Arca 152

Page 1

le onan e i z na g ter , desi iva zine n i a d ra is ta vis itettu one v l maggn an i r La arch icazi tiona desi n di mun erna ure, catio co e int itect uni Th arch comm of ual vis

2 5 1

LEGGEREZZA

Santiago Calatrava Valls Marco Ciarlo Enginius Ingegneri Associati Henegan & Peng Gunther Henn Jourda Architectes Manfredi Nicoletti Rudy Ricciotti Henry Smith-Miller+ Laurie Hawkinson Erick van Egeraat Associated Architects Andrea Viviani Zwarts & Jansma

In Italia Lire 17.000/8,80 Euro

ottobre

Periodico mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% pubblicitĂ ART.2 Comma 20/B Legge 662/96 - Milano

t x e ht

is l g en

adata.it

h

w.arc ttp://ww


La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva

The international magazine of architecture design and visual communication

Ottobre/October 2000 Leggerezza Lightness

Sommario/Summary l’Arca è pubblicata da is published by l’Arca Edizioni spa Via Valcava, 6 20155 Milano tel.(02)325246 facsimile (02)325481 l’Arca è in Internet: http://www.arcadata.it e-mail: arca@tin.it Direzione commerciale Business Manager Titi Casati Segreteria commerciale Business Secretariat Paola Festi Comunicazione/Communication Alda Mercante Casati International Promotion Daniela Adaglio Coordinamento edizioni Book coordinator Franca Rottola Pubblicità Advertising Lombardia, Liguria, Toscana Lazio, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata l’Arca Edizioni spa tel.(02)325246 facsimile (02)325481 Marcello Altamura tel. 02/6701893 Piemonte Studiokappa srl tel.(011)597180-5817300 Emilia Romagna, Marche Angelo Sozzi tel. (051)232633-(0336)558900 facsimile (051)274294 Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige Michele Tosato Studio Mitos tel. (0422) 892368 - (0348) 8732626 facsimile (0422) 892055 Distribuzione esclusiva per l’Italia Messaggerie Periodici spa (Aderente ADN) Via G.Carcano, 32 - 20141Milano tel.(02)895921 facsimile(02)89500688 Distribuzione in libreria Joo Distribuzione Via F.Argelati,35-20143 Milano tel.(02)8375671 facsimile(02)58112324 Distributor for abroad Agenzia Italiana Esportazione A.I.E. Via Manzoni, 12-20089 Rozzano (MI) tel.(02)57512575 facsimile(02)57512606 Undici fascicoli l’anno Il fascicolo in Italia Lire 17.000/8,80 Euro in Italia (IVA assolta dall’editore) Arretrati il doppio Registrata presso il Tribunale di Milano con il n.479 del 8/9/1986 E’ vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore. Total or partial reproduction of the magazine without previous authorization by the editor is prohibited.

Direttore responsabile/Editor Cesare M.Casati Vicedirettori/Deputy Editors Mario Antonio Arnaboldi, Maurizio Vitta Comitato scientifico Scientific Committee Piero Castiglioni, Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Giorgetto Giugiaro, Gianpiero Jacobelli, Riccardo Mariani, Bob Noorda, Paolo Riani, Joseph Rykwert, Piero Sartogo, Pierluigi Spadolini, Tommaso Trini Consulenti/Consultants Carmelo Strano Redazione/Editorial Staff Elena Cardani, Carlo Paganelli, Elena Tomei English editing and translations Martyn Anderson, Aaron Maines, James Pallas, Sofia J. Teodori Corrispondenze da New York Correspondent in New York Pierantonio Giacoppo Corrispondenze da Parigi Correspondent in Paris Gabriella Gusso Corrispondenze da Osaka Correspondent in Osaka Toshyuki Kita Coordinamento a Roma Coordinator in Rome Carmelo Zimatore Fotografi/Photographs Face 2 Face - Abbrescia e Santinelli, Barbara Burg - Oliver Schuh/Paaladium Photodesign, S. Demailly, Fabio Fiaschi, VW Fotozentrale, Scott Frances/ESTO, Alberto Piovano, Philippe Rualt, Paul Warchol Amministrazione Administration Maria Grazia Pellegrina Marisa Cornali Ufficio abbonamenti Subscriptions Laura Ronchi Alessia Catalano

Cesare M.Casati

Ancora posacenere? Surely not more ashtrays?

1

Stefano Pavarini

(Il mistero della) leggerezza An Endless Watch

2

Mario Antonio Arnaboldi

Un atto sublime New Sondica Airport, Bilbao

4

Jacopo della Fontana

Dimensione e trasparenza Corning Museum of Glass

18

Henry Smith-Miller+Laurie Hawkinson

Elena Cardani

Tra immaginario e realtà Cinecity in Treviso

26

Andrea Viviani

Benedetto Camerana

L’architettura come immagine Autostadt Car City

32

Guther Henn

Benedetto Quaquaro

Nuovo e vecchio separati St. Maur Abbey, Montmajour

44

Rudy Ricciotti

Michele Bazan Giordano

Visibilità e conservazione Roccavignale Castle

50

Marco Ciarlo

Carlo Paganelli

La piazza-parco Piazza dei Navigatori, Rome

54

Manfredi Nicoletti

Niccolò Baldassini

La collina immaginaria Public Buiding, Public Green

58

Henegan & Peng Architects

Alessandro Gubitosi

Omaggio a Bruno Taut The “Bridge of Science” in Rome

62

Enginius Ingegneri Associati

Elena Cardani

Serre come “ciotoli” Bordeaux Greenhouses

66

Jourda Architectes

Carlo Paganelli

Stratificazione trasparente Beatrixlaan Station, The Hague

70

Zwarts & Jansma

Stefano Pavarini

Linee di tensione From the Virtual to the Actual

72

Erick van Egeraat Associated Architects

Esther Musatti

Se il museo è virtuale Active Memories

78

Stampa/Printed by Poligrafiche Bolis, Bergamo Fotolito/Colour Separation Litofilms Italia, Bergamo

Maurizio Vitta

Alabastro contemporaneo Umberto Borgna Prize

80

Computer graphics Romilda Fassina

Carmelo Strano

Rivisitando gli anni Settanta/4 Reconsidering the Seventies/4

80

Mi faccia il piacere For Godness’ Sake

88

l’Arca 2

89

l’Arca Press

95

l’Arca News

97

I disegni in formato elettronico sono stati convertiti ed elaborati con AutoCAD® R14/AUTODESK®

Agenda

Copertina/Cover Redering concettuale dell’edificio che ospiterà a Dublino la Sede del Dipartimento per le Arti, i Beni Storici, Tradizione Gaelica e delle Isole, progettato da Henegan & Peng. Conceptual rendering of the building designed to hold the headquarters of the Department for the Arts, Heritage, Gaeltacht and the Island, designed by Henegan & Peng.

Nel prossimo numero In the next issue Novembre 2000 November Ricerca e linguaggi Research and idioms

Santiago Calatrava Valls

106

Dal 1986 l’Arca ha pubblicato questi argomenti: 01 Il territorio dello spettacolo - 02 Lo spazio del museo - 03 Il progetto del lavoro - 04 Il progetto verticale - 05 La modernità - 06 La città - 07 Trasporti e comunicazioni - 08 Riflessioni - 09 Design 10 Sopra e sotto - 11 Lo spazio dello sport - 12 Il pubblico - 13 La comunità - 14 Lo spazio domestico - 15 Il progetto intelligente 16 Strutture e materiali- 17 Scuola e società - 18 L’effimero - 19 Superfici e strutture - 20 Il territorio disegnato - 21 Il vecchio e il nuovo - 22 Domestic Landscape - 23 Il progetto ospitale - 24 Il luogo dello studio - 25 Luce e colore - 26 L’edificio integrato - 27 Architettura in URSS - 28 L’architettura è ambiente - 29 Reti e servizi - 30 I grandi spazi- 31 La costruzione dell’architettura -32 Il rinnovamento della città - 33 Il superamento della gravità - 34 Tecnologie 35 L’aspetto della materia - 36 Interiors - 37 Sistemi - 38 Sport - 39 Progetto e computer - 40 Ambienti urbani - 41 Il territorio delle reti - 42 Tecnologia e costruzione - 43 Il progetto della luce - 44 Qualità - 45 Texture e architettura - 46 Architettura come immagine - 47 L’architettura costruita - 48 Luoghi per la cultura - 49 Lo spazio collettivo - 50 I luoghi dell’abitare - 51 Strutture urbane - 52 L’architettura progettata - 53 La contemporaneità - 54 Architettura e tecnologia - 55 Il progetto e il lavoro - 56 Architettura in mostra - 57 I segni nella città - 58 Il grande numero - 59 Riti, miti e altre cose - 60 Architetture francesi - 61 Architetture in Italia - 62 Architetture negli USA - 63 I nodi nella città - 64 L’architettura ornata - 65 La scena della cultura - 66 La città ideale 67 Architetture in Giappone - 68 Il mito e il culto - 69 La trasparenza - 70 Visto da dentro - 71 Porte urbane - 72 Le torri - 73 Tensostrutture - 74 I servizi per la città - 75 La competizione 76 Competizione e ricerca - 77 Visioni urbane - 78 Riflessioni - 79 Oltre il muro - 80 Il progetto del terziario - 81 Lo spazio aperto - 82 America, America! - 83 Mens ludicra - 84 Formazione e ricerca - 85 La casa dell’uomo 86 Tecnoarchitettura - 87 La Committenza - 88 Natura e artificio 89 L’apparenza della materia - 90 Modernità e tradizione - 91 I luoghi delle arti - 92 America, America ! - 93 America Latina - 94 Architetture in concorso 95 Architetture in concorso - 96 Natura urbana - 97 Cultura e società - 98 Produzione e servizi - 99 La residenza - 100 La bellezza - 101 La nuova città 102 Cromatismi - 103 America, America! - 104 La Francia - 105 Italia - 106 Giappone - 107 La trasparenza - 108 Le infrastrutture - 109 Le torri - 110 L’Europa - 111 Small - 112 Il legno - 113 Il metallo - 114 Interni - 115 Nord America - 116 Ristrutturazione - 117 La luce - 118 L’immagine del futuro - 119 La Francia - 120 Tecnologie e sistemi - 121 La comunità - 122 Lo Sport - 123 I sensi e la materia - 124 Le infrastrutture - 125 L’emozione - 126 Il legno - 127 Immagine USA - 128 Creatività - 129 Superfici - 130 Orizzontale/Verticale - 131 Abitabilità - 132 Il segno è colore - 133 Acqua - 134 Apparenza - 135 Luce - 136 La materia 137 La trasparenza - 138 Materia e Natura - 139 Strutture - 140 Linguaggi - 141 Interni - 142 Musei - 143 Il sociale - 144 Italia 1999 - 145 Movimento 146 Immagine - 147 Luce e Trasparenza - 148 America-Europe - 149 Sostenibilità - 150 Per il mondo - 151 Europa


Ancora posacenere?/Surely not more ashtrays? Cesare Maria Casati

N

onostante l'invito-provocazione dell'ultima Biennale dell'Architettura di Venezia, ancora in corso, e nonostante il mare di parole che continuamente si sprecano su giornali e riviste sul tema della città, come viverla, come rigenerarla e soprattutto di come gestirla, le risposte che dovrebbero arrivare dai politici e dagli architetti continuano a mancare. Una latitanza ormai internazionale che comincia a preoccupare seriamente. Pensare affrontare il nuovo secolo senza idee o progetti, seppure parziali o utopici, ignorando la grande rivoluzione tecnologica e new-economica in corso e illudendosi di poter continuare a governare grandi e piccole metropoli affidandosi solo alle soluzioni tradizionali e ignorando i problemi energetici, ambientali, sociali ed estetici del territorio urbano, è pura follia. Da parte nostra continuamente cerchiamo di stimolare i progettisti di tutto il mondo a riprendere l'entusiasmo di modernità che contagiò loro e i loro padri negli anni Sessanta, proponendo e ricercando, mese per mese, progetti e soluzioni abitative che contengano i germi dell'innovazione e dell'intelligenza; sempre con il dovuto rispetto di tutte le opere del passato che, generate con i medesimi presupposti, hanno conquistato il diritto di essere sempre attuali per qualità e maestria. Devo dire sinceramente che la risposta dei progettisti di tutto il mondo alle nostre sollecitazioni è sempre stata, e continua a essere, ricca e feconda di progetti solo di edifici validissimi per estetica e qualità tecnica e funzionale, ma quasi mai si è espressa in testi teorici altrettanto importanti o in proposte di respiro urbano del tutto innovative. Sembrerebbe che l'evoluzione del pensiero architettonico attuale debba esprimersi solo per singole realizzazioni, trattando gli edifici, che sono pur sempre abitati dall'uomo, come dei bellissimi macro-oggetti di design. Le città di gran parte del mondo, anche se purtroppo poche in Italia, stanno accogliendo nel loro tessuto urbano dei fantastici "vasi da fiori" o "posacenere" giganteschi disegnati e costruiti benissimo, ma spostabili tranquillamente da un luogo all'altro e da una nazione all'altra senza nulla togliere alla loro identità. Proprio come dei pezzi d'arredo "firmati" che a New York o a Tokyo svolgono sempre perfettamente le loro funzioni e hanno il loro decoro indipendentemente dal luogo geografico. Ma al di là dell'ironia non è possibile ridurre l'Architettura in ambiti industriali e di mercato togliendole la sua doverosa appartenenza alle culture e agli ambienti che devono accoglierla. E' necessario che oggi chi possiede delle proposte o delle semplici idee progettuali che siano una risposta coerente alla domanda di modernità e di abitabilità che viene da tutti i cittadini che hanno scelto la città come luogo di residenza o di lavoro, si faccia avanti e la nostra rivista registrerà e divulgherà, anche via Internet, quanto vorrà farci pervenire. Per cimentarsi in questi progetti a lungo respiro, e quasi sicuramente senza committenza, non occorre disporre di grandi strutture di studio o essere qualificati dal riconoscimento sancito dalle riviste, ma possedere talento e una giusta dose di generosità, e magari di incoscienza. C'è sempre il rischio di essere criticati dai colleghi ma, oltre alla piacevole sensazione di attrarre invidia, bisogna considerare che i progressi che l'architettura ha fatto nella sua storia sono sempre avvenuti per coraggio e non per convenienza.

D

espite what has provocatively emerged from the latest Biennial of Architecture in Venice, still under way, and despite the stream of words pouring out in the newspapers and magazines about our cities and how to live in them, rejuvenate them, and, above all, manage them, our politicians and architects still have not managed to come up with any real solutions. This lack of good ideas, now an international phenomenon, is starting to take on truly worrying proportions. It would be absolute madness to try and face the century that lies ahead without any partial or even utopian ideas and projects in mind, ignoring the great technological revolution and new economy already in progress, and kidding ourselves that we can still run either small or large cities using only traditional means, ignoring the energy, environmental, social, and aesthetic problems afflicting the cityscape. For our part, we keep on trying to encourage architects all over the world to recapture that enthusiasm surrounding modernity - which enthralled both contemporaries and their predecessors alike back in the Sixties - so that month after month new projects and ideas for the living environment will be put forward that hold the seeds of innovation and intelligence; without, of course, ever losing sight of works of the past, which, built on the same premises, have earned the right to remain constantly up-to-date in terms of their quality and majestic elegance. I have to admit that architects worldwide have always responded, and still are responding, to our demands with a vast range of quality buildings of great aesthetic, technical, and functional worth, but hardly ever any theoretical texts on the same standing or completely innovative urban-scale designs. Current developments in architectural thought seem to be confined to individual buildings, inhabited by people nonetheless, treated like beautiful macro design objects. Cities in most of the world, but alas only a few in Italy, are welcoming fabulous "flower vases" or huge "ashtrays" into their urban fabric, all extremely well designed and built, but just as capable of being shifted from one place to another or one country to another without in any way jeopardising their identity. Just like items of "designer" furniture, which work just as well in New York or Tokyo, decorating their surroundings just as effectively whatever their geographical location. But irony aside, Architecture cannot be confined to industrial categories and market niches, robbing it of its rightful sense of belonging to the cultural contexts and settings for which it is intended. It is now vitally important that all those with design proposals or even just ideas, catering for the demands of modernity and modern-day living expressed by all those people who have chosen to live or work in the city, come forward so that our magazine can record and publicise, even by Internet, what they have to offer. You do not have to belong to a big firm or have the right qualifications to get involved in these long-term projects, which more than likely will never find any clients, just the right dose of talent, generosity, and perhaps even recklessness. There is always a danger of being criticised by your colleagues, but apart from that rather pleasant feeling of being envied it is also worth bearing in mind that it has always taken courage (never taking the easy way out) to make any progress in the history of architecture.

l’ARCA 152 1


(Il mistero della) leggerezza An Endless Watch di/by Stefano Pavarini

architetto-filosofo predilige la leggerezza del linguaggio a quella dei materiali di costruzione: la capacità della Parola, entità astratta, L' non misurabile, di descrivere e permeare la realtà. Il linguaggio è incorporeo, immateriale, invisibile, è la nostra condizione di appartenenza al mondo. Le architetture di Eisenman o di Libeskind rappresentano in modo magistrale appieno il gioco intellettuale del linguaggio, la capacità dell'architettura di rappresentare e dar forma ai concetti più astratti. Uno spazio labirintico che ci parla del nostro tempo: un universo di informazioni dove si perde spesso il senso della comunicazione, per seguire la fascinazione di forme convulse e distorte. Solo Zaha Hadid in questo paesaggio riesce a dare segnali di grazia e levità, portandoci in luoghi sospesi e fluidi, allontanando l'angoscia dell'entropia. Gli spazi della de-costruzione rappresentano la riscoperta di un mondo di segni "liberati dal senso", liberi di combinarsi in modo caotico, secondo assemblaggi "random". Ma seppure così leggeri, non riusciamo a spiccare il volo, perché i nostri segni si accatastano, si aggrovigliano, si contorcono. Una bellezza stordita, che crea un'altra realtà, ma non trasforma la realtà vera della città. L'architetto-ingegnere invece rifiuta concetti troppo astratti, come la leggerezza. Forse per questo tipo di persona è più facile parlare di qualcosa di misurabile, di concreto, di tangibile. Forse si può parlare di snellezza, come capacità delle cose di apparire meno ingombranti, meno spesse, più sottili; oppure discorrere di trasparenza, come capacità dello sguardo, della luce che sa attraversare la materia. Una cosa trasparente sembra più leggera. E un'immagine di riferimento in questo caso è il vetro strutturale, ovvero quella visione speciale per cui sembra che il vetro stia in piedi da solo, quasi una magia della ricerca tecnica: ciò che è sempre stato considerato fragile, in realtà sembra sopportare il peso intero della costruzione. Un riferimento visivo sul tema snellezza+trasparenza, tra i tanti delle architetture di oggi, è l'uso del vetro nello show-room BMW di Kenzo Tange a San Donato, alle porte di Milano. In effetti in quella stessa opera si potrebbe attribuire correttamente un carattere di leggerezza al gioco sapiente della curvatura dei pannelli di rivestimento della facciata, curvatura che viene interrotta da una sorta di bow-window rettilineo. Quando fu chiesto a Paul Tange la ragione di tale interruzione nella continuità della curvatura, questi rispose con semplicità: "Perché tutta curva era monotona". Tutto qui. Una risposta "leggera". Forse il campo in cui oggi la "perdita di peso" dell'architettura sembra più rilevante, ancor più che quello dei nuovi materiali, delle nuove tecnologie, sembra essere quello della perdita dell'ideologia, ovvero: non c'è più spazio per un discorso astratto sovrapposto all'architettura, un sistema di potere, di controllo: l'architettura viene inseguita e ricercata, e il nostro linguaggio filosofante non basta a contenerla come viva espressione umana. Così Terragni scriveva: "Noi facciamo del razionalismo per arrivare all'architettura, non dell'architettura per arrivare al razionalismo...". Architettura è l'obiettivo. Allora leggerezza vuol dire anche abbandonare il fardello di una mente che produce concetti, che elabora teoria, per giungere alla capacità di sguardo e di manipolazione del reale, sapendo che il reale non si potrà mai contenere nel nostro pensiero. La leggerezza è una disciplina di sottrazione del superfluo, non un pensiero. Così la figura del "telaio" di Terragni nel Danteum esprime l'essenzialità, la smaterializzazione come tensione, la perdita di consistenza del segno architettonico, che non prelude alla sua scomparsa dall'orizzonte reale, ma che è il primo passo verso una sua definitiva spiritualizzazione, cioè ricerca dell'essenza. Architettura come segno di cielo, come alito di vita leggero insufflato nella pietra, che ci fa accedere a spazi profondissimi ed eterei al contempo. Sul versante più spensierato, come non ricordare la fortunata, inebriante stagione di Archigram? Città mobili che camminano su lunghe zampe, tendoni da circo, capsule lunari, e così via... la cultura pop, la musica "leggera" per definizione, la moda, la pubblicità, i fumetti diventano il paesaggio di riferimento, per uno sguardo lieve, sereno, speranzoso. Un momento in cui l'architettura perdeva la pesantezza seriosa del Bauhaus, per accoppiarsi con Yellow Submarine e Mary Quant! Un bel sogno che oggi continua con Future Systems e il loro Blob trasparente, piombato come un UFO in mezzo alla seriosa City di Londra. In terra austriaca il periodo utopico, dell'architettura visionaria degli anni Sessanta, produceva personaggi dediti alla coltivazione del sé, dell'Ego, nel filone dell'Artista- Architetto, beffardi e liberi dalla responsabilità sociale, quali Gunther Domenig. La sua migliore energia creativa è ben documentata dalla Steinhaus di

2 l’ARCA 152

Steindorf, dove il cemento armato sembra sospeso nello sforzo di spiccare un balzo, per vincere la propria materialità, liberarsi dal peso della memoria delle montagne della Carinzia, per negare la gravità con virtuosismi costruttivi; o ancora meglio con un gigantesco uccello meccanico, NixNuxNix (=buono a nulla) fatto di metallo e tubi al neon, architettura "volante incapace di volare"; o ancora il gesto ribelle della Zentralsparkasse di Vienna. In questo caso luminoso la leggerezza in Domenig diventa quasi una "lucida follia" del gesto creativo, dove con grande humour sbeffeggia la seriosa Vienna, presentandosi quasi novello Gaudí in terra d'Austria. Se come dice Calvino, lo humour è il comico che ha perso la pesantezza corporea, cosa dire appunto di Gaudí, il Maestro, che nella villa El Capricho, opera giovanile, fa sedere i suoi ospiti sulla terrazza ricavando un sedile nella balaustra, provocando l'effetto di mostrar le terga a chi passeggia nel giardino? Anche questa è capacità di far intravedere in un dettaglio, in un particolare la propria capacità di sdrammatizzare, tipica del genio, che sa per un istante abbandonare il suo compito di serio costruttore di dimore, per sorridere (e irridere). Ma in questa galleria di incontri e frammenti non si possono dimenticare le geometrie naturali di Kengo Kuma (cfr. Kengo Kuma, Geometries of Nature, l'Arca Edizioni), dove tutta la tensione è rivolta alla liquefazione, alla transizione dell'architettura verso un altro stato di materia, più diluito, più fluido. In particolar modo, anche qui c'è una figura chiave: il concetto di "slat", questo è il vettore, l'indicatore, lo strumento. Il bastoncino, l'asticella, il segno rettilineo, la serie di parallele che rimanda all'infinito. Che siano "slats" fatti di legno, di bamboo, o di pietra o di metallo, che assumano al funzione di brisesoleil, o siano veri e propri elementi strutturali, l'uso della materia in Kengo Kuma tende tutto verso la perdita della fisicità, attraverso la fisicità, paradosso della materia che tende alla propria sparizione, per uno stato superiore, dove l'apparenza diventa sostanza spirituale. Questo accade in modo evidentissimo nella villa di Shizuoka, la casa di vetro, che si trova a galleggiare sull'acqua, dove l'arredo, la vetrata, l'orizzonte, tutto sembra cospirare verso una levitazione, una evanescenza delle cose. All'umano resta il compito di guardare, di sorvegliare il muto esercizio delle cose che sospese tra cielo e terra, si preparano a un viaggio verso un'altra consistenza. Di assistere allo spettacolo della geometria che asceticamente, con disciplina estrema, si allena a scomparire nella natura. C'è un sentimento profondo del considerare l'architettura come apparizione di una seconda naturalità, sulla scena del mondo, e non come volontà di dominio contrapposta al paesaggio. La capacità di Kuma è di rendere umano il vuoto, se è possibile, e renderlo spazio di contemplazione. Forse converrebbe riascoltare "Ascension", il capolavoro di John Coltrane, per assaporare appieno il senso di transizione da fisico a incorporeo. Nella nostra cultura mediterranea c'è invece più spazio per il concetto di Pienezza, per il concetto di Avvenimento, di Manifestazione. E questo senso di apparizione inaspettata che attraversa chi va a visitare il tempio di Segesta, che appare, che c'è ed è necessariamente lì e non potrebbe essere altrove e si capisce che con la sua presenza solleva lo sguardo automaticamente verso un altro livello di conoscenza. Per cui la consistenza di pietra, di materia è fattore secondario, rispetto a una promessa metafisica. Un analogo senso di apparizione, seppur in contesto più feriale, più quotidiano, più funzionale si rivela nella visita all'hangar a Tessera-Venezia di Gianni Caprioglio. Un enorme "fabrica" che poteva essere risolta in modo banalmente tecnicista, come un cantiere coperto, uno scatolone dove si effettua il rimessaggio, la manutenzione degli aeroplani. Invece la sfida che il progettista ha raccolto è stata quella di rendere leggero e giocoso l'enorme volume, con una striatura ritmica della facciata, dimostrando che la leggerezza non è questione di massa, ma di disegno, di ritmo, di musicalità. La grande fabbrica diventa un altro elemento del paesaggio lagunare, dove sono ricoverati i grandi uccelli di metallo. Una presenza metafisica e al contempo familiare. Lo stesso effetto inquietante e allo stesso tempo pacificante, che ritroviamo nella raffigurazione surreale di Magritte Voice of Space, dove le tre grandi sfere metalliche appaiono sospese nel cielo, sopra un prato. Questi emblemi estremi della vittoria sulla gravità ci interrogano: cosa sono? Navi spaziali da una altro cosmo, proiezioni fantastiche del nostro inconscio, o forse più semplicemente, il Mistero che è dentro di noi si esprime in forme primarie, archetipe? Il Mistero della leggerezza vola in alto, come sfera incurante della sua massa, chiede solo di restare là nel cielo staccato da terra, leggero eppure denso, immobile, corposo, ma inevitabile, presente, paradosso che ci parla da sempre di un'attesa e di una vigilanza infinita.

he Architect-Philosopher prefers the lightness of language to the lightness of building materials: the way abstract, nonT measurable entities like words can describe and permeate reality. Language is bodiless, immaterial, invisible, it is our way of belonging to the world. Eisenman or Libeskind's architecture are marvellous examples of the intellectual play of language, architecture's capacity to represent and give form to more abstract concepts. A labyrinth that tells us about the age in which we live: a world of information in which the meaning of communication is often lost in the pursuit of intriguingly convulsive, distorted forms. Zaha Hadid is the only person on the scene who manages to show signs of grace and lightness, taking us off to suspended, fluid spaces, and driving away the disturbing presence of entropy. De-constructed spaces mark the discovery of a world of signs "freed from meaning", free to combine together chaotically in random assemblages. But however light we might be, we cannot take off because our signs pile up, mix together, and get contorted. Bewildered beauty creating another reality, but failing to transform the true reality of the city. The Architect-Engineer, on the other hand, rejects over-abstract concepts, such as lightness. Perhaps this type of person finds it easier to talk about something measurable, concrete, and tangible. Perhaps we can talk about slenderness as the way things manage to look less bulky, less thick, and much thinner; or even talk about transparency as the eye's or light's ability to see through matter. Something transparent looks lighter. Structural glass is exemplary in this respect, creating that special sensation of glass capable of standing up on its own, a sort of magical result of technological research: what has always been considered fragile actually seems capable of supporting the entire weight of a building. A visual guide to slenderness+transparency through all today's works of architecture is the use of glass in Kenzo Tange's BMW show-room in S.Donato at the gates of Milan. In this particular design, the lightness might rightly be attributed to the clever interplay of curving facade panels, a curvature which is interrupted by a sort of straight bow-window. When Paul Tange was asked why this continuous curvature had been broken up, he simply replied: "Because nothing but curves would be monotonous". No other reason. A "light" reply. Perhaps the field in which architecture has most significantly "lost weight" nowadays, even more than new materials and technology, is the ideological battle field: there is no longer any room for abstract talk superimposed on architecture, as a system of power and control: architecture is pursued and sought after, and our philosophising is no longer capable of containing its bright humane artistry. Terragni wrote that: "We use rationalism as a stepping stone to architecture, not vice-versa...". Architecture is the goal. So lightness means shaking off the burden of a mind that thinks up concepts and works out theories, so as to learn how to see and to manipulate reality, in the knowledge that the real could never be contained in our thoughts. Lightness is a way of getting rid of what is superfluous, not a theory. This is how Terragni's "frame" in the Danteum creates a sense of simplicity, dematerialisation as a form of tension, the loss of architecture's solidity, which is not a prelude to its vanishing from the real horizon but the first step towards its ultimate spiritualisation, or in other words the search for essence. Architecture as a sign of the heavens, a breath of gentle life blown into stone, architecture opening up our way to spaces which are both deep and airy. On a more cheerful note, how could we forget Archigram's bewilderingly successful work? Furniture-cities prowling around on long paws, circus tents, moon capsules etc....pop culture, "light" music by definition, fashion, advertising, and cartoon strips provided the inspiration for a gentle, peaceful vision of hope. A period in which architecture lost the "heaviness" of the Bauhaus Movement to join forces with the Yellow Submarine and Mary Quant! A wonderful dream now being continued by Future Systems and their transparent Blob that has descended like a UFO into the austere surroundings of the City of London. The utopian period of visionary architecture in Austria in the nineteen-sixties produced characters dedicated to cultivating their own Ego, the epitome of the mocking Artist-Architect free from social responsibility like Gunther Domenig. The best of this creative energy is well documented in Steindorf's

Steinhaus, where reinforced concrete seems to be suspended in motion as it tries to take off and leave behind its own materiality, freeing itself from the weight of the memory of the Carinthian mountains to defy gravity through building exploits; or better still through a huge mechanical bird, NixNuxNix (=good-for-nothing) made of metal and neon tubes, "flying architecture incapable of flying"; or even the rebellious presence of the Zentralsparkasse in Vienna. In this enlightening case, Domenig's lightness almost turns into the "lucid madness" of creativity, as serious Vienna has its leg pulled with great humour by this sort of new Gaudí in the land of Austria. If, as Calvino claims, humour is comedy that has shaken off its bodily weight, what can we say about Gaudí, the Master, whose early work, El Capricho Villa, sits its guests out on the terrace cutting a seat out of the balustrade, making it look as if they are showing their behinds to people walking through the garden? This is also the ability to show the kind of ability to use detail to play things down, typical of a genius, who knows when it is time to forget his serious task of constructing homes to break into a (derisory) smile. This gallery of encounters and fragments would not be complete without Kengo Kuma's natural geometries (cfr. Kengo Kuma, Geometries of Nature), where tension is directed at liquefaction, as architecture moves on to another layer of more fluid and more diluted matter. Here again there is a key figure: the concept of the "slat" is the vector, indicator or tool. The stick, rod, straight line or set of parallels leading to infinity. Whether they are slats of wood, bamboo, stone or metal, acting as shutters, or proper structural elements, Kengo Kuma's use of material is entirely directed at losing physicalness through physicalness, the paradox of matter tending to make itself disappear towards a higher level, where appearance turns into spiritual substance. This is particularly evident in Shizuoka House, a glass house floating on water, where the furnishing, glass, horizon, and everything else tends towards levitation, the fading of things. People are left the job of looking, of keeping an eye on the silent preparations of things suspended between the heavens and earth as they get ready to travel towards another state of being. In Kuma's world a person watches geometry prepare, with great dedication and discipline, to vanish into nature. There is a deep sense of treating architecture as the appearance of a second form of nature on the world scene, and not a will to dominate at the landscape's expense. Kuma has a way of making empty space more humane, if that is possible, and of making it a place for meditation. Perhaps it might be worth listening to John Coltrane's masterpiece "Ascension" again to get a real taste of how physicalness can loses its bodily form. Our Mediterranean culture leaves more room for the idea of Fullness, the concept of Event, Happening. It is this sense of unexpected appearance that strikes anyone visiting Segesta Temple that suddenly appears, then seem to be necessarily there and could not be anywhere else, and we can see how its presence makes us automatically look up towards a higher level of knowledge. The substance of stone and material is a secondary factor compared to the metaphysical promise it holds. A similar sense of belonging, only in a more light-hearted, more everyday and more practical context, can be felt when visiting Gianni Caprioglio's hangar in Tessera-Venice. This huge "factory" might have been designed along blandly technical lines, as a covered works, a big box where maintenance work is carried out on planes. On the contrary, its designer took up the challenge of making this huge structure light and playful, thanks to its rhythmic facade pattern, showing that lightness is not just a question of mass, but design, rhythm, and musicality. The big factory is turned into part of the lagoonscape, where huge metal birds are looked after. A familiar, metaphysical presence. The same simultaneously disturbing and reassuring effect we find in Magritte's surreal "Voice of Space", where three large metal spheres seem to be hanging in the air above a lawn. These extreme symbols of the triumph over gravity pose the question: what am I? Space ships from a different galaxy, imaginary projections from our subconscious, or perhaps the Mystery inside us quite simply expresses itself in primary, archetypal forms? The Mystery of lightness flies high like a sphere, ignoring its mass, wanting nothing but to stay up there above the ground, light and dense, motionless, embodied but inevitably present, a paradox that has always spoken of a wait, an endless watch.

l’ARCA 152 3


Barbara Burg-Oliver Schuh/Palladium Photodesign

Un atto sublime New Sondica Airport, Bilbao

4 l’ARCA 152

Progetto: Santiago Calatrava

■ Viste

notturna e diurna del nuovo aeroporto Sondica di Bilbao, situato a circa dieci chilometri a nord della capitale Basca. La facciata di ingresso sul lato nord, lunga 36 metri, è interamente vetrata.

■ Nighttime

and daytime views of the new Sondica Airport in Bilbao, situated about ten kilometres to the north of the capital of the Basque region. The entrance facade over on the north side, measuring 36 metres in length, is made entirely of glass.

l’ARCA 152 5


■ Piante

del piano terra e del livello partenze dell’aeroporto che copre un’area di 38.900 mq ed è collegato da un sottopasso lungo 100 m a un parcheggio di quattro piani per 1500 veicoli.

uò sembrare strano vedere un’architettura apparire con un P disegno diverso dalla solita distribuzione volumetrica, ubbidiente al campo gravitazionale con forme razionali solide e solite. E’ il caso dell’aeroporto di Sondica nei pressi di Bilbao, Spagna, disegnato da Santiago Calatrava, ingegnere progettista di formazione filosofico-positivista, che affronta l’architettura superando ogni memoria storica, servendosi delle immagini della natura e dei suoi elementi. Calatrava intende l’evento naturale come suprema perfezione: per questo fin dai suoi primi progetti, ha usato le logiche scientifiche come atti sublimi per distribuire la materia. E’ chiara la sua ispirazione agli scheletri, al telaio osseo, all’ala del gabbiano: ecco da dove ricava l’impulso per permettere all’architettura di “volare”. Cerca, nelle sue forme progettuali, la somiglianza con qualcosa di “disegnato da una mente suprema”; cerca il vero significato del quotidiano dell’uomo, in altre parole il suo tendere verso Dio. Il piccolo aeroporto di Sondica, costruito nel 1990, ha oggi raggiunto il suo massimo sviluppo ed è stato scelto come impianto per la realizzazione del nuovo aeroporto per servire la Regione basca. L’aeroporto sorge a circa 10 chilometri dalla città di Bilbao ed è dotato di otto “gate”, come richiesto dalle autorità aeroportuali spagnole. Le previsioni di servizio dell’aerostazione sono attualmente per 2 milioni di passeggeri per anno, destinate a servire, in futuro, un’utenza di circa 10 milioni di persone. Santiago Calatrava è riuscito a dare forma a tutte queste prospettive, approfittando del fatto che aveva a disposizione anche le premesse per realizzare un modello adatto a rispondere appieno alla rivoluzione stilistica che l’architettura contemporanea sta vivendo. L’equilibrio della materia dato dai più avanzati processi di calcolo e da una sensibilità magistrale come quella di Calatrava, ci fanno sentire parte di un’evoluzione che ci rende attenti al modo di leggere il nostro tempo, attraverso le nuove articolazioni che l’architettura sta proponendo. E’ vero che, da un lato, Santiago Calatrava si pone in confronto con le forme naturali; è altresì vero che la sua cultura affonda nella più pura tradizione spagnola, di cui Antoni Gaudí rappresenta un forte riferimento. Inoltre si collega anche all’espressione linguistica del tedesco Erich Mendelsohn; sono questi i riferimenti che appaiono come una sua scelta di suggestioni e d’ipotesi. Infatti, nella struttura di appoggio dell’aerostazione, Calatrava ha ripreso l’idea di Gaudí realizzata nel sottoportico inclinato di Parco Güell elaborandola, però, su una pianta sinusoidale.

6 l’ARCA 152

L’altra fonte linguistica di Caltrava sembra essere, come si è detto, l’espressionista Mendelshon, del quale ricalca gli schizzi a mano libera di strutture in cemento armato. Gli incastri fra le travi d’acciaio ad arco, le piattaforme di calcestruzzo e la trama dei tiranti delle coperture sono il contenuto del “desiderio” prima esposto. Vi è la ferma volontà di creare un monumento urbano come elemento del paesaggio e, insieme, una macchina tecnologica. Appare chiaramente, in questo progetto, l’essenza mistica dell’architettura che è guida quotidiana ai progettisti proiettati allo studio e al miglioramento dello spazio dell’uomo. Forse occorre riflettere a livelli più alti, più mistici, per apprezzare a fondo l’intuizione di Calatrava. Così dice Wernher von Braun, l’ingegnere aeronautico e pioniere dei voli spaziali: “Soltanto l’uomo è stato gravato dalla responsabilità di essere un’immagine di Dio racchiusa nella forma di un animale. Soltanto all’uomo è stata concessa un’anima che gli permette di affrontare l’eterno”. Quando, in termini progettuali, ci rivolgiamo all’analisi della distribuzione della materia in natura, cerchiamo di emulare la “visio dei”, la prospettiva di Dio. E’ ciò che sostiene Michael Heim, studioso dell’intelligenza artificiale. Ecco la nostra modernità, scienziati che parlano come asceti medievali, “atei” in preda a rapimenti mistici. Sorprendenti assonanze con progettisti che desiderano unire due realtà contrapposte: la religione e la tecnologia. Proprio attraverso la progettazione, e questo lavoro di Calatrava ne è una testimonianza, si avvince alla certezza che religione e tecnologia hanno radici comuni vecchie di mille anni. L’utopia della modernità, il sogno della padronanza assoluta sulla natura, scaturisce, di fatto, dai disegni delle abbazie cistercensi. Tutto ciò è ricordato nel volume di David F. Noble La religione e la Tecnologia, delle Edizioni di Comunità. Del resto la stessa esperienza del futurismo, le forme di natura matematica della turbina idroelettrica, hanno forti richiami con gli elementi naturali, che fanno pensare come l’arte dell’uso appropriato della tecnologia, vede i forti legami dell’uomo con il “divino”.Sembra, in questo caso particolare, che il progettista voglia usare il modo di sfruttare questi mezzi per una forma di salvezza intellettiva. Si moltiplicano le impressioni attorno al lavoro di Santiago Calatrava che, in ogni modo, inneggiano alla forza creatrice dell’intelletto, che porta con sé il portento della scienza. E’ la conoscenza approfondita del numero, che regola la statica, che permette questi grandi “balzi” dell’espressione dell’architettura. Mario Antonio Arnaboldi

seem strange to see a work architecture that does not seem Itotofbemight designed along conventional structural lines, obeying the field of gravity with the usual solid rational forms. This is the case with Sondica Airport near Bilbao in Spain, designed by Santiago Calatrava, a designer-engineer with a positivist-philosophical background, who tackles architecture without looking back to the past, drawing on images found in nature and its elements. Calatrava takes a natural event as supreme perfection: this his why he has always taken scientific lines of logical thinking as sublime acts in distributing matter. It can clearly be seen that he takes inspiration from skeletons, a frame of bones, a seagull’s wing: this is where he gains the means of making architecture “fly”. His design forms are supposed to look like something “designed by a supreme mind”; he looks for the real meaning of everyday life, or in other words its reaching up to God. The little airport built in 1990 in the town of Sondica, has now reached its physical limits and has been chosen as the site for the construction of a new airport serving the Basque Region. The airport, which is about 10 kilometres from the city of Bilbao, is furbished with eight “gates”, as specified by the Spanish Airport Authorities. The airport is initially expected to handle 2 million passengers-a-year, eventually serving about 10 million people. Santiago Calatrava has managed to give concrete form to these expectations, taking advantage of the fact he had everything required to design a model capable of catering for the stylistic revolution contemporary architecture is currently undergoing. The balance of matter deriving from the latest computation procedures, together with Calatrava’s masterful touch, make us feel part of an evolution, drawing our attention to the age in which we live through the latest configurations of cutting-edge architecture. It is true that, on one hand, Santiago Calatrava works with natural forms; but it is equally true that his cultural roots are deeply embedded in Spanish tradition, notably the influence of Antoni Gaudí. He also draws on the stylistic idiom of Erich Mendelsohn; this is the well of cultural resources he dips into when designing his own work. Indeed, Calatrava has actually designed the airport’s grounding structure elaborating on Gaudí’s sloping interior of a portico in Parco

■ Plans

of the ground floor and departures level of the airport covering an area of 38,900 square metres and connected by a 100-metre-long subway to a four-storey car park holding 1500 vehicles.

