Voce - novembre 2017

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Anno VI n. 34 / Novembre 2017

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

L' Angolo di Don Giuseppe

Lo diceva Papa Giovanni XXIII

Qual è la tua Parrocchia? Con il mese di ottobre sono riprese le attività parrocchiali: catechismo, incontri di catechesi dei diversi gruppi, impegni caritativi, riunioni, e nuovi progetti pastorali, tesi a porre maggiore attenzione ai Giovani e alle Famiglie. A questo proposito, il nostro Padre Arcivescovo, come ogni anno, ci ha indicato la traccia pastorale per tutta la diocesi, che ha enucleato nel titolo “Di generazione in generazione: Giovani e Famiglia”. Il Vescovo, nell’incontro diocesano tenuto a Bari nello scorso mese, ha detto così: “Una riflessione su una realtà così importante e fondamentale come la Famiglia non può esaurirsi nel cammino di un anno. Per questo motivo, anche in preparazione al Sinodo sui Giovani indetto da Papa Francesco per il prossimo anno, la nostra Chiesa diocesana continuerà la sua riflessione sulla Famiglia, ma con uno sguardo particolare al rapporto Giovani e Famiglia. Infatti, Papa Francesco ricorda che il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana (Amoris laetitia, 189)”. La traccia che il nostro Padre Arcivescovo ci ha offerto è così ricca di ottimismo e di speranza che sembra quasi difficile da attuarsi, ma forse bisogna mettersi in un atteggiamento nuovo per poter annunciare con efficacia la “Gioia del Vangelo” e dare un’autentica testimonianza umana e cristiana. Una cosa ritengo importante all’inizio di questo cammino pastorale: la riscoperta della comunità come Famiglia spirituale, in cui si vivono le gioie e gli affanni della via quotidiana, luogo sicuro di riferimento per creare sinergie. Senza una comunità a cui riferirsi in maniera costante, per vivere la propria fede insieme agli altri, superando una visione ristretta, non può esserci crescita e si diventa cristiani vaganti. Dopo tanti anni che si insiste sulla comunità parrocchiale e sulla necessità e importanza di vivere la fede non come un fatto consumistico (“usa e getta” per intenderci) ci troviamo ancora con tanti fedeli, che scambiano la chiesa per un supermercato: l’importante è che possano trovare la “merce” che aggrada. Si verifica che una domenica si va a “sentire” Messa in una parrocchia, la domenica dopo in un’altra. Per non parlare della guerra dei nulla osta, per l’iscrizione al catechismo in altre parrocchie, per i battesimi, per la prima comunione. Ci rubiamo le pecorelle… A che cosa servono cinque parrocchie, se facciamo il gioco dell’oca? L’impressione è che quanti si comportano così non amano la propria parrocchia, non si sono mai affezionati, non hanno mai assunto impegni di servizio e non vogliono beghe. Sono come le api: passano di fiore in fiore. Quindi è inutile parlare loro di comunità e ancor meno di pastoralità. Tutto si esaurisce in uno sterile “precetto” domenicale. Là, dove vanno, sentono l’invito a partecipare a questo o quell’incontro, a questa o a quell’ attività, ma sono cose che non li riguardano, perché non è quella la loro parrocchia, la loro “famiglia spirituale”. Ecco il motivo per cui questi fedeli “nomadi” se ne vanno appena ricevuti i sacramenti, perché gli avvisi, che saranno dati subito dopo, non sono per loro, sono per quelli della “famiglia”. Si racconta che in una parrocchia (si tratta di tempi passati) un predicatore in un venerdì santo parlava della passione di Gesù con voce possente e tutti erano commossi e piangevano. Solo un uomo guardava con indifferenza verso il pulpito. Il predicatore lo guardava, e continuava la sua predica con maggior calore per scuotere quell’uomo. Niente da fare! Ogni tentativo era vano. Alla fine l’oratore, un po’ seccato e con voce roboante si fermò e disse all’uomo: “Tutti piangono, perché non piangi anche tu?”. L’altro, con molta calma, gli rispose: “Ma io non sono mica di questa parrocchia”! Più chiaro di così! Ripartiamo con un nuovo slancio e con idee chiare per la crescita cristiana della nostra Famiglia Parrocchiale!

