DAILY#2 78. Mostra del Cinema di Venezia - 2Sept2021 Venews+Ciak

Page 1

press conferences sala casinò

11.45 THE POWER OF THE DOG (Venezia78) 12.30 HALLELUJAH: LEONARD COHEN, A JOURNEY, A SONG (Fuori Concorso) 13.30 THE CARD COUNTER (Venezia78) 14.15 È STATA LA MANO DI DIO (Venezia78) 16.00 MASTERCLASS di ROBERTO BENIGNI LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2021 Solo accreditati, prenotazione obbligatoria/ Press holders, only upon reservation

8.30

Sala Grande

11.15

PalaBiennale

VENEZIA 78 press - industry

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Paolo Sorrentino (130’) v.o. italiano st. inglese

Thomas Kruithof (98’) v.o. francese st. italiano/inglese

È STATA LA MANO DI DIO (The Hand of God)

8.30

Sala Darsena

VENEZIA 78 press - industry

THE CARD COUNTER

Teatro Piccolo

LES PROMESSES (The Promises)

PalaBiennale

VENEZIA 78 - FILM DI APERTURA tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

8.45

11.30 Arsenale

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Paul Schrader (112’) v.o. inglese st. italiano/inglese

8.30

LES PROMESSES (The Promises)

Sala Giardino

Thomas Kruithof (98’) v.o. francese st. italiano/inglese

11.45

Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

CALIFORNIE

Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman (81’) v.o. napoletano, arabo st. italiano/inglese

BIENNALE COLLEGE CINEMA press - industry

13.30

José María Avilés (100’) v.o. spagnolo st. inglese/italiano

SCENES FROM A MARRIAGE (ep. 3-4-5)

Sala Pasinetti

AL ORIENTE (To Oriente)

FUORI CONCORSO press - industry

9.00

Hagai Levi (178’) v.o. inglese st. italiano/inglese

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC press - industry

LUNA PIENA (Full Moon) Isabella Torre (15’) v.o. italiano st. inglese

MONDOCANE (Dogworld)

Alessandro Celli (110’) v.o. italiano st. inglese

9.00 Teatro Piccolo Arsenale VENEZIA 78 tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

11.00

Sala Darsena

VENEZIA 78 press - industry

È STATA LA MANO DI DIO (The Hand of God) Paolo Sorrentino (130’) v.o. italiano st. inglese

11.00

Sala Giardino

FUORI CONCORSO press - industry

REPUBLIC OF SILENCE

Diana El Jeiroudi (183’) v.o. inglese, arabo, tedesco, inglese, curdo st. inglese

11.15

14.00

HALLELUJAH: LEONARD COHEN, A JOURNEY, A SONG

Daniel Geller, Dayna Goldfine (115’) v.o. inglese st. italiano/inglese

14.00

CENZORKA (107 Mothers) Peter Kerekes (93’) v.o. russo, ucraino st. italiano/inglese

14.00

Sala Volpi

PROIEZIONI SPECIALI press - industry

INFERNO ROSSO. JOE D’AMATO SULLA VIA DELL’ECCESSO (Inferno Rosso. Joe D’Amato on the Road of Excess) Manlio Gomarasca, Massimiliano Zanin (70’) v.o. italiano, inglese, francese st. inglese

Sala Grande

THE CARD COUNTER Paul Schrader (112’) v.o. inglese st. italiano/inglese

V E N I C E

PalaBiennale

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

VENEZIA 78 press - industry

DAILY#2

Sala Grande

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti - pubblico

Read/Download

Sala Perla

SEGUE A P. 8

2 September 2021

F I L M

F E S T I VA L


May 22nd 2021> February 27th 2022 ART EXHIBITION AT

PALAZZO BONVICINI Calle Agnello, 2161/A, Venice everyday 10 am - 6 pm Screenings on Mondays, Saturdays and Sundays at 11am upon reservation. For bookings please call at +39 041 805 0002

www.fondationvalmont.com

2

#2


T

hirty-one years after the film that revealed her talent to Venice, An Angel at My Table, Jane Campion, the standard-bearer of New Zealand cinema, is in town with The Power of the Dog. The film is a sort of opera western about the clash between a charismatic rancher and his brother’s family, with wild nature as magnificent scenery. Redemption, or rather, its doubtful pursuit, has also always been the central theme in Paul Schrader’s cinema. Schrader is back in Venice with The Card Counter, a dark psychological thriller about a former Abu Ghraib prison guard and torturer who later makes a living as a professional poker player. Starring here and in other titles at the VFF is Oscar Isaac. An homage to Leonard Cohen, Hallelujah by Daniel Geller and Dayna Goldfine will be screened out of competition.

Redemption

T

di Roberto Pugliese

orna l’alfiera del cinema neozelandese Jane Campion con The Power of the Dog, una sorta di western-melò dalle tonalità dure e spiazzanti. Nel cast Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons. La redenzione, o meglio il suo vano perseguimento, è da sempre tema centrale nel cinema di Paul Schrader, che torna in Concorso con The Card Counter, cupo thriller psicologico con al centro un ex-carceriere di Abu Ghraib. Protagonista Oscar Isaac. Da oltreoceano arriva un omaggio al cantautore canadese Leonard Cohen e a una delle sue canzoni più reinterpretate, Hallelujah, nel documentario di Daniel Geller e Dayna Goldfine. Un’altra figura maschile che si impone nella giornata è quella di Fabietto (l’emergente Filippo Scotti) di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, incarnazione autobiografica dello stesso regista nella Napoli degli anni ‘80. Nel cast Toni Servillo. Orizzonti presenta Cenzorka del ceco Peter Kerekes, ispirato alle vere storie di 107 detenute-madri in un carcere ucraino, e Atlantide dell’artista-regista Yuri Ancarani, uno sguardo acuto e limpido sulla Venezia dei ragazzi che rompono il silenzio della città lagunare sfrecciando sui loro “barchini”. La nuova sezione Orizzonti Extra apre con Land of Dreams, una satira politica (non troppo) distopica in un’America che ha blindato i propri confini, di Shoja Azari e Shirin Neshat. La figura di Pietro Coccia viene ricordata da Antonello Sarno in Pietro il Grande.

ATLANTIDE Orizzonti

di Yuri Ancarani con Daniele Barison, Bianka Berényi, Maila Dabbala, Alberto Tedesco, Jacopo Torcellan (Italia, Francia, USA, Qatar, 100’)

SHAPES OF WATER In forma di docufiction il regista indaga uno degli aspetti meno noti nella vita di tutti i giorni, significativamente diffuso tra gli abitanti più giovani di Venezia. Rimasti in numero sempre più esiguo a causa dello spopolamento inesorabile della città, svuotata di abitanti e riempita di turisti, Yuri Ancarani racconta le loro incursioni tra i canali e in laguna a bordo di piccole imbarcazioni chiamate “barchini”, personalizzate con luci a led e dotate di chiassosi impianti stereo e motori potenti. Yuri Ancarani (Ravenna, 1972), video-artista e regista italiano tra i più affermati nella scena internazionale, concentra il suo lavoro in opere in cui si crea un dialogo tra cinema documentario e arte contemporanea. Le sue opere sono state in mostra nelle principali sedi espositive mondiali, a partire dalla Biennale di Venezia. Come regista, ha preso parte al Festival di Venezia nel 2010 e 2011, rispettivamente con i cortometraggi Il capo e Piattaforma Luna .

intervista Roberto Olla di Fabio Marzari

R

oberto Olla è il direttore esecutivo di Eurimages, il Fondo del Consiglio d’Europa istituito nel 1989 per sostenere il cinema europeo. Il Fondo ha sede a Strasburgo e conta 40 Paesi membri, con l’Italia come membro fondatore. Eurimages sostiene finanziariamente le opere cinematografiche prodotte in coproduzione tra i Paesi membri, favorendo la collaborazione tra gli operatori dei diversi stati. Sono vari i titoli presenti quest’anno nelle diverse sezioni del Festival di Venezia, realizzati col supporto finanziario di Eurimages. Quali sono le finalità costitutive di Eurimages e come il Fondo si pone rispetto allo sviluppo delle cinematografie europee? Il Fondo Eurimages è un Fondo del Consiglio d’Europa, non dell’Unione Europea. L’idea fondante è quella di permettere ai professionisti del cinema degli stati membri di Eurimages, che non sono necessariamente gli stessi del Consiglio d’Europa (composto da 47 Paesi), di cooperare per realizzare dei film che il mercato da solo non riuscirebbe a finanziare. Riveste quindi una doppia funzione:

intervista Yuri Ancarani di Fabio Marzari

Yuri Ancarani è un affermato video artista e regista nato a Ravenna, il cui lavoro ha trovato nel tempo un numero sempre più cospicuo di seguaci entusiasti tra pubblico e critici. Il suo percorso intreccia la realtà artistica con quella cinematografica e Photo Maki Galimberti le sue opere nascono da una mescolanza incessante, una necessaria osmosi tra documentario, cinema e arte in cui egli trova una sua visione particolare attraverso l’indagine di aspetti meno noti del quotidiano. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre e musei nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il MAXXI di Roma, il Guggenheim di New York, l’Hammer Museum di Los Angeles, la Kunsthalle di Basilea, la Triennale e il PAC di Milano, il Castello di Rivoli. Tra i festival cinematografici a cui ha partecipato, ci sono la Mostra di Venezia, i festival di Locarno, Rotterdam, Viennale, New Directors/New Films, TIFF Toronto e SXSW - South by Southwest. L’intervista che segue è un dialogo allargato sul tema Venezia prendendo spunto dal suo film “Atlantide” in concorso nella sezione Orizzonti. Come è nata l’idea del film, che capovolge in maniera radicale la visione di Venezia? Qui è la velocità che diventa il trofeo da raggiungere, in una città in cui la lentezza sembra essere la peculiare essenza. Questa è Venezia! La cosa più sorprendente per me è scoprirla un po’ per volta. Non mi sento ancora pronto a “difendere” il film, perché è appena nato, ho bisogno

di cooperazione internazionale, mettendo insieme risorse finanziarie, ma anche talenti e industrie, al fine di supportare la realizzazione di film in grado di penetrare nei diversi circuiti internazionali; di valorizzazione dei cineasti europei, anche i più giovani e meno conosciuti, fornendo loro l’opportunità di esprimere le proprie visioni e le proprie poetiche e opinioni, aggiungendo pluralismo e diversità al panorama audiovisivo continentale. Come si articola la vostra attività? Ci troviamo in un periodo-cerniera. Siamo al termine di un regime durato 30 anni, che è quello classico dell’intergovernativo europeo in cui ogni Stato nomina una delegazione normalmente formata da due persone che compongono il comitato di direzione, l’organismo decisionale che governa e decide sia della politica del Fondo, che dei progetti da sostenere in funzione dei bandi. Questo sistema ha funzionato bene fino a poco tempo fa; ora siamo diventati un Fondo non solo europeo, ma sovracontinentale, aprendoci anche a Paesi extra-europei come Canada o Argentina, che ne ha fatto parte per un anno e poi per ragioni economiche ha dovuto uscirne, o ancora come Israele, che sta bussando alla nostra porta. Insomma, il Fondo sta diventando sempre più grande, enumerando oggi al suo interno ben 40 Paesi. L’architettura prevista all’origine

