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U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - dicembre 2010 con il patrocinio di

E.R.S.U. Catania

time out LO SHOWMAN/ Immanuel Casto il provocatore

time out CONCERTI/ Marta e Sonia da Berlino a Catania

ateneo DDL GELMINI/ Tra i giovani in piazza è allarme per il futuro

ateneo COM’È ANDATA A FINIRE?/ La Città della Scienza resta ferma al palo

time out

FENOMENO SUICIDE GIRLS

MAD IN ITALY/ Pan del Diavolo, Nobraino, A Toys Orchestra

«NOI, BELLEZZE ALTERNATIVE» ALL’INTERNO / La tesi di laurea: l’italiano secondo Facebook / Lavoro, opportunità di stage / Teatro Stabile, arriva il musical “Cats” / Dvd, la nuova scena rock della Seattle d’Italia / Libri, l’esordio di Giovanna Tamà con un romanzo per ventenni


sommario

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U NIVERSIT

in questo numero... 6

ateneo DDL GELMINI / Le voci dalla piazza: allarme sul futuro

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EMITTENTE D’ATENEO / Radio Zammù aspetta (e spera)

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IL CASO / La Città della Scienza resta ferma al palo

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SIAMO IN TESI / L’italiano secondo Facebook

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QUANTO NE SAI DI / Fernanda Pivano

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sport LA STORIA / Davide Musumeci, arbitro aspirante medico

Gerenza pag 12

“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it

diritto allo studio ERSU / Bando 2010/2011, a rischio 1.150 borse

Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005

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Anno VI - N. 11 - dicembre 2010

lavorare

EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania

CORSI / Diventare comunicatori della politica

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STAGE / Sei mesi nel gruppo Nestlé

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tendenze IL FENOMENO / Riae: «Io Suicide Girl, bellezza alternativa»

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REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino Caltagirone info@universitinforma.it

time out-time in PORNO-ELECTRO-POP / Immanuel Casto il provocatore

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STABILE / Arriva Cats, parla il regista Saverio Marconi

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RASSEGNE / Flatus Vocis al via con Wilde Inside

pag 24

MUSICA / Pan del Diavolo: «Il folk, patrimonio infinito»

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BAND / Nobraino: «Stupidi per neologismo»

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INTERVISTA / Marta Collica, straniera in patria

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RITRATTO D’ARTISTA / Santo Mangiameli

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VISIONI / In dvd la nuova Catania del rock

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LIBRI / Storia di Anya, metafora del disagio giovanile

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LIBRI / Commedia in salsa catanese raccontata sul blog

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TIME IN / Libri, videogame, web e dischi

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DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info

TIRATURA: 15.000 copie

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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Vanessa Neri, Emanuele Brunetto, Desirée Miranda, Giusy Cuccia, Salvo Mica, Paola Santoro, Giuseppe Valerio, Lavinia D’Agostino, Tiziana Campo CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805

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“Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati Con il patrocinio di: Ersu Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania



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RIFIUTI IN CERCA D’AUTORE / C’è tempo fino al 15 febbraio per partecipare al concorso organizzato da Salerno Arte (www.salernoinarte.it). Previsto anche un premio per le opere realizzate con rifiuti elettronici

CATANIA / 48 borse per l’incentivazione allo studio Bandite 48 borse a favore di studenti immatricolati per la prima volta all’Università di Catania per l’anno accademico 2010/11. L’importo annuale massimo della borsa di studio è fissato in 3.098,74 euro per gli studenti fuori sede, in 2.261,04 euro per gli studenti pendolari e in 1.549,37 euro per gli studenti in sede. La domanda di partecipazione al concorso, redatta esclusivamente sull'apposito modulo allegato al bando, va indirizzata al Magnifico Rettore dell’Università di Catania e deve essere presentata o pervenire a mezzo raccomandata A.R., entro le ore 16.30 del 23 dicembre 2010, esclusivamente presso l’Ufficio Diritto allo Studio, Via Landolina n. 51 - 95124 Catania. Qualora la predetta domanda sarà inoltrata per raccmandata A.R. la busta contenente la stessa dovrà indicare all’esterno la seguente: “Borse di Studio per l’Incentivazione”, a pena di esclusione, e dovrà pervenire comunque entro lo stesso termine del 23 dicembre.

PREMIO DI LAUREA AICUN 2011 / Riservato alle tesi sulla comunicazione universitaria Settima edizione per il Premio di Laurea in Comunicazione universitaria promosso da Aicun, associazione italiana per Comunicatori d’Università. Il premio viene assegnato ad una tesi triennale, biennale, di Master o di Dottorato, svolta su tematiche attinenti la comunicazione nel suo complesso con particolare riferimento alle organizzazioni universitarie e di ricerca. Lo scopo è quello di valorizzare le tematiche della comunicazione e del marketing istituzionale contribuendo così alla continua evoluzione degli studi e degli approfondimenti inerenti le organizzazioni dell’alta formazione e della ricerca. Quest'anno il Premio è riservato a laureati nell’anno accademico 2008-09 e le domande di ammissione con le relative documentazioni dovranno pervenire entro il 31 dicembre 2010 (www.aicun.it).

POESIA / Animosa Civitas Corleonis ad accesso aperto dell'Università di Catania L’associazione Corleone Dialogos, con il Comune di Corleone e la collaborazione della Fondazione Fiumara D’Arte, bandiscono la II edizione del Premio di poesia “Animosa Civitas Corleonis”. La partecipazione al concorso è aperta a tutti. Sono ammessi componimenti poetici in lingua italiana o in siciliano, purché inediti, e ciascun partecipante potrà presentare al massimo due liriche, a tema libero. Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 2 aprile 2011. A garanzia d’imparzialità, i partecipanti dovranno inoltrare i componimenti sotto uno pseudonimo, secondo un meccanismo illustrato nel bando completo del concorso, pubblicato sul sito del Comune di Corleone (www.comune.corleone.pa.it) e su quello dell’Associazione Corleone Dialogos (www.corleonedialogos.it). Le opere potranno essere pubblicate in un’antologia dell’evento. I premi saranno offerti dal Comune di Corleone.

PROGRAMMA FULBRIGHT / Domande solo online entro il 10 gennaio Nuove opportunità di studio, ricerca e insegnamento in Italia e negli Stati Uniti per dottorandi, laureati, dottori di ricerca, ricercatori e professori universitari di discipline umanistiche e scientifiche, che, grazie al Programma Fulbright, per gli anni accademici 2011-12 e 2012-13 avranno a disposizione più di 50 borse di studio per progetti da svolgersi nelle migliori università statunitensi. Nato nel 1946 su proposta del senatore J. William Fulbright e attivo in Italia dal 1948, il programma è promosso dalla Commissione per gli scambi culturali fra l’Italia e gli Stati Uniti US-Italy Fulbright Commission e finanziato congiuntamente dal Dipartimento di Stato statunitense e dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Attualmente è presente in oltre 150 Paesi. Requisito fondamentale per la partecipazione è la conoscenza approfondita della lingua inglese, comprovata da certificati Toefl (Test of English as a Foreign Language) o Ielts (International English Language Testing System). Tutte le borse di studio Fulbright includono le spese di viaggio tra l’Italia e gli Stati Uniti e la copertura medico assicurativa finanziata dal Governo degli States. Le borse a disposizione hanno una durata variabile che va dai 3 mesi ai 5 anni. La prima scadenza è fissata per il prossimo lunedì 10 gennaio, data ultima per la presentazione delle domande per le prime 24 borse di studio rivolte ai dottorandi. Gli interessati dovranno compilare esclusivamente on-line il modulo di domanda, disponibile, insieme ai bandi, sul sito internet www.fulbright.it.

