ASD FALCHI LECCO - ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO L’ALMANACCO

Numero 1 Anno 2010

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Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d’intorno che mi infondano molta paura (Jean-Jacques Rosseau)


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L’ALMANACCO 2010 Riccardo Ghislanzoni – Atleta e Presidente dell’ASD FALCHI LECCO

Sto corricchiando per fare un minimo di riscaldamento prima della gara. Di fronte a me un altro atleta mi saluta: “Ma lo fate anche quest’anno?”. Resto un attimo spiazzato e l’altro prosegue: “Ma sì, l’Almanacco! L’ho già letto almeno 10 volte, oramai lo so a memoria!”. Ora capisco. “Sì, sì, ci stiamo lavorando!” rispondo io sorridendo. La chiacchierata pre-gara prosegue e riconosco nel mio interlocutore uno dei fortunati vincitori di uno dei premi a sorteggio della gara in memoria di Adelfio del 25 aprile. Passando in sede a ritirare il premio, lo avevamo poi omaggiato anche con una copia del nostro Almanacco 2009 che, a quanto pare, è stato apprezzato. Parto da questo episodio per fare un paio di riflessioni. La “Edizione 0” dell’Almanacco ha dunque avuto un seguito e ora avete tra le mani l’annuario di questa nuova ed entusiasmante stagione dei Falchi Lecco. Un’edizione decisamente più curata sotto l’aspetto estetico e qui mi permetto di fare i complimenti al nostro grafico con la passione della corsa (o viceversa?) Marco “Lo Zio” Terraneo. Un Almanacco nuovo di zecca dove noi Falchi raccontiamo le nostre gare, i nostri risultati, i nostri viaggi e le nostre passioni. La stagione è stata lunga ma altrettanto ricca di buoni risultati e di soddisfazioni e rinnovato entusiasmo è arrivato anche dai nuovi atleti. Grazie a chi voluto raccontare le proprie gare e complimenti a tutti quanti hanno corso, chi lottando per le prime posizioni e chi per la personale sfida con se stesso, al meglio delle proprie possibilità e capacità. Bravo a chi ha corso la gara di pochi chilometri, bravo a chi si è fatto il giro della Valle d’Aosta di 330 km. La passione per la corsa in montagna riesce sempre e comunque a ritagliarsi il suo spazio all’interno del nostro gruppo dove molti dei ragazzi spensierati di qualche anno fa sono ora atletici mariti e padri di famiglia. Giustamente subentrano altre nuove e più importanti priorità, ma il “vizietto” per la corsa rimane sempre. Quel gruppo di amici così tanto caro ad Adelfio! E proprio quest’anno siamo finalmente riusciti ad onorare la memoria del nostro grande amico organizzando una corsa in montagna a lui dedicata. Tanti atleti e tanti amici domenia 25 aprile erano al via dal piazzale della funivia per i Piani d’Erna, all’ombra del Resegone. Siamo sicuri che Adelfio da lassù avrà osservato divertito quei puntini colorati inerpicarsi da Lecco ai Piani d’Erna sui sentieri a lui ben noti. Le sincere parole di ringraziamento della famiglia di Adelfio e del suo carissimo amico Sandro Morganti ci hanno riempito di gratitudine così come le parole di soddisfazione degli atleti. Ora vi lascio alla lettura dell’Almanacco sperando di incontrare anche il prossimo anno persone che dicano: “L’ho letto almeno 10 volte!” ma basta anche meno ovviamente. In ogni caso vorrà dire che il racconto della nostra stagione è stato di vostro gradimento. buona lettura a nome mio e di tutti i Falchi! 4

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Carissimi amici Falchetti, sinceramente non so quali parole usare per esprimervi la mia gratitudine e per scusarmi delle mie numerose assenze alle vostre gare : Adelfio mi manca!!! Circa il ringraziamento che vi devo è per la bella stagione trascorsa. I risultati non sono mancati e la continua vostra presenza alle varie manifestazioni fa senz’altro onore al nostro gruppo. Anche se i risultati hanno la loro importanza non mi sento di brindare solo a chi è salito sul podio perché quel che conta è la partecipazione. E’ anche molto bello sapervi così uniti in quell’amicizia che solo le persone umili sanno esprimere. Vorrei anche dirvi un grosso grazie per la splendida organizzazione della gara fatta in ricordo del nostro grande Adelfio. La grande partecipazione delle altre squadre ha reso onore a quel grande uomo che sapeva creare quel clima di amicizia che solo in pochi sanno fare. La splendida giornata di sole ha poi contribuito a rendere ancora più bella la gara! Complimenti a tutti voi! Complimenti anche a tutti quelli che si sono dati da fare per la buona riuscita della “RESEG-UP” In primis il bravo Carlo Ratti che ha messo a disposizione degli organizzatori tutta la sua esperienza per poter ottenere il massimo dei risultati organizzando una gara di questo calibro a Lecco. Ancora un grazie a tutti con l’augurio di procedere sempre con questo spirito. Ciao a tutti Sandro

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DAL GIMS

Le attività 2010 del Gruppo Impegno Missionario San Giovanni Di Betti Ghislanzoni

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nche quest’anno il GIMS (Gruppo Impegno Missionario San Giovanni) ha continuato, nel suo piccolo, ad inviare aiuti concreti in Eritrea. Grazie al sostegno di molte persone sensibili e generose e tramite le nostre numerose iniziative

(Sagra di Fine Estate, tornei di burraco, cene, ecc.), abbiamo inviato tre container di alimenti e uno di materiale idraulico per un nuovo acquedotto (…quanto ci è mancato Adelfio nella preparazione…) e ce ne sono altri due in allestimento per la

fine dell’anno, con generi di prima necessità (farina, latte in polvere, olio, ecc.). Nel mese di settembre è stato inaugurato il nuovo asilo di Akrur (villaggio a cui Adelfio era molto legato) e finalmente i bambini non dovranno più fare i turni per frequentare l’asilo (metà il mattino e metà il pomeriggio), ma potranno stare tutto il giorno in un posto bello e spazioso ! Non ci siamo dimenticati di dare anche dei piccoli aiuti agli altri missionari in Malawi, Rwanda, ecc., anche se la nostra attenzione resta focalizzata soprattutto sull’Eritrea, visto che la situazione di questo Paese non accenna a migliorare, anzi... I proventi della prima edizione del “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.” del 25 aprile sono stati destinati alla missione in Eritrea, in particolare al villaggio di Akrur, per la costruzione di 10 forni mogogò “ecologici”, come verrà meglio illustrato più avanti.

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C’ERA UNA VOLTA..... La storia in breve dell’ASD Falchi Lecco

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’amore per la montagna, la passione per la corsa: come riuscire a mettere assieme questi due elementi? Beh, la risposta è semplice: con la corsa in montagna! Tutto è nato più o meno nel 1998 ed ha un nome e cognome: Monza-Resegone. Carlo Ratti, Gianluca Paganoni e Marco Tavola si iscrivono e portano a termine la famosa maratona notturna a squadre di tre elementi. Il gruppo si allarga presto e arrivano Mauro Esposito, Riccardo Ghislanzoni, Daniele Gaddi, Loris Ragni…e poi ancora Silvio Gatti, Claudio Pizzagalli, Brunetto D’Ambrosio ed Enrico Ardesi. I chilometri aumentano e i nostri son presenti ai primi grandi appuntamenti del mondo delle skyrace: dal Kima al 4 Luglio, dal Giir di Mont al Trofeo Scaccabarozzi. E, finalmente, nell’aprile del 2001, nasce ufficialmente a Mandello del Lario (LC) l’Associazione Sportiva Falchi grazie all’impulso decisivo di Brunetto. Il gruppo già dalle prime gare si mette in luce: sia per i buoni risultati ottenuti sia per la goliardia e l’allegria con cui affronta le gare e soprattutto il dopo-gara. La truppa si espande: Davide Trincavelli e Annalisa Ongania, Antonio Cappello, Alessandro Crippa, Gianluca

Maggioni, Alessandro Filigura, Marco Arrigoni Neri, Enrico Bartesaghi, Matteo Spreafico, Ermete Ruggiero, Roberto Antonelli. Il pluricampione di corsa in montagna, il premanese Tita Lizzoli, diventa presidente dell’Associazione e una grande persona accompagna i passi dei Falchi. E’ Adelfio Spreafico. Il tempo passa e arrivano ancora tanti nuovi atleti: i fratelli Costantino e Francesco Simonetta, Luca Mauri, Enrico Mazzoleni, Paolo Dell’Orto e Paolo Coltelli, Angela Buratti, Marco Castelnuovo, Fabiano Cipriani, Stefano Colombo e Luca Ripamonti, Roberto Antonelli, Marco Terraneo e (nella stagione 2010) Fabio Bartoloni, Carlo Proserpio e Sergio Bernasconi. Alla presidenza nel 2006 a Tita Lizzoli succede Riccardo Ghislanzoni. e la nuova sede, anche se provvisoria, si sposta a Lecco con la nuova denominazione sociale che diventa: Associazione Sportiva Dilettantistica Falchi Lecco – A.S.D. Falchi Lecco. Il contatto con lo sponsor che diventerà presto quello ufficiale, la Kapriol di Lecco porterà nel 2007 alla nuova e tanto desiderata sede definitiva. I Falchi, grazie all’aiuto fondamentale di Adelfio e alla bontà del sig. Sandro Morganti, sistemano un bellissimo locale in località Bonacina a Lecco.

Il 23 settembre 2008 scompare purtroppo l’amatissimo Adelfio che ha dovuto cedere ad un’implacabile malattia. Il vuoto lasciato è enorme ma i suoi “ragazzi” cercano di tenerne sempre vivo il ricordo nel modo più semplice e cioè correndo. A tutt’oggi sono 33 gli atleti che vestono la canotta col rapace e che ogni domenica corrono e si divertono nelle gare del territorio locale, in quello nazionale e a volte anche in campo internazionale. Dalle classiche corse in montagna alle spettacolari staffette, dalle durissime skyrace alle ultra-trail di 100-200 km, dalle gare su strada alle maratone, dalle campestri alle corse sui grattacieli. Ed è così che i “Falchi di Lecco” cercano di seguire gli insegnamenti che Adelfio ha lasciato. E’ quindi che con i valori dell’amicizia e della lealtà, con l’inclinazione alla battuta e alla goliardia, con l’impegno, con la forte motivazione e con la voglia di affermarsi e confermarsi come solida realtà sportiva della provincia di Lecco e non solo, i Falchi mirano a continuare a crescere e a volare in alto, molto in alto, sempre all’insegna dell’allegria!

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O LE NEW ENTRY: FABIO; CARL E SERGIO

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1. ANGELA BURATTI 2. ANNALISA ONGANIA 3. ROBERTO ANTONELLI 4. ENRICO ARDESI 5. MARCO ARRIGONI NERI 6. FABIO BARTOLONI 7. SERGIO BERNASCONI 8. ANTONIO CAPPELLO 9. MARCO CASTELNUOVO 10. STEFANO COLOMBO 11. PAOLO COLTELLI 12. ALESSANDRO CRIPPA 13. BRUNO D’AMBROSIO 14. PAOLO DELL’ORTO 15. MAURO ESPOSITO 16. ALESSANDRO FILIGURA 17. DANIELE GADDI 18. SILVIO GATTI 19. RICCARDO GHISLANZONI 20. GIANLUCA MAGGIONI 21. LUCA MAURI 22. ENRICO MAZZOLENI 23. GIANLUCA PAGANONI 24. CLAUDIO PIZZAGALLI 25. CARLO PROSERPIO 26. LORIS RAGNI 27. CARLO RATTI 28. LUCA RIPAMONTI 29. COSTANTINO SIMONETTA 30. FRANCESCO SIMONETTA 31. MATTEO SPREAFICO 32. MARCO TAVOLA 33. MARCO TERRANEO


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UN ANNO DI CORSE

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Il racconto, mese per mese, degli eventi sportivi che han visto gareggiare gli atleti dell’ ASD Falchi Lecco

Foto: Giacomo Meneghello - www.clickalps.com L’ ALMANACCO 2010 11


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a storia dell’anno di gare dei Falchi parte un passo indietro. Il nostro racconto parte infatti dalla fine del 2009, ossia dalla Maggianico-Camposecco di inizio novembre, per concludersi con l’edizione 2010 della stessa gara. Il motivo è tecnico, regolato dai tempi di stampa e di distribuzione dell’annuario. Ma in fondo può avere anche un senso far cominciare e terminare la narrazione da quelle che molti hanno definito “La gran classica delle foglie morte”.

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La rapida rassegna dei risultati è stata fatta attraverso gli articoli pubblicati sul sito www.asfalchi.it. Probabilmente non tutte le gare saranno raccontate e ci scusiamo con i protagonisti ma, credeteci, non lo si è fatto apposta! Foto tratte dai siti web www.asfalchi.it, www.sportdimontagna.com, www.2slow.it e raccolte private di atleti e simpatizzanti dell’ ASD Falchi Lecco.

Novembre 2009 Comincia con una vittoria l’anno virtuale dei Falchi. Ratti fa poker alla Maggianico-Camposecco e tanti altri Falchi sono in gara: Castelnuovo, Crippa, Terraneo, Ripamonti, Paganoni, Ghislanzoni, Maggioni, Pizzagalli e Tavola. La gara lecchese è anche la prova unica del campionato sociale dei Falchi 2009 che vede quindi Ratti sul primo gradino, seguito da Castelnuovo e Crippa.


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Passa una settimana e alle staffetta della Val San Martino il duo Ratti-Gatti coglie un ottimo secondo gradino del podio. In gara, con coppie miste, anche Castelnuovo e Nino Simonetta.

Dicembre 2009 6 dicembre, San Nicolò, è la data della prima edizione della “Stambeccata” da Suello al Cornizzolo lungo la “Direttissima”. Manifestazione tra amici organiz-

zata dallo “Stambecco” del Cornizzolo, il falco Marco Castelnuovo. Sono 17 i temerari della prima edizione caratterizzata da neve e ghiaccio nell’ultimo tratto. Pochi giorni dopo, tutti con le gambe sotto il tavolo per la tradizionale cena sociale e la consegna dell’Edizione Zero dell’Almanacco. Il 2009 di gare si conclude con la prima edizione del “Vialatteatrail”, gara trail di circa 30 km, in notturna, sulle piste di sci di Sauze d’Oulx (TO).

La gara, resa ancora più dura dal clima gelido, vede al via anche un rappresentante dei Falchi, Giampy Crippa.

Gennaio 2010 Comincia presto e bene l’anno agonistico dei Falchi. Carlo Ratti, Riccardo Ghislanzoni e Marco Castelnuovo inaugurano subito il 2010 con una mezza maratona. Siamo ad Annone (LC) ed è primo podio dell’anno, proprio con Ratti che agguan-

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ASD FALCHI LECCO ta il secondo gradino. Pochi giorni dopo, all’ Epifania, è invece Luca Ripamonti a macinare chilometri alla Maratona del Brembo chiudendo in 22esima posizione. Sempre nel primo mese dell’anno, Falchi presenti ai Brianzoli di Cross (Castelnuovo-Terraneo), mentre Stefano Colombo corre tra i 1600 della classica Montefortiana, a Monteforte d’Alpone (VR). Si chiude il mese con un’altra bella prestazione di Carlo Ratti, ancora una volta secondo alla mezza maratona di Oggiono (LC).

Febbraio 2010 Comincia presto e con entusiasmo anche la stagione del Trail. A Borgomanero (NO) si corre la seconda edizione de “I sentieri di Santa Cristina”, 30 km su un tracciato reso pesante e insidioso da neve e ghiaccio. Sono cinque gli intrepidi Falchi alla partenza: il neo-falco Bernasconi, Ghislanzoni, Maggioni, Pizzagalli e Ripamonti. E mentre Ratti continua a calcare il podio nel circuito di mezze lecchesi (2° classificato a Sirone, LC), prosegue l’avventura ai brianzoli di cross con Castelnuovo. In Val d’Intelvi (CO) Bernasconi inforca le ciaspole in una gara sfortunata a causa della rottura proprio di una delle ciaspole. Il mese si conclude con la “Skyrunning del Canto” a Carvico (BG), oltre 1000 metri di dislivello lungo un tracciato di 18 km, dove ancora una volta sono presenti cinque Falchi: Bernasconi, Castelnuovo, Ghislanzoni, Giampy Crippa e Matteo Spreafico.

