Val Vibrata Life novembre 2014

Page 1

foto di Marco Calvarese

NOVEMBRE 2014 MENSILE A DISTRIBUZIONE GRATUITA

WWW.VALVIBRATALIFE.COM

LIFE

Val VIBRATA

TERRITORIO CULTURA ECCELLENZE AMBIENTE SOCIETÀ

TERRITORIO CULTURA ECCELLENZE AMBIENTE SOCIETA’

SOLO AL COMANDO




PERIFERIA ITALIA

editoriale

SOVRAPPENSIERO

ALEX DE PALO Noi che abbiamo scritto la storia del diritto, noi che abbiamo reso onore e gloria alla gastronomia, noi che siamo stati un popolo di conquistatori e colonizzatori, noi che abbiamo mostrato talento nell’arte, la moda, la meccanica e la medicina, noi che abbiamo fatto dell’industria e dell’artigianato un’insegna mondiale, noi che in agricoltura e nella trasformazione dei prodotti della terra non abbiamo pari. Noi che siamo, ora, la periferia dell’Europa. Dispiace e fa rabbia. Tanta rabbia. Mentre noi soffriamo di questa condizione lillipuziana, i politici fanno esercizi ginnici (muovendo il solo muscolo della lingua) per dire che l’uno è migliore dell’altro. Ma sono tutti peggio in egual misura. Qualcuno ricorda in questo ventennio con chi abbiamo gioito fra le sigle di partito e gli uomini che le rappresentavano? Io no. So solo che abbiamo tirato noi la carretta Italia, non loro. Anzi, una buona parte degli italiani lo ha fatto, non tutta. Perché fra quelli che abitano lo Stivale ci sono stati e ci sono ancora i corrotti, gli evasori che hanno fatto i ricchi ancora più opulenti e quelli del ceto medio i nuovi poveri. I pensionati (quelli che non superano i 1.200/1.400 euro) sono stati la locomotiva. Vi risulta che abbia fatto lo stesso qualche pensionato d’oro di oggi o qualche paperone che le aziende le ha chiuse dopo aver sfruttato ogni occasione offerta dal soldo pubblico? E, mentre ci accingiamo ad archiviare anche questo 2014 come annus horribilis, la musica non cambia. Noi a suonare il piffero mentre i soliti maestri d’orchestra a dirigere l’esecuzione degli spartiti. La politica che non vuole stanare gli evasori, che timidamente limita il tetto degli stipendi dei manager (dei tanti che hanno fatto fallire le aziende pubbliche che dovevano risanare), che ghigliottina i lavoratori lasciandoli nella precarietà, che orizzontalmente applica l’austerità fiscale, presenta la stessa faccia. Lo dicono i dati della crescita zero e del debito che schizza. Nel Risiko con i poteri forti l’Italia non ne uscirà vincente.

VAL VIBRATA LIFE Anno III Numero 26 DIRETTORE RESPONSABILE Alex De Palo HANNO COLLABORATO Alfonso Aloisi, Marvin Angeloni, Marco Calvarese, Virginia Ciminà, Martina Di Donato, Noemi Di Emidio, Alessandra Di Giuseppe, Francesco Galiffa, Giordana Galli, Virginia Maloni, Stefania Mezzina, Nando Perilli, Paride Travaglini EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via Carlo Levi, 1- Garrufo di Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 - redazione@diamondgroup.it VAL VIBRATA LIFE Reg. Trib. di Teramo n° 670\2013 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it FACEBOOK Val Vibrata Life Free Press TWITTER @VALVIBRATALIFE RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Alex De Palo Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale


SOMMARIO

Novembre 2014

18

LA TRANSUMANZA

22

UNA STORIA INEDITA

26

TURISTI SBADATI

27

VAL VIBRATA BABY

32

GARANZIA GIOVANI

40

TORNA ALLA LUCE CASTRUM

44

LA SATIRA DI PERILLI

45

COME PREVENIRE LE SMAGLIATURE

48

IL TALENTO DIMENTICATO

50

LA FIERA DI SAN MARTINO

52

IL VINO VISCIOLATO

10

LA RISERVA NATURALE DELLA SENTINA

LA NUOVA PROVINCIA DI RENZO

06 12

MORONI: TALENTO INTERNAZIONALE

14

IL PRIMO COLLEGAMENTO FRA GIULIANOVA E TERAMO

16

I GUERRIERI DELLA MUAY THAI

34

LA NATURA A SOSTEGNO DEI BAMBINI

37

LA STORIA DI CENTOBUCHI


TERRITORIO

SALE AL TRONO RENZO COME PIACE A RENZI

I

nizia presto per Renzo Di Sabatino la giornata nel palazzo che si trova al numero civico 2 di via Milli a Teramo. Il neo presidente della “nuova” Provincia di Teramo, eletto il 13 ottobre 2014, deve conoscere i dipendenti e gli uffici per prendere le misure della struttura al cui vertice ora siede lui. Da “vecchia” a “nuova” Provincia, ce la spiega proprio il neo presidente Di Sabatino. È un percorso di riforma costituzionale dello Stato, non ancora giunto a compimento. In questa prima

6

fase il legislatore è intervenuto su quelle materie che poteva toccare senza variare la Costituzione, quindi sistema di voto e assetto istituzionale della Provincia che è ancora oggi un organo costituzionale. Da sistema di voto di primo livello (elezione diretta da parte dei cittadini) a secondo livello (elezione svolta da consiglieri e sindaci eletti dai cittadini). L’altro elemento importante è l’aver avviato la trasformazione della Provincia in un Ente di area vasta, grande unione dei Comuni. È scomparsa la Giunta (il presidente assomma su di se i poteri del Presidente e delle Giunta), il Consiglio resta un or-


legittimazione anche quella di essere indicato ed eletto da sindaci e consiglieri che, a loro volta, si sono sottoposti al giudizio elettorale. Ma la cosa più rilevante è che la Provincia si trasformi, snellisca i procedimenti politici, burocratici e diventi ancora più utile per il proprio territorio. Questo è un merito dell’idea di riforma che Matteo Renzi ha: ridurre i centri decisionali e averli con più attinenza al territorio. Prima la Provincia era una cosa di mezzo tra i Comuni e la Regione, adesso le Provincie sono i Comuni stessi messi insieme.

Anche se ancora all’inizio, possiamo chiederle come ha trovato questa Provincia? La provincia mi era ben nota già da prima, avendo svolto per 5 anni il storia ruolo di consigliere di opposizioDi Sabatino è il primo presidente della do on ne. Non conoscevo tutti ma conosec o am Ter di della “nuova” Provincia sco bene la macchina provinciale. nale C’è un grandissimo giacimento di Matteo. Prima che la riforma costituzio risorse umane. La Provincia pola cancellerà trebbe essere una macchina da ESE VAR CAL MARCO guerra buona, nell’interesse del territorio da quel punto di vista. Naturalmente ha delle difficoltà finanziare come tutte le provincie, perché l’operazione legittima di spending review del Governo gano di indirizzo ma c’è soprattutto l’Assemblea le ha colpite particolarmente, in maniera secondo dei Sindaci che ha una funzione essenzialmente me anche eccessiva. consultiva ma che è rilevante. I primi obiettivi e impegni per la Provincia? Dobbiamo mettere in sicurezza la Provincia, un È meglio o peggio? Da un punto di vista procedurale è meglio, da un compito molto impegnativo considerando i tagli punto di vista delle garanzie qualche critica c’è. che ci sono stati e ci saranno: 2,5 milioni di euro Personalmente avrei preferito che avessero man- in meno per il 2014 e 5,5 milioni di euro in meno tenuto un elezione di primo livello almeno per il per il 2015. presidente. La legittimazione di una figura così importante per il territorio, sarebbe arrivata diret- A proposito di sicurezza, si sente spesso parlatamente dal territorio, però è anche una grande re di soldi investiti per varie opere sul territorio

7

TERRITORIO

Non si rischia che la Provincia diventi semplicemente un ufficio? Io penso che la decisione politica, anche in questo Ente, rimarrà importante perché è evidente che ci sono scelte dettate dall’esigenza del territorio ma ci sono scelte che sono e rimangono politiche. Ad esempio questa Provincia si opporrà, per quanto nelle sue possibilità, ad un’idea di sfruttamento di questo territorio per trivellazioni, ricerche e ispezioni, ma non per una questione ideologica ma per scelta politica. Questa è una provincia che deve puntare su turismo, enogastronomia, patrimonio e bellezze naturali.


TERRITORIO

sulle quali i cittadini non hanno però riscontri immediati. Un argomento su tutti che sta facendo trascorrere sonni inquieti a molti: la sicurezza dei fiumi. Quando ero sindaco a Bellante, un piccolo Comune, ho speso qualcosa come 1 milione di euro in sicurezza degli edifici pubblici e delle scuole, non è che se ne sono accorti in tanti ma sono opere che ti servono quando c’è un’emergenza. Per quanto riguarda la questione del dissesto idrogeologico, si sta recuperando il tempo perso negli anni scorsi, non per colpa della Provincia ma perché non era considerata una priorità, oggi invece è una priorità a seguito dei disastri a cui ciclicamente assistiamo, per cui si sta lavorando. Una delle mie necessità sarà quella di potenziare e valorizzare il servizio opere idrauliche nella provincia di Teramo. Ci sono già delle linee di finanziamento che sono già in itinere come i “lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico del fiume Vomano” (3,6 milioni di euro), “difesa della costa di Martinsicuro” (3 milioni di euro), “difesa della costa di Roseto” (3 milioni di euro), “consolidamento a Castelli” (1 milione di euro). Naturalmente sono opere che spesso non hanno una grandissima visibilità ma che servono e non bastano, sono una goccia. Noi dovremmo mettere in sicurezza i nostri fiumi, adesso stanno partendo i lavori all’argine del Salinello… …stanno partendo i lavori sull’argine del fiume

8

Salinello? …stanno partendo significa che stanno messi a gara. In una paese ideale, nel giro di un mese o due mesi, i lavori dovrebbero partire, forse in Italia poi abbiamo qualche problema, anche se in questo caso il problema potrebbe essere il periodo. Magari non so novembre, dicembre e gennaio se sono ideali per i lavori. Altro argomento spinoso è quello del sociale, la Provincia come intende affrontare questo discorso, soprattutto alla luce delle notizie che appaiono sulle difficoltà riscontrate a chi opera nel settore, anche per le strutture accreditate? Va fatta un’operazione verità. La Provincia intende continuare a occuparsi di sociale, penso all’assistenza e trasporto disabili. Questo però è un servizio per il quale devi avere le risorse, altrimenti non puoi farlo, semplicemente perché non avere le risorse significa non pagare chi fa assistenza. Allora o la Regione Abruzzo si siede assieme alla Provincie e valutiamo chi fa cosa e con quali risorse, altrimenti gli affari sociali è una di quelle funzioni che dovrebbe essere tolta alla Provincie. In parte lo facevano già in maniera delegata ma dal 1 gennaio 2015 la Regione dovrà dirmi se devo continuare a occuparmene e con quali soldi. Matteo Renzi dice di avere la sua ricetta per cambiare l’Italia, esiste una ricetta Renzo Di Sabati-

foto di Marco Calvarese


Una campagna elettorale contraddistinta da voci di accordi politicamente avversi, soprattutto nella Val Vibrata, per far votare il suo nome. Alla luce di questo il suo Consiglio si presenta go-

vernabile, quindi potrà lavorare bene, o rischia pressioni future? Gli accordi elettorali non ci sono stati, se si intende per questi persone di centrodestra e centrosinistra che si sono messe insieme, c’è stato invece un ragionamento sul territorio ed in particolare su alcuni territori che non hanno più ritenuto di dover fare opera di vassallaggio. Non c’è stato quindi uno scambio, sono persone che autonomamente, io neanche conosco chi sono, hanno deciso di garantire la vittoria al sottoscritto ma rimangono con le loro idee politiche. Un ragionamento vincente che sarà trasferito all’interno del Consiglio provinciale. Io ritengo che questa Provincia vada governata congiuntamente, soprattutto sulle alte scelte e sugli alti discorsi e programmazioni. Io discuterò con tutto il Consiglio e tutti i Sindaci. Nell’interesse della Provincia non escludo di dare deleghe a tutti i consiglieri ma è cosa diversa da un accordo centrodestra e centrosinistra. Il candidato proposto dagli amministratori di centrosinistra ha vinto e quindi ha il diritto e anche il dovere di governare secondo le sue idee.

