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U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - gennaio 2011

ateneo CARRIERA ACCADEMICA/ Se i “baroni” fanno sistema

ateneo DDL GELMINI/ La riforma è legge la protesta non si ferma

città

con il patrocinio di

E.R.S.U. Catania

IMPEGNO E CREATIVITÀ/ Quelli che vogliono far ripartire Catania

NEGRAMARO «LE CLASSIFICHE? CE NE FREGHIAMO»

time out PAOLO FRESU/ «Il jazz mescola le geografie»

ALL’INTERNO / Lingue, precario esternalizzato precario licenziato? / Teatro Stabile, arriva Marco Paolini con Itis Galileo / Cesare Basile lancia «l’Arsenale» / Butoh, la danza dell’anima / Federico Zampaglione: «Il mio disco essenziale»


sommario

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U NIVERSIT

in questo numero... 6

ateneo LINGUE / Quale futuro a Catania?

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CARRIERA ACCADEMICA / Se i “baroni” fanno sistema

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RIFORMA GELMINI / Cosa cambia all’università

pag 8/9

ASSOCIAZIONI STUDENTI / Chi finanzia l’ateneo?

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PRECARI / Esternalizzati o licenziati?

pag 12

SIAMO IN...TESI / Tutto sulla potenza aerobica

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QUANTO NE SAI DI? / Muhammad Alì

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Gerenza 8

sport PASSIONI / Ruggero Faro, pallanuoto e diritto

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Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005

diritto allo studio ERSU / Borse, in attesa dei fondi regionali

“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it

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Anno VII - N. 1 - gennaio 2011 EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania

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DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE E REDAZIONE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info

lavorare MASTER / Giornalismo per radio e tv

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OPPORTUNITÀ / Collaboratori da Google e stage da Sky

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città FERMENTI / Quelli che vogliono far ripartire Catania

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PROGETTI / Cesare Basile: «Armiamo l’Arsenale»

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REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino Caltagirone info@universitinforma.it TIRATURA: 15.000 copie

time out-time in INTERVISTA / Valeria Geremia: «Butoh, danza dell’anima» pag 23 ITIS GALILEO / Allo Stabile arriva Marco Paolini

pag 24

TE.ST / Roberto Zappalà in scena con Odisseo

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SHOW / Beppe Grillo is back

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FEDERICO ZAMPAGLIONE / «Il mio disco essenziale»

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NEGRAMARO / «Delle classifiche ce ne freghiamo»

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PAOLO FRESU / «Il jazz mescola le geografie»

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LIBRI / Luigi Pulvirenti racconta vent’anni a Catania

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TIME IN / Libri, videogame, web e dischi

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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Desirée Miranda, Tiziana Campo, Salvo Mica, Paola Santoro, Lavinia D’Agostino, Danila Giaquinta, Mariella Caruso, Irene Alì, Marco Pitrella, Perla Maria Gubernale, Olivia Calà

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CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati Con il patrocinio di: Ersu Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania



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VERSO ORIENTE / Il National Science Council of Taiwan bandisce cinque borse di studio per laureati in Scienze, Scienze sociali e Lettere per un periodo di ricerca. Info: http://france.nsc.gov.tw

CONCORSO AIDI / A caccia di idee “brillanti”

PREMIO CARACOL / La tesi in Architettura diventa un libro

L’Aidi, Associazione italiana di illuminazione, propone la terza edizione del “Concorso di Idee Aidi” che quest’anno ha per tema “Led e Design declinali se vuoi - Idee in libertà di forme innovative che utilizzano sorgenti Led”, Il concorso, che promuove la realizzazione di sistemi di illuminazione e/o progetti a carattere innovativo in specifici campi di applicazione illuminotecnica, si pone come finalità l’integrazione tra conoscenze maturate nel mondo universitario e l’esperienza di aziende del settore particolarmente attente alla ricerca tecnologica e alle esigenze del mercato in campo illuminotecnico. Il Concorso di Idee Aidi è rivolto a studenti universitari e/o laureati nell’anno accademico precedente la data di pubblicazione del bando, che frequentano o hanno frequentato corsi presso le Università del territorio nazionale che prevedono nel percorso formativo un insegnamento in ambito illuminotecnico. Il regolamento è disponibile sul sito http://www.aidiluce.it/premioaidi/.

La casa editrice Caracol specializzata nella pubblicazione di testi di storia dell’architettura presenta il “Premio Caracol”, rivolto a dottori di ricerca in storia dell’arte e dell’architettura. Il premio consiste nella pubblicazione di una tesi inedita, ultimata e discussa negli anni solari 2008, 2009 o 2010, che analizzi con originalità un’opera, una tematica architettonica, o l’attività di un architetto. L’opera prescelta verrà inserita all’interno della collana “Frammenti di Storia e Architettura”. L’elenco del materiale richiesto (da inviare entro l’1 marzo 2011) e le modalità di invio sono consultabili sul sito: http://www.edizionicaracol.it/h ome.htm. Dopo una prima selezione di dieci elaborati, la commissione pronuncerà il proprio giudizio definitivo entro il 30 giugno 2011.

TIROCINI ALL’ESTERO / Al via le candidature per il Programma Mae-Crui Da martedì 10 gennaio è aperto il bando 2011 del programma Mae-Crui che intende avvicinare il mondo accademico e il mondo del lavoro in una prospettiva internazionale offrendo a laureandi, neo-laureati e iscritti a master la possibilità di effettuare un periodo di formazione o lavoro presso il Ministero degli Affari Esteri, le sue rappresentanze diplomatiche, gli Uffici consolari, le rappresentanze permanenti, le Organizzazioni internazionali e gli Istituti italiani di cultura. L’Università di Catania selezionerà dieci candidati (sei posti saranno prioritariamente riservati a laureati e quattro posti a laureandi). La Crui effettuerà la selezione finale congiuntamente con gli enti consorziati e comunicherà all’Università la lista dei candidati vincitori. È possibile presentare la propria candidatura on line all’indirizzo: http://www.crui.it/crui/tirocini1/inserimento.htm. Il referente amministrativo per l’Università di Catania è la dott.ssa Angela Galia, dirigente dell’A.Po.C.I.

FONDAZIONE CRUI / Un accordo assicura alle università l’accesso al database Scopus La Fondazione Crui ed Elsevier hanno sottoscritto un accordo pluriennale per garantire l’accesso dei ricercatori di 60 università pubbliche a Scopus, il più ampio database di citazione e abstract di letteratura scientifica sottoposta a peer-review e fonti web di qualità. Costruito in collaborazione con scienziati e bibliotecari di tutto il mondo e lanciato nel 2004, Scopus è stato adottato e promosso fin da subito dai ricercatori delle università più prestigiose del mondo, nonché da agenzie internazionali di valutazione della ricerca. È stato progettato e sviluppato in collaborazione con più di 500 utenti e bibliotecari di tutto il mondo. Il suo database contiene materiale proveniente da più di 15.000 riviste scientifiche pubblicate da 4.000 editori, il che assicura un’ampia copertura disciplinare. Inoltre, Scopus non offre solo informazioni sulle citazioni, ma integra direttamente le ricerche sulle fonti web e sui brevetti. Link diretti ad articoli completi, a risorse bibliografiche e ad innumerevoli applicazioni rendono Scopus più veloce, più facile e più completo di qualsiasi altro strumento di ricerca in questo ambito. Maggiori informazioni su www.info.scopus.com.

ERASMUS STUDIO / Entro il 31 gennaio domande on line o negli uffici dell’Uri Qualche mesi di studio all’estero. Si riapre il bando Erasmus Studio 2011-12 e la possibilità di studiare per un breve periodo in un’università straniera. Gli studenti interessati potranno presentare la propria candidatura on line, sul sito http://unict.llpmanager.it/studenti entro e le ore 12 del 31 gennaio 2011. Gli esami sostenuti entro la data di scadenza del bando, ma non ancora registrati dalle segreterie studenti delle Facoltà, dovranno essere autocertificati, utilizzando l’apposito modello. Lo stesso, debitamente datato e sottoscritto, dovrà essere consegnato presso l’ufficio per i Rapporti Internazionali, durante gli orari di ricevimento, o inviato tramite fax, entro il termine ultimo di presentazione della domanda. Inoltre, le certificazioni delle lingue non sostenute nell’ambito del regolare piano di studi universitario e richieste dal bando per l’esonero dai test linguistici, dovranno essere consegnate negli uffici dell’Uri, improrogabilmente, entro il termine di scadenza dello stesso. La mancata presenza alle prove di esame comporterà l’esclusione automatica dalle stesse. Ogni candidato avrà l’obbligo di stampare la propria domanda e conservarla come ricevuta dell’avvenuta iscrizione per tutta la durata del bando. In mancanza di tale documento l’Ufficio non potrà dar seguito ad eventuali contestazioni.


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L’INTERVISTA / Il professore Antonio Pioletti presenta il convegno, in programma il 24 gennaio nell’ex Monastero dei Benedettini, che vedrà la partecipazione di diverse sigle internazionali. «C’è l’esigenza che l’Ateneo custodisca e sviluppi questo asse formativo» di Olivia Calà onoscere una o più lingue straniere diventa sempre più importante nella società odierna non solo nel mondo del lavoro ma anche nella vita quotidiana. La facoltà di Lingue e letterature straniere dell’università di Catania sta organizzando un convegno, “La facoltà di capire il mondo”, nel quale si discuterà del futuro dello studio delle lingue nell’ateneo catanese e in che modo i giovani laureati potranno avere un futuro lavorativo in questo settore. Il convegno, che avrà luogo il 24 gennaio nell’ex Monastero dei Benedettini, vedrà la partecipazione di diverse sigle internazionali (tra le quali l’Alliance Française, British Council, DAAD e Cervantes), di vari esponenti del mondo del lavoro, della politica e della cultura. Il professore Antonio Pioletti, professore ordinario della facoltà di Lingue e uno degli organizzatori, parla di un momento importante per poter discutere sull’importanza che l’insegnamento delle lingue straniere ha nell’Italia di oggi. Professore Pioletti, partiamo dall’intitolazione del convegno: “La Facoltà di capire il mondo”. «Facoltà sta per la struttura che nell’ateneo di Catania ha interpretato questa grande esigenza di fare studiare le lingue e le culture moderne, ma sta anche per la facoltà, sostantivo comune, cioè la capacità di sapere leggere ed intervenire per la comprensione di quanto avviene nel mondo. Noi, per lingua, dobbiamo intendere un deposito di cultura, un serbatoio di memorie, un grande contenitore di significati. Serbatoi, contenitori che non hanno un valore museale ma una funzione dinamica, così come dovrebbero averli i musei che da spazi statici dovrebbero essere spazi dinamici. “La Facoltà di capire il mondo”, quindi, come sottolineatura dell’esigenza che l’ateneo di Catania custodisca e sviluppi questo asse formativo». La conoscenza delle lingue è così importante anche se la globalizzazione viene criticata? «Quella che oggi noi chiamiamo globalizzazione non va confusa secondo alcuni economisti come Bruno Amoroso - con l’internazionalizzazione, che non nasce certo ora. Non c’è dubbio circa il

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Lingue, quale futuro

a Catania?

fatto che le trasformazioni intervenute nel campo economico-sociale e nei meccanismi stessi della produzione accentuino ulteriormente l’importanza di questo scenario planetario, ma la necessità di saper dialogare tra culture diverse (compresa anche dai popoli antichi) e l’esigenza più che positiva non può essere confusa con le contraddizioni che la cosiddetta globalizzazione ha portato in termini di deterritorializzazione delle imprese, di spostamento vorticoso di capitali con l'unica finalità di valorizzarli secondo i dettami del capitalismo finanziario: dal che l’attuale devastante crisi che attanaglia tutto il pianeta». Quali saranno i temi affrontati? «In coerenza con l’idea che abbiamo di Lingua, i temi trattati saranno relativi ai livelli di competenza linguistica che contraddistinguono il sistema italiano messo a confronto con gli standard europei; riguarderanno i deficit di internazionalizzazione che caratterizza il sistema formativo italiano ed anche interi settori della produzione e degli organismi di gestione della cosa pubblica; riguarderanno la diffusione della conoscenza dell’italiano nel mondo ed infine la funzione che facoltà/dipartimenti/corsi di laurea incentrati sull’insegnamento delle lingue e

culture moderne devono o dovrebbero avere nell’università italiana. Sarà data altresì voce alle esigenze del mondo della scuola e di un soggetto fondamentale per l’insegnamento delle lingue quali i lettori madrelingua». Perché una facoltà di Lingue è importante nella formazione umanistica dell’università? «Vorrei sottolineare il fatto che i testi, non solo quelli scritti e non solo letterari, vadano letti in originale; il che permette tra l’altro un controllo delle fonti, la capacità di cogliere sfumature che spesso traduzioni pur ottime non riescono a rendere, agevola gli scambi e le relazioni. In altri termini, accresce la facoltà di comprendere e trasforma la curiositas in ricerca e in dialogo interculturale». Quali sono i punti di forza di un laureato in Lingue straniere, quali le sue prospettive? «Il laureato in Lingue ha molte possibilità, non solo nel campo del turismo ma anche in quello delle imprese: ha acquisito nel suo percorso universitario le competenze necessarie per intraprendere relazioni internazionali che coinvolgono non solo la sfera culturale, ma anche quella politica e sociale. Solo il laureato di Lingue riceve gli strumenti intellettuali ed una formazio-

ne specifica tale da poter affrontare le diversità culturali della civiltà odierna. L’insegnamento delle lingue orientali oggi è, ad esempio, molto richiesto: basti pensare al grande successo che ha avuto il corso di arabo della facoltà di Lingue di Catania. Viviamo un momento storico caratterizzato da grandi flussi migratori e dall’apertura verso le culture non occidentali: il mondo arabo rappresenta una parte importante del Mediterraneo con il quale dobbiamo interagire e che dobbiamo conoscere sicuramente meglio». Nel 2009, la Commissione europea auspicava un incremento della mobilità studentesca. Qual è la situazione a Catania? «Come in tutta Italia c’è una drastica diminuzione del numero delle borse per l’Erasmus, il che andrebbe - anche in ottica locale, spostando risorse - recuperato. Gli scambi vanno incrementati: nella formazione e nella ricerca, in entrata ed in uscita. A mio modesto avviso, l’ateneo di Catania deve riprendere una fondamentale capacità di progettare a livelli decenti di internazionalizzazione». In conclusione, professore, quali sono gli obiettivi di questo convegno? «Quello di individuare alcuni sbocchi operativi: tra di essi particolare rilievo può avere quello della costituzione di un Osservatorio permanente sullo stato dell’insegnamento delle lingue e delle culture moderne nell’area metropolitana catanese perché rappresenterebbe un significativo punto di incontro tra le esigenze e le esperienze che si manifestano nel campo della formazione primaria e secondaria e di quella universitaria, messe a confronto con le esigenze del territorio e dell’impresa a diversi livelli: dalla produzione materiale a quella immateriale, dal turismo ai beni culturali». U i


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LA CARRIERA ACCADEMICA / Dal dottorato al concorso di ricercatore, sognando una cattedra. Un percorso lungo e pieno di incertezze, che la riforma Gelmini vuole sottrarre alle logiche corporative. Gli aspiranti prof: «In realtà saremo ancora più ricattabili» di Paola Pasetti eritocratica e trasparente. Il ministro Gelmini non ha dubbi: la “sua” Università, ridisegnata dal contestato ddl diventato legge il 23 dicembre scorso, avrà il merito «di porre fine a vecchie logiche corporative». A partire dall’accesso alla carriera accademica. Al bando nepotismo e familismo: nelle intenzioni della riforma, il sistema dei baroni avrà vita breve. Tra le principali novità, l’introduzione di un sistema cosiddetto di tenure-track, che cancella il fenomeno del ricercatore a vita e introduce la formula del tempo determinato. La legge prevede l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ordinariato, attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti potranno poi essere assegnati a seguito di procedute pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. E ancora: commissioni di abilitazione nazionale con membri italiani e stranieri; cadenza annuale dell’abilitazione a professore; distinzione tra reclutamento e progressione della carriera; stop ai concorsi banditi solo per promuovere un interno. Ma la riforma centrerà quest’obiettivo? Basteranno realmente nuove leggi a scardinare un sistema descritto spesso come viziato, in cui abusi e giochi di potere, secondo qualcuno, arrivano a essere tollerati come mali fisiologici? Per farci un’idea abbiamo cercato di capire anzitutto come si diventa professori universitari, quali sono cioè i passaggi chiave della carriera accademica, e ce lo siamo fatto raccontare da chi, da anni, sta percorrendo questa lunga, spesso mal (o per nulla) retribuita strada. Volendo schematizzare, l’iter “classico” pre-Gelmini prevede alcune fasi successive: dopo la laurea, scelto il raggruppamento disciplinare in cui inserirsi, c’è il dottorato di ricerca, che dura generalmente tre anni (alcune volte anche quattro o cinque) e per il quale, di solito, è prevista una borsa di studio. Acquisito il dottorato, inizia la fase

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Se i “baroni” fanno sistema post dottorato, che può durare tra due e quattro anni e arrivare in alcuni casi addirittura a otto. È solo quando si vince il concorso di ricercatore, prima figura di ruolo all’interno dell’università, che ci si considera (o almeno così è stato finora) “arrivati”. Immediatamente sopra, i gradini più alti, entrambi accessibili per concorso: quello di professore associato (o di seconda fascia) e quello di professore ordinario (o di prima fascia). «Tutto questo, sulla carta, sembra piuttosto lineare - spiega un ricercatore di Giurisprudenza -. In realtà le cose sono molto più complicate. Chiunque voglia intraprendere la carriera dell’insegnamento nel mondo accademico deve fare i conti con una condizione di precarietà costante. Per anni si rimane sotto ricatto, si può essere buttati fuori in qualsiasi momento e paradossalmente la riforma Gelmini rischia di peggiorare la situazione. Prendiamo ad esempio i concorsi per ricercatore, associato e

ordinario: con la nuova normativa a valutare i candidati sono commissioni nazionali composte da membri sorteggiati. Una ingenuità quella del sorteggio, che sottovaluta una componente fondamentale: i giochi di potere tra le scuole. L’allievo di una scuola che dovesse trovarsi in commissione il rappresentante di una scuola “avversaria” rischia di pagare in prima persona, a maggior ragione perché non è previsto uno scritto, ma un colloquio sui titoli presentati. Cosa che rende oggettivamente difficili pure i ricorsi». Scuole contrapposte, candidati potenzialmente invisi ai membri delle commissioni. Stiamo veramente parlando dell’Università? A quanto pare, sì. «Il sistema universitario - assicura il nostro interlocutore - è organizzato in scuole, che funzionano come veri e propri clan; i baroni hanno fatto sistema, un sistema difficile da scardinare e talmente fitto che bisogna stare attenti persino al vocabolario che si usa. Esiste un

protocollo verbale, mai dire una parola fuori posto. La parola d’ordine è aspettare. Non si parla, non si chiede. Si aspetta in silenzio. Per anni si rimane alla corte del professore a lavorare, non a fare i “lecchini” come pensa qualcuno - benché di colleghi con questa attitudine ne abbia conosciuti - ma a servire, quello sì, perché la volontà del professore è sovrana e se discuti rischi di essere tagliato fuori. La ricattabilità è la logica di sistema. Se entri in collisione con i maestri, la tua carriera si blocca, si attiva una sorta di conventio ad excludendum come avviene nel sistema politico, dove ci si accorda per escludere qualcuno. Ci sono troppi “non detto” in questo sistema universitario: sarebbe interessante, per esempio, che qualcuno verificasse quanti associati diventano ordinari poco prima di andare in pensione. Credo che ne verrebbe fuori un quadro interessante». Un sistema che, a detta del giurista, dà il meglio di sè ai concorsi. «Il concorso è formalismo


INFORMA puro che nasconde meccanismi beceri; dietro il bando si muove un mondo fatto di logiche assurde e accordi incrociati. Ci si chiedrà perché si debba stare buoni ad aspettare il proprio turno. Semplice: perché solo così prima o poi arriverà il “tuo” concorso, quello pensato per te. Diversamente, se vuoi presentarti a un concorso e lo comunichi al professore, puoi sentirti rispondere: “non è il nostro turno”. Già, perché ci sono accordi ben precisi sulla spartizione dei posti tra le scuole. Un sistema talmente granitico che, se provi a presentarti ugualmente, arriva subito una chiamata all’ordinario anziano. Allora sei costretto a ritirare la domanda, sperando che un giorno arriverà il tuo momento». Anni in attesa di diventare il “candidato naturale”, quello per il quale il concorso sarebbe pensato. Anni in cui si entra a far parte di un microcosmo vario e variopinto, alla corte del professore. «C’è veramente di tutto, bisogna armarsi di santa pazienza, perché non sempre vale il criterio cronologico. Molto dipende dall’intelligenza del professore; ci sono docenti in gamba, che differenziano le attività dei loro allievi, creano delle nicchie naturali per ciascuno di loro. Stabiliscono, insomma, degli equilibri. Altri docenti, invece, sembrano creare quasi di proposito condizioni di antagonismo e di invivibilità. Per non parlare degli allievi che hanno palesemente una corsia preferenziale. In quel caso non resta che inghiottire amaro». La Gelmini, allora, sembra aver colto nel segno. «E invece no. Paradossalmente - continua il giurista - la riforma peggiora la situazione, prolunga la condizione di “ricattabilità”. Fino a ieri ci si riteneva “sistemati” quando si riusciva a vincere il concorso di ricercatore, perché significava entrare nei ranghi dell’Università. Purtroppo c’era un controllo pari allo zero dell’attività svolta, e questa sì è una stortura su cui sarebbe stato necessario intervenire. Adesso però arriva la Gelmini, che stabilisce che il ricercatore, dopo sei anni possa essere lasciato a casa. E questo perché magari l’Università non ha i fondi per bandire il concorso per associato». E dire che i sostenitori della riforma hanno puntato molto sul sistema di tenure track. «Altro che modello americano commenta un’assistente di Let-