ancora di metabolizzarlo. Il tema della velocità in una città lenta, ha rappresentato una sorpresa anche per me. Dieci anni fa mi trovavo a Venezia per lavoro come capita più o meno a tutti quelli che si occupano di cultura nel mondo, perché Venezia è la capitale mondiale della cultura in cui tutti ambiscono presentare una propria opera di qualsiasi genere, che sia teatro, fotografia, cinema, arte. Fu allora che notai per la prima volta un adolescente su un barchino e quando chiesi informazioni ai veneziani adulti la risposta che ottenni fu: non dovrebbero esistere. Da lì si inizia inevitabilmente a parlare dell’importanza di vivere la città in un certo modo, in maniera sostenibile, di tornare al remo, viverla di notte vogando nel silenzio, però anche se sono passati dieci anni, questi ragazzi con i barchini continuano ad esserci e la risposta è sempre la stessa: non dovrebbero esistere! E infatti nessuno ha mai parlato di loro. La perentorietà dell’assunto che non dovrebbero esistere ha solleticato fortemente la mia curiosità, il mio interesse su questa realtà, interrogandomi ulteriormente sul fatto che se io non riesco a comprendere questa città allora perché tutti, molti dei quali con sicumera, SEGUE A P. 7 anche chi l’ha vista

andava bene fin quando i Paesi erano una ventina, oggi, con un numero raddoppiato di Stati membri, è diventato tutto un po’ più complicato. Conseguentemente il comitato e il Consiglio d’Europa hanno approvato una riforma che entrerà in vigore a gennaio 2022, la quale prevede il coinvolgimento di esperti esterni pre-approvati dagli Stati membri. La valutazione dei progetti non verrà più fatta dai delegati degli Stati all’interno del comitato di direzione, quindi, ma da esperti indipendenti autonomi che faranno una proposizione che poi verrà approvata dal comitato esecutivo. L’idea è di eliminare questa sorta di doppia identità che i rappresentanti nazionali rivestivano e che ancora rivestiranno fino all’entrata in vigore della riforma, ossia di rappresentare gli interessi nazionali da una parte e allo stesso tempo di essere esperti di cinema e avere il compito di scegliere i progetti migliori, al di là delle diverse nazionalità coinvolte nelle varie co-produzioni. Possiamo dire che Montesquieu è passato da Eurimages! Abbiamo separato due funzioni: quella della raccomandazione sulla qualità del progetto e quella sulla definizione della politica del Fondo, che rimane in capo agli Stati membri, pur sempre i nostri azionisti. Fino a quest’anno c’erano 4 bandi, a partire dall’anno prossimo ne avremo 3, cercando di ottimizzare i costi amministrativi trovando da un lato il giusto equilibrio SEGUE A P. 7

#2 3


Focus Paolo Sorrentino di Andrea Zennaro

T

ematiche forti ed un grande formalismo hanno da sempre contraddistinto l’opera registica di Paolo Sorrentino. Visivamente bulimico e ossessivo nella messinscena come Tarantino, si discosta da lui nella narrazione filmica: non cita né rielabora il cinema del passato, acquisendo invece la tecnica dei maestri, a volte ipertrofica alla Elio Petri in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto per Il divo, a volte catatonica, sottovuoto alla Takeshi Kitano per Le conseguenze dell’amore. Flashback e flashfoward piombano all’improvviso nel mezzo del racconto creando uno spaesamento nello spettatore, che solo in un secondo momento riesce a mettere insieme gli accadimenti. La sua rappresentazione della criminalità, che si insinua nella società in modo silenzioso e invisibile, annientando chi si mette di traverso, è lucida ed efficace. La potenza visiva delle sue immagini riesce a travalicare il racconto filmico diventando un suo marchio distintivo: il male, la violenza, il dolore sono mostrati in modo grottesco, attraverso una lente distorta che restituisce, per assurdo, più realtà di qualsivoglia narrazione ‘realistica’. Il suo originale stile portato allo stremo per alcuni finisce per acquisire però connotazioni talvolta artefatte e autocompiacenti; un manierismo fine a se stesso che emula la poetica felliniana de La dolce vita e 8½, tratto che sicuramente ha avuto un suo decisivo ruolo nell’assicurargli l’Oscar per La grande bellezza. Opinioni. Rimane cinemacinema quello del Nostro, e che cinema!

Paolo’s six Le conseguenze dell’amore (2004) Viaggio introspettivo nell’animo di un uomo alla deriva che cerca una via di fuga impossibile.

L’amico di famiglia (2006) Un usuraio penetra tra le intimità affettive come una malattia distruggendole.

Il divo (2008) Un biopic anomalo e sincopato di un politico spietato che rappresenta il lato oscuro e torbido del nostro paese. This Must Be the Place (2011) La Shoa vista attraverso gli occhi di una rockstar decadente che percorre un viaggio interiore alla scoperta di se stesso.

La grande bellezza (2013) Gioco caleidoscopico che ruota su se stesso ed affascina lo sguardo in un turbine manierista troppo sovraccarico.

Youth - La giovinezza (2015) Meditazione sul tempo perduto e sulle occasioni mancate in un limbo temporale perfettamente orchestrato.

4

#2

VVR

CENZORKA (107 Mothers) Orizzonti

di Riccardo Triolo

di Peter Kerekes con Maryna Klimova, Iryna Kiryazeva, Lyubov Vasylyna (Repubblica Slovacca, Repubblica Ceca, Ucraina, 90’)

BEYOND THE WALLS During a furious argument caused by jealousy, Lesya kills her husband and is sentenced to seven years of prison. When she is arrested, the woman is already pregnant and gives birth to Koyla in the Odessa prison, a world populated only by women: inmates, nurses and guards, wives and widows, daughters, sisters, pregnant women, and women with children. Lesya must give up any hope of raising her child in freedom when her request for early release is denied. Since she has none that could help her, Lesya must find a way to avoid little Koyla ending up in an institution, as required by law at the age of three. Director, producer and university lecturer, Peter Kerekes is one of the most popular Slovak filmmakers, especially for his documentaries, including the award-winning 66 Seasons (2003), that is a debut project narrating 66 seasons of the Košice municipal swimming pool, and Cooking History (2009 ), a documentary on military cuisine shot in 11 European countries, which won the Jury Prize at the Hot Docs International Documentary Festival and a nomination for best documentary at the European Film Awards.

Five-question Game (Hsin-Chien Huang)

interview Peter Kerekes by Marisa Santin

T

he film was inspired by the real-life stories of 107 mothers held in the Odessa prison. The director spent six years there, involving inmates and staff from the institute as actors and producers of the movie.

Why did you decide to tell this story? It is a long story. In 2014, my cameraman, Martin Kollar, and I were preparing a documentary about the last censors. Nowadays, all censorship is carried out by an algorithm, but we were interested in the human beings censoring films in Nollywood, fashion magazines in Arab countries and love letters in prisons. That’s how we met Iryna, a prison guard in Odessa prison. She opened a window into a world of female inmates incarcerated with their young children. We were presented with a large number of compelling life stories, which took over the whole film. I wanted to give the inmates a voice and a chance to tell their story, which can be seen in the film directorial style. Even though the film itself is fiction, all the situations are based on true stories. How would you describe Lesya (the protagonist mother) and Iryna (prison guard)? We visited approximately twelve different prisons in Ukraine. When we met Iryna, I was fascinated by her as a character and as a personality, how she presented herself. She could be awful (even to us), but she went above and beyond to help the inmates. I knew that she has to be the star of the film. As the documentary became fiction, the story began revolving around her. I realised that her best scenes are when she interacts with other characters. Depending on who she is talking to, she reveals a different side of her character. sometimes kind, sometimes sharp (like to those inmates leaving CONTINUES... cigarette buds on a floor) and sometimes lonely. She lives a very tidy life,...

Director's cuts

Expanded horizons

Looking at today’s programmes it becomes apparent how much we pushed forward in this direction and how much cinema changed at a global level. Today, we can find in the main competition titles that would have only made it to secondary programmes years ago. And the reverse is also true: there are titles in the Orizzonti section that are very well worthy of a spot in the main competition. Another crucial aspect is exemplified in what happened in the late Nineties: the imperative seemed to be to do away with any genre stereotype. Today, we are squarely back to genre cinema and real auteur filmmaking. We also understood how important it is to keep in touch with your audience. If you make a movie, that’s because you want to tell someone a story, and this narration must take place on some common ground, be it a genre, a language… especially today, given how new distribution platforms allow filmmakers to reach a much, much wider audience.

#1 Cosa racconta la tua opera? Samsara è un racconto basato sul concetto di ‘reincarnazione’. A seguito di un olocausto nucleare, l’umanità ha lasciato la Terra e si è evoluta in una nuova specie. Tornati sulla Terra dopo centinaia di anni, questi esseri sovrumani vengono perseguitati dai loro antenati. Per spezzare la catena di violenze, devono assolvere al loro karma. #2 Un motivo per indossare il visore e sceglierla? Non si tratta di una semplice esperienza narrativa: il pubblico, indossando il visore, assumerà diverse identità. Il corpo del fruitore è un elemento vitale della narrazione. #3 Quali opportunità espressive ti offre la tecnologia immersiva? Offre la possibilità di vivere la storia in prima persona, un’esperienza simile alla meditazione perché consente di guardare dentro se stessi. La tecnologia immersiva ci dà l’opportunità di costruire nella mente del fruitore un ambiente in grado di migrare da un corpo all’altro, da uno stato mentale all’altro. #4 Qual è il tuo background? Ho studiato arte, ingegneria meccanica, design industriale e interattivo, grafica 3D. Le mie esperienze passate includono il design di prodotti, la direzione artistica di videogame, installazioni multimediali, visual design. Questo approccio multimediale mi consente di coniugare una grande varietà di media alla VR. #5 Un pronostico per il futuro dell’arte immersiva? Credo che le XR (Cross Realities) ci consentiranno di fare arte in modo più veloce, economico e diretto. Gli artisti disporranno di una piattaforma che raggiungerà il pubblico ovunque. Tutto ciò che ora è concettuale e astratto diventerà tattile, potremo vivere l’arte attraverso i cinque sensi.

LUN HUI (Samsara) CONCORSO di Hsin-Chien Huang (Taipei, 21’)


I GUARDIANI DEI SOGNI Una satira politica ambientata in un futuro prossimo in cui l’America ha chiuso i suoi confini al resto del mondo e vuole controllare al massimo i suoi cittadini. Simin, una donna iraniana americana, tra gli ultimi immigrati ammessi nel Paese, lavora per la più importante agenzia governativa, il Census Bureau, che sviluppa un programma per registrare e archiviare i sogni dei cittadini. Pur rivestendo un ruolo importante, Simin ignora che il governo ha messo in atto un complotto per controllare la popolazione... Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) è un’affermata artista, regista e fotografa. Ha lasciato l’Iran poco prima della rivoluzione komehinista, trasferendosi negli Stati Uniti per studiare arte a San Francisco e alla Berkeley. Al suo ritorno in Iran ha immortalato i cambiamenti del Paese con una serie di cicli fotografici. Leone d’Oro alla Biennale Arte del 1999 e Leone d’Argento alla Mostra del Cinema per la miglior regia nel 2009 con Uomini senza donne. Shoja Azari (Shiraz, Iran, 1958) è un artista e regista iraniano. Nel 1983 decide di trasferirsi a New York e nel 1997 inizia una proficua collaborazione con Shirin Neshat che porta alla realizzazione di videoinstallazioni, cortometraggi e pièce teatrali multimediali.

LAND OF DREAMS Orizzonti Extra

Focus Jane Campion di Cesare Stradaioli

L di Shirin Neshat, Shoja Azari con Sheila Vand, Matt Dillon, William Moseley, Isabella Rossellini, Christopher McDonald, Anna Gunn (USA, Germania, Qatar, 113’)

intervista Shirin Neshat

ma i suoi pensieri e il suo modo di vivere si avvicinano di più a quelli americani, poiché crede in valori come l’indipendenza e la libertà.

di Maria Casadei

In un recente articolo il suo film è stato definito una satira politica. Lei concorda con questa definizione? Sono d’accordo. Il mio film non è certo divertente, ma ridicolizza la politica e, in particolare, i governi fanatici. Land of Dreams è una satira politica che mette in luce l’assurdità delle scelte dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. Il lavoro intende criticare i regimi e vuole far riflettere le persone sul carattere grottesco della politica.