Questa la composizione del nuovo

Consiglio

COSTITUENTE POPOLARE PER TERAMO Massimo Vagnoni Graziano Ciapanna Nicola Di Marco LA CASA DEI COMUNI Vincenzo Di Marco Mauro Giovanni Scarpantonio Barbara Ferretti Maurizio Verna Flaviano De Vincentiis Piergiorgio Possenti LA FORZA DEL TERRITORIO CON ASTOLFI Tonia Piccioni Franco Fracassa Severino Serrani

9

TERRITORIO

no per questa Provincia di Teramo? La scommessa è quella di trasformare questo Ente in un Ente erogatore di servizi per la collettività e di gestione del patrimonio di questa area vasta (strade, edifici, terreni, ecc..). In questo senso la grande scommessa sarà quella di riconvertire e riqualificare il personale in servizi assolutamente nuovi, quindi ad occuparci di servizi di rilevanza economica e valorizzare i centri di committenza in favore dei Comuni, cioè fare un’opera di coordinamento e cucitura tra tutti i piccoli Comuni ed anche un po’ più grandi che da soli non ce la fanno più. Se sapremo fare questo daremo la percezione dell’utilità di questo Ente ai cittadini e sarà una scommessa vinta, altrimenti l’esito delle Provincie sarà quello di disgregarsi e di confluire in parte nei Comuni e in parte nella Regione. Penso che questo sia un errore perché il perimetro provinciale è il miglior perimetro di governo del territorio.


TERRITORIO

IL PARADISO DEGLI UCCELLI

A

San Benedetto del Tronto c’è un piccolo lembo di territorio al confine tra Marche e Abruzzo che festeggia il decennale della sua nascita. E’ la Riserva Naturale Regionale Sentina, un territorio che garantisce conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, storico, archeologico e culturale e promuove lo sviluppo sostenibile, gestita dal Comune di San Benedetto del Tronto, che opera attraverso un Comitato di Indirizzo. A dieci anni dalla nascita, l’area protetta è punto di attrazione per quanti sono in cerca della natura, luogo di formazione e sensibilizzazione per gli studenti del territorio e meta obbligata per i birdwatchers, per quanti amano osservare e studiare gli uccelli in natura, grazie a sentieri attrezzati, bacheche divulgative e altane per l’avvistamento dell’avifauna. E’ sufficiente armarsi di fotocamera e di pazienza, e con un pizzico di fortuna si possono vedere folaghe, anatre, aironi, passeriformi e limicoli. La Riserva è visitabile in bicicletta e a piedi, lungo le strade e i sentieri segnalati oppure lungo la battigia, periodicamente

10

STEFANIA MEZZINA

vengono organizzate delle “biciclettate” con associazioni del territorio ed è possibile effettuare visite guidate e oltre alle attività di educazione ambientale con le scuole. Per festeggiare il decennale, già da ottobre e fino a dicembre, si svolgono attività ed eventi per ricordare il passato e sensibilizzare sull’importanza di questa realtà: è un programma rivolto a bambini e adulti, esperti di natura e meno esperti, ma tutti accomunati dalla volontà di scoprire il patrimonio Sentina, anche tramite il birdwatching guidato da un esperto ornitologo, che conduce alla scoperta dell’avifauna migratoria presente nell’area protetta. Nel contempo, la Riserva guarda al futuro, anche tramite tre progetti per la valorizzazione e il miglioramento della fruizione dell’area. Il primo riguarda il miglioramento dell’accessibilità della zona ad un’utenza ampliata: grazie al coofinanziamento della Regione Marche, la Sentina sarà accessibile anche ai disabili fisici, attraverso un percorso che partirà dal nuovo sottopasso di zona San Giovanni, fino alle zone umide e alla Torre sul Porto. Il secondo progetto riguar-


da la realizzazione di un’aula didattica all’interno della Torre, che verrà restaurata, e il terzo prevede il posizionamento al piede della duna, e mimetizzato ambientalmente, di una barriera di sacchi in geotessuto riempiti di sabbia e ghiaia, che in caso di forti mareggiate fungerà da difesa della Torre sul Porto. La Riserva Naturale Regionale Sentina è caratterizzata da circa 1700 metri di costa, lungo la quale si sviluppa un piccolo sistema dunale con la presenza di vegetazione spontanea; ambiente che risulta fortemente a rischio, a causa del fenomeno dell’erosione costiera che ne impedisce la sua naturale evoluzione. Nonostante ciò, nelle zone più intatte sono state censite diverse specie vegetali di notevole interesse conservazionistico, tra cui Poligono marittimo, Spartina e Salsola. L’ambiente dunale è frequentato anche da diverse specie di uccelli; uno dei simboli è sicuramente il fratino, un simpatico e piccolo uccello migratore che depone le uova sulla spiaggia. Poi ci sono gli ambienti umidi retrodunali. La zona è eterogenea, essendo caratterizzata da piccoli specchi d’acqua dolce o salmastra, perennemente presente o stagionale, e permette la vita di numerose specie di uccelli che si rifocillano durante i loro viaggi migratori; tra questi, il Cavaliere d’Italia, simbolo della Riserva. Ma è possibile annoverare moltissime altre specie, tra cui gli aironi, il Martin pescatore, e diverse spe-

cie di anatidi e passeriformi, come l’usignolo di fiume. Gli stagni e i corsi d’acqua sono anche abitati da anfibi e rettili. Ulteriore ambiente è la prateria salata, o steppa salata: ambiente particolarmente raro lungo le coste, caratterizzato da un suolo con elevata concentrazione di sale. La prateria salata è l’habitat ideale per la crescita della Salicornia e della Suaeda marittima, e vi si può trovare anche la liquirizia. L’area agricola offre un paesaggio che ha maggiormente risentito delle attività antropiche e che risulta ben lontano dall’ecosistema agrario precedente la meccanizzazione del settore agricolo. Siepi e filari sono quasi del tutto scomparse, la rotazione delle colture non viene più praticata e le tecniche agricole sono intensive. Il Piano di gestione dell’area protetta si prefigge l’ambizioso ritorno al passato, anche al fine di supportare un elevato livello di biodiversità animale e vegetale. Il numero di mammiferi presenti nella Riserva non è elevato sono state rilevate oltre 20 specie e di particolare interesse è la presenza dei pipistrelli, fondamentali per il controllo biologico degli insetti. Tra gli altri mammiferi ci sono: riccio, talpa, crocidura, nutria, donnola, faina e arvicola. Lungo la battigia della Riserva si sono verificati episodi di spiaggiamento di tartarughe marine, Caretta caretta, a causa di episodi di freddo o di ferimento dovuto alla pesca.

11

TERRITORIO

Nel decennale della Riserva Naturale della Sentina si punta alla valorizzazione



L’ARTISTA CHE FA RIFIORIRE “NATURE” MORTE STEFANIA MEZZINA

G

Mariano Moroni accosta scarti dell’ ”homo faber” facendone opere immortali

foto di Lara Ricci

Come nascono le sue opere e perché questa passione per gli oggetti vissuti? “Cerco nei cantieri, nella quotidianità, nei laboratori, nelle fabbriche. Questi oggetti trovati, vissuti, consumati, fanno brillare nella mia mente l’idea creativa. Materie che ripropongo sul piedistallo dei quadri, per raccontarne il nuovo status. Un’operazione che supera il concetto del ready made di duchampiana memoria, perché nel mio fare gli oggetti diventano “altro”, composizioni di materie leggere, aeree, sospese talvolta nel bianco. Le mie opere hanno la pretesa di dare spettacolo, come in un racconto teatrale, e l’uso di oggetti comuni o scarti di produzione, elevati ad opere d’arte, hanno lo scopo di instillare emozioni e rompere l’indifferenza che spesso pervade la quotidianità. Il risultato è il lasciarsi affascinare o sfuggire all’interesse”. Moroni espone e ottiene riconoscimenti in Italia e nel mondo. L’elenco è lunghissimo: tra i più rilevanti, è stato selezionato in concorso dal Peggy Guggenheim Collection di Venezia, ha esposto al PAC, al Palazzo della Triennale di Milano, J.K.J. Center di New York, Museo dell’Ara Pacis di Roma e 54° Biennale di Venezia. Collabora con note aziende italiane, creando installazioni e complementi d’arredo. Con Cordivari Design, eccellenza abruzzese leader nel mondo per la produzione di radiatori in acciaio inox, per il progetto del termo arredo Giuly ha vinto il prestigioso premio di design “ iF International design Award 2014”. Le sue opere di design sono state esposte nelle maggiori città italiane e a Parigi, Francoforte, Londra, Osaka, New York. Nel 2014 è tornato ad esporre a Nereto; la sua mostra personale, “Fantapaesaggi”, è coincisa con l’inaugurazione della “White Hall Factory”, organizzazione no profit collocata nell’ambito del suo atelier neretese.

13

PEOPLE

li oggetti di scarto qualche volta prendono vita e suscitano interesse e piacere a chi li guarda. Succede a chi “osserva” Mariano Moroni, eclettico artista di Nereto di fama internazionale che dipinge da oltre 40 anni e contemporaneamente, da oltre 35, esercita l’attività di architetto e designer. Alle sue mostre si possono ammirare scarti metallici divenuti elementi di un paesaggio, oppure capi di abbigliamento che spiccano e si integrano con un paesaggio marino. Bisogna entrare nello spirito di questo sognatore per soddisfare la propria curiosità sulle sue scelte dove la fantasia si colloca bene nel piacere visivo.


TERRITORIO

luogo, olare il capo ic rt a p in , costa ciale rispetto alla itorio provin rr to te la o is o lia p iu G tem adrialinea ferrata a ferroviaria ariva a quel e p lla p e lin a d la e n n te n io co a g on 879 a verso a lunga sta già era funzi 29 luglio 1 o nord e si ve il rs o d ve ia iz a e si in R ti o n llora me ll’allora nova-Teram sfuggire all’a con collega va a parte de ca d te ti , o e p n n o te o n zi n e a ttobre cern ione la promulg e 5002 con . Tale condiz lli che il 14 o g d ru g e su le C io lla to e id n d e m tam e mesi mo E Umberto I, ee di comple co più di du daco di Tera o n lin p si i ve d o lla u za e n n i d 1 luglio dista one d no”. L’articolo 9, ovvero a 2002 del 29 g 7 “La costruzi e e 8 g R 1 g l e le d a a at lla ri e zz ne d utori rrovia mera di chiaro: “E’ a ll’approvazio della rete fe nte della Ca a e o d d lt o si m re n p è l co a a rchic rlamenveva entari putato al pa 79, così scri legge mona ie complem e 8 v d 1 o é rr ch e fe n o rm lle n o e le n ente la Arti, ne d e indebitam ge, secondo mmercio ed la costruzio g o m C o le “C te : n n lli o se n ru re 2 e olo vinciale lla p pe C bilite”. L’artic onsiglio Pro template da , on. Giusep a C to st il a ss a to e n d st ta e , erato ora i dalla conto hanno delib V.a non ign e condizion le .a alizzate per a S n re u o im n o rt n C a ra ll’ a struzioi: “S to ne nsiglio lascia dubb rché nella co nto è previs uanto il Co e a q u p q e R o ”. l A lv e d sa lla , o e adottatab vern Stato nova venga spese dello nell’annessa rsi voto al Go lia fa te iu ri -G e se o at in m rr ie ra fe v Te ee rro esta loro della ferrovia colo 31, le fe alle future lin ndo che qu e o n ile tt b e a st n sp , a ri le e a te rt pa ommisorm inan la sezione n a apposita C Una discrim di cui faceva d ta B a at lla n le g e b e d ta ss 3 ra nella tti, l’articolo erazione sia ricomprese -Teramo. Infa recita: “Saranno delib tro dei LL.PP. va is o n in o grado M lia il iu . G .E S 9 a 7 8 e 1 n che la ssa in somm o re lio si g te lu in o 9 ri e 2 o l ch at e d 2 el nostro obblig di cosa la legge 500 mmerciale d l concorso Trattandosi co co e , ir te to n in ta ve S v ce l’a llo scere se vin prosperità e costruite da i farmi cono rte delle Pro d a la p a a ”. d l.m B , Il 4 lla .a e S lo b ta ico ale deliV.a di cui all’art nell’annessa mettere ugu aese, prego e p te i ri d e e se d in ch n ie te te v n in rro a un suo era alme ressate, le fe edire a Rom codesta Cam abilito testu sp st i d e ra e n u d ie is n v m te 4 lla lo one Prose in E nell’artico ncorrere ne erazione, e lla Commissi b co a e o n m a n e si ra rm v a in i o o d d at struzione e “le Province eciale deleg el costo di co a pagarsi in venti sp d o unale. m m o di gradio ci C e d e di un me, d ntro La preg vinciale si o e d sc e ri re m p to e ci m e lle co lin n so era ri co (firmato) mento delle In attesa di u tta tabella B nza. Il Sinda a e d a rv d e in su ss ic v o lla ia la e N lla m ediatamennche annue rate”. re i sensi de cepita imm e destino, a n re u a m fu at e co ra lin e n o tt u le a sott tanto che sa, legata d l Tronto”. Va rcio ed Arti E. Cerulli”. La e e d m o ie m v tt o e o C d rr i e fe d n Be ta del 18 era o alle “Ascoli-San o nella sedu te dalla Cam rn ento rispett io m e g ta l ” e at d ila tr u i e q d i. Fu deliordin ti-L’A la differenza uattro giorn fu posta all’ , “Terni-Rie q a” n lo A o so lm lla u e o b p -S o ta ila d obre 1879, lencate nella “Roma-L’Aqu enevento” e rno del ott -B te o in ss L’ a . b o to p ta “Cam dello S totale carico e, quindi, a

