La Domenica Settimanale

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N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II

d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Il cemento abusivo non è più abusivo Il partito trasversale del mattone selvaggio, prepara in Parlamento il colpo di spugna Con la pacificazione il reato non è più reato Case confiscate

Palazzo Fienga

Solo dovere

Prima candelina

Gli alloggi dei boss alle famiglie indigenti Leggi a pagina 8

Il clan Gionta torna al quadrilatero Leggi a pagina 10

Medaglia d’oro a Tiziano Della Ratta Leggi a pagina 13

La domenicasettimanale compie un anno... Leggi a pagina 14 - 21


I Siciliani giovani "A CHE SERVE ESSERE VIVI, SE NON C'E' IL CORAGGIO DI LOTTARE?"

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N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II

LA SVISTA

La Gomorra alimentare La falsificazione a tavola

Il primo compleanno ***

Omicidio Buonocore Niente risarcimento Scuola modello Napoli Istruzione bene comune Stadio San Paolo Corsa contro il tempo Pugilato di rione Cazzotti di pace La Giggin Capp Una provocazione culturale Fiore...come me Storie di dieci vite spezzate

C

i siamo presi, che non diventi un'abitudine, un po' più di tempo. Dovevamo festeggiare un anno di vita della Domenica Settimanale. Abbiamo spento la prima candelina pensando alle cose che abbiamo realizzato. Un pezzo di strada percorso sempre di corsa con piccoli mezzi e tanta, tanta passione per far sopravvivere quella sorta di artigianato editoriale che tanto ci piace. Una bottega online che in 12 mesi ha messo a segno importanti inchieste e soprattutto ha tentato di dare, non sempre riuscendoci, una lettura della realtà nascosta, quella che non si riesce a vedere. Un impegno costruito nei ritagli di tempo, incastrato tra lavori e lavoretti tanto per sbarcare il lunario. Ringrazio pubblicamente Lina Andreozzi che ha realizzato lo speciale ripercorrendo le tappe importanti del nostro breve cammino. Questo punto di svista è dedicato ai tanti che ci danno una mano e contribuiscono a tenere in piedi questa piccola esperienza editoriale nel sovraffollato mondo del giornalismo digitale. Il nostro prodotto avanza anche in relazione alla crescita e ai numeri importanti dell'intero progetto de “I Siciliani Giovani”, la creatura che all'ombra del grande Pippo Fava vive e significativamente marca una propria identità nel mondo dell'informazione nazionale. Sta venendo fuori un modello “I Siciliani Giovani”, uno stile, un nuovo modo di fare editoria militante che non guarda alle marchette o al padrone della baracca ma al territorio e tenta di snidare con inchieste e riflessioni le lobby del potere e i soliti amici degli amici. Questo è il nostro presente, questa è la nostra storia. Grazie e buona lettura.

LA FOTO Periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da www.ladomenicasettimanale.it N.11 - chiuso il 28 Giugno 2013 - Anno II

Reg. Stampa Tribunale di Napoli n. 30 del 23 maggio 2012 Responsabile del trattamento dati (D.LGS- 30/06/2003 n.196) Arnaldo Capezzuto

“Io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro.”

Editore TUTTI GIU' X TERRA Associazione Onlus - CF 94223580633 Direttore responsabile Arnaldo Capezzuto Redazione vico Provvidenza, 16 80136 – Napoli info 3495064908 mail ladomenicasettimanale@gmail.com Facebook facebook.com/ladomenicasettimanale.it Twitter twitter.com/ladomenica7 Consulente editoriale Giulia Rosati Social Media Manager Lina Andreozzi Progetto editoriale settimanale GAJ - Graphic Art Julia Hanno collaborato: Ferdinando Bocchetti, Filomena Indaco, Monica Capezzuto, Genny Attira, Pier Paolo Milanese, Luigi Fonderico, Claudio Riccardi

Enzo Tortora

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Il partito trasversale del mattone si prepara al colpo di spugna

Il cemento abusivo non è più abusivo Comitati d'affare festeggiano nel nome della pacificazione di Arnaldo Capezzuto

E

ccoci a Pianura, periferia Occidentale di Napoli, Italia, Europa 2013. Non sono piccoli abusi edilizi veniali: aggiustamenti eseguiti senza dichiarazione d’inizio attività su immobili esistenti oppure manutenzioni straordinarie. Qui c’è la grande e organizzata industria del mattone selvaggio, la stessa del post sisma del terremoto degli anni Ottanta. Dietro il paravento retorico della povera gente, della disperazione sociale, del diritto alla casa i professionisti del cemento hanno costruito e continuano a costruire imperi. A Pianura all’ombra della camorra – vedi i sempreverdi clan Lago e Marfella – è stata edificata una città nella città. Un’urbanizzazione selvaggia senza regole. Imposta e coperta dai “signorotti” della criminalità organizzata. I mammasantissimi del calcestruzzo come in una grande partita di giro hanno gettato migliaia e migliaia di metri cubi di cemento. Mi chiedo cosa cazzo facevano i nostri amministratori? Mi domando perché chi doveva controllare e intervenire non l’ha fatto. Solo parole, opere e omissioni. Amen! Penso male. Non è un caso isolato, anzi. Ecco abusivopoli nel ventre della provincia di Caserta, a 18 chilometri dal capoluogo, in un comune che ha visto crescere la popolazione di oltre 10mila abitanti in venti anni, fino a sfiorare i 25mila residenti. Orta di Atella è un grumo di cemento. Case, case e ancora case. Il frutto di un modello di sviluppo fondato sul calcestruzzo. Otto fabbricati per un totale di 1444 unità immobiliari, suddivisi in appartamenti, box e negozi, realizzati grazie a permessi illegittimi e a semplici delibere di giunta relative a varianti al Prg mai approvate dalla Provincia. Tra sanatorie di occupanti abusivi e scempi edilizi sorprende davvero poco come la

lobby cosentiniana capitanata urbanizzazione: da muri di contenimento, a dall'ineffabile senatore e fresco presidente strade, piazzali e sottoservizi che ancora di della commissione giustizia Francesco più hanno stravolto e deturpato l’assetto Nitto Palma continui ad insistere sulla del territorio. E pensare che proprio in promulgazione di un condono tombale per questi giorni prende vigore e forza un la Campania. Ciò invece che colpisce, ampio schieramento di forze politiche e questo sì sorprende, l'apertura di credito sociali che vorrebbe la riapertura del che il neo ministro della Giustizia condono edilizio per gli abusi perpetrati Annamaria Cancellieri ha dato al partito negli anni. Nel frattempo la Regione trasversale del mattone abusivo. Campania non perde tempo. Con un Speculatori del calcestruzzo di tutta colpo di spugna ha legittimato le Italia unitevi e fate affari: è Speculatori occupazioni abusive di alloggi tempo di pacificazione nel paese del calcestruzzo assegnati con graduatoria e di larghe intese. Uno scempio. pronti a fare pubblica dando il ben servito a Un consociativismo aberrante. le larghe intese e chi le regole e le norme le Un sistema di clientele trasversali i patti scellerati rispetta. Sullo stesso fronte il Pdl saldate in caste di potere per conto del campano insiste e rilancia: riaprire incorporate nel dna dei partiti. Ne è consociativismo i termini del condono edilizio del prova come sulle mega politico e 2003 per aggirare una legge imprenditoriale lottizzazioni abusive, le con occhietto regionale del 2004 che riteneva amministrazioni di ogni colore ai clan insanabili gli immobili edificati politico hanno investito soldi senza licenze e in aree vincolate. © Riproduzione riservata pubblici avviando una serie di opere di

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Sanatoria Regionale Non è abusivo chi occupa case di Arnaldo Capezzuto

L’