Güell, but opting for a more winding building plan. As we have already said, Calatrava’s other main stylistic influence seems to be Mendelsohn’s expressionism, copying his method of sketching reinforced concrete structures by hand and adopting the same explorative approach as the German master. The “desire” mentioned above is embodied in his arched steel girders, concrete platforms, and patterns of roof stays. Calatrava is bent on creating an urban landmark which is also a technological machine running to mechanical perfection. This project clearly embodies the mystical essence of architecture, the most natural guidelines for architects focusing on studying and improving the space in which people live. Perhaps we ought to rise up to higher, more mystic levels to truly appreciate Calatrava’s idea of interacting with natural forms. This is what Wernher von Braun, an aeronautical engineer and pioneer in space flights, has to say: “Only man has been given the responsibility of representing God’s image in an animal form. Only man has been given a soul to let him live for ever”. When, on a design level, we analyse the distribution of matter in nature, we are trying to emulate the “visio dei”, the God’s-eye-view. This is what Michael Heim claims, an expert in artificial intelligence. The current state of modernity sees scientists talking like Medieval ascetics, “atheists” caught in mystic rapture. Here there are surprising analogies with designers trying to unite two conflicting issues: religion and technology. As Calatrava’s work points out, design reinforces our belief that religion and technology share the same roots dating back thousands of years. The utopia of modernity, the dream of taking complete control of nature actually derives from sketches of Cistercian abbeys. All this is written in David F. Noble’s book entitled Religion and Technology, published by Edizioni di Comunità. Moreover, the Futurist Movement and the mathematical forms of the hydroelectric turbine are also closely related to nature, which they treat as the art of making proper use of technology, note for instance man’s close bonds with the “divine”. In this particular case, it looks as if the architect is trying to use these means as a way to intellectual salvation. Santiago Calatrava’s work creates a vast array of impressions alluding to the creative force of the intellect, carrying within it the wonders of science.

l’ARCA 152 7


■ Nella

pagina a fianco, dall’alto in basso: planimetria generale, sezione trasversale, prospetto, sezione parziale. Sopra vista generale e, sotto, parziale degli otto gate di imbarco dai quali si prevede un flusso annuo di circa due milioni

8 l’ARCA 152

di passeggeri. Il progetto di Calatrava prevede la possibilità di una futura espansione della capacità operativa dell’aeroporto. Nella pagina seguente, la facciata vetrata con il tunnel sotterraneo del parcheggio di quattro piani.

■ Opposite

page, from top down: overall site plan, cross section, elevation, partial section. Above, general view and, below, partial view of the eight boarding gates expected to handle about two million passengers-ayear. Calatrava’s design

caters for future expansions of the airport’s operating capacity. Following pages, the glazed, facade and the tunnel of the four-story parking.

l’ARCA 152 9


10 l’ARCA 152

l’ARCA 152 11


■ Particolari

della grande copertura a sbalzo che caratterizza questa struttura conferendole un aspetto fortemente aerodinamico.

12 l’ARCA 152

■ Details

of the large projecting roof giving the structure a distinctly aerodynamic look.

■ Particolare

e vista generale della grande copertura con struttura di acciaio. I lati corti a est e ovest non sono vetrati e la struttura in cemento è rivestita uniformemente

in alluminio. Nella pagina seguente, la grande hall centrale la cui pianta triangolare riprende l’andamento del flusso passeggeri verso i cancelli di imbarco.

■ Detail

and general view of the large steel-framed roof. The short sides to the east and west are not made of glass, and the concrete structure is clad all over with aluminium.

Following page, the large central hall, whose triangular plan is inspired by the flow of passengers towards the boarding gates.

l’ARCA 152 13


14 l’ARCA 152

l’ARCA 152 15


■ Particolari

degli interni con la struttura in cemento a vista. L’atrio centrale è illuminato naturalmente dalla grande vetrata di 36 m della facciata.

16 l’ARCA 152

■ Details

of the interiors showing the exposed concrete frame. The central lobby is naturally lit by the large 36-metre glass facade.

■ Sopra,

uno dei sottopassi che raggiungono il parcheggio. Sotto, l’area per il ritiro bagagli.

■ Above,

one of the subways leading to the car park. Below, the baggage claim area.

Credits Project: Santiago Calatrava Structural Engineers: Martinez Segovia, Fernandez Pallas y Asociados Mechanical and Electrical

Engineers: Aguilera Ingenieros General Contractor: UTE Aeropuerto de Sondika (Necso, Entrecanales y Cubiertas/Ferrovial)

l’ARCA 152 17


Questa cittadina, nello stato di New York, rappresenta per l’industria del vetro quello che Detroit rappresenta per le automobili, tanto da meritarsi, già nel secolo scorso, il nomignolo di “Crystal city”. Qui risiede uno dei più grandi e potenti gruppi industriali del vetro, che ha promosso la propria immagine anche tramite la realizzazione di edifici e manufatti rappresentativi della capacità produttiva e di ricerca, costituendo tra l’altro il nucleo finanziatore principale del più grande museo del vetro degli USA. A partire dalla metà degli anni Novanta, il “Corning Museum of Glass” ha deciso di rinnovarsi e ampliare la già ragguardevole superficie a disposizione di mostre e manifestazioni culturali, incaricando lo studio new-yorkese Smith-Miller+Hawkinson di redigere il piano per la realizzazione, per fasi successive, del nuovo “Glass Centre” del 2000. Il primo lotto ad andare in scena ha riguardato la parziale ristrutturazione dei 2000 metri quadri della Galleria del Vetro e dell’auditorium realizzati da Wallace Harrison negli anni Cinquanta e una nuova connessione di questi spazi ai due elementi pre-esistenti adiacenti: la sala dimostrativa della soffiatura del vetro

della Fabbrica Steuben e la frastagliata ala del Museo progettata da Gunnar Birkerts all’inizio degli anni Settanta. Pochi nuovi interventi, ma ben calibrati, soprattutto sull’ingresso e sulla funzionalità degli spazi, sia interni che esterni. Il nuovo avancorpo, chiamato “West bridge”, serve come punto di accesso e transito ai tre spazi originari e permette la realizzazione di una caffetteria di una quarantina di posti aperta sul patio verde antistante. Vetro e alluminio si intersecano, lasciando percepire forme e caratteristiche costruttive dei volumi retrostanti. Il sistema espositivo della Galleria del Vetro è stato ripensato, aggiungendo un sistema di illuminazione più performante e alcuni elementi di supporto come le vetrine e un grande muro di vetro per allestimenti. Anche lo stesso auditorium è stato trasformato, diventando un centro per performance multimediali con 770 posti a sedere. Smith-Miller+Hawkinson hanno completato l’opera con un acuto lavoro di ripensamento totale del complesso, ribaltando l’ingresso principale sul lato opposto, ad est, e insinuandosi con sapienti innesti, fino a realizzare una sorta di nuovo scheletro di vetro che guida i visitatori all’interno del tessuto costruito precedente. L’“Orientation Centre”, avamposto di questa seconda fase

del progetto, è segnato da due grandi piani orizzontali aggettanti: la lama orizzontale del tetto e la sottostante piattaforma in pietra di base; questi si estendono all’esterno, accogliendo i visitatori e invitandoli a entrare attraverso un varco fortemente simbolico, segnato da due lame di vetro che si incuneano nella pelle trasparente dell’involucro. Tutta la facciata, così come gli elementi di separazione degli spazi interni, sono costruiti con lastre di vetro di dimensioni grandi, tenute insieme da giunzioni puntiformi (senza telaio); questi sono supportati da un reticolo di razze e cavi retrostanti innestati a loro volta su alti pali in acciaio inossidabile a alta resistenza. Una volta entrati ci si ritrova in una sorta di interno-esterno con vista a 360° sul panorama naturale o su quello artificiale delle diverse parti del museo. Da una sala di orientamento, chiamata Shutterbox in virtù dell’artificio di una parete che si schiude come un otturatore di macchina fotografica sulle gallerie sottostanti, parte la visita del museo. Il sistema strutturale dei puntoni si raddoppia o “salta” in occasione dell’incrocio dei piani, da un lato all’altro della faccia del vetro, mettendo in leggera tensione o in compressione la struttura; questo artificio, oltre ad aggiungere dinamismo,

Dimensione e trasparenza Corning Museum of Glass ot very many people are familN iar with a little dot on the map of the United States called Corning. This town in the State of New York is for the glass industry what Detroit is for the car industry, so that back last century it was nicknamed “Crystal City”. It is actually the home of one of the biggest and most powerful groups in the glass industry, whose spindoctoring campaign has even involved constructing manufacturing and research facilities capable of providing most of the financial backing for the biggest glass museum in the USA. In the mid-1990’s, the Corning Museum of Glass decided to update its facilities and extend the huge amount of room already allocated for holding cultural exhibitions and events, commissioning the New York firm, Smith-Miller+Hawkinson to design the multi-stage building programme for the new Glass Centre for the year 2000. The first lot to be worked on involved the partial modernisation of the 2000-square-metre Gallery of Glass and Auditorium designed by Wallace Harrison in the 1950’s, and creation of a new connection between these spaces and two old adjacent constructions: Steuben Factory’s glass-blowing demonstration room and the jagged wing of the

18 l’ARCA 152

Museum designed by Gunnar Birkerts in the early-1970’s. Just a few carefully gauged adjustments to the entrance in particular to make both the interior and exterior spaces more functional. The new avant-corps called “West Bridge” acts as an entrance point and transition space between the three original spaces, allowing the construction of about a fortyseat cafeteria opening onto a shaded patio in front. Glass and aluminium are woven together to reveal the building forms and features of the structures at the rear. The Gallery of Glass’s display system has been redesigned with the addition of a more effective lighting system and other props such as glass windows and a large glass wall for instalments. Even the auditorium has been converted into a 770-seat multimedia performance facility. Having “taken its measure”, Henry SmithMiller and Laurie Hawkinson have completed their work by totally rethinking the overall complex, moving the main entrance over to the opposite side to the east and adding clever inserts to create a sort of new glass frame guiding and assisting visitors through the old built fabric. The Orientation Centre, the key feature in the second phase of the

project, is marked by two large overhanging horizontal planes: the horizontal roof blade and stone-based platform beneath it; these features extend outside to welcome visitors and draw them in through a highly symbolic threshold marked by two blades of glass slotting into the shell’s transparent skin. The entire facade and elements separating the interiors are made of “American-size” (i.e. much bigger than usual) sheets of glass held together by frameless joints; these joints are held in place by a web of struts and cables at the back, incorporated, in turn, in highly resistant tall stainless steel stanchions. Once inside, visitors find themselves in a sort of interior-exterior offering a of 360º natural/artificial view across the various parts of the museum. The Orientation Centre, called the Shutterbox due to its special wall that closes like a camera shutter over the galleries below, is the start of the museum tour. The structural system of rafters is doubled or “misses a turn” where the floors intersect, from one side of the glass surface to the other, placing the entire structure in slight tension or compression; as well as adding dynamism, this device gives priority to either the inside or outside spaces, which are otherwise

definisce una priorità di “dentro o fuori” agli spazi, altrimenti difficilmente percepibile, vista la trasparenza delle pareti. L’asse dei percorsi, sempre leggermente disallineati e indipendenti dalla giacitura principale dei corpi costruiti, assume la regia del progetto fin dalle rampe di accesso dall’area di parcheggio al nuovo Orientation Centre; da qui prosegue nelle scale mobili di collegamento ai piani e nella linea di spartiacque dei due diversi livelli del nuovo tetto sopraelevato realizzato sul Glass Centre. La spaccatura è creata per inserire un lucernario verticale, affacciato a nord, che collega virtualmente i due ingressi est e ovest. Questa strategia di percezione dinamica dello spazio, già acutamente sviluppata nei lavori dello studio Richard Meier & Partner, in cui Henry Smith-Miller ha lavorato per sette anni prima di fondare con Laurie Hawkinson il nuovo studio a Manhattan, viene completata dalla leggera, ma decisa rotazione verticale dei piani volumetrici, che si inclinano a enfatizzare il passaggio da un ambito spaziale al successivo. A completare questo vocabolario “minimal-destrutturato”, tipico di una certa tendenza contemporanea della Est Coast, sono le varie protesi metalliche e i dettagli forti a vista che danzano in modo indipendente marispettoso del contesto Jacopo della Fontana Progetto: Smith-Miller + Hawkinson

hard to distinguish due to the transparent walls. The slightly meandering paths, separate from the main built structures, lead through from the entrance ramps of the car park to the new Orientation Centre; it then continues up the escalators connecting the different levels and across the dividing line between the different levels of the new raised roof on the Glass Centre. The division is effected to incorporate a vertical skylight facing north and virtually connects together the east and west entrances. This dynamic approach to the perception of space, already carefully developed in works by Richard Meier & Partner, where Henry Smith-Miller worked for seven years before setting up his new firm in Manhattan in partnership with Laurie Hawkinson, is completed by the gentle but decisive vertical rotation of the structural planes, sloping to underline the transition from one spatial area to another. This “minimal-deconstructed” idiom, typical of a certain stylistic trend on the East Coast, is completed by several metal prostheses and clearly exposed details of great force and impact. All these features dance neatly on their own, carefully complying to their surrounding context.

Paul Warchol

ochi conoscono un puntino sull’enorme carta geografica P degli Stati Uniti chiamato Corning.


Paul Warchol

Scott Frances/ESTO

Nella pagina precedente e sopra, l’Orientation Center realizzato nella seconda fase del progetto per il Museo del Vetro di Corning, New York.

20 l’ARCA 152

Sotto, pianta del piano terra e prospettiva della facciata in vetro e alluminio dell’Orientation Innovation Center.

Previous page and above, the Orientation Center built during the second stage of the project for a Glass Museum in Corning, New York.

Below, ground floor plan and perspective view of the glass and aluminium facade of the Orientation/ Innovation Center.

■ Sopra,

l’interno degli spazi espositivi. A sinistra, prospettiva della facciata vetrata e, sotto, sezione parziale della rampa di collegamento tra gli edifici esistenti e i nuovi.

■ Above,

interior of the exhibition spaces. Left, perspective view of the glass facade and, below, partial section of the ramp connecting the old and new buildings.

l’ARCA 152 21


22 l’ARCA 152

l’ARCA 152 23


■ Nelle

pagine precedenti, viste della caffetteria. In queste pagine, viste degli interni degli spazi espositivi del Museo del Vetro e dell’atrio di ingresso.

24 l’ARCA 152

■ Previous

pages, views of the cafeteria. These pages, views of the interiors of the exhibition spaces of the Museum of Glass and entrance lobby.

Credits Project: Henry Smith-Miller+Laurie Hawkinson Project Architect: Ingalill Wahlroos Design Team: John Conaty, Ferda Kolatan, Flavio Stigliano, Oliver Lang Project team: Tom Baker, Jennifer Benningfield, Catherine Bird,

Kevin Cannon, Eric Cobb, Paul Davis, Anne Hindley, Robert Holton, Maria Ibanez de Sendadiano, Joern Truemper, May Kooreman, Alexis Kraft, Christian Lynch, Ellen Martin, Virginia Navid, Akira Okaji, Mauricio Salazar, Eun Sung Chang, Eric van der Sluys, Irina Verona, Kristina Yu Client: Corning, Inc.

l’ARCA 152 25


Tra immaginario e realtà Cinecity in Treviso ealizzata a Treviso, la nuova Cinecity, è stata concepita come R una vera e propria cittadella del cinema. Non solo per la capienza (12 sale per un totale di 2.500 posti) ma anche e soprattutto per la matrice sociale e ralazionale che sottende. Opera recente del trentaseienne padovano Andrea Viviani, la multisala declina un nuovo linguaggio che si sottrae alla dimensione spesso fredda e impersonale di questi luoghi per arricchirsi di una nuova identità. Sono il senso di accoglienza, di partecipazione, di appartenenza che prendono il sopravvento confluendo in un mondo dove realtà e immaginazione interagiscono in un gioco di rimandi. La ricerca di una nuova identità è un atteggiamento ormai diffuso nel mondo più attento del progetto dei più importanti poli di transito. Aeroporti, stazioni ferroviarie e metropolitane, ma anche barriere autostradali o stazioni di servizio non sono più conside-

rati meri luoghi di passaggio dove consumare il più breve tempo possibile ma si caricano di altri valori che alla funzionalità e all’efficienza coniugano l’estetica, la bellezza, il gusto. In poche parole la dimensione dell’accoglienza e del piacere, dello stare bene anche in mezzo al traffico, alla gente e alla velocità, sempre più pressante e soffocante del nostro quotidiano. E’ di questi anni recenti l’importante svolta nel progetto di queste strutture dove nuove tecnologie, luci e materiali disegnano ormai paesaggi che si imprimono nella memoria collettiva. Molti esempi ce lo dimostrano, dal suggestivo terminal 2F D di Roissy Charles De Gaulle di Paul Andreu, alla nuova stazione di Monte Carlo di AREP o alle aeree passerelle autostradali di Mimram e Arcora e alla recentissima stazione di servizio di Samyn in Belgio (e questo solo per rimanere in ambiti prossimi a quello italiano).

Anche la sala cinematografica rientra per alcuni aspetti in questa categoria, percepita tradizionalmente come luogo finalizzato alla visione del film in cui poco importa il contorno. Viviani cerca di ribaltare questo concetto coinvolgendo il pubblico in un mondo dove si confondono dimensione onirica e realtà con una sorta di spiazzamento della dimensione percettiva. Un viaggio fuori e dentro lo spettacolo che lascia spazio alla fantasia, che si sedimenta come esperienza vissuta e che soprattutto non si dimentica ma diviene tutt’uno con l’immaginario del film. Il pubblico viene proiettato in una realtà multi-materica orchestrata sui giochi di luci e trasparenze che danno corpo a spazi emozionali, labili e iridescenti, in cui si sgretolano i confini tra materialità e leggerezza. Una dimensione avvolgente e coinvolgente descritta dalla morbidezza delle vele in rete metallica

Progetto: Andrea Viviani

■ Nella

pagina a fianco, pianta della multisala Cinecity di Treviso, dotata di 12 sale con una capienza totale di 2.500 posti.

■ Opposite page, plan of multi-theatre Cinecity in Treviso, furbished with 12 theatres holding a total of 2,500 seats.

nell’atrio che scendono sopra le porte d’ingresso filtrando la vista della balconata alla plasticità della grande parete inclinata in lastre ignifughe di PVC trasparente serigrafato. Di fronte all’ingresso, i box delle biglietterie sono descritti dalla tecnologia di una struttura in acciaio inclinata di 10° alla quale sono agganciate delle lastre in cristallo temperato. L’accesso alle sale è stato invece risolto da un ponte galleria ritmato dalle pareti in pannelli in betulla alternati a vetrinette in cristallo stratificato che accompagnano il passaggio dalla realtà dello spazio multirelazionale dell’ingresso a quello più intimo e soggettivo della visione. Alle diverse sale si accede poi da un unico corridoio di distribuzione dove la segnaletica sospesa e quella a terra aiutano facilmente l’orientamento con un saluto alla realtà prima del “salto” nella notte del cinema. Elena Cardani

he new Cinecity, built in Treviso, is designed to be a real citadel T for the film industry. Not just because of its size (12 film theatres with an overall seating capacity of 2,500), but also and mainly for its social-relational connotations. This recently built multi-screen film theatre, designed by the thirty-six year old architect from Padua Andrea Viviani, features a new design idiom nothing like the usual cold and impersonal style associated with places like these. A sense of welcome, participation, and belonging come to the fore in a world where reality and imagination interact in an interplay of allusions. The search for a new identity is now a familiar aspect of designs for the world’s most important transport facilities. Airports, railway stations, underground stations, motorway junctions, and service stations are no longer treated as stopping

places to be visited as quickly as possible, they now take on other values combining functionality and efficiency with aesthetics, beauty, and taste. In other words, an idea of pleasure and well-being even amidst traffic, people, and high-speed travel, all increasingly urgent and suffocating aspects of daily life. The turnaround in the design of these facilities is a recent phenomenon, as new technology, lights, and materials now create landscapes that engrave themselves in our collective psyche. This can be seen in a number of new designs, such as the evocative 2F Terminal designed by Paul Andreu at Roissy Charles De Gaulle Airport, the new REP Station in Monte Carlo, Mimram and Arcora’s motorway overhead walkways, or the motorway service stations recently designed by Samyn in Belgium (confining ourselves to contexts close to home).

In some respects film theatres belong to this category, traditionally seen as a place for viewing films whose surroundings are relatively insignificant. Andrea Viviani has tried to go against the grain, getting the audience involved in a world where fantasy and reality blend together in a sort of perceptual shift. A journey inside and outside the entertainment world leaving room for the imagination, an experience the film-goer will remember just as much as the film itself. The audience is projected into a multi-material reality orchestrated around an interplay of light and transparency shaping emotional, unstable, iridescent spaces, where the barriers between matter and lightness break down. A physically and emotionally enveloping design constructed around the softness of sheets of metal mesh in the lobby descending over

the entrance doors and filtering the view from the circle to the large sculpted sloping wall made of fireproof transparent serigraphed sheets of PVC. The ticket booths opposite the entrance are designed out of a structure sloping at an angle of 10 degrees with sheets of hardened glass hooked onto it. The entrance to the theatre is across a tunnel-bridge with walls made of betula wood panels alternated with stratified glass partitions marking the transition from the reality of the multi-relational entrance space to the more intimate and evocative film-viewing area. The various theatres can be reached along one main corridor, where signs suspended in the air and on the floor held people find their way around as they leave reality to take a “leap” into the dark realms of the film experience.

Sezione trasversale e la facciata principale delimitata da due torri angolari in Reinzinc. ■ Cross section and the main facade bordered by two angular towers made of Reinzinc. ■

26 l’ARCA 152

l’ARCA 152 27


■A

sinistra, il corridoio di distribuzione alle sale che segnala i diversi accessi attraverso tubi al neon colorati sospesi e il disegno della moquette. ■ Left, the corridor leading to the theatres marking the different entrances by suspended coloured neon tubes and the carpet design.

■ Schizzi

e viste dell’atrio d’ingresso con i box office in tubi d’acciaio e vetro e la rete in acciaio inox che nasconde la parete curva degli ingressi. L’illuminazone è risolta da cupole in vetroresina colorata e da faretti incassati nel pavimento in acciaio trattato a cera.

28 l’ARCA 152

■ Sketches

and views of the entrance lobby showing the box offices made of steel tubes and glass and the stainless steel web concealing the curved entrance wall. The lighting takes the form of coloured glass-resin domes and wax-treated steel floor lights.

l’ARCA 152 29


■ Sopra,

il corridoio d’accesso alle sale. Alle pareti, pannelli in legno di betulla e vetrinette in cristallo e sullo sfondo una perete in alluminio trasformata in uno schermo cinematografico.

Sotto e nella pagina a fianco, la zona bar al primo piano delimitata da parapetti in rete metallica ondulata e collegata al piano terreno da una scala in lamiera d’acciaio mandorlata.

■ Above,

the entrance corridor to the theatres. The walls are clad with betulla wood panels and small glass windows, and there is an aluminium wall converted into a film screen in the background.

Below and opposite page, the ground-floor bar marked by bannisters made of undulating metal mesh and connected to the ground floor by a staircase made of almond-shaped sheets of steel.

Credits Project: Andrea Viviani Collaborators: Claudio Berin, Caterina Vignaduzzo, Stefano Zanardi General Project: Marco Roboni General Contractor: Privato Metal works: Astec, Coges Contractors: Sit-it (moquette), Simens, iGuzzini, ViaBizzuno (lighting), 3M (entrance carpet), Italneon (signis), Easy Soft (informatics ), Quinette Gallery (armchairs), DVS (audio video systems) Client: Gruppo Furlan

30 l’ARCA 152

l’ARCA 152 31


L’architettura come immagine Autostadt Car City Rispondere ai programmi e soddisfare le funzioni del brief non è più sufficiente. Il progetto di architettura deve costruire in sé un’immagine competitiva, deve ideare simboli evidenti - se non persino funzioni inattese -, facilmente trasmissibili come veicolo visuale dell’identità aziendale. Un esempio: le Autotürme, principale elemento di attrazione visiva di Autostadt (non a caso ripetuto anche a Dresda). Le due torri di vetro veicolano valori positivi e convincenti come l’evoluzione tecnologica, la trasparenza del meccanismo, e, indirettamente, la tensione idealistica verso l’alto. Un’iniziativa come Autostadt indica il ruolo che l’architettura può avere oggi nelle strategie di sviluppo di un’azienda globale. Anche l’architetto può essere corporate, partecipando alla pianificazione strategica, suggerendo soluzioni. Questo vale per il mondo dell’auto,

utostadt, la “città dell’auto” voluta da Volkswagen, è certaA mente un avvenimento rilevante: per il mondo dell’auto, ma anche, e forse più ancora, per l’architettura. La sintesi dell’avvenimento sta nel concetto di “corporate architecture”. Questo termine, oltre a essere lo slogan con cui il progettista, Gunter Henn, presenta il suo lavoro, tratteggia lo spazio di azione che l’iniziativa di Autostadt - come quella gemella della “fabbrica trasparente” di Dresda(l’Arca 146) - suggerisce al lavoro degli architetti più intraprendenti. La novità è che una grande azienda - una corporation appunto - ha richiesto a un architetto non solo di dare corpo a un progetto che esprima con chiarezza l’identità e l’immagine aziendale, ma soprattutto di avere una visione generale e di sviluppare con essa una comunicazione persuasiva.

oggi, perché i valori di immagine pesano sempre di più anche in questo mercato. Si vedano le torrette trasparenti della rete di vendita Smart (poi riprese proprio dalle Autotürme): l’architettura è qui pura immagine come le infinite versioni degli Swatch da cui discende. Il senso operativo di Autostadt è l’integrazione di due funzioni distinte: un centro di consegna veicoli ai clienti e un complesso di edifici per la comunicazione dei valori del gruppo Volkswagen e dei suoi marchi. In effetti il programma di Autostadt non è completamente nuovo. Altre case, soprattutto le tedesche, hanno organizzato centri di consegna in fabbrica, associati a piccoli show room per l’esposizione. Assolutamente nuove sono invece la dimensione e l’enfasi: 30 ettari di area e 850 milioni di marchi spesi per la costruzione. Autostadt è parte dello storico

aerea di Autostad, il centro di comunicazione e servizi di Volkswagen inaugurato nel giugno scorso in un'area di 25 ettari a nord-est di Wolfsburg, adiacente allo stabilimento centrale del Gruppo. Un ponte pedonale a prolungamento dell'asse storico cittadino sul canale Reno-Elba collega a sud la città con il complesso.

stabilimento di Wolfsburg, di cui occupa un grande lotto dimesso, strategicamente posizionato davanti alla stazione ferroviaria del piccolo centro, unica fermata del treno ad alta velocità ICE lungo la linea Berlino - Hannover. Dalla stazione il visitatore si incammina su un ponte leggero e tecnologico che superando il canale Reno-Elba lo porta alla Piazza nel grande padiglione di accoglienza, dove viene introdotto ai valori generali del gruppo Volkswagen con esposizioni e filmati. Il percorso prosegue poi nel vasto parco paesaggistico dove la passeggiata può indifferentemente dirigersi verso il ZeitHaus (un Museo dell’Auto e della civiltà correlata) oppure verso i padiglioni dedicati ai sette marchi del Gruppo. Ognuno di questi edifici presenta la specifica brand identity attraverso l’architettura, il paesaggio, l’allestimento interno, i contenuti e persino la scel■ Aerial

view of Autostad, Vokswagen's communication and services centre which opened last June in an area covering 25 hectares to the north-east of Wolfsburg, alongside the Group's main plant. A pedestrian way extending the city's historical axis along the Rhein-Elba Canal connects the city to the complex to the south.

VW Fotozentrale

■ Vista

Progetto: Gunter Henn

utostadt, Volkswagen’s “car A city”, is certainly an important event: for the car industry and also, and perhaps even more so, for architecture. The event may be summed up in the concept “corporate architecture”. As well as being the designer Gunter Henn’s slogan for presenting his work, this expression also sets the bounds of the operating space the Autostadt project (along with its twin undertaking for a “transparent factory” in Dresden, l’Arca 146) offers the most enterprising architects. The “novelty” lies in the fact that a big company - a corporation in fact - commissioned an architect, not just to create a project clearly embodying a corporate image and identity, but above all to envisage and develop a persuasive overall communication strategy. Complying with programmes and satisfying the specifications in a project brief is no longer enough. The architectural

32 l’ARCA 152

design must actually embody a competitive image, giving shape to clear symbols - or even as of yet unexpected functions - easy to pass on as a visual vehicle of corporate identity. A concrete example of this are the Autotürme, the Autostadt’s main visual attraction (hardly surprisingly also found in Dresden). The two glass towers - the architect’s “invention” - carry positive, convincing messages, such as technological progress, mechanical transparency, and, indirectly, an ideal upward thrust. A bold (and risky) undertaking like Autostadt outlines the kind of role an architect might now be asked to play in a global corporation’s development strategies. Even architects may be incorporated in strategic planning, proposing their own solutions. This applies to today’s car industry because imagination has an increasingly important part to play in this specific market. Take

for instance the transparent towers forming part of the Smart Car’s sales network (subsequently borrowed for the Autotürme design): here architecture is sheer imagination, like the endless different Swatch designs that actually inspired it. The Autostadt project is designed to combine two separate functions: a centre for delivering vehicles to customers and a complex of buildings for communicating the characteristic features of the Volkswagen group and its different makes of cars. In actual fact, the Autostadt programme is not entirely original. Other car manufacturers, notably German firms, have created their own in-factory delivery centres connected with small showrooms for displaying their products. What is really new about this project is its scope and size: 30 hectares of land and a budget of 850 million marks for its construction. Autostadt is part of the famous

old Wolfsburg plant, occupying one of its huge abandoned lots strategically placed in front of the small town’s railway station, the only stop along the high-speed ICE line from Berlin to Hannover. As visitors leave the station, they take a light, high-tech footbridge over the Rhein-Elba Canal to the Plaza in the main reception pavilion, where there are displays and film clips promoting the Volkswagen group. The route then continues into a huge landscaped park leading to either the ZeitHaus (a Museum of the Motor Car and its historical heritage) or the pavilions of the Group’s seven brands. Each of these buildings embodies a specific brand identity in its architecture, landscaping, interior design, contents, and even the choice of tree for symbolic representation purposes. The Volkswagen building is particularly eye-catching: a large glass cube acts as a pure receptacle for a

ta di un albero rappresentativo. Tra questi emerge per qualità assoluta il padiglione del marchio Volkswagen: un grande cubo di vetro è il contenitore puro di una sfera argentea, involucro di un cinema I-Max totalmente avvolgente. L’architettura di forte reminiscenza boulléeiana trasmette un messaggio di perfezione. La doppia facciata interattiva con alette verticali mobili e l’incastro del cubo nelle morbide forme di una verde collinetta veicolano un’idea di tecnologia sostenibile. Il percorso termina al KundenCenter, il Centro clienti, formato dal vasto padiglione a ellisse e dalle Autotürme, le due torri trasparenti. L’ambiente interno del padiglione, vasto e arioso, totalmente libero da colonne e tutto vetrato, è il palcoscenico del cerimonioso rituale della consegna del veicolo. Le torri, cilindri di acciaio e vetro alti 50 metri,

sono contenitori per le vetture in consegna (800 al giorno a regime), completamente automatizzati e collegati da un nastro meccanizzato in tunnel da una parte alla fabbrica e dall’altra al padiglione di consegna. Autostadt propone anche una nuova idea di “città dell’auto”: una città, anche se impropria, impostata secondo i principi della mobilità compatibile. Il nuovo insediamento è organizzato come “struttura e evento”: la struttura è formata dagli edifici più grandi, l’evento dai padiglioni tematici. Henn richiama certe idee urbanistiche degli anni Cinquanta, di cui è evidente esempio proprio Wolfsburg, una città disegnata per la presenza delle auto. L’idea forte era la separazione tra veicoli e pedoni: da un lato una pianificazione del traffico a forte effetto, con grandi assi a struttura libera; dall’altro un centro civico e commerciale interamente pedonale

strutturato come un sistema di piazze comunicanti e percorsi variegati. L’idea di Autostadt è di riprendere quei pensieri, superandoli in chiave ecologica. Un ruolo primario è giocato dal progetto del paesaggio, opera di WES & Partner. Il 30 ettari dell’area dismessa sono trasformati in ambiente naturale, gradevole e accogliente. E’ come un giardino paesaggistico all’inglese, con specchi d’acqua e collinette, dove sono elegantemente disposti i vari padiglioni, oggi come nel Settecento. Cambia solo l’immagine architettonica: invece delle usuali forme palladiane o neogotiche, il linguaggio è contemporaneo, fatto di vetro e alluminio, trasparenza e leggerezza. E’ la parte migliore di Autostadt: il dialogo tra natura e tecnologia, tra terra e architettura. Il padiglione Bentley è una collina cava, quello Lamborghini è un prisma conficcato

■ Planimetria

generale. Il complesso, progettato da Gunter Henn con la consulenza paesaggistica dello studio WES & Partner, è costituito da una serie di edifici e padiglioni che si inscrivono in un paesaggio articolato in ampie superfici verdi, ponti, laghetti, lingue di terra e pendii. Tra i principali edifici; Il KonzernForum, i padiglioni dei marchi Gruppo Audi, Bentley, Lamborghini, Seat, Scania, Skoda, Volkswagen, Volkswagen Veicoli, il KunderCenter e l'hotel Ritz-Carlton.

silver sphere, the shell of a totally enveloping I-Max film theatre. This distinctly Boullée-style architecture sends out a message of perfection. The interactive twin facade with mobile vertical flaps and the way the cube is inserted in the soft contours of a small green hill convey a sense of sustainable technology. The path ends at the KundenCenter, the Customer Service Department, constructed out of a large elliptical pavilion and the two transparent Autotürme towers. The inside of the pavilion is vast, airy, totally columnfree, and all-glass, deliberately spatially designed like an airport and the scene of the ritual handing-over of the cars. The towers, 50-metre-high glass and steel cylinders, hold the cars being delivered (a maximum output of 800-a-day); they are fully automated and connected to a mechanical conveyor belt running through a tunnel from one part of the fac-

nel terreno, quello Volkswagen ha una sala ipogea, le grandi torri emergono dall’acqua. Morbide colline si insinuano nelle geometrie dei padiglioni, dune di sabbia formano piccoli paesaggi racchiusi, i ponticelli si intrecciano ai laghetti naturali. Tutto il progetto è fondato su principi bioclimatici, come è oggi buona abitudine in Germania. Ogni edificio sfrutta sistemi di ventilazione naturale e non c’è condizionamento d’aria, salvo che nelle sale cinema. Le pareti vetrate della Piazza, alte 18 metri, sono formate da dodici grandi prismi verticali ruotanti, che nel corso della giornata vengono parzialmente o completamente aperti, secondo le condizioni del clima. Le lamelle di alluminio del cubo vitreo del padiglione Volkswagen si muovono dietro ai raggi del sole, producendo un gioco di luce che scandisce il passaggio delle nuvole. Benedetto Camerana ■ Site

plan. The complex, designed by Gunter Henn with landscaping consultancy provided by the WES & Partner firm, is composed of a series of buildings and pavilions incorporated in a setting of wide green spaces, bridges, lakes, tongues of land, and slopes. The main buildings include: the KonzernForum, the pavilions of Audi, Bentley, Lamborghini, Seat, Scania, Skoda, Vokswagen, and Vokswagen Vehicles, the KunderCenter, and the Ritz-Carlton Hotel.

tory to the other and then on to the delivery pavilion. Autostadt is also proposing a new idea of a “car city”: a peculiar kind of city built around the principle of compatible mobility. The new settlement is set out like a “structure and event”: the structure is formed by the larger buildings, the event by the theme pavilions. Henn calls to mind certain townplanning ideas from the nineteenfifties, as epitomised by Wolfsburg, a city designed for accommodating cars. The main guideline was the separating of vehicles and pedestrians: on one hand, extremely effective traffic management in the form of freely-designed main roads; on the other, an all-pedestrian civicshopping centre designed like a system of interacting plazas and pathways. The idea of Autostadt is to develop an eco-friendly rendering of this line of thinking.

WES & Partner’s landscape design also plays a key role. The 30 hectares of abandoned land have been converted into a pleasantly welcoming natural environment. It is like an English garden with pools of water and hills, where the various pavilions are elegantly set out just as they were back in the eighteenth century. The only difference is their architectural image: the usual Palladian or neo-Gothic forms have been replaced by a cutting-edge idiom of glass and aluminium, transparency and lightness. This is the best part of Autostadt: interaction between nature and technology, transparency and lightness. The Bentley pavilion is a quarryhill, the Lamborghini pavilion is a prism buried in the ground, whereas the Volkswagen pavilion has an underground hall with large towers emerging out of the water. Gently rolling hills intermingle with the

pavilions’ geometric forms, sand dunes form small enclosed landscapes, and little bridges intermingle with natural lakes. Glass interacts equally well with both nature and sunlight. The Autostadt pavilions seek out natural light and wind. The entire project is based on bioclimatic principles, a good habit in modern-day Germany. Each building takes advantage of natural ventilation systems and there is no air-conditioning, except in the film theatres. The Plaza’s huge 18-metre-high glass walls are constructed out of twelve revolving vertical prisms, which are partly or completely opened during the course of the day depending on the weather conditions. The aluminium sheets of the Volkswagen pavilion’s glass cube constantly move behind the sun’s rays, creating a magical interplay of light reflected in passing clouds.

l’ARCA 152 33


■ Pianta

del piano terreno e la Plaza del KonzernForum, l'edificio d'ingresso ad Autostadt situato a sud e collegato con il ponte pedonale.

34 l’ARCA 152

■ Plan

of the ground floor and KonzernForum Plaza, the entrance building to Autostadt located over on the south and connected to the pedestrian footbridge.

■ Sezione

longitudinale e particolare delle steli vetrate a nord e a sud della Plaza che delineano l'ingresso in Autostadt e verso la città.

■ Longitudinal

section and detail of the glass stands to the north and south of the Plaza marking the entrance to Autostadt and the city.

l’ARCA 152 35


■ Nelle

sequenze in alto, da sinistra a destra, il ponte pedonale e viste del KonzernForum. In questa pagina, pianta e sezione delle AutoTürme a nordest. Le due torri vetrate alloggiano le nuove auto pronte alla consegna. Ogni torre può contenere fino a 400 veicoli che vengono trasportati nei parcheggi distribuiti su 20 piani atraverso un sistema di ascensori. Nella pagina a fianco, pianta e sezione del KunderCenter dove sono riuniti, l'amministrazione e gli spazi espositivi e di vendita. Dall'edificio a pianta ellittica, tagliato dal blocco di cinque piani dell'amministrazione, si proietta un pilone strallato che sostiene la copertura. Nelle pagine successive, viste esterne ed interne delle torri.

36 l’ARCA 152

■ Above

sequences, from left to right, the footbridge and views of the KonzernForum. This page, plan and section of the AutoTürme to the northeast. The two glass towers hold the new cars ready to be delivered. Each tower can hold up to 400 vehicles, which are transported into the 20 stories of parking facilities by a system of lifts. Opposite page, plan and section of the KunderCenter hosting the administration offices and exhibition/sales spaces. A stayed pylon holding up the roof projects out of the elliptical-based building cut out of the five-storey administration block. Following pages, inside and outside views of the towers.

l’ARCA 152 37


38 l’ARCA 152

l’ARCA 152 39


■ Pianta,

sezione e particolari esterni e interni del padiglione Vokswagen caratterizzato da un cubo vetrato che racchiude una sfera. Le due forme geometriche esprimono i valori del marchio: eternità, evoluzione, democrazia e perfezione.

40 l’ARCA 152

■ Plan,

section, and inside/outside details of the Volkswagen pavilion featuring a glass cube enclosing a sphere. The two geometric forms embody the company's trademarks: eternity, evolution, democracy, and perfection.

l’ARCA 152 41


■ Pianta,

sezione e viste esterne della ZeitHaus che accoglie il museo dell'auto. L'edificio è costituito da due corpi principali, un prisma vetrato, il Rack, che ospita una collezione di automobili e un volume arcuato a forma di prua, il Korpus, dove è invece illustrata tutta la storia e il ruolo dell'automobile nel contesto sociale e culturale delle varie epoche.