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tere e Filosofia - qui a fare paura è il modus operandi italiano. Negli Stati Uniti la tenure track prevede, alla fine di un periodo di prova e sempre che la valutazione della produzione scientifica sia positiva, l’assunzione a tempo indeterminato. Ma quel posto lì ha già copertura finanziaria, esiste ab initio. Da noi questa garanzia non c’è, vige la politica del bastone e della carota: si va avanti “nella speranza di”. Un ricercatore non sarà che un lavoratore a tempo determinato che dovrà sperare che, al momento buono, si verifichino le condizioni per il suo passaggio ad associato». «Raccomandazioni, spintarelle o le più gentili “segnalazioni” sono un male endemico dell’Università. Inutile far finta di niente; già da studenti bisogna fare i conti con questa realtà. Per quanto mi riguarda, lavoro con una docente in gamba, che non ha mai fatto pesare situazioni di questo tipo. Per me, piuttosto, è stata dura andare avanti nei periodi in cui non percepivo una lira, ma la professoressa conosceva la mia situazione economica non proprio florida e, ogni volta che le è stato possibile, mi ha inserito in progetti con copertura finanziaria. Si trattava di cifre contenute, non più di 800 euro al mese, ma per me andava bene». Il periodo più duro, infatti, è proprio quello del post-dottorato, quando non si è ancora “dentro” l’Università. Anni in cui chi

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aspira al posto di ricercatore fa di tutto: pubblica, ma fa anche lezioni, esami, segue i tesisti del professore. Periodi retribuiti con varie formule, alternati ad altri nei quali non è prevista alcuna retribuzione; possibilità, quest’ultima, che la legge Gelmini nega definitivamente. «Ogni storia fa storia a sè - commenta un aspirante ricercatore di Scienze Politiche -. In ogni caso, secondo le stime nazionali, solo il 20 per cento di chi fa il dottorato prosegue la carriera nell’università». La sua è una storia come tante, esposta alle variabili di un percorso che non ha certezze. «Quando, dopo la laurea, mi è stato proposto il dottorato, non avevo idea di come funzionasse il cursus honorum. I primi tre anni sono filati lisci e dopo il dottorato, come da prassi, sono rimasto a fare “volontariato”, sono rimasto a disposizione del professore. È così che funziona: il docente ti tiene “in caldo” in attesa che si muovano determinate risorse, ti crea un terreno favorevole. Bisogna trovare lo spazio e il momento giusto; c’è chi ha bruciato le tappe, e chi invece per anni è andato avanti con éscamotages vari in attesa che maturassero condizioni più fortunate. Spesso, con il vecchio sistema, ci si muoveva con il titolo di cultore della ricerca, un riconoscimento che non serve a granchè, ma che permette di partecipare alle commissioni d’esame». Tutti in attesa dell’assegno di ricerca, lo step intermedio che può durare fino a quattro anni e che si conclude, in base al sistema pre-Gelmini, con la chiamata a concorso”. «Quando viene bandito il concorso dell’assegno di ricerca, non viene indicato solo il settore scientifico disciplinare, ma pure l’argomento, che è molto specifico, perciò il bando è cucito addosso alla persona che si vuole piazzare». Un sistema rodato, che porta il

“candidato naturale” verso il suo personale lieto fine. A meno che non ci siano intoppi: «Il problema - prosegue l’aspirante ricercatore - è che il destino dell’allievo è legato carnalmente a quello del professore. Se per qualche motivo il docente viene meno, o perde potere, l’allievo rischia di andare a picco con lui. Come è successo a me». «Il mio legame intellettuale con il docente - continua - è stato motivo di crescita importantissimo nella mia vita. Dall’esterno forse non ci si rende conto che questo tipo di lavoro, rispetto ad altri, crea un vincolo profondo, perché non si consuma tra le pareti di un ufficio o nelle sei ore lavorative, ma ti mette a stretto contatto con il professore, di cui diventi “uno di famiglia”. Per me si è trattato di un’esperienza umana e intellettuale irripetibile. Quando però mi sono ritrovato senza docente, invece di essere il “maggiordomo”, inteso nell’accezione etimologica di “primo della casa”, mi sono ritrovato ad essere l’ultimo e a dover ricominciare da zero». Da lì un percorso a ostacoli, fatto di piccoli contentini, con risorse ritagliate qua e là, e molto “volontariato”. «Poi sono arrivati i tagli alla ricerca e sono rimasto fuori. Oggi le mie prospettive sono quasi nulle. Il sistema funziona così, in fondo lo sapevo: anche quando mi sentivo “dentro”, consideravo l’Università un sistema che si potrebbe definire “mafioso”, non nel senso delinquenziale del termine, ma per quegli aspetti di appartenenza e di legami con il territorio che la rendono un sistema molto più che massonico. Mi dispiace constatare, però, che questa riforma genera lo stesso sistema di mostri precedente, perché non crea un vero corto circuito. La soluzione delle commissioni nazionali costituite per sorteggio, per esempio, è assolutamente inutile, perché i valutatori di determinate discipline sono sempre quelli. Per non parlare della precarizzazione dei ricercatori, che è un fatto gravissimo, ancor più perché da noi il titolo non ha lo stesso peso dell’equivalente Ph.D dei Paesi anglosassoni. Ciò che mi ha stupito nelle manifestazioni di protesta contro la riforma è stata la quasi totale assenza di associati e ordinari, che si sono mossi solo per difendere lo stipendio. Una forma di “proletarizzazione mentale” che la dice lunga sulla qualità intellettuale dell’Università italiana. Per me è stato come assistere al tramonto del pensiero accademico». U i


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Approvata la riforma Gelmini Ecco come cambia l’università di Desirée Miranda

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a riforma dell’università voluta dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini dallo scorso 23 dicembre 2010 è legge e adesso si dovrebbe passare alla fase attuativa. Molte sono state le proteste di piazza, proteste che hanno accomunato precari dell’università e studenti. Un provvedimento su cui anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che comunque ha firmato la legge) ha espresso alcune preoccupazioni con una nota ufficiale. Ma in cosa consiste la nuova riforma per l’università? Cerchiamo di spiegarlo. L'intento è, come scritto sul testo di legge, “incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario” con una serie di paletti e regole uguali per tutti, dalla governance, al reclutamento del personale. NUOVI STATUTI. Innanzitutto ogni ateneo, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge (non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), dovrà modificare il proprio statuto nel rispetto dell’articolo 33 della Costituzione, ai sensi dell’articolo 6 della legge 9 maggio 1989, n. 168, osservando, in particolare i seguenti limiti. IL RETTORE. Attribuzione al rettore (che potrà esercitare massimo 2 mandati per un totale di 8 anni o un mandato unico di massimo 6 anni) della rappresentanza legale dell’università e delle funzioni di indirizzo, di iniziativa e di coordinamento delle attività scientifiche e didattiche; SENATO E CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Distinzione netta tra senato accademico e consiglio d’amministrazione. Il primo sarà su base elettiva, non superiore a trentacinque unità, compresi il rettore e una rappresentanza elettiva degli studenti e avrà un ruolo propositivo. Il cda, invece, avrà funzioni di indirizzo strategico, di approvazione della programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale, non sarà elettivo e avrà il 40% di membri esterni, con la possibilità di presidenza di uno dei

IL NODO / Dopo il sì delle Camere a dicembre e la firma del presidente della Repubblica, il ddl del ministro dell’Istruzione è legge dello Stato. Adesso dovranno arrivare i decreti attuativi per dare vita alla sbandierata “rivoluzione” negli atenei. Ecco i punti salienti della normativa membri esterni. IL DIRETTORE-M MANAGER. Sostituzione della figura del direttore amministrativo con la figura del direttore generale, il quale dovrà essere un vero e proprio manager d'ateneo. VALUTAZIONE. Il nucleo di valutazione, con funzione di verifica della qualità e dell’efficacia dell’offerta didattica, sarà composto in prevalenza da soggetti esterni all’ateneo e non più interni. CODICE DEONTOLOGICO. La

trasparenza di gestione sarà fondamentale anche per l’attribuzione dei finanziamenti e sarà obbligatorio un codice deontologico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. UNIONE O FEDERAZIONE TRA ATENEI. Ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, di norma in ambito regionale, nonché la possibilità di procedure di mobilità dei professori e

dei ricercatori, e del personale tecnico-amministrativo. TAGLIO SETTORI DISCIPLINARI e FACOLTÀ. Riduzione drastica dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore) e riduzione del numero di facoltà che potranno essere 12 al massimo. FONDO PER L’ECCELLENZA. Sarà istituito presso il Ministero un fondo speciale per promuovere l'eccellenza e il merito fra gli studenti individuati mediante prove o criteri nazionali standard. STIPENDI. Sarà inoltre rivista e semplificata la struttura stipendiale del personale accademico, gli assegni di ricerca saranno aumentati, saranno abolite le borse post-dottorali e la docenza a contratto sarà organizzata secondo una nuova normativa che non prevederà la docenza a contratto gratuita se non per figure di alto valore professionale. RECLUTAMENTO DOCENTI ASSOCIATI E ORDINARI Per l’accesso alle procedure pubbliche bandite dalla singole facoltà all’associazione e all’ordinariato sarà necessaria l’abilitazione nazionale, attribuita da una commissione nazionale secondo parametri di qualità. CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO PER I RICERCATORI. Per quanto riguarda il reclutamento con contratti a tempo determinato ci sarà un limite di 6 anni (3+3). Al termine di tale tempo ci sarà l’assunzione a tempo indeterminato come associato per chi considerato indispensabile, altrimenti il rapporto sarà interrotto e il ricercatore avrà solo maturato dei titoli utili per concorsi pubblici. Anche la valutazione delle politiche di reclutamento sarà importante ai fini della distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario. RISORSE IN BASE ALLA QUALITÀ. Le risorse economiche saranno quindi trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica e sarà dunque necessario l'accreditamento e la relativa verifica ministeriale di tutti corsi di laurea e di tutte le sedi


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✎ Ricercatori e studenti: «La nostra protesta non si ferma» segnamento anche nel secondo seme«La riforma dell’università è stata stre. Stranamente, la maggioranza approvata, ma noi non abbiamo dei corsi tenuti negli scorsi anni nessuna intenzione di fermare dai ricercatori sono stati spostati la nostra protesta. Siamo e dal primo al secondo semestre, resteremo contro questo profacendo sì, quindi, che la nostra getto di università e stiamo forma di protesta non paralizzasse decidendo le nuove strategie del tutto le facoltà. Come per nad'azione», affermano con forza Gianni Piazza scondere la cenere sotto il tappeto Matteo Iannitti del movimento spiega -. I corsi li laurea sono partiti studentesco catanese (MSC) e seppur zoppicando, adesso blocGianni Piazza, ricercatore in Scienza cheremo tutto, perché vogliamo politica nella facoltà di Scienze dimostrare che la nostra figura politiche di Catania. Ebbene sì, il all’interno delle università è governo Berlusconi e il ministro fondamentale. Il secondo punMariastella Gelmini hanno avuto to riguarda la riscrittura degli ragione: la riforma dell’universistatuti d’ateneo. Faremo prestà ha superato l’esame delle due sione per far parte di quelle Camere del Parlamento ed è stata Matteo Iannitti commissione che lo redigerà e firmata dal presidente della Repubquindi indicarne una direzione. Voblica Napolitano. Lungo e tortuoso è gliamo ad esempio - continua Piazza - listato il percorso che ha condotto alla sua apmitare al minimo possibile il numero di sogprovazione, sia dentro che fuori dal Parlamento. Le piazze si sono riempite di migliaia getti esterni nei cda». Le strategie d’attuazione sono in corso d’odi manifestanti, sono stati occupati tetti, fapera. Nel corso del mese di gennaio ci sacoltà strade e stazioni. E adesso? Cosa si ranno una serie di riunioni organizzative sia propongono di fare gli anti-riforma? «Due sono i punti su cui continuiamo a basa- nazionali che locali per definirle e questo sia per il movimento dei ricercatori che per re la nostra lotta - afferma Piazza -. Il primo quello degli studenti: iniziative comuni in alè il mantenimento dell’indisponibilità all’in-

cuni casi, come l’eventualità di un referendum. «Siamo riusciti a creare una rete nazionale di coordinamento che non aveva precedenti e vogliamo continuare su questa linea e per questo ci stiamo organizzando - dice Matteo Iannitti -. A Catania stanno ancora resistendo aule autogestite come la E di Fisica e la 13 dei Benedettini e questo è segno che il nostro non è solo un movimento di folklore. Ci saranno dei decreti attuativi e ciò creerà mille problemi perché la legge è formulata in modo che sia inapplicabile, è confusa». Anche per gli studenti, come detto, le strategie definitive non sono ancora state decise, ma le idee sembrano essere abbastanza chiare: «Evitare che gli atenei modifichino gli statuti e rendere inapplicata la riforma - come dichiara Iannitti -. La nostra non è solo una rivolta universitaria, ma di una intera generazione contro il precariato, contro un’emigrazione forzata che supera le percentuali degli Anni 50. Il 28 gennaio, tentando un appuntamento regionale di studenti, manifesteremo anche con la Fiom a Palermo. Noi non siamo un movimento politico, - precisa Matteo Iannitti dell’Msc - ma manifestiamo contro questo sistema di governace, di cui abbiamo totale sfiducia». U i

✎ Cozzo, delegato alla Didattica: «Dovremo concentrare le risorse» di tali principi». Dopo l’approvazione della riforma, iniQual è il problema più difficile ziano le riunioni ai piani alti dell’ateda affrontare? neo catanese. Abbiamo incontrato il «Sicuramente quello della professore Giuseppe Cozzo, delegadidattica. Indipendentemente to del rettore Antonino Recca, il dalla composizione del nuoquale ci ha spiegato che i tempi di vo consiglio, l’abolizione attuazione sono lunghi e incerti. «La delle facoltà, le strutture stolegge prevede 6 mesi prorogabili a 9 riche su cui si basa l’università per la stesura degli statuti d’ateneo e Giuseppe Cozzo porterà grandi cambiamenti. La poi ci vorrà il via libera del ministero didattica verrà affidata ai dipartiha affermato - inoltre, tale legge ha bisomenti, ma come avverrà è un’incognita». gno, per essere applicata, di decine e decine Non in tutti gli insegnamenti di un corso di di decreti ministeriali». I tempi di attuazione laurea sono nello stesso dipartimento? dei decreti sono brevi, si dovrebbe procedere «Esatto. Il corso di laurea in fisica, ad esemsempre senza intoppi, cosa a cui non siamo pio, include degli insegnamenti di matematiabituati. È ragionevole pensare che tutto il ca, ma questo non vuol dire che i docenti di 2011 sarà di transizione e forse non basterà. Quali saranno le conseguenze di tutto questo? matematica appartengano al dipartimento di fisica. E non è pensabile che ce ne sia uno «Di certo tutti gli organi di governo verranno solo per entrambe le aree perché diverrebbe congelati. A novembre 2011, ad esempio, doingestibile sul piano organizzativo». vrebbe esserci il rinnovamento di quasi tutto Come funzionerà, allora? «È ancora tutto da il Consiglio d’amministrazione, perché molti definire, ma credo che sarà nella responsabisiamo già al secondo mandato, in realtà la lità, anche economica, di un dipartimento colegge congela il Senato, il Consiglio d’ammiprire gli insegnamenti tenuti da docenti che nistrazione e presidi». non ne fanno parte e che danno il loro contriCome sarà organizzata la nuova università? buto. Mancheranno quelle grandi casse di «È difficile rispondere fino a che non saranno emessi i decreti attuativi poiché a ogni ateneo compensazione tra interessi diversi, che sono state le facoltà. La legge prevede organismi viene lasciata l’autonomia per l’applicazione distaccate. L’Anvur (Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca), poi, provvederà alla valutazione dell’efficienza dei

risultati conseguiti. MONTE ORE PER I PROF. Viene stabilito un riferimento unico per l'attività dei professori a tempo pieno e per le at-

di coordinamento della didattica tra i vari dipartimenti, ma non sono lontanamente paragonabili alle facoltà». C’è qualche punto fermo per il futuro? «Sarà un’università più magra di quanto non sia stata negli ultimi anni». L’aspetto economico influirà sulla qualità? «Non è detto. Senza dubbio una minore disponibilità delle risorse è una scelta infelice, ma siamo in una situazione di recesso. La scommessa è approfittare di questo momento organizzativo per concentrare le risorse laddove possano funzionare meglio. Questo vuol dire evitare corsi che non interessano a nessuno. Il problema dell’università non è stata l’autonomia, ma il mancato controllo e la mancata punizione per chi ha trasgredito. Adesso, per far quadrare i conti si fa un passo indietro». Dal punto di vista economico, l’ateneo catanese è abbastanza al sicuro dato che la percentuale utilizzata per i costi fissi è meno del 90%, ma per il futuro si prevedono aumenti di tasse per gli studenti? «Dobbiamo vedere ancora il gettito quest’anno. Siamo, però, sempre stati attenti a non essere una scure sulle teste degli studenti programmando aumenti graduali e differenziati in base al reddito. Se sarà necessario continueremo ad attuare tale principio. U i

tività didattiche di ricerca e di gestione in generale. Ogni insegnante avrà un impegno annuale di 1500 ore, di cui almeno 350 dovranno essere desti-

nate ad attività di docenza e servizio per gli studenti, pertanto dovrà certificare la propria presenza e attività didattica. U i


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STUDENTI / Accoglienza matricole, tutoraggio, giornali di facoltà e piccole guide, rassegne cinematografiche. Ecco le iniziative proposte dalle associazioni studentesche (che spesso coincidono con i movimenti giovanili di partito) finanziate dall’Ateneo tramite un bando ad hoc di Tiziana Campo li studenti sono l’università e l’università è degli studenti. Soprattutto se si “associano”. Non tutti sanno che ogni anno l’ateneo bandisce “un concorso per l’utilizzazione dei fondi destinati a iniziative e attività culturali e sociali proposte dagli studenti”. In totale ci sono 42 mila e 500 euro destinati a finanziare le iniziative proposte dalle associazioni studentesche. Quest’anno il termine per presentare richiesta di finanziamento è scaduto lo scorso 20 dicembre e adesso, si attende l’esame delle proposte da parte di un’apposita Commissione che designarà le associazioni che potranno avere accesso ai fondi. Ma quali sono le iniziative effettivamente messe in atto dalle associazioni studentesche con questi finanziamenti? L’abbiamo chiesto ai rappresentanti di alcune associazioni che in alcuni casi fanno riferimento ai movimenti giovanili dei partiti politici e che concorrono come liste alle elezioni universitarie. «Lo scorso anno - spiega Antonio Currao, vice presidente velocizzare il ragdell’associazione giungimento della studentesca Irilaurea». de, attiva da cirLuca Sangiorgio, ca 6 anni - abvice presidente di biamo presentaAlleanza Universitato un progetto, ria, che esiste da cirper il quale abbiaca 15 anni, spiega che mo ottenenuto un Antonio Currao «lo scorso anno, come finanziamento di cirormai da qualche tempo, ca 4 mila euro, relativo abbiamo partecipato al all’accoglienza delle bando e abbiamo avuto matricole a partire accesso ai fondi mesgià dall’ultimo si a disposizione dalanno di scuola l’Ateneo. Il progetto media superiopresentato prevedere. Attraverso va una serie di iniquestionari di ziative, tutte portato competenze, a termine. Tra queste somministrati da la realizzazione di esperti formatori Luca Sangiorgio giornalini di facoltà, e psicologi, abbiamo presenti da anni, con una contribuito a indirizzaredazione diversa per ciascuna re gli studenti nella scelta del facoltà e una tiratura di circa corso di laurea più idoneo alle 1000 copie per testata, dedicati loro potenzialità. Quest’anno a tematiche di interesse genecontinua Currao - abbiamo varale e informazioni sulle novità rato un progetto rivolto alle matricole, considerando il buon dell’Ateneo. Abbiamo organizzato - continua Luca Sangiorriscontro dello scorso anno, e abbiamo predisposto anche atti- gio - un corso di formazione politica, in più incontri, che ha vità di tutoraggio soprattutto visto la partecipazione di politiper i colleghi del vecchio ordici, professori universitari e manamento, in modo da aiutarli a

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Associazioni, cosa finanzia l’Università?