-Tradizione e rinnovamento: “Cos'è la tradizione? E' il progresso che è stato fatto ieri, come il progresso che noi dobbiamo fare oggi costituirà la tradizione di domani.”

-Giovani: “La gioventù cerca un cuore che capisca, più che una luce che illumini.”

-Paure e sogni: “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare.”

Il mestiere del Papa: “Mi accade spesso di svegliami di notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e decidere di parlarne al Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che io sono il Papa.”

Dialogare sempre: “Guardarsi negli occhi senza sfidarsi; avvicinarsi gli uni gli altri senza incutersi paura; aiutarsi scambievolmente senza compromessi; cercare il dialogo tenendo presente la differenza tra errore ed errante.”

Don Mimì

Miei cari, a vacanze finite bisogna ripartire e, per farlo, ...ricomincio da me! Almeno sarò sicuro che si riparta davvero!

.. s...ps. p . . . s p ... Ps...ps .

ps...

Nelle pagine interne in seconda:

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Lo dice il Papa: i poveri non si amano a parole Gruppo interparrocchiale famiglie: le iniziative

-in terza: Ma la Madonna non è una sola? Gruppi e Catechisti Letto per voi/ Prima dei Vangeli

-in quarta: Sulle orme del Papa accanto ai poveri Un particolare caso di nullità: la ludopatia Voce… della comunità via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Vito Buttiglione, Francesco Giannini, Vito Sportelli, Vito Giannelli, Rocco Barbalinardo, Giovanni Capotorto, Marina Capodiferro, Marida Donvito Vieni a trovarci e a leggerci on line su http://parrocchiasantaluciagioiadelcolle.blogspot.com Pagina 1 e su http://www.upgo.org/upgov1/


Lo dice il Papa: i poveri non si amano a parole!

Mi permetto di “fare una selezione” del pensiero e delle parole (ma Francesco dà soprattutto la parola ai fatti!) sulla questione poveri. Il senso è chiarissimo: i poveri, Vangelo alla mano, vanno amati con i fatti e cioè con la carità cristiana. La parola al Papa dunque: meditiamo e agiamo di conseguenza! «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18). Queste parole dell’apostolo Giovanni esprimono un imperativo, da cui nessun cristiano può prescindere. La serietà con cui il “discepolo amato” trasmette fino ai nostri giorni il comando di Gesù è resa ancora più accentuata per l’opposizione che rileva tra le parole vuote, che spesso sono sulla nostra bocca e i fatti concreti, con i quali siamo invece chiamati a misurarci. L’amore non ammette alibi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri. Il modo di amare del Figlio di Dio, d’altronde, è ben conosciuto e Giovanni lo ricorda a chiare lettere. Esso si fonda su due colonne portanti: Dio ha amato per primo (cfr 1 Gv 4,10.19) e ha amato, dando tutto se stesso, anche la propria vita (cfr 1 Gv 3,16). Un tale amore non può rimanere senza

risposta. Pur essendo donato in maniera unilaterale, senza richiedere cioè nulla in cambio, esso tuttavia accende talmente il cuore che chiunque si sente portato a ricambiarlo nonostante i propri limiti e peccati. E questo è possibile se la grazia di Dio, la sua carità misericordiosa viene accolta, per quanto possibile, nel nostro cuore, così da muovere la nostra volontà e anche i nostri affetti all’amore per Dio stesso e per il prossimo. In tal modo la misericordia che sgorga, per così dire, dal cuore della Trinità può arrivare a mettere in movimento la nostra vita e generare compassione e opere di misericordia per i fratelli e le sorelle, che si trovano in necessità. «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? [...] A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (Gc. 2,5-6.1417).

alle ingiustizie, che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. Infatti, la preghiera, il cammino del discepolato e la conversione trovano nella carità, che si fa condivisione, la verifica della loro autenticità evangelica. E da questo modo di vivere derivano gioia e serenità d’animo, perché si tocca con mano la carne di Cristo. Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella sacra liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli. Sempre attuali risuonano le parole del santo vescovo Crisostomo: «Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità» (Hom. in Matthaeum, 50, 3: PG 58).