42 l’ARCA 152

■ Plan,

section, and outside views of the ZeitHaus holding the car museum. The building is constructed out of two main buildings, a glass prism, the Rack, holding a collection of cars and a bow-shaped arched structure, the Korpus, illustrating the entire history and role of the motor car in the sociocultural context of different periods in history.

l’ARCA 152 43


Nuovo e vecchio separati St. Maur Abbey, Montmajour

Progetto: Rudy Ricciotti

ema delicato, quello dell’intervento sul patrimonio artistico T esistente, soprattutto tema che in

the architect as a leader and master of a choir full of soloists. Indeed, he commissioned two artists and an architect to work with him, assigning them different tasks in order to (successfully) create a special kind of tension, so that the architecture is not just an exercise in stylistic expertise but more like a “set design”. The design is inspired around the idea of reducing the amount of contact between new and old to a minimum: an open avowal of belonging to a given era, as if to point out the reversibility of architecture. This means the floor of the main hall is completely cut off from the old stone walls, and there is no (or almost no) contact between the corridor distributing the inside parts (involving a height distance of about 3 metres) and the bearing walls, also made of exposed stone. The architect François Deslaugiers, invited by Ricciotti to take part in this project, has designed a glassand-metal walkway held up by small beams resting on the clay floor in the “low-tech” style that runs right through the building: sections available on the market, no concessions to mannerist details, and great precision. Ricciotti’s cultural dictates bring the project into line with the traditional austerity of monastery architecture, often contrasted in theological debates on the Middle Ages with the redundancy of a certain type of modern-day religious architecture. The decision to draw on cheap materials also continues in the work of the two artists commissioned to lend a hand. The Dutch artist, Josep van Lieshout, designed the 15-metre-long reception desk and ticket office made of green polyester glass-resin, as well as the toilets, a stylistic form made of an upholstered polymer and green glass that has been lowered down into the middle of a vaulted room with a square base. On the other hand, the reception desk, a white transparent object, is the work of the artist from Marseilles, Elizabeth Cresseveur. The shiny black floor is the key feature of the entire project: it strongly characterises the horizontal plane and refracts plenty of light, reflecting the stone vaults in a sort of intergenerational dialogue between different elements. It keeps its distance from the walls to underline the fact it does not belong to the original shell and, gathering up the works of art that seem to emerge from the ground, stamps out its modernity with great force. The resulting work of architecture is tight, luminous, and light, generating a powerful state of tension between the past and present.

44 l’ARCA 152

nything touching on a nation’s cultural heritage is inevitably a A delicate matter, particularly in Italy

di certa architettura religiosa contemporanea. La scelta di esprimersi attraverso l’uso di materiali poveri è conseguentemente portata avanti anche nel lavoro dei due artisti chiamati a collaborare. Joep van Lieshout, olandese, ha realizzato il bancone d’accoglienza e biglietteria, lungo 15 m, in vetroresina poliestere verde, così come le toilet, una forma espressiva in polimero capitonné e vetro verde fluo, calato al centro di una sala a volta su base quadrata. Il desk delle informazioni invece, oggetto plastico bianco e trasparente, è opera dell’artista marsigliese Elizabeth Cresseveur. Il pavimento nero lucido è l’elemento primario di tutto il progetto: segna il piano orizzontale con una forte presenza e genera con la rifrazione una grande luminosità, riflettendo le volte in pietra in una sorta di dialogo generazionale tra elementi architettonici. Si pone a distanza dai muri a ribadire la sua non appartenenza all’involucro originario e, accogliendo gli oggetti d’arte che sembrano emergere dal sottosuolo, afferma in maniera decisa la sua contemporaneità. Il risultato è un’architettura scenografica tesa, luminosa e leggera, in cui il senso del tempo attuale contrapposto al tempo trascorso genera una forte tensione. Benedetto Quaquaro

guard old monuments, are the main arguments already enlivening, and destined to carry on enlivening, debate on this kind of architecture. Rudy Ricciotti works in France, where the rules of the game are at least partly different, and where even the Caisse Nationale des Monuments Historiques, which owns the property, has had to review its position after a competition was won with the backing of a jury. We are talking about the austere Benedictine Abbey of St. Maur in Montmajour, overlooking the area around Arles from up on a promontory, and the renovating of its entrance. The design philosophy is reminiscent of Albini’s magnificent designs in Genoa (Palazzo Bianco, Palazzo Rosso, S. Agostino Museum); in other words, the traditional approach focusing on building details is now a thing of the past. This modern-day work of architecture inside an old work of architecture was carried out with dogged determination by its designer, who had one thing clearly in mind: the idea of moving beyond the architectdesigner to adopt a more cultured approach hinging around a catalyst of ideas and creative energy. The explosive “southerner from Bandol”, as Rudy Ricciotti likes to call himself, explores the concept of

where any such action inevitably causes endless squabbling and debate: the whole issue hinges around whether it is better to just reconstruct an old building in its original idiom or superimpose new styles? This, in addition to the problems the architect often has in dialoguing with commissions set up to safe-

P. Ruault

Italia suscita puntualmente polemiche e discussioni: leggibilità dell’intervento contro ricostruzione pedissequa, aderenza al lessico esistente o sovrapposizione dei linguaggi? Questi, oltre al rapporto, spesso problematico per il progettista, con gli enti preposti alla conservazione, sono gli argomenti che animano e animeranno la discussione su questo tipo di architettura. Rudy Ricciotti lavora in Francia, dove le regole del gioco sono in parte diverse, e dove, a fronte di un concorso vinto e di una giuria che sostiene la sua scelta, anche la Caisse Nationale des Monuments Historiques, proprietaria dell’immobile, deve rivedere le proprie posizioni. Parliamo dell’austera abbazia benedettina di St. Maur a Montmajour, che dall’alto di un promontorio pietroso domina il territorio intorno ad Arles, e del rifacimento del suo ingresso. La filosofia progettuale che ha come caposcuola l’Albini degli interventi, peraltro eccelsi, a Genova (Palazzo Bianco, Palazzo Rosso, Museo di S. Agostino), un approccio cioè in cui il dettaglio esecutivo ha una chiara vocazione a porsi al centro dell’intervento, è qui superata. Questa architettura contemporanea all’interno di un’architettura del passato è stata con caparbietà portata a termine dal progettista con un intendimento: superare l’estetica dell’architetto-designer, a favore di un percorso colto, in cui l’autore principale è un catalizzatore di idee ed energie. Il sulfureo “sudista di Bandol”, come ama definirsi Ricciotti, esplora perciò la via del progettista come coordinatore e direttore di un coro in cui le voci soliste sono molteplici. Chiama infatti due artisti e un architetto a collaborare e, affidando loro componenti diverse del progetto, cerca di esprimersi non attraverso un esercizio di bravura formale ma per mezzo di un “dispositivo scenografico”, con l’intento, pienamente riuscito, di creare una tensione particolare. Il concetto ispiratore è quello di ridurre al minimo i contatti tra il nuovo e il vecchio: una dichiarazione di appartenenza temporale, quasi l’affermazione di una reversibilità dell’architettura. A tal fine non esiste aderenza tra il pavimento della hall centrale, e gli antichi muri in pietra, come non esiste contatto o quasi tra il percorso che distribuisce le parti interne superando il dislivello di circa 3 metri, e i muri di sostegno anche loro in pietra a vista. Ricciotti ha coinvolto in questa impresa François Deslaugiers, “archi-

tetto della trasparenza”, che ha disegnato una passerella in vetro e metallo sostenuta da travetti che poggiano sul pavimento di terra battuta sposando la logica “low-tech” che permea tutto il progetto: profilati in commercio, nessuna concessione al manierismo nei dettagli, grande rigore. Il diktat culturale di Ricciotti allinea l’intervento alla tradizionale austerità dell’architettura monacale, spesso contrapposta nelle dispute teologiche medievali alla ridondanza

■ Nella

pagina a fianco il complesso dell’Abazia benedettina di Montmajour nei pressi di Arles. A destra, assonometria e, sotto, pianta dell’insieme di cui è stata ristrutturata la zona d’ingresso.

■ Opposite

page, the Benedictine Abbey of Montmajour near Arles. Right, axonometry and, below, plan of the entire complex, whose entrance area has been reconstructed.

1. Ingresso, banco bilietteria e vendita, spazio video/ Entrance, ticket and sales desk, video facility 2. Promozione altri monumenti, video, rampa d’accesso al circuito di visita e uscita verso il chiostro/Promotion of other monuments, video clip, entrance ramp to the guided tour, and exit towards the cloister 3. Sala di proiezione e locali di servizio/Projection room and utilities rooms 4. Spogliatoi e servizi/ Lockers and Toilets

l’ARCA 152 45


Nella pagina a fianco sezione trasversale e longitudinale e prospettiva su una delle passerelle in struttura metallica e vetro che attraversano le due sale voltate. In questa pagina, la trasparenza delle passerelle, sostenute da travetti metallici ancorati al suolo esistente in modo da lasciare intatti i muri originari in pietra da taglio, consente di avere una comprensione totale degli ambienti. Inoltre la dimensione aerea di queste strutture è accentuata dalla illuminazione dei proiettori incastrati al suolo. ■ Opposite page, cross and longitudinal sections and perspective view of one of the metal-framed and glass walkways passing through the two vaulted halls. This page, the transparency of the walkways, held up by metal beams anchored to the ground to leave the original freestone walls intact, allow all the premises to be taken in. The aerial nature of these structures is accentuated by light from floor projectors.

S.Demailly

46 l’ARCA 152

l’ARCA 152 47


Credits

Demailly

S.Demailly

P. Ruault

Project: Rudy Ricciotti Collaborator: Frédérique Pyra Engineering: Avenir Etudes Veritas Walkway Structure: François Deslaugiers General Contractors: Anicet Martin Client: Caisse Nationale des Monuments Historiques et des Sites, Diréction Régionale des Affaires Culturelles

48 l’ARCA 152

Views of the entrance space featuring screened and polished black quartz flooring sloping at an angle of 5% in line with the original floor and a 15metre-long polyester sales/ticket desk.

■ Qui

sopra e nella pagina a fianco, l’uscita verso il chiostro interno. Le aperture esistenti sono identificate da vetrate al vivo senza serramenti a vista.

■ Above

and opposite page, the exit towards the inside cloister. The old apertures are marked by clear glass partitions with no visible fixtures.

S.Demailly

Viste dello spazio d’ingresso individuato da una pavimentazione in quarzo nero colato e lucidato che segue una pendenza del 5% rispettando quella del suolo originario e dal banco della bilgietteria e vendita in poliestere lungo 15 metri.

l’ARCA 152 49


■ Il

castello di Roccavignale, nell’entroterra savonese, recentemente ristrutturato ad uso museale ed espositivo completa il sistema di altri manufatti

storici presenti nella zona e recuperati con gli stessi fini. A sinistra, un’opera dell’artista Sandro Lorenzini a cui è stata dedicata una mostra durante la scorsa estate.

solo cristallo di chiusura; il sistema di illuminazione del piano terra, nascosto nel controsoffitto in cartongesso, che consente una notevole elasticità di utilizzazione, anche in prospettiva di esposizioni a tempo determinato; una serie di “totem” (così li chiama Ciarlo) in ferro trafilato, finalizzati alla contemporanea esposizione di più opere. In definitiva, il comun denominatore dell’intervento può ricercarsi in una sorta di leggerezza d’insieme che, posta a contrasto con l’archetipica idea di pesantezza che una fortificazione medioevale-militare impone alla mente, suona ancor più “trasparente” ed eterea. Un po’ come dire: restituire la forza, la potenza a chi forte e potente fu in passato con maniere delicate, anti-materiche, quasi impalpabili, se osservate, ma solide e resistenti se vissute, calpestate, attraversate. Michele Bazan Giordano

aking a Medieval castle - or M what is left of it - inhabitable without altering its historical-archi-

■ Roccavignale

Castle in the suburbs of Savona, recently converted into a museum-exhibition facility, completes the system of historical buildings in the area redeveloped for the same

basic purposes. Left, a work by the artist Sandro Lorenzini, to whom an exhibition was dedicated last summer.

Alberto Piovano

Visibilità e conservazione Roccavignale Castle

Progetto: Marco Ciarlo

endere vivibile un castello medioevale, o quanto di esso R rimane, senza alterarne le caratteristiche storico-architettoniche, non è certo impresa facile. Fortificazioni del XII-XIII secolo che hanno resistito agli attacchi saraceni, hanno spesso dovuto soccombere di fronte a “moderni” interventi di restauro, soprattutto di fine Ottocento-primi Novecento quando l’imperante stile “imitativo” alla Viollet-Le-Duc finiva per trasformare antichi manufatti in “fenomeni da baraccone”. Interventi del genere, se tollerabili molti decenni fa, rasentano il crimine se attuati - e ne sono stati attuati - in tempi anche più recenti. Oggi i nuovi stilemi del restauro impongono che l’intervento sia visibile, che il contrasto antico-moderno non venga mascherato ma, al contrario, evidenziato. Ne ha tenuto conto l’architetto Marco Ciarlo nel porsi davanti al progetto di rivitalizzazione architet-

50 l’ARCA 152

tonica e sociale dell’antica torre di Roccavignale, lungo la direttrice che dalla Alta Val Bormida punta verso Ceva e Mondovì, al confine fra Liguria e Piemonte, fra Monferrato e costa del savonese, quella che un tempo fu la Via del Sale. Il castello di Roccavignale, già minato dal lungo abbandono e dalle eccessive vicinanze autostradali, aveva subito un primo parziale restauro conservativo da parte della Soprintendenza ligure. Si trattava ora di operare su tre livelli di intervento: il tracciato per la nuova rampa di accesso, l’allestimento di spazi interni, la messa in sicurezza del paramento murario. E Ciarlo ha realizzato una rampa che, parallela alla strada comunale, seguisse l’antica via di ingresso e restituisse al territorio ciò che era stato considerato per decenni poco più di un rudere e che, al massimo, poteva essere ammirato da lontano; ha edificato un

muro in pietra, impiegando il materiale ritrovato in sito e scampoli di cava e di fiume e ricostruito (modernamente) l’ormai inesistente ponte levatoio; ha fornito, conseguentemente, maggior risalto alla torre (già restaurata in passato dalla Soprintendenza) cui verrà affidato un ruolo vitale di contenitore per un museo dedicato alla cultura della Val Bormida, nei suoi vari aspetti (compreso un piccolo laboratorio universitario); ha inserito, infine, nel cuore del manufatto, l’elemento più prepotentemente aggressivo e “di contrasto” (l’autore lo definisce addirittura “una compiaciuta esibizione”) dell’intera operazione: una scala a chiocciola metallica che assicura i collegamenti verticali. Curati anche quelli che solo a una visione superficiale del progetto possono apparire elementi di contorno: i serramenti in ferro trafilato che “mostrano” - visti dall’esterno - il

tectural features is certainly no easy matter. XIIth-XIIIth century ramparts, capable of holding off Saracen attacks, have often had to surrender to “modern” renovation work, notably in the late-nineteenth/early-twentieth century when the all-conquering Viollet-Le-Duc “imitative” style ended up converting old buildings into “freak shows”. Although this kind of intervention might have been acceptable a few decades ago, it would be criminal if implemented more recently - as it has been. Nowadays, new renovation styles are intended to bring out the contrast between new and old, emphasising differences rather than hiding them away. The architect Marco Ciarlo took this into account when injecting fresh

socio-architectural life into old Roccavignale tower along the road running from Upper Val Bormida towards Ceva and Mondovi on the border between the Liguria and Piedmont regions between Monferrato and the Savona coast, what was once the old Salt Route. Roccavignale Castle, already jeopardised by the length of time it had been abandoned and by the closeness of nearby motorways, was partially renovated for the first time by Liguria’s Fine Arts and Monuments Service. Renovation work was carried out on three levels: the path of the new entrance ramp, the refurbishing of the interiors, and the securing of the wall surface. The ramp designed by Ciarlo, running parallel to the main road, followed the old entrance route and restored to the territory what for decades was seen as little more than

a relic, at most to be admired from afar; he built a stone wall out of material found on the site and rough stone from quarries and rivers and reconstructed the old drawbridge, of which there was no longer even the slightest trace, in a modern idiom; he decided to focus on the tower (previously renovated by the Fine Arts and Monuments Service), which was converted into a museum outlining every aspect of Val Bormida’s heritage (including a small university laboratory); finally, he incorporated the project’s most powerfully aggressive and “conflictual” feature into the very heart of the construction (actually described by the architect himself as a “smugly ostentatious”): a metal spiral staircase providing vertical links. Careful attention has also been paid to those features which only a superficial reading of the project would treat as secondary: the drawn

iron fixtures “showing” - viewed from the outside - just the glass closure; the ground-floor lighting system, hidden away in the plaster-board double ceiling, allows plenty of flexibility in use, even for temporary exhibitions; a series of iron “totems” (as Ciarlo calls them) designed to display several works at the same time. The project’s common denominator can actually be found in a certain overall lightness which, in contrast with the archetypal idea of heaviness mentally associated with a Medieval-military fortress, strikes us as even more “transparent” and airy. Almost like saying: restore strength and power to something that used to be powerful and strong, drawing on delicate, non-material, almost intangible means, at least to the eye, but solid and strong if actually experienced and physically walked through. Michele Bazan Giordano

l’ARCA 152 51


■ Particolari

della rampa d’accesso che segue il percorso dell’originaria via d’ingresso. Una ringhiera metallica con punti luce integrati a livello del piano di calpestio facilita l’accesso al castello. In basso, la scala circolare in ferro trafilato sospesa alle travi del solaio da quattro tiranti si sviluppa

52 l’ARCA 152

all’interno della torre che ospita gli spazi museali. Il sistema di illuminazione a piano terreno è integrato a soffitto mentre a livello superiore un apparecchio sospeso a 4 cavi metallici permette di illuminare la volta in mattoni. Nella pagina a fianco, un’opera di Sandro Lorenzini installata sulla sommità della torre.

■ Details

of the entrance ramp following the path of the original entrance route. Metal railings with spotlights fitted at ground level makes it easier to enter the castle. Bottom, a spiral perforated metal staircase suspended from the roof beams by four tierods winds up the inside of the tower holding the museum facilities. The

ground-floor lighting system is further integrated in the ceiling. An appliance held up by 4 metal cables on a higher level makes it possible to light up the brick vault. Opposite page, a work by Sandro Lorenzini installed at the top of the tower.

Credits Project: Marco Ciarlo Collaborators: Fabrizio Melano, Giampiero Negro Consultants: Sovrintendenza Beni Storici e Architettonici Regione Liguria Structures: Enzo Galliano

General Contractor: Formento Filippo Carlo Steel Structures: Pino Olgiati Lighting: ViaBizzuno Client: Comune di Roccavignale

l’ARCA 152 53


La piazza-parco Piazza dei Navigatori, Rome uando la piazza è anche un parco. Il progetto di riqualificaQ zione di piazza dei Navigatori, trasformata in un grande centro civico a Roma, introduce la piazza-parco quale tipologia urbana inusuale nel contesto italiano, ma tuttavia di grande interesse per il generale rinnovo della città. Il progetto in questione rappresenta inoltre il frutto di nuovi rapporti fra iniziativa privata e Comune. E’ infatti la prima volta che un concorso riguardante il rinnovo di una notevole porzione urbana è stato organizzato attraverso la collaborazione fra iniziativa privata e amministrazione comunale della città. Con la realizzazione del nuovo centro civico, un altro tassello si aggiunge al mosaico di interventi programmati per Roma, promossi dall’amministrazione capitolina impegnata ormai da qualche anno nella politica cosiddetta delle “cento piazze”, di cui

piazza dei Navigatori è uno degli esempi più eclatanti e complessi. L’intervento, progettato dallo studio di Manfredi Nicoletti, vincitore del concorso internazionale, prevede infatti un nuovo assetto e nuove funzioni come la completa pedonalizzazione dell’area e il ricollegamento delle due fasce urbane ai lati di via Colombo, oggi divise da una frattura quasi invalicabile. E’ stato dunque necessario prevedere il passaggio ipogeo di via Colombo sotto l’asse viario trasversale Genocchi-Tormarancia al fine di ricucire il tessuto urbano con il nuovo intervento. L’area destinata a parco è notevole, si tratta di circa 6 ettari, per una lunghezza di oltre 450 metri. L’elemento “vegetale” andrebbe ad aggiungersi a quello “minerale” del costruito, realizzando un sistema misto composto dalla fusione di due ambiti perfettamente integrati, ma con due distinte identità, secondo la tradizione italiana. ■ Viste

Modularità e flessibilità sono stati i criteri-guida del progetto, badando a non caratterizzare l’impianto architettonico con un linguaggio di tendenza, in un qualche modo legato a mode o stili che avrebbero inevitabilmente cozzato con un intorno composito. Non bisogna dimenticare che l’itinerario visuale di via Colombo è una sorta di campionario di stili architettonici, sedimentatisi negli anni a partire dal dopoguerra. Si è dunque puntato su edifici caratterizzati da forme elementari, grandi parallelepipedi formanti uno skyline riconoscibile e di facile interpretazione tipologica. Unico elemento “trasgressivo”, il corpo inclinato del grande albergo. La massa pare infatti sorgere da terra e lanciarsi verso l’alto. Nonostante la grande mole, l’edificio appare parzialmente sospeso nel vuoto, dando l’idea di una struttura immateriale, senza peso. La copertu-

del modello di progetto per la riqualificazione di Piazza Navigatori a Roma, che prevede la risistemazione a parco di una vasta area metropolitana, la ricanalizzazione del traffico urbano e la realizzazione di nuovi edifici.

54 l’ARCA 152

Progetto: Manfredi Nicoletti

ra piana è attrezzata a giardino e l’inclinazione del volume crea una sorta di terrazza spiccante la cui parte alta fa da spettacolare punto di osservazione sul vicino Parco dell’Appia. Intorno al complesso fa cornice la vasta piantumazione di alberi che forma la “piazza vegetale”, una piccola ma autentica foresta di platani che, infoltendo l’esistente sequenza di pini che attualmente funge da spartitraffico, realizza la continuità del verde che, unito a piazza dei Navigatori, penetra sino a piazza Oderico, all’interno del quartiere della Garbatella. La configurazione a “recinto” del perimetro della piazza, ottenuto dall’abbassamento del livello, permette la parziale chiusura dell’area; sono comunque previste parziali aperture durante la notte, destinate all’accesso e all’uscita da sale cinematografiche, discoteche e ritrovi. Carlo Paganelli

quares can sometimes even be parks. The project to redevelop S Piazza dei Navigatori, which has been converted into a huge civil centre in Rome, introduces the idea of a park-square as an unusual feature on the Italian landscape of great interest for a general programme to modernise the city. The project in question, which is the winning entry of an international competition, is also the result of new forms of co-operation between private enterprise and the City Council. This is actually the first time a competition to redevelop a notable part of the cityscape has seen private enterprise working with the city administration. This new civic centre, designed by the architectural firm led by Manfredi Nicoletti, is the latest piece in a mosaic of projects designed for Rome with the backing of the City Council, which for some years now

has been working on the so-called “hundred squares” programme. Piazza dei Navigatori is one of the most striking and complicated of all these squares. The square is being totally refurbished and redesigned to make it an entirely pedestrian area connecting together two urban belts along the sides of Via Colombo, currently divided by an almost unmendable fracture. This meant that a subway had to be built beneath Via Colombo, along the Genocchi-Tormarancia axis, to stitch the urban fabric back together. Approximately six hectares of land extending over a length of over 450 metres have been allocated for a park. This “vegetable” element combines with the “mineral” built environment to created a perfect mix of two tightly bonded areas with their own separate identities in line with Italian tradition.

Modularity and flexibility were the project guidelines, paying careful heed not to create a merely trendy architectural design, since styles and fashions would have been quite out of place in intricate surroundings like this. It is worth remembering that the visual axis along Via Colombo is a sort of melting-pot of architectural styles that have gradually taken shape since the war. This explains why it was decided to focus on simple buildings, large parallelepipeds creating a distinctive skyline of great stylistic simplicity. The only “transgressive” feature is the huge hotel’s sloping form. Its mass seems to emerge out of the ground and project upwards. Despite its size, the building seems to be partly suspended in space, creating the idea of a weightless, substanceless structure. Its flat roof is landscaped like a

garden and its sloping body creates a sort of projecting terrace, whose top part forms a spectacular observation deck for viewing nearby Appia Park. The complex is surrounded by a plantation of trees forming a “vegetable” square, an authentic small forest of sycamores knitting in with the existing pine trees currently separating the traffic to stitch the landscaping together which, together with Piazza dei Navigatori, actually penetrates into Piazza Oderico inside the Garbatella neighbourhood. The “fenced” layout of the perimeter of the square, deriving from how its level has been lowered, allows the area to be partly closed; on the other hand, there are partial apertures at nighttime to make it easier to enter and exit film theatres, discotheques, and other meeting places.

■ Views

of the project model for the redevelopment of Piazza Navigatori in Rome, involving the converting of a huge metropolitan area into a park, re-channelling of urban traffic, and construction of new buildings.

l’ARCA 152 55


■ Sopra

e nella pagina a fianco in basso, viste del modello del corpo inclinato che ospiterà un nuovo albergo al centro del nucleo commerciale e direzionale. Sotto e nella pagina a fianco, planimetrie generali con lo studio del sistema architettonico, vegetale e veicolare.

56 l’ARCA 152

■ Above

and opposite page, bottom, views of the model of the sloping body which will hold a new hotel in the centre of the shopping/business centre. Below and opposite page, site plans showing a study of the architectural, landscaping, and traffic systems.

Credits Project: Manfredi Nicoletti Collaborator: Cristiano Tavani Design Collaborators: Luisa Campagna, Anna Senesi Graphics Elaboration: Fabrizio Pagliano, Raffaella Ricci, Marco Morelli Study Models: Nicola Tella, Daniela De Santis

Renderings: Gianluca Botti Traffic Consultant: Alessandro Ranzo Structures Consultant: Michele Mele Landscaping Consultant: Salvatore Dierna Parks and Archaeology Consultant: Massimo De Vico Fallani Lighting Consultant: Alessandro Grassia

Modelmaker: Leonori & Lenti Client: Immobiliare Confcommercio, Ditta Federici & Igliori (with the patronage of Comune di Roma)

l’ARCA 152 57


La collina immaginaria Public Building, Public Green

Progetto: Heneghan & Peng Architects

■ Nella

pagina a fianco, rendering concettuale e, sotto, prospettiva aerea dell’edificio che ospiterà a Dublino la Sede del Dipartimento per le Arti, i Beni Storici, Tradizione Gaelica e delle Isole. L’edificio propone un forte legame con il vicino Phoenix Park con il quale è assicurata la continuità grazie alla

copertura/parco che si snoda a nastro e costituisce un percorso senza barriere tra auditorium, spazi espositivi, i corridoi di collegamento e le ondulazioni della facciata continua vetrata. Nelle pagine seguenti, rendering, piante e sezioni dell’edificio.

voiding orthogonal forms, searching for smooth motion, A interpreting a sense of place to design gentle, discrete, unobtrusive architecture: as history has shown, this is no easy goal to attain. Architects like Daniel Libeskind or Zaha Hadid have indeed destroyed Cartesian space, but at the costly price of losing all bonds with context due to a dialectical contrast that is no longer tenable. Further back in the past, Brazilian architecture and Carlo Daneri’s Quezzi housing complex in Italy managed to bend orthogonal building forms to site morphology, shaping structure to the contours of the land. The project Heneghan and Peng have designed for the competition for the Headquarters for Departments of Arts, Heritage, Gaeltacht, and the Islands, provides an effective way of tackling these two issues through simple, uncomplicated architecture that steps out of the mainstream to bury its roots in the city. The building is designed around interaction with the inner-city park in front of it, ultimately constituting a three-dimensional extension to the space above the city of Dublin. Moreover, the undulating form reiterates the random movements of someone wandering, perhaps aimlessly, through the park. This means the building is a sort of built belt gradually rising up from the ground to wrap around itself, almost as if it were climbing up an imaginary hill, to carry people up even higher and thereby provide an even wider view of the city. The building roof is treated, to all extents and purposes, like public landscaping so that it actually ceases being a roof: it now conceals the administrative functions going on fuggire l’ortogonalità, ricercare un movimento fluido, interpreS tare il senso del luogo nella volontà di definire un’architettura dolce, discreta e non invadente: tale obbiettivo non è facile da perseguire, come i corsi storici hanno ben dimostrato. Architetti quali Daniel Libeskind o Zaha Hadid hanno sì distrutto lo spazio cartesiano ma all’alto prezzo della perdita di ogni legame con il luogo, secondo una opposizione dialettica non più riconciliabile. Più indietro nel tempo invece la scuola brasiliana e, qui da noi, Carlo Daneri, con il complesso residenziale di Quezzi, hanno piegato l’ortogonalità dell’edificio alla morfologia del luogo, sagomando il corpo di fabbrica sulle curve di livello del terreno. Heneghan e Peng, nella loro proposta progettuale per il concorso per gli Headquarters for Departments of Arts, Heritage, Gaeltacht and the Islands, hanno ben interpretato que-

58 l’ARCA 152

sti due temi proponendo un’architettura semplice, essenziale, al di fuori degli stilemi e della moda, e ben radicata nella relazione con la città. L’edificio trova la sua logica nel rapporto con l’antistante parco urbano di cui, in termini ultimi, costituisce l’estensione tridimensionale nello spazio aereo della città di Dublino. Inoltre, la forma ondulata ripete il muoversi casuale del viandante che attraversa lo spazio verde del parco, forse, senza meta. L’edificio è, quindi, un nastro costruito, che si alza progressivamente dal terreno per arrotolarsi su se stesso, quasi risalendo una collina immaginaria, per portare il pubblico sempre più in alto e così offrire una vista più ampia sulla città. La copertura del corpo di fabbrica è trattata, a tutti gli effetti, come uno spazio verde pubblico fino a perdere la sua connotazione di tetto: essa ora cela le funzioni amministrative che si

svolgono al di sotto, leggibili solo nel momento in cui il prospetto diventa visibile ovvero quando il nastro, nell’incrociarsi nella sua lenta salita, ripiega su se stesso. Tale contrapposizione sottintende un sottile e ambiguo gioco di significati e di relazioni fra pubblico e privato. Proprio come nel nastro di Möbious - in cui è difficile, se non impossibile, definire quale sia la superficie interna - qui il parco pubblico sovrasta lo spazio privato di un’istituzione però pubblica, mentre i prospetti, da proiezione dello spazio interno diventano, un segnale urbano essendo la doppia pelle vetrata sfruttata per il posizionamento di schermi e pannelli destinati alla comunicazione pubblica. Tale cangiante dualità è rimarcata anche dal fatto che il nastro definisce e delimita la corte interna - privata - che però, data la sua centralità spaziale, diventa il punto focale centripeto,

■ Opposite

page, conceptual rendering and, below, rendering from an aerial perspective of the building designed to hold the headquarters of the Department for the Arts, Heritage, Gaeltacht and the Islands. The building is closely connected to nearby Phoenix Park. Continuity with the park is

guaranteed by the roof/park winding like a belt to create a barrierfree path between the auditorium, exhibition spaces, corridors, and undulating forms of the glass curtain facade. Following pages, renderings, plans, and sections of the building.

Credits Project: Heneghan.Peng Architects: Roisin Heneghan, Shih-Fu Peng Associate Architects: Arthur Gibney & Partners Quantity Surveying: Boyd & Creed Primary Structural: Guy Nordenson and Asscoiates

Associate Structural: Michael Punch & Partners Building Services: Buro Happold Facade Engineering: RFR Client: The Office of Public Works Dublin

below, comprehensible only when the elevation becomes visible or in other words when the belt folds over itself as it criss-crosses up its slow ascent. This contrast runs through a subtly ambiguous interplay of meanings and relations between the public and private. Just like a Möbious strip - where it is impossible to make out which is the inner surface - this public park looms over the private space of a public institution, while the elevations projecting out the inner space turn into an urban landmark whose double glass skin is used for holding screens and panels serving public communication purposes. This twinkling dualism is embodied in the fact that the built band wraps around itself to mark and demarcate the internal courtyard private - whose spatial centrality makes it a centripetal focal point, complementary to and contrasting with the view outside towards the city. Lastly, the idea of a building as a belt carries within it an allusion to a sequential layout fitting in neatly with the brief, according to which all the different departments are treated in the same way and none of them must project a more powerful visual image than the rest. This means it will always be possible to reorganise, extend or contract the departments without coming up against either architectural or functional constraints, other than a limit on the overall amount of space available. Ultimately, the public and private sides of this project blend together while unambiguously holding onto their own identities through global spatial interaction combining form with function and architecture with town-planning.

complementare e opposto alla vista verso l’esterno e sulla città. Infine il concetto dell’edificio come nastro porta con sé il riferimento a un’organizzazione sequenziale ben consona al programma secondo cui tutti i dipartimenti ospitati hanno importanza paritetica e nessuno di essi deve avere una forza visuale predominante. Ciò fa sì che nel tempo sarà sempre possibile riorganizzare, estendere o contrarre i dipartimenti senza scontrarsi con limitazioni architettoniche o funzionali, ma solamente con il vincolo della volumetria complessiva disponibile. In termini ultimi, in questo progetto, pubblico e privato si fondono insieme mantenendo però separate le proprie identità senza il rischio di letture ambigue in una compenetrazione spaziale globale che rilega la forma alla funzione e l’architettura all’urbanistica. Niccolò Baldassini

l’ARCA 152 59


60 l’ARCA 152

l’ARCA 152 61


Omaggio a Bruno Taut The “Bridge of Science” in Rome

Progetto: Enginius Ingegneri Associati

on si può costruire con il vetro. Secondo questa con“N vinzione, l’europeo contemporaneo

of glass compared to the type of conventional buildings that the newly formed Modern Movement was beginning to challenge in those days. Nevertheless, what this German team was anticipating in its avant-garde propaganda for glass was the defining of a concept that was already a step ahead of even the Modern Movement’s tenets: freedom from the rule of scientific/technical progress as the final horizon of all architectural and hence socio-political possibilities. The liberating potential of glass had also been at the focus of Ludwig Mies Van der Rohe’s interests and was actually the key feature of his two skyscraper designs for Berlin from 1919-1921. In this case, Mies had more quietly and pragmatically analysed the possibility of using glass to build strong structural facades, without the apparent aid of metal elements. More significantly, he showed a much less utopian interest in glass than that emerging from Taut’s Glasarchitektur manifestos. Even though we are still at an experimental stage in the use of glass as an engineering material, our architectural horizons seem to suggest that glass might be the right means to more optimistic new ends. As well as being deeply involved in updating stylistic habits, as we can see from the current Venice International Biennial of Architecture, contemporary architectural debate is also focusing on experimentation into materials like glass and special ceramics to replace steel and reinforced concrete. The project presented by Enginius Ingegneri Associati to build a new Bridge of Science in Rome is the continuation of what has so far been almost exclusively French research into the use of glass as the main building material. This project exploits glass’s compressive qualities to construct the support arch for a stayed footbridge. The 68 special cylindrical double quoins forming the support arch are connected together by a set of steel plates and have longitudinal and radial pre-tensed cables running through them to remove or minimise tractive or sheering stress, against which glass can provide little resistance. Glass’s main aesthetic qualities, refraction and transparency, are exploited to exalt the design’s contribution to architectural research: the construction of a structure with substanceless, immaterial properties. Technical considerations apart, the architectural design is quite breathtaking, and we have to force ourselves to believe that a heavy steel frame could be held up by an ineffable arch of light cutting through the nightscape near the River Tiber in the new city of Rome. Glasarchitektur at last!

naufragherebbe immediatamente nel momento volesse provare a realizzare un’opera del genere. Si scoprirebbe che il vetro è adatto alla costruzione esattamente come la pelle è adatta alla fabbricazione di stivali, valigie e borse,...In breve, l’inizio di una costruzione in vetro darebbe una vigorosa scossa all’abitudinaria pigrizia mentale degli europei.” Il brano citato è tratto da un articolo di Adolf Behne pubblicato su Frühlicht, una serie di fascicoli editi da Bruno Taut in Germania a partire dal 1920. In esso, è suggerita con l’entusiasmo tipico delle avanguardie, la potenzialità rivoluzionaria del vetro come materiale da costruzione. Paul Scheerbart è l’autore del termine Glasarchitektur, un concetto architettonico quanto socio-politico al centro degli argomenti di Frühlicht, che era scaturito come reazione alla depressa situazione della Germania dopo le sconfitte della prima guerra mondiale. Importa poco, credo quanto Taut, Behne e Scheerbart credessero nell’effettiva possibilità di realizzare costruzioni interamente in vetro, come quelle che proponevano, nel corso della propria generazione; forse, dal punto di vista pragmatico, semplicemente insistevano su un maggiore uso del vetro contrapposto ai tipi edilizi tradizionali che il neonato Movimento Moderno cominciava a sfidare in quegli anni. Tuttavia, quello che il gruppo tedesco anticipava attraverso la propaganda avanguardistica sul vetro, era la definizione di un concetto che superava di un passo gli stessi precetti del Movimento Moderno: l’emancipazione dal dominio del progresso scientifico e tecnico come orizzonte ultimo delle possibilità architettoniche, e quindi sociopolitiche. Il vetro come materiale emancipatore era stato anche al centro degli interessi di Ludwig Mies Van der Rohe, che ne aveva fatto l’elemento cruciale dei suoi due progetti per grattacieli ideati per Berlino tra il 1919 e il 1921. In questo caso, più silenziosamente e pragmaticamente, Mies aveva studiato le possibilità di utilizzare il vetro per costituire robuste facciate strutturali, apparentemente senza la collaborazione di elementi metallici. Più notevolmente, aveva manifestato un interesse per il vetro di tipo molto meno utopico dei manifesti della Glasarchitektur di Taut. Oggi, sebbene siamo ancora in una fase sperimentale dell’utilizzazione del vetro come materiale strutturale, il nostro orizzonte architettonico sembra lasciar intravedere nel vetro

62 l’ARCA 152

il supporto appropriato a un atteggiamento ottimistico e nuovo. Oltre che profondamente impegnato nel rinnovamento delle attitudini compositive, come illustrato dalla corrente Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia, il dibattito architettonico contemporaneo è concentrato sulla ricerca di materiali quali vetro e ceramiche speciali, con i quali sostituire acciaio e cemento armato. Il progetto presentato da Enginius Ingegneri Associati per la realizzazione del nuovo Ponte della Scienza a Roma, prosegue una ricerca fin’ora quasi esclusivamente francese sull’uso del vetro come materiale principale della costruzione. In questo progetto, le buone caratteristiche a compressione del vetro vengono sfruttate per la realizzazione dell’arco di sostegno a un ponte pedonale strallato. I 68 doppi conci cilindrici speciali che costituiscono l’arco di sostegno sono collegati attraverso una serie di piastre in acciaio, attraversate da cavi di pre-tensionamento radiali e longitudinali che eliminano o minimizzano gli sforzi di taglio o di trazione, verso i quali il vetro ha scarsa resistenza. Le principali qualità estetiche del vetro, rifrazione e trasparenza, sono sfruttate per easaltare il contributo principale offerto dal progetto alla ricerca architettonica: la realizzazione di una struttura dalle caratteristiche evanescenti e immateriali. Al di là degli aspetti tecnici, di notevole interesse, e che renderanno possibile l’inedita costruzione di questo tipo di supporto, il risultato architettonico lascerà senza fiato, e bisognerà sforzarsi di accettare che un pesante impalcato d’acciaio possa essere sostenuto da un ineffabile arco di luce, che attraversa nella notte il Tevere di una nuova Roma. Finalmente Glasarchitektur! Alessandro Gubitosi

ou cannot build out of glass! According to this point of view, “Y your average modern-day European would instantly flounder as soon as they tried to build this kind of construction. In actual fact, they would soon discover that glass is as suitable for building as leather is for making boots, suitcases, and bags,.... In a word, starting to build out of glass would shake us Europeans out of our lazy ways of thinking.” This quote is taken from an article written by Adolf Behne published in the Frühlicht, a series of booklets edited by Bruno Taut in Germany since 1920. In it, the revolutionary idea of using glass as building material is proposed with the tipical avant-garde enthusiasm. Paul Scheerbart is the father of the word Glasarchitektur, a concept which is at the same time architectonic and socio-political, often dealt with in the peges of Frülicht. as a reaction to the depressing situation in Germany following the defeats it suffered in the Ist World War. In the article mentioned above, Behne also described the liberating properties of glass: “No material has more to offer that glass. Glass is an absolutely new, pure material in whic matter blends avd shapes. It is the simplest of all materials at our disposal. It reflects the sky and sun, it is like clear water and offer such an endless range of possible coluors, forms and registers that nobody can fail to be taken with it. All other materials look like derivatives compared to glass, waste materials, nothing more than human products. But glass has superhuman effects due to how very human it is.” I do not think it really matters whether Taut, Behne and Scheerbart were really convinced of the actual possibility of designing the kind of all-glass buildings they were proposing during their own period; perhaps, rather pragmatically, they were just trying to insist on more extensive use

l’ARCA 152 63


■ Particolari

costruttivi dell’arco parabolico portante in vetro strutturale e dell’impalcato proposto da Enginius Ingegneri Associati per il Ponte della Scienza a Roma.

64 l’ARCA 152

■ Construction

details of the bearing parabolic arch made of glass designed for the the Bridge of Science in Rome by Enginius Ingegneri Associati.

