Numero 3, Gennaio 2017

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N.3

25\01\2017

140° anno DALLA FONDAZIONE DEL GIORNALE STUDENTESCO

Periodico autogestito del liceo Vittorio Emanuele II di Napoli

EUROPA E IMMIGRAZIONE: NOI CONTINUIAMO A CREDERE NELL’INTERAZIONE ALL’INTERNO DEL NUMERO POLITICA: -"Italia-Libia, un passo avanti verso la pace?" di Antonio Girardi -"Siria contesa: La triplice alleanza Assad-PutinErdogan" di Alessandra Sergio -“Art.18: la sua bocciatura alla Consulta e la rimonta dei voucher" di Camilla Panniello

“Le politiche sull’immigrazione in Europa in generale e in Italia in particolare devono tener conto di una quantità di considerazioni dissimili e talvolta conflittuali. Tuttavia, un impegno urgente verso i dettagli di alcuni fatti minori può a volte sortire l’effetto di distogliere l’attenzione da porzioni più grandi della realtà e l’immediatezza di strategie ristrette può agire da barriera rispetto a una strategia a lungo termine adeguatamente ampia.” Queste sono le parole dell’economista e

ATTUALITA': -“L’immigrazione in Italia è un problema o un’opportunità? di C. Dell’Aquila e G. Artiaco -"Gomorra nel paese delle meraviglie" di Romualdo Marrone TECNOLOGIA & SCIENZE: -“SILK ROAD": l'Amazon delle droghe” di Francesco Ferorelli -“Supernovae: bombe cosmiche ad orologeria" di Lorenzo Pica Ciamarra SCUOLA: -“intervista al professore Dario Garribba" di Annamaria Verdino CINEMA: -“Il papa secondo Sorrentino" di Nicolò Popolo -"Basta guardare la bellezza collaterale" di Fabiola Alda Castaldo LE MASSIME DI SALVATORE CARLEO

filosofo indiano Amartya Sen riguardo a una questione spinosa e intricata qual è l’accoglienza dei migranti all’interno delle frontiere dell’UE. È un anno difficile quello che ci attende, perché è più concreto il rischio di perdere tutto quello su cui la democrazia occidentale si regge e che ha costruito finora, per sé e per gli altri – tolleranza, integrazione e integrità. Certo, il 2016 è stato pesante, particolarmente per l’Italia: i dodici mesi da poco conclusi hanno visto lo sbarco clandestino di oltre 180.000 profughi. Totalmente inesistente un supporto da parte sia del governo centrale sia (e soprattutto) da

parte dell’Europa per quanto riguarda i numeri dei ricollocamenti. Nel settembre 2015, infatti, il governo Renzi aveva promesso che sarebbero stati risistemati nei paesi membri dell’Unione i 40.000 richiedenti asilo presenti in Italia, un’aspettativa che si è infranta contro le politiche intolleranti e xenofobe che infestano gran parte dell’UE. La situazione si è aggravata a seguito della strage dei mercatini di Natale a Berlino, dodici morti e quarantotto feriti, che ha scatenato un’ondata di critiche contro la politica di Angela Merkel, e non solo da parte di membri dell’opposizione interna. L’anti-europeista britannico Nigel Farage ha dichiarato che “fatti come quelli di Berlino saranno l’eredità della Merkel” e anche la francese Marion Le Pen ci ha messo del suo: “il terrorista islamico di Berlino è un migrante e la Merkel ne è responsabile.” Dal canto suo la cancelliera, anche nei giorni di lutto nazionale, ha ribadito la necessità di continuare a “vivere uniti, liberi e aperti.” Non è il momento di accusare né di puntare il dito contro qualcuno, ma di fare una proposta politica seria, evirando di cadere nell’equazione “immigrati = terroristi.” È tempo di costruire un’unica linea europea che prenda in esame tutti i problemi legati all’immigrazione e che rafforzi la nostra Unione.

Lorenza Pesacane, IIIE


Un mondo al contrario

Care lettrici e cari lettori, qualche giorno fa ho letto distrattamente di un centro di accoglienza in Turchia dove è stato disegnato un murales che rappresentava un mondo al contrario. Chiaramente non ha avuto lunga vita: Erdogan, considerandolo provocatorio, l'ha fatto rimuovere. L'immagine però mi è piaciuta particolarmente, è il minimo comun denominatore di questa fase storica: un mondo sottosopra, che improvvisamente sembra aver fatto inversione di rotta.O sembra che una rotta non ce l'abbia neanche più. Al 47esimo forum economico di Davos, in Svizzera, il sottosegretario del partito comunista cinese Xi Jinping si è innalzato a "paladino della globalizzazione"; mentre invece dall'altra parte del mondo Donald Trump viene votato da un plebiscito prevalentemente di ceto operaio. Perdita di ideologie? Cos'è la destra cos'è la sinistra! Del resto nell'era della tecnologia, della web-democrazia, su una piattaforma digitale che non distingue, ma mette le notizie, false o vere che siano, tutte sullo stesso piano, tutti possono affermare la propria verità, e se questa verità diventa virale, è espressione stessa della democrazia diretta. La web-democrazia influenza inevitabilmente la politica, e la politica, svuotata di ogni suo contenuto, si gioca su chi riesce meglio a parlare " alle viscere". Il "populismo" sembra la rotta intrapresa dalla politica, ed anche l'unica via ammissibile considerando la cecità che accomuna gli uomini e le donne di questi tempi, o anche il desiderio di non voler vedere realmente le cose come stanno. Come definire questo periodo? Difficile categorizzare, sistemare questa società in uno degli scaffali che la storia ci ha presentato. Come afferma Zygmunt Bauman, deceduto qualche settimana, e che l'Urlo desidera ricordare per il saggio che lo ha reso noto "Modernità Liquida", l'attuale società è liquida, incerta, vulnerabile, sfuggente. Frammentata. E io aggiungerei " incomprensibile", quasi come se il mondo veramente si fosse girato al contrario.

Alessandra Buonaiuto scrive per la redazione dell'Urlo.