ESTATE IN TAIWAN / Per laureati in Scienze, Lettere e Scienze sociali Il National Science Council of Taiwan (NSC), per promuovere una più intensa collaborazione con le istituzioni italiane di alta formazione e ricerca, bandisce 5 borse di studio per laureati italiani in Scienze, Scienze Sociali e Lettere con le quali si finanzia un periodo di ricerca in Taiwan. Il programma, che permette di cimentarsi nella lingua e cultura del paese ospitante, ha una durata di otto settimane e si svolgerà dal 27 giugno al 19 agosto 2011. Per candidarsi occorre compilare l’application form che si trova sul sito http://france.nsc.gov.tw e rinviarla entro il 15 febbraio 2011 all’indirizzo indicato.

FONDAZIONE CRUI / Preparazione informatica disponibile il placement test gratuito La Fondazione Crui segnala un’interessante opportunità promossa da Più, spin-off della Fondazione Crui, con la collaborazione di Aica (l’Associazione italiana per l’Informatica ed il Calcolo automatico). Fino al 31 dicembre è, infatti, possibile effettuare gratuitamente un placement test per valutare il proprio livello di competenza informatica. Per accedere al test è sufficiente collegarsi alla pagina www.formazionepiu.it ed effettuare una veloce registrazione. Rivolto sia a principianti che ad esperti, il test è diviso in tre parti di difficoltà crescente: base, intermedio, e avanzato. Per superare ciascun livello occorre rispondere correttamente ad almeno 8 domande su 10. Al termine di ogni sessione è possibile controllare le proprie risposte, ottenendo anche un feedback sui propri errori in modo da poter poi analizzare le aree in cui può essere utile investire sulla propria formazione.



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LA PROTESTA / Non sembra solo contestare la riforma Gelmini la mobilitazione di studenti, docenti e ricercatori. Ma emerge una preoccupazione di fondo: i giovani chiedono garanzie sul domani. I pareri raccolti durante la manifestazione del 30 novembre di Desirée Miranda Vanessa Neri Manifestazioni, cortei, occupazioni, autogestioni…, azioni dimostrative improvvise come il blocco della circonvallazione all’altezza della Cittadella universitaria o l’occupazione della sede Ersu, o i manifesti sull’Etna o l’asserragliamento sui tetti. Una strategia di iniziative dimostrative “lampo” per protestare contro il ddl Gelmini e il suo rush finale in Parlamento. Studenti e precari dell’università, insieme con gli stduenti medi, sono scesi in piazza in contemporanea col resto d’Italia lo scorso 30 novembre, in occasione del voto della Camera sul disegno di legge di riforma dell’università. Diverse categorie, quindi, accomunate dal dissenso nei confronti di un ddl che, sostengono, smantella il sistema universitario non per migliorarlo, ma per distruggerlo. Ma le preoccupazioni di chi manifesta non si limitano al ddl Gelmini, ma vanno oltre, guardano verso il futuro, il proprio e quello del paese. Tanti e arrabbiati sono i ragazzi che abbiamo sentito, tutti preoccupati di non avere un futuro. La loro, dunque, non vuole essere solo una protesta di studenti, ma di tutta la società civile. E si definiscono arrabbiati e tristi: arrabbiati dicono - perché nel nostro paese non esiste la meritocrazia e perché si sta andando sempre più verso una privatizzazione dell'istruzione per cui ci sarà una scuola di serie A, di qualità e una serie B. Tristi perché vedono le tasse aumentare e i servizi diminuire e chi sta al governo piuttosto che ascoltare le loro proteste e cercare di cambiare le cose, li apostrofa così: «Gli studenti veri - ha detto recentemente il premier Silvio Berlusconi - sono a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso». Davvero? Ecoc le voci della piazza del 30 novembre. Carmelo Franceschino, studente del liceo classico Cutelli: «Stiamo manifestando il nostro dissenso contro i nostri politici che, blindati in Parla-

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Le voci dalla piazza Allarme sul futuro

mento, stanno depauperando l’Italia del poco che le è rimasto. La gente, purtroppo, ha la pancia troppo piena per accorgersene. Certo, credo che tutto negativo non sia in questa riforma, come ad esempio

il mandato limitato per i rettori, ma non è con i tagli alla cultura che si fa il bene del paese». Simone Olivelli, studente del corso di laurea di secondo livello in Culture e linguaggi per la comunicazione, facoltà di Lettere e filosofia: «C’è bisogno di una coscienza civile che manca. Mi auguro che tutte le persone che stanno manifestando lo facciano con coscienza, non solo per farsi vedere, per apparire. Io sono seriamente preoccupato che continuando a seguire la strada finora intrapresa, quella del decadimento culturale e morale del nostro paese, non ci sarà futuro dopo l’università e che la laurea tanto sudata si trasformerà in un semplice pezzo di carta"». Paolo Maugeri, studente del corso di laurea di secondo livello in Scienze biologiche: «Il nostro paese è in agonia, è un dovere scendere in piazza per fare sentire il nostro dissenso a chi cerca di ignorarci e decidere del nostro futuro senza prenderci in causa. La cultura

non può essere considerata un privilegio per pochi e invece è quello che i nostri politici vogliono, tanto che tagliano molto, moltissimo i fondi per l’istruzione pubblica e aumentano quelli per quella privata». Chiara Rizzica, docente a contratto di Composizione architettonica della facoltà di Architettura di Siracusa: «Sono già due anni che protestiamo contro il ddl Gelmini perché non fa altro che precarizzare ulteriormente i ricercatori ai quali, dopo anni di precariato, si prospetta ancora e solo precariato. I concorsi sono bloccati e tutto questo provoca solo preoccupazione e ansia e di conseguenza l’impossibilità di costruirsi un futuro». Gabriele, studente del liceo Spedalieri: «Molti miei compagni preferiscono andare a scuola piuttosto che manifestare, ma in un paese che investe meno dell’1% del Pil per l'istruzione, manifestare contro un sistema di ulteriori tagli è un dovere. Io credo che le persone che pensano possono creare problemi ad un sistema


