gennaro regina
works 2009 | 2021
BIOGRAFIA - BIOGRAPHY
Gennaro
Regina, classe 65. Discende da una famiglia di editori d’arte e librai antiquari dal 1880. Regina accosta all’eredità familiare le sue due grandi passioni: la pittura e la fotografia, dando vita a creazioni che oggi trovano casa negli spazi di collezionisti italiani e stranieri, conquistando soprattutto gli Stati Uniti. Nel 2007 Gennaro Regina allestisce una mostra in un importante studio di un professionista napoletano, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica. È in quel momento che stabilisce un contatto concreto con il mondo fuori dagli spazi custodi della sua creatività, portando i suoi stati d’animo, le sue emozioni su tela, tra dipinti e collage, al PAN, il prestigioso Palazzo delle Arti di Napoli. E questa è solo la prima esposizione di un calendario che si spingerà fino a Milano, Roma ai Musei Vaticani, Ginevra, Lussemburgo, Stati Uniti. Al PAN, Regina allestisce la mostra “ L’urlo del Vesuvio” che poi diventa catalogo d’arte edito da Giorgio Mondadori. Una mostra straordinaria, un grido di denuncia di una Napoli stanca di subire e di stare a guardare. Un grido lanciato attraverso opere in cui si ritrovano, senza stridere ma creando un unicum affascinante, tracce di Munch nella mescolanza di colori su cui si adagia il Vesuvio e Andy Warhol, di cui viene ripreso il piglio fortemente comunicativo e pubblicitario. Nel 2017 Gennaro Regina vince un award ai Los Angeles Movie Awards nella categoria best experimental, per la regia del docucorto d’arte Suriezione , documentario della sua performance dal vivo.
Gennaro
Regina, born in 1965, comes from a family of art book publishers and antiquarian booksellers whose activity dates back to 1800. Regina matches his family cultural heritage with his two main passions - painting and photography - giving life to works of art that today inhabit the rooms of Italian and foreign collectors, conquering especially the United States. In 2007, Gennaro Regina set up an art exhibition in the atelier of an important Neapolitan artist, gaining a huge success both among the public and the art critics. It was right then that he established contact with the external world, beyond the safeguarding spaces of his creativity, so taking his emotions expressed through paintings and collage inside the PAN, the prestigious Palace of the Arts in Naples. And that was just the first exhibition on a list that would even include Milan, the Vatican Museums in Rome, Geneva, Luxembourg, the United States. At the PAN, Regina organized an exhibition called “L’urlo del Vesuvio” that would become, then, an art catalogue published by Mondadori. An astonishing show that appeared like a scream of denunciation given by Naples, tired of suffering without reacting. A protest cried out through works of art where you can find together traces of Munch with regard to his way of mixing colors - on which the Vesuvius lies down - and touches of Wahrol, as for his communicative and commercial typical trait. A fusion that does not clash, giving life, on the contrary, to a charming and unprecedented art. In 2017, Gennaro Regina won an award at Los Angeles Movie Awards in the category best experimental for the direction of the short film Suriezione, a mini-documentary about his live performance.
PERFORMANCES
2010 Prize Megaris EDITION XIX
2010 Contemporary Art Mondadori
2017 Best Experimental Los Angeles Movie Awards
| EXHIBITIONS
2009 Milano, Salone del Mobile Metropolis
2010 Napoli, Palazzo delle arti PAN, L’urlo del Vesuvio
2011 Sorrento, Grand’ Hotel Excelsior Vittoria, Impronte
2012 Napoli, Palazzo Reale, Vesuvio
2013 Roma, Musei Vaticani, Siamo tutti Napoletani
2014 Ginevra, Consolato Italiano, Fumisterie, Earth of fires
2015 Milano, Nero 78, EXPO 2015
2015 Chicago, J. D. Mooney Foundation, Parallelo Zero
2015 New York, UN Conference building, Parallelo Zero
2015 Milano, TID, the interior design, Parallelo Zero
2017 NewYork Clio Art
2017 Napoli, Castel dell’ Ovo, In Vino Veritas
2018 Napoli, CoV 10, The Breath of the Earth
2018 Roma, ClubHouse Barberini, The Breath of the Earth
2019 Napoli, MANN, MANN Pittato
2019 Ercolano, MAV, Vesuvio in the box
2020 Roma, Copernico Repubblica, HicEtNunc
Permanent exposition at VP Factory , Naples
2016 Gran Cono del Veusvio Suriezione
2017 Napoli Castel dell’ Ovo, Vitigno Italia Meglio un Uovo oggi
2018 Firenze P. della Repubblica, Pitti Immagine Vesuvio
2018 Sanremo Casa Sanremo Palafiori L’utero di Sanremo
2018 Sorrento Grand Hotel Excelsior Vittoria Dalla Sempre
2018 Napoli, Mostra d’Oltremare, CoV10 The Breath of the Earth
2018 Napoli RAIN Vesuvio painted using da Vinci Robot
2019 Napoli, MANN MANN Pittato
2019 Ercolano, MAV Vesuvio in the box
2021 Napoli, R.Y.C.C. Savoia Navigando tra i golfi
| LUCA BEATRICE - DELLA PITTURA A TRE GAMBE
GennaroReginaodellapitturaatregambe(passato,presente,futuro)Esplosivo come il Vesuvio, divenuto il suo marchio di fabbrica, la sua inconfondibile griffe, il suo portafortuna, Gennaro Regina è un vulcano di idee a tre piedi: uno ricorda il passato, l’altro è ben piantato nel presente, il terzo cammina dritto verso il futuro.