L

14


° I O T R E B M U E E RE A V O N A I L U I G E C E E F N I C I V ’ U I P O M A R E T ALFONSO A

LOISI

ebadato a sp sali, non fu n e di m se m a co b i a d asti ne e decine e, con antip sc l e a te p n ti e a e d vo n rn o ca “fare abb se. Menù di essert. Vino e occorreva d ch e n à la, a o a it tr tt rs l u im a e fr n d M a i n o co, zione berato all’u ostriche e p a Capri Bian nella costru tr é la h lie . Il a rc ti ig e n at tt p o ia tt e b h o R C d 0 l di aa Governo de con circa 15 a 60 caraffe Giulianova si re – lt o te o ri. e n e m n e ri g d ra e a si m Te p re o m di ca rio P co ferroviari Barolo e Cha i un esercito a il suo prop d g le to ra llo e n e o e D d . tr m e n le a a rl co ro futu al Pa sezione norm tutto sotto il un salto nel pe Deputato p va eLa se ta ll’ i iu n e e d G d se . li o re a av tr p inis iorn Sig. Cerulli C L’evento rap a S.a E.a il m pagine dei g te e n a m m st se o ri C p re co p la lla lle la a a su o tr sieme a rassegnare argomento o appena nat ri si a Roma in ia n o lla v d e o co n d rr o ca o fe rt rs re o io i, iz trasp Nel co vori Pubblic poca. Il serv stituendo il Comunale”. so e o n e e at d le b a ie rd ci e p co n in se ri n v e re div viene missione Pro e l’interno p del giorno, ova frontiera u e te n in im va n rd La ri u o . p ll’ e re e e zz tà d ess trattazione per le socie carri e carro mo, oltre ad neo, interessante agricolo, e incia di Tera o v p ch ro m n p a ca a el Mediterra o “l n in st e à re to it ch p n v e ti m at ri ll’ ie fe qu Vittontribu nto di ri il Re d’Italia esercitavano igianale, co sì e rt o a portante pu C ch . d a e ili ic le e S a lla irett 1904, industri driatico e ne r imposte d l 19 maggio e A e p ll’ d e , zootecnico, o n to ri e ra cr E e e ll’ d di lir rcizio con fronti de manuele III, icua somma siddetto “ese E sp co o sce nei con l ri co e d la e o n te rs o azi – Temen , attrave e vita all’attu a ferroviaria Giulianova ntava esatta d se ie ed indirette d re p p ra a o zi edio line ”. La cifr per la realizza i economico sulla l “prodotto m e a le d ta 4.078.137,52 o to at o d st ra d e co o ra etto al 10.000 annu Unico palett va. La Came il doppio risp superare lire - ramo”. mo-Giuliano io va ra is te v Te o l’altro, re p ia p v n o a o rr n o che n nche u nomico, tra a rd co ne della fe e lo va ia io iz cc a a rc tr at L’ese gagli, ferr ed Arti ggiatori, ba chilometro”. uova strada ia r n v e Commercio i p la d , io o iz rt le o rc trasp sta eraa tutte a in ese limitato al ne dell’impo produzione o ra r ne: una volt e zi io a g lic g p a i, p d m a con Quin i prese sentito i e biciclette er lo Stato. ni successiv n p n a avrebbe con ti ca li u g ib e tr N . ri iù ente cento sopratuindi, p passeggeri, stata largam le del 2 per a o e attività e, q ri b rt b o re sp a li sa tr a e e il i primi norm essa ch pre più pied ivo. Da qui ari le varie e st m p e una scomm se iè o p d o a ri il e te p d ra te ino del ova e . Supe ccessivamen tto nel cors su a tra Giulian compensata tu a ri st ia v co o rr la cu fe lla linea d ese verso tratta ltà. Lavori e ssi turistici asseggeri de a u p difficoltà, la fl i re a a d n i u l at e n va lid alia. nso porto iventa te dal nord It mentati e co n e capoluogo d 25 chilometri, vanno in ie cr n ve i ro n p n o ic ea rca a dell’Adriat 884, a cinqu zione, per ci la ferrat Il 15 luglio 1 , . 9 o 7 p 8 m /1 te 2 0 0 co 5 giro di po istitutiva n. Teramo fu dalla legge pa magna. di distanza m o p in ta gnarono ugura iniziative se linea fu ina e ri va e a n decia fest ccasione, co ’o addobbata d zo n ra p . Per il quella data

15

TERRITORIO

ra oggi o c n a e h c 9 la ferrovia ogo 7 8 1 l a le a Ris al capolu o ic t ia r d A l’ collega


PEOPLE

I “GUERRIERI” DELLE OTTO ARMI

Sono di Alba Adriatica i plurimedagliati della Muay Thai MARTINA DI DONATO

I

n Italia ci sono sport blasonati come il calcio e la formula 1 ed altri che restano nascosti. Uno dei tanti è il Muay Thai, arte marziale di origine thailandese, nota come “l’arte delle otto armi”. Ad alba Adriatica c’è una scuola che è arrivata molto lontano in questo sport da combattimento, si tratta dell’Accademia del Guerriero guidata dal maestro Yaakoubd Hassan che con amore, passione e professionalità insegna giorno per giorno ai suoi allievi l’amore e la dedizione per la Muay Thai. Yaakoubd fa parte dell’Unione Italiana Prepara-

16

tori Atletici Sport da Combattimento e con i suoi insegnamenti è riuscito a creare un team unito e vincente. Di recente ha trionfato all’Unifield Word Championship di Massa Carrara. Tre sono i campioni saliti sul podio: Lucas Luncasu, di soli 14 anni, che ha portato a casa ben due medaglie d’oro e tre d’argento, Bruno Cerasi di 16 anni, vincitore di due medaglie d’oro e tre d’argento e Damiano Gallerini, ventisei anni, il più grande dei tre combattenti, che ha gareggiato con i più forti del mondiale. Abbiamo incontrato Yaakoubd nella


Questo sport ti forma anche personalmente? “Certo. E’ uno sport in cui la componente psicologica è molto importante, non basta essere bravi, ma bisogna essere affidabili come persona, devo sapere che chi si allena con me non utilizza la Muay Thai fuori da questa palestra. Per questo bisogna anche selezionare gli allievi, sotto questo punto di vista. In tutti i modi questo è uno sport che aiuta ad acquisire consapevolezza del proprio corpo e dei propri movimenti” Che difficoltà incontrate nelle vostre attività? “Le difficoltà sono molte, soprattutto di natura economica: i mondiali si tengono in Paesi diversi, a volte in Italia, altre all’estero e viaggiare ha un costo che i ragazzi sostengono autonomamente, mentre altre squadre di altre nazioni sono finanziate da sponsor e federazione. I nostri ragazzi, invece, devono fare moltissimi sacrifici per riuscire a partecipare ad una gara. Spesso non possiamo permetterci un albergo e quindi campeggiamo oppure scegliamo di viaggiare con il furgone. Mol-

ti di loro hanno speso i risparmi per partecipare alle gare. E’ davvero molto dura”. Mentre i ragazzi riprendono il loro allenamento Yaakoubd ci confessa che adesso si stanno allenando per una grande sfida in Thailandia, in cui parteciperanno i padri di questa disciplina: “I miei ragazzi si stanno preparando duramente, speriamo di riuscire a trovare un sostegno economico che ci permetta di affrontare le spese necessarie”. A ben pensarci questi ragazzi rappresentano l’Abruzzo nel mondo, combattono con lo stemma rosso dove è posta la scritta Alba Adriatica e spesso sono gli unici italiani a gareggiare, eppure la notizia sembra interessare meno di una partita di calcio.

LA MUAY THAI

PEOPLE

sua palestra mentre allena i suoi combattenti, tra i rumori della corda e quella dei colpi; sembrava quasi di interrompere un momento mistico, in cui la concentrazione raggiunge altissimi livelli. Con molta gentilezza Yakoubd ci invita ad entrare ed inizia così il viaggio nel mondo della Muay Tahai. La prima cosa che spiega è come avviene un allenamento, le varie tappe e mi porta a capire come funziona un incontro con annesse difficoltà ed impedimenti. “Sono molti anni che mi dedico alla Muay Tahi e ho deciso di far gareggiare i miei tre migliori allievi nei campionati mondiali. L’ultimo che abbiamo vinto, l’Unifield Word Championship è stato molto emozionante, oltre ad essere fieri di aver rappresentato l’Abruzzo e in particolare Alba Adriatica, siamo molto contenti dei risultati raggiunti. Siamo saliti sul podio battendo campioni provenienti da tutto il mondo. Partecipare a campionati mondiali è dura, si combatte di continuo, si segue una scaletta ben precisa e capita di dover correre da un incontro all’altro”.

La Muay Thai prende origine da un tecnica di combattimento Thailandese. La parola Muay significa “combattimento” e deriva dalla parola sanscrita Mavya: “unire insieme”, la parola Thai è un aggettivo, il cui significato originale è “popolo libero”, quindi la traduzione di Muay Thai e “combattimento dei thailandesi”. Nata oltre 2000 anni fa dai difensori del popolo e della famiglia reale, da lì si è diffusa in tutta la Thailandia, divenendo lo sport più seguito della nazione e non solo. Dalla Muay Thai ( o Thay Box) si sono sviluppate tante altre discipline, come la Kickbox, Gli incontri si tengono all’interno di un ring dove i combattenti si scontrano a corpo nudo e utilizza tutte le parti del corpo, a differenza delle altre arti marziali. I principi fondamentali di questa disciplina sono obbedienza, rispetto, rigore, coraggio, conoscenza, gratitudine e onestà.

13


TERRITORIO

I GUARDIANI DEL GREGGE (E DELLA TRADIZIONE)

La transumanza, il lungo viaggio dai mari ai monti d’Abruzzo raccontati da due giovani pastori MARTINA DI DONATO 18


1903. Nella lirica, D’Annunzio, lontano dalla sua patria, ricorda quando i pastori svolgono il rito della tran-

sumanza, ovvero dello spostamento periodico del gregge dalla montagna alle zone collinari. Anticamente il percorso prendeva vita lungo i tratturi ( sentiero che poteva essere formato da erba o da terra battuta) che si erano formati nel corso del tempo con il passaggio degli animali. Solitamente

non c’era una sola rete di tratturi, ma era possibile averne una vasta diramazione con vari itinerari. La transumanza era principalmente svolta nelle zone centrali della nostra Penisola, in particolar modo nel nostro Abruzzo, dove l’attività pastorizia è sempre stata una forte risorsa, nelle Puglie e nelle zone del Lazio e della Campania. La pratica visse il suo apice nel periodo romano. Nei mesi autunnali ed invernali, quando ancora le stagioni erano degne del loro nome, il gregge scendeva in pianura, mentre in estate lo spostamento avveniva verso zone più fresche, quindi si saliva verso i monti. Il pastore, dunque, al cambio della stagione prendeva il suo gregge e insieme alla sua famiglia si spostava verso pascoli più erbosi, per poi ritornare nella bella stagione. Una migrazione ad onda che vedeva il gregge spostarsi ciclicamente. La pastorizia, come dicevamo, ha rappresentato per molto tempo uno delle forti economiche del nostro paese, almeno fino all’industrializzazione che ha avuto sì la positività del progresso ma anche quella della perdita delle nostre più antiche tradizioni. Nella nostra vallata, c’è chi svolge ancora questo rito. Sono Mauro (34 anni) e Diego Manfredi (37 anni), due giovani di Sant’Omero che si dedicano alla pastorizia praticando ogni anno la transumanza. Ci spiegano che il loro percorso primaverile va dalla costa, esattamente da Notaresco, fino a Roccaraso dove stanziano per tre mesi, fino alla fine di settembre, quando ripercorrono il tragitto all’inverso. Nel percorso primaverile- estivo (si parte a maggio) c’è una fase fissa che è quella della tosatura, successivamente il loro gregge di circa 1300 pecore parte per raggiungere i monti. Solitamente il gregge è seguito da tre pastori: uno a capo che dirige, uno al centro che svolge la funzione del controllo ed uno a chiusura del gruppo, sempre seguiti dai fedeli amici Pastori Abruzzesi. Per i due fratelli la transumanza è una tradizione che va avanti almeno da quattro generazioni e sicuramente dai tempi del loro bisnonno sono cambiati tantissimi aspetti, anticamente, infatti, il pastore portava in viaggio le sue pecore senza nessun problema, bloccando spesso le piccole stradine brecciate, ma con l’avvento della burocrazia, anche la transumanza ha avuto bisogno delle sue “carte”, ora prima di poter dare inizio al percorso bisogna chiedere le specifiche autorizzazioni ai comuni che si attraversano. Ma non solo, come ci spiegano Mauro e Diego: “ la transumanza moderna può avvenire con vari metodi, c’è chi ad esempio autotrasporta il gregge fino al tratto del tratturo, che si percorre a piedi. Se si è lontani da casa ci si attrezza nella roulotte”. Saliti fino ai monti ci si ingegna come si meglio si può, in quel periodo il pastore deve accudire le sue pecore tre volte giorno, la mattina , che è il momento più importante per la mungitura, nel pomeriggio e la sera, prima che faccia notte. Ci spiegano che la transumanza è importante tutt’oggi perché garantisce la buona salute del gregge. Loro scelgono di salire ancora ai monti

19

TERRITORIO

Q

uando si parla di transumanza non si può non fare riferimento al D’Annunzio e alla sua meravigliosa lirica“I Pastori”, contenuta nella raccolta “Alcyone” del


perché l’erba montana è più fresca però più insipida; per questo vanno aggiunti sali minerali che rendono il foraggio più appetibile. “Quest’anno- dicono- c’è stato il problema della lingua blu, come è stato comunemente chiamato, ma chi ha praticato la transumanza non ha riscontrato nessun problema, perché in altura l’erba non è contaminata”. Quando la temperatura in montagna nei periodi invernali è troppo rigida si migra verso il mare.

