziativa si svilupperà con lo slogan “Energy Performance of Buildings”.

Attualmente biennale, il Concorso Metra, giunto alla sua undicesima edizione, si conclude a Bologna nell’ambito del Saiedue 2003 con la premiazione dei lavori che, selezionati dalla Giuria, si sono distinti tra i molti pervenuti sia dall’Italia sia dall’Europa. Sempre cinque le sezioni previste, che riguardano la tecnologia dei

Isolamento in crescita

Il Gruppo Uralita, impegnato in un piano di sviluppo europeo, ha recentemente acquisito le attività di isolamento della

società tedesca Pfleiderer AG che, forte di un fatturato complessivo di 225 milioni di euro, detiene la terza posizione come produttore di lane minerali con impianti produttivi dislocati in sei Paesi. L’operazione rinforza la posizione di leader europeo di Poliglas relativamente al settore dell’isolamento con 10 unità produttive e un fatturato che supera i 200 milioni di euro. L’acquisizione della Pfleiderer AG consente un notevole ampliamento alla gamma di prodotti disponibili, e la conseguente maggiore offerta di soluzioni in termini di evoluzione e contenuti qualitativi.

Nel segno del rame Adattabile, sicuro, eterno e fortemente in sincronia con la progettualità architettonica e l’ambiente naturale, il rame di KME, marchiato TECU®, comprende sistemi per la realizzazione di facciate, per il rivestimento di tetti e per la raccolta delle acque da tetti e coperture; tutti i sistemi sono

compatibili a integrarsi con esigenze e soluzioni su misura. Le superfici del materiale si distinguono nelle tipologie: TECU®-Classic, classico rossorame; TECU®-Oxid, pre-ossidato; TECU-Patina, patinato verde; TECU®-Zinn, grigio opaco. Tutte le varianti consentono accostamenti con altri materiali.

Ceramica Vogue, presente sul mercato da oltre vent’anni, ha sempre privilegiato le vaste gamme di tinte unite e i formati quadrati e modulari, per consentire ai progettisti la realizzazione di interventi mirati e coerenti con le esigenze delle singole soluzioni d’arredo. Questo concetto, che ha colto e tuttora coglie sempre più pienamente un grande successo liberando la creatività e rendendo possibile combinazioni cromatiche infinite, si è sviluppato successivamente anche relativamente alla texture della superficie smaltata che

viene proposta con colori opachi, lucidi, marezzati e antiscivolo. Il nuovo programma, definito Voguesystem, consiste in un sistema ceramico innovativo e complesso al fine di permettere insoliti e straordinari accostamenti, poiché uno stesso colore dispone di versione lucida, opaca, marezzata testurizzata e con ulteriori plus a risposta delle più singolari esigenze di applicazioni come, nel caso di esterni, di straordinaria resistenza al traffico pedonale e, in termini di scivolosità, di sicurezza sia in ambienti asciutti sia bagnati.

Splendidamente Acquatica

Punto di accesso Legno lamellare

Holzbau è l’azienda che ha promosso, agli inizi degli anni Settanta, la conoscenza e la cultura del legno lamellare in Italia producendo, da allora e per prima, le travi che diffusero e confermarono il valore della progettualità svolta con il lamellare. L’azienda, con sede a Bressanone (BZ), che da sempre fa parte del gruppo Rubner leader in Europa nel settore del legno, si vale della certificazione per la produzioni di travi in legno lamellare rilasciata dall’Istituto per la ricerca e la prova dei materiali Otto Graf dell’Università di Stoccarda.

Questa verifica comprova l’idoneità del processo produttivo aziendale relativo a produzione e assemblaggio di elementi strutturali in legno. Holzbau, concentrata in un continuo e sofisticato metodo di studio e ricerca finalizzato alla innovazione tecnologica degli impianti e dei trattamenti, è altrettanto impegnata anche nella formazione del personale, per garantire produzioni e sistemi veramente risolti a regola d’arte. Il fatturato annuale dell’azienda registra attualmente circa 40 milioni di euro impiegando 120 addetti.

Notizie dal consorzio

Semestrale del Consorzio Alveolater®, An-Alveolater Notizie raggiunge attualmente otre 22mila progettisti, tecnici e imprese di costruzione e, oltre a notizie riguardanti l’intero comparto in termini di produzione, di realizzazioni, di innovazione e di associati, riporta informazioni e aggiornamenti su norme

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serramenti e delle finiture per l’edilizia, rispettivamente suddivise in : “Porte e Finestre”, “Facciate Continue”, “Persiane”, “Altre Realizzazioni”, “Esteri”. Fondata nel 1962, Metra è attualmente leader nel comparto riservato all’estrusione dell’alluminio. La divisione edilizia dispone di una vastissima gamma di sistemi per infissi, comprensiva di accessori e finiture delle superfici. Attualmente il Gruppo Metra, che comprende anche una Divisione Industria per le applicazioni dell’alluminio in molteplici settori, ha una capacità installata di estrusione pari a 90 mila tonnellate di profilati l’anno e dispone di un fatturato annuale di circa 250 milioni di euro.

Sinonimo di colore

nazionali ed europee. AnAlveolater® Notizie elenca inoltre tutti i formati dei blocchi Alveolater® prodotti in Italia e gli indirizzi aggiornati delle società associate. Per ricevere gratuitamente AnAlveolater® Notizie occorre farne richiesta al Consorzio Alveolater® per e-mail (consorzio@alveolater.com).

Con il portale www.eraclit.com, il Gruppo Eraclit ha creato il punto di accesso alle quattro aziende dedicate ad architetti e progettisti e suddivise nei settori complementari: Eraclit Divisioni Pannelli, materiali e sistemi di protezione termica, acustica e antincendio; Eraclit Divisione Prefabbricati, sistemi di prefabbricazione d’interni, pareti architettoniche per ufficio e controsoffitti metallici, con alti contenuti estetici e prestazionali; Eraclit Marmi e Graniti, 77 anni di esperienza nella ricerca, produzione e commercializzazione di pietre per l’architettura; Eraclit Divisione Magnesiti, la produzione di uno

dei componenti base dei pannelli Eraclit, che si evolve in una gamma di prodotti utili all’industria.

Sei mesi dopo

Ci sono voluti sei mesi di lavoro distribuito tra i vari organismi e competenze, perché il gruppo Akzo Nobel completasse il restauro delle impegnative facciate del Teatro alla Scala di Milano, eseguito secondo attente indicazioni tecniche e culturali. La Direzione Lavori e la Cooperativa per il Restauro hanno operato in stretta sintonia attenendosi alle indicazioni e ai suggerimenti della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali e del Centro Gino Bozza del CNR. Ulteriori e determinanti contributi logistici e operativi sono stati forniti dal Comune di Milano, dalla Fondazione del Teatro alla Scala e dal Servizio di Assistenza Tecnica Sikkens – Akzo Nobel Coatings. Grazie alle tecniche e alle metodologie applicate in relazione alle opere di conservazione e in quelle di protezione, il restauro ha dato

soluzione, sempre considerando gli aspetti culturali e filologici, anche alla necessità di mantenere a lungo nel tempo il carattere originale e la specificià delle superfici.

Acquatica 2003, sesto bellissimo calendario realizzato per Teuco da Patrizia Savarese, evoca come in un gioco onirico e fiabesco misteriose visioni di profonde acque pure che avvolgono dolci ed eleganti nudità di eteree fanciulle e leggeri e morbidi moti di vegetazioni terrestri, carichi di energia e vitalità acquatica, che riportano al messaggio di benessere evocato e promesso da Teuco. Nato nel 1971, Teuco ha come padre Virgilio Guzzini che capì con acutezza e veggenza le possibilità del materiale acrilico già negli anni Cinquanta, e giunse a produrre, attraverso i ritagli e gli scarti della produzioni dei propri manufatti, e con l’aiuto del chimico toscano Gaetano Clementi, il monometro acrilico PMMA che consentì la realizzazione di nuove lastre, anche in doppio colore, che fecero il successo di nuovi contenitori alimentari. Fu negli anni Sessanta che Virgilio Guzzini sviluppò il concetto di idromassaggio, unendosi alla società inglese P.&S., la prima

al mondo a produrre vasche da bagno in acrilico. Prodotto inizialmente trainante e di grande successo per Teuco è la doccia tonda attualmente esposta al MoMa di New York, disegnata con la collaborazione di Fabio Lenci. Seguono il sistema Hydrosonic che associa agli effetti dell’idromassaggio gli ultrasuoni e, dal 1999, inizia un nuovo e innovativo processo produttivo tecnologico per lo stampaggio a iniezione, impiegato per tutta la gamma Teuco, che consente la realizzazione della stupefacente Docciavision, in metacrilato blu trasparente, selezionata dall’ ADI per il Compasso d’Oro 2003. In tema di benessere, è stata progettata dall’azienda anche una doccia dotata di Cromoterapia. Attualmente Virgilio Guzzini ha lasciato la guida dell’azienda al fratello Adolfo, Amministratore Delegato de iGuzzini Illuminazione, assumendo la carica di Presidente Onorario, per rientrare a tempo pieno nei laboratori di ricerca.

Di acciaio inossidabile ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, specializzato in laminati piani di acciaio inossidabile, offre un’ampia disponibilità non solo di tipologie e formati di acciaio inossidabile adattati a ogni esigenza, ma anche di una vasta gamma di finiture comprendenti il lucido, il satinato, l’opaco e lo spazzolato, come pure di diverse decorazioni (tela di lino, pelle di elefante, rombi, quadri e onde), nonché di molteplici colorazioni e film trasparenti (a protezionevalorizzazione della finitura metallica) applicati attraverso

rivestimenti eseguiti nelle linee continue di “coil coating”. Le caratteristiche peculiari dell’acciaio inossidabile sfruttate in edilizia sono principalmente: l’elevata resistenza alla corrosione; il valore estetico; l’esclusione di rivestimenti protettivi; la resistenza, durevolezza e affidabilità; l’economicità di gestione poiché non serve manutenzione; la resistenza al fuoco; la facile saldabilità e la formabilità mediante profilatura e stampaggio; l’ampia disponibilità di finiture.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

+ europaconcorsi

Scadenza/Deadline: 11/7/2004 Per informazioni: Commissione Europea, Direzione Generale RELEX - Relazioni esterne, Unità Amministrazione, Unità K.3, CHAR 08/186 Rue de la Loi/Wetstraat 200 B-1049 Bruxelles Tel. ++32 2 2957432, Fax ++32 2 2964280

Finlandia/Finland Helsinki

Austria Linz Centro scolastico Progetto per la realizzazione di un nuovo centro scolastico. Superficie utile complessiva: 14.000 mq/Project for the realization of a new school center, useful surface: 14.000 sq.m Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: LAWOG, Gemeinnützige Landeswohnungsgenossenschaft für OÖ Att: Herrn Ing. Obermüller Garnisonstraße 22 A-4017 Linz Tel. ++43 732 9396232, Fax ++43 732 9396285 E-mail: technik2@lawog.at

Impianti climatici e di sicurezza Progettazione e direzione dei lavori presso l’ospedale regionale di Freistadt per la realizzazione di: a) impianti climatici, sanitari e del gas; b) impianti elettrici e di sicurezza. Inoltre è prevista la costruzione di nuovi locali per il miglioramento complessivo della struttura sanitaria/Project and site management at regional hospital in Freistadt for the realization of: a) climatization, services and gas plants; b) security and electrical plants Scadenza/Deadline: 16/4 Per informazioni: Oö. Gesundheits- und Spitals-AG Hafenstraße 47-51 A-4020 Linz Tel. ++43 05 0554-60-202 21 Fax: ++43 05 0554-60-402 21 E-mail: karl.mueller@gespag.at