Italia-Libia, un passo avanti verso la pace? -09/01/2017. L’Italia riapre la propria ambasciata a Tripoli e con questo si lancia in un’operazione di stabilizzazione del Paese. Durante tutto il 2016 si è parlato spesso di un eventuale intervento (militare e non) in Libia da parte dell’Italia al fine di mettere ordine nello Stato: quali sono gli interessi e le intenzioni dell’Italia? E quali sono le priorità del nostro governo in Libia? Per rispondere a queste domande è necessario fare un salto nel passato per esaminare le cause della crisi libica e il suo sviluppo e capire qual è stato il ruolo dell’Italia in questa vicenda. L’Italia ha mantenuto rapporti privilegiati con la Libia dal ’47, anno della smilitarizzazione del Paese come colonia italiana, al ’70, anno del colpo di Stato messo in atto da Gheddafi. Le relazioni tra Libia e Italia ripresero con la stessa intensità di prima solo nel ’96 grazie al Presidente del Consiglio Berlusconi, che rivolse formalmente scuse al popolo libico. Fino al 2008 le cooperazioni tra i due Paesi aumentarono: l’Italia avrebbe dovuto finanziare un progetto per un’autostrada che collegasse Tripoli a Bengasi; intanto la Libia si sarebbe occupata di frenare il flusso di immigrati clandestini diretti verso l’Europa. Nel 2011 scoppiò nel Paese una rivoluzione che mise a dura prova il dittatore e, grazie all’intervento congiunto di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, Gheddafi fu ucciso, nonostante l’iniziale opposizione dell’Italia. Attualmente lo Stato è diviso in due parti in guerra tra loro: la Tripolitania(capitale Tripoli), sotto il controllo del presidente Al-Serraj e la Cirenaica(capitale Tobruk), sotto il controllo egemone del generale Haftar; solo il governo di Tripoli è legittimato e riconosciuto dall’ONU. Persistono intanto attacchi perpetrati da integralisti islamici nella regione. Gli sforzi dell’Italia per pacificare la situazione si sono volti finora in 4 direzioni: appoggiare una soluzione diplomatica con la mediazione ONU; dichiararsi disponibile per un eventuale intervento militare al fine di stabilizzare la regione; rivedere i termini del trattato di Dublino con l’UE al fine di poter meglio gestire i flussi migratori provenienti dalla Libia e, infine, appoggiare gli sforzi della compagnia Eni per salvaguardarne la produzione. Esamineremo ognuno di questi punti in particolare. Per quanto riguarda la mediazione ONU, il problema principale è stato di matrice politica: infatti il governo di Tripoli, sebbene di impostazione democratica, non è pienamente legittimato alla guida del paese in quanto il presidente Al-Sarraj non ha ricevuto il voto della Camera di Tobruk, presa sotto ostaggio dal generale Haftar. Inoltre il governo di Tripoli è di stampo islamista moderato (non laico) di tipo affine ai governi di Turchia ed altri Stati confessionali del Medio-Oriente; questo ha fatto storcere il naso a molti Paesi, che hanno preferito comunque aprire trattative con Haftar. Tra questi troviamo: Francia, Russia ed Egitto. In terzo luogo, ad

ostacolare una mediazione consensuale tra le fazioni, abbiamo l’incoerenza di alcuni Stati che hanno trattato con entrambe le parti direttamente o non: tra queste anche l’Italia, che fino all’anno scorso ha avuto rapporti sia con Tripoli che con l’Egitto (il Paese che più ha supportato Tobruk esponendosi militarmente). Per quanto riguarda un intervento militare italiano nel paese lo stesso Gentiloni, l’anno scorso -nelle vesti di ministro degli Esteri- ha ribadito che non è con la vittoria sul terrorismo che si otterrà un unità nazionale ma il contrario; nonostante ciò, se l’Onu decidesse di intervenire militarmente, l’Italia sarebbe disposta ad esporsi in prima linea. Per quanto riguarda invece la revisione del trattato di Dublino, che regola le modalità per le quali i migranti possono chiedere asilo nell’UE, ancora ci troviamo in alto mare in quanto la questione non è mai stata affrontata con cura; per contro il ministro Minniti ha deciso di intraprendere una politica più severa contro i migranti irregolari. Per ultimo sono state messe in sicurezza le produzioni dell’Eni in Libia, è stato ritirato tutto il personale italiano ed è stato sconsigliato di eseguire nuovi investimenti nella regione prima del raggiungimento di una unificazione politica. La riapertura di un’ambasciata a Tripoli è quindi un gesto forte, che ha avuto non poche conseguenze sullo scenario politico della regione. Già si parla di ripartire con il finanziamento dell’autostrada costiera da parte dell’Italia, di aiutare il governo di Tripoli a controllare i propri confini e a gestire il problema dei flussi migratori verso l’Italia. Per contro il generale Haftar ha subito bollato l’azione italiana come “retaggio colonialista” e, nel momento in cui il ministro Alfano ha offerto medicinali all’esercito di Tobruk, in segno di pace, subito il governo ha subito ribadito che non accetterà nulla dall’Italia fino a quando non saranno smantellati gli ospedali a Misurata, messi a punto dal nostro Paese per aiutare il governo tripolitano nella battaglia di Sirte contro lo Stato islamico. Intanto la situazione diventa più cupa: a supportare Tobruk nell’est del Paese c’è Zintan, appena ad ovest di Tripoli, mentre Mosca schiera in Cirenaica la contraerei “Kuznetsov”, dichiarando di appoggiare Haftar, e l’Egitto è pronto ad intervenire ancora a favore di Tobruk. Lo stesso Haftar si è detto pronto a prendere Tripoli. Il clima è teso: l’ONU può intervenire solo in difesa della pace al fine di preservarla e di pace in Libia non ce n’è da tempo, l’UE è spaccata rispetto al tema dei migranti e della Libia, la Russia è pronta a consolidare i propri rapporti con un altro Paese del mondo arabo, gli USA incominceranno, sotto Trump, una politica isolazionista, l’Italia si è dimostrata capace di lanciare una scommessa audace.. ma pur sempre una scommessa.