Cominciamo dalla storia, una bella storia davvero, partita da una celebre libreria antiquaria in via di Costantinopoli a Napoli. Cresciuto in questa particolare “azienda” di famiglia, il giovane Gennaro cominciò presto a scartabellare tra le carte antiche, le mappe settecentesche della città, le planimetrie del porto e qualche ritaglio di giornale. Esemplari sfuggiti forse ai collezionisti, testimoni di un tempo che non c’è più, destinati magari a essere dimenticati in un fondo di magazzino. Se il Picasso cubista inseriva nelle proprie nature morte frammenti essenziali di realtà, riportando così l’opera alla cronaca del presente, se Rauschenberg negli anni cinquanta cominciò a includere nei suoi Combine Painting oggetti veri, scarti della civiltà industriale e del consumo di massa, Gennaro Regina ha voluto proseguire e aggiornare questa linea di ricerca al fine di dare il giusto peso alla memoria. Una memoria non generica bensì fondata sulla propria identità, sul vissuto personale. La carta geografica del tempo si chiama Napoli, straordinaria capitale del Mediterraneo, centro propulsore delle arti, metropoli stratificata che si esalta per le sue stesse contraddizioni, sovrastata da un monte di fuoco apparentemente calmo, ma giusto solo apparente. Il rumore di fondo somiglia a un ruggito, un monito, un destino. Popolare e insieme aristocratica, stesso destino scritto nel nome e cognome del nostro artista, Gennaro e Regina. Fin qui la storia. Il presente di Regina è, invece, aver capito che la pittura da cavalletto, il dipinto come specchio della tradizione, linguaggio codificato e immutabile, oggi non ha più senso. Gennaro non dipinge ma “performa” pittura, in un movimento del tutto opposto a ciò che accadde negli anni Ottanta quando sulla scena internazionale si imposero diversi pittori provenienti dalla performance e dalla Body Art. Pittura oggi è invadere uno spazio, sovvertirlo, rovesciarlo. La pittura oggi ha bisogno di un palcoscenico, ci affascina la costruzione in diretta, la magia del farsi live, rapidamente, stravolgendo quell’abitudine all’isolamento dello studio, rinunciare ai muri e aprirsi al mondo. Una matrice culturale che affonda negli anni Settanta, ai tempi della Land Art, cominciando da quella salita sulle pendici del Vesuvio, accanto a un cratere battuto dal vento, dove Regina ha realizzato un grande quadro portando fisicamente il suo omaggio al monte
simbolo, proprio lì, tra terra e cielo, prima che in un museo o in una galleria. Regina quando lavora tiene sul naso un paio di Rayban Wayfarer neri, come quelli di Andy Warhol, di Lou Reed e di Bob Dylan. E come Warhol, Regina dedica parte significativa della sua riflessione pittorica al Vesuvio, che per il guru della Pop Art, ai tempi in cui lavorava con il gallerista napoletano Lucio Amelio, fu un’icona strabiliante, coloratissima e minacciosa. Gennaro parte da lì e riattualizza l’immaginario popolare della sua città che fin dagli anni ottanta ebbe grande impatto internazionale. Intorno a sé lo staff lo segue, agisce, controlla, come una Factory in movimento. Il presente della pittura Regina lo ha capito benissimo. Ha il senso della costruzione scenica, sa costruire uno spettacolo, diverte e fa pensare. Il capolavoro non esiste più, l’opera va accompagnata, seguita, condivisa (termine che usiamo solo per il web, per i social, ma la prima e più naturale condivisione avviene sempre tra persone nello stesso luogo e nello stesso tempo). Siamo dunque al futuro della pittura. Interroghiamoci pure sul destino di un’immagine statica, fissa, immobile e trasformiamola in qualcosa di dinamico, che non teme la mutazione. Trasformiamola in un video, con effetti da time lapse, ricercate soluzioni ottenute in post produzione, buttiamola in rete, comunichiamola al mondo. Gennaro Regina ama la musica e anche in questo caso si muove a pendolo tra la storia e l’attualità. Ha reso omaggio al Festival di Sanremo e a Lucio Dalla (tutti sappiamo quanto il cantautore bolognese amasse Napoli, basta