Roberto Lagalla rettore Palermo

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Non è vero che in questi giorni, i giovani che studiano sono stati a casa. Sono stati in piazza, sui tetti. Questa legge, che non è un cattiva legge in assoluto e che poteva essere migliorata, ma è diventata terreno di uno scontro politico» (fonte: www.ustation.it)

di potere che ha bisogno del consenso per governare ecco perché siamo qui adesso». Alessandro Lutri, da tre anni ricercatore in antropologia nella facoltà di Lingue: «Si vuole stravolgere il sistema universitario per consegnarlo in mano ai professori ordinari e ai rettori i quali si sceglieranno i loro uomini. Inoltre entreranno degli imprenditori nei consigli d’amministrazione il che provocherà inevitabilmente un ulteriore divario tra il nord e il sud del paese e la didattica avrà una influenza di tipo aziendale». Andrea Rapisarda, professore associato a Fisica: «È un disegno in favore dell’istruzione privata. Non è un caso che Confindustria e le università private siano favorevoli al ddl, e addirittura alcuni dei loro rappresentanti sono anche consulenti del Ministro. In ogni caso questa riforma è solo uno slogan politico che non ha copertura finanziaria e che ha bisogno di molte leggi delega per essere attuata. Tutto resterà bloccato per anni». Stefania Mazzone, docente di Storia della filosofia a Scienze Politiche: «Questo paese ha fatto una scelta ben precisa: non investire sulla ricerca. Questa riforma unita ai tagli alla ricerca azzera un futuro per il nostro paese: e un paese che non fa ricerca e non fa innovazione è destinato ad una crisi permanente». Emanuel Sammartino, Consigliere di Facoltà di Lettere e Filosofia: «La tanto sbandierata meritocrazia ha concretamente condotto a due decisioni, una potenzialmente giusta e una sicuramente sbagliata: la verifica triennale per gli scatti stipendiali e il “fondo per il merito”. La prima cerca di risolvere il problema della gerontocrazia del sistema. Pur essendo un’idea non negativa, bisognerà vedere come e se verrà messa in pratica. Il “fon-

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Antonino Recca rettore Catania

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Non sembra che dalla riforma, così come è articolata, possa scaturire la soluzione per i tanti problemi dell’università. Si tratta tuttavia di un esperimento (...). Il nostro ateneo ha di fatto anticipato alcune misure di contenimento della spesa» (fonte: La Sicilia)

Franco Tomasello rettore Messina

Salvo Andò rettore Enna

Le risorse sono insufficienti per tutte le università del Sud. Se il ddl Gelmini dovesse passare senza misure di perequazione saremo in difficoltà. (...) si tratta della mancanza delle condizioni minime per poter garantire didattica e ricerca» (fonte: La Sicilia)

La riforma dell’università ha aperto tante questioni che non hanno a che vedere con la materia trattata, ma la utilizzano per parlare della condizione giovanile, del mercato del lavoro, delle risposte che non arrivano sulla necessità di un patto generazionale» (fonte: www.ustation.it)

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Chimica, video-lettera polemica al rettore

Numero chiuso, 1733 matricole in meno Agraria e Sc. politiche, 50% di posti vuoti

Aumento tasse no, aumento tasse sì

Una video-lettera al rettore tutt’altro che nataliazia quella che gli studenti di Chimica che si definiscono gli “alchimisti anonimi” hanno inviato al rettore. L’hanno letta davanti alla telecamera e hanno postato il video su you tube (potete vederlo anche su ustation.it).

do per il merito” non è solo l’ennesima trovata pubblicitaria governativa, ma mina profondamente la possibilità di accesso all’istruzione superiore teoricamente garantita dalla Costituzione». C’è chi non la pensa allo stesso modo. Angelo Durso, Consigliere di corso di laurea a Economia: «Non condivido questa protesta e i modi in cui è stata svolta perchè più che una protesta per i diritti degli universitari è stata una protesta politica contro il governo. Molti di quelli che protestavano non sapevano nemmeno quali cambiamenti apporterà la riforma ma si trovavano lì solo perché strumentalizzati dai politici di turno o dalle associazioni universitarie di sinistra. Secondo me la riforma è a nostro vantaggio perché tende a colpire le baronie universitarie e i tagli a cui molti fanno riferimento sono rivolti agli sprechi e grazie a questi fondi risparmiati sarà istituito un “fondo nazionale per il merito” al fine di erogare borse di studio per i più meritevoli». U i

Ci saranno 7.582 matricole all’università di Catania per quest’anno accademico, 1.733 in meno rispetto alla “capienza” prevista dal bando unico d’ateneo. È questo il risultato dell’operazione «numero chiuso» che nello scorso numero Universitinforma aveva già anticipato, seppure con una previsione negativa addirittura più rosea dei dati ufficiali. Tre le facoltà che hanno registrato iscrizioni di molto inferiori ai posti disponibili: Lettere e filosofia con 636 matricole su 910, con il “flop” di Scienze della comunicazione (55 posti liberi); Scienze politiche e Agraria che vedono coperti circa il 50% dei posti. «Questa è la prima volta che i posti non sono stati assegnati. Il numero chiuso è un sistema che va perfezionato - ha commentato, rispondendo a Ustation.it, il preside di Agraria Tino Russo -. La nostra facoltà è quella che ha fatto le prove tra le ultime e questo non ha favorito la partecipazione ai nostri test. inoltre, il bacino di utenza della facoltà di Agraria di Catania è la Sicilia Orientale e tantissimi ragazzi non provengono dalla città, ma da piccoli centri dove la notizia che le iscrizioni ai test si chiudessero il 6 agosto non è arrivata. Inoltre ha influito la problematica relativa alla sede di Ragusa: abbiamo definito tardi la nostra offerta formativa e gli studenti provenienti da Ragusa non sapevano dove iscriversi. Sono sicuro che con un sistema stabile i dati saranno diversi».

Solo pochi giorni fa (il 2 dicembre) La Sicilia titolava a pagina 3: «Meno fondi e bilanci ingessati, ma non aumenteremo le tasse» riferendosi alla volontà dei tre rettori di Catania, Palermo e Messina. Eppure mercoledì 8 dicembre lo stesso giornale rilanciava il tema in modo opposto: «Tasse, +20% nel 2010, previsti altri aumenti». L’articolo specificava che quest’anno il gettito delle tasse d’iscrizione è aumentato di 7,2 milioni di euro (+20% rispetto al gettito del 2009/10): «E si annunciano ulteriori «adeguamenti» nei prossimi due anni. Sono dati del Programma annuale 2011, approvato lunedì (6 dicembre, ndr) da Senato accademico e Cda d’Ateneo». Non si prevedono interventi di grossa entita, ma «per gli anni 2012 e 2013, si rende opportuno configurare adeguamenti dell’importo delle tasse e contributi».


ateneo adio Zammù, e suoni anche tu!. Tutto è iniziato cinque anni e mezzo fa. Occorre ricordarlo perché, com’è naturale in una radio fatta dagli studenti per gli studenti, il ricambio di speakers e tecnici è stato considerevole. Così che si rischia di credere che Radio Zammù ci sia sempre stata e niente e nessuno può rimetterla in discussione. Invece la radio dell’università di Catania non s’è fatta da sola, né può vivere senza l’attenzione e le cure dell’ateneo. Scorrendo la raccolta dei verbali degli organi collegiali si vede che l’attenzione c’è stata. Ma che è mancato finora un atteggiamento premuroso e capace di garantire il rafforzamento della gestione e un continuo rinnovamento. Da un anno e mezzo lo staff di Radio Zammù garantisce un’informazione costante e dà l’anima, con impegno e passione eccezionali, per far funzionare l’emittente con un palinsesto di qualità pur in assenza delle risorse necessarie. Per l’anno in corso si è dovuta attendere l’adunanza del Consiglio di amministrazione del 4 giugno 2010 (verbale 2009/2010 n.9, pag. 99-101), cioè un anno dopo la scadenza del progetto triennale “Il Linceo” che aveva garantito (sotto l’egida del Cof) il noleggio della frequenza 101.00 MHZ e consentito a Radio Zammù di trasmettere via etere su banda FM dal 2007. In quella seduta il Cda aveva deliberato di “regolarizzare la situazione” sanando le pendenze nei confronti del concessionario della frequenza con una operazione negoziale. Mentre la convenzione per la gestione tecnica e artistica della programmazione radiofonica era stata rinnovata per tutto il 2010, ma a costo zero.