gistrati. Ci siamo inoltre occupati della gestione costante del nostro sito internet aggiornandolo con informazioni sul mondo accademico e sulle nostre iniziative. È stato molto apprezzato, ad esempio, il servizio “prenotazione esami” grazie al quale ci premuriamo di prenotare l’esame a quanti sono impossibilitati a farlo di persona. Infine, abbiamo realizzato guide per le matricole, che distribuiamo in tutte le facoltà per permettere agli iscritti al primo anno, attraverso poche pagine, di avere una serie di consigli e informazioni su facoltà e corsi di studio. Il progetto di quest’anno - conclude Sangiorgio prevede in più anche una rassegna cinematografica Vivi la vita, rifiuta la droga per sensibilizzare i coetanei sulla problematica legate alle sostanze stupefacenti, e la Unicard, una carta rilasciata gratuitamente agli studenti per usufruire di una serie di sconti (dal 10% al 35%) in ben 15 (al momento) esercizi commerciali convenzionati con la nostra associazione

e siti nei pressi delle facoltà di Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche, Lingue e Lettere. L’iniziativa è nata dall’esigenza di ovviare alla mancanza di una mensa nel centro storico. Hanno poi aderito anche fotocopisterie, negozi di abbigliamento e agenzie di viaggio». E quanto alla valenza di questi fondi, Antonio Currao li giudica «molto utili perchè consentono alle associazioni studentesche di dare un contributo importante all’Università, snellendo il lavoro dell’Ateneo. Mi auguro - aggiunge il vicepresidente di Iride - che l’Ateneo mantenga i fondi per il diritto allo studio, perchè dimezzarli significherebbe compromettere il percorso didattico dell’Università». «Se non avessimo a disposizione questi fondi - puntualizza Luca Sangiorgio - gran parte delle inizative portate avanti non si sarebbero potute realizzare. Poi tutto dipende dal modo in cui si utilizzano e, per quanto riguarda Alleanza universitaria, le iniziative organiz-


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minata dal Consiglio di ammizate nel corso degli anni sono nistrazione nella seduta del 28 state tantissime e tutte rendiottobre 2010. Non conosco ancontate e fatturate. È anche questo il motivo per il quale un cora i progetti presentati per l’anno accademico 2010/2011 mese fa abbiamo fortemente continua il presidente del Cenprotestato contro la scelta del direttore amministrativo dell’A- tro orientamento e formazione ma ci riuniremo molto presto. I teneo che si è battuto per far sì criteri di assegnazione sono che, nel nuovo bando, i fondi quelli previsti dal bando. Punfossero dimezzati (da 82 mila tualizzo che la Commissione, euro a 41 mila euro). Pare conel valutare le nuove proposte, munque che, ad oggi, ci sia deve anche esaminare i progetl’intenzione di ritornare alla citi approvati e finanziati per fra dell’anno scorso. Infine l’anno accademico precedente conclude il vicepresidente di per valutare “le iniziative svolte Alleanza universitaria - un e relative spese effettivamente plauso va anche agli uffici delsostenute”». l’Ersu che ogni anno prediPer quanto riguarda la realizspongono un bando per contrizazione delle buti alle assoattività svolciazioni unite, il bando versitarie. parla chiaAbbiamo parro: “Il finantecipato anOgni anno l’ateneo bandisce “un ziamento sache a questo, concorso per l’utilizzazione dei fondi rà revocato ovviamente destinati a iniziative e attività cultuper le parti con progetti rali e sociali proposte dagli studennon espletadiversi». ti”. Così si legge anche nel bando te e si provQuanto alla pubblicato per l’anno accademico vederà al rescelta dei 2010/2011 (D.R. 83008). cupero delle progetti preIl fondo disponibile per il finanziasomme già sentati, abmento delle iniziative ammonta a 42 erogate, biamo inconmila e 500 euro. Al concorso possoqualora non trato Vinno partecipare, presentando una sovenissero cenzo Perciala richiesta di finanziamento, “tutte presentate valle, profesle associazioni regolarmente iscritte dalle assosore ordinae/o confermate (entro il periodo: 15 ciazioni inrio di Fisiololuglio - 20 settembre 2010) all’albo teressate, gia alla facoldelle associazioni studentesche unitutte le dotà di Mediciversitarie, istituito presso l’ufficio cumentaziona e chirurDiritto allo studio”. I finanziamenti ni necessagia e presirie all’ottenidente del vanno direttamente alle associazioni mento del Centro orienche hanno l’obbligo di utilizzarli per contributo tamento e iniziative da espletare entro l’anno assegnato. formazione accademico 2010-2011. I contributi Al termine dell’Ateneo e sono liquidati alla fine dell’anno acdell’anno accomponente cademico “dall’area finanziaria delcademico del Consiglio l’Università, in base a una documen2010-2011 di amminitazione delle spese effettivamente le associastrazione delsostenute (fatture, ricevute fiscali) e zioni, o l’Università. nei limiti del finanziamento approvagruppi di «La commisto, accompagnata da autocertificastudenti, desione - afferzione prodotta dal delegato dell’asvono presenma - ha il sociazione e da una documentazione tare alla compito di delle attività effettivamente svolte”. Commissioesaminare le Le proposte presentate dalle assone per la gedomande di ciazioni vengono esaminate da una stione dei partecipazioapposita commissione. Il bando recifondi destine delle assota: “La Commissione delibererà sulnati alle iniciazioni stule richieste presentate, avvalendosi ziative ed atdentesche al tività cultubando di condei seguenti criteri: presenza e radirali e sociali corso pubblicamento dell’associazione nell’Ateproposte dacato il 30 noneo; livello di coinvolgimento della gli studenti, vembre scorpopolazione-studentesca; qualità una relazioso ed è comdell’iniziativa; realizzabilità del prone illustratiposta da me, getto presentato”. va delle inida altri due ziative svolconsiglieri di te e delle forme di pubblicità amministrazione, dai professoadottate, allegata alla eventuale ri Biagio Saitta e Maria Antorichiesta per l’anno successinietta Toscano, da tutti gli stuvo”. Quali attività verranno denti presenti in Consiglio di premiate, quali associazioni saamministrazione e dal responranno finanziate e cosa faransabile dell’ufficio Diritto allo no in concreto ve lo faremo sastudio con funzioni di segretario. La Commissione è stata no- pere presto. U i

Come funziona

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FACOLTÀ DI LINGUE / Il momento del definitivo licenziamento per la gran parte dei lavoratori si avvicina e non si vedono nè sono previste soluzioni alternative. Intanto, mentre i professori sperimentano il peggioramento dei servizi, gli ex co.co.co si chiedono quale sarà il loro futuro. di Perla Maria Gubernale ll’inizio di quest’anno, dopo il licenziamento di 18 lavoratori a contratto ex co.co.co di Lettere, anche alla facoltà di Lingue continua la difficile situazione del personale tecnico-amministrativo, senza che si intraveda alcuno spiraglio positivo. Il personale aveva finora sperato nei bandi a tempo determinato deliberati dalla Facoltà fin dal febbraio 2010, con la possibilità di rientrare nella procedura di stabilizzazione. Tutte occasioni sfumate prima ancora di partire. Dopo l’ultima riunione del Consiglio di facoltà di venerdì 10 dicembre, l’unica prospettiva sembra quella di continuare a mantenere, solo per alcuni mesi, l’esigua retribuzione alla quale i precari si sono assoggettati. Dall’inizio di aprile lavorano tutti a metà stipendio: 450 euro mensili. Il protrarsi di questa condizione avverrebbe attraverso una proroga dell’attuale contratto (in scadenza il 31 dicembre 2010) e il passaggio alle dipendenze di una cooperativa di lavoro interinale. Ma il nuovo contratto “esternalizzato” avrà valore solo fino alla data in cui Lingue convergerà nella nuova Facoltà che dovrebbe vederla riunificata con Lettere. Calendario alla mano, si tratta di un rinvio del “tutti a casa” al 31 ottobre 2011. Buona parte dei quattordici membri del personale tecnico amministrativo, che attualmente lavorano a metà stipendio e che rischiano il posto di lavoro, erano stati assunti undici anni fa con un contratto co.co.co, sempre rinnovato seppur nella totale precarietà. In seguito alla restrizione della tipologia dei contratti a progetto soltanto ai laureati, e ancor di più per la limitazione al 50% dei contratti dell’anno precedente inserita nella legge finanziaria, l’unica possibilità di non perdere il lavoro, sarebbe stata l’apertura di bandi per l’attribuzione di contratti a tempo determinato e la possibilità, una volta vinto il bando, di rientrare nella procedura di stabilizzazione del personale, avviata ad ottobre. Ma anche qui non sono mancati i problemi, perché l’amministrazione centrale ha sempre rinviato al mittente le deliberazioni del Consiglio di facoltà di Lingue (vedi verbale del 18/2/2010). In un primo tempo

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Precario esternalizzato precario licenziato?

con la motivazione che la Facoltà “non disponeva della copertura economica sufficiente”. In un secondo tempo, dopo che la Facoltà aveva trovato la disponibilità di bilancio, perché il tetto del 50% dei contratti dell’anno precedente, che è calcolato sull’intero Ateneo, era stato oltrepassato. Spiega i dettagli di questo intricato iter il responsabile dell’area didattica Enzo Ierna: «L’apertura dei bandi non dipende dalla Facoltà, ma dall’amministrazione centrale che per aprirli chiede la copertura economica. Lingue era riuscita a trovare i fondi per stabilizzare cinque dipendenti. Solo che la riforma Tremonti dello scorso agosto prevede che non si possa superare il 50% dei contratti dell’anno precedente». Ma c’è di più. «La riforma - prosegue Ierna - prevede anche che i contratti di collaborazione in eccesso devono essere finanziati non più con il budget interno delle Facoltà ma tramite finanziamenti esterni. Se in genere è molto difficile reperire questi fondi, per una facoltà umanistica è praticamente impossibile».

Quindi, i precari di Lingue sono stati tagliati fuori dalla procedura nonostante, come precisa Ierna, «questa inizialmente prevedesse che il 50% delle stabilizzazioni fossero destinate ai dipendenti assunti con contratti atipici, tra cui i co.co.co. Alla fine però si è deciso di stabilizzare soltanto i contratti a tempo determinato e tutte le strutture si sono affrettate a trasformare in tal senso le precedenti collaborazioni». E i dipendenti di Lingue sono rimasti fuori. «L’elenco definitivo delle stabilizzazioni è già uscito, non ci è stato riservato nessun posto», chiosa Ierna. Ma perché, allora, la Facoltà non ha fatto come le altre trasformando i co.co.co in contratti a tempo determinato? «Tutto dipende dal fatto che per la facoltà di Lingue non sono mai usciti bandi per contratti a tempo determinato perché non c’erano le risorse finanziarie, o forse per scelte poco oculate del passato. Non credo si apriranno proprio adesso che la Facoltà va a trasferirsi da un’altra parte». Insomma, oltre al danno, la beffa. Ormai, arrivati a metà dicembre, non ci sarebbero più nemmeno i tempi per indire i bandi e permettere al personale di parteciparvi entro la fine del mese. Quindi, se la situazione non cambia, quattordici collaboratori a contratto saranno retrocessi, ancora per pochi mesi, alla “esternalizzazione” di una cooperativa interinale e poi mandati a casa. Ad oggi quindi l’intero staff tecnico amministrativo della facoltà di Lingue ammonta a diciotto dipendenti, di cui quattordici precari e quattro strutturati. A conti fatti, al momento dell’unificazione con Lettere la facoltà di Lingue contribuirebbe soltanto con quattro impiegati tecnico amministrativi. Se il futuro è questo, di certo non è roseo l’oggi dei lavoratori

ma anche degli studenti (che pagano le tasse). In seguito alla “autoriduzione” delle retribuzioni e di conseguenza dell’orario di lavoro del personale, gli universitari e i prof sperimentano il peggioramento dei servizi di segreteria, portineria, area didattica, laboratori, presidenza, e tutte le aree di competenza del personale tecnico. Come ricorda Agata D’Urso, impiegata nella segreteria di presidenza: «Da aprile 2010 percepiamo meno di 500 euro al mese di stipendio a fronte di sei ore di lavoro al giorno per cinque giorni alla settimana. La situazione era insostenibile e, da settembre, abbiamo deciso di lavorare soltanto tre giorni alla settimana». Quindi, di fatto, il personale di Lingue è come se fosse già stato ridotto a metà. «Come si può lavorare serenamente con un sussidio, mentre giorno dopo giorno si avvicina la data del licenziamento annunciato? Dopo undici anni di lavoro per questo Ateneo - si sfoga D’Urso - la rabbia nasce dal fatto che persone che lavorano qui da tre o quattro anni, addirittura da due, sono rientrate nel piano di stabilizzazione e sono state assunte a tempo indeterminato. Perché loro sì e noi no? Perché non si è voluto tenere conto delle mansioni e delle necessità? Perché non si è fatta una graduatoria di tutto il personale precario dell’Ateneo, che tenesse conto anche dell’anzianità e di altri criteri obiettivi? Mi dite io, a 49 anni, dove me ne vado? O come paghiamo l’affitto di casa? Perché nell’elenco del personale stabilizzato si leggono i nomi di “figli-mogli- amici-parenti-di”? Verrò licenziata solo perché non sono figlia di nessuno? Qui a Lingue non abbiamo il diritto di lavorare?». Queste le domande dei precari di Lingue. Chissà se riceveranno risposta. U i (copyright step1.it)


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Siamo in..TESI?

La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it

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di Vanessa Ferrara

on una tesi sulla “potenza aerobica” nel gioco del calcio (discussa lo scorso 9 novembre) il neo laureato Mario Genova ha messo a frutto un’importante esperienza vissuta a stretto contatto con la società sportiva del Calcio Catania, in qualità di preparatore atletico, proprio in occasione del tirocinio formativo che, annualmente, il corso di laurea in Scienze motorie riserva ai propri allievi. Nella tua tesi parli della “potenza aerobica”. In che cosa consiste? «Partiamo dal fatto che, per produrre energia, il nostro corpo utilizza ossigeno. Ecco che la potenza aerobica rappresenta la capacità che ha il nostro organismo di utilizzare una grande quantità di ossigeno nell’unità di tempo».

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che proteine e pochissimi grassi. Questi ultimi, infatti, richiedono tempi lunghi per essere digeriti; una volta assimilati e arrivati nel circolo sanguigno, i grassi influenzano negativamente la digestione a causa dell’iperlipidemia, ossia l’elevata concentrazione di lipidi nel sangue. Allo sportivo è consigliata l’assunzione di un’abbondante quantità di carboidrati, in quanto i cibi che ne sono ricchi sono di solito quelli più facilmente digeribili e sono altresì quelli che favoriscono l’aumento delle scorte di glicogeno nei muscoli e nel fegato». Eventuali rischi a cui si può incorrere nella pratica di sport aerobico? «Se nel soggetto non vengono riscontrate particolari patologie ostative all’attività sporti-

Dal tirocinio al Calcio Catania tesi sulla potenza aerobica Come si differenzia da quella anaerobica? «Il discorso sarebbe complesso, ma spiegandolo in termini semplici possiamo dire che la potenza aerobica è molto importante per chi si cimenta in gare di lunghe distanze, perché tanto più alto è il valore della potenza aerobica, quanto più il soggetto riesce a correre a lungo e più velocemente. L’a-

naerobico, invece, consiste in movimenti intensi della durata di pochi minuti (come il salto o il sollevamento pesi), al termine dei quali il soggetto ha contratto un debito di ossigeno. L’aerobico è più lento e prolungato (esempi ne sono la corsa o il nuoto), e i muscoli lavorano al di sotto delle capacità massime di trasporto di ossigeno».

Qual è l’alimentazione più indicata per gli sportivi? «Una buona alimentazione migliora i risultati delle prestazioni sportive e velocizza i tempi di recupero, per questi motivi è molto importante scegliere con cura gli alimenti e i liquidi da assumere. Per coloro che svolgono un’attività sportiva aerobica, generalmente, è consigliata l’assunzione di po-

va, i vantaggi di avere una buona potenza aerobica sono maggiori rispetto ai rischi, in quanto: migliora la capacità del recupero rapido tra un allenamento e l’altro, rende possibile un pagamento più veloce del debito d’ossigeno contratto con sforzi di elevato impegno e permette, in generale, di svolgere un carico maggiore di lavoro». U i

Catania Global Game Jam, 48 ore per realizzare un videogioco

In sole 48 ore dovranno elaborare un videogioco completo, funzionante, e possibilmente ad alto tasso di creatività. Dopo la positiva esperienza dello scorso torna a Catania, dal 28 al 30 gennaio, Global Game Jam, l’evento nazionale al quale partecipano gruppi di sviluppatori, programmatori, grafici, animatori, designer, scrittori e musicisti per realizzare videogiochi completi nell’arco di soli due giorni. L’appuntamento è fissato nell’aula D22 della Facoltà di Ingegneria di Catania e la partecipazione sarà gratuita. L’evento avrà inizio venerdì 28 gennaio 2011 e terminerà domenica 30 gennaio, dopo una “full immersion non-stop” (si lavorerà anche nelle ore notturne) di lavoro di gruppo all’insegna della creatività e della dedizione al game development. Sarà possibile partecipare alla Global Game Jam di Catania come sviluppatori, cosplayer e partecipanti ai tornei, in ogni caso è ne-

cessario iscriversi negli appositi form sul sito www.globalgamejam.it entro il 15 gennaio 2011. Libero accesso per i visitatori, giornalisti e semplici curiosi che vorranno assistere al trionfo del videogioco. Spiega Ambra Bonaiuto, presidente della E-Ludo Lab, l’associazione che organizza e promuove la manifestazione: «Abbiamo voluto aprire alla presenza del pubblico proprio per diffondere l’importanza della cultura del videogioco indipendente in tutta la Sicilia. Abbiamo scelto giovani realtà siciliane per realizzare tutte le attività collaterali che conferiranno valore aggiunto all’evento, proprio per valorizzare il potenziale umano del sud Italia, con l’intento di sottolineare che anche e soprattutto qui in Sicilia, si può fare».


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U NIVERSIT Cosa sanno gli studenti di personaggi e fatti della storia recente? Proviamo a chiederlo

Aut. Ministero dell’Istruzione presa d’atto decreto n° 9692

UNIVERSITY of CAMBRIDGE ESOL Examinations Authorised Centre

INIZIO NUOVI CORSI A VARI LIVELLI GENNAIO-GIUGNO 2011

CORSI COMPATTI IN PREPARAZIONE AGLI ESAMI CAMBRIDGE-ESOL SESSIONE MARZO-MAGGIO-GIUGNO 2011 Centro autorizzato esami Cambridge ESOL: certificati internazionali riconosciuti per i crediti formativi, per il lavoro e per l’accesso alle Università straniere: KET, PET, FCE, CAE, CPE, BEC, IELTS, TOEFL Docenti qualificati madrelingua Corsi Individuali - di gruppo - aziendali Corsi brevi intensivi - Corsi compatti su abilità specifiche, in sede o presso aziende - scuole e banche Corsi per bambini (7-11) esame Cambridge YLE Studenti scuola media inferiore e superiore Corsi di preparazione agli esami d’inglese per studenti universitari Corsi per colloqui di lavoro - meeting - congressi - inglese per viaggiare English for Business: Business English Certificates English Happy Hour

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CATANIA VIA TRIESTE 46 TEL/FAX 095 7222393 - 095 4038117 www.englishstudycentre.it englishstudycentre@tiscali.it

AGEVOLAZIONI PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI

Quanto ne sai di? di Luca Di Leonforte

Muhammad Alì ancora “il migliore” econdo il Time è una delle persone più influenti del XX secolo. Sport Illustrated lo consacra come “Sportman of the Century”. Il 9 Novembre del 2005 ha ricevuto da Jeorge W. Bush la “Medaglia presidenziale della libertà”, la più alta onorificenza civile statunitense. Muhammad Alì entra di diritto tra i grandi personaggi della nostra rubrica. E più di altri ne esce a testa alta. Chiedendo in giro tutti, o quasi, lo presentano come “un famoso pugile di colore”, qualcuno aggiunge “il migliore di sempre”, o “il simbolo della boxe”. La sua fama batte persino il pregiudizio che vorrebbe il gentil sesso ignorante in ambito sportivo. Ma che rapporto c’è tra Muhammad Alì e Cassius Clay? Qualcuno non sa rispondere, ma non sono tanti quelli che cadono nel trabocchetto. Per Bruna, 19 anni, Cassius Clay è il vero nome, mentre Muhammad Alì è “un nome d’arte”. Invece per Pino, 21 anni, il vero nome è Alì e Clay è il nome che il pugile si è scelto. Non è proprio così, ma quasi. Cassius Clay nel 1964, il giorno dopo esser diventato Campione del Mondo dei pesi massimi, si convertì alla fede musulmana e abbandonò quello che lui definiva il suo “nome da schiavo” diventando Muhammad Alì. Ma il motivo per cui è diventato uno dei simboli del ‘900 non è legato esclusivamente ai suoi meriti sportivi. Secondo Alessandro, 21 anni, Alì “è legato a importanti vicende riguardanti le discriminazioni razziali”. Risposta parzialmente esatta. Durante la guerra in Vietnam rifiutò la chiamata dell’esercito e gli fu ritirata la licenza da pugile, proprio negli anni in cui avrebbe potuto dare il meglio di sé. Quando gli chiesero il motivo per cui si rifiutava di partire

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per la guerra Alì rispose: «Nessun vietnamita mi ha mai chiamato negro». Dotato di una spiccata capacità dialettica e di grande sfrontatezza, si dilettava perfino a comporre poesie da dare in pasto alla stampa. Nel 1971 tornò sul ring e dopo i primi facili successi ecco la prima sconfitta: perse ai punti in quello che è ricordato come “l’incontro del secolo” con Joe Frazier. Il 30 ottobre del 1974 Alì scrisse la pagina più bella della sua carriera. A Kinshasa, in Zaire, nell’incontro valido per il titolo mondiale, sconfisse George Foreman con una tattica che nessuno avrebbe mai immaginato. Consapevole di non avere più la velocità e la resistenza di un tempo, per otto riprese si mise alle corde facendo sfogare l’avversario. Verso la fine dell’ottavo round prese a colpire Foreman che, sfiancato, non poté fare altro che cadere al tappeto. Un altro memorabile incontro fu ancora con Joe Frazier. Per la terza volta i due si sfidarono per stabilire definitivamente chi fosse il più forte: opo quindici durissimi round ebbe la meglio. Affrontò il suo ultimo incontro nel 1981 e dal 1984 lotta contro Morbo di Parkinson. Nel 2007 è stato candidato a Premio Nobel per la Pace, per le sue azioni umanitarie. U i


