Italo maggio 2015

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Un lavoro in più per l’Ice? In fondo è il nostro lavoro ordinario, ogni anno assistiamo 30 mila aziende, molto al di là di quelle che partecipano alle fiere internazionali. Verso quali mercati ritenete che sia più giusto focalizzare gli sforzi? In questo momento stiamo cercando di focalizzarci sui mercati con le maggiori potenzialità di crescita nel breve termine, a cominciare dagli Usa, dove contiamo di portare a casa, come sistema Paese, 6-7 miliardi di export aggiuntivo nei prossimi 2 anni. Abbiamo alle Porte il Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, ndr), che comporterà una forte semplificazione dei processi esportativi soprattutto per i vincoli non tariffari! Dunque secondo lei l’Italia si gioverà del Ttip? La riflessione di fondo è che sia il sistema europeo che quello statunitense hanno un livello molto avanzato di tutele per i consumatori, quindi il principio di reciprocità funzionerà, pur nel bilanciamento delle rispettive specificità. Per questo l’Italia è tra i Paesi europei destinati a giovarsi maggiormente del Trattato. Gli Usa, dunque. E poi? Poi gli altri grandi quadranti commerciali come la Cina, dove prevediamo una crescita di quasi un +10%; è un trendissimo Paese che sta traghettando verso i consumi un’economia basata finora sugli investimenti. Poi ci sono altri mercati meno battuti finora come il Messico, i Paesi dell’Asean, un’unione doganale con 600 milioni di abitanti che vanno integrandosi col mondo a una velocità crescente…

I mercati verso i quali orientarsi in questo momento? Quelli con le maggiori potenzialità di crescita nel breve termine, a cominciare dagli Usa. Poi la Cina, Paese trendissimo che sta traghettando verso i consumi un’economia finora basata sugli investimenti. E i mercati meno battuti come il Messico e i Paesi dell’Asean

Ma le tante piccole e medie imprese italiane sapranno avvalersi di queste nuove opportunità? Noi le incentiviamo in tutti i modi: formule consortili o associative, purché si faccia massa critica, che vuol dire economie di scala sulla logistica, la promozione, la vendita, l’organizzazione. Se si è piccoli e locali è difficilissimo riuscire a entrare nei grandi mercati esteri. Per fortuna, i contratti di rete funzionano, i consorzi per l’export sono uno strumento storicamente efficiente, in generale, i distretti si sono ben attrezzati. maggio 2015

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