D

ivisa tra Iran e America, attraverso le sue opere Shirin Neshat tratta temi importanti come l’identità, il genere e il rapporto tra la propria tradizione culturale e religiosa. Ho avuto l’occasione di ‘incontrarla’ su zoom. Mi ha accolto con un sorriso dolcissimo e con grande entusiasmo. Una conversazione che definirei interessante ed illuminante.

Nei suoi lavori le donne sono spesso le protagoniste. Come descriverebbe il personaggio di Simin? Quali valori incarna? I miei lavori parlano di donne perché io stessa sono una donna e quindi sono particolarmente attenta alla condizione femminile e alle Fondazione In Between Art Film su iniziatisue problemativa di Beatrice Bulgari, fondatrice e presidenche. Simin è una te, promuove il dialogo tra i diversi linguaggi donna iraniana artistici contemporanei, esplorando i confini che vive negli Stati tra video, cinema e performance e sostenenUniti come me. do il lavoro di artisti e istituzioni che esploraÈ intimamente no il campo delle immagini in movimento. legata alla cultura La Fondazione prosegue il lavoro della casa di del suo paese, l’Iproduzione In Between Art Film, fondata nel 2012, collaborando con istituzioni internazioran, ma allo stesso nali quali: La Biennale di Venezia, MAXXI di tempo sente una Roma, Tate Modern di Londra, Documenta, grande distanza Manifesta, Centre d’Art Contemporain di dal suo luogo Ginevra, Lo schermo dell’arte di Firenze, il d’origine. Dhaka Art Summit e Loop Barcelona. È iraniana ‘dentro’

Land of Dreams fa parte di un progetto artistico più ampio che comprende anche fotografie e installazioni video. Cosa l’ha portata a ideare questo progetto? Nasco innanzitutto come fotografa e artista visuale. Prima di Land of Dreams avevo tenuto ben distinte queste forme artistiche. Tuttavia, negli ultimi anni ho pensato che sarebbe stato interessante fonderle insieme per creare qualcosa di nuovo, così decisi che era ora di sperimentare. Nel 2019 mi sono recata in New Mexico, dove ho realizzato un’installazione video sugli abitanti del luogo di ogni etnia, cultura e religione, dipingendo un vero e proprio ritratto dell’America di oggi. La protagonista, Simin, è andata di porta in porta per raccogliere i sogni della popolazione americana. Questo lavoro iniziale era enigmatico e astratto, mentre nel film la storia diviene più articolata e raggiunge una maggiore complessità, anche se l’idea alla base rimane la stessa. Il suo lavoro veicola un messaggio. Se dovesse riassumerlo in una frase, quali parole utilizzerebbe? Voglio creare un cinema sperimentale ed eccitante che trasmetta valori importanti. Il messaggio di Land of Dreams è per tutti i cittadini dell’Iran. Penso che oggigiorno sia estremamente importante che il cinema arrivi al cuore di tutte le persone, che si utilizzi l’arte per rappresentare e commentare ciò che accade in America, soprattutto agli immigrati.

La versione di Savage Thomas Savage è un raffinatissimo scrittore statunitense, sulla scia di Steinbeck ed Hemingway. In termini di notorietà ha pagato un prezzo per la sua dichiarata omosessualità, in una epoca, anni ‘40 e ‘60, in cui questa era ancora un peccato. Il suo Il potere del cane del 1967 è una opera d’arte, in termini di scrittura e di poesia. Narra di pianure selvagge del vecchio West così come un solo nativo poteva fare; Savage infatti nasce e cresce in una fattoria del Montana. I pellerossa stanno abbandonando il territorio natio, i bianchi immigrati vedono svanire un sogno e accrescono la massa di indigenti, i proprietari di terre strappate agli indiani aumentano la loro ricchezza, bestiame, granoturco o petrolio che sia, portando le prime lussuose Cadillac e

a narrazione dice che, qualche mese dopo l’uscita, la fragorosa uscita, di Lezioni di piano, Jane Campion ricevette una brevissima lettera scritta a mano che così recitava: «Ho apprezzato il suo film. Stanley Kubrick». Non proprio roba per tutti e di tutti i giorni. Terzo lungometraggio della regista neozelandese, divenne a tutti gli effetti il suo lancio definitivo, finalmente nota non solo alla critica più attenta ma anche al grande pubblico. Cineasta di bassissimo profilo pubblico, impastata fino in fondo di quelle che sono le sue radici – natura immanente, grandi solitudini, lunghi silenzi e ampie gestualità –, si contano in un numero davvero esiguo i suoi film, indice della necessità di lunghi tempi di riflessione per passare dall’idea all’opera. Intorno alla quale non sono mancati dibattiti anche di un certo livello. Campion si è fatta nel tempo anche la fama di femminista d’assalto perché nei suoi film gli uomini usano la sopraffazione in omaggio al conformismo dentro il quale vivacchiano, compiendo gesti di prepotenza e di violenza – memorabile l’amputazione del dito in Lezioni di piano – dettati dalle esigenze di comportamento che quelle donne/ragazze sistematicamente disattendono. Uomini spesso capaci di coprirsi di ridicolo come il macho Harvey Keitel, il quale si traveste da vecchia baldracca in Holy Smoke. Sciocchezze. Dietro a un conflitto che solo incidentalmente o per ragioni sociali contrappone donne e uomini, si legge evidente l’anelito di libertà, il bisogno di essere quello che ci si sente di essere, a dispetto delle convenzioni.

Jane’s five Sweetie (1989) La famiglia non è davvero un luogo paradisiaco, specie attraverso gli occhi di una ragazza “non in regola” con i canoni imposti dalla società.

Un angelo alla mia tavola (1990) Tratto dall’autobiografia della scrittrice Janet Frame, in tre diversi capitoli ripercorre la sua vicenda umana. Leone d’Argento.

Lezioni di piano (1993) Ancora una donna che attraversa il mondo, ancora una donna ‘diversa’, che nega la parola a sé e agli altri. Palma d’Oro e tre Oscar, tanto per gradire…

Holy Smoke - Fuoco sacro (1999) Hudson sulle strade non ancora asfaltate. Storia di due fratelli, diversi tra loro e interpreti di diversi mondi. Natura e cultura contro tecnica e umanità. Il rancher Phil, simbolo della rudezza del West, che conosce greco e latino, ma capace di spellare un animale a mani nude, ha un segreto che neppure lui conosce e che non riveliamo. La scrittura mostra una grande sensibilità per cogliere le sfumature di gesti, intonazioni, silenzi. Il titolo, ripreso da un apologo dell’anglicano Book of Common Prayer, si riferisce a una formazione rocciosa su una collina, dove si potrebbe leggere l’immagine di un cane proteso alla caccia. Simbolo di sensibilità nella visione della natura, ma anche della spietata caccia di un predatore per raggiungere una preda. È la doppia natura di Phil. Loris Casadei

Una figlia che sbrocca e si aggrega a una setta. La famiglia la va a riprendere, affidandola a quello che oggi chiameremmo mental coach. Campion ci va giù pesante.

Bright Star (2009) Una giovane di buona famiglia osa indossare i vestiti che lei stessa cuce e che non solo apprezza i versi di John Keats, ma se ne innamora e vuole sposarlo. Ovviamente ostacolata.

#2 5


PLAYLIST Leonard Cohen

SOUNDTRACKS Discontinuità soniche a cura di F.D.S.

a cura di Massimo Macaluso

P

rimi anni ‘60. Un giovanotto canadese, poeta di belle speranze, annoiato e intristito dal clima plumbeo di Londra, dove si era trasferito in cerca d’ispirazione, scopre casualmente nella filiale di una banca greca, attraverso il racconto di un cassiere sorridente che gli descrive la bellezza e il calore del suo paese, che c’è un altro mondo possibile per dare luogo alla sua creatività. E lo trova nell’isoletta di Hydra, che in quegli anni era fucina di giovani talenti: artisti. poeti, musicisti, pittori. Là conosce il grande amore della sua vita, Marianne Ihlen, e con lei passa sette anni in quel meraviglioso paradiso. Così comincia la favola di Leonard Cohen, che proseguirà per più di quattro decenni, un’avventura vissuta con l’inconfondibile andatura un po’ dinoccolata e apparentemente disincantata, elegante, con quella sua voce inconfondibile, coi toni così bassi e particolari, ma troppo viscerale, che non può non far venire in mente quella di Fabrizio De André. Una voce così intensa che gli avrebbe permesso di cantare qualsiasi cosa con risultati strappa applausi. E come De André, il canadese non si è mai speso invano, mai ha sprecato il suo talento. Ha distillato nel corso della sua vita artistica sempre autentici capolavori, è sopravvissuto alle mode, al rock anni ‘70, al punk, alla new wave, al pop anni ‘80. Lo ha fatto con la sua proverbiale flemma, tenuto a galla da saggezza e cultura e portando sempre con sé una valigia di canzoni dove non mancavano mai disperazione, tristezza e pessimismo, come quando nella canzone The future, del 1992, ben prima delle Torri Gemelle, cantava: «Ho visto il futuro, ed è un macello».

Dance Me to the End of Love (Various Positions, 1984) Non una canzone d’amore come appare, o comunque non solo…

«I

temi troppo melodici e armoniosi oggi non vanno bene, troppo lirici per il cinema attuale. Le belle colonne alla Morricone sarebbero impossibili, tutto è diventato più dinamico e minimalista. I compositori classici di score fanno una musica perfetta, senza significato semantico. Una coperta, bella e professionale, ma senz’anima». Sono parole dei fratelli Galperine, Evgueni e Sacha, russi trapiantati a Parigi dal 1990, che firmano la colonna sonora del film in Concorso di Audrey Diwan L’événement. Non è solo un giudizio sul cambiamento del dna del corpo filmico che si è venuto a creare con l’esplosione dell’iper-cinetismo nel cinema odierno, è anche una dichiarazione di guerra nei confronti del modo classico di concepire la musica da film. I Galperine stanno evidentemente parlando dei grandi che hanno firmato le colonne sonore dei film che hanno fatto la storia del cinema a partire dalla metà degli anni ’60 fino a poco tempo fa: musicisti di estrazione classica in grado di padroneggiare la scrittura per una vera orchestra sinfonica, di creare temi che comunque avessero una bellezza autonoma rispetto alla scena per cui venivano utilizzati, di

comporre, insomma, seguendo l’obiettivo della perfezione assoluta. Stiamo parlando dei Sommi, ossia Jerry Goldsmith, Ennio Morricone, John Williams, Howard Shore, Danny Elfman, Thomas Newman, per arrivare ai più giovani rappresentanti della corrente, Hans Zimmer (65 anni) e Alexandre Desplat (61). Non è che questo modo di concepire la colonna sonora non avesse subito attacchi, intendiamoci: ricordiamoci quel genio solitario e visionario di John Carpenter che nel 1973, con Dark Star, diede la prima spallata a questa marmorea concezione con l’introduzione del synth al posto dell’orchestra, dando vita, nel decennio successivo, all’esplosione e alla fama imperitura di colonne sonore elettroniche quali Blade Runner e Fuga da New York. Tuttavia è dagli anni ’90 che una nuova generazione di musicisti si affaccia nell’empireo della musica per il cinema: si tratta prevalentemente di musicisti che non hanno un background classico, ma rock soprattutto, industrial, talvolta jazz. I più noti e valenti di loro sono Nick Cave, Jonny Greenwood (chitarrista dei Radiohead), Cliff Martinez (batterista di Lydia Lunch e dei Red Hot Chili Peppers), Trent Reznor. Ebbene, ci sembra che mai come in questa edizione della Mostra l’evidenza di questa discontinuità trovi una sua plastica celebrazione: a fronte di pochissime colonne sonore di matrice classica (Alberto Iglesias per il film di Almodóvar e Zimmer per quello di Ridley Scott), notiamo una proliferazione di musiche composte da autori di estrazione rock o comunque di derivazione altra: oltre ai fratelli Galperine, Greenwood firma le colonne sonore di due film in Concorso (Larraín e Campion), i Verdena quello dei fratelli D’Innocenzo, Dickon Hinchliffe quello di Maggie Gyllenhaal, Robert Levon Beer il film di Schrader, Ibrahim Maalouf il film polacco. Ovviamente, l’equazione “musicista rock=chitarre elettriche al massimo volume” non è assolutamente garantita: le musiche composte da Greenwood per i film di Paul Thomas Anderson, ad esempio, prescindono da qualsiasi espediente rockettaro e sono degli esempi di scrittura rarefatta e misteriosa, in totale aderenza al cinema del regista californiano. Questa Mostra del Cinema potrà farci comprendere se questo assalto al cielo della musica per film da parte del rock & affini sia dovuto eminentemente ad un semplice passaggio generazionale oppure se invece tale cambiamento interesserà proprio il senso assoluto della scrittura musicale per il cinema, la sua natura semantica di strumento interpretativo del film.