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PASSIONI / Ruggero Faro, giovane pallanuotista del Nautilus Catania e studente al terzo anno di Giurisprudenza, divide il suo tempo tra lo studio del diritto e il gioco. «Tanti sacrifici, ma sono riuscito a trovare l’equilibrio giusto»

«In vasca ho imparato il rispetto delle regole» ✎

di Marco Pitrella uotare per inseguire un pallone e poi, tra schizzi d’acqua e l’avversario che ti ostacola, prendere la mira, tirare. In quel tiro si condensano passione e fatica, in quel tiro una rete in più, per se e per la squadra. La passione, la fatica e poi il gioco di squadra; questo è ciò che ha imparato dalla pallanuoto Ruggero Faro, vent’anni, studente catanese, iscritto al terzo anno della facoltà di Giurisprudenza. Comincia a giocare da piccolo e dopo aver militato nel settore giovanile della squadra catanese Muri Antichi, esordendo in prima squadra a diciasette anni, ha giocato in A2 con l’Acicastello, poi nel Ymca in serie B e oggi gioca con la Nautilus sempre in serie B. Una passione forte, quella di Ruggero verso lo sport. «Devo molto a mio padre, anch’egli giocatore di pallanuoto in gioventù, e il resto l’ho imparato con la gavetta». Ed è facendo gavetta che si cresce, e crescendo ci si accorge se quella è la strada da percorrere e soprattutto se si è disposti a sacrificare il proprio tempo per una passione. E la pallanuoto di tempo ne richiede tanto, perché per essere un buon giocatore occorre tanta forza fisica e tecnica. Questo vuol dire palestra, per il potenziamento muscolare, e poi piscina perché è la dentro che si raccolgono i frutti della fatica. Fatica, appunto, che bandisce il concetto di risparmio: «In partita non puoi permetterti di risparmiarti, devi essere sempre dentro l’azione, basti pensare che io sono mezz’ala e teoricamente avrei il compito di gestire il gioco, poi in pratica devo essere, a seconda dei casi, pronto a nuotare per attaccare o, nuotare per difendere, tutto per il bene della squadra». L’importanza di essere squadra oltrechè durante le partite, emerge in molti altri momenti come racconta Ruggero. «Le trasferte per esempio, anche se alcune volte ci spostiamo sino a Napoli, diventano un momento di relax, inoltre la possibilità di confrontarsi con i compagni, specie se coetanei, ti stimola e ti motiva. Senti meno la fatica pur cogliendone il senso. Che poi è ciò che ti aiuta nella vita, nei momenti in cui finito l’allenamento o la partita si torna ad essere studente. «Durante il mio primo anno di università, giocavo nel campionato di A2 con l’Acicastello. In quella serie il modo di allenarsi era diverso: due doppi allenamenti a settimana, molta palestra e naturalmente un sacco di entusiasmo per la nuova avventura. Con l’università è sta-

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to diverso il modo di organizzarmi nello studio. All’inizio infatti non riuscivo a conciliare le due cose, tanto che dentro di me pensavo ad una sorta di ritardo “programmato” nel dare gli esami. Per fortuna le cose sono andate diversamente e facendo qualche sacrificio in più, sono riuscito a trovare il mio equilibrio. Un equilibrio che vuol dire giocare e studiare, studio infatti in orari a volte anche assurdi perché devo conciliarli con l’allenamento, ma la soddisfazione di andare in partita con la mente serena mi aiuta ad essere a disposizione della squadra perché so di aver fatto il mio dovere». Dovere che in partita diventa rispetto delle regole e soprattutto dell’avversario. «La competizione c’è. Ed anche tanta. Perché la voglia di giocare e di dare il massimo si accumula nella settimana di allenamento, inoltre il contatto fisico con l’avversario avviene durante tutta la partita, per questo è necessario il rispetto delle regole e dell’altro. Giocare quindi lealmente e senza bassezze», sottolinea Ruggero, convinto che per ottenere dei risultati bisogna faticare, faticare per sé e per la squadra, magari mettendo a segno una rete in più. U i

Hybla Barocco Marathon

Una "passeggiata" tra i tesori del barocco ragusani si svolgerà il prossimo 16 gennaio, per l'ottava edizione del'Hybla-Barocco Marathon. Il percorso esalta i punti più suggestivi del territorio ragusano, sia dal punto di vista paesaggistico che dal punto di vista architettonico, con i due centri storici nella parte finale e l'ingresso ad Ibla, dove è posto il traguardo. La maratona attraverserà le periferie di Ragusa Ovest, quindi 31 Km in campagna tra i villaggi e le frazioni rurali dell'Altopiano caratterizzato da "muretti a secco", vere icone rurali del paesaggio. Nei primi 21 Km del percorso non mancherà qualche tratto in sterrato che daranno un tocco di suggestività in più al tracciato. Lo start della Maratona è alle ore 8 in via Feliciano Rossitto, da dove partirà anche la mezza maratona Straragusa. Il programma prevede anche una "non competitiva" di 3 km che partirà da piazza San Giovanni e arriverà a piazza Duomo. Informazioni su www.hyblamarathon.it.

Le iscrizioni ai tornei Cus

Tornano i tornei di calcio organizzati dal Cus Catania per tutti gli iscritti all'Università. Per partecipare sarà necessario iscrivere le squadre presso la segreteria studenti entro il 14 gennaio per il torneo di "Calcio a 11" e quello di "Calcio a 5 Primavera" ed entro il 4 febbraio per il "Calcio a 5 misto", presentare le Cus card dei componenti e versare la quota di 5 euro per ogni giocatore.


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I servizi on-line per gli studenti

WWW.ERSU.UNICT.IT. Sito per le comunicazioni istituzionali dell’Ente. Nelle pagine del sito si trovano tutti i servizi, i benefici e le notizie utili agli studenti universitari. E sono presenti informazioni, costantemente aggiornate, sulle diverse forme di interventi, manifestazioni ed eventi, convegni e partecipazione ai saloni dello studente nazionali ed europei. WWW.ERSUCTALLOGGI.IT. Il sito si propone come punto di incontro tra domanda e offerta di posti alloggio per gli studenti. Il portale offre a tutti gli studenti dell’Ateneo la possibilità di inserire gratuitamente i propri annunci di “Cerco Alloggio” e di consultare tutte le offerte dei locatari, dettagliate con prezzi, zone geografiche e molto altro ancora. E da quest’anno anche assistenza legale per gli studenti. wap.ersuct.it: l’Ersu di Catania è disponibile anche sul cellulare. Grazie a questo servizio l’Ente offre un altro canale di comunicazione con lo studente accessibile in qualsiasi momento e in ogni luogo. Tutte le notizie, gli avvisi, le manifestazioni organizzate dall’Ente a portata di telefonino. Sms & mms list: iscriviti al servizio sms & mms list dell’Ersu di Catania. Questo servizio gratuito permette di ricevere “in tempo reale” tutte le novità che riguardano l’Ente, gli eventi e le iniziative, oltre che ottenere informazioni di prima mano sulle borse di studio, sulle scadenze e così via.

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Borse, in attesa dei fondi regionali TAGLI / Dopo i tagli statali arriva l’ipotesi di una riduzione da parte della Regione. Il direttore dell’Ente: « Non è ufficiale, ma sarebbe un dramma» di Maria Enza Giannetto

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poi c’è la parte della Regione, che anche se sta sforbiciando notevolmente, dovrà fare la sua parte». C’eravamo lasciati così il mese scorso, con il direttore dell’Ersu, Nunzio Rapisarda che nonostante i tagli del Fondo nazionale per il diritto allo studio auspicava un intervento “importante” da parte della Regione. Purtroppo, però, il nuovo anno non si apre con buoni “propositi” su questo fronte. Anzi. Nelle ultime settimane le notizie si sono rincorse, riportando l’orientamento del governo regionale verso una riduzione, a causa del generale stato di crisi, delle risorse destinate dal bilancio di previsione 2011 al sistema universitario della Sicilia. Come se la scure dei tagli nazionali non fosse già bastata. Ma cosa comporterebbe un eventuale ulteriore taglio? Lo chiediamo al direttore Nunzio Rapisarda. «Non c’è nulla di ufficiale - dice il direttore ma se questo orientamento fosse confermato saremmo davvero in difficoltà. In questi giorni l’assessore Mario Centorrino ha dato la propria disponibilità a organizzare un incontro e a esaminare in dettaglio tutte le possibili soluzioni che permettano, anche attraverso l’uso dei fondi europei, di mantenere lo stato attuale o quantomeno di raddrizzare il tiro». «Nonostante i fondi regionali da soli - continua Rapisarda - , non siano sufficienti a sopperire al drastico taglio dei trasferimenti ministeriali, le risorse consentirebbero di ammortizzare il danno». Non dimentichiamo che la Finanziaria nazionale ha previsto il 90% di fondi in meno per le borse di studio. In pratica si passa dai 246

milioni dello scorso anno a 99 milioni, un taglio che solo per Catania vorrebbe dire circa 1300 borse di studio in meno. «Ora si attendendono i decreti demandati direttamente al ministro Gelmini. Con quelli, forse si potrebbe arrivare fino a 140 o 150 milioni». Magra consolazione che, però, permetterebbe di garantire qualche centinaio di borse in più». «Per quanto ci riguarda - conclude Rapisarda noi cerchiamo di fare la nostra parte. Il Bilancio 2011 per esempio presenta un esigenza fondamentale: ridurre quanto più possibile le spese correnti per riuscire a recuperare risorse per contribuire al finanziamento di progetti residenziali e porre il problema della residenzialità studentesca come questione essenziale per poter attuare la riforma del sistema universitario regionale». U i

Cosa prevede la legge quadro sul diritto allo studio

Ricordiamo che la legge 390 del 1991, “Norme sul diritto agli studi universitari”, in attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, detta norme per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano l’uguaglianza dei cittadini nell'accesso all'istruzione superiore e, in particolare, per consentire ai capaci e, meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi. In particolare la legge dice che allo Stato spettano l'indirizzo, il coordinamento e la programmazione degli interventi in materia di diritto agli studi universitari e le regioni attivano gli interventi

volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per la concreta realizzazione del diritto agli studi universitari. In particolare, per quanto riguarda le borse di studio, le regioni determinano la quota dei fondi destinati agli interventi per il diritto agli studi universitari, da devolvere annualmente all'erogazione di borse di studio per gli studenti iscritti ai corsi di diploma e di laurea nel rispetto dei requisiti minimi stabiliti e secondo alcune procedure selettive. Le regioni possono anche trasferire i predetti fondi alle università, affinché queste provvedano ad erogare le borse.


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CALENDARIO / Sconti sugli abbonamenti di cinema, teatro e associazioni musicali. E al Museion un fitto calendario di recital e concerti nelle rassegne dirette da Sebastiano Reitano e Annalisa Caruso

Abbonamenti ridotti e rassegne musicali usica al centro. Ma anche un importante sostegno alla “fame” di cultura dei giovani in città. L’Ersu, come ogni anno, propone e patrocina rassegne di musica classica al Museion, propone laboratori teatrali, cinematografici e musicali e “affianca” gli studenti interessati alla programmazione dei principali teatri, cinema e associazioni culturali della città nella sottoscrizione degli abbonamenti. Anche quest’anno, infatti, l’Ente ha predisposto l’intervento per il 50% del costo degli abbonamenti di teatri come lo Stabile, il Bellini, il Metropolitan, il Canovaccio, il Piccolo Teatro, Teatro “Il gruppo”, Teatro della Città, ma anche le associazioni musicali Catania Jazz, Associazione musicale etnea. Associazione “Catania Jazz” Associazione Culturale Teatro degli Specchi, Associazione “Ridi che ti Passa”, Compagnia teatrale “Il Ficodindia”, Teatro Valentino, Compagnia Teatrale “Gli Stravaganti”, Centro Culturale e Teatrale Magma, Teatro Impulso. Anche quest’anno la partecipazione è stata massiccia, tanto da lasciare, purtroppo, molti studenti in lista d’attesa. È interamente patrocinata dall’Ente invece, la stagione concertistica che unisce in un unico calendario la programmazione impaginata da Seba-

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stiano Reitano e quella di Annalisa Caruso - “I giovani e la musica s’incontrano al Museion” (in collaborazione con la Dante Alighieri). Un intero anno in musica da trascorrere alla Sala Museion, con un fittissimo calendario di appuntamenti che si snoderanno fino a giugno. Dopo i primi appuntamenti di novembre, la rassegna continua il 13 gennaio, ore 20.30, con il “Duo Oblivion- Sassofono e Pianoforte “ V. Lizzio, F. Torrisi, su musiche di Piazzolla e Joplin. Segue il 20 gennaio alle 20, nel bicentenario dalla nascita di Franz Liszt: “Il misticismo di un diabolico romantico”, conferenza - Concerto e presentazione del Cd della pianista Giusy Caruso. Giovedì 10 febbraio, ore 20,

“Recital di chitarra jazz” con Vincenzo Di Vita, chitarrista jazz. Il 17 febbraio, alle 20.30, spazio al Duo Violino e Chitarra - E. Belfiore, D. Marino con un repertorio che unisce musiche di Bartòk e Piazzolla. Giovedì 24 febbraio, alle ore 20, “Recital dell’AMTrio” con Giuseppina Sipala (violinista), Michele Claudio Ragusa (clarinettista), Cristina Gianino (pianista), eseguono musiche di A. Piazzolla, G. Gershwin. Giovedì 10 marzo, sempre alle 20 il recital “Storia del Tango” con Mario Licciardello (violoncellista) e Fabrizio Scuderi (chitarrista). Si prosegue il 17 marzo alle 20.30 con il Duo Oboe e Pianoforte (R.Trentuno, D.Abbate). E poi, ancora il 24 marzo con il “Duo Euridice-Fagotto e Pianoforte “ (S.Palmeri, F.Miracola). Giovedì 31 marzo, in scena lo spettacolo “L’Assassina” di Alexandros Papadiamantis con Salvo Valentino, attore e regista. Ritorna la musica, il 7 aprile, con il Duo ConCorde, con Francesco Clemente (violinista), Antonio Ruffo (chitarrista). L’8 aprile 2011 Davide Sciacca sarà protagonista di un recital di chitarra solista. Giovedì 14 aprile spazio al pianoforte con la solista Laura Nocchiero su musiche di Beethoven e Chopin. Il 5 maggio ancora pianoforte con I.Bordonaro. Il 12 maggio, infine, recital del Duo Chiara Scucces (flautista) e Mariaconcetta Rosa (pianista). U i

La stagione degli Amici dell’Arte

La stagione concertistica “Amici dell’Arte”, con la direzione artistica di Sarah Angelico presenta un ricco programma di serate nella Sala Museion. Venerdì 28 gennaio alle ore 18 il duo Dario Virgillito (pianoforte) e Lina Privitera (soprano leggero) in concerto con la partecipazione straordinaria di Patrizia La Scala (soprano). In programma musiche di Strauss, Rossini, Puccini, Offenbach. Venerdì 4 febbraio alle ore 18 concerto di Mario Licciardello (violoncello), Dario Strazzeri (pianoforte), Vincenzo Di Silvestro (violino) su musiche di Haydn, Morzat. Venerdì 18 febbraio alle 18 in scena l’Accademia strumentale, musica rara su strumenti originali: con Angelo Litrico (clarinetto storico) e Antonio Aprile (chitarra dell’800) impegnati in un recital su musiche di Henry. Venerdì 4 marzo, ore 18 sarà il momento del “Quartetto Rossini” con Massimiliano Bigone (clarinetto), Enzo Crisafulli (flauto), Salvatore Visalli (corno), Giuseppe Turiano (fagotto) su musiche di Rossini. Venerdì 1 aprile alle ore 18 in scena Vincenza Arena (flauto) e Graziella Concas (pianoforte), musiche diDoppler, Schubert, Genin, Bizet. Venerdì 15 aprile ore 18 il Duo pianistico Ilaria Sinicropi e Roberta Piccirillo su musiche di Bethoven, Kummel, Schubert, Mendelssohn. Venerdì 6 maggio ore 18,30 Antonio Aprile (chitarradell’800) e Stefania Di Prima (clavicembalo) su musiche di Carulli, Giuliani, Rutini. Venerdì 27 maggio ore 19 Salvatore Visalli impegnato in un recital di chitarra su musiche di Bach, Giuliani, Mortari. Venerdì 3 giugno alle ore 19 Monica Ricceri al pianoforte impegnata in un concerto su musiche di Beethoven, Ravel. Infine venerdì 24 giugno ore 19 Trio Morzat con Massimiliano Bigone (clarinetto), Ottavio Brucato (clarinetto) e Giuseppe Turiano (fagotto) saranno impegnati su musiche di Morzat.


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INTERNATIONAL RELATIONS / Iscrizioni aperte fino al 1° febbraio per il master bandito da Johns Hopkins University - Bologna Center, il campus europeo della scuola di Washington (www.jhubc.it)

RED ODDITY/ Corso su valutazione d’impresa e banking finance Red Oddity, società di formazione accreditata dalla Provincia Autonoma di Bolzano, presenta il corso in Executive program in banking & corporate finance - 2nd edition. Il corso ha l’obiettivo di formare un corporate finance auditor, una figura professionale che abbia competenze tecnico-finanziarie approfondite sui temi della valutazione d’impresa, delle operazioni di corporate finance ed investment banking. Avvio del corso il 18 aprile. Info: Red Oddity Srl - TIS innovation park via Siemens 19 - 39100 Bolzano Italy. Tel 0471 568277 - fax 0471 568241; e-mail info@redoddity.it

EIDOS / Giornalismo per radio e tv Cosa significa fare il giornalista nel 2011? Collocarsi in un mondo in cui occorre essere flessibili e versatili: saper scrivere per la carta stampata ma anche creare testi per radio, per televisione e internet. L’Executive Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo è finalizzato alla formazione di figure professionali in grado di collocarsi nel settore del giornalismo radiotelevisivo e della carta stampata attraverso l’esperienza con giornalisti di importanti testate. Iscrizioni e informazioni su: www.eidos.co.it

MAGMEDIA / Il “famolo strano” applicato al marketing

Magmedia organizza un corso di Marketing non convenzionale che si terrà sabato 12 febbraio 2011 ad Augusta (SR) presso la sala convegni della Città della Notte. Il corso sarà tenuto da Alex Giordano e Mirko Pallera, fondatori di Ninjamarketing.it, il primo blog-osservatorio sul marketing non convenzionale, nonché autori del libro “Marketing non convenzionale” edito da Il Sole 24 ore e scritto “a sei mani” con Bernard Cova. Obiettivo del corso è quello di illustrare le potenzialità di un approccio non convenzionale al marketing, fornendo le nozioni tecniche utili per poter impostare operazioni di marketing e comunicazione efficaci. L’incontro si svolgerà in un unico giorno, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00. Non si tratterà di una conferenza, ma un incontro di apprendimento diretto e stimolante tenuto . Durante il corso saranno affrontate le premesse sociologiche e le teorie più attuali e rivoluzionarie del marketing postmoderno per poi focalizzarsi sulle strategie e sulle tecniche di marketing non - convenzionale. Tra i contenuti si segnalano: Viral marketing; Guerrilla marketing; Word-of-mouth/buzz; Ambient marketing; Experiental marketing; Marketing tribale/mediterraneo; Branded entertainment; Web 2.0; User generated content; Blog e social network; Community management; Viral metrics. Il corso, quindi, al di là di rappresentare una nuova opportunità di formazione culturale specialistica per il nostro territorio, si configura altresì quale volano per la nascita di nuove figure professionali e quindi anche nuove iniziative imprenditoriali che tanto beneficio potrebbero portare al sistema socioeconomico. Per iscriversi, richiedere il modulo inviando una richiesta all'indirizzo email: info@magmedia.it; oppure telefonando allo 0931 959825.

ROMA LUSPIO / Master su sicurezza e tutela ambientale L’Universtià Luspio di Roma propone il master di I livello su Tutela, Sicurezza e Protezione dell’ambiente e delle Infrastrutture critiche con la finalità di formare manager e specialisti del settore pubblico e privato nelle attività di programmazione, preparazione, prevenzione, analisi, gestione, vigilanza e coordinamento per la tutela e conservazione dell’ambiente nelle Aree Protette e per la protezione delle infrastrutture critiche e la salvaguardia della popolazione. Obiettivo è valorizzare le risorse lavorative e determinare le condizioni per una maggiore efficienza nelle attività ed efficacia nei risultati, tenendo in conto che la maggior parte delle aziende ed enti sono ormai dotate di un ufficio dedicato. Il master vuole fornire conoscenze tecnico-scientifiche, giuridiche e manageriali, necessarie per affrontare i temi della sicurezza e protezione del territorio, dell’ambiente e delle infrastrutture critiche. Scadenza: 30 gennaio 2011; informazioni: Luspio - Ufficio Attività Formative Via delle Sette Chiese, 139 00145 Roma Tel. 06.510.777.231-273 Fax 06.510.777.264 e-mail: formazione@luspio.it http://www.luspio.it


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le opportunità del mese dove

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requisiti

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COLLABORATORI PER GOOGLE Google, il celebre motore di ricerca, esamina curricula per collaboratori. La sede di lavoro è Milano.

Si richiede un’ottima conoscenza della lingua madre e dell’inglese. Ottime capacità relazionali e di vendita.