Antonio Girardi, IA


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Siria contesa: la triplice alleanza Assad-Putin-Erdogan L’attentato terroristico di cui è stato vittima l’ambasciatore russo Andrey Karlov nella galleria d’arte ad Ankara, non è stato mirato ad una singola persona ma a nazioni intere. Il poliziotto ventiduenne che per entrare ha anche mostrato il tesserino ha preso il controllo della conferenza e colpito a morte l’ambasciatore gridando “vendetta” e “noi moriamo in Siria, voi morite qua”. Essere più chiari di così è difficile, le sue crude affermazioni lo inchiodano alla realtà. Tra Russia e Turchia i rapporti in passato sono sempre stati piuttosto tesi: ora appare una rinnovata alleanza diplomatica e militare. Sino allo scorso anno la Turchia minacciava gli aerei russi che violavano il suo spazio aereo sino ad arrivare all’abbattimento di un jet di linea. Ora marciano di comune accordo: come si è arrivati a questo? Le autorità turche sostengono che l’attentato abbia avuto come obbiettivo la disgregazione dell’alleanza tra questi due paesi, un’alleanza faticosamente cercata e che la Turchia ha tentato di ricostruire dopo l’episodio drammatico dell’abbattimento dell’aereo russo. A parole sappiamo che tra loro c’è un clima di solidarietà, che hanno bisogno l’una dell’altra e che hanno uguale dignità nell’alleanza: cosa non del tutto vera. La Turchia sembrerebbe l’elemento debole, e ha probabilmente più bisogno lei della Russia che viceversa. La fragilità di questo rapporto affonda le sue radici nell’appoggio dato dalla Russia al popolo curdo, noto tasto sensibile della Turchia. Si può dire che il loro piano sia indirizzato a ristabilire commerci e turismo: in realtà è in atto un tentativo di spartizione della Siria, territorio strategico per entrambe le nazioni. La Russia appoggia il regime di Al Assad, giustificando i bombardamenti in Siria quali mosse contro l’ISIS; ma ha colpito molte province abitate da civili e soprattutto dagli oppositori del regime. La Turchia, il cui premier Erdogan aveva in un primo momento appoggiato i fondamentalisti islamici anche contro Assad, dopo l’avvicinamento alla Russia ha voltato faccia dando inizio a un massiccio bombardamento alle roccaforti dell’ISIS. Ma anche qui gli eredi dell’impero ottomano hanno sfruttato e stanno sfruttando l’occasione per la loro secolare oppressione del popolo curdo. Vista così appare non del tutto infondata l’interpretazione, seppure paradossale, che l’attentato all'alto diplomatico russo abbia giovato più ai due nuovi alleati che agli oppositori del regime siriano, trasformandoli agli occhi dell’opinione pubblica da carnefici a vittime. C’è però una altra Nazione che mostra il proprio interesse per la Siria e ha al contempo un forte interesse a contrastare lo stato islamico (mai maiuscolo) per ragioni di politica interna. L’Iran, così come la Russia, appoggia il regime di Assad e combatte con le sue milizie sciite in Siria per riconquistare territori che rappresentano la roccaforte del regime di Assad. Ha lottato attivamente anche contro l’ISIS in

Iraq a fianco dell’esercito iracheno seppure in missioni non coordinate con quello americano. Nel frattempo l’esercito regolare siriano bombarda i territori occupati dalle milizie anti regime sostenendo siano invece fortini dell’Isis. In tutto questo caos l’Occidente poco partecipe invoca tregue umanitarie: annunciate e sempre disattese. Astana, capitale del Kazakistan, si prepara ad ospitare i negoziati sulla Siria promossi da Iran, Turchia e Russia. Sarà l’occasione di rafforzare il cessate il fuoco del 28 dicembre 2016? Non saranno coinvolti ministri degli esteri ma rappresentanti minori perché si discuterà di questioni militari, non politiche. Un piccolo passo, forse; però la soluzione, se mai arriverà, potrà essere solo politica, non militare e per questo nutriamo poche speranze per la prossima conferenza in terra Kazaka.

Alessandra Sergio, IV C


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Art.18: la sua bocciatura alla Consulta e la rimonta dei voucher. Possibile voto in primavera L’11 gennaio 2017 è stato per molti la fine della prima settimana lavorativa dopo la pausa natalizia, ma per la Corte Costituzionale l’inizio di una vicenda piuttosto complessa. La Consulta ha visto porre due quesiti, di cui uno è stato bocciato. La domanda di referendum riguardo all'abrogazione sull’articolo 18 (lo Statuto dei Lavoratori), descritta come «abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi» (n. 169 Reg. Referendum), è stata etichettata come inammissibile. Non sarà scritto, dalla giudice Silvana Sciarra (favorevole al referendum sul Jobs Act), il testo della sentenza con i criteri di Giorgio Lattanzi, vicepresidente della Corte Costituzionale. Passano invece quelli sul lavoro accessorio (voucher) e sulle clausole limitate a proposito della responsabilità dei contratti. Susanna Camusso, e l’intero gruppo Cgil da lei diretto, però non è d’accordo e chiama in causa l’azione della Consulta Europea. Si rivolta contro il governo e afferma che c’è bisogno di fare qualcosa di concreto. Angiolini afferma che le modifiche sostanziali sono già state apportate, ma c’è bisogno che vengano ridimensionati, se non ridotti, anche i voucher, usati in maniera sporca e ingiusta (è stata difatti accertata una loro crescita dall’approvazione della legge Fornero nel 2012). Ma nel piano c’è una falla: delle lettere risalenti a fine dicembre 2015 testimoniano che, nonostante l’attuale odio per questi accessori lavorativi, la Cgil è stata la prima a usufruirne per pagare i pensionati. Ammesso in primis dallo Spi di Bologna, questi sono stati diretti solo per i pensionati; sono stati difatti vietati per la pubblica amministrazione, i lavoratori attivi e quelli ancora in modifica. Si sta pensando anche di ridare ai buoni lavoro la loro versione originaria, anno 2003, o di ridurre i 7mila euro di soglia reddituale e i tempi di rimborso: oggi 12 mesi, domani sei. Tutto ciò sempre cercando di conservare l’ideale contro gli abusi. Per quanto riguarda il lavoro sugli appalti, si prevedono delle sanzioni normative che modifichino la situazione, o che direttamente lascino correre. Questo perché le norme da perfezionare risalgono al 2003 e nel corso degli anni hanno subìto mutamenti forzati, che ora si cerca di correggere: stiamo parlando di una protezione del lavoratore nel caso che la sua azienda trovi un contratto aggiuntivo e che non riesca a pagargli lo stipendio.