Marzo 2010 Dopo i podi di Ratti, è Silvio Gatti che sgretola la concorrenza nella mezza di Lecco, gara controversa per le dispute sull’effettiva distanza di gara, ma di gran livello. E’ invece quinto Carlo Ratti, mentre anche altri Falchi hanno onorato la gara lecchese: Franz Simonetta, Mazzoleni, Ghislanzoni e il neo-falcoBartoloni. La settimana successiva sono invece 5 i Falchi in gara alla Maratona della Brianza di Seregno (MB): Nino Simonetta, Ripamonti, Franz Simonetta, Ghislanzoni e Pizzagalli. Lo stesso giorno, i due Falchi Maggioni e Filigura, si cimentano sui 34 km del

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ASD FALCHI LECCO Trail di Santa Croce a Bogliasco (GE). E mentre Bernasconi calca le strade del comasco nel 2° Trofeo Autoviemme, alla Valetudo Skyrunning tre Falchi si inerpicano per i monti della bergamasca. Sul il percorso ha qualche magagna ma uno sportivissimo Carlo Ratti coglie un ottimo quarto posto. In gara ci sono anche Nino Simonetta e il neo-falco Carlo Proserpio.

Aprile 2010 Dopo un caldo sabato si corre con la neve e il gelo alla prima edizione del “Trofeo Conti Romano a.m.”, il Valcava SkyTrail Running organizzato dai fratelli Conti. E’ un percorso impegnativo di 15 km con una infinita scalinata da fare in salita. In gara ci sono Castelnuovo, Nino Simonetta e Ghislanzoni. Falchi su Davvero tanti i Falchi in gara e soprattutto sul percorso e grande consenso dei presenti per la prima edizione della gara.

Maggio 2010 Il primo maggio, ormai è consuetudine, fa rima con Dario e Willy. La gran classica di Valmadrera vede in gara i Falchi Ratti, Antonelli, Castelnuovo, Mazzoleni, Mauri, Paganoni, Spreafico e Bartoloni. La gara tiratissima vede la vittoria di Golinelli sul beniamino di casa Stefano Butti e la purtroppo bruttissima caduta dell’eterno Paolino Colombo, che si frattura la mascella, ma viene soccorso dal nostro Carlo Ratti che lo scorta fino all’arrivo. Un falco eretico invece corre dall’alstrada, Falchi sui monti e anche una capatina in pista. All’Arena di Milano per il “Tutti in Pista 2010” è presente Terraneo che gareggia sui 5000 metri piani. E finalmente il 25 aprile arriva la data tanto aspettata. Si alza il sipario sul primo “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.”. Quasi 190 concorrenti hanno onorato la memoria di Adelfio correndo lungo i sentieri che portano ai Piani D’Erna. E, in una gara in cui Golinelli trionfa in solitaria (lasciando presagire gli altri ottimi risultati dei mesi a venire), Carlo Ratti strappa un eccellente secondo posto, primo degli “umani” in una gara entusiasmante. L’ ALMANACCO 2010

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tra parte del lago la Corsa del Brigante. E’ infatti Terraneo presente alla veloce ma suggestiva gara di Acquaseria (CO). L’1 e 2 maggio, alla Abbots Way, gara trail in due tappe per un totale di 125 km lungo l’appennino tosco-emiliano da Pontremoli (MS) a Bobbio (PC), due Falchi salgono sul podio con lo splendido 2° posto di Gessy Maggioni e il 3° di Giampy Crippa. Si difende bene anche il Pizza con l’11° posto finale. La settimana successiva i Falchi sono in territorio elvetico. Il duo Castelnuovo-Terraneo sbarca infatti a Tesserete (Canton Ticino) per la Tesserete-Gola di Lago, gran classica in salita ticinese, giunta ormai alla sua 30esima edizione. Nella classica “only-up” mandellese, abbiamo il terzo gradino del podio per il falco Antonelli e il secondo femminile per Annalisa Ongania. In gara anche Castelnuovo, Mazzoleni, Gaddi, Spreafico e Coltelli. Stiamo parlando infatti della Luzzeno-Manavello, altro appuntamento storico della corsa in montagna lecchese. Al Trofeo Jack Canali

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ASD FALCHI LECCO di Albavilla (CO) trionfo di Golinelli e ottima prova di Nino Simonetta. In gara anche Franz Simonetta e Terraneo. Alla mezza maratona del Lago di Como i Falchi sono rappresentati da Bernasconi, quest’ultimo presente anche pochi giorni dopo alla infrasettimanale su strada “7km del laghetto Pasquè” di Caslino al Piano (CO). Pochi giorni dopo, sempre su strada, Ardesi gareggia alla 10k Chrono di Monza, Bernasconi a Capiago Intimiano (CO), mentre i fratelli Simonetta sono presemti alla partenza della Mezza del Naviglio. Sui monti invece è Carlo Ratti che coglie un buon piazzamento al Giro delle Casere della Valtaleggio. Ancora una volta i Falchi si schierano sul tartan. Bernasconi e Terraneo gareggiano sui 5000 m a Como per il “Tutti in pista” comasco. Sui monti invece Filigura e Ghislanzoni gareggiano sul tracciato di 60 km del Trail del Monte Soglio di Forno Canavese (TO), mentre alla cronoscalata di Borgonovo di Piuro (SO) Ardesi e Ripamonti fanno una buona prova, mentre eccellente è la prestazione di Annalisa Ongania sul secondo gradino del podio.

Giugno 2010 A giugno è “buona la prima”. La ResegUP dei 2Slow mantiene e supera le promesse, donando alla città di Lecco una gara spettacolare, una scalata al Resegone senza pari in cui uno scatenato Butti doma la concorrenza guidata da un risorto Colombo. Tra i Falchi, capitan Ratti cade vittima

del caldo, ma comunque c’è un ottimo 6° posto per lui. E altri nove falchi hanno onorato la gara di casa: Antonelli, Mazzoleni, Ripamonti, Maggioni, Crippa, Paganoni, Pizzagalli, Ghislanzoni e Mauri. Su distanze più corte Simonetta si laurea Campione Provinciale di corsa in montagna alla Cernobbio-Rovenna (in gara anche Bernasconi), mentre alla ErbaCapanna Mara gareggiano Simonetta, Castelnuovo e Benasconi. Tre Falchi in gara anche al duathlon di Briosco “Corri e Pedala”: tagliano infatti il traguardo su due ruote Castelnuovo, Terraneo e Ghislanzoni. Alla Monza-Resegone è presente anche il falco Nino Simonetta che chiude al posto d’onore assieme a Colnaghi e Zugnoni, mentre in Val Tartano si riforma la coppia d’oro Ratti-Trincavelli, che vanno a cogliere un secondo posto da cardioplama, chiudendo a soli 10 secondi dai vincitori della Valetudo. In gara anche il duo Bernasconi-Ripamonti che chiude con una buona prestazione. Falchi di nuovo sul podio e di nuovo su strada alla Gorsenigo 2010 con Nino Simonetta. Splendida domenica per i Falchi alla In-

trobio- Biandino con il trionfo di Ardesi in campo maschile e di Annalisa Ongania in quello femminile. Presente anche Lele Gaddi nella gara ciclistica, Terraneo, Coltelli e Tavola in quella podistica. Giampy Crippa conclude splendidamente la Lavaredo Ultra Trail (90 km, 5000 m D+) cogliendo l’ottavo posto finale, gara a cui partecipa anche Maggioni. Sempre sulle lunghe distanze Ghislanzoni porta a termine la fatica del Grand Raid International du Cro-Magnon (110 km, 5400 m D+) da Limone Piemonte (CN) a Cap d’Ail-Montecarlo. Mentre Ripamonti è in gara alla mezza maratona sull’Aletsch in Svizzera (21,1 km, 1050 m D+), Carlo Ratti gareggia in Val di Fiemme alla Stava Skyrace e alla Colere-Rif. Albani è Antonelli a tener alta la bandiera di Falchi, chiudendo con un ottimo 3° posto.

Luglio 2010 Con un inizio del mese all’insegna del caldo torrido, sono 66 i partenti alla Molina-Rif. Bietti-Buzzi. Molto buona la preL’ ALMANACCO 2010

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senza dei Falchi con un Ardesi scatenato che agguanta il terzo gradino del podio e un’ancora più scatenata Annalisa Ongania, prima tra le donne e recordwoman della gara. In gara, oltre ad Ardesi anche Antonelli, Nino Simonetta, Castelnuovo, Ripamonti, Bernasconi e Paganoni. Triade di gare la settimana successiva, in un clima ancor più torrido e Falchi ancora una volta presenti. Venerdì sera, Anzano del Parco (CO), 6 km su strada e presente Bernasconi. Sabato sera Albavilla-Alpe del Vicerè, presenti Castelnuovo e uno sconsolato Terraneo, alla sua ultima apparizione prima di ritirarsi (si vocifera) in un monastero zen. Domenica mattina è invece la volta della classicissima Moggio-Artavaggio. Ratti mette a tacere le malelingue del web e sigla un’eccellente vittoria davanti al bravo Stefano Butti. In campo femminile è di nuovo Annalisa Ongania il nome da battere. Sbaraglia la concorrenza e ferma il cronometro su un tempo eccellente. In gara anche un Ardesi da podio e poi via via Castelnuovo, Tavola, Paganoni e Spreafico. Mazzoleni è invece terzo al Check-Up del San Martino a Lecco. La domenica successiva Carlo Ratti coglie un successo nella Pasturo-Alpe Coa, gara di solito riservata alle mountain bike e quest’anno aperta anche ai corridori. In gara anche il falco Matteo Spreafico. E venne poi il “Giir di Mont” di Premana (LC), quest’anno prova unica del Campionato Mondiale di Skyrunning. Anche

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quest’anno gara di altissimo livello con la vittoria di Kilian Jornet Burgada davanti a Marco De Gasperi in campo maschile e di Laetitia Roux in quello femminile. Presenti anche quattro Falchi: Maggioni, Pizzagalli, Ghislanzoni e Ratti. Oltre alle gare, luglio è anche il mese del revival della “Birretta in Grignetta” al chiaro di luna, cantata anche da un redivivo Petrarca sulle pagine del sito www. asfalchi.it. Ma è anche il mese di un nuovo fiocco azzurro in casa Falchi. Nasce infatti Marco, secondogenito di Angela Buratti.

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Agosto 2010 Primo giorno del mese e ancora una gran classica della corsa in montagna. Parliamo infatti del Trofeo Fiorelli, quest’anno sul tracciato San Martino - Rifugio Gianetti. Ardesi cerca di afferrare con i denti la vittoria finale, ma coglie un comunque eccellente secondo posto (dietro a Tommaso Vaccina che segna anche il record del percorso). In gara, e di poco giù dal podio, Carlo Ratti, ma anche Matteo Spreafico, in gran rispolvero, il solito buon Paganoni, Pizzagalli e Ghislanzoni. Alla Fraciscio-Angeloga Castelnuovo sfiora il podio, mentre alla Roncobello-Laghi Gemelli Antonelli è nei dieci. Proprio Antonelli si aggiudicherà il terzo gradino del podio pochi giorni dopo nel “Chilometro in Verticale” Pialeral-Grignone. Sotto un cielo tempestoso la Birretta in Grignetta replica con un inedito “Barolo al Cornizzolo”, mentre gli appuntamenti agonistici proseguono con la Skyrace Ortles-Cevedale con una buona prova di capitan Ratti e con la presenza di un plastico Paganoni (vittima di una caduta rovinosa, ma nulla di grave) e del presidente Ghislanzoni. A Ferragosto è di nuovo Antonelli nei dieci alla Angolo-Vareno. La Cronoscalata Premana-Deleguaggio firmata CA Lizzoli, impreziosita dalla vittoria di Marco De Gasperi, vede in gara i tre Falchi Mazzoleni, Paganoni e Ghislanzoni. Mentre alla Prata Pratella di Prata Camportaccio (SO) Ratti, Ardesi e Annalisa Ongania sono da podio. Alla Engadiner-Sommerlauf in gara c’è il falco Ripamonti, mentre nel Memorial Villa di Guanzate (CO), gara in pista sulla distanza dei 10000 metri piani, sono presenti Nino Simonetta e Sergio Bernasconi. Tra gli ultimi appuntamenti del mese troviamo il Trofeo Enervit a Zelbio, Pian del Tivano. In gara Castelnuovo e Bernasconi entrambi con un’ottima prova. In chiusra la Bongio Trip. Vittoria di Ratti, a parimerito con Trincavelli e in campo femminile trionfo di Annalisa Ongania. Riapparizione nelle gare per i due ballabiesi Esposito e Arrigoni Neri. In gara anche Spreafico.

Settembre 2010 Settembre comincia con la Monte Barro

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Run e tanti Falchi al via. Simonetta, primo al traguardo, ma anche Castelnuovo, Mazzoleni, Tavola, Ghislanzoni, Paganoni e Pizzagalli. Il giorno seguente si corre invece la Skyrace della Rosetta dove Ratti è sul terzo gradino del podio assieme al buon Stefano Butti. In gara anche Antonelli, Proserpio, Ghislanzoni e Crippa. La domenica successiva, 2a piazza per Annalisa Ongania alla Pasturo-Cornisella mentre i Falchi in trasferta elvetica si godono la splendida Jungfrau Marathon di Interlaken: sono Ripamonti, Maggioni e Ghislanzoni. Ma è Giampy Crippa il “gigante” assoluto dei Falchi. Compie infatti l’impresa del Tor de Géants: 330 km, 24000 metri di dislivello in salita, quota massima di 3300 metri che si traducono in 124 ore 28 minuti e 42 secondi di gara. L’impresa è titanica ed è il risultato di duri allenamenti e di una lunga preparazione. Al Trofeo Scaccabarozzi sono invece in gara Maggioni e il veterano Pizzagalli (alla sua decima partecipazione su 10 edizioni), mentre al Campionato Italiano di lunghe distanze di Domodossola è presente l’entusiasta Bernasconi. A fine mese, Annalisa Ongania coglie un successo al “Memorial Gildo Molteni” di Mandello.

Ottobre 2010 A inizio mese abbiamo il 2° “Trofeo Antonio Rusconi a.m.” e sui 36 km da Como a Valmadrera Carlo Ratti coglie un ottimo 6° posto. In gara anche Ripamonti e Ghislanzoni. Matteo Spreafico è una L’ ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO della Repubblica Ceca. Bene anche le altre due terne Castelnuovo-BernasconiRipamonti e Crippa-Ghislanzoni-Tavola. Il mese si chiude con il Trail del Casto ad Andorno Micca (BI). Sul percorso accorciato a causa del maltempo, sono Maggioni, Pizzagalli e un rientrante Filigura a rappresentare i Falchi. Per Bernasconi gara su strada ad Erba.

Novembre 2010

delle “scope” che chiude la gara. Mentre alla Deejay Ten di Milano sono in gara i tre mandellesi Gatti, Gaddi e Coltelli. E la domenica successiva è ricca di appuntamenti. Spicca la vittoria di Ardesi alla Molina-Elisa e il grande 2° posto di Annalisa Ongania. Bene anche gli altri Falchi Mazzoleni, Ripamonti, Bernasconi e Coltelli, i cui risultati portano i Falchi anche sul primo gradino del podio della classifica di società. A Ubiale Clanezzo (BG), Ratti coglie un prestigioso 2° posto alle spalle del Forestale Lele Manzi al Giro del Monte Ubione. Presente anche Spreafico. Gioca in casa invece Antonelli

www.asfalchi.it Per essere sempre aggiornati sulle gare e gli appuntamenti dell’ ASD Falchi Lecco è on-line il sito web dei Falchi e creato da Carlo Ratti. Il sito è sempre aggiornato con le cronache delle gare, le classifiche e le foto. Molto attivo è anche il guestbook, dove si discute dei più svariati argomenti, non solo inerenti la corsa. Molto apprezzata è la sezione delle Gare in Vetrina con informazioni e volantini delle gare della zona. Seguite le gare dei Falchi e il mondo della corsa in montagna su www.asfalchi.it!

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nella prima edizione del Vertical di Valgoglio (BG) arricchita anche dalla presenza di molti campioni dello scialpinismo e dello sci di fondo. E sempre domenica, a Chiavenna (SO), il Trofeo Marmitte dei Giganti vede la presenza di una terna di Falchi (Tavola, Ghislanzoni e Paganoni). E a proposito di staffette, il 24 è il giorno del Trofeo Vanoni a Morbegno (SO) dove sono al via ben tre squadre di Falchi. La “squadra A” formata da Ratti-C. Simonetta-Ardesi coglie un ottimo 8° posto dietro a squadre del calibro della Francia, delle Valli Bergamasche, della Recastello, della Polonia, della Gran Bretagna e

Il mese si apre con la classica Corsa sulla Quisa a Valbrembo (BG) dove un pimpante Carlo Ratti centra un ottimo secondo posto. Ma l’annata dei Falchi si conclude con la “classica delle foglie morte”, la Maggianico-Camposecco-Maggianico. Successo per Enrico Ardesi e quarto posto per Carlo Ratti. Bene anche gli altri Falchi Antonelli, Bernasconi, Paganoni, Mauri, Ghislanzoni, Terraneo, Mazzoleni, Filigura e Tavola. La Camposecco era anche gara sociale dei Falchi con Ardesi primo, seguito da Ratti e Antonelli. Si chiude così la narrazione di quest’anno di gare per gli atleti dell’ASD Falchi Lecco. Ma tante altre storie ci aspettano ancora per cui...arrivederci al prossimo anno!