Architetture cinematografiche

Biennale College

So, Long Marianne (Songs of Leonard Cohen, 1967) Un pezzo dedicato al grande, anche se non unico, amore della sua vita. Che morì tre mesi prima di lui, suggellando la linea d’unione infinita delle loro vite.

Famous Blue Raincoat (Songs of Love and Hate, 1971) Un episodio personale della vita di Cohen, un triangolo amoroso tra lui, una donna chiamata Jane e un uomo identificato come “mio fratello, mio assassino”.

6

#2

HHHH½ HHHH

HHHH

HHH

BEN CROLL INDIEWIRE

HHHH

JONATHAN ROMNEY THE OBSERVER

HHH½

THE FILM VERDICT

HHHH

Sala Giardino h. 17.00

BARBARA HOLLENDER RZECZPOSPOLITA

PIERRE EISENREICH POSITIF

HHHH

dente, nel suo film affronta il tema della morte, che si traduce nella riflessione di un figlio unico che scopre improvvisamente la ‘natura maligna’ del mondo, attraversando la storia di una famiglia americana nell’arco di vent’anni.

SUSAN VAHABZADEH SÜDDEUTSCHE ZEITUNG

TOMMASO KOCH EL PAIS

MADRES PARALELAS

MICHEL CIMENT FRANCE CULTURE POSITIF

INTERNATIONAL CRITICS

First We Take Manhattan (1987) Il ritmo del brano poco consueto per Cohen e il significato ribellista che fa il paio con The Partisan me lo fa includere in questa personalissima, opinabilissima (per fortuna!) playlist.

Incertezza, paura e consapevolezza si fondono nell’animo di un bambino, protagonista del nuovo lungometraggio del regista americano Ricky D’Ambrose che, dopo Notes on an Appearance (2018), ritorna sulla scena con The Cathedral. Nominato nel 2017 tra i venticinque nuovi volti del cinema indipen-

THE HOLLYWOOD REPORTER

Negli anni è assurta ad inno dei movimenti insurrezionalisti di tutto il mondo.

SCREEN INTERNATIONAL

The Partisan (Songs from a Room, 1969)

HHHH

Quest’anno per la prima volta il Teatro Piccolo Arsenale apre le sue porte alla Mostra. Tra le proiezioni offerte, due Eventi Speciali dedicati all’architettura. In Ricostruire insieme, Biennale architettura 2021 di Graziano Conversano Roberto Cicutto affronta i dubbi esistenziali generati dalla attuale crisi globale. Lo spettatore, con l’ausilio dei più importanti architetti contemporanei, è invitato a ripensare al proprio stile di vita. GES-2 di Nastia Korkia descrive la riqualificazione della omonima centrale elettrica russa. Acquisita dalla V-A-C Foundation, è stata infatti trasformata in un centro culturale dal Renzo Piano Building Workshop. Teatro Piccolo Arsenale h. 16.30


SEGUE DA P. 3

Intervista Yuri Ancarani

una sola volta, sono convinti di conoscere Venezia? Ho pensato così di osservare questa città con gli occhi di un ragazzino, convinto che fosse una disposizione interessante per entrare in maniera non banale, meccanica, nelle sue viscere vitali. Ho quindi iniziato a fare la mia ricerca, vivendo per del tempo in questo straordinario microcosmo lagunare. Una delle prime cose che ho capito è che per conoscere Venezia devi conoscere la Laguna. Tutti i veneziani la vivono intensamente e così ho deciso di fare anch’io un po’ di esperienza di vita nelle isole tra Burano, Sant’Erasmo e Pellestrina. Cominciando a conoscere, a frequentare le isole ho iniziato ad assicurarmi il rispetto adeguato da chi qui ci vive o ci passa con regolarità del tempo così da guadagnarmi l’accesso a questo mondo che è davvero ancora altro, un contesto in cui è davvero fondamentale immergersi per comprendere cosa sia veramente Venezia per un veneziano. In più mi sono concentrato sulla vita degli adolescenti, perché pur con un progressivo spopolamento che dura da decenni, comunque ragazzi ce ne sono e non pochi come si potrebbe invece immaginare, i quali vivono immersi in uno stile di vita fortemente identitario e presente, ma al contempo anche espressione di una radice fortemente connessa con la profondità storica di questo luogo. Perché in fondo i barchini hanno sempre significato per i veneziani di tutte le generazioni un punto di partenza; i primi amori, i primi rituali per diventare adulti e la ricerca del limite fa parte di questo momento di crescita. Il film è nato seguendo le vite dei ragazzi ad una velocità pazzesca, adolescenti che nel giro di un anno cambiano con un’accelerazione vorticosa. Un film che è cresciuto assieme alla mia curiosità di immergermi in questo mondo praticamente mai raccontato, mai restituito nella sua essenza. Il che non significa che la sua lettura risulti impervia. È un’opera del tutto comprensibile. Nelle note di regia si legge che il film è nato senza sceneggiatura. Quali le ragioni di questa scelta? Atlantide è un film nato senza sceneggiatura, sì. I dialoghi sono rubati dalla vita reale e la storia si è sviluppata in divenire durante un’osservazione di circa quattro anni, seguendo la vita dei ragazzi. Questo metodo di lavoro mi ha dato la possibilità di superare il limite di progettazione tradizionale nel cinema, ossia il canonico schema per cui prima viene la scrittura e poi vengono le riprese; il film si è lentamente costruito da solo. Potrebbe spaventare un film realizzato da un artista, si potrebbe pensare a chissà quale razza di caos si sviluppi al suo interno; invece è il contrario, non c’è proprio niente di ‘incasinato’ in questo lavoro. Per me ogni immagine deve avere un suo significato, deve esistere autonomamente. Ho seguito per quattro anni in prima persona la vita di Venezia; i cambiamenti erano continui e gli accadimenti drammatici di questo periodo paradossalmente hanno rappresentato la forza di questo progetto. Se avessi scritto qualcosa di statico sarebbe stato superato dagli eventi e oggi risulterebbe vecchio, ammuffito e puzzolente. Invece qui il racconto è vivissimo. La Venezia di Yuri Ancarani Alla fine sono rimasto completamente incantato dalla vita in laguna. Pensavo inizialmente di porre Venezia in sé e per sé al centro del racconto, rendendomi poi invece rapidamente conto che per far capire quanto fosse singolarmente importante questa città l’unica

Settimana della Critica

intervista Jake Wachtel di Manuela Santacatterina

P

hnom Penh, in un futuro prossimo. Un ragazzino si allea con una giovane senzatetto per risolvere il mistero dei sogni sulle sue vite passate. Ma quel che inizia come una caccia ad un ‘tesoro buddista’ si traduce in una scoperta più grande. Jake Wachtel apre la 36. SIC con Karmalink, primo film di fantascienza della Cambogia, ambientato nella comunità dei quartieri disagiati in cui insegnava cinema ai bambini. Come nasce il film? Avendo vissuto in Cambogia, ho potuto conoscere bene quel luogo e vedere quanto rapidamente si stessero trasformando città e cultura.

SEGUE DA P. 3

modalità intrigante sarebbe stata quella di restituire la percezione che di essa hanno i ragazzini, ossia di un’isola mitologica da raggiungere sempre e immancabilmente dall’acqua. I veneziani, soprattutto i ragazzini, mi hanno fatto concretamente ed emotivamente comprendere cosa significhi arrivare nell’isola di Venezia via acqua vivendola in tutto il suo più autentico splendore. Nel film l’arrivo del protagonista a Venezia, alle Fondamente Nove, è per un motivo molto pratico: andare dal benzinaio per rifornire il barchino. Non sono le chiese o i monumenti il cuore del quotidiano qui; dove all’apparenza tutto sembra fermo, immobile, le tracce di vita esistono qui sotto forma di due ragazzini che mangiano merendine Kinder Pinguì e bevono succhi di frutta ascoltando e cantando pezzi dai testi molto forti della Dark Polo Gang, il tutto nascosti sotto la copertura di una barca ormeggiata. La fotografia in alcuni momenti diventa protagonista assoluta: l’immagine pare il pretesto per creare infinite variazioni di colore e molte parti del film potrebbero essere ‘smontate’ e fatte vivere autonomamente come opere d’arte. Dove finisce l’artista e interviene il regista, ammesso e non concesso che i due ruoli possano essere nettamente distinti? L’artista, per quanto mi riguarda almeno, vive di più nel momento della creazione; quando sto dietro la macchina da presa mi dimentico di tutto quello che mi sta attorno e mi concentro sull’immagine. Poi naturalmente, e qui interviene necessariamente il ruolo del regista, per quanto io possa lavorare di mio per riuscire a cogliere più verità possibile, quello del cinema rimane un lavoro di squadra con molte persone protagoniste. Il regista sa qual è l’anima del film e lo deve ricordare a tutte le persone che partecipano a questo lavoro corale, in cui ci sono moltissime e difformi responsabilità. Altro elemento importante di quest’opera, affrontando i giovanissimi, la musica. Per avvicinarmi ai ragazzi non potevo non conoscere la loro musica, quindi dovevo superare quel classico limite degli adulti per cui la musica ascoltata dai più giovani per forza di cose fa schifo. Ho imparato a capire i loro suoni e le loro parole e ogni volta che dicevo no, questa no, poi progressivamente questa negazione diveniva un sì e questo sicuramente anche grazie alla collaborazione con Sick Luke. C’è anche una parte più sentimentale, sinfonica, scritta da Lorenzo Senni e Francesco Fantini, con cui avevo già collaborato per un mio precedente film, The Challenge. Ho voluto, insomma, avvicinare differenti generazioni con le relative diverse disposizioni musicali; fondamentale in questo senso, naturalmente, il lavoro sul suono curato da Mirco Mencacci. Adoro la sensazione che ti pervade quando sei dentro la musica che ti piace. Poi quando finisce e senti il silenzio, apprezzi i suoni della natura. Emozioni diverse. A noi, se ce lo concede, l’ultima parola. Ha saputo dare in Atlantide tutta una serie di elementi chiave di lettura con quel guizzo geniale dove prevale l’apertura mentale dell’artista piuttosto che il “limite” tecnico del regista. La grandezza del pensiero del vero artista sta proprio nel non avere limiti; i confini ce li creiamo noi stessi e sono sempre pericolosi. Ancora una volta li ha superati brillantemente. Wow!

