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Editoriale • Il vaccino più efficace

DI MARIA LUISA TOLLER

Stiamo concludendo un anno incredibile, in cui l’umanità si ritrovata alle prese con una calamità globale e devastante. In un mondo complicato e complesso, la pandemia da SARS-CoV-2 ha investito come un immane terremoto le vite della gente, i sistemi sanitari, l’economia, la politica. Ma, soprattutto, la pandemia ha contribuito ad aumentare il già profondo divario fra ricchi e poveri, fra chi può continuare a guardare con fiducia al futuro, sopportando qualche disagio, e chi, già sotto la soglia della povertà, perde tutto.

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Papa Francesco, in occasione della IV Giornata mondiale dei poveri, ha richiamato tutte le persone di buona volontà: “Tendi la tua mano al povero. Non sei solo nella vita: c’è gente che ha bisogno di te. Non essere egoista, tendi la mano al povero. Tutti abbiamo ricevuto da Dio un 'patrimonio' come esseri umani, una ricchezza umana, qualunque sia. E come discepoli di Cristo, abbiamo ricevuto anche la fede, il Vangelo, lo Spirito Santo, i Sacramenti e tante altre cose. Questi doni bisogna utilizzarli per operare il bene in questa vita, come servizio a Dio e ai fratelli. Noi, a volte, pensiamo che essere cristiani sia non fare del male, e questo è buono. Ma non fare del male non basta. Noi dobbiamo fare del bene, uscire da noi stessi e guardare coloro che hanno più bisogno. C’è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città, ma tante volte noi entriamo nella logica dell’indifferenza: il povero è lì e noi guardiamo da un’altra parte. Tendi la tua mano al povero: è Cristo. Tendi la tua mano al povero. Hai ricevuto tante cose, e lasci che tuo fratello, tua sorella muoia di fame?”

E, riferendosi specificamente alla pandemia, il Cardinale Matteo Zuppi ha affermato in un’intervista: “Il Papa l’ha detto subito: pensavamo di vivere sani in un mondo malato, narcotizzato dal benessere. Nella scorsa primavera abbiamo scoperto che no, non siamo invulnerabili. Poi è scattato un effetto molla, appena la morsa dell’infezione si è allentata, e ci siamo dimenticati della sveglia che era suonata. Occorre ritrovare consapevolezza, anche in un momento come questo, dove siamo più stanchi, e soprattutto mettere in atto la solidarietà della porta accanto, che è il primo antidoto sociale”. E ancora: “Il vaccino a questo virus? La solidarietà di vicinato! Mai come oggi dobbiamo tessere e ritessere legami che uniscano: le persone, le fasce sociali, le diverse opinioni politiche. Ama Dio e ama il tuo vicino: sono i due comandamenti che Gesù ha unito. Non è possibile dirsi fedeli al Signore e insieme mostrare disinteresse per gli altri. La prima cosa include necessariamente la seconda. Se un cattolico, specie in questo tempo buio, pensa di poter tenere separate le due travi portanti della nostra fede, dovrebbe interrogarsi a fondo e sanare una contraddizione così forte”.