Librosolidale 2001/2

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Slatina



“E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla� Costantino Kavafis


Xmas Project

Xmas Project è il regalo che vogliamo farci quest’anno a Natale. E che abbiamo scelto di farci per tutti i prossimi Natali. Ci siamo regalati un’idea, la speranza e il coraggio di farla diventare realtà. Le abbiamo dato un nome, Xmas Project, l’abbiamo fatta diventare Associazione, le abbiamo consegnato un compito da portare a termine, ne faremo un libro, diverso ogni anno. Tutti coloro che desiderano farsi questo regalo: sono loro il Xmas Project. L’idea nasce dalla necessità di dare una risposta a un vecchio disagio, a un bisogno che non aveva ancora trovato risposta: il disagio del regalo inutile, della forma che ha perso significato, del piacere di donare divenuto sterile. Tutti noi facciamo regali diversi, in occasione del Natale: regali colmi di affetto, regali innamorati, regali pazientemente cercati, regali che non potevamo non fare, regali riciclati, regali “socialmente corretti”, regali di rappresentanza, regali frettolosi. Mille regali. Tanti soldi. Un vecchio e trito discorso. Che si lega ad un’altra, solita, considerazione: l’inimmaginabile divario fra il tanto che noi sprechiamo e il poco che altri non hanno. Xmas Project si sostituisce al regalo di Natale, diventa dono, si fa libro che propone un’idea e che contemporaneamente la realizza. Perché il libro racconta di se stesso, del progetto di aiuto che, con i suoi proventi, riesce a realizzare e raccoglie i volti, le frasi, i disegni, le speranze di tutti coloro che hanno contribuito ad esso. Puoi scegliere anche tu di regalare e regalarti il Xmas Project, è molto facile: basta credere in un progetto di solidarietà; scegliere all’interno della tua cerchia di parenti, amici, conoscenti, clienti i destinatari di questo dono; quindi acquistare le copie del Librosolidale, alla cui realizzazione hai partecipato con un tuo segno, e contribuire così alla realizzazione del progetto, da un lato finanziandolo, dall’altro diffondendolo.


verno rumeno, anche al fine di consentire al Paese l’ingresso nella Comunità Europea. I provvedimenti fino ad oggi adottati vanno più nella direzione di nascondere il problema, con soluzioni discutibili, che in quella di un impegno reale e concreto nell’affrontarne le cause. 17.000.000 di lire, 8.800 euro è

la cifra necessaria a realizzare la ristrutturazione sanitaria di 4 stanze e 2 servizi all’interno del reparto di malattie infettive e di pediatria dell’Ospedale di Slatina, che potranno ospitare 16 bambini. È questa la cifra che il Xmas Project vuole e si è impegnato a raccogliere per il Natale 2001. È questa la piccola ma

La Croce Rossa Internazionale afferma che a fine 2000, sono più di 100.000 i bambini ab bandonati in Romania, su 100 casi europei di bambini affetti da Hiv, 56 sono rumeni: si stimano 12.000 bambini sieropositivi. Le strutture sanitarie e di accoglienza sono gravemente degradate. Per questi dati, la comunità internazionale sta mettendo sotto pressione il Go-

Ogni anno il Xmas Project pubblicherà un libro per raccontarsi, dare conto di ciò che è stato fatto l’anno precedente, per far conoscere il prossimo progetto che intende realizzare, il paese coinvolto, le persone che ne beneficeranno, la loro storia e cultura. Allo stesso tempo il libro ospiterà le immagini, le storie, i pensieri e le emozioni di tutti coloro che avranno contribuito a rendere possibile la concreta realizzazione del progetto di solidarietà. Quest’anno è il primo anno, siamo al Numero 0. Il libro inizia la sua storia, che speriamo lunga, col Progetto Slatina, Romania. L’aspirazione, di Natale in Natale, è quella di costruire una Collana di solidarietà.

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Il progetto è una delle molteplici iniziative della Fondazione rumena “I Nostri Bambini” nata nell’agosto 2001 per iniziativa di Antonio Ellero – sostenuto da amici friulani e lombardi – e il cui scopo è l’attività nel campo del la protezione e dei diritti dell’infanzia, in conformità alla legislazione rumena ed internazionale. La Fondazione è impegnata nel campo dell’assistenza

medica e sociale: aiuto materiale e finanziario allo sviluppo di centri di cura medica e psicosociale dei minori; realizzazione di case famiglia per bambini abbandonati; realizzazione di progetti di sostegno ai bambini che hanno contratto il virus dell’Hiv e alle loro famiglie; programmi di inserimento di bimbi abbandonati nelle famiglie d’origine o affidatarie, ecc. Tutte iniziative gestite autonomamente dalla Fondazione, collaborando con le istituzioni locali, ma senza demandare ad esse la realizzazione del progetto, per avere la certezza che nessuna risorsa venga sottratta all’iniziativa.

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Natale 2001, Slatina – Romania

Il Xmas Project, per il Natale del 2001, si propone di raccogliere i fondi necessari a realizzare il progetto di ristrutturazione sanitaria di una parte del reparto di malattie infettive e di pediatria dell’Ospedale di Slatina in Romania.

Indice Romania

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La Fondazione “I Nostri Bambini”

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Il Progetto 2001: Ospedale di Slatina, il budget

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Noi, Xmas Project 2001

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Xmas Project 2002, La scuola di Assada in Niger 73



“Ma ti sei ancor tuffato nelle stelle Nelle nubi ed alti cieli? Bada a non dimenticarmi Anima della mia vita.”

˘ MIHAI EMINESCU Floare Albastra,


Dati e Numeri (stime luglio 2001) Nazione: Romania Aggettivo: Rumeno Capitale: Bucarest Valuta: leu (ROL) Bandiera nazionale: tre fasce verticali blu, giallo e rosso Coordinate geografiche: 46 00 N, 25 00 E Territorio: totale: 237.500 Km2 Confini terrestri: totale: 2.508 Km Paesi confinanti: Bulgaria 608 Km, Ungheria 443 Km, Moldova 450 Km, Iugoslavia 476 Km, Ucraina (est e nord) 531 Km Superficie costiera: 225 Km Clima: temperato; inverni freddi e nuvolosi con neve e nebbia; estati soleggiate con frequenti temporali Risorse naturali: petrolio (in esaurimento), legname, gas naturale, carbone, minerale ferroso, sale, terreno coltivabile, riserve idriche Problematiche ambientali: erosione e degradazione del terreno; inquinamento dell’acqua; inquinamento atmosferico nel sud a causa degli stabilimenti industriali; contaminazione delle aree del delta del Danubio Popolazione: 22.364.022 (0-14 anni: 17,95% – 15-64 anni: 68,51% – 65 anni ed oltre: 13,54%) Tasso di crescita della popolazione: -0,21% Tasso di natalità: 10,8 nati/1.000 abitanti Tasso di mortalità: 12,28 morti/1.000 abitanti Tasso di mortalità infantile: 19,36 morti/1.000 bambini nati vivi Gruppi etnici: Rumeni 89,5%, ungheresi 7,1%, rom 1,8%, tedeschi 0,5%, ucraini 0,3%, altro 0,8% Religioni: 70% ortodosso rumeno, 6% cattolico, 6% protestante, 18% non religiosi Lingue: Rumeno, Ungherese, Tedesco Divisioni amministrative: 40 contee (judete, singolare - judet) e 1 comune (municipiu) Festa nazionale: Giorno dell’unità nazionale (della Romania e di Transylvania), il 1 dicembre (1918) Popolazione sotto la soglia di povertà: 44.5% Tasso di inflazione (prezzi al consumo): 45,7% Occupati: agricoltura 40%, industria 25%, servizi 35% Tasso di disoccupazione: 11.5% Industrie: tessile e calzatura, automobilistica, estrazione mineraria, legname, materiali da costruzione, metallurgia, prodotti chimici, trasformazione dei prodotti alimentari, raffinamento del petrolio Elettricità - produzione dalla fonte: combustibile fossile: 53,99% idrica: 36,18% – nucleare: 9,81% – altro: 0,02% Agricoltura - prodotti: frumento, cereale, barbabietole di zucchero, seme di girasole, patate, uva Esportazioni: $11,2 miliardi (tessile e calzature 26%, metalli e prodotti del metallo 15%, macchinario ed attrezzature 11%, minerali e combustibili 6%) Paesi esportatori: Italia 23%, Germania 18%, Francia 6%, Turchia 5%, Stati Uniti Importazioni: $11,9 miliardi (macchinari ed apparecchiature 23%, combustibili e minerali 12%, prodotti chimici 9%, tessile 19%) Paesi importatori: Italia 20%, Germania 19%, Francia 7%, Russia 6% Debito estero: $9,3 miliardi


nistro l'on. Radu Vasile. L'attuale governo gode di una solida maggioranza parlamentare e ha messo a punto, con gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, un piano di stabilizzazione macroeconomica e di liberalizzazione. La Romania, in un recente studio della Commissione Europea, è considerata un paese con grandi potenzialità e che gode di una posizione strategica nell'Europa orientale, ma ancora ai

primi passi nel processo di trasformazione da un’economia di sussistenza a un'economia di mercato. Relazioni internazionali. La Romania è membro dei seguenti organismi internazionali: Onu, Fmi, Birs, Bers, Gatt, Consiglio Europeo, Csce, Banca Mondiale. È anche partner dell'Ueo e membro associato ai paesi del Gruppo di contatto per l'iniziativa centro-europea. Tra l'Italia e la Romania, dal 1969, esiste un ac-

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La Romania Indipendente dal 1859 e Re pubblica dal 1948, la Romania si è liberata dalla lunga dittatura comunista di Nicolae Ceausescu con l’insurrezione del Dicembre 1989. Attualmente è una Repubblica di tipo parlamentare governata, dal 1997, da una coalizione di centro-destra formata dalla Convenzione Democratica, dall'Unione Socialdemocratica e dal Partito della Minoranza Etnica Ungherese. Presidente della Repubblica è Emil Costantiniescu, Primo Mi-

cordo regolante gli scambi commerciali e una convenzione che disciplina la doppia imposizione fiscale. Altri accordi a lungo termine sono stati firmati nel 1980 con numerosi paesi per la commercializzazione di prodotti industriali. Nel 1992 è stato stipulato l'accordo di associazione all'Unione Europea. Nel 1994 è stato ratificato l'accordo sulla protezione degli investimenti esteri tra Italia e Romania.


Bambini abbandonati. Conclusasi la rivoluzione romena nel 1989, è stato immediatamente rilevato un dato sconcertante: 100.000 bambini risultavano abbandonati e istituzionalizzati in strutture pubbliche. Nei primi sei mesi del 1991, vigente una legge sull'adozione inadeguata e alla presenza di intermediari talvolta poco scrupolosi, 6.752 bambini sono stati adottati da stranieri. Da allora a oggi la situazione non è andata miglio-

rando. "Bambini abbandonati" è la frase con cui si indica la condizione dei bambini romeni lasciati alla cura della collettività e ha una connotazione forte che erroneamente induce a presumere indifferenza da parte dei genitori, disconoscendo l'esperienza di padri e di madri forzati a lasciare i loro figli. In un suo rapporto, l'Unicef afferma che molti dei bambini sono stati abbandonati più dalla

inadeguate per mancanza di personale e di servizi igienici, soffrono di carenze affettive, di problemi di comportamento, di disturbi psicomotori. L'affido familiare, introdotto dalla nuova legge del 1997 sulla protezione dei bambini, è praticamente inesistente. Così, il 10% dei bambini istituzionalizzati è destinato a finire all'interno di strutture psichiatriche, un bambino su tre diventa un assistito cronico. Orfanatrofi. Negli orfanotrofi romeni stazionano oltre 100.000 bambini; una legge nazionale permette, infatti, ai poveri di abbandonare i propri figli in apposite strutture statali, quando il reddito non gli consenta più di mantenerli. Lo stato attualmente destina

società che dai genitori i quali, semplicemente, non avevano i mezzi per occuparsi di loro. In molti casi, i bambini affidati alle cure dello Stato sono mentalmente o fisicamente handicappati, dal momento che nessun sostegno è disponibile per aiutare a casa i genitori che spesso vengono considerati inaffidabili o incapaci di allevarli. Alcuni sono stati abbandonati per la disperazione dell'impoverimento e per il fardello troppo grande

legato al fatto di essere genitori monoparentali, o da coppie che credevano che sarebbe stato il solo modo per essere sicuri che questi bambini avrebbero mangiato ogni giorno. Fino al sesto mese di vita, i bambini abbandonati vengono ospedalizzati. Poi, fino ai diciotto anni di età, è previsto l'inserimento in strutture per lo più fatiscenti. All'abbandono provvisorio spesso segue quello definitivo e i bambini, parcheggiati in realtà


farmaci sono finiti. "Se vivessero negli Stati Uniti - ha raccontato al New York Times il pediatra romeno Dan Duiculescu - i 400 bambini malati del mio ospedale sarebbero tutti in cura con i nuovi farmaci. Ma hanno la sfortuna di vivere a Bucarest e i soldi bastano solo per 120 di loro". Come ha detto il medico ugandese Peter Mugvenyi alla XIII conferenza

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rimangono gli stessi e l'Aids ha fretta. Per i bambini romeni ammalati o sieropositivi non c'è più tempo. Stanno morendo, sempre più rapidamente, uccisi dalla malattia e dalla mancanza di cure, proprio quando la scienza sembra avere trovato il modo di rallentare il decorso della malattia e allontanare la fine. Dal 1985 sono morti 2.300 bambini. Ai sopravvissuti, medici e volontari hanno ben poco da offrire: soldi e

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L’infanzia

Farmaci anti Aids troppo cari. Il problema dell'Aids pediatrico in Romania è di particolare rilevanza: ogni 100 casi di bambini affetti da Aids riscontrati in Europa, 56 sono localizzati in Romania. I bambini romeni malati di Aids sono 9.000 e pochi sembrano ricordarsi di loro. Le maggiori case farmaceutiche si limitano a elaborare progetti, assicurando iniziative umanitarie e pubblicitarie. Ma i prezzi dei farmaci


... Jours à SlatiSlatina è il capoluogo della giurisdizione dell’Olt, una delle regioni più depresse del sud della Romania.La città è nata 40 anni fa, quasi dal nulla, intorno a una delle due più grandi fonderie d’alluminio d’Europa. Oggi la fonderia lavora a fatica e dai tempi della rivoluzione le maestranze sono diminuite del 70%. Molti sono stati i morti, e molti ancora tra quelli che vi hanno lavorato moriranno. In giovane età, perché la fonderia è una specie di inferno all’aria aperta, tanto che Slatina è una delle città più inquinate della Romania. E le conseguenze le pagheranno tutti, soprattutto i bambini. A Slatina ci sono quattro orfanotrofi, il cui stato di degrado è particolarmente grave, come in tutta la giurisdizione del resto. A

fine 2000 si contavano circa 1900 soggetti istituzionalizzati nelle strutture di Slatina, Bals, Caracal e Corabia: neonati, bambini, ragazzi. Tutti insieme, dai 0 ai 18 anni. Affetti da malattie virali come epatiti, Aids, e tubercolosi, colpiti da scabbia, pidocchi, molluscum, herpes ed ogni genere di infezione cutanea, come esito di drammatiche condizioni di vita, disagi e malattie psichiche, denutrizione e paura. Oggi, dopo circa un anno, le presenze negli istituti sono drasticamente diminuite (-30/40%). La Romania è infatti finita sotto l’occhio e l’attenzione della Comunità Europea a causa proprio della situazione dell’infanzia. Alcuni istituti pubblici sono stati chiusi e moltissimi bambini sono stati reinseriti

nelle stesse famiglie che li avevano abbandonati, senza alcun controllo, in cambio di contributi pubblici. Nessun aiuto invece, di tipo medico e psicosociale, a queste poverissime famiglie nel percorso di reinserimento post-istituto dei bimbi. In Romania la facoltà di Scienze dell’assistenza sociale esiste da soli due anni… Giardino dell’Infanzia “De copii cu deficienti”, l’asilo dei bambini con handicap, è uno dei quattro orfanotrofi di Slatina. I bambini hanno età comprese tra i 3 e i 9 anni. Nel l’agosto del 2000 si contavano un centinaio di presenze, ridotte ora a una settantina, in seguito agli interventi pubblici sopra citati.