ABITAZIONI IN GESTIONE Gli uomini della Camorra utilizzano il patrimonio immobiliare pubblico a loro piacimento mentre la permanenza degli inquilini dipende dal destino degli stessi clan a cui sono stati costretti ad “affiliarsi”. Nel giro di pochi giorni il boss che ha conquistato la supremazia del territorio è in grado di eseguire fino a 200 sfratti un una sola notte a beneficio dei suoi parenti o amici. Succede a Scampia a Ponticelli a Traiano. Famigerato è il caso di Ciro Sarno detto “o sindaco” che per anni ha gestito personalmente la compravendita degli appartamenti. Un fenomeno, quello delle infiltrazioni camorristiche, in espansione mentre arriva l’ennesima sanatoria per gli irregolari, un vero e proprio regalo alla malavita organizzata

onestà non paga. Ti serve una casa? Sfonda la porta e occupa. L'appartamento di edilizia residenziale è abitato da una famiglia legittima assegnataria del diritto alla casa ottenuto attraverso un regolare quando raro bando pubblico con relativo posto in graduatoria? Chi se ne fotte. Li cacci a calci in culo. E se non vogliono andare via, aspetti che escano e ti impossessi dell'abitazione. Con calma poi metti i loro mobili, vestiti e effetti personali in strada. Se malauguratamente qualcuno di loro ha la pazza idea di contattare le forze dell'ordine per sporgere denuncia, niente assassas problema : li fai minacciare da qualche “cumpariello” inducendoli a dichiarare elettoralistici e non solo mascherati assasa da che quelle persone sono amiciesigenze sociali, di povertà, di parenti. Onde evitare però “Gli onesti coesione sociale e stronzate Mani dei clan sugli alloggi sospetti con calma fai presentare che partecipano varie compulsando e piegando Le indagine della Procura un certificato di Stato di al bando e le istituzione si attivano e concorrono La Procura di Napoli ha segnalato 3 mila famiglia dove i “signori varano con il classico blitz alla graduatoria casi sospetti di appartamenti, in cui occupanti” risultano dei si possono leggi, norme, regolamenti che risiederebbero famiglie criminali della conviventi. Il trucco è palese. vedere vanno a sanare gli abusivi. Chi città. Sedicimila occupazioni abusive su un Non regge l'escamotage dell' l'appartamento ha infranto la legge, chi ha totale di 60 mila alloggi popolari. A Napoli sottratto con appartamento ceduto prevaricato sul più debole, chi una famiglia su quattro abita una casa la forza pubblica illegalmente. Non basta. La volontariamente. Certo. Gli dall'abusivo” ha strizzato l'occhio al malavita organizzata utilizzerebbe questi investigatori non dormono. camorrista e al politiconzolo di spazi come nascondigli per i latitanti o Questo è chiaro. Il solerte turno, chi non mai ha come centri di smistamento. Eppure la poliziotto esegue l'accertamento. I nodi presentato una regolare domanda di legge è chiara: i condannati per associazione mafiosa, con sentenza passata alla fine vengo al pettine. La denuncia assegnazione, chi neppure ha i requisiti in giudicato, non hanno il diritto di stare scatta immediata. La giustizia è minimi per ottenere alla luce nelle case popolari. Una legge che lenta ma implacabile. Lo Stato “Sul Burc n.24 del sole un'abitazione si ritrova purtroppo a Napoli è rimasta scritta su un del 7 maggio vince. Gli occupanti abusivi in nella finanziaria per “legge” un alloggio di pezzo di carta, mentre i clan continuano a gestire il mercato nero degli alloggi. Nei generale ammettono subito che regionale ci sono proprietà pubblica a canone rioni popolari, infatti, sono insediate alcune sono abusivi. Quindi? Nei fatti c'è norme che nei fatti agevolatissimo. Accade in delle grandi famiglie criminali della città. un organismo dello Stato - i autorizzano Campania e dove cazzo poteva la sanatoria verbali delle forze dell'ordine, le per tutti gli accadere in Africa? Martedì 7 lettere di diffida degli enti occupanti maggio è stato pubblicato sul pubblici gestori degli senza titoli al 31 Burc n.24 la nuova sanatoria appartamenti - che certifica che a dicembre 2010” per chi ha assaltato le case decorrere dal giorno x , dal mese degli enti pubblici. La x , dall'anno x l'abitazione che era Regione Campania guidata dal assegnata a tizio, caio e sempronio ora governatore Stefano Caldoro ha varato con la violenza e il sopruso è stato all'interno della finanziaria regionale un occupato da pinco pallino qualsiasi. La provvedimento che regolarizza e stabilisce malapolitica trasversalmente e che può richiedere l'alloggio chi lo ha consociativamente per puri e bassi calcoli occupato prima del 31 dicembre 2010.

L'asterisco

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Nella città partenopea le abitazioni pubbliche sono gestiti da due enti diversi: 35mila appartamenti sono di proprietà del Comune e 25 mila allo Iacp. Ai 7mila sfrattati, si aggiungono disoccupati, giovani coppie, i coabitanti e le famiglie. Il Comune procede come una lumaca. Da sei anni a queste parte sono state consegnate meno di 200 chiavi Si badi bene che lo scorso anno era stato deciso con una legge simile che poteva ottenere la casa chi l'aveva assaltata entro il 2009. L'interrogativo sorge spontaneo: se

N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II puntualmente ogni anno varate una sanatoria per gli abusivi ma perchè allora pubblicate i bandi di assegnazione con graduatoria se poi le persone oneste sono destinate ad avere sempre la peggio? Misteri regionali. C'è da precisare però che la nuova sanatoria contiene delle norme “innovative” e “rivoluzionarie” a tutela della legalità (non è una battuta!) per evitare che tra gli assegnatari in sanatoria ci siano pregiudicati e che le occupazione siano guidate dalla camorra. A questo punto c'è davvero da ridere. Le norme per entrare in vigore - però - hanno bisogno del “si” degli enti locali. Ecco il Comune di Napoli – ad esempio – ha detto “no”. Non è pragmatismo ma è guardare negli occhi il mostro. A Napoli non è solo malavita ci sono casi davvero di estrema

Disposti a tutto : “Le case sono nostre”

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povertà. Ma è facile adoperare, manipolare e nascondersi dietro questi ultimi per far proliferare camorra e fauna circostante. A Napoli i clan ha sempre gestito le case di edilizia pubblica. Ad esempio a Scampia chi vive nei lotti di edilizia popolare sa bene che la continuità abitativa dipende dalle sorti del clan di riferimento. Chi perde la guerra, infatti, deve lasciare gli appartamenti ai nuovi padroni. Un altro esempio è il rione De Gaperi a Ponticelli. Qui il boss Ciro Sarno - ora fortunatamente dietro le sbarre a scontare diversi ergastoli - decideva le famiglie che potevano abitare negli appartamenti del Comune di Napoli. Una tarantella durata per decenni tanto che il padrino Ciro Sarno era soprannominato in senso dispregiativo 'o Sindaco proprio per questa sua capacità di disporre di alloggi pubblici. Stesso discorso per le case del rione Traiano a Soccavo, le palazzine di Pianura, i parchi di Casavatore, Melito e Caivano. Di cosa parliamo? Alle conferenze stampa ci si riempie la bocca con parole come legalità, anticamorra, lotta ai clan. Poi alla prima occasione utile invece di mostrare discontinuità, polso duro, mano ferma si deliberano norme che hanno effetti nefasti: alimentano il mercato della case pubbliche gestite dai soliti professionisti dell'occupazione abusiva borderline con i clan.

Le persone che sono in graduatoria e che sono in possesso dei requisiti necessari ad entrare in una casa popolare solo oltre 10mila. Di questi 3 mila sono i cosiddetti “scantinatisti”, famiglie che in passato sono state costrette a vivere in squallidi scantinati adattati a casa. Intanto le liste d’attesa aumentano quotidianamente di nuovi legittimi pretendenti © Riproduzione riservata

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Le ordinanze d'abbattimento ad opera della Procura della Repubblica di Napoli sono numerose. Territori devastati, speculazioni edilizie, interi quartieri realizzati senza alcuna autorizzazione e permessi di edificazione. I palazzinari non si arrendono anzi si riorganizzano e tentano di ricostruire il partito trasversale del mattone selvaggio. Un fenomeno che in Campania si mischia con politica e camorra “Si tratta dell'ennesima colata di cemento nascosta sotto il nome di housing sociale - tuonano i rappresentanti dei comitati civici della zona, Comitato civico Cambiamo Mugnano, Rete Commons, Mugnano futura e Movimento Cinque stelle - nuove cattedrali nel deserto, quando invece bisognerebbe riqualificare le strutture già esistenti. Diciamo no al miope consumo del territorio e sì ad un piano urbanistico comunale eco-sostenibile, partecipato e

Housing sociale? A Mugnano, il partito del mattone sogna nuova vita

condiviso con i cittadini”. Per i partiti del centrosinistra, Pd, Sel e Popolari democratici, è giunto invece "il momento di coinvolgere tutte le realtà, politiche e sociali, nella discussione del nuovo piano urbanistico, per stabilire le priorità rispetto al futuro sviluppo urbanistico del territorio". Proteste, perplessità alle quali replica il primo cittadino di Mugnano Giovanni Porcelli: “Non abbiamo ancora approvato alcun progetto, il Consiglio comunale non si è

IL PROGETTO SI SVILUPPA

ancora

A RIDOSSO DELL'AREA CIMITERIALE

pronunciato.