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I PODI DELL’ ANNO I principali successi degli atleti dell’ASD FAlchi Lecco da novembre 2009 a novembre 2010

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I RACCONTI DEL 2010

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I Falchi metton mano a penna carta e macchina fotografica. Storie, racconti e foto dell’anno appena trascorso, in gara, ma non solo.

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1° TROFEO ADELFIO SPREAFICO La gara dell’ ASD Falchi in ricordo di Adelfio

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d ecco arrivare, finalmente, la data attesa. 25 aprile 2010. Prima edizione della gara in memoria dell’ amico Adelfio. E’ un giorno importante per il gruppo sportivo. I mesi precedenti sono stati all’insegna della preparazione dove in tanti, ma davvero in tanti hanno dato una mano sotto la coordinazione del buon Matteo Spreafico . Tanta passione è premiata. La domenica della gara il sole splende e l’aria è frizzante. Il cielo grigio del sabato è solo un ricordo. La macchina organizzativa è in pieno fervore, oggi si debutta, il giorno è finalmente arrivato. C’è tanta passione e voglia di fare bene, perché c’è tanto cuore in questa gara. Non solo evento sportivo, ma soprattutto voglia di ricordare chi ha dato tanto al gruppo sportivo dei Falchi. Tutto procede bene, secondo programma e la gente comincia ad arrivare. Pochi gruppetti all’inizio, poi il pienone. 187 i concorrenti, tanti

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volti noti, ma anche tanti che per la prima volta corrono una gara in montagna. Ed eccoci alla partenza. I chilometri da correre sono 5, con un dislivello di circa 800 metri. Mo-

mento di silenzio e poi via. Di sicuro, su, in alto il buon Adelfio si sarà divertito. E poi di fianco a lui avrà buttato giù l’occhio senz’altro anche l’amico Antonio (Rusconi), perchè la gara è bella e scoppiettante. Nicola Golinelli vola, “un uomo solo al comando” direbbero le cronache ciclisti-


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tanti sorrisi e gente soddisfatta, che di questi tempi grigi non è mica poco. La promessa è ora quella del bis, per il 2011, in cui si festeggerà anche il decennale dell’ ASD Falchi Lecco. E in ogni caso resta la soddisfazione di un lavoro bello e corale per realizzare quello che prima era un sogno, poi divenne un progetto e infine si è trasformato in una bella storia da raccontare. NdA – Per la stesura dell’articolo vorrei ringraziare Dario “Melano” Fracassi, dal cui resoconto ho attinto parti della narrazione. L’articolo originale è rintracciabile sul sito www. asfalchi.it, in data 25 aprile 2010. che. Ma Carlo Ratti ci mette cuore e anima e non molla. Poco dietro Stefano Butti cerca di ricucire, con sapiente lavoro di sartoria e dietro ancora salgono veloci e potenti i vari Milesi, Trincavelli, Colombo e Benedetti. Nicola Golinelli sale indiavolato e velocemente distanzia gli avversari scollinando in prossimità del Pizzo d’Erna con un tempo molto vicino ai 29’ stravolgendo le previsioni di un tempo finale attorno ai 35’ e fermando il cronometro sull’eccezionale tempo di 33’15’’. Carlo Ratti, primo dei Falchi, gioca il tutto per tutto, chiudendo in 35’28’’ mentre chiude il podio il generoso Stefano Butti. Canovaccio simile tra le donne con Maria Righetti che stacca da subito la sempre eccezionale Daniela Gilardi, mentre terza si piazza la comasca Ilaria Bianchi.

rivati e i premi a sorteggio. Si parla, si chiacchiera, si mangia, e poi ancora

Il dopogara è allegro, il clima è più sereno con la premiazione dei primi arL’ ALMANACCO 2010

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ADELFIO

Di Riccardo Ghislanzoni Ma chi era Adelfio? Perché è stata una persona così fondamentale per i Falchi? Adelfio Spreafico, classe 1940, nutre sin da giovane la passione per lo sport e per la corsa in particolare. Abbandonate le corse, dedica parte del suo tempo all’organizzazione delle gare all’interno dell’Associazione Proletari Escursionisti di Lecco, l’APE. Si passa dalle classiche marce di regolarità alle più recenti gare di corsa in montagna come la “MaggianicoCamposecco” e la “Erna di Corsa”. Ed è proprio durante queste gare che noi atleti abbiamo la possibilità di ammirare l’impegno di questa simpatica personcina con la barba, la sua grande passione, l’entusiasmo e la goliardia. Sarà perché il gruppo dei Falchi rispecchia un po’ il suo carattere, fatto sta che in più di un’occasione ci si ritrova alla fine delle gare a ridere e scherzare con Adelfio. Per vari motivi, Adelfio decide di lasciare il gruppo dell’APE. Il richiamo dell’ambiente delle competizioni, in montagna e non solo, è però troppo forte ed è così che Adelfio comincia a seguire più assiduamente i Falchi, tra le cui fila corre anche suo nipote Matteo. Troviamo Adelfio sui percorsi a incitare gli atleti, spesso anche a dare una mano agli organizzatori. Me-

morabili poi sono gli esilaranti momenti post-gara che scorrono allegri tra bicchierrate e barzellette. Adelfio si affeziona al nostro gruppo. Parla di questi amici con la passione per la corsa anche al suo amico fraterno Sandro Morganti, titolare della Kapriol S.p.A., un’affermata azienda lecchese che produce utensili per l’edilizia.

Ed ecco che poco dopo arrivano inaspettate le nuove divise con il marchio Kapriol. Tra queste c’è anche il mitico “patone”, quella felpa così fashion e così pesante, che ancora adesso sfoderiamo nelle giornate più fresche. Con il passare del tempo abbiamo la fortuna di apprezzare le tante qualità di Adelfio. Una persona dal cuore immenso, sempre disponibile a dare una mano, altruista, dal grande carisma, con mille idee e tanti sogni. Una persona capace di trascinare gli altri e coinvolgerli nei suoi progetti, all’insegna dell’allegria e dell’aiuto reciproco. Tanto è il tempo che dedica agli altri, dove mette a disposizione le sue competenze di idraulico e di tuttofare: dalle missioni in Africa con il Gruppo di Impegno Missionario di San Giovanni (GIMS) ai lavori presso La Nostra Famiglia. E con il tempo abbiamo anche avuto modo di conoscere la famiglia di Adelfio, soprattutto la sua squisita moglie Teresina, che tanta pazienza deve avere per sopportare, in senso buono ovviamente, quel “fiume in piena” di suo marito. Altrettanto adorabili sono poi i suoi figli Michele e

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Barbara. Adelfio segue spesso i suoi cari “Falchetti” alle gare. Molte volte lo troviamo lungo il percorso e all’arrivo con il Sandro, con un applauso e una battuta per tutti gli atleti. E quando non può essere presente, fa di tutto per sapere i risultati, o per telefono o con l’attenta rassegna stampa del lunedì. Oramai anche il signor Morganti è stato “contagiato” dalla nostra passione e da quella di Adelfio ed ecco che la Kapriol diventa lo sponsor del gruppo. Adelfio sa che ai suoi ragazzi manca una sede. Ed è così che parlando con il Sandro riusciamo ad avere la disponibilità di un locale vicino ai capannoni della Kapriol, nel rione di Bonacina a Lecco. La nostra futura sede è però da sistemare ma questo non è un problema. Adelfio trascina i suoi atleti nei lavori che si rendono necessari. Tanti sono i sabati mattina spesi a togliere sterpaglie e a pitturare staccionate. E che risate con quei sonori sberloni a Mauro che ha l’impertinenza di criticare i lavori

o a Paga che applaude ironicamente i lavori “quasi” a regola d’arte di Adelfio. Ma molte sono le giornate che Adelfio dedica ai lavori, da solo, durante la settimana, tempo che sottrae alla sua famiglia. Lavori resi ancora più faticosi dall’incedere della malattia. Ma Adelfio sembra non curarsene troppo, a posteriori potremmo dire che abbia dedicato così tanto tempo e impegno a rimettere in sesto la sede quasi fosse un segno del suo attaccamento ai Falchi, una specie di “eredità”.

come gruppo Falchi Lecco. Il sogno si è avverato solo quest’anno e siamo sicuri che questo sia il modo migliore per mantenere sempre vivo negli anni il suo ricordo. Grazie di tutto grande Adelfio!

Durante l’estate del 2008 le sue condizioni di salute peggiorano inesorabilmente. Adelfio fino all’ultimo vuole essere presente alle gare. Le condizioni si aggravano e il 23 settembre 2008 Adelfio viene a mancare all’affetto della sua famiglia e di tutte le persone che hanno apprezzato la sua bontà. Il vuoto che rimane è incolmabile. Quando era ancora in vita, spesso si parlava con Adelfio di quanto sarebbe stato bello riuscire ad organizzare una gara L’ ALMANACCO 2010

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DAL FOTOALBUM DELLA GARA

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Ciao Adelfio!

- Di Mauro Esposito

Ciao Adelfio! Sono poco più di 2 anni che non sei più tra noi ma il tuo ricordo è sempre vivo e la tua mancanza (non quella fisica) si sente, eccome se si sente. Ricordo molto volentieri e sorrido pensando ai momenti passati con noi, agli scherzi che ti proponevamo e tu sempre stavi al gioco! Mi ricordo una delle prime volte che ti ho conosciuto: ero ricoverato al San Raffaele e tu sei comparso a sorpresa una domenica con gli altri Falchetti. Al momento ero quasi infastidito dalla tua presenza perché non ti conoscevo, ma successivamente quando ti sei scoperto mi sei subito piaciuto. Ricordi i sabati a sistemare la sede dei Falchi? Tu con molta passione ed entusiasmo svolgevi i lavori, io e gli altri scherzosamente discutevamo sulla qualità dei tuoi compiti, in cambio restituivi pizzicotti con le tue grosse dita e mollavi anche qualche sonora pedata nel sedere! Quando vado alle gare a tifare i Falchi sei spesso nei miei pensieri, tu eri sempre presente: dalla Maratonina di Lecco, alla gara della Val San Martino con il cartello ‘ W I FALCHI’ scritto a pennarello, alla gara del I Maggio mentre alzi il trofeo euforico per la vittoria dei tuoi Falchi. Tu che sei stato un atleta eri il leader della nostra squadra, l’anello di unione di tutti noi. Con l’energia, l’entusiasmo, la passione e l’impegno hai sempre aiutato tutti a realizzare i progetti e a svolgere i lavori più semplici. Tutto questo con il sorriso e gratuitamente senza chiedere mai nulla in cambio perché ti gratifica di più la felicità degli altri della tua . Quando sei volato in cielo mi sono arrabbiato con il Signore perché ti ha portato via con lui. Secondo me il Signore era invidioso dei Falchi, di tua moglie, dei tuoi figli, dei tuoi nipoti, dei tuoi amici, del Sandro e della Luigia, delle suore della missione, dei volontari del GIMS, dei bambini di Akrur e di tutti quanti ti conoscevano. Ti ha voluto con lui per dei compiti molto importanti, per aiutarlo nelle sue mansioni, stai attento però, con lui non puoi alzare le mani! Sono sicuro che non troveremo un altro Adelfio sulla nostra strada, vogliamo comunque ringraziare il Signore perché ci ha concesso di conoscerti e di volerti bene. Da lassù continua a seguire la nostra scalata più importante che è la vita e le nostre corse in montagna Continua a proteggerci e a vegliare su di noi.

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









































































 



























 























































































































































 







































 













































































































 

































































































































































































































































































































































































 





L’ALMANACCO 2010


ASD FALCHI LECCO 































































 

























































































































































































































































































































 



































































































































 

















































































































































































 

















































































































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IL TROFEO ADELFIO E UN AIUTO PER L’ERITREA I soldi raccolti con le quote di iscrizione del “Trofeo Adelfio Spreafico a.m.” e parte dei contributi degli sponsor sono stati consegnati al GIMS che li ha poi destinati alla missione in Eritrea, in particolare al villaggio di Akrur, per la costruzione di 10 forni mogogò “ecologici”. Il mogogò è il forno tradizionale Eritreo, dove si cucina l’engera, la focaccia spugnosa a base di cereali misti, che rappresenta l’alimento giornaliero di gran parte della popolazione, non solo rurale, oltre alla hembascia e alla ketchà (focacce lievitate e non). In Eritrea il 90% della popolazione rurale e il 20% di quella urbana non ha accesso all’elettricità e la biomassa (legna, sterco essiccato e scarti agricoli) rappresenta ancora il 95% del combustibile nei villaggi. Il territorio Eritreo è stato soggetto a un continuo degrado per cause naturali e umane: condizioni climatiche, deforestazione, coltivazioni e pascoli intensivi, erosione del suolo e riduzione della fertilità. Rispetto a 100 anni fa, quando circa il 30% del territorio era coperto di foreste, oggi ne rimane meno dell’1%. Il rendimento energetico del mogogò tradizionale è inferiore al 10% e non vi è sistema di captazione dei fumi. L’uso instabile di risorse di biomassa e la scomparsa delle foreste portano al deterioramento dell’ecosistema, all’accelerazione dell’erosione di suolo, alla diminuzione dei prodotti agricoli e all’aumento del costo del combustibile. Fattore ancora più importante è che le donne e i bambini, che sono responsabili di raccogliere la legna, sono costretti a percorrere lunghe distanze a causa della deforestazione, e peggiorano le proprie condizioni di salute per l’elevata presenza di fumo in cucina, che causa malattie all’apparato respiratorio ed agli occhi. Inoltre vi sono difficoltà all’accensione, risolte con il costoso kerosene e pericolo di scottature per i bambini piccoli, dato che la fiamma libera è a livello del pavimento e non è protetta. Le suore Figlie di S. Anna, partendo da un progetto ideato dal Ministero dell’Energia Eritreo, hanno sviluppato un nuovo mogogò che: - riduce il consumo di legna del 50%, lasciando così maggior tempo per lo studio a disposizione dei ragazzi, che percorrono chilometri per procurarselo, e salvaguardando l’ambiente; - riduce i tempi di cottura dell’engera, lasciando maggior tempo a disposizione delle donne per curare i bambini; - riduce la quantità di fumo prodotto ed elimina l’inquinamento domestico perché i fumi sono convogliati all’esterno; - non nuoce alla salute, eliminando i problemi respiratori, il bruciore agli occhi e le scottature dei bambini; - rappresenta un arredo piacevole per le abitazioni, normalmente molto spoglie e annerite dal fumo. Il progetto è iniziato alla fine del 2008 e fino al 31/01/2010 erano stati costruiti 307 mogogò ecologici dalle Figlie di S. Anna nei villaggi in cui sono presenti con le missioni (principalmente Adi Teklezan e Akrur). Dopo aver verificato i grandi benefici che porta l’introduzione del mogogò ecologico nelle famiglie e l’accettazione entusiastica da parte delle donne, le Figlie di S. Anna hanno in programma di estenderne la realizzazione nella maggior parte dei villaggi dove sono presenti con le loro missioni. E in particolare ad Akrur, le Figlie di S. Anna hanno una missione che gestisce un ambulatorio, con un pronto soccorso e un reparto maternità e vaccinazioni, una scuola materna, delle attività di promozione della donna e delle attività pastorali. Riportiamo qui la lettera di ringraziamento che ha accompagnato le schede con le foto dei progetti realizzati che abbiamo ricevuto: A Voi carissimi amici, è con grande gioia che vi mandiamo le schede delle famiglie alle quali avete donato un mogogò, il forno ecologico. Queste famiglie (oltre 55 persone) vi ringraziano con tutto il cuore perché adesso hanno una casa più pulita senza il problema del fumo, risparmiano legna e fanno una vita più tranquilla. Inoltre notano un notevole miglioramento nella loro vita giornaliera e perciò vi sono molto grati. Essi sono molto desiderosi di incontrarvi ad Akrur per potervi esprimere la loro sincera e sentita riconoscenza. Abbiamo cominciato ad estendere il progetto di installare i mogogò anche nei villaggi della Valle di Siyah (villaggi vicini ad Akrur) perché desideriamo che a beneficiare di esso siano tutti, e siamo sicure di poter contare sulla vostra collaborazione per proporlo ai vostri amici. Il buon Dio saprà come premiare la vostra preziosissima generosità, la nostra riconoscenza si fa preghiera continua per voi. Un affettuoso saluto, Suor A. Abrehet Solomon - Congregazione delle Figlie di Sant’Anna