Salzburg Ristrutturazione e ampliamento del HTBLA Hallein Progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’istituto tecnico Hallein/Project for the restructuring and extension of HTBLA Hallein technical institute Scadenza/Deadline: 7/4 Per informazioni: Bundesimmobiliengesellschaft Naumanngasse 33 A-5020 Salzburg Tel. +43 662 622362 Internet: www.biggesmbh.at E-mail: archinova@aon.at

Belgio/Belgium Bruxelles Servizi Architettonici Invito a manifestare interesse per la prestazione di servizi architettonici, di ingegneria e di estimo per gli edifici occupati dalle delegazioni, dalle rappresentanze e dagli uffici della Commissione Europea in Paesi extracomunitari, nonché per le sue delegazioni nell’ambito di organizzazioni internazionali a Ginevra, New York, Vienna, Parigi e Roma Invitation to express interest in the offer of architecture, engineering services and surveys of the buildings occupied by all delegations, from representative offices to Europe commissions in extracomunity countries, and also in its delegations within international organizations in Geneva, New York, Wien, Paris and Rome

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Ampliamento e ristrutturazione dello Stadio Olimpico Concorso per il progetto per l’ampliamento e la ristrutturazione dello Stadio Olimpico di Helsinki. L’ente banditore intende così rilanciare la struttura inaugurata nel 1938 e protagonista delle Olimpiadi del 1952/Competition for the project for the extension and restructuring of Helsinki.Olympic Stadium. The awarding authority aims to relaunch the structure inaugurated in 1938 and where 1952 Olympic Games were held Scadenza/Deadline: 28/3 Per informazioni: Suomen Arkkitehtiliitto ry Finlands Arkitektförbund Erottajankatu 15-17 A 00130 Helsinki Tel. ++358 09 584448, Fax ++358 09 58444222 Internet: www.hkr.hel.fi

Francia/France Grenoble Construire en Bois Concorso internazionale aperto a studenti e architetti e ingegneri laureati da non più di tre anni per il progetto di costruzioni in legno in contesti “estremi”/International competition open to students, architects and engineers who had their degree no more than three years ago, for the project of wood structures in “extreme” contexts Scadenza/Deadline: 2/4 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Créabois Isère 13 Rue Billerey 38000 Grenoble Tel. ++33 04 76465144, Fax ++33 04 76465134 E-mail: creabois@wanadoo.fr

Marseille Ristrutturazione del Collegio Jean Jaurès Progetto per la ristrutturazione del collegio Jean Jaurès. Il programma prevede la realizzazione di 5 strutture per le funzioni, un ginnasio e un parcheggio da 60 posti. Superficie utile totale: 6.690 mq/Project for the renovation of Jean Jaurès boarding school. The brief calls for the construction of 5 structures for functions, a senior high school and a parking lot for 60 cars. Useful total surface: 6,690 sq.m Scadenza/Deadline: 21/3 Per informazioni: Treize Développement 467, Chemin du Littoral BP 87 F-13321 Marseille Cedex 16 Tel. ++33 4 961675 00 Fax ++33 4 96167517 E-mail: 13d@13d.fr

Germania/Germany Berlin Sistemazione della sede centrale dell’università “Johann Wolfgang Goethe” Progetto per sistemazione della sede centrale dell’università “Johann Wolfgang Goethe”

Project for the renovation of “Johann Wolfgang Goethe” university central premises Scadenza/Deadline: 17/4 Per informazioni: Achatzi hossbach & lehmhaus Cuxhavener Straße 12-13 D-10555 Berlin Tel. ++49-30 315931-0 Fax ++49-30 3121000 Internet: www.phase1.de/bockenheim E-mail: bockenheim@phase1.de

Dortmund Sistemazione delle sponde e piscina comunale L’ente banditore, al fine di rendere la zona fruibile alla città, intende raccogliere idee progettuali per la sistemazione delle sponde del lago Harkort (pista ciclabile, zone pedonali) e per la realizzazione di una piscina comunale sempre nei pressi del medesimo The awarding authority, to improve the use of the city, wants to collect project ideas for the arrangement of lake Harkort banks (cycle track, pedestrian areas) and the realization of a municipal swimming pool near the same lake Scadenza/Deadline: 28/3 Per informazioni: Norbert Post Hartmut Welters Arndtstraße 37 D-44135 Dortmund Tel. ++49 0231 47734860 Fax ++49 0231 554444 E-mail: info@post-welters.de

Frankfurt Internationaler Walter-KolbStädtebaupreis L’aspetto futuro del centro di Francoforte per celebrare il centenario della nascita di Walter Kolb, sindaco famoso per aver plasmato negli anni ‘50 il centro di Francoforte, la fondazione a lui dedicata, insieme alla “Fondazione Albert Speer”, ha indetto un concorso d’idee atto a raccogliere proposte progettuali, senza vincoli di sorta, per lo sviluppo futuro del centro della città To celebrate the centenary of the birth of Walter Kolb, the mayor of Frankfurt foamous for having transformed the city centre in the 1950s, the Walter Kolb and Albert Speer Foundations have announced an ideas competition for its future development Scadenza/Deadline: 28/5 Per informazioni: Professor Albert Speer-Stiftung Vorstand, Hedderichstraße 108-110 60596 Frankfurt/Main Tel. ++49 069 605011-0 Fax ++49 069 605011-500 E-mail: d.meurer@as-p.de

Hagen Karl Ernst Osthaus-Preis 2003. Strutture museali e fieristiche Premio internazionale conferito alla migliore struttura museale o fieristica proposta International award for the best proposal of museum or fair structure Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: Karl Ernst Osthaus-Museum Hagen Hochstraße 73 58095 Hagen Fax ++49 02331 207402 Internet: www.keom.de/preis/welcome.html E-mail: keom@hagen.de

Hamburg Olimpyapark. Ponte mobile sul fiume Elba concorso dedicato agli studenti e ai neo-laureati delle facoltà di architettura e ingegneria di Germania, per la realizzazione di un ponte che colleghi la “Hafencity” con l’“Olimpyahalle” (complesso sportivo in progetto nel programma di candidatura della città alle Olimpiadi del 2012). Il ponte stradale deve essere costituito da 3 blocchi, due dei quali devono consentire il passaggio delle navi Competition for students and recent graduates of Architecture and Engineering Faculties in Germany. The brief calls for a bridge to connect the “Hafencity” the “Olimpyahalle”, the sporting complex currently being built for the 2012 Olympic Bid. The road bridge must be constructed in three blocks, two of which must allow passage for boats Scadenza/Deadline: 26/3 Per informazioni: Hochschule für bildende Künste Hamburg - Fachgebiet Tragwerksentwurf Fax. ++49 040 42832-2279 Internet: www.hfbk.de/wettbewerb/ E-mail: rueckfragen@hfbk.de

Koln IOC/IAKS Award Premio internazionale per impianti sportivi realizzati e operativi tra il 1/1/1995 e il 31/12/2000 International award for sports facilities which were erected and went into operation between 1/1/1995 and 31/12/2000 Scadenza/Deadline: 9/5 Giuria/Jury: Jorge Ehlers, Gilbert Felli, Takazumi Fukuoka, Peter Gattermann, Heinz-Willi Hallmann, Frieder Roskam, Erhard Trankner, Carlos Vera Guardia, Ching-Kuo Wu, Pino Zoppini Per informazioni: Internazionale Vereinigung Sport- und Freizeiteinrichtungen (IAKS) Carl-Diem-Weg 3 50933 Koln Tel. ++49 0221 4912991 Fax ++49 0221 4971280 Internet: www.iaks.info E-mail: iaks@iaks.info

Munich Cantiere della “Center-Tower” Ai partecipanti viene richiesto di fornire un progetto per la gestione economica, logistica e funzionale di un cantiere, attraverso la presentazione degli idonei strumenti di studio (Diagramma di Gant, progetto del cantiere ecc.). Massimo 4 studenti per gruppo Based on a challenging high-rise construction project, the contestants will be tackling the construction sequencing, site setup and installation planning, formwork planning, tendering calculations and supplementary works management. Team of up to four students Scadenza/Deadline: 17/6 Per informazioni: Doka Internet: www.doka.com E-mail: Wettbewerb@doka.de

Stuttgart Leitz Award. Cancelleria e prodotti per l’ufficio del futuro L’ente banditore intende raccogliere proposte innovative per prodotti per l’ufficio del futuro

AGENDA The awarding authority wants to gather innovative proposals about products for the office of the future Scadenza/Deadline: 15/3 Per informazioni: Esselte Leitz GmbH & Co KG Siemensstraße 64 D-70469 Stuttgart Roth & Lorenz GmbH Waldburgstraße 17/19 D-70563 Stuttgart Tel. ++49 0711 90140-0 Fax ++49 0711 9014092

Giappone/Japan Osaka Osaka 2003-International Design Competition Concorso internazionale di design dal titolo “Ripensare il consumo” International design competition on the theme “Rethink Consumption” Scadenza/Deadline: 31/3 Monte premi/Total prize money: 43,000 US$ Giuria/Jury: Tapani Hyvönen, Ikuo Nishioka, Naoto Fukasawa, Ken Miki, Seiji Wada Per informazioni: JDF International Design Competition Osaka 2003 Secretariat 3-1-800, Umeda 1-chome, Kita-ku Osaka 530-0001, Japan Fax: +81 6 63462615 Internet: www.jdf.or.jp/english/index.html E-mail: sako@jdf.or.jp

Tokyo Mitsubishi Motors International Design Competition Concorso internazionale per la progettazione di autoveicoli. Il programma prevede due distinti temi progettuali; tema A: “Pesonalized car for the Sophisticated” progettazione di un’auto di lusso per un cliente dal gusto sofisticato. Tema B: “Newconcept Mini Vans”, progetto di furgoni di piccole dimensioni ma adatti a trasportare fino a 7-8 persone/International competition for designing vehicles. Participants must choose one of the two main contest themes: Theme A: “Pesonalized car for the Sophisticated” Vehicles for adults who have established their own sense of value: these vehicles should be both attractive and exciting to drive. Theme B: “New mini van concept 10 years later” Mini Vans that exhibit new and innovative concepts and that will be available 10 years in the future. These vehicles should have a 7 to 8person capacity. Scadenza/Deadline: 20/3 Per informazioni: Mitsubishi Motors International Design Competition Office C/o Rivet Ltd. Shiba Panse Koyama Bldg. 201, 4-6-4 Shiba Minato-ku Tokyo 108-0014 Japan Tel: ++81 3 5730-2213 Internet: www.mitsubishimotors.co.jp/DESIGN/

Gran Bretagna/Great Britain Coalville “World Habitat Awards 2003”. Edilizia residenziale innovativa I due premi vengono conferiti ai progetti o alle realizzazioni di unità abitative, che si distinguono per praticità e innovazione nell’ambito della risoluzione delle necessità e dei problemi legati all’edilizia residenziale, con possibilità di applicazione su larga scala

+ europaconcorsi

These awards are given annually to human settlements projects that provide practical and innovative solutions to current housing needs and problems, in both developed and developing countries and which are capable of replication Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Building and Social Housing Foundation Memorial Square Coalville, Leicestershire LE67 3TU Tel. ++44 01530 510444 Fax ++44 01530 510332 Internet: www.bshf.org E-mail: wha@bshf.org

London RIBA Awards 2003 Prestigioso premio di progettazione inglese. il concorso è aperto ad i progetti realizzati in ambito europeo tra il 1° gennaio 2000 ed il 14 marzo 2003. Molte categorie di partecipazione previste: dal miglior progetto eco-compatibile alla migliore opera prima Prestigious English project award open to project realized in Europe between January 1st 2000 and March 14th 2003. Many participation categories are foreseen: from the best eco-consistant project to the best first work Scadenza/Deadline: 14/3 Per informazioni: RIBA 66 Portland Place London W1B 1AD Tel. ++44 020 73073632, Fax ++44 020 73073723 Internet: www.architecture.com/go/Architecture/Als o/Awards_324.html E-mail: tony.chapman@inst.riba.org