SORGERÀ AL POSTO DI UN POLMONE VERDE

piano tuttavia è

di Ferdinando Bocchetti

vantaggioso

H

ousing sociale, colata di cemento o grande occasione per lo sviluppo del territorio? A Mugnano, città che ha già pagato dazio in termini di vivibilità per il boom edilizio degli anni Ottanta e non certo immune dal fenomeno dell'abusivismo, divampa la polemica sull'imponente progetto previsto a ridosso dell'area cimiteriale, uno degli ultimi polmoni verdi del comune a nord di Napoli. Il piano edificatorio è avallato da un bando regionale ed è stato vinto da alcuni privati, proprietari dei terreni su cui dovrebbero sorgere centinaia di nuovi alloggi (il 5 per cento è riservato all'edilizia economico-popolare) ma anche alcune importanti infrastrutture pubbliche: palazzetto dello sport, area parcheggi, campi da tennis e un'area mercatale. Infrastrutture di cui dovranno farsi carico proprio i privati. Il progetto, che non ha ancora ottenuto la ratifica del Consiglio comunale, ha scatenato le vibranti proteste dei comitati civici della zona, già da anni impegnati sul fronte ambientale ma soprattutto per la chiusura della vicina discarica di Chiaiano.

Il per

alcuni aspetti, in primis

per

concessione

la del

cinque per cento delle abitazione al Comune

e

un

quindici per cento in

comodato

d'uso.

Il

resto

delle abitazioni rimarrebbe ai privati. Alcune persone, che ora si lamentano, sono le stesse che per anni hanno taciuto su quanto accaduto a Mugnano: case su case e ville su ville che hanno cambiato il volto al territorio. Si lamentano – conclude Porcelli - proprio ora che potrebbe essere realizzato un progetto che lascia spazi verdi, impianti e infrastrutture per la cittadinanza”.

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Case confiscati del clan Polverino assegnate a chi non ha reddito

Le famiglie povere negli alloggi dei boss A Marano oltre cento proprietà dei clan finite all'amministrazione Tra i beni passati nelle mani dello Stato ci sono ville, box, appartamenti, terreni, aziende sottratti in modo definitivo alle potenti organizzazioni criminali di Ferdinando Bocchetti

L

e famiglie meno abbienti negli alloggi confiscati alla camorra. Si tratta di due appartamenti sottratti, con sentenza definitiva, al clan Polverino e già da tempo sgomberati. I locali sono ubicati in via Marano Pianura, all'interno del parco del Sole, nella zona collinare della città. In pratica nel feudo storico del clan che fa capo a "Peppe 'o barone", il super boss arrestato in Spagna e in carcere dal 7 marzo del 2012. Gli immobili oggetto di confisca (due appartamenti e altrettanti box) erano di proprietà della Pol Carni, ma a tutti gli effetti facevano parte dell''immenso patrimonio immobiliare gestito dalla holding criminale egemone tra Marano, Pianura e Quarto. Il verbale di consegna è stato sottoscritto, nei giorni scorsi, alla presenza dei vertici dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati e dei rappresentanti del Comune, retto da oltre un anno dal commissario straordinario Gabriella Tramonti. L'idea, già contemplata nel verbale di destinazione d'uso, è quella di renderli fruibili per le fasce meno abbienti della città: in pratica residenti a basso reddito che rientreranno nelle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi per l'edilizia economico-popolare. Il patrimonio immobiliare dell'ente comunale si arricchisce, insomma, di ulteriori strutture confiscate alla camorra, raggiungendo la ragguardevole cifra di oltre 100 proprietà: ville, box, terreni sottratti alle potenti organizzazioni criminali della zona, alcune delle quali dopo anni di immobilismo - saranno finalmente affidate alle numerose

associazioni di volontariato e del terzo spalle, anche se le incognite per il futuro settore che operano sul territorio. Tra non mancano di certo. Cosa accadrà una queste la lussuosa villa, con annesso volta ritornata al suo posto la politica? giardino, ubicata in via Marano-Quarto e Cosa ne sarà della linea tracciata dal prefettizio Gabriella già da tempo liberata dagli ex occupanti. I commissario locali saranno gestiti dall'associazione Tramonti? Domande a cui è difficile Aggregarci, che tenterà di ripercorrere le rispondere. Quel che è certo è che, da orme della Nuova cucina organizzata qualche mese a questa parte, le operazioni (Nco), il ristorante e centro di recupero per di sgombero degli alloggi confiscati hanno un'importante e decisiva disabili mentali di San Cipriano d'Aversa subito ideato e fortemente voluto da una accelerazione. Proprio nei giorni scorsi, al termine di un estenuante iter cooperativa antimafia. Un altro L'associazione protocollo d’intesa è stato invece Aggregarci giudiziario e amministrativo, il siglato tra l’Ente comunale e il tenterà di Comune è riuscito a portare a Consorzio Sole, in questo caso ripercorrere le compimento le operazioni di per la realizzazione di un orme della Nco sgombero in due distinte programma di riutilizzo a fini il ristorante abitazioni: in un caso erano sociali di due terreni (due e centro di occupate dagli eredi di un ramo vigneti), entrambi situati nella recupero per i della famiglia Simeoli e nell'altro disabili mentali di zona periferica della città. Il San Cipriano da un ex prestanome del clan Polverino. tempo delle inerzie sul fronte del d'Aversa © Riproduzione riservata riutilizzo dei beni confiscati, dunque, sembra essere definitivamente alle

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Festa a Palazzo Fienga, liberi i boss

Il clan Gionta più forte dello Stato di Arnaldo Capezzuto

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entre il senatore-imputato e già più volte condannato Silvio Berlusconi finisce il suo lavoro ventennale - in un'atmosfera soporifera e di rinnovata pacificazione - di sfasciare un potere dello Stato quello giudiziario ad un'altra latitudine e longitudine se ne misurano gli effetti nefasti. Accade che per colpa di una giustizia depotenziata e delegittimata una pattuglia di boss e affiliati di alto rango ha lasciato le patrie galere. C'è un tempo tecnico - infatti entro il quale occorre chiudere i tre gradi di giudizio. Se si supera il limite - a garanzia degli imputati e condannati non in via definitiva - il tribunale del Riesame può ordinare la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Appunto. A Torre Annunziata e più precisamente a Palazzo Fienga, storica roccaforte della cosca dei “Valentini”: la gioia, l'allegria, la festa è stata incontenibile.Fuochi d'artificio e brindisi in strada con champagne. Lacrime e commozione. Risa sguaiate e proponimenti di ritornare “grandi”. Questa è camorra-camorra. Valentino Gionta ne è stato il capostipite. Moglie, figli, nipoti e luogotenenti nonostante la sua condanna a vari ergastoli hanno continuato nel suo solco “evangelizzando” criminalmente i territori. Negli anni Ottanta Valentino Gionta è un boss emergente. Potente e spregiudicato. I capi camorra lo guardano con sospetto. Ha una marcia in più. Palazzo Fienga, l'ex pastificio di Don Annibale, viene occupato e trasformato in quartier generale. Il suo sparuto gruppetto di affiliati diventa in poco tempo un clan organizzato. A Torre Annunziata comanda lui. E' un camorrista che ha l'occhio lungo. Si avvicina al potere politico e al potere economico. I “Valentini” diventano l'anello di congiunzione. Intuizione che i Casalesi trasformeranno in sistema. L’8 giugno 1985 in una tenuta di Marano, roccaforte del potentissimo clan dei Nuvoletta federato alla mafia siciliana di “Cosa Nostra”, viene stanato e arrestato. Due giorni dopo Giancarlo Siani, corrispondente a Torre Annunziata per il quotidiano “Il Mattino”, in un articolo solleva il dubbio che l’arresto del padrino sia avvenuto a causa di un tradimento dei Nuvoletta medesimi. “La cattura di Valentino Gionta potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con clan dei Bardellino” scrive Giancarlo. Il 23 settembre successivo (quattro giorni dopo avere compiuto il suo ventiseiesimo