I PASTORI Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti.

TERRITORIO

Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natía rimanga ne’ cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d’avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh’esso il litoral cammina la greggia. Senza mutamento è l’aria. il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquío, calpestío, dolci romori. Ah perché non son io co’ miei pastori? (Gabriele D’Annunzio)

20


Il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni.


LA STORIA INEDITA Il mulino di Santa Maria a Ripoli

TERRITORIO

FRANCESCO GALIFFA Nel corso delle ricerche condotte presso gli archivi, mi è capitato spesso di incrociare documenti di grande interesse non pertinenti all’indagine che stavo compiendo. Esse raccontano storie inerenti alla sfera dell’amministrazione pubblica, dell’economia, della sociologia e si sviluppano per lo più nell’ambito territoriale della Val Vibrata. Ne ho acquisito le carte, parcheggiandole nella memoria del PC. Si tratta di piccole indagini che si possono concentrare in poche pagine, ma che rappresentano degli importanti tasselli per ricomporre un quadro storicamente attendibile della realtà vibratiana, e teramana, negli ultimi due secoli. La rivista è la sede ideale per ospitare questo tipo di storie, ricostruite principalmente su documenti inediti, una fonte di prima mano, la più importante per un ricercatore, perché fornisce dati concreti, attendibili e non soggetti a interpretazioni di sorta da parte di terzi. In questo numero raccontiamo le vicende concernenti la nascita del mulino di S. Maria a Ripoli, progettato nel 1813 sulla sponda sinistra del torrente Vibrata, in territorio di Corropoli. Per una pura coincidenza l’argomento è ricollegabile a quello affrontato nella penultima puntata del lungo racconto incentrato sul ciclo del grano (1) e riprende un discorso troncato nel 2011, anno in cui fu interrotta la pubblicazione della rivista “Colonnella frammenti”; sul suo ultimo numero, infatti, fu pubblicato un mio studio sulla nascita, autorizzata nel 1812, del “Molino di Mindoli”, sempre sullo stesso lato del corso d’acqua e sempre nello stesso Comune (2). A chiedere il permesso per l’utilizzo dell’acqua per il mulino di S. Maria Ripoli furono Antonio Persio di Castiglioni M. R., e Nicola Trolj di Morro, i quali, per mezzo di Carlo Trolj, nei primissimi giorni del mese di aprile del 1813, rivolgevano «umili suppliche» all’intendente Roberto Filangieri (3) per costruire un Molino comunemente da macinar grano, sopra il territorio, che posseggono indiviso in tenimento di Corropoli in Contrada di S.a Maria a Ripoli senza rendere alcuna servitù a Proprietarj convicini per l’introduzione delle Acque del Fiume Vibrata, dalle q.li deve essere animato d.o Molino.

Sicuri che la loro «Machina» non arrecasse disagio alcuno al pubblico e al privato, auspicavano che l’Intendente ordinasse che fossero predisposti «i soliti atti corrispondenti, onde poter ottenere l’intento. Ciò l’avranno a grazia ut Deus». (4) La formula di chiusura è tipica del linguaggio epistolare dei

22

secoli passati e, tradotta, vuol dire: “Sperano di ottenerlo come una grazia fatta loro da Iddio stesso”. Il 6 aprile l’Intendente inviava un avviso ai Sindaci dei comuni di Teramo (come Capitale della Provincia), di Corropoli, Nereto, Torano, Colonnella e Controguerra, nel quale si invitavano le persone che ritenevano di «poter’ostare alla domanda», a far pervenire all’Intendenza le proprie ragioni nel termine di un mese, a partire dal giorno della pubblicazione dell’avviso; i suddetti Sindaci erano invitati a far rinnovare la pubblicazione dell’Avviso ogni dieci giorni e di relazionare sul suo esito allo scadere del mese. (5) Mentre nei succitati comuni si procedeva all’adempimento delle suddette formalità, l’Intendente incaricava l’ingegnere Carlo Forti (6), alto funzionario tecnico del Governo Francese e di quello Borbonico, d’ispezionare il locale, e riferire in qual sito si voglia precisamente costruire il Molino, da qual punto del fiume si intendono derivare le acque, ed in quale altro restituirle, e se queste possono abbisognare allo Stato per uso di qualche pubblico stabilimento. (7)

Nella relazione dell’ingegnere, prontamente rimessa all’Intendente il 22 aprile 2013, si legge: In adempimento de’ suoi comandi avendo in fatto avvisati i Signori Trojli (sic!), e Persio mi son portato in di loro compagnia sul luogo, dove dopo avermi fatto indicare il perimetro del loro terreno, il punto d’esso in cui intendono costruire il Molino, i punti della presa d’acqua, e della restituzione di essa nel fiume, ne ho formata la qui annessa pianta ostensiva (atta a mostrare, ndr.), dalla quale rilevasi, ch’essi intendono servirsi delle acque di rifiuto del Molino del Sig.e Domenico Ciammarichella, condurle attraverso del letto del fiume Vibrata, coi mezzi soliti a praticarsi dai nostri Mugnai, sin sopra del proprio terreno, e quivi incanalarle, e portarle ad animare il Molino col riunirvi anche le acque d’una sorgente, che scoppia dentro del terreno stesso, e quindi restituirle attraverso sempre li terreni proprj o nel fosso di S. Scolastica, o nel fiume Vibrata, sopra corrente del capo formale del Molino di Colonnella, che si trova stabilito nello sbocco di d.o Fosso. Le acque sudette non possono servire ad alcuno stabilimento pubblico, perché in tempo d’està diminuiscono tanto, che a mala pena pure possono animare un Molino. (8)

I riferimenti topografici permettono di collocare con una certa precisione l’area destinata alla realizzazione del mulino nell’estremità Sud-Orientale del territorio di Corropoli, ai confini con Colon-


TERRITORIO FORTI, Carlo, “Pianta ostensiva del tronco del Fiume Vibrata, nel quale si domanda costruire un Molino a grano de’ Signori Antonio Persio e Nicola Trolj”, China acquerellata su carta, cm 29,50x18,00. (A.S.TE, Intendenza Francese, I Ufficio, Sezione II, Busta 41, Fascicolo 834, Anno 1813)

23


TERRITORIO

Interno di un vecchio mulino. nella; bisogna tener presente che adesso il fosso di Santa Scolastica, nella parte terminale, prima di immettere le sue acque nel Vibrata, prende il nome di Fortunello. Avendo avuto assicurazione dai Sindaci che non fosse stata prodotta da parte dei loro cittadini alcuna opposizione alla costruzione del mulino e confortato dalla relazione dell’ingegner Forti, il 28 maggio 1813 l’Intendente inviava una nota al Ministro dell’Interno, nella quale si legge che Non apportando quindi la costruzione di detto Molino alcun danno al pubblico, né al privato, io opinerei, se diversamente non sembri a V.E., che possa accordarsi il domandato permesso, accordatosi anche per servire di comodo agli abitatori di quelle Campagne. (9)

Sulla base di questo parere favorevole, dopo appena cinque giorni, il Ministro autorizzava l’Intendente ad accordare a S.ri Antonio Persio, e Nicola Trolj la facoltà di edificare un molino nel fondo, che posseggono indiviso nel tenimento del Comune di Corropoli, e metterlo in attività con le acque del fiume Vibrata unite ad altre Sorgenti

e nel tempo medesimo lo incaricava «di disporre l’occorrente, perché l’Ingegnere dipartimentale invigili a farsi costruire l’acquidotto di tal macchina a norma della perizia da lui eseguita». (10) Una copia del decreto fu inviata ai Sindaci di Corropoli, Penne e Morro tra il 5 e il 6 giugno. Ai signori Antonio Persio e 16 Nicola Trolj l’autorizzazione fu notificata, nei rispettivi comuni di residenza, il 13 e il 16 dello stesso mese. (11) Dalla richiesta alla concessione dell’autorizzazione passarono due mesi, un battito di ciglio se si considera cha la posta era trasportata dai cavalli; allora le pratiche erano espletate con grande senso di praticità, senza le pastoie e le lungaggini dell’o-

24

dierna burocrazia! I mulini di Mindoli e Ripoli andavano ad affiancare i due preesistenti in località Cammarone, di proprietà dei Regi Demanj e affittati a Domenico de Santis alias Ciammarichella, come si legge in una statistica sui mulini del 1810. Queste macchine, dotate di una macina cadauna, rimanevano in funzione per tutto l’anno e, all’epoca, macinavano complessivamente, per conto di «Cittadini e Forestieri», 2400 tomoli (12) di grano e 3600 di granaglie. Dalla statistica apprendiamo anche che il prezzo della macinatura per ciascun genere era di libre 8 per ogni tomolo (13) e che il prodotto annuo dei mulini a favore dei proprietari era di tomoli 300. (14) L’arrivo dei nuovi mulini fu favorito dall’emanazione della Legge n. 130 del 2 agosto 1806, con la quale Giuseppe Napoleone aboliva la feudalità nel Regno di Napoli. In base agli articoli 10 e 11, ogni cittadino poteva «deviare le acque dei fiumi pubblici, per irrigazioni, ed altri usi di utile pubblico, senza danno per i privati», «dopo che ne avrà ottenuto da noi, o dai magistrati, che destineremo, la licenza la quale si concederà subito che si conosca di recare utile al pubblico, e di non nuocere a’ diritti dei privati». (15) Il processo di privatizzazione dei mulini fu completato con la vendita dei beni demaniali, come si può desumere da una statistica sui mulini redatta nel 1847: nel documento i due mulini del demanio pubblico, situati in località Cammaroni, sono attribuiti a D. Gennaro e D. Michele Flajani; quello di S. Maria a Ripoli a Gaspare Flajani; il mulino di Mindoli era ancora nelle mani de’ Signori Partenope di Nereto, che avevano avuto la concessione nel 1812. (16) Queste famiglie erano ancora proprietarie delle strutture al momento della loro dismissione, avvenuta intorno al 1950. (17) In questi anni, dunque, ben tre dei quattro mulini in funzione nel territorio di Corropoli appartenevano alla famiglia Flajani, sicuramente la più ricca


NOTE (1) GALIFFA, Francesco, “Intorno a un chicco di grano: dal granaio alla tavola” in “Val Vibrata life”, Settembre 2014, pp. 24-26. (2) GALIFFA, Francesco, “Il mulino di Mindoli”, in “Colonnella Frammenti”, n. 3, 2011, pp. 21-24. (3) Figlio di una delle più antiche e influenti famiglie nobiliari di Napoli, Intendente dalla Provincia di Abruzzo Ultra I (Teramo) dal 1812 al 1814. (4) A.S.TE., Intendenza Francese, Busta 41, Fascicolo 834, “Permesso accordato ai sigg. Antonio Persio di Cstiglione M. Raimondo e Nicola Trolj di Morro di costruire un molino”. (5) Ibidem. (6) Carlo Forti (Teramo, 1765-1847) entrò a far parte, con un decreto del 7 febbraio 1809, dell’appena istituito “Corpo degli ingegneri di strade e ponti”, creato nel 1808; in questo ruolo egli si contraddistinse, nei periodi successivi, per la progettazione di opere di grandissima importanza. (Cfr. GHILARDINI, Angela, “Forti Carlo (1765-1845)”, in “Gente d’Abruzzo, Dizionario Biografico”, Andromeda editore, Recanati, 2006, Vol. 5, pp.175-176)

Apparato motore di un mulino ad acqua.