Queste sono solo parole, siccome le normative correttive non avranno effetto diretto sui due quesiti referendari. Queste trasformazioni dovranno, in effetti, transitare prima all'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che dovrà valutare se tali cambiamenti siano inerenti alle richieste delle due domande o meno. Per ora si sta vedendo e si aspetta la chiamata- o meno- alle urne tra il 15 aprile e 15 giugno 2017.

Camilla Panniello, IV B


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ATTUALITA’

L’immigrazione in Italia è un problema o un’opportunità? La domanda sorge spontanea quando salgono a galla i misfatti, commessi da associazioni responsabili dei centri di accoglienza, come Ecofficina Educational Onlus: quest'ultima ad esempio è più attenta al proprio business che alle pessime condizioni di vita sopportate dai migranti (che accoglie nei centri di Bagnoli a Padova, Cona a Venezia e Oderzo a Treviso), che tanto ostenta di aiutare e proteggere. Un’associazione su cui indaga sia la procura di Padova sia quella di Rovigo: la prima per alcuni presunti documenti falsi presentati nel corso di una gara, l’altra per gravi maltrattamenti nei confronti proprio dei migranti da loro accolti. «Non esiste una legge che impedisce di ospitare e gestire centinaia di profughi in un’unica struttura. Questo però è un sistema che non risponde alle logiche della buona accoglienza, della qualità dell’intervento, dell’integrazione e della relazione. Si tratta invece di un modello che guarda soprattutto al business. E, per tutte queste ragioni, vogliamo prendere le distanze da questo soggetto e dalla maniera in cui opera», questa la dura sentenza del presidente della Confcooperativa, Ugo Campanaro in un’intervista di settembre dell'anno passato, in riguardo all'associazione precedentemente citata. E quindi come stupirsi se uno dei pezzi grossi dell’Ecofficina, vedendo un migrante nel suo ufficio, si rivolge a lui chiamandolo “macaco”? Ed è quasi inutile chiedersi se le cure mediche offerte sono adeguate e sufficienti, venendo a conoscenza di casi come quello di Sandrine Bakayoko, la ragazza ivoriana morta per mancanza di pronto intervento medico. Questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel centro d’accoglienza di Cona, dove la ragazza è stata trovata morente dal fidanzato che dichiara: "Stava male da giorni, tossiva, aveva la febbre. Questo non è un posto dove ospitare una donna". Ma all’arrivo poco tempestivo del pronto soccorso la giovane era già morta. Per manifestare il proprio dissenso, la propria rabbia, stanchezza e sofferenza i migranti sono esplosi in una rivolta che ha coinvolto 25 operatori volontari, costretti a nascondersi nei locali della struttura, per poi essere bloccati per ore e avere la possibilità di uscire solo verso l’una di notte. La vicenda di Sandrine è un’espressione più evidente e più resa nota mediaticamente, rispetto a tutto ciò che

succede in tutti i centri di “falsa” accoglienza dell'Italia. Ma ad essere preoccupante e sconvolgente è soprattutto il business e la quantità di denaro che ruota intorno a queste strutture, le quali abbandonano i migranti a loro stessi senza l’assistenza adeguata, senza riscaldamenti con temperature rigide, invece di intraprendere un percorso di integrazione e apprendimento della lingua.

Giordana Artiaco, VE Claudia Dell’Aquila, VC


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Gomorra nel paese delle meraviglie Sembra appena terminato il “botta e risposta” sulle condizioni della città di Napoli tra il Primo Cittadino e lo scrittore Roberto Saviano. Il tutto era cominciato all’incirca due settimane fa quando il rinomato scrittore aveva accusato l’amministrazione comunale della città per lo scarso impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Immediata la risposta del Sindaco: a suo giudizio Saviano non sarebbe altro che una persona ormai lontana dalle vicende cittadine che racconta una Napoli violenta, allo sbando, pericolosa e vicina al collasso, una realtà a suo avviso interpretata in modo distorto a fini di lucro personale. Il Sindaco inoltre invita il giornalista-scrittore a tornare a Napoli, vivere nuovamente la città e riconoscere tutti gli elementi vitali ed i cambiamenti positivi in atto. Un suggerimento alquanto singolare data l’attuale condizione in cui versa Saviano, ancora sotto scorta e protetto dalle forze dell’ordine per aver raccontato quella Napoli che senza i suoi scritti giornalistici nessuno avrebbe conosciuto. Immediata anche la risposta dello scrittore, il quale lo etichetta come populista, superficiale, un sindaco al quale interessa solo il lato solare della città e che di fronte al suo lato oscuro mette la testa sotto la sabbia nonostante inchieste giornalistiche accuratissime che inchiodano le amministrazioni comunali alle loro responsabilità. Anzichè cadere nella trappola del giudizio, preferirei incentrare la questione su una tematica ben diversa: è possibile che in questa città non si riesca mai ad assumere un atteggiamento equilibrato, a cercare di guardare e analizzare le cose con lucidità e ragionevolezza e a non personalizzare questioni che andrebbero analizzate ed affrontate con maggiore profondità senza irrigidirsi sulle proprie posizioni? Evidentemente al momento non è possibile. Prevalgono gli individualismi a danno della città stessa. Ognuno dei due difende il proprio operato, senza dar luogo ad una discussione che sarebbe potuta essere molto più proficua e civile. Da un lato un Primo Cittadino che non fa altro che mettere in luce il suo operato in termini ottimistici, dall’altro uno scrittore che continuamente mette in risalto gli orrori della città. Il grande tradimento che tutti e due operano è, in primo luogo, nei confronti della realtà e di tutti quelli che la vivono quotidianamente. Non si può nascondere a nessuno e neanche dietro opere artistiche ed architettoniche di grande rilievo che il nostro sitema dei trasporti è uno dei peggiori d’Europa, che nel quotidiano una metropolitana passa ogni dieci minuti lasciando sbigottiti per primi i turisti che al contrario dei cittadini godono di realtà molto più efficienti, che l’edilizia scolastica è in ginocchio, che c’è un elevatissimo grado di pericolo in centro città, nelle periferie, che la zona annessa alla Stazione Centrale anzichè essere una delle più curate ed accoglienti versa in uno stato di totale abbandono e decadenza così come non si può non dire che si sta cercando di organizzare un’offerta turistica all’altezza di altre città