Rocco Barbalinardo

Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà, per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e

Gruppo Interparrocchiale Famiglie: le iniziative Il Gruppo Interparrocchiale dei referenti della pastorale della famiglia ha programmato alcune iniziative comunitarie per l’anno 2017-18. Le prime scadenze a breve termine prevedono: Lunedì 30 ottobre 2017 alle ore 19,30 nella Chiesa di Santa Lucia, un incontro di preghiera con le famiglie di tutte le parrocchie di Gioia (accanto la locandina dell’iniziativa). Domenica 26 novembre, dopo le celebrazioni mattutine, arrivo in Piazza Plebiscito per la “ Festa della famiglia “. Il raduno costituirà l’occasione per condividere un momento di preghiera, di gioia e di socializzazione tra le famiglie delle diverse parrocchie di Gioia. Ulteriori aggiornamenti saranno disponibili presso le rispettive parrocchie.

Francesco Giannini Pag.2


Ma la Madonna non è una sola? Di mamma ce n'è una sola, si dice abitualmente! Anche la Madonna, madre di Gesù e madre nostra, è una, eppure nei secoli si sono moltiplicate le immagini, i titoli attribuiti a Maria, le ricorrenze e le feste a lei dedicate. Maria Vergine, Maria Immacolata, Annunciazione di Maria, Maria Bambina, Nome di Maria, Maria Assunta, Maria Addolorata, Madonna del Rosario, Madonna del Pozzo, Madonna della Neve, Madonna della Pace, Madonna Odegitria, Madonna di Pompei, Madonna di Loreto, Madonna di Lourdes, Madonna di Fatima, etc. Una lista lunghissima, che comprende anche tante piccole località, che vantano la presenza di un’immagine o sono state teatro di apparizioni mariane. Impossibile elencarle tutte. La devozione per Maria (iperdulia) è molto forte nella Chiesa, ma spesso questa infinita lista di nomi e titoli genera confusione, creando dispute e rivalità, che finiscono per allontanare i fedeli dal culto mariano... Mi sembra preoccupante l’atteggiamento di alcuni fedeli, che mettono in contrapposizione le varie denominazioni della nostra Madre Celeste, litigando su quale sia la Madonna più importante, su quale santuario attiri maggiori pellegrini oppure moltiplicano le celebrazioni in onore di Maria, ricorrenze che spesso sono solo un pretesto per mettersi in mostra, organizzando la festa più sontuosa e appariscente. Mi chiedo perché la Chiesa non faccia maggiore chiarezza, ribadendo che c’è una sola Maria e che per amare la nostra Madre Celeste non serve moltiplicare le ricorrenze. Non a caso l’anno si apre con la festività di Maria Madre di Dio, un titolo che racchiude in sé e rende inutili tutti gli altri, il solo che dovrebbe accompagnare ogni nostra giornata, riempire i nostri cuori e dare speranza alle nostre preghiere!

Cronache catechistiche

I Gruppi di Catechesi per l ' anno 2017-2018

Gianni Capotorto

Letto per voi/Prima dei Vangeli di Bart D. Ehrman/Editore Carocci Quando perdiamo una persona cara, dopo qualche anno i ricordi si fanno più offuscati, tendiamo a dimenticare qualche particolare, stravolgere frasi, luoghi e avvenimenti, cercando inconsciamente di riempire i vuoti della memoria. Bart D. Ehrman cerca in questo libro di capire come il racconto sulla vita di Gesù, la tradizione orale sviluppatasi dopo la sua morte sia stata involontariamente modificata dai primi testimoni negli anni che precedono la redazione dei Vangeli. L'autore chiede aiuto a discipline quali l’antropologia, la sociologia e la psicologia per indagare in modo nuovo su quanto l'immagine di Gesù, che è arrivata fino a noi, sia aderente alla realtà storica e quanto invece sia stata distorta durante la trasmissione e la trascrizione nei Vangeli. Un libro stimolante e da leggere con intelligenza critica. Lector in fabula Pag.3