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Radio Zammù aspetta (e spera) L’EMITTENTE D’ATENEO/ Dopo una serie di rinvii il Cda dell’Università dovrebbe occuparsi il 23 del rinnovo della convenzione per la radio. Una scadenza importante. Ecco perché Dal 2009, Radio Zammù non ha avuto a disposizione nessuna risorsa per il rinnovamento delle attrezzature tecniche e per le spese di gestione. Lo staff della radio ha potuto sopperire alle necessità più urgenti grazie al sostegno dell’associazione non lucrativa di utilità sociale “Upress Cta, Associazione per la promozione del giornalismo universitario – Onlus”, che ha fatto

ricorso a una sottoscrizione straordinaria, col generoso supporto di numerosi docenti e personalità del mondo della cultura e dell’informazione e un contributo della Federazione nazionale della stampa italiana (l’ateneo ha concesso un contributo di tremila euro). Radio Zammù, tuttavia, non potrà continuare a vivere esclusivamente di sottoscrizioni. In quella stessa adunanza del 4 giugno 2010, il Consiglio di amministrazione aveva approvato la delibera “ferma restando, per l’anno 2011, la necessità di programmare e di espletare la procedura ordinaria per l’aggiudicazione, sia del contratto per l’affidamento del servizio di programmazione, sia del contratto per la gestione della programmazione radiofonica per conto dell’Ateneo”. Da quel momento in poi l’insidia più grande è stata l’italica consuetudine al rinvio. Il Cda è tornato a occuparsi di Radio Zammù nell’adunanza del 28 luglio 2010 (verbale 2009/2010 n.11, pag. 59). In quella occasione, su proposta del rettore, il consiglio ha accettato la proroga della gestione a titolo gratuito e

U NIVERSIT ha ripetuto la formula: “ferma restando, per l’anno 2011, la necessità di programmare e di espletare…”. L’istruzione della pratica è di competenza dell’Arit (Area dei rapporti istituzionali e con il territorio). Passano diversi mesi. Radio Zammù torna finalmente all’ordine del giorno del Cda nella seduta del 26 novembre 2010 e tutto lo staff della radio tira un gran respiro di sollievo: si potrà programmare l’attività con la certezza di continuare a trasmettere via etere, si potrà avere qualche mezzo supplementare per la gestione. Evviva! Ma il Cda rinvia la pratica all’ufficio per incompletezza di documentazione. Insomma, quattro mesi non sono bastati. Si aspetta perciò la seduta del 6 dicembre e, ancora una volta, la pratica non è all’ordine del giorno. Rimane adesso l’ultimo appuntamento dell’anno: il Cda del 23 dicembre, antivigilia di Natale. Radio Zammù - una delle radio universitarie più apprezzate anche sul piano nazionale, una struttura che si è mostrata capace di puntare su musica, cultura e valorizzazione delle risorse creative degli studenti e dei giovani catanesi, ma anche dei professori, dei ricercatori, di chiunque nel mondo accademico ha voglia e tempo e di offrire all’ateneo un puntuale servizio con dirette degli eventi più importanti per la comunità accademica - continua a sperare che il vento dell’attenzione dell’ateneo torni a soffiare. Sarebbe un bel regalo di Natale e la dimostrazione che c’è la volontà di fare andare avanti un progetto che ha portato molti riconoscimenti e molti servizi utili all’ateneo, che ha formato molti ragazzi a una professionalità indiscutibile. U i (copyright step1.it)


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COM’È ANDATA A FINIRE? / All’inizio dell’anno avevamo scritto che la moderna struttura museale d’Ateneo avrebbe aperto a dicembre. Così avevano detto i responsabili del progetto. E invece è tutto sepolto da polvere ed erbacce. Il professore Costa: «Cerchiamo soluzioni»

La Città della Scienza resta ferma al palo di Tiziana Campo n progetto ambizioso: una vecchia raffineria di zolfo trasformata in una struttura museale all’avangardia, uno “Science centre”, nato sotto la responsabilità scientifica dei professori Paolo Finocchiaro e Gaetano Foti. È la Città della Scienza, il primo museo scientifico interattivo della Sicilia, realizzato con un cospicuo finanziamento da parte dell’Unione europea (oltre 8 milioni di euro), come una delle più importanti iniziative del Progetto coordinato Catania-Lecce. Doveva essere pronta a dicembre 2010, come avevamo scritto a inizio anno. Eppure è tutto fermo, proprio come mesi fa, mentre erbacce e polvere ricoprono la struttura. Come mai? «La sua realizzazione - spiega il prof. Giovanni Costa, coordinatore scientifico del progetto Catania-Lecce e presidente del Sistema museale di ateneo - ha comportato un grande investimento, oltre che finanziario anche di energie e di tempo (circa dieci anni), con la necessità di superare ostacoli di vario tipo». Nella struttura, in via Simeto, sono previsti laboratori atelier; sono stati acquistati e verificati gli exhibit e gli strumenti interattivi. In totale sono state previste 5 aree tematiche, dedicate rispettivamente a: Fisica, Astronomia (con annesso Planetario), Biologia, Robotica e Piattaforma multimediale. Si tratta, insomma, di una struttura museale ultra moderna, lungo un percorso ascendente a spirale, su una superficie di 1000 mq - di cui 600 scoperti e 400 al chiuso. Già all’iniizo di quest’anno, però, l’apertura di Città della

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Scienza era in ritardo. Ora con un 2010 agli sgoccioli, l’inaugurazione del museo non è neanche prevista. Eppure è una struttura nata dal lavoro tenace e sinergico di svariate persone che per anni, con impegno, serietà e professionalità hanno perseguito la finalità di avvicinare la gente alla scienza in maniera pratica e concreta. Pofessor Costa, perchè la struttura ha ancora i catenacci serrati? «Alla chiusura del progetto non è stato possibile aprire al pubblico a causa del mancato allacciamento alla rete elettrica, dovuto a problemi tuttora irrisolti di posa sotto traccia delle tubazioni e dei cavi. A questo si aggiunga, che sono nel frattempo maturate enormi difficoltà fi-

nanziarie nel nostro ateneo: il che ha anche comportato la sospensione dei contratti per i giovani collaboratori (explainer e comunicatori scientifici), che avrebbero potuto comunque garantire un’apertura sia pure parziale della struttura». Eppure non ci sono dubbi sull’attesa dell’intera città rispetto a quest’opera. «Si tenga presente, ad esempio - continua il presidente - che qualche tempo fa è stata realizzata la mostra “Start” (Scienza, Tecnologia e Arte), per anticipare la futura Città della Scienza e per sondare il livello di interesse del pubblico per un museo originale, innovativo ed interattivo. Ebbene, la risposta in termini di affluenza è stata straordinaria e la partecipazione di ben 30 scuole di ogni ordine e