Oxford Architectural Press/Teachers in Architecture 2003 Design Competition for an Ecohouse Concorso internazionale per studenti per il progetto di una Ecohouse International competition open to students for the design of an Ecohouse Scadenza/Deadline: 1/6 Primo premio/First Pprize: 500 £ Per informazioni: Susan Roaf School of Architecture Oxford Brookes University Oxford OX3 OBP, UK Fax: ++44 1865 483298 E-mail: tia@brookes.ac.uk

Irlanda/Ireland Sligo Nuovo polo culturale Concorso per il progetto e la costruzione di un nuovo polo culturale a Sligo. Concorso in due fasi: il programma della prima fase prevede la realizzazione di una biblioteca centrale e delle succursali, del museo comunale e di un piano generale che consideri la realizzazione di un archivio comunale, una casa dell’arte e attrazioni turistiche - queste ultime da sono comprese nella seconda fase del concorso Two stage design contest for architectural/design services for the design of branch library and library headquarters, county museum and site master plan which incorporates the provision of multistorey carpark in phase 1 with provision of county archive, arts office and major visitor attraction as phase 2 Scadenza/Deadline: 20/3

Per informazioni: The Royal Institute of the Architects of Ireland, 8 Merrion Square, IRL-Dublin 2 Tel. ++353 1 6761703 Fax: ++353 1 6769510 Internet: www.riai.ie E-mail: Info@riai.ie

Italia/Italy Bari Nuova Sede Consiglio Regionale Puglia Concorso di progettazione per la redazione del progetto preliminare della nuova sede del Consiglio Regionale e relative sistemazioni esterne/Competition for the preliminary project for the new building for the Regional Council and the external area Scadenza/eadline: 20/3 Monte premi/Total prize money: 280.000 Euro Per informazioni: Regione Puglia-Assessorato Affari Generali-Ufficio Contratti e Appalti Viale Caduti di Tutte le Guerre 15 Bari Tel. ++39 080 54044042 Fax ++39 080 54044247

Cerignola (Foggia) Completamento delle urbanizzazioni primarie del quartiere Torricelli Acquisizione di un progetto preliminare per il completamento delle urbanizzazioni primarie di cui al programma di riqualificazione urbana (P.R.U.) del quartiere Torricelli - Cerignola/Competition for the preliminary project for the completion of primary urbanization works in Torricelli district Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: Comune di Cerignola Piazza della Repubblica 71042 Cerignola (FG) Tel. ++39 0885 410287 Fax ++39 0885 410297

Cesena Riqualificazione piazza della Libertà Il tema del concorso è la riqualificazione di tutta la piazza della Libertà per farne un polo di attrazione dell’interesse cittadino. La sistemazione a raso deve raccordarsi con l’uso del sottosuolo destinato alla realizzazione di un parcheggio interrato/The competition theme is the refurbishment of the entire area of piazza della Libertà so to create an attraction pole of the city interest. The ground project has to take into account the creation of an underground parking lot Scadenza/Deadline: 11/4 Per informazioni: Comune di Cesena - Settore Edilizia Pubblica Piazza del Popolo, 10 47023 Cesena (FC) Tel. ++39 0547 356387 Fax ++39 0547 356457 Internet: www.comune.cesena.fc.it

Firenze Targetti Art Light Concorso internazionale per artisti e designer under 35 per l’utilizzo della luce come strumento e contenuto delle loro creazioni International competition for artists and designers under 35 years of age for using light as an instrument or content of their works Scadenza/Deadline: 6/6 Monte premi/Total prize money: 25.000 Euro

Per informazioni: Targetti sankey C/o Consuelo de Gara Tel. ++39 055 3791295 Internet: www.targetti.com E-mail: c.degara@targetti.it

Gardone Riviera (Brescia) Valorizzazione e lo sviluppo sostenibile del lago di Garda Lo scopo del concorso è di premiare tesi di laurea e progetti didattici di particolare interesse per quanto riguarda la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo del lago di Garda, con interesse a territorio e ambiente, turismo e cultura, e che tengano in considerazione l’identità del luogo e valutino i problemi in un’ottica globale/The aim of the competition is to prize degree thesis or shool projects of particular interest regarding the improvement and the development of lake Garda as far as territory; environment, tourism, culture Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Comunità del Garda Via Roma 8 25083 Gardone Riviera (BS)

Milano Young & Design Concorso per progettisti nati dopo il 31/12/1965 per la progettazione di mobili, lampade e componenti d’arredo Competition open to designers born after 31/12/1965 for the design of furniture, lamps and complements Scadenza/Deadline: 10/3 Monte premi/Total prize money: 7.500 Euro Giuria/Jury: Filippo Alison, Flavio Conti, Ignazio Cusmano, Giorgio De Ferrari, Attilio Marcolli, Arrigo Rudi, Maria Benedetta Spadolini Per informazioni: Rima Editrice Segreteria Concorso Young & Design Viale Sarca 243 20126 Milano Tel. ++39 02 66103539 Fax ++39 02 66103558 Inernet: www.rimaedit.it E-mail: rima@rimaedit.it

Montalto di Castro (Viterbo) Teatro Polivalente Concorso per la progettazione di una struttura teatrale polivalente Competition for a multifunctional theatre complex Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Comune di Montalto di Castro C/a Massimo Fordini Sonni Via Panisperna 2 Montalto di Castro (VT) Tel. ++39 0766898383 Fax ++39 0766 879625 E-mail: llpp@comune.montaltodicastro.vt.it

Napoli Riqualificazione urbana nei comuni della provincia di Napoli Idee per la riqualificazione urbana di infrastrutture ricadenti nei comuni della provincia di Napoli. Ai concorrenti è lasciata piena libertà nella progettazione delle opere nel rispetto delle normative urbanistiche ed edilizie inerenti l’area ed il tema oggetto della sezione del Premio. Le proposte progettuali dovranno essere definite al livello di idea e rappresentate in scala libera. Saranno premiate le migliori proposte relative a ciascuna sezione del Premio, una per ciascun Comune aderente all’iniziativa/Competition for the urban refurbishment of infrastructures in Naples Province Scadenza/Deadline: 8/4

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AGENDA Per informazioni: Ordine degli Architetti Via Medina 63 80133 Napoli Tel. ++39 081 4202117 - 081 4202358 Internet: www.na.archiworld.it/premiogiovani

Nusco (Avellino) “Logo tipo” per la redazione dello Statuto Intercomunale per l’ambiente Progettazione del marchio logo tipo (logo) che accompagnerà l’attuazione della redazione dello Statuto Intercomunale per l’ambiente. Lo scopo dello Statuto è quello di impegnare formalmente le amministrazioni comunali coinvolte a dare pratica attuazione a politiche locali orientate alla sostenibilità nel campo della gestione delle risorse ambientali Project for the “Logo-type” for the Intermunicipality Environment Statute. The aim of the Statute is to formally involve the municipalities to put into practice the local politics for the managment of the environmental resources Scadenza/Deadline: 14/3 Per informazioni: Comune di Nusco Via San Giovanni 83051 Nusco (AV) Accanto srl Tenuta Santojanni 83054 Sant’Angelo dei Lombardi (AV) Tel./Fax ++39 0827 215122 Internet: www.accanto.it

Pietra Ligure (Savona) Risistemazione dell’intero complesso immobiliare ospedaliero Ai partecipanti si richiedono idee progettuali per la rifunzionalizzazione e risistemazione dell’intero complesso immobiliare ospedaliero Participants are asked to submit design ideas for the replanning and renovation of an entire hospital complex Scadenza/Deadline: 2/4 Per informazioni: Azienda Ospedaliera Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure Unità Operativa Gestione Tecnica Tel. ++39 019 6232433 Fax ++39 019 6235970

Riccione (Rimini) Riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini Ai partecipanti si richiedono delle proposte progettuali per la sistemazione, valorizzazione e la riqualificazione architettonica e paesaggistica del viale Ceccarini ipotizzando un nuovo possibile rapporto tra il sistema Porto - viale Ceccarini - Lungomare - P.le Roma e l’edificando Palazzo dei Congressi Participants are requested to provide project proposals for the architectural and landscaping requalification of viale Ceccarini, assuming a new relashionship between the systsem Porto - viale Ceccarini - Lungomare p.le Roma and thenew building Congress Palace Scadenza/Deadline: 18/7 Per informazioni: Comune di Riccione Settore Lavori Pubblici e Qualità Urbana Viale Vittorio Emanuele II, 2 47838 Riccoine (RN) Tel. ++39 0541 668745 Fax ++39 0541 668744 Internet: www.llpp-riccione.net E-mail: lavoripubblici@comune.riccione.rn.it

104 l’ARCA 179

+ europaconcorsi

Roma Premio “Emilio Greco” Concorso di pittura, scultura, grafica ed architettura per l’attribuzione del Trofeo Medusa Aurea con frequenza an-nuale. Le opere saranno distinte per correnti: figurativo, neofigurativo impressionismo, informale, astrattismo, surrealismo, poi naif Architecture and figurative arts competition for the assigment of the Medusa Aurea Trophy. The works will be categorised according to the following styles: figurative, neofigurative, impressionist, informal, abstract, surrealist, naif Scadenza/Deadline: 30/3 Per informazioni: Accademia Internazionale d’ Arte Moderna Via Giulio Sacchetti, 10 00167 Roma Tel. ++39 06 6373303 Fax ++39 06 6385943 Internet: www.aiam.it

Ufficio ideale Concorso di idee per la progettazione degli spazi di relazione tra pubblico e addetti al servizio e il progetto di elementi di arredo Ideas competition for the design of spaces of relationship among the public and the staff and the design of furniture elements Scadenza/Deadline: 31/3 Monte premi/Total prize money: 24.000 Euro Per informazioni: Area Concorsi Ordine degli architetti di Roma e Provincia C/o paola ossi Viale Maresciallo Pilsudski 124 00197 Roma Tel. ++39 06 8079771 Internet: www.architettiroma.it E-mail: areaconcorsi.roma@awn.it

Treviso The New Kitchen R-evolution-Il piccolo elettrodomestico nella cucina evoluta Concorso internazionale di idee, per studenti delle scuole europee di design e università di design industriale e architettura e per laureati o diplomati da non più di un anno alla data di scadenza, per la progettazione di oggetti, ambienti e sistemi legati alla preparazione, cottura, consumo del cibo International ideas competition for the design of objects, rooms and systems in relation to food preparation, cooking, consuming. The competition is open to students of European Design School and Industrial Design or Architecture Universities and to students who had their diploma or degree not before 31/3/2002 Scadenza/Deadline: 31/3 Monte premi/Total prize money: 4.000 Euro Per informazioni: Segreteria del Concorso De Longhi Via L.Seitz 47 31100 Treviso Fax ++39 0422 413655 Internet: www.delonghi.it E-mail: Design.concorso@delonghi.it

Realization of a work of art for S. Stefano church in Villazzano, in the province of Trento Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: Istituto Trentino per l’Edilizia Abitativa Palazzo Ottagono Via R. Guardini, 22 38100 Trento E-mail: itea@itea.tn.it

Olanda/Holland Amsterdam Città dei bambini sul tetto dell’Ospedale universitario di Amsterdam La fondazione Ronald McDonald in collaborazione con Il consiglio nazionale degli architetti olandesi (Bond van Nederlandse Architecten BNA), intende realizzare una “città dei bambini” sul tetto dell’Ospedale universitario di Amsterdam. Il programma prevede uno spazio multifunzionale di circa 650 mq dotato di teatro, spazio giochi e mediateca/The Ronald McDonald foudation in collaboration with the national architects council (Bond van Nederlandse Architecten -BNA), will construct a children city on the roof of the University hospital of Amsterdam. the brief calls for a multifuntions space of 650sq m with a theatre, play ground and medialibrary Scadenza/Deadline: 1/4 Per informazioni: BNA Postbus 19606 1000 GP Amsterdam Tel. ++30 020 5553666 Internet: www.bna.nl/home/Welkom_bij_de.BNA E-mail: japrijs@bna.nl