compleanno), il giornalista viene ammazzato, sotto casa, nel quartiere del Vomero. Fa impressione vedere rimessi in libertà gente del calibro di Teresa Gionta e Aldo Agretti, rispettivamente figlia e nipote del padrino. A loro ne sono seguiti – in questi giorni – altri. La rabbia è tanta. Il “tutti liberi” rappresenta una grande sconfitta. Una doccia gelata per l'antimafia che nel 2008 era riuscita con il blitz “Altamarea” a stringere le manette ai polsi di ben 76 “Valentini”. Un successo investigativo in cui si documentava con dovizia di particolari come la cosca di Palazzo Fienga gestiva il narcotraffico, lo spaccio, il racket delle estorsioni e l'usura. Senza dimenticare la guerra verso altri clan rivali e quindi i ferimenti e i morti ammazzati. Tre generazioni alla sbarra, dai coniugi Valentino Gionta e Gemma Donnarumma, ai figli, e ai figli dei figli. Tutti imputati. Nel 2010 la prima sentenza di condanna di primo grado seguita dopo due anni dalla conferma in Corte d'Appello per molti anni di pena. Il corto circuito scatta giusto un mese fa. Ritardi accumulati, notifiche sbagliate, ingorghi burocratici, slittamenti tecnici, cavilli sanciscono a intervalli regolari le scarcerazioni. Mentre Teresa Gionta torna a Fortapàsc e rientra nella sua dimora (non si capisce perchè l'etnia Gionta non si riesca a buttarla fuori da palazzo Fienga) altri suoi pari tra loro il cassiere della cosca Vincenzo

Pisacane dalla Sardegn a è tornato a Torre Annunziata da uomo libero in attesa della Cassazione. Al quadrilatero delle carceri, è così soprannominato lo spazio dove sorge la roccaforte dei “Valentini” si è improvvisamente rianimato. Sembra essere tornati ai “fantastici” anni Ottanta quando Valentino Gionta era un padrino in ascesa e spavaldo in sella alla sua moto veniva ossequiato, onorato e seguito dal codazzo della sua scorta armata. Altri 41 imputati che in primo grado e in appello hanno incassato pene detentive inferiori ai 10 anni, aspettano lo stesso verdetto del riesame. L'iter è lo steso per tutti. Provvedimento di scarcerazione dei giudici del tribunale delle libertà dopo il Non rifiuto della corte d'Appello. meravigliatevi se c'è il rischio concreto che possa riesplodere una guerra di camorra oppure che si comincino a regolare i conti in sospeso. Si sa quelli non scadono mai. Ultima annotazione: in questa specie di governo politico e di pacificazione tra un attacco alla magistratura, un ministro dell'Interno che partecipa a un comizio, un presidente di commissione giustizia che visita in carcere un deputato inquisito per rapporti con i clan si riesce a trovare il tempo per inserire in agenda la lotta alle mafie e il sostegno con mezzi e uomini a chi la lotta la conduce davvero?

La Roccaforte della famiglia

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La nuova frontiera della criminalità organizzata: la tavola avvelenata

La Gomorra alimentare L'agromafia cresce e diventa un grande affare per i clan d'Italia Si stima un giro d'affari

che supera i 60 miliardi di euro l'anno. Un sistema redditizio che fa gola alle cosche di Filomena Indaco

L

a criminalità organizzata si fa spazio contraffazioni non poteva mancare il vino. sulle tavole degli Italiani. É la Gomorra Un esempio su tutti: le falsificazioni del cibo: il mercato dei cibi contraffatti, un dell’Amarone e della Valpolicella, ottenuti giro d’affari che porta nelle tasche della con particolari miscele di acqua ed etanolo. camorra 12,5 miliardi di fatturato l’anno. Il 50-60% dei prodotti che consumiamo non La mozzarella di bufala, “l’oro bianco di è “nostrano”, secondo la ricerca effettuata Napoli”, ricavata da cagliate provenienti dalla Coldiretti, associazione di categoria dalla Germania, carne di cavallo nelle dei prodotti italiani. É la mafia del cibo lasagne alla bolognese, concentrato di contraffatto e adulterato, la cosiddetta pomodoro spacciato come italiano ma ‘agromafia’, e sta registrando una ottenuto utilizzando passata cinese, notevole crescita. Truffe su truffe, formaggi confezionati con scarti avariati, giocate sull’inesistenza, parziale o dannosi per la salute; arance siciliane totale, dei controlli nella filiera della provenienti dal Marocco, olio produzione e commercializzazione extravergine italiano, secondo l’etichetta, dei cibi; colletti bianchi, infedeli e ma che, in realtà, viene importato da collusi con la camorra, che operano nel settore agro-alimentare Spagna e Tunisia. Napoli e Salerno le “capitali” della La mozzarella e che stanno acquisendo un falsificazione dell’olio, di bufala ruolo strategico. Nel caso dell’Italian Sounding – specializzate nella tecnica della prodotta deodorazione, un meccanismo di con la cagliata fenomeno dei prodotti che vengono spacciati per manipolazione utilizzato per congelata italiani, utilizzando rendere gustosi olii che, invece, proveniente sono di scarsa qualità e dall'estero terminologia e simboli dei totalmente privi della e venduta dai marchi nostrani, ma che documentazione sulla caseifici come italiani non sono affatto – la tracciabilità delle materie prime. prodotto doc contraffazione è possibile Per ogni prodotto veramente perché, a livello mondiale, italiano ce ne sono in commercio non esiste una vera e propria almeno 3 contraffatti che di italiano hanno tutela dei marchi italiani certificati. Il giro solo la denominazione o poco più. Il d’affari dell’Italian Sounding supera i 60 prosciutto di Parma, trasformato in un miliardi di Euro l’anno su scala prodotto locale, con la falsificazione del mondiale, più del doppio del nostro marchio di provenienza. Tra le eccellenze export agroalimentare nel mondo. Affari italiane incappate nella rete delle illeciti la cui regia è nelle mani della

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criminalità organizzata. Le organizzazioni criminali operano in tutta la filiera alimentare, dalla raccolta alla produzione sino all’imballaggio e alla commercializzazione. Si rende necessario un maggiore coordinamento europeo, attraverso la creazione di una concreta rete dell’anticontraffazione, una task-force per contrastare truffe e falsificazioni. Senza la

contraffazione nel nostro Paese ci sarebbero 110mila posti di lavoro in più e le entrate per il fisco incrementerebbero di 1,7 miliardi di euro. La contraffazione sottrae oltre 5 miliardi di euro di valore aggiunto. © Riproduzione riservata


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Teresa Buonocore, uccisa nel 2010, per aver fatto condannare un pedofilo

La beffa, niente risarcimento I giudici d'Appello confermano la sentenza di condanna primo grado L'ira di Pina: “Mia sorella è così vittima più volte”

Alla piccola vittima mostrò una pistola dicendole che l'avrebbe usata contro sua madre se le avesse detto la verità di Pier Paolo Milanese

subiscono una beffa: nonostante la ' giustizia vera. E' stata confermata in conferma della condanna, le parti civili appello la condanna per Alberto non hanno ottenuto alcun risarcimento; Amendola e Giuseppe Avolio, accusati di non era stato chiesto in primo grado aver eseguito l’agguato in cui, la mattina dall’allora difensore e di conseguenza del 19 settembre 2010, fu brutalmente l’avvocato Francesco Cristiani, attuale assassinata Teresa Buonocore. La madre avvocato di parte civile, non ha potuto coraggio di Portici si era costituita parte chiederlo in appello. Il verdetto è stato accolto con amarezza dalla sorella civile nel processo sugli abusi Il condannato di Teresa Buonocore, Pina, tutrice subiti da una delle sue figlie ad abusò di una delle nipoti, che ritiene troppo opera di Enrico Perillo, l’uomo che delle bimbe miti le pene comminate nei del delitto è ritenuto il mandante della vittima confronti dei due imputati. ed è stato condannato in primo perché amica grado all’ergastolo. I giudici della delle sue figlie “Teresa è vittima più volte, in ogni udienza e in ogni processo Corte d’assise d’appello hanno Approfittava fatto” spiega Pina Buonocore confermato i 21 anni e 4 mesi di della loro annunciando l’intenzione di reclusione per Amendola e i 18 presenza continuare la battaglia legale per anni di reclusione per Avolio, le a casa restituire giustizia alla memoria pene che furono inflitte ai due della sorella. E' emerso dalle imputati al termine del primo grado con rito abbreviato. I giudici hanno accolto la indagini condotte dai pm Danilo De Simone richiesta del sostituto procuratore generale, e Graziella Arlomede con il procuratore secondo il quale la sentenza emessa dal gup aggiunto Giovanni Melillo che Teresa al termine del processo con rito abbreviato Buonocore, fu uccisa per essersi costituita era equa. I familiari della donna uccisa parte civile nel processo contro il pedofilo