(7) A.S.TE., Intendenza Francese, Busta 41, Fascicolo 834. (8) Ibidem, “L’Ingegnere Dipartimentale del 1° Abruzzo Ultra, All’.Ill. mo Intendente della Provincia medesima”. (9) Ibidem, “Intorno al parere sulla domanda di Antonio Persio, e Nicola Trolj del permesso per costruire un Molino”. (10) Ibidem, “Il Ministro dell’Interno, Al S.r Intendente del 1° Abruzzo Ulteriore”. (11) Ibidem. (12) Il tomolo, unità di misura per aridi, corrisponde a 55 litri circa e, nel caso del grano, a poco più di 46 chili. (13) La libra corrisponde a 320 grammi circa. (14) A.S.TE, Intendenza Borbonica, Busta 151/A, Fasc. 1, “Stato dei molini esistenti nella Provincia di Teramo”. (15) “Legge con cui si abolisce la feudalità”, in “Collezione degli editti, determinazioni, decreti, e leggi di S. M. da’ 15 febbraio a’ 31 dicembre 1806”, Napoli, nella Stamperia Simoniana, p. 259. (16) A.S.TE., Intendenza Borbonica, Busta 149, Fascicolo 15, “Elenco dei molini da macinar grano e altri cereali formato, e pubblicato a norma dell’ordinanza di questa Intendenza del dì 20 Dicembre 1847”. (17) RASICCI, Pasquale, “I mulini e il centenario della Tassa sul macinato. I ventuno mulini idraulici della parte terminale dei fiumi Vibrata e Salinello”, in “Notizie dell’Economia termana”, N. 1-2-3, marzo 1981, pp. 39-40. (18) Cfr. GALIFFA, Francesco “L’Asso di Coppe - La Fontana Pubblica di Corropoli”, Comune di Corropoli, Colonnella , 2011, p. 26 (19) Cfr. IAMPIERI, Antonio, “Domenico de Guidobaldi. La vita - Le opere”, Associazione Culturale Ferdinando Ranalli - Nereto, Colonnella, 2011, p. 86. (20) RASICCI, Pasquale, “Op. cit.”, p. 40 La pubblicazione del disegno, conservato presso l’Archivio di Stato di Teramo, è stata autorizzata, per conto del Ministero per i Beni culturali, dal Direttore dell’Archivio con atto di concessione n. 14 del 28 ottobre 2014 (Prot. n. 1733, Classifica 28.34.01.08/14).

TERRITORIO

e politicamente più potente del centro vibratiano; successivamente anche quello di Mindoli passerà nelle loro mani (18). Il loro interesse nei confronti di quest’attività la dice lunga sui redditi che da essa potevano derivare; erano così alti che per l’acquisto di un mulino si arrivava a sborsare anche cifre rilevanti, come i 4500 ducati, all’epoca un vero patrimonio, incassati dalla famiglia De Guidobaldi di Nereto nel 1860 per l’alienazione di un “Molino con Gualchieria con circa due Tommolate di terreno aderenti ai medesimi”, siti in Tortoreto, C/da Vibrata. (19) Il mulino di Ripoli (ricordato comunemente col nome di Mulino di Gaspare Flajani) è rimasto in funzione fino al 1950. L’ultimo gestore è stato Fiorindo Chiodi. Attualmente non restano elementi della vecchia struttura. (20)


CAMBIO DI LENZUOLA CON SORPRESA

TERRITORIO

Negli hotel i turisti sbadati sono tanti: dimenticano di tutto ed anche cose imbarazzanti C’è chi lascia anche il marito per il cameriere

C

entinaia di persone vengono ospitate dalle attività turistiche del territorio durante il periodo estivo, a volte per settimane, in altri casi per brevi soggiorni o un paio di notti. Un flusso continuo e variegato portatore di una moltitudine di storie che, per la loro natura particolarmente grottesca o affascinante, restano come un’impronta nelle menti di chi gestisce ed offre servizi al turismo. Albergatori, gestori di camping e chalet, ristoratori, tutti hanno qualche fatto bizzarro da raccontare, lasciato in mancia dagli avventori che, forse spinti da chissà quale endorfina vacanziera, mostrano lati oscuri e magnifici. Ecco perché ci viene raccontato da un titolare di un albergo come la scorsa estate alcuni ospiti cecoslovacchi abbiano spesso lasciato sui tavolinetti della stanza una moltitudine di scatole aperte di cibo per gatti con ancora il cucchiaino dentro inducendo nella mente dell’inserviente di turno il pensiero di una certa affezione del cliente per la degustazione del cibo felino. In fondo il cibo per animali non è propriamente tossico, di certo difficile non fare una smorfia di disgusto immaginandone il consumo. D’altro canto perché non pensare al gesto assolutamente generoso di voler nutrire qualche randagio che abitualmente diventa il risveglio mattutino di ogni visitatore che si strofina gli occhi guardando oltre la finestra. Ma si può andare oltre il gusto ed il disgusto quando, sempre da quelle parti, si racconta invece di quella signora tedesca che anni fa, passando più di un mese all’interno di un hotel in compagnia del

MARVIN ANGELONI marito, si è lasciata andare in un vortice amoroso con un giovane cameriere in servizio nella struttura. “Colombe dal desio chiamate” come Dante descriveva il vento di passione che trascinò Paolo e Francesca dal paradiso dei sensi nell’Inferno del Canto V. Ma l’inferno probabilmente è arrivato solo per il marito della donna che si è ritrovato a riprendere il treno da solo visto che l’esuberante consorte, presa da un coinvolgimento assoluto, ha preferito restare alla corte del giovane amante mollando ogni cosa della sua vita precedente e lasciandosi cambiare profondamente dal sole d’estate. Quella donna non se ne è più andata ed è stata accolta in uno dei tanti paesini della Val Vibrata. Dalla romanticherie si può cadere però più in basso o più in alto a seconda di come la nostra morale traduce la sfera del sesso, grande protagonista delle notti d’estate. C’è chi lascia in dono tra un letto ed il pavimento oggetti d’autoerotismo, e chi invece giornaletti osé o semplici numeri di telefono segnati con difficoltà su foglietti stropicciati. L’anima libertina sembra essere quasi doverosa quando si ottiene da un portiere d’albergo la chiave di una stanza o qualche consiglio sui numeri da digitare per avere compagnia durante la notte. Voci che diventano chiacchiericcio e stravolgono le storie che vengono tradotte spesso solo per la loro parte più oscura, quel lato nascosto che ci piace rivivere nei romanzi e che viene ricercato nel calore di una vacanza che non termina con la ripartenza. immagine tratta dal film “Totò, Peppino e la malafemmina (1956) in cui Antonio Caponi, suo fratello Peppino e sua sorella Lucia consumano cibo in camera d’ albergo.

26


ILLUSTRAZIONI DI GIORDANA GALLI


L

a nebbia a gl’irti colli

piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anima a rallegrar.


Gira su ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespro migrar. GIOSUE’ CARDUCCI


RITAGLIA E COLORA


Val Vibrata Life ** Free Press **

1800 persone hanno già cliccato

Mi Piace

sulla nostra pagina

Facebook Fallo anche tu!

ValVIBRATA life TERRITORIO CULTURA ECCELLENZE AMBIENTE SOCIETA’

Val Vibrata Life - e-mail: redazione@diamondgroup.it - Tel: 0861.887405 - Sito web: www.valvibratalife.com


IMPRENDITORIA

UNA SPERANZA CHIAMATA “GARANZIA GIOVANI”

Lotta alla disoccupazione, dall’Europa arriva il piano lavoro ALESSANDRA DI GIUSEPPE 32


G

aranzia Giovani è il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Nel 2013 l’Unione Europea ha lanciato a tutti gli Stati Membri la missione YEI (Youth Employment Initiative) con l’obiettivo di trasformare in NEET, ovvero i giovani che non lavorano e non studiano in giovani occupati. Dal 1° maggio 2014, in Italia, il Ministero del lavoro e della politiche sociali, insieme alle Regioni, supporta i NEET con il piano Garanzia Giovani che li accompagna nella ricerca di opportunità, di for-

33

IMPRENDITORIA

mazione e lavoro. Il piano è rivolto ai giovani tra i 15 ed i 29 anni che non hanno un lavoro. In primis, bisogna registrarsi sul sito www.garanziagiovani.gov , scegliendo la Regione dove si desidererebbe lavorare, non necessariamente quella in cui si ha la residenza. Esperti dei servizi per il lavoro esamineranno il profilo di ciascun iscritto con profiling e orientamento ed offriranno loro percorsi adatti, aiutandoli a cogliere una delle opportunità che il programma Garanzia Giovani offre: 1. Corsi di formazione per accrescere le competenza 2. Tirocinio o Apprendistato per imparare lavorando 3. Servizio civile per mettere a disposizione il proprio talento 4. Autoimprenditorialità per investire in un proprio progetto 5. Incarichi professionali per affrontare il mercato del lavoro 6. Rete Eures per un tirocinio o un apprendistato in Europa. Le aziende hanno la possibilità di sottoscrivere protocolli con le associazioni di categoria attraverso la promozione di tirocini e contratti di apprendistato e la pubblicazione sul sito Garanzia Giovani di offerte di lavoro. Per favorire l’autoimprenditorialità sono, inoltre, previsti strumenti di accesso al credito. La Banca Europea per gli investimenti (BEI) ha promosso una iniziativa denominata “Jobs for youth”, con la quale le imprese possono accedere a prestiti agevolati per l’assunzione di un giovane, per l’offerta di formazione professionale ai giovani per accordi di cooperazione con istituti scolastici ed università e per assetti societari in cui la maggioranza del capitale è detenuto da giovani under 29. Gli incentivi previsti sono: • Assunzioni a tempo indeterminato: bonus da 1.500 a 6.000 euro • Assunzioni a tempo determinato o in somministrazione: bonus da 1.500 a 4.000 euro • Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale (I livello): incentivo per l’attivazione del contratto compreso tra i 2.000 e i 3.000 euro • Apprendistato per l’Alta formazione e la Ricerca (III livello): incentivo per l’attivazione del contratto fino a 6.000 euro • Tirocinio: è prevista un’indennità erogata dalla Regione (minimo 300 euro, sulla base della normativa regionale) direttamente al giovane o rimborsata all’azienda, a cui si accede tramite avviso pubblico regionale. • Trasformazione in contratto di lavoro: alle aziende è riconosciuto un incentivo da 1.500 a 6.000 euro. • Per il piano Garanzia Giovani, a Regione Abruzzo dispone di 31.160.000 di euro.


TERRITORIO

GLI ANIMALI I MIGLIORI AMICI DEI BAMBINI Il parco verde e la fattoria per il benessere psicofisico grazie alla coop Clematis STEFANIA MEZZINA

E

’ un progetto psicopedagogico rivolto a tutti, anche verso i bambini con disturbi dell’apprendimento o altre forme di disabilità, quello messo in campo dalla Clematis di Martinsicuro, presso il Parco La Pineta, sede della cooperativa sociale di tipo A. Localizzato a circa 60 metri di altitudine e a 1,7 km dal mare, il parco è ricco di biodiversità del fosso giardino, di stagno, ambienti umidi e di alberi. Un grande polmone verde, che tra parco e fattoria sociale si sviluppa in 10 ettari e rappresenta un luogo di promozione del benessere psico-fisico e relazionale; si propone come risposta ad importanti bisogni della collettività legati agli spazi naturali e agli stimoli ambientali benefici. Ne abbiamo parlato con la presidente della Clematis, Morena Ciapanna, psicologa esperta in psicologia scolastica e in agricoltura sociale. La natura è una vostra grande alleata nell’esercizio del vostro impegno? “Sappiamo quanto il paesaggio esterno condizioni l’interiorità; un luogo armonico e genuino trasmette sensazioni di tranquillità e di calma. Il contatto con gli elementi naturali influisce sull’umore e sul comportamento umano, determinando effetti terapeutici contro stress, ansia, conflittualità e depressione. Per questo, il Parco La Pineta è il contenitore ideale per ciò che facciamo, capace di esaltare competenze e professionalità degli operatori”. Si tratta di attività che rientrano anche nell’ambito dell’agricoltura sociale? “Impieghiamo attività legate all’agricoltura sociale, come laboratori, perché è importante anche l’educazione ambientale, il rapporto con l’ambiente