Spedirci curriculum in lingua inglese. Per maggiori informazioni: http://www.google.it/ intl/it/jobs/

VODAFONE - DIREZIONE AFFARI PUBBLICI E LEGALI Il candidato opererà a Roma nel dipartimento Fixed & Convergent Regulatory Affairs e contribuirà alla definizione e raggiungimento degli obiettivi per i servizi fissi e convergenti.

E’ preferibile la laurea in Economia e commercio. Si richiede conoscenza della normativa nazionale ed internazionale relativa al settore TLC; capacità di analizzare il mercato TLC. Ottima conoscenza della lingua inglese.

Per le candidature: http://www.lavoraconnoi.vodafone.it/

BEST WESTERN HOTEL La sede di San Bonifacio (VR) ricerca Capo Ricevimento, ambosessi, da inserire nel proprio organico con contratto inizialmente a tempo determinato, con probabile trasferimento a tempo indeterminato.

Si richiede propensione per questo lavoro, esperienza di ricevimento e accoglienza clienti. E’ necessaria una buona conoscenza della lingua inglese. Titolo preferenziale sarà la conoscenza di una seconda lingua.

Inviare curriculum e richiesta tramite: http://jobs.bestwestern.it/lavora_con_annuncio/3349/CapoRicevimento/SanBonifacio.

SKY TV Per la propria struttura di Business Development Sky Italia ricerca per la sede di Milano: Stagista Mobile & New Media. Il tirocinante sarà inserito nell’area a supporto dei progetti di sviluppo sulla piattaforma mobile.

E’ richiesta laurea in economia/marketing/ingegneria; il candidato deve inoltre avere buone capacità analitiche: capacità di business modelling e business planning; conoscenza del mondo mobile e media, buona conoscenza della lingua inglese.

I candidati di entrambi i sessi, possono inviare i curricula con inclusa l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi del D.L.196/ 2003 a: Gruppo Sky, via Monte Penice n.7, 20138 Milano; oppure via mail a: selezione.personale@skytv.it

CALZEDONIA/INTIMISSIMI Cerca neolaureati ambosessi in Ingegneria gestionale per ufficio acquisti/logistica. Sede centrale di Dossobuono (VR).

La funzione prevede: gestione acquisti materia prima; monitoraggio evasione ordine da parte dei fornitori; programmazione disponibilità materia prima in base ai piani di produzione unità produttive estere. Età max 27 anni.

Per partecipare inviare curriculum a: http://frontend.altamiraweb.com/CalzedoniaIntimissimi/

SICILIA / M&G consulenti finanziari M&G Consulting srl, società di consulenza finanziaria, cerca per la Sicilia Consulente finanziario indipendente. Il suo compito è quello di capire a fondo le esigenze del cliente per poter scegliere gli strumenti che hanno la più alta probabilità di raggiungere gli obiettivi che si pone il cliente nel rispetto dei vincoli di rendimento, rischio e costi. L’attività di consulenza consiste nel fornire al cliente indicazioni utili per effettuare scelte di investimento ed è caratterizzata: - dall’esistenza di un rapporto bilaterale e personalizzato fra il consulente e il cliente, fondato sulla conoscenza degli obiettivi di investimento e della situazione finanziaria del cliente stesso. - dalla posizione di strutturale indipendenza del consulente rispetto agli investimenti consigliati; - dall’inesistenza di limiti predeterminati in capo al consulente circa gli investimenti da consigliare; - dalla circostanza che l’unica remunerazione percepita dal consulente sia quella ad esso pagata dal cliente nel cui interesse il servizio è prestato. Si richiede: laurea (anche prima occupazione); conoscenza dell’inglese e del francese. Titoli preferenziali: master e formazione specifica nel settore finanza.


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FERMENTI / Si può risalire la china? Alcuni ci provano, con un pizzico di fantasia, tra arte, inventiva e spirito civile, per tornare ai lustri degli Anni 90. Dalla Consoli ad Antonio Presti, dalla Fondazione Brodbeck a 40xCatania sino al Monastero dei Benedettini di Danila Giaquinta

Ragazzi impegnati in “1 Km di tela a Librino” progetto della Fiumara d’Arte di Antonio Presti

rima o poi bisogna ricominciare. È quanto si saranno detti tutti quei catanesi, doc o d’adozione, noti e meno noti, che negli ultimi tempi hanno deciso di rimboccarsi le maniche e fare il possibile per la propria città. Catania, la “Seattle d’Italia” degli anni Novanta che si è persa strada facendo, prova a cambiare pelle. Ancora una volta. E ci prova con la creatività. Nella “società dell’incertezza” in cui tutto vacilla, l’arte sembra a molti un porto sicuro. Perché è una risorsa. Parola di Cantantessa. La Consoli prende un anno sabbatico e punta tutto sulla sua città e sul suo laboratorio, il

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Impegno e creatività per far ripartire Catania “project space” Reba a San Berillo, con un progetto che è quello di aprire il territorio urbano ad ogni forma di espressione. Per dare voce a talenti sommersi e vita allo spazio con installazioni, spettacoli, concerti. In poche parole, fare arte «perché questa città ha bisogno di pane e Divina Commedia - ha dichiarato in una recente intervista - sarà la cultura a liberare questa terra dalla mafia». E a ricreare quel luogo di sperimentazione e di cambiamenti, non solo musicali, che fu la Catania da cui Carmen spiccò il volo. Il suo impegno non è un caso isolato. Anzi. C’è chi si è messo all’opera già da un po’ e ha raggiunto risultati concreti grazie a un lavoro di anni e un’idea dell’arte come forma di socializzazione, linguaggio universale e bene da condividere. Parliamo della fondazione Fiumara d’Arte, delle attività svolte a Librino e dell’impegno ormai de-

cennale del suo presidente, Antonio Presti. «L’arte è stata una scelta di vita. Una società senza cultura non ha futuro. In tempi di degrado della coscienza collettiva, bisogna restituire bellezza», dice il mecenate. Dal 1999 Librino vive un processo di rinascita spirituale e culturale che trova nell’arte il proprio mezzo di espressione, il proprio campo d’azione. Un’iniziativa dopo l’altra in cui gli abitanti del quartiere, e soprattutto i bambini, giocano un ruolo di primo piano. «“Porta della Bellezza” è stata un’esperienza condivisa con 2.000 mamme. - continua Presti - Per i 150 anni dell’unità d’Italia saranno installate sull’asse dei servizi 500 bandiere ispirate ai valori della Costituzione e realizzate da 15.000 studenti di 50 scuole. Tra qualche giorno tornerà il maestro Reza (il pluripremiato fotoreporter iraniano): doneremo a Librino un museo della fotografia ma a

Sopra, la “Porta della Bellezza” realizzata a Librino grazie ad un progetto della Fiumara d’Arte di Antonio Presti; sotto, “Division by Zero” di Roberto Zappalà, istallazione della Fondazione Brodbeck, che si trova nel quartiere San Cristoforo


Sopra,“Parramuni corner” organizzato da Gli Amici della Villa al giardino Bellini; a destra, la “caccia al tesoro” organizzata dal Monastero dei Benedettini per i bambini dell’Antico Corso

fare gli scatti in giro per il quartiere saranno i bambini. L’educazione al fare dà la libertà: alla politica non conviene che ci si affranchi da quello stato di necessità che costringe a chiedere sempre. La bellezza poi dà un senso di appartenenza universale». Nel 2008 a San Cristoforo si è insediata la Fondazione Brodbeck attiva nella ricerca e nella diffusione dell’arte contemporanea siciliana. «Il progetto ha preso corpo anni fa - spiega il suo direttore artistico, Gianluca Collica -. A dire il vero la scelta del quartiere è stata un po’ casuale: i prezzi degli immobili sono accessibili e la struttura è una straordinaria cittadella nel cuore di Catania. Forse lo spirito altruistico c’entra poco ma siamo coscienti del nostro ruolo etico, seppure indiretto, e dei suoi riflessi sul quartiere, sulla città e la Sicilia tutta. Le opere che produciamo non hanno scopi sociali o politici dichiarati, ma una buona estetica determina una buona etica e quindi un buon comportamento. All’inizio c’era una certa diffidenza ma adesso la gente è più vicina e meno preoccupata della nostra ingombrante presenza. San Cristoforo è vitalissimo e stimolante, un mix in cui la cultura popolare si incontra con quella contemporanea». L’arte, un mezzo di comunicazione universale che induce alla riflessione e a farsi delle domande. In tempi di “videocrazia” e spazi virtuali non è poco. A servizio della comunità si è messo anche il Monastero dei

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Benedettini, sede universitaria, che è diventato un luogo di condivisione sociale per i residenti dell’Antico Corso grazie ad alcune iniziative. «Dal grande schermo per seguire i mondiali di calcio, alla caccia al tesoro per i bambini - racconta Enrico Iachello, preside della facoltà di Lettere di Catania. Quest’anno poi la festa dell’accoglienza si è svolta a piazza Dante in coincidenza con la festa di San Martino, che è molto sentita dal quartiere». In questa foto e in basso, “Azione manichini” una delle iniziative creative promosse dal movimento 40XCatania per denunciare il degrado cittadino

A dirla tutta sembrano affiorare forme più o meno strutturate di attivismo civile. Semplici cittadini escono dal guscio del loro privato e si occupano della res publica, forse perché credono come gli antichi che la qualità della vita di ciascuno dipenda da quella della comunità in cui si vive. E a qualcuno piace farlo in modo creativo. È il caso di 40xCatania, il social network nato due anni fa che conta quasi mille membri, e della sua “costola”, il G.A.R. (Gruppo Azione Risveglio). «Tutto nasce dall’esigenza di manifestare un certo disagio ma di non limitarsi a farlo con le parole spiega uno dei componenti, Salvo Grillo -. Il nostro è un movimento di cittadinanza creativa: lo spirito è quello della proposta-protesta ma non vogliamo farlo in modo “palloso” quanto piuttosto creare veri e propri eventi civici». “Sentinelle della città” che vigilano e denunciano attraverso foto, video, articoli che rimbalzano sul web (si pensi alla campagna di denuncia delle fontane a secco) o attraverso veri e propri manifesti con tanto di proposte e richieste alle istituzioni coinvolte. O con azioni creative. «Come, per ricordarne qualcuna, “L’impacchettamento” di Piazza Europa continua Grillo - a cui è seguita dopo qualche giorno una rappresentazione teatra-

le. O ancora “Azione manichini”, tour simbolico per i luoghi degradati della città ed esempio di denuncia e arte urbana al tempo stesso. Adesso - conclude - stiamo preparando una nuova iniziativa nel vecchio San Berillo con installazioni artistiche e performance teatrali». La voglia di fare sembrerebbe contagiosa. Da settembre il giovanissimo movimento Gli amici della Villa investe ogni energia sulla valorizzazione del giardino Bellini in quanto spazio pubblico dove la gente si incontra e trascorre il tempo. 650 gli iscritti su facebook e altri 600 i cittadini stimolati attraverso un sondaggio sul recente restauro. Iniziative a ritmo serrato, dalla fiera bio allo speaker o “parramuni corner”. «Vogliamo creare partecipazione in modo utile, partendo da qualcosa di concreto - spiega uno dei coordinatori, Rosario Sapienza -. La Villa ha a che fare con l’identità della nostra città, è un luogo simbolico, denso, che suscita interesse. Non può essere chiamata in causa solo la municipalità. Il modello che ho in mente è quello del Central Park di New York, gestito da una partnership pubblico-privata, che coinvolge associazioni, enti, volontari. Certo, non siamo un fenomeno di massa, ma se si hanno perseveranza e idee chiare, il cambiamento può arrivare». In realtà si è a corto di idee già da un po’ e oggi non c’è cosa che non sia entrata in crisi. Le menti pensanti, chiamate a elaborare visioni collettive e a fare opinione, sono in ritirata da un pezzo. «La generazione dei 50enni a cui appartengo ha prodotto una cultura autoreferenziale - riflette Antonio Presti - si è parlata addosso, ha fatto salotto svuotando di senso il proprio ruolo». «Gli intellettuali - aggiunge Iachello -, a Catania come altrove, vivono in modo diverso la loro crisi. Se non accettiamo di partire dalla domanda banale a che servo?, se ci si ostina ad arroccarsi in una rassicurante separatezza, il risultato è quello che vediamo: la comunità ci ignora». Tuttavia qualcosa sembra muoversi. Una rete di partecipazione pian piano s’intreccia e iniziative clamorose si mescolano ad azioni certosine e costanti. Parlare di “rinascimento” è prematuro ma piccole cose cambiano, e il viaggio non finisce qui. U i


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PROGETTI / Dopo anni da “immigrato” a Milano, il musicista catanese, Cesare Basile ha deciso di tornare alla base e di coinvolgere musicisti e operatori in un’iniziativa di “rinascita” culturale. «Sarà una confederazione di associazioni per creare occasioni e professionalità» dei siciliani, siamo cresciuti sempre con la paura che qualcuno ci fregasse». Anche Carmen Consoli ha detto che vuole fermarsi per dedicarsi a Catania. «E io sono felicissimo per questo, probabilmente anche lei ha maturato questa idea, la cosa significativa è che stiamo maturando questa esigenza tutti allo stesso momento forse perché ci siamo accorti che siamo arrivati a un punto di caduta cosi basso che per forza si deve reagire». Quali saranno i primi passi? «Ci sarà in ogni città un’organizzazione di base, con linee guida semplici da seguire per tutti. A maggio realizzeremo un meeting itinerante, toccheremo quattro luoghi presentando iniziative. Vorremmo fare anche una webzine, un cartaceo, e magari collaborare con Radio Zammù per una trasmissione a tema. La forma giuridica sarà quella di un’associazione di associazioni con L’Arsenale a fare da ombrello per le altre».

di Riccardo Marra en Arcade è un covo nel cuore di Catania. Ci si arriva attraverso una discesa all’interno di un cortile. Dentro è tutto un groviglio di strumenti, mixer, mobili vintage, oggettini. Studio di registrazione, laboratorio, Zen Arcade è da oggi la nuova base catanese de L’Arsenale. Un progetto nuovo, sorprendente, che coinvolge musicisti e artisti da tutta la Sicilia. Cos’è L’Arsenale? Una confederazione di tutti coloro che lavorano nella creatività e che vogliono mettersi assieme per fare della Sicilia una scena: musicisti, addetti ai lavori, operatori, promoter, locali, uffici stampa, tutti. “Ufficiale in grado” dell’arsenale è Cesare Basile che, tornato a Catania dopo 7 anni di Milano, ha deciso insieme a tantissimi altri di rimettere “in movimento” l’Isola. Universitinforma è andata a trovarlo a Zen Arcade, sul tavolino l’immancabile birra, un pacchetto di tabacco e i Racconti siciliani di Danilo Dolci.

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«Armiamo l’arsenale per rimettere in moto l’Isola» Cesare, l’Arsenale, un nome battagliero per quale tipo di avventura? «Tutto è cominciato a fine estate, ci trovammo assieme a Palermo con alcuni amici musicisti rendendoci conto che le nostre esigenze erano comuni, che la voglia di mettere assieme le energie e di fare qualcosa era fortissima. La cosa che mi ha colpito di più è che non è partito da un movimento cittadino, ma dall’incontro di musicisti e operatori dell’arte di tutta la Sicilia. Ero a Palermo con i ragazzi del progetto Dimartino e la considerazione era: perché ogni volta che vogliamo realizzare qualcosa dobbiamo andare via e trasferirci? Io ci stavo a

Milano e riflettendoci ho capito che sono stato un immigrante per troppo tempo. Ogni volta che si va via dalla Sicilia è sempre una decisione di rottura, anche quando andai a Berlino fu così. Chi va via dalla Sicilia lo fa sempre con un trauma da scontro, si va via dicendo vaffanculo! Poi arriva il dolore». Dunque il vostro progetto è riporta tutti a casa? «Beh ci siamo detti: se ce ne andiamo perché mancano professionalità, occasioni e strutture, perché non le creiamo noi? Vogliamo mettere in piedi agenzie di booking, uffici stampa o coinvol-

gere chi già lo fa all’interno di una struttura di partecipazione. Sarebbe bello tornare a viaggiare solo per il gusto del viaggio, insomma con un ritorno. Oltretutto credo che più sono duri i tempi più l’esigenza di tornare a casa è grande. Io ho passato 15 anni della mia vita da sano individualista ora, sarà l’età, voglio tornare alla partecipazione. È la mia strada e la voglio fare qui». Perché il nome L’Arsenale? «Ci sembrava divertente, ironico. In Sicilia tendiamo sempre a smitizzare le parole. La Sicilia non ha una grande tradizione di collaborazioni alle spalle, la Catania degli Anni ‘90, ad esempio, è stata una guerra tra bande. Credo sia una diffidenza insita questa

Chi si è già unito all’iniziativa? «L’associazione Lomax si è messa a disposizione per un circuito di house concert. Lavoreremo con etichette come Viceversa di Catania che riapre con una collana su vinile e poi a Palermo con l’etichetta di Fabio Rizzo la 800A, anche “Malintenti” sarà della partita. Per quanto riguarda gli artisti, la vecchia guardia di Catania c’è tutta: Marcello Caudullo, Massimo Ferrarotto, Tazio Iacobacci, Sonia Brex, Marta Collica, Feldmann. Da Palermo il progetto Dimartino, Serena Ganci, Fabio Rizzo, Pan del Diavolo, Marta sui tubi. Stiamo chiedendo a tutti di mettere il logo dell’Arsenale in tutte le loro produzioni». U i


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INTERVISTA / La ballerina etnea Valeria Geremia spiega la filosofia del metodo giapponese che ha influenzato i coreografi contemporanei dagli Anni 50 e che ancora oggi viene spesso scambiata per un ballo folkoristico

«Butoh, la danza dell’anima» di Lavinia D’Agostino

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nzitutto bisogna sfatare una falsa credenza: il Butoh non è una danza folkloristica giapponese ma una danza contemporanea, nata alla fine degli Anni 50 per contestare e rompere con la rigidità del balletto Kabuki. Da quando è apparsa sulla scena internazionale per merito dei due più grandi esponenti del genere, il coreografo Tatsumi Hijikata e il danzatore Kazuo Ohno, ha influenzato danzatori e coreografi di tutto il mondo, tra cui anche Pina Bausch. «Il bello di questa danza - racconta Valeria Geremia, danzatrice e insegnante Butoh che da sedici anni opera a Catania - è che non ci sono limiti di età. Il grande Kazuo Ohno, per esempio, scomparso la scorsa estate all’età di 104 anni, ha ballato fino a quasi 100 anni. Lui infatti sosteneva che il Butoh si può ballare fino a quando ci sono emozioni da trasmettere». Quali sono le tecniche Butoh? «La connotazione principale di questo tipo di danza è non avere un codice predefinito di movimenti, non si lavora su una coreografia, anche se ovviamente nel lavoro formativo c’è una struttura di base, ma ognuno crea la propria danza. Non ha una tecnica di danza ma fornisce un metodo comune che viene sviluppato personalmente. Il metodo conduce il danzatore a sentire il suo ritmo interiore, ad analizzare lo stato dell’anima che viene trasmesso all’esterno come immagine. In questo tipo di danza conscio e inconscio lavorano insieme. Ne viene fuori un’esperienza forte a livello emotivo, tanto per il danzatore quanto per lo spettatore. Kazuo Ohno diceva che, se il corpo e l’anima del danzatore sono vicini, la danza è più facile da percepire all’esterno». Qual è stato il suo approccio? «Ho iniziato 16 anni fa con Wendell Wells, un maestro americano che ha vissuto a Catania per dieci anni. Grazie a lui ho iniziato questo tipo di ricerca attraverso un laboratorio intensivo di tre mesi, e poi sono stata in giro

per l’Europa cercando di approfondire questa danza e di perfezionare le mie conoscenze. Anche se ci sono realtà molto importanti tanto in Europa quanto nella stessa Sicilia, i migliori maestri di Butoh restano i giapponesi. Da undici anni oltre a ballarlo lo insegno. Da tre anni nella sala Hernandez, un nuovo spazio sito al centro storico e nato proprio con questo intento, ma che ovviamente si dedica anche ad altre discipline».