Kellen “Better and smart” Centri industriali del futuro L’ente banditore intende raccogliere idee innovative per il futuro sviluppo di centri industriali. Il tema del concorso è la progettazione di un centro industriale alla periferia di Kellen. Area di progetto: 200 ettari/Business parks filled up very rapidly and have been areas of ugliness for decades. This is a problem that touches all of us. Business parks are a forgotten design challenge. This is also acknowledged by the Dutch government. Participants in the competition will be expressly invited to devise a scintillating plan. Show us the future, nothing is ruled out, the sky’s the limit! The specific challenge being issued to students as follows. Devise something new for Kellen, an established 200 hectare business park close to Tiel Scadenza/Deadline: 1/5 Per informazioni: Province of Gelderland - Business Park Competition Economic Affairs Department P.O.Box 9090 6800 GX Arnhem Internet: www.gelderland.nl/competition E-mail: competition@prv.gelderland.nl

Romania

Villazzano (Trento)

Sibiu

Un’opera d’arte per la Chiesa S.Stefano di Villazzano Realizzazione di un’opera d’arte per l’abbellimento della Chiesa S.Stefano di Villazzano nel comune di Trento

(Nuova) facciata per la Basilica di San Lorenzo a Firenze L’ordine degli architetti di SibiuVrancea bandisce un concorso di idee per una nuova facciata per la basilica del Brunelleschi di Firenze

The Board of Architects of SibiuVrancea promotes a competition for the new facade of San Lorenzo’s in Florence Scadenza/Deadline: 15/3 Per informazioni: The Romanian Order of Architects SibiuVrancea Branch Str. Tribunei 6 Sibiu 2400 Romania Tel./Fax: ++40 269215251 E-mail: oarsib@rdslink.ro

Spagna/Spain Santa Cruz de Tenerife Parco “Las Mesas” Progetto per la realizzazione del parco “Las Mesas” a Santa Cruz de Tenerife/Project for the construction of “Las Mesas” park in Santa Cruz de Tenerife Scadenza/Deadline: 13/4 Per informazioni: Excelentisimo Cabildo Insular de Tenerife Plaza de Espana Santa Cruz de Tenerife Tel. ++34 922 239660 - 922 239704 Internet: www.cabtfe.es/

Sud Africa/South Africa Bloemfontein A Writer’s Retreat-CAA Student Design Competition Concorso internazionale per studenti che frequentino scuole nel Commonwealth per il progetto di un rifugio per uno scrittore International competition for students, studying in Commonwealth, for the design of a writer’s retreat Scadenza/Deadline: 1/4 Monte premi/Total prize money: 1,900 £ Per informazioni: CAA Design Competition 2003 Free State Institute of Architects (FSIA) Fichardt House 40 Elizabeth Street Bloemfontein 9301 South Africa Internet: www.comarchitect.org

Svizzera/Switzerland Ginevra The Aga Khan Award for Architecture 2004 Nona edizione del premio di architettura per opere realizzate entro il 31/12/2002 progettate o utilizzate da comunità Musulmane/Ninth edition of the arhcitectural award for works realized by 31/12/2002 and designed for or used by Muslim communities Consegna/Submission: Luglio/July Monte remi/Total prize money: 500,000 US$ Per informazioni: The Aga Khan Award for Architecture 1-3 Avenue de la Paix 1202 Geneva Tel. ++41 22 9097200 Fax ++41 22 9097292 Inernet: www.akdn.org E-mail: akaa@akdn.ch

Turchia/Turkey Archiprix International 2003 Concorso internazionale per progetti di laurea di architettura, urbanistica e paesaggio discussi dopo il 1/1/2001/International competition for best graduation projects of architecture, urban design, landscape design completed after 1/1/2001 Scadenza/Deadline: 30/3

AGENDA Per informazioni: Archiprix Inernational 2003 Internet: www.archiprix.org

USA Memphis Shaping the New Waterfront Concorso internazionale per il progetto di un’area pubblica per eventi e un attracco sul fiume Mississippi collegato al centro di Memphis/International competition for the design of a 5 acre urban event site and a riverboat docking facility linking downtown Memphis to the Mississippi River Scadenza/Deadline: 23/4 Monte premi/Total prize money: 50.000 US$ Giuria/Jury: Toni L.Griffin, William Morrish, Stanley Saitowitz, Martha Schwartz Per informazioni: Memphis River Front Internet: www.memphiswaterfront.com/ designcompetition

St.Louis 2003 Solutia Design Awards L’ente banditore intende premiare edifici completati durante il 2002 che facciano uso in modo innovativo di vetro laminato/The warding authority wants to prize buildings, constructed during 2002, with an innovative use of laminated glass Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: Solutia Inc. 575 Maryville Centre Drive St. Louis, MO 63141 Tel. ++1 314 6747002 Internet: www.vanceva.com/design E-mail: jlryan@solutia.com

Washington BW/AR Awards - Good Design is Good Business Concorso internazionale per progetti completati dal 1/1/2000 che dimostrino l’eccellenza del rapporto architetto/committente/International competition for works completed since 1/1/2000 demonstrating the excellence of the relationship between architect and client Iscrizione/Registration: 14/3 Consegna/Submission: 18/4 Per informazioni: AIA Internet: www.aia.org Architectural Record Internet: www.archrecord.com

Web Europan 7 Concorso internazionale online sul tema “La sfida della periferia” International online competition on the theme “Suburban Challenge” Iscrizione/Registration: 2/5 Consegna/Submission: 2/6 Per informazioni: Stichting Europan Nederland (Emmie Vos and Sandra Mellaart) P.O. Box 2182 3000 CD Rotterdam The Netherlands Telephone +31 (0)10 440 12 38 Fax +31 (0)10 436 00 90 Visitors’ address: Museumpark 25 in Rotterdam e-mail: office@europan.nl Internet: www.europan-europe.com

E-Motion in Motion Concorso internazionale online per studenti e professionisti sul tema “Sicurezza ProtoFunctional in Viaggio” per concetti di design che esplorano le creatività e le innovazioni rese possibili dall’uso delle tecnologie aggiuntive

+ europaconcorsi

International online competition open to students and professional designers on the theme “ProtoFunctional Safety in Travel”, inviting to submit new design concepts searching for new creativity and solutions made possible by the use of additional technologies Iscrizione/Registration: 30/4 Consegna/Submission: 20/6 Per informazioni: DSM Somos Michelle Wyatt 2 Penn’s Way, Suite 401 New Castle, DE 19720, USA Tel. ++1 302 3268100 E-mail: Americas@dsmsomos.info Melisa Lasell Via della Stazione 7F 00042 Anzio (Roma), Italia Tel. ++39 06 9865179, Fax ++39 06 9871694 E-mail: Europe@dsmsomos.info Internet: www.dsmsomos.com/e-motion

The High Line Competition Concorso internazionale per il riutilizzo della High Lin,e la linea ferroviaria metropolitana sopraelevata tra Gansevoort Market e il Jacob Javits Convention Center a Manhattan/International competition for the reuse of the High Line is a 1.5 mile-long elevated rail line that runs from the Gansevoort Market to the Jacob Javits Convention Center along Manhattan’s West Side Scadenza/Deadline: 5/5 Per informazioni: Internet: www.thehighline.org/competition

DuPont-Corian for a food and coffee bar Concorso internazionale on-line per lo sviluppo di concetti di design per applicazioni del superfici solide Corian della DuPont per interior design globale o per un bar (banconi, tavoli, display International on-line competition to develop design concepts on applications of Corian(r) solid surfaces - an exclusive product of DuPont - for distinctive interior design applications and/or provide a global vision of ‘interior’ and/or ‘bar -furniture’ such as innovative worktops, tables, displays ... Iscrizione/Registration: 25/4 Consegna/Submission: 20/5 Monte premi/Total prize money: 5.000 Euro Giuria/Jury: Asymptote, El Ultimo Grito, Luca Trazzi, Michael Young, Birgit Lohmann, Claudio Greco, Massimo Fucci Per informazioni: Internet: www.designboom.com

Affidamenti

Gran Bretagna/Great Britain Birmingham Restauro della Birmingham Town Hall Servizi di architettura e ingegneria per i lavori di restauro della Birmingham Town Hall, edificio storico della città, sottoposto a vincoli di tutela. I lavori prevedono tra l’altro la sistemazione interna, nonché la conservazione e la riparazione del fabbricato e il suo ampliamento Scadenza: 27/3 Per informazioni: Birmingham City Council Council House Victoria Square Birmingham B1 1BB Tel. ++44 0121 3037139 Fax ++44 0121 3037501 E-mail: barry.adams@birmingham.gov.uk

Italia/Italy Alliste (Lecce) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi (per i settori appresso specificati entro il limite di onorari entro i 40.000 Euro, senza prevedere limiti temporali). Gli elenchi saranno composti dalle seguenti distinte e in tipologie di lavori: - opere stradali e infrastrutturali; - edilizia civile; restauro beni architettonici; progettazione strutturale; progettazione impiantistica, ambiente (parchi, recupero ambientale, impianti depurativi, ecc.) Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Alliste Piazza Municipio 73040 Alliste (LE) Internet: http://web.tiscalinet.it/comunealliste

Aosta Sistemazione dell’edificio sede dell’Istituto Magistrale Progettazione esecutiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase esecutiva per i lavori di sistemazione dell’edificio sede dell’Istituto Magistrale Scadenza: 17/3 Per informazioni: RAVA - Assessorato Territorio Ambiente Opere Pubbliche, Dipartimento Opere Pubbliche Via Promis 2/A 11100 Aosta Tel. 0165 272659 Fax 0165 272658

Brescia Per i bandi completi www.europaconcorsi.com

Germania/Germany Hermeskeil Locali ospedalieri Servizi di architettura i lavori di ampliamento e di ristrutturazione dei locali medici per la diagnostica e per il primo soccorso, nonché di quelli di ristoro, di archivio e di servizio Scadenza: 21/3 Per informazioni: Europaconcorsi Internet: www.europaconcorsi.com

Elenco professionisti: indagini geognostiche L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di indagini geognostiche relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Elenco professionisti: progettazione degli impianti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione degli impianti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12

Elenco professionisti: pratiche catastali L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di pratiche catastali relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Elenco professionisti: progettazione delle strutture portanti L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di progettazione delle strutture portanti relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Elenco professionisti: coordinamento in materia di sicurezza L’ente intende affidare a soggetti, di cui all’art. 17 comma 1 lettere d), e), della legge n. 109/1994, gli incarichi di coordinamento in materia di sicurezza e di salute durante la progettazione dell’opera (CSP) e la realizzazione dell’opera (CSE) relativamente ai propri interventi costruttivi Scadenza: 31/12 Per informazioni: Aler di Brescia - Segreteria tecnica referente: Sig.ra Romelli Tel. 030 2117760

Caserta Collegamento in galleria È intenzione di questa Amministrazione indire (ai sensi art. 37/bis L. 109/94) una esplorazione di mercato, tramite procedura informale, al fine di individuare un operatore economico disponibile a progettare e realizzare un collegamento in galleria tra le opere relative al miglioramento del nodo tra la SS 264 SS 87 nuovo svincolo autostradale di S. Maria CV e la Variante di Caserta, tramite contratto di concessione, di cui art. 19, secondo comma, L. 109/94, con risorse totalmente a carico dell’operatore stesso. Scadenza: 30/6 Per informazioni: Provincia di Caserta Settore Viabilità 81100 Caserta

Castelfiorentino (Firenze) Elenco professionisti L’ente intende procedere alla predisposizione dell’elenco dei professionisti idonei per il conferimento di incarichi al di sotto di 40.000 Euro, per la progettazione, direzione lavori e consulenza in materia di Lavori Pubblici inseriti nel programma triennale 2001/2003 del delle opere pubbliche Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Castelfiorentino Piazza del Popolo 1 Tel.0571 6861 Internet: www.comune.castelfiorentino.fi.it E-mail: info@comune.castelfiorentino.fi.it

