Librosolidale_2012

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Tanti anni fa, quando ero un bambino, dentro la mia televisione viveva un signore dall’aria molto triste che cantava canzoni. Era un signore in bianco e nero, e le canzoni che cantava erano tristi come lui. Siccome, immagino, a volte avesse voglia di distrarsi, e di scacciare un po’ lontano la malinconia, per quanto fosse possibile scacciare qualcosa lontano dentro un posto piccolo come la mia televisione, ogni tanto cantava canzoni per bambini, filastrocche. Sempre con la sua voce bella e triste, ovviamente. Per scriverle, mi disse la mia mamma, il signore aveva chiesto aiuto a un altro signore, che dentro la mia televisione non si era mai fatto vedere, un signore allegro che scriveva storie allegre per bambini, Gianni Rodari. I due insieme scrissero tante canzoni per bambini, che divennero molto famose. Far sorridere i bambini, si doveva esser detto quel signore triste, dentro la mia televisione, è il solo modo per tenere lontana la malinconia. La loro canzone più famosa, quella per cui anche oggi quel signore è ricordato, oggi che da tanto tempo non vive più dentro la mia televisione, nel frattempo diventata a colori e sempre più sottile, parla di come si costruisce un tavolo. Una storia semplice, una filastrocca, appunto. Un modo semplice per spiegare ai bambini come si costruisce un tavolo che però è anche un modo, un po’ meno semplice, per dire che la natura è fatta di cicli e che l’unione dei tanti passaggi porta a risultati importanti. Tutti siamo importanti e indispensabili, altroché chiacchiere. Ogni ingranaggio è fondamentale, non prestate attenzione a chi vi dice il contrario.

Oggi. Questo è un tempo in cui quel signore triste che viveva tanti anni fa dentro la mia televisione si sarebbe ambientato facilmente nel mondo fuori dalla mia televisione. Un mondo triste. Non malinconico, è vero, semmai disperato, rabbioso, privo di sogni, a colori o in bianco e nero che siano. Un mondo senza idea di futuro. Oggi mi ritrovo qui, dentro un libro, a colori, a cercare di spiegare come da un albero, questo albero, può nascere una barca, anzi due. Due barche che porteranno il sorriso sui visi di bambini che si trovano a vivere in un paradiso terrestre dall’altra parte del mondo. Dovrei farlo seguendo quello che è il mio lavoro, raccontare le vite degli altri, scrivere biografie, ma si sa, le biografie degli alberi stanno scritte nel loro tronco, cerchio dopo cercio, non c’è certo bisogno di un biografo, per gli alberi. Dunque, per farlo, credo non ci sia modo più semplice ed efficace che usare la filastrocca che Gianni Rodari, tanti anni fa, scrisse per Sergio Endrigo, il signore triste che viveva, malinconico e un po’ acciaccato, dentro la mia televisione. Per fare due barche ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole un albero, e per fare questo albero ci vuole un piccolo sforzo da parte di tutti noi, che siamo qui, intorno e dentro a questo albero, intorno e dentro a questo libro. Anche io, come quel signore, so bene che non è una filastrocca che può cacciare lontana la malinconia in un momento difficile, magari anche in tutta una vita. Ma so bene, so benissimo, che il sorriso di un bambino, qui a Milano o in una biosfera in Centro America, è la sola possibilità per accedere al futuro, se vi pare poco.

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Per fare due barche ci vuole il legno

ciento treinta y dos | y tres

Michele Monina Scrittore, giornalista e autore televisivo


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