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In alto: la scheda identificativa di uno dei Mogogò Ecologici costruiti ad Akrur

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JUNGFRAU MARATHON La maratona più bella delle Alpi Di Riccardo Ghislanzoni

La parete nord dell’Eiger


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E

’ da tempo che sentivo parlare di questa gara, i racconti di chi l’aveva già corsa erano ricchi di entusiasmo e di piena soddisfazione. L’arrivo della gara è posto proprio sotto la Parete Nord dell’Eiger, detta anche “Orco” e “Mangiatrice di uomini”, che ha fatto scrivere su di sé pagine e pagine della storia dell’alpinismo. Ed è per questi e per mille altre motivi che quest’anno non mi lascio sfuggire l’occasione di correrla. I pettorali disponibili sono circa 4000 e ben sei mesi prima della gara bisogna iscriversi per non restare fuori. Luca butta lì la proposta e sia io che Gessy accettiamo con entusiasmo. Con noi verranno in Svizzera anche altri amici di Monza e dintorni. Ma cos’avrà poi di particolare ‘sta Jungfrau Marathon? Luca parla di ottima organizzazione, di tifo caldissimo sul percorso e di un ambiente davvero suggestivo. Si corre sulla distanza classica della maratona (42,195 km), la prima metà è prevalen-

temente piana e su asfalto, con partenza da Interlaken. Nella seconda “mezza” si entra nel vivo della gara, con tanto dislivello (per un totale di 1800 m di sola salita!), sentieri e l’ultimo tratto sulla morena del ghiacciaio, al cospetto della Jungfrau. Finalmente arriva venerdì 10 settembre e l’allegra brigata podistica parte alla volta dell’Oberland Bernese. La gara è al sabato ma già al venerdì tutta la città è in subbuglio per la maratona, ci sono tante gare di contorno e c’è un gran clima di festa. Noi siamo alloggiati nell’ostello di Interlaken, a poche centinaia di metri dalla partenza. Il pomeriggio scorre veloce con i soliti rituali, il ritiro del pettorale e il pasta party offerto dall’organizzazione. Ma giusto per essere sicuri di fare il pieno completo di carboidrati, replichiamo il pasta party anche in ostello… La giornata di sabato è fresca e il sole fa capolino indisturbato nel cielo terso: giornate così si contano sulle dita di una mano.

Alle ore 9.00 oltre 4000 concorrenti inondano le strade di Interlaken e comincia così il lungo viaggio verso i monti. I primi 10 km sono praticamente pianeggianti e tutti su asfalto. Gruppi musicali sul percorso allietano il passaggio di noi concorrenti. Il passaggio al 20° km a Lauterbrunnen è da pelle d’oca, con centinaia di persone ad incitarci con canti e scampanellate. Fino a qui ho cercato di non forzare assolutamente il ritmo. Prima di tutto perché non ho allenamenti sul piano e poi perché dicono che la vera gara comincia solo ora. Giro del paese e dopo il ristoro del 25° km addio pianura e si comincia a fare sul serio con una ripida salita su mulattiera. La gente a incitare è sempre tanta e adesso compaiono anche i cartelli ogni 250 m a indicare la nostra lenta ma continua avanzata. Galvanizzato dal tifo continuo a corricchiare anche sulle pendenze più dure fino a quasi in cima alla salita. Al 30° km attraversiamo Wengen, si continua su

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pendenze quasi sempre corribili e il panorama man mano si spalanca davanti a noi. Ora i ristori sono praticamente ogni 2 km e l’organizzazione svizzera si dimostra degna di questo nome. Al 38 km abbandoniamo la larga strada sterrata e saliamo in fila indiana sui sentieri con la Jungfrau e il suo ghiacciaio davanti ai nostri occhi a rendere un po’ meno pesante l’incedere. Ecco la morena finale, centinaia di atleti variopinti si stagliano tra le rocce, il ghiaccio e il cielo, un vero tripudio di colori. Ultimi metri di dislivello, suoni di cornamuse ci accompagnano. Ora non si sale più, finalmente un po’ di discesa, le gambe imballatissime pian piano riconquistano agilità. Mulattiera finale e in breve ecco il traguardo, in un anfiteatro da brividi con l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau a fare da spettatori. Chiudo in 4h19’. Ad un passo dal suo record personale il buon Luca, che con 4h05’, porta a termine la sua quinta partecipazione alla gara. Bene anche Gessy in 4h34’. Buona gara anche per i nostri compagni di trasferta Bruno e Alberto. Vince la gara il grande Marco De Gasperi in 2h56’, dopo una grande prova in rimonta. Alla Kleine Scheidegg è poi una vera

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festa. Per gli atleti c’è anche la soddisfazione di poter fare la doccia con acqua bollente e senza fare la minima coda: per essere a quota 2100 m non è da poco! Poi birra, wurstel e il sole che allieta il pomeriggio. Con tante foto alla maestosa Parete Nord dell’Eiger.

ma, sicuramente una delle più suggestive ed emozionanti che abbia mai corso. Percorso spettacolare e tifo da grandi classiche del ciclismo, soprattutto nei tratti più duri e nei paesi. Organizzazione impeccabile, nulla è lasciato al caso e ogni atleta è trattato come un vero protagonista.

Rientro col treno a cremagliera fino a Grindelwald passando ai piedi della Eiger Nordwand. Poi un altro treno fino a Interlaken, giusto in tempo per assistere alle premiazioni. Gara davvero bellissi-

Che dire? Spero di tornare presto a correrla e consiglio davvero a tutti gli appassionati della corsa di venire a farla almeno una volta.


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Un po’ di geografia

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’ Eiger si trova nelle Alpi Bernesi, in prossimità della località di Grindelwald. La cresta principale (sperone Mittellegi), che sale in direzione ovest-sudovest, raggiunge la vetta per piegare verso sud, scendendo ad un colle che separa l’Eiger dal vicino Mönch; dalla vetta del Mönch la cresta scende al passo dello Jungfraujoch. Dalla vetta dell’Eiger si dipartono due creste secondarie: una scende in direzione ovest verso il colle del Kleine Scheidegg, l’altra digrada verso sud-ovest.

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a montagna è attraversata dal tunnel della ferrovia Jungfraubahn, attiva dal 1898, che unisce il Kleine Scheidegg allo Jungfraujoch. La ferrovia ha due stazioni intermedie in galleria all’interno dell’Eiger, la Eigerwand e la Eismeer, che rappresentano due punti panoramici rispettivamente sulla parete nord dell’Eiger e sul ghiacciaio di Grindelwald (Grindelwaldgletscher). La stazione di partenza a Kleine Scheidegg offre un’ottima visuale della parete nord dell’Eiger, e permette quindi di seguire (con l’ausilio di cannocchiali e binocoli) le cordate che ne tentano la salita.

La Parete Nord

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- Di Marco Terraneo

La parete nord dell’ Eiger è particolarmente famosa in quanto ha rappresentato uno dei principali “problemi alpinistici degli anni trenta.Mentre la via normale, sul lato ovest fu aperta già nel 1858 (Christian Almer - perter Bohren)e, negli anni successivi, furono aperte vie lungo lo sperone sud-ovest, lato sud e nord orientale, negli anni trenta restava ancora insoluto il temibile alto nord. Diverse furono le cordate che cercarono di conqusitare la vetta da questo alto e molte furono le tragedie. Una delle più tristemente celebri fu quella dei tedeschi Andreas Hinterstosser e Toni Kurtz, nel 1936 [1] [2] , dal finale tragico, crudele e beffardo. Toni Kurtz, unico sopravvissuto ad una serie di eventi avversi (alla loro cordata si unirono gli Asutriaci Edi Rainer ed Willy Angerer che subì un incidente), morì di sfinimento a pochi metri dalla salvezza. Neglia anni seguenti diversi alpinisti tentarono la conquista con esiti tragici(tra cui gli italiani Bartolo Sandri e Mario Menti) [3]. E mentre poprio una cordata lecchese del gruppo di Riccardo Cassin [4] stava pianificando l’impresa , furono preceduti da tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vorg e dagli asutriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer. L’impresa fu ardua, i quattro furono investiti da una valanga lungo il nevaio del “ragno bianco” e Kasparek riamse ferito ad una mano. Vorg, il giorno seguente si ritrovò a sua volta con una mano trapassata accidentalmente da un rampone di Heckmair. Infine alle 15.30 del 24 luglio i quattro alpinisti giunsero in vetta, primi uomini ad aver domato la temibile Nordwand dell’ Eiger. Altrettanto drammaticamente celebre l’ascesa diStefano Longhi e dell’ Olginatese Claudio Corti (venuto a mancare nel febbraio di quest’anno). Corti e Longhi partirono di nascosto per tentare la prima italiana sull’Eiger, che si trasformò in un incubo. La cordata venne investita dalla bufera, Longhi morì in parete, Corti venne colpito da una scarica di sassi e poi abbandonato dai due tedeschi che si erano uniti alla sua cordata e poi scomparvero nel nulla. Corti fu l’unico sopravvissuto, salvato in extremis da una colossale operazione di soccorso di cui parlarono i giornali di tutta Europa: nel frattempo si era radunata una squadra di soccorso composta da volontari, tra cui Riccardo Cassin. La squadra salì in vetta per la via normale; armarono un complicato meccanismo di carrucole e cavi, con il quale, il giorno dopo, Alfred Hellepart fu in grado di raggiungere e salvare Claudio Corti [5]---. [1] - Heinrich Harrer, The White Spider - the story of the North face of the Eiger, Harper Perennial, Londra, 2005, ISBN 0007197845; pagg. 39-56 [2] - “North Face” - Un film di Philipp Stölzl, con Benno Fürmann, Johanna Wokalek, Florian Lukas, Simon Schwarz, Georg Friedrich. Drammatico, durata 126 min. - Germania, Svizzera, Austria 2008. - Archibald Enterprise Film [3] - Heinrich Harrer, op. cit., pagg. 80-127 [4] - ALP - speciale ritratti n. 2: Riccardo Cassin, CDA & Vivalda, Torino, Anno VI, N. 4, settembre-ottobre 2008; pag. 22 e pag. 33 [5] - Wikipedia - Eiger

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Giampy Crippa durante la gara


TOR DE GEANTS

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Un’impresa da Giganti! Intervista di Fabio Palma L’intervista a Giampy è di Fabio Palma ed è stata tratta dal 2° numero di “Uomini e Sport” - df Sport Specialist . Foto di Mario Sala e Organizzazione Il primo endurance trail in montagna in un’unica tappa, la prima corsa ad anello che percorre un’intera regione (la Valle d’Aosta), una corsa ai piedi delle più alte cime delle Alpi. Questo è in estrema sintesi il Tor de Géants, il “Giro dei Giganti”. Il percorso si snoda lungo le due Alte Vie della Valle d’Aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur per un totale di circa 330 km (200 miglia) e 24000 metri di dislivello positivo, seguendo per prima l’Alta Via n°2 (Courmayeur, Valgrisenche, Cogne, Donnas) verso la bassa Valle e ritornando per l’Alta Via n°1 (Donnas, Gressoney St. Jean, Valtournenche, Ollomont, Courmayeur), il tutto con spettacolari passaggi ai piedi dei Quattromila più alti delle Alpi.

coinvolti, 25 colli al di sopra dei 2000 metri, 30 laghi alpini, 2 parchi naturali, punto più alto a 3300 metri, 7 basi vita, 43 punti di ristoro, 150 ore di tempo massimo per portare a termine la gara.

Per rendersi conto della particolarità della gara, ecco altri numeri: 34 comuni

Courmayeur (AO), domenica 12 settembre 2010, ore 10.00 – Sono 310 gli atleti

che sono alla partenza di questa incredibile avventura. Tra questi c’è anche un falco, Alessandro “Giampy” Crippa, classe 1970. Ecco, attraverso le sue parole, alcune delle emozioni vissute durante questa massacrante ma bellissima esperienza. “Ho deciso di iscrivermi non appena ho

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visto il percorso quasi un anno prima del via della gara, per paura di non essere ammesso nell’elenco degli iscritti. La voglia di mettermi alla prova era così grande che mi sono praticamente allenato per 12 mesi pensando a quel traguardo. Finalmente il giorno 12 settembre ero a Courmayeur con altri 309 temerari,

pronti come me a correre per 150 ore, limite massimo per concludere la gara. Pensando di essere partito con calma, sono invece arrivato alla prima base vita a Valgrisenche, dopo circa 47 km, molto affaticato, con nausea e tremolio da febbre. Quindi ho deciso di dormire un’oretta con un po’ di perplessità sull’opportunità

o meno di proseguire la gara. Nel frattempo 3 amici brianzoli (Corrado Alberti e Giovanni Pozzi di Besana Brianza e Mario Sala di Galbiate) mi raggiungono e, al mio risveglio, decido di continuare con loro perché la mia condizione fisica è nettamente migliorata. Ora, l’atteggiamento che ho verso la corsa è quel-

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lo di arrivare senza pensare alla classifica finale e al tempo di percorrenza. Il tempo peggiora in pochissimo; alla partenza da questa prima base vita grandina e sui passi più alti nevischia, ma il correre con gli altri mi fa passare velocemente la notte. Il mio umore migliora così come il tempo che si rasserena e mi permette di godere dei bellissimi panorami offerti da queste valli, così come si possono vedere sulle migliori riviste: ghiacciai vivi, laghi, baite alpine che mi fanno pensare a come sarebbe bello poter passare

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più tempo in questi posti incantevoli. I 5 giorni passano velocemente e anche il ritmo tenuto è abbastanza incalzante: 15/16 ore di cammino giornaliero, con tappe di 5/6 ore e solo un paio di ore per dormire. Per tutta la durata della gara mi sono chiesto come gli organizzatori avessero fatto per offrire ai concorrenti un’assistenza così ineccepibile come quella ricevuta. Ben 7 basi vita che erano palestre attrezzate ad “albergo” con docce, letti e mensa; ristori che avrei voluto godere con più calma per le specialità che offrivano,

gente calorosa che ci ha sostenuto durante tutto il percorso, sia di notte che di giorno. E’ stata per me un’impresa resa sì possibile dalla preparazione fisica, ma soprattutto dalla testa. Mi sono reso conto che la condizione mentale è fondamentale per poter ottenere il risultato aspettato molto più della resistenza. Sono state infatti la convinzione e la determinazione che mi hanno fatto arrivare al traguardo in 124 ore e qualche minuto. E all’arrivo ho anche pensato: “Peccato che sia finita!”. Il percorso è stato molto duro, con lun-


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ghe e ripide salite e discese ancora più ripide. Per fortuna che alcune di queste le abbiamo fatto di notte, così che non potevamo renderci troppo conto di queste grandi pendenze. Anche se, ogni tanto, qualche frontalino sotto di noi ci dava un’idea di quello che ci aspettava. Per fortuna che il tempo, a parte la prima notte, è stato buono e questo è un aspet-

to fondamentale per gare di questo tipo. I dolori alle gambe si sono sentiti solo i primi due giorni di gara, poi tutto è andato bene”. Giampy ha dunque tagliato il traguardo di Courmayeur in 124 ore e 28 minuti, insieme agli amici Alberto, Giovanni e Mario. Per la cronaca sono giunti al traguardo 179 dei 310 atleti partiti per questa grande

avventura. Il vincitore è stato l’altoatesino Ulrich Gross con l’incredibile tempo di 80 ore e 27 minuti. Tra le donne vittoria di Annemarie Gross, sorella di Ulrich, in 91 ore e 19 minuti, tempo che le è valso anche il quarto posto assoluto in classifica.

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LA “CARIOLANA”

Un “Falco” alla gran classica del palio Comasco Di Sergio Bernasconi

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omo, mese di giugno 1159, l’Imperatore Federico I di Svevia ,detto “Il Barbarossa”,dopo aver sconfitto Milano con il determinante contributo delle truppe di Lodi,Cremona e Pavia ma soprattutto Comasche, riconoscente, giunge in visita a Como:La citta’ alleata gli tributa gran festa ed accoglienza: si organizzano in suo onore sontuosi banchetti,luminarie, parate e gare sul Lario. Il “Palio del Baradello” di Como e’ giunto quest’anno alla 30^edizione. “La giostra”,”la Carriolana” ed “ il Tiro alla Fune”, queste le spettacolari e combattutissime gare che saranno il cuore della Kermesse.