Questo asilo è stato costruito alla metà degli anni novanta dall’Associazione francese S.E.R.A.; successivamente, nessun progetto è stato realizzato all’interno dell’istituto fino all’agosto 2000, quando un gruppo di psico-motricisti francese vi condusse un’esperienza di volontariato... La condizione dell’istituto era pessima. I bambini versavano in condizioni igieniche inaccettabili, in stato di completo ab bandono. Il personale, carente, non preparato, sottopagato era chiaramente alla disperazione. Insufficienti l’alimentazione e le cure mediche, abbondanti invece i tranquillanti, somministrati ai bambini per tenerli tranquilli. Gli irrisori fondi destinati al mantenimento della struttura del tutto insufficienti a coprire i costi operativi di gestione. Nello stesso periodo viene in contatto con questa drammatica realtà anche Antonio Ellero, varesino, 40 anni. Colpito dalla situazione dei bambini di Slatina, incomincia a dedicarsi a loro, con impegno (tempo e denaro) sempre crescenti.

In un anno è stato fatto un salto qualitativo importante. Il lavoro dei volontari ha permesso che la condizione generale migliorasse sensibilmente, pur tra mille difficoltà. Antonio racconta: “All’interno dell’asilo non ci sono più bambini soli. Insegniamo loro a mangiare in maniera indipendente, li stimoliamo alla deambulazione e, per quanto possibile, all’uso della parola. Li puliamo e li cambiamo, pur tra mille difficoltà, visto che siamo costretti in un ambiente ancora inaccettabile dal punto di vista igienico-sanitario.” Parallelamente a queste attività, Antonio e gli altri volontari hanno anche gestito e seguito dei ricoveri per interventi chirurgici mirati alla risoluzione di problemi organici di alcuni dei piccoli. Fanno assistenza in ospedale a tutti i bambini che vi sono ricoverati e che provengono dagli istituti di Stato. Le difficoltà sono state infinite e, per ragioni legali, le attività di volontariato all’interno dell’orfanotrofio sono state svolte attraverso la mediazione di fondazioni locali. Le quali, però, non sono preparate a soddisfare adeguatamente le esigenze di specializzazione a cui mirano Antonio e i suoi amici friulani e lombardi, che nel frattempo gli si sono accostati e che stanno costituendo altre due associazione italiane a suo supporto. Anche da queste difficoltà, nasce, nell’agosto del 2001, la decisione di Antonio Ellero di creare e dirigere la Fondazione umanitaria “I Nostri Bambini”. L’esperienza acquisita soprattutto per quanto riguarda l’esigenza di comunicazione con le istituzioni locali (Ministero dell’Istruzione, della Sanità, la Commissione per la protezione dell’infanzia, rapporti con i direttori degli orfanotrofi e con altre associazioni operanti da tempo in Romania a favore dei bambini abbandonati), consente alla Fondazione di agire e quindi di portare soccorso ai bambini cui si rivolge. Dice Antonio: «La maggior parte di questi bambini è recuperabile. Voglio dire che la possibilità di curare e di recuperare è straordinariamente a portata di mano. Vogliamo poter continuare a migliorare la situazione attraverso un programma che è stato chiamato “prendiamo in braccio i nostri bambini”, nell’attesa della realizzazione di un sogno: dare una casa ai nostri bimbi».

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La condizione di “deprivazione affettiva” in cui sono obbligati a vivere questi bambini spiega comunque la maggior parte dei loro disturbi d’apprendimento, di comunicazione, nelle capacità motorie, l’autismo e i deficit di attenzione.

AGOSTO 2001, LA NASCITA DELLA FONDAZIONE I NOSTRI BAMBINI

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La maggior parte dei bambini ha problemi lievi di comunicazione (sufficienti a farli definire ritardati mentali) e/o di comportamento. Spesso la diagnosi è incerta e approssimativa, espressa da organi di valutazione con pochi mezzi e altrettante poche disponibilità.


Ciorba Ingredienti: acqua, patate, fagioli, cipolle, carote, carne macinata (quasi mai). A pranzo, a cena, 365 giorni l’anno.


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copii i nostri nostri Ë› bambini


La Fondazione

Scopo principale della Fondazione “I Nostri Bambini” è compiere attività nel campo della protezione e dei diritti dell’infanzia, in conformità alla legislazione rumena e internazionale. In rapporto alle risorse materiali e finanziarie disponibili, la Fondazione potrà sviluppare anche progetti rivolti a famiglie povere con molti bambini, persone emarginate, tossicodipendenti, alcoolisti.

Nel campo dell’assistenza sociale: • sviluppare dei programmi che assicurino l’integrazione post-istituzionale dei minori all’interno delle famiglie naturali o affidatarie; • realizzare azioni che contrastino il fenomeno dell’abbandono famigliare e scolare; • realizzare altre azioni e progetti che rispondano a bisogni psico-sociale di assistenza specifica rivolti ad altri gruppi disagiati (famiglie con molti bambini, in condizioni di povertà estrema, gruppi marginali); • raccolta di beni materiali (vestiario, attrezzature per l’infanzia, medicine, apparecchiature varie) che verranno distribuiti all’interno degli istituti e delle famiglie; • assistenza sociale, giuridica ed economica alle famiglie rumene e straniere al fine di sostenere procedure di adozione a distanza e di affido. Nel campo delle risorse umane e del partenariato: • selezione e preparazione professionale di volontari rumeni e stranieri che parteciperanno alla realizzazione dei progetti della Fondazione; • nello sviluppo di programmi, la Fondazione si appellerà a specialisti con cui si potranno concludere contratti di collaborazione, convenzioni civili e contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato; • istituire collaborazioni con altre organizzazioni, rumene e straniere, con istituti pubblici, rumeni e stranieri, per raggiungere gli obiettivi della Fondazione; apposite convenzioni regoleranno i rapporti di partenariato tra le varie organizzazioni; • realizzazione, anche in collaborazione con altri soggetti, di micro-studi e investigazioni locali con carattere psico-sociale e di assistenza volti a tracciare un quadro specifico delle condizioni di vita dei bambini rumeni; • utilizzo di tali studi e ricerche sia nell’attività corrente della Fondazione, sia sotto forma di comunicazione in simposi, scambi di esperienze, colloqui a carattere interno ed internazionale.

IL PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DELLE STRUTTURE SOCIO-SANITARIE DELL’OSPEDALE DI SLATINA E IL XMAS PROJECT Tra le finalità della Fondazione rumena rientra quindi in generale un’opera di supporto alle strutture esistenti e lo sviluppo di nuove strutture che consentano una migliore assistenza dei bambini. Sono state individuate una serie di situazioni che potrebbero essere finanziate da associazioni o enti pubblici; tra queste vi è la ristrutturazione della Sezione di malattie infettive dell’ospedale di Slatina, nello specifico del reparto di pediatria che si trova al suo interno. In questo reparto vengono ricoverati i bambini degli orfanotrofi quando necessitano di cure ospedaliere.

Xmas Project 2001 ha l’obiettivo di finanziare questo proget-

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In particolare, nel campo dell’assistenza medica: • programmi di assistenza medica e psico-sociale in favore di minori istituzionalizzati che si trovino ricoverati per trattamenti e cure in unità ospedaliere; • aiuti materiali e finanziari per dotare sezioni di ostetricia e di pediatria, degli ospedali rumeni con cui saranno portati avanti progetti di collaborazione, delle attrezzature indispensabili.

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Principali obiettivi della Fondazione sono: • assistenza socio sanitaria rivolta sia ai bambini istituzionalizzati in centri pubblici o privati, sia in affido familiare; • fornitura di protesi mediche ai minori con necessità; • aiuto materiale e finanziario nello sviluppo e costruzione di centri di cura medica e psico-sociale per il trattamento ed il recupero di bambini con deficienze psichiche e psicomotorie; • studio di progetti di fattibilità che porteranno alla realizzazione di case famiglia per bimbi abbandonati e con bisogni particolari (genitori carcerati, sieropositivi); • sviluppo di programmi e progetti specifici di bambini infettati dall’Hiv; • realizzazione di programmi per il tempo libero in Romania e all’estero con minori in situazione di difficoltà psico-sociale e di altra natura.


Coccole e piccole avventure

“Uno degli ultimi giorni abbiamo deciso di portare gli 11 bambini malati di Aids di Bals al ristorante. La sera prima per due ore abbiamo avuto l’acqua calda all’orfanotrofio, con spugne e shampoo ci siamo preparati alle grandi pulizie dei bambini. Laurentio si è fatto lo shampoo quattro volte, erano tutti eccitatissimi e non siamo riusciti a metterli a letto fino alle undici di notte. La partenza (il giorno dopo) era prevista per mezzogiorno e mezza. Quando alle dieci del mattino siamo andati nelle loro camere erano tutti già vestiti e pettinati per la festa. A mezzogiorno erano già davanti al cancello in attesa del furgone. È stato quasi impossibile trattenerli, abbiamo dovuto escogitare tutti i giochi più impensabili. Risultato: arrivati al ristorante i bambini stupefatti non avevano il coraggio di mangiare perché non credevano che tutto quel ben di Dio potesse essere per loro.”

“Robert è un bambino malato di Aids, autistico. Ha 13 anni e non ha mai parlato, mai una parola. Dopo 20 giorni di giochi e cocco le ha iniziato a parlare: ci chiedeva di prenderlo in braccio, sorrideva quando entravamo nella sua stanza. Quando siamo partiti ci ha salutato piangendo come tutti gli altri bambini.” “Molti dei bambini, in stato di abbandono, non sanno dare baci. Mi sembrava impossibile, eppure è vero: aprono la bocca e te la appoggiano sulla guancia premendo, ma non sono capaci di schioccare un vero ba cio. Nessuno gli ha mai insegnato a farlo.”

“Una notte siamo tornanti tardi all’orfanotrofio. Buio, tutti dormivano. Siamo passati per i corridoi ed abbiamo sbirciato dentro ognuna delle loro stanze per vederli nel sonno. Li ho visti dormire. Ripensandoci mi rendo conto della gioia che, senza saperlo, sono riusciti a darmi.”

Ricordi di Mara e Anita da Slatina e Bals, agosto 2001


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Molti dei bambini non sanno dare baci. Mi sembrava impossibile eppure è vero: aprono la bocca e te la appoggiano sulla guancia premendo, ma non sono capaci di "schioccare" un vero bacio... Nessuno gli ha mai insegnato come farlo.


“Non è la prima volta che scopro la superiorità della sofferenza sulla normalità [...] Sono convinto che ci sia qualcosa di geniale nelle loro menti, nello sforzo di uscire da un universo senza riferimenti [...] Figli di un dio maggiore?” L. Goldoni


optsprezece | nouasprezece ˘

I bambini fanno a gara per accompagnarci a visitare il posto: casette di due metri per due ospitano quattro ragazzi e qualche topo. Al centro del campeggio spicca una grande piscina, riempita da trenta centimetri d’acqua verde. In molti si tuffano per partecipare al gioco del pomeriggio: annegare il più piccolo. Mentre improvvisiamo qualche salvataggio, le ragazze, da sotto un albero, urlano di togliersi le ciabatte prima di entrare, per non sporcare l’acqua. Il tempo vola giocando alla bella lavanderina e a “nu te supara”, ed è già ora di distribuire i dolcetti che abbiamo portato: ecco davanti a noi una lunga fila di corpicini sgocciolanti, in trepidante attesa di ricevere un leccalecca verde. Gli ultimi baci, misti a promesse di lettere e foto spedite. Saliamo sul furgone, con il solito sforzo per trattenere chi cerca di salire per venire via con noi. La partenza. Ciao bambini, ci vediamo a Natale!

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Visita al campeggio

10 di Agosto. Tutti i bambini ospitati all’orfanotrofio, tranne gli undici sieropositivi, partono per una vacanza di un mese in un campeggio nella sperduta campagna rumena. Durante il viaggio, sul nostro furgone riempito dalla direttrice di cartoni colmi di cosce di pollo sanguinanti, rimbalzando sullo sterrato polveroso a venti all’ora, penso ai piccoli che prima di partire piangevano, perché al campeggio, lontani dai nostri occhi, nessuno avrebbe giocato con loro. Quasi giunti al campeggio, in contriamo uno dei nostri grandi, che torna a casa dopo aver passato la mattinata raccogliendo prugne per pochi Lei. L’eccitazione al nostro arrivo è, come sempre, impressionante: strilla, spintoni per riuscire ad arrampicarsi sul furgone, mille mani che sventolano e, appena scesi, tutti addosso! Due in braccio, baci sulle mani, sulle braccia, frugate nelle tasche (rigorosamente vuote!), cosa ci avete portato? rimanete questa notte?


Ci hanno raccontato

XMAS PROJECT: Che tipo di difficoltà avete incontrato nel far passare tra le persone del luogo il vostro progetto di aiuto? ANTONIO ELLERO: Innanzi tutto bisogna fare una fondamentale distinzione: le persone in generale e le persone che, per causa di forza maggiore, sono state coinvolte. Le prime hanno da subito manifestato stupore, non riuscivano a spiegarsi perché uno straniero fosse interessato a portare aiuto a dei bambini “sconosciuti” e per di più “handicappati”. Non parliamo poi di quando hanno saputo che quei bambini hanno malattie infettive, come Aids, tubercolosi… Alcuni di loro non mi salutano più o cambiano marciapiede quando mi incontrano: temono infezioni! Passato lo stupore tanti di loro mi hanno subito domandato quanto guadagnassi per fare questo. E quando capivano che lo faccio volontariamente e che mi considero fortunato per avere in questo momento la pos sibilità di perseguire un obiettivo che è per me fonte di vitalità e di amore, mi hanno dato del pazzo e… ciao! Altri, pochi, hanno apprezzato ed apprezzano le iniziative in favore dell’infanzia, sono informati e desiderosi di cambiamento, si sono dimostrati amici e vicini nei tanti momenti difficili e di sconforto. X.P. Per quanto riguarda invece le persone necessariamente coinvolte, parliamo di quelle degli apparati pubblici e ospedalieri? A.E. Nella gran maggioranza hanno ostacolato con tutti i mezzi possibili, la calunnia in primo luogo. In un primo momento hanno cercato di “arruffianarmi”, perché cercavano di avere dei vantaggi personali. Falliti questi tentativi, si sono dimostrati come i peggiori avversari. Oggi, fatta un po’ di esperienza, cerco di muovermi con circospezione e faccio in modo di avere autorizzazioni ad alto livello.

D ANIELA B USUIOK : Come sono quei versi di Emily Dickinson che ci citi sempre? A.E. Lasciamo stare… X.P. Antonio, non ti puoi sottrarre! A.E. “Di asse in asse ho mosso i miei piedi: – un percorso lento e circospetto, – le stelle sopra di me sentivo e il mare intorno. – L’unica certezza, che i centimetri a venire – sarebbero stati gli ultimi – E questo mi dava quell’andatura vacillante – Che alcuni chiamano – Esperienza”. X.P. Siete davvero così soli? D.B. Abbiamo un sacco di piccoli amici… e questo ci basta. X.P. Ma è possibile formare personale romeno? Esistono scuole per infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, personale paramedico vario con le quali sia possibile instaurare dei rapporti non solo “volontaristici”, ma anche professionali e che possano essere sostenuti dalla legislazione nazionale? D.B. Esistono corsi di preparazione professionale per infermieri professionali, assistenti sociali, fisioterapisti, terapisti psicomotricisti. Con le prime due categorie si possono instaurare rapporti di lavoro regolati da contratti conformi alla legislazione in vigore in Romania. I medici fisioterapisti, figura professionale rumena, lavorano solo negli ospedali. Esistono poi assistenti di fisioterapia e psicomotricità, infermieri professionali che si specializzano nelle anzidette discipline frequentando dei corsi in ospedale. E i logopedisti, persone che frequentano corsi specialistici do po aver superato gli esami del liceo pedagogico. A.E. I pochi “specialisti”, nel vero senso della parola, che ho conosciuto, si sono formati all’estero grazie all’impegno di associazioni e fondazioni umanitarie, soprattutto francesi.