■ Planimetria

generale, pianta, prospetti e assonometria del ponte.

■ Site

plan, plan, elevations, and axonometry of the bridge.

Credits Project: Enginius Ingegneri Associati Structural and Architectonic Project: Marco Peroni Collaborators: Claudio Obrizzi, Marco Vespa Renderings and Graphics: Marco Fanelli

l’ARCA 152 65


Serre come “ciotoli” Bordeaux Greenhouses l progetto delle serre del giardino botanico di Bordeaux è, con il padiIglione francese all’Expo di Hannover, tra i recenti lavori che portano la sola firma di Françoise-Héléne Jourda. Il suo nome è legato al duo formato con Gilles Perraudin, ma la nuova vita professionale, che circa tre anni ha avviato autonomamente a Parigi lasciando lo studio di Lione e il proprio partner, sembra promettere altrettanti successi. Già nell’Accademia del MontCenis nella Rhur (l’Arca 143), nonostante fosse ancora il frutto di un progetto a due mani, FrançoiseHéléne Jourda aveva portato a termine la fase realizzativa e seguito la messa a punto dell’intera struttura in legno, parte certamente rilevante nel funzionamento del bell’edificio che è tra gli esempi più riusciti di architettura bioclimatica. Con la stessa eleganza e naturalezza, Jourda disegna il nuovo pae-

saggio delle serre di Bordeaux che si inscrivono nel giardino botanico punteggiandolo di elementi architettonici, sono presenze discrete che non perturbano gli equilibri e le ricchezze naturali, ma anzi qualificano il sito rispetto alla città, definiscono con spontaneità un ordine geometrico che favorisce la lettura e l’appropriazione del luogo, danno un senso e un carattere ai percorsi relazionando in un insieme fluido e osmotico spazi esterni e ambienti interni. Il programma funzionale viene svolto individuando tre diverse dimensioni che si compongono alla scala del giardino per accompagnare lo studio e la conoscenza degli spazi vegetali. Dalla trasparenza e leggerezza - le serre - all’opacità e modularità - i volumi scatolari dei laboratori all’organicità e spontaneità - l’acciottolato formato dai blocchi riservati all’anfiteatro e agli spazi dei servizi -

il progetto si definisce per elementi differenziati tipologicamente e facilmente individuabili. Lungo il lato sud le serre sono gli edifici principali e dominanti che definiscono il limite dell’area rispetto alla città. Il rigore dell’allineamento dei blocchi di vetro è alleggerito dalle differenti altezze (la massima raggiunge i 12 metri) e dai lievi scarti in profondità, come se in un gioco di scatole cinesi i vari elementi si fossero ordinati scivolando gli uni dagli altri in seguito a un lancio controllato. La dinamicità e la spontaneità sono gli atout del progetto. Così anche per i volumi scatolari formati da cinque facce (compresa la copertura) in legno di pino che si dispongono più bassi alle spalle delle serre e suggeriscono le direzioni dei punti di fuga e il rincorrersi delle prospettive, Jourda scarta la staticità, il rigore degli allineamenti e introduce un ■ Pianta

Progetto: Jourda Architectes

2.1 Serra tropicale umida/ Humid tropical greenhouse 2.2 Serra tropicale secca/ Dry tropical greenhouse 2.3 Serra Mediterranea/ Mediterranean greenhouse 3.2 Biblioteca/library 3.3 Documentazione/ Information centre 3.4 Reprografia/Reprography

ulteriore elemento di “perturbazione”. Sono dei “ciotoli”, edifici costituiti da un guscio di cemento rivestito da intonaco a base di resina e aggregato di granito, calati tra gli alberi e connessi all’insieme in modo quasi casuale. La naturalezza e la spontaneità con cui sono tradotti i dati del programma sottendono una logica di funzionamento del tutto e di adattabilità e flessibilità dell’insieme rispetto al sistema funzionale. Attraverso la semplicità dei percorsi, la fluidità delle connessioni e le tecnologie attente a una politica di risparmio - sia per quanto riguarda la perennità dei materiali sia per l’assenza quasi totale di manutenzione - il progetto di Françoise-Héléne Jourda declina atmosfere suggestive e dimensioni naturali che inducono a una scoperta piacevole e consapevole del mondo vegetale.

he project to design greenhouses for a Botanical Garden in T Bordeaux is, along with the French

del piano terra delle serre del giardino botanico di Bordeaux. L’intervento esteso su una superficie di oltre 2000 mq all’interno di un parco di 44.000 mq, comprende oltre alle serre tropicali e mediterranee, un museo botanico, un anfiteatro, una biblioteca, spazi amministrativi e laboratori.

66 l’ARCA 152

3.5 Aula di lavoro/Work room 4.1 Conservatore/Conservatory 4.2 Segreteria/Secretarys office 4.3 Amministrazione Administration office 4.4 Botanico/Botanical garden 4.5 Spazio comune/Common room 4.6 Spazio polivalente/ Multi-purpose facility

pavilion at the Hannover Trade Fair, one of the most recent works of architecture bearing Françoise-Héléne Jourda’s signature. Her name is usually associated with a double-act formed with Gilles Perraudin, but for about three years now she has been pursuing what looks likely to be an equally successful solo career in Paris, having parted company with both the city of Lyon and her former partner. Although the design for the MontCenis Academy in the Rhur region (l’Arca 143) was actually a piece of team work by the old duo, it was actually Françoise-Héléne Jourda who completed the construction phase and put the finishing touches to the entire wooden structure, unquestionably a key aspect of the smooth running of this fine building which is

■ Planimetria

generale e, dal basso in alto, prospetti ovest, est, nord e sud. Le serre sono inserite all’interno del nuovo giardino botanico, nel quartiere Bastide Est, circondate da piantagioni sperimentali e all’ombra di spazi alberati.

one of the finest examples of bio-climatic architecture. Jourda has shown the same elegance and naturalness in designing this new set of green houses in Bordeaux adding new architectural features to the botanical garden, unobtrusive presences which, rather than disturbing the natural resources and balances, help impose the site on the city, spontaneously designating a geometrical layout that helps create a sense of place and injects a certain identity into a fluid and osmotic combination of interrelated inside environments and outside spaces. The functional programme is organised around three different dimensions that come together in the garden to facilitate the study and understanding of these landscaped spaces. From the transparency and lightness of the green houses to the opacity and modularity of the box-

■ Site

plan and, from bottom up, west, east, north, and south elevations. The greenhouses are incorporated in a new botanical garden in the Bastide Est neighbourhood surrounded by experimental plants and in the shade of tree-lined spaces.

shaped laboratories and the structural spontaneity of the XXX formed by the blocks holding the amphitheatre and service spaces, the project is designed in stylistically distinct and easily identifiable elements. The green houses are the main buildings along the south side, marking the area’s boundaries in relation to the city. The precision with which the glass blocks are lined up is softened down by the different heights (the highest measuring 12 metres) and by the slight differences in depth, as if the various elements had been carefully thrown into place in a game of pick-up-sticks. The project’s trump cards are its dynamism and spontaneity. The same goes for the five-sided (including the roof) box-shaped volumes made of pine-wood, which are located at a lower level behind the green houses and dictate the directions of the vanishing points and the sequence

of perspectives. Jourda side-steps staticity and the precision of the layout to introduce a new source of “disturbance”. These are “bowls”, buildings made of a concrete shell clad with a resin and aggregate-based plaster lowered down between the trees and connected to the entire complex on an almost random basis. The naturalness and spontaneity with which Françoise-Héléne Jourda’s project specifications have been interpreted are a real leitmotif of the entire project, allowing the entire complex to be flexibly adapted to its functional system. The simplicity of the pathways, smoothness of the connections, and economical technological approach (long-lasting materials and total lack of maintenance demands) help create an evocative, natural setting providing a pleasant, conscientious way of discovering the world of vegetation.

■ Plan

of the ground floor of the botanical garden in Bordeaux. The project covering an area of over 2000 square metres inside a park includes a botanical museum, amphitheatre, library, administration spaces, and laboratories, as well as the Mediterranean and tropical greenhouses.

l’ARCA 152 67


■ Modelli

e rendering del progetto. L’intervento si articola in tre blocci di edifici, quello vetrato delle serre che costituisce l’elemento dominante, quello modulare dei volumi in legno naturale dei laboratori e quello più informale dei gusci in cemento e resina metallica dell’anfiteatro e spazi di servizio.

68 l’ARCA 152

■ Models

and rendering of the project. The design is constructed around three blocks of buildings, the glass greenhouses as the main feature, the modular laboratories made of natural wood, and the more informally designed amphitheatre and service facilities with their metal resin-coated concrete shells.

■ Modelli

dell’insieme e rendering dell’edificio delle serre. I volumi vetrati hanno struttura in legno sabbiato che sostengono gli elementi in vetro profilato semitrasparente. I diversi blocchi sono uniti tra loro e controventati attraverso pareti a forma di grandi U in legno che integrano delle croci di Sant’Andrea in acciaio.

■ Models

of the complex and rendering of the greenhouse building. The glass structures have sanded wooden frames supporting the semitransparent glass elements. The different blocks are joined together and wind-braced by large U-shaped wooden walls combining with steel cross-stays.

Credits Project: Jourda Architectes Architect in charge: Tilman Latz Structures: Agibat MTI Hydraulics Plants: Secotrap General Contractor: Setec Economist: Guy Cholley Quality Surveyor: Qualiconsult

Contractors: Pilkington Consultant: CTBA Landscaping: Catherine Mosbach Client: Ville de Bordeaux Diréction Générale des Affaires Culturelles Mairie de Bordeaux - Jardin Botanique Pôle municipal technique de Bordeaux

l’ARCA 152 69


Stratificazione trasparente Beatrixlaan Station, The Hague

Progetto: Zwarts & Jansma Architects

ome cambia la città. Il rinnovo C dello spazio urbano non avviene solo attraverso la realizzazione

a sort of metal mesh rising seven metres over the street level deforming asimmetrically - is to be built will provide the new facility with its own special setting designed to be as transparent as possible. The viaduct, which is about sevenhundred metres long, crosses the station which is designed to be a sort of inflation of the iron railway tracks. The station’s reticular structure - based on a regular sequence of columns positioned every 50 metres - is stylistically striking without causing any damaging impact to its setting. Beatrixlaan is part of a design vision of infrastructures based around the idea of differentiation, new forms designed out of eco-friendly technology working around the similarities between the organic world and architectural structures. The mission seems to be to combine nature with artifice. The utopian vision of the radically technological, non-human machine city is beginning to wane. The city of the future is now envisaged as a place full of hanging gardens, with overhead pedestrian ways running through it connected to high-speed transport systems at the technological cutting edge, but designed in soft, inviting forms. Like, for instance, the viaduct and station at Beatrixlaan, whose lightness and transparency are more reminiscent of an extended piece of landscaping than an underground station.

di nuovi edifici, con interventi di arredo urbano o con la creazione di nuovi quartieri. La città inizia a rinnovarsi radicalmente soprattutto quando si interviene sul potenziamento delle sue infrastrutture. Ovvero quando si moltiplicano i livelli di percorso e si intrecciano i sistemi di trasporto con nuove attività economiche e sociali. Distribuire la densità dei flussi su più livelli e interconnettere luoghi e persone è dunque l’obiettivo della Randstadrail, sistema di metropolitana leggera, in via di realizzazione a L’Aia che collegherà le maggiori città dell’Olanda. Non si tratta solo di trasporti. Collegare luoghi non sembra più la sola funzione cui sono destinate le infrastrutture delle metropoli contemporanee. Percorsi che confluiscono in grandi hall e in ampi spazi di intrattenimento sono ormai diffusi anche nelle maggiori città europee, e non solo negli Stati Uniti dove questa tipologia è da tempo entrata nella scena urbana di grandi centri come, per esempio, Atalanta o Minneapolis. La stratificazione dei piani urbani, ottenuta con percorsi organizzati a diverse quote, forma una sorta di rete con un doppio livello di osservazione panoramica sulla città. In Europa il caso de L’Aia è particolarmente significativo. La linea d’orizzonte piatta del territorio olandese viene profondamente modificata dalla sopraelevazione del sistema dei percorsi: La fissità dell’ambiente costruito si trasforma in una visione più dinamica, l’architettura urbana si arricchisce di nuovi sguardi, di nuove occasioni di uso della città. L’intervento degli olandesi Zwarts & Jansma Architects riguarda il progetto del viadotto e

70 l’ARCA 152

della stazione Beatrixlaan, che saranno realizzati entro il 2003. Il luogo è un lungo rettilineo alberato che taglia una cortina edilizia caratterizzata da edifici contemporanei. Il contesto in cui è prevista la realizzazione del viadotto offre dunque una scena in grado di dare grande risalto alla nuova struttura, concepita come un elemento di massima trasparenza e proiettato a 7 metri dal suolo all’interno di una sorta di rete metallica che si deforma in modo asimmetrico. Lungo circa settecento metri, il viadotto incrocia infatti il volume della stazione che viene ideata come una sorta di rigonfiamento del percorso ferrato. Formata da una struttura reticolare intervallata dall’allineamento di pilasti posizionati ogni 50 metri, la stazione risulta di grande presenza formale, ma di minimo impatto sul contesto. Beatrixlaan fa parte di quella visione progettuale degli impianti infrastrutturali fondata sulla differenziazione, su nuove forme che utilizzano la tecnologia in chiave ambientalista, ovvero attraverso similitudini fra mondo organico e strutture architettoniche. La missione sembra voler coniugare artificio e natura. Sta tramontando la visione utopistica della città-macchina, radicalmente tecnologica e non umana. La città del futuro è invece sempre più immaginata come un luogo disseminato di giardini pensili, attraversata da percorsi pedonali in quota collegati a sistemi di trasporto veloci, tecnicamente avanzati ma caratterizzati da forme morbide, invitanti. Come, per esempio, la stazione e il viadotto Beatrixlaan, la cui leggerezza e trasparenza ricorda più una struttura vegetale amplificata, piuttosto che un settore della metropolitana. Carlo Paganelli

ow cities change. Urban space H is never redeveloped only by constructing new buildings, designing urban furbishing projects, or creating new neighbourhoods. It is above all by developing and enhancing its infrastructures that a city really begins to change: multiplying its communication levels and knitting transport systems into new socio-economic activities. The Randstadrail light-weight underground network, currently being built in the Hague to connect together all the major cities in the Netherlands, is designed to spread heavy flows over several levels and to link people to places. Not just transport. Connecting places is no longer the only purpose of the infrastructures of a contemporary metropolis. Routes flowing into large halls and extensive entertainment facilities are now common place in major cities in Europe as well as the United States, where they are a familiar sight on the urban scene of cities like Atlanta or Minneapolis. The stratifying of urban levels through high-level pathways forms a sort of network for surveying the city at two different heights. A s far as Europe is concerned, The Hague provides a fine example of this strategy. This new project radically changes the flat horizon of the Dutch landscape: the static built environment is transformed into a more dynamic vision by the different levels of the paths system, urban architecture is embellished with new views, new ways of using the city. The project deswigned by the Dutch firm Zwarts & Jansma Architects involves the construction of a viaduct and Beatrixlaan Station, which should be realized by the year 2003. This is a long tree-lined path cutting through a patch of recently constructed buildings. The context in which the viaduct - contained in

■ Nella

pagina a fianco, rendering del progetto del viadotto Beatrixlaan a L’Aia, struttura all’interno del Randstadrail, un sistema di metropolitana leggera che mette in comunicazione le maggiori città olandesi.

■ Opposite

page, rendering of the design for Beatrixlaan viaduct in The Hauge, a structure inside the Randstadrail light underground network connecting Holland’s main cities.

■ In

questa pagina, vedute e dettagli del viadotto. La struttura, lunga circa 700 m, comprende una stazione di accesso all’esistente metropolitana. Grazie alla particolare trasparenza del manufatto, la struttura si integra con l’intorno, lasciando intravedere il paesaggio urbano circostante.

■ This

page, views and details of the viaduct. The structure, about 700 m in length, includes an entrance station to the old underground line. Thanks to the construction’s notable transparency, the structure knits into its surroundings, providing glimpses of the surrounding cityscape.

l’ARCA 152 71


Linee di tensione From the Virtual to the Actual è una qualità sottile che rende vitali le architetture di Erick C’ van Egeraat. Una qualità che non colpisce subito, ma che bisogna scoprire. Ed è rivelata da quella linea di tensione per cui qualcosa accade, qualcosa passa “dal virtuale all’attuale”, come direbbe Deleuze. Cioè qualcosa che potrebbe sembrare a prima vista solo una serie di linee sulla carta, acquista vita mano a mano che guardiamo, che cerchiamo di capire il racconto sotteso, perché siamo attratti dalla forza interna di un’idea. Così quella cosa che prima era solo un disegno, ci si svela e diviene un Tutto, un Luogo, cioè un insieme organico di segni. Alla base una spinta, un movimento, che modella le forme, che le plasma. Una voglia di scolpire gli spazi. Soprattutto la lettura in pianta di questi progetti è rivelatrice: la forma è fissata in un istante, quasi fotografata, il movimento è solo momenta-

72 l’ARCA 152

neamente sospeso, sembra essere pronto per ricominciare: architettura che porta dentro di sé l’essenza della evoluzione. Così il progetto per la City Hall di Alphen aan den Rijn appare come una forma mossa, aperta, invitante, flessuosa. La struttura irradia accoglienza, si modella a partire dagli edifici che la circondano, per divenire simbolo della città stessa. La pulsazione interiore è quella modulazione in pianta, quasi una forma di boomerang, che dà lo scatto, da cui si snoda tutta la composizione. La trasparenza del vetro sdrammatizza la forza interiore e rende limpida e visibile la vita all’interno, come un luogo aperto a tutti. Il lavoro di van Egeraat sta in equilibrio tra l’esigenza di concepire forme nuove e l’attenzione alla fruibilità concreta degli spazi, senza fughe utopistiche o virtuosismi formalistici.

L’esperienza maturata nel gruppo olandese Mecanoo per dodici anni è stata fondamentale come base per poter aprire con successo il proprio studio nel 1995, nella continuità di una scuola di architettura ricca di fermenti creativi, ma ben ancorata alla realtà della vita di oggi. Anche il progetto per uno spazio per la musica pop a Breda, diventa il riscontro di una doppia intenzione: creare un luogo vitale, giovane, con una forma esaltante, senza rinunciare a un buon isolamento acustico e al controllo ottimale della diffusione sonora. Così la forma prescelta non può essere banale: si tratta di un doppio guscio, una conchiglia dentro un’altra conchiglia. Questo organismo va a fondersi con l’edificio esistente all’interno del campus militare dismesso “Chassèe”, già oggetto di un piano di recupero dell’Office of Metropolitan Architecture. Le due entità mantengono la loro identità, anzi il vecchio

Progetto: Erick van Egeraat

City Hall Alpen aan den Rijn

misura ancora di più la qualità del nuovo e fa spiccare la sua forza. Un po’ quello che accade con l’ampliamento del Museo Ebraico a Berlino di Libeskind. Lo scheletro del guscio esterno sembra quasi un bozzolo protettivo per una delle attività più tipiche delle giovani generazioni: l’ascolto della musica, solitamente ospitato in luoghi non attrezzati in modo adeguato. Qui invece ogni dettaglio è studiato per assicurare solidità e protezione, soprattutto per quanto riguarda la struttura della conchiglia esterna in cemento e acciaio, ricoperta di rame preossidato. Ma la vera forza sta nella modellazione iniziale della forma da cui parte tutto, da quel gesto semplice che rende lo spazio qualcosa di vitale, senza del quale il progetto non sarebbe niente. Tutto sta nell’inizio. Ma da dove proviene questa energia? Stefano Pavarini

here is a subtle quality injecting Erick van Egeraat’s architecture T with life. A quality that does not strike us right away, but needs to be gradually discovered. And it is unveiled by that line of tension causing something to happen, making something pass from “the virtual to the actual”, as Deleuze would put it. In other words, something which might at first look like a set of lines on paper gradually comes to life as we look at it, as we try to decipher the storey that lies behind it, attracted by the inner force of an idea. This means that something that was previously just a design, shows itself to be something Whole, a Place or an organic combination of signs. Behind this lies a thrust, a movement that shapes and moulds forms. A desire to sculpt space. Examining the plans of these projects is particularly revealing: the form is fixed in an instant, almost

photographed, motion is suspended for just a moment, ready to recommence: architecture which holds within it the essence of evolution. The project for Alpen aan den Rijn City Hall looks like a winding, enticing, open, moving form. Its structure radiates a sense of welcome, it is shaped around the surrounding buildings to turn into an authentic landmark for the city itself. Its inner beat derives from its modulated site plan, like a sort of boomerang that sets it in motion, dictating its entire design. The transparency of glass plays down its inner force and makes life inside clear and visible, like a place open to everyone. Erick Van Egeraat’s work is a careful balance between the need to design new forms and attention to the concrete use of spaces, without reverting to utopian dreaming or stylistic

■ Planimetria

generale, pianta del piano terra e pianta delle coperture della nuova sede del Comune di Alphen aan den Rijn, in Olanda.

virtuosity.The experience gained working for the Dutch firm Mecanoo for twelve years provided the bases for successfully opening up his own firm in 1995, as a continuation of a school of architectural thought full of creativity but deeply entrenched in everyday life. Even a project for a pop music facility in Breda - the Pop Stage Mezz - is designed along twin lines: the idea of creating a young place full of life with its own exciting form, without ignoring high-quality acoustic insulation and optimal control of sound. This means a bland form is out of the question: it is actually a twin shell, a seashell inside another seashell. The organism blends in with the old building on the abandoned “Chassèe” military campus, which was previously redeveloped by the Office of Metropolitan Architecture.

■ Site

plan, ground floor plan, and plan of the roofs on the new city hall in Alphen aan den Rijn, Holland.

Both entities hang onto their identity, in fact the old building helps bring out the force and quality of the new construction. Just like Libeskind’s extension to the Jewish Museum in Berlin. The skeleton of the outside shell almost seems to be a protective cocoon for one of young people’s favourite pastimes: listening to music, something which usually takes place in places not suitably equipped for the purpose. Here, on the other hand, every detail is designed to guarantee solidity and safety, particularly as regards the concrete-and-steel outside shell clad with preoxidised copper. But its real strength lies in the modelling of its basic underlying form, that simple gesture that brings space to life and without which the project would be quite insignificant. The key lies in the beginning. But where does all this energy come from?

l’ARCA 152 73


■ Rendering

dell'edificio caratterizzato da ampie porzioni vetrate per esprimere l'apertura dell'amministrazione al pubblico.

74 l’ARCA 152

■ Renderings

of the building showing large portions of glass to express the city council's openness to the general public.

Credits Project: Erick van Egeraat Associated Architects Supervising Architects: Erick van Egeraat, Monica Adams Project Architects: Monica Adams, Ralph van Memeren, Massimo Bertolano Project Directors: Ralph van Mameren, Colette Niemeyer

Project Team: Anke Schieman, Claudia radinger, Perry Klootwijk, Ronald Ubels, Ezra Buenrostro-Hoogwater, Gerben Vos, Cock Peterse, Sabrina Friedl, Jasper Jägers, Paul-Martin Lied, Oliver von Spreckelsen, Aude de Broissia, Ilse Castermans, Sonja Gallo, Steven Simons Management Service Supply: Metrum KPMG

Contractor: HBG Utiliteitsbouw Quantity Surveyor: ABT-ABKS, MBK Bouwkosten management Construction Consultant: Peutz & Associates Construction Advisor: ABT-c Adviesbureau voor bouwtechniek Installation Advisor: Sweegers en de Bruijn Client: Gemeente Alphen aan den Rijn

l’ARCA 152 75


Pop Stage Mezz Breda

76 l’ARCA 152

■ Sopra,

sezione e, sotto, pianta della sala per concerti Pop Stage Mezz di Breda, Olanda. Nella pagina a fianco, rendering dell'edificio, che, realizzato da una struttura esistente, è avvolto da un nuovo involucro in legno laminato cui è appesa l'intera struttura.

■ Above,

section and, below, plan of the Pop Stage Concert Hall in Mezz di Breda, Holland. Opposite page, renderings of the building constructed out of an old structure, which is wrapped in a new laminated wooden shell supporting the entire structure.

Credits Project: Erick van Egeraat Associated Architects Architects: Erick van Egeraat, Maartje Lammers Project Architects: Erick van Egeraat, Boris Zeisser

Project Directors: Boris Zeisser, Maartje Lammers Project Team: Gerben Vos, Janos Tiba, PaulMartin Lied, Birgitta Hepokangas, Astrid Huwald Management Service Supply: Adviesbureau SOAB

Quantity Surveyor: ABKS Construction and Installation Consultant: Ove Arup & Partners London Models: Parthesius, Model & Object Client: Poppodium MeZZ, Breda ism, Adviesbureau SOAB

l’ARCA 152 77


Se il museo è virtuale Active Memories

una società abituata a consumare tempi sempre più accelerati, spesIsoninsenza comprendere e analizzare, è importante creare delle sacche di memoria che garantiscano sopravvivenza agli eventi fondamentali della nostra storia. Con il Museo audiovisivo della Resistenza delle provincie di Massa Carrara e La Spezia, Studio Azzurro ha accettato la sfida di rendere viva e concreta questa realtà, mostrando un nuovo modo di presentare la storia. Distesi su un lungo tavolo i classici contenitori della memoria, libri, album fotografici, fogli e un calendario (scolpiti in legno e sovradimensionati), raccolgono le immagini provenienti da altrettanti proiettori, appesi al soffitto. Un susseguirsi di schermi verticali, sospesi a metà tavolo, fungono da supporto alle interviste video di chi, in prima persona, ha vissuto questa esperienza storica. Ed è proprio lo spettatore che, passando davanti ai vari oggetti, con un semplice gesto della mano, come lo sfogliare di un libro, li anima, dando vita alle immagini (grazie a dei sensori che, dall’alto, attivano i programmi del computer): il libro inizia a sfogliare le sue pagine virtuali, l’album ci mostra, tra una velina e l’altra, i suoi ricordi e il calendario scandisce i giorni affiancando alle date più importanti i filmati d’epoca. La scelta interattiva di Studio Azzurro riesce a catturare l’attenzione

78 l’ARCA 152

dello spettatore e lo conduce lungo un percorso dove gli eventi storici, con i relativi materiali d’archivio, si intersecano con il piano narrativo espresso dai personaggi intervistati. La grande novità non consiste solo nel coniugare, in modo sapiente, le nuove tecnologie con la ricerca storica, ma anche nel presentare gli eventi del passato con un loro costante rimando al presente. Mentre sugli oggetti scorrono i materiali d’archivio, assemblati in modo da presentare la memoria dei partigiani, dei deportati, degli internati e della popolazione coinvolta nella lotta, sugli schermi frontali si alternano i volti dei protagonisti che raccontano gli eventi più significativi (raccolti in gruppi tematici sotto la direzione del professor Paolo Pezzino dell’Università di Pisa), dall’ascesa del fascismo alla liberazione. La voce dei personaggi fa da sottofondo alle immagini di repertorio, seguendo il ritmo della narrazione, alternando con maestria filmati e immagini statiche. Con questa esperienza, affiancata a quella del precedente Museo Baluardo di Lucca, Studio Azzurro ci mostra una via inusuale, ma decisamente percorribile, che si inserisce a pieno titolo nell’attuale ricerca di un concetto di museo, inteso non più come contenitore statico bensì come elemento propositore in grado di coinvolgere attivamente i visitatori. Esther Musatti

n a society where high-speed consumption is the order of the day, Ioften without even trying to understand or analyse what it is that is being consumed, it is of paramount importance to create memory pockets guaranteeing the survival of the most important events in history. Studio Azzurro designed the Audio-visual Museum of the Italian Resistance in Fosdinovo of Massa Carrara and La Spezia. To take up the challenge of bringing this great moment in history to physical life, outlining a new way of representing history deliberately intended to attract young people’s attention. The classical means of recording memories - books, photo albums, papers, and a calendar (sculpted in wood in larger-than-life dimensions) - are spread across a long table to collect images from a number of projectors hanging from the ceiling. A set of vertical screens, hanging half-way across the table, act as a support for video interviews with people who actually lived through these historic events. As visitors pass by the objects, they are brought to life by a mere movement of the hand, like flicking through a book, triggering off images (thanks to sensors activating computer programmes from above): the book’s virtual pages begin to flick over, the album reveals its memories from the past, and the calendar marks the passing days, matching the most

important dates with period film footage. Studio Azzurro’s interactive approach manages to capture the visitor’s attention, leading him/her along a path where historical events are interwoven with a narrative of period interviews. The great novelty of this project does not just lie in the clever way in which new technology has been combined with historical research, but also in the way past events are presented with constant references to the present. As archives pictures run across the objects, put together to present a historical record of the partisans, the deported, the prisoners of war, and the local inhabitants involved in the conflict, the front screens show the faces of key figures as they tell us about the most important events (grouped together under different themes under the supervision of Professor Paolo Pezzino of Pisa University) from the rise of Fascism to the Liberation of Italy. The people’s voices can be heard in the background, explaining the archives pictures. The pictures come to life following the rhythm of the narrative, skilfully combining film footage and stills. With this project Studio Azzurro is showing us an unusual but decidedly feasible way of approaching museum design, which is no longer treated as just a static container but as a positive means of getting visitors actively involved.

l’ARCA 152 79


Alabastro contemporaneo Umberto Borgna Prize

rapporto tra il design contemporaneo e i materiali della ontemporary design’s relation to traditional materials - quelli indissolubilmente legati per un verso Iallaltradizione - those indissolubly linked to both the natural side of C naturalità delle cose e per un altro alla loro storia - si è things and their history - has never been off the agenda posto come problema fin dall’inizio della vicenda del disegno industriale, ma è affiorato con rinnovata urgenza negli ultimi decenni del XX secolo. Il Premio “Umberto Borgna” 2000, organizzato dall’Unione Regionale delle Camere di Commercio della Toscana, dalla Cassa di Risparmio di Volterra e dalla Camera di Commercio di Pisa, ha posto il tema dell’“Alabastro nella illuminazione degli interni”, indicando come requisiti primari del progetto la riproducibilità del prodotto con metodi artigianali e la sua artisticità e commerciabilità. Tra i più di settanta partecipanti, la giuria, composta da Francesco Barbolla, Michele Bortoli, Cesare M. Casati, Ugo La Pietra, Aldo Meucci, Nuto Nuti e Mino Trafeli, ha assegnato il primo premio a Renato Floris per Oggetto silenzioso, “per la novità della tipologia presentata, che esalta le proprietà della materia come elemento illuminato e non illuminante”; il secondo a Victor Zanotti per Moon, “che esalta le venature e le qualità cromatiche della pietra”; e il terzo a Irene Taddei per Dorotea, “che si inserisce perfettamente nella tradizione artigianale con un design contemporaneo”. Sono stati inoltre segnalati altri sette progetti. Al centro di questo concorso si situa, come si vede, l’alabastro in quanto portatore non solo di funzioni specifiche, ma anche di una presenza estetica che si è inteso valorizzare. Esso era infatti qui chiamato a essere illuminato non meno che a illuminare, al fine di mettere in risalto le proprie qualità percettive (translucidità, venature, colore); e inoltre doveva dimostrare la sua capacità di piegarsi a una messa in forma aderente alla sensibilità e al gusto contemporanei per consentire un rilancio che lo collochi in un’accettabile dimensione produttiva e di consumo. Al di là della selezione operata dalla giuria, infatti, i progetti presentati hanno ancora una volta dimostrato per un verso la capacità dell’alabastro di fornire prestazioni perfettamente funzionali come quelle legate all’illuminazione, e per un altro la sua versatilità, che consente alla pietra di serbare intatta la sua opalescente bellezza anche nella severa geometria delle forme contemporanee, sulle quali hanno in buona parte insistito i partecipanti al concorso. Resta sullo sfondo il problema della preziosa rarità e dell’intrinseca artigianalità della lavorazione dell’alabastro, che ne fanno materia per pezzi unici offerti a una fruizione caratterizzata non solo dal gusto squisito, ma anche dal consumo di lusso, che non è esattamente il conspicuous waste di cui parlò Tornstein Weblen, ma resta comunque un fattore limitativo. La questione non è risolvibile, come tutta la storia del design ci insegna; e tuttavia da questa stessa storia abbiamo imparato il valore esemplare, e talvolta anticipatore, del design dedicato a produzioni di piccola o piccolissima serie. C’è qualche motivo perché questa lezione non debba valere per il design dell’alabastro? Maurizio Vitta

ever since the beginning of industrial design, but it emerged with even greater force in the late-XXth century. There are various sides to the issue: the dispute between tradition and modernity, the real distance between design and craftsmanship, the incompatibility of industrial massproduction and the laborious singularity of items manufactured using old-fashioned materials, methods, and stylistic ideas. The “Umberto Borgna” 2000 Award, jointly organised by the Regional Union of the Tuscany Chamber of Commerce, Cassa di Risparmio di Volterra, and Pisa Chamber of Commerce, focused on theme of “Alabaster in interior lighting”. The competition brief specifically referred to the possibility of reproducing the product using craft methods, its artistic merit, and marketability. Assessing the work of over seventy entrants, the competition jury, composed of Francesco Barbolla, Michele Bortoli, Cesarre M.Casati, Ugo La Pietra, Aldo Meucci, Nuto Nuti, and Mino Trafeli, decided to award first prize to Renato Floris for his Oggetto silenzioso “due to the novelty of its design bringing out the properties of the material as an illuminated, not illuminating, object”; second prize went to Victor Zanotti for Moon for “bringing out the veins and colour qualities of stone”; and third prize to Irene Taddei for Dorothea, “which fits in perfectly with craft tradition in a contemporary design”. Seven other projects were also given a mention. As we can see, the competition is organised around alabaster both for the specific functions it serves and its aesthetic properties. It was supposed to be illuminated as well as to illuminate, in order to highlight its own perceptual qualities (translucency, veining, colour); and it was also expected to show how it could be shaped into a state-of-the-art form to make it a viable consumer product with its own market niche. These objectives - regularly back in vogue, although in different ways and circumstances - seem to have been achieved in every respect. Leaving aside the jury’s decisions, the designs entered showed, on one hand, alabaster’s functional properties, serving lighting purposes for instance, and, on the other, its versatility, allowing the stone to keep its opalescent beauty even when incorporated in the kind of rigorously geometric cutting-edge forms most of the entrants opted for. The question of the precious rarity and intrinsic craftsmanship of alabaster is always there in the background, making it the ideal material for one-of-a-kind pieces designed for luxury consumer goods of exquisite taste, hardly the kind of conspicuous waste Tornstein Weblen talked about, but still a relatively marginal factor. There is no real answer to this problem, as the history of design teaches us; yet history has also taught us about the exemplary, at times ground-breaking, value of design in small or even very small numbers. So why should this apply to alabaster design as well? A sinistra e nella pagina a fianco/Left and opposite page, Renato Floris, Oggetto silenzioso, primo premio/1st prize.

Fabio Fiaschi

80 l’ARCA 152

l’ARCA 152 81


sinistra/left, Victor Zanotti, Moon, secondo classificato/2nd prize. A destra/right, Irene Taddei, Dorotea, terzo classificato/3th prize. ■A

■ In

questa pagina gli altri cinque progetti segnalati/ In this page the five others mentioned projets. Sopra/above Alessandro Conte, Ombelicca; a fianco/opposite, Gabriele Pardi - Laura Fiaschi, Lunatica; a

destra/right, Gaea Riondino - Claudia Alati, Colette. Sotto, a sinistra/ below left, Elisabetta Gonzo Alessandro Vicari, Ercolino, a destra/right, Lapo Lani - Paolo Faraci, Famiglia di lampade.

sinistra/left, Emanuela Pulvirenti, Quadro di luce; a destra/right, Alessandro Tinucci, Turan; entrambi segnalati/mentioned. ■A

82 l’ARCA 152

l’ARCA 152 83


Rivisitando gli anni Settanta/4 Reconsidering the Seventies/4 84 l’ARCA 152

■ Nella

pagina a fianco/opposite page, Dani Karavan, White Square, Tel Aviv, 1976. A sinistra, alcune opere di/left, some works by Alda Casal, 1968.

e spinte ideologiche generali arrivano agli artisti da Marshall McLuhan per gli aspetti socio-tecnologici e L comunicazionali e, sul piano del pensiero politico, da Herbert Marcuse. I due sono le cause dirette o esplicite o macroscopiche dei comportamenti degli artisti i quali da queste teorizzazioni traggono non solo provocazioni sociologiche ma anche ragioni di ideologia specifica per la loro poetica. Ma anche altri uomini di pensiero di altrettanto valore influenzano il tessuto sociale. Si devono citare almeno Jacques Lacan il quale ricerca una verità “ermeneutica” fra gli intervalli del dire cosciente (lettura del malato di mente come soggetto deviante). Poi: Claude Lévi-Strauss (strutture culturali costanti sul terreno antropologico), Michel Foucault (con l’aiuto di Nietzesche respinge i sistemi razionalistici in quanto inibitori e repressivi anche in modo subdolo e sottile). Karl Marx fa capolino ovunque, ma le posizioni marxiste ad oltranza stanno altrove, come altrove, d’altra parte, si trovano le proposizioni spiccatamente cattoliche patrocinate da Maritain e da Teilhard de Chardin. In rapporto a questa situazione generale McLuhan fa il “maitre-à-penser” sul terreno sociologico, e fa un’indagine di ampiezza epocale con aspetti di attualità ancora oggi. Ciò è riferibile anche al ruolo dell’artista nella società e in rapporto alla dinamica psicologica individuale e collettiva. Per quanto riguarda il rapporto arte e scienza, McLuhan non solo libera la tematica da ogni orpello velleitario, sovverte inoltre il rapporto domanda-offerta o bisognorisposta: l’artista non pietisce più fondamenti o ombrelli scientifici per la propria poetica; ma soprattutto acquista il ruolo di catalizzatore degli opportuni correttivi di cui necessita la società. Questa tra l’altro, passando dalla “galassia” gutenberghiana a quella marconiana, in un certo senso torna a vivere la condizione di un nuovo “villaggio globale”, e ciò in forza dei globalizzanti mezzi di comunicazione di massa. Lo studioso se ne occupa nel suo famoso saggio “Understanding Media”, particolarmente nel capitolo “La sfida e la caduta: le nemesi della creatività” Vi si mette bene in chiaro l’artista e i suoi rapporti con la scienza, la tecnologia, la società. Vediamolo meglio. Come è noto, McLuhan evidenzia il fenomeno della “implosione elettrica”. Con l’avvento dell’elettricità, che blocca e sovverte millenni di “esplosione” provocata dalle “tecnologie meccaniche”, “il mondo occidentale ‘implode’”, sostituendo i punti di vista personali-individuali, propri dell’industria meccanica, con l’immagine globale e con un principio di comprensione profonda generalizzata, “una fede profonda nell’armonia di tutto l’essere”. Insomma, è proprio in forza delle nuove tecnologie nonmeccaniche, che tanta paura hanno provocato, che si torna a comunicare in modo interpersonale e diretto (“villaggio globale”). Questa osservazione si accompagna a un principio olistico, se non esplicitamente sinestesico: “La radio prende la forma della visione, la foto dell’audizione”.