Settimana 35. Settimana Internazionale Internazionale della Critica della Critica

Cosa ti attrae delle due realtà che convivono nel film? Ho un background in neuroscienze e sono solito meditare, avvertendo sempre una sovrapposizione tra queste realtà. Vengo dalla Silicon Valley, lì il potenziale utopico della tecnologia è visto come un’illuminazione. Come si colloca tutto questo in un contesto di progresso tecnologico, in un luogo in cui l’illuminazione è un concetto vivente, che respira? Com’è stato lavorare con i tuoi ex studenti? Una gioia enorme. I protagonisti sono ispirati a due miei studenti, Leng Heng e Srey Leak. Ricordo il primo giorno sul set: è stato così divertente vederli interagire in quello spazio! La gentrificazione è una co-protagonista del film... Certo, anzi, ne è il fulcro. Una delle ispirazioni è stata la vicenda del lago Beoung Kak, che ha visto 4.000 famiglie sfrattate e trasferite in periferia per costruire residence di lusso. Vorrei che questo genere di notizie fossero un ronzio di sottofondo a tutto il film.

Intervista Roberto Olla

tra un numero di bandi sufficiente e necessario perché l’industria possa funzionare secondo i suoi ritmi “biologici”, da un altro impegnandoci a contenere i costi di funzionamento al minimo, per massimizzare le risorse per gli aiuti ai progetti. Il contributo versato dai singoli Stati ad Eurimages avviene secondo calcoli matematici che seguono i parametri relativi alla ricchezza degli stessi. La redistribuzione avviene poi però in funzione della qualità del progetto e non della composizione geografica della co-produzione. Alcuni Paesi sono “vincenti”, altri meno, in base alla qualità dei progetti che presentano. Ad ogni modo, il ruolo di Eurimages è quello di sostenere le co-produzioni, non di finanziarne i film al 100%. È però un intervento sostanziale per la realizzabilità di queste opere, che senza una logica di co-produzione sovranazionale su cui si fonda il senso primo del nostro sostegno non riuscirebbero con ogni probabilità mai a vedere una conclusione, anche perché stiamo parlando di film la cui finalità prima non è propriamente quella commerciale. Con quali film siete presenti a Venezia? Siamo presenti con film che si possono dividere in due gruppi: il primo è rappresentato da opere che hanno goduto del classico sostegno fornito tramite i bandi di Eurimages alle co-produzioni, ossia i film in Concorso Il buco di Michelangelo Frammartino e Captain Volkonogov Escaped di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov, nonché il film Fuori Concorso Ariaferma e i film di Orizzonti 107 Mothers di Peter Kerekes e Rhino di Oleg Sentsov, che non potevamo non sostenere come Consiglio d’Europa anche alla luce della lunga detenzione subita dall’autore nelle prigioni russe in ragione delle sue idee invise all’ufficialità. Il secondo gruppo di “nostri” film presenti in Mostra comprende opere che hanno goduto di un’altra forma di sostegno, il cosiddetto lab project, rivolto a progetti sviluppati in modo sperimentale che spesso non presentano una sceneggiatura classica e talvolta traggono ispirazioni da altre forme di espressione artistica. Abbiamo istituito a riguardo dei premi pari a 50.000 euro, naturalmente assai inferiori ai 500.000 che possiamo destinare per finanziare produzioni “normali”. Il sostegno in questo caso viene concesso da un piccolo gruppo di professionisti del cinema presenti in alcuni festival in cui è possibile visionare dei film work in progress. Il finanziamento viene qui erogato per consentire a questi lavori di essere ultimati. Tra questo gruppo qui al Lido troviamo Atlantide di Yuri Ancarani in Orizzonti, The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic di Teemu Nikki in Orizzonti Extra e Mother Lode di Matteo Tortone nella Settimana Internazionale della Critica, tutti film connotati da una spiccata cifra sperimentale.

#2 7


SEGUE DA P. 1

14.00

Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC EVENTO SPECIALE DI APERTURA tutti gli accrediti

ERA IERI (It Was Yesterday) Valentina Pedicini (15’) v.o. italiano st. inglese

KARMALINK

Jake Wachtel (102’) v.o. khmer, inglese st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

14.15

Sala Darsena

16.30 Teatro Piccolo Arsenale

19.15

FUORI CONCORSO - PROIEZIONI SPECIALI pubblico - tutti gli accrediti

VENEZIA 78 pubblico

RICOSTRUIRE INSIEME, BIENNALE ARCHITETTURA 2021

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

Sala Casinò

ORIZZONTI tutti gli accrediti

LES PROMESSES (The Promises)

Thomas Kruithof (98’) v.o. francese st. italiano/inglese

14.15

Sala Astra 1

VENEZIA 78 pubblico - tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

14.30

Sala Giardino

ORIZZONTI EXTRA press - industry

LAND OF DREAMS

Shirin Neshat, Shoja Azari (113’) v.o. inglese, farsi, spagnolo st. italiano/inglese

14.30

Sala Astra 2

VENEZIA 78 pubblico - tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

15.45

Sala Pasinetti

FUORI CONCORSO press - industry

SCENES FROM A MARRIAGE (ep. 1-2) Hagai Levi (115’) v.o. inglese st. italiano/inglese

16.00

Sala Perla 2

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA tutti gli accrediti

MASTERCLASS DI ROBERTO BENIGNI conduce Gianni Canova

16.15

PalaBiennale

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

ATLANTIDE

Yuri Ancarani (100’) v.o. italiano st. inglese

16.30

Sala Darsena

ATLANTIDE

Yuri Ancarani (100’) v.o. italiano st. inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

16.45

Sala Astra 1

VENEZIA 78 pubblico - tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

17.00

Sala Giardino

PROIEZIONI SPECIALI pubblico 14+ - tutti gli accrediti

PIETRO IL GRANDE (Pietro the Great)

Sala Grande

BIENNALE COLLEGE CINEMA

THE CATHEDRAL

THE POWER OF THE DOG

17.00

Sala Volpi

ORIZZONTI tutti gli accrediti

#2

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

Sala Darsena

VENEZIA 78 press - industry

THE LOST DAUGHTER

Maggie Gyllenhaal (121’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.30

21.30

Sala Perla

VENEZIA 78 tutti gli accrediti

VENEZIA 78 press - industry

Sala Volpi

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

21.45

Sala Pasinetti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

22.00

Thomas Kruithof (98’) v.o. francese st. italiano/inglese

THE CARD COUNTER

17.00

Sala Perla

Sala Perla

LES PROMESSES (The Promises)

Sala Perla 2

Iván Fund (87’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

19.30

Thomas Kruithof (98’) v.o. francese st. italiano/inglese

PIEDRA NOCHE (Dusk Stone)

Sala Astra 2

VENEZIA 78 pubblico - tutti gli accrediti

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

Sala Casinò

PROIEZIONI SPECIALI press - industry

INFERNO ROSSO. JOE D’AMATO SULLA VIA DELL’ECCESSO (Inferno Rosso. Joe D’Amato on the Road of Excess)

Sala Astra 1

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

DESERTO PARTICULAR

Aly Muritiba (120’) v.o. portoghese st. italiano/inglese

19.30 Teatro Piccolo Arsenale VENEZIA 78 pubblico

È STATA LA MANO DI DIO (The Hand of God) Paolo Sorrentino (130’) v.o. italiano st. inglese a seguire VENEZIA 78 pubblico

Jane Campion (136’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.45

Sala Casinò

Manlio Gomarasca, Massimiliano Zanin (70’) v.o. italiano, inglese, francese st. inglese

ORIZZONTI press - industry

19.00

Joaquín del Paso (100’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

PalaBiennale

Thomas Turolo (17’) prodotto da One More Pictures e Raicinema v.o. italiano st. inglese esibizione live: AKA7even

EL HOYO EN LA CERCA (The Hole in the Fence)

19.45

Paul Schrader (112’) v.o. inglese st. italiano/inglese

22.00

Sala Darsena

VENEZIA 78 press - industry

THE LOST DAUGHTER

Maggie Gyllenhaal (121’) v.o. inglese st. italiano/inglese

22.00

Sala Astra 2

Ricky D’Ambrose (87’) v.o. inglese st. italiano

Opera Prima Accesso in sala consentito solo fino a 10 minuti prima della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.

Pubblico Public

Accreditati Pass holders

Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari, Luca Zanatta (graphic design) Hanno collaborato Katia Amoroso, Loris Casadei, Maria Casadei, Fabio Di Spirito, Massimo Macaluso, Roberto Pugliese, Sara Sagrati, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Andrea Zennaro, Shanna Beggio, Ludovica Schiavone Stampa WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE) redazione@venezianews.it daily2021.venezianews.it

Sala Giardino

THE LOST DAUGHTER

Maggie Gyllenhaal (121’) v.o. inglese st. italiano/inglese

Sala Volpi

ORIZZONTI press - industry

EL HOYO EN LA CERCA (The Hole in the Fence) Joaquín del Paso (100’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

22.00

Sala Perla 2

FUORI CONCORSO press - industry

TRANCHÉES (Trenches) Loup Bureau (85’) v.o. ucraino st. italiano/inglese

22.15

Sala Casinò

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

ORIZZONTI press - industry

Aly Muritiba (120’) v.o. portoghese st. italiano/inglese

Eric Gravel (85’) v.o. francese st. italiano/inglese

DESERTO PARTICULAR

THE CATHEDRAL

VENEZIA 78 press - industry

22.00

THE POWER OF THE DOG

Sala Web

BIENNALE COLLEGE CINEMA 14+

Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran

ORIZZONTI tutti gli accrediti

GIORNATE DEGLI AUTORI tutti gli accrediti

21.00

Daily Venezia78 Supplemento di n. 255 settembre 2021 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996

Loup Bureau (85’) v.o. ucraino st. italiano/inglese

19.30

Bianca Stigter (69’) v.o. inglese, polacco, tedesco st. italiano/inglese

Sala Grande

TRANCHÉES (Trenches)

LES PROMESSES (The Promises)

Sala Astra 2

THREE MINUTES – A LENGTHENING

VENEZIA 78 pubblico

Eric Gravel (85’) v.o. francese st. italiano

19.30

22.30

MADRES PARALELAS (Parallel Mothers)

VENEZIA 78 tutti gli accrediti

Sala Giardino

19.30

Shirin Neshat, Shoja Azari (113’) v.o. inglese, farsi, spagnolo st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

FUORI CONCORSO press - industry

LA REGINA DI CUORI

8

VENEZIA 78 tutti gli accrediti

19.30

PalaBiennale

À PLEIN TEMPS (Full Time)

EVENTO SPECIALE pubblico - accrediti

Jane Campion (136’) v.o. inglese st. italiano/inglese

Sala Pasinetti

THREE MINUTES – A LENGTHENING

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

ORIZZONTI press - industry

Ricky D’Ambrose (87’) v.o. inglese st. italiano

17.15

Bianca Stigter (69’) v.o. inglese, polacco, tedesco st. italiano/inglese

LAND OF DREAMS

Maggie Gyllenhaal (121’) v.o. inglese st. italiano/inglese

Pedro Almodóvar (123’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese

VENEZIA 78 pubblico - tutti gli accrediti

19.15

Sala Astra 1

Paolo Sorrentino (130’) v.o. italiano st. inglese a seguire VENEZIA 78 pubblico

È STATA LA MANO DI DIO (The Hand of God)

ORIZZONTI EXTRA pubblico - tutti gli accrediti

Paolo Sorrentino (130’) v.o. italiano st. inglese

22.15

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry

21.00

THE LOST DAUGHTER

Antonello Sarno (10’) v.o. italiano st. inglese

17.00

Arena Lido

VENEZIA 78 pubblico

Jane Campion (136’) v.o. inglese st. italiano

Nastia Korkia (77’) v.o. russo, inglese, italiano, francese, serbo, tagiko st. italiano/inglese

Peter Kerekes (93’) v.o. russo, ucraino st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

20.30

THE POWER OF THE DOG

GES-2

16.45

14.15

È STATA LA MANO DI DIO (The Hand of God)

Graziano Conversano (52’) v.o. italiano, inglese st. inglese

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

CENZORKA (107 Mothers)

Sala Grande

À PLEIN TEMPS (Full Time)

...da domani in edicola!