X.P. Esistono associazioni di beneficenza e volontariato rumene? Sono affidabili, è possibile lavorare con loro? D.B. Esistono e fanno parte delle Organizzazioni non Governative. Ma funzionano fintanto che sono gestite da operatori stranieri. Le organizzazioni romene sono sovente disorganizzate e non è facile lavorare con loro. Le forme di partenariato più sicure sono quelle tra organizzazioni con controllo straniero. A.E. Nella mia personale esperienza ho avuto modo di verificare l’esattezza di tali affermazioni. Bisogna muoversi con molta cautela ed appoggiarsi alla legislazione nazionale e internazionale. Per quanto riguarda la nostra Fondazione, sono conscio del fatto che funziona e funzionerà perché io sono presente e responsabile del buon funzionamento della stessa. Spero che, in un futuro non troppo lontano, qualcuno abbia la volontà e la capacità di appoggiarci in quello che per il momento è uno sforzo immane. X.P. Qual è lo stato di salute della popolazione adulta in Romania? D.B. Molti sono i problemi di salute della popolazione adulta. Problemi cardiaci e dell’apparato digerente in maniera speciale. Sono determinati dagli stress da lavoro, dalle condizioni super lo goranti della vita quo tidia na carica di incertezze e dal l’alimentazione carente e non sana. Particolarmente grave il problema dell’acqua potabile. X.P. Antonio, cosa è scattato dentro di te che ti ha portato a mollare tutto per una realtà tanto diversa e difficoltosa? A.E. Più che scattata… è stata ed è tuttora una scelta difficile. Come la vostra domanda. È successo a poco a poco ed ancora sta succedendo. Ognuno di noi, credo, scopre di dover dare un senso alla propria esistenza. “Dover dare”, non è un


Antonio Ellero, Direttore generale della Fondazione “I Nostri Bambini”. Daniela Busuiok, Direttore ese cutivo della Fondazione “I Nostri Bambini”. Daniela è dottoressa e lavora al centro Flore de Colt di Bals dove al momento, oltre a 210 bambini con problemi psichici, sono ricoverati 13 bambini affetti da Aids.

X.P. Qual è stata la gioia più grande fino ad ora? A.E. Vi sembrerà strana la mia risposta, ma ve la butto lì… L’essere stato capace di resistere mi dà gioia e sicurezza, ogni giorno è un giorno vissuto con passionalità. Il contatto con la morte e la malattia non può essere di per sé gioioso, sarebbe pazzesco pensarlo. Mi ricordo della morte di Doru, come di quella di tanti altri bambini, e non voglio crederci; vivo delle giornate in ospedale con bambini in Aids conclamato e a volte mi dispero perché vorrei poter fare di più e ancora di più, ma… Mi nutro dei loro piccoli momenti di felicità, perché sono anche miei. Mi gaso come un gallo quando, entrando in ospedale, si rizzano sul letto e indicandomi con un dito dicono fieri: “Eccolo, è lui mio papà, si chiama Antonio e viene dall’Italia solo per me”.

A.E. … A volte… ancora… la solitudine che viene da dentro. D.B. È anche per questo che vi chiediamo di farci compagnia e di tempestarci di e-mail! X.P. Come avete accolto la scelta di dedicare il numero zero del Librosolidale a parte del progetto rumeno? A.E. Ricordo che ero in Romania quel giorno in cui mi chiamaste per comunicarmi della possibile iniziativa del Librosolidale. Attraversavo uno dei tanti momenti difficili. Mi avete acceso la luce. Tornato a Milano mi avete descritto l’iniziativa e ho conosciuto il Xmas Project. Cosa dirvi... Siete parte della mia felicità, con voi e anche per voi di nuovo qui ad assumere le mie responsabilità. Non mollatemi, ho bisogno dei vostri consigli e della vostra solidarietà. X.P. Pensate sia un’iniziativa che possa continuare nel tempo, sviluppando magari un filone rumeno del Librosolidale? A.E. Il Librosolidale oltre a dare un significativo e concreto aiuto ad un pur piccolo progetto, apre a me ed alla Fondazione la grande possibilità, vista la mia repulsione per la scrittura, di far conoscere i progetti e di non farli rimanere nel “boschetto dei miei desideri”. D.B. Certo che creeremo un filone rumeno del Librosolidale. Come farsi sfuggire questa opportunità. Qui in Romania, insieme a uno dei nostri collaboratori, professore di sociologia, abbiamo deciso di creare nell’ambito delle attività del prossimo anno, le

premesse e la documentazione per il prossimo Slatina 2002. X.P. Come far arrivare i soldi in Romania? D.B. La Fondazione “I Nostri Bambini” è una persona giuridica e come tale ha il diritto e la necessità di avere uno o più conti correnti. Le donazioni da associazioni come la vostra si ricevono, anche per ragioni contabili e di trasparenza, sotto forma di bonifico bancario. Mi permetto di aggiungere che fino ad ora non abbiamo avuto la fortuna di avere grossi “problemi” in tema di fondi da gestire! E che, in relazione a tutto ciò che manca qui a questi nostri bam bini, sarebbe proprio bello doverne affrontare di “problemi” del genere… X.P. Antonio, hai mai pensato di mollare tutto? E se si, chi o che cosa ti ha fatto ricredere? A.E. Vi siete messi d’accordo per farmi le domande più difficili! Ci ho pensato, e anche più di una volta. Ho già detto che la difficoltà maggiore è stata sopportare, “abitare la mancanza”, la solitudine interiore. Cosa c’entra questo? Mi riallaccio anche al pensiero del “dover trovare” una ragione all’esistenza… e allora… sento di aver trovato il “modo”, il mio modo per vivere la vita, qui, oggi, in questo momento. Questa consapevolezza mi aiuta a non mollare. Tutti i volti e le voci dei bambini. Come mollare? Ed in cambio di cosa? Non so prevedere cosa sarà il futuro. Ho già detto rispondendo a proposito della più grande soddisfazione: l’essere stato capace di resistere.

douazeci | douazeci si ˘ ˘ ˛ unu

X.P. Quale la difficoltà maggiore?

20|21

gran bel presupposto. Nel mio cammino analitico ho imparato che le migliori scelte si fanno nel campo del desiderio e non in quello del bisogno, è noto che il dovere toglie il gusto del fare. In pratica, visto che ho la grande opportunità di scegliere, quale più grande soddisfazione se non quella di dedicarsi agli uomini? Non è in fondo fra le arti, la più alta e necessaria? Quale più grande fortuna se non quella di regalare un sorriso ad un bambino? E se quel bambino che sorride perché si vede tendere una mano è lo stesso bambino, quel “me stesso bambino” memore di tante privazioni... Ben venga questa possibilità per loro e per me. Per tutti noi. “Tu devi lavorare, – noi tutti dobbiamo lavorare – per creare un mondo degno – dei suoi figli”. È di Pablo Casals.


Ci hanno raccontato...


povera o molto povera. I primi hanno utilizzato qualsiasi mezzo, lecito o meno lecito, riuscendo in un periodo abbastanza breve ad avere accesso alla classe cosiddetta d’élite. Come sociologo, ho la sensazione che ci troviamo in una valle della transizione nella quale sono entrati tutti i rumeni, i quali però, quando possono, fuggono.

servizi di assistenza sociale diventeranno di competenza dei comuni; questo fatto costringerà gli organi locali del potere di Stato ad assumersi le responsabilità del caso. Il successo dipende però, oltre che dalla volontà politica, da due fattori: risorse finanziarie disponibili e qua lità delle risorse umane coinvolte in questi progetti.

X.P. Gli organi locali sono sensibili alla problematica sociale?

X.P. Il Governo della Romania è sensibile ai segnali che giungono dall'esterno, in risposta alle situazioni negative di alcuni segmenti dell'assistenza sociale di tipo istituzionale? Ritenete che il Governo della Romania tenti di nascondere questo stato di fatto?

V. P. Certamente! Ma esiste una differenza tra l’essere sensibili e il poter risolvere concretamente le problematiche estremamente diverse che si trovano sul piano dell'analisi. Una cosa sono i bisogni socio-medicali dei bambi ni con handicap, altra cosa sono le necessità di assistenza sociale delle persone anziane. In questo momento né la società

Xmas Project incontra Vladimir Popescu, Professore di sociologia all’Università di Bucarest civile (associazioni e fondazioni) né le istituzioni pubbliche specializzate sono in grado di offrire servizi sociali per una larga gamma di utenti. Forse la legge quadro per l'assistenza sociale, attualmente al dibattito finale al Parlamento Rumeno, garantirà coerenza e stabilità nel sistema di assistenza sociale. Se questo progetto sarà approvato nella forma che conosco, allora una parte delle prestazioni e dei

V. P. Le informazioni delle quali dispongo sono quelle dei massmedia e delle pubblicazioni periodiche specializzate. In queste condizioni, suppongo che qualsiasi governo, non solo la Romania, deve dimostrarsi più che sensibile a questi segnali. La segnalazione della Comunità Europea in merito alla situazione dei bambini istituzionalizzati, ad esempio, ha portato ad adottare le prime misure in questo campo, sviluppando alcuni centri residenziali di tipo famigliare. È stato sviluppato e legiferato il piano per l'istituzione dell'assistente per l’infanzia. Altri segnali arrivati dall'Occidente hanno puntato il dito contro le adozioni internazionali che al momento, e fino alla creazione di un nuovo quadro legislativo, sono state fermate in Romania. Una consistente fetta dei fondi destinati alla protezione sociale arriva dalla Comunità Europea e da altre istituzioni internazionale, quindi alterare alcune verità della realtà sociale, equivarrebbe ad azionare una bomba ad effetto ritardato. Inoltre, esiste una torre di controllo: i mass media rumeni, estremamente attivi in merito a questi argomenti.

douazeci si ˘ ˛ trei ˛ doi | si

VLADIMIR POPESCU: Nel passaggio tra comunismo e capitalismo hanno fatto la loro comparsa i concetti di riforma, ristrutturazione, privatizzazione, investimenti strategici, transizioni, ai quali si sono aggiunti altri scenari specifici di un’economia di mercato funzionale: disoccupazione, inflazione, recessione, fallimenti ecc. Il risultato è una mescolanza concettuale, a livello nazionale, che non ha permesso, in questi undici anni di econo-

mia rumena in transizione, di stabilire con chiarezza le strategie e le direttive reali della riforma, indipendentemente dal colore politico di coloro che desideravano fare qualche cosa. A quest’aspetto, che include componenti politiche, economiche e sociali, si aggiunge l'incoerenza legislativa. Da un recente studio, un noto professore di sociologia dell'Università di Bucarest porta sul piano dell'analisi macrosociologica "la via del ca pi talismo politico, di tipo saccheggiante, che disorganizza l'intero sistema economico e sociale...". In questo contesto è stato abbastanza facile che alcuni, che formano oggi più una coperta sociale che una classe sociale, entrassero nella categoria delle persone ricche, mentre gli altri, molto più numerosi, venissero accorpati nelle file della gente

22|23

XMAS PROJECT: Per quanto riguarda le problematiche sociali, come viene percepita la realtà rumena: da una parte esiste una classe ricca – anche molto ricca – dall’altra persone, una collettività, che si trovano in condizioni di povertà o ai limiti di essa. Esiste una specificità della povertà romena?



Il progetto 2001 Ospedale di Slatina, il budget


Divisione

divisione di malattie infettive « Ladell’ospedale di Slatina si trova in una vecchia costruzione che non è mai stata ristrutturata, neanche del minimo necessario, a causa della mancanza di fondi dal budget di stato. La ristrutturazione è per il momento mirata a due stanze dedicate ai malati

di Aids e ai servizi annessi. Il reparto è in condizioni inenarrabili: i pavimenti sono in ce mento, i letti sono vecchi e rotti, i materassi sono marci, i comodini marci, le finestre marce, le porte marce, i bagni marci, le uniche cose sempre molto vive sono gli intraprendenti scarafaggi.

Il fabbisogno relativo al programma di ristrutturazione delle stanze destinate alle persone infettate dall’Hiv e ai malati di Aids consiste nella fornitura della manodopera, del materiale di costruzione e dei servizi sanitari necessari

»


TOTALE

70 40 2 3 2 3 2 2 3 2 1 3 1 1 1 1 2 2 2 2

COSTO UNITARIO

TOTALE IN LEI

TOTALE LIRE

TOTALE EURO

156.000 lei 195.000 lei 6.000.000 lei 3.000.000 lei 1.000.000 lei 1.500.000 lei 500.000 lei 600.000 lei 800.000 lei 800.000 lei 1.000.000 lei 450.000 lei 1.000.000 lei 1.000.000 lei 500.000 lei 2.000.000 lei 500.000 lei 1.450.000 lei 250.000 lei 1.000.000 lei

10.920.000 lei 7.800.000 lei 12.000.000 lei 9.000.000 lei 2.000.000 lei 4.500.000 lei 1.000.000 lei 1.200.000 lei 2.400.000 lei 1.600.000 lei 1.000.000 lei 1.350.000 lei 1.000.000 lei 1.000.000 lei 500.000 lei 2.000.000 lei 1.000.000 lei 2.900.000 lei 500.000 lei 2.000.000 lei

L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L.

880.645 629.032 967.742 725.806 161.290 362.903 80.645 96.774 193.548 129.032 80.645 108.871 80.645 80.645 40.323 161.290 80.645 233.871 40.323 161.290

€ € € € € € € € € € € € € € € € € € € €

455 325 500 375 83 187 42 50 100 67 42 56 42 42 21 83 42 121 21 83

2.000.000 lei 5.000.000 lei 5.000.000 lei 15.000.000 lei

L. L. L. L.

161.290 403.226 403.226 1.209.677

€ € € €

83 208 208 625

92.670.000 LEI

L.

7.473.387

€ 3.860

douazeci si | si ˛ sase ˛ ˛ sapte ˛ ˘

Piastrelle muro (m.q.) Piastrelle pavimento (m.q.) Letti per adulti Letti per bambini Materassi adulti Materassi bambini Comodini Radiatori elettrici Lavandini W.C. Batteria doccia Batterie per lavandini Piatto doccia Pittura lavabile (30 kg) Vernice (5 kg) Cemento (15 qt) Finestre in legno Porte in legno Vetri per finestre Tavoli Manodopera: Pittura e vernice Montaggio porte - finestre Montaggio wc lavandini Messa in opera piastrelle

QUANTITÀ

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ARTICOLO


MIELUL

L’AGNELLINO

Un-te duci tu mielul

dove vai agnellino

un-te duci tu mielul

dove vai agnellino

˘˛ la pasune domnule

a pascolare col signore

˘˛ la pasune domnule

a pascolare col signore

Ce sa˘ faci tu mielule

cosa devi fare agnellino

ce sa˘ faci tu mielule

cosa devi fare agnellino

sa˘ pasc iarba˘ domnule

pascolare l’erba signore

sa˘ pasc iarba˘ domnule

pascolare l’erba signore

Cin-te paste ˛ mielule

chi ti fa pascolare agnellino

cin-te paste ˛ mielule

chi ti fa pascolare agnellino

˘ ˛ domnule ciobanasul

il pastorello signore

˘ ˛ domnule ciobanasul

il pastorello signore

Cin-te taie mielule

chi ti taglia agnellino

cin-te taie mielule

chi ti taglia agnellino

˘ macelarul domnule

il macellaio signore

˘ macelarul domnule

il macellaio signore

Cin-te manca ˆ ˘ mielule

chi ti mangia agnellino

cin-te manca ˆ ˘ mielule

chi ti mangia agnellino

dumneavoastra˘ domnule

lei signore

dumneavoastra˘ domnule

lei signore


TOTALE IN LEI

TOTALE LIRE

TOTALE EURO

94 74 3 3 3 3 2 2 2 2 1 2 1 1 1 1 2

156.000 lei 195.000 lei 6.000.000 lei 3.000.000 lei 1.000.000 lei 1.500.000 lei 500.000 lei 600.000 lei 800.000 lei 800.000 lei 1.000.000 lei 450.000 lei 1.000.000 lei 1.000.000 lei 500.000 lei 3.000.000 lei 1.000.000 lei

14.664.000 lei 14.430.000 lei 18.000.000 lei 9.000.000 lei 3.000.000 lei 4.500.000 lei 1.000.000 lei 1.200.000 lei 1.600.000 lei 1.600.000 lei 1.000.000 lei 900.000 lei 1.000.000 lei 1.000.000 lei 500.000 lei 3.000.000 lei 2.000.000 lei

L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L. L.