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Borghi di Como ed i Comuni limitrofi si sfideranno in queste competizioni per aggiudicarsi l’ambito Drappo. La “Carriolana”,la corsa delle car-

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riole, e’ ritenuta la gara piu’ spettacolare e piu’ faticosa per la preparazione atletica che richiede e per la competitivita’ che riesce a scatenare.

il forte compagno di allenamento Matteo Malinverno, giungono secondi dopo una gara combattuta fino all’ultimo metro contro Matteo Salvioni (Comense) ed Andrea Musumeci giunto dal centro Italia apposta E’ una tipica gara comasca avente antiche per la gara. In terza posizione Bernasconi tradizioni.Infatti, ai tempi,non c’era fiera Fermo (ex nazionale triathlon lunghe diofesta di paese in cui venisse a mancare, spe- stanze) con Teino (buon atleta nei trail), cialmente durante il periodo di Carnevale. Calcolando che la carriola pesa su 25 kg Il percorso stradale e’ a forma di cir- , il compagno sui 65 kg, i piu’ forti riecuito da percorrersi due volte per una scono a correre ad una media di 3’45” al distanza di circa un km e 500 metri . km, e’ un vero calvario per i concorrenti . L’equipaggio e’ composto da due atleti Gli atleti provengono tutti dall’atletica e che gareggiano per il borgo o il comune dal triathlon , non e’ necessario essere resiche li ha ingaggiati ed indossano casac- dente nel Borgo e sono pagati x competere. che con i loro colori:si avvicendano nel Gara svolta in notturna in via Milano viciportare il compagno sulla carriola o a no Portatorre chiusa interamente al traffifarsi portare,a loro piacimento. Anche co con due ali di folla ad incitare per tutto la posizione del passeggero e’ libera. il tracciato i concorrenti dopo che si e’ Quest’anno , in gara per il borgo di Ca- svolta una sfilata con costumi d’epoca acmerlata il Falco Sergio Bernasconi con caompagnati da sbandieratori e musicanti.


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DORDONA SKYBIKE 26 km e tanta salita tra Valtellina e Valbrembana Di Lele Gaddi

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omplici le 2 settimane di ferie del mese di agosto trascorse in montagna, in cui ho potuto dare un po’ di continuità ai miei allenamenti, decido di partecipare il 5 settembre a una gara in mtb un po’ anomala, la Dordona skybike, dura competizione su un tracciato di circa 26 km, con partenza da Fusine(SO) a 300 mt s.l.m. e arrivo a Foppolo(BG) a 1600 mt s.l.m., dopo aver valicato il Passo Dordona a quasi 2100 mt di quota e aver percorso la spettacolare val Madre, su una strada agrosilvopastorale che collega la Valtellina con la val Brembana. La gara mi ispirava in quanto prevalentemente in salita (circa 22 km), viste le mie grosse difficoltà e le mie scarse capacità tecniche in discesa. Dopo essermi informato sul percorso, che prevede i primi 9 km su asfalto/cemento e i restanti su sterrato, cerco di coinvolgere i miei compagni di allenamento mandellesi in mtb, che inizialmente sembrano appoggiare la mia idea, ma alla fine optano per la Ma-

rathon bike della Brianza, su un percorso troppo tecnico per le mie caratteristiche. Resto da solo ma ormai sono deciso, so che la salita è lunga e impegnativa e il dislivello tanto (quasi 1800 mt), la resistenza non è molta e per fugare gli ultimi dubbi il fine settimana prima della gara faccio due test sul percorso classico che da Abbadia sale ai Resinelli lungo la nuova strada agrosilvopastorale, con pendenze “disumane”(provare per credere). Il secondo test in particolare mi da fiducia, salgo abbastanza bene in 1h01’, il muro dell’ora è sempre piu’ vicino.. e non mi sembrava neanche di essere a tutta. Mi sento pronto e ho voglia di fare fatica, anche se dovrò andare da solo. Eccoci allora al giorno della gara. Dopo una classica “notte tormentata” in cui mi alzo le solite 5 o 6 volte (grazie bambini…) e con i pensieri su condoni, sanatorie e oneri di urbanizzazione che mi rovinano il sonno (probabilmente sono l’unico dipendente statale che non dorme

perché pensa al lavoro…) mi presento a Fusine puntuale. Tiro giu’ dalla macchina la mia” B-one” di terza mano, rifilatami come presunto affare dal mio amico Polpa, dopo essere stata sfibrata per anni dalla “campionessa” Annabella Stropparo, poi fermata per doping; monto la ruota e gli do’ una bella pompata, voglio le gomme belle dure. La giornata è bella, anche se in alto si vedono un po’ di nuvole. Non conosco nessuno, vedo tutti indaffarati a oliare catene, a controllare la pressione delle gomme, mi sembrano tutti forti. Intanto la ruota anteriore tocca sui freni e non riesco a centrarla. Mi innervosisco, poi il mio vicino di macchina mi dà una mano e sembra che me la sistemi. Mi accorgo di aver dimenticato la borraccia che avevo preparato con le “bombe”, ma fortunatamente in macchina c’è una bottiglia di the dell’eurospin e metto quella nel portaborraccia. “Non sarà facile bere dovendo svitare il tappo”, penso. Chiedo al mio vicino di macchina com’è la discesa e lui mi dice che è molto rovinata a causa delle piogge L’ ALMANACCO 2010

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e questo mi preoccupa un po’. Ma sono pronto a partire, con la mia bici arrugginita, la bottiglietta di the nel portaboraccia e soprattutto con i miei peli sulle gambe… di certo non sembro un fenomeno….. Comunque si parte e nel giro di lancio nel paese perdo subito la mia bottiglietta di the e non avro’ piu’ il problema di svitare il tappo… siamo in 130 e resto un po’ imbottigliato, la salita è subito abbastanza dura e il gruppo si sgrana. Non vorrei esagerare all’inizio perché la salita è molto lunga ma i primi km di asfalto/cemento sono quelli che piu mi si addicono e sapendo che poi sullo sterrato perderò posizioni, decido di forzare un po’. Inizio a superare parecchi concorrenti. Qualcuno prova ad attaccarsi ma nessuno tiene. Sembro Pantani sulla salita del Santuario di Oropa …”non sente la catena” direbbe il buon Cassani. La salita è costante e dopo i primi 9 km, dove comincia lo sterrato, sono 11° e davanti a me vedo quelli che mi precedono poco distanti.” Non male” mi dico, mi sento ancora molto bene, “ne prendo ancora qualcuno…” Attacco quindi lo sterrato ma subito inizio a “saltare” con la bici, il fondo è sconnesso e forse ho pompato troppo le gomme, fatto sta che 2 mi passano su un tratto in piano e non

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riesco a tenerli, mi demoralizzo un po’ perché sento che le gambe girano ma non riesco a far andare la bici come vorrei. Poi riprende la salita che si inerpica nella Val Madre, ci sono tratti molto duri, alcuni cementati dove riesco a riportarmi sui 2 che mi avevano passato, ma appena si torna sullo sterrato mi vanno via. Intanto si continua a salire, la salita è impegnativa soprattutto per il fondo sconnesso, i km passano ma non si vede la vetta coperta dalle nebbie e non so quanto manca. Passano anche i minuti, cerco di fare i calcoli in base al tempo passato ma non sono lucido e faccio confusione. Inizio ad andare un po’ in affanno ma pochi metri davanti a me vedo ancora uno dei 2 che mi aveva passato e quindi mi dico che sto andando ancora abbastanza bene, non sono saltato anche se le sensazioni non sono ottime e la catena eccome se la sento adesso! Al km 18 vengo raggiunto da uno sbucato dal nulla che va il doppio di me, mi supera, supera quello poco davanti a me e se ne va. Ho sete, ma non prendo niente al ristoro per non perdere tempo( e per non

rischiare che qualcuno mi dia dell’EPO per fregarmi….). Comunque ormai ci siamo, l’ultimo tratto non finisce mai, sono quasi in crisi, frugo nelle tasche per mangiare qualcosa ma ne esce solo una barretta di Vitasnella di mia moglie, ma la divoro, la nebbia svanisce, ma non ho il tempo di guardarmi in giro, anche se il paesaggio è spettacolare. Al passo Dordona,


ASD FALCHI LECCO guardo il tempo, 1h50’, c’è uno che mi vuole dare il giornale per la discesa, ma rifiuto, mi incoraggia e mi dice “dai che è tutta discesa!!!”, mi volto per vedere quanto ho su quello che mi segue ma non vedo nessuno, metto il padellone e mi butto in discesa… peccato che subito dopo ci sia ancora uno strappetto dove mi impianto, trito il cambio per scalare i rapporti e vorrei tornare indietro da quello del giornale per un parere…. Il primo tratto di discesa è inguidabile, scendo a passo d’uomo cercando di non cadere e prego di non bucare. Non sono lucido e non voglio rischiare, anche se cerco di restare concentrato. Pian pianino pero’ perdo quota e inizia a vedersi Foppolo, migliora anche il fondo e spingo un po’. Non mi volto mai ma aspetto che da un momento all’altro qualcuno mi passi, data la mia bassa velocità. Invece arrivo su un tratto cementato, poi un sentierino dove rischio l’osso del collo, inizia a esserci un po’ di gente, mancano 300 mt facili….ci sono, taglio il traguardo 14° in 2h04’59’’. Sono abbastanza contento, pensavo di poter stare sotto le 2 ore, ma sentendo anche gli altri, quest’anno il fondo era messo molto male, soprattutto in discesa, dove ho preso 3 minuti da quello che ha scollinato poco avanti a me… ve-

ramente troppi su 12/13 minuti di discesa. Poi analizzerò la mia prestazione, intanto ho un forte mal di gambe, faccio fatica a camminare, mi rendo conto che forse non ero preparato al meglio per una gara cosi dura, ma che in fondo non è andata male. La vittoria è andata a Michele Boscacci, il forte scialpinista della Nazionale, che a quanto pare se la cava bene anche in bici…1h49’ il suo tempo. In uno stato pietoso, dopo aver riposato una mezz’oretta con i crampi, decido rientrare a casa ma scopro che l’organizzazione, che aveva predisposto il trasporto di atleti e bici da Foppolo fino al Passo Dordona, non effettuerà questo servizio prima della 16.00; quindi mi avvio con la bici per risalire al Passo, faccio fatica sia a camminare sia a stare seduto in sella… è un calvario…mi viene anche una vescica sul piede, ma dopo una fatica immane riesco a raggiungere il passo, dopo aver spinto la bici per piu’ di un’ora. Ora finalmente mi aspettano 22 km di discesa in tranquillità per godermi il paesaggio di questa lunga vallata. Quest’anno ho fatto poche gare di corsa in montagna, vuoi per il poco allenamento, vuoi per i figli e famiglia, vuoi per i soliti problemi fisici ma devo am-

mettere che provo sempre una grande soddisfazione quando taglio il traguardo, indipendentemente dal tipo di gara. Mi piace molto allenarmi, stare in forma ed essere competitivo, ma non ho più la voglia di gareggiare di anni fa… diciamo che devo proprio” sentirmelo” per fare una gara, se no preferisco fare altro, senza lo stress della competizione, anche se poi quando si va con certe compagnie ( leggi Picet, Moss, Bufalo…) è peggio che fare una gara….ma sicuramente il divertimento è al primo posto: sono nella leggenda le uscite della domenica mattina nel periodo invernale in “stile alpino” sulle nostre montagne con sole, acqua, neve …chi è venuto qualche volta sa cosa voglio dire…. Di una cosa sono sicura: fare attività fisica, che sia correre, pedalare o camminare in montagna, è per me un bisogno irrinunciabile, anche se il tempo libero si è drasticamente ridotto. Penso che ormai anche mia moglie l’abbia capito e sopporta… ma senza questa valvola di sfogo credo che si accumulerebbero tensioni inutili. A volte mi sembra di invidiare chi si può permettere di stare in giro le ore, senza guardare l’orologio per rientrare… ma alla fine basta un sorriso dei miei bimbi per ripagarmi di quelle, comunque piccole, rinucie che si fanno per loro.

Corsa in montagna e ciclismo - Di Marco Terraneo Diversamente dal binomio atletica leggera/ciclismo (di cui è possibile trovare opinioni davvero contrastanti), sembra invece che corsa in montagna e bicicletta vadano veramente d’amore e d’accordo. Sono molti gli skyrunner che ricorrono alle due ruote per migliorare le proprie performance e alcuni risultati di spicco nel corso del 2010 confermano questa tesi. Di fatto, letteratura sportiva alla mano, il corridore in montagna che inforca la bici può giocare su tre fattori piuttosto importanti: • FORZA - In una seduta impegnativa di ciclismo si arriva ad applicare il 60% della forza muscolare massima. Basti pensare che in una maratona, ad esempio, l’utilizzo è del 20%. • FIATO - In realtà la bicicletta, su percorsi “standard” sfrutta in maniera minore il meccanismo anaerobico. Tuttavia spesso e volentieri il corridore di montagan tende ad utilizzare la bici su salite impegnative, andando così a ribaltare questa tesi. • INFORTUNI - Al di là di eventuali infortuni traumatici (cadute), la bicicletta risulta meno severa nei confronti degli infortuni da sovraccarico ed è addirittura spesso usata come alternativa durante i periodi di infortunio podistico. L’ ALMANACCO 2010

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LA “ RESEG UP “

Corsetta andata e ritorno dal centro Lecco alla cima del Resegone? Di Enrico Mazzoleni

O

ggi, sabato pomeriggio, ci troviamo nei pressi di Piazza Cermenati, fa caldo, la temperatura è intorno ai 30 °C, è la prima vera giornata estiva dell’anno. I “valorosi” iscritti alla prima edizione della corsa in montagna denominata “Reseg Up” ammontano a 308 e noi Falchi siamo presenti in 10: Ricky, Carlo, Paga,

Ripamonti, Roby, Pizza, Mauri, Giampy , Gessy ed il sottoscritto, la voce narrante. In attesa della partenza c’è chi ride e scherza; chi ammira in estasi la meta con in mente la celebre aria “vincerò”; chi sogna un bel cono gelato o un ristoratore bagno nel lago; chi pensa “ma chi me l’ha fatto fare!?”…insomma, in generale, c’è poca voglia di fare un serio riscaldamento anche perché non è proprio necessario dato il tempo. Ormai è quasi ora e dobbiamo prepararci per la partenza, all’appello mancano però il Pizza e Gessy, attimi d’attesa che sembrano lunghissimi, ma ecco arrivare i due, appena in tempo. Viene dato il via, si parte! Si avverte subito dai primi passi che sarà

dura macinare 24 km in quelle condizioni, il primo tratto di percorso, lungo circa 2 km, è interamente in città su asfalto e sembra di correre in un forno. Per fortuna, raggiunta la frazione di Malnago, scorgiamo, il primo ristoro con un graditissimo servizio di spugnaggio, che bella sensazione potersi rinfrescare un po’! Poco dopo si entra nel bosco e, superato il rifugio Stoppani, dove ad attenderci c’è un altro ristoro ed un folto gruppo di incoraggianti tifosi, si comincia a respirare. A Piano Fieno e Pian Serada, direi che l’arietta è fresca e piacevole, ma, ahimè, comincia a subentrare la stanchezza e non si vede l’ora di raggiun-


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gere

la

vetta

del

Resegone.

Toccato il punto altimetrico più alto della gara che, per alcuni aspetti, è un po’ come il traguardo intermedio e il giro di boa ecco iniziare la discesa. E che discesa…per me che di certo non sono uno specialista che rottura di p…piedi, scusate, e di gambe anche, in particolare nel pezzo del sentiero della Sponda sotto i Piani d’Erna. Eccoci finalmente giungere sotto lo striscione dell’arrivo, in una piazza Cermenati, che si presenta come un miraggio, luminosa e gremita di spettatori di tutti i tipi, parenti, appassionati, passanti e curiosi. Indubbiamente un bel colpo d’occhio per i fortunati che hanno portato a termine la gara. Al di là dei piazzamenti in classifica e dei tempi impiegati la soddisfazione è davvero tanta. Mi premeva sottolineare che è stato veramente duro correre di pomeriggio sotto al sole, diversi meritevoli atleti, come il falco Luca Mauri, sono infatti stati costretti al ritiro. Altri invece hanno trascorso un bel post-gara: io, in primis, Carlo e Paga abbiamo riportato a casa colazione e pranzo; la famosa Daniela Gilardi, capace di maratone nel deserto, è stata scortata all’ospedale in ambulanza e,

la lista dei postumi potrebbe continuare. In conclusione credo che la Reseg Up sia stata una manifestazione ben organizzata, con una buona partecipazione di pubblico su tutto il percorso e di sicuro effetto mediatico. Non mi resta che dire: arrivederci al prossimo anno!