Una sorta di shock questi “spiazzamenti sensoriali” che si vivono particolarmente nel passaggio traumatico alla galassia Marconi. Da qui la necessità di un modo che aiuti a superare a controllare o persino a evitare l’inconveniente. A questo riguardo, per lo studioso canadese l’artista è una sorta di immunologo: “Nessuna società ha mai capito a sufficienza come immunizzarsi contro i suoi nuovi prolungamenti o le nuove tecnologie. Oggi cominciamo a sentire che l’arte potrebbe forse darci questa immunità”. L’unica circostanza di spirito di adattamento consapevole è data, per il saggista, dai “tentativi limitati e tangenziali degli artisti” dotati di antenne anticipatrici. In particolare, oggi, l’artista “lascia la sua torre d’avorio per la torre di controllo della società”. Egli “è indispensabile per l’orientamento e l’analisi e la comprensione della vita delle forme e delle strutture create dalla tecnologia elettrica”. Una visione dell’arte certamente complementare a quella sciamanico-naturalistica dei Beuys. Assieme, le due posizioni danno bene l’idea - in rapporto agli anni Sessanta - di un periodo particolarmente ricco di tensioni, di contraddizioni, di appalti, di subappalti e di nuove costruzioni e radicali mutamenti. L’artista, “l’uomo della lucidità globale” (...) “può compensare i rapporti dei sensi prima che lo shock di una nuova tecnologia anestetizzi i modi di azione coscienti. Può compensarli prima dell’inizio del torpore, dei brancolamenti incoscienti e della reazione”. Questa situazione agli occhi di McLuhan risulta come uno scenario da teatro dell’assurdo (al quale peraltro l’Arte Povera fa riferimento). La fiducia nelle risorse autoimmuni della galassia Marconi e nel contributo profetico e terapeutico dell’artista aiuta a compensare il senso del dramma e dell’angoscia - proprio alla Samuel Beckett - prodotto dall’“implosione elettrica”. Come si è visto, i Settanta impongono la propria carta di identità, senza sbavature. E lo spartiacque, lo ripetiamo, è proprio nel passaggio dal bisogno di filiazione dalla scienza al contributo alla scienza, dall’era meccanica e industriale al tempo elettrotecnico ed elettronico e dell’avvio del postindustriale, dall’aggregazione frammentata al dialogo del “villaggio globale”, dall’angoscia esistenziale al momentaneo disagio dello shock tecnologico. E ancora: il passaggio dalla decisa razionalità degli anni Sessanta al razionale allucinato e all’organicismo-naturalismo innervato di tecnologia; dal formalismo concettual-minimalista al senso dell’esistenza in seno alla società. Sostanzialmente, tra i corni dell’avere e dell’essere - per ricordare un famoso titolo di Erich Fromm - l’ago della bilancia pende sul secondo. E in questo clima filosofico - esistenzialeoperativo - l’artista si appropria, con preciso e puntuale senso di responsabilità, degli ultimi mezzi tecnologici per dire, con voce nuova e rinnovata, la propria condizione temporale. Oppure: per annunciare, profeta mcluhaniano, gli individualismi neoconcettuali degli anni Ottanta. Carmelo Strano

rtists get most of their ideological input from Marshall McLuhan as regards socio-technological A and communicational aspects and from Herbert Marcuse from the point of view of political thought. These two thinkers are the direct, explicit or macroscopic causes of the behavioural patterns of those artists drawing both sociological provocation and specific ideological inspiration for their artistry from their theoretical edifices. Of course the social fabric is also influenced by other equally important thinkers. It is worth at least mentioning Jacques Lacan, who looks for “hermeneutic” truth in the gaps in conscious expression (a reading of the mentally ill as a deviant subject). And then: Claude Lévi-Strauss (constant cultural structures on the terrain of anthropology), Michel Foucault (with the help of Nietzsche he rejects rationalist systems as repressive inhibitors of great subtlety and cunning). Karl Marx was the ever-present leader, but the most extreme Marxist positions actually lie elsewhere, as do the distinctly Catholic propositions of Maritain and Teilhard de Chardin. In this general state of affairs, McLuhan is the “maître-à-penser” in the domain of sociology, his époque-making inquiries still being as relevant as ever. This is particularly true of his analysis of the artist’s role in society and its psychological implications for both the individual and the community as a whole. As regards how art and science are related, McLuhan does not just free the issue from any excessive frills, he also subverts the relationship between supply and demand or need and response: the artist is no longer forced to bend his poetics to the tenets of science; and most importantly of all he is now a sort of catalyst for effecting the kind of corrections society needs. This is achieved by passing through Gutenberg and Marconi’s “galaxy”, and in a certain sense the artist is back in a new “global village” due to globalising means of mass communication. McLuhan deals with this in his famous essay “Understanding Media”, especially in the chapter entitled “The challenge and fall: the nemesis of creativity”, focusing on the artist and his relations with science, technology, and society. Let’s take a closer look. As is well known, McLuhan hones in on the phenomenon of “electric implosion”. The advent of electricity, which blocked and subverted thousands of years of “explosions” caused by “mechanical technology”, “the Western world “imploded””, replacing the kind of personal view points of mechanical industry with a global image and the principle of far-reaching deep understanding, “deep faith in the harmony of all being”. It is due to the power of new non-mechanical technology, which caused so much fear, that interpersonal and direct (“global village”) communication are now back in vogue. This fact goes hand in hand with a holistic, if not explicitly synaesthetic principle: “Radio takes on the form of vision, photography that of hearing”. These “sensorial shifts” are shocking,

particularly in the traumatic setting of Marconi’s universe. This explains the need for a means of overcoming, controlling or even avoiding such disrupture. In this respect, the Canadian scholar sees the artist as a sort of immunologist: “No society has ever really understood how to immunise itself against its new extensions or new technology. We are now beginning to realise that art could, perhaps, provide us with this immunity”. The only way of consciously adapting is, according to the author, provided by the “limited, tangential efforts of artists” equipped with their special feelers. Nowadays, the artist “abandons his ivory tower for the control tower of society”. He “is indispensable for guiding, analysing and understanding the life of forms and structures created by electrical technology”. This view of art is certainly at the other end of the spectrum from Beuys’ naturalistic-Shaman approach. Taken together, the two positions provide a good idea - in relation to the Sixties - of a period particularly full of tension, contradictions, contracting, subcontracting, new buildings, and radical changes. The artist, “the man of global lucidity” (...) “can compensate for the relations between the senses before the shock of new technology anaesthetises conscious modes of action. It can compensate for them before torpor, unconscious groping around, and reaction set in”. In McLuhan’s eyes this situation turns out to be like a scene from the theatre of the absurd (which, incidentally, is evoked by Arte Povera). Faith in selfimmunity resources from the galaxy of Marconi and in the artist’s prophetic, therapeutic contribution helps make up for the sense of drama and anxiety Samuel Beckett style - produced by “electric implosion”. As we have seen, the Seventies made themselves felt in impeccable fashion. And the dividing line, it is worth insisting, lies in the transition from Science’s need for filiation to contribution to science, from the machine/industrial age to the electro-technical and electronic era and the start of the post-industrial age, from fragmented aggregation to the interaction of the “global village”, from existential anxiety to the momentary disconcertion of technological shock. And also: the transition from the decisive rationalism of the Sixties to a hallucinated form of rationalism and technology-backed naturalism/organicism; from conceptual-minimalist formalism to the meaning of life in society. In a word, caught between the horns of having and being - to quote the title of a famous book by Erich Fromm - the balance is tipped towards the latter. In this kind of existential-operative philosophical climate, the artist takes hold of the latest technology with the right sense of responsibility to talk about his own temporal condition in a new and more up-todate idiom. Or, we might say, he announces the neoconceptual individualism of the Eighties like some sort of McLuhanian prophet.

l’ARCA 152 85


■A

fianco/right, Amilcare Rambelli, Bronzo e ferro, 1973 A destra/far right, Alfio Mongelli, Scultura Tronco di Cono, acciaio al carbonio/carbon and steel, 170x285 cm, 1970-74.

■ A fianco/left, Ettore Spalletti, Mobile, impasto di colore su tavola/colour on board, 180x60x60 cm, 1979. A sinistra/far left, Keith Sonnier Triple Loop, neon, lampadine, fili e trasformatore/neon, bulb lamps, wires and transformer, 242x134,5x38 cm, 1969.

■ Lawrence Weiner, Earth to Earth Ashes to Ashes Dust to Dust, 1970.

Kelly, Yellow Block, olio su tela, due pannelli/oil on canvas, two panels, 235x237,5 cm, 1968.

86 l’ARCA 152

■ Ellsworth

l’ARCA 152 87


di/by Carmelo Strano

MI FACCIA IL PIACERE FOR GODNESSÕ SAKE

Un miracolo per Milano A Miracle for Milan

88 l’ARCA 152

U

no degli ultimi vezzi italiani è quello di correre all'acquisizione di spazi espositivi. Una politica culturale votata al contenitore. Saggio e salutare indirizzo: recupero di aree dismesse, ridistribuzione degli organigrammi operativi, ecc. Accade anche a Milano, col recupero di complessi di archeologia industriale, dapprima pensati per i poli universitari (ad esempio, l'area della Bicocca e della Bovisa), ultimamente anche per la cultura. Basterà citare il cosiddetto Gasometro. Che fare? L'interrogativo leniniano si ripropone. In questo senso: che ci farò con questo giocattolo? Risposta: uno specchio per le allodole. Ma già parlare di specchio per le allodole implicherebbe una dovuta, oculata attenzione alla gente, ai cittadini, ai milanesi: autentici, meticci, acquisiti, importati, rossi e azzurri, vu cumprà e nigeriani benestanti, insomma a tutti quelli che vivono, stabilmente o transitoriamente, sul suolo milanese e lì lasciano fatica, tasse e comunque soldi. Risposta ufficiale sulla destinazione: museo d'arte contemporanea. Finalmente Milano ne ha uno. Ma che cos'è un museo? domanda uno scolaro di 13 anni? L'insegnante: è un luogo dove si "conservano" opere d'arte. Brava. Ma Pierino/Snoopy non la beve: conservare? mi sa di concentrato di pomodoro in scatola. Vedi Pierino, l'arte si fa per venderla, gli autori la vogliono vendere, i galleristi, la vogliono vendere; solo che si vende ciò che si appende al muro, si vendono gli impiccati, come li ho chiamati sin dal 1979. Gli impiccati continuano ad adornare le abitazioni, alla stessa maniera di qualsiasi suppellettile. Vedi, Pierino, che l'arte è utile, e non è cosa superflua? Non per caso esiste intorno ad essa una gerarchia religiosa, sacerdoti, accoliti, diaconi, galleristi, critici, mercanti (non fare collegamenti, Pierino, l'ordine di quest'elencazione è casuale). Ma basta con Pierino: mi sono rotto. Soprattutto, devo essere chiaro con i lettori de l'Arca, e dire che non sto misconoscendo il valore estetico-artistico-qualitativo-creativo, ecc. di un quadro o di una scultura di oggi. Aggiungo però che la società del dinamismo e della frammentazione ha favorito l'insediarsi di altro, di situazioni ben più complesse. Allora: vada per la corsa ai contenitori, sia pure con più di 20 anni di ritardo. Ma accorciamo il ritardo sui contenuti. Siamo stati mai al passo coi tempi? Sì. Lo siamo stati abbastanza a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta. Voglio parlare allora di una Milano che a distanza di 50 anni vive ancora di De Sica e del suo film "Miracolo a Milano", richiamato nel titolo di una recente mostra celebrata alla Permanente del capoluogo lombardo: "Miracoli a Milano/1955-1965/Artisti, Gallerie, Tendenze". Sulla copertina del catalogo, un personaggio singolare, Guido Le Noci. Non basta dirlo gallerista d'eccezione, assieme a Gian Ferrari o Peppino Palazzoli. Come non basta a proposito di Arturo Schwarz, ancora più eclettico. Effettivamente, in quel tempo, a Milano si facevano i miracoli. Oggi non si riesce a fare neanche una fiera d'arte degna di una grande città. I pubblici amministratori, ben al di là dei piccoli giri di mercato, devono volare più in alto, se vogliono che Milano sia volàno per una cultura davvero aggiornata.

O

ne of the latest Italian vices is to rush around buying exhibition facilities. A cultural policy focused around containers. A wise and healthy approach: the salvaging of abandoned areas and reorganisation of business set-ups etc. It is even happening in Milan with the redevelopment of old industrial works, initially intended to serve university purposes (e.g. the Bicocca and Bovisa area) but more recently intended for the arts. Take, for instance, the so-called Gas Works. What can be done with them? This Lenin-style question is cropping up again, along the lines of what should I do with this toy? The answer is: a mirror for the larks. But even talk of a mirror for the larks implies the right kind of carefully gauged attention to people, to the general public, the inhabitants of Milan: genuine locals, people with mixed blood, immigrants, right-wingers and left-wingers, street traders from the Third World, and wealthy Nigerians; in other words all those people living, either permanently or just for the time being, on Milanese soil, working there, paying taxes or in any case spending their money locally. Its official destination is as a museum of contemporary art. At last Milan will have its own. But what's a museum, a thirteen-year-old school child might ask? The teacher's answer is that it is a place where works of art are "preserved". Well said. But Snoopy won't accept that: preserve? that sounds more like a tinned tomatoes. Well you see Snoopy, art is made to be sold, artists want to sell it, gallery owners want to sell it; the thing is you can only sell what can be hung up on the wall, you can sell things for hanging up, as I have been calling them since 1979. Things for hanging up are still adorning our homes, just like any other household furnishings. So Snoopy, can you see how useful art is, it is not just something superfluous? It is no coincidence that it is shrouded in a whole religious hierarchy of priests, deacons, gallery owners, dealers (do not try and make any connections, Snoopy, this list has been compiled on a quite random basis). But that's enough of Snoopy: I am fed up with all that. Most importantly, I want to point out quite clearly to l'Arca's readers that I am not failing to recognise the aesthetic-artistic-qualitative-creative etc. value of a modern-day painting or sculpture. I would, however, add that the dynamic, fragmentary society in which we live has encouraged the emergence of other much more complicated situations. So containers it is then, only twenty years too late. Let's at least try and be a bit less behind the times as regards their contents. But have we ever really been up with the times? Yes, to a certain extent, in the period between the Fifties and Sixties. It is worth noting that fifty years later on Milan is still famous for De Sica and his film "Miracle in Milan", recently re-evoked for an exhibition held at Milan's Permanent Gallery called "Miracles in Milan/1955-1965/Artists, Galleries, Trends". The cover of the catalogue shows a strange character, Guido Le Noci. It would be unfair to just describe him as an exceptional gallery owner, along with the likes of Gian Ferrari or Peppino Palazzoli. Just as it would be unfair to Arturo Schwarz, an even more eclectic character. Miracles really were worked in Milan back in those days. Nowadays, the city cannot even organise an art fair worthy of a major city. Public administrators must be much more ambitious and not just settle for little markets, if they really want Milan to be a landmark for truly modern-day culture.


Per l’energia solare Total Energie HQ

Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Progetto: Jacques Ferrier, Jean-François Irissou

Semplice, economico e compatibile. Sono in sintesi le coordinate che hanno guidato questo interessante intervento sviliuppato da Jacques Ferrier e Jean-François Irissou per la nuova sede della Total Energie, una delle più avanzate società ad alta tecnologia nel settore dell’energia solare. L’uso e lo sfruttamento delle fonti di energia alternativa sono tra gli argomenti più dibattuti e controversi della nostra epoca. Il mondo del progetto sposa in modo sempre più incisivo la via della sostenibilità studiando soluzioni architettoniche, tipologiche e tecnologiche soft tali da non influire negativamente e prepotentemente sugli equilibri naturali. In questa direzione si colloca il progetto di Ferrier che coglie con intuito e intelligenza il significato della filosofia di un’impresa che opera in direzione del rispetto e preservazione dell’ambiente traducendola in un segno discreto e raffinato, in sintonia con il contesto naturale. Oltre 2.000 metri quadrati di superficie, tra laboratori e uffici, si inscrivono nella campagna di La Tour de Salvagny, in prossimità di Lione, che conserva ancora vive le tracce del suo passato agricolo, nonostante lo sviluppo più recente di attività industriali. Tre edifici volumetricamente e formalmente simili rendono omaggio alla tradizione rurale del territorio per dare vita a un nuovo segno che si pone in sintonia con le trasformazioni del paesaggio facendosi portatore di un messaggio evoluto e contemporaneo. Tecnologie costruttive (un telaio standardizzato) e materiali utilizzati (tutti disponibili su catalogo) rispecchiano l’esigenza di contenere i costi in un budget limitato senza rinunciare agli aspetti di confort degli spazi e di funzionalità degli ambienti. La ricerca linguistica delle soluzioni volumetriche si concentra sugli involucri che, seppure semplici ed estremanente lineari, sfuggono alla piatta banalità del capannone industriale per animarsi del gioco delle superfici (argomento caro a Ferrier) in acciaio alleggerite dalle pensiline in lamiera forata e impreziosite dai pignoni in legno. Trasparenze, suggestioni di luci e ombre, aperture sul paesaggio, i tre edifici uniti da una galleria vetrata che li attraversa da nord a sud, fanno proprie le tecnologie che l’azienda mette in opera in molti Paesi (con un’attenzione particolare a quelli più carenti di dotazioni per la produzione di energia tradizionale) sfruttando l’integrazione di pannelli fotovoltaici per infondere una dinamica calma alle facciate. A sud i pannelli solari inclinati oltre a fornire energia formano

brise soleil proteggendo le finestre degli uffici, a nord una fascia di captatori posizionati al di sopra della vetrata dei laboratori lascia filtrare una luce azzurrata che proiettata nel paesaggio afferma con forza e gentilezza lo statuto della società. Elena Cardani Simple, economical, and compatible. In brief, these are the qualities that have guided this interesting operation carried out by Jacques Ferrier and JeanFrançois Irissou for the new main offices of Total Energie, one of the leading high technology companies now active in the field

of solar energy. The use and exploitation of alternative sources of energy are among the most controversial and sharply debated subjects of our time. The world of planning is becoming more and more concerned with its sustainability and has been studying soft architectonic, typological, and technological solutions that will have less of a damaging and negative effect on the natural equilibrium of nature. This is the concern that underlies Ferrier's design, which with considerable intuition and intelligence interprets the philosophy of a firm motivated by respect for the preservation of the environment, which it translates into a discrete and refined design perfectly in harmony with its natural context. More than 2,000 sq m of laboratory and office surfaces cover the countryside of La Tour de Salvagny, near Lyons, where the traces of its agricultural past are still very much alive, despite the comparatively recent development of industrial activities. Three buildings rather similar in

volume and form pay homage to the rural tradition of the territory, creating a new sign in keeping with the transformations of the landscape, and bearing a more advanced and contemporary message. The constructional technologies (a standardized framework) and materials utilized (all included in the catalogue) reflect the need to keep costs low in a limited budget without, however, sacrificing such aspects as comfortable spaces and functional rooms. The choices in architectonic idiom found in the volumetric solutions are concentrated in the outer shells which, though simple and quite linear, eschew the flat banality of the industrial shed and are animated by the play of the steel surfaces (an effect that Ferrier seems quite fond of) lightened by the cantilever roofs of drilled plate embellished by wooden pinions. With their transparency, suggestions of light and shadow, and their opening on the landscape, these three buildings, joined by a glazed gallery that crosses them from north to south, make full use of the technologies that the firm utilizes in many countries (with particular attention being given to those not very well equipped for the production of conventional energy), exploiting the integration of photovoltaic panels to bestow a calm and solar dynamic on the facades. To the south the sloping solar panels not only supply energy but act as sun-breakers, which protect the office windows; to the north, a strip of catchers positioned above the laboratory windows lets a bluish light filter in, which, projected onto the landscape, strongly but softly affirms the company statute.

In alto, vista generale; a sinistra, particolare della facciata e sotto pianta del piano terra della nuova sede di Total Energie realizzata a La Tour de Salvagny. Top, general view; left, facade detail and below plan of the ground floor of the new Total Energie HQ in La Tour de Salvagny.

l’ARCA 152 89


Dateci buone idee Progetto: Zublena, Macary, Pamir

Gli architetti dello Stadio Olimpico d’Istanbul hanno collaborato con i francesi Aymeric Zublena e Michel Macary e con l’architetto turco Doruk Pamir, per dare vita a un progetto complesso ed elegante, nelle sue strutture principali, oltre a essere ben organizzato nella distribuzione degli spazi funzionali. Il progetto appare con un’immagine ben definita ed è allineato alle forme dei complessi sportivi di recente esecuzione. Sì avverte, attraverso il suo disegno, l’uso di una tecnologia e di un linguaggio contemporaneo. Appare in modo molto ben definito l’esperienza accumulata da parte di Macary e Zublena nella realizzazione dello “Stade de France”, costruito a Parigi in occasione della Coppa del Mondo di Calcio del 1998. Tutto ciò viene sottolineato senza nulla togliere all’intero team di progettazione dello Stadio Olimpico d’Istanbul che, fra l’altro, ha una capienza di 80.000 posti a sedere. La curva della visibilità insieme ad altri requisiti tecnici, fondamentali per il funzionamento dell’edificio, è motivo di particolare attenzione progettuale, tanto da rendere l’edificio riconoscibile per queste specificità. I posti a sedere, le facilità d’accesso, la sicurezza e altri dettagli funzionali permettono a questo “catino” d’aggregazione un’evacuazione totale in 12 minuti. Il che sta a significare l’alta qualità progettuale che caratterizza l’intero impianto. L’indice d’identificazione più importante rimane la copertura, che permette una trasparente visibilità delle competizioni e, al tempo stesso, determina una delle caratteristiche fondamentali per l’identificazione dell’intero complesso. Va anche ricordato che lo Stadio Olimpico d’Istanbul sarà solo uno degli impianti dell’intero Parco Olimpico previsto, che è destinato a coprire un’area di circa 100 ettari. Tutto ciò è una conferma alle affermazioni fondamentali che negano ogni tipo di progettualità e di cultura urbanistica; si intende proprio quell’urbanistica che ha distrutto il nostro territorio negli ultimi venti anni.

90 l’ARCA 152

Questo progetto conferma come un town planning di questo tipo è capace di rendere vivo e attuale l’intero tessuto di una città antica come Istanbul, dandogli l’opportunità di recitare la sua contemporaneità, proprio attraverso lo spettacolo contemporaneo e il modo attuale di intendere l’aggregazione sociale. Ecco qual è la domanda che le nuove generazioni di architetti, anche quelli un poco più consumati, chiedono: “dateci nuove idee !”. E’ questo uno dei progetti, scelti per l’Arca, adatto a ricostruire le linee lungo le quali sono venuti svolgendosi i temi e i nodi problematici che più mostrano di sollecitare l’attenzione del dibattito sul progetto d’architettura degli ultimi anni. L’intenzione, in queste caso, è di costruire in modo silenzioso una “geologia” della discussione sulla critica costruttiva dell’architettura attuale. L’architettura, infatti, avanza spesso pretese di radicale novità di cui si tratta, ovviamente, di verificare la fondatezza. Appare chiaro, nel caso dello Stadio Olimpico d’Istanbul, che la risposta è senz’altro positiva; anche se bisogna sottolineare che la “sensazione” e la “percezione” diventano metri indiscussi del lavoro critico. Il fatto che si debba distinguere tra sensazione e percezione è stato sostenuto da molti, ma come la distinzione debba essere tracciata è ancora un fatto controverso. Grosso modo, volendo dare un’immagine semplificata che non sarebbe condivisa da molti architetti, il mondo della sensazione è fatto ovviamente di forme, colori,

ombre e luci, mentre il mondo della percezione è fatto di materia. Il problema, almeno in alcune formulazioni, è come la percezione visiva costruisca quello che si definisce architettura visibile a partire dai puri dati, se sono tali, che siano l’effetto immediato dell’azione del mondo esterno sui nostri organi di senso. Quest’area d’impegno progettuale è oggi intensamente praticata dagli architetti, dai pittori, e dai “neuroscienziati”. E’ la questione che va sotto il nome di “contenuto non concettuale”. Sono i presupposti dell’architettura problematica di Louis Khan e, prima ancora, di Adolf Loos in modo preciso e profondo. Ecco perché lo stadio Olimpico di Istanbul di Macary e Zublena si

In alto, planimetria generale e pianta; sopra e sotto, rendering del nuovo stadio olimpico di Istanbul.

Top, site plan and plan; above and below, renderings of the new Olympic Stadium in Istanbul.

compone di scelte tematiche che sono tutte condivisibili, sia quando impone una forma, sia quando nasce da precisi numeri statici o quando cita presenze di linguaggio formale di un dominante razionalismo. E’ come se in questo progetto si citassero intuizioni progettuali che, oltre a essere state centrali in passato, continuano a influire in modo più sotterraneo. In questo intervento, per essere ancora più espliciti, abbiamo a che fare con due progettisti onesti, che hanno preso sul serio il problema comune: il sapere, la scienza e la ricerca di una complicata applicazione dell’arte del costruire e del progettare, che è aderente alla “verità” dell’architettura. Proprio quella verità che rende liberi nel mondo colto del progetto; ma visto che la verità è anche potere, allora si può capire che rende anche schiavi. E’ così che questo progetto è denso di una dialettica “illuministica”, dialettica peraltro che è stata fonte di molte osservazioni da parte di Horkheimer e di Adorno subito dopo la seconda guerra mondiale; essi ne avevano trovato la formulazione più netta proprio nell’equazione di Nietzsche, tra volontà di verità e volontà di potenza. Mario Antonio Arnaboldi


Lo stadio di Amiens Progetto: Chaix & Morel

Abitudini e usi cambiano, e con loro cambiano i modi di fruire gli spazi, e quindi le architetture si adeguano modificando nel loro linguaggio le parole e gli accenti. La spettacolarizzazione dell’evento sportivo, con un peso sempre maggiore della televisione nel modo di consumare il prodotto-calcio, ha come conseguenza la richiesta di contenitori diversi, più sofisticati e dedicati. Da grandi strutture aperte, che funzionavano quasi esclusivamente di giorno, si è passati a edifici più piccoli e totalmente coperti, in cui il rapporto tra l’utilizzo diurno e quello notturno è quasi paritetico: ciò rende illuminazione e riprese televisive fattori determinanti nella

progettazione di questi spazi, e porta la copertura, spesso tecnologica, sofisticata, scenografica, a essere elemento primario nel racconto architettonico finale. Fino ad arrivare a questo stadio, nel quale la copertura è l’edificio. Le quattro grandi ali curve, studiate nella galleria del vento, sono visivamente, ma anche sostanzialmente, il dato saliente di questo progetto firmato da Chaix e Morel. Dodicimila posti, un’attenzione particolare ai percorsi e alla distribuzione, con un deambulatorio lungo tutto il perimetro che permette la distribuzione delle gradinate in maniera fluida, evitando i vomitori, e in pianta il segno netto degli accessi tagliati a 45 Sopra e a sinistra, viste dello Stadio di Amiens. A destra, pianta e sezioni parziali della struttura. Above and left, views of Amiens Stadium. Right, plan and partial sections of the structure.

gradi nei quattro angoli. L’interessante concetto di architettura flessibile con la possibilità di aumentare la capienza a ventimila posti, in caso di promozione della squadra locale, grazie all’aggiunta di un anello di tribune portate da una struttura metallica ancorata a quella delle vele di copertura. L’analisi accurata del microclima e della circolazione dell’aria all’interno dello spazio coperto, per evitare fenomeni di ritenzione del calore. Uno studio del profilo alare mirato a ottenere una rifrazione sonora che amplifichi e focalizzi sul terreno di gioco il tifo proveniente dalle gradinate. E’ tutto significativo di un processo progettuale rigoroso e accurato, ma ciò che veramente contribuisce a rendere questa costruzione in qualche modo speciale è la copertura e i significati che a essa vengono attribuiti. Se facciamo un passo indietro vediamo come in origine lo stadio di calcio sia terreno delimitato che, con il passare del tempo, l’architettura tende a far spazio suo, con un duplice effetto di imporre all’esterno la presenza di un volume costruito, che reclama dignità pari ad altre tipologie tramite invenzioni ingegneristiche o valenze scultoree, e affermare all’interno la presenza di un limite, una barriera visiva che racchiude lo spettatore, lasciandogli come unico punto di contatto con il paesaggio circostante una piccola porzione di cielo. Ad Amiens Chaix & Morel ribaltano le regole del gioco, ragionando sul rapporto internoesterno e sulle diverse valenze che questo assume a seconda del punto di vista e della fascia oraria. Affidano dunque alla copertura, elevata al rango di contenitore, il ruolo di elemento determinante in questa diversa percezione dell’edificio. Se dalla tribuna, di giorno, si ha la sensazione di trovarsi in un parco, in quanto l’involucro trasparente non interferisce quasi con il paesaggio circostante, di notte la sensazione di delimitazione spaziale è netta grazie alle luce che trasforma le grandi ali in quinte, e rende il tutto percepibile dalla nuova autostrada, che costeggia la zona est della città, come una grande bolla luminosa, una sorta di importante segnale urbano. Si avverte la ricerca di un sostanziale equilibrio: tra un desiderio di volume sapientemente smaterializzato e una ricerca di levità nell’uso del vetro e negli attacchi al suolo, tra un’organicità ottenuta con l’innalzamento della linea di calpestio, che fa inghiottire parte delle struttura dal terreno, e una voglia di tecnologia, fissata

dall’immagine di oggetto futuribile calato dal cielo, nel quale la struttura in ferro evoca l’immagine delle centine di un grande dirigibile atterrato nel verde. La leggerezza è obiettivo di molti architetti, soprattutto in Francia oggi, e Chaix e Morel confermano la tendenza, per altro abbondantemente espressa nei loro precedenti progetti. Per lo stadio di Amiens, hanno deciso di percorrere questa strada usando vetro, ferro e luce non solo in funzione di trasparenze ma come generatori di un volume luminoso, e questo porta a una espressività mainstream, una tensione verso forme nette, quali sembra avviarsi certo design automobilistico attuale, in una sintesi di connubio felice tra espressività e tecnologia. E’ un calcio ai vecchi edifici convenzionali, che di notte dormono, in favore di oggetti di design molto più moderni, che di giorno sonnecchiano discreti nel verde, e di notte tirano fuori il meglio di sé. Qui sono diversi gli spunti felici. Benedetto Quaquaro

l’ARCA 152 91


La danza nel bosco Structural Strawbales Progetto: Dennis Sharp Architects

Si chiama strawdance (danza di paglia) questo piccolo edificio realizzato in un bosco circa venti miglia a nord di Londra. La committente è Fabrizia Verrecchia una ballerina di danza classica indiana che ha voluto realizzare questo rifugio/studio sia per potersi esercitare in un luogo lontano dai fragori della città, sia come luogo di incontro tra artisti in uno spazio naturale. Seguendo questi input, l’architetto Yasmin Shariff dello studio Dennis Sharp Architects ha messo a punto un progetto di edificio ecologico, realizzato con balle di paglia da un team composto in parte da professionisti della costruzione e in parte da volontari. L’edificio segue linee geometriche euclidee, riprendendo le movenze

tipiche della danza classica indiana: un cubo interno con aperture sui quattro lati allineati ai punti cardinali inscritto in un volume cilindrico. Il tetto è a un’unica campata ed è costituito da una struttura di travi in legno su cui è applicata una membrana trasparente che lascia entrare la luce e vedere le chiome degli alberi all’esterno. I “muri” sono tutti realizzati con balle di paglia compresse con funzione strutturale posizionate su una base di legno staccata di circa 30 cm dal suolo. Questo materiale è stato utilizzato, oltre che per la sua economicità ed ecologicità, per le caratteristiche di isolamento acustico e perché, come i più tecnologici materiali utilizzati negli studi di registrazione, non ha effetto di riverbero del suono.

Una fase della costruzione e, in alto, la facciata e l’interno di Strawdance. Construction phase and, top, the main facade and the interior of Strawdance.

Strawdance is the name of this small building standing in a wood about twenty miles north of London. The client, Fabrizia Verrecchia, is a ballerina of classical Indian dancing, who wanted this refuge/studio made for use both as a place to practise in far from the noise of town and as a meeting place for artists in a natural space. Following this lead, Architct Yasmin Shariff of Dennis Sharp Architects drew up a plan for an ecological building, made out of bales of straw by a team consisting partly of professional builders and partly of volunteers. The building follows Euclidean geometrical lines, repeating the typical moves of the Indian classical dance: an interior cube with openings along the four sides aligned along the cardinal

Sotto/below, Orsa Bétons Alsace dello studio tedesco B&K+B, M (Germany); in basso/bottom, Zolpan dei tedeschi

Architetture lungo il Reno Rhine Prize 2000 Dedicato all’abitazione individuale, il Prix Rhenan d’Architecture2000, rivolto agli interventi realizzati negli ultimi dieci anni in territorio renano e promosso dall’Association pour le Développement de la Création et de la culture Architecturale (A.D.C.A.) con il Consiglio Regionale dell’Ordine degli Architetti dell’Alsazia - in collaboarzione con i corrispondenti svizzeri, austriaci, tedeschi -, ha visto vincitori due studi di architettura olandesi che stanno conquistando il favore della critica contemporanea a livello Villa KBWW progettata dagli olandesi/designed by the Dutch MVRDV/De Architecyengroep, vincitrice del Grand Prix (Winner).

92 l’ARCA 152

internazionale. Si tratta del gruppo costituito dal duo De Architectengroep /MVRDV che si sono aggiudicati il Grand Prix per la Villa KBWW, un edificio bifamiliare a Utrecht realizzato nel 1997. Tra le 50 candidature (12 francesi, 9 olandesi, 28 tedeschi e uno svizzero) selezionate dalla giuria riunitasi il giugno scorso, sono state inoltre assegnate tre menzioni speciali: Eléctricité de Strasbourg allo studio olandese Cepezed/Jean Pesman, Zolpan ai tedeschi Scheuring u. Partner e Orsa Bétons Alsace allo studio B&K + B, M sempre tedesco.

points, inscribed in in a cylindrical volume. The roof is a single span consisting of a structure made of wooden beams to which a transparent membrane has been applied that lets the light enter so that the foliage of the outdoor trees can be seen. The "walls" have all been made of compressed bales of straw structurally positioned on a detached wooden base about 30 cm from the ground. This material was utilized not only for its low cost and ecological advantages, also for its acoustic isolation properties and because, like most technological materials used in recording studios, there is no acoustic reverberation.

Dedicated to individual habitations, the Prix Rhenan d'Architcture200 is concerned with projects carried out in the last ten years in the Rhineland and promoted by the Association pour le Développment de la Création et de la culture Architecturale (A.D.C.A.) with the Regional Council of the Order of Architects of Alsace, in collaboration with the corresponding Swiss, Austrian, and German Orders. The winners of the Prize were two Dutch architectural studios which are highly regarded by contemporary critics internationally. The studios in question consist of the De Architectengroep/MVRDV joint studio, which won the Grand Prix for their Villa KBWW, a two-family residence in Utrecht constructed in 1997. Among the 50 candidatures (12 French, 9 Dutch, 28 German, and 1 Swiss) selected by the Jury, which was set up last June, were also three studios awarded honourable mention: for l'Eléctricité de Strasbourg the honourable mention went to the

Scheuring u. Partner (Germany), entrambi premiati con una menzione d’onore (both Special mentions).

Dutch studio Cepezed/Jean Pesman; for Zolpan to the German studio Scheuring u. Partner, and for the Orsa Bétons Alsace to the B&K + B,M , also German.


Ambiente e trasporto sostenibile

Si è svolta ad Alghero, il 15 e 16 giugno scorsi, presso il trecentesco Chiostro di S.Francesco, la Conferenza Internazionale su Ambiente e Trasporto Sostenibile promossa dal Programma di Trasporto Intermodale del Direttorato della Scienza e Tecnica e dal Direttorato Ambiente dell’OCSE. L’obiettivo proposto è stato la definizione di linee di ricerca primarie sulla crescente domanda di trasporto e di ambiente sostenibile nei ventinove Paesi OCSE più industrializzati del mondo. Le conclusioni della Conferenza, che chiude un triplice ciclo iniziato a Parigi nel Novembre 1999 e proseguito a Vienna il 1° Maggio del 2000, costituiranno la base sostanziale per la ricerca OCSE da sviluppare nel quadriennio 2000-2003, intesa a trasmettere metodi e tecnologie adeguati ai Paesi in via di sviluppo. Il dibattito, affidato a esperti di tutto il mondo, ha affrontato i temi nell’ambito dell’energia, delle emissioni, della organizzazione infrastrutturale, del project financing e dell’occupazione, dell’uso dei suoli e della progettazione urbana. Per una infrastruttura di trasporto che cresce in Europa dal 1990 al 2015 del 140%, con un incremento delle merci su auto e treno triplicato dal 1990 al 2005, sempre più indifferibile è la protezione dell’ambiente. La richiesta sostenibilità delle reti di trasporto e di comunicazione si realizza quando l’accessibilità verso le persone, i beni, i servizi è ottenuta senza produrre danni all’ambiente generale e locale e senza generare squilibrio sociale. Ciò comporta che le quote impegnate di risorse non rinnovabili siano compensate con vantaggio da quelle capaci di sostituirle e che in particolare le emissioni non superino la capacità di assorbimento da parte dell’ambiente circostante. Trasporto e comunicazione nonsostenibili, come quelli attuali, producono città non sostenibili e quindi, ormai, anche quelle di media dimensione, invivibili per i loro abitanti. Oggi è del tutto dimenticata e disattesa la centralità della soluzione architettonica delle grandi infrastrutture lineari, territoriali ed urbane, che innerva i grandi temi dell’ingegneria territoriale, del progetto dei suoli, degli spazi aperti, del paesaggio. L’ambigua nostalgia che percorre diffusamente la cultura occidentale, e soprattutto quella italiana, per la città antica, in particolare quella ottocentesca, ne ripropone non i caratteri dello spazio privato ma quelli collettivi: la strada e gli spazi urbani, aperti o coperti, che a essa si articolano, rifiutando la ricerca dell’urbanistica e dell’architettura

moderne. Eppure, in modo ancora non palese, sono oggi presenti condizioni più favorevoli per un possibile cambiamento nelle politiche urbane rispetto a quanto prima verificato. Dall’incontro di vertice delle Nazioni Unite del 1992 a Rio de Janeiro su Sviluppo e Ambiente, sino alla Conferenza del 1996 a Istanbul sugli Insediamenti umani, si sono succedute un numero di iniziative intese al miglioramento delle qualità di vita, mai viste in precedenza. Il percorso di raggiungimento della sostenibilità è, per forza di cose, caratterizzato da condizioni di incertezza. Quindi la priorità deve essere data a quei fattori che accrescono la capacità di adattamento della città nel prossimo futuro. E certamente rientrano in questo l’approccio adeguato di valutazione degli spazi aperti del territorio periurbano, le aree umide e quelle naturalistiche, in vicinanza dei centri urbani; i modelli multifunzionali di uso dei suoli; corrette strategie di riuso e di adeguamento delle strutture esistenti; coordinamento previsionale e di controllo delle destinazioni d’uso e della pianificazione delle reti di trasporto e mobilità; e poi schemi spaziali di accrescimento della accessibilità al lavoro, allo shopping, ai servizi, al tempo libero, con riduzione dell’attuale prevalenza del traffico privato. Da più parti si ritiene che, una volta approfondita l’analisi e avviato questo processo, la città sostenibile rappresenterà un investimento redditizio anche economicamente, in cui la collettività investirà per il futuro. Sul tema della città futura, per quanto attiene a trasportomobilità-accessibilità, la Conferenza di Alghero ha proposto all’OCSE le “Sette Regole del Chiostro di S.Francesco”, nel significato che il Santo di Assisi alle “regole” conferiva, come indicazioni, piuttosto che imposizioni, come comportamento, piuttosto che cogenti emanazioni. Esse sono: Prima regola: Considerazione del territorio come rete e insieme di reti. All’interno di essa sono ricompresi la presenza di alte velocità, la dotazione di multimodalità e di telematica, la previsione di scambi multimodo territorio-città (key-links). Seconda regola: Progettazione ambientale delle infrastrutture e degli spazi aperti. Accessibilità, particolarmente per i disabili, coordinamento dell'uso del suolo e delle reti di comunicazione, valutazione dei beni culturali e ambientali rappresentano priorità nella trasformazione territoriale e urbana. Terza regola: Uso esteso delle reti telematiche.

L'uso generalizzato del "telepass", per l'integrazione della segnaletica, dei parcheggi e della gestione dei trasporti pubblici, per l'accesso alle aree storiche e protette, inteso a una rete di mobilità urbana orientata alla trasposizione intermodale dell'uso del veicolo privato. Quarta regola: Politiche di miglioramento del trasporto pubblico. Le facilitazioni governative verso la privatizzazione, il marketing e l'informazione integrata, intese a promuovere l'affidabilità e l'efficienza del trasporto collettivo. Quinta regola: Dislocazione delle zone a traffico limitato, aree pedonali e piste ciclabili. Le distanze parametriche di 800 m per i pedoni, senza discontinuità di percorsi, e di 3000 m per i ciclisti, implicano una progettazione e una gestione delle reti con sicurezza e accessibilità urbana in crescita. Sesta regola: Le strade non sono garage. Le vie urbane servono per gli spostamenti e le attività delle persone, per la circolazione nei differenti modi di mobilità e comunicazione. Il possesso di un veicolo privato deve comportare la disponibilità di un appropriato spazio di sosta. I parcheggi pubblici e i depositi cargo devono trovare ubicazioni strategiche in reti logistiche compatibili con l'accessibilità urbana.

Settima regola: Le nuove tecnologie e i nuovi materiali contribuiscono al miglioramento della qualità della vita. Le nuove tecnologie sia quelle "pesanti" come il movimento di terre affidate alle grandi macchine capaci di sconvolgimenti tettonici prima impensabili; sia quelle "leggere" come l'apertura telematica delle porte urbane, dei centri storici a ingresso selezionato tramite telepass rendono possibili trasformazioni materiali e immateriali dell'ambiente degli uomini in tempi mai così rapidi. Si sono andate formando nuove alleanze tra tecnologia e natura dove la bio-ingegneria rimodella suoli degradati, dove il telelavoro disloca attività economiche in territori virtuali. “Nuovi” materiali "pesanti" come le terre armate e il legno lamellare o "leggeri" come le nuove leghe dei metalli, le strutture gonfiabili, le fibre ottiche, si manifestano in una conquista dirompente dei nuovi scenari del territorio e della città. Sembrano presentarsi oggi condizioni di progettualità globale non più attestate a realizzazioni di nuove strade, di nuovi viadotti, di nuovi tunnel o by-pass, ma piuttosto all'invenzione di nuove geografie, di nuovi paesaggi, di nuovi stili e qualità di vita per il mondo e gli uomini del terzo millennio.