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che aveva abusato di una delle sue bambine. L'uomo, Enrico Perillo, ha sempre respinto le accuse ma è stato condannato in primo grado all'ergastolo come mandante del delitto. Secondo i giudici la decisione di assassinare Teresa Buonocore fu gesto “turpe, spregevole e vile secondo il comune sentire della coscienza collettiva”. Nel dispositivo di primo grado si legge: “È nobile che la madre di una giovane vittima di un sì grave reato ne denunci l'autore e, costituendosi parte civile, agisca per garantire alla vittima quantomeno un risarcimento monetario”. Per i giudici, Perillo ha dato vita a “una escalation criminale” che non sembra essersi interrotta neanche con il più grave dei reati a lui contestati, vale a dire proprio l'omicidio. L'omicidio, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza di primo grado, fu commissionato da Perillo, che era in carcere per gli abusi sessuali, ad Alberto Amendola tramite una lettera criptata. “Fai fare i lavori alla casa in Calabria, trova il muratore adatto, la pala non ti manca; ci stanno 15.000 euro”. Il “muratore adatto” fu individuato da Amendola in Giuseppe Avolio. Condannati per omicidio a 21 anni Amendola e a 18 anni Avolio, al termine del processo con rito abbreviato. © Riproduzione riservata


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di Arnaldo Capezzuto

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Hanno ucciso solo un carabiniere stata una rapina un folle assalto a una gioielleria Tiziano Della Ratta, 35 anni interviene per bloccare i furfanti ma un malvivente gli spara a bruciapelo un colpo al cuore lascia moglie e figlio di 10 mesi

iziano Della Ratta, 35 anni, è un appuntato dei carabinieri. La sua uniforme è la stessa che indossava Salvo D'Acquisto. Senso del dovere, tensione morale, ideali. Tiziano vorrebbe camminare mano nella mano con la sua Vittoria e guardare crescere Alfonso, dieci mesi, uno scricciolo di bimbo. É trascorso un mese, solo un mese. Forse il nome di Tiziano Della Ratta neppure dice più nulla. Era solo un servitore dello Stato. Il verbo è al passato. Tiziano è stato centrato da una gragnuola di colpi di pistola esplosi dal revolver di Angelo Covato, 18 anni, incensurato e rapinatore. É stato un proiettile sparato a bruciapelo, a meno di un metro di distanza, a spappolargli il cuore. Tiziano con il collega, il maresciallo Domenico Trombetta, del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Maddaloni era intervenuto su una precisa segnalazione. É sabato 27 aprile, c'è gente in strada. Nel weekend c'è lo struscio. Davanti alla gioielleria “Ogm Momenti preziosi” di via Ponte Carolino a Maddaloni (Caserta) c'è uno strano movimento. Il titolare ha l'occhio lungo. Non è tranquillo. Chiama il “112” e racconta i suoi timori. C'è una gang che assalta i negozi di preziosi. Tiziano Della Ratta e il collega Domenico Trombetta stanno lavorando proprio ad indagini dedicate su quella banda di rapinatori. Si dirigono in zona e giunti all'“Ogm Momenti preziosi” entrano dalla porta secondaria per accedere dal retrobottega. Nel frattempo infuria la rapina. L'assalto è guidato da Angelo Covato, l'assassino di Della Ratta, che poi morirà una settimana dopo per le ferite riportate nel corso del conflitto a fuoco. Stesso tragico destino anche per Vincenza Gaglione, 30 anni, componente dello stesso commando che insieme al terzo uomo Antonio Iazzetta, 21 anni conducono l'irruzione nella gioielleria. Non erano soli. C'era un basista e altri sei uomini. Si muovono su due auto. É un vero e proprio gruppo di fuoco. Sono fuori di testa. Arrivano a colpire una gioielleria di sabato pomeriggio nel pieno dello shopping. Sparano oltre trenta colpi di pistola. Una follia. La Gaglione insieme a Iazzetta si fingono clienti. Nel frattempo entra anche Covato, ha una finta tracolla da ingessatura a un braccio e la visiera del cappellino calata sul volto e si guarda intorno. Frazioni di secondi. Scatta la rapina. Pistole semiautomatiche in pugno, seminano il terrore. Cominciano a rovistare nella cassaforte, ripuliscono il banco e le vetrinette. Accade l'inenarrabile. Dal retrobottega sbucano Della Ratta e Trombetta: intimano l'Alt. É la carneficina. Covato alza il braccio e comincia in modo irrefrenabile a sparare. Scarica l'intero caricatore. Un proiettile centra il cuore di Della Ratta che riesce anche a rispondere al fuoco. É il maresciallo Trombetta - ferito anche lui a colpire sia Covato che Gaglione. É il caos. Sangue dappertutto. Fuggi fuggi della gente. Una carneficina. Tiziano Della Ratta a fine turno doveva tornare a Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento. Da poco aveva acquistato casa. Come ogni sera Vittoria lo aspettava. Il piccolo Alfonso, dieci mesi, non voleva sentir leggere le favolette per addormentarsi ma ascoltare i racconti delle imprese del suo papà. Alfonso quel suo adorato papà non potrà più rivederlo, né abbracciarlo, né giocarci, né crescergli accanto. Quel suo giovane papà che non conoscerà più ha onorato con coraggio e senso del dovere la divisa che indossava. La stessa uniforme che Salvo D'Acquisto difese fino all'estremo sacrificio per salvare degli innocenti. Lo Stato per ricordare il sacrificio estremo di Tiziano Della Ratta ha consegnato alla giovane vedova e suo figlio la medaglia d'oro al valore militare e civile. Un militare che merita la riconoscenza dell'Italia tutta, l'attenzione dei tanti onesti che nonostante tutto credono fermamente nello Stato e nei suoi servitori dalle mani pulite. E per rispetto ad Alfonso, a sua madre Vittoria e ai tanti che volevano bene a Tiziano occorre non spegnere la memoria ma ricordare, ricordare, ricordare.

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La Domenica Settimanale compie un anno <<<<aaaasss

Piccoli mezzi, tante idee e la volontà di far sopravvivere un giornalismo militante dove il valore della notizia non è merce di scambio. Un piccolo strumento editoriale che non vende le notizie oppure le "aggiusta" ma le scrive. Una testata militante che svela le menzogne. Con queste parole si apriva, il 21 aprile 2012, l'editoriale del numero zero di La Domenica Settimanale Una missione chiara fin da subito di Carmela Andreozzi www.ladomenicasettimanale.it


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In questi giorni La Domenica Settimanale compie un anno. Il 23 maggio 2012 il Tribunale di Napoli ha iscritto la nostra testata nel registro della stampa al n. 30. Una data non casuale. Il progetto La Domenica Settimanale aderisce alla Rete de "I Siciliani giovani". L’idea è quella di creare una rete informale di piccoli e grandi giornali di base e siti, ciascuno di per sé autonomo ma tutti col buonsenso di completarsi a vicenda. Così sempre più storie, esperienze, idee verranno messe a disposizione di un pubblico – e di una società – sempre più appassionato e sempre più vasto.

La Domenica Settimanale è un periodico indipendente e schierato dalla parte della legalità

L'archivio di tutti i numeri sfogliabili gratuitamente è consultabile al seguente indirizzo: www.ladomenicasettimanale.it/index.php/archivio-pdf

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La Domenica Settimanale N.0 - Aprile 2012 Primo numero zero dedicato a Luigi Cesaro. Azzardi lessicali, papere e svarioni della pi첫 elementare grammatica, ma soprattutto indagini sulla camorra e affari di famiglia. Ampi servizi sul cardinale di Napoli Crescenzio Sepe; sui brontosauri della politica formato prima Repubblica; sugli affari dell'immobiliarista corrotto Alfredo Romeo e sul sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

La Domenica Settimanale N.0 - Maggio 2012 Secondo numero zero dedicato all'intoccabile Nicola Cosentino. Le amnesie del cantante Gigi D'Alessio sulle sue frequentazioni; la storia di Mena uccisa e calunniata; nomina ad personam di Claudio De Magistris; scandalo dei finti preti, operazione Furfaro; al via Ztl della discordia; strage dei cronisti messicani.