Sulle orme del Papa accanto ai poveri Nell'augurare a tutti un buon nuovo Anno Pastorale, la Caritas parrocchiale vuole illustrare ai fratelli in Cristo quelle che saranno le linee guida che illumineranno il cammino, che abbiamo davanti. La bussola sarà il messaggio del Papa per la Giornata dei Poveri, voluta come frutto perenne dell'Anno Giubilare della Misericordia, che quest'anno sarà celebrata il 19 novembre, 33^ Domenica del Tempo Ordinario. Nel messaggio il Santo Padre ci invita a riflettere su quello, che dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti delle persone meno fortunate e, soprattutto, qual è la motivazione profonda di tale nostro modo di essere, cioè il nostro voler dare una risposta all'amore senza misura di Dio, che è arrivato a donare il proprio Figlio per noi. In questa prospettiva, quindi, si chiede di superare la “cultura dello scarto” e dello spreco, per recuperare la possibilità dell'incontro e dell'aiuto reciproco, che

possono abbattere tutte le barriere, i recinti e i muri, con i quali gli uomini hanno cercato (e cercano) di impedire il primitivo disegno di Dio di una umanità unita. Nella parte pratica della lettera, il Santo Padre propone dei gesti concreti di condivisione, perché, come dice all'inizio dello scritto, citando la Prima Lettera dell'Apostolo Giovanni, non dobbiamo amare a parole soltanto ma con i fatti e con i gesti concreti, che troveranno spazio anche nella nostra Diocesi con alcune iniziative promosse dall'Arcivescovo, quali la benedizione della nuova sede del dormitorio "Don Vito Diana" (il 18 novembre), un incontro con i sindaci della Diocesi sul tema "Custodire la passione del bene" (24 novembre) e la creazione di una Casa-Alloggio per donne in difficoltà e coppie in situazioni di emergenza. Insieme a ciò la Caritas vivrà vari momenti di formazione e di incontro, perché la nostra fragilità creaturale ha sempre bisogno di

conferme e di rafforzamenti. A nome dell'intera Caritas, quindi, facciamo nostro l'invito del Papa alla "riscoperta" del Padre Nostro come Preghiera del Povero, che chiede a Dio, e anche noi chiediamo alla Comunità di esserci vicina, oltre che con l'aiuto concreto (di cui abbiamo sempre bisogno) anche con la preghiera, perché la nostra fragilità sia sempre più piena dell'amore e della Grazia di Dio.

Rocco Barbalinardo Per il Gruppo Caritas

L' ANGOLO DEL D. V.

Un particolare caso di nullità: la ludopatia ovvero la dipendenza dal gioco d 'azzardo. Questa volta le mie riflessioni partono da un caso concreto. Una coppia di giovani si unisce in matrimonio, dopo un breve fidanzamento trascorso serenamente. Dopo le nozze, le gravi condizioni economiche fanno comprendere alla sposa che il coniuge spende il denaro guadagnato altrove. Proh dolor! Si tratta di un caso di ludopatia, ovvero di una grave dipendenza dal gioco d’azzardo. Il caso viene trattato sotto il duplice aspetto dell’errore doloso e della incapacità consensuale. Cosa che si è provata in istruttoria. Intanto, attraverso la documentazione reperita dall’interessata, si è appurata la situazione economica del nucleo familiare. Poi, attraverso la documentazione clinica, presente in atti, si è provata l’esistenza della grave anomalia psichica prima delle nozze. Infine il Giudice ha disposto perizia ex–officio, consentendo così di avere ben chiara la situazione. Le testimonianze hanno apportato ulteriori prove. Due considerazioni finali. Quando si tratta di incapacità ad assumere gli oneri essenziali del matrimonio, è indispensabile la presenza in atti di documentazione attinente al caso. Seconda considerazione: risulta pressocché indispensabile il poter disporre perizia ex–officio, il che implica la necessaria collaborazione di entrambi i coniugi alla procedura di dichiarazione di nullità.

Vito Giannelli Visita il blog parrocchiale on line su

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