Luci sulla medicina

Francesca Storaro ha realizzato il progetto illuminotecnico per il Museo di Storia della Medicina aperto presso la Facoltà di Medicina dell'Università "La Sapienza" di Roma. L'illuminazione museale presenta, come è noto, caratteri ben definiti, che per certi aspetti esulano dalla natura dei reperti esposti e obbediscono piuttosto a criteri di visibilità, comunicazione e lettura che appartengono più alla dinamica museale in sé che ai suoi contenuti. Un museo scientifico richiede però cure particolari, dal momento che l'aspetto emozionale - tipico per esempio dei musei d'arte - vi è, non diremo inesistente, ché sarebbe sbagliato, ma comunque secondario rispetto al nitore e alla pertinenza dell'informazione. Storaro si è mossa nel suo progetto con la consapevolezza del diverso peso di questi due fattori. Per un verso ha dunque assicurato a percorsi, soste e letture l'ambiente più funzionale ed esplicativo, e dall'altro non ha rinunciato alle suggestioni scenografiche che comunque un museo, anche scientifico, non

solo ammette, ma addirittura sollecita. L'illuminazione risulta qui, come è prassi, per lo più puntiforme, nel senso che definisce ogni reperto come singolo episodio di una narrazione che solo la sequenza spaziale può ricostruire. L'ambientazione è dunque concentrata sull'oggetto, ed esclude ogni protagonismo da parte dello spazio architettonico, il quale tuttavia si propone con pertinenza, se non come scenario, almeno come sfondo, giocando impeccabilmente il suo ruolo di contenitore e, soprattutto, di organizzatore dell'esperienza museale. Maurizio Vitta

l’ARCA 152 93


Elettrodomestici non identificati

Fotografare l’architettura

Si è conclusa lo scorso giugno la mostra "Elettrodomestici non identificati", promossa dall'Assessorato alle Politiche culturali del Comune di Roma e dal Corso di laurea in Scienze della comunicazione (Expo.S.Com) della Facoltà di Sociologia dell'Università "La Sapienza". Curata da Fabrizio Carli e allestita nel Palazzo delle Esposizioni di Roma, la mostra ha presentato alcuni elettrodomestici della prima metà del XX secolo dal punto di vista di un ipotetico osservatore del XIX, con un rovesciamento temporale che ha fatto del futuro il passato e viceversa. Il mutamento di ottica ha consentito un'analisi retroattiva della tecnologia domestica non ancora sconvolta dalla rivoluzione digitale, ma ha fatto anche riflettere sulle strutture progettuali degli elettrodomestici, sempre in bilico tra funzione d'uso e funzione

Presso la Volume Gallery di Londra si è svolta nel giugno scorso una mostra dedicata alle fotografie di Paolo Rosselli, intitolata “Photographs of Recent European Architecture”. Si tratta degli scatti realizzati dal fotografo milanese negli utlimi dieci anni per la rivista “Lotus International” e per gli architetti con i quali ha lavorato per anni (da Santiago Calatrava a Terry Farrell, da Nicholas Grimshaw a Frank O.Gehry, da Rafael Moneo a Herzog/De Meuron, da Mario Botta ad Aldo Rossi e Navarro Baldweg). Rosselli va oltre la registrazione di informazioni visive e supera il rapporto rigoroso con le superfici e i volumi per esprimere un colloquio più vivo tra il soggetto concreto (l’opera architettonica) e quello immaginario (chi guarda

estetica. Il catalogo della mostra è costituito dalla "Elettropedia", una sorta di enciclopedia del futuro redatta nell'ottica del passato, ma rivolta alla contemporaneità. L'artificio temporale ha permesso al curatore e agli organizzatori una valutazione diversa della natura degli utensili tecnologici cui la nostra esistenza quotidiana sempre più ricorre, facendone, come ha scritto A. Abruzzese, "forme peculiari e insieme aliene" e dunque rivelandone, in fondo, i caratteri più autentici. Così, alla fine, il modello comunicazionale ha fornito nuovi spunti interpretativi del fenomeno, il quale però, a sua volta, ha implicitamente sollecitato un differente approccio, in una concatenazione dialettica che la stessa "forma" del catalogo e dei suoi scritti vivacemente mette in luce. Maurizio Vitta

la fotografia), cercando di rivelare gli aspetti dinamici e i rapporti più nascosti attraverso risposte (gli scatti fotografici) il più possibile meditati e personali.

Paolo Rosselli, il Centro Commerciale Illa a Barcelona, progettato

Mariagrazia Rosin, Serie Detergence 2000, maestro vetraio/glass master Vittorio Ferro.

Medicine alternative

A Siza il premio Frate Sole Il 4 ottobre si è riunita la Commissione Scientifica per l’assegnazione della seconda edizione del premio internazionale di architettura sacra promosso dalla Fondazione Frate Sole. Tra i 97 progetti pervenuti è stato scelto, per questa edizione 2000, quello del complesso parrocchiale e della Chiesa di Santa Maria a Marco de Canevezes, nei pressi di Porto, Portogallo, realizzato dall’architetto portoghese Alvaro Siza. La commissione ha evidenziato come quest’opera costituisca una continuità tra ricerca architettonica e spazialità

religiosa, riconoscendole alti valori plastici e poetici generatori di un forte senso del sacro ottenuto attraverso forme e materiali essenziali e minimali, inseriti nell’area urbana di pertinenza come segno forte ma, allo stesso tempo, a scala domestica e riconoscibile.

Lo spazio è trasparente :

Linea HiTech (di S.I.S.T., azienda di Carini, Palermo) è una linea di prodotti per l’arredo da giardino caratterizzata dalla trasparenza del materiale, fatto abbastanza raro poiché in questo settore normalmente sono il bianco e il verde le varianti cromatiche proposte dal mercato. Raffinati e dall’aspetto immateriale, i prodotti Linea HiTech non sarebbero fuori posto anche in ambienti interni, dove trasparenza e immaterialità contribuirebbero ad alleggerire gli ingombri visivi e dunque a dilatare gli spazi.

94 l’ARCA 152

Dalle pillole alle stelle, così l’asettico e temuto mondo dei medicinali con cui a volte si intrattiene un perverso raporto di uso/abuso o, all’opposto, di negazione/rifiuto diviene fonte di ispirazione per palsmare attraverso il vetro artistici oggetti. La brillante e scanzonata creatività che caratterizza le opere di Mariagrazia Rosin riesce ancora una volta a stupire e affascinare per la delicatezza e la leggerezza con i cui vengono orchestrati colori e forme impreziositi dalla nobiltà del vetro soffiato. Dopo una mostra relaizzata questa estate alla Bullsey Connection Gallery di Portland in collaborazione con la Galleria D’Arte & Divetro, è il museo Correr che rende omaggio fino all’8 di questo mese ai vetri della Rosin che ci accompagna in un mondo onirico dove anche gli oggetti di uso quotidiano perdono la banalità del noto e dello scontato per ritrovare una nuova dimensione, raffinata e

da/designed by Moneo/De Sola Morales.

sensuale, fatta di colori, di sensazioni, di piacevoli piccoli godimenti. Oggetti, quindi, non solo da guardare, ma da toccare, da indossare, da usare per arricchire la nostra quotidianità di un pizzico di gioia e di follia divertendosi nel dissetarsi con la nuova collezione di bicchieri Vetro in pillole, realizzati con il Maestro vetraio Andrea Zilio, o con i vasi bottiglie della serie Detergence, realizzati con il Maestro Vittorio Ferro. Se vi perdete la mostra al Correr, la Galleria D’Arte & Divetro in campo San Maurizio 26/71 San Marco a Venezia potrà soddisfare anche in seguito la vostra curiosità. Elena Cardani

Mariagrazia Rosin, Vetro in pillole, 2000, maestro vetraio/glass master Andrea Zilio.


Rassegna d’informazione sull’editoria dell’architettura, del design e della comunicazione visiva. Information about publications in the architecture, design and visual communication fields.

L’architettura in banca Bank Architecture Edwin Heathcote Bank Builders Wiley-AcademyChichester 2000, 410 ill. col. e b/n, 224 pp Spesso gli intellettuali pensano che solo gli illusi credono nel cambiamento. La Bank Builders di Londra, nata dalle antiche corporazioni anglosassoni, ha recentemente editato un libro dello scrittore/architetto londinese Edwing Heathcote, pubblicato dalla Casa Editrice Wiley-Academy del West Sussex. E’ veramente significativo che una Banca, che ha il solo compito di gestire il danaro, si preoccupi di indicizzare gli investimenti dei propri clienti che, nella fattispecie, operano nel mondo dell’edificazione. Il libro, effettivamente, si propone lo scopo di attribuire al denaro la facoltà di “consigliare” la qualità, di far sì che un’impronta colta non sia disattesa dal progetto architettonico. Divulgare le opere che grandi architetti contemporanei hanno progettato e costruito è il senso del messaggio del libro. Vuol dire, in altre parole, pensare che non solo la fattibilità di un edificio è legata alle possibilità del finanziamento, ma che il finanziamento può diventare “artefice” di alta qualità architettonica. La cosa, in effetti, sorprende. Anche se quello delle biografie, delle autobiografie e della storia dell’architettura è un genere letterario molto fiorente, da sempre, in Inghilterra e nei Paesi anglosassoni, questo libro appare ben mirato, non tanto per i contenuti dei progetti e degli architetti menzionati, quanto perché è stato commissionato da una Banca. Una banca che si preoccupi di dare qualità all’architettura è un fatto non comune. Fermare, poi, l’attenzione sul modo di fare l’architettura, citando i classici della recente storia del progetto, ci sembra degno di un commento. Si tratta di brevi monografie su edifici e architetti, illustrati in non più di duecento pagine, nelle quali è possibile gettare un occhio sui contenuti dei progetti illustrati e a volte informarci su alcuni dei temi più interessanti e dibattuti del momento. Insomma, diventa una lettura generatrice di interesse per gli intenti che contiene; infatti non sono tanto importanti i nomi degli architetti menzionati quanto è importante capire che ormai si è fondato uno stile contemporaneo che trova riscontro in un’opinione, in un riscontro con l’economia dell’edificazione. Sembra un monito a non tornare indietro, un avvertimento a superare qualsiasi romanticismo e cavalcare un aggiornamento tecnologico e costruttivo, ciò che l’economia della costruzione sembra chiedere. Guai a chi non ha fiducia in ciò che il danaro chiede. Se i cultori

delle discipline scientifiche edificatorie del progetto possono essere criticati e anche ridicolizzati perché credono in un mondo materiale che probabilmente non esisterà mai, allora è anche vero che i cultori di antiche architetture si presentano spesso come nostalgici di un’Età dell’Oro che certamente non è mai esistita. Mario Antonio Arnaboldi Quite often intellectuals imagine that it is simply an illusion to believe in change. The Bank Builders of London, born of venerable English corporations, has recently edited a book authored by the London writerarchitect Edwing Heathcote and published by the Wiley-Academy publishing house of West Sussex. It is quite significant that a Bank, whose only business is to handle money, should concern itself with indexing the investments of its clients who, in this case, operate in the building world. Actually, the book aims to assign to money the role of "recommending" quality, to see to it that the mark of culture is not completely absent in an architectonic project. The meaning of the book's message seems to be that works designed and built by great contemporary architects should be made common knowledge. This means, in other words, to think that not only is the possibility of a building being constructed conditioned by the possibility of its being financed, but that this financing may actually become the "creator" of high architectonic quality. This is indeed surprising. Even if we grant that biographies, autobiographies, and histories of architecture have long been quite a flourishing literary genre in England and other Englishspeaking countries, this book

seems to have been a very good idea, not so much because of the contents of the projects or because of the architects mentioned, but because it was commissioned by a Bank. A bank that concerns itself with giving quality to architecture is not at all common. And for it to call one's attention to how architecture should be done, pointing out the classics of the recent history of architectural design, we think, calls for some comment. What we have here are short essays on buildings and architects, discussed in no more than two hundred pages, in which one can glance at the contents of the projects illustrated and, now and then, learn something about some of the most interesting and widely discussed subjects of the moment. In short, reading this book arouses interest in its purposes; in fact, what are important here are not so much the names of the architects mentioned as the need to understand that a contemporary style has now been founded which is accepted not only by widespread opinion but also by the building economy. What this building economy seems to be asking us is not to turn back, to overcome any tendency to romanticism and to concentrate on being updated in matters of construction and technology. Anyone who has no confidence in what money calls for is asking for trouble. If experts in the scientific disciplines of building projects can be criticized and even derided because they believe in a material world which will probably never exist, then it is also true that the worshippers of ancient architecture often look like nostalgic dreamers of a Golden Age that certainly never existed.

Whinney MackayLewis/Edwin Lutyens, Banque Paribas (1998), Londra.

l’ARCA 152 95


Segnalazioni

Il senso del mistero

:

Patrizia Burlando, Mauro Moriconi S come Siza Joshua Libri, Sestri Levante (GE) 1999, ill. col. e b/n, 95 pp Il volume prende in esame la Escuela Superior de Educação, edificio di Álvaro Siza destinato alla formazione pedagogica degli insegnanti. In quest’opera l’autore conferma, per un verso, il suo coinvolgimento nella contemporaneità e, per un altro, la sua attitudine contemplativa – lontana da polemiche e da posizioni aggressive. Il testo, corredato da immagini e da un’intervista a Siza, illustra la poetica dell’autore e gli elementi forti che connotano l’edificio in oggetto. City Levels a cura di Nick Barley Birkhäuser, Basel 2000, ill. col. e b/n, 128 pp Vi sono diversi modi per guardare la medesima città, dipende da dove ci si posiziona. L’immagine che se ne ha varia a seconda che ci si collochi a livello della strada, sotto tale livello, a quindici, a cento metri sopra tale livello. Il volume dà conto di una tendenza ormai diffusa in architettura, quella di edificare verso il cielo o sottoterra, sfruttando al massimo e al meglio gli spazi. Questo produce, com’è naturale, una città stratificata che può essere guardata in diversi modi e che dà vita a molteplici visioni. Victor Davidovici La construction en zone sismique Editions Le Moniteur, Paris 1999, ill. col. e b/n, 330 pp Il territorio francese è particolarmente toccato da problemi sismici: circa 5500 comuni, infatti, sono minacciati dal rischio di terremoti, impossibili da prevedere con largo anticipo e con estrema certezza. Il volume esamina i fenomeni fisici e strutturali e le disposizioni costitutive da rispettare; numerosi esempi concreti precisano, inoltre, gli elementi specifici di calcolo da considerare per le diverse tipologie di edifici. Mauro Ferraresi Il packaging. Oggetto e comunicazione Franco Angeli, Milano 1999, 170 pp Il packaging viene qui presentato come "luogo privilegiato di costruzione dell'immagine coordinata" ed è studiato secondo una metodologia semiotica intesa a comprenderne i valori di fondo e a individuare la struttura narrativa che ne risulta. L'approccio offre spunti interessanti per l'analisi di un fenomeno che si pone come linea di frontiera tra il progetto del prodotto e quello della sua immagine. Gloria Koenig Iconic LA. Stories of LA’s Memorable Buildings prefazione di Frank O. Gehry

96 l’ARCA 152

Princeton Architectural Press, New York 2000, ill. b/n, 120 pp I dodici edifici rappresentati in Iconic LA mettono in luce la “personalità” architettonica di Los Angeles; con le loro storie, questi edifici illustrano la storia di una città in continua evoluzione e aperta al progresso. Ciascuno di questi edifici, esattamente come un attore in un film, ha interpretato un ruolo preciso in una commedia umana densa di intrighi, di lotte politiche, tragedie e trionfi. Elena Lamberti Marshall McLuhan Bruno Mondadori Editore, Milano 2000, 208 pp Marshall McLuhan è conosciuto come colui che ha indagato il modo in cui i nuovi media riconfigurano il nostro ambiente e condizionano, spesso inconsciamente, la psiche umana. Sotteso a questa comunicazione nuova, il percorso poeticoletterario che contraddistingue la prima produzione di McLuhan. E’ questa, oggi, la traccia che permette di rivalutare la coerenza scientifica dell’autore e di verificare la solidità epistemologica delle sue intuizioni.

Frédéric Debuyst, Il genius loci cristiano Sinai Edizioni, Milano 2000, ill. b/n, 111pp Partendo dalla riflessione di matrice heideggeriana secondo la quale il rapporto tra uomo e spazio – che genera luoghi attraverso la mediazione dell’architettura – si definisce nella relazione tra uomo e abitare, l’autore del volume privilegia l’architettura come luogo, giungendo, così, al superamento del primato dello spazio quale categoria fondamentale dell’architettura moderna. Il luogo diviene pertanto un parametro di grande importanza nella fase di progettazione, perché consente di istituire un legame privilegiato tra l’architettura e la realtà sociale che essa intende servire. Parlare di “genius loci” significa per l’autore, innanzi tutto, definire il sentimento di identità

e, in chiave cristiana, il “mistero del luogo”. Questo implica che il tema del luogo si debba confrontare necessariamente con il rapporto tra l’architettura e la liturgia. In quest’ottica, il genius loci è definito da una perfetta corrispondenza tra il mistero dell’Incarnazione divina e la qualità costruttivo-formale di un’architettura che ne sia il luogo per eccellenza, poiché essa diviene simulacro della liturgia stessa. L’architettura così intesa veicola in immagini la dimensione storica e comunitaria della concezione di vita cristiana e si pone come sintesi tra l’oggetto architettonico e la percezione del fruitore.

Il monastero Simonpetra sul Monte Athos (disegno di/drawing by Patrick Quinn).

Latta! Scatole litografate 18901945 a cura di D. Cimorelli Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2000, ill. col., 96 pp Il volume offre lo spunto per indagare una produzione grafica ancora parzialmente inesplorata, ma sicuramente interessante per il contributo apportato da grandi personalità di inizio Novecento. I barattoli di latta, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, erano veri e propri veicoli di comunicazione, le cui immagini venivano studiate e scelte con cura diventando, in tal modo, delle piccole “opere d’arte”. Yona Friedman, between Structure and Coincidence a cura di Sabine Lebesque, Helene Fentener van Vlissingen NAI Publishers, Rotterdam 1999, ill. col. e b/n, 112 pp Il volume contiene un saggio e un’intervista nella quale vengono evidenziate le linee portanti del lavoro di Yona Friedman. Sono presentati alcuni progetti, fra i quali quello per l’UNESCO e sono sviscerate le idee forti della filosofia progettuale dell’architetto, come quelle sottese a Ville Spatiale. Toni Zimmerman Light and Illusion. The Hollywood Portraits of Ray Jones Princeton Architectural Press, New York 2000, ill. b/n, 103 pp La carriera di Ray Jones, il primo fotografo a vincere un Academy Awards, alla testa degli Universal Studios nel periodo d’oro di Hollywood, viene ripercorsa in questo volume che celebra il lavoro del fotografo ed enfatizza il suo ruolo nello sviluppo della “mecca” del cinema.

Ironia e passione

Marcello Grisotti Cinquant’anni di Architettura e Tecnologia Mario Adda Editore, Bari 1999, ill. in b/n, 307 pp Adda Editore pubblica questa selezione di scritti di Marcello Grisotti, rappresentativi del suo impegno su temi cruciali del dibattito contemporaneo: rapporto con un patrimonio storico importante e talvolta ingombrante, irrisolta coerenza tra progetto della forma e progetto della produzione, permanenza e metamorfosi nei tipi edilizi e nella morfologia urbana, dicotomia persistente tra visione burocratica e umana nella pianificazione e gestione

dell’ambiente. Studioso, professore universitario, viaggiatore attento nella storia dell’architettura e in molti Paesi, Grisotti osserva con ironia le fatiche dell’invenzione architettonica e le debolezze delle mode. Fra tutti, bellissimi i due saggi dedicati a Milano: la dolente incertezza su come restaurare i monumenti danneggiati dalla guerra (1945) e l’affettuosa ricostruzione del quartiere tra via Vallazze e via Porpora, un episodio della progettazione urbana che siamo soliti chiamare minore, esempio di una qualità globale raramente ottenuta (1992).


La supremazia della sensibilità Malevich in Verona

Molto raro, ma accade. L'ultima eccezione è la mostra "Kazimir Malevich e le sacre icone russe/Avanguardia e tradizioni", a Palazzo Forti di Verona fino ai primi di novembre. Finalmente, dunque, una iniziativa con una precisa attenzione scientifica, e per di più senza che ciò ricada a scapito del pubblico generico. Il quale può avere curiosità sia per il maestro dell'astrattismo sia per la gloriosa tradizione delle icone. Queste e le opere del pittore sono messe a confronto diretto proprio perché si possa cogliere la correlazione stilistica, essendo noto che Malevich guardò molto a quel grande repertorio dell'anima russa, oltre che a taluni francesi postimpressionisti, come Gauguin. Una doppia opportunità per il pubblico, quindi, e un'occasione scientifica interessante per gli studiosi. Anche perché sono circa 100 le opere che i curatori, il direttore dell'istituzione, Giorgio Cortenova, e Yevgenia Petrova, offrono al visitatore, grazie alla collaborazione col Museo di Stato di San Pietroburgo. Si può così seguire il cammino artistico di Malevich, dal simbolismo, al cubofuturismo e all'astrazione. Ovviamente, si hanno occasioni per meditare o rimeditare sulla corrente da lui avviata sotto il nome di Suprematismo. A partire dal 1915 Malevich presenta opere legate alla "supremazia della sensibilità pura", un realismo nuovo ("quadrato nero su fondo bianco" o "quadrato

bianco su fondo bianco") che sviluppava oltre i confini dell'iconismo i precedenti esperimenti "a-logici" e "transmentali" (quest'ultimo concetto lo attinge dai letterati Chlebnikov e Krucenych). Nel 1916 progetta la rivista Supremus che tuttavia non vedrà mai la luce. Dal 1919, e fino alla morte, avvenuta nel 1935 a 57 anni, si dedicherà ai "Planiti", modellini in gesso dedicati all'architettura e alla città. Ma anche a un recupero di figurazione, ben esemplificabile con l'Autoritratto del 1933 (in mostra). Carmelo Strano

Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on current events in Italy and abroad.

as Gauguin. This makes it a double opportunity for the general public, as well as an interesting scientific chance for scholars. The curators, the director of the institute, Giorgio Cortenova, and Yevgenia Petrova, have provided visitors with about 100 works of art, thanks also to the cooperation of the St.Petersburg State Museum. This allows us to trace Malevich’s artistic career from symbolism to cubistfuturism and abstraction. Of course, there are also plenty of chances to ponder over and reflect on the school of thought he himself founded under the name of Suprematism. From 1915 onwards Malevich presented works connected with the “supremacy of pure sensitivity”, a new form of realism (“a black square on a white background” or “white square on a black background”) taking previous “a-logical” and “transmental” experiments (the latter concept was borrowed from the writers Chlebnikov and Krucenych) beyond the bounds of iconism. In 1916 he had the idea of publishing a magazine to be called Supremus, but the idea never actually took shape. From 1919 till his death in 1935 at the age of 57, he dedicated himself to “Planiti”, plaster models dedicated to architecture and the city, but also designed to reinstate figurative art as exemplified in his Self-Portrait from 1933 (on display). Sotto/below, Kazimir Malevich, Suprematismo, olio su tela/oil on canvas, 80,5x59,5 cm, 1915/1916; in

alto/top, Testa di contadino/Peasant’s Head, olio su tela/oil on canvas, 40x44,5 cm, inizio anni/early ’30.

Not very often, but it does happen. The latest exception is the exhibition entitled “Kazimir Malevich and holy Russian icons/The Avant-gardes and traditions” being held at Palazzo Forti, Verona, until early November. At last, then, here’s an event organised along strictly scientific lines and, most significantly, without allowing this to in any way penalise the general public, who might be interested in both this master of abstract art and the glorious tradition of icons. These icons and the painter’s works may be directly compared to bring out their stylistic correlations, since it is a well known fact that Malevich was keenly interested in this great repertoire of Russian spirit, as well as certain French post-Impressionists, such

l’ARCA 152 97


La poesia di Melotti

La partita continua

Prosegue presso la Fondazione Bandera per l’Arte di Busto Arsizio (Varese) la programmazione dedicata al Novecento italiano che dopo l’omaggio a Munari propone ora fino al 29 ottobre la mostra “Fausto Melotti. Segno, musica e poesia”. L’iniziativa, a cura di Alberto Fiz, organizzata in collaborazione con l’Archivio Melotti su progetto di Antonella Commellato, vuole sottolineare il rapporto di Melotti con la scrittura, la musica, la letteratura e la poesia. Circa novanta opere tra sculture, opere su carta, libri d’artista, incisioni, realizzate tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta raccontano degli stretti legami intrattenuti da Melotti con autori del calibro di Ezra Pound (di cui illustrò il libro d’artista Il pesce e l’ombra), Raymond Queneau (La canzone del polistirene), William Butler Yeats e, soprattutto Italo Calvino che gli dedicò Le città invisibili. Ispirata a questo libro è la grande installazione in bronzo Le torri

Coinvolgimento, promessa, scalpore ed entusiasmo: queste le caratteristiche che contraddistinguono il design italiano e tedesco e che vengono messe in mostra a Bonn, alla Kunst- un Austellungshalle, fino al 12 novembre. Il titolo della mostra, “4:3 – Cinquant’anni di design italiano e tedesco”, prende a simbolo di tali caratteristiche l’indimenticata partita che vide di fronte le due nazionali ai mondiali di calcio del 1970. Le diversità e rivalità tra i due stili progettuali hanno dato vita negli ultimi cinquant’anni a prodotti di serie e pezzi unici eccezionali. Si ripercorre con questo evento, progettato da Jutta Frings e allestito da Volker Albus, la storia del design dei due Paesi attraverso le Scuole, le correnti, i movimenti, i protagonisti e i premi. Sono esposte alcune delle icone del design, dai prodotti della Braun a quelli di Alessi, soluzioni d’ambiente, mobili, poster, insieme a oggetti ideati per l’occasione da Alessandro Mendini, Anna Castelli o Dieter Rams. Punto focale della mostra è la terrazza-giardino sulla quale in

della città invisibile realizzata nel 1976 e quasi mai esposta al pubblico. Altra rarità in mostra è rappresentata dalla serie Alfabeti, realizzata tra gli anni Cinquanta e Ottanta, in cui ogni lettera dell’alfabeto disegnata su carta diventa pretesto per la sperimentazione estetica di Melotti. La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Skira con testi del curatore, dei critici Paolo Campiglio, Angela Vettese e interviste a Giovanni Raboni e Gillo Dorfles.

Il Vitra raddoppia A dieci anni dalla sua fondazione a Weil am Rhein, il Vitra design Museum ha inaugurato nel luglio scorso a Berlino una nuova struttura satellite, la prima di un più ampio progetto che prevede altre aperture in Italia, Francia, Spagna e Stati-Uniti. Una antica centrale elettrica nel quartiere di Prenzlauer Berg, progettata negli anni Venti da Hans Heinrich Muller e completamente ristrutturata con il contributo della società Berliner Elektrizittswerken, ospita il nuovo museo che inizia la propria attività con una mostra dedicata a Verner Panton, fino al 27 ottobre. La portata del designer danese, una delle figure più rappresentative della seconda metà del XX secolo che influenzò significativamente la storia del design, come della moda e dell’architettura contemporanee, è descritta da una ricca selezione di materiali appartenenti alla sua collezione di oggetti e agli archivi Panton. Schizzi di studio di mobili, luci e oggetti si affiancano a documenti relativi ai suoi progetti di architettura e ai disegni concepiti per i tessuti. La mostra, che sposa uno schema cronologico, mette l’accento sulla produzione del periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta, momento centrale dell’attività di Panton per il contributo che offrì allo sviluppo e all’affermazione del design internazionale. In contemporanea, con chiusura il 29 ottobre, nella storica sede del Vitra a Weil am Rheim è in corso un’importante retrospettiva con cui la Barragán Foundation rende omaggio all’architetto messicano

98 l’ARCA 152

una cupola in menbrana tessile trasparente, l’Airquarium (la più grande del mondo, creata dalla Festo Corporate Design), sono allineate alcune delle automobili che hanno fatto la storia del design: tra le tante, la Mercedes 300 SL, la Borgward, l’Isotta. In concomitanza con questa mostra storica, una dedicata al presente e al futuro, intitolata “Oggi e domani” che vuole mettere in evidenza le prospettive del design in un panorama più allargato. Sono stati così invitati specialisti, appartenenti a discipline (semiotica, filosofia, sociologia, letteratura, neurofisiologia) e culture (Africa, Americhe, Europa) diverse che confronteranno le loro visioni e realizzazioni.

L’Ultrattività di Gavina

Luis Barragán (1902-1988). Rappresentante indiscusso dell’architettura dell’America Latina e referente riconosciuto a livello internazionale, Barrágan è qui descritto attraverso una scelta accurata di edifici realizzati e di studi progettuali. La mostra si focalizza principalmente sui contenuti poetici e sulla personalità dell’architetto, sul suo modo di lavorare e sui suoi legami con l’ambiente del modernismo internazionale e con il contesto culturale contemporaneo. Il concetto visuale alla base della mostra, arricchita da illustrazioni, proiezioni e giochi di volumi nonché dai documenti originali raccolti dal fotografo amico Armando Salas Portugal, offre una testimonianza fedele e coerente dell’opera di Barrágan rendendo giustizia all’intensità e alla carica emozionale ed espressiva della sua architettura. Parallelamente alla mostra, che seguirà un progetto itinerante toccando le sedi di Vienna ( Mak novembre-gennaio 2000), di Londra (Design Museum marzo-luglio 2001) e in seguito di Berlino al Vitra, di Rotterdam al NAI e di Tokyo al Contemporary Art Museum, sono esposti al Museo d’architettura di Basilea una serie di fotografie di edifici di Barragán realizzate da René Burri.

Il Complesso Museale di San Francesco a Trevi (Perugia) ospita fino al 31 ottobre una mostra di circa cinquanta opere di Dino Gavina, intitolata “Ultramobile”. Dino Gavina ha coinvolto nel suo percorso progettuale personaggi rappresentativi del mondo dell’arte, del design e dell’architettura a cominciare dall’incontro, nel 1954 con Lucio Fontana che lo introdusse nell’ambiente della Triennale di Milano e gli fece conoscere Pier Giacomo Castiglioni. Da allora, Gavina fu promotore di importanti iniziative e progetti: nel 1960 fonda la Gavina spa affidandone la presidenza a Carlo Scarpa; nel 1962 incontra Marcel Breuer e gli chiede di produrre alcuni prototipi del Bauhaus; nel 1963 apre un suo showroom in Via Condotti a Roma e lo inaugura con una mostra di Marcel Duchamp; nel 1967 anticipa la Sopra, Luis Barragán, terrazza sul tetto della sua casa in Calle Ramírez 14 a Città del Messico. A destra, Dino Gavina/Studio Simongavina, Sforzesca. Above, Luis Barragán, terrace on top of his own house in Calle Ramírez 14, Mexico City. Right, Dino Gavina/Studio Simongavina, Sforzesca.

mostra parigina sul movimento cinetico con un’esposizione che gira l’Italia intitolata “La luce” e fonda a Bologna il Centro Duchamp per aiutare gli artisti; nel 1968 collabora con Scarpa e Kazuhide Takama alla collezione “Ultrarazionale”; nel 1971 coinvolge molti artisti per creare la collezione “Ultramobile”, da cui questa mostra prende in prestito i titolo; nel 1974 con Enzo Mari progetta l’iniziativa “Metamobile”. Negli anni Ottanta e Novanta continua a progettare, organizzare, allestire, esporre e inizia a insegnare. Nella mostra di Trevi vengono presentate le produzioni di numerose aziende con cui Gavina ha collaborato e oggetti creati da architetti, designer e artisti che con lui hanno condiviso l’esperienza del progetto.


Siti internet

Nuovo paesaggio

www.immagiarialoplop.org La Fondazione Baruchello si è costituita nel 1998 con la donazione di Baruchello di beni, opere, immobili, archivi e biblioteca in occasione del compimento dei quarant'anni della sua attività di artista. La Fondazione intende essere un centro di attività per la ricerca di nuove espressioni e modalità, posizioni e metodologie nel mondo dell'arte; si rivolge inoltre alle situazioni di emarginazione e di estraneità dal contesto convenzionale dell'arte, come le carceri, i manicomi, la dissidenza e l'emarginazione politica e sociale. Il programma culturale (curato da Carla Subrizi) prevede seminari, incontri, manifestazioni con personaggi della cultura e dell'arte, corsi di formazione e borse di studio, nonché la pubblicazione in stampa e in rete di materiali e interventi realizzati. Con il nome loplop - uccello immaginario pensato da Max Ernst - scelto per il progetto della Fondazione si è inteso fare riferimento a una delle radici fondamentali per l'arte e il pensiero contemporanei: l'esperienza dada e surrealista.

www.immagiarialoplop.org The Fondazione Baruchello was founded in 1998, following Baruchello's donation of his possessions, works, furniture, archives and library to mark the completion of forty years of his activities as an artist. The Foundation intends to be a centre of research into new expressions and modalities, positions and methodologies in the world of art; it also considers conditions of marginalization completely extraneous to the conventional context of art, such as prisons, lunatic asylums, as well as political and social dissidence and alienation. The cultural programme (curated by Carla Subrizi) provides for seminars, meetings, events featuring outstanding figures in culture and art, training courses and scholarships, as well as the publication in the press and on the web of the materials and of the operations carried out. With the name loplop - an imaginary bird conceived by Max Ernst the Foundation alludes to one of the fundamental roots of contemporary art and thought: the Dadaist and Surrealist experiment.

www.centraalmuseum.nl Il Centraal Museum di Utracht è stato rinnovato e ampliato. Le sue ricche raccolte sono ora visitabili anche in Internet grazie a questo sito che mette a disposizione informazioni sulle opere e sugli artisti che le hanno realizzate. Inoltre un servizio on-line consente di richiedere la visione anche di opere attualmente conservate nei depositi del museo. E’ garantita la visualizzazione dopo un’ora dalla richiesta.

www.centraalmuseum.nl The Centraal Museum of Utrecht has been renovated and enlarged. Its rich collections can now be visited also on the Internet thanks to this site, which provides visitors with information on the works and on the artists who created them. Moreover, an online service enables visitors to request a viewing also of works now stored in the museum depository. The screening is guaranteed within an hour of the request.

www.mediaengineering.net Un gruppo di professionisti del Centro Italia ha organizzato questo sito che crea un network tra tecnici, ingegneri, servizi, prodotti, con una banca dati per la ricerca di informazioni. Improntato alla flessibilità e alla multidisciplinarietà, questo sito si pone l’obiettivo di interfacciare i vari professionisti per la realizzazione di progetti a vari livelli.

www.mediaengineering.net A group of professionals at the Centre of Italy have organized this site, which creates a network among technicians, engineers, services, and products, with a data bank for researching information. Marked by its flexibility and multidisciplinary character, this site aims to put various professionals in contact with one another for the carrying out of projects at various levels.

www.terrarium.nu Un sito sperimentale, progettato dal giovane designer di Seattle Jason Hickner. La presentazione dei lavori sul web di Hickner indaga nuove forme di screen scrolling verticale. Recentemente il sito è stato inserito nella sezione Architettura e Design del Museum of Modern Art di San Francisco.

www.terrarium.nu This is an experimental site set up by the young Seattle designer Jason Hickner. The presentation of works on Hickner's website investigates new forms of vertical screen scrolling. Recently, the site was included in the Architecture and Design section of the Museum of Modern Art of San Francisco.

Segnalate i vostri siti, le vostre scoperte, le vostre idee al nostro E-mail: arca@tin.it

Send us your site address, your discoveries, and your ideas to our E-mail address: arca@tin.it

Il padiglione Antares del Parco Scientifico Tecnologico di Marghera (Venezia) ospita fino al 29 ottobre la mostra “Identificazione di un paesaggio”. Questa mostra fotografica si inserisce nell’ambito di un più vasto progetto di lettura dell’area industriale di Marghera, avviato dal 1996, per documentare la complessità degli insediamenti industriali, delle loro riconversioni e delle conseguenti trasformazini del territorio circostante. In questa mostra, curata da Sandro Mescola, sono raccolte immagini scattate nel 1999 da fotografi come Lewis Baltz, John Davies, Richard Pare, Toshio Shibata, per citare solo alcuni dei nomi di rilievo

internazionale che hanno partecipato a questo progetto di nuova identificazione del paesaggio industriale e del territorio urbano alle porte di Venezia. L’esposizione è affiancata dall’intervento “Trittico di Marghera”, un video sperimentale, realizzato da Studio Azzurro, che sincronizza su tre schermi le immagini di prossima dismissione, demolizione e riconversione di Marghera.

John Davies, Marghera 1998-1999.

Il senso del nuovo tempo

Alla Fiera di Verona, dal 12 al 16 ottobre, viene affrontato un tema di grande interesse, quello del rapporto tra l’uomo e il tempo. La mostra “Sogni intorno al tempo”, curata da Simone Micheli, indaga le nuove modalità con le quali l’uomo si relaziona al proprio tempo, modalità che mutano e si evolvano senza quasi che l’uomo se ne accorga. Attraverso un allestimento vuoto, attraversato da suoni e riflessioni, da luci abbacinanti e oscurità totali, apparizioni fulminee e repentine dissolvenze, il visitatore è invitato e, per certi versi, accompagnato per mano nella riflessione sul senso della vita e sul suo rapporto con il tempo. Anzi, con il nuovo tempo che sta scandendo le nostre vite.

l’ARCA 152 99


Vaccaro a Bologna

Nell’ambito delle numerose iniziative di “Bologna 2000 – Città Europea della Cultura”, è aperta fino al 20 novembre, presso lo Spazio Espositivo San Mattia di Bologna, la mostra “Giuseppe Vaccaro, moderno e contemporaneo”. Curata dall’Archivio Vaccaro di Roma, la mostra intende evidenziare gli spunti innovatori portati da Vaccaro nell’architettura italiana negli anni Trenta, aprendole gli orizzonti verso l’Europa. Le opere in mostra sono rappresentate da fotografie d’epoca e disegni originali, a fianco dei quali sono esposte una serie di foto nuove scattate da

Giuseppe Vaccaro, Colonia Marina Agip, Cesenatico, 1936-38 (foto: Gabriele Basilico).

Gabriele Basilico. Sono stati inoltre realizzati per l’occasione alcuni plastici, utilizzando materiali nuovi e inconsueti, che valorizzano il carattere anticipatorio di talune opere di Vaccaro e offrono lo spunto per una riflessione critica sulle relazioni tra il linguaggio architettonico moderno e quello contemporaneo.

Arte tessile a Como

E’ arrivata alla decima edizione la rassegna di arte contemporanea “Miniartextil”, aperta fino al 28 ottobre presso la ex chiesa di San Francesco a Como. Col sottotitolo “…Sul filo del millennio”, offre una panoramica internazionale nell’ambito della fiber art con opere di artisti provenienti da tutto il mondo, invitati a confrontarsi seguendo la proposta di un tema e di un comune formato (20x20x20 cm). Quest’anno, accanto alle opere di oltre duecento artisti, sedici pannelli e due arazzi di Josep Royo (artista che da giovane collaborò con Miró) e nove installazioni di Marie-Noelle Fontan (Francia), Claude e

Kenji Takahashi, senza titolo/untitled, marmo bianco di Carrara e filo di nylon/Carrara White Marble and nylon thread, 2000.

Andrée Frossard (Svizzera), Elise Kloppers (Olanda), Attiliana Argentieri, Gianfranco Zanetti (Udine), Vito Capone (Foggia), Giuseppe Coco (Catania), Lydia Predominato (Roma), Maria Luisa Sponga (Milano).

Segni liberi di fine secolo :

Per tutto il mese di ottobre, l’Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano (Brescia) ospita la mostra “Cambia il tempo. Lucia Pescador dall’inventario di fine secolo con la mano sinistra 1992-2000”, curata da Martina Corgnati. Si offre una panoramica del lavoro recente di Lucia Pescador attraverso una ventina di installazioni di grande formato, a partire da L’inventario di fine secolo, iniziato nel 1992, un lavoro a tema sulle immagini della cultura del Novecento, disegnato con la mano sinistra su vecchie carte usate. La Pescador ha iniziato a usare la mano sinistra per i suoi disegni dal 1987 alla ricerca di “un segno meno controllato che con la destra non mi veniva”. In concomitanza con questa esposizione ne è stata allestita un’altra a Concesio San Vigilio (Brescia) nello spazio espositivo Di là dal fiume e tra gli alberi (fondato da Roberto Bianchi, organizzatore

100 l’ARCA 152

Il “progetto” del mondo

e ideatore di entrambe le iniziative) intitolata “Lucia Pescador, 30° Crocevia Dick Tracy-Braccio di Ferro e Vasi”.

Circa trenta artisti della scena internazionale sono protagonisti della mostra “La forma del mondo/La fine del mondo”, progettata da Marco Meneguzzo e allestita al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano fino al 15 ottobre. La rassegna parte dalla riflessione sulla polarità presente nel mondo dell’arte di oggi, sulla figura dell’artista e sulla funzione dell’arte. Il mondo è sempre più complesso e, di conseguenza, è sempre più difficile prevedere un forma del suo sviluppo, ipotizzare un “progetto” del mondo; gli artisti

si trovano quindi a dover scegliere se intraprendere la difficile strada della sua rappresentazione o concentrarsi su se stessi e sulla propria soggettività. La mostra del PAC indaga su tale dicotomia attraverso una sessantina di lavori diversi tra loro in termini tematici e di tecnica, che vanno dalle grandi installazioni, alcune delle quali progettate espressamente per lo spazio milanese, a piccoli, ma significativi segnali come il rarissimo libro di Alighiero Boetti sulla classificazione dei mille fiumi più lunghi.