grado della provincia di Catania». Quali soluzioni, allora? «Nella mia nuovissima veste di presidente del Sistema museale di ateneo, sto cercando tutte le soluzioni possibili per riuscire a rendere compiuta l’opera e fruttuoso l’investimento richiesto. Per questo motivo, sono riuscito a fare inserire la nostra Città della Scienza fra le dieci strutture nazionali che hanno l’obiettivo comune dell’educazione informale come strumento di diffusione della cultura scientifica, attraverso un Programma integrato di attività da parte di una rete italiana di “science centre”. Inoltre, ho da poco avanzato al Miur una richiesta per un finanziamento triennale, che consenta lo start up per la Città della Scienza. E, anche se questi tentativi non dovessero andare in porto, prima o poi si troverà la strada giusta. La speranza di vincere questa difficile “guerra”, come si vede, non si spegne». È, insomma, l’impegno di chi sta cercando di rendere concreto un ambizioso progetto, in una città in cui tutto si inizia ma nulla si finisce senza un vero perchè, senza poter puntare il dito contro qualcuno, se non contro un intero sistema, che consente di far coprire di erbacce e dimenticanza non solo gli 8 milioni di euro finanziati dall’Europa, ma anche il lavoro di tutti coloro che hanno creduto in questa impresa. Il progetto Città della Scienza, il lavoro fatto e interrotto ad un passo dal suo compimento, ha rappresentato per tanti giovani dell’Università di Catania un “sogno”, un tentativo di cambiare qualcosa nel modo di fare e pensare la cultura scientifica, di viverla e comunicarla nella nostra realtà. Ma anche l’idea di collocare in un ruolo diverso da quello tradizionale, laureati, dottorandi e ricercatori dell’Ateneo, per proiettarli in uno spazio quanto mai attuale di promotori e comunicatori del sapere scientifico. Un imponente impegno di risorse economiche ed umane affrontato dall’Università di Catania che, a un passo dall’arrivo, si arresta. Nel silenzioso e disarmante scorrere del tempo. U i


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Siamo in..TESI?

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U NIVERSIT La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it

di Vanessa Ferrara

uovi linguaggi giovanili: l’italiano dei giovanissimi su Facebook”. Il titolo parla da sé. I tempi cambiano e, con essi, cambia anche il modo di comunicare. Un nuovo linguaggio, fatto di slang, abbreviazioni e neologismi, si sovrappone, quasi sostituendosi, alla tradizionale lingua italiana. Protagoniste di questa evoluzione linguistica, le nuove, anzi “nuovissime” generazioni; quelle ormai sociologicamente “addestrate” a collezionare nuovi sconosciuti “amici” attraverso un semplice “click”. Le stesse, sulle quali, Laura Bonasera, giornalista pubblicista, ha voluto argomentare la propria tesi di laurea specialistica, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione. Quando ti sei laureata? «A novembre». Votazione? «110 e lode». Com’è nata l’idea di incentrare la tua tesi sul linguaggio giovanile su Facebook? «Principalmente, dalle relazioni umane e affettive che si sono create con i giovanissimi in classe, durante le ore di laboratorio che, circa due anni fa, ho tenuto in qualità di

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camenti, iterazioni vocaliche, regionalismi e neologismi. Poi, oltre alla continua creazione di nuove “emoticons”, vi è un sempre maggiore utilizzo di turpiloqui e di citazioni di strofe tratte da canzoni o film. Per non parlare, infine, del fenomeno del “code switching”, ossia della “commutazione di codice”, (detta anche dell’alternanza linguistica) tra italiano e dialetto o tra italiano e lingue straniere, nell’ambito dello stesso discorso». Qualche esempio? «Per ciò che riguarda il code switching, vengono utilizzate espressioni come: bUhaHAUHA! Amour! Je T’aime o, ancora, “e un ci pinsari cchiu!”. Tra i neologismi, invece, spiccano: “ti lovvo” o “ti amu di bene”». Pensi si possa parlare di progressione tecnologica da un la-

L’italiano secondo Facebook

giornalista in due scuole (elementare e media) di Enna. Molti alunni mi “aggiungevano” alla lista di “amici” Facebook. Mi sono resa conto che, nonostante l’iscrizione sia per legge consentita “a chiunque abbia più di 13 anni”, in realtà i giovanissimi dai 10 ai 13 anni attuano tutta una serie di strategie per deviare la norma ed essere comunque presenti nella piattaforma virtuale. Un espediente, è l’alterazione dei dati personali: cambiano la data di nascita, la città di residenza, e sostituiscono il nome e cognome con pseudonimi fantasiosi. Purtroppo, però, sono tanti i rischi connessi alla privacy dei minori, i quali non esitano a pubblicare foto, a condividere informazioni personali e ad accettare “amici”

sconosciuti e più grandi d'età. È nata così l’idea di realizzare una video-inchiesta, attraverso cui i giovani reporter (tutti di 10 anni) hanno avuto la possibilità di “indagare”, tra gli stessi coetanei, sull’uso di Facebook e di intervistare un avvocato circa i possibili rischi connessi alla privacy. L’audiovisivo è stato anche premiato ad un concorso nazionale, così creando spunto per una ricerca linguistica, relativa ad una nuova varietà di italiano digitato e trasmesso da giovanissimi». Com’è cambiato il linguaggio ai tempi dei social network? «È nata una nuova varietà di lingua. Posto che la lingua è in continua evoluzione, si nota infatti un grande uso di abbreviazioni, grafie contratte e tron-

to e “regressione” linguistica dall’altro? «Non credo proprio. Bisogna solo avviare una riflessione linguistica per una didattica della lingua italiana in classe che dia spazio alle variazioni, in modo da “educare” i bambini agli usi linguistici in rapporto al mezzo, al contesto e al destinatario della loro comunicazione». Cosa hai tratto da questa esperienza? «Questa esperienza mi ha lasciato la voglia di continuare la ricerca sotto la guida della mia relatrice - la professoressa Rosaria Sardo -, ampliandola, tuttavia, attraverso il progetto di un lavoro di ricerca interdisciplinare anche con altri docenti». U i