riascoltare le note immortali di Caruso) ma la sua colonna sonora live gliela costruisce, insieme al lavoro di scrittura di Luca Longobardi e Salvio Vassallo, entrambi giovani musicisti molto interessanti, un assoluto talento dell’elettronica contemporanea, Roberto Funaro, protagonista fin dagli anni novanta del djing e del clubbing, abile e ironico rimescolatore di sonorità che vanno dall’house ai neomelodici (i più giovani conosceranno certo Liberato, siamo da quelle parti). Insomma, Gennaro Regina non è affatto geloso della sua pittura, non ha alcun atteggiamento conservatore nei confronti dell’opera, la prende e la butta nella strada, in mezzo a noi. Fa suonare i colori e ci fa vedere le note. Tanta roba. La mostra di Ercolano è vera e propria architettura - altro elemento fondativo della sua poetica - spettacolare installazione tra dipinti, collage e materiale tratto dalle performance dal vivo, il tutto presentato come un unicum visivo di formidabile impatto. Al visitatore è richiesta una tensione immersiva, il lasciarsi condurre nella scatola - The Box - per meglio percepire il mistero dei colori di Regina, che ci racconta il fuoco e l’aria, il mare e il suono, il video e il dipinto. Se questi sono i tratti della pittura contemporanea, allora si ci siamo proprio.
PAINTING
AboutGennaroReginaorhisthree-leggedpainting(past,present,future)Gennaro Regina, explosive like the Vesuvius, that has now become his trademark, his unique label, his talisman, always bursts with three-legged ideas: one reminds of the past, the second one symbolizes the present and the last one walks right towards the future. Let’s start from his story, a truly fascinating story born in a wellknown antiquarian bookshop located in via Costantinopoli in Naples. Grown up within this peculiar family “business”, the young Gennaro had soon the possibility to leaf through ancient documents, 18th century maps of Naples, layouts of the harbor and newspaper clippings. It was about rare records that collectors, maybe, didn’t notice, chronicles of a past era which were, maybe, destined for forgetfulness in a storage space. Just as Picasso included, in the cubism period, essential traits of reality in his still-life paintings, so creating a connection with the present time, or as Rauschenberg started including, in the 50’s, real items in his Combine Paintings, such as industrial waste or objects of mass production, so Gennaro Regina has decided to pursue and update this kind of research in order to give the right importance to the subject of memory. A memory based on his identity and personal life. The map of Time is written in the name of Naples, extraordinary capital overlooking the Mediterranean Sea, an artistic pole, a multisociety metropolis which gets excited about its own contradictions, dominated by a seemingly calm volcano, just seemingly. The background noise sounds like a roar, a warning, a destiny. A city both popular and sophisticated, a vocation also expressed in the name and surname of the artist, Gennaro and Regina. This is the background. Regina’s present, instead, is tied to the understanding that easel painting, or painting conceived as the mirror of tradition, an immutable code, doesn’t make sense anymore. Gennaro does not paint, he “performs” art, but in a way that is far from the style developed in the Eighties when the international artistic scene was dominated by artists coming from the school of performance and Body Art. Nowadays, painting means invading a space, changing and overturning it. Today, painting needs to be on stage, we’re attracted by creation in real time, the magic of live and rapid executions that upset the old habit of isolating in one’s atelier, so letting break on through and open up to the world. Such cultural roots date back the Seventies, the age of Land Art, when he climbed to the Vesuvius, near a windblown crater, where he painted a picture on the spot, between earth and sky, honoring the Mount in person before than in a museum or an art gallery.