Calatrava a Firenze

A Palazzo Strozzi di Firenze, è stata organizzata la prima grande retrospettiva italiana dell’opera di Santiago Calatrava, aperta fino al 28 gennaio prossimo. Dell’architetto spagnolo vengono presentate oltre alle note opere architettoniche, le sculture e i disegni che, pur essendo opere d’arte autonome sono anche il punto di partenza del suo personale laboratorio di idee che si trasforma poi in costruzione. Poeta del movimento, Calatrava è un teorico dell’unità del sapere A sinistra/left: Lucia Pescador, Colonna Brancusi, tecnica mista su fogli di registro intelaiati/mix technique on framed register paper sheets, 163x55 cm, 1998. Sopra/above, un’opera di/a work by William Kendridge. A destra/right, Santiago Calatrava, sala ipogea della/underground hall at Piazza de España, Alcoy (foto: Paolo Rosselli).

– secondo la lezione del Rinascimento – e quindi, per lui, l’architetto è insieme uomo di tecnica e artista. La mostra fiorentina, allestita da Manuel Blanco, docente alla Escuela Superior de Arquitectura de la Univesidad Politecnica de Madrid, presenta sculture di varie dimensioni, acquerelli, riproduzioni in miniatura, fotografie, manufatti e una parte significativa degli oltre sessantacinquemila disegni prodotti da Calatrava negli ultimi venti anni.


La poetica dell’esistenza

La Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento presenta fino al 5 novembre la mostra “Sandro Chia”, a cura di Vittoria Coen, comprendente lavori inediti creati appositamente per l’occasione e opere recenti. Il mondo poetico di Chia (classe 1946) stabilisce un legame con il passato arcaico trasportando i suoi soggetti in una dimensione temporale lontana, attraverso una pittura che esprime le trasformazioni dell’esistenza, che è per lui complessa ed esigente. In mostra, oltre a tele dipinte a

Immagini di deserti

olio di diverso formato, sono esposte alcune sculture in bronzo di grandi dimensioni.

Sandro Chia, Il comico, olio su tela/oil on canvas, 160,5x80 cm, 1978. A destra/right, Balthasar Burkhard, Namibia 2000.

Le metafore della metamorfosi

E se la casa si trasformasse in una sorta di zoo, nel quale fosse impossibile distinguere tra oggetti e creature? Questo il filo conduttore della personale di Manuela Bertoldi, dal titolo “Zoohome”, in cartellone alla Galleria L’Affiche di Milano sino

al 4 novembre. La metamorfosi che l’artista racconta è la giungla che diviene civiltà, la belva che si fa gentiluomo – e tutto, allora, deve essere letto alla luce dell’interior design – e l’uomo che diviene sempre meno civile, pronto a ritornare nella foresta.

Manuela Bertoldi, Serie Zoohome, 2000.

Esposizione di fotografie e di film, “le désert” – in cartellone alla Fondation Cartier sino al 5 novembre – prende come punto di partenza la corrispondenza storica tra l’invenzione della fotografia e la scoperta del deserto da parte degli europei. Centrale diviene il rapporto tra fotografia e deserto e, per estensione, la possibilità stessa di rappresentare il deserto mediante un’immagine. Il confronto si opera annullando la dimensione temporale e, pertanto, immagini di avventurieri del XIX secolo sono avvicinate a quelle di fotografi contemporanei cui la Fondation Cartier, in via del tutto eccezionale, ha proposto di viaggiare nel deserto e di raccontarlo attraverso immagini. Il deserto diviene, quindi, uno paesaggio atemporale che comunica agli uomini sentimenti

ed emozioni valide da sempre e per sempre. Si identifica con il luogo dei contrasti e delle contraddizioni, il luogo in cui la statica si scontra con la perennità di un istante sospeso e con la mutevolezza di un paesaggio continuamente trasformato dal lavorìo del vento. Di fronte a un paesaggio che si modifica di continuo e che, nel cambiamento, scompare per divenire altro e mutar forma, l’unica possibilità di catturare la traccia iscritta nel deserto diviene il mezzo fotografico, testimone silente delle mutazioni perpetue. L’esposizione è un omaggio non solo al fascino che il deserto esercita sui viaggiatori, ma anche a sir Wilfred Thesigner, avventuriero, esploratore, umanista e autore di Désert des déserts, capolavoro del genere nel XX secolo.

Arte in video Il mito del ritorno

La città di Angers ospiterà sino al 19 novembre la mostra “l’Odyssée” che raccoglie le opere di quattro artisti contemporanei: Antonios Antonis, Artémis, Lefteris Kritikos e Werner Marxer. Filo conduttore dell’esposizione è la ricerca artistica sul mito di Odisseo che, con le sue peregrinazioni per il Mediterraneo, incarna la condizione umana dello sradicamento e della perdita ma, al contempo, del ritorno alla patria e, fuor di metafora, alle origini profonde. Il punto di riferimento per i quattro artisti è sicuramente l’Odissea così com’è stata cantata da Omero nella Grecia dell’VIII secolo a.C.; il mito classico viene però contaminato e rielaborato avvalendosi di scrittori contemporanei che hanno riletto, in chiave moderna, le vicende di Odisseo e Telemaco.

In particolare, l’Ulisse di Joyce e di Pessoa e l’Odissea di Nikos Kazantzaki, scrittore greco contemporaneo. Il risultato di questa ricerca è un’esposizione che illustra, partendo dal mito greco, il tema universale della fuga e del ritorno, avvalendosi di diversi mezzi espressivi, dalle installazioni di Antonis agli arazzi realizzati da Artémis, dai quadri di Marxer agli arazzi di basso liccio, sorta di epopea di acqua e vento, di mare e tempesta, di Kritikos.

Al Teatro Sannazzaro di Napoli, dal 19 al 21 ottobre, si svolge la quinta edizione di Artecinema, festival internazionale sull’arte contemporanea. Obiettivo della rassegna è far conoscere - attraverso una scelta di documentari, interviste e biografie filmate - i protagonisti dell’arte contemporanea. Tutti i filmati non hanno distribuzione sul circuito, ma sono reperibili presso gli archivi d’arte, le

videoteche dei grandi musei internazionali o presso i registi e i produttori, confermando così l’intenzione di diffondere materiale inedito e di altissima qualità. Ogni giorno, dalle 17.00 alle 24.00, vengono proiettati otto documentari in versione originale con traduzione simultanea in cuffia, suddivisi in tre sezioni: arte e dintorni, architettura, fotografia.

A destra/right, Frédéric Amat, Voyage à la lune. A sinistra/left, Antonios Antonis, Il Mito di Ulisse.

l’ARCA 152 101


I confini del popolo della rete

Tecnologia, sviluppo e ambiente

WebWorld, il nuovo sito Web di Hewlett-Packard, si apre a tutto il nuovo riferito al mondo dell’imaging digitale e della stampa creativa: il segmento di applicazioni per PC attualmente più in crescita. L’iniziativa consente di partecipare a concorsi e di intrattenersi con chi si è immerso appassionatamente nella tecnologia e nella multimedialità. WebWorld sarà, per la qualità delle informazioni e la facilità di consultazione, il riferimento per quanti necessitano di consigli, indicazioni e notizie o desiderano scaricare materiale gratuito in merito ai settori della

Impegnata sia formalmente che tecnologicamente, Boffi presenta una nuova linea di grandi e prestigiosi frigoriferi, compresi nella serie Works, che dispongono della tecnologia innovativa svedese Electrolux, attenta allo sviluppo sostenibile in relazione all’ambiente. I nuovi frigoriferi, con capacità compresa tra i 600 e i 1200 litri, sono dotati di vano cooler, vano cantina e vano freezer. Una speciale porta in vetro e acciaio distingue e personalizza il vano cantina, per consentire la vista costante di quanto contenuto internamente. Completamente realizzata in acciaio inox con finiture professionali, la nuova gamma Boffi dispone anche di una lavastoviglie elettronica a 9 programmi di produzione

stampa, della fotografia, dei viaggi e della tecnologia. Il nuovo sito (www.hpwebworld.com) è stato creato per il mercato europeo ed è attualmente disponibile nelle versioni in lingua inglese, francese, italiana, tedesca e spagnola. WebWorld è suddiviso in quattro estese aree tematiche: PhotoWorld, destinato a chi intende sviluppare o approfondire la propria conoscenza in campo fotografico o nell’imaging digitale; CreativeWorld, sezione che permette di utilizzare speciali modelli per editare e integrare le loro immagini all’interno di biglietti di auguri, calendari personalizzati, copertine per CD e altri lavori di creatività; TravelWorld, guida programmata per pianificare i viaggi, completa di informazioni relative a shopping, a ristoranti, a spettacoli e altro; HPCommunity, spazio creato per utenti che desiderano siti Web personali, indirizzi di posta elettronica e altro.

Un portale per l’edilizia

BravoBuild è il portale europeo business-to-business (B2B) che Italcementi dedica al settore dell’edilizia prevedendo, per il lancio, un investimento di 100 M. di lire nei prossimi tre anni. Già on line, il portale B2B offre al suo interno, dedicati gli operatori del settore dell’edilizia e delle costruzioni, una serie di servizi e di informazioni indispensabili per operare. BravoBuild consente a compratori, venditori e professionisti di semplificare, aggiornandosi e informandosi, le rispettive attività operative, attraverso confronti relativi alla domanda e all’offerta di prodotti e servizi per l’edilizia. E’ sufficiente una semplice e rapida procedura di registrazione,

102 l’ARCA 152

per consentire agli utenti l’invio di una richiesta di offerta agli operatori del settore, l’organizzazione di aste di vendita, la partecipazione ad aste di acquisto e rendere disponibile on line il proprio catalogo prodotti per consultazione o vendita. Sono anche disponibili una serie di servizi a valore aggiunto per gli operatori di settore, come l’accesso a banche dati, servizi di carattere finanziario, servizi di logistica e di project management. Anche se di medie e piccole dimensioni, le aziende di settore potranno sia ampliare la propria sfera di attività su scala europea, che operare con più efficienza in relazione a tempi e costi. Nato per iniziativa di Italcementi, BravoBuild.com ha in McKinsey l’advisor strategico, in Broadvision (società leader a livello mondiale in applicazioni integrate) l’e-business e il marketing one-to-one, in TXT esolution la società specializzata in soluzioni informatiche per il B2B, e in Siebel System il leader mondiale per le soluzioni eBusiness orientate al cliente, comprese le soluzioni di commercio dinamico on-line, e Auction. L’operazione compiuta da Italcementi ha implicato la costituzione di una nuova società, preposta allo sviluppo di tutte le iniziative nel settore della new economy per il mondo delle costruzioni. Nella foto Carlo Pesenti Condirettore Generale Italcementi

svizzera e un forno elettronico multifunzione di produzione tedesca, entrambi realizzati con tecnologia Electrolux.

Oggi più di ieri E’ ora disponibile la release 6.5 di ArchiCAD, noto e completo pacchetto CAD per la progettazione architettonica supportato da Cigraph. Questa nuova versione è stata totalmente aggiornata sia in relazione alla gestione del lavoro sia in merito alla personalizzazione della propria progettualità. Il processo di costruzione dell’Edificio Virtuale è quindi attuabile con la più completa possibilità di modellazione architettonica poiché non esiste più alcuna funzione 2D, ossia operazioni sulla pianta dell’edificio, che non sia facilmente operativa anche in 3D, con la integrale implementazione dei comandi nella finestra tridimensionale.

Lo strumento Zona, per esempio, definisce adesso anche spazi tridimensionali, compresi quelli irregolari, consentendo di generare volumi di forma libera e di associarne i relativi calcoli. In base all’aggiunta dei due nuovi strumenti Trave e Colonna rotonda, le Travi diventano “intelligenti”, forando automaticamente muri e colonne, come pure nella generazione delle Falde del tetto, con una gestione delle forature per gli elementi mesh migliorata generalmente, anche nelle opzioni di “gravità”. Inoltre un nuovo add-on consente di modellare i muri, inseriti in pianta, curvandoli o variandone lo spessore.

Velare i vetri

L’azienda francese Reflectiv, specializzata nella produzione di pellicole adesive da applicare sul lato interno dei vetri, ha realizzato un nuovo film traslucido che consente il passaggio della luce senza svelare la forma di oggetti o persone internamente presenti. La pellicola, realizzata in policarbonato, si caratterizza per l’aspetto vellutato, pari a quello del vetro smerigliato, ma priva degli svantaggi tipici come la facilità a trattenere lo sporco o l’impronta di dita. La pellicola garantisce infine una maggiore sicurezza in merito a rotture del vetro di supporto. Realizzato in rulli da 10 e 30 m di lunghezza e di 1,37 m di larghezza, il film traslucido è

rivestito di un adesivo acrilico, protetto da una pellicola che ne semplifica la posa.


Presente a Expo 2000

Ogni due anni si svolge nell’ambito di Intel, rassegna internazionale di elettrotecnica, elettronica, e illuminazione organizzata da Associazione Intel a Fiera Milano, il Premio Intel Design che evidenzia i prodotti più innovativi e interessanti presentati nella manifestazione. Proprio l’ultima edizione di questa iniziativa è stata presentata, a Expo 2000 (attualmente in corso ad Hannover) nell’area dell’International Design Gallery, con un allestimento

curato da Achille Castiglioni e Joseph Di Pasquale. La partecipazione del Premio Intel si distingue particolarmente nell’ambito di Expo 2000, poiché è la sola presenza dedicata al design nella manifestazione. Queste le aziende premiate: ABB Sace, Aristocavi, BTicino, Busch-Jaeger Elektro GMBH, Chloride Silectron, Disano Illuminazione, EP Elettro-VLM Group, Gewiss, HT Italia, iGuzzini Illuminazione, Nice, Pogliano dei F.lli Pogliano, SIEI Peterlongo, Targetti Sankey.

Prima l’uomo In passato vicepresidente di Apple Computer e fondatore del Nielsen Norman Group, Donald Norman ha partecipato lo scorso giugno all’incontro organizzato dalla Triennale di Milano, dalla casa editrice Apogeo e dalla Scuola Politecnica di Design, impostato sulla tematica “Human-centered Design l’usabilità dei prodotti e del Web”. Nel corso della conferenza, Norman ha spiegato come si devono considerare oggi i processi di sviluppo,

progettazione e design dei prodotti che, con particolare e nuova attenzione all’essere umano, accompagnano e individuano nell’utente e nelle relative necessità l’obiettivo primario e superiore alla tecnologia stessa. Argomento dell’incontro è stata dunque l’idea che la progettazione di un prodotto, come quella di un sito Web, va oltre l’abilità tecnologica per porsi, con acume e intelligenza, a disposizione dell’utente.

La veranda su misura

Le verande Finstral, costruite nella misura delle singole esigenze, consentono il realizzo di strutture ben articolate e di facile integrazione per le più varie situazioni architettoniche. La possibilità di aumentare gli spazi abitativi e di creare soluzioni di maggiore luminosità articolando nuovi volumi, dove forma e colore si integrano facilmente agli edifici, semplifica notevolmente l’utilizzo di questo sistema che dispone, oltre all’alto grado di stabilità dei componenti, di soluzioni che comprendono sia porte a due battenti, che scorrevoli con dispositivo di arresto o porte con ante a libro. Il collegamento della

veranda al suolo si attua con l’utilizzo di speciali profili o per mezzo di soglie. Le molte varianti disponibili per superfici, colori e in merito alla ripartizione dei vetri, rendono facile la realizzazione di schemi nuovi e integrazioni mirate. Essendo realizzate con profili in PVC a elevato isolamento termico e resistenti agli agenti atmosferici, le vetrate Finstral consentono un ottimo risparmio, mentre le aperture di ventilazione e la possibilità di predisporre tende, avvolgibili o veneziane sia all’interno che all’esterno, consento un’ottima e costante abitabilità.

Sviluppo e competitività

Nel corso dell’Assemblea Annuale di Anie, Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche che, attraverso 16 associazioni rappresenta 900 imprese con oltre 150.000 addetti, si qualifica in Italia come il 4° settore industriale per dimensioni, è stata evidenziata la crescita del settore elettrotecnico ed elettronico. Nel 1999 il comparto ha raggiunto i 79.000 miliardi di lire di fatturato (+3,4 rispetto al 1998), ed è stato inoltre segnalato che, incrementandosi maggiormente il fattore importazioni rispetto a quello delle esportazioni, c’è stata una riduzione del saldo attivo della bilancia commerciale che supera comunque i 6.000 miliardi di lire. Contributo decisivo all’attivo è venuto dall’elettrotecnica, e in particolare da apparecchi

domestici e professionali volti all’illuminazione: settore internazionalmente leader. Positivo anche il trend relativo a sicurezza e automazione edifici, informatica, telecomunicazioni, automazione ed elettromedicali. L’intervento di Renzo Tani (Presidente ANIE) ha sottolineato l’abbassamento di competitività da parte dell’Italia e la necessità di colmare il gap di infrastrutture e tecnologie che la divide dalle nazioni più avanzate come Francia, Gran Bretagna e Germania. Gli investimenti italiani in information and communication technology (ICT) raggiungono appena l’1,7% del prodotto interno lordo, contro il 3% dei maggiori partner europei e il 4% degli USA. Tani ha inoltre auspicato un rapido processo di liberalizzazione del settore energetico che crea un drastico e pericoloso calo di investimenti in apparati e sistemi, mettendo in difficoltà le aziende che producono tali beni, e pone inquietanti interrogativi sulla qualità e sul prezzo dell’energia elettrica: fattore produttivo trasversale all’intero sistema industriale.

Conservazione e tecnologia

Nell’ambito della Biennale Internazionale di Architettura 2000, a Venezia, BTicino ha promosso, nel quadro delle attività del Padiglione degli Stati Uniti d’America, una conferenza internazionale, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha affrontato il tema discusso e indagato: ”Usi Contemporanei dell’Antico”. Impostata su considerazioni di ordine culturale in merito a “conservazione o innovazione, virtuale o reale, tecnologie esteticamente innovative o filologicamente discrete”, la conferenza ha avuto, tra i numerosi oratori, la presenza di Pio Baldi, Direttore ai Beni Paesaggistici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che ha sostenuto interventi bilanciati in merito alla conservazione territoriale rapportata a soluzioni di operatività in contesti particolari. Paolo Marconi,

impegnato nel complesso di San Clemente a Roma per la ricerca promossa da BTicino in merito al progetto “A Regola d’Arte”, ha, a sua volta, parlato dell’utilizzo più mirato della tecnologia, soprattutto quella legata al controllo dell’illuminazione con particolare attenzione a soluzioni funzionali e liturgiche. Momento focale dell’incontro è stato comunque l’intervento di Zaha Hadid, autrice del nuovo progetto per il Centro d’Arte Contemporanea di Roma e interprete di espressioni architettoniche urbane che coniugano valori spaziali e scultorei con la disponibilità territoriale per la socializzazione. L’architetta irachena auspica la coerenza che il nostro tempo deve esprimere applicando e sviluppando le attuali tecnologie nelle soluzioni progettuali per la vivibilità, pur nella consapevolezza del contesto esistente.

l’ARCA 152 103


Per utilizzi infiniti

Maggior sicurezza

Dal 22 al 26 novembre si svolgerà a Fiera Milano “Sicurezza 2000”, mostra dedicata alla sicurezza e all’automazione degli edifici organizzata da Associazione Intel e promossa da ANIE-ANCISS, su una superficie di oltre 20.000 metri quadri. Considerata la grande attenzione riservata attualmente agli esercenti di servizi pubblici, si sono sviluppate nuove iniziative, come la realizzazione di una serie di “Guide alla sicurezza degli esercizi pubblici”, impostate sulla descrizione di tecnologie elettroniche, difese passive e comportamenti di prevenzione del crimine, nonché la creazione di un “Osservatorio sulla criminalità”. Di sicuro interesse sarà inoltre la mostra “Sicurezza

del denaro”, realizzata con la collaborazione della Banca d’Italia, che illustrerà, esponendo le banconote stampate dall’unità d’Italia a oggi, l’evoluzione dei sistemi attuata per prevenire la falsificazione del denaro. Sarà inoltre sviluppata l’area relativa alle proposte per i problemi della sicurezza di dati, documenti, informazioni e conoscenza aziendale gestiti in formato elettronico con computer. Nell’ambito dei Padiglioni del Fuoco e della Building Automation verranno presentati i sistemi per la rivelazione e lo spegnimento degli incendi e per l’automazione degli edifici. Anche quest’anno alla mostra Sicurezza si unirà Lift: esposizione internazionale di ascensori, componenti, accessori e servizi.

104 l’ARCA 152

ridotta deformazione sotto sforzo. Il procedimento produttivo della lana di roccia, instaurato dalla Fopan, prevede la fusione della materia prima a forno e la sua successiva filatura, feltratura, polimerizzazione del legante e confezione. Prodotto in vari spessori e in tre densità caratteristiche, il Fopan RW/IPP viene accoppiato, mediante speciali resine, a carta kraft (fascette), il Fopan RW/IPP VV a fascette di velo vetro, il Fopan RW/CC a cartone cilindrato e il Fopan RW/VV a velo vetro su tutta la superficie. Il pannello, se richiesto, può venire fresato longitudinalmente, battentato o confezionato, lastra per lastra, in polietilene termoindurente. I settori di applicazione comprendono: applicazioni civili e industriali su coperture piane, inclinate, a volta, a geometrie complesse o variabili, sottostante supporti cementizi, metallici o lignei; isolamento termoacustico industriale e nel settore del freddo; coibente e “tagliafuoco” per serbatoi di idrocarburi, resine e materiali altamente infiammabili, pareti; accoppiamento a materiali vari di finitura, come cartone, gesso, fibrocemento, lamiere e laminati plastici; coibentazione di condotte interrate e tubature destinate al trasporto di fluidi ad alta e bassa temperatura.

Più potenza e prestazioni tecnologiche

Vincere 2000 tegole In occasione della manifestazione fieristica Restructura, Wierer ha presentato il concorso “Vinci un tetto Wierer”, conclusosi lo scorso giugno con la premiazione del vincitore di 2000 tegole, alla quale ha presenziato Emilio Hueber, direttore vendite dell’azienda. L’incontro è stato l’occasione per ricordare i notevoli investimenti destinati alle iniziative volte a “ Sviluppo e Ricerca”, fortemente sostenuti da Wierer per dotare qualitativamente e

Manufatto in rotoli, il Fopan RW è costituito dall’accoppiamento di listelli accostati, in fibra minerale orientata su un supporto di carta kraft o tessuto non tessuto in fibra di vetro. Le fibre che costituiscono la base isolante del prodotto derivano da roccia vulcanica ad alto tenore di silice e alluminia, e sono praticamente esenti da zolfo e alcali liberi. La particolare disposizione delle fibre, ordite verticalmente e quindi caricate di punta, assicura al manufatto una eccezionale resistenza meccanica a compressione e una

meccanicamente le prerogative estetiche delle proprie tegole. L’azienda dispone di una tecnologia innovativa che consente il raggiungimento di ottimi risultati, vedi il caso della “nuova generazione” delle tegole come il coppo di Grecia, che, in relazione all’esclusivo processo produttivo a variazione casuale, consente delle striature cromatiche di superficie, in grado di diversificare e personalizzare singolarmente ogni tegola nelle sue varietà cromatiche.

La serie di climatizzatori Ras, di Toshiba Italia Multiclima, è costituita da split a parete con la funzione di riscaldare, rinfrescare e deumidificare automaticamente, nonché memorizzare le funzioni e filtrare l’aria. La serie si presenta con un design essenziale che consente un’ottima adattabilità ambientale. Proposti in varie tipologie in relazione a potenza e prestazioni tecnologiche, i Ras sono stati particolarmente studiati per ambienti residenziali e dispongono anche di filtri purificanti capaci di trattenere

polvere, polline, batteri nocivi e filtri deodoranti. E’ prevista inoltre l’attivazione automatica della funzione di deumidificazione quando serve, e la memorizzazione, sempre automatica, delle funzioni impostate che restano invariate anche dopo uno spegnimento imprevisto. E’ accertato un minore consumo energetico, rispetto ad altri sistemi di condizionamento, grazie alla maggiore capacità di portata e di velocità nel trattamento dell’aria, che permette di raggiungere in breve la temperatura richiesta.


A proposito di fiere

Serramento in fiera

Dal 7 al 10 novembre 2000 al Paris Expo - Porte de Versailles, si svolgerà la settima edizione di Equip’Baie, Salone dedicato ai prodotti e alle attrezzature destinate al mercato dei serramenti, delle finestre e della protezione solare. Le circa 700 aziende espositrici, quasi la metà estere, sono coinvolte e favorite da una situazione in piena evoluzione relativamente al boom delle ristrutturazioni (60% del mercato delle finestre), alla crescita tecnologica (domotica, prestazioni acustiche e termiche), e alla

valorizzazione del design in merito a prodotti e sistemi. Punto di riferimento primario per committenti, progettisti, commercianti, installatori e altro nel settore, Equip’Baie 2000 sarà un luogo di scoperta e riflessione per l’intero settore del serramento, e si svilupperà anche in numerosissime conferenze e incontri specialistici. Sarà inoltre presente, in contemporanea, anche Metal Expo, salone dedicato al settore dei metalli di riferimento per il comparto della costruzione edile.

Si è svolta dal 25 al 29 agosto 2000, a Francoforte sul Meno, Tendence - Fiera Internazionale di Francoforte, che, per la prima volta, ha accolto Museum Expression - Fiera Specializzata Internazionale del Design, della Fabbricazione e del Marketing di Riproduzioni artistiche. Con oltre 4.500 espositori, la metà dei quali provenienti da Paesi esteri, Tendence si è articolata in tre complessi tematici (con 13 Saloni specializzati): Domus e Lumina che propongono mobili e

accessori per la casa, tessili per arredamento, illuminazione decorativa, quadri e cornici; Prasent & Carat con offerte di artigianato artistico contemporaneo, articoli da regalo, arte etnica e oggettistica varia; Tavola & Cucina con quanto concerne la componentistica per la tavola apparecchiata e l’attività in cucina. Varie mostre collaterali hanno completato e arricchito la manifestazione con altre iniziative in merito a premi e incontri.

Premio Smau 2000

Giunto alla trentatreesima edizione, il Premio Smau Industrial Design è come sempre dedicato ai prodotti relativi ad apparati hardware, sistemi software o l’insieme di entrambi, presenti nell’ambito dell’edizione 2000 di Smau che si svolge dal 19 al 23 ottobre a Fiera Milano. Rispetto alle precedenti edizioni il Premio Smau vedrà alcune trasformazioni in merito a un nuovo concetto di suddivisioni dei prodotti in categorie di utenza, per semplificarne

l’esposizione al pubblico e per consentire alla Giuria una valutazione più obbiettiva dei prodotti che spesso, per metodi produttivi, per quantità di investimenti e per destinazione d’uso, non possono essere confrontati e giudicati con gli stessi parametri. Anche Icograda Excellence Award si presenta nell’ottica del cambiamento, premiando un sito web con caratteristiche di elevata qualità grafica e di efficacia comunicativa esemplare.

Penne e motori

Waterman e Harley-Davidson, marchi storici in tema di penne e motociclette, hanno stipulato un accordo che ha determinato, con la linea per scrittura Horizon, la nascita di nuove penne legate alle tipicità estetiche della HarleyDavidson, con riferimento particolare alla forma inconfondibile del cilindro del motore Twin Cam 88. Realizzate nella versione stilografica e a sfera, le penne

Horizon vengono presentate, nelle finiture cromato, rosso, blu e arancio metallizzato, in quattro originali astucci che ripetono i caratteri del famoso serbatoio della Harley-Davidson, presente con il proprio logo in questa confezione unitamente a quello “Powered by Waterman”. Anche il pennino della versione stilografica e il cappuccio riportano il logo HarleyDavidson.

Come con l’acciaio inossidabile

Il Centro Inox, in collaborazione con Euro Inox, ha organizzato a Milano, presso il Centro Congressi Cariplo, un convegno internazionale sul tema “Progettare e costruire con l’acciaio inossidabile”. Fortemente impostata verso l’impiego di materiali “puliti” come quelli metallici, montabili a secco nei cantieri, l’architettura di oggi trova nell’acciaio inossidabile possibilità e valori

che lo certificano come materiale assolutamente strutturale, resistente alla corrosione e senza necessità di manutenzione. Questi argomenti saranno affrontati e dibattuti, per un pubblico qualificato, da esperti e docenti universitari, il giorno 29 novembre 2000. Per informazioni contattare il Centro Inox a Milano - Piazza Velasca 10 - tel. 02.86.45.05.59 fax 02.86.09.86.

l’ARCA 152 105


Agenda Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions

Canada Vancouver 13 Acres Competition Concorso internazionale di architettura del paesaggio International competition of landscape architecture Iscrizione/Registration: ottobre/October Per informazioni: Catherine Cloup 835 20th Street, West Vancouver, BC V7V 3Y9, Canada E-mail: zuluoscar@telus.net

Francia/France Paris Europan 6 Concorso internazionale sul tema “Dinamiche architettoniche e nuove forme abitative urbane” per architetti under 40/International competition on the theme “Infill Towns. Architectural Dynamics and New Forms of Urban Living” open to under 40 architects Iscrizione/Registration: 12/1/2001 Consegna/Submission: 5/3/2001 Per informazioni: Europan Europe Secretariat La Grande Arche-pillier nord 92044 Paris La Défense cedex 41 Tel. ++33 1 40812447, fax ++33 1 40812458 Internet: www-europan.gamsau.archi.fr E-mail: europan@club-internet.fr

Architecture and Water Concorso internazionale di idee per progetti situati vicino, in riva o sotto l’acqua/International ideas competition for proposals that can be located near, over or under water Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Per informazioni: UIA General Secretariat 51 rue Raynouard 75016 Paris Tel. ++33 1 45243688, fax ++33 1 45240278 Internet: www.uia-architectes.org E-mail: uia@uia-architectes.org

Germania/Germany Berlin Das erste Haus (La prima casa) Premio internazionale per opere prime nelle categorie: abitazioni private, giardini, interni, edifici pubblici, edifici residenziali, strutture/International award for first work in the categories: private houses, gardens, interiors, public buildings, residential buildings, structures Scadenza/Deadline: 31/10 Monte premi/Total prize money: 60.000 DM Giuria/Jury: David Chipperfield, Felix Claus, Hannelore Deubzer, Yves Lyon, Cornelia Müller Per informazioni: Redaktion Bauwelt Schlüterstrasse 42, D-10707 Berlin Tel. ++49 30 884106, fax ++49 30 8835167 E-mail: bauwelt@bertelsmann.de

106 l’ARCA 152

Kronberg Braun Prize 2000 - Dream Real Products Concorso internazionale di design per oggetti tecnologicamente innovativi/International design competition for technologically innovative objects Scadenza/Deadline: 31/1/2001 Monte premi/Total prize money: 35.000 DM Giuria/Jury: Bernhard Wild (Chairman of Braun), Peter Schneider, Rainer Silbernagel, Ross Lovegrove, Chee Pearlman Per informazioni: Braun Prize Postfach 1120, D-61466 Kronberg Internet: www.braunprize.com E-mail: info_braunprize@braun.de

Osnabruck Tecu Architecture Award Concorso internazionale per lavori realizzati tra il 1997 e il 2000 o per progetti di studenti in cui sia utilizzato il rame Tecu International competition for works constructed between 1997 and 2000 or students’ projects in which Tecu Copper is used Rscadenza/Deadline: 31/10 Monte premi/Total prize money: 25,000 Euros Giuria/Jury: Olaf de Nooyer (RPBW), Jean Michel Wilmotte, Hadi Teherani (BRT Architekten), Alfred Berger (Berger & Parkkinen), Russel Bevington (Wilford + Associates) Per informazioni: KM Europa Metal AG TECU Architecture Award 2000 Postfach 3320 49023 Osnabruck Tel. ++49 541 3214223 Fax ++49 541 321 4030 Internet: www.tecu.com E-mail: info-tecu@kme.com

Italia/Italy Borgonato (Brescia) World Winepack Competition 2000 Concorso internazionale per il progetto di un sistema di decorazione per l’imballo di una confezione di sei bottiglie di vino/International competition for a new decor system of a six-bottle package Scadenza/Deadline: 31/10 Monte premi/Total prize money: 40.000.000 Lit Giuria/Jury: Bob Noorda, Fritz Tschirren, Henrik Gahmberg, Mario Piazza, Angelo Gaja, Enzo Vizzari, Camillo Ribola Per informazioni: Cortepack spa Via Provinciale 36 5040 Borgonato (BS) Tel. ++39 030 9884608 Fax ++39 030 98608212 Internet: www.cartotecnica.it E-mail: info@cartotecnica.it AIAP (Associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva) Via Col di Lana 12 20136 Milano Tel. ++39 02 58107207 Fax ++39 0258115016 Internet: www.aiap.it E-mail: aiap@planet.it

Cinisello Balsamo (Milano) Concorso di progettazione “CentroCittà” Concorso internazionale di progettazione del Centro Amministrativo e Culturale (ampliamento degli uffici comunali, biblioteca, centro multimediale, auditorium, parcheggi ecc.)/International competition for

the designing the new Administrative and Cultural Centre (extension of municipal offices, library, multimedia centre, auditorium, parking etc.) Scadenza/Deadline: 19/1/2001 Per informazioni: Ufficio Progetti di Riqualificazione Urbana Via U.Giordano 1, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. ++39 02 66023431, fax ++39 02 66023443 Internet: www.comune.cinisello-balsamo.it E-mail: uffprog@comune.cinisellobalsamo.it

Firenze Gli oggetti del vino Concorso di idee per oggetti innovativi formalmente e tecnologicamente, in qualsiasi materiale, relativi al consumo del vino/International competition for formally and technologically new objects, made of any material, concerning wine consumption Scadenza/Deadline: 10/10 Monte premi/Total prize money: 8.000.000 Lit. Giuria/Jury: Massimo Ruffilli, Francesco Trabucco, Augusto Marinelli, Andrea Ceccarelli, Romano Del Nord, Virginia Gangemi, Roberto Segoni Per informazioni: Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale-Dipartimento di Processi e Metodi della Produzione Edilizia Università di Firenze Via San Niccolò 89a, 50125 Firenze Tel./fax ++39 055 2478979

Mantova Storia dei restauri della Basilica di Sant’Andrea, Mantova Premio per tesi di laurea o dottorato sulla storia dei restauri della Basilica Sant’Andrea o su temi di storia politico-amministrativa, musica, arte, giornalismo, sanità pubblica, assistenza sociale e istituzioni culturali del territorio mantovano/Prize for degree or master thesis on the history of Balsilica Sant’Andrea’s restoration or on themes concerning the socioadministrative history, music, arts, journalism, public health, social assistance, or cultural institution of the Mantova region Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 9.000.000 Lit. Per informazioni: Archivio di Stato c/a Elena Lucca Via R.Ardigò 11, 46100 Mantova Tel. ++39 0347 4469278

Milano Architettura, immagine ed emozione Concorso internazionale di idee organizzato da Auchan Ipermercati Gruppo Rinascente per la progettazione di una struttura architettonica innovativa per il commercio International ideas competition, organized by Auchan Ipermercati Gruppo Rinascente for the design of an innovative architectural facility for the retail sector Iscrizione/Registration: 30/10 Consegna/Submission: 15/1/2001 Giuria/Jury: Benoit Lheureux, Cesare M.Casati, Makoto Sei Watanabe, Dominique Perrault, Oriol Bohigas, Teodoro González de León Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Per informazioni: Segreteria Concorso Auchan l’Arca Edizioni Via Valcava 6, 20155 Milano Tel. ++39 02 325246, fax ++39 02 325481 Internet: www.arcadata.it E-mail: arca@tin.it

Borsa di Studio “Arch. Alessandra Di Stefano” Borsa di studio per i laureandi della Facoltà di Architettura di MilanoLeonardo per una tesi, discussa entro il luglio 2000, avente per oggetto “La cultura tecnologica nella progettazione architettonica” Scadenza: 20/10 Borsa: 4.000.000 Lit. Per informazioni: Politecnico di Milano Via Bonardi 3, 20133 Milano Tel. ++39 02 23992603 Fax ++39 02 23992610 Internet: www.polimi.it

Premio CEI Miglior Tesi di Laurea Premio per tesi discusse dal 1/12/199 al 15/12/2000 nelle Facoltà di Ingegneria, Giurisprudenza o Economia e Commercio sulle tematiche legate alle normative tecniche in campo elettrotecnico, elettronico e delle telecomunicazioni a livello nazionale, comunitario e internazionale Award for a thesis discussed between 1/12/1999 and 15/12/2000 at Engineering, Law and Economy University dealing with new national, EC and international technical laws in the electronic, electrotechnic and telecommunications fields Scadenza/Deadline: 15/12 Monte premi/Total prize money: 15.000.000 Lit. Per informazioni: Comitato Elettrotecnico Italiano Segreteria del Premio - Silvia Berri Viale Monza 259, 20156 Milano Tel. ++39 02 25773231, fax ++39 02 25773210 Internet: www.ceiuni.it E-mail: marketing@ceiuni.it

Premio Canon per Giovani Fotografi Concorso internazionale di fotografia/International photography competition Scadenza/Deadline: 30/11 Monte premi/Total prize money: 18.000.000 Lit. Giuria/Jury: Denis Curti, Franca Speranza, Rosanna Checchi, Gianluigi Colin, Gigliola Foschi, Giancarlo Pedrazzini, Fabbrica Eos, Gianni Berengo Gardin Per informazioni: Canon Italia Premio Giovani Fotografi Palazzo L, Strada 6 20089 Rozzano Milanofiori (MI) Internet: www.canon.it

A key for future mobile solutions Concorso internazionale per studenti e neolaureati per idee e proposte per la mobilità tra architettura, design e urbanistica International student competition for ideas and proposals for new mobile solutions among architecture, design and city planning Scadenza/Deadline: 10/11 Premio/Award: 1 anno/year stage at Design Department BMW Munchen Per informazioni: Rivista Domus Concorso Domus-BMW Via Achille Grandi 5/7 20089 Rozzano (MI) Internet: www.mydomus.com/domusbmw E-mail: domusbmw@edidomus.it

Perle Utopia 2000 Concorso per la progettazione di gioielli con perle Scadenza: 1/12 Per informazioni: Secretary Utopia Award Via Larga 31 20122 Milano Internet: www.utopia-award.com

Promozione Acciaio Premio per tesi di laurea nel settore Architettura e acciaio nell’AA 19992000 Scadenza: 30/4/2001


Per informazioni: Segreteria Onlus Promozione Acciaio Viale Abruzzi 66 20131 Milano Tel. 02 29513413 Fax 02 29529824 E-mail: acaita@tin.it

Arengario Museo del Novecento Concorso internazionale per il progetto del restauro e il risanamento e l’allestimento del Nuovo Museo del Novecento all’Arengario di Milano Internarional competition for the restoring, conservation and new installation of Museum of ‘900 at Arengario Palace, Milan Scadenza/Deadline: 16/10 Giuria/Jury: Achille Castiglioni, Alessandra Mottola Molfino, Antonio Acerbo, Maria teresa Fiorio, Pierluigi Nicolin, Sandra Pinto, CNA, (Lucia Martino, Giovanni Oggioni, Paolo Simonetti) Per informazioni: Comune di Milano - Direzione Centrale Cultura - Ufficio Concorsi di Progettazione Raffaella Poletti, Melissa Martinelli Tel. ++39 02 89013883 Fax ++39 02 89 016739 Internet: www.milanoprogetti.org E-mail: arengario@milanoprogetti.org

Roma Premio ANDIL “Opera Prima” Concorso aperto a giovani progettisti iscritti da non più di dieci anni all’Ordine o Collegio professionale, per opere, realizzate e non, basate sull’uso del laterizio faccia a vista Scadenza: 9/10 Monte premi: 16.000.000 Lit. Per informazioni: ANDIL Assolaterizi Sezione “Produttori Laterizi Faccia a Vista” Via Alessandro Torlonia 15, 00161 Roma Tel. ++39 06 44236926 Fax ++39 06 44237930 Internet: www.laterizio.it E-mail: andil@laterizio.it

Premio ASS.I.R.C.CO. Giovani Seconda edizione del premio per studiosi di recupero, consolidamento e restauro dell’architettura Scadenza: 31/10 Monte premi: 5.000.000 Lit. Giuria: Paolo Rocchi, Giovanni Carbonara, Franco Braga Per informazioni: ASS.I.R.C.CO. (Associazione Italiana Recupero e Consolidamento Costruzioni) Via Nizza, 22 00198 Roma Tel. 06 8411965 Fax 06 8848651 Internet: http://web.tiscalinet.it/assircco/ E-mail: assircco@tin.it o assircco@yahoo.it

Siena Città del Vino Concorso per la realizzazione del manifesto di Città del Vino 2001 Scadenza: 30/11 Premio: 3.000.000 Lit. Per informazioni: Via Massetana Romana 58/B 53100 Siena Tel. 0577 271556 Fax 0577 271595 Internet: www.cittadelvino.it E-mail: citvino@explorer.it

Trieste Trieste Contemporanea Concorso internazionale di design aperto ad architetti italiani e dell’Est Europeo per il progetto di un oggetto da viaggio International design competition open to Italian and East Europe aerchitects for the project of a travel object Scadenza/Deadline: 16/10 Premio/Prize: 4.000.000 Lit.