LIZARD / Nuovo laboratorio ai Mags di Catania

Lizard, Accademia Musica Moderna, leader a livello nazionale nell’organizzazione di corsi musicali professionali, annuncia una nuova partnership con l’associazione Magazzini Sonori (Mags), centro polifunzionale culturalemusicale di Catania. La Lizard, fondata a Fiesole, in provincia di Firenze, da Giovanni Unterberger nel 1981, è il più prestigioso ed importante centro italiano di produzione didattica per la musica moderna. Dal 25 settembre 2004 finalmente la sapienza delle tecniche di insegnamento Lizard arrivano a Messina proponendo ai suoi allievi uno staff d’insegnanti rigorosamente selezionati dalla Lizard di Fiesole. La continua crescita dell’Accademia e la ricerca di soluzioni didattiche, utili per venire incontro alle esigenze degli allievi, ha indotto il direttore dell’Accademia di Messina Angelo Maimone ad aprire una ulteriore laboratorio didattico presso il centro attrezzato dei Magazzini Sonori di Catania in Via Verdi 65. Il corpo docente sarà lo stesso dell’Accademia di Messina, garantendo, pertanto, la stessa professionalità e passione: Massimiliano Cona per la Chitarra, Dino Fiorenza per il Basso, Ninni Simoncelli per la Batteria e Liliana Passeri per il Canto. Il rapporto di partnership tra Lizard e i Mags nasce con il preciso intento di incrementare e diffondere sempre di più la cultura della musica e con la speranza che il connubio diventi punto di riferimento nel territorio siciliano. Grazie la collaborazione tra i due Centri di promozione culturale, si costituisce di fatto a Catania un incubatore musicale nel quale la didattica professionale, le sale prova, lo studio recording, la produzione, l’organizzazione di eventi e la presenza di una mini Liuteria si intersecano sinergicamente. Per qualsiasi ulteriore informazione contattare: la sede Mags di Catania al numero telefonico 095/315348; la sede centrale Lizard di Messina allo 090/2924981. Altrimenti i numeri 347.5995558 e 393.9044836. Sul web: www.magazzinisonori.it www.lizardcatania.it; email a: info@lizardcatania.it.


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Cosa sanno gli studenti di personaggi e fatti della storia recente? Proviamo a chiederlo

Quanto ne sai di? di Luca Di Leonforte

Fernanda Pivano genio indimenticabile

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ernanda Pivano è praticamente sconosciuta agli studenti. Il suo nome suona nuovo tanto alla Cittaquanto al monastero dei Benedettini. In pochi l’hanno sentita nominare, solo un paio la indicano come giornalista e scrittrice. Nei profili Facebook di molti giovani studenti alla voce libri tra un thriller o un’autobiografia di qualche rockstar, si trovano spesso i classici della letteratura americana. Molto meno in voga è colei che per prima ha portato in Italia questi libri e questi autori. È inopportuno dunque riportare le inutili e imbarazzanti risposte alla domanda “chi è Fernanda Pivano?”. Molto meglio è tracciarne un breve profilo. Nata a Genova nel 1917, all’età di 12 anni si trasferisce a Torino con la famiglia e dopo aver frequentato il Liceo Massimo D’Azeglio si laurea nel 1941 in Lettere e due anni dopo in Filosofia. Sotto la guida di Cesare Pavese, suo insegnante al liceo, inizia la carriera letteraria. Una curiosa Fernanda Pivano chiede proprio a Pavese quale fosse la differenza tra la letteratura inglese e quella americana e dopo qualche giorno si ritrova sulla scrivania Addio alle armi di Hemingway, l’Antologia di Spon River di Edgar Lee Masters, l’autobiografia di Sherwood Anderson e Foglie d'erba di Whitman. Fernanda rimane intensamente colpita dalla raccolta di poesie di Masters e le traduce a suo uso privato. Fu Pavese a scoprire queste traduzioni e insistere con gli editori affinché le pubblicassero. Il regime fascista che censura tutto ciò che proviene d’oltreoceano non è clemente con la Pivano che paga queste sue traduzioni con la galera. A tal proposito dirà: «Era superproibito quel libro in Italia. Parlava del-

la pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare [...], e mi hanno messo in prigione, e sono molto contenta di averlo fatto». A lei va il merito di aver portato in Italia gran parte della letteratura americana del secondo Novecento, accompagnando le sue traduzioni anche con saggi critici sugli autori e sul periodo storico. Fernanda non solo traduce, ma promuove e consiglia autori americani alle case editrici, stringe rapporti d’amicizia con i maggiori scrittori del suo tempo. È legata a molti intellettuali (Allen Ginsberg, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti, Henry Miller e Charles Bukowski) e instaura importanti rapporti con cantautori. Fra tutti Fabrizio De Andrè che nel 1971 pubblica “Non al denaro, non all’amore né al cielo” tratto proprio dall’Antologia di Spoon River e del quale Fernanda dirà: «Sono molto più belle le poesie di Fabrizio». Si spegne il 18 agosto 2009, all’età di 92 anni a Milano. Tra i media la notizia passa in secondo piano. Molti, però, hanno impressa l’immagine di lei che durante lo speciale di “Che tempo che fa?” su De Andrè, dondola a tempo di musica. U i

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PASSIONI / Davide Musumeci, iscritto al terzo anno di Medicina e Chirurgia, divide il suo tempo tra lo studio e l’arbitraggio, un’attività che ha cambiato la sua prospettiva sul calcio, trasformandolo da tifoso in sportivo

Quando in campo vince l’imparzialità di Marco Pitrella l calcio, quella storia che riscrive le proprie pagine ogni volta che un ragazzo per strada o in un campetto, tira un pallone. Il calcio, quello sport tanto amato dagli italiani al punto che “si può tradire la moglie, ma non la propria squadra”. Il calcio, quello del dopo-partita e delle moviole che prolungano i pomeriggi domenicali fino alla sera. E poi ci sono loro, che con il fischio d’inizio è come se dicessero agli sportivi in campo e fuori: inizia il gioco, cominciamo a sognare. Loro, protagonisti silenziosi che balzano agli onori della cronaca perchè chiamati a dare “ordine all’agonismo”. Loro, che corrono accanto al pallone, insieme alla loro storia fatta di emozioni e passione. Loro, gli arbitri. E Davide Musumeci, ventitre anni, è uno di loro e appartiene alla sezione arbitri di Catania sita in Piazza Cavour 19. «Tutto è cominciato per caso al liceo grazie a due miei compagni di classe che muovevano i primi passi nel mondo arbitrale. Sin dall’inizio, la loro esperienza mi ha coinvolto, prova ne è che ho immediatamente iniziato il corso di formazione che prevede una parte teorica su regolamento e casistica e una parte atletica finalizzata a valutare se il tuo fisico può reggere ai novanta minuti». E dopo un primo obiettivo raggiunto, l’esordio nelle categorie inferiori. E poi, dopo una lunga gavetta, l’Eccellenza, il massimo campionato regionale e tante immagini da raccontare: le partenze verso paesaggi nuovi e «il caffè nelle piazze del paese, fermandoti a guardare la gente che vive la domenica in città e che magari prima non sapevi nemmeno esistesse». Calarsi nel ruolo, arrivare allo stadio in giacca e cravatta prima, ed entrare in campo in di-