1.182.581 1.163.710 1.451.613 725.806 241.935 362.903 80.645 96.774 129.032 129.032 80.645 72.581 80.645 80.645 40.323 241.935 161.290

€ € € € € € € € € € € € € € € € €

611 601 750 375 125 187 42 50 67 67 42 37 42 42 21 125 83

1 1 1

2.000.000 lei 5.000.000 lei 15.000.000 lei

2.000.000 lei 5.000.000 lei 15.000.000 lei

L. L. L.

161.290 403.226 1.209.677

€ € €

83 208 625

100.394.000 LEI

L.

8.096.290

€ 4.181

TOTALE

« La divisione di pediatria dell’o-

spedale di Slatina si trova in un blocco di 13 piani vicino all’entrata al pubblico. Si racconta che le stanze siano state im biancate 20 anni fa. La ristrutturazione è per il momento mirata a due stanze dedicate ai malati pediatrici e ai lattanti ed ai servizi ad esse annessi. Il programma consiste nel fornire

il materiale di costruzione e sanitario necessario. Il totale di entrambe le ristrutturazioni è di 193.064.000 lei. I prezzi dei materiali sono quelli forniti nel mese di luglio 2001. Il cambio, acquistando lei ru meni con lire italiane era di 1240 lei per 100 lire italiane. 193.064.000 lei : 12,4 = Lire 15.569.677 (€ 8.041,07).

Pensando di realizzare il progetto nel gennaio/febbraio 2002 è necessario fare i conti con i nuovi corsi di cambio e con gli aumenti dei materiali. Supponiamo sia un buon presupposto quello di aspettarsi fin da ora variazioni ai costi nell’ordine di un 10% delle cifre fino ad ora descritte

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douazeci si ˛ opt | ˛si noua˘ ˘

COSTO UNITARIO

Divisione di pediatria

Piastrelle muro (m.q.) Piastrelle pavimento (m.q.) Letti per adulti Letti per bambini Materassi adulti Materassi bambini Comodini Radiatori elettrici Lavandini W.C. Batteria doccia Batterie per lavandini Piatto doccia Pittura lavabile (30 kg) Vernice (5 kg) Cemento (15 qt) Tavoli Manodopera: Pittura e vernice Montaggio w.c. lavandini Messa in opera piastrelle

QUANTITÀ

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ARTICOLO


A Saronno

A Udine

ASSOCIAZIONE “I Nostri Bambini” via Donati, 9 Saronno (VA) tel. 02 96480817 associazione_inb@yahoo.it

ASSOCIAZIONE “Adriana per i nostri bambini” via Colmalisio, 11 33030 Moruzzo (UD) tel. 0432 672853 associazione_ainb@yahoo.it

A Slatina ,

FUNDATIA “I Nostri Bambini” Bulevardul A.I. Cuza B1.D1 Sc. A et. 1 ap. 1 Slatina COD 0500 OLT tel./fax 004049 414599 fondazione_inb@yahoo.it BANCA ROMANA PENTRU DEZVOLTARE Conto in valuta S290 251100299010601 Codice Swift: BRDEROBUA Amministratore del conto: Zanfir Carmen tel. 004049 422578


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treizeci | treizeci ˛si unu

antonio.ellero@libero.it

Questo è il terreno che la Fondazione “I Nostri Bambini” ha ricevuto in donazione da parte del sindaco di un villaggio a 10 chilometri da Slatina, Balteni, frazione di Perieti. In questo spazio di 5 ettari, Antonio e i suoi bambini sognano la loro nuova casa...



Noi,


i mbainno, a b I uard ta i c g simonnteotnioo

I

il b ar i ia mb co i lc a ia l gh p i ar

co ,

e acomett

rina cate


I bambini se sono felici ridono. Tutti i miei amici sono felici. Ăˆ vero che tutti i bambini ridono?

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treizeci si Ë› patru | si Ë› cinci

Andrea Mondini, 5 anni

lara cimmin o


cosa cosa voglio? cerco? sono divisa... i miei piedi prima si muove il piede sinistro poi lo segue il piede destro, due piedi, due gambe, un busto, un cuore, un cervello. la mia realtĂ , la realtĂ di altri la mia vita, le loro vite esiste una strada che permette il cammino, che ci permette di camminare. esiste la responsabilitĂ legata alla consapevolezza. esiste il mio piede sinistro e il mio piede destro. silvia calati


“Se avessi delle lacrime da versare piangerei, non per quello che non ho potuto, ma per quello che non ho voluto. Piangerei per un sorriso che ti ho negato, per una mano che ho ritratto. Piangerei per quell’amore che non ti ho dato, per le parole lasciate lì... spezzate dal mio egoismo. Amico, se mi dai una mano Forse la vita sarà più semplice, perché dove sono quattro piedi, correre è più facile;

dove sono quattro occhi, scoprire non è difficile; dove sono due cuori AMARE è più bello. Dammi il tuo sorriso perché impari anch’io, dammi la gioia perché possa donarla, amami perché possa amare”. Invito i miei amici a condividere con me queste bellissime parole – non scritte da me – perché sono sicura che interpretano molto bene il sentimento che ci anima tutti a “dare” agli altri, siano bambini, persone anziane, malati o sconosciuti.

el maur ena cas izio ad d’ad ei da

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treizeci si | si ˛ sase ˛ ˛ sapte ˛

Buon Natale! Annamaria Bernocchi


Bisogna avere del

caos dentro per generare una stella danzante

NIETZSCHE (Prologo di CosÏ parlò Zaratustra)

cicci carini

(E ho ricevuto tanto...)


“Ecco quello che si ha nella testa a volte: il rovesciamento della storia, la necessità virtuale di coinvolgerci in epoche di sapere e partecipare ai cambiamenti. Camminare in strade atemporali dove tutto ci soffoca, dove sembra tutto troppo grande.

È come anelare all’irraggiungibile. Che vogliamo? Vogliamo capire. L’uomo inerme che cammina... Ma poi uno sguardo in alto e un po’ di giustizia, un po’ di senso agli sprechi, alle incoerenze. E un primo sospiro di sollievo. E poi ancora uno sguardo di fianco e la scoperta di volti simili, di occhi spersi... Ora niente più. Però un forte senso di solidarietà, di amore per l’uomo deve nascere, e con questo il desiderio di lottare per non soffocare più e per coinvolgersi più degnamente e più utilmente”.

38|39

Augusta Mamoli

treizeci si ˛ opt | si ˛ noua˘

... E siamo riusciti a guardare di fianco a noi, e proprio lì c’erano Cristiano e Jessica, le loro tristi storie, il loro bisogno di amore e il nostro cuore si è aperto per accoglierli e adesso tanti sospiri di sollievo.

benedetta nocita


laura, 27 anni e maria teresa bortoluzzi, 28 anni

Natale 1974

laura do zio

cri ea ugu sta

il rena e la sua mamma, estate 74

marta laura&

ros y briangla cio ni la e

ra, b m se i M

marina gemic´

di co voli r e e c ro ort o, avo confitiaml mio più e ab l’in Nelnderehi che delssono re luog evol e po i. he i nsap a ch i no do c d co uenz su d cre to i e fl ere esto ques fich imano a n a av r qu ere igni sti e l’ isco e Pe sten to s que riso ù. ch erag un i, e d i t o so oget re a sor n pi c n u n r altrpo iper cla coprodu pr gala i un za i r ni e p co a, nel ma la eesi re mbin eran c l i d l ian i cen nto ’an ne vi la a sp g b vi tame dell ento o, e nel e ina una mar mu one biam corp ento oduc o zi cam del utam o pr mod un rma un m corp nel mo” fo rsa del ento ’ani ve rma biam dell IV fo cam ere ap. c un ess , , E di TEL ica STOognom I R A ysi Ph

lapo de carlo

la nini

vi

val er mania&jes fre sic da a


Quante idee mi sono balenate in testa, quanti possibili modi diversi di prender parte a questa avventura che si chiama Xmas Project, un racconto, una fiaba per bambini, un aneddoto... e poi lo sguardo mi è caduto su quel foglietto ingiallito appeso alla parete, in mezzo alle foto dell’infanzia, le immagini delle vacanze, il biglietto del primo cinema insieme io e lui, la foto dei nostri cani. Un foglietto su cui c’è scritta una frase breve, presa da un libro dolce, delicato, di quelli che non si scordano facilmente, una frase che contiene una verità. Una legge fisica, se vogliamo, un fenomeno ottico...

C

Gr et a

Sp ol ad or e

S ar pe per a e r o Na a s so e nch ara ne che am p f e a os ug nn ch tu a, se ppr san gevsol o v e t tte o i i v r e S iv en z o ol p ci s le qu per ere itàzar con i m er ne, ono r a o e , e os om po l c e c n an li le el no tà che se gio a t ere nti hi m i u a l , s tt ca u te ac qu pl a a ed gl are end mmingo e com est ici di G p e t a i t re ugu osi e de. no e d ilb agn à. C c Co u ro g u e h if er en n d en e rt e fi to tu ot i it me a vi ci tt ti tr or ra ch o mo as i, vi e il N co v cu ata rre i or le e! .

Tutte le cose molto grandi che mi sono accadute all’inizio le avevo scambiate per qualcosa di diverso. È bastato aspettare un po’. E non cedere. E metterci tutto l’impegno e l’energia e l’entusiasmo che avevo. E l’amore. Ed ecco, con la giusta distanza erano sul serio cose "molto grandi". Siamo certi che questo sarà il destino di queste pagine. È una scommessa e insieme l’augurio di vincerla. elisabetta loi e luca lunardi

patruzeci | patruzeci si ˛ unu

“Le cose molto grandi si possono vedere solo a distanza” KAHIL GIBRAN, Lettere d’amore del Profeta

VB LICEO SCIENTIFICO G. CASIRAGHI PARCO NORD - CINISELLO BALSAMO

ilaria & egle colciaghi

DEL

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gianmaria adamo stefano aldeni francesca andreolini davide asnaghi alessia camorcia cristina cantù massimiliano chiesa cristine ciniselli riccardo corna binda stefania de cesare daniela della torre stefania facchini ramona ferrari monica ginocchio valentina leo domenico libri mattia luchetta andrea veneroni.

itt ori os alv ini

Mi chiamo Briciola,

ina minor&coni a m

andrea damiani

paola garigali

francesca castelnuovo

La realtà – La conosciamo oppu tanto comodo re ci fa Foto da spieganon conoscerla? ma soprattutto re ai bambini e ragazz i ai geni ri. Da ai G8, ai in are ntestatori to pacifisti, co del G8, ai vi in co so opportunis , mma a tutto quel mond sidetti ipocrita e cons o (e a qualchta um ta e noto scei cco). Tangis ona!

non so perché mi hanno chiamato così, visto che sono un maschio, e che maschio! Sono un trovatello, mi hanno abbandonato vicino ad un orto (sarà per questo che mi piace così tanto la verdura?). Rosy, la signora con me nella diapositiva mi ha adottato, e sapete con quale mansione? Niente popò di meno che di police-dog.

Mica male, eh? briciola


alessandra camurri piergiorgio petruzzellis

Per i nostri figli

giacomo valeria alessandro chiara roberto daniele elena simone marta matteo, perché è così bello vederli crescere insieme. "Non c'è solo un tipo di uomo. Ci sono tante perfezioni quante sono gli uomini imperfetti. E mentre anche se costretto a chiedere la carità, un uomo può essere e rimanere libero, nessuno mai può essere libero se costretto a essere simile agli altri." O. WILDE, Aforismi renato&francesca vella massimo&rosella gianotti luca&rosanna traverso alberto&cristina cannistrà


patruzeci si ˛ doi | si ˛ trei 42|43

francesca&renato plati

Natale!

“Ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri Ti ho visto nella sublime accettazione E nell’inspiegabile gioia Di coloro la cui vita è tormentata dal dolore” Auguri di amicizia, solidarietà, comprensione verso chi soffre. renata bellandi


Era pomeriggio, tardi.

Nelle mani tenevo un libro, ma il mio sguardo era perso altrove. Come sempre accade, un sussurro, un rumore inatteso o un'ombra è sufficiente a distogliere la concentrazione dalla lettura. Quel giorno, però, avvertivo un inedito richiamo, un suono sconosciuto ed inafferrabile, il sibilo di una sirena lontana, con una voce più flebile, ma eguale potere d'incanto. Non potevo resistere, dovevo risalire alla sorgente. Iniziai a camminare per la casa senza una meta precisa, sondando ogni angolo, ma senza successo. D’un tratto, avvertii quel richiamo intensificarsi, proprio mentre mi trovavo ai piedi delle scale che conducono in soffitta. Erano trascorsi molti anni dall'ultima volta in cui avevo messo piede in quel tetro luogo. Mi prese dunque una certa curiosità, forse la voglia di respirare ancora quell'odore di chiuso, di riassaporare la poesia intrinseca della polvere antica che

riprende inerzia. Presi una candela e salii le scale. Mi lasciai trasportare e, salendo, mi accorsi che i miei passi erano come spiati. Aprii con un certo sospetto la porta e mi introdussi nel locale. Irriguardoso, ruppi il disordinato silenzio che dominava quella scena da anni. Nel buio, riconoscevo a stento la topologia della stanza, così feci luce e, come attori alla ribalta sul proscenio, mi si presentarono vecchi libri aperti o semichiusi, quaderni ammuffiti e mal riposti in scaffali di legno ormai logori per i tarli. Subito mi balzò all’occhio un'antologia Italiana. Poesie del novecento, riconobbi le mie note ai margini delle pagine. Nonostante la totale assenza di movimento, io continuavo ad udire quel flebile intenso sussurro. Un grido disperato, la richiesta di libertà di un prigioniero innocente. Non capivo e soprattutto non sapevo dove cercare, né cosa. Al

centro della parete maestra, il ritratto di una donna. Aveva il volto magro e le mani scarne, con falangi lunghe ed ossute in evidenza. Era seminuda ed aveva sembianze straniere. Il dipinto era orrendo. Pensai che giustamente fosse stato sottratto alla vista di tutti tenendolo nascosto lassù. A fianco, un mobile in noce con le ante mal richiuse, forse guaste. Poggiato su una mensola, vidi un disco coperto di polvere: "La casa di Hilde", una vecchia canzone. ... quando la neve scese a coprire la casa di Hilde.... Continuai la mia ispezione, disordinando casualmente le pagine vetuste che di volta in volta mi venivano alla mano. Tra un foglio e l'altro, si liberò un vecchio tema scritto a penna, in bella grafia. Sotto quei fogli ingialliti il mio tatto riconobbe una carta diversa, più ruvida delle altre. Passai più volte la mano. La scarsa luce mi impediva di guardare con la dovuta attenzione, così portai il lume più vicino. Era cer-

tamente una carta antica ed il testo pareva scritto da un emanuense. Tuttavia non riuscivo a leggere, né ad interpretare quei grafi sbiaditi e gli arcaici simboli. Dopo l'iniziale sconcerto, capii però che si trattava di greco antico. Come avesse potuto un simile testo trovarsi nella mia soffitta era un mistero tale che nemmeno mi ponevo di risolverlo. Urgeva capire di cosa si trattasse e quindi provai un'inattendibile lettura. Come tradurre quel testo? Un amico medico, grande studioso di greco, avrebbe forse potuto aiutarmi. Ma subito pensai quanto fosse importante la mia scoperta, e con il tradizionale egoismo non volevo svelarla ad altri. Presi, dunque, un dizionario di greco dallo scrittoio ed iniziai a tradurre. Non ero certo convinto di riuscire nell'impresa, ma poi notai che le parole si rivelavano quasi spontaneamente. Esse parevano comu-