ANDREA ROMEO, I WONDER PICTURES E KAZAK PRODUCTIONS PRESENTANO

REALIZZATO DA

©PHOTO : CAROLE BETHUEL

VINCENT LINDON

A G AT H E ROUSSELLE

UN FILM DI GARANCE MARILLIER

JULIA DUCOURNAU

LAIS SALAMEH

SCRITTO DA JULIA DUCOURNAU DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA RUBEN IMPENS MUSICHE ORIGINALI JIM WILLIAMS MONTAGGIO JEAN-CHRISTOPHE BOUZY SONORO FABRICE OSINSKI SÉVERIN FAVRIAU STÉPHANE THIÉBAUT SCENOGRAFIE LAURIE COLSON E LISE PÉAULT COSTUMI ANNE-SOPHIE GLEDHILL TRUCCO EFFETTI SPECIALI OLIVIER AFONSO - CLSFX ATELIER 69 EFFETTI SPECIALI MARTIAL VALLANCHON - MAC GUFF TRUCCO FLORE MASSON ACCONCIATURE ANTOINE MANCINI CASTING CHRISTEL BARAS CONSTANCE DEMONTOY-ARDA E AUDREY GATIMEL CONTINUITÀ ARTISTICA BÉNÉDICTE KERMADEC – LSA ASSISTENTE ALLA REGIA CLAIRE CORBETTA-DOLL DIRETTRICE DI PRODUZIONE TATIANA BOUCHAIN DIRETTRICI DI POSTPRODUZIONE CHRISTINA CRASSARIS E SIDONIE WASERMAN SEGRETERIA GENERALE JULIEN LINIÈRES UNA PRODUZIONE KAZAK PRODUCTIONS IN COPRODUZIONE CON FRAKAS PRODUCTIONS ARTE FRANCE CINEMA VOO E BE TV CON LA PARTECIPAZIONE DI CANAL+ CINÉ+ E ARTE FRANCE COL SOSTEGNO DE LA RÉGION ÎLE-DE-FRANCE LA RÉGION PROVENCE-ALPES-CÔTE D’AZUR IN PARTNERSHIP CON LE CNC LE PAYS DE MARTIGUES METROPOLE-AMP COL SOSTEGNO DEL CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L’IMAGE ANIMÉE EURIMAGES LE CENTRE DU CINÉMA ET DE L’AUDIOVISUEL DE LA FÉDÉRATION WALLONIE-BRUXELLES E LE PROGRAMME EUROPE CREATIVE MEDIA DE L’UNION EUROPÉENNE COL SOSTEGNO DE LA FONDATION GAN POUR LE CINÉMA COL SOSTEGNO DE LA PROCIREP ANGOA IN ASSOCIAZIONE CON CINÉMAGE 15 COFINOVA 17 FILM4 E LE TAX SHELTER DU GOUVERNEMENT FÉDÉRAL BELGE E INVER TAX SHELTER DISTRIBUITO IN FRANCIA DA DIAPHANA DISTRIBUITO IN BELGIO DA O’BROTHER DISTRIBUITO IN ITALIA DA I WONDER PICTURES VENDITE INTERNAZIONALI WILD BUNCH INTERNATIONAL COPRODOTTO DA JEAN-YVES ROUBIN E CASSANDRE WARNAUTS PRODUTTORE ASSOCIATO AMAURY OVISE PRODOTTO DA JEAN-CHRISTOPHE REYMOND © 2021 KAZAK PRODUCTIONS – FRAKAS PRODUCTIONS – ARTE FRANCE CINEMA – VOO VISA D’EXPLOITATION N°148.345

D A L L’ 1 O T T O B R E A L C I N E M A #2 9



n. 2 giovedì 2 settembre 2021

78ª MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

in Mostra

SALA GRANDE DI FULVIA CAPRARA MENO REGISTE A VENEZIA, PIÙ STORIE AL FEMMINILE Donne in Mostra. Più di sempre. Anche se, a prima vista, i numeri descrivono un piccolo passo indietro. Presentando il cartellone della 78ª edizione della rassegna Il direttore Alberto Barbera ha tenuto subito a sottolineare che il calo di registe selezionate per la competizione (l’anno scorso erano otto, quest’anno sono cinque) più la «diminuzione residuale nella percentuale complessiva dei titoli selezionati» potrebbe essere frutto di una «fluttuazione casuale», ma anche «conferma, di cui avevamo già avuto sentore, che il lungo periodo di rallentamento produttivo abbia pesato maggiormente sulla componente femminile dell’universo cinematografico». Il Covid, insomma, ha penalizzato le fasce più deboli. Quello che conta, però, sono le presenze nei ruoli chiave. Ovvero nelle giurie (in quella che attribuisce i Leoni ci sono il premio Oscar Chloé Zhao, Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon) e nella materia delle narrazioni, nelle scelte di autrici e di autori che delineano figure e storie di donne in modi originali, problematici, fantasiosi. Da questa prospettiva, che affonda le radici nell’immaginario dei registi di ogni sesso, il panorama è ricco e variegato. Si comincia proprio oggi da Madres paralelas in cui Pedro Almodóvar descrive la convivenza e la conoscenza tra due partorienti single, Janis (Penélope Cruz) e Ana (Milena Smit), ambedue alle prese con una gravidanza non attesa. Si va avanti con Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily Amirpour, avventura segue a pag. 3

IL RED CARPET D’APERTURA PAG. 4 ANTONIETTA DE LILLO IN MOSTRA A PAG. 7

È STATA LA MANO DI DIO Sorrentino torna a Napoli per il suo film più intimo DI OSCAR COSULICH

«È

stata la mano di Dio è, per la prima volta nella mia carriera, un film intimo e personale, un romanzo di formazione allegro e doloroso. Il film è costruito su di me, parla della mia storia personale, con lo scopo anche di far capire ai miei figli perché sono sempre schivo e silenzioso, ma non sarà un film autobiografico, non ci sono riferimenti evidenti alla mia persona, ma è un insieme di racconti di esperienze personali, di racconti inventati e di storie che mi sono state raccontate da altri». Così Paolo Sorrentino ha spiegato quel che lo ha spinto ad affrontare, trasfigurandolo, il trauma vissuto quando era solo adolescente in questo ritorno al cinema dopo la felice esperienza nella serialità, con il dittico pontificio The Young Pope e The New Pope. Il regista premio Oscar ci conduce nella Napoli degli anni Ottanta: il giovane Fabietto Schisa (Filippo Scotti) si reca allo stadio per assistere a una partita del Napoli. Non sa che quella decisione lo salverà dal tragico destino che colpirà invece i suoi genitori: forse lo salva proprio “la mano di Dio”, che nel

capoluogo partenopeo non poteva che essere attribuita a Diego Armando Maradona. Il film di Sorrentino, fin dal titolo, ha una doppia valenza: se è chiara l’allusione a Maradona e al goal che segnò aiutandosi con la mano contro l’Inghilterra nei quarti di finale dei Campionati del Mondo di Messico ’86, dichiarando poi «È stata la mano di Dio», è nella sua lettura più intima che si trova la sublimazione poetica del dramma vissuto dall’autore, in cui Maradona c’entra solo indirettamente, pur avendo avuto un ruolo determinante. I genitori di Sorrentino sono infatti morti asfissiati nel sonno dal monossido di carbonio mentre erano in vacanza a Roccaraso e Paolo doveva essere in montagna con loro. Quel giorno aveva avuto però il permesso di andare a Empoli, per seguire la trasferta del Napoli di Maradona e così si è salvato, grazie appunto alla mano di Dio. Il film per il regista simboleggia un “ritorno a casa” perché, dopo l’esordio con L’uomo in più (2001), non aveva più girato a Napoli. Esserci tornato oggi è per lui l’ideale chiusura di un cerchio artistico, umano ed emotivo, che promette di essere il valore aggiunto di questo

lavoro. Nel cast ritroviamo Toni Servillo, alter ego del regista fin da L’uomo in più e che da allora, prima di diventare il disilluso Jep Gambardella ne La Grande Bellezza, ha recitato per lui in Le conseguenze dell’amore (2003) e Il Divo (2008); per poi rinsaldare il rapporto dopo l’Oscar, nella saga in due parti Loro (2018). n

CHECK-IN

Kirsten Dunst, interprete di The Power of the Dog al suo arrivo al Lido


Venice’s lifestyle department store

Calle del Fontego dei Tedeschi steps from the Rialto Bridge, Venice

@tfondaco


in Mostra ›  segue da pag. 1

semi-fantasy di una giovane donna dotata di poteri paranormali (Kate Hudson) in fuga dal manicomio, e ancora con L’événement di Audrey Diwan sulla lotta di Anne (Anamaria Vartolomei) che, nella Francia pre-Sessantotto, decide di abortire, sfidando la legge che ancora considerava la pratica illegale. Con The Lost Daughter, diretto da Maggie Gyllenhaal e tratto dalla Figlia oscura di Elena Ferrante, storia di Leda, insegnante d’inglese di mezza età che assapora la gioia dell’essere libera durante una vacanza al mare nell’Italia del Sud. Tra i grandi ritorni in gara spiccano quelli di Pablo Larraín che, in Spencer, affida a Kristen Stewart il compito di incarnare l’icona Lady D nel tormentato periodo iniziato con la scelta del divorzio e finito con l’incidente mortale di Parigi, e di Jane Campion che, in The Power of the Dog, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Savage, dipinge, a partire dalla figura del dispotico allevatore Phil Burbank (Benedict Cumberbatch), un affresco a base di maschilismo e prevaricazione. Analisi coraggiose sul tema della violenza sulle donne sono al centro di due pellicole di cui Barbera ha più volte sottolineato l’importanza. Una è The Last Duel in cui Ridley Scott, sullo sfondo di un Medioevo che serve a parlare dell’oggi, ricostruisce la cronaca della stessa vicenda di stupro attraverso i tre diversi punti di vista: del marito, della donna, dello stupratore. L’altra è Les choses humaines di Yvan Attal, basata sul libro della scrittrice francese Karine Tuil. L’accusa di violenza rivolta al giovane Alexandre, rampollo di una famiglia modello, finisce al centro di una complicata macchina giuridica e mediatica che mette in lizza diverse verità, ruotando sul nodo, sempre cruciale in questo tipo di processi, riguardante il ruolo della vittima e l’ipotesi strisciante del suo essere consenziente. L’impressione è che al Lido quest’anno, anche se in numero inferiore, le donne siano in realtà tantissime, moltiplicate dall’urgenza delle passioni, dei contrasti, dei problemi che solo loro sono capaci di mettere in campo, in tutta la loro nitida e affascinante potenza. n

DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 02.09.2021

THE POWER OF THE DOG

«T

he Power of the Dog è un romanzo sublime che merita di vivere anche sul grande schermo. Non riuscivo a smettere di pensare alla storia; mi aveva davvero stregato. I temi della mascolinità, della nostalgia e del tradimento sono un mix inebriante - ha detto Jane Campion - è stata la prima volta che ho lavorato con protagonisti maschili: una cosa emozionante». Erano dodici anni, dai tempi di Bright Star (2009), che la regista e sceneggiatrice neozelandese, premio Oscar 1994 per Lezioni di piano, non si dedicava al lungometraggio. Dopo aver creato, scritto e diretto dal 2013 al 2017 i tredici episodi della serie Top of the Lake - Il mistero del lago, l’autrice torna sul grande schermo scrivendo e dirigendo l’adattamento dell’omonimo romanzo cult del 1967 di Thomas Savage, che quando è stato scritto era decisamente in anticipo sui tempi nella rappresentazione della sessualità repressa. La vicenda è ambientata in un ranch: i fratelli Phil (Benedict Cumberbatch) e George Burbank (Jesse Plemons), ricchi allevatori nel Montana degli anni ’20, hanno dormito nella stessa camera per 40 anni. Insieme gestiscono quotidianamente il loro enorme allevamento di bestiame. George è un uomo metodico e rispettabile, mentre Phil è un vortice di energia con preoccupanti aspetti oscuri: pur