Per informazioni: Trieste Contemporanea Tel. ++39 040 639187 Fax ++39 040 367601 Internet: www.tscont.ts.it E-mail: tscont@tin.it

Il Lungomare di Trieste Portovecchio Concorso internazionale per studenti per progetti per la zona del Porto Vecchio International students competitoin for proposals of the Old Harbour area Scadenza/Deadline: 30/10 Monte premi/Total prize money: 7,000 Euros Per informazioni: Internet: www.univ.trieste.it

Svizzera/Switzerland Ginevra The Aga Khan Award for Architecture 1999-2001 Concorso triennale per progetti realizzati tra il 1988 e il 2000 in regioni musulmane o utilizzati da musulmani in altre regioni, ispirati dall’eredità architettonica islamica Triennial competition for projects completed between 1988 and 2000, located in a Muslim society or designed for Muslims in other societies; the projects must be inspired by Islamic architectural heritage Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Tha Aga Khan Award for Architecture 1999-2001 P.O.Box 2049, 1211 Geneva 2, Switzerland Tel. ++41 22 9097200 Fax ++41 22 9097292 Internet: www.akaa98.org E-mail: akaa@atge.automail.com

USA Seattle Design Resource Award Concorso internazionale per progetti su materiali riciclabili e sostenibili International design competition for recyclable or sustainable projects Scadenza/Deadline: 1/2/2001 Giuria/Jury: Wendy Brawer, Jakki Dehn, Pliny Fisk III, John Gertsakis, Philip White, Jeanne Paul Per informazioni: Design Resource Institute 7406A Greenwood Avenue N Seattle WA 98103 Tel. ++1 206 7890949 Fax ++1 206 7893144 Internet: www.designresource.org E-mail: JohnsonDesignStudio@compuserve.com

Graphisoft Prize 7° Premio internazionale per la promozione dell’uso innovativo del CAD in architettura. In questa edizione si richiedono progetti su temi tratti da riferimenti culturali 7th International prize promoting innovative use of CAD software in architecture. This edition asks entrants to create works drawing from a list of cultural references Iscrizione/Registration: 20/10 Consegna/Submission: 31/10 Per informazioni: Graphisoft Prize Internet: www.gsprize.com E-mail: gsprize@graphisoft.com

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Austria Vienna Architektur Zentrum Architecture and Mediation 8th Viennese Architectural Congress 10/11-13/11 Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1. A-1070 Vienna Tel. ++43 1 5223115 Fax ++43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at

Brasile/Brazil Manaus

Francia/France Nantes AAAF Extended Enterprise - Best Practices Simposio internazionale di design, tecnologia e strategie imprenditoriali International symposium for design, technology and entrepreneurial strategies 15/11-17/11 Per informazioni: Association Aéronautique et Astronomique de France 66 Route de Verneuil, BP 3002 78133 Les Mureaux Cedex Tel. ++33 1 39067653, fax ++33 1 39063615 Internet: www.aaaf.asso.fr E-mail: prod2000@aaaf.asso.fr

Paris Paris Expo Design 2000 Ciclo di conferenze internazionali International conferences 15/12-16/12 Per informazioni: Reed OIP Valérie Lemant Tel. ++33 01 41904832, fax ++33 01 41904759 E-mail: vlemant@reed-oip.fr

Architecture and Conservation of Forests Incontro internazionale dell’UIA nell’ambito del terzo seminario di Architettura Tropicale/International UIA meeting in the framework of the third seminar on Tropical Architecture 9/11-11/11

Toulouse

Per informazioni: Roger Abrahim de Souza Tel. ++55 92 2341734 Fax ++55 92 23339909 E-mail: rogera@internext.com.br

Per informazioni: ETA Piazza Savonarola 10 50132 Firenze, Italia Tel. ++39 055 5002174, fax ++39 055 573425 Internet: www.ademe.fr, www.wipmunich.de, www.etaflorence.it

Canada Vancouver Hotel Vancouver Beyond 2000 - Public Health-Health Academy of Architecture Millennium Conference Incontro internazionale dell’UIA International UIA meeting 25/10-28/10 Per informazioni: Hans-Evert Gatermann Tel.++49 211 8553628 Fax ++49 211 4059737 E-mail: gater4uia@aol.com

Colombia Medellin 17th Colombia Biennial of Architecture dal/from 23/11 Per informazioni: Sociedad Colombiana de Arquitectos Tel. ++57 1 2828811/2831989 Internet: www.scabog.com E-mail: sscanal@col1.telecom.com.co

Corea del Sud/South Korea

Centre des Congrès Altener 2000 Conferenza internazionale sullo sviluppo delle energie rinnovabili International conference on renewable energy development 23/10-25/10

Germania/Germany Berlin World Culture Centre Europan 2000 Presentation 9/11-12/11 Per informazioni: Europan Europe Secretariat La Grande Arche-pillier nord 92044 Paris La Défense cedex 41 Tel. ++33 1 40812447, fax ++33 1 40812458 Internet: www-europan.gamsau.archi.fr E-mail: europan@club-internet.fr

Hannover Expo 2000 WYRE Competition Finals Finali del concorso del Worldwide Young Researchers for the Environment 16/10-22/10 Per informazioni: Stiftung Jugend Forscht e. V. Uta Krautkrämer-Wagner Baumwall 5 D-20459 Hamburg Tel. ++49 40 37470970, fax ++49 40 37470979 Internet: www.wyre.org E-mail: wyre@wyre.org

Italia/Italy

Seoul

Faenza (Ravenna)

World Congress on Environmental Design Congresso mondiale sul progetto ambientale 8/11-22/11

Viaggi Culturali Barcellona 5/10-8/10

Per informazioni: Internet: www.millenniumed.org E-mail: seoul2000@intercompco.co.kr

Per informazioni: Mestieri ad Arte Corso Mazzini 122/A 48018 Faenza (RA) Tel. ++39 0546 681717, fax ++39 0546 667585 Internet: www.mestieriadarte.com E-mail: contact@mestieriadarte.com

l’ARCA 152 107


Firenze Università di Firenze-Dipartimento di Progettazione dell’Architettura 3° Corso di perfezionamento in arcitettura e contesto: lettura e progetto nei programmi di rinnovo urbano 7/9-30/10 Per informazioni: Università di Firenze-Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Via Cavour 82, 50129 Firenze Tel. ++39 055 2757746/711, fax ++39 055 2757720 Internet: www.unifi.it/unifi/progarch E-mail: progarch@prog.arch.unifi.it

Marradi (Firenze) Agriturismo Abeto Corsi di aggiornamento professionale per tecnici: Cemento armato e pietra artificiale 6/10-8/10 Legno, argilla, calce per un progetto di restauro secondo l’architettura naturale 12/10-15/10 Per informazioni: Mestieri ad Arte E-mail: contact@mestieriadarte.com

Milano ACMA Centro di Architettura Viaggio culturale: Sydney, Hong Kong, Shanghai 13/10-27/10 Per informazioni: ACMA Centro di Architettura Tel. ++39 02 70639293, fax ++39 02 70639761 Internet: www.acmaweb.com E-mail: acma@acmaweb.com

Politecnico GA2000 Terza conferenza internazionale sull’arte e il design generativo/Third international conference on art and generative design 13/12 Per informazioni: Prof. Celestino Soddu Direttore del Laboratorio di Progettazione Generativa-Politecnico di Milano Tel. ++39 02 23995418/5483 Fax. ++39 02 23995454 Internet: http://soddu2.dst.polimi.it E-mail: celestino.soddu@polimi.it

Centro Congressi Cariplo Progettare e costruire con l’acciaio 29/11 Per informazioni: Centro Inox Piazza Velasca 10 20122 Milano Tel. ++39 02 86450559, fax ++39 02 860986 Internet: www.centroinox.it E-mail: centinox@tin.it

Per informazioni: Consorzio LegnoLegno Via Caduti delle Reggiane 19 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 922480 Fax 0522 922475 E-mail: legnolegno@legnolegno.it

Roma Auditorium del Massimo Giunti, strutture e sistemi sismici nelle strutture in cemento Joints, Bearings and Seismic Systems for Concrete Structures Convegno Internazionale International congress 7/10-10/10 Per informazioni: Studio Ega Viale Tiziano 19, 00196 Roma Tel. ++39 06 328121 Fax ++39 06 3240143 E-mail: ega@ega.it

Torino Camera di Commercio Virtuality Convegno annuale sulla realtà virtuale/Annual conference on virtual reality 30/10-31/10 Per informazioni: Marzia Milesi Via Reverberi 26 25128 Brescia Tel./fax ++39 030 398767 E-mail: marziamil@intelligenza.it

Beyrouth V International Forum-Unesco: University and Heirtage Ottobre/October

Olanda/Holland

Spagna/Spain Madrid Palacio Municipal de Congresos Vertical City. New Challenges for 21st century Mega-Cities 7/11-10/11 Per informazioni: Fourth International conference IFHS Madrid 2000 Ronda Segovia 83 28005 Madrid Tel. ++34 91 3666170 Fax ++34 91 3666176 E-mail: wpa@tsai.es

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Austria

Architektur Zentrum Emerging Architecture 14/7-30/10

Per informazioni: The Secretariat of the Conference Reasearch by design Delft University of Technology, Faculty of Architecture PO Box 5043, 2600 GA Delft Tel. ++31 15 2781275 Fax ++31 15 2783411 Internet: www.researchbydesign.org E-mail: m.denboef@bk.tudelft.nl

Maastricht Sustainable Building 2000 Convegno internazionale International conference 22/10-25/10 Per informazioni: Conference Secretariat SB2000 P.O. Box 1558 BN Nijmegen Tel. ++31 24 3234471 Fax ++39 24 3601159 Internet: www.novem.nl/SB2000 E-mail: sb2000@novem.nl

Arc en rêve Mutations Novembre-Marzo 2001 November-March 2001

Dunkerque Musée des Beaux-Arts Dunkerque. Un port, des villes, un littoral. Un siècle d’aventure urbaine 1900-2000 27/5-28/1/2001

Paris Fondation EDF-Espace Electra Le jardinier, l’artiste et l’ingénieur 20/9-3/12

Saint-Etienne Varie sedi Biennale Internazionale di design 2000 7/10-15/10

Villeneuve d’Ascq Musée d’art moderne Roland Simounet à l’oeuvre (19511996) 21/10-28/1/2001

Berlino Varie sedi Dieci itinerari per scoprire i nuovi edifici e il patrimonio antico fino al/through 1/1/2001 Bauhaus Archiv Herbert Bayer zum 100. Geburtstag 17/5-28/11

Doors of Perception 6: lightness 11/11-13/11 Per informazioni: Doors of Perception Honthorstraat 2, 1071 DD Amsterdam Fax ++31 20 6622834 Internet: www.doorsofperception.com E-mail: desk@doorsofperception.com

Bordeaux

Germania/Germany

Vienna

Technische Universiteit Research by Design Conferenza internazionale International conference 1/11-3/11

108 l’ARCA 152

Per informazioni: Anna Zemella Centro Città d’Acqua S.Marco 4149 30124 Venezia, Italia Tel. ++39 041 5230428 Fax ++39 041 5286103 Internet: www.iuav.it/eu-restauro E-mail: citiesonthewater@iuav.unive.it

Amsterdam

Sala Comunale Santa Maria Gualtieri Topo-graphia: forma e rappresentazione del paesaggio 26/10 Dal caos al paesaggio: concezioni del creato nella bibbia ebraica 23/11 Paesaggi sonori 14/12 Semiosi del paesaggio 25/1/2001 L’uomo e il suo ambiente: paesaggi del benessere, paesaggi del disagio 22/2/2001 Il paesaggio e le sue deformazioni letterarie: il caso spagnolo 15/3/2001

Quartiere Fieristico Meeting del Serramentista 2000 14/10

Politecnico di Cracovia Krakow 2000 Conferenza internazionale sul progetto “I principi del restauro per la nuova Europa”/International conference on the project “The principles of restoration for the new Europe” 23/10-26/10

Per informazioni: Salah Zaky Said Tel. ++20 2 3370400 Fax ++20 2 3493110 E-mail: amro@intouch.com

Delft

Reggio Emilia

Cracovia

Libano/Lebanon

Pavia

Per informazioni: Segreteria ordine degli Architetti Pavia Tel. 038 227287

Polonia/Poland

Jewish Museum Ludwig Hirschfeld-Mack - Bauhaus artist and visionary 14/6-22/10

Canada Montreal CCA Shaping the Great City: Modern Architecture in Central Europe 1890-1937 24/5-15/10

Danimarca/Denmark Humlebaek Louisiana Museum Vision and Reality 14/9-14/1/2001

Vitra Museum Berlin Verner Panton 1/7-15/10

Bonn Kunst- und Ausstellungshalle der Bundesrepublik Deutschland Design. 4:3 Cinquant’anni di design italiano e tedesco 30/6-12/11

Hamburg Galerie Renate Kammer Shigeru Ban 7/9-7/10 Feng Shui-Center Eppendorf Feng Shui-Geomantie: altes Wissen, neue Qualitaten 7/9-15/10 Fosterbau Rothenbaumchausse Tony Garnier-Gunter Henn 26/9-15/11

Weil am Rhein Vitra Museum Luis Barragan: The Quiet Revolution 22/6-29/10

Francia/France

Gran Bretagna/Great Britain

Arc et Senans

London

Saline Royale A la recherche de la cité idéale 14/6-31/12

Varie sedi 100% Design Week 5/10-15/10


Italia/Italy Bologna Museo Civico Archeologico Norma e arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950 fino al/through 15/7/2001 San Mattia Giuseppe Vaccaro Moderno e Contemporaneo 6/10-20/11 Scarpe d’autore 7/11-30/11

Busto Arsizio (Varese) Palazzo Bandera Fausto Melotti. Segno, musica e poesia 21/5-29/10 Museo del tessile e della tradizione Industriale Prospettive di architettura. Giovani architetti di Varese e Como 20/10-12/11

Faenza (Ravenna) Museo Internazionale della Ceramica Enzo Mari. Tre mostre tra arte del progetto e arte applicata 17/6-26/11

Firenze Palazzo Strozzi Calatrava: scultore, ingegnere, architetto 27/9-28/1/2001 Facoltà di Architettura - Università di Firenze Il futuro e la città. 5° Festival Internazionale di Architettura in Video 30/11-3/12

Verona Museo di Castelvecchio Carlo Scarpa. Allestimenti d’arte e ambientazioni di architettura 9/9-9/12

Vicenza Palazzo Barbaran da Porto Carlo Scarpa. Allestimenti d’arte e ambientazioni di architettura 9/9-9/12

Olanda/Holland Amsterdam Van Gogh Museum Light Art. Technology and Society in the Industrial Age 1750-1900 20/10-21/2/2001

Rotterdam NAI Riken Yamamoto 2/9-29/10 Towards Totalscape. Contemporary Japanese Architecture, Urban design and Landscape Architecture 21/10-14/1/2001

Varsavia Istituto Italiano del Design Industriale 1945-1990. 100 oggetti del design italiano 24/10-12/11

Svizzera/Switzerland Dornach

Politecnico di Milano Facoltà di Architettura Mario antonio Arnaboldi Dal punto al moderno 2/10-13/10

Goetheanum Architettura in trasformazione 20/5-8/10

Prato Museo del Tessuto Trame d’arte: Fili di luce 2/6-31/12

Trento Spazio Ex Michelin Mario Bellini. Un percorso tra architetture, mobili e macchine 5/10-5/11

Trevi (Perugia) Complesso Museale San Francesco Dino Gavina: Ultramobile 10/6-31/10

Venezia Varie Sedi Biennale Internazionale di Architettura 18/6-22/10 Archivio Progetti Edoardo Gellner e Carlo Scarpa. La Chiesa di Corte di Cadore 5/10-22/12

Belgio/Belgium Artiscope Hommage à Paola 29/9-15/12 Artiscope II Anne & Patrick Poirier “Fragility” 21/9-10/11

Canada Montreal Museum of Fine Arts Da Renoir a Picasso 1/6-15/10 Hitchcock 16/11-18/3/2001

Danimarca/Denmark Humlebaek

Polonia

USA New York Cooper Hewitt National Design Museum 100 Masterpieces from the Vitra Museum 3/10-4/3/2001 Metropolitan Museum of Art American Modern, 1925-1940: Design for a New Age 16/5-7/1/2001 The Bard Graduate Center for Studies in the Decorative Arts Women Designers in the USA 19002000: Diversity and Difference 15/11-25/2/2001 Max Protetch Gallery Samuel Mockbee 9/9-21/10 Steven Holl 9/12-21/1/2001

San Francisco Museum of Modern Art Design Afoot: Athletic Shoes 19952000 Experiments: Recent Accessions in Architecture and Design Virtual Telemetrix: Selections of the work of John Bielenberg 22/7-17/10

Musée de Paléontologie Humaine de Terra Amata D’une rive à l’autre en préhistoire 26/5-5/2/2001 Musée Archéologique Du temps au temps aion, chronos, tempus 30/6-12/11

Fiera Sogni intorno al tempo 12/10-16/10

Milano

Triennale Terra 2000: le seduzioni del futuro Ottobre/dicembre-October/December

Mostre d’arte Art Exhibitions

Lousiana Museum Vision and Reality 22/9-14/1/2001

Francia/France Angers Musée des Beaux-Arts L’Odyssée 24/6-19/11

Ivry-sur-Seine Le Crédac Edouard Sautai 23/9-29/10 Galerie Fernand Légér Octavio Blasi 23/9-29/10

Morlaix Musée des Jacobins Eugène Boudin et la Bretagne. Entre ciel et mer, paysages maritimes 7/7-19/10

Nantes Musée du Château des ducs de Bretagne Voyages Extraordinaires 13/5-7/1/2001

Nice Musée d’art moderne et contemporaine Mario Merz 22/9-gennaio/January 2001 Musée d’Art Naif Les magiciens de la mer 20/5-8/10 Hommage à Luiz Carlos Figueiredo 20/10-31/12 Théätre de la photographie et de l’image Septembre de la photo 15/9-30/10

Villa Arson Une mise en scène du réel: artiste/acteur 2/7-15/10

Paris Centre Pompidou Pierre Huygue “The Third Memory” 8/6-9/10 Cité des Sciences et de l’Industrie-La Villette Nouvelle image, nouveaux réseaux. Passeport pour le cybermonde fino a dicembre/through December Désir d’apprendre fino a dicembre/through December Hotel de Sully Changement de temps marzo-novembre/March-November Fondation Cartier The Desert 20/6-5/11 Jeu de Paume Gaston Chaissac (1910-1964) 11/7-29/10 Palais de la Découverte Au-delà du compas: la géometrie des courbes 8/2-12/11 Centre National de la photographie Araki Nobuyoshi 13/9-27/11 Bruits de fond 13/12-12/2/2001 Musée Maillol Bonnard: un parcours 31/5-9/10 Musée d’Art Moderne Voilà. Le monde dans la tête 15/6-29/10

Poitiers Musée Sainte-Croix André Brouillet 1857-1914 13/7-19/11

Sotteville-lès-Rouen FRAC Double Jeu ottobre/novembre-October/November Guy Lemonnier dicembre/gennaio 2001 December/January 2001

Germania/Germany Hannover Expo 2000 1/6-31/10

Gran Bretagna/Great Britain Edinburgh Scottish National Portrait Gallery Magna Brava - The Magnum Women Photographers 5/11-30/12 Picture Yourself 1/1-31/12

l’ARCA 152 109


London Estorick Collection Depero e la scena 4/10-22/12 Dulwich Picture Gallery Gerrit Dou: Rembrandt’s First Pupil 6/9-19/11 The Man Who Drew Pooh: The Art of E.H.Shepard 5/12-14/1/2001 Murillo: Scenes of Childhood 14/2/2001-29/4/2001

Civitanova Marche Alta (Ancona) Chiesa Sant’Agostino Bruno da Osimo 9/7-8/10

Como Ex Chiesa di San Francesco Miniartextil 2000 23/9-28/10

Conegliano Veneto (Treviso) Italia/Italy Angera (Varese) Rocca Borromeo Artisti del vetro contemporaneo: la Francia e Venezia a confronto 23/6-29/10

Arona (Novara) Villa Ponti Renato Guttuso. Capolavori e opere scelte nelle collezioni piemontesi e lombarde 8/7-29/10

Biella Fondazione Pistoletto Cittadellarte 20/3-8/10 Figli e padri 4/10-31/10

Bologna Museo Civico Archeologico Principi Etruschi tra Mediterraneo ed Europa 1/10-1/4/2001 Museo Morandi I Morandi della Collezione Giovanardi 14/9-12/11 Paul Klee. Figure e metamorfosi 24/11-28/2/2001 San Mattia Giuseppe Vaccaro moderno e contemporaneo 6/10-30/11 Aeroporto Ali d’Italia. L’aviazione nei manifesti e nell’aeropittura futurista 1908-1938 7/10-19/11 Centro Baraccano Specchio delle mie brame, fiaba di una fiaba 24/9-28/10

Brescia Galleria Ken Damy Leo Matiz, l’occhio divino 16/9-12/11 Ken Damy Fine Art Guglielmo Achille Cavellini 9/9-12/10 Tamura Mikiko, calligrafie 14/10-2/11 Museo di Santa Giulia Il Futuro dei Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di carlo Magtno 18/6-19/11

Castelli (Teramo) Museo delle Ceramiche Il fascino della ceramica. Percorsi tra Arte e Architettura dei Maestri del ‘900 con omaggio a Pablo Picasso 6/8-15/10

110 l’ARCA 152

Palazzo Sarcinelli Da Turner a Monet. L’immagine di Venezia tra Ottocento e Novecento 15/10-25/2/2001

Ferrara Palazzo dei Diamanti Napoli 1950-1959. Il rinnovamento della pittura in Italia 23/9-7/1/2001

Finale Emilia (Modena) Castello I tre gioielli del Mediterraneo. Oggetti rituali e paramenti sacri ebraici, cristiani e islamici 11/9-29/10

Gallarate (Varese)

Modena

Istituto Nazionale per la Grafica Tirannicidi: la fotografia 12/9-30/10

Galleria Civica Giuseppe Messerotti Benvenuti. Un italiano nella Cina dei Boxer (Lettere e fotografie 1900-1901) 9/9-7/10

Castel Sant’Angelo Riccardo Schweizer 28/9-30/10

Napoli Teatro Sannazzaro Artecinema. Festival internazionale di film sull’arte contemporanea 19/10-21/10

Padova Galleria Civica Cuore illustrato 27/10-28/2/2001 Palazzo della Ragione Renato Meneghetti. Sull’orlo del terzo millennio 28/10-14/1/2001 Museo Civico di Piazza del Santo I due soli, Luciano Schifano 23/9-17/12

Pesaro Fondazione Cassa di Risparmio Giuseppe Vaccaj mostra antologica 15/7-10/10

Piacenza

Galleria Civica d’Arte Moderna Premio Gallarate XX Edizione 19/11-11/2/2001

Ex Centrale Elettrica Emilia La memoria del Po: I pittori e il grande fiume (1900-1970) 16/9-5/11

Livorno

Pray (Biella)

Museo Civico Giovanni Fattori Anselm Feuerbach e l’Italia 28/7-3/12

Fabbrica della Ruota Le fabbriche e la foresta. Forme e percorsi del paesaggio biellese 1/7-29/10

Mantova Palazzo Te Romano Cagnoni, fotografie 24/9-5/11

Marsala (Trapani) Ex Convento del Carmine Mirko. Sculture, dipinti, disegni 1933-1969 15/7-15/10

Milano Palazzo Reale Il Cinquecento Lombardo da Leonardo a Caravaggio 4/10-25/2/2001 Fondazione Mazzotta Egon Schiele e l’Espressionismo in Austria 1908-1925 24/9-14/1/2001 Galleria Morone Tetsuro Shimizu 25/5-25/10

Ravenna Santa Maria delle Croci No Border: Francesca Ghermandi e Alessandro Pessoli 13/10-12/11 No Border: Matteo Basilè e Rafael Pareja Molina 17/11-19/12

Rivoli (Torino) Castello Mirror’s Edge 5/10-14/1/2001

Rodengo Saiano (Brescia) Abbazia Olivetana Cambia il tempo. Lucia Pescador dall’inventario di fine secolo con la mano sinistra 1992-2000 1/10-31/10

Roma

Spirale Arte-Arte contemporanea Tommaso Cascella. Tutti i nomi dell’acqua 28/9-29/10

Palazzo della Cancelleria Pietro e Paolo. La storia, il culto, la memoria 30/6-10/12

Galleria Giò Marconi Turning into a loop. Nove giovani artisti dalla germania 15/9-28/10

Palazzo della Cancelleria Codice B. I Vangeli dei Popoli 22/6-10/12

PAC-Padiglione Arte Contemporanea La forma del mondo, la fine del mondo 14/7-15/10

Magazzino d’Arte Moderna Armin Linke 4Flight 19/6-15/10

Galleria Valeria Belvedere Nagasawa e Mattiacci 12/10-25/11

Museo del Risorgimento Anteprima IX Biennale di Arte sacra 27/6-15/10

Rovereto (Trento) Archivio del ‘900 La Quadreria Civica di Rovereto: capolavori d’arte dalò XVI al XX secolo 30/6-29/10 Flamand Hadid. Danza Architettura 1/9-29/10 Ballerine, fantocci, marionette e automi: Depero, Arp e Schlemmer, Cunnigham 1/12-18/3/2001 Museo Civico L’arte riscoperta 1/7-29/10

Sarmede (Treviso) Varie sedi Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia. Le immagini della fantasia: I Draghi 28/10-17/12

Suzzara (Mantova) Galleria Civica d’Arte Contemporanea Premio Suzzara 2000. Contaminazioni tra linguaggi e tecniche 17/9-29/10

Teramo Santuario San Gabriele dell’Addolorata Nona Biennale di Arte Sacra. La Porta segno di Cristo ed evento artistico 15/7-15/10

Torino Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Beat Streuli settembre/novembre September/November Pedro Cabrita Reis novembre/gennaio 2001 November/January 2001

Trento Galleria Civica d’Arte moderna L’arte riscoperta 1/7-29/10 Sandro Chia 17/9-5/11

Treviso Casa dei Carraresi La nascita dell’Impressionismo 9/9-14/1/2001 Palazzo Giacomelli Parigi Belle Epoque nei manifesti della Raccolta Salce 7/10-28/1/2001

Venezia Galleria Rossella Junck Massimo Nordio 7/10-7/11 La scuola d’arte vetraria di Vannes-Le-Chatel 8/12-31/1/2001 Padiglione Antares-Parco Scientifico Tecnologico Marghera Identificazione di un paesaggio: Venezia-Marghera fotografia e trasformazioni nella città contemporanea 9/9-29/10


Studium Art Gallery Giorgio Vicentini. Mattoni Italiani 30/9-31/10 Museo Correr Mariagrazia Rosin: strano ma vetro Fino al/through 8/10 Magazzini del Sale Gabriele Basilico: la città interrotta 23/9-15/10

Museo in Erba Le scatole di colori di Monet 12/10-7/1/2001

Campione d’Italia Galleria Civica Giuseppe Vermiglio (1587-1635) 10/9-3/12

Locarno

Fondazione Cini Luigi Nono 1924-1990, maestro di suoni e di silenzi 17/9-29/10

Castello Visconteo e Casorella I Leponti tra mito e realtà 20/5-3/12

Verona

Pinacoteca Casa Rusca Giuseppe Foglia 23/9-10/12

Palazzo Forti Kazimir Malevich e le Sacre Icone Russe. Avanguardia e tradizioni 6/7-5/11 Museo di Storia Naturale Nel giardino di Darwin 16/6-31/12

Vicenza Basilica Palladiana Magnificenza dell’arte tessile 3/9-14/1/2001 Paul Jenkins, Viaggio in Italia 24/9-31/1/2001

Lussemburgo/Luxembourg Lussemburgo Casino Sam Samore 8/7-8/10 Many Colored Objects Placed Side by Side 28/10-7/1/2001

Olanda/Holland Amsterdam Rijksmuseum Come See! 1/7-15/10 Images of History 8/8-15/10 Rembrandt in Various States. All the Rembrandt Etchings 22/7-8/10, 14/10-7/1/2001

Portogallo/Portugal Lisbona Istituto Italiano di Cultura Isabella Cuccato, le mie città 3/10-28/10

Spagna/Spain Barcelona MACBA Philippe Thomas 26/9-26/11 Oyvund Fahlström 17/10-9/1/2001 Pere Portabella 15/11-15/12 Zush 12/12-4/3/2001

Svizzera/Switzerland Bellinzona Villa dei Cedri Simbolismo e Liberty nella pittura svizzera 15/9-29/10

Lugano Museo Cantonale d’Arte Cesar Domela 16/9-26/11

Martigny Fondation Pierre Gianadda Vincent Van Gogh 21/6-29/11 I Santi russi - Icone della Galleria Tretyakov di Mosca 15/12-4/6

Rancate Pinacoteca Zust Dall’Accademia all’atelier. Pittori tra Brera e il Canton Ticino nell’Ottocento 15/9-26/11

New York Moma Projects 70: Banners II 1/5-30/10 Jim Hodges, Beatriz Milhazes, Faith Ringgold 1/5-31/10 Guggenheim Museum Amazons of the Avant-Garde 8/9-7/1/2001 Max Protetch Gallery Zhang Xiaogang 28/10-2/12

San Diego Mingei International Museum Art that Soars: Kites and Tails by Jackie Matisse 25/4-5/11 Ceramics of Tatsuzo Shimaoka 2/9-4/2/2001 Museum of Art Norman Rockwell: Pictures for the American People 28/10-31/12 Museum of Contemporary Art UltraBaroque: Aspects of Post Latin-American Art 24/9-7/1/2001 Museum of Photographics Arts Robert Frank: The Americans 27/8-29/10

USA Boston Museum of Fine Arts Dutch Works on Paper: 17th and 18th Centuries 20/5-29/10 Christian Boltanski 21/7-15/11 Van Gogh to Mondrian: Dutch Works on Paper 25/7-5/11 Charlotte Salomon: Life or Theatre? 9/8-29/10 Dangerous Curves: The Art of Guitar 5/11-24/2/2001

Chicago Museum of Contemporary Art Tobias Rehberger: Landscape Garden Sculpture 1/7-Autunno/Autumn Sol LeWitt: A Retrospective 22/7-22/10 Tony Fitzpatrick: Max and Gaby’s Alphabet Settembre/Gennaio 2001 September/January 2001 AA Bronson and General Idea 14/10-7/1/2001 Edward Ruscha 18/11-4/2/2001

Fort Lauderdale (FL) Museu of Art Palace of Gold and Light: Treasures from the Topkapi, Istanbul 15/10-28/2/2001

Los Angeles Moca John Gutmann: Culture Shock 6/8-5/11 MEDI(t)Ations: Adrian Piper’s Videos, Installations, Performances 6/8-5/11

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Belgio/Belgium Kortrijk 17° Interieur Biennale internazionale della creatività del design per interni/International Biennial for creative interior design 13/10-22/10 Per informazioni: Interieur Groeningerstraat 37 B-8500 Kortrijk Tel. ++32 56 229522 Fax ++32 56 216077 Internet: www.interieur.be E-mail: interieur@interieur.be

Brasile/Brazil Sao Paulo International Trade Mart Construa 2000 Salone internazionale dell’edilizia e dell’industria dei lavori pubblici International trade fair of building and public works industry 5/10-8/10 Per informazioni: Exponor Brasil Av. Angélica 2466 - Conj.154 Edificio Angélica Trade Center 01228-200 Sao Paulo Tel./fax ++55 1131516444 Internet: www.exponor.com.br E-mail: exponor@exponor.com.br

Cina/China Beijing China International Exhibition Centre CTC-Construction Technology China Salone internazionale delle macchine e attrezzature per l’edilizia/International trade fair for building technology and equipment 7/11-11/11 Per informazioni: Seint-Servizi Espositivi Internazionali Milanofiori F1, 20090 Assago (MI) Tel. ++39 02 8253326 Fax ++39 02 8255019 Inetrnet: www.seint.com E-mail: seint@enter.it

Arabia Saudita/Saudi Arabia Riyadh Exhibition Centre Saudi Build 2000 12° Salone internazionale delle tecnologie e materiali per la costruzione/12th International trade faor of building technologies and materials Saudi Stone 2000 3° Salone Internazionale dei materiali lapidei e delle tecnologie correlate 3rd International trade fair on stone and stone technology 8/10-12/10 Per informazioni: Riyadh Exhibition Centre Tel. ++966 1 4541448 Fax ++966 1 4544846 E-mail: recsa@midleast.net

Saudi Envirotech 4° Salone internazionale di tecnologia ambientale 4th International trade fair for environmental technology 23/10-26/10 Per informazioni: Riyadh Exhibition Centre Tel. ++966 1 4541448 Fax ++966 1 4544846 E-mail: recsa@midleast.net

Hong Kong Asiaflor Salone asiatico dei pavimenti decorativi, tappeti e moquette Asian Pacific exhibition of decorative flooring, carpets and rugs 25/10-27/10 Per informazioni: Kate Newman Messe Frankfurt 1808 China Resources Building, 26 Harbour Road, Wan Chai, Hong Kong Tel. ++852 22389940 Fax ++852 25113466 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: kate.newman@hongkong.messefrankfurt.com

Corea del Sud/South Korea Seoul Kofurn 2000 Salone Internazionale del mobile International furniture trade fair 30/10-5/11 Per informazioni: Madex Via Quintino Sella 15 00187 Roma, Italia Tel. ++39 06 4885550 Fax ++39 02 4885527 Internet: www.madexmadex.it E-mail: fairs@madex.it

l’ARCA 152 111


Emirati Arabi Uniti/United Arab Emirates Dubai World Trade Centre The Big 5 Salone internazionale della costruzione e tecnologia, ambiente e tecnologie per le acque, condizionamento d’aria e refrigerazione, pulizia e manutenzione, vetro metalle, arredobagno e ceramica/International trade fair for building and construction, water technology and environment, air conditioning and refrigeration, cleaning and maintenance, glass and metal, bathroom and ceramics 15/10-19/10 Per informazioni: Mt & G Malakos E-mail: gmtmalakos@tin.it

Francia/France Cannes Mapic 2000 Salone internazionale del mercato immobiliare/International market for retail real estate 16/11-18/11 Per informazioni: Mapic My-Lan Cao Reed Midem Organisation BP 572 - 11 rue du Colonel Pierre Avia 75726 Paris cedex 15 Tel. ++33 1 41904520, fax ++33 1 41904530 Internet: www.mapic.com E-mail: my_lan_cao@midemparis.ccmail.compuserve.com

Epinal Foire CitéBois Salone internazionale del legno Internationaltrade fair on wood industry 5/10-8/10

Paris Paris Expo Porte de Versailles Equip’Baie Salone internazionale dei serramenti, finestre e protezione solare International trade fair of frameworks, windows and solar protection 7/11-10/11 Per informazioni: Groupe Miller Freeman 70 rue Rivay 92532 Levallois-Perret cedex Tel. ++33 1 47562134, fax ++33 1 47560818

Toulouse Chambre de Commerce Sitef 2000 Salone internazionale delle tecnologie avanzate/International trade fair of advanced technologies 18/10-21/10 Per informazioni: Chambre de Commerce et de l’Industrie de Toulouse 2 rue d’Alsace Lorraine - BP606 31002 Toulouse Tel. ++33 5 61336670, fax ++33 5 61254260 Internet: www.toulouse.cci.fr E-mail: sitef@toulouse.cci.fr

Germania/Germany

International trade fair for glass machinery, equipment, applications, and products 24/10-28/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006, D-40001 Düsseldorf Tel. ++49 211 456001, fax ++49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Hamburg Messe SHK 2000 Salone internazionale dei sanitari, riscaldamento, idraulica e condizionamento d’aria/International trade fair for sanitation, heating, plumbing and air-conditioning 22/11-25/11 Per informazioni: Hamburg Messe und Congress Objektleitung MA-4 St.Petersburger Strasse 1 D-20355 Hamburg Tel. ++49 40 35692152, fax ++49 40 35692175 Internet: www.hamburg-messe.de E-mail: shk@hamburg-messe.de

Köln Messe Internationale Möbelmesse Salone internazionale del mobile International furniture trade fair 15/1/2001-21/1/2001 Per informazioni: Messe- und Austellungsw-Ges.m.b.H Messeplatz 1, D-50679 Köln Tel. ++49 221 8210, fax ++49 221 8212574 Internet: www.koelnmesse.de/imm E-mail: 320@koelnmesse.de

Stuttgart Messe Euroholz 2000 Salone internazionale del legno International wood trade fair 6/10-8/10 Per informazioni: Messe Stuttgart AM Kochenhof 16 Postfach 10 32 52, D-70028 Tel. ++49 711 2589584, fax ++49 711 2589305 Internet: www.messe-stuttgart.de

India New Dehli Centro Fieristico Pragati Maidan Heimtextil Tex-Styles India Salone internazionale dei tessili per l’arredamento/International trade fair of textiles for furniture 5/10-8/10 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main, Germania Tel. ++49 69 75750, fax ++49 69 75756433 Internet: www.messefrankfurt.com E-mail: info@messefrankfurt.com

Italia/Italy Bologna Fiera Cersaie Salone internazionale della ceramica per l’industria edilizia e l’arredobagno International exhibition of ceramics for the building industry and bathroom furniture 3/10-8/10 Per informazioni: Cersaie P.O.Box 103, 40050 Centergross (Bologna) Tel. ++39 051 6646000, fax ++39 051 862514

Düsseldorf

Internet: www.cersaie.it

Messe 16°Glasstec Fiera internazionale delle macchine, attrezzature, applicazioni e prodotti per il vetro

SAIE 2000 Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia International trade fair of building industrialization 18/10-22/10

112 l’ARCA 152

Per informazioni: Fiere Internazionali di Bologna Viale della Fiera 20 40128 Bologna Tel. ++39 051 282111 Fax ++39 051 282332 Internet: www.bolognafiere.it/SAIE E-mail: saie@bolognafiere.it

Genova Fiera Tecnhotel Hospitality Esposizione internazionale per l’industria dell’ospitalità International exhibition for hospitality industry 11/11-15/11 Per informazioni: Fiera di Genova Piazzale Kennedy 1 16129 Genova Tel. ++39 01053911 Fax ++39 010 5391270 Internet: www.fiera.ge.it E-mail: fierage@fiera.ge.it

Milano Fiera Smau 2000 Salone internazionale della tecnologica informatica e della comunicazione/International exhibition of informatin and communication technology 19/10-23/10 Per informazioni: Smau Via Merano 18 20127 Milano Tel. ++39 02 283131 Fax ++39 0228313213 Internet: www.smau.it E-mail: info@smau.it

Sicurezza Salone internazionale della sicurezza e dell’automatizzazione degli edifici International trade fair on buildings security and automation 22/11-25/11 Per informazioni: Associazione Intel Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. ++39 02 3264282 Fax ++39 02 3264284 Internet: www.intelfiere.com E-mail: mail@intel.anie.it

Monza (Milano) Plofieristico Ecoform 2000 Fiera dei prodotti ecosostenibili, biocompatibili e del benessere 23/11-26/11 Per informazioni: Giulia Berruti Via Righi 14 20035 Lissone (MI) Tel. 039 2458413 Fax. 039 483540 Internet: www.giuliaberruti.com E-mail: info@giuliaberruti.com

Torino Lingotto Fiere Abilty Salone nazionale di aziende, progetti e assicurazioni al servizio del sociale Tecn Help Mostra di progetti, ausili e tecnologie per disabili 18/11-20/11 Per informazioni: Fierimpresa Giuseppe També Tel. 011 6535011 Fax. 011 6535012

Verona Fiera Abitare il tempo Salone internazionale del design e della decorazione/International exhibition of design and decoration 12/10-16/10 Per informazioni: Acropoli Tel. ++39 051 864310 Fax ++39 051 864313 Internet:www.veronafiere.it/abitareiltempo E-mail: acropoli@mail.asianet.it

Portogallo/Portugal Oporto Exponor International Fair Fimap Ferralia Saloni internazionali del legno e delle tecnologie per la lavorazione del legno International wood and wood industry trade fair 12/10-15/10 Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leça Palmeira Tel. ++351 2 9981400 Fax ++351 2 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.pt

Concreta 2000 Salone internazionale dei materiali da costruzione International trade fair of building materials 25/10-29/10 Per informazioni: Exponor Feira Internacional do Porto 4450-617 Leça Palmeira Tel. ++351 2 9981400 Fax ++351 2 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.pt

Russia San Pietroburgo Batimat St.Petersburg Salone internazionale della costruzione/International building industry trade fair 25/10-28/10 Per informazioni: International Sales Nuccia Invernizzi Viale Bacchiglione 28 20139 Milano Italy Tel. ++39 02 57403340 Fax ++39 02 57402055 E-mail: info@nucciainvernizzi.it

Spagna/Spain Madrid Parque Ferial Juan Carlos I Matelec Salone internazionale del materiale elettrico ed elettronico/International trade fair of electric and electronic material 24/10-28/10 Per informazioni: Ifema Parque Ferial Juan Carlos I Apdo. De Correo 67.067 28080 Madrid Tel. ++34 91 7225034 Fax ++34 91 7225791 Internet: www.matelec.ifema.es E-mail: matelec@ifema.es


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.