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ogo, immagine di testa e altimetria sono state gentilmente concesse dall’ Associazione Sportiva 2SLOW., orgnaizzatori della manifestazione (www.2slow.it / www.resegup.it) L’ ALMANACCO 2010

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THE ABBOTS WAY Percorrendo la via degli abati per 125 km..... Di Jessy Maggioni

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ennaio. La solita compagnia ultra – trailer si ritrova come di consueto per programmare la stagione che va a cominciare. La mia idea è di iscriversi ad alcune gare mai disputate, per provare nuove sfide ma soprattutto per poter vedere e vivere ambienti ed emozioni diverse dalle solite. L’Abbots Way rientrava nella mia personale lista, sia perché Ricky ne aveva parlato più che bene, avendola terminata l’anno prima, sia perché l’idea di toccare, seppur brevemente, tre regioni (Toscana, Emilia, Liguria), era una cosa già di per sè stimolante. L’idea viene accolta con entusiasmo anche da Giampy, Ale, Pizza, Luca e lo stesso Ricky, e l’amico Popo di Torrevilla. L’iscrizione scatta quindi automatica. Per motivi vari poi Ricky, Ale e Popo non saranno dei nostri, almeno fisicamente. Il percorso è di 125 km, ovviamente “col-

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linare”, da Pontremoli a Bobbio, passando da Borgotaro e Bardi. Tre le possibilità di percorrenza: tappa unica, due tappe (65 km il 1° giorno, 60 il 2° giorno) e staffetta, sempre in due giorni, ma in coppia, percorrendo 30 km a testa. Si opta per la 65 + 60 in due giorni anche perché di ultra 100 tutte filare ne ho già provate, ma farne 60, dormirci sopra e ripartire per altri 60 sarebbe una novità e, pensando che non sia così semplice, ne sono, manco a dirlo, incuriosito. Sotto allora con gli allenamenti, più o meno mirati e in men che non si dica eccoci in partenza verso Bobbio con un solo rammarico: ci tocca rinunciare al Trofeo “Dario e Willy” degli amici di Valmadrera, gara veramente bella, con un dopo gara ancor di più. Ma tanto sappiamo che sarà solo un arrivederci e poi ci penseranno gli altri Falchi a tener alto l’onore.

Sono carico. Come al solito non allenato come vorrei ma con una voglia straripante di correre e di farlo in ambienti che nella mia testa scorrono già sotto forma di boschi, di castani e faggi, prati e fattorie, paesini medievali. Solo che mai avrei immaginavo che la corsa diventasse di tre tappe!! Sembra una barzelletta ma il pullman che da Bobbio, dove lasciamo le auto, ci porterà a Pontremoli, nel tragitto bucherà la gomma non una ma ben due volte!! Se questo è il preambolo, al domani c’è di che preoccuparsi. Qualche imprecazione è d’obbligo ma il morale resta alto e per rafforzarlo ulteriormente niente di meglio di un’abbondate cena a base di pasta (all’ arrabbiata!!), tagliata di manzo con patate, dolce, buon vino e grappetta, ma solo per digerire meglio visto che il letto ci attende dopo il solito rito di preparazio-


ASD FALCHI LECCO ne zaino, abbigliamento e vivande per il mattino seguente. Nemmeno il tempo di concludere il sogno ed è già gara. Partiamo dalla piazza di Pontremoli che albeggia e in modo quasi furtivo; la città ancora dorme e sembra quasi che i partecipanti non vogliano arrecare disturbo a chi le feste più razionalmente preferisce passarle riposando. I primi stretti vicoli limitano l’andatura e permettono di riscaldare i muscoli ma, appena la strada lo consente, il variopinto serpentone sembra impaziente e mi dico: “O sono proprio scoppiato o questi sono tutti fenomeni”. No problem. Come sempre la regola è quella: fai il tuo passo e goditela che tanto è lunga. Previsione azzeccata. Con le prime salite dopo pochi km gambe e fiato prendono il ritmo e mi tolgo le prime sadiche soddisfazioni di passare agevolmente qualche personaggio già visibilmente in affanno. Tra questi purtroppo c’è anche Luca, il nostro compagno, che incrocio di contromarcia avendo deciso di

ritirasi quasi subito. Non le gambe ma la testa oggi non c’è (donne?). Inoltre mi rendo presto conto che stavo tralasciando un particolare; buona parte dei razzi là davanti sono di sicuro staffettisti, per cui correranno per metà distanza! Mi rincuoro ed entro pienamente in sin-

tonia con il mio corpo e l’ambiente circostante. Nuove e vecchie conoscenze con cui si scambiano rapide battute e, soprattutto, la natura e il paesaggio che sempre più ti appartengono, essendosi ormai il gruppo diradato, ti permettono di assaporare momenti di apparente solitudine dove la mente può spaziare tra più o meno inconfessabili pensieri. Con i chilometri aumenta però anche la fatica e la voglia di un buon ristoro, per cui i sopraccitati pensieri si fossilizzano alla conquista del 1° traguardo a Borgotaro. Quaranta chilometri sono alla spalle, ne mancano ancora venticinque a Bardi dove sosteremo, ma l’entrata in paese tra gli applausi di un nutrito gruppo di spettatori è energia vitale. Inoltre una pseudo intervista di un giornalista locale appostato al bancone delle vivande mi fa pensare che la mia posizione non sia poi così male e così, preso un po’ dall’euforia, la sosta si riduce a pochissimi minuti e riparto con rinnovato entusiasmo verso la nuova e dura salita che, minacciosa, mi attende. La ripidità della stessa smorza un poco l’euforia ma le gambe non mollano. Bardi si avvicina sempre più ma fatica, caldo e voglia di rilassarsi mi costringono ad una concentrazione ancora maggiore: L’ ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO dosare le forze, bere regolarmente, non esagerare nei tratti in discesa per non “imballare “ le gambe. Ormai dovrebbe mancare poco ma non chiedo conferma a nessuno per evitare risposte non veritiere e pertanto letali per l’animo (come sa bene ogni corridore) e invidio Giampy là davanti che immagino già con birra in mano sadicamente in attesa dei suoi compagni. Tratto veramente duro questo finale: un’alternanza di ripidi saliscendi che spezzano il ritmo e confonde le idee su quanta distanza hai percorso, ma sono lucido a sufficienza per capire che, dopo sette e più ore a questa andatura, Bardi non può essere distante. E infatti all’uscita da un bosco eccolo! Il castello simbolo della città che si presenta maestoso di fronte. Solo che per raggiungerlo devo scendere a fondo valle e quindi … RISALIRE!!! Ok, zolletta d zucchero, sorso d’acqua fino a svuotare la borraccia, così sono anche più leggero e via, ad attraversare il ponte che porterà all’ultima vera fatica. Forse però ho chiesto troppo al mio fisico: ho le allucinazioni!?!? Là, in fondo al ponte, vedo una sagoma con una divisa nota: è GIAMPY! Una ventata di orgoglio mi assale, sapendo quanto sia più forte di me, e do fondo anche alle energie di riserva per raggiungerlo e arrivare così insieme al primo traguardo. Chiamarlo ad alta voce significa togliere preziosa aria ai polmoni quindi spero solo che si volti e mi veda, cosa che accade poco dopo per una breve sosta ad una fontana. Entriamo così appaiati da buoni amici tra le mura del castello e raggiungiamo la piazza dove il “BIP” del cronometraggio pone fine alle nostre odierne fatiche.

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Sono passate circa otto ore e qualcuno mi dice che siamo 7° e 8°. La cosa mi appare strana, non essendo abituato alle zone nobili della classifica, ma non gli do particolare peso. Ho una voglia pazza di una birra ma ovviamente è un piacere da assaporare con gli altri amici che presto arriveranno stremati quanto noi, e con Luca, meno stanco di noi (ovviamente) ma ancora dei nostri dato che, nel frattempo, ci ha raggiunto con l’aiuto degli organizzatori. Bardi è veramente carina ma fortunatamente piccola, quindi la sua visita si riduce a pochi passi nella ricerca di un buon ristorante per una pasta o pizza. Comunque qualcosa di caldo. Superfluo dire che il sacco a pelo appostato sotto la rete del campo di calcetto è il luogo più ambito da tutti noi. E’ incredibile come in certe situazioni le cose più semplici diventino infinitamente preziose! Così, poco dopo le galline, andiamo a nanna anche noi. Il risveglio è buono: ho dormito bene senza interruzioni e anche il morale è alto nonostante il meteo prometta pioggia. Un unico grande interrogativo, che poi

è l’essenza di questa avventura: come saranno le gambe una volta in piedi? Da sdraiato sembra tutto ok, i limitati movimenti “simil-stretching” nel sacco a pelo sembrano non rivelare spiacevoli sorprese ma la prova del nove è quando ti metti in equilibrio sui piedi e cerchi di allacciarti le scarpe, oppure fare i primi tre gradini che portano al bagno. Faccio tutto questo con un certo timore ma sembra tutto a posto: certo meglio pensare alla colazione e non ai 60 km mancanti, ma il più sembra fatto. Sembrerà assurdo ma per me è stato proprio così: il più era fatto. Adesso ero certo che anche stavolta sarei arrivato fino in fondo anche se ero sì e no a metà del percorso. Sotto un cielo plumbeo, all’interno del suggestivo castello, parte così la seconda tappa. Causa condizioni climatiche la prima parte che prevede la salita al Monte Lama viene tagliata. Percorreremo per contro 12 km (!!!) di strada asfaltata in leggera salita fino ad un passo, dopodichè ci ricollegheremo al percorso originale. Il dislivello sarà un po’ meno ma quel tratto d’asfalto tutto da correre mi preoccupa non poco. Qui se cammini non arrivi più. Adotto al-


ASD FALCHI LECCO per problemi fisiologici e così rimango solo. Stranamente solo.

lora una strategia peraltro poco originale. Devo pedinare qualcuno che abbia un’andatura non troppo veloce da farmi saltare ne troppo lena che faccia sembrare questi 12 km eterni. Guarda caso l’uomo giusto si rivela proprio lui: Giampy. A dire il vero in alcuni tratti ho pensato di aver osato troppo, ma vedendo che dove la pendenza era più dolce riuscivo anche a recuperare qualche metro mi convincevo sempre più che forse potevo tentare di fare gara assieme visto anche l’esito della giornata precedente. Se così deve essere allora bisogna che faccia anch’io la mia parte e che mi alterni davanti per fare l’andatura. Così è, ed alternandoci raggiungiamo la fortissima e simpatica Cinzia, atleta dell’ “IZ” (1a staffettista della 30 + 30 km, che poi vincerà con la compagna), che tra una battuta e un sorriso (ma come fa ?) ci accompagna fino al passo e quindi alla fine dell’asfalto. Si ritorna così su terreni a noi più consoni tra prati, boschi, fattori e che una luga e discontinua discesa ci porterà fino al 38° km. Cinzia, un missile in discesa, si invola solitaria verso il cambio, Giampy sosta

Passata poco più di un’ora, dovrebbero esserci ancora gruppetti non defilati di atleti e invece percorro tutta la discesa solo dal momento che anche Giampy, in evidente giornata no, non mi raggiunge. Poco male, riprendo i pensieri interrotti ieri e vado avanti tranquillo; le gambe adesso girano bene e mi godo la discesa. La vista a fondo valle di un gruppo di case mi riporta di colpo alla gara e Cinzia in lontananza che mi porge una birra, il sorriso ma l’emozione più forte mista a incredulità arriva quando, sorseggiando, mi dice: - “Muoviti che sei secondo!”, - “Sì, magari !”, - “Guada che è vero, della tua gara è passato solo SARTORI (fortissimo atleta plurivincitore di varie 100 km)”. Mollo d’impulso la birra, mi avvento su di un più salutare integratore e riparto a razzo eccitato e confuso come se mi fossi cacciato in una situazione più grande di me e pertanto incapace di gestirla. Mancano ancora 30 km: sicuramente ho esagerato senza volerlo e penso che ne pagherò le conseguenze, anche perché adesso comincia la parte più dura del percorso e dovrò essere pronto a bagni d’umidità quando gente di ogni sesso ed età comincerà a sverniciarmi senza pietà. E invece no. Sempre solo. Come prima salgo a passo costante, non velocissimo ma solo, l’adrenalina sale, comincio a crederci, la fatica c’è, la senti ma è un dettaglio. Buona parte della salita ormai è andata e l’unica persona che trovo è uno staffettista che supero agevolmente.

Per la prima volta (e probabilmente l’ultima) sto provando la piacevole sensazione di essere non solo un partecipante ma uno dei più forti partecipanti. E’ una cosa a cui non bisogna farci l’abitudine perché si rischia di strafare, di perdere lucidità e non essere più in grado di gestire le proprie emozioni e il proprio corpo. Bisogna mantenere la calma, non farsi prendere dall’ansia di arrivare al traguardo, ricordare i proprio limiti e avvicinarli ma senza superarli. A questo punto una crisi o un malanno fisico sarebbero una delusione veramente forte. La cosa di cui sono più orgoglioso è proprio questa. L’aver saputo gestire un vortice di emozioni intensissime e diverse da altre mai provate sino ad ora. A questo punto sono alla fine della salita e la cronaca degli ultimi 15 km sostanzialmente di discesa ricalca come emozioni e percorso quelli precedenti, almeno fino all’entrata di Bobbio. Veramente emozionante l’attraversamento del ponte romano tra gli applausi della gente e gli ultimi metri tra i vicoli del paese scortato da un bimbo in bicicletta, contento di sentirsi utile nell’indicarti la strada, e finalmente l’arrivo sotto lo striscione con lo speaker che annuncia prima la posizione e poi il nome, cosa per me inusuale. Sartori mi ha staccato ovviamente di un’eternità ma sono comunque secondo. E adesso birra! … anzi, due ! La prima me la godo dedicata a me stesso, la seconda come sempre con gli amici: Giampy, poi terzo classificato, Pizza, anche lui ottimamente classificato, e Luca, fedele all’arrivo ad accoglierci.

L’ ALMANACCO 2010

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La vetta del monte Toubkal 4160 m.


MAROCCO

ASD FALCHI LECCO

Dal deserto ai 4000 metri, all’insegna della libertà. Di Sergio Bernasconi

Duna di Rissani

C

ome ogni anno, per staccare la spina dalla noiosa routine quotidiana, ho l’abitudine, da circa 20 anni, di fare un viaggio in un paese lontano. Viaggio, non vacanza, poichè quando parto, per scelta personale ho in mano solo il biglietto d’aereo andata e ritorno, per il resto preferisco arrangiarmi in loco.

subito inserita perfettamente ed in armonia con il gruppo ben omogeneo e rodato. A Veronica il compito di pianificare le principali attrattive da visitare, il programm sembrava a prima vista troppo pesante per il tempo a disposizione , ma in realtà era perfetto e siamo inoltre riusciti ad aggiungerci altre mete interessanti.

Questa decisione per non rifugiarmi in un villaggio turistico dove non vivi la reale situazione del paese che stai visitando, per una questione economica , facendo il fai da te i costi si riducono di circa la metà ma soprattutto per essere libero da vincoli potendo andare dove meglio ti aggrada senza rendere conto a nessuno. Il 2010 la meta designata è il Marocco per i seguenti motivi: paese molto vario a livello paesaggistico con cime sopra i 4000m, deserto, città imperiali, gole con rocce arrampicabili, oceano,v illaggi berberi , distanza relativa dall’Italia con contenuto pedaggio aereo, spostamenti non troppo dispendiosi di tempo ….