Forlì Corridoio Intermodale ForlìForlimpopoli Servizio di assistenza tecnica per l’attuazione del Prusst Corridoio Intermodale Forlì-Forlimpopoli - D.M. LL.PP. 8.10.1998, come descritto nello schema di contratto di incarico. Importo netto a base di gara (IVA esclusa): Euro 102 491,88 Scadenza: 17/3

l’ARCA 179 105


AGENDA

+ europaconcorsi

Per informazioni: Comune di Forlì Servizio contratti e gare Piazza Saffi 8 47100 Forlì Tel. 0543 712292, 0543 712196 Fax 0543 712442

Per informazioni: Regione Abruzzo Giunta Regionale, Servizio appalti pubblici e contratti Via L. da Vinci 1 67100 L’Aquila Tel. 0862 363343, Fax 0862 363332

Formigine (Modena)

Lucca

5 opere da realizzare in Project Financing studio di inquadramento territoriale ambientale, studio di fattibilità, progetto preliminare, bozza di convenzione per la realizzazione delle seguenti opere: gestione della Nuova sede per gli uffici comunali di Formigine, - nuova scuola elementare del capoluogo; nuova scuola materna del capoluogo; realizzazione centro pasti; riqualificazione area ed edificio Ca’ Bella a Colombaro Scadenza: 30/4

Elenco professionisti. Comune di Massarosa Progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori, assistenza alla d.l., contabilità, collaudo, coordinamento per la sicurezza, consulenze calcoli in c.a., strutture, relazioni geologiche e geotecniche, rilievi,studi di impatto ambientale, e qualsiasi altra prestazione professionale tecnicoamministrativa necessaria per la realizzazione di opere pubbliche. Importo: 40.000 Euro Scadenza: 31/12

Per informazioni: Comune di Formigine Area 3 - Pianificazione Programmazione e Sviluppo del Territorio Via Mazzini 12 41043 Formigine (MO) Tel. 059 416111, 059 416321 Fax 059 416300

Genova Complesso industriale nell’area di Genova Campi Proposta di Project Financing (studio di inquadramento territoriale e ambientale; b) studio di fattibilità dell’opera; c) progetto preliminare dell’opera; d) bozza di convenzione) per la realizzazione di un complesso industriale nell’area di Genova Campi, (ai sensi dell’art. 37 bis e ss. Legge 109/94 e s.m.i.). Costo dei lavori: 40.000.000,00 Euro Scadenza: 24/4 Per informazioni: Azienda Mobilità e Trasporti SpA, Direzione Impianti Via L. Montaldo 2 16137 Genova Tel. 010 5582460 Fax 010 5582400 Internet: www.amt.genova.it

Grosseto Nuovo parcheggio ed alloggi per ultrasessantacinquenni. Castiglione della Pescaia L’ente intende realizzare con capitali privati, ai sensi dell’art. 37-bis della Legge 109/94 e s.m. e i. le seguenti opere comprese nel programma triennale dei lavori relativo al triennio 2003/2005: realizzazione di parcheggio terrazzato in Via dell’Oliveto nel Capoluogo; costruzione di alloggi per ultrasessantacinquenni nell’area della RSA del Capoluogo Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di Castiglione della Pescaia Ufficio Lavori Pubblici Tel. 0564 939723 - 0564 927411 Internet: www.col-castiglionegr.it

L’Aquila Valutazione del Piano di Sviluppo Rurale Affidamento ad esperti per la presentazione di un progetto concernente la valutazione in itinere, intermedia e finale del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 (PSR) e del Programma Regionale Leader Plus 2000-2006 (PRL+), nonché la valutazione ex post del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 (PSR) della Regione Abruzzo e dei relativi servizi di assistenza tecnica, per un importo globale di Euro 780.000,00 Scadenza: 19/3

106 l’ARCA 179

Per informazioni: Comune di Massarosa Piazza Taddei 1 55054 Massarosa (LU) Tel. 0584 979315- 979317, Fax 0584/979300 Internet: www.comune.massarosa.lu.it E-mail: info@comune.massarosa.lu.it

Montesilvano (Pescara) Selezione di uno o più soci privati di minoranza della Palacongressi SpA Quantitativo o entità totale: 516 456,89 Euro Scadenza: 31/3 Per informazioni: Palacongressi SpA Comune di Montesilvano Piazza A. Diaz 65016 Montesilvano (PE) Tel. 085 44811, Fax 085 834408

Palermo Completamento del piano regolatore portuale Opere di completamento del piano regolatore portuale - II stralcio. Quantitativo o entità totale: Euro 9.097.015,42 Scadenza: 17/3 Per informazioni: Ufficio Genio Civile Opere Marittime Ufficio Contratti Via Piano Ucciardone 4 90139 Palermo Tel. 091 6370319, Fax 091 6315586

Perugia Restauro del complesso ex Saffa Restauro delle coperture, eliminazione dell’umidità risalente, consolidamento delle strutture verticali e orizzontali, revisione e rinnovo della rete di smaltimento dei liquami, realizzazione d’impianti di riscaldamento, elettrico e di sicurezza al complesso ex Saffa; importo complessivo dell’appalto (compresi progettazione esecutiva ed oneri per la sicurezza): Euro 3.718.243,23 Scadenza: 21/3 Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i beni architettonici, il paesaggio, il patrimonio artistico e demoetnoantropologico dell’Umbria Via Ulisse Rocchi 71 06123 Perugia Tel. 075 57411, Fax 075 5428221

Roma Restauro dell’edificio B ex Distretto militare 82 Progettazione esecutiva e di tutte le opere e provviste occorrenti per eseguire e dare completamente ultimati i lavori di manutenzione straordinaria e restauro dell’edificio B ex Distretto militare 82. Fanteria da destinare alla sede della Facolta’ di Economia dell’Universita’ ‘La Sapienza’ sede di Latina. Importo complessivo dell’appalto: Euro 5.563.732,10

Scadenza: 20/3

Scadenza: 30/6

Per informazioni: Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’ Piazzale Aldo Moro 5 00185 Roma Tel. 06 49910472 - 06 49910746 Fax 06 49910403 Internet: www.amm.uniroma1.it

Per informazioni: Comune di Verolanuova Piazza Libertà 37 Verolanuova (BS) Tel. 030 9365060, Fax 030 9361821

Saluzzo (Cuneo) Restauro e riqualificazione Castello Marchesi Progettazione esecutiva, prestazioni coordinatore sicurezza fase progettazione esecutiva (ex D.Lgs 494/96 s.m.i) inerenti il Restauro e riqualificazione Castello Marchesi di Saluzzo “La Castiglia”. Quantitativo o entità totale: Euro 735.018,92 Scadenza: 18/3 Per informazioni: Comune di Saluzzo Servizi Tecnici - Lavori Pubblici Via Macallè 9 12037 Saluzzo (CN) Tel. 0175 211311 Fax 0175 211328, 0175 211371 Internet: www.comune.saluzzo.cn.it

Treviso Centro servizi ed un centro sportivo polivalente. San Vendemiano Le opere per le quali i promotori possono presentare proposte autonome di realizzazione sono quelle sotto elencate: 1. realizzazione di un centro servizi. L’intervento consiste nella realizzazione di un centro studi e congressuale, di salette riunioni, di spazi espositivi e commerciali, di una struttura ricettiva. Costo presunto dell’investimento Euro 14.000.000,00; 2. realizzazione di un centro sportivo polivalente. L’intervento consiste nella realizzazione di un complesso natatorio e sportivo con annessi centro benessere - relax e spazi per attività commerciali. Costo presunto dell’investimento Euro 7.000.000,00 Scadenza: 30/6 Per informazioni: Comune di San Vendemmiano Via Alcide De Gasperi 55 31020 San Vendemmiano (TV) Tel. 0438 401741, Fax 0438 401780

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Arabia Saudita/Saudi Arabia Dubai Dubai Municipality Centres 1st International Conference on Architectural Conservation between Theory and Practice 14/3-16/3 Per informazioni: Dubai Municipality Dubai Tel. ++971 4 3539090 Fax ++971 4 3539896 Internet: http://vgn.dm.gov.ae/DMEGOV/dm-mpconservation E-mail: conservation2004@dm.gov.ae

Cile/Chile Santiago del Cile Universidad de Chile 51º Congreso Internacional de Americanistas 14/7 -18/7 Per informazioni: 51 ICA - Universidad de Chile Diagonal Paraguay 265 of. 1405 Santiago de Chile Tel. ++56 2 6782061 Fax ++56 2 678212

Gran Bretagna/Great Britain London

Elenco di professionisti e società: mappatura su ampia scala del registro fondiario (catasto). Ispra Formazione di un elenco di professionisti e società per: Studi intesi a valutare la messa in opera di programmi di mappatura su ampia scala e programmi del registro fondiario (catasto) nell’Unione europea e nei paesi candidati Scadenza: 11/4/2005

Geological Society Enrique Norten: The most transparent city 10/3

Verolanuova (Brescia) Impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri Realizzazione della nuova costruzione impianto ludico polifunzionale e caserma carabinieri per un importo di Euro 5.000.000,00 compreso I.V.A., finanziati con Euro 2.000.000,00 mediante cessione di immobili e con Euro 3.000.000,00 a carico di operatori privati, da individuarsi secondo lo strumento del project financing previsto dall’art. 37-bis e seguenti della legge n. 109/1994 e s.m.i.

Middlesbrough English Historic Towns Forum 2003 Conferences: Bradford, Middlesbrough, Norwich, Stoke on Trent 13/3 Per informazioni: CABE, English Heritage and The Architecture Foundation The Tower Building 11 York Road - London SE1 7NX Internet: www.ehtf.org.uk/ E-mail: ehtf@uwe.ac.uk

Norwich

Varese

Per informazioni: Commissione europea, Direzione generale Centro comune di ricerca Sede di Ispra, Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini, unità Supporto di gestione Att: F. Graham 21020 Ispra (VA) Tel. 0332 789154, Fax 0332 786243

AGENDA

Per informazioni: Royal Academy of Arts, Education Department Piccadilly, London Tel. ++44 020 7300 5864 Fax ++44 020 7300 5781

The Gallery “Architecture: The Art of Living”. Kathryn Findlay, Mike Russum, Laurie Chetwood 11/3 Per informazioni: The Gallery 70 Cowcross Street, London Internet: www.artandarchitecture.co.uk/ lectures.htm

Royal Institute of British Architects Emerging Architecture: Hideki Yoshimatsu and Sasa Begovic 11/3 Emerging Architecture: Marlon Blackwell e Jürgen Mayer 18/3 Greening the European cities 19/3 Per informazioni: RIBA 66 Portland Place London Tel. ++44 (0)20 75805533 Fax ++44 (0)20 76375775 E-mail: magdalena.lojszczyk@emap.com

English Historic Towns Forum 2003 Conferences: Bradford, Middlesbrough, Norwich, Stoke on Trent 18/3 Per informazioni: CABE, English Heritage and The Architecture Foundation The Tower Building 11 York Road - London SE1 7NX Internet: www.ehtf.org.uk/ E-mail: ehtf@uwe.ac.uk

Stoke on Trent English Historic Towns Forum 2003 Conferences: Bradford, Middlesbrough, Norwich, Stoke on Trent 27/3 Per informazioni: CABE, English Heritage and The Architecture Foundation The Tower Building 11 York Road - London SE1 7NX Internet: www.ehtf.org.uk/ E-mail: ehtf@uwe.ac.uk

Grecia/Greece Creta Capsis Beach Hotel 9th International Conference on Urban Transport and the Environment in the 21st Century 10/3-12/3 Per informazioni: Wessex Institute of Technology Tel. ++44 0238 0293223 Fax ++44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/conferences/2003/urba n03/index.html E-mail: gcossutta@wessex.ac.uk