Recentemente ha proposto per Flatus Vocis “Mimesi con partitura”, una rivisitazione dello spettacolo che ha debuttato nel 2009 a Berlino e che è stato selezionato al festival internazionale “Barcelona en Butoh”… «Quella di Barcellona è stata un’esperienza bellissima anche perché mi sono potuta confrontare con altre realtà internazionali. In questo spettacolo ho unito la danza alla mia esperienza ventennale in decoro e

Al Metropolitan i corpi-macchina dei Kataklò indagano il mondo

L’8 febbraio arriva anche in Sicilia la nuova tournée italiana dei Kataklò, partita il 4 novembre da Milano. Il tour porta in scena le suggestive coreografie di “Love Machines”, la nuova produzione artistica della compagnia, firmata da Giulia Staccioli, fondatrice e direttore artistico dal 1995 dell’equipe, tutta italiana, Kataklò Athletic Dance Theatre. Come nella tradizione della compagnia “Love Machines” è un’opera di visual e physical theatre, che unisce diverse forme di espressione, formulando in scena il proprio nuovo alfabeto spettacolare, fatto di danza,

acrobatica, teatro, musica e arte visiva. Love Machines è un viaggio di ricerca in un mondo sconosciuto e senza tempo: due temerari esploratori indagano il luogo misterioso in cui sono arrivati, decisi a svelarne i segreti e a scoprire nuove forme di vita. Entrano così in contatto con la comunità che lo popola: corpi e macchine vive, capaci di amore, che abitano bizzarre strutture inclinate e che li conducono fuori dagli schemi conosciuti. I corpi-macchina di questo spettacolo sono il perno allegorico intorno a cui ruota la ricerca dei due esploratori.

arte pittorica. La performance, infatti, si svolge su uno sfondo decorato che presenta un motivo uguale alla pittura sul mio corpo. Questa sovrapposizione di immagini, unite a movimenti molto lenti e alle sonorizzazioni di Carmelo Sciuto (in arte Karmek), fa in modo che sfondo e danzatore si confondano, tanto da risultare ipnotici. Ne risulta un viaggio all’interno della materia che comincia a livello cellulare e si sviluppa nel movimento e nell’energia. Qui a Catania lo spettacolo, prodotto dalla mia compagnia Sicula Butoh, è stato messo in scena in una versione leggermente modificata, perchè ho inserito un testo del poeta e amico Gianpaolo De Pietro». Ad alcuni la danza Butoh può sembrare lenta e criptica... «Il metodo Butoh insegna ad ascoltare il ritmo interiore, l’atmosfera interna, riporta l’attenzione allo stadio emozionale. L’emozione viene dunque trasferita all’esterno attraverso il gesto e il movimento lento. Come diceva Kazuo Ohno la lentezza è funzionale alla danza Butoh, perché mentre ci muoviamo dobbiamo connetterci su due linee: l’essere coscienti ed entrare contemporaneamente in uno stato di trance. Voglio precisare, però, che questa danza comprende anche momenti di ritmo e velocità. In poche parole il Butoh rompe con la visione convenzionale del movimento, è un’esplorazione totale. Certamente a un primo approccio può sembrare strana, ma con il tempo si impara a sentirla. In questa danza c’è anche del moto zen: per praticarla bisogna riuscire a liberare la mente e a “lasciarsi danzare”. Mentre il balletto classico si ispira alla bellezza, la danza Butoh si ispira alla vita vera, quella fatta di cose belle ma anche di cose scure e contorte, ma non necessariamente negative. È per questo motivo che durante le lezioni cerchiamo di far uscir fuori il corpo primitivo. Non a caso, il Butoh è stato definito la danza nell’anima». U i


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ITIS GALILEO / Il 18 gennaio arriva a Catania, ospite della stagione del Teatro Stabile, lo spettacolo di Marco Paolini sullo scienziato simbolo della libertà di pensiero. L’attore: «Si riflette sulla resistenza che un pensiero libero deve fare per non soccombere all'oscurantismo» di Maria Enza Giannetto

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arà un po’ come tornare sui banchi di scuola. Per discutere dei massimi sistemi, o almeno per far sorgere dubbi e interrogativi. Dal 18 al 23 gennaio il Teatro Stabile di Catania ospita (al Teatro Ambasciatori) “Itis Galileo”, lo spettacolo con Marco Paolini, scritto insieme con Francesco Niccolini (con la consulenza storica di Giovanni De Martis, e quella scientifica di Stefano Gattei). «Un titolo “scolastico” - spiega Paolini - , che serve ad avvertire gli spettatori che c’è da far fatica per arrivare a fine serata». Ma dall’indagine su Galileo e le sue idee ci sarà, sicuramente, da imparare. Paolini, Galileo è “simbolo” della scienza libera e della libertà di pensiero contro la fede integralista. Lo ha scelto per parla-

«Smantellati i dogmi, regna la superstizione» re di geni “male accolti” oggi? «La lezione di Galileo non è solo nel suo lascito scientifico. Per me, è prima di tutto la lezione di un uomo che non rinuncia a usare il cervello. Nel mio percorso artistico “Itis Galileo” prosegue il discorso iniziato con lo spettacolo “Miserabili” in cui parlavo dello strapotere dell’economia (che oggi sembra l’unica vera legge che tutto governa e controlla). Mi è sembrato naturale spostare l’attenzione sul terreno in cui affonda le radici la forza di un pensiero unico. Ecco il Seicento, secolo di certezze messe in discussione, di dogmi che costringono all’abiura. Un secolo moderno e contraddittorio, che non ti ricordi particolarmente dai banchi di scuola. Più che parlare oggi di geni “male accolti” direi che mi appassiona riflettere su un “pensiero mal digerito”, nel Seicento come ora, e sulla resistenza che un pensiero libero deve

fare per maturare, per vivere, per non soccombere all’oscurantismo». Cosa intende per spettacolo “no profet”? «Non ho una tesi da esporre, ho i miei dubbi, di uomo e di artista, e su quelli lavoro». Dal dialogo aperto con il pubblico vengono fuori nuovi interrogativi o risposte? «Il confronto con il pubblico è per me essenziale, fa parte del mio modo di fare teatro, mi serve a capire e a chiarire, a trovare le parole giuste per raccontare una storia. Con questo spettacolo vorrei porre dei problemi e degli interrogativi, non tenere dotte lezioni da divulgatore. Anche per questo ho cominciato a fare il racconto proprio tra i banchi di scuola, in forma di lezione-spettacolo». Nelle note di regia lei dice “Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro”. La “teoria” del libero ar-

bitrio ha deluso? «La questione se esista o meno un libero arbitrio sul piano filosofico è aperta da secoli, ma io mi riferisco più al fatto che abbiamo trascorso un secolo a smantellare dogmi e fedi, che oggi hanno perso forza. La fede e la ragione sembrano sempre più scatole vuote, depotenziate, mentre mi sembra che la superstizione goda di ottima salute. È un fatto che 400 anni dopo la rivoluzione copernicana, l’oroscopo - rubrica sempre presente in buona parte della stampa - è costruito sulle stelle fisse dell’universo tolemaico. Tutti sappiamo che è una forma di superstizione, ma alla fine non è importante, ci piace pensare che possa essere così, che gli astri possano influenzare la nostra vita. Provando a osservare le reazioni del corpo sociale, a me sembra che la ragione abbia perso forza. E con essa la scienza. Forse perché ha proposto trop-

pe poche certezze - il Novecento è stato il secolo della relatività e della fisica quantistica -, ma credo che sia principalmente perché non garantisce più un futuro migliore per tutti. Fino alla generazione dei nostri nonni, c'era una fede assoluta nelle magnifiche sorti e progressi che la scienza avrebbe potuto continuare a produrre per la società, per le persone comuni. Poi tutto è cambiato e talvolta la scienza fa mancare il terreno sotto i piedi. Il Galileo di cui parliamo nello spettacolo ha accettato quella sfida, ha accettato di farsi mancare la terra sotto i piedi mettendo in discussione le certezze acquisite. Anche se questo non è facile a farsi». Una sua frase “Non voglio che il mio teatro sia civile per differenziarlo da quest'altro teatro di morti: io faccio teatro e basta”. Qual è la situazione del “teatro e basta” oggi? «È quella di un teatro che resi-


INFORMA ste, che cerca di esistere contando sulle proprie forze e sulla propria urgenza artistica. È quella di un teatro che si forma e si sostanzia anche fuori dai Teatri, nelle case, tra i banchi di scuola, nei centri sociali, negli oratori, nelle redazioni. È quella di un teatro con le finestre aperte, che fa uscire la polvere e lo stantio, e che si lascia attraversare da quanto gli sta attorno. Credo che il teatro sia uno strumento potente per parlare di oggi, anche con le parole di ieri». Progetti futuri? Teatro, cinema, editoria, tv? «Ho chiuso il 2010 con un’esperienza importante, nella quale mi son fatto coinvolgere sia come attore sia come produttore con la mia casa di produzione, la Jolefilm di Padova. “Shun Li e il poeta” è un film che racconta la storia dell’amicizia romantica e difficile tra una giovane donna cinese immigrata e un vecchio pescatore, in una città della laguna veneta che sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti. Il tema è l’incontro tra due mondi in crisi, che si annusano e capiscono di avere lo stesso problema e affidandosi più alla poesia che alla realtà, cercano di salvarsi reciprocamente. Io e i miei collaboratori ci crediamo molto e ci ha creduto anche l'eccezionale cast che con Andrea Segre, giovane regista al suo primo lungometraggio, siamo riusciti a coinvolgere: Zhao Tao, tra le più apprezzate attrici cinesi, Rade Serbedzija, il più importante interprete dell'ex Jugoslavia e Luca Bigazzi alla direzione della fotografia. Sarà nelle sale in autunno». Si parla anche di un suo ritorno in tv. «Subito dopo l’appuntamento di Catania volerò a Milano, dove sto preparando un racconto sulla terribile vicenda legata alle teorie dell’eugenetica che fra il ‘34 e il ‘45 portò il nazismo alla sterilizzazione prima e all'eliminazione poi, dei disabili e dei malati di mente, con la sperimentazione di tecniche di eliminazione di massa poi applicate anche nella “soluzione finale” contro gli ebrei e gli altri “impuri”. “Ausmerzen, vite indegne di essere vissute” verrà trasmesso in diretta su LA7 dall’Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano la sera del 26 gennaio in prima serata, in apertura del palinsesto che la rete dedicherà alla giornata della Memoria. E al racconto seguirà un approfondimento con il pubblico in sala condotto dall’amico Gad Lerner». U i

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TE.ST. / Discriminazione e accoglienza in Odisseo, il nuovo spettacolo di Roberto Zappalà. Il coreografo: «Oggi persino il mondo della cultura è razzista. Ma il migrante, come Ulisse, è un uomo coraggioso»

«L’incontro con l’altro è la sfida del secolo» di Irene Alì

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l cartellone di Te.st del Teatro Stabile di Catania apre con “Odisseo. Il naufragio dell’accoglienza”, la nuova produzione della Compagnia Zappalà danza, che fa parte del progetto di Roberto Zappalà “Re-mapping sicily”. «È una ricerca corporea verso la focalizzazione dello stato d’animo del naufrago, attraverso gli eventi improvvisi che possono accadere durante il viaggio. Lo spettacolo cerca, attraverso il gesto, di trasmettere i vari stati emozionali, per questo la messa in scena ha una dinamica a tratti “isterica”, che simboleggia i vari stadi della sofferenza che un uomo attraversa prima di giungere al suo approdo». A spiegarlo è proprio Roberto Zappalà, coreografo e regista dello spettacolo in scena fino al 23 gennaio a Scenario Pubblico. La preparazione ha richiesto tre mesi di lavoro, una creazione che coinvolge otto danzatori e un soprano; anche in quest’occasione, il coreografo catanese (che ha curato anche le scene, le luci e i costumi) ha coinvolto artisti siciliani, il soprano Marianna Cappellani, Nello Calabrò per la drammaturgia, Puccio Castrogiovanni per le musiche e Franco Battiato che ha prestato la sua voce per incidere brani di Lucrezio e Plutarco. “Il naufragio dell’accoglienza” è un sottotitolo pessimista? «Assolutamente no. Lo spettacolo non intende fornire una lettura preconfezionata, lo spettatore deve inebriarsi degli odori del corpo che danza, è quello il vero messaggio. Noi proponiamo riflessioni, ma senza toni polemici. Certo, mettiamo l’accento anche sulla discriminazione, che a volte non incoraggia a pensare che siamo una nazione pronta a “ricevere” gli altri, ma non penso che siamo messi così male, soprattutto in Sicilia. Siamo un popolo pronto ad accogliere, lo abbiamo fatto per secoli, siamo anche stati un popolo di emigranti, proprio per questo siamo solidali». Zappalà non perde questo senso di fiducia neanche mentre racconta che un ballerino francese della sua compagnia è stato da poco aggredito in pieno centro storico, a Catania: «Non per questo divento pessimista, la nostra città ha di certo molti difetti, ma sa cos’è l’accoglienza. È successo anche a me a Nizza, una città che sembra lo specchio della civiltà, eppure...».

Tutto il mondo è paese, quindi? «Sì, anche se in Italia, in generale, l’atteggiamento nei confronti del “diverso” non è certo di apertura. Io stesso da ragazzo ho visto cos’è la discriminazione, avevo 18 anni quando arrivai a Verona per danzare, in quel periodo il vulcano eruttava e c’era molta apprensione. Sceso dal treno trovai ad accogliermi uno striscione che recitava “Forza Etna”, non fu certo il benvenuto che mi aspettavo. Ma in fondo io ero un privilegiato, arrivavo per ballare all’Arena e non mi andò poi così male allora. Oggi invece è addirittura il mondo della cosiddetta cultura ad essere razzista, c’è molta diffidenza nei confronti dei progetti innovativi, soprattutto se vieni dal Sud. A meno che tu non sia uno già affermato». Lo spettacolo focalizza l’attenzione sullo stato d’animo del migrante e sulle esperienze, positive e negative, che vive nel corso del viaggio. «Io la vedo così: un emigrante, ancorché costretto a spostarsi a causa delle situazioni difficili che vive nel proprio Paese, è pur sempre un viaggiatore, come Ulisse. Uno che con coraggio e curiosità sceglie di affrontare l’ignoto. Non tutti riescono a compiere questa scelta». Anche l’Ulisse di Omero è uno straniero che si deve confrontare con l’etica dell’accoglienza? «Sì, Ulisse è l’altro. E l’incontro-scontro con l’altro è la vera sfida del XXI secolo». Partire da Omero per arrivare all’emigrazione. Una bella sfida. «Sì. Il mare da attraversare sembrerebbe enorme, ma un punto di contatto, concettuale oltre che geografico, lo rende navigabile: sia il viaggio di Ulisse sia le tragiche odissee di oggi avvengono nella stessa mappa, il Mediterraneo». U i


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IN SCENA / Un work in progress sullo stile del suo blog. La satira pungente e i temi di attualità più scottanti sono gli ingredienti del nuovo spettacolo del comico genovese che arriva a Catania il 18 e 19 gennaio

Dall’annuncio alla minaccia Beppe Grillo is back. In teatro agia bianca in “Beppe Grillo is back”, il nuovo spettacolo del comico genovese che arriva al Metropolitan di Catania il 18 gennaio. Beppe Grillo is back, annuncio o minaccia, ma sicuramente un titolo provocatorio del lavoro che riporta il comico davanti alle platee italiane. Lo spettacolo parte da lontano, da Londra e Parigi e da altre grandi capitali europee che Beppe Grillo ha toccato con successo. Telecinesi, chiaroveggenza, telepatia, teletrasporto, sono diventati realtà. I poteri paranormali della Rete sono ormai a disposizione di ognuno. “Grillo is back” è sempre “work in progress” senza un copione fisso, in cui tutto può succedere. Due ore per super spettatori che vogliono volare. Il palco è caratterizzato da un grande scher-

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mo, un ciclorama semicircolare che avvolge lo spazio in cui si muove Grillo. Un enorme fondale-display sul quale si formano di volta in volta scritte, concetti, immagini che in-

Zo/ Da Brecht a Dante, con Flatus Vocis va in scena la parola letteraria

La letteratura in scena. La quinta edizione della rassegna Flatus Vocis si svolge, in queste settimane al Centro Zo Culture contemporanee, con tanti spettacoli in cui la parola letteraria fa da fil rouge. Flatus Vocis è un progetto in cui la parola letteraria si misura con lo spazio scenico attraverso l’utilizzo di molteplici linguaggi espressivi operando una perlustrazione nei territori dove le parole dei poeti e dei narratori generano luoghi d’ascolto e di visione. Prendono parte al progetto artisti visivi, performer, musicisti, danzatori che lavorano a nuove forme di reading, installazioni, mise en space per parole che sconfinano e si contaminano creando nuove narrazioni sceniche. Prossimi appuntamenti venerdi 21 gennaio alle ore 21 con lo spettacolo “Le vecchie e il mare” corale di Ghiannis Ritsos, regia di Daniela Orlando e Biagio Guerrera con Matilde Politi, Miriam Palma, Simona Di Gregorio in collaborazione con l’Ame. Il quarto appuntamento è previsto per il giorno venerdi 28 gennaio alle ore 21 con l'installazione performativa “Paesaggio con figure. Empedokles L'Etna” progetto di Umberto Naso, testi da B.Brecht e F.Holderlin con Emanuela Villagrossi, Heike Brunkhorst, Roman Herzog. Il quinto appuntamento è previsto per il giorno giovedì 3 febbraio alle ore 21 con “Vita nuova di Dante. La vita rinnovata dall’amore” su un progetto di Carlo Guarrera. Voce narrante, chitarra, elettronica e musica di Carlo Guarrera, voce cantata, elettronica e musica di Rosalba Bentivoglio.

teragiscono con le sue parole. Com’è nel suo stile, Grillo non propone una comicità disimpegnata: anzi, attendiamoci il suo linguaggio pungente, la linea incisiva del pensiero, i

temi su cui riflettere tratti dalla politica, dall’economia, dall’ecologia. Chi frequenta il sito del comico lo sa bene, ormai la satira e la verve sono strumenti per sviscerare argomenti di ben altra portata: la prima pagina del suo blog enumera un elenco di battaglie da far impallidire generali veterani. I fatti che suscitano discussione a livello nazionale, internazionale, ma anche cittadino saranno al centro di Beppe Grillo is back. Comico sopra le righe fin dall’inizio, sguardo furente, lingua mordace, bandito dalla televisione e dall’inferno, il Grillo nazionale ha dato volti alla mafia, nomi ai corrotti e voce alle masse precarie in fermento, e di tutti i personaggi genuinamente rivoltosi lui è il più scomodo, perché non si riesce a zittirlo e la gente lo sta a sentire. U i

Bocs/ Il 22 gennaio “Fare un bambino” la performance della creazione

Sabato 22 gennaio alle 18 BOCS, box of contemporary space (via Grimaldi, 150) presenta “Fare un bambino” di Alessandra Cianelli. «Sul piano formale - spiega l’artista - la performance è sviluppata come un gioco infantile: fare un bambino è letteralmente formarlo col sapone. Su un tavolo da mercato alcune saponette, una conca e una brocca di vetro piena d'acqua, un panno bianco piegato un diaproiettore coperto da una scatola di plexiglass latte, una pistola per la colla a caldo, alcune buste, etichette, alla destra del tavolo, uno schermo piatto 16/9, alla sinistra ombre proiettate dal diaproiettore». Il progetto è una riflessione sul potenziale creativo e sul (tentativo di) controllo culturale e sociale che si esercita consapevolmente o inconsapevolmente o a cui ci si consegna attraverso la medicalizzazione della gravidanza, sul fare riproduttivo e sul fare creativo, sul sistema-mercato dei bambini (riproduzione) e sul sistema-mercato degli artisti (produzione). Il potenziale indifferenziato che si esprime come stato caotico di sospensione e oscillazione tra quello che esiste e' quello che non esiste è il livello delle paure più profonde. La gestione di queste paure, a livello sociale e individuale può essere agito attraverso il controllo (coercizione) oppure attraverso la maestria (termine linguisticamente legato al fare artistico:capacità di essere in e seguire un processo creativo): un seme può nascere o non nascere; un embrione è un seme nascosto, è un'intuizione, è una possibilità:è vita e non vita allo stato indifferenziato.