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Sopra, Davide Musumeci scende in campo all’inizio di una partita. In alto, la terna arbitrale

visa ufficiale poi. Unica guida l’esperienza che fedele ti accompagna ricordandoti il dovere e la responsabilità che grava su di te: non solo essere terzi ed imparziali, ma capire e comprendere le debolezze degli atleti che vivono e subiscono i momenti competitivi di una partita. Ricevere tanto. «Essere giudice in una partita

di calcio e avere la possibilità di confrontarsi con gli assistenti arbitrali nel briefing pre-partita ti dà la possibilità di scambiare consigli con colleghi che, pur in ruoli diversi, hanno le tue stesse responsa-

bilità. Diventare arbitri cambia la prospettiva sul calcio, si è inevitabilmente più sportivi che tifosi. L’unico neo di questa esperienza è stato constatare che alcune società calcistiche non badano all’educazione dei ragazzi e purtroppo il pubblico gli fa eco. Spesso, infatti, le contestazioni nascono da una non adeguata conoscenza del regolamento e dal non voler ammettere che l’arbitro, essendo un uomo, può anche sbagliare». La competizione tipica dello sport nel mondo arbitrale diventa giusta collaborazione, «basti pensare che quando non si riceve la designazione, capita che si vada a vedere un collega, imparando qualcosa stando seduti sugli spalti, per poi scambiare opinioni tecniche sulle partite e sulle prestazioni». Prestazioni che, oltre a lasciare bei ricordi colorati da sensazioni sempre nuove, ti rendono in prima persona rispettoso delle regole e dei doveri, quello dello studio soprattutto: «riesco a conciliare studio e arbitraggio, la voglia di migliorare e di andare avanti mi aiuta molto nella mia carrierea universitaria», sottolinea Davide, iscritto al terzo anno della facoltà di Medicina. Migliorarsi ed andare avanti tenendo i piedi per terra, non smettendo mai di sognare, sognare di calcare il palcoscenico più alto e da là fischiare un nuovo calcio d’inizio. U i



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Bando 2011-2012, a rischio 1.150 borse di studio RIFORMA / I tagli ingenti al Fondo ministeriale daranno un duro colpo al Diritto allo studio. Ma l’Ente assicura: « Nessun problema per quest’anno: la copertura di tutti gli assegnatari è garantita»

di Maria Enza Giannetto venti della protesta contro la “Riforma” passano anche dall’Ersu di Catania. Lo scorso martedì 7 dicembre, un gruppo di studenti ha dimostrativamente occupato gli uffici in via Etnea. Il motivo? I tagli che colpiscono il fondo per il diritto allo studio. In Finanziaria sono, infatti, previsti il 90% di fondi in meno per le borse di studio, che saranno sostituite dal prestito d’onore. «È vero, il diritto allo studio è sicuramente a rischio - dice il direttore dell’Ersu, Nunzio Rapisarda che era presente durante l’occupazione -. I tagli alle borse di studio ci sono, eccome. Le cifre parlano da sé: 99 milioni di euro, su scala nazionale, contro i 246 milioni dello scorso anno. I tagli riguardano il Fondo ministeriale cui la Sicilia attinge abbondantemente. Se le cose dovessero rimanere così, avremo circa 1150 borse in meno. Sono previsioni, certo, ma è chiaro che molti studenti che rientrano nelle fasce degli idonei non avrebbero più la loro borsa». Insomma, che i tagli produrranno grossi disagi è certo, ma non sono a rischio quelle degli assegnatari di quest’anno.

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«Anzi. I risultati dell’altissimo numero di assegnatari di quest’anno, con circa il 95% della copertura, deriva proprio dai 246 milioni messi a disposizione lo scorso anno, cosa che ci potremo dimenticare, se gli stanziamenti restano quelli previsti, nel bando 2011-2012. Se la riforma dovesse passare anche in Senato, dovremmo comunque attendere i decreti demandati direttamente al ministro. Con quelli, forse si potrebbe arrivare fino a 140 o 150 milioni. E poi c’è la parte della Regione, che anche se sta sforbiciando notevolmente, dovrà fare la sua parte». Ad ogni modo, dall’ente arriva una rassicurazione. «Le brutte notizie non riguardano quest’anno. Stiano tran-

quilli gli assegnatari. Nonostante qualche rallentamento, siamo comunque riusciti a rispettare la tempistica dell’assegnazione delle borse e a breve verrà liquidata la prima rata». L’Ersu, infatti, ha pubblicato lo scorso 30 novembre le graduatorie definitive dei partecipanti al concorso per l’attribuzione delle borse di studio. Intanto, prima della liquidazione, è importante che coloro che hanno ottenuto o sono idonei di una borsa di studio comprensiva del rimborso delle spese di locazione facciano pervenire, entro il 4 gennaio, il relativo contratto di locazione ovvero dichiarazione sostitutiva utilizzando l’apposito modello predisposto dall’ente. U i

Andisu, l’associazione degli enti per il diritto allo studio

L’Ersu di Catania è uno degli enti associati all’Andisu, l’associazione nazionale cui aderiscono la stragrande maggioranza degli organismi per il Diritto allo Studio Universitario. In particolare l’Ente catanese fa parte del Comitato esecutivo dell’associazione. Scopi principali dell’Associazione, oltre a promuovere e mantenere contatti tra gli organismi per il diritto allo studio, si prefiggono di collaborare anche con le Regioni, le Università e il Murst per realizzare un più efficace coordinamento nelle attività di programmazione e di indirizzo, nonché nell'uso delle risorse

disponibili, volto a rimuovere gli ostacoli per il pieno accesso agli studi universitari. Con i suoi incontri periodici e con le varie iniziative promosse, l’Andisu vuole qualificarsi quale strumento di appronfondimento e di crescita per i propri associati, ma intende in pari tempo aprirsi al dialogo e al confronto con le varie componenti interessate al diritto allo studio e individuare così le modalità più efficaci per realizzare operativamente e con la concretezza che merita, il passaggio più volte auspicato dal Diritto allo Studio al Diritto a studiare bene e con successo.

I servizi on-line per gli studenti

WWW.ERSU.UNICT.IT. Sito per le comunicazioni istituzionali dell’Ente. Nelle pagine del sito si trovano tutti i servizi, i benefici e le notizie utili agli studenti universitari. E sono presenti informazioni, costantemente aggiornate, sulle diverse forme di interventi, manifestazioni ed eventi, convegni e partecipazione ai saloni dello studente nazionali ed europei. WWW.ERSUCTALLOGGI.IT. Il sito si propone come punto di incontro tra domanda e offerta di posti alloggio per gli studenti. Il portale offre a tutti gli studenti dell’Ateneo la possibilità di inserire gratuitamente i propri annunci di “Cerco Alloggio” e di consultare tutte le offerte dei locatari, dettagliate con prezzi, zone geografiche e molto altro ancora. E da quest’anno anche assistenza legale per gli studenti. wap.ersuct.it: l’Ersu di Catania è disponibile anche sul cellulare. Grazie a questo servizio l’Ente offre un altro canale di comunicazione con lo studente accessibile in qualsiasi momento e in ogni luogo. Tutte le notizie, gli avvisi, le manifestazioni organizzate dall’Ente a portata di telefonino. Sms & mms list: iscriviti al servizio sms & mms list dell’Ersu di Catania. Questo servizio gratuito permette di ricevere “in tempo reale” tutte le novità che riguardano l’Ente, gli eventi e le iniziative, oltre che ottenere informazioni di prima mano sulle borse di studio, sulle scadenze e così via.