"Nasciamo una volta sola, due non è concesso; tu, che non sei padrone del tuo domani, rinvii l'occasione di oggi; così, la vita se ne va nell'attesa, e ciascuno di noi giunge alla morte senza pace." Rileggendo ancora queste poche righe, lo riconobbi. Ero certo si trattasse di Epicuro, come quella volta che ascoltai alcuni versi inediti di Montale, letti per caso da un poeta pazzo per strada. Mentre continuavo la traduzione le palpebre si appesantirono e fui colto dal sonno, un sonno ebbro di emozione. Quelle impavide parole si stavano nascondendo nel mio spirito. Come naufraghe, cercavano una baia che però io non potevo dar loro. I versi tradotti affollavano i miei pensieri e, in quel sogno agitato, si annodavano a molti episodi della mia vita. In ogni scena, un osservatore misterioso faceva la propria comparsa, pur senza influenzare

gli eventi. Capii, però, che si trattava di colui che aveva imprigionato i versi del poeta. In un riflesso del sogno, vidi che quell’uomo aveva, in realtà, il mio volto. Intanto la luce si era spenta, e solo una lontana melodia soffocata nascondeva il silenzioso agitarsi dei grani di fuliggine nel buio. ... Hilde nel buio suonava la cetra... Un intenso raggio di sole fece irruzione dal lucernario e mi svegliò, bruscamente. Era mattina, forse inoltrata. Nella mia mente si erano fissate le ultime sillabe trascritte, e istintivamente ne cercavo la continuazione, come un assetato nel deserto cerca la sua acqua. Sul desco, però, non v'era più traccia di quei fogli, solo la polvere rimossa conservava la prova del libello. Pensai di averlo toccato nel sonno, che potesse essere caduto, ma le mie ricerche furono vane. Ritrovai invece il vecchio tema, con le pagine piegate. Le aprii, ma le mie note di pessimo traduttore erano

Dai diamanti non nasce niente Dal letame nascono i fior FABRIZIO DE ANDRÈ, Via del Campo

paola garigali scomparse. In centro pagina, solo un piccolo verso scritto con inchiostro fresco nella stessa grafia del tema: ... e tu ama i tuoi pensieri, paurosi nell'orgoglio della loro fragilità La mia mano tremante lasciò la presa di colpo ed il foglio cadde leggero sul pavimento; il mio sguardo, pilotato, si posò sul vecchio disco intonso. Le note della dolce melodia che mi aveva trascinato lassù erano terminate, ed io pallido mi voltai verso la porta. Capii che era giunto il tempo di tornare. Ridiscesi le scale senza smettere per un istante di pensare a quel misterioso testo. ... quando fu l'alba lasciammo la casa di Hilde... piero

patruzeci si ˛ patru | si ˛ cinci

vecchio tema alcuni appunti riguardanti la parte che mi pareva più comprensibile:

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nicare più di quanto era in loro ("Le parole mi hanno ferito, Le parole mi hanno guarito"). Vedevo avanti a me quei versi agitarsi: leggiadri, si arricciavano sui germogli fragili della mia timida fantasia. Erano come i sei personaggi ed io, obbediente, traducevo e non chiedevo. Con il passare dei minuti, una domanda si insinuava nella mia mente. Chi aveva dato vita a quelle parole, e chi invece le aveva intrappolate ? Sì perché esse parevano prigioniere, come il tarlo del rimorso in una coscienza rea. Il significato del testo, inoltre, era ancora vago. Solo poche frasi si erano lasciate catturare, le più erano ancora immerse nel loro mistero, come un mosaico difficile da comporre. Il tempo trascorreva senza che io me ne rendessi conto, e ormai anche fuori era buio. Nel disperato tentativo di riordinare le idee e di coniugare alcuni verbi, scrissi sullo stesso foglio di quel


R. KIPLING, If monica pagotto

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ao bichis maria a n n a di & bellan renata

Carissimi Andrea e Roberta,

quando sono venuta a conoscenza di Xmas Project è a voi che ho pensato, ai vostri piccoli Filippo e Jacopo e all’amore che li circonda e accompagna in ogni momento. Ho voluto che donaste un sorriso e la speranza di un domani migliore a tanti bambini rumeni privati della più naturale forma di affetto e protezione: la famiglia. Mi auguro che il mio ed il vostro Buon Natale possa giungere lontano. Con affetto,

ti it r o fi

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greta spoladore

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OR ES TE !

MANGALA YA' mantra tibe tano di buon SHOHA' auspicio

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patruzeci si | si ˛ sase ˛ ˛ sapte ˛

ma rt in a

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dario bertolesi ana maria bruci francesca castelnuovo simon cripps matteo fiorini ilenia rossi paola scodeggio

EUROLOGOS MILANO

dario bertolesi ana maria bruci francesca castelnuovo simon cripps matteo fiorini paola scodeggio ilenia rossi EUROLOGOS MILANO


Partito ad esplorare

(grazie ragazzi) teo

C'è un solo viaggio. Quello dentro di sé.

patruzeci si ˛ opt | si ˛ noua˘

Caminante no hay camino, se hace camino el andar...

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DINO BUZZATI, I sette messaggeri

U. K. LE GUIN

RAINER MARIA RILKE

Luigi I leo conti e cristiana triberti

Ho cominciato il viaggio poco più che trentenne e più di otto anni sono passati, esattamente otto anni, sei mesi e quindici giorni di ininterrotto cammino. Credevo, alla partenza, che in poche settimane avrei facilmente raggiunto i confini del regno, invece ho continuato ad incontrare sempre nuove genti e paesi; e dovunque uomini che parlavano la mia stessa lingua, che dicevano di essere sudditi miei. Penso talora che la bussola del mio geografo sia impazzita e che, credendo di procedere sempre verso il meridione, noi in realtà siamo forse andati girando su noi stessi, senza mai aumentare la distanza che ci separa dalla capitale; questo potrebbe spiegare il motivo per cui ancora non siamo giunti all'estrema frontiera.

francesca castelnuovo

il regno di mio padre, di giorno in giorno vado allontanandomi dalla città e le notizie che mi giungono si fanno sempre più rare.

È bello avere una meta verso la quale viaggiare; ma alla fine è il viaggio quello che conta.

Luigi II Luigi III Luigi IV Luigi V Luigi VI Luigi VII Luigi VIII Luigi IX Luigi X, detto l’Attaccabrighe Luigi XI Luigi XII Luigi XIII Luigi XIV Luigi XV Luigi XVI Luigi XVII Luigi XVIII e più nessuno più niente... Ma che gente è mai questa che non ce l’ha fatta a contare fino a venti? J. PRÉVERT, Parole


"Sarebbe bello se ad ogni bambino fosse riconosciuto il diritto di giocare e di sognare" luca buratti e clara ergoli

e Servic

: UZIONE DISTRIB nesi

remo etta c stioni elisavbanessa cavergani gela elli mariagnino perin lui : SERVInCEco a r ando f lie ferdinclaudio eatti ur luca bvolonté a e andr co manginio mar lo sculc a marcealno panzeral stef rico barr fede one nti: Relazi i clideerara n o i z a l Rel vide ca conca da brunoedretti o p albert MINI:i onol t anco cchiola r f n a i g bo se andreoa coglianesen n l a i h n o a j d y ce anthomnaria radioni gian iano balb nte adr imo dura mass ale: Persondozio o i claud barcella i serencao bergosszi mar ca lavez i s in francaerbara rubgnis e b b o i dar EDP: idi e rla agtera a c a i mar andrea c lini ea luca ar piazza t t e chi elisavbia de marocha r l a si nuno d di castol paolona volpato sabri

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pa se are loelgerne il oro i c c e r ogni l Int a strav n i e l o fin girar o io, e e ri rofond girarzlione p ù i p acce loro vetro erò, e nel anima di ione p r z a n r e t t n o t e lor ime a nella e subl à t i v e con lhé perc I MIN ragili ssimo sono afrole o puri l l le p a t s i cri itanio sono adrole simo t s i d i p l le i so nche d amore sono aarole ere un c s le p a n o far possoanrole morire farlo le p e h c n o a possoanrole me le pri le p e r e s o es possoanrole p e l ltime e le u h c n a e n te ma arole buzio esserepronuncia Distri o t le p u t e o t ero p i sta avrebobn sono ma n ma arole le p ura per pfaollia udine ek???) per ingratit Hurbin o l o c per odio o, pic per amore à (ver t i l i b per impossi per ggi ievi o sono ile parole mondo le m le del a t o t o il bunifrange ano EDP si i ritorn e l o r le paine bamb ale di Namtore e io: l o r a a p di essagg m e l o o l r o a p n s e di u forier o pace o dozi claudi pace . pace

mo a i u b i str Non odiauto, po’ sol anche un ma affetto! di

lia MW Ita B i c i Uff

ur n t h c u Es bra

sima ng, ccolipsrovocare i p a Hofftnusei. n u n r e e h p c biß der Wel anza e. eines n i sper l’amor ein mkilt Liebe i dose adscita del da la n raphin d & Se L l A e H f D e N n STE Vor Angela

Basta


Buon Natale. lapo de carlo

cinzeci | cinzeci si ˛ unu

che gli inglesi non esiterebbero a definire “terribilmente complicata”. Parlare di qualunque cosa dopo l’11 settembre sembra più delicato, non abbiamo più il diritto di essere superficiali, sentiamo il dovere di essere meno vacui e dunque più attenti ai risvolti, tutti, che il mondo d’ora in avanti ci propone. Questo 2001 sarà un anno che verrà tragicamente ricordato per i cambiamenti drastici che gli estremisti islamici hanno portato. L’attentato agli Stati Uniti ha scosso le coscienze, disseminato dubbi e consegnato al pianeta il fardello del concetto di verità relativa. Niente buoni e nemmeno cattivi, tutti colpevoli e in fondo anche innocenti. Occidente contro Islam, intolleranza reciproca, attentati, paura e razzismi automatici sono gli ingredienti del conflitto più mediatico della storia. Siamo involontari protagonisti di una rivoluzione pigra che dopo decenni di benessere non desideriamo che ci appartenga. E intanto è Natale e persino l’effetto serra ci fa sapere che Babbo Natale dai prossimi anni arriverà in bermuda e camicia hawaiana, tanto per ribadire che niente sarà più come prima. Non so quanti concetti legati al Natale si siano ispirati alla bontà d’animo che questa festa dovrebbe preservare nel tempo. Mai come ora ci sono 6 miliardi di modi, tanti quanti la popolazione mondiale, di vivere il 25 dicembre. Siamo nell’epoca dell’individualismo, i sociologi più affermati sostengono che siamo passati dalla coscienza collettiva a quella di sé. Del resto basta dare un’occhiata al mappamondo attuale e confrontarlo con quello di solo vent’anni fa: nazioni che si sono frammentate in tanti piccoli stati, altre comunità che rivendicano il diritto alla propria indipendenza a costo di rimetterci la vita. Uno stato delle cose che mi fa pensare quanto l’uomo si riconosca più nella tribù, nel villaggio più che nella visione di un mondo cosmopolita. Il progresso qualche passo in avanti lo ha fatto, noi invece siamo rimasti

fermi, come se la tecnologia avesse provveduto a garantirci un cervello più moderno. Conosco tanta gente che usa internet con grande disinvoltura e ha nel contempo angosce, abitudini inscalfibili e superstizioni personali, esattamente come le persone di cento anni fa. Mi piacerebbe che ora tutti noi facessimo seguito al boom tecnologico con il boom del progresso umano. Ogni anno cambia qualcosa con una rapidità tale da pensare che quella cosa sia capitata 3 anni prima. Le notizie sono già vecchie due giorni dopo essere state pubblicate ma la gente ora vuole essere informata, non so se vuole più sapere per sapere o capire per farsi un’idea. A giudicare dal vertiginoso aumento delle vendite dei libri sembrerebbe privilegiata la seconda ipotesi. Si, forse leggere di più e meglio sarà la cosa migliore di questo periodo che chissà quanto durerà. Ma facciamo un patto. Non facciamoci condizionare da niente che non sia il buonsenso, non facciamoci prendere dal panico, non parliamo per luoghi comuni, impariamo a giudicare per poi eventualmente ripensarci, non piangiamo sentendo dalla nostra autoradio la notizia di una tragedia per poi mandare a quel paese l’automobilista di fronte un secondo dopo, impariamo a leggere e parlare senza la paura di confrontarci con chi non la pensa come noi. E‚ possibile ma non vi garantisco niente, che questo sia il contributo migliore che possiamo dare nella nostra posizione.

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Comunicare è diventata una faccenda


Sp ee d

It al ia na Se rv ic e

Tr an sp or t

Giovanni Pioppo Tatiana Belloni Rosanna Gervasi Egidio Tarantino Patrizia Romani Alberto Cometto Antonello Felline Carmen Ruggiero Massimo Nocito Barbara Ieva Laura Valsecchi Antonio Stompanato Daniele Piani Pamela De Luca Giuseppe Pandolfino Mohamed Ben Aziza Mario Carbone Stefano Frigeri Johannes De Ciutis Cristina La Pietra Gabriele Dozzini Fabrizio Monterosso Gian Piero Fiorini


IO

Scrivo all’eminenza grigia che governa questa dimenticata regione dell’es. Al mio Dio che non veste e non veglia, ma vede e colora.

PARADOSSO

Nel libero arbitrio siamo schiavi di un profilo, sagome potenti, rabbiose, fumanti. La pace innesca passioni inaudite, Amore diffuso; da questo la Guerra, che invece risponde a domande mai poste ed invade, pastose, le menti e le scarpe dei Molti.

FANGO

DOMANI

Domani si dorme. Pecorelle a go-go.

ORA

Il presente pregno di fortuna mi trattiene nell’Isola Felice, a vergate scolpisco la luna salina nella notte perfetta / Madonna illesa, fraintesa. A poche bracciate dal castello borghese, ad ogni curva di meridiano, la terra arde di fiamme incerate e risuona di ottoni e bastoni.

QUI

Qui, pecorelle e biscotti.

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gab rie le doz zin i

cinzeci si ˛ doi | si ˛ trei

Orma nell’orma – il fango che trattiene i più scaltri, margina i miei sogni e cela orizzonti- Domani, domani – sentieri e fossati.