While working, Regina puts on his black Rayban Wayfarer, like the ones worn by Andy Wahrol, Lou Reed, Bob Dylan. And just like Wahrol, Regina devotes much of his production to the Vesuvius that embodied an astonishing, vivid and threatening icon for the Pop Art guru at the times when he worked with the Neapolitan art dealer Lucio Amelio. Gennaro has started from here, modernizing the collective image of his society who since the Eighties has had a great international influence. His staff follows him, supervises, acts just like a big Factory would do. Regina has well understood the concept of modern painting. He has the sense of theatrical exhibition; he knows how to set up a show, he entertains and makes you think. The masterpiece does not exist anymore; the work needs to be presented, followed, shared. (a term we only use for the Internet and social networks but never forget that the first act of sharing happens between people, in a same place and at the same time). We have, then, arrived to the future of painting. Let’s reflect upon the destiny of a static, fixed image and let’s turn it into something more dynamic that is not scared about revolution. Let’s turn it into a video, with time lapse effects, refined results obtained in post-production, let’s share it on the web, communicate it to the whole world. Gennaro Regina loves music and even in this case he oscillates between tradition and modernity. He honored Lucio Dalla at the Sanremo Music Festival (everyone knows how the Italian singer-songwriter from Bologna loved Naples, you just need to listen again to his timeless song Caruso) but the composer of his live soundtrack - together with the young and remarkable musicians Luca Longobardi and Salvio Vassallo - is Roberto Funaro, a real genius of contemporary electronic music; since the Nineties, he has been protagonist of djing and clubbing styles, expert and ironic in combining sounds going from house music to neomelodic music (youngsters certainly have heard about Liberato, it’s about someone similar). Briefly, Gennaro Regina is not at all jealous of his painting, he’s not conservative about art, he takes his work of art and throws it in the streets, in the crowd. He makes colors play and lets us see the musical notes. Definitely awesome. The exhibition in Ercolano is pure architecture - another essential trait of Regina’s philosophy - a spectacular installation among paintings, collage and stuff taken from his live performances, all presented as a very impressive visual one-off artwork. Visitors are asked to get caught up in an immersive and tension experience, to let themselves be driven in The Box to perceive better the mystery of colors performed by Regina who tells us about fire and air, sea and sound, video and painting. If these are the features of contemporary painting, there we go.
| VITTORIO SGARBI - HOMO LUDENS
L’annuncio di un pittore nuovo è sempre motivo di ansia e di sospetto. Occorrerà capire le sue ragioni, respingerne, con prudenza, le aspettative, rassicurarlo sulla sua auspicabile maturazione, trovare il modo di sottrarsi. È questo lo stato d’animo del critico, e mio in particolare, quando un giovane, sconosciuto artista, mi chiede di scrivere, di presentare, di introdurre. Immagino che molti colleghi, superato il no, quando non siano disponibili a tutto, cerchino parole di circostanza per presentare l’impresentabile, ovvero trovare appigli o pretesti per indicare le ragioni di una scelta artistica, tra le mille possibili. Non è stato, fortunatamente, il caso di Gennaro Regina, un artista napoletano che si annuncia «indipendente e libero da tutto e da tutti». E si rivolge a me per una presentazione al catalogo delle sue opere, ricordando i miei antichi rapporti con suo padre, il libraio antiquario Luigi, di cui, ancora studente, frequentavo la libreria di via Costantinopoli a Napoli, e ricevevo i cataloghi delle sue offerte bibliofile. Infatti, aperto il file delle immagini dei suoi quadri, ho avuto la sensazione di immediata condivisione. Mi sono incuriosito di vederle, compiacendomi della ricerca di Regina nell’identificare archetipi di universale considerazione. Regina non ha paura di essere e di sembrare sentimentale. Non ha paura delle albe e dei tramonti. Non ha paura delle immagini romantiche. Non ha paura del chiaro di luna, e di tutto il repertorio che fu eliminato dalle avanguardie, e in particolare dai futuristi. Qualcuno ha ancora tentato, negli ultimi cento anni, di dipingere paesaggi, di esprimere stati d’animo, di mostrare emozioni davanti alla bellezza della natura. «Vedi Napoli e poi muori». Oggi si muore senza vedere nulla. E si dipinge la morte delle cose, la morte del cuore, la fine dei sentimenti. Però l’uomo è quello di un tempo, quello di sempre. Soffre e ama. Cerca, rinuncia, desidera. I primi paesaggi che ho visto in Gennaro Regina mi sono sembrati immediati, travolgenti, perfetti, perfino troppo riusciti. Ho capito che Regina giocava con la tradizione irrisa, dimenticata, insistendo sul rosso del cielo, sul mare come uno specchio, sul vento, le nuvole, le rocce di ghiaccio, il vulcano come un fuoco d’artificio, il tramonto con i faraglioni, Ischia, Capri, Procida. E anche gli effetti lunari, spettrali, il pino storico davanti al Vesuvio. Tutti gli elementi di un repertorio dissacrato e consacrato.