34

esterno a 360 gradi, che si sviluppano tramite laboratori di scienze naturali. Riceviamo visite didattiche da parte delle scuole del territorio, non a caso il parco sociale dà la possibilità di svolgere vari laboratori, che vanno dall’educazione ambientale all’interazione con gli animali della fattoria, alla coltivazione e trasformazione dei prodotti agricoli, laboratori del pane e pizza, e inoltre anche nel parco giochi con la teleferica. Seppure in modo diverso, d’estate organizziamo anche dei centri estivi dove è prevalente l’aspetto ludico e ricreativo tramite escursioni nel parco sociale, anche tramite il trekking con gli asinelli, la raccolta della frutta per fare le merende tutti insieme, e il labirinto officinale; quest’ultimo, tramite il gioco, coinvolge ad una conoscenza delle erbe e stimola l’orientamento. Ci sono occasioni di fare esperienza con la natura, attraverso percorsi nel bosco, avvicinarsi ai calanchi, ad un corso di acqua oltre che l’aspetto rurale legato agli orti, ai frutteti agli animali. E’ possibile osservare gli uccelli e apprendere le nozioni di bird watching”. Il parco ospita anche la Fattoria degli animali. Praticate anche pet-therapy? “Nella fattoria sociale sono ospitati Mercurio, ze-


La Clematis è nata nel 2011 ed ha avviato una collaborazione con il Comune di Martinsicuro, (il servizio è curato in collaborazione con Sara Palladini) all’interno del servizio educativo scolastico per interventi sui disturbi dell’apprendimento nelle scuole, che prevede uscite presso il Parco sociale La Pineta con le classi in cui viene svolto l’ inter-

vento per attività didattiche e ricreative, ad integrazione del servizio educativo scolastico. La presidente Morena Ciapanna è anche coordinatore regionale del movimento Generazioni Abruzzo, che raccoglie i cooperatori under 40, allo scopo di approfondire le questioni generazionali, discutendo opportunità e questioni legate al mondo della cooperazione giovanile e responsabile di un gruppo di lavoro sull’agricoltura sociale della Legacoop Abruzzo. In cosa consiste e quali sono gli obiettivi di questo gruppo di lavoro? “Tra gli altri, è composto anche dal presidente della Legacoop, Fernando Di Fabrizio, da Fabrizio Branella e Giovanni De Lucia. Ci stiamo occupando di risolvere problemi legislativi, elaborando suggerimenti da proporre alle istituzioni per modificare aspetti non funzionali legati alla legge regionale sull’agricoltura sociale del 2011. A questa legge è seguito un decreto attuativo, che però non corrisponde a quello che effettivamente rappresenta l’agricoltura sociale. In sintesi, è come se fosse possibile svolgere attività con persone svantaggiate, con disabilità anche gravi, a cura di persone come gli imprenditori agricoli, che ovviamente non hanno competenze specifiche. Una materia che non è ben delineata, anche nel prevedere collaborazioni tra gli stessi imprenditori e professionisti del settore. L’ agricoltura sociale nasce dalle cooperative sociali e deve essere inserita in questo contesto; devono essere soggetti protagonisti dell’agricoltura sociale e non a margine. Il problema, in ogni caso, è che su queste attività, in atto in molti paesi dell’Europa e già da tempo consolidate, in Italia non esiste una ricerca, che validi i risultati della pratica dell’agricoltura sociale; sono stati effettuati studi, ma a macchia di leopardo. Sarebbero utili studi longitudinali, ed è ciò che vorremmo fare. Come Clematis, inoltre, vorremmo realizzare un progetto sperimentale, in collaborazione con i servizi territoriali, per mettere in campo un progetto di agricoltura sociale sperimentale, e in tal senso auspichiamo un sostegno e una attenzione anche da parte degli enti, tra cui il comune di Martinsicuro e l’Unione dei Comuni della Val Vibrata.

35

TERRITORIO

brony, incrocio tra zebra e pony, cavalli, pecore, galline, una capretta tibetana, scoiattoli, conigli, cani e gatti: gli animali domestici esercitano un forte appeal sulle persone e sui bambini. Con il cane e il coniglio abbiamo effettuato pet-therapy . E’ successo d’estate, avevamo un gruppetto di bambini ed è stato rivolto anche a bambini con disagio, ma per avere risultati si tratta di un impegno che deve essere svolto in continuità, e inoltre, deve essere effettuato in collaborazione con gli enti preposti. Rivolti a studenti delle medie, abbiamo svolto anche attività di orienteering. Si svolge in piccoli gruppi, con utilizzo di mappe e bussola, e ha lo scopo di stimolare le capacità di orientamento attraverso giochi e gare di gruppo, ovviamente nel parco sociale. Ma questa realtà è amata anche dagli adulti, che amano effettuare attività di escursione, educazione ambientale e l’interesse si sviluppa anche in ambito di educazione alimentare, tramite convegni per la conoscenza delle erbe escludente, culminati anche tramite percorsi tra le erbe”.


ARREDA LA TUA CASA

A SOLI € 2.990

• CUCINA 2,55 mt • DIVANO LETTO • SOGGIORNO L. 180 cm • TAVOLO 140 cm allungabile • 4 sedie • CAMERA da LETTO completa CAMERET COMPLETA • CAMERETTA


LA FRAZIONE DAL SANGUE BLU

Centobuchi, oggi polo industriale e popolosa frazione monteprandonese, prende il nome da una villa nobiliare

foto di Claudio Lazzarini (archivio storico Agostino Lazzarini)

C

entobuchi frazione di Monteprandone, rappresenta il secondo polo industriale più importante della provincia di Ascoli, oltre ad essere un territorio in forte espansione demografica. Molti si sono interrogati a lungo sul suo toponimo sicuramente curioso e particolare. È stato lo storico locale Saturnino Loggi con il libro “ Mons. Giacinto Nicolai- Dal Palazzo Odoardi al toponimo Centobuchi, alla Villa Nicolai” edito dalla Pro Loco nel 2013, frutto di un’accurata ricerca storica del 1994, su richiesta della famiglia Nicolai, a fare chiarezza. Il nome “Centobuchi”, è legato a Villa Nicolai, villa

ottocentesca situata lungo la strada Salaria a circa 4 chilometri dal centro storico. Da precisare che la strada Salaria dalla chiesa di Sant’Anna fino a Porto d’Ascoli nella prima metà del XIX secolo scorreva a nord della Villa Nicolai, che come si presenta oggi è il risultato di profonde trasformazioni operate nel tempo. I documenti raccolti da Loggi, sono stati fondamentali per spiegare l’origine del toponimo “Centobuchi”. Alcune registrazioni nel catasto di Monteprandone del 1700-03, informano dell’esistenza di un “Palazzo di cento busci” o “cento buche” nell’attuale ed omonima frazione di Monteprandone, di cui si parla anche in un documento del Comune di Ascoli del 28 aprile 1761. È la pianta del territorio di Monteprandone del 1753 ad essere stata determinante per conoscere il significato del toponimo ed il luogo dove era ubicato il palazzo. Dove sorge attualmente Villa Nicolai, è riportato schematicamente un palazzo merlato di proprietà dell’antica e nobile famiglia degli Odoardi, sulle cui pareti sono evidenziati tanti puntini simmetrici che rappresentano i buchi, un centinaio, dove erano conficcati i pali di sostegno dell’impalcatura man mano che la costruzione dell’edificio procedeva verso l’alto. Quando l’impalcatura veniva smontata, al termine dei lavori, i buchi rimanevano e vi nidificavano i colombi. Da qui l’origine della tradizione popolare dell’esistenza in quel luogo di una colombaia. Dalle caratteristiche di questo antico palazzo fortificato con tanti buchi simmetrici sulle pareti, prende origine il toponimo “Centobuchi”. Una successiva mappa catastale di Sant’Anna, databile tra il 1816-1817, riporta ancora l’antico Palazzo, precisamente la costruzione quadrata indicata dalla particella 133. Non si conoscono ancora gli intestatari, ma è da ritenere che fossero già i conti Arpini. La mappa inoltre evidenzia il toponimo “Cento Buchi” non più legato al “Palazzo” ma come indicazione autonoma di una contrada, che man mano crescerà in collina ed in pianura fino al Tronto e che nel censimento del 1911 avrà il riconoscimento di frazione. Nella carta del territorio di Monteprandone del

37

TERRITORIO

PARIDE TRAVAGLINI


TERRITORIO

1823 viene riportata sempre all’incrocio tra la Salaria ed una via non nominata, una costruzione non più quadrata ma rettangolare con mura di cinta. Il vecchio Palazzo era stato demolito: al suo posto era stato costruito un casinò di villeggiatura più ampio dell’edificio precedente. Nel 1896, la villa e le terre a causa delle ristrettezze economiche degli Arpini, vennero poste all’incanto ed aggiudicate nel 1896 al prof. Giovanni Tranquilli di Ascoli esperto in bachicoltura ed oculato imprenditore. Quando il suo socio in affari, Antonio Silvestri morì prematuramente, il prof. Tranquilli diventò tutore dei figli Ugo, Guido ed Iraide che nel 1875 sposò il marchese Francesco Diotallevi di Rimini. Il prof. Tranquilli donò alla marchesa Iraide Silvestri Diotallevi l’intera proprietà di Montetiello. Dal matrimonio tra Iraide e Francesco Diotallevi nacquero Adauto e Renato che morì all’età di 3 anni. Divenuto adulto, Adauto si fidanzò con una principessa romana ma a Rimini conobbe una cantante, Beatrice Bombara; se ne invaghì pazzamente e la sposò nel 1912 nonostante il parere contrario della madre Uraide. Il prof. Tranquilli donò per le nozze ad Adauto la villa appartenuta agli Arpini e 15 ettari di terreno. Il marchese vi si trasferì nel 1921 assieme alla moglie e decise di sistemarla per farne una dimora agiata e confortevole. I marchesi non ebbero figli. La villa del marchese Adauto era frequentata da Luigi Nicolai e dalla moglie Elvira Piunti, stimata e conosciuta famiglia di agricoltori. Il marchese si affezionò al loro giovane figlio Vincenzo che fece studiare e nominò amministratore di tutti i suoi beni. Durante un soggiorno a Rimini, Vincenzo Nicolai conobbe la signorina Silvia, figlia del colonnello Carlo Gambieri Prano con la quale si fidanzò. Il 18 marzo 1933 moriva la marchesa Beatrice assistita amorevolmente dalla famiglia Nicolai. Il marchese Adauto si ritirò nel palazzo di Rimini dove morì nel 1935 lasciando a Vincenzo Nicolai che gli era stato vicino fino all’ultimo la villa, i terreni ed altri beni in Rimini. Nel 1936 Vincenzo Nicolai sposava la signorina Silvia dalla quale ebbe tre figli: Giacinto, Carla e Maria Rita, eredi dell’omonima villa.

38

foto di Claudio Lazzarini (archivio storico Agostino Lazzarini)

La foto di Villa Nicolai www.beniculturali.marche.it


“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.” Winston Churchill

Diamond Media Group s.r.l. comunicazione - concessione pubblicitaria - editoria Via C.Levi, 1 64027 Sant’ Omero (TE) Tel 0861.887405 mail: info@diamondgroup.it


TERRITORIO

SOTTO IL VESTITO… L’ANTICA CASTRUM

T

utto iniziò nell’estate del 1981 e più precisamente il giorno 15 luglio. In quel periodo erano in corso degli scavi, proprio a sud del cimitero di Giulianova, per la realizzazione di una nuova linea dell’acquedotto comunale. L’area interessata era quella posta tra la Strada Statale 80 per Teramo a sud, via Gramsci ad est e la zona cimiteriale a nord-ovest. Sembrava un’operazione tranquilla e normale. Invece, vennero alla luce di colpo ampi tratti di un pavimento di epoca romana realizzato con la tecnica del mosaico. Fu Pasquale Bompadre a segnalare la inaspettata scoperta a Filippo Di Ilio, socio dell’Archeoclub giuliese assieme a Maria Braga, Mario Montebello, Antonio Forcellese. Proprio dai fondatori del locale Archeoclub partirono diverse missive indirizzate alla Sopraintendenza alle Antichità d’Abruzzo ed al Comune di Giulianova. A distanza di due anni, ovvero nell’estate del 1983, dall’11 luglio al 5 agosto, iniziarono gli scavi sotto la supervisione dell’Ispettore della Soprintendenza Glauco Angeletti e di Paolo Sommella, Luisa Migliorati e Loredana D’Emilio con la collaborazione a titolo di volontariato

40

Riaffiorano le antiche vestigia (dimenticate) di Giulianova ALFONSO ALOISI da parte di alcuni soci dell’Archeoclub, studenti ed appassionati di archeologia. Vennero alla luce due pavimenti a mosaico risalenti ad epoche diverse. Uno policromo della grandezza di metri quattro per tre (età tardo repubblicana) e l’altro di metri tre e cinquanta per due, formato da tessere di dimensioni più grandi, di epoca imperiale. Molto belle le decorazioni dei due pavimenti realizzati con tecniche, materiali e ornamenti diversi tra loro. Oltre ad alcuni tratti di intonaco dipinto e decorato alla maniera pompeiana, sono stati rinvenuti oggetti delle varie epoche di uso vario tra cui vasellame in ceramica, monete, vetro, balsamari anfore ed altri contenitori. I due mosaici ed altri rinvenimenti furono coperti da una particolare malta per preservarli dalle intemperie e dagli agenti atmosferici.