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Finiscono i numeri zero La Domenica Settimanale N. 1 - 20 Giugno 2012 Nel numero uno è presente un interessante reportage sui Bingo tra Napoli ed i comuni della provincia e sulla vicenda connessa dell'onorevole Amedeo Laboccetta detto slot machine. L'avventura del libro “Il Casalese” continua: il giudice con un provvedimento ha sentenziato l'inammissibilità delle richieste-mobbing della famiglia Cosentino.

La Domenica Settimanale N.2 - 20 Luglio 2012 Numero due dedicato all'inchiesta “Mani sulla città”: affari, favori, comitati, cricche e progetti all'ombra del Vesuvio dove non si distingue il nuovo ed il vecchio, anzi paurosamente si confondono. Le vicende tragiche di Andrea Nollino ennesima vittima innocente della camorra; di Domenico Noviello sacrificatosi per non cedere ai Casalesi e di Alessandra Sorrentino ammazzata dal marito. Racconto-riflessione di Jacopo Fernandez su Scampia e Lungomare liberato.

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La Domenica Settimanale N. 3 - Ago✜to 2012 Numero tre dedicato al Teatro San Carlo di Napoli: incompatibilità nei ruoli, sprechi, nomine politiche, nomine sentimentali, appalti, amici degli amici. Inoltre trattiamo quattro storie di camorra: la rinascita del Quarto calcio grazie a Luigi Cuomo; la testimonianza di Giovanni Estate, fratello di Maurizio, trucidato nel 1993 per aver bloccato due scippatori-affiliati; il ricordo di Gigi e Paolo ammazzati dai killer dodici anni fa a Pianura e i bimbi rom cacciati da scuola dalle donne dei clan.

La Domenica Settimanale N.✢ - Settem✣✤e 2012 Numero quattro dal titolo: “Gli sfrantumati” ovvero quei parlamentari compromessi che già “lavorano” per la loro rielezione nonostante indagini, rinvii a giudizio e mancati arresti. All'interno di questo numero ci sono due storie di camorra: un'inchiesta che svela come la giovane camorra vuole conquistare i territori dei vecchi padrini e l'inaugurazione di un centro per minori che si affaccia su una piazza dedicata a Rocco Chinnici, l'ideatore del pool antimafia di Palermo.

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La Domenica Settimanale N. ✁tto✂✄e 2012 La prima pagina del numero cinque è tappezzata con le foto delle nuove leve dei clan, colpevoli della morte di Lino Romano. Una ricostruzione a firma di Antonio Di Costanzo spiega perché è scoppiata l'ennesima faida a Scampia, senza dimenticare però l'impegno dell'associazionismo. Lo sapevate che i politici inquisiti e arrestati alla Regione Campania ricevono, nonostante tutto, lo stipendio?

La Domenica Settimanale N. ✥ No✦em✂✄e 2012 La copertina del numero sei ritrae Diego Armando Maradona mentre brinda con il gotha del clan Giuliano di Forcella. Nicola Cosentino è stato rinviato a giudizio per l'inchiesta “Il Principe e la ballerina”. Reportage sulla “Terra dei Fuochi”. La storia di Nicola Nappo, 23enne, ucciso per errore tre anni fa. La pax mafiosa sancita a Marano e i nuovi guai per la Romeo Spa.

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La Domenica Settimanale N. ☎ Dicem✆✝e 2012 La copertina del numero sette è abbastanza eloquente: Impresentabili. Sono quei parlamentari che nonostante abbiano sul collo inchieste, rinvii a giudizio e processi, si ricandidano per la quinta volta al Parlamento. E il rinnovamento? E la legalità? E i volti nuovi nelle istituzioni? Chiacchiere formato panna montata. All'interno c'è lo speciale de "I Siciliani" dedicato a Pippo Fava in occasione dell'anniversario del suo omicidio.

La Domenica Settimanale N. ✞ Gennaio ✟epp✝aio 2013 Nel numero otto tentiamo di capire se don Luigi Merola, il parroco anticamorra, racconta bugie; scriviamo di Nicola Cosentino e illustriamo all'ombra delle urne i trucchetti della compravendita dei voti. Tutti i parlamentari uscenti con seri problemi giudiziari temono che le patrie galere si spalanchino per accoglierli. Mentre Papa Ratzinger si dimette, il cardinale Sepe resta - senza imbarazzo al timone della Curia partenopea, pronto a votare il nuovo Pontefice.

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La Domenica Settimanale N.✠ - 30 Mar✡☛ 2013 Il numero nove è dedicato a Nicola Cosentino detenuto. Una sconfitta per la politica e principalmente per chi a lui ha affidato la rappresentanza. Affrontiamo l'apocalisse della distruzione della Città della scienza: pista interna, pista esterna, l'attacco degli speculatori? Non si sa! Sul fronte anticamorra c'è l'arresto del carnefice di Lino Romano, il giovane trucidato per errore lo scorso 15 ottobre perché scambiato con il vero obiettivo del raid. Mentre langue l'azione del sindaco Luigi De Magistris e della sua Giunta, registriamo il definitivo stop alla costruzione del nuovo stadio a Ponticelli.

La Domenica Settimanale N.10 - 30 A☞rile 2013 Il numero dieci apre con la notizia della bocciatura del Registro Regionale delle neoplasie. Uno schiaffo assestato al volto di chi è ammalato di tumore che in Campania equivale a una vera e propria epidemia. Proseguono gli sviluppi della vicenda del detenuto Nicola Cosentino. Nuova condanna incassata da Alfredo Romeo mentre si aggiudica in contemporanea una nuova commessa imprenditoriale. Abbiamo inoltre provato a capire perché il sindaco di Napoli Luigi de Magistris è nel mirino di attacchi violenti e di un rancore sociale crescente.

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I Siciliani

giovani

I Siciliani giovani che cos'è I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia, ma è anche diciotto testate di base - da Milano a Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a Trapani, a Palermo - che hanno deciso di lavorare insieme per costituire una rete. Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto quotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto in prima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade.

facciamo rete!

I n rete, e per le strade

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Scuola, il modello Napoli i diritti al tempo dell'austerity L'istruzione tra le macerie della spending review di Monica Capezzuto

U

n anno scolastico turbolento, bisestile in tutti i sensi, quello che sta per concludersi. Iniziato con le proteste delle maestre precarie senza riconferma del contratto, i ritardi legati all’inizio della refezione e conseguente slittamento del tempo pieno; i disagi delle mamme lavoratrici che s’inventano la refezione autogestita. Tutto ciò nella Napoli in grande spolvero dell’America’s cup e della pista ciclabile, una città che voleva riscattarsi dopo anni di “monnezza” sulle prime pagine di tutto il mondo. Sblocca la situazione il coraggio di un atto giuridico portato avanti dalla Giunta guidata dal sindaco Luigi De Magistris che individua nella scuola un “servizio essenziale ed infungibile” e porta al funzionamento a tempo pieno della scuola comunale e alla contemporanea assunzione

La

di 315 maestre precarie, nonostante lo sforamento del patto di stabilità e il rifiuto da quello che diventerà l’ex direttore generale Riccio a firmarne i contratti a tempo determinato ritenuti illegittimi. I fatti, nella sentenza della Corte dei Conti che il 24 maggio giudica quell’atto legittimo e garante di un diritto costituzionalmente riconosciuto, hanno dato ragione all’azione intraprendente di un sindaco e una giunta che non ha avuto paura di mettersi in gioco e garantire e tutelare il carattere pubblico della scuola comunale. Sarebbe stato molto più semplice dismettere. Lo dicono i fatti. Torino, Genova, Modena, Reggio Emilia, Bologna. Tutti avviati sulla strada dell’affidamento dei servizi comunali per l’infanzia –asili nido e scuole materne – alle cooperative e alle ASP, aziende

tutela la scuola pubblica

speciali compartecipate del comune. Con gravi disagi per bambini, educatori e maestre disoccupate da un giorno all’altro, famiglie che non vedono garantiti gli standard minimi a cui erano abituati. Ma, negli ultimi giorni di maggio, le acque, apparente calme nelle scuole del comune di Napoli, si agitano nuovamente. Una circolare diffusa in alcuni circoli didattici fa tremare insegnanti di ruolo e ripiombare nell’incubo disoccupazione decine di insegnanti precarie. Sulla base delle incertezze legate Una circolare all’approvazione del fa tremare le insegnanti di piano di rientro, si ruolo e procedeva a regolare le ripiombare ammissioni dei bambini nell'incubo per il prossimo anno disoccupazione decine e decine scolastico solo in base al numero delle di storiche insegnanti di ruolo e maestre precarie non alla effettiva ricettività della struttura. Ciò di fatto avrebbe drasticamente ridotto il numero degli ammessi e azzerato gli incarichi annuali. La notizia, già nell’aria, si diffonde a macchia d’olio. L’allerta è presto lanciata da comitati e organizzazioni sindacali, ma prontamente smentita dall’amministrazione comunale nella persona del sindaco De Magistris che, condividendo l’impegno con l’assessore all’istruzione Palmieri e il direttore generale Auricchio, ribadisce l’impegno dell’amministrazione in difesa della scuola pubblica e della tutela del lavoro precario, impegnandosi anzi a trovare strade che portino ad una futura ed auspicata stabilizzazione per tutelare le alte professionalità su cui il Comune stesso ha investito in termini di formazione. Arriva anche l’accordo sottoscritto dall’assessore Palmieri e l’assessore al lavoro Panini con CISL e Uil riguardo i nodi cruciali della questione scuola: rifiutare culturalmente la camorra come alternativa di vita. © Riproduzione riservata