europee nè che si sta scoprendo la nostra città come una città di grande fascino e di enorme patrimonio artistico-culturale nonchè pulsante di vita. Ma la città non può e non deve essere solo bellezza paesaggistica, accoglienza, buon cibo e calde giornate di sole, la città deve dare innanzitutto risposte al bisogno dei cittadini che la abitano e alle loro esigenze di tutti i giorni e deve costituire una fonte di opportunità lavorative, di studio,di rete sociale. Sarebbe facile per una città godere soltanto dei privilegi che di certo non provengono da una corretta amministrazione ma dalla natura dei luoghi, delle sue tradizioni e della sua storia, non può vivere solo di questo, non si può toccare un corno perchè arrivi presto un autobus o perchè si trovi un posto in ospedale che non sia in barella e neanche utilizzare il “city sightseeing” per andare a fare la spesa ed evitare il problema del parcheggio abusivo, bisogna anche far funzionare una città, applicare delle regole, non farla andare avanti per inerzia, un lavoro di certo non facile soprattuto per una città così estesa e complessa dal punto di vista geomorfologico ma di certo non impossibile. Fatto sta che ora come ora io, giovane studente, con mio rammarico, non vedo in questa città le stesse opportunità che intravedo altrove, non necessariamente oltre i confini italiani. Non vedo in questa città neanche una remota possibilità di futuro e di ipotetici ambienti lavorativi stimolanti e formativi. C’è da augurarsi inoltre che figure come Saviano, oltre a raccontare aspetti reali della nostra condizione, possano attivarsi anche utilizzando la propria immagine per cercare di realizzare opere concrete che nei fatti contrastino la criminalità: incubatrici di imprese, accantonamento di parte dei guadagni provenienti dalla vendita dei libri per ideare centri di incontro e di condivisione di esperienze vissute dove trovare anche un’opportunità lavorativa e di crescita personale. Considerando la città come una grande casa comune, come si può pensare agli addobbi natilizi quando i servizi igienici sono fatiscenti e l’impianto di riscaldamento non funziona? Certo in quella casa si può vivere e si può passare anche un natale luccicante di lustrini ma di certo non le si rende un grande servizio, perchè spente le luci, finita la festa ed il via vai, tutto torna com’era prima.

Romualdo Marrone VC


TECNOLOGIA & SCIENZE

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SILK ROAD:"l'Amazon delle droghe" In uno dei miei ultimi articoli scrissi del "deep web" e di cosa si può trovare su questo sito, ma oggi vorrei soffermarmi su un particolare sito accessibile solamente tramite "Tor",ovvero un browser che rende la navigazione anonima: il suo nome è "Silk Road". Molti prodotti venduti su "Silk road" sono illegali, ad esempio droghe, carte di credito, passaporti falsi e simili, ma si può comprare anche cibo, materiale per computer, giochi e molte altre cose, quindi è come un normalissimo store online ma in più vende merce di contrabbando: non a caso è definito "l'Amazon delle droghe". Ovviamente gli acquisti vengono fatti tramite "bitcoins", ovvero una valuta usata per fare acquisti nel deep web o su altri siti illegali. Come è fatto "Silk road"? "Silk Road" come ogni estore ha una pagina dove registrarsi o accedere,dopo averlo fatto appare una schermata con le "tendenze" della giornata, che possono essere medicinali, cibi, passaporti, generalmente gli articoli più comprati del giorno. A sinistra ci appare un elenco con tutte le cose che si possono comprare e in ognuna di esse vi sono centinaia di articoli, con tanto di commenti recensioni e descrizioni del prodotto. "Silk road" ha una storia molto travagliata, poichè è stato chiuso e riaperto molteplici volte: Il 3 ottobre 2013 "Silk Road" fu chiuso dall'FBI e ai primi di novembre fu annunciata la sua riapertura da parte dello pseudonimo "Dread Pirate Roberts", nonostante l'FBI avesse arrestato la persona che secondo loro si celava dietro questo nome. Il 6 novembre 2014 invece "Silk Road" fu chiuso definitivamente dall'FBI ma poco tempo dopo il sito venne riaperto. Il 30 maggio 2015 Ross Ulbricht, il creatore di Silk Road sotto lo pseudonimo di "Dread Pirate Roberts", venne condannato all'ergastolo per: associazione a delinquere, frode informatica, distribuzione di false identità, riciclaggio di denaro, traffico di droga, traffico di droga su internet e cospirazione per trafficare droga. Ulbricht fu arrestato grazie ad alcuni agenti dell' FBI sotto copertura infiltrati nella sua piattaforma, e ha in seguito confessato di aver creato " Silk Road" mostrandosi pentito. "Silk road" è uno dei tanti siti illegali sul deep web, molti dei quali sono nascosti.

Concludendo "Silk road" è uno store online dove poter comprare tutto quello che non possiamo trovare su altri store come Amazon, o Ebay. Le transazioni vengono effettuate tramite "bitcoins", una valuta virtuale da poco entrata in circolo. Potrebbero incuriosirvi, ma si consiglia vivamente di evitare di visitare queste pagine del deep web! Francesco

Ferorelli IV G


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Supernovae: bombe cosmiche ad orologeria In un secondo producono tanta energia quanta ne produce il Sole in diciotto millenni: sono le supernovae di tipo Ib. Un’enorme stella, molto più grande del Sole, arrivata alla fine della propria vita, non può più sostenere la fusione nucleare: non riesce a fondere elementi più leggeri in elementi più pesanti producendo energia secondo la famosa relazione E=mc2 . A un certo punto, infatti, il nucleo stellare sarà composto da ferro, che, nella fusione nucleare, richiede più energia di quanta ne produca. Ma è solo grazie a questo processo che la stella riesce ad evitare di collassare, fronteggiando l’attrazione gravitazionale con l’energia prodotta. Indovinate un po’ che succede se smette di produrre energia? Esatto. La stella collassa ed esplode in uno dei fenomeni più vistosi e catastrofici dell’universo. E produce talmente tanta energia da riuscire a fondere non solo il ferro, ma anche tutti gli altri elementi, fino ad arrivare all'uranio. Ecco dunque che avviene l’incredibile: una stella, solo una decina di volte più massiccia del Sole, produce quantità strabilianti di energia. Diventa più luminosa, per pochi giorni, di tutta la propria galassia – il che vuol dire miliardi di stelle. Se esplodesse una supernova a 10 parsec da qui (equivalenti a 32,6156 anni luce e a circa trecentomila miliardi di chilometri), la vedreste quasi tanto luminosa quanto splende in una giornata serena il nostro Sole, posto circa due milioni di volte più vicino. Alla fine di questo incredibile processo, essa può diventare un buco nero, oppure una piccola stella con un’enorme massa. Certo è che, a meno di diventare un buco nero, lascia dietro di sé una traccia che resterà al suo posto per millenni. Si tratta dei gas che la stella ha espulso nella sua esplosione, che, diffusisi nello spazio, vengono a creare nebulose variopinte, dalla struttura