ad arredi funebri appartenenti ad una quindicina di tombe rinvenute ad ovest della Strada statale adriatica 16 ed a sud della caserma della polizia stradale. Sosteneva l’esperto ed appassionato Filippo Nino Di Ilio non più tra noi: “Mi auguro che il museo non sia soltanto una meta, ma uno degli elementi necessari e propedeutici per la valorizzazione e la riscoperta del nostro patrimonio storico e culturale”. Il territorio comunale di Giulianova è disseminato di testimonianze ultrasecolari. In via Parini al Lido addirittura resti di una civiltà preromana sono stati inglobati all’interno di una palazzina e per poter ammirare i reperti protetti da una lunga e sagomata lastra di plexiglass occorre scomodare gli inquilini del condominio. L’unica chiave per accedere al sito è custodita a Chieti in un cassetto della Soprintendenza. Ci preme evidenziare la continua collaborazione dimostrata e messa in atto in più circostanze dall’Archeoclub giuliese. Una per tutte la lettera del 17 settembre del 1991 con cui Maria Braga, insegnante e presidente del club, informava la Soprintendenza Archeologica di Chieti ed il sindaco di Giulianova della rottura di una condotta principale dell’acquedotto del Ruzzo in via Gramsci, proprio nella zona di Castrum Novum. La forte fuoriuscita d’acqua mise in luce strutture di epoca romana, mura e pavimenti. Grazie alla segnalazione fu possibile intervenire con tempestività. Tornando alle comprensibili perplessità di Filippo Nino Di Ilio non possiamo che fare opera di condivisione vista la situazione in cui versano i mosaici a sud del cimitero. L’area più di una volta è stata invasa dagli arbusti e non si intravede la possibilità di valorizzare il sito in maniera definitiva. Qualcuno sarcasticamente osserva: “Forse sarebbe stato più opportuno lasciare tutto sottoterra”.

foto di Alfonso Aloisi

41

TERRITORIO

Il progetto è stato seguito indirettamente dall’Istituto di Topografia ed Urbanistica del Mondo Classico dell’Università di Roma. A suo tempo, a margine degli scavi effettuati, intervenne il professor Mario Montebello, noto studioso della materia, che non aveva dubbi in merito all’ubicazione di Castrum Novum: “Da tempo è stata localizzata la posizione esatta dell’antico insediamento e questo anche sulla scorta di quanto hanno riportato autori locali del XIX secolo come il Palma ed il Ciaffardoni. La circostanza è stata confermata dagli archeologi che hanno lavorato in loco e dai quali ho avuto ragguagli certi in merito alla localizzazione dell’antico sito”. Attorno alle molteplici attività svolte sulle tracce della colonia romana fu organizzato nel febbraio del 1988 un incontro di studi promosso dal comune di Giulianova in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e l’Università “La Sapienza” di Roma. Gli scavi di Giulianova, assieme ad altri concomitanti in corso sul territorio nazionale, assunsero una notevole importanza sotto il profilo storico-culturale alla ricerca delle vestigia lasciate dai nostri precursori. La stessa Luisa Migliorati, docente all’università La Sapienza di Roma in Urbanistica e Topografia Antica alla Facoltà di Lettere e Filosofia, affermò in quell’incontro che “Castrum Novum venne fondata nel 300 a.c. in un comprensorio precedentemente abitato con presenza di sviluppate e specializzate attività artigianali, interrotte probabilmente nella tarda età imperiale”. In quella zona, a livello di Piano Regolatore Generale, vige il vincolo archeologico. Purtroppo qualche danno fu registrato durante i lavori per la costruzione dell’acquedotto che, fortunatamente, furono immediatamente sospesi ed indirizzati altrove. Altri danni si registrarono con l’intervento di ruspe comunali prontamente fermate grazie alla segnalazione di alcuni iscritti alla locale sezione dell’Archeoclub. Tappa importante a Giulianova è stata l’inaugurazione e l’apertura del museo “Il Bianco” dove vengono custoditi reperti preromani, romani e medievali provenienti dalla zona a sud della scuola materna del Bivio Bellocchio unitamente


Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066


vinibiagi.com

www.aziendaagricolabiagi.com


LA SATIRA DI PERILLI


QUELLE GRINZE CHE RACCONTANO DI LEI Le antiestetiche smagliature del corpo che non piacciono alle donne. I consigli

Le cure estetiche mirano a mantenere e rendere il tessuto elastico, idratato, e tonico stimolando il ricambio cellulare. Sono utili per ridurre le smagliature recenti, il massaggio manuale con prodotti specifici rigeneranti e lenitivi contenenti olio di mandorle dolci e vitamina E, che rinforzano l’elasticità dei tessuti, attenuano le smagliature esistenti e ne prevengono la formazione di nuove, agendo in profondità in sinergia al massaggio. Per dare ogni giorno più forza alla pelle, si consiglia di proseguire con l’applicazione quotidiana domiciliare. Nel caso di smagliature non recenti, bisogna agire con prodotti capaci di stimolare la funzione dei fibroblasti, per la formazione di nuove fibre elastiche e collagene, e cercare di intensificare la circolazione sanguigna periferica per favorire la rigenerazione del tessuto e favorire l’assorbimento dei cosmetici. In questo caso sono utili maschere leviganti all’acido glicolico, proseguendo poi con l’applicazione di creme contenenti acido glicolico che oltre a levigare la pelle stimolano la formazione delle fibre, olio di mandorle dolci, vitamine, collagene completano la sua funzionalità. Il trattamento estetico delle smagliature richiede tempo e costanza ma, effettuato in modo corretto e funzionale, porta sempre a risultati positivi e resistenti nel tempo. In questo caso è importante la prevenzione, mantenere sempre un peso ideale, cercando di fare in modo che le cure dimagranti o viceversa siano lente e progressive, prestare degli accorgimenti particolari per la pelle nel caso di gravidanze e cure ormonali. E’ importante che non vi siano carenze nell’alimentazione, in particolare di sali minerali, vitamine, e proteine. (estetista)*

45

BELLEZZA

L

e smagliature sono un problema estetico di grande rilevanza. E’ un problema comune nella maggior parte delle donne. Fattori costituzionali, variazioni di peso, gravidanza, e soprattutto il trascorrere del tempo, fan si che la pelle tenda a perdere elasticità e compattezza, anche se sollecitata ad attività fisica costante. Possono manifestarsi in qualsiasi zona del corpo, ma compaiono prevalentemente sull’addome, seno, braccia e cosce. Le smagliature sono un alterazione della pelle di tipo atrofico, dovute ad una rottura delle strutture proteiche, il collagene e l’elastina, della sostanza fondamentale, in modo da diminuire la resistenza e l’elasticità della pelle. Le smagliature non si formano soltanto perché la pelle è sottoposta a stiramenti o tensioni dovuti alla gravidanza, all’aumento o diminuzione del peso corporeo, ma degli studi più recenti hanno dimostrato che la comparsa delle smagliature è dovuta a squilibri momentanei o prolungati di natura ormonale. Originano anche da un eccesso di ormoni cortisonici sia prodotti dal nostro corpo o assunti come terapia. Essi agiscono sulla nostra pelle inibendo l’attività dei fibroblasti, comportando una minore capacità riparativa della pelle, sono capaci anche di rompere le strutture proteiche come collagene ed elastina diminuendone l’elasticità. Nel periodo di formazione, le smagliature assumono un colorito rossastro, mentre quando si è in presenza di smagliature bianche, vuol dire che il fenomeno è in fase avanzata, e che le smagliature si sono cicatrizzate definitivamente. I trattamenti estetici per eliminare le smagliature sono efficaci in quelle recenti nella fase di formazione, mentre per le smagliature bianche si può solo attenuare l’inestetismo.

NOEMI DI EMIDIO*




QUANDO IL TALENTO NON VA IN CRISI

Ognuno ha capacità e virtù da vendere. Riscopriamole

VIRGINIA MALONI*

DIALOGO

O

gnuno di noi ha delle capacità e delle virtù importanti ed uniche cui non pensiamo mai; anzi, il più delle volte, ce ne dimentichiamo presi dai pensieri negativi e dal concetto che tanto, soprattutto in questo periodo di crisi economica e culturale, in realtà tali talenti nascosti, potrebbero non esserci cosi utili. Sbagliato! Siamo talmente avvezzi a mettere a fuoco quello che non va intorno a noi, che non siamo capaci di considerare quello che invece potrebbe funzionare molto bene e risultare utile. Vi ricordate il film “L’Attimo Fuggente” del 1989 interpretato da Robin Williams? Cit.: “E proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare”. Cit.: “Osate cambiare, cercate nuove strade”. E’ una questione di prospettiva! Tutti hanno delle doti e predisposizioni specifiche nel fare qualcosa meglio di qualcun altro ma non tutti sanno identificare e valorizzare i propri talenti. Per incominciare è fondamentale intraprendere questa scoperta, o ri-scoperta di sé, con il prendersi uno spazio di meditazione e dare inizio al pensiero produttivo ponendomi alcune domande: Cosa mi piaceva davvero durante l’infanzia e che mi riusciva particolarmente bene? C’è una dimensione in cui mi sento a mio agio con me stesso e con gli altri? Cosa mi riconoscono gli altri che io stento a vedere e in cui loro mi vedono particolarmente capace? Ho delle qualità per cui venivo o sono apprezzato? Qual è la mia qualità migliore che mi permette di lavorare bene anche quando sono stanco? Quali sono le mie paure che non mi permettono di realizzare le mie capacità nascoste? Aprirsi ai propri talenti accresce la cognizione di avere una competenza come persone, aumenta l’autostima e ci permette di valorizzare ed esprimere le nostre capacità ed utilizzarle al meglio per raggiungere i nostri obiettivi in ambito lavorativo, di coppia e nel contesto sociale allargato. Possiamo comprendere cosa ci ha favorito nella

48

Psicoterapeuta * Bibliografia Morelli R., Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li hai creati tu, Milano, Riza, 2004. Bandura A., Autoefficacia. Teoria e applicazioni, Edizioni Erickson, Trento, 2000.

concretizzazione di piccoli o grandi successi nella nostra vita e a come questi sarebbero capaci di supportarci per conseguirne di altri. Conoscere i nostri talenti ci permette anche di riconoscere ed apprezzare quelli degli altri e lasciare che arricchiscano la nostra vita. Insomma, in realtà a scoprire i propri talenti non c’è proprio nessuna controindicazione, abbiamo tutto da guadagnare e niente da perdere! Ognuno di noi ha delle risorse che nemmeno sa di avere e in tutti noi c’è sempre un dono inaspettato, e questo dono è il nostro talento. La nostra personalità è in continuo apprendimento sia positivo che negativo. Questo vuol dire che molto spesso i nostri disagi o i nostri umori orientati negativamente ci ricordano che non stiamo compiendo la nostra vera natura e che ci stiamo permettendo di arrenderci. Termino il mio pensiero lasciandovi un’autentica testimonianza di una persona da me seguita in preda a sentimenti di delusione e rabbia. La persona faceva l’ingegnere, ma aveva rabbia e frustrazione poiché i suoi studi non stavano portavano frutti, nell’epoca del fermo delle costruzioni e delle vendite. Dopo un po’ di tempo aveva iniziato a pensare, visto che passava molto tempo in palestra, che poteva fare in prima persona dei corsi di “Zumba” per avere maggiori introiti non rinunciando al sogno che potrà fare l’ingegnere in tempi migliori.


EVENTI IN VAL VIBRATA MARTINA DI DONATO

ASCOLI PICENO A Monteprandone nei giorni 18-19-20 dicembre si svolgerà la terza edizione del 17Festival. Ad esibirsi saranno artisti di respiro nazionale. Nello specifico il programma prevede: il 18 dicembre ci sarà la proiezioni di corti cinematografici in collaborazione con il Festival Frammenti di Appignano del Tronto. Il 19 dicembre si esibiranno i 99 Posse e i Nu Bohemien, il 20 dicembre, serata conclusiva, si esibiranno i Zen Circus e Fast Animals and Slow Kids. L’ incasso sarà devoluto all’AIL di Ascoli Piceno. L’ evento si terrà presso il centro intermodale “Orlando Marconi”.

CIVITELLA DEL TRONTO Domenica 14 dicembre il suggestivo borgo di Civitella del Tronto farà da cornice al mercatino dell’artigianato con stands gastronomici e prodotti tipici del territorio. Sarà possibile anche visitare la meravigliosa fortezza borbonica. Dalle ore 10 fino alle ore 22.