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Stadio San Paolo a rischio chiusura Corsa contro il tempo per la Champions L'assessore: “I lavori procedono” di Monica Capezzuto

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il secondo stadio d’Italia per capienza, il San Paolo, collocato nel cuore del quartiere Fuorigrotta, è il campo di calcio dove gioca la squadra del Napoli. Quest'anno la squadra azzurra accede dalla porta principale alla Champions League: un cospicuo bonus economico per la società che da anni fa del fairplay finanziario la propria bandiera. La gioia dei tifosi è palpabile: poter cantare di nuovo l’inno della Champions, calcare i palcoscenici d’Europa, sognare i tempi d’oro quando Maradona e compagni regalarono un sogno mai più rivissuto. Le ombre però si addensano proprio sul San Paolo. La Uefa chiede pesanti interventi per mettere a norma lo stadio. Alcuni interventi già sono stati messi in atto come di recente ha ribadito l’assessore allo Sport del Comune di Napoli Tommasielli sottolineando che si va nella direzione giusta e nel rispetto dei tempi. Il verdetto il 30 giugno. In caso contrario, il patron Aurelio De Laurentiis ha indicato lo stadio “Barbera” di Palermo come sede alternativa. Una prospettiva che fa rabbrividire la città. Immaginate tifosi costretti alla trasferta con una negativa ricaduta economica che avrebbe sull’indotto legato all’evento Champions. Il San Paolo fa rabbrividire e non per l’emozione: erbacce cresciute qui e lì, cancelli su cui le intemperie hanno lasciato il segno; alla struttura portante e ai muri mancano qui e lì pezzi di intonaco, le scale che portano agli anelli superiori fetide, danneggiate e poco praticabili, anguste e ripide. Salirle a gruppi impossibile. Non mancano le rifiniture, manca l’indispensabile per garantire il confort minimo al tifoso. I bagni, alla turca, tenuti in condizioni pietose, senza un addetto che ne garantisca l’igiene costante. Uno spettacolo poco edificante e per nulla accogliente per i tifosi che spesso arrivano allo stadio con le famiglie. La triste realtà non vieta di pensare in grande. Infatti, nei sogni del presidente Aurelio De Laurentiis ci sarebbe uno stadio San

Paolo riadattato sui grandi modelli europei - Barcellona e Monaco con negozi e ampi parcheggi a scapito di una capienza ridotta nel rispetto delle norme di sicurezza. Il progetto, da 100 milioni di euro, sarebbe stato studiato dall’Astaldi

group, specialista tra l’altro nel settore delle infrastrutture. Nulla vieta di sognare, ma tra uno stadio nuovo di zecca e lo scudetto, la risposta dei tifosi sarebbe scontata… © Riproduzione riservata

La torcida azzurra ha lo stadio sgarrupato

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I Siciliani giovani

Chi sostiene i Siciliani

Ai lettori

1984

Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Sicilia di essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia in prima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca di tradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dalla mafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però, bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere di tutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di fronte ad esso noi non ci siamo tirati indietro. Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci, non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno di lettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò ti abbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro di essa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri di potere, ma semplicemente dei siciliani che lottano per la loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stesso Paese: la mafia, che oggi attacca noi, domani travolgerà anche te. Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze non bastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti i siciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottare insieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lo stesso: ma sarà tutto più difficile. I Siciliani

Ai lettori

2012

www.isiciliani.it

Quando abbiamo deciso di continuare il percorso, mai interrotto, dei Siciliani, pensavamo che questa avventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci avete letto, approvato o criticato e che avete condiviso con noi un giornalismo di verità, un giornalismo giovane sulle orme di Giuseppe Fava. In questi primi otto mesi, altrettanti numeri dei Siciliani giovani sono usciti in rete e i risultati ci lasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entro l'anno anche su carta e nel formato che fu originariamente dei Siciliani. Ci siamo inoltre costituiti in una associazione culturale "I Siciliani giovani", che accoglierà tutti i componenti delle varie redazioni e testate sparse da nord a sud, e chi vorrà affiancarli. Pensiamo che questo percorso collettivo vada sostenuto economicamente partendo dal basso, partendo da voi. Basterà contribuire con quello che potrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nel nostro sito. Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per essere coerenti col nostro percorso abbiamo deciso di appoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoi principi di economia equa e sostenibile ci garantisce trasparenza e legalità. I Siciliani giovani

Una pagina dei Siciliani del 1993 Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i Siciliani dovettero chiudere per mancanza di pubblicità, nonostante il successo di pubblico e il buon andamento delle vendite. I redattori lavoravano gratis, ma gli imprenditori non sostennero in alcuna maniera il giornale che pure si batteva per liberare anche loro dalla stretta mafiosa. Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoria siciliana.

SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119 Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica


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Piazza della Sanità trasformata in un ring La filosofia

I pugni della speranza

L'educazione della strada Sfide all'ombra della monumentale Basilica tra pugili partenopei nel primo trofeo “Boxe Sanità” di Genny Attira

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er una domenica nella bellissima piazza dove si erge la Basilica di Santa Maria della Sanità ha ospitato un ring dove si sono affrontati in mini match pugili napoletani. All'ombra del Ponte della Sanità si è svolto il primo trofeo “Boxe Sanità”. L'iniziativa ha attirato curiosi e appassionati che molte ore prima dell'inizio degli incontro si sono riversati nella piazza-ring. Circa un migliaio di persone si sono affollate nel cuore del rione popolare che tra l'altro diede i natali

al grande Antonio De Curtis in arte Totò. La manifestazione pugilistica è stata organizzata dalla Napoliboxe di Lino Silvestri in collaborazione con la III Municipalità. Sul ring dodici incontri di pugili napoletani che hanno sfidato avversari provenienti da altre regioni. Il bilancio finale per la Napoliboxe è positivo, con sei vittorie, un pari e sole tre sconfitte, oltre a due vittorie negli incontri fuori tabellone. Presente come testimonial l’ex campione europeo Ciro De Leva. Il trofeo ha anticipato l’impegno che la Napoliboxe assumerà nei prossimi mesi

✌✍✎ ✏✑ Napoliboxe

Laboratorio di nuovi campioni Nel quartiere Montesanto, dal 1985 esiste la palestra di pugilato Napoliboxe, condotta da Lino Silvestri figlio di Geppino il noto istruttore che ha portato al successo internazionale diversi pugili tra i quali Patrizio Oliva. Il giovane Silvestri ama la boxe ed anche la sua città e fondando questa palestra in uno dei quartieri più disagiati e a rischio di Napoli, cerca di lavorare sul recupero educativo di giovani demotivati e privi di riferimenti sociali, altrimenti destinati ad allargare le file della malavita cittadina. Il pugilato è uno sport che insegna a rischiare e a insistere e quindi a vivere, e questo i ragazzi della Napoliboxe lo sanno bene e ne sono contenti. nel quartiere. La società aprirà – infatti una nuova palestra all’interno dell’Istituto Caracciolo, dove si terranno lezioni di pugilato gratuite in orario scolastico, coinvolgendo gli alunni dell'istituto scolastico. © Riproduzione riservata

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Successo per la Coppa America dei poveri L'inchiesta

Trionfo Giggin Cap Bagnoli aspetta la bonifica Sul litorale dei campi Flegrei di Napoli e Pozzuoli al via la regata degli ultimi promossa da BaFuCa Se l'anno scorso la “Giggin Vitton Cap” era nata come una manifestazione goliardica oggi è diventata luogo di partecipazione e di riflessione collettiva dei movimenti dal basso di Claudio Riccardi