filamentare. E come altro si potrebbero chiamare, se non “resti di supernova”? Betelgeuse: l’esplosiva vicina Una delle stelle che sappiamo essere più prossime alla fase di supernova è la luminosa Betelgeuse: di un caratteristico colore rosso, come tutte le stelle prossime a esplodere in supernova, è una delle più brillanti stelle della costellazione di Orione, e dista da noi 640 anni luce circa. Essa, ora nella fase di supergigante rossa, potrebbe collassare oggi o domani o tra un mese o tra un anno o tra cinque milioni di anni o ieri o seicentoquaranta anni fa. La sua luce – cioè l’immagine che vediamo – è infatti partita nel pieno della guerra dei cent’anni, e noi non vedremo mai – a meno di vivere 640 anni – ciò che sta succedendo oggi. Ma cosa vedremmo se Betelgeuse esplodesse in supernova? Per prima cosa la notte diventerebbe, per una settimana circa, un secondo dì: avremmo in cielo un puntino decisamente più luminoso della luna piena. Esso sarebbe visibile anche in pieno giorno, anche vicinissimo al Sole. Ma i nostri occhi non sarebbero gli unici a notare dei cambiamenti: provate a chiedere alla Terra, o ai vostri computer. Nelle prime ore dopo l’esplosione (si intende, beninteso, dopo che la luce dell’esplosione ci sia giunta) saremmo sommersi da raggi di luce non visibile ad alta energia: specialmente raggi X e raggi ultravioletti. Riceveremmo una quantità di energia di questo tipo pari a 5.000 o 10.000 volte quella che riceviamo usualmente dal Sole. L’atmosfera terrestre potrebbe essere alterata e, in piccola parte, spazzata via. Le comunicazioni satellitari (e probabilmente tutti gli altri sistemi che usano onde elettromagnetiche, come telefonini, radio, internet) andrebbero immediatamente in tilt. Le telecamere montate sui telescopi spaziali potrebbero ritrovarsi coi sensori bruciati. Ma la vita sul pianeta Terra non sarebbe in pericolo. Siamo avvolti da una spessissima atmosfera e da un intensissimo campo magnetico che ci proteggerebbe dalla maggior parte delle radiazioni provenienti da Betelgeuse. Ma solo perché essa è relativamente piccola e lontana. Una supernova molto più grande o molto più vicina potrebbe sterminare ogni essere vivente sul pianeta Terra, di cui distruggerebbe completamente l’atmosfera. Ma fortunatamente non abbiamo niente di così pericoloso pronto ad esplodere nei prossimi milioni di anni. Tranne WR 104, ben pronta a sparare raggi ad altissima energia proprio in direzione della Terra, che anche provenendo da ottomila anni luce di distanza potrebbero spazzare via il 25% della nostra atmosfera… Ma questa è un’altra storia.

Lorenzo Pica Ciamarra, IA

Messier 1, detta anche nebulosa granchio, è ciò che rimane dell'esplosione, avvenuta nel 1054, della supernova SN1054


SCUOLA

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INTERVISTA AL PROFESSORE DARIO GARRIBBA

1)Che tipo era al liceo? Uguale a come sono adesso. Penso di essere la persona che è cambiata meno nella sua vita. 2) Preferisce il Latino o il Greco? La Storia. In assoluto la Storia. 3) Quindi aveva lo stesso rapporto con entrambe le discipline? Il rapporto con le materie dipende molto dal rapporto con i professori. Personalmente ho avuto un bravissimo professore di Greco al triennio, quindi mi piace più il Greco. 4) E cosa l'ha spinta a diventare un professore? E' sempre stato il suo sogno fin da quando era bambino? No, non era il mio sogno. Tuttavia, ognuno segue una propria indole e la mia era sicuramente l'area umanistica e la ricerca storica fin da liceale. Credo che anche l'insegnamento sia un'indole naturale, poiché a volte si ha la capacità di “trasmettere” e quindi si è portati a fare l'insegnante perché tutto sommato viene naturale fare questo e nient'altro. 5) E cosa avrebbe fatto se non fosse diventato un professore? L'istruttore di pallacanestro, che era l'altra mia passione. 6)Da quanto tempo insegna? Da circa dodici anni, mentre in questa scuola sono cinque o sei anni. 7)Qual è l'aspetto migliore del suo lavoro e quale il peggiore? Ci sono molti aspetti positivi, uno ad esempio è la libertà nella docenza, che continua ad essere garantita nonostante le difficoltà professionali che una persona può incontrare. Resta un mestiere in cui il tuo spazio di libertà è enorme. L'altra componente positiva è quella relazionale: entrare in contatto con persone sempre nuove e quindi non annoiarsi mai per ripetitività. Se vuoi sapere gli aspetti negativi, beh quelli sicuramente non mancano. 8) Ritornando al Latino e al Greco, secondo lei perché oggi è importante continuare a studiare queste discipline ? La risposta potrebbe essere perché non studiarle. Spesso si trova scritto che il Latino ed il Greco aiutino a pensare meglio. La domanda, dunque, sarebbe perché queste discipline ci aiuterebbero a farlo meglio. Pensare significa comprendere la realtà e avviene attraverso la categorizzazione delle cose che noi osserviamo. Tutto sommato noi pensiamo attraverso delle categorie, ad esempio il bello, il buono, il giusto e lo sbagliato. La cultura greca è stata quella che ha creato le categorie del pensiero e i Greci sono stati i primi a riflettere su come funziona l'uomo quando pensa e a ragionare su quelle categorie. Infatti le hanno fatte diventare il punto di riferimento su cui costruire tutte le regole e i comportamenti dell'uomo, cioè la morale. La latinità ha ripreso queste stesse regole e le ha fatte diventare addirittura leggi, ovvero le ha tradotte nei principi ispiratori della produzione normativa. Se noi pensiamo in un certo modo, lo dobbiamo ai latini e i greci e, se il pensiero passa attraverso il Latino ed il Greco, studiare queste discipline aiuta a pensare meglio.