+ europaconcorsi

Nuova Zelanda/New Zealand

Bolzano Museion L’evoluzione della scultura: arte pubblica e installazioni 11/3 Per informazioni: Museion Via Sernesi, 1 39100 Bolzano Tel. ++39 0471 312448 Fax ++39 0471 312460 Internet: www.museion.it E-mail: info@museion.it

Roma The Studium Urbis Giambattista Nolli, Imago Urbis, and Rome Conferenza internazionale International conference 31/5 -2/6 Per informazioni: The Studium Urbis Via di Montoro 24 00186 Rome Tel. ++39 06 6861191 Internet: www.studiumurbis,org E-mail: info@studiumurbis.org

Canada

Auckland

Cambridge (Massachussetts)

Montreal

Sky City Conference Center Urbanism Downunder 2003. Transforming Cities in Australia and New zealand 20/3-22/3

Harvard University-Graduate School of Design Large Parks: New Perspectives 10/4-12/4

CCA La luce artificiale: Hal Ingberg Fino al/through 1/6 Herzog & de Meuron: Natural History 23/10/2002-6/4

Per informazioni: UDU Conference, Centre for Continuing Education The University of Auckland - Private Bag 92019 - Auckland Fax ++ 64 9 3737419 Internet: www.cce.auckland.ac.nz/urbanismdownun der/

Olanda/Holland Rotterdam The Berlage Institute Wouter Vanstiphout. Vernacular Spectacular 11/3 José Lluis Mateo. In Progress 18/3 Per informazioni: The Berlage Institute Botersloot, 25 - Rotterdam Internet: www.berlage-institute.nl E-mail: info@berlage-institute.nl

Varie sedi 1st architectural Biennial: Mobility 7/5-7/7 Per informazioni: Internet: www.biennalerotterdam.nl

Principato di Monaco Monaco Principality Monaco Salle de Varieté Nuove tecnologie al servizio del patrimonio mediterraneo e della diffusione della sua cultura 13/3-15/3 Per informazioni: Centre de Presse 10 Quai Antoine Ier MC 98011 Monaco cedex Tel. +377 93152222 Fax +377 93 152215 E-mail: presse@monaco.mc

Per informazioni: Harvard University Graduate School of Design George Gund Hall 48 Quincy Street Cambridge, MA 02138 Tel. ++1 617 4950647 Internet: www.gsd.harvard.edu/largeparks

Marina del Rey Marina Beach Marriott 2003 Design-Build Transportation Conference, “Streamlining Delivery - Keeping the Wheels Moving” 2/4-4/4 Per informazioni: Design-Build Institute of America 1010 Massachusetts Avenue, NW, Third Floor Washington, DC 20001-5402 Tel. ++1 202 6820110 Fax ++1 202 6825877 Internet: www.dbia.org E-mail: dbia@dbia.org

Mendrisio Accademia di architettura di Mendrisio Il significato simbolico-religioso della città. Massimo Cacciari 21/3 Per informazioni: Accademia di Architettura Villa Argentina, Mendrisio C/o Cristiana Spinedi Tel. ++41 91 6404861; cell. 076 392 60 67 Fax ++41 91 6404813 Internet: www.unisi.ch/eventi

Istanbul Istanbul technical university Archiprix International Mostra, conferenza e seminario internazionale di arhitettura International architecture exhibition, conference and workshop 14/6-20/6 Per informazioni: Archiprix International Internet: www.archiprix.org

Copenhagen Danish Design Centre Nuove generazioni di componenti costruttive 15/6/2002-23/7 Dansk Arkitektur Center Future to come 30/1-30/3

Humlebaek Louisiana Museum Renzo Piano: The Architect’s Studio 9/5-14/9

Finlandia/Finland

Convention Center AIA National Convention 8/5-10/5

Helsinki

Per informazioni: AIA Convention 2003 Internet: www.aiaconvention.com E-mail: infocentral@aia.com, aiaexpo@mccomm.com

Museum of Finnish Architecture Drawn in Sand. Visioni irrealizzate di Alvar Aalto 13/6/2002-28/8

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Austria

Francia/France Bordeaux Arc en rêve Les nouveaux albums des jeunes architectes 27/2-30/3 New Trends of Architecture in Europe and Japan 2002 6/2-20/4

Lille Métropole

Haus der Architektur Graz Event City. La città come evento Fino al/through 27/6

Musée d’art moderne Présentation des projects des cinq architectes candidats à l’extension du Musée Xaveer 8/2-26/3

Vienna

Parigi

Architekturzentrum Emerging Architecture 3 “Beyond Architainment” 21/11/2002-10/3

VIA Yamo 14/3-11/5 Design et son 23/5-21/6 VIA/Les écoles de design 4/7-24/8 VIA/Les Labels 2003 5/9-12/10 Design et Sport 26/10-31/12

Belgio/Belgium Anversa

Turchia/Turkey

Danimarca/Denmark

San Diego

Graz Svizzera/Switzerland

Italia/Italy

USA

De Singel Anne Lacaton et Jean-Philippe Vassal 21/2-6/4

Bruxelles Musée d’Architecture Paul Emile Vincent: sguardo su un architetto contemporaneo Fino al/through 27/4 Antoine Courtens, créateur Art Deco 19/11/2002-27/4

Site Odéon 5 Christian Robert-Tissot 29/1-19/4 Centre Pompidou Philippe Starck 26/2-12/5 Espace EDF Electra Les bâtisseurs de lumière, architectures mexicaines contemporaines 27/2-27/4

l’ARCA 179 107


AGENDA Germania/Germany Berlino Vitra Design Museum Take a Seat! 200 Years of Design History from the Collection of Vitra Design Museum 25/1-22/6 Akademie der Kunste Gluck-Stadt-Raum. Europa 1945-2000 Fino al/through 1/12 Framework Atelir Mader, Stublic, Wiermann 8/2-15/3

Dessau Bauhaus Bauhaus 1919-1933 Fino al/through 31/3

Frankfurt am Main Schirn Kunsthalle Visions and Utopias Architectural Drawings from Moma New York 29/4-3/8

Koln Museum für Angewandte Kunst Ettore Sottsass & Associati 13/1-25/5

Weil am Rhein Vitra Design Museum Ingo Maurer - Light - Reaching for the Moon 3/10/2002-10/8

Giappone/Japan Tokyo Big Sisht Kolonihaven-The International Challenge Fino al/through 2/8

Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Designer of the Year 2/3-29/5 The Building Centre Trust Gallery 50/50: Crowning Achievements Future Prospects 24/6/2002-12/9 Royal Academy of Arts Summer Exhibition Fino al/through 19/8

Italia/Italy Livorno Complesso Gherardesca Alessandro Gherardesca. Architetto toscano del Romanticismo 2/2-30/3

Milano Triennale di Milano Dominique Perrault: Morceaux choisis 22/1-9/3

108 l’ARCA 179

+ europaconcorsi

Nuova architettura tedesca 14/1-14/3 Memoria e futuro dell’architettura italiana. Italia costruisce 1945-2000 27/11/2002-16/3 I futuri della quotidianità 4/12/2002-30/3 Centro Culturale Svizzero Architetture ticinesi nel mondo: capisaldi e protagonisti 1970-2003 27/2-26/3

Nave (Brescia) Galleria Giuseppe Rivadossi Officina Marek Nester Piotrowski-Teoria e pratica nell’architettura fieristica 18/1-12/4

Torino Fondazione Italiana per la Fotografia Carlo Mollino. Fiabe per grandi 1936-1943 22/1-23/3

Verona Museo di Castelvecchio Stile di Caccia. Luigi Caccia Dominioni, case e cose da abitare 7/12/2002-9/3

Vicenza Basilica Palladiana Premio alla Committenza Dedalo Minosse 2002 12/12/2002-9/3

Olanda/Holland Rotterdam NAI Tatirama 16/1-27/4 Five design disciplines on the edge of reality: Reality Machines 7/2-20/4

Svizzera/Switzerland Films Dorf Das Gelbe Haus Schön & ut. Design aus der Schweiz Fino al/through 27/4

Zurich ETH Stiva da Morts 16/1-20/3

USA Bellevue Art Museum Trespassing: Houses x Artists 29/1-27/7

Cambridge (Massachussetts) The Fogg Art Museum The Modern Quotidian: Furniture by Prouvé, Perriand, Le Corbusier, Rietveld Fino al/through 30/3

Harvard University-Graduate School of Design Shigeru Ban Fino al/through 16/3 Large Parks: New Perspectives 31/3-26/5

Mostre d’arte Art Exhibitions

Chicago The Art Institute David Adler, Architect: The Elements of Style Fino al/through 18/5

Denver Art Museum 20th Century Design: Breaking All the Rules fino al/through 31/12

New York New Museum Super-ficial: The Surfaces in a Digital Age 31/1-13/4 Whitney Museum of American Art Scanning: the aberrant achitectures of Diller+Scofidio 2/3-1/6

Pittsburgh The Heinz Architectural Center Windshield: Richard Neutra’s House for the John Nicholas Brown Family 2/3-11/5

San Francisco Museum of Modern Art Architecture+Water Body Design Fino al/through 23/3

Santa Monica Rosamund Felsen Gallery Leting Walls Talk: Top architectural photographer Grant Mudford Fino al/through 30/3

Yale Yale School of Architecture Work of Tod Williams and Billie Tsien 17/2-4/5

Washington National Building Museum Do It Yourself: Home Improvement in 20th Century America 19/10/2002-10/8 Big and Green: Toward Sustainable Architecture in the 21st Century 17/1 -22/6 Picture This: finestre sulle case americane 29/3-11/8

Williamstown (Massachussetts) Clark Art Instute Tadao Ando 28/9/2002-27/4

AGENDA Hommage à Maurice Jardot 30/10-17/11 Robert Filliou, génie sans talent 6/12-30/3/2004

Musée du Louvre Memoires du visible 17/1-14/4

Limoges

Jeu de Paume Magritte 11/2-9/6

Musée Adrien-Dubouché Un bestiaire fantastique, Avisseau et la faïence de Tours (1840-1910) 5/2-12/2

Fondation Cartier Paul Virilio “ Ce qui arrive “ 29/11/2002-30/3

Lyon Austria Vienna Kunsthaus Daniel Spoerri. Chance as master 20/2-1/6 Kunsthistorisches Museum Parmigianino e il Manierismo europeo 4/6-14/9 Kunstforum Futurismus-Radikale Avantgarde 7/3-29/6

Canada Montreal Museum of Fine Arts Voyage into Myth: The French Avangarde from Gauguin to Matisse 4/2-20/4 Rolph Scarlett-Art, Design and Jewellery 13/2-13/4 Carl Poul Petersen, Silversmith 13/2-13/4 Eclectic Clay 26/2-12/10

Toronto Royal Ontario Museum The New Mosaic: Selections from Friuli 14/12/2002-16/3

Danimarca/Denmark Humlebaek Louisiana Musuem Wolfgang Tillmans: View from Above 15/1-21/4 Louise Bourgeois 14/2-22/6

Francia/France Cannes Malmaison Georges Bauquier Fino al/through 23/3

Ivry s/ Seine Le Crédac Claude Tétot Daniel Dezeuze. Vade-mecum I: Des grotesques Maïder Fortuné : i games 16/1-30/3

Lille Musée d’art moderne Le ludique 11/4-23/8 Les Chemins de l’art brut 13/9-17/11

+ europaconcorsi

Musée des Beaux Arts Chefs-d’œuvre de la Collection Winthorpe 14/3-16/5 Musée des Moulages Krijn de Koning 5/2-29/3 Musée d’art contemporain Kim Sooja - Conditions d’Humanité 5/2-20/4