Perfetto e giocoso. Romantico e ilare. Ingenuo e furbo.
Questo ho pensato.
Poi un dipinto in particolare, con la prospettiva a mezz’asta di un campo di tennis, e la palla sospesa, mi hanno fatto considerare la furbizia e la malizia di chi è consapevole della tradizione del Moderno, la pop art, Alex Colville e Antonio Recalcalati. Un’immagine abile, suggestiva, sapiente. Dunque Regina si muove su diversi registri. E si compiace di luoghi comuni e di tagli compositivi originali e insoliti.
Quando gioca con la luna e con gli effetti notturni, sembra persino rimandare a modelli remoti come quelli dei capricci di Leonardo Coccorante.
Poi però vuole dissacrare, e immagina spazi chiusi, con la Valentina di Crepax non più pop dell’uomo ideale di Leonardo.
Sono divertimenti e icone di un pittore abile che non vuole farsi stringere in un clichè e che capisce il privilegio delle sue origini, di essere napoletano, di potere vivere e raccontare emozioni che ad altri non sono consentite. Così ci sta davanti in modo perentorio, senza scorciatoie, con immagini dirette. Non vuole ingannare e non vuole essere ingannato. In tal modo inizia un lungo percorso che lo porterà a far vedere intelligenza e passione, nella concezione più alta dell’arte come gioco.
Gennaro Regina, homo ludens.
| VITTORIO SGARBI - HOMO LUDENS
The announcement of a new artist is always a reason for anxiety and suspicion. It will be necessary to understand his reasons cautiously rejecting his expectations, reassuring him of his desirable matureness, finding reasons to back out. This is the state of mind of a critic, and mine in particular, when a young, unknown artist asks me to write, to present, and to introduce.
I imagine many of my colleagues going beyond “no”, when they are not open to everything, may seek words in this circumstance to present the unpresentable, which means finding pretenses or excuses to argue the reasons of an artistic choice among thousands of possibilities.
Fortunately, it was not Gennaro Regina’s case, a Neapolitan artist who introduces himself as “independent and free from everything and everyone.” He asked me for an introduction in the catalog of his works in good memories of my old relation with his father Luigi, an antique bookseller. When I was still a student I used to frequent his library in via Costantinopoli in Naples and would get the catalogs of the bibliophiles that were for sale. In fact, I had an immediate feeling of empathy once opening the file with the images of his paintings. I became curious to see them, delighted about Regina’s search to identify the archetypes of universal consideration. Regina is not afraid to be or to appear sentimental. He is not afraid of sunrises and sunsets. He is not afraid of romantic images. He is not afraid of the moonlight, and of the other repertoire that was eliminated by the Avant-garde, and especially by the Futurists. In the past hundred years, someone tried to paint landscapes, to express feelings, to show emotion through the beauty of nature.
“ See Naples and die.” Today one dies without seeing anything. He portrays the death of things, the death of the heart, and the end of feelings. However, a man hasn’t changed with time, he is the same as he has always been. He suffers and loves. Searches, sacrifices, desires.
The first landscapes I’ve seen by Gennaro Regina seemed direct, overwhelming, perfect, almost too controlled. I understood that Regina was playing with the tradition, that has been mocked and forgotten, insisting on the red of the skies, on the sea as a mirror, on the wind, the clouds, the rocks of ice, the volcano like fireworks, the sunset behind Faraglioni, Ischia, Capri, Procida. Even the effect of the ghostly moon on the historic pine tree in front of Mount Vesuvius. His works has all elements of a desecrated and consecrated repertoire.
Perfect and playful. Romantic and hilarious.
Naive and cunning
This is what I thought. Then one painting in particular, a perspective of a tennis court with a tennis ball up in the air, made me consider the cunning and malice of someone who is well aware of the tradition of Modern, Pop Art, Alex Colville and Antonio Recalcalati. A skillful, wise and charming image. Regina moves between different styles. His work welcomes clichés and original compositions with unusual cuts When playing with the moon and the effects of the night, he seems to go back to remote models like the whims of Leonardo Coccorante.