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INTERVISTA / Federico Zampaglione eredita il nome della band romana assente dalle scene da tre anni e, dopo alcune “divagazioni” cinematografiche, pubblica un nuovo album che presenterà alle Ciminiere il 3 febbraio

TIROMANCINO

di Riccardo Marra llora i Tiromancino esistono ancora! Avrà pensato qualcuno alla notizia dell’uscita de L’Essenziale, il ritorno discografico del gruppo di Federico Zampaglione. Lo stupore è lecito dopo tre anni di assenza, oltretutto costellati dall’incessante attività cinematografica di Zampaglione (Nero Bifamiliare prima e poi Shadow, un sorprendente horror girato in America). E in effetti qualcosa è cambiato per i Tiromancino perché la band non c’è più, c’è solo Federico con tutti quelli che amano aiutarlo (suo padre Domenico, suo fratello Francesco) e un album incentrato solo su di lui e sulla sua chitarra. Zampaglione sarà alle Ciminiere il 3 febbraio portando il suo pop vecchia maniera, appunto essenziale. Federico partiamo dalla copertina de L’Essenziale. C’è un uovo sodo… «Sì, l’immagine dell’uovo è nata da un’idea di Dario Albertini, un artista visivo con cui collaboro da un po’ e che ha curato pure il video della canzone omonima. Con un titolo così non potevano esserci troppi colori di sfondo e la scelta dell’uovo di colombo riesce perfettamente a rendere il significato. Se ci pensi l’uovo contiene dentro di sé il senso della nascita, dell’inizio, dell’elemento primario, di tutto ciò che è essenziale. Una curiosità? Non avevamo un’immagine già pronta e quindi abbiamo dovuto bollire un uovo e fargli una foto. Qualcuno ci ha anche chiesto della sistemazione delle parole sulla cover con il primo rigo in cui dominano le prime lettere. La verità è che non avevamo pensato al concetto freudiano, ma le cose non arrivano per caso. L’inconscio, sempre a proposito di Freud, è fondamentale e racconta in qualche modo quello che siamo». Sei volato a Los Angeles per registrare… «Ero andato a Los Angeles per

A

«Il mio disco

essenziale

come l’uovo» altre cose che mi frullavano in testa. Poi lì ho conosciuto questo produttore che lavora con Vasco, Saverio Principini, e s’è creata una situazione speciale che mi ha spinto a finire il disco lì. Gli Henson Studios sono qualcosa di pazzesco, hanno una storia impressionante: quando siamo andati a vederli sul banco c’erano tutte le tracce aperte con scritto su Eric, così ho chiesto a chi si riferisse e mi hanno risposto: Eric Clapton! Un altro giorno, in pieno agosto, trovammo lo studio tutto arredato con colori natalizi. Bene, era Mariah Carey che doveva incidere il disco con le canzoni di Natale e voleva che tutto lo studio fosse in tono… La cosa che preferisco di Los Angeles è che la musica è vissuta con molta attenzione, in Italia la cultura è messa un po’ da parte, a dominare è la politica. In-

somma, sono stato contento di aver registrato in America, ero completamente assorbito dall’atmosfera, senza distrazioni e penso che dal punto di vista sonoro si senta». Il disco spazia tra i generi, dall’hard rock alla ballata romantica di Se tutte le avventure… «Quella l’ho scritta di getto. Ero un po’ malinconico e stavo al piano e così mi è venuto il pezzo dall’inizio alla fine. Non capita spesso, altre volte ci mettono di più a venir fuori. Però mi pare una bella fotografia di un momento». La guest star del disco è Fabri Fibra. Perché lui? «Dopo aver collaborato in Incomprensioni ci eravamo detti che ci sarebbe piaciuto fare qualcos’altro assieme. Poi è arrivato il ritornello de L’inquietudine di esistere e ho voluto coinvolgere Fibra chiedendogli le voci. Fibra è un anarchico, un personaggio carismatico,

non ha paura di esporsi, dice tutto quello che gli passa per la testa e fa bene perché oggi c’è un’autocensura troppo forte. Lui lancia sassi a destra e a manca e non ha paura di riceverne, questo lo rende un personaggio divertente e vitale e penso ci sia bisogno di lui». Che musica ti piace in questo momento? «I classici Radiohead, un gruppo eccezionale che riesce a fare qualsiasi cosa con personalità e con quell’anarchia totale, quel nichilismo, quel destrutturare il suono che ti fa ricordare che la musica è una cosa importante. Poi in Italia c’è Giuliano Sangiorgi, e non solo per quello che fa con i Negramaro. Credo sia un talento assoluto, è un artista d’impatto». E Califano? «Califano è sempre il numero uno e la scelta di coverizzare la sua Il tempo piccolo la rifarei mille volte. La storia è stata questa: io avevo scritto un pezzo per Franco per Sanremo che si intitolava Non escludo il ritorno (tra l’altro sul titolo un giorno lui fa: “questa la voglio mettere nella mia lapide”). Poi un giorno mentre stavo a Genova ho ascoltato il disco in cui era contenuta Il Tempo piccolo… sono impazzito! La canticchiavo, la pensavo mia e quindi chiamai Califano per chiedergli di poterla utilizzare. Certo io la faccio diversa, ad esempio il verso in cui dico ingannai il dolore con del vino rosso, buttando il cuore in qualunque posto nell’originale del “Califfo” è buttando il cuore con qualunque cesso… (ride). Alcune cose le può fare solo lui! Il Tempo piccolo è un grande pezzo, finito un po’ nel dimenticatoio come molti brani di Califano oscurati da grandi successi come Tutto il resto è noia. Credo che il Califfo abbia scritto canzoni meravigliose con un altissimo livello di poesia». Parlaci del tour… «Saranno concerti più chitarristici, senza tastiere, con due chitarre e un pianoforte. Un live sicuramente più tirato del solito». U i


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INTERVISTA / A due anni e mezzo da La finestra, la band salentina torna al rock più intimo con Casa 69. «Le classifiche - dice Sangiorgi - non ci interessano. Per noi la libertà è avere intorno gente che non la pensa come te». Il tour farà tappa il 15 marzo ad Acireale.

NEGRAMARO

«Le radio non passano il singolo? Sinceramente, ce ne freghiamo» di Mariella Caruso re anni fa La finestra consacrava i Negramaro come rock band. Da Lecce alla conquista della ribalta italiana, passando per la “scommessa” del live a San Siro che il 31 maggio 2008 portò 45 mila spettatori nella “Scala” del Calcio aperta per la prima volta a una band italiana. A due anni e mezzo da quel concerto, diventato un cofa-

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netto da 140 mila copie, i Negramaro ripartono da Casa 69, il nuovo album con 16 tracce (18 nella versione digitale e nella special edition) prodotto in Canada da David Botrill già collaboratore di Muse, Placebo e David Bowie, che presenteranno live il 15 marzo al Palatupparello di Acireale. «Siamo stati assenti per due anni per avere tempo di fare le cose in maniera profonda. Oggi - confessa Giuliano San-

giorgi, frontman della band salentina - siamo soddisfatti perché in questo disco non abbiamo mandato a dire niente, ma abbiamo fatto direttamente. Personalmente credo di aver cantato tutte le emozioni di questi ultimi due anni». Quali in particolare? «Casa 69 è l’album dell’Io, del soggetto, dell’uomo. Della sintesi tra quello che eravamo, dall’ossessione per il tempo di Mentre tutto scorre e lo spazio de La finestra. Tra lo spazio e

il tempo esiste l’uomo come sintesi perfetta, rappresentato perfettamente dall’uomo-cuore con rami-vene scolpiti al posto delle braccia e delle gambe di Ermanno (Carlà, il bassista della band, ndr) che è diventato la copertina. L’auspicio che facciamo è che si possa tornare a un antropocentrismo vero che non sia quel modello I-life che ci stanno proponendo adesso cercando di farci credere che quell’Io non ha bisogno di altri Io perché ognuno da


solo può fare tutto. Invece non è così. Nessuno può fare da solo. Io senza i miei compagni sarei perso. Avere intorno gente che non la pensa come te è bellissimo. La libertà è questa, non quella di cui parlano la tv e i politici». Da cosa nasce il titolo Casa 69? «È un luogo fisico, quella casa dove viviamo insieme da anni condividendo la passione per la musica e l’arte, e dove abbiamo sentito la necessità di tornare a rinchiuderci per riordinare il caos. Diciamo che dalla finestra siamo rientrati nella casa che rappresenta la collettività». I suoni di Casa 69 sono un ritorno al rock più puro e il risultato è un disco più difficile dei precedenti. «I suoni sono quelli che ci appartengono adesso. C’era la paura di ripeterci che non ci faceva stare tanto tranquilli. Abbiamo lavorato con Botrill, un produttore artistico diverso. È stata un’idea nata perché le sue produzioni sintetizzavano tutti i nostri gusti musicali. Gli abbiamo mandato un provino, lui ha detto sì e insieme abbiamo impostato un lavoro diverso in cui ci ha fatto sentire a nostro agio». Nonostante tutto Singh-iozzo, il singolo che ha anticipato l’album non ha sfondato rimanendo fuori dalla top ten. È stata sbagliata la scelta o… «Singh-iozzo è il brano che abbiamo scelto perché volevamo dire cose importanti. I motivi per cui le radio non lo hanno passato (Rds, Rtl, Radio Italia, 105, Montecarlo e Virgin hanno deciso di non trasmettere il primo singolo, ndr) non ci interessano. E poi potrebbero anche essere legati ad altri argomenti che non hanno nulla

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INFORMA

a che fare con la qualità della nostra musica. Ci sono cartelli che non voglio definire… Noi vogliamo fare la nostra musica e basta, e non ce ne frega niente anche se saremo soltanto 52esimi nella classifica sudafricana». Tra i brani c’è un omaggio a Carmelo Bene, una bonus track per chi acquista su I-tunes nella quale chiedete scusa a Mia Martini, e una collaborazione con Elisa. «Di Carmelo Bene abbiamo inserito una frase che chiude Io non lascio traccia. Ci ha affascinato la sua voglia di non lasciare traccia, il non-io come vera essenza dell’Io. Il pezzo dedicato a Mimì l’ho scritto un giorno che mi sentivo incompreso anche dai miei amici e mi sono sentito umanamente vicino alla “prigionia” nella quale si trovava questa donna tenuta a distanza per ragioni che non lo erano. Il brano con Elisa, che è una mia grande amica e riesce a non prendersi sul serio, è stato scritto e inciso insieme a Ti vorrei sollevare». C’è qualche politico che vi piace? «Nichi Vendola e non solo per contiguità geografica. Ci piace per il rispetto che ha per l’arte, che testimonia un grande rispetto per l’animo umano. Chi dà rilievo all’arte ha bisogno di essere messo in rilievo, soprattutto quando dall’altra parte politica si inneggia all’uomo che può tutto, mentre senza la collettività non c’è nulla». Cosa ci riserva il tour? «Sarà una sorpresa. Stiamo lavorando alla scaletta del nuovo live in una masseria del Salento». U i

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MERCATI GENERALI / A metà febbraio il live di Vasco Brondi e il dj set di Eva Be

Due gli appuntamenti con i Mercati Generali questo mese. Venerdì 11 febbraio saliranno sul palco “Le luci della centrale elettrica” il progetto musicale di Vasco Brondi, nato a nel 1984 a Verona ma di base a Ferrara, che con il disco “Canzoni da Spiaggia Deturpata” ha subito raccolto un enorme consenso di pubblico e di critica. Lo scorso novembre Vasco Brondi ha pubblicato il suo terzo album “Per ora noi la chiameremo felicità” anticipaVasco Brondi to dal video del primo singolo “Cara catastrofe”. Sul palco dei MercatiGenerali, Le Luci presenteranno i brani tratti dal loro ultimo album e i migliori pezzi dei due album precedenti. Un concerto unico che sarà seguito il giorno successivo, sabato 12 febbraio, dal dj set di Eva Be. L’artista, che ha firmato il suo album d’esordio per l’etichetta Best Seven affiliata e Eva Be sublabel della Sonar Kollektiv di Berlino, vanta collaborazioni con il vocalist di Fat Freddys Drop Joe Dukie e numerosi remixes tra cui quelli realizzati per Micatore, Tolka e Dublex Inc. I suoi dj set sono indicati per chi ama mix dinamici ed ecclettici di house, dub-electronica ed electro funk.

BARBARA DISCO LAB / Si balla fino all’alba con i dj set firmati Rock Therapy e tanti live

Si continua a ballare al Barbara Disco Lab. Il 14 gennaio giungono in Sicilia i Plastic Made Sofa, consigliati dal sapiente orecchio di Giovanni Santoro. Per il resto ci pensa Rocketta. Inoltre si potrà ascoltare un nuovo progetto, Diatonico, che sarà la nuova casa per le sonorità minimal e tech-house. Infine, si potrà ballare fino alle prime luci dell’alba con il consueto appuntamento di Rock Therapy. Il dj set è affidato agli Plastic Made Sofa amatissimi Dr Save, Paolo Mei, Nose, Miss Apple, Tino G., Paul McCartney's Room, Diatonico, Luca Rosa, Ax Trako, 00 Tabù. Visulas: vj Klat e Zulu Gang. Il 22 gennaio alla grinta di Rock Therapy si affiancheranno i Sikness w/ Mad Kid, mentre il 28 sarà tempo per Drink to me. Sabato 29 gennaio si balla con Flow Job w/ Turi e Insane Bas, il 4 febbraio ci si scatena ancora con Rock Therapy e Crisma 33 e il 5 il Barbara Disco Lab ospiterà i Sickess per un tributo a Bob Marley. Infine, venerdì 11 febbraio alla Rock Therapy saranno affiancati i Kissogram, mentre il 12 si balla sulle note di Vomitaizer w/Alex Metric, Tilt, Tiger! Shit! Tiger! Tiger!

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INTERVISTA / L’artista, che insieme al trio del cubano Omar Sosa sarà al teatro Metropolitan il 31 gennaio per Catania Jazz, racconta: «Per il nuovo anno ho tanti progetti: una nuova etichetta, un libro biografico e un tour per festeggiare i miei 50 anni»

PAOLO FRESU

«Il jazz mescola le geografie» di Riccardo Marra a musica come ponte che unisce geografie, persone, culture. Ecco cos’è il jazz per Paolo Fresu, un autore che, partito dalla piccola Barchidda in Sardegna, ha trovato il mondo. Da quasi trent’anni Fresu è impegnato a portare in giro il verbo jazz con i suoi tantissimi projects: il quintetto storico, il Devil quartet, la direzione artistica di un laboratorio come Time in Jazz e poi la collaborazione con il trio del compositore cubano Omar Sosa. Al suo fianco, il prossimo 31 gennaio, quando Paolo Fresu salirà sul palco del Teatro Metropolitan per Catania Jazz. L’ennesimo modo di mescolare radici: dalla Sardegna a Cuba passando per Barcellona, attuale “base” di Sosa. Il 2011 è anche un anno speciale per

L

Fresu, quest’estate infatti s’imbarcherà in una delle sue imprese titaniche: festeggerà i 50 anni con 50 concerti in 50 giorni consecutivi, da mandar giù tutti d’un fiato. Paolo, suonerai per Catania Jazz con Omar Sosa Trio… «Sì, con Omar collaboriamo ormai da diversi anni. Tutto iniziò qualche tempo fa per un concerto ad Amburgo e poi per il suo disco The Promise in cui ho suonato in un paio di brani. Due anni fa abbiamo deciso di sigillare la nostra sinergia con un tour in duo e successivamente in trio insieme a Trilok Gurtu alle percussioni. A Catania, invece, suonerò col trio di Omar composto da lui al pianoforte, fender rhodes ed elettronica; Childo Tomas al basso elettrico, voce e m’bira, e Marque Gilmore alla batteria». Il jazz è il vostro linguaggio

universale? «Assolutamente. Le barriere sono abbattute in questo progetto, c’è dentro Cuba, Barcellona, la Sardegna. Il senso del progetto è mettere assieme mondi apparentemente diversi l’uno dall’altro ma che possono convivere bene e alimentarsi vicendevolmente. Il jazz d’altronde è questo, è una musica storicamente che mescola geografie, nata dall’incrocio di mondi, culture diverse ed è tutto impresso nel suo dna. Una musica che abbatte le distanze, che va oltre la pelle, che rappresenta quello che dovremmo essere e non quello che, oggi purtroppo, ancora non siamo». Ma il jazz riesce ad arrivare alle nuove generazioni? Che appeal ha? «Non lo so bene, la capacità di fare arrivare il jazz dipende da ognuno di noi, dai musicisti,

ognuno a suo modo. Io credo che arrivi sempre di più comunque, lo vedo nel nostro festival Time in Jazz, i giovani stanno scoprendo il jazz pian piano. In questi anni s’è lavorato molto in questo senso mettendo il jazz vicino a internet, alle tecnologie. Poi credo che il carattere di questa musica, la sua capacità di relazionarsi con i luoghi, le storie, le radici sia impressionante. Forse si dovrebbe migliorarne ancora di più la comunicazione, qualche modo per farla diventare un’espressione maggiormente popolare e meno da addetti ai lavori». Il punto è la sua relazione con la società. C’è o ne è slegata? «Beh dipende, il concetto di società ormai è labile, il jazz racconta forse una parte della società senza avere l’ambizione di volere rappresentare il mondo


INFORMA intero e magari pure cambiarlo. E lo facciamo ognuno con le sue corde. Alla tua domanda rispondo che secondo me il jazz è legato alla società odierna, è una vera musica contemporanea, spugnosa, che ascolta le cose che accadono, le metabolizza e le ripropone, fotografandole e rigettandole fuori in un modo completamente diverso. Negli Anni 40 il jazz raccontava dei problemi razziali negli States, le vicende di oggi

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cose che avrei perso col tempo. Poi quasi contemporaneamente Feltrinelli mi ha chiesto di fare qualcosa per loro e io ho proposto questo testo a cui stavo lavorando. Siamo partiti dall’assunto che effettivamente un’autobiografia a 50 anni non ha molto senso, e infatti questo libro è più che altro un testo che raccoglie sì una parte biografica, soprattutto legata all’inizio della mia carriera, con le radici sarde, il mio venire da una famiglia di musicisti. Ma poi tutta l’altra parte del libro è composta di riflessioni, appunti, domande a me stesso, risposte incompiute. Una sorta di taccuino di viaggio sulla musica, sui miei incontri e sui miei viaggi». Omar Sosa e Paolo Fresu Qual è il tuo attuale rapsono diverse, la società è più porto con la tromba? cosmopolita ed è fatta di molte «È uno strumento molto fisico più variabili che, messe assieed ingrato, ci vogliono tantissime, diventano un unico quami anni prima di riuscire a dodro. Un po’ come la parabola di minarlo per poi renderti conto Tolstoj: se racconti il piccolo che non ci sei riuscito totalluogo in cui vivi finisci per mente». raccontare il mondo intero. Lo Il 2011 di Paolo Fresu? scriveva anche Garcia Mar«C’è tantissima carne al fuoco. quez». Inizio col dire che è nata queLa crisi di vendite sta toccando sta etichetta, la Tuk Music, per promuovere i giovani, i progetil jazz? ti italiani e anche stranieri che «Io credo che il problema ci sia abbiano qualcosa di interessanma meno acuto, perché il pubblico del jazz ama l’aspetto arti- te. Abbiamo già tre titoli pronti: i nuovi dischi del trombettigianale della musica, ama colsta Luca Aquino, del pianista lezionare, passarsi per mano il catanese Dino Rubino e di Bebo cd, l’oggetto. Chi compra un Ferra. A gennaio per Ecm esce disco di jazz vuole avere la coun mio disco insieme a un coro sa in mano, le note di coperticorso che si intitola “Mistico na sempre a disposizione, è un mediterraneo”. E poi i tour travero e proprio atteggiamento dizionali con il quintetto storiaffezionato. Forse dipende dal co, ormai da ventisei anni asfatto che in media è un pubblisieme, e i Devil quartet. Per ciò co più adulto rispetto a quello che riguarda le direzioni artidel rock ed ha così più possibistiche c’è il Bergamo jazz nel lità economiche da spendere in mese di marzo e poi, ovviamencultura e musica. Certo, anche te, Time in Jazz che nel 2011 per i musicisti jazz è un’utopia compie 24 anni e girerà attorsopravvivere di soli dischi e, per essere chiari, la nostra atti- no al tema della terra, e infine, i seminari di Nuoro. Finisco vità si basa sui concerti, ma con il progetto più folle e asquesto da sempre, non solo ogsurdo: in occasione dei miei gi». cinquant’anni ho deciso che mi Di recente hai pubblicato il lilancerò nell’impresa di una bro “Musica dentro”. Non è turné di 50 concerti in 50 giortroppo presto per un’autobioni consecutivi, che si terrà in grafia? Sardegna quest’estate dal 12 «Ma guarda, all’origine volevo giugno al 31 luglio. Insomma, scriverla solo per me, sentivo una bella maratona!». U i l’esigenza di mettere su carta

TONY SCOTT / A febbraio proiezione del film-documentario e un tributo musicale

La rassegna Catania Jazz dedica due giorni a Tony Scott (all’anagrafe Anthony Joseph Sciacca), clarinettista di origini italiane, considerato un innovatore della musica jazz, che ha suonato con i più grandi musicisti del genere, a partire da Charlie Parker. A lui è dedicato l’ultimo film documentario del regista palermitano Franco Maresco, “Io sono Tony Scott. Come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz” che è stato presentato in anteprima a Locarno e che verrà proiettato, per la prima volta a Catania, il prossimo 7 febbraio al Cinema King. Il film, che traccia la vita di Scott, evidenzia come il musicista abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita dimenticato nella sua stessa Patria. Il giorno successivo, l’8 febbraio, in un teatro ancora da definire, Catania jazz dedica al clarinettista scomparso nel 2007 un concerto multimediale che vedrà Salvatore Bonafede al pianoforte e Gabriele Mirabassi al clarinetto, con Franco Maresco che commenterà le immagini video proiettate sul grande schermo. Informazioni e aggiornamenti sul sito internet www.cataniajazz.com

FABIO ABATE / Parte dal Centro Zo il primo tour “Itinerario precario”

Il primo tour parte da “casa sua”, la bella Catania, scelta come start per questo primo grande tour che prenderà il via il 19 gennaio dal Centro Culturale Zo. Fabio Abate ha scelto la sua città come apripista di “Itinerario Precario” tour che prende il nome dal suo primo album pubblicato lo scorso aprile con la Narciso Records di Carmen Consoli. Dell’album fa parte il brano “Senza farsi male”, candidato come “miglior canzone originale” al David di Donatello e ai Nastri D’Argento. Durante i primi mesi del 2010 Abate ha aperto tutti gli spettacoli del Tour “Elettra” di Carmen Consoli proponendo i suoi brani lungo tutta la penisola, facendosi così conoscere dal grande pubblico. La partenza del tour sarà preceduta dall’uscita del secondo singolo, “La bestia che c’è in noi” - prevista per il 14 gennaio- e dall’incontro con il pubblico presso la Feltrinelli di Catania, lunedì 17 gennaio. Dopo Catania Fabio Abate si esibirà al Mikalsa di Palermo e al Buzz di Siracusa, per poi proseguire la sua “scalata” lungo lo stivale.

GLAMOUR / Ogni lunedì Bantabato, luogo d’incontro tra contaminazioni multiculturali

Un’idea semplice che si è rivelata subito vincente. Ogni lunedì il Glamour si trasforma in “Bantabato”, il luogo d’incontro di tutti gli abitanti di un villaggio, in questo caso Catania, dove ognuno ha diritto di trascorrere il proprio tempo come meglio crede. Bantabato è anzitutto un luogo d’incontro tra amici, senza distinzione di sesso, razza, età e culto religioso. Un “porto franco” in cui ognuno è semplicemente chi vuol essere. Ogni lunedì musica e cibo fanno da cornice ad abbracci culturali tra uomini e donne in nome dell’arte e delle tradizioni, dove la cultura è intesa come possibilità di creare, rinnovare e condividere. È così che Madre Africa, attraverso un viaggio tra contaminazioni musicali di artisti diversi, tesserà il filo dello stare insieme. Jali Diabate (nella foto) come un abile tessitore, tramite la sua kora (l’arpa-liuto africana) intreccerà le trame di culture musicali diverse che, come le radici di un albero partite da uno stesso ceppo, si diramano in ogni dove.