GIULIANOVA Presso il Circolo Culturale Il Nome Della Rosa di Giulianova Alta, domenica 30 novembre si terrà la presentazione del volume “I bastardi di Sarajevo” di Luca Leone. In questo volume si intrecciano alcune storie che hanno come comun divisore lo scenario di una città cruda come Sarajevo. Luca Leone è autore anche del volume “ Bosnia express”. L’incontro inizierà alle ore 17. Modera Domenico Spina.

SANT’EGIDIO ALLA VAL VIBRATA Venerdi 28 novembre presso il Dejavu drink&food si esibirà la band Il Duo Bucolico. Il duo composto da Antonio Rimberti e Daniele Maggioli porterà sul palco le loro canzoni Venerdi 5 dicembre, invece, si esibirà l’artista romano Galoni, che sta portando in tour il suo album dal titolo “Troppo bassi per i podi”, uscito a marzo 2014. Inizio concerti ore 22.


SAN MARTINO FRA TRADIZIONE, RELIGIOSITA’, GASTRONOMIA E SOLIDARIETA’

A

VIRGINIA CIMINÀ

nche quest’anno la Fiera di San Martino, l’evento storico neretese per eccellenza, ha chiuso i battenti con un bilancio positivo. Castagne, vino novello e tacchino l’hanno fatta da padrone. Buongustai, artisti o semplicemente curiosi e appassionati si sono dati appuntamento per rivivere i fasti di un tempo. Il cuore pulsante della fiera è stato sicuramente il tendone delle feste in piazza Cavour allestito dalla Pro Loco dove dal 6 all’11 novembre pregiati vini doc hanno accompagnato il tacchino alla neretese e canzanese in una sei giorni di degustazione dedicati alla celebrazione del santo patrono. Per tutta la durata della fiera, infatti, il centro neretese si è animato di vari stand di prodotti alimentari, artigianato, abbigliamento, oggettistica, casalinghi e ferramenta, produttori diretti ed espositori di camini. Non poteva di certo mancare la rievocazione del taglio del mantello del Santo che lo dona al poverello infreddolito. La leggenda narra che Martino venne inviato in Gallia a fare la ronda notturna a cavallo. Proprio in una di quelle notti, incontrò un mendicante seminudo e infreddolito, Martino allora, mosso dalla compassione recise a metà il suo mantello, dandone parte al poveretto. Quella stessa notte, Gesù gli comparve in sogno con la metà mancante del mantello, che al suo risveglio era, miracolosamente, integro. Da questo episodio proviene l’immagine che lo ritrae nel gesto caritatevole. Infine al Circolo anziani di Nereto è andata in scena la cena di solidarietà il cui ricavato di oltre 2 mila euro è andato alla cooperativa sociale La Formica che festeggia i 20 anni di attività con i ragazzi disabili.

Situata nel cuore di Nereto, la storica cartoleria-tabaccheria Lelii offre da anni una vasta gamma di prodotti e servizi. E’ possibile trovare, infatti, articoli di cancelleria per scuola e ufficio, tabacchi e anche il servizio ricevitoria Sisal e Lottomatica. La cartoleria-tabaccheria Lelii è cordialità e cortesia sempre a disposizione del cliente! Piazza Cavour 5 64015 Nereto (TE) Tel. 0861 82862 Facebook: Tabaccheria Lelii


I PINGUINI DI MADAGASCAR

COMING SOON

DATA USCITA: 27 novembre 2014 GENERE: Animazione, Commedia, Avventura, Family ANNO: 2014 REGIA: Simon J. Smith SCENEGGIATURA: John Aboud, Michael Colton, Eric Darnell, Tom McGrath ATTORI: Ben Stiller, Benedict Cumberbatch, Jada Pinkett Smith, David Schwimmer, John Malkovich, Chris Rock, Nicole Sullivan DreamWorks AnimationI pinguini Skipper, Kowalski, Rico e Soldato vengono reclutati da Classified e la squadra “Vento del Nord” per sventare i piani del malvagio dottor Octavius Brine e salvare il mondo.

ADIEU AU LANGAGE

L’ idea è semplice: una donna sposata e un uomo single si conoscono. Si amano, discutono, volano i pugni. Un cane si aggira tra città e campagna. Passano le stagioni. L’uomo e la donna s’incontrano di nuovo. Il cane si ritrova tra loro. L’altro è nell’uno, l’uno è nell’altro, e sono in tre. L’ex marito fa esplodere il tutto. Un secondo film inizia, uguale al primo, ma forse no. Dalla razza umana passiamo alla metafora. Finisce in abbai e pianti di bimbo.

OGNI MALEDETTO NATALE DATA USCITA: 27 novembre 2014 GENERE: Commedia, Sentimentale ANNO: 2014 REGIA: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo SCENEGGIATURA: nd ATTORI: Alessandro Cattelan, Corrado Guzzanti,Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Francesco Pannofino, Laura Morante, Caterina Guzzanti,Alessandra Mastronardi, Stefano Fresi, Andrea Sartoretti Dopo il successo di Boris il trio Ciarrapico, Torre, Vendruscolo, firma una nuova commedia esilarante e sarcastica sulla forza dell’Amore e la potenza distruttiva del Natale, raccontato come il più grande incubo sociale e antropologico. Un cast d’eccezione per un ritratto “di famiglie” satirico e sentimentale. Massimo e Giulia hanno storie e vite molte diverse. Quando si incontrano però scatta il colpo di fulmine. C’è solo un problema: il Natale si avvicina minaccioso. La decisione di trascorrere le Feste con le rispettive famiglie si rivelerà un’insospettabile catastrofe dai risvolti tragicomici. Potrà il loro amore sopravvivere al Natale?

51

CINEMA

DATA USCITA: 20 novembre 2014 GENERE: Drammatico ANNO: 2014 REGIA: Jean-Luc Godard SCENEGGIATURA: Jean-Luc Godard ATTORI: Héloise Godet, Jessica Erickson, Alexandre Païta, Kamel Abdeli, Richard Chevallier, Dimitri Basil,Zoé Bruneau


RICETTE DELLA MEMORIA

IL VINO VISCIOLATO FRANCESCO GALIFFA

A

ccanto alle nere e dolcissime ciliege e ai croccanti “duroni”, vi sono anche le amarene, le marasche e le visciole, appartenenti alle specie “Prunus cerasus”, la quali, per il loro sapore, sono identificate come “acide”: le prime, che hanno polpa e succo di colore chiaro, sapore amarognolo e leggermente acido, sono le più adatte per il consumo fresco; le seconde presentano frutti piccoli di colore rosso-nerastro, come la polpa, dal sapore molto acido e amaro; le terze, dalla polpa e succo di colore rosso intenso, sono le più dolci. I loro frutti si prestano a molte preparazioni casalinghe e alla realizzazione di particolari liquori: dallo sciroppo di amarene, per esempio, gli abruzzesi ricavano la “Ratafia”, liquore amabile, che fino agli anni ’50 non mancava mai nei salotti pomeridiani per la delizia delle signore; dalle marasche si ottiene il “maraschino”; nelle Marche, nel passato, era molto in voga il “Vino di Visciole”, definito “elisir di corteggiamento” perché sapeva catturare le papille gustative e i cuori delle donne. La mia cultura a proposito di questi frutti contemplava poche altre informazioni. Un giorno, però, mi è passato per la mani un quaderno (v. foto in alto) su cui un proprietario della Val Vibrata, nei primissimi decenni dell’Ottocento, aveva anno-

52

tato “contabilità” con i suoi contadini, le migliorie apportate ai fondi e, tra le curiosità, due ricette per aromatizzare il vino, che mi hanno oltremodo intrigato. La prima, intitolata “Vino visciolato”, prevede il seguente procedimento: «Si prendono li ramoscelli con tutte le foglie di marasche, si fanno dei mazzetti, e si tengono all’ombra, ed indi si pongono dentro della botte uno per volta facendolo stare per nove giorni, e due o tre volte si fa tale funzione colla prevenzione, che il vino sia ritornato». A beneficio dei lettori più giovani è bene specificare che il vino “ritornato” era ottenuto dalla fermentazione in tini del mosto, al quale erano unite anche le vinacce; queste ultime, per effetto del movimento tumultuoso provocato dalla fermentazione, nell’arco di due-tre giorni, si concentravano nella parte superiore del tino, formando il cosiddetto “cappello”. Il vino ottenuto tramite questo procedimento era considerato più pregiato degli altri. Oltre a questa ricetta, il Nostro ne scrive una sul “Modo di fare il vino d’amarena”, che vuole le foglie della pianta unite al mosto durante la fermentazione: «Si può fare con l’uva sì nera, che bianca. Essendo il frutto perfettamente maturo si deve staccare lo stelo, che lo attacca alla vite, e lasciarla due, tre o quattro giorni sino a tanto che si appas-


si conserva». E, nel secondo, fornisce indicazioni per fare “Vino di cerase, ò visciole”: «Con maggior abbondanza, e più lusso si fa vino di visciole per sani, s’appartano cinquanta libre di visciole con ossi, per ciascheduna corba di vino, che si vogli accomodare, gli ossi s’ammaccano in maniera, ch’a pena siano rotti, poi tornato a misticar la carne appartata con gli ossi pistacciati, se n’empie l’imbottituro, e sopra quello si getta il vino, procurando, che ne conduca seco tanto gli ossi, come la carne nella botte ben polita, e lavata, qual piena si chiude, aspettando a bever il vino sino, che sia rischiarito; altri in luogo di vino sopra maggiore quantità di visciole, & ossi, nel sudetto modo preparati, gettano acqua bollente, e n’empiono la botticella, qual ben chiusa, e rinfrescata, ivi à non molti giorni caccia un liquore, che al color par vino, poco offendente il capo, ma con l’odore, di straordinario gusto.» Il vino visciolato oggi è un prodotto caratteristico delle Marche, dove è realizzato con l’impiego di vini di ottimo livello. Sarebbe auspicabile che, anche dalle nostre parti, qualche curioso provasse a seguire le varie ricette appena riferite. Leggendo sempre il trattato del Tanara, scopriamo anche le visciole servivano anche per aromatizzare l’acqua: «Le visciole senza gambo si pongono in tant’acqua calda, quanto basti per tenerle coperte, indi con mano s’ammaccano, come se fosse uva, poi poste in un bigoncio o altro vaso, per ogni vinticinque libre di cerase se gli aggiunge un secchio d’acqua bollente, e due libre di mele, overo una libra di zucchero, poi ogni cosa misticata insieme, si cola con sacchetti, come il vino. Questa però non si può conservare longo tempo, ma se quando colata sopra, e raffreddata si ponerà in una botte, con la terza parte di vino, sarà bevanda utile, e gustosa per tutto l’Inverno». Che sia l’antenato dello sciroppo di amarena?

53

RICETTE DELLA MEMORIA

sisca un poco. Indi colta si pesta, e così si mette sotto al torchio, riposta nella botte ci si mischiano tante manciate di foglie d’amarene, quanti sono li barili di vino, si lascia sturata la botte sintanto che fermenta, indi si ottura bene e si tramuta prima che venghi il caldo. Coll’avvertenza che le foglie di amarene si colgano il giorno prima, e si conservano in un sacco ben strette in modo, che si disseccano, e fanno anche una specie di fermentazione». L’originalità delle due ricette mi ha indotto a verificare, attraverso una ricerca su fonti attendibili, se i metodi in esse indicati fossero conosciuti nei secoli precedenti; curiosità soddisfatta dal solito Vincenzo Tanara, il quale, ne “L’economia del cittadino in villa”, trattato di agricoltura della metà del Seicento, disquisendo del “Vino di cerase, o visciole”, scrive: «Altri contenti del sol’odore, in una botte piena di vino fanno star’infuso un sacchetto pieno di fronde di visciole, o di marasche, ò marene, e con molto gusto bevono il vino, che da quelle ha preso odore». È probabile, comunque, che l’uso delle foglie di visciola o di amarena rappresentasse uno dei tanti accorgimenti cui ricorrevano i Romani per “conciare il vino”: è risaputo, infatti, che i nostri antenati facessero largo uso di “correttivi” per migliorare la qualità, spesso scadente, dei loro vini; dal miele al “defrutum “ (mosto cotto), alle resine, a prodotti vegetali e minerali e anche all’acqua marina. Per compiere quest’operazione, comunque, all’impiego delle foglie, si preferiva quello del frutto, come confermano altri due passi tratti dal testo del Tanara, che trascrivo fedelmente. Nel primo si legge: «Gli ossi (i noccioli, ndr) delle suddette visciole, che saranno restati nel sacchetto, lavati e liberi da scorze, & ogn’altre immondezze, in un mortaro si rompono, e così infranti un mezo quartirolo si pone in una botte di corbe due di vino, lo rendono di gusto, e sapore di visciole, sano, e che





Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.