When he wants to desecrate portrays a confined space with Crepax’s Valentina, but even then it’s not more pop than Leonardo’s Vitruvian Man. They are icons of amusement of a skillful painter who does not want to remain in a world of clichés and who understands the privilege of his Neapolitan origins, and of being able to live and tell emotions that others are not permitted. This is how he stands before us in a peremptory manner without shortcuts, with his blunt images. He does not want to deceive, and does not want to be deceived. Therefore, he begins a long journey that will bring him to show intelligence and passion through the highest concept of art as amusement.
|HOMO LUDENS
| SYmbol of REunion of Nations
La Sirena è il simbolo di Napoli forse più antico. A questa creatura leggendaria è legata la storia della nascita della città. Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio (III secolo a.c.) erano tre sorelle e la loro morte viene attribuita all’insensibilità di Ulisse alla malia del loro canto.
I loro corpi vengono trasportati dal mare, sicché Ligea finisce a Terina, Leucosia a Posidonia e Partenope alle foci del fiume Sebeto, dove poi i Cumani avrebbero fondato Neapolis. La sirena sarebbe morta nel luogo in cui oggi sorge Castel dell’Ovo e a Napoli Partenope era venerata come dea protettrice. Raffigurazioni di entità con la coda di pesce, ma la parte superiore del corpo di esseri umani compaiono già in Mesopotamia e per il suo aspetto, la dea assira Atargatis viene oggi considerata la prima “sirena” della storia dell’umanità, ma in quasi tutte le culture del mondo il suo mito è presente. Le opere realizzate sono una sintesi della tradizione Partenopea ma come punto di incontro di paesi e civiltà, storia e leggenda dell’umanità.
Infatti le undici incisioni vanno lette in questa chiave: un’unica lastra e undici tirature realizzate in calcografia con collage ed interventi ad acrilico su ogni pezzo, una diversa dall’altra ma con un’unica matrice, quasi a raccontare l’esigenza ed un monito, in questo momento travagliato dell’intero pianeta, a riunire i popoli per costruire un futuro migliore per i nostri figli.
| Incisione al carborundum
L’incisione al carborundum è una tecnica - messa a punto da Henri Goetz - che consiste nell’incollare una polvere di grani molto duri di carburo di silicio sulla matrice disegnando delle forme e combinando il calibro dei grani e la densità della loro distribuzione prima di incollarli. Questa tecnica che si può utilizzare con altre tecniche di incisione, valorizza il colore e dà una grande ricchezza plastica di materie e di forme.
| SYmbol of REunion of Nations
The Siren is perhaps the most ancient symbol of Naples. The story of the birth of this city is linked to this legendary creature. In the Argonautics by Apollonius Rhodius (3rd century BC) there were three sisters, and their death is attributed to Odysseus’ insensitivity to the malice of their singing. Their bodies were carried by the sea, so that Ligeia ended up in Terina, Leucosia in Posidonia and Parthenope at the mouth of the river Sebeto, where the Cumans later found Neapolis.
The Siren died in the place where Castel dell’Ovo stands today and from that moment onwards, Naples worshipped Parthenope as its Protector Goddess. Depictions of entities characterised by their fish tails and having the upper body of human beings appear even in Mesopotamia and, due to her appearance, the Assyrian goddess Atargatis is now considered the first ‘Siren’ in human history, however, the legend of the Siren is present in almost every culture in the world.
The works created for this exhibition by Maestro Regina are not only a perfect synthesis of the Neapolitan tradition, but also and above all a meeting point of countries and civilisations, stories, and legends of mankind. The eleven engravings must be interpreted as follows: a single plate and eleven intaglio prints featuring both collage and acrylic on each piece, each one different from one another, yet with a single matrix, as if to recount the need - and, at the same time, the warning - to bring people together to build a better future for our children.
| Carborundum engraving
Carborundum engraving is a technique - developed by Henri Goetz - which consists in gluing a powder of very hard grains of silicon carbide on the matrix by drawing shapes and combining the size of the grains and the density of their distribution before paste them. This technique, which can be used with other engraving techniques, enhances the color and gives a great plastic richness of materials and shapes.
|ERUPTIONS
|VESUVIO LIMITED EDITION
|LANDSCAPES
| li galli | 2011 | acrylic on cotton paper | 72x105
| StRomboli | 2011 | acrylic on cotton paper | 94x131
Gennaro Regina ©2021
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Cover | SYmbol of REunion of Nations
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