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informazione a cura del cliente

a cura di

Kinect ti guarda e il corpo L’ diventa un JOYSTICK idea di interagire con un computer senza alcun tipo di interfaccia fisica era da fantascienza e adesso è diventata pura realtà. Stiamo parlando di Kinect, il nuovo sistema di controllo realizzato da Microsoft per la propria console Xbox 360. Il dispositivo è composto da una barra orizzontale, montata su un supporto semovente, al cui interno si trovano una videocamera con risoluzione di 640x480 pixel, due sensori di profondità e un microfono. Va posizionato sopra o sotto al televisore che si usa per giocare e si collega alle nuove Xbox Slim tramite uno specifico connettore. Chi ha invece un modello di vecchia generazione, può usare una normale porta Usb, ma in questo caso è necessario anche ricorrere all’alimentatore esterno. Può sembrare incredibile, ma quello che fa Kinect è “osservare” e “ascoltare” tutto ciò che lo circonda. La videocamera, grazie al supporto dei sensori di profondità, traccia la forma tridimensionale degli oggetti e delle persone, riconoscendo i movimenti di queste ultime. Integra un sistema di riconoscimento dei volti e dei gesti, grazie al quale la console distingue un giocatore dall’altro. Il riconoscimento vocale invece è in grado di interpretare alcuni comandi impartiti a voce, rendendo del tutto superfluo l’utilizzo di leve e pulsanti. In pratica, il nostro corpo diventa un unico sistema di controllo. La distanza ideale di utilizzo è tra 1,2 e 3,5 metri da Kinect, benché i sensori siano in realtà in grado di funzionare da 70 centimetri fino a sei metri. Il prezzo di vendita del dispositivo, che viene fornito insieme al gioco Kinect Adventure, è di 149 euro. In alternativa, per 299 euro è possibile acquistare Kinect insieme all'Xbox 360 4 GB. U i

Interagire con un computer senza l’intervento di alcun tipo di interfaccia “fisico” era solo un’idea da fantascienza Che adesso è diventata realtà Specifiche tecniche Compatibilità: Xbox 360 Collegamento: Porta proprietaria per Xbox slim Usb e alimentazione esterna per i modelli precedenti Distanza idealedi utilizzo: da 1,2 a 3,5 metri

Danza che ti passa in forma con Dance Central Se pensiamo di acquistare un singolo titolo per Kinect, dovremmo considerare Dance Central. Prodotto dalla stessa Microsoft, è una grande dimostrazione delle potenzialità del nuovo sistema di controllo e, al tempo stesso, un gioco incredibilmente divertente, nel quale dobbiamo esibirci sulla pista da ballo. Ogni brano ci presenta una serie di passi che dobbiamo eseguire a ritmo, fino a completare alla perfezione tutta la coreografia. Oltre che spassoso, è anche un eccellente esercizio per restare in forma.


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ROMANZO / Luigi Pulvirenti ha da poco pubblicato la sua prima fatica letteraria, D’estate i temporali, un lungo e intimo affresco che si snoda negli ultimi vent’anni a Catania . Con l’accompagnamento di tanta buona musica

1989-2007, tre storie di vita tra passioni, entusiasmi e disincanto di Paola Santoro ietzschiano eterno ritorno dell'uguale, gattopardiano immobilismo del tutto cambia per restare sempre uguale. Sono astratti furori ad animare il romanzo d’esordio del giornalista catanese Luigi Pulvirenti, D’estate i temporali, pubblicato da Euno Edizioni nel novembre del 2010. È il sogno di cambiamento dei giovani degli Anni 80, allora protagonisti rivoluzionari di un mondo da costruire, oggi spettatori impotenti di uno stesso mondo che chiede, ancora con forza, rivoluzioni. 1989: Luca, Giulia, Giorgio, passione civile e voglia di vivere. 2007: una generazione di quarantenni che avverte un comune senso di inadeguatezza rispetto alla vita. Catania fa da sfondo e accoglie le vicissitudini di questi ragazzi in un momento storico ben preciso. «È il 1989: data decisiva, anno del crollo del Muro; in questo contesto Catania vive il suo personale momento di passaggio, che si sviluppa all’interno di un percorso autonomo e originale. Si respira l’aria del risveglio, dopo il buio della guerra di mafia della prima metà degli Anni 80. Ed è in questo clima di rinascita e speranza che racconto la storia di Luca, Giulia e Giorgio, racchiusa in un arco temporale

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ben preciso, dal luglio al dicembre del 1989. Vent’anni dopo, nel 2007, Luca, ormai quarantenne, in vacanza a Stromboli, rivive le stesse sensazioni, ma con una maturità diversa. Con quel cinismo disincantato che è il prezzo pagato al fallimento delle attese giovanili». Due storie in parallelo, quindi: Catania da una parte, Luca dall’altra. «Realtà che si completano e si spiegano a vicenda. Questa è una città che vive di grandi fiammate, fuochi che irrimediabilmente si spengono; si preferisce mantenere l’argomento della recriminazione

delle cose che vanno male, piuttosto che agire fino in fondo. È l’incapacità di portare a compimento i progetti, alle estreme conseguenze i presupposti. E lo stesso fa Luca quarantenne, vivendo il fallimento di quella rivoluzione che da giovane tentava di fare, non riuscendo a sciogliere i nodi della sua esistenza». E la musica è protagonista. «Sì, è l’elemento di identificazione di una generazione. Grazie alla musica si inizia a “suonare la sveglia” di questa città, aprono i primi pub, si risvegliano i quartieri e si mette in moto un meccanismo di rinascita coinvolgente. Sono gli anni dei Denovo e di Radio Delfino. Una Catania che vive

la musica in maniera originale, dal rock inglese a quello americano, con gruppi conosciuti alle volte solo qui. E’ questo il clima che attraversa il romanzo, una sottile trama musicale. Io adoro riempire e infarcire la mia scrittura di citazioni musicali perché, più di qualunque altra cosa, creano atmosfera». Un romanzo a metà tra memoria e formazione, genere che conta prestigiosi esempi, incluso il Vittorini di Conversazione in Sicilia, il cui protagonista è mosso da “astratti furori”. E il tuo obiettivo? «Non è assolutamente una descrizione nostalgica, questo genere di operazioni non permette di guardare con serenità alle cose del passato. È una storia che, secondo me, meritava di essere raccontata. Nel farlo forse ha agito il desiderio di indurre alla riflessione. Sarebbe utile chiedersi il motivo per cui il decennio degli Anni 80 sia così presente nella nostra città». E il titolo? «Mi piace quest'immagine. Il temporale d’estate che arriva improvvisamente, e sparisce. Qualcosa che sopraggiunge e se ne va, lasciando tutto intatto, come i ricordi. E così, alla fine del romanzo, non cambia nulla. Lo stesso accade a Catania: una costante attitudine a vivere in attesa degli eventi, fino al punto di restarne in balia». U i


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Raccontando il Monastero primo premio a Roberto Zito

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on senza polemiche si è conclusa la quarta edizione di “Raccontando il Monastero”, il concorso indetto dalla Facoltà di Lettere e Filosofia che quest’anno, per la prima volta, è stato aperto anche agli studenti di Lingue. Oltre alle sezioni di narrativa e fotografia quest’anno il concorso prevedeva anche una sezione “audio-video” che, però, non ha trovato alcun vincitore perché la commissione esaminatrice non ha ritenuto “idonei” i pochi lavori presentati al concorso, il che ha suscitato non poche polemiche tra gli studenti universitari. Tornando alle premiazioni, che si sono tenute lo scorso 11 novembre in piazza Dante in occasione della “Festa dell’accoglienza”, la giuria ha assegnato il primo premio per la sezione narrativa a Roberto Zito (nella foto), appassionato di cinema (noto per aver raccolto le firme affinché non

cessasse di esistere la rassegna cinematografica Learn by Movies), blogger e collaboratore di Step1, che ha presentato il racconto intitolato “Odori e frammenti”. Roberto Zito, 23 anni e prossimo alla laurea in Lettere e filosofia, non è nuovo a questo tipo di riconoscimenti: già nel 2008 infatti si era classificato terzo con “Chiaroscuro”, e per ben due volte ha vinto il concorso di critica cinematografica “Scrivere di cinema” che si organizza a Pordenone. Il suo è un lavoro sui generis perchè racconta il Monastero attraverso “gli occhi” di un non vedente.

«Ho fatto il servizio civile all’Unione italiana ciechi - dice Zito - e una volta mi sono ritrovato ad accompagnare una persona al Monastero, ma la storia che ho presentato al concorso è frutto della mia fantasia. Ho tentato di descrivere i Benedettini attraverso il tatto e l’udito, proprio come fanno i ciechi. Ho lavorato molto per scriverlo, e un’esperienza di grande aiuto è stata la visita al Museo tattitle che almeno una volta nella vita tutti dovremmo visitare». La giuria ha inoltre deciso di conferire un secondo premio ex aequo ai racconti di Roberto Sammito e Giuseppe Coniglione che hanno presentato, rispettivamente, i racconti “Il nespolo” e "Lu grandi Allianatu". Per la sezione fotografica il primo premio è andato agli scatti di Gabriella Adele Guastella.

CAVALLOTTO / A febbraio Diego Della Palma

La Libreria Cavallotto di corso Sicilia ospita il 14 gennaio alle ore 18 Daniele Pario Perra che presenterà il suo “Low cost Design” con Emiliano Gandolfi, Beppe Finessi, Francesco Morace e Pierluigi Sacco. Il 27 gennaio alla stessa ora si svolgerà la presentazione del libro “Il patto” di Ludlum Robert, mentre l’11 febbraio alle ore 18 Diego Della Palma (nella foto) presenterà il suo ultimo “A Nudo”.

MONDADORI / Non solo libri

Il 15 gennaio Patrizia Carotenuto e Alessandra Raiti presentano “Comiche in cassa” alla libreria Mondadori di corso Sicilia dove dal 20 si terrà la mostra grafica di Vittorio D'Atri. Il 22 Claudio Buccheri presenta “Riflessi d’argento sul blu cobalto”, il 28 gennaio Giuseppe Ardica presenterà “Baby Killer”, mentre il 1° febbraio sarà la volta di “Adultéri, delitti e filologia” di Alberto Varvaro. L’11 Gianni Bandiera presenta “Come sposare una donna russa e vivere felici” mentre il 12 sarà la volta di “L’altra metà della mela” di Antonia Silvestri.

R E A D I N G di Tiziana Lo Porto ✎

Blankets, la vita in un fumetto

Neon Angel storia di un breve successo

Grunge, lo stile di una generazione

Graphic novel di culto per gli appassionati di fumetti di tutto il mondo, è da pochi mesi in libreria una nuova bellissima edizione di Blankets di Craig Thompson (prefazione di Luca Sofri e traduzione di Claudia Manzoletti, Rizzoli Lizard, pagine 600, euro 29). Autobiografica, pubblicata negli States nel 2003 e nel 2005 scelta dal Time come una tra le dieci migliori graphic novel in lingua inglese che siano mai state scritte, è la storia di un primo amore. Protagonista insieme a Craig, la giovane Raina. Intorno all’educazione sentimentale dei due, per poetici e belli dialoghi e ancor più poetici e belli disegni, viene costruita una storia commovente e intensa, che tutto dice dell’amore.

Aiutate da uno smaliziato produttore discografico, cinque ragazzine americane decisero di mettere su una band rock’n’roll. Erano gli anni Settanta, e la musica (soprattutto il rock) era assai poco frequentata dalle donne. Le cinque ragazze si chiamavano Cherie Currie, Joan Jett, Lita Ford, Sandy West e Jackie Fox, e il nome che scelsero per la band fu The Runaways. Il successo fu immediato, ma breve. La loro storia viene raccontata in un’autobiografia scritta dalla stessa Cherie Currie. Neon Angel. Memoria di una Runaway (scritto insieme a Tony O’Neill e tradotto in italiano da Claudia Benetello, Arcana, pagine 350, euro 18) è il titolo del libro, arricchito da una prefazione di Joan Jett e già passato al grande schermo per la regia dell’italo-canadese Floria Sigismondi.

«Grunge? Brutto nome. Un nome patetico, davvero. Ma piuttosto divertente nella sua pateticità. In qualche modo qui sta il succo della questione». Comincia così Thurston Moore (amatissimo frontman dei Sonic Youth) la sua bella prefazione al volume fotografico di Michael Lavine Grunge (Isbn Edizioni, pagine 160, euro 29). Nel libro magnifiche foto, rigorosamente in bianco e nero, scattate a Seattle e dintorni negli anni in cui nacque e si affermò il grunge (musica, come moda, stile e filosofia di vita). Viene raccontato così un “lì e allora” che, per chi come noi è nato negli anni Settanta è diventato un caposaldo della nostra educazione sentimentale. In copertina, immancabilmente, Kurt Cobain: capelli lunghi e spettinati, golf infeltrito, jeans strappati, sguardo perso altrove.

C. Thompson Blankets Rizzoli Lizard, pp. 600, 29 euro

Cherie Currie Neon Angel. Memoria di una Runaway Arcana, pp. 350, 18 euro

Michael Lavine Grunge Isbn Edizioni, pp. 160, 29 euro


time out digitale

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INFORMA VIDEOGAME

di Salvo Mica

artebit.it

BIT&CALAMAIO

Dopo le feste classifiche di vendita e nuove uscite el periodo natalizio le vendite dei videogiochi s’impennano e si consuma il rituale dell’ascesa e caduta dei titoli vg. L’Associazione Editori Software Videoludico Italiano ha pubblicato in collaborazione con Gfk, la top ten delle vendite nel mercato Pc e nel mercato console. Vincitore assoluto sembra essere Gran Turismo 5, attesissimo dai fan della simulazione sportiva hardcore seguito a ruota da Wii Party e Wii Fit, il cui successo non accenna a diminuire nonostante l’età della console Nintendo Wii. La classifica è ovviamente completata dai titoli più in voga degli ultimi mesi, con Call of Duty: Black Ops ed il ritorno, come ogni anno, di Pes 2011 e di Fifa. Siamo Italiani in fondo... Top 10 giochi per console: 1. Gran Turismo 5 (PlayStation 3); 2. Wii Party (Wii); 3. Wii Fit Plus + Balance board (Wii); 4. Kinect Adventures + Kinect (Xbox 360); 5. Donkey Kong Country Returns (Wii); 6. Call of Duty Black Ops (PlayStation 3); 7. Assassin’s Creed Brotherhood (PlayStation 3);8. Fifa 11 (PlayStation 3); 9. Pro Evolution Soccer 2011 (PlayStation 2);10. Pro Evolution Soccer 2011 (PlayStation 3). Top 10 giochi per PC: 1. Call of Duty Black Ops; 2. The Sims 3; 3. Football Manager 2011; 4. World of Warcraft: Cataclysm; 5. Pro Evolution Soccer 2011; 6. Fifa 11; 7. World of Warcraft Pre Paid Card 2 Mesi; 8. The Sims 3 Late Night; 9. Assassins’s Creed II; 10. World of Warcraft: Wrath of The Lich King. Ma i videogames non vanno in ferie neanche dopo Natale. Il 19 Gennaio arriverà negli scaffali italiani Little Big Planet 2, ovvero il sequel di uno dei giochi più premiati di sempre per l’innovativo e rivoluzionario design. Sackboy (avatar base del gioco: “un piccolo sacco di iuta, imbottito di morbida ovatta e… di gelato”) ha rivoluzionato il mondo video ludico al motto di “Gioca, crea, condividi”. Il primo, rivoluzionario, vendutissimo ed acclamato capitolo della serie è descritto così: se ti trovassi sul Little-

N

BigPlanet e provassi a immaginare un luogo più sbalorditivo, fantastico e creativo, pieno di affascinanti avventure, personaggi bizzarri e brillanti cose da fare... non ci riusciresti. Tutta l'immaginazione è qui, e ciò che ne farai dipende interamente da te. Costruisci nuovi livelli ed espandi l’ambiente, colleziona tanti oggetti diversi per lasciare la tua firma in questo mondo, o semplicemente divertiti con le persone e con i trabocchetti che hanno allestito. LittleBigPlanet è la perfetta incarnazione del tuo mondo dei sogni. Da quando LBP è stato creato, centinaia di migliaia di livelli sono stati ideati dagli utenti, giocati da altri player e condivisi nella rete. Un fenomeno sociale e mediale più che un videogioco. Il secondo LBP mantiene inalterato il setting di Sackboy: introduce una nuova storyline nella campagna single player, il migliorato motore fisico e grafico consente al nostro sackboy di correre, saltare, nuotare ed arrampicarsi,ma la vera innovazione consiste ancora una volta, nel rendere protagonista la creatività dei player, non dei designer. In LBP 2 infatti sarà possibile operare sull’Intelligenza Artificiale dei personaggi, sull'interfaccia, sui controlli, sulle musiche, sui livelli di gioco, sulle cut scenes ed udite udite, sarà possibile doppiare i personaggi e creare sequenze cinematografiche della propria opera. Imperdibile. Per chi invece ha perso tutte le allegre giocate a carte a casa di amici e si ritrova a corto di euro (ma con costante e inalterata voglia di giocare) consigliamo di collegarsi a Steam (http://store.steampowered.com) e scaricare “The Misadventures of P.B. Winterbottom”: 3,99 euro basteranno a entrare in un magico scenario tratto da un film muto, un miracolo di gameplay, stile, innovazione e digital design che sembra voler rappresentare al meglio la lezione di Fiedler sulla media morfosi. Con questi giochi non possiamo non augurarvi, senza cattiveria, buon rientro dalle feste.

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Adinolfi, nuovo giornale per giovani senza muffa www.thedailyweek.it Dal 5 novembre scorso è disponibile in tutte le edicole italiane un nuovo settimanale, “The Week”. Diretto da Mario Adinolfi, giornalista ma anche scrittore, politico e autore per radio e televisione, “The Daily Week” è invece il supplemento telematico del settimanale cartaceo. Fondamentale ed esplicativo il sottotitolo: “il giornale online degli italiani nati dopo il 1° gennaio 1970”. Un modo per affermare come l’informazione, e con essa l’intero nostro Paese, abbia bisogno di nuova linfa e di una bella ripulita dalla muffa.

Bookcrossing, nuovo portale per la tracciabilità www.bookcrossing.com Quanti, fra coloro che hanno mes-

di Emanuele Brunetto so in pratica almeno una volta il “bookcrossing”, si sono chiesti dove fosse andato a finire il proprio libro? Magari dietro l’angolo di casa, o forse in un’altra città o continente, chi lo sa. La curiosità è certo tanta, e il portale in questione prova a darvi risposta, mettendo a disposizione un ID univoco per ciascun volume, da incollarvi sopra a mo’ di passaporto. Al nuovo lettore che entrerà in possesso del libro basterà andare sul sito e inserire l’ID per tracciarne gli spostamenti.

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U NIVERSIT di Riccardo Marra

THE DECEMBERISTS / The King is Dead Mettiamo subito le cose in chiaro: questo non è un disco che cambierà la vostra vita, né la vostra idea sul rock e sul mondo. E allora? - direte - che l’ascoltiamo a fare? Beh ci sono dischi il cui merito è essere “solo” ottimi compagni di viaggio, fedeli, rassicuranti. Ecco, i Decemberists fanno questo, prendono per mano e raccontano un mondo pieno di colori, un’esplosione di entusiasmo, quello che si ha quando muore un re o ci si libera da una tirannia. Per le orecchie fini: ascoltando brani come Don’t Carry It All, Calamity Song, e Down by the Water vivrete un deja-vù R.E.M. periodo “Murmur”. Questo perché le chitarre, sono a cura proprio di Peter Buck così come l’intera atmosfera pastorale (chitarre, armonica, mandolino) che aleggia nel disco. Il re è morto dunque è un album che lavora di emotività, si apre a poster per i road movie dell’ascoltatore e poi, sì, del tunnel dell’inverno, è la luce che ne preannuncia la fine.

GORILLAZ / The Fall Il blog della Pistorio per gli amanti dell’arte www.onestepfastforward.tumblr.com “Fast Forward” è un blog sulla piattaforma Tumblr che parla di arte, architettura, design, grafica, fotografia, viaggi, urban design e lifestyle. La ragazza che lo cura, Agata Jane Pistorio, spulcia internet alla costante ricerca di tutto ciò che, come spiega lei stessa, è caratterizzato da “concept semplici ma efficaci, grafiche essenziali, oggetti dal gusto retrò, progetti green friendly, materiali naturali e sperimentali”. Il blog, scritto in inglese, punta più sulle immagini che sulle parole ed è suddiviso in rubriche.

Musica e modernità sono elementi sempre più aggrovigliati l’un con l’altro. C’è poco da essere romantici, il progresso è questione squisitamente antropologica: cambiano i mezzi, i supporti, i paradigmi, cambia l’espressione, la creatività. I Gorillaz lo sanno benissimo, anzi si sono formati proprio partendo dall’assunto che la personalizzazione della musica sia cosa antica e che anche un avatar può essere protagonista. The Fall però va oltre. È un disco che viene dallo spazio, su cui non s’è posato neanche un polpastrello, che ha solo la voce di Damon Albarn come unico contatto con questo mondo, che è stato realizzato su I-Pad (e su un’altra quindicina di app). Niente di male, per carità, ma per me è troppo. Anche i Depeche Mode viaggiano di suggestioni elettroniche, beat, pulsazioni, macchine, ma lo fanno partendo dal cuore umano. The Fall è stato regalato dai Gorillaz in download dal loro sito il 25 dicembre… ed è come festeggiare il Natale con un bicchiere di spumante immaginario.


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