THE POWER OF THE DOG Nuova Zelanda, Australia 2021, Regia Jane Campion Interpreti Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons, Kodi Smit-McPhee, Durata 125’ Produzione See-Saw Films, Big Shell Films Pty Ldt, Brightstar, BBC Film. Netflix

essendo un avido lettore e un abile artigiano, è anche un feroce e prepotente bullo, afflitto da una profonda omofobia. Quando George sposa la vedova locale Rose (Kirsten Dunst) e lei si trasferisce al ranch con il suo problematico figlio Peter (Kodi Smit-McPhee), Phil è sconvolto e si propone immediatamente di distruggere quella che vede come un’intollerabile intrusa, accompagnata da un figlio che lui considera

sprezzantemente una “femminuccia”. In una vicenda in cui si possono sentire echi di un classico come La valle dell’Eden (1955) di Elia Kazan, così come del più recente I segreti di Brokeback Mountain (2005) di Ang Lee, la regista esplora da par suo le diverse corde della psiche umana e delle sue patologie. OSCAR COSULICH

IL COLLEZIONISTA DI CARTE Paul Schrader da sempre ha analizzato nel suo cinema la colpa e l’espiazione senza mai risparmiarsi, da sceneggiatore come da regista. Lo ha fatto attraversando i generi, affrontando questi temi nel dramma urbano di Scorsese (Taxi Driver, Al di là della vita) e nei suoi film, dal duro e livido Hardcore come nel glamour noir American Gigolo, fino al dolente Lo spacciatore, di cui questo Il collezionista di carte (The Card Counter) è parente stretto. La storia è quella di William Tell, ex inquirente e attento giocatore d’azzardo, contraddizione in termini che definisce molti personaggi del cinema di Schrader, com’è giusto che sia quando si

parla di uomini e donne rosi da un conflitto interiore. La sua vita controllata viene scossa quando incontra Cirk che in comune con lui ha una persona a entrambi poco amica e di cui si vuole vendicare. Per farlo si farà aiutare da Linda, che grazie alle sue conoscenze, farà entrare Will nel circuito dei casinò, una svolta che riaccende oscure memorie nel nostro antieroe. Ancora un genere classico, un revenge movie dalle connotazioni noir in cui si cala uno degli attori di maggior talento di questo momento storico del cinema americano, Oscar Isaac, che a Venezia si divide in tre, tra il cinema d’autore di Schrader, il blockbuster sci-fi di Dune e la serialità di Scene da un matrimonio, in cui si confronta da interprete con la pesante quanto stimolante eredità bergmaniana. Lo accompagnano in questo gioco, in cui le carte e il tavolo sono naturalmente una metafora di qualcosa di ben più importante, Willem Dafoe — attore che con Schrader ha lavorato tanto e su cui da sceneggiatore modellò il Gesù scorsesiano de L’ultima tentazione di Cristo —, il giovane di belle speranze Tye Sheridan (Ready Player One) e Tiffany Haddish, finalmente in un ruolo in cui può dimostrare il suo talento. Paul Schrader nei panni di regista è un frequentatore abituale di Venezia, tornando indietro negli anni ha accompagnato al Lido First Reformed, The Canyons, Affliction, Cortesie per gli ospiti, quest’ultimo tratto da uno dei più affascinanti romanzi di Ian McEwan e ambientato in una Venezia misteriosa ed elegiaca. A proposito de Il collezionista di carte dice: «William Tell è un uomo solo nella sua stanza di motel. Gioca a poker. Ammazza il tempo. Porta un peso. Poi, qualcosa accade». Asciutto e preciso. Proprio come un metodico giocatore IL COLLEZIONISTA DI CARTE d’azzardo che da cinquant’anni scopre The Card Counter USA, 2021, Regia Paul Schrader, le sue carte nel grande casinò del Interpreti Oscar Isaac, Willem Dafoe, Tye Sheridan, cinema americano. Tiffany Haddish Durata 112’ Distribuzione Lucky Red


in Mostra Jane Campion

Alcuni componenti della

Giuria

Serena Rossi Roberto Benigni

Penelope su Pedro: “Pedro è il motivo per cui faccio l’attrice. Tra noi due c’è una connessione profonda: ci capiamo a meraviglia. Quando il lavoro diventa duro, so che è lì a sostenermi”

LA FRASE

del giorno “Gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta”

Helen Mirren

(Roberto Benigni, citando Groucho Marx)

Isabelle Huppert

OMAGGIO A PIETRO IL GRANDE Pietro Coccia (scomparso prematuramente nel 2018) era un amico del cinema, e di Ciak. Presenza costante ai festival italiani e internazionali, era un fotografo colto, gentile e ironico, amico di molte star e in qualche caso loro confidente. Per ricordarlo, sarà proiettato anche oggi il breve documentario Pietro il Grande di Antonello Sarno. Circa 400 scatti accompagnati da otto colonne sonore. Il documentario celebra una carriera durata oltre trent’anni, anche se l’immenso archivio lasciato da Pietro il grande è ancora da catalogare. Oggi proiezione alle 17.00 in Sala Giardino e domani alle 14.30 al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia.

LA MOSTRA ANCHE ONLINE CON LA SALA WEB E MYMOVIES DI LORENZO MARTINI

Per il decimo anno consecutivo, ritorna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica la Sala Web, con proiezioni in streaming di una selezione di film delle sezioni Orizzonti, Fuori Concorso e Biennale College - Cinema, in contemporanea con le presentazioni ufficiali dei film. È MYmovies a curare le proiezioni dei lungometraggi: dall’indirizzo www.mymovies.it/ondemand/ biennalecinema/ si accede alla nuova piattaforma Biennale Cinema Channel, che include già una library iniziale di 40 titoli delle sezioni Concorso, Fuori Concorso e Orizzonti delle edizioni della Mostra svoltesi tra il 2007 e il 2020. I film di Venezia 78 saranno trasmessi a orari precisi, simulando proiezioni tradizionali e saranno poi disponibili per ulteriori 5 giorni, fino all’esaurimento degli streaming. «Si tratta – sottolinea la Biennale - di un’opportunità speciale per il

Penélope Cruz e Pedro

Almódovar

Pedro su Penelope: “Io da regista le chiedo molto, ma lei mi dà tutta se stessa. È bella e fotogenica, ma soprattutto ripone in me una fiducia cieca che mi dà tantissimo coraggio”.

pubblico di tutto il mondo per scoprire autori e film della Mostra rappresentativi delle più innovative tendenze estetiche ed espressive del cinema mondiale, realizzati da registi sia giovani, sia affermati». «Nel servizio streaming che curiamo per la Mostra – spiega Gianluca Guzzo, fondatore e Ceo di MYmovies – abbiamo 38 anteprime mondiali, che siamo in grado di proteggere dalla pirateria grazie all’utilizzo di standard di trasmissione e sicurezza approvati anche dalle major». Il coinvolgimento di MYmovies nello streaming d’autore è una realtà consolidatasi negli ultimi 18 mesi nell’universo dei festival italiani di cinema. «Inizialmente – racconta Guzzo – ci ha spinto uno spirito di reazione al primo lockdown. Ritrovandoci chiusi in casa dalla mattina alla sera, ci siamo resi conto che c’era un pubblico di utenti rimasto senza quel cinema d’autore che non trovava spazio sulle piattaforme. Allora, in collaborazione con alcuni distributori, abbiamo dato il via alla ‘’proiezione’ di un film per sera, rimettendo in funzione la nostra piattaforma. Da allora, il progetto si è evoluto: abbiamo garantito circa 500 mila ore di visione e 700 mila presenze, divenendo un elemento di sostegno per oltre cento festival. Con un incasso di oltre mezzo milione di euro». «Il lavoro di MYmovies – conclude Guzzo – è sempre stato di guidare l’utente verso il cinema di qualità. Anche lo sviluppo della piattaforma streaming va in questa direzione».


in Mostra

DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 02.09.2021

LA SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA APRE CON ERA IERI E KARMALINK Apre con un omaggio alla regista Valentina Pedicini la 36ª Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema di Venezia organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e diretta quest’anno da Beatrice Fiorentino: Era ieri, cortometraggio che Pedicini presentò proprio alla SIC nel 2016, dà il via fuori concorso all’edizione (e al consueto spazio SIC@ SIC dedicato al cinema breve) in Sala Astra 1, ore 19.30. Segue il lungometraggio d’apertura (anch’esso fuori concorso) Karmalink di Jake Wachtel: una parabola sci-fi (genere inedito per la cinematografia cambogiana) dove la ricerca buddhista è calata nel mondo digitalizzato, iperconnesso e consumista di oggi. EMANUELE BUCCI

KARMALINK (ID.)

AL LIDO con

STEFANO DISEGNI

Cambogia/USA, 2021 Regia Jake Wachtel Interpreti Srey Leak Chhith, Leng Heng Prak, Sahajak Boonthanakit Durata 1 h e 42’

H APPUNTAMENTI H Ore 10.30. ITALIAN PAVILLION HOTEL EXCELSIOR: Il ruolo degli studios europei nel nuovo mercato audiovisivo globale con Chiara Sbarigia, Stan McCoy. Conclude Dario Franceschini. Ore 11.00. SALA TROPICANA 1 HOTEL EXCELSIOR: Cinema e Moto Guzzi. Cento anni della nota marca di motociclette protagonista del cinema italiano e straniero. Ore 11.30. ITALIAN PAVILLION HOTEL EXCELSIOR: Il PNRR per la cultura, protagonista il lavoro. Ore 12.30. THE BOX RIVA DI CORINTO: Presentazione del film Cùntami di Giovanna Taviani. Ore 14.00. ITALIAN PAVILLION SALA CONFERENZE: presentazione del Villae Film Festival che si terrà a Tivoli dal 6 al 12 settembre Ore 14.00. SALA VOLPI: proiezione speciale di Inferno Rosso. Joe D’Amato sulla via dell’eccesso di Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin. Ore 15.00. ITALIAN PAVILLION: Conferenza stampa per il film La regina di cuori con Beatrice Vendramin, Mariasole Pollio, Giuseppe Battiston. Ci sarà anche il campione del mondo Antonio Cabrini. Ore 15.00. SALA TROPICANA 1 HOTEL EXCELSIOR: Their Voice di Edoardo Nervi, Lea e Vera Borniotto. Ore 16.30. WEB: «See life throught a different lens: contactless connections Exploring the power of cinema to connect us». Ospite di oggi Paolo Virzì sul sito priceless. com e sul canale youtube di Mastercard. Ore 17.00. SALA TROPICANA 1 HOTEL EXCELSIOR: Hearst Movie Confidence in Mostra con Piera Detassis. Ore 18.00. SALA TROPICANA 1 HOTEL EXCELSIOR: Progetto Ventotene e Santo Stefano “Per un’Europa libera e unita”. Con Maurizio Molinari. Interviene David Sassoli. ore 17.30. SALA LAGUNA: Inaugurazione – Ritratti di cinema. Antonietta De Lillo fotografa la Mostra. ore 18.00. SALA LAGUNA: CONSTITUTIONAL CIRCUS. ore 21.00. SALA LAGUNA: Inaugurazione mostra FREE HUGS. Ore 22.00. CHIOSTRO DI SAN NICOLÒ AL LIDO: Omaggio a Ennio Morricone, performance del flautista Andrea Griminelli. La serata è organizzata da Fenix Entertainment. Sarà presente l’amministratore delegato Riccardo Di Pasquale.

www.stefanodisegni.it


Sept.

1st

1st to 5th September 2021 Giardini della Marinaressa Sept.

2nd

Sept.