Nice Musée d’art moderne et contemporain Barry Flanagan 6/12/2002-25/5 Bloum 28/2-1/6 Galerie des Ponchettes Denis Consolo 2/2-30/3 Martin Caminiti 11/4-8/6 Galerie Sainte-Reparate Arts populaires et festifs Méditerranéens 12/2-27/4 Sylvie Osinski, Sonia Grodvic, Muriel Grégoire: synergie dessins, 3 femmes, 3 dessins 13/5-29/6 Champollion 15/7-31/10 Musée de Paleonthologie Humaine Les femmes préhistoriques: Eves et rêves, le retour Fino al/through 24/2/2004 Musée des Beaux Arts Jules Cheret et les Pastels 7/3-1/6 Galerie Qvadrige Miljan Tihojevitch illustre Les Chants X + XIV de Purgatoire dans La Divine Comédie 7/3-5/4 William Xerra Performance: “Io Mento” 12/4 Norbert Hartmann 18/4-24/5

Paris Centre Pompidou Le Portrait Atelier Brancusi 25/9/2002-7/4 Pierrette Bloch 25/9/2002-31/12 La culture pour vivre, de Georges Braque à Aurélie Nemours 25/9/2002-30/12 Roland Barthes 27/11/2002-10/3

Musée d’art moderne de la Ville de Paris Francis Picabia 8/11/2002-16/3 Musée Jacquemart-André De Caillebotte à Picasso

Fino al/through 15/6 Palais de Tokyo Luoise Bourgeois : le jour, la nuit, le jour 8/10/2002-6/4 Musée du Luxembourg Gauguin et Pont-Aven 2/4-22/6 Centre National de la Photographie Kyoichi Tsuzuki Federico Patellani Moly Sabata 12/3-1/6

Germania/Germany

Centro Saint Benin Ennio Morlotti: il sentimento dell’organico 12/12/2002-16/3 Museo Archeologico Il gioco nell’arte: da Klee a Boetti 20/12/2002-13/5

Bergamo Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Arte absracto sudamericano 19/12/2002-23/3

Bologna Museo Civico Medievale I Corali di San Giacomo Maggiore. Miniatori e committenti a Bologna nel Trecento 14/12/2002-31/3 Galleria Arte Moderna Text Works: Opere dalla Collezione di Museion Bolzano 22/1-29/6 Claudio Parmiggiani 23/1-30/3

Bolzano Museion Raymond Pettibon: Drawings 19792003 31/1-18/5

Frankfurt am Main

Brescia

Schirn Kunsthalle Dear painter, paint me: Painting the figure since late Picabia 15/1-6/4 Grotesque! 27/3-9/6 At Your Own Risk 27/6-7/9 Paul Klee: 1933 18/9-30/11

Monastero Santa Giulia Brixia, Brescia Romana 2/3-29/6

Gran Bretagna/Great Britain Londra Tate Britain The Unilever Series: Anish Kapoor 9/10/2002-6/4 Dulwich Picture Gallery Abstraction on the Beach: John Piper in the 1930s 2/4-22/6 Estorick Collection Giorgio De Chirico and the Myth of Ariadne 22/1-13/4 Purdy Hicks Gallery Andrzej Jackowski Drawings 19632003 21/3-26/4

Grecia/Greece Atene Torre della Regina/Parco della Coscienza Ambientale di Ilio Cosmos-XI Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo 6/6-15/6

Italia/Italy

Grand Palais Chagall 13/3-23/6

Aosta

Le Parvis de Notre-Dame Archéologie et histoire 11/10/2002-27/4

Tour Fromage Da cima a fondo 23/11/2002-7/9

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Barbera ABC: Alfabeti per il nuovo millennio, lettere figure, scritture 2/3-19/4

Cremona Museo Ala Ponzone Picasso. Mirò, Dalì e la pittura catalana del primo ‘900 15/2-4/5

Ferrara Palazzo dei Diamanti Degas e gli italiani a Parigi 16/2-18/5 Shakespeare nell’arte 16/2-15/6

Renato Galbusera 29/5-19/6 Spazio Oberdan Il “Novecento” milanese 1923-1932 19/2-15/5 Fondazione Biblioteca di Via Senato Egitto: dalle Piramidi ad Alessandro Magno 5/12/2002-18/5 Galleria Credito Valtellinese Nagasawa 2/12/2002-29/3 Musei di Porta Romana Milano 1706-1848: il laboratorio della modernità 12/3-25/5 Centre Culturel Français Valérie Mréjan: Portraits 18/2-25/3

Modena Palazzo Santa Margherita Armin Linke 24/1-23/3 Passaggi 2002 24/1-24/3

Mogliano Veneto (Treviso) Brolo Henri de Toulouse-Lautrec. Lo sguardo e il segno 16/2 -16/5

Monsummano Terme (Pistoia) Villa Renatico Martini Naturalezza con stile Fino al/through 16/3

Palazzolo sull’Oglio (Brescia) Fondazione Ambrosetti Il possibile dal punto zero 13/1-31/3

Parma Galleria Nazionale Parmigianino e il Manierismo europeo 8/2-15/5

Ravenna Museo d’Arte della Città Da Renoir a De Stael. Roberto Longhi e il Moderno 23/2-30/6

Gubbio (Perugia)

Reggio Emilia

Palazzo Ducale Collezione Panza di Biumo Fino al/through 4/12

Palazzo Magnani Stanislao Farri, fotografo 2/2-16/3 Maria Helena Vieira da Silva 23/3-18/5

Milano Palazzo della Permanente Mostra del Libro Antico 14/3-16/3 Amedeo Modigliani 20/3-6/7 Fondazione Mazzotta Joan Mirò. Metamorfosi delle forme 15/3-29/6 Galleria Fontana Umberto Faini 4/3-25/3 Giorgio Mizzi 2/4-22/4 Natale Addamiano 1/5-22/5

Rivoli (Torino) Castello Transavanguardia 13/11/2002-23/3

Roma Palazzo Altemps Marco Polo. Michael Yamashita un fotografo sulle tracce del passato 25/3-22/6 Galleria Valentina Moncada Lee Miller 16/1-14/3

l’ARCA 179 109


AGENDA Museo Boncompagni Ludovisi Atmosfere del Nord. Pittura e arti decorative svedesi agli inizi del XX secolo Fino al/through 15/3 Complesso del Vittoriano Ritratti e figure: capolavori Impressionisti 7/3-6/7

Rovereto (Trento) Nuovo Mart Il laboratorio delle idee 15/12/2002-marzo/march

Torino GAM Schoenberg pittore 4/2-16/3 Palazzo Cavour Arte indue 14/3-8/6

Trento Castello del Buonconsiglio Valentino Rovisi: nella bottega del Tiepolo 15/3-15/6 Palazzo Geremia Il fascino della natura in Bartolomeo Bezzi 4/5-29/6

Treviso Casa dei Carraresi L’Impressionismo e l’età di Van Gogh 9/11/2002-30/3 Palazzo Giacomelli Adolf Hohenstein Un pioniere del manifesto 1854-1928 25/1-30/3

Trieste Museo Revoltella Dudovich. Oltre il manifesto Fino al/through 30/4

Venezia

+ europaconcorsi

Spagna/Spain Barcelona MACBA Joan Hernàndez Pijuan 22/1 -23/3

Madrid Museo del Prado Vermeer and the Dutch Interior 18/2-18/5 Museo Reina Sofia Espaliù 14/1-31/3 José Jorge Oramas 16/1-14/4 Olafur Eliasson 30/1-19/5 Guillermo Kuitca 6/2-28/4 Libros Rusos del MOMA 11/2-5/5 Zobel 18/2-28/4 Nedko Solakov 11/3-27/4

Valencia IVAM History and Nature: The Giuliano Gori Collection 16/1-4/5

Svizzera/Switzerland Ascona Museo Comunale d’Arte Moderna Marianne Werefkin a Murnau. Arte e teoria, amici e maestri 2/3-1/6

Bellinzona Museo in Erba Le scatole di colori di Leonardo: percorso-gioco dedicato a Leonardo da Vinci 20/2-11/6

Campione d’Italia

Palazzo Grassi I Faraoni 9/9/2002-25/5

Civica Galleria d’Arte Isidoro Bianchi (1581-1662) 22/3-19/5

Vicenza

Ginevra

Basilica Palladiana La manopola della radio. Colori e le forme di Franco Meneguzzo 11/1-23/3

Musée du Petit Palace De Caillebotte à Picasso: chefs-d’oeuvre de la collection Oscar Ghez 15/10/2002-15/6

Messico/Mexico Mexico City Museo de Arte Moderno Il ritorno dei giganti: Pittori in Germania 1975-1985 dalla Deutsche Bank 15/2-15/5

Olanda/Holland Rotterdam Kunsthal Kees van Dongen, Elegant Lines Fino al/through 27/4 Impressionism: The Miracle of Colour Masterpieces from the Fondation Corboud 25/1-25/5

110 l’ARCA 179

Lugano Galleria Gottardo Fotografie di Francesco Radino 5/2-3/5 Museo d’Arte Moderna Egon Schiele 16/3-29/6 Museo Cantonale d’Arte Carlo Cotti e la sua città 8/2-27/4

Martigny Fondation Pierre Gianadda Da Picasso a Barcelò, gli artisti spagnoli 31/1-9/6 Leonardo da Vinci, inentore 12/4-19/10

Winterthur

Richmond

Villa Flora The Sower-Vincent Van Gogh 14/6/2002-30/3

Virginia useum of Fine Arts Quintet of the Unseen: Recent Acquisition of Bill Viola Video Fino al/through 30/3

USA Birmingham Museum of Art Stephen Hendee: Perspectives 7 5/9/2002-6/7

Chicago Museum of Contemporary Art Franz Ackermann: The Waterfalls Fino al/through 28/9

Denver Art Museum Yoruba Renaissance New Forms, Old Images 17/8/2002-23/3 Pierre Bonnard: Early and Late 2/3-25/3

Los Angeles County Museum of Art Making: Unique Installations created by Five Art Schools Fino al/through 1/9

Minneapolis Institute of Art Up to Nile: Egypt in 19th century photographs 16/11/2002-13/4

New York Guggenheim Pierre Huyghe (Hugo Boss Prize 2002) 24/1-4/5 Boccioni’s Materia: A Futurist Masterpiece and the Parisian Avantgarde 30/1-27/4 Matthew Barney: The CREMASTER Cycle 14/2-11/5 Dia Center for the Arts Jorge Pardo and Gerhard Richter: Refraction 5/9/2002-15/6 Jo Baer: The Minimalist Years, 1960-1975 12/9/2002-15/6 Rosemarie Trockel: Spleen 16/10/2002-15/6 Chelsea Art Museum Samadhi: la contemplazione dello spazio Fino al/through 15/3

San Diego Museum of Art Painting Women: ragonard to Bouguereau Fino al/through 4/5 The Magician and the Mechanic: Tamarind Lithography Workshop, the Early Years 8/2-4/5 Splendors of Viceregal Mexico: Three Centuries of Treasures from Museo Franz Mayer 8/3-18/5 Museum of Contemporary Art (La Jolla) Ellsworth Kelly: Red Green Blue 19/1-13/4 Collectors XVIII 26/1-13/4 Museum of Contemporary Art (Downtown) Cerca Series: Céleste BoursierMougenot 6/3-28/4 Mariners & Mandarins: Seafaring and the Arts of the China Trade 9/3-14/9

West Palm Beach (Florida) Norton Museum of Art Fire and Form: The art of Contmporary Glass 25/1-23/3

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Barhain Manama International Exhibition Center Home Style 2003 Salone internazionale della casa International trade fair for home life products 15/4-18/4 Per informazioni: Home Style PO Box 20377 Manama Kingdom of Barhain Tel. ++973 553211, Fax ++973 556433 Internet: www.homestyle.com.bh E-mail: info@homestyle.com.bh

Canada Toronto

Norton Simon Museum My Four Blue Kings: Galka Scheyer and the Blue Four 13/12/2002-7/4