Carl Gustav Jung (1875-1961) è il padre dell’inconscio collettivo, il creatore dei tipi psicologici, l’allievo rinnegato di Sigmund Freud. Cosa centra Jung con il nostro libro? Nulla, a meno che non facciamo qualcosa per farcelo entrare. E così ho deciso di fare. Chi vorrà continuare a leggere questa pagina, troverà due brevi pensieri di Jung, estratti dal libro Ricordi, sogni, riflessioni. Due pensieri che ci conducono diritti diritti alla nostra capacità di usare il nostro pensiero e le nostre emozioni non solo per avere successo nel lavoro, per vivere la nostra famiglia e i nostri affetti. Ma per avere sempre quel pizzico di lucidità e di coraggio che servono per fare qualcosa di più per il mondo in cui viviamo, e quindi per la nostra vita. A questi due estratti ho dato un titolo, che non esprime il senso oggettivo del pensiero di Jung, ma solo la mia interpretazione soggettiva, ciò che io ci ho visto nel momento in cui li ho letti. A ciascuno poi, la sua. luca fenati

LA FRETTA DEL PRESENTE, L’ANGOSCIA DEL FUTURO, IL SENSO DEL PASSATO

...Le nostre anime, come i nostri corpi, sono composte di elementi individuali che erano già presenti nella catena dei nostri antenati. La “novità” della psiche individuale è una combinazione variata all’infinito di componenti antichissime. Il corpo e l’anima hanno perciò un carattere eminentemente storico e non si trovano a loro agio in ciò che è appena sorto, vale a dire, i tratti ancestrali si trovano solo in parte a casa loro. Siamo ben lungi dall’aver lasciato dietro di noi il medioevo, l’antichità classica e l’età primitiva, così come pretenderebbe la nostra psiche. Siamo invece precipitati nella fiumana di un progresso che ci proietta verso il futuro con una violenza tanto maggiore quanto più ci strappa dalle nostre radici. Ma se si apre una breccia nel passato esso per lo più crolla, e non c’è più nulla che trattenga. Ma è proprio la perdita di questo legame, la mancanza di ogni radice, che genera tale “disagio della civiltà” e tale fretta che si finisce per vivere più nel futuro e nelle sue chimeriche promesse di un’età dell’oro che nel presente, a cui del resto la nostra intima evoluzione storica non è neppure ancora arrivata. Ci precipitiamo sfrenatamente verso il nuovo, spinti da un crescente senso di insufficienza, di insoddisfazione, di irrequietezza. Non viviamo più di ciò che possediamo, ma di promesse, non viviamo più nella luce del presente, ma nell’oscurità del futuro, in cui attendiamo la vera aurora. Ci rifiutiamo di riconoscere che il meglio si può ottenere solo a prezzo del peggio. La speranza di una libertà più grande è distrutta dalla crescente schiavitù allo stato, per non parlare degli spaventosi pericoli ai quali ci espongono le più brillanti scoperte della scienza. Quanto meno capiamo che cosa cercavano i nostri padri e i nostri antenati, tanto meno capiamo noi stessi, e ci adoperiamo con tutte le nostra forze per privare sempre più l’individuo delle sue radici e dei suoi istinti, così che diventa una particella della massa e segue solo il suo “spirito di gravità”. I miglioramenti che si realizzano col progresso, e cioè con nuovi metodi o dispositivi, hanno una forza di persuasione immediata, ma col tempo di rivelano di dubbio esito e in ogni caso sono pagati a caro prezzo. In nessun modo contribuiscono ad accrescere l’appagamento, la contentezza, o la felicità dell’umanità nel suo insieme. Per lo più sono addolcimenti fallaci dell’esistenza, come le comunicazioni più veloci che accelerano il ritmo della vita e ci lasciano con meno tempo a disposizione di quanto non ne avessimo prima. “Omnis festinatio ex parte diaboli est”: tutta la fretta viene dal diavolo, come erano soliti dire i nostri vecchi maestri. Le riforme che si realizzano col ritorno al passato, invece, sono di regola meno costose e inoltre più durature, perché esse ci riportano alle più semplici e private vie del passato, e richiedono il più parsimonioso uso di giornali, radio e televisione, e di tutte le novità che si pensa ci facciamo guadagnare tempo... IL CORAGGIO DI SCEGLIERE

...Nondimeno può accadere che vi siano ragioni sufficienti per le quali un uomo senta di dovere confidare solo nelle sue forze, per intraprendere il cammino nel mondo... Pertanto, l’uomo che, spinto dal suo demone, osa porre piede oltre il limite dello stato intermedio (della soluzione collettiva dei problemi), entra veramente in “regioni inesplorate, e da non esplorare”, dove non vi sono strade segnate, e nessun ricovero offre la protezione di un tetto.Non vi sono precetti che spossano guidarlo quando si imbatte in una situazione imprevista, per esempio in un conflitto di doveri che non si possa risolvere in quattro quattr’otto. Per lo più queste sortite nella “terra di nessuno” durano solo finché non si presentino conflitti del genere, e finiscono non appena da lontano si presagisca una tempesta. Non posso biasimare allora uno che se la batta a gambe levate; ma nemmeno posso approvarlo se cerca di farsi merito della sua debolezza e codardia. Dal momento che il mio disprezzo non può fargli altro danno, posso anche esprimerlo tranquillamente. Ma se un uomo si trova di fronte ad un conflitto di doveri e si accinge a risolverlo fondando sulla sua personale responsabilità, e dinanzi ad un giudice che siede in giudizio giorno e notte, egli si ritrova nella posizione dell’”uomo solo”. Possiede un segreto autentico che non può essere messo in discussione, non fosse altro perché egli è coinvolto in un dibattito interno senza fine, nel quale egli è avvocato e spietato accusatore, e nessun giudice secolare o spirituale può ridargli un sonno tranquillo. Se le decisioni di tali giudici non gli fossero già note fino alla sazietà, non si sarebbe mai trovato in un conflitto, poiché questo presuppone sempre un alto senso di responsabilità. E’ proprio questa virtù che impedisce al suo possessore di accettare le decisioni di una collettività. Nel suo caso la corte si è trasferita dal mondo esterno in quello interiore, dove il verdetto viene pronunciato a porte chiuse. Una volta che ciò accada, però, la coscienza dell’individuo acquista un significato che prima non aveva. Egli non è più soltanto il suo io ben noto e socialmente definito, ma è anche la corte che discute che valore esso abbia in sé per sé. Nulla favorisce la presa di coscienza tanto quanto questo intimo confronto dei principi opposti. Non solo l’accusa presenta fatti del tutto insospettati, ma anche la difesa è costretta a scoprire argomenti fino a quel momento sconosciuti. Con questo, una parte considerevole del mondo esterno raggiunge l’interno, ma il mondo esterno ne risulta depauperato o alleggerito; d’altra parte il mondo interiore ha guadagnato altrettanto importanza, per essere stato innalzato al rango di tribunale per decisioni morali. Comunque, l’io che prima era per così dire univoco, perde la prerogativa di semplice accusatore e acquista in cambio lo svantaggio di essere anche l’accusato. L’io diviene ambivalente e ambiguo, e si trova tra l’incudine e il martello: divine consapevole di una bipolarità sopraordinata a lui stesso. In nessun modo i conflitti di doveri sono mai veramente risolti. Un bel giorno la decisione è semplicemente evidente, per una specie di corto circuito. La vita pratica non può rimanere sospesa in una contraddizione senza fine.

cinzeci si ˛ patru | si ˛ cinci

sto libro e della sua finalità la prima cosa che ho pensato con grande piacere è stata che tra le persone che conosco c’è qualcuno che, al contrario di me, riesce a darsi uno spazio per pensare e soprattutto realizzare qualcosa che esce dal ritmo implacabile della nostra vita. Un ritmo che sembra ineludibile, che ci fa condurre una vita ricca, intensa e forse felice. Però... Qualche anno fa, in un periodo della mia vita in cui ero infelice, avevo tanto tempo a disposizione e passavo tanto tempo a pensare, riflettere, a cercare di trovare lucidità ed equilibrio nel senso da dare alle cose; a cosa fosse giusto realizzare; a come fosse giusto “impiegare” la propria vita, anche al di là di schemi comuni e socialmente accettabili, quelli più consoni alla mia educazione e alla mia tradizione. Cercavo di trovare il modo in cui il mio giudice interno riuscisse a darmi l’unico verdetto che si può pronunciare a porte chiuse: il mio, fondato sul mio pensiero unico, sulle mie emozioni uniche, sulla mia unica responsabilità. Poi il benessere, il lavoro che funziona, la famiglia che hai creato, sembrano toglierti la capacità di pensare fuori dalla tua vita. Perché va bene così. Ebbene, in quel periodo “sfortunato” ho cercato e incontrato il pensiero di uomini del passato, che prima e meglio di noi hanno dato senso e sostanza alla forma più sublime delle nostre funzioni: il pensiero. Il pensiero che oggi viene esercitato sempre più raramente in modo creativo ed individuale (che non significa individualistico, cosa nella quale inve-

ce siamo specializzati); a meno che non serva per studiare uno spot pubblicitario o una campagna elettorale. Esercitiamo il nostro pensiero individuale per ottimizzare la nostra vita pratica e circondarla di recinti a protezione; lo usiamo cercando di utilizzare tutti gli stimoli che ci vengono dall’esterno nel modo più rapido e comprensibile per gli altri; ma raramente lo utilizziamo per dare una versione creativa ed unica alla nostra vita (gli uomini del passato forse erano più profondi ed originali di noi solo perché avevano più avevano più tempo a disposizione?). Pensare al mondo che ci circonda, come un ospedale per bambini in Romania, è un modo per esercitare il pensiero in modo creativo ed individuale. E per concretizzarlo. Tra gli uomini del passato che ho incontrato nelle mie letture quello che più mi ha colpito è stato il pensiero di un uomo che è conosciuto come uno dei grandi padri della psicanalisi, ma che pochi apprezzano come filosofo e come elaboratore di un pensiero che pensa all’uomo profondamente ed indipendentemente da dove provenga, da quale religione professi, da quale epoca in cui sia vissuto.

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Quando ho saputo della realizzazione di que-


li itel Camp ndra essa , Al eone ntel o Mo tian ebas e, S iabu Tagl arlo i, C orin o Fi Carl Gian lli, anne Giov vio Otta

Il nostro augurio...

nza Bria a l del izia l i d E nia mpag o C CEB,

... è che questo “Omo” con l’aiuto di Dio e degli altri uomini possa al più presto “Rialzarsi”.


cinzeci si Ë› sase | si Ë› sapte 56|57

Pentaphoto

... con il bianco a colori Alessandro Armando Marco Roberta Trovati Lucia Pellegrini Giovanni Auletta Roberta Legnani Claudio Scaccini Andrea Rustioni Davide Cesana


Alice. Cinque anni appena compiuti, non ancora in grado di interpretare i cartelloni pubblicitari ma un unico grande obiettivo: scrivere un libro sulla sua vita. Non so da quale programma televisivo o radiofonico avesse carpito quel "la mia vita è uno scompiglio" e non so neppure se conoscesse il vero significato di quella parola; eppure voleva così la sua esistenza: un gran disordine! Riflettevo su quelle parole con davanti la tanto discussa legge 194 del 1978 e, fissando il solito orizzonte che guarda caso cade sulla finestra, constatavo che tutti, a cinque anni, abbiamo avuto i pensieri di Alice. Chissà perché nel gioco e soprattutto nella piccola solitudine che già ognuno di noi ruba a quell’età, c’immaginiamo già grandi ed impegnati in azioni eroiche più o meno nobili e dignitose ma con un unico fine: salvare il mondo e l’asilo dai mostri cattivi, regalare tanti giochi ai bimbi poveri che vediamo alla TV, fare i dottori, i veterinari, per lenire il “mal di pancia” della solita bambola o del nostro cane di pezza. L'asilo allora era sito in Affori dove risiedevo e, data la natalità del ’69 e dintorni, noi alloggiavamo in casette prefabbricate rosse e bianche in mezzo al parco comunale di Villa Litta. Indiscusse erano: la bellezza del parco (allora per me enorme) e la distanza da casa per raggiungerlo. Dai tre ai cinque anni rigorosamente a piedi sotto qualsiasi cielo!. Ai primi freddi era anche piacevole poiché, nascosta la matita sotto il cappottino blu, mi divertivo a fumarla viziandomi nel veder vapore uscire da bocca e narici. Ovviamente nel far ciò mi distraevo, perdevo il ritmo così la mamma si voltava ed allungando il braccio mi trascinava al suo fianco. Trascorrere tutto il giorno con altri bambini non mi allettava granché; ho sempre privilegiato i giochi nel silenzio della mia cameretta insegnando o facendo grandi orazioni alle mie bambole che non potevano esercitare su di me né pressioni né reclami . subivano passivamente ogni mio moto d’animo.

mino e ina marconi

“La mia vita è uno scompiglio” citava

La mia vera ed unica compagna era Cristina (mia sorella), peccato che a separarci ci fossero sette anni. La sua pazienza e perseveranza la rendevano brava in tutto: dalla scuola alla musica. Trascorrevamo le ore alternando microscopi e solfeggi ma il momento più bello era la buonanotte. Cristina si infilava nel mio letto e mi leggeva un libro. La lettura che mi rimase più viva fu la storia di Follerau... forse se la mia vita futura prese un determinato corso fu anche per quei "perché" ai quali Cristina, con la sua infinita saggezza, non sapeva rispondere. ...Sono ormai lontana da quei cinque anni ma ho ancora l'ingenuità e l'illusione che l'unica cosa che può renderci veramente sereni sia sconfiggere i mostri cattivi che abitano in noi e regalare qualcosa di veramente nostro a tutti coloro che ci circondano. chicca

, ra basser Ba e la per l tt re , è! no a soegnohe g a c pa mi disla a c o l i l e ni az de or mo grice a s n Riutr . l a e.. r


da ’ad o d fan ste

e co an fr

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M. PAO LIN I, Bes tia rio ven eto

Guido Bichisao

o

fil marcippo oni

58|59

y nn je

ogni qualvolta rinuncerai a voler aver ragione, ma piuttosto il dubbio assalirà la tua mente ed il tuo cuore, ogni qualvolta regalerai un sorriso comprensivo a chi ti dà uno sguardo involontario, ogni qualvolta saprai aprire il tuo cuore al perdono vero regalando, a chi ti ha ferito, una genuina possibilità di riprovarci, ogni qualvolta coloro che credono in cose diverse da te e che vengono da un mondo diverso dal tuo susciteranno curiosità ed interesse, ogni qualvolta conformerai il tuo pensiero e il tuo agire alla comprensione e alla pazienza, ogni qualvolta cercherai di donare a chi ha bisogno ciò che questi desidera e non ciò che tu desideri, ogni qualvolta considererai ogni errore una buona occasione per diventare migliore, allora in tutti questi casi tu farai solidarietà. Il tuo cuore si illuminerà di un’energia nuova che aprirà per te orizzonti inaspettati e la gioia di scoprire di poter essere veramente utile ti pervaderà. Allora sì scoprirai l’eternità.

cinzeci si ˛ opt | si ˛ noua˘

Ti ho chiesto cosa significasse solidarietà e tu mi hai detto:


Ci sono soltanto due modi di vivere la propria vita. Uno è vivere come se nulla fosse un miracolo. L'altro e' vivere come se tutto fosse un miracolo. ALBERT EINSTEIN

Qualsiasi cosa puoi fare o sogni di poter fare, cominciala. L'audacia ha in sĂŠ genio, forza, magia. J. W. VON GOETHE


Quando

ho sentito parlare per la prima volta del Xmas Project da subito ne sono stata entusiasta e ho accettato di aderirvi con alcune brevi citazioni che esprimono tutta l'energia di questa stupenda iniziativa.

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L'opera d'arte che io non realizzo, nessun altro la realiz zerà mai. SIMONE LUEIL

saizeci | ˛saizeci si ˛ ˛ unu

silvia casorati


Il tempo e i suoi ricordi La farfalla e la quercia hanno una diversa concezione del tempo che passa: quello che rappresenta il poco per l’una è il tanto per l’altra. Per la farfalla un mese definisce la vita intera, da assaporare con intensità e ardore perché breve e transitorio. Per una quercia secolare 30 anni sono solo una piccola porzione della vita. Il migliore augurio è quello di vivere con l’intensità e la gioia di una farfalla una lunga e saggia vita come quella della quercia. mario fontana e anna barassi

iz patr


laur a do zio

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La vita o è un'audace avventura o non è nulla.... HELEN KELLER

hi zucc a i z

saizeci si ˛ ˛ doi | si ˛ trei


Due piccole mani ferite che si aggrappano all'asfalto. Un viso dolce e due occhi cattivi, no, arrabbiati, che sporgono da un tombino. È la Romania. È un'immagine che è dentro ai miei occhi. Questo libro è un piccolo granellino, ma è un granellino reale. Quello che comunica, quello che propone è un progetto fattibile che si attesta al di fuori delle solite “grandi azioni”. Bisogna credere in questi giovani uomini e in queste giovani donne che in un contesto frenetico e segnato da un profondo egoismo, regalano il proprio tempo e la propria intelligenza non per affermare se stessi, ma per dare solidarietà. Nicoletta Cova BrandXComunicazione


HO VISTO DA VICINO Ho visto da vicino

saizeci si ˛ ˛ patru | si ˛ cinci

o r Macchiil pomodaorello . come il penn la bocca come uso per che sa, na roisgiama, i l o i h p Macc il mio arello viso. come il penn lore al come dà il co che alla, ina gaina, l o i h c Mac una ban arello ello. come il penn mio cap come tinge il rone, che o’ matro, p n u a a l Macchiil cioccaorello ato. come il penn po’ sbad come hi è un di c leno o arcoblao il cieilero e i h c l c e Ma fare b mio pens o Per far del non te l Per so! ... Non o svel

64|65

E MACClHinIa rossoa,,

un fiorelli no l cuore gi o forseDa allosole era un ci clamino?! Ho visto da vicino un ga Da pelo bi tt o anco e nein o forseler ro a un cert osino?! Ho visto da vicino un es serino Dal so smunto sm o forsevi unto era un ba mbino?! Caro bambin o che mi gu di spaventa Non trattear to nere il fi non trat tenere il fi ato, ato! Caro bambin o dagli occh i st ralu ti Perché li ha i sbarrana perché li ti ha i sb arrati?, Ho visto da vicino la gi Ho visto da oia col sorriso cino il dolo Ma era invi re siem Ma era in sieme al eVeall’amore ro Amore rosy solesio

gianmarco genovese


Il colore della vita

(...)