Tappe più significative del viaggio:

MARRAKESH con la sua piazza principale che alla sera si anima di giocolieri, cantastorie,incantatori di serpenti, musicisti,bancarlle di cibo,venditori di succhi d’arance e frutta secca, un vero punto d’incontro x la popolazione locale ed un’attrattiva x i turisti . MONTE TOUBKAL, la cima più alta del nord Africa con i suoi 4160m ,montagna facile con sentiero su pietraia ed Panorama verso le gole del Todra

Oltre al sottoscritto il gruppo e’ composto da Matteo e Veronica con i quali abbiamo già condiviso alcune esperienze di viaggio ( Patagonia, India del Nord(Ladakh), Alaska) e Federica, una new entry che si e’ L’ ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO assenza di neve paragonabile al nostro Grigna settentrionale con la differenza dell’aria più rarefatta, escursione per i più allenati che si può compiere in un giorno e mezzo, partendo dal piccolo villaggio di IMCHIL a 2000m nel primo pomeriggio, si arriva al rifugio Toubkal del CAI francese a 3200m in serata dove si può dormire e fare la cima l’indomani per poi tornare al punto di partenza ESSAOUIRA ,città colonizzata dai portoghesi, situata sull’oceano cinta da mura e da bastioni x difenderla da attacchi marini, cittadina vivace all’interno delle sue mura con un porto importante e all’esterno lunghe spiagge non affollate. QUARZAZATE, cittadina dove parte la mitica marathon de sables e dove abbiamo compiuto le escursioni alla Kasbah di AIT BEN HADDOU(una delle più belle del paese),alle tortuose gole el DADES , alle suggestive gole del TODRA dove si trovano vie di arrampicata, la valle delle rose consigliata ad aprile quando c’e’ la fioritura per poi passare alle oasi di RISSANI con un enorme palmeto fino a MERZOUGA dove inizia il vero deserto di dune e si dorme all’aria aperta dentro un’ accampamento berbero , ci si sposta con i dromedari alla sera e alla mattina presto , all’alba escursione su una duna con 40% di pendenza, sembrava di fare un canalone in invernale….

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L’ALMANACCO 2010

Conformazioni rocciose nella Valle dei Fichi

Tramonto ad Assihla


ASD FALCHI LECCO FES antica città imperiale , sembra di tornare nel Medioevo, con le sue concerie con metodi ottocenteschi, i suoi artigiani, i mercati dove puoi trovare di tutto , teste di cammello, di capre, carne e pesce fresco mantenuto ad una temperatura di circa 45°,forti odori di spezie…. CHECHAUEN, nella valle del KETAMA,sul medio atlante ,città bianco e blu ,per chi ama il relax con le sue escursioni e le sue piantagioni di cannabis. ASSIHLA , vicino a TANGERI, paese colonizzato dagli spagnoli con vari avvenimenti artistici e relativi murales, a 5 km di distanza si trova una bella spiaggia lunga ed ondosa ideale per surf.. Questo viaggio e’ durato in tutto 18 giorni, come mezzi di trasporto abbiamo usato bus,treno,taxi,camminate a piedi,dromedari e come appoggio il libro “Marocco” della lonely planet e la nostra esperienza. Problemi principali riscontrati: pulizia in generale e cibo non troppo vario. Da considerare qualche problema di stomaco e pancia e portarsi medicinali adatti. Un sentito ringraziamento ai miei compagni di viaggio Matteo, Veronica e Federica. Antica Kasbah del XVI Secolo Piazza di Marrakech in notturna

L’ ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO

Deserto di Merzouga Rasta in viaggio

In cima ad una duna...

TRACCE (di Sergio Bernasconi) LASCIO TRACCE NELLA SABBIA CHE IL VENTO POI CANCELLA CI PROVO NON SO QUANTO DURERANNO QUESTI SOLCHI IN CONTRASTO CON LA DUNA PIATTA E LA LINEA COLORATA DELL’ORIZZONTE AL TRAMONTO SARANNO COPERTE COME OGNI ILLUSIONE SI DILEGUANO COME LE OMBRE ALL’IMBRUNIRE TRACCE,TRACCE…DESTINATE A SCOMPARIRE CI SI PROVA, CI SCONFIGGE, L’IMPORTANTE E’ REAGIRE UNA SEGNO SULLA TERRA CHE SI RILEVA CRUDA E DURA ALTE DUNE DORATE,SPAZI SCONFINATI,CIELO STELLATO,DANNO PACE E SERENITA’ INTERIORE MA METTONO A CONFRONTO LA NOSTRA PICCOLEZZA TRACCE,TRACCE…DESTINATE A SCOMPARIRE CI SI PROVA,CI SCONFIGGE,L’IMPORTANTE E’ REAGIRE

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L’ALMANACCO 2010


ASD FALCHI LECCO Kasbah abbandonata

Negozio di lampade

Ricordi

Interno di un Riad Albero solitario nel deserto

L’ ALMANACCO 2010

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TROFEO SCACCABAROZZI 2010 Di Claudio Pizzagalli

Foto: Maurizio Torri - www.sportdimontagna.com


ASD FALCHI LECCO

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l “Sentiero delle Grigne” è una gara a cui ho sempre tenuto molto partecipare visto che si svolge sulle nostre montagne, nel periodo di settembre, stagione buona per correre perché il clima è fresco anche se a volte il tempo può essere incerto. Se è il tempo è brutto non si può fare il percorso intero di 43 km e così la gara si svolge sul percorso ridotto. Per fortuna quest’anno il tempo è stato favorevole e così il percorso è stato intero. Pasturo, 17 settembre, ore 8.00. Parte la gara delle Grigne e io sono pronto per fare la mia decima edizione. La partenza è subito in salita fino a raggiungere la Traversata

Bassa e quindi parto piano, anche perché so benissimo quello che mi aspetta. Cerco di spezzare il fiato prima di spezzarmi le gambe e, anche se c’è il mio amico Popo che non mi molla, cerco di fare la mia gara. Raggiungo la Traversata Bassa e comincio ad aumentare il passo e così distanzio il Popo ma vengo raggiunto da Manu Beretta che tiene un ritmo troppo alto per me. Cerco di tenere duro, arriviamo ai Resinelli parlando del più e del meno. Arrivati all’imbocco del Sentiero delle Foppe comincia la salita al Rifugio Rosalba e smetto di parlare con Beretta per risparmiare il fiato. Salendo Beret-

ta mi supera e io a fatica gli sto dietro. Arrivati al Rosalba ci ristoriamo e poi via decisi, Beretta sempre davanti e io dietro. Stiamo guadagnando posizioni. Ecco il Sentiero Cecilia, qui comincia a diventare un po’ impegnativo e intanto il Beretta molla un po’ ma io sono in aumento e così lo supero. Arrivo in Grignetta e lo vedo più sotto. Scendo verso il Canale Federazione per arrivare al Buco di Grigna, con cautela nel primo tratto e poi aumento il ritmo sul piano. Sulla discesa verso l’Elisa vengo raggiunto da Beretta che si è ripreso e così raggiungiamo il rifugio insieme. Poi mi dice

Grignone - Edizione 2009 L’ ALMANACCO 2010

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ASD FALCHI LECCO che non riesce a tenere il mio passo e decide di rallentare per riuscire a finire la gara. Dopo essermi ristorato lascio l’Elisa per affrontare la Val Cassina. Lungo la salita non posso fare a meno di pensare all’anno scorso quando, mentre salivo, è venuto giù un sasso che non mi ha preso solo perché ero in un punto riparato. Così quest’anno, ad ogni minimo rumore di sasso, sono in allerta. Quando arrivo in cima penso tra me e me: “Beh, è andata bene! Nessun sasso quest’anno”. Dirigendomi verso la Bietti comincia a farsi sentire un piccolo crampo. Arrivo alla Bietti e cerco di bere. Dirigendomi verso la Bogani raggiungo e supero altri atleti. Intanto il crampo è lì che punge e così, raggiunta la Bogani, mi carico bene di acqua e curo l’alimentazione prima di affrontare la salita verso il Brioschi. Qui si fa sentire la fatica e si cominciano a sentire i chilometri ma cerco di non mollare. Salgo con fatica, non si arriva mai su. Finalmente arrivo al Brioschi e cerco di tirare un po’ il fiato. Poi riparto per la lun-

ga discesa, la prima parte è impegnativa mentre la seconda un po’ meno, anche se cerco di non abbassare la guardia perché le gambe cominciano a fare “giacomino”… Scendo concentrato verso il Pialleral e intravedo San Calimero e così la stanchezza va via via svanendo e sale un’energia che prima non c’era. Passo il Pialleral dove vengo incitato dal tifo e via, pronto per affrontare l’ultima salita. Ma quando sei verso la fine, le salite, anche se sono corte, non finiscono mai, come in questo caso. Comunque arrivo a San Calimero, ora mi resta da fare solo la discesa per arrivare al Riva e poi a Pasturo. Sto pensando che ormai è quasi finita quando mi si inchioda il ginocchio. Sono rovinato, volevo migliorare il mio tempo ma così è meglio che non ci penso più. Mi raggiunge la Maria Poletti e arriviamo insieme al Rifugio Riva. Quando comincia il pezzo in piano il dolore al ginocchio passa e così riprendo a correre.

zione in 7 ore e mezza. Sono soddisfatto e contento, questa è una corsa dura ma appagante, con il percorso vario e con ritmi diversi, dove non bisogna mai mollare la guardia e bisogna essere sempre concentrati, senza mai sottovalutare questa gara. Purtroppo mi è rimasto un amaro ricordo per quel che riguarda l’organizzazione che si è persa in poco… Beh, qui finiscono le mie edizioni del Trofeo delle Grigne e auguro agli organizzatori di avere solo corridori di punta. Non ricevere il premio della decima edizione, come era scritto sul volantino della gara, a causa di un errore mi ha fatto proprio restare male. Ora, dopo un mese, ho ricevuto il premio ma non ha sicuramente lo stesso sapore di come averlo ricevuto il giorno della gara. Queste cose io non le capisco proprio… Dal mio punto di vista un atleta è sempre un atleta, c’è chi arriva primo e c’è chi arriva ultimo ma è giusto dare la dovuta considerazione ai primi così come agli ultimi.

Arrivo al traguardo contento di essermi ripreso e per aver finito la mia decima edi-

Foto: Maurizio Torri - www.sportdimontagna.com

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13° COMO-VALMADRERA Una corsa nel ricordo di Antonio Di Luca Ripamonti

Correva l’anno 1998 quando gli arbori della mia passione podistica mi iscrivevo alla prima edizione della Como-Valmadrera... Di una gara ci si innamora! Partecipare alla Como-Valmadrera è un’emozione che comincia dal momento che ti iscrivi. La partenza in macchina da casa nel buio autunnale, il ritiro dei pettorali incontrando gli amici di sempre e il viaggio in pullman per Como cercando di recuperare le ore di sonno perse per la levataccia. Tutto questo guardando il cielo! Sì, perché spesso in questo giorno piove! Così che se anche nuvoloso per noi atleti è come se splendesse il sole. Non ricordo quante ne ho fatte, forse otto ma chi ama non tradisce. Da due anni la gara è dedicata all’amico Antonio Rusconi, un uomo di un’umanità indescrivibile! Me lo ricordo sempre quando al Kima del 2004 mi diede un bicchiere di the al Passo Camerozzo. Un semplice gesto che mi riempì di gioia e voglia di continuare anche per lui. All’arrivo lo ritrovai per complimentarsi della mia gara, nonostante fossi arrivato quasi ultimo. Da due anni a questa parte vedo molti suoi amici che sono alla partenza solo per lui: “tutto ciò che fai per te muore con te,tutto

ciò che fai per gli altri vive in eterno”. Beh! Antonio ha fatto molto per noi e continua a farlo, anche se ora corre in luogo molto più bello! Quest’anno il cielo è coperto ma siamo tutti contenti perché non piove. Il percorso lo conosco molto bene e i km scorrono veloci. Bollettone, Palanzone poi giù verso Canzo attento a non forzare perché qui ti puoi giocare la gara. Qui la prima modifica del

percorso per arrivare a Gajum. Da qui, dopo il ristoro e due parole con gli amici si risale verso Terz’Alpe. Che gioia trovare l’amico Carlo Santini! Sono momenti difficili da descrivere perché ricchi di vera amicizia. L’ultimo sforzo verso il rifugio Sev. La salita è finita ma se non ne hai più, per arrivare a Valmadrera, è come fare una salita in discesa. Nonostante il fango riesco a fare un buon tempo (almeno per me). Bellissimo quest’anno l’arrivo davanti alla chiesa parrocchiale. Oggi per me è un giorno diverso dagli altri, perché dopo 4 ore e 11minuti di gara al traguardo mi accoglie la mia fidanzata Donatella. Bene! Anche quest’anno tutto è andato per il meglio che posso dire ancora….. CIAO ANTONIO SEI SEMPRE CON TUTTI NOI.

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Giir di Mont 2010

La Skyrace di Premana fa rima con Mondiale Di Riccardo Ghislanzoni

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remana è un piccolo paesino arroccato in Alta Valsassina, famoso per la produzione di forbici e di coltelli e così ricco di feste e di tradizioni. E quest’anno Premana è stata la capitale mondiale dello skyrunning dato che il “Giir di Mont” era la prova iridata di skymarathon. Un grande riconoscimento per una gara che è cresciuta molto negli anni e che gli atleti dimostrano di apprezzare. E questo vale per i “top runner” italiani e stranieri ma anche per tutti gli amanti della corsa in montagna, richiamati in Alta Valle da quel percorso così particolare e soprattutto dal calore dei premanesi, a partire dall’organizzazione e fino a tutto il pubblico lungo il percorso.

dal 1961 al 1965 e nel 1989 (edizione vinta dall’ex presidente dei Falchi Tita Lizzoli). Era un piovoso sabato di inizio agosto, la partenza era pure stata posticipata a causa del maltempo. Ricordo ancora i timori nell’affrontare quella distanza per me inedita, 32 km ricchi di dislivello ma soprattutto ricchi di tante incognite. Eravamo venuti a conoscenza di questa gara attraverso le pagine del periodico premanese “Il Corno” che annunciava così l’evento: “GIIR DI MONT – Gara per sky-runner km 32 – E’ proprio un grande ritorno quello del Giir di Mont visto che mancava ormai da più di un decennio, e ritorna proprio nella forma più spettacolare: il tappone unico.

Di strada ne ha fatta il Giir di Mont così come, forse, anche un po’ tutto il mondo dello skyrunning. Ricordo l’edizione del 1999. Era la settima edizione della gara, dopo le prime in tempi quasi pionieristici

Data dell’evento è sabato 7 agosto e già fin d’ora ci si aspetta un folto numero di partecipanti che possono cogliere al volo una ghiotta occasione per misurarsi con se stessi e con il cronometro. L’evento è

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molto atteso e già dalla primavera scorsa i sentieri di tutto il territorio premanese brulicavano di atleti più o meno improvvisati. Di una cosa siamo certi: il pubblico non mancherà, l’entusiasmo nemmeno”. E tutto andò bene, ricordo Carlo e Marco seduti all’Alpe Fraina ad aspettarmi, provati anche loro dalla durezza della gara, ricordo ancora i crampi che mi hanno accompagnato dall’Alpe Rasga in poi, ricordo ancora la fatica ma anche le risate ai ristori, proprio forti ‘sti premanesi! Alla fine il cronometro fu implacabile: 5h54’ per i tre futuri Falchi (ai tempi indossavamo ancora la canotta giallo-nera della Corno) e skyrunner in erba, accolti al traguardo anche da Mauro, ritirato dopo la prima discesa a causa di una distorsione. Per la cronaca vinse la gara con il tempo di 3h34’17” un certo Mario Poletti, allora forte maratoneta e alla prima espe-