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9)Se avesse la possibilità di incontrare un personaggio latino o greco quale sarebbe e perché? Gesù. Tutti gli altri personaggi storici sono affascinanti, ma nessuno quanto Gesù. 10)Qual è l'autore che preferisce? Questa è una domanda infinita, perché non credo che si possa preferire un autore. Della latinità, probabilmente, l'autore che preferisco tra tutti è Tacito, mentre del mondo greco Tucidide. Questo poiché per me il punto massimo della ricerca è la storia, ovvero capire le scelte e le azioni degli uomini nel tempo. 11) Un professore ed un libro che le hanno cambiato la vita. Un professore è sicuramente il mio docente universitario che mi ha portato agli studi che faccio, il professore Giorgio Jossa. Per quanto riguarda il libro è una domanda difficile poiché leggo molto. Un libro che mi è piaciuto moltissimo è “ Il maestro e Margherita” di Bulgakov oppure “ I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, ma ce ne sono a centinaia. Quasi ogni libro ti cambia la vita poiché ti fa vedere un nuovo mondo per cui, ogni volta che si arricchisce il tuo mondo, questo cambia. 12) Lei crede? La risposta è complessa. In breve direi di no. 13) La domanda successiva era appunto come coniuga la fede con la conoscenza. Innanzitutto coniugare la fede con la conoscenza non è un problema soggettivo, ma un problema oggettivo. Il fatto che esistano dei credenti è un dato e questi credenti vivono in un mondo che conosce, quindi tutto sommato la domanda che rapporto c'è tra fede e conoscenza non è una domanda personale. Tuttavia, la risposta che potrei darti, è che anche io, come più o meno tutti, mi pongo delle domande che possono essere definite di natura religiosa. Immaginiamo che sia credente e che quindi ammetta per certo che Gesù è figlio di Dio,ma Gesù si è fatto uomo e agisce nella storia, che è oggetto della conoscenza. Dunque anche chi è un oggetto di fede può essere un oggetto di conoscenza storica. Si possono conciliare fede e conoscenza? Io direi che per un cristiano è un dovere conoscere perché se Dio si è fatto storia attraverso Cristo si è reso in qualche modo conoscibile e quindi legittima l'indagine conoscitiva su Gesù. E' la paradossale condizione del cristianesimo:ammettere che Dio entra nella storia attraverso Suo Figlio Gesù rende Dio conoscibile attraverso la conoscenza storica,ma Dio,per fede, è inconoscibile. Perché Cristo si è fatto storia e la storia è sempre conoscibile poiché è l'agire degli uomini nel tempo.

Annamaria Verdino V C


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CINEMA

Il Papa secondo Sorrentino La serie TV “The Young Pope” del regista, sceneggiatore e scrittore Paolo Sorrentino ha innescato moltissime critiche contrastanti. C’è da dire che la serie non è proprio un documentario sulla Chiesa Cattolica, ma in realtà tratta di questo fantomatico “papa giovane”, un po’ fuori dagli schemi. Lenny Belardo è un cardinale giovane, mite e dallo scarso peso politico. La mancanza della figura genitoriale, dovuta all’abbandono in orfanotrofio in tenera età, lo tormenta continuamente fino a sviluppare un rapporto molto turbolento con la fede e con Dio. Inaspettatamente, Lenny viene eletto pontefice dal collegio cardinalizio, che crede forse di aver trovato una pedina da poter manovrare a piacimento. Tuttavia, salito al soglio pontificio con il nome pontificale di Pio XIII, si dimostrerà un papa controverso e per nulla incline a farsi comandare, conservatore e manipolatore. La figura di Lenny Belardo (incarnato dal fascinoso Jude Law) è molto complessa. Un uomo che, cresciuto in un orfanotrofio, si lega a due figure: suor Mary, suora che lo accompagnò durante tutta la sua vita, da quando arrivò in orfanotrofio fino a diventare sua segretaria particolare, e Andrew Dussolier, migliore amico di Lenny sin dall’ infanzia, il quale seguirà la carriera ecclesiastica fino a diventare Vescovo di San Pedro Sula e poi, grazie a Pio XIII verrà nominato prefetto della Congregazione per il clero (incarico che non manterrà per molto dato che, appena ritorna a San Pedro Sula dopo il conclave per salutare definitivamente i suoi fedeli, sarà ucciso da un malavitoso honduregno a causa di una tresca con la moglie di questo). Pio XIII si dimostra un papa chiuso, manipolatore, omofobo, estremamente conservatore, apparentemente lontano da Dio, ma che poi si rivela fattore di miracoli. Lo stesso Sorrentino lo definisce così: “Un Papa che fin dal nome che sceglie per il Pontificato - Pio XIII - si richiama ai suoi predecessori più reazionari. Un uomo che assurge a un ruolo di sconvolgente responsabilità approcciandolo con apparente mancanza di buon senso e spiccato infantilismo. Un uomo che si richiama al passato e nega il futuro. Un Papa immaginario e inverosimile è poi diventato il personaggio di un film, e persino una concreta possibilità all’orizzonte". Lenny avrà pure molti difetti: la sua scelta di chiusura, il non mostrare il suo volto non rendendolo pubblico, è molto discutibile, insieme al suo cinismo e alla sua freddezza, però tramite questo suo intimo e profondo contatto con Dio, e con il suo forte senso di giustizia riesce a risolvere molti problemi della chiesa, come le accuse di pedofilia sul cardinale newyorkese o gli abusi di potere all’interno dei meccanismi ecclesiastici. La prima stagione della serie tv “The Young Pope” ha fatto molto rumore: c’è chi dice che sia un lavoro immaginifico,

sontuoso, barocco, memorabile, interpretato benissimo e che stimola a continuarne la visione, rispettando pienamente lo stile di Sorrentino: molto austero, profondo e che al contempo lascia molte perplessità. C’è chi invece a sentir parlare di Vaticano e Chiesa rivisti in chiave di lettura totalmente nuova inizia a storcere il naso, infatti la serie è accusata di essere offensiva e quasi fantascientifica. Sta di fatto che la serie TV ideata e sceneggiata da Paolo Sorrentino, trasmessa in Italia dal 21 ottobre 2016 al 18 novembre 2016 da Sky Atlantic, chiude con una media di 603mila spettatori medi ogni venerdì sera, attestandosi come la migliore serie al debutto su Sky degli ultimi 2 anni. In assoluto chiude al 3° posto di sempre per una serie in onda su Sky Atlantic (dietro solo alle due stagioni di Gomorra – La serie). Nicolò