701.

Il prof Tommasi, illustre clinico e don Giuseppe camminano lungo i Navigli. Allacciandosi alle ultime considerazioni sui motivi dell’essersi allontanato dal suo ambiente, il vecchio dottore si confida al sacerdote, più che il rifiuto di un ambiente ormai troppo consumato, più che l’abbandono di schemi di vita ormai logori, la ragione ultima della sua fuga derivava da un forte disagio, gli era venuta a mancare la fiducia in quello su cui aveva impostato tutta la sua esistenza: la scienza medica. Si rimprovera di aver passato la vita a creare negli uomini l’illusione dell’eternità. Come è stato stupido, la vita dell’uomo ha un inizio e una fine e basta. “L’animale nasce con la coscienza del dolore, non con quella della morte”, l’uomo invece è più colpito dal sentimento della sofferenza, perché si interroga su di esso, ma è anche toccato dall’ineluttabilità della morte, ed è questo che lo porta a mentire con sé stesso basando la sua vita su false convinzioni, che poi si rivelano ingannevoli, incapaci di essergli d’aiuto e lo abbandonano “... come la medicina, per esempio, e glielo dice uno che se ne intende”. Don Giuseppe ribatte assegnando all’uomo la capacità di riflettere sul proprio limite, di affrontare costruttivamente il dubbio “...può dubitare del fatto stesso di essere, ma non può rifiutare il dubbio della trascendenza”, anche se il mondo della scienza, della tecnologia, dell’effimero, dell’economia tentano di suggerirgli sempre una risoluzione immanente negandogli la coscienza del trascendente. “Ma no – replica il professore – l’uomo è solito, per sua stessa conformazione psicologica, a oltrepassare se stesso e il sistema entro il quale vive. Ma questo suo desiderio di essere qualcosa d’altro

da quello che è, chiamiamolo autotrascendenza, è una pura illusione. Credere di poter evadere dalla nostra realtà non ci permette di fuoriuscire dall’essere uomini qui e adesso”. Don Giuseppe gli suggerisce che si può guardare anche oltre gli organi e i tessuti, le proteine e gli enzimi. Non basta la biologia a spiegare il mistero della vita. “Già, solo che questo è quello che ho trovato finora, quando operavo un uomo non gli ho mai visto dentro l’anima”. Tommasi ringrazia ironico don Giuseppe per il tentativo di salvare la sua anima, anche se ha molti dubbi che ci sia.

702.

Locale sui Navigli, Tommasi abbassa la serranda e si avvia con Don Giuseppe lungo il canale, sull’alzaia ci sono dei giovani che suonano, qualche ragazza che balla, tutto è soffuso, non chiassoso. I due decidono di sedersi fra i ragazzi, Tommasi indica il cielo e parla delle costellazioni, della loro mitologia e della catalogazione di esse da parte di Tolomeo, del caos e dell’ordine dell’universo. I ragazzi ascoltano attenti, conquistati dalle parole di quel vecchio saggio, che continua “A meno che non abbia ragione Don Giuseppe: se c’è un ordine nella materia, forse esiste qualcosa che va oltre la materia stessa. Ma non lo sapremo mai! Oppure per saperlo dobbiamo morire

703.

risponde con entusiasmo che ha intenzione di andare nelle sue montagne, poi, rivolto a don Giuseppe “Anzi, perché non vieni a farmi compagnia?”.

704.

È l’alba, sul campanile della chiesa, don Giuseppe ospita Tommasi e Anna, la ragazza vuole fotografare i grattacieli di Milano al sorgere del sole. Mentre Anna prepara la sua apparecchiatura fotografica, don Giuseppe, intento a contemplare il panorama,

vede il sole infuocare le pareti di vetro dei grattacieli, e commenta “Certo che questi grattacieli sono straordinari, una volta erano le chiese il punto più alto della città, mentre ora si perdono sotto queste grandi opere dell’uomo, che disegnano una prospettiva tutta diversa”. Anna prega Tommasi di aiutarla, deve fare presto, ha poco tempo “La luce cambia continuamente, i grattacieli prendono, istante per istante, una forma diversa”. Tommasi commenta “La luce che cambia scandisce il mutare del tempo. La notte lascia il posto all’alba e l’alba lascia il posto al giorno, ma poi ritorna la sera, ritorna la notte, ritorna il buio. La luce del sole illumina solo una parte della nostra vita, ce ne sono altre che stanno chiuse nella notte”. Don Giuseppe coglie il senso delle parole di Tommasi, e asseconda la sua dialettica “Il mistero da valore alla nostra vita, un po’ come le cose che non possiamo capire, ma che fanno parte di noi... è la nostra natura.” E Tommasi “Allora non dobbiamo pensare troppo al mistero della vita, allora va lasciato li dov’è... non va indagato più di tanto”. E don Giuseppe “È la luce che dobbiamo goderci il più possibile, è la luce che ci conforta”. Tommasi conclude “Ma conforta anche tutte quelle persone che si affolleranno in questi grattacieli, ammassati, che la luce non la godono per niente, che non alzano mai lo sguardo, che hanno dimenticato di dare una ragione al loro tempo?”. E don Giuseppe “Certo, conforta anche loro”.

705.

Parrocchia, Tommasi passa a prendere don Giuseppe, “Andiamo a sentire cosa dice il diavolo” è la proposta.

706.

In metropolitana, nella stazione e poi sul treno, Tommasi e don Giuseppe sono circondati da quella gente variopinta che popola quel mondo. Tommasi continua un discorso già iniziato


“Vedi don Giuseppe, la diversità tra me e te è che io non voglio farti perdere la fede e tu invece vuoi convertirmi”. Il sacerdote replica “Allora perché sei tanto interessato ai problemi che la fede suscita?” e Tommasi “Perché non mi basta più pensare di aver chiaro che tutto quello che succede accade qui, in questo orizzonte dove l’esistenza è incerta”. E don Giuseppe “Vedi... Tutti noi cerchiamo una religione che sia accessibile alla nostra ragione, ma se la ragione non è disponibile, non si arriva alla fede.” Tommasi, mentre ingoia una pillola che indica al sacerdote come la medicina obbligatoria per la sua cardiopatia, ribatte fintamente adirato “Prete, non ti permetto di dubitare della disponibilità della mia ragione”.

707.

Tommasi ha portato don Giuseppe ad una conferenza tenuta da un suo vecchio amico-rivale, il professor Presburger, scienziato di chiara fama. Il tema è la biogenetica e la sua ricaduta sulla bioingegneria. La tesi del professore è che l’uomo del domani sarà in grado di sopportare multipli trapianti e protesi che miglioreranno la sua qualità di vita, prefigura gli scenari della clonazione. Anche il livello cerebrale potrà essere migliorato, grazie a nuove tecniche di stimolazione, nutrimento e impianto di neuroni. Terminata la conferenza don Giuseppe si accorge che quell’illustre scienziato che aveva appena preconizzato l’avvento del superuomo è solo un povero essere colpito da una malattia che lo costringe su una sedia a rotelle.

708.

Tommasi e don Giuseppe percorrono un corridoio. Il professore spinge una carrozzina dove siede Presburger. Dopo essersi rinfacciati passati scontri accademici, dispute per riconoscimenti scientifici internazionali che ormai ai loro occhi hanno perso ogni valore, Tommasi e Presburger ritor-

nano sui temi della conferenza. Il professore fa rilevare a Presburger che, ammesso che la scienza attraverso la biotecnologia possa arrivare a costruire un uomo molto più capace, non riuscirà mai a sconfiggere l’ineluttabile, la promessa di una pseudo eternità non sarà mantenuta, la morte è inesorabile. Presburger ribatte che in quanto fine della vita, la morte fa anch’essa parte dell’ordine della vita stessa e può essere materia di indagine, un’indagine sulla conclusione dell’esistenza. Don Giuseppe interviene, “Ma chi le dice che è la fine? E se fosse l’inizio di qualcosa d’altro?”.

709.

Nella sala grafica del laboratorio di Fisica, don Giuseppe, Tommasi e Presburger si muovono tra apparecchiature di altissima precisione, si sta cercando di esaminare le fotografie scattate in microsecondi delle traiettorie delle particelle di energia liberate dal Sincrotrone di Ginevra. In quelle particelle lo scienziato dichiara risiedere l’origine dell’energia, quindi della materia e quindi della vita. “Però – sottolinea – non c’è nessun ordine prestabilito nel moto di queste particelle, non obbediscono a nessuna legge della dinamica. Sembra tutto casuale. E allora anche la vita sembra nascere dal caos. Anche se poi – aggiunge Presburger – seguendo un precorso evolutivo, i processi biologici si sono organizzati fino ad arrivare alle funzioni più complesse, quelle cerebrali che generano il pensiero. Ma il pensiero è semplicemente una funzione elettrochimica particolare delle cellule cerebrali, i neuroni, e lo spirito è un semplice scarico di adrenalina che produce sensazioni. E partendo da questa verità scientifica, che la vita nasce dal caos, lei insiste nell’assegnarle un senso?”. Don Giuseppe ribatte che anche le cose che sembrano non avere senso un senso ce

l’hanno, se uno non capisce non vuol dire che non ci sia nulla da capire. “Non si tratta di senso, ma di necessità” ribatte lo scienziato. “Si pensi all’arte – argomenta don Giuseppe – se la casuale necessità di cui parla il professore diventa dimensione estetica forse una regola c’è. Anche se non sempre è comprensibile.” Tommasi interviene “E ciò che non si capisce porta al dubbio, quello che voi chiamate dubbio metafisico”, poi, ingurgitando un’altra pillola, aggiunge “E questo dubbio me lo toglierò quando forse non avrà più ragione di essere”.

710.

Mentre ascolta le ultime parole di Francesca don Giuseppe scorge Anna che, come un’ombra, lo attende silenziosa, il suo sguardo è triste. Don Giuseppe le si avvicina, Anna, con voce spenta, lo informa che Tommasi è scomparso, lasciandole un po’ di soldi e il suo Rolex d’oro. Don Giuseppe la rassicura “Me lo aspettavo, ma so dov’è andato”.

711.

Baita di montagna, Tommasi beve una tazza di caffè, ha in mano la scatoletta delle pillole, ne prende una in mano, la guarda e poi la poggia sul tavolo accanto al flacone. Esce e si avvia sul prato antistante la baita.

712.

Baita di montagna, don Giuseppe entra nella casa di Tommasi, nota il flacone con la pillola accanto.

713.

Tommasi si inerpica per le montagne con passo sicuro e si perde nelle nebbie fino a scomparire.

714.

Don Giuseppe si affaccia alla porta dello chalet, guarda le montagne, le sue labbra bisbigliano una sommessa preghiera. Alcune sequenze tratte dal trattamento de Il colore della vita, di Salvatore Nocita e Camillo Klutzer.


www.camb iolavoro .it


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saizeci si ˛ ˛ opt | si ˛ noua˘

ehi, pizz... siamo sposi!!!

sara panizza


Cari amici,

vogliamo suonare a 4 mani le note di un messaggio importante, di uno di quegli scritti che è inciso nel cuore insieme ad un turbine di sentimenti e di sensazioni forti. Qualcuno di voi probabilmente avrà bisogno di un piccolo aiuto, magari un cicchettino, un pacchetto di Marlboro, una scorta di cioccolatini, o forse un fazzoletto per le gocce di emozioni che riusciremo a provocare in voi. Qualcuno forse si sentirà offeso per la comunione di questo messaggio con tante altre persone, ma vorremmo che non fosse così, perchè, per ogni riga, e per ogni pensiero, ognuno di voi è stato accolto nelle nostre menti in modo unico ed indelebile. Il nostro canto ha un ritornello che inizia così:

"Il giorno 27 Ottobre 2001 alle 10, 30, io e Stefano ci siamo uniti sposi in matrimonio civile nell'Ambassador Park, di fronte ad un ufficiale del comune di Addis Ababa". Il matrimonio, come molti di voi sapevano, era in programma per il prossimo Febbraio in Italia : io e Stefano siamo legati da un amore profondo che dura ormai da qualche tempo, e per questo motivo, per il bene che ci lega e la voglia reciproca di costruire insieme, abbiamo parlato spesso di vivere insieme, di dare forma alla nostra famiglia. Il motivo per cui il rito civile del nostro matrimonio è stato anticipato però, è stato il bisogno che sentivamo di legalizzare la nostra posizione ed essere davvero famiglia di fronte alla comunità in cui viviamo e per un ulteriore ragione, che ci spinge ad essere famiglia di fronte a Dio ad agli uomini in modo ancora più forte Aspettiamo un bambino. Aspettiamo un bambino da due mesi e mezzo. Non vorremmo che si parlasse di "incidente" né di "sfortuna", perchè noi, questo bimbo, l'abbiamo cercato ...una volta sola, ed il buon Dio ha voluto concedercelo. Noi viviamo questo bimbo come il miracolo della vita che si replica per noi, e si replica nella forza di due persone che si amano: sentiamo questo cucciolo di uomo come un dono che ci è stato fatto e che noi accogliamo con amore, nello spirito di una famiglia che lo accompagnerà per un tratto di questo cammino terreno. A voi, che siete i nostri affetti, portiamo una notizia di gioia che ci ha resi dapprima un po' spiazzati, ma subito consapevoli...felici della nuova dimensione che si aggiunge alla nostra vita. E siamo convinti che, in un modo o nell'altro, farà lo stesso effetto anche a voi. Vi accorgerete subito che la notiziuola giunge con

un briciolo di ritardo, a cose già concluse, e quasi senza la possibilità di rendervi partecipi da vicino: questo è successo perchè il matrimonio etiope è stato organizzato in una fretta micidiale durante la permanenza dei genitori di Sara in Etiopia, abbiamo ottenuto i permessi una settimana prima di sposarci e poi siamo partiti subito per le regioni del Sud per dare la possibilità a loro di vedere dove e come si svolge il lavoro di una volontaria in Etiopia. Siamo stati di ritorno ad Addis Ababa il giovedì pomeriggio prima della cerimonia e abbiamo organizzato tutto (dico tutto) in 24 ore, dagli inviti alle pizzette, patatine, vini, bibite, decorazioni, affito del parco, vestiti, scarpe, capelli... insomma tutto tutto. Chi di voi è sposato, probabilmente riuscirà a comprendere quanto questo sia al confine dell'inverosimile. Per riuscire nel nostro intento epico, un grazie di cuore va ai nostri amici etiopi che in questo frangente sono stati stupendi e, nonostante il brevissimo preavviso che è completamente contro le loro tradizioni (in genere si parla di 5 o 6 mesi per gli inviti) ci hanno dato una grandissima mano ed hanno presenziato in gioia e sincera amicizia. Siamo arrivati all'Ambassador Park in una mattina illuminata da uno splendido sole, a bordo di una scasciatissima Mercedes strombettante, recuperata "non si sa bene come" da qualche nostro amico facoltoso. Al matrimonio erano presenti una settantina di persone, 75% etiopi, quasi tutti amici e colleghi di lavoro di Addis Ababa, perchè i rimamenti (la maggioranza purtroppo) sparsi per tutta l'Etiopia non hanno assolutamente potuto raggiungerci con quel minimo preavviso. Presente anche una piccola componente di Europei, sacerdoti francesi e irlandesi, insegnanti italiani, amici Sudamericani. È stata una festa di canti e sorrisi, dove il rito d'unione è stato celebrato da un delegato della municipalità di Addis Ababa, con una benedizione degli anelli da parte di un prete francese della congregazione dello Spirito Santo, nostro carissimo amico. I genitori di Sara erano i suoi testimoni, mentre quelli di Stefano erano un'autista con stile e un tecnico dell'acqua, cari amici. Nonostante il poco tempo, abbiamo fatto di tutto per essere luminosi ed elegantissimi. Stefano in perfetto stile classico; vestito fumo di londra e una di quelle camicie azzurro chiaro