ASD FALCHI LECCO rienza in una skyrace, davanti all’atleta di casa Fausto Lizzoli, che per un po’ di anni si è dovuto accontentare di questo piazzamento senza mai riuscire a calcare il gradino più alto del podio. Poi pranzo per tutti dalla “Peppa” e premiazioni in una minuscola piazzetta incastonata fra le strette e ripide viuzze di Premana. Ecco che quindi il panorama delle skyrace, oltre al Trofeo Kima e al Trofeo 4 luglio, si arricchiva di un altro importante appuntamento. E negli anni la corsa premanese cresce, sia come numero di atleti e sia a livello organizzativo, con spazi più ampi in zona palestra e ricchi pacchi gara con pregiati e utili coltelli. I migliori specialisti non mancano questo importante appuntamento di fine luglio, da Meraldi a Bonfanti fino alla lecchese Daniela Gilardi. Con il passare degli anni cresce in Italia un po’ tutto il movimento dello skyrunning, con tante e nuove gare in calendario e tanti appassionati. E il Giir di Mont mantiene inalterate le sue caratteristiche, mettendo sempre l’atleta al centro della “festa”. E sì, perché di festa si tratta. Non trovo un altro termine per descrivere un intero paese che si attiva per una manifestazione di questo genere. Tutti sono coinvolti, chi per la pulizia dei sentieri, chi per presidiare i numerosi ristori negli alpeggi, chi a incitare gli atleti, dai bambini pronti a battere il cinque agli atleti ai meno giovani che applaudono i variopinti “corridori del cielo”. E quest’anno Premana ha ricevuto il riconoscimento più grande, ha ospitato il

primo Campionato Mondiale di skyrunning, specialità skymarathon. Oltre ai migliori atleti italiani, erano al via anche tanti campioni stranieri. E la gara è stata resa ancora più spettacolare dal duello tra il giovane fenomeno spagnolo Kilian Jornet Burgada e il bormino Marco De Gasperi, pluricampione di corsa in montagna. E alla fine l’ha spuntata proprio Kilian con tanto di nuovo record del tracciato. Il lecchese Golinelli è quarto assoluto ma anche Campione Mondiale di combinata (Vertical Kilometer + Skymarathon) e l’Italia è prima a livello di squadre. Vittoria sotto tutti gli aspetti per Premana, anche a livello di iscritti. Oltre 650 atleti per il percorso classico e per la mini-skyrace più corta. Fino alla fine sono stato un po’ titubante se iscrivermi o meno all’edizione di quest’anno. La mia preparazione era alquanto approssimativa e in una gara come questa non si improvvisa niente. Il richiamo del Giir di Mont è stato però troppo forte e, vuoi perché sarebbe stata la mia decima partecipazione vuoi perché era l’edizione “Mondiale”, mi sono ritrovato tra gli iscritti insieme ai compagni di squadra Carlo, Claudio, Gessy e Sergio. L’anima del Giir di Mont non si è snaturata in occasione della rassegna iridata. Il clima è rimasto quello genuino di sempre, forse c’era solo più gente che seguiva l’evento. L’organizzazione è ben oliata come le forbici migliori e tutti i dettagli sono stati curati alla perfezione. Mi sono gustato appieno il percorso, sen-

za l’assillo del cronometro. Il serpentone lungo la prima discesa di Giabbio si allunga anno dopo anno. La salita di Chiarino è sempre tosta così come insidioso rimane il traverso ai Barconcelli. Poi le pendenze si fanno importanti nella salita alla Bocchetta di Larec dove però il tifo da stadio rende più sopportabile la fatica. Arrivati alla “Cima Coppi” della gara bisogna lasciar andar le gambe fino in Fraina e poi via agili fino alla Rasga. Da qui in poi ci si gioca il tempo finale. Tanti sarebbero i tratti corribili fino a Deleguaggio ma alcuni strappetti in corrispondenza degli ultimi alpeggi possono anche dare la mazzata finale a chi è ormai in riserva di energie. Arrivati a Deleguaggio manca solo l’ultima discesa che può diventare molto lunga per chi è ormai alla frutta. Finita la discesa si torna a calpestare l’asfalto e le ultime centinaia di metri sono un vero bagno di folla e di applausi per tutti i concorrenti. Ricco pranzo all’arrivo, ricche premiazioni e subito dopo la pagina viene voltata, con gli occhi già alla prossima edizione. Con la stessa passione e con lo stesso entusiasmo. Grazie Premana per regalarci ogni anno questa piacevole festa dello sport attraverso i tuoi alpeggi. Foto: Clara e Newspower L’ ALMANACCO 2010

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...NON SOLO

PRIMA DEI SALUTI ANCORA QUALCHE PAGINA, SFUGGITA AL COPIONE ORIGINALE E NON 70

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DI CORSA...

PROPRIO ALL’INSEGNA DELL’ ORtODOSSIA PODISTICA....METTETEVI COMODI.... L’ ALMANACCO 2010

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E’ ARRIVATO IL MARAJA!! Cronache e follie dai Piani dei Resinelli Di Carlo Ratti

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osa ci fanno 4 falchi ed un ex falco che diventerà ancora falco nel 2011 alle prese con una portantina ai Pian dei Resinelli, in una bella giornata di sole nel mese di fine agosto? Forse una risposta non si avrà mai. Ma andiamo con ordine, la mattina fresca e serena scorre via veloce, garetta in compagnia, in verità molto poco numerosa, alla Bongio Trip, dove i due falchi (il Trinca non ha mai smesso di esserlo!!) si divertono in un allenamento in compagnia (che certo non passa inosservato ai chiacchieroni del forum di asfalchi.it che sicuramente commenteranno la facile vittoria dei due, della serie “ti piace vincere facile”). Dunque bel percorso, allenante e panoramico, meritevole di ben altri numeri, premiazione veloce, breve scor-

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ribanda nei boschi sopra Ballabio alla ricerca di qualche “bedolino”, ma neanche l’ombra nonostante le dritte ed i consigli dei “vecchi” della zona. Si arriva a Ballabio, è mezzogiorno ma non c’è voglia di dirigersi verso casa, così grazie alla disponiilità del “moss” Trinca e consorte si punta verso pian dei Resinelli, alla volta di “Villa Trincavelli” per una grigliata di carne. Presenti Esposito Mauro, che subito Fa vedere le sue grazie...Marco Bocia, dai solidi e sicuri polpacci, Skyratter in grande forma grazie alla prospettiva di due settimane di licenza vista la dipartita per il mare di famiglia & C , Matteo Ape Spreafico, sempre presente, e dall’ignaro amico di Mauro che ancora non sa cosa gli riserverà questa giornata di sport e ....

Grigliata, vino rosso, salsicce, vino rosso, spiedini, vino rosso, patatine, vino rosso, insomma si capisce subito che l’epilogo della giornata potrebbe riservare qualche sorpresa, con il Barone che si mette a sua agio...., Il resto della ciurma si mette a rovistare nella cantina dove cimeli di un alpinismo eroico d’altri tempi testimonia la grande tradizione di casa Trincavelli. Nell’ordine vengono riesumati dalla cantina:

• 1 poltrona anni 80 rosso cobalto • Un paio di scarponi verdi marca • • •

LANGE, modello primi anni 90 Uno scoiattolo imbalsamato Un paio di zoccoli autentici Un cappello in foglie di banano ri-


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É arrivato sul pallone con il botto del cannone É arrivato sul treruote con la gotta sulle gote É arrivato in aerostato, coi forzuti del Caucaso sul Mercedes cabinato è arrivato il Marajà (Vinicio Capossela - Maraja)

salente ad una spedizione negli anni ‘50 del grande alpinista Ardito Desio Una scala da pompiere

Il risultato in un attimo è una spedizione in centro Resinelli con portantina e re sul trono. Le foto sono impietose, anche se poco chiarificatrici del momento difficile. Prima si punta dal mitico “Marco Tana”

che però non risulta essere messo tanto meglio di noi...a questo punto dirottiamo la carovana verso il 2177, birretta ,birretta, poi una birretta.....poi via verso “corneglia” dove incuriositi gli ignari turisti ci chiedono se è un addio al celibato, una festa di laurea, un festeggiamento per un’occasione particolare....mentre i numerosi personaggi che ci conoscono capiscono la situazione e sorridono divertiti

Alla fine in condizioni ancora comunque molto dignitose carichiamo scala, scoiattolo e poltrona sul mitico Doblò del Mape...e via, verso nuove avventure..... Grandi i Falchi . Sempre.

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I CONSIGLI DEL CALDAISTA Qualche regola per passare un inverno al caldo senza problemi con la caldaia Di Matteo “Ape” Spreafico

I

consigli per passare un inverno al calduccio sono semplici e di facile esecuzione.

E

cco qui i punti più importanti direttamente dal nostro esperto Matteo Spreafico, che di caldaie se ne intende!

Ma se osserverete questi semplici consigli avrete sempre un tecnico disponibile 24 ore su 24!

Molto semplice quindi.

Marco Terraneo - 2010

1. Evitate di chiamare un tecnico la domenica (ebbene si, come i dottori anche noi qualche volta lavoriamo nei giorni di festa). Dopo una serata di bagordi potremmo non avere la lucidità

necessaria per riparare la vostra caldaia. 2. Lasciate sole mogli e figlie quando veniamo in casa vostra. Vedrete che saremo sicuramente più disponibili! 3. Se in casa ci sono solo persone anziane è gradita la presenza di una badante (sceglietene, ovviamente, una giovane e carina!). 4. Ricordatevi che l’etica professionale ci impone di accettare pagamenti in natura.

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La Birretta in Grignetta Di Valligiano Anonimo

Sei omini ai Resinelli Sei omini belli e brutti O forse eran brutti e belli E comunque c’ eran i Butti La salita era assai dura, Re Leone marcava il passo Mentre dietro con gran cura Lo Stambecco giocava l’asso Ghislanzoni era il più sciolto La distanza per lui fin corta Lo Zio invece assai più stolto era secco fin già dal Porta. Il moroso scalatore E a metà della salita

sta salendo arrampicando

Ecco qua una cosa pazza

mentre lei con grande amore

perchè sale un po’ sfinita

lo raggiunge, un po’ pensan-

sentite un po’: una ragazza.

do.... Arrivati sulla cima si trincaron una birretta fresca fresca di cantina mica paglia: è la Grignetta! La discesa è triste e muta ed il vostro buon poeta con l’inchino vi saluta aspettando nuova meta.

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FOTO DAL FONDO DEL BARILE....

Dall’ alto in basso e da sinistra a destra: Sandro Morganti intento a mostrare uno degli ultimi prodotti Kapriol Enri e SkYRATTER si contendono il premio piu’ ambito del panorama mondiale IL paga sfodera tutti i trucchi del corridore esperto lo zio in concerto dopo una serata di corsa a montevecchia

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ASD FALCHI LECCO Dall’ alto in basso e da sinistra a destra: Sfoggio di viril potenza in quel dei corni di canzo matteo ape e le gioie del barbiere il babbo natale misterioso i tre moschettieri brindano ad un futuro radioso dure scene di vita podistica i labbroni del paga che tutto il mondo ci invidia

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Dall’ alto in basso e da sinistra a destra: RITI DI INIZIAZIONE DEI TEMPI CHE FURONO IL PRESIDENTE GHISLANZONI NELLA FOTO CHE FECE SCALPORE GIA’ LO SCORSO ANNO LA STRANA COPPIA TABLE-PAGANONI IN AZIONE

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DAll’ alto in basso e da sinistra a destra: jessy, table e giampy durante un incontro sul tema della “dieta a zona” un barone sirenetto in una foto di repertorio scene di lotta. per una volta anche il barone se la ride

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L’ANGOLO DEI....

GIOCHI

MENS SANA IN CORPORE SANO, DICEVANO GLI ANTICHI.... E ALLORA....ALLENA ANCHE TU I NEURONI CON LE SFIDE MENTALI DEI FALCHI!! Il Paga e’ in stato confusionale dopo una DURA Skyrace. Aiutalo a RIPIGLIARSI e A trovaRE la strada per portarlo al salame.

LA PROFEZIA “CANDELA NOMI SOZZI” Quale

terribile

PROFEZIA per la citta’ di lecco SI CELA DIETRO LE SINISTRE PAROLE DI MATTEO APE IN PREDA AI FUMI DEL VIN BRULE’?

L’enigma dEL TABLE INSONNE PRIMA DI UNA GARA IN VAL TREBIANCO , In piena notte TABLE E’ sdraiato sul letto di una camera d’albergo eD E’ disperato perche’è non riesce ad addormentarsi. Ad un certo punto alza la cornetta del telefono e fa una telefonata. Quando l’interlocutore risponde TABLE non dice niente, riattacca e prende subito sonno. A intervalli che variano da mezz’ora a un’ora la scena si ripete: TABLE si sveglia, non riesce a prendere sonno, telefona, non risponde, riattacca, si addormenta subito). PerchE’ è?

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SOLUZIONI

L’ENIGMA DEL TABLE INSONNE: Non riesce a dormire perche’ il vicino di stanza russa talmente tanto da tenerlo sveglio,

LA PROFEZIA: MAZZOLENI SINDACO

quindi lui lo chiama al telefono per farlo svegliare e smettere ovviamente di russare FIno a che il vicino si riaddormenta e ricomincia a russare e cosi’ via •

UL MUSTRU: i tre atleti sono, dal basso all’alto jessY Maggioni , PAOLO COLTELLI e matteo spreafico le. foto a pagina 8 e 9.

Questioni di ritmo: Mentre CARLO percorre un chilometro, CASTEL percorre solo 4 5 della distanza percorsa da CARLO. IL MAURO percorre 3/4 della distanza coperta da CASTEL cioè (4/5)x(3/4)=12/20 di quella percorsa da CARLO. I 12/20 di 1 chilometro sono 600 metri e perciò CARLO deve concedere aL MAURO 400 metri di vantaggio.

IL REBUS: PAGA - NO - Ni - SEI - Un - PIDOCCHIO -> PAGANONI SEI UN PIDOCCHIO

Risolvi il rebus e scopri la frase misteriosa dI MATTEO APE

IL REBUS SCOPRI I TRE FALCHI NASCOSTI DIETRO AL TERRIBILE VOLTO DEL “MUSTRU”.

UL MUSTRU!

Affinché Carlo e CASTEL arrivino insieme al traguardo, Carlo deve concedere a CASTEL un vantaggio di 200 metri sul percorso di 1 chilometro. il CASTEL, a sua volta, deve concedere 250 metri di vantaggio al Mauro sempre sul chilometro, per arrivare insieme. Un giorno il Mauro decide di correre il chilometro insieme a Carlo. Quale vantaggio deve dare Carlo al Mauro perché arrivino insieme?

QUESTIONI DI RITMO ASD FALCHI LECCO


SALUTI FINALI E RINGRAZIAMENTI Si chiude così anche questa edizione del nostro Almanacco con l’augurio che ancora una volta vi siate divertiti a leggere le nostre piccole e grandi imprese. L’appuntamento è ancora per il prossimo anno, con la promessa che faremo di tutto per riempire, con le nostre storie, le pagine ancora bianche che ci aspettano nel 2011. Ciao a tutti, Gli Atleti dell’ASD Falchi Lecco

Le foto, dove non specificato sono state tratte dal sito www.asfalchi.it e dalle raccolte private degli atleti e simpatizzanti dell’ ASD Falchi Lecco. Ci scusiamo per eventuali involontarie imprecisioni, omissioni e dimenticanze. Si ringraziano Sandro Morganti e la Kapriol per tutto il supporto e l’affetto dimostrato in tutti questi anni. Per ulteriori informazioni sui progetti GIMS (Gruppo Impegno Missionario di San Giovanni) ci si può rivolgere a Sandro Morganti, cell. 335.80.77.336 Un ringraziamento speciale a Bashanti Moneta per i preziosi consigli di impaginazione e messa in stampa. Un grazie infine a tutti gli atleti che hanno contribuito non solo con articoli e foto, ma anche con idee, consigli e proposte per la stesura dell’Almanacco. Finito di stampare nel dicembre 2010 www.asfalchi.it


Sembra ieri la pubblicazione del primo numero dell’almanacco dei Falchi. E invece un anno è già trascorso e siamo già alla seconda edizione. Non so se questo sia dovuto al tempo, che trascorre freneticamente; oppure alla rapidità di questi ragazzi, che con la loro corsa sanno conquistare traguardi sempre più prestigiosi e scalare vette sempre più impervie. Spinti dal loro entusiasmo, anche noi della Morganti Kapriol cerchiamo di stare al ritmo che il mercato ci impone: un ritmo non regolare, fatto di bruschi strappi ed improvvise frenate, sempre con l’obiettivo di stare in testa al gruppo dei primi e, se possibile, di vincere quante più tappe del percorso. La crisi c’è e si sente, girando tra i cantieri. Ma, nonostante questo clima non certo positivo, la Morganti Kapriol continua nella sua corsa, attenta a soddisfare i propri clienti e a proporre sempre nuovi articoli, in Italia come all’estero. La squadra è ben affiatata: guidati dal nostro staff dirigenziale, gli oltre cento dipendenti divisi tra la “Morganti SpA” di Civate, la “Omec” di Molteno e la “Kapriol Tools” in Spagna continuano a dare il meglio di sé, garantendo una produzione ed un servizio di qualità, che il mercato continua a premiare. La nostra ditta oggi è infatti leader in Italia e ai primi posti in Europa per gli utensili per edilizia, abbigliamento e sicurezza nel lavoro. Oltre alla produzione e la vendita a magazzini di materiali edili e a catene specializzate, assicuriamo anche la vendita al dettaglio tramite lo spaccio aziendale sito in Molteno. Con il recente acquisto della “Gigam”siamo inoltre riusciti ad aprire un nuovo importante mercato nel settore degli utensili diamantati e delle macchine per il taglio delle pietre e del cemento. Lavoriamo quindi nella prospettiva di una crescita che continui nel tempo, con la fiducia nel futuro di chi sa che un successo lo si costruisce giorno dopo giorno, con tanto impegno e tanto allenamento, ma soprattutto con tanta voglia di vincere.

Morganti SpA Via Alla Santa, 11 23862 Civate (LC) tel. +39.0341.215411 fax. +39.0341.215400 e-mail: kapriol@kapriol.com


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