International Centre Canadian Public Works Expo Salone internazionale dell’edilizia nei lavori pubblici International trade fair of public works and building industry 3/12-4/12

Institute of Contemporary ArtUniversity of Pennsylvania Edna Andrade: Optical Paintings 1963-1988 18/1-6/4

Cina/China

Per informazioni: Lee Baker Tel. 888-253-1718, ++1 416-398-2786 Internet: www.exposition.com E-mail: leebaker@exposition.com

+ europaconcorsi

Germania/Germany

Beijing

Berlin

Intertextile Beijing Spring Salone internazionale del tessile International trade fair for apparel fabrics and accessories 17/3-19/3

Messe Wasser Berlin 2003 Salone internazionale dell’industria dell’acqua/International trade fair of water industry 7/4-11/4

Per informazioni: Messe Frankfurt 26, Harbour Road Wanchai/Hong Kong Telefon: +852 28 02-77 28 Fax: +852 25 98 87 71 Email: textile-fairs.global@messefrankfurt.com Internet: www.interstoff.com

Francia/France Epinal Parc des Expositions Cité Bois 2003 Salone internazionale del legno International trade fair of wood 13/3-16/3 Per informazioni: CitéBois B.P. 25 88026 Epinal cedex Tel. ++33 3 29291507 Fax ++33 3 29291508 Internet: www.citebois.com E-mail: citebois@citebois.com

Lyon Eurexpo Première Influence Salone internazionale del mobile e della decorazione/ nternational trade fair of furniture and decorations 15/6-17/6 Per informazioni: SepelCom Avenue Louis Blériot BP 87 69683 Chassieu cedex Tel. ++33 04 72223277 Fax ++33 04 72223287 E-mail: indus@sepelcom.com

Marseille

Pasadena

Philadelphia

AGENDA

Palais des Congrès Parc Chanot Hydrotop 2003 Salone e congresso internazionale sul tema del’acqua nel bacino mediterraneo International trade fair and conference on water problems in the Mediterranean basin 2/4-4/4 Per informazioni: Asiem/Hydrotop Les Docks 10 Place de la Joliette, Atrium 10.3 13002 Marseille Tel. ++33 04 91598787 Fax ++33 04 91598788 Internet: www.hydrotop.com

Paris Paris Nord-Villepinte Intermat Salone internazionale dei materiali e delle tecnologie per i lavori pubblici e l’edilizia International trade fair of materials and technologies for public works and building industry 13/5-17/5 Per informazioni: Exposium 1 rue du Parc - 92593 Levallois-Perret Cedex Tel. ++33 01 49 68 51 00 Fax ++33 01 49 68 54 49 Internet: www.exposium.fr, www.intermat.fr E-mail : infos@exposium.fr, intermat@intermat.fr

Sunweek 2003 Fiera internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair on reneable energies 19/3-23/3

International trade fairs of electricity, electronic engineering, lighting, air conditioning and architecture project 13/5-17/5

Per informazioni: Solar Energy Group Tel. ++39 02 6301754, Fax ++39 02 66304325 Internet: www.sunweek.it E-mail: info@sunweek.it

Per informazioni: Elecon Tel. ++961 1 263421 Fax ++961 1 261212 Internet: www.ifpexpo/elecon03 E-mail: elecon@ifpexpo.com

Per informazioni: Internet: www.wasser-berlin.com

Firenze

Frankfurt

Fortezza da Basso Salone del Mobile 22/3-30/3

Messe ISH Salone internazionale della climatizzazione/International trade fair of air conditioning 25/3-29/3 Per informazioni: Messe Frankfurt Iris Jeglitza-Moshage Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975756477 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: iris.jeglitzamoshage@messefrankfurt.com

Techtextil Salone internazionale del tessile per la casa e l’architettura/International trade fair of textiles for home and architecture 8/4-10/4 Per informazioni: Messe Frankfurt Julia Brinek Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975755822 Fax ++49 69 75756950 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: julia.brinek@messefrankfurt.com

Lightstyle Salone internazionale dell’illuminazione d’interni/International trade fair of interior lighting 26/4-29/4 Per informazioni: Messe Frankfurt Ina Wiesberger Ludwig-Erhard-Anlage 1 D-60327 Frankfurt am Main Tel. ++49 6975756144 Fax ++49 69 75756758 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: ina.wiesberger@messefrankfurt.com

Hamburg Messe Roof+Wall 2003 Mostra congresso internazionale sulle tecnologie per tetti, murature e solai International trade show and conference on technologies for roofs, floors and walls 28/3-31/3 Per informazioni: Hamburg Messe und Congress Tel. ++49 40 3569-0 Internet: www.hamburgmesse.de/DachWand/DachWand.htm

Italia/Italy Bologna Fiera Saiedue Saloni internazionali dell’architettura d’interni, del recupero, delle tecnologie e finiture per l’edilizia International trade fairs of interior architecture, restoring, renovation, technologies and finishing for building 19/3-23/3 Per informazioni: Federlegnoarredo Arredo in collaborazione con Edilegno - UNCSAAL - BolognaFiere O.N. Organizzazione Nike Srl Tel. ++39 02 29017144 Internet: www.on.nike.it/SAIEDUE

Per informazioni: Internet: www.salonedelmobile.com

Milano Fiera Salone Internazionale del Mobile Euroluce Saloni internazionali del mobile, complemento d’arredo, illuminazione International trade fairs of furniture, home complements and lighting 9/4-14/4 Per informazioni: Cosmit Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. ++39 02 725941, Fax ++39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Intel Salone internazionale di elettrotecnica, elettronica, illuminazione, automazione industriale e componentistica International trade fair of electrotechnics, electronics, lighting, industrial automation and components 20/5-24/5 Per informazioni: Intel Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. ++39 02 3264393, Fax ++39 02 3264284 Internet: www.intelshow.com E-mail: comunicazione@intel.anie.it

Palermo Fiera del Mediterraneo Medicomfort Salone internazionale di prodotti e servizi per il settore idrotermosanitario e l’arredo bagno/International trade fair of products and services for the HVAC and bath furniture sectors 10/4-13/4 Per informazioni: Medicomfort Barbara Magni Tel. ++39 02 48550482 E-mail: medicomfort@fmi.it

Verona Fiera Solarexpo Quarta mostra convegno internazionale sulle energie rinnovabili e alternative Fourth international trade show and conference on renewable and alternative energies 19/3-22/3 Per informazioni: Expoenergie Tel. ++39 0439 847652-849855 Fax ++39 0439 849854 Internet: www.solarexpo.it E-mail: info@solarexpo.it

Libano/Lebanon Beirut International Exhibition & Leisure Center Elecon Middle East Project Lebanon 2003 Saloni internazionali dell’elettricità, ingegneria elettronica, illuminazione e condizionamento d’aria e del progetto di architettura

Messico/Mexico Mexico DF World Trade Center Intertraffic Latin America Salone internazionale sul tema del traffico e della città International trade fair on traffic and urban problems 2/4-4/4 Per informazioni: Internet: www.intertraffic.com

Spagna/Spain Barcellona Fiera di Barcellona Ecomed/Pollutec Salone internazionale delle attrezzature, tecnologie e servizi per l’ambiente e l’energia International trade fair of equipment, technologies and services for the environment and energy 11/3-14/3 Per informazioni Fiera di Barcellona Internet: www.firabcn.es

Construmat Salone internazionale dell’edilizia International Building Exhibition 26/5-31/5 Per informazioni: Fiera di Barcellona Internet: www.firabcn.es

Bilbao Fiera Proma Alone internazionale dell’ambiente International trade fair of the environment 11/3-14/3 Per informazioni: Expomedia Le Capitole 3 Avenue Armand Toulet 64600 Anglet, Francia Tel. ++33 5 59311166 Fax ++33 5 59310398 Internet: www.expomedia.fr, www.feriadebilbao.com E-mail: info@expomedia.fr

USA Baltimora Baltimore Convention Center Window Coverings Expo Salone internazionale delle finestre, rivestimenti International trade show of window coverings such as blinds, shades, decorative hardware, curtains, draperies, fabrics, wall coverings and area rugs 3/4-5/4 Per informazioni: Messe Frankfurt, Inc. 1600 Parkwood Circle, Ste. 515 Atlanta, GA 30339, USA Tel. ++1 770 984-8016 Fax ++1 770 984-8023 Internet: www.usa.messefrankfurt.com E-mail: info@usa.messefrankfurt.com

l’ARCA 179 111


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CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P. O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131 COLOMBIA Descala Distribudora Calle 30, n.17-92 Bogotà Tel. 1.2457689 Fax 1.2325148 DENMARK Arnold Busck Intern. Boghandel 49, Kobmargergade 1150 Copenhagen FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330 FRANCE (l’Arca International) Paris Art Curial 9, avenue Matignon, 75008 Tél. 01 42991617, Fax 01 433592981 Galignani 224 rue de Rivoli, 75041 Cedex 01 Tél. 01 42607607, Fax 01 42860931 La Hune Librairie 170, boulevard Saint-Germain, 75006 Tél. 01 45483585, Fax 01 454444987 L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Flammarion Centre Georges Pompidou 26, rue Jacob, 75006 Tél. 01 44781233, Fax 01 42785059 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380, Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858, Fax 01 40518598 Maison du Livre Italien 54, Rue de Bourgogne F-75007 Paris Tél. 1.47050399 Fax 1.45515313 Bordeaux La Machine à lire 8, rue Parlement Saint-Pierre Tél. 05 56480387, Fax 05 56481683 Librairie réunion des musées nationaux C.A.P.C. Musée d’Art Contemporain 7, rue Ferrère Tél./Fax 05 57859147

Lille Le Furet du Nord 11, place Général de Gaulle Tél. 03 20784343 Fax 03 20782342 Lyon Michel Descours 31, rue Auguste Comte Tél. 04 78426567,-Fax 04 78372237 Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216 Strasbourg Librairie International Kleber 1, rue des Francs Bourgeois Tél. 03 88157884, Fax 03 88157880 Toulouse Ombres Blanches 50, rue Gambetta Tél. 05 61214494, Fax 05 61230308 Privat 14, rue des Arts Tél. 05 61126420, Fax 05 61215603 GERMANY Minerva gmbh Morgensternstrasse, 37 60596 Frankfurt Tel. 069 6031156 Fax 069 6031156 minerva@read-a-book.de Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de GREAT BRITAIN Comag Specialist Division Tavistock Works Tavistock Road West Drayton, Middl. UB7 7QX Tel. 1895 433811 Fax 1895 433801 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440 GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij P.O.Box 75 07940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 Swets Blackwell BV P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111 HONG KONG T.Watson Distributors Ltd 43 G, Happy View Terrace, 3rd Floor Happy Valley - P.O.Box 956 Hong Kong Tel. 2.5768730 Fax 2.776467 ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579, Fax 03 5794567 JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp The Tokodo Shote Ltd Ooks-Journals Div. Nakauchi Bldg. 1-7-6 Nihonbashi Chuo 103-0027 Tokyo Tel. 3 32721966 Fax 3 32788249 bk_jnl@tokodo.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308 KOREA REPUBLIC MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

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TAIWAN Jen Sean and Wellcharm Enterprise Co. Ltd. N.3, Lane 33, sec. 6 Hsin Yi Rd. Taipei Tel. 02 27590715 Fax 02 27590592 Don Ching Trading Co.Ltd. 43, Tzu Chih Street Taichung City Taiwan 40304 Tel. 2.27510156 Fax 2.27510155 Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993 THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321 TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627 USA & CANADA Faxon A Rowecom Co. 15, Southwest Park Westwood, MA 02090 Tel. 800.2897740 Fax 617.4611862 Speedimpex USA, Inc. 35-02 48th Avenue Lon Island City, NY 11101 Tel. 718 3927477 Fax 718 3610815 VENEZUELA Edital C.A. Calle Negrin Ed. Davolca Planta Baja Ap. 50683 Caracas Tel. 212 7632149 Fax 212 7621648


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