che io amo tanto, Sara in un vestito azzurro pastello chiarissimo con increspature che scorrono sul tessuto in verticale dalle spalle verso il basso. Ma eravamo soprattutto vestiti dei nostri sentimenti, felici, ansiosi, emozionatissimi... quasi al limite della risata isterica. Il momento dello scambio degli anelli è stato... indicibile. Davvero. Come se ci esplodesse il cuore e non potessi fare assolutamente niente per tenerlo calmo. Nonostante ci fossimo dichiarati sposi nei nostri cuori da qualche tempo, l'intensità del momento è stata grandissima. Dopo la cerimonia, abbiamo indetto un piccolo rinfresco nella specie di foresta tropicale che il comune ci aveva assegnato... Mai posto fu più adatto alla felicità di due persone, quasi fosse tagliato su misura. Abbiamo mangiato, scherzato, riso, ballato... e tutti sono stati davvero entusiasti... (diciamo quasi tutti perché, per chi conosce i genitori di Sara, sarà facile immaginare l'umore che potessero rivestire). Dopo il rinfresco, verso le due siamo andati a mangiare con i genitori di Sara in un ristorantino tipico etiope molto carino e decisamente caratteristico: i genitori di Stefano hanno stappato una bottiglia alla nostra in contumacia ed hanno intoppato i telefoni di lacrime e di pertecipata felicità. La sera, dopo un pomeriggio fatto di chiacchiere e riposo, abbiamo partecipato ad un secondo rinfresco, dono della disponibilità e della gentilezza di alcuni amici. E dal giorno dopo è iniziata la storia della nostra famiglia. Ecco, con queste poche righe non pretendiamo di poter far fluire le sensazioni dirette di quel momento o di fornire un riempitivo per la lontananza che ha impedito il vostro essere con noi dal vivo. Questo è solo il nostro modo di dire garzie. GRAZIE all'amore degli amici etiopi, GRAZIE ai genitori di Sara per aver partecipato con noi, GRAZIE a mamma Antonietta e papà Abramo per esserci così vicini, GRAZIE ad Andrea che sarà il padrino migliore del mondo, GRAZIE a Stefania per le sue preziose Zia-consulenze, GRAZIE a voi per voler ascoltare, soprattutto a chi vorrà condividere la nostra gioia al di là di ogni giudizio, e GRAZIE ancora perché, nonostante la lunga strada dall'Etiopia all'Italia, ognuno di voi era con noi ad occupare il suo posto speciale nel nostro cuore. Con Amore, Sara e Stefano.


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saptezeci | saptezeci si ˛ ˛ ˛ unu



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Xmas Project 2001 è



Xmas Project 2002 Niger, la scuola di Assada


l’Africa centrosettentrionale. È popolata, a seconda delle stime, da un numero di persone variabile tra i 9,1 e i 10,5 milioni e mezzo di persone. La lingua ufficiale è il francese, ma a seconda delle regioni in cui ci si sposta, e delle etnie che si incon trano, si sentono parlare differenti dialetti, soprattutto sudanesi. La religione più diffusa è quella musulmana, ma come per gli idiomi è possibile incontrare diverse credenze, tradizioni, culture. Il Niger è un vasto altopiano interrotto dal massiccio montuoso dell’Air e dai contrafforti del Tibesti, che digrada a sud verso la valle del fiume Niger ed il lago Ciad. Il deserto avanza nel paese ad una velocità sempre maggiore e costituisce uno dei problemi più gravi del paese, in assoluto tra i più poveri del mondo. La sua storia recente è simile a quella di molte altre nazioni africane, che dopo aver ottenuto l’indipendenza dalle potenze coloniali si sono trascinate avanti a forza di colpi di stato militari. In Niger vi sono regioni completamente dimenticate dal governo centrale. L’educazione è considerata dalle popolazioni che vi abitano un mezzo di eman cipazione, un bisogno di base al pari del cibo, dell’acqua e della salute. Molto spesso, però, le strutture scolastiche sono inesistenti.

In una di queste zone, quella dell’Air, Xmas Project ha deciso di appoggiare il prossimo anno la realizzazione di una scuola.

Le scuole dell’Air

La Repubblica del Niger, si trova nel-

La situazione delle scuole nella regione dell’Air è molto difficile, sebbene i nuovi stanziamenti del governo del Niger abbiano permesso il pagamento dopo mesi di attesa di alcuni stipendi arretrati agli insegnanti. Essi si trovano a svolgere il loro lavoro in condizioni molto precarie e rischiano di vedere i loro sforzi vanificarsi, perché molto spesso i bambini abbandonano la scuola e non portano a termine i corsi. Inoltre, essendo tali scuole frequentate prevalentemente da figli di famiglie nomadi, che durante l’anno si spostano di molti chilometri o addirittura migrano da una regione ad un’altra, è fondamentale che agli alunni siano garantiti vitto ed alloggio. Questa è una condizione necessaria affinché i genitori decidano di privarsi dell’aiuto che i loro bambini possono dare nella custodia delle greggi e decidano di iscriverli a scuola. Altrimenti, senza vitto né un posto dove dormi-

re, solo i figli di chi è già sedentarizzato e vive nelle immediate vicinanze frequenterebbero la scuola. Nel distretto di Tchirozerine, che dispone di 55 scuole, 3.640 bambini avrebbero dovuto iscriversi quest’anno alla prima classe. Ne sarebbe risultata una media di 56 bambini per scuola contro i 24,4 effettivamente iscritti. Questo dato significa che circa il 60% dei bambini dai 6 agli 8 anni non frequenterà quest’anno una scuola. Un altro aspetto molto importante è l’ottimale sfruttamento dei jardins (orti) scolastici a disposizione delle scuole. Efficienti in passato, sono stati con il tempo abbandonati per la mancanza di un giardiniere fisso (costo Lit.120.000140.000 al mese). Gli orti forniscono verdure, mais, legumi e di conseguenza assicurano la disponibilità di prodotti freschi, rendendo me no oneroso l’investimento per il vitto.


La scuola sarebbe il primo edificio in muratura presente nel villaggio e servirebbe anche come punto di aggregazione...

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tico, pomodori ed erba medica per gli animali. Sono presenti alberi da frutta come melograni, manghi, palme da dattero e palme dum. Il capo villaggio, Al-Gou, afferma che gli abitanti si sono detti disponibili a mandare i loro bambini a scuola. Si sente in ritardo rispetto agli altri villaggi ed è molto sensibile alla tematica dell’istruzione. La scuola sarebbe il primo edificio in muratura presente nel villaggio e servirebbe anche come punto di aggregazione, invogliando le famiglie che vivono sparse sulle montagne limitrofe a stabilire le loro dimore nelle vicinanze. Inoltre i muratori esperti, che non abitano nel villaggio, insegnerebbero la nuova tecnica alle persone chiamate ad aiutarli, le quali sarebbero a loro volta in grado di edificare abitazioni meno precarie delle attuali paillottes. Il terreno dove dovrebbe essere edificata la scuola è situato a fianco della strada per Timia, pianeggiante e sopraelevato rispetto all’oued. A 150 metri vi è un terreno recintato a protezione di piccole palme da dattero, dove il capo villaggio ritiene vi sia presenza di acqua per un pozzo. Potrebbe, tra l’altro, essere utilizzato come jardin della

Il villaggio di Assada

Il villaggio di Assada è situato 155 km a nord est della città di Agadez, nel cuore del massiccio montuoso dell’Air. La sua popolazione è stimata in circa 1400 persone, essenzialmente nomadi Tuareg. Il villaggio è composto esclusivamente da paillottes (edifici di foglie di palma intrecciate) costruite nella stagione secca sul larghissimo oued (il letto di un fiume in secca), disseminato di acacie. L’economia di Assada è basata sull’allevamento delle capre, la coltivazione di alcuni orti, la produzione di formaggio e il trasporto tramite carovane. Nessuno ha una macchina né un autocarro, tutti i collegamenti avvengono a dorso di cammello. Assada è raggiungibile solo tramite una pista rurale assai sassosa e tortuosa, raramente frequentata dai trasportatori di legno e dalle agenzie di viaggio. Il villaggio è molto isolato: non ha mai avuto infrastrutture destinate all’insegnamento o alla cura; e nemmeno ha conosciuto rappresentanze stabili dello stato. Esistono alcuni jardins (orti) ai lati del oued, tra cui uno importante, provvisto di pozzo e con coltivazioni di patate, mais, zucche, cipolle, fagiolini, angurie, finocchio selva-


Il progetto consiste nella creazione di una scuola nel villaggio di Assada e nel suo avviamento.

I bambini di Assada devono attualmente frequentare le scuole di Elmeki e di Aouderas, situate a oltre 30 km dal villaggio. A causa di tale distanza, nella zona di Assada non vi è reclutamento scolastico dal 1979. Una sola donna del villaggio ha avuto in questi anni la possibilità di andare a scuola. Il progetto è stato concepito di concerto con la popolazione interessata ed ha ottenuto l’approvazione ufficiale dell’autorità competente, il sottoprefetto di Tchirozerine, dal quale di pende l’ispettorato scolastico

della sottoprefettura. I beneficiari del progetto sono le popolazioni che vivono nei villaggi di Assada, Akirzigagh, Egharghar Est, Egharghar Ovest, Tchighimmar, Talt-nAkhou, Bawas e una serie di altri insediamenti minori. In tutto circa 1400 persone. La partecipazione dei beneficiari consisterà nella messa a disposizione dei terreni per la scuola e per l’orto, nell’apporto di parte della manodopera non qualificata per i lavori di costruzione e in altri contributi, per un valore totale di L. 2.250.000 (1.162 Euro). Il progetto è stato elaborato dal Gruppo di Cooperazione Internazionale dell’associazione “Les Cultures” di Lecco, che ha proposto al Xmas Project di aderirvi e di farsi carico della raccolta fondi relativa ad alcune aree del progetto stesso. L’associazione “Assemblée des Formateurs Animateurs des Associations” (AFAA) di Agadez è il partner locale delle popolazioni interessate e si occuperà

della verifica e della valutazione dell’intervento. Saranno preparati rapporti semestrali che verranno inviati ai finanziatori. I finanziatori potranno comunque recarsi sul campo in ogni momento lo desiderino. Il costo del monitoraggio, della sorveglianza e della valutazione da parte di AFAA è incluso nel costo totale del progetto.

Il progetto

Il progetto prevede: • la costruzione delle aule, degli alloggi, dei dormitori, dei servizi igienici, di un magazzino, di una cucina, di un muro di recinzione; • la creazione di un orto scolastico con il pozzo e le necessarie attrezzature; • la fornitura di materiale scolastico per i primi due anni di attività didattica; • lo stipendio del personale insegnante necessario per i primi due anni di attività.

Si prevede di iniziare i lavori nella primavera del 2002. La realizzazione dell’intervento sarà diluita nell’arco di due anni e accompagnata da un costante monitoraggio per ridefinire, se necessario, le priorità di spesa nell’ambito del budget complessivo, al fine di ottimizzare l’impatto degli investimenti. L’edificio sarà realizzato in due tranche: la prima corrisponderà al minimo di struttura indispensabile per il primo anno (es. una classe, un dormitorio, la cucina e la dispensa), la seconda al completamento dell’edificio dopo verifica dell’andamento del primo anno scolastico. In questa fase si inserirà il contributo del Xmas Project 2002.


Anche gli acquisti del materiale scolastico e quelli legati al supporto alimentare saranno diluiti secondo il fabbisogno effettivo, per non creare immobilizzi inutili. La scuola dovrebbe in questo modo cominciare l’operatività con l’anno scolastico 2002-2003, durante il quale si prevede la costituzione di una classe di 25 bambini con un insegnante. Nell’anno scolastico successivo si aggiungerà una seconda classe con altri 25 bambini e un secondo maestro.

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Il progetto si concluderà con la fine dell’anno scolastico 20032004, a circa 30 mesi dall’inizio.

La nuova scuola sarà di proprietà del villaggio di Assada.


Xmas Project ringrazia:

per la stampa del Librosolidale 2001

per la realizzazione del sito www.xmasproject.org

Nona M. Stanciu Dell’Acqua per le traduzioni in rumeno. Simon Cripps per la traduzione inglese del nostro sito web. Alessandro Trovati per le fotografie ai contributi raccolti. Antonella Genovese e Paolo Mondini per il “supporto” pubblicitario. Antonio Ellero per la disponibilità, la documentazione e le immagini... Buona fortuna a te e ai Nostri Bambini! Tutti coloro che credono in questo progetto. Realizzazione grafica: Jacopo Dalai & Matteo Fiorini Stampato a Milano, Dicembre 2001 È consentita la diffusione parziale o totale dell'opera e la sua diffusione in via telematica ad uso personale dei lettori, purché non sia a scopo di lucro.


Per contattare l’Associazione e partecipare al progetto: Associazione Xmas Project ONLUS Via Luigi Settembrini, 46 20124 Milano Numero Verde: 800 180 406 Fax: 02 68 80 402 info@xmasproject.org www.xmasproject.org

È il regalo che vogliamo farci quest’anno a Natale. E che abbiamo scelto di farci per tutti i prossimi Natali...

Ilo 169, con Survival per i popoli indigeni

L’Associazione Xmas Project è nata nel settembre del Duemilauno. I soci sono Roberto Bernocchi, Dario Bertolesi, Elena Casadei, Francesca Castelnuovo, Francesca Colciaghi, Alberto Cometto, Maurizio D’Adda, Jacopo Dalai, Claudio Elie, Matteo Fiorini, Filippo Marconi, Benedetta Nocita, Sarah Nocita, Sara Panizza, Renato Plati. ll Gruppo Media, azienda di arti grafiche, e Arachno, Web Agency, sono partner del progetto.

Il libro che state tenendo in mano è un libro speciale. È un “Librosolidale”. Non è in vendita, ma se lo desiderate, potete contribuire a crearlo, a diffonderlo e soprattutto a finanziarlo. Il Librosolidale è il frutto dell’impegno di molti. Questi molti sono il Xmas Project. Un’Associazione costituita per dare sostanza e realtà a microprogetti di solidarietà, in giro per il mondo, là dove c’è del bisogno. Chi vuole sostenere il progetto, e quindi aderire al Xmas Project, prenota una certa quantità di Librisolidali e versa un contributo proporzionale alle copie ricevute. Potrà così utilizzare i libri come doni, in occasione del Natale, trasformandoli in ambasciatori del progetto stesso. Non solo: questi doni saranno particolari, perché conteranno qualcosa di “proprio”. Perché chi aderisce al Xmas Project contribuisce in prima persona alla costruzione del Librosolidale, fornendo un proprio contributo: una foto, uno scritto, una poesia, piuttosto che semplicemente la propria firma. Se avete ricevuto questo libro in dono da qualcuno, sfogliatelo: vi troverete un suo segno. L’aspirazione, di Natale in Natale, è quella di costituire una Collana di solidarietà. Contattateci: è questo il regalo che anche voi potete donare e donarvi il prossimo Natale.

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Ilo169

Ilo169, Convenzione concernente Popoli Indigeni e Tribali in Stati indipendenti, Pianeta Terra. È finora l’accordo internazionale più completo riguardante la tutela dei popoli indigeni e tribali. La Convenzione Ilo169, emanata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, organizzazione di settore dell’Onu, è stata adottata il 27.06.1989 ed è entrata in vigore il 05.09.1991. Ad oggi è stata sottoscritta soltanto da 20 dei 173 Stati membri dell’ILO e l’Italia non è tra questi. Il libro di quest’anno vuole essere uno strumento di sostegno e di aiuto a Survival, l’organizzazione internazionale che da quarant’anni si batte per la tutela dei diritti delle popolazioni indigene e tribali. Vi raccontiamo l’attività di Survival, la sua vocazione, le emergenze umanitarie e le battaglie in corso. I fondi raccolti andranno a sostenere questa azione di difesa delle popolazioni indigene. All’interno del libro troverete anche la petizione da inviare al governo italiano per sollecitare la ratifica della Convenzione Ilo169. ________________

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