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anotti e canoe, salvagenti, braccioli nelle acque davanti al litorale flegreo di Napoli e Pozzuoli è andata in scena la seconda edizione della “Giggin Vitton Cap”. Una goliardica regata promossa dal collettivo BaFuCa (Bagnoli, Fuorigrotta, Cavalleggeri) nata con l'intento di fare il

verso alle World Series di America’s Cup mettendo al centro dell'evento temi d'attualità come la bonifica dei suoli dell'ex acciaieria dell'Italsider. Non solo regate ma soprattutto dibattiti su comunità e territorio e da incontri con musica, performance artistiche e degustazione di prodotti flegrei. “La nostra Coppa America è la bonifica” recita lo slogan scelto per questa edizione. La rete di associazioni e cittadini che ha partecipato alla competizione “de noantri” a fine gara però ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni: “Vogliamo accendere con il

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Gli interventi di bonifica non hanno fatto altro che aggravare la contaminazione dei terreni. Tanto che sussiste un "pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge l'ambiente e l'integrità della salute di un numero non individuabile di persone". E' quanto scrivono i magistrati della procura di Napoli - il pm Stefana Buda e i procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fragliasso - nel capo di imputazione, relativo all'ipotesi di disastro ambientale, nell'ambito dell'inchiesta sull'inquinamento a Bagnoli.

sorriso i riflettori su tematiche ambientali e rapporto tra comunità e territorio - hanno detto i partecipanti Chiediamo la rimozione della colmata e la creazione di una grande spiaggia pubblica tra Nisida e Pozzuoli. Basta chiacchiere - concludono tra una remata e l'altra - E' ora di passare ai fatti”. Alla fine una grande festa conclusa con un'assemblea pubblica dove hanno partecipato artisti, professionisti, studenti, residenti, ambientalisti, anziani, ragazzi. © Riproduzione riservata


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Fiore...come me

Giulio Andreotti La storia dalla A alla Z

Storie di dieci vite spezzate

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iore…come me/Storie di dieci vite spezzate, tratta come si può desumere dal titolo, il triste fenomeno, purtroppo crescente in Campania e in Italia del femminicidio. Dieci storie di giovani donne, vittime di uomini che ritenevano di essere amate e, in breve senza un plausibile motivo barbaramente trucidate. Il libro edito da Spazio Creativo Edizione, 160 pagine, 15 euro racconta la storia di Emiliana Femiano, Teresa Buonocore, Matilde Sorrentino, Nunzia Castellano, Gelsomina Verde, Enza Cappuccio, Giuseppina Di Fraia, Palma Scamardella, Mena Morlando, Fiorinda Di Marino. Donne che narrano in prima persona il loro vissuto, la loro quotidianità e le loro passioni fino al tragico epilogo che le ha condotte alla morte per mano di spietati assassini. Nelle parole di queste “martiri laiche” emerge, forte, l’ambiente nel quale vissero e maturarono i fatti di sangue che le condussero alla morte. Ma soprattutto la straordinaria capacità di trasmettere, in chi legge, la loro vitalità di donne comuni e non “eroine” che hanno combattuto per difendere i diritti dei più deboli, come i bambini (Teresa e Matilde), o che hanno creduto erroneamente in un amore sbagliato (Fiorinda, Nunzia, Enza, Giuseppina, Emiliana) o, ancora, che sono state vittime

inconsapevoli di un sistema malavitoso che le ha strappate per sempre ai loro affetti (Palma e Gelsomina).Oltre alla prefazione del magistrato antimafia Raffaele Cantone e l’introduzione di Paolo Siani, fratello del giornalista de “Il Mattino” Giancarlo, ucciso dalla camorra nel settembre 1985, il volume si avvale di un interessante contributo sul femminicidio scritto dalla giornalista Francesca Scognamiglio e dell’intervista, sullo stesso fenomeno, al vice presidente del Consiglio comunale di Napoli Elena Coccia. Il libro presentato in vari consessi culturali ha riscosso apprezzamenti per la lucida descrizione e denuncia dei gravi fatti di sangue riscontrati in quest’ultimo periodo. “Ho voluto raccontare affinché tutto questo non accada più - ha detto l'autrice Insieme con la Fondazione Polis è nata l'idea di scrivere per evitare che ill sacrificio di queste donne non rimanesse relegato in un articolo di giornale che il giorno dopo non è più notizia”. Per Paolo Siani, presidente della Fondazione Polis, il libro di Covella “é una bomba di legalità innescata nella società”. “Vaccinazioni che inoculiamo alla gente - ha sottolineato perché la lotta alle illegalità deve essere costante senza indietreggiare di un solo passo”.

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entuno parole chiave, quante sono le lettere del nostro alfabeto, per raccontare la vita del più longevo ma anche del più discusso ed enigmatico politico italiano del Dopoguerra: Giulio Andreotti. Il sette volte Presidente del Consiglio, il venticinque volte ministro, il nove volte sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L’uomo che fece sua la massima di Charles-Maurice de Talleyrand “il potere logora chi non ce l’ha…”, adattandola a filosofia di vita del partito-Stato; il segretario di Stato permanente della Santa Sede, da Pio XII a Giovanni Paolo II; il protagonista della scena politica che mise d’accordo Moro e Berlinguer per guidare il governo della “non sfiducia”. Non una biografia, non un saggio, ma un insieme di episodi, aneddoti, discorsi, scritti e interviste. Ventuno frammenti per raccontare la vita di un uomo che è stato la storia della prima Repubblica. Antonello Grassi - napoletano, cinquantotto anni, giornalista professionista dal 1980 con la testata “Roma” di Achille Lauro. È stato redattore capo del quotidiano “Il Denaro”. Ha diretto i notiziari radiofonici di “Radio Kiss Kiss” e la rivista “Derive&Approdi”. È stato redattore dei quotidiani “Napolinotte”, “il Giornale di Napoli”, “Roma” di Pasquale Casillo, e del free press “Senzaprezzo”. Attualmente è responsabile della redazione materana de “Il Quotidiano della Basilicata” Gianpaolo Santoro - giornalista professionista, ha lavorato come inviato per i quotidiani napoletani “Il Mattino” e, successivamente, “Roma” scrivendo di politica, cronaca, attualità e sport. Per due anni ha svolto l’attività di quirinalista. È stato il responsabile delle pagine meridionali dell’Avanti!. Ha collaborato da Napoli con l’agenzia Adnkronos e con il quotidiano “Reporter”. Articolista del quotidiano “Il Denaro”.

Storia di un quartiere e di una faida

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rriva in libreria Scampia – Storia di un quartiere e di una faida Libro + DVD di Massimo Ravel e Antonio Di Costanzo. La quarta di copertina: Conosciuto come il maggiore e più assortito supermarket delle droghe del vecchio continente, Scampia è anche uno tra i più lucrosi investimenti per la camorra. Un business milionario, che i cartelli criminali della periferia a nord di Napoli hanno costellato di centinaia di croci. Ma Scampia è anche il simbolo della disfatta dello Stato e della politica, che da anni – senza successo – tentano, con progetti di scarsa efficacia, di riappropriarsi di un angolo di territorio completamente sfuggito ad ogni forma di controllo. A contrastare lo strapotere dei clan e dei pusher resistono solo pochi coraggiosi che combattono una guerra feroce con spade di latta. Realizzato in forma di reportage giornalistico, con linguaggio chiaro e diretto, Scampia – Storia

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di un quartiere e di una faida rappresenta un importante contributo alla conoscenza di una realtà spesso sconosciuta agli stessi napoletani. Il quartiere è purtroppo teatro di scontri sotterranei e nell'immaginario collettivo è il luogo della vendita di stupefacenti. Ma il quartiere della periferia Nord di Napoli è anche e soprattutto altro. Ogni giorno ci sono tanti volontari cattolici e del laicato che si rimboccano le maniche e tentano di fornire un contributo affinché le cose cambiano davvero e in modo visibile. C'è tanto male ma anche grande agitatori di fede sul territorio. Questo libro entra come un coltello nella carne viva delle contraddizioni di un territorio che è nato a metà. I tanti servizi, istituzioni, riferimenti che dovevano sorgere per sviluppare una socialità non sono mai sorti.Una condanna che ha fatto scivolare il quartiere nell' abbandono più totale.


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