Popolo IV C


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Basta guardare la bellezza collaterale. La bellezza collaterale è il timido splendore delle cose, il fascino inatteso di un gesto gentile, la luce che irradia da un incontro o da un luogo e che diventa accecante non appena nasce, si sviluppa ed esplode in chi si riapre alla vita. Un fortissimo senso di appartenenza. È questo il tema su cui è incentrato il film Collateral beauty di David Frankel, presente dal 4 gennaio 2017 nelle sale cinematografiche, in cui figura come protagonista Will Smith. Il film narra la storia di Howard, manager di u n ’ a g e n z i a pubblicitaria, che perde la figlia di appena 6 anni a causa di una malattia molto rara. Dunque una storia difficile da raccontare e forse da accettare, ma che fa guardare in noi stessi. Howard corre in bicicletta tra le vie affollate di New York, va a lavoro, ha dei colleghi che valgono come amici (Edward Norton, Michael Peña, Kate Winslet), eppure non vive più. Nella città dove tutto scorre, lui ha deciso di fermarsi. Il dolore è troppo grande, il lutto sempre presente. Non vediamo un corpo scultoreo, né un sorriso contagioso, ma occhiaie sotto uno sguardo spento, depresso, alienato, un Howard che troverà rifugio inviando lettere piene di risentimento alle tre astrazioni che dominano la nostra esistenza: TEMPO, AMORE, MORTE. Passa le sue giornate a costruire il domino. Questo gioco è sintesi emblematica di un lutto che fa crollare tutto e tutti. Il regista si sforza di rendere i suoi protagonisti tasselli di quel grande domino. Il film si muove tra realtà e finzione, tre personaggi di teatro che impersonano morte (Helen Mirren), amore (Keyla Knightley), tempo (Jacob Latimore). Pur essendo Will Smith interprete principale, egli viene spesso messo in secondo piano da

scene nelle quali i compagni di Howard e le tre personificazioni dialogano su argomenti importanti. Qui vediamo un “collateral beauty” diverso laddove morte, tempo e amore hanno – sì – l’aria di spirito di Natale, ma qui insegnano cose importanti come dire ad una donna sola che è troppo vecchia per avere figli o a un uomo che soffre di un brutto male. Eccezionale Will Smith, ma anche l’attrice Helen Mirren si è dimostrata degna di nota sia nel ruolo di personificazione della morte, sia nel ruolo di anziana signora che parla della bellezza collaterale con la moglie di Howard (Naomie Harris). Questo film ci emoziona, facendoci ripensare ai nostri cari che non ci sono più, ci fa riscoprire che non sempre riusciamo a farcela da soli. Esistono gli altri, e nei periodi drammatici possono davvero aiutarci.

Fabiola Ada Castaldo, IV C


PENSIERI E PAROLE DI SALVATORE CARLEO “Non pentitevi di aver amato una ragazza sbagliata, nonostante abbia distrutto tutte le vostre certezze e i vostri desideri. Non sentirete un sentimento pieno di passione ma neanche un vuoto di passione, solo un sentimento indifferente. Perdonate coloro a cui avete chiesto consiglio ma non avete ascoltate. Gli amanti provavano solo cose che poche persone capiscono ancora. Mostrate la miglior bellezza che avete perchè le ragazze non guardano tanto la bellezza fisica bensì il vostro carattere. Se l’amore che percepite dalla vostra compagna/o è un amore futile, privo di passione,allora questo sarà una sorta di passatempo,un'illusione. Però voi lo percepite come un amore vero, perché talmente che siete imbevuti di amore, non riuscirete a capire cosa ci sta accadendo. In quel momento di confusione amate la sua rabbia,la sua parte negativa e non la sua felicità. Dobbiamo saper amare, saper scegliere chi può avere il nostro corpo ma soprattutto chi può assaporare le nostre labbra ed entrare nella nostra mente senza alcuna chiave, ma solo con il suo amore eterno.” “Dopo il liceo bisogna scegliere a quale facoltà iscriversi. Scegliete non tanto su quella che vi piace, piuttosto su quella che si basi sulla nostra personalità. È come se vi fondeste con la facoltà, e una volta fusi potremmo cambiare il mondo. Il nostro obiettivo è questo!” “Vi siete mai sentiti vuoti, non nel senso di appagamento, ma che la vostra felicità fosse rubata? Io si.” 
 “Il motivo è semplice: non c'è pace. Quando ci sarà,saremo felici anche con nulla.” “Un mondo fatto solo di stesse persone non può esistere, però esiste. Perché? Perché spinge le persone a pensare di più. Quindi pensate, pensate in continuazione, non fermatevi mai, quando arriveremo a 50 anni cosa ci rimarrà del nostro amato? Solo il pensiero.” “Non c’è bellezza se non paragonata a te.” “In questo mondo pieno di urla, il silenzio non viene percepito.” “I grandi filosofi vogliono dimostrare l'esistenza di Dio in base alla ragione. Io penso che non c'è cosa più grande che credere per capire (credo ut intelligam ) e non comprendere per credere (non intellego ut credam ). Bisogna credere alla cieca come un cieco che cammina. Il cieco cammina facendosi guidare dal suo cane di fiducia. Metaforicamente noi siamo il cieco e il cane è nostro Dio. Il cieco utilizza i quattro sensi per capire cosa c'è davanti a lui o si fa guidare dal cane. Metaforicamente i quattro sensi sono le Sacre Scritture che ci indicano la giusta via.”




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