4th

AFTERNOON Fringe - From the Universities 17:00 Hereke by G. Raimondo, E. Di Leone, M. Tanasie 17:05 Communal Privacy by Dariya Cheriminisina Communities - Short Film Competition 2021 17:20 Hem 243 Series: The OC Seller by Andrew Stiff 17:25 Gone by Anika Salvesen 17:35 Iceberg Licking Society by Nathan Ceddia Out of Competition 17:50 The Stones of Venice By Ugo Carmeni 17:55 La Deuxième Vie D’une Porte By Aloyse Leledy EVENING Fringe - From the Universities 21:00 Ardeidae by C. Chiatti, C. Faggionato, D. Tucci 21:15 Lon(don)liness by C. Miralles Tagliabue Short Film Competition 2021 21:30 4th place - Pianeta Rota by Eleonora Mastropietro ArchiTuned Selection 21:45 Storgetnya by Hovig Hagopian. Thanks to aeternamfilms AFTERNOON Fringe – From the Universities 17:00 Le flaneur by G. Ghiretti, F. Soffietti 17:20 I am not mad; I am Nomad by Tomiris Batalova Communities - Short Film Competition 2021 17:35 Thirty-seven movies for a home by Arianna Lodeserto 17:50 Ascona by Julius Dommer 18:05 Lower Grand by Jeff Dorer Out of Competition 18:15 Demeure by Lucie Martin EVENING Fringe – From the Universities 21:00 The Beast by L. Petrucci, A. Bertoli, G. Sterpin, E. Zingarelli 21:10 Aunt Du by Hao Du Communities - Short Film Competition 2021 21:25 2nd place – Kopacabana by Marco Bonisson ArchiTuned Selection 21:40 Oslavia. La Grotta del Futuro Anteriore by Ila Beka & Louise Lemoine 21:55 What It Takes To Make A Home by Daniel Schwarz, conceived by Giovanna Borasi. in cooperation with CCA.

Sept.

3rd

Sept.

5th

AFTERNOON 17:00 Journeys by H. Baboyan, P. Mendoza, L. Ortheil, F. Borghese, A. Lazzari 17:20 The city in a city by Chun Yu Eric Chan Communities - Short Film Competition 2021 17:35 Seductive Living Space by Maria Luisa Priori 17:45 It’s all about the building by Matteo D’Argenio 17:50 The last man of Assago by Luigi Mammana Out of Competition 18:00 Asinara to Venice by Martin Tadili, Silvia Spiriti EVENING Fringe – From the Universities 20:30 Nitidamente by E. Moro, G. Perolo, V. Notarangeli 20:40 A Dissolving Rurality by Aijie Xiong Communities - Short Film Competition 2021 20:55 5th place - What is the shape of your wall? by Y-ul Suh ArchiTuned Selection 21:10 Cinema Grattacielo by Marco Bertozzi AFTERNOON Fringe – From the Universities 17:00 Forgotten by N. Ciuffo, F. Cuccari, I. Pisanti 17:25 Voices of Modern Ruines by Taek Gyun Won Communities - Short Film Competition 2021 17:40 Bandera by Mario Orozco 17:55 Toreng Garing by Richard Legaspi 18:00 Ocuyrey by Federico Cairoli Out of Competition 18:15 Starting Points by Floor Hofman EVENING Fringe – From the Universities 21:00 Io c’ero by L. Adessi, E. Boraggini, B. Marrotta, I. Pisanu 21:15 Homo Mobilis by Nikola Miloradovic Communities - Short Film Competition 2021 21:30 3rd place – Still Turning by Jesse Picket ArchiTuned Selection 21:40 Midway by Marco Alessi in cooperation with Move Cine Arte AFTERNOON From WIGO|Russia ArchiTuned Short Film Competition 17:00 Inversion by Kristina Pethukina (3° place) 17:05 2 or 3 things I know about Rostov-On-Don by Alex Zahar (2° place) 17:20 In Motion by Isabella Gallo (winner) Communities - Short Film Competition 2021 17:30 Spacial Ritual by Lucas Bacle 17:35 Not for sale by Nicholas Hooper H. & Valentina Sanz 17:50 Lands by Federico Cairoli Out of Competition 18:05 Le Geste Final by Olivier Cazin EVENING 20:00 Short Film Competition Award Ceremony Fringe - From the Universities 21:15 Un metro distanti by Garozzo, Corvaro, Tentella, Carelli 21:15 Distanced Intimacy by Zheaho Hong Communities - Short Film Competition 2021 21:30 Winner – Hippocampus Ghosts by Giorgio Rossentino ArchiTuned Selection 21:35 Making a Mountain by Rikke Selin Fokdal, Kaspar Astrud Schroeder. in cooperation with BARQ.

venicearchitecturefilmfestival.com


in Mostra SALA GRANDE Less female directors, more stories about women Women in Venice 78. More than ever. Even if, at first sight, figures describe a step back. The Artistic Director Alberto Barbera underlined that the decrease of female directors in this 78th edition (eight last year, five this year) is due to a “residual decrease in the total percentage of the selected movies” and it could be a “random fluctuation” that also “confirms, as we already thought, that the long period of productive slowdown impacted more on the female side of the cinematic industry”. In short terms, Covid penalized the most vulnerable parts. What matters are key roles. The jury of the official competition includes Oscar winner Chloé Zhao, Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon. There are many female characters and stories told in original, problematic and imaginative ways. This year’s program is rich and diverse, thanks to the imagination of directors of both sexes. Starting from the opening film Madres paralelas. Pedro Almodovar describes the cohabitation and the mutual understanding of Janis (Penélope Cruz) and Ana (Milena Smit), both facing an unexpecting pregnancy. Ana Lily Amirpour’s Mona Lisa and the Blood Moon is a fantasy epic about a young woman with paranormal skills (Kate Hudson) who escaped from a mental institution. L’événement by Audrey Diwan tells the story of Anne (Anamaria Vartolomei), who decides to fight the law to have an abortion when was still an illegal practice in France . Maggie Gyllenhaal’s first feature The Lost Daughter is based upon the novel by Elena Ferrante and tells the story of Leda, a middle-aged who enjoys the taste of freedom during a holiday on the Italian seaside. Among the great coming back directors, there’s Pablo Larraín with Spencer, the story of Lady D played by Kristen Stewart embodies the iconic princess when she decided to split from the royal family. Jane Campion’s The Power of the Dog is based on the novel by Thomas Savage. The New Zealand director paints a fresco of machismo and abuse starting from the despotic farmer Phil Burbank (Benedict Cumberbatch). Barbera highlighted the importance of two movies. Ridley Scott’s The Last Duel is set in the Medieval age and tells the chronicle of a trial for rape from three different points of view: the husband, the woman and the rapist. The other one is Les choses humaines directed by Yvan Attal and based upon the novel by French writer Karine Tuil. Alexandre is the son of a rich and respectable family. He’s been accused of rape and his case becomes the eye of a legal and mediatic storm. The story rotates around the crucial topic of these trials: the despicable hypothesis that the victim could be consenting. The feeling is that in this year’s Venice Film Festival women have been multiplied because of the urgency of passion, confrontation, issues that only women can manage with their sharp and charming strength. n

DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 02.09.2021

PIEDRA NOCHE (DUSK STONE) Argentina, Cile, Spagna, 2021, Regia Iván Fund, Interpreti Maricel Álvarez, Mara Bestelli, Alfredo Castro, Marcelo Subiotto Durata 87’ Produzione Rita Cine, Insomnia Films Co-produzioni Globo Rojo Films, Nephilim Producciones GIORNATE degli AUTORI

Un film sull’elaborazione di un lutto indicibile, l’amicizia tra donne come solido sostegno da cui ripartire e il realismo magico a catalizzare le emozioni che altrimenti finirebbero per sopraffare i protagonisti. Piedra Noche segue Sina nel viaggio sulla costa per accompagnare la sua amica Greta e sostenerla nella vendita della casa estiva. Proprio in quel mare, meno di un anno prima, Greta ha perso l’unico figlio e ora ha bisogno del suo aiuto. Mentre stanno preparando tutto e si preparano a consegnare la chiave, Bruno, il marito di Greta, sostiene di aver visto qualcosa che confermerebbe le voci della gente del posto sull’apparizione di una strana

creatura. Attraverso la figura di Sina, testimone che ci percepisce e ci racconta, il film parla della devozione e della convivenza e accettazione delle credenze e convinzioni dell’altro, nella tenerezza di un patto per superare il dolore. OSCAR COSULICH

CÙNTAMI Italia, 2021 Regia Giovanna Taviani Con Mimmo Cuticchio, Vincenzo Pirrotta, Gaspare Balsamo, Mario Incudine, Giovanni Calcagno, Yousif Latif Jaralla Durata 1 h e 10’ NOTTI VENEZIANE

«Ricordo quando da bambina mio padre mi portava a nuoto alla grotta di Polifemo. E mi raccontava di Ulisse, che, tanti anni fa, aveva attraversato come noi questi mari». Con queste parole di Giovanna Taviani, figlia d’arte di Vittorio Taviani, si apre il viaggio del doc Cùntami, in anteprima alle Notti Veneziane. Su un furgone rosso carico di pupi, la regista percorre la Sicilia dei nuovi narratori orali, sulle orme del cuntista e puparo Mimmo Cuticchio, “guida” del percorso. «Questo film», afferma Giovanna Taviani, «è prima di tutto un mio cunto di gioia e di dolore, dedicato alla mia infanzia e alla mia memoria». Dove «ciascun protagonista rivive in modo intimo e sperimentale il mito». EMANUELE BUCCI

L’ERA LIZZANI NELLE FOTO DI ANTONIETTA DE LILLO Che gran regalo ci ha fatto Antonietta De Lillo, riaprendo le porte del suo archivio e recuperando una serie di scatti fotografici realizzati poco più che ventenne, come fotoreporter, alla Mostra di Venezia negli anni 1981-1982, tempi in cui il cinema celebrava al Lido grandissimi cineasti e si preparava alle sue future significative mutazioni. E non sarà stato un caso che nel 1992 la regista volle dedicare un videoritratto proprio ad Angelo Novi, un fotografo del nostro cinema, che ebbe il privilegio di lavorare sui set di Pasolini, Rossellini, Leone e Bertolucci. In questo documentario, tramite Novi, ci racconta che una «bella fotografia» non è mai «quando il fatto è già compiuto», ma «immediatamente prima o dopo di questo». I ritratti più emozionanti sono quelli in cui il soggetto fotografato abbandona la «rigidità» della postura consapevole e si concede al ritrattista senza il timore di proporsi in maniera iper-controllata e con la forzatura di un sorriso, lasciando il proprio

pensiero fluire libero e alla mercé del suo interlocutore. È una questione di fiducia reciproca, di un rapporto simbiotico che si pone come basilare. I ritratti di questa bellissima Mostra fotografica denotano un’eleganza non costruita, raggiunta da Antonietta De Lillo tramite un taglio preciso dell’inquadratura, a volte un ambiente insolito (Nanni Moretti fotografato in una stanza da bagno o Robert Altman in una camera da letto), uno sguardo inequivocabilmente pensante o di dolce sfida, motivi tutti di attrazione nel quale riunire gli elementi di senso. Forse è vero che le immagini devono - come ogni cosa, come ogni seme, come ogni essere vivente – morire per “essere”, che devono cristallizzarsi per essere ricordate. Questa Mostra sembra proprio confermarlo. MARCELLO GAROFALO

in Mostra

Direttore Responsabile: Flavio Natalia - Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione) - In Redazione: Emanuele Bucci, Alessandro De Simone; Claudia Giampaolo, Davide Di Francesco (web) - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Giulia Bianconi, Tiziana Leone - Foto: Maurizio D’Avanzo - STAMPA: WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM - Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE).

www.ciakmagazine.it

Facebook.com/CiakMagazine

Twitter.com/CiakMag

Instagram.com/CiakMag


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.