INFORMA

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CALENDARIO / Suoni e melodie per allietare le festività. La formazione sinfonica dell’Ersu, diretta da Antonella Fiorino, è impegnata in queste settimane in una serie di concerti in giro per la Sicilia

Natale in musica con l’orchestra a musica è il sottofondo delle festività natalizie. E l’Ersu di Catania, per sottolinearne l’importanza, propone una rassegna dal titolo “Natale in musica con l’Ersu - vivere il Natale in musica”, di cui è protagonista l’Orchestra sinfonica, diretta da Antonella Fiorino. La rassegna tocca varie località siciliane. Venerdì 17 dicembre, alle 18.30, sarà al Palazzo Steri, sede del rettorato dell’Università di Palermo, per “Cori in Amicizia” VI Edizione (organizzato in collaborazione con il Coro dell’Università e dell’Ersu di Palermo). Sabato 18 dicembre a Paternò, nella Chiesa Spirito Santo (ore 18.30), concerto sinfonico su musiche di Bellini, Mozart, Rossini, Piazzolla, Gardel, Bizet, Piovani, Bernstein. Domenica 19 dicembre nella Chiesa

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Cristo Re di Catania (ore 21), il Concerto di Natale, su musiche di Mozart, Rossini, Piazzolla, Rodriguez, Bizet, Piovani, Webber. Organizzato in collaborazione con l’Associa-

zione Culturale “Dante Alighieri” Catania e la II Municipalità. Si prosegue martedì 21 dicembre, ore 20.30, ad Aci Catena nella Basilica Minore Chiesa Madre Aci San Filippo con il concerto sinfonico su musiche di Bellini, Mozart, Rossini, Piazzolla, Gardel, Bizet, Piovani, Bernstein organizzato in collaborazione con il Comune di Aci Catena. Mercoledì 29 dicembre al Teatro Comunale di Trecastagni, ore 20, concerto sinfonico su musiche di Bellini, Mozart, Rossini, Piazzolla, Gardel, Bizet, Piovani, Bernstein (in collaborazione col Comune di Trecastagni). Infine, giovedì 6 gennaio a Piedimonte Etneo nella Chiesa Madre (ore 19.30), il Concerto di Epifania con il Coro dell’Ersu diretto da Antonina Castelluzzo. (meg) U i

21 dicembre / Messa di Natale

Martedì 21 dicembre alle 17, nella Basilica Collegiata di Catania, l’arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, celebra la Santa Messa di Natale dell'Università di Catania. Partecipa alla cerimonia il coro dell’Ersu di Catania, diretto dal maestro Antonina Castelluzzo.

Gli amici dell’arte

La stagione concertistica “Incontri musicali degli amici dell’arte”, con la direzione artistica di Sarah Angelico propone, venerdì 7 gennaio alle ore 18 il concerto di pianoforte di Ferdinando Terranova e Alessandro Auditore, su musiche di Bach, Franch, Liszt, Chopin.

Incontri e concerti al Museion iparte la stagione concertistica dell'Ersu. La rassegna che unisce in un unico calendario la programmazione impaginata da Sebastiano Reitano e quella di Annalisa Caruso - “I giovani e la musica s’incontrano al Museion” (in collaborazione con la Dante Alighieri), si svolge nella Sala Museion e prevede un fittissimo calendario di appuntamenti che si snoderanno per tutto l'anno e accompagneranno "a suon di musica" le serate degli studenti catanesi. Dopo i primi appuntamenti di novembre, la rassegna continua il 13 gennaio, ore 20.30, con il “Duo Oblivion- Sassofono e Pianoforte “ V. Lizzio, F. Torrisi, su musiche di Piazzolla e Joplin. Segue il 20 gen-

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naio alle 20, nel bicentenario dalla nascita di Franz Liszt: “Il misticismo di un diabolico romantico”, conferenza - Concerto e presentazione del Cd

della pianista Giusy Caruso. Giovedì 10 febbraio, ore 20, “Recital di chitarra jazz” con Vincenzo Di Vita, chitarrista jazz. Il 17 febbraio, alle 20.30, spazio al Duo Violino e Chitarra - E. Belfiore, D. Marino con un repertorio che unisce musiche di Bartòk e Piazzolla. Giovedì 24 febbraio, alle ore 20, “Recital dell’AMTrio” con Giuseppina Sipala (violinista), Michele Claudio Ragusa (clarinettista), Cristina Gianino (pianista), eseguono musiche di A. Piazzolla, G. Gershwin. Giovedì 10 marzo, sempre alle 20 il recital “Storia del Tango” con Mario Licciardello (violoncellista) e Fabrizio Scuderi (chitarrista). Si prosegue il 17 marzo alle 20.30 con il Duo Oboe e Pianoforte (R.Trentuno, D.Abbate). E poi, ancora il

24 marzo con il “Duo Euridice-Fagotto e Pianoforte “ (S.Palmeri, F.Miracola). Giovedì 31 marzo, in scena lo spettacolo “L’Assassina” di Alexandros Papadiamantis con Salvo Valentino, attore e regista. Ritorna la musica, il 7 aprile, con il Duo ConCorde, con Francesco Clemente (violinista), Antonio Ruffo (chitarrista). L’8 aprile 2011 Davide Sciacca sarà protagonista di un recital di chitarra solista. Giovedì 14 aprile spazio al pianoforte con la solista Laura Nocchiero su musiche di Beethoven e Chopin. Il 5 maggio ancora pianoforte con I.Bordonaro. Il 12 maggio, infine, recital del Duo Chiara Scucces (flautista) e Mariaconcetta Rosa (pianista). U i


master EIDOS / Consulente politico, una carriera nella comunicazione Dietro ogni politico c’è sempre un folto team di professionisti del marketing politico, consulenti di comunicazione, sondaggisti ed esperti del monitoraggio dello spostamento del voto, media trainer e persino consulenti dell’immagine. Sono i cosiddetti “spin doctors”, sempre più protagonisti della comunicazione politica. Tra i master post lauream specifici per la formazione di questa figure la Scuola di Alta formazione Eidos Communication organizza a Roma il Master in Comunicazione e Consulenza Politica, un percorso adatto a preparare profili in grado di gestire le strategie di comunicazione, il marketing elettorale, la lobby e le relazioni istituzionali di un politico. Il Master partirà a marzo e sarà a numero chiuso: solo 15 allievi che supereranno una prova di ingresso individuale utile anche per l’assegnazione di Borse di Studio erogate dalla scuola. Il percorso prevede 56 ore di aula in formula weekend e 3 mesi di stage secondo un preciso progetto di tirocinio presso associazioni e partiti politici, agenzie di comunicazione e marketing politico, di consulenza e relazioni pubbliche, di lobbying e pubblic affair, istituti di ricerca di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale. Per sostenere la prova di ammissione è necessario chiamare lo 06.42014100 oppure mandare una email a: eidos@eidos.co.it.

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IED / Specialisti in Interior Design

Parte a gennaio il master in Interior Design organizzato dallo Ied, Istituto Europeo di Design, di Milano. Il corso, che si svolge in lingua inglese e dura 12 mesi, costituisce la giusta specializzazione per i laureati in design, architettura o in campi affini; i diplomati di scuole private a livello universitario; i professionisti con almeno cinque anni di esperienza nel settore. L’Interior Designer è colui che si occupa della progettazione degli ambienti, anche in senso strutturale, e dell’arredo. La figura dell’Interior Designer è sempre più legata all’uso della tecnologia: da qui la necessità di conoscere le nuove tecnologie applicative dei materiali e delle tecniche relative all’organizzazione di spazi abitativi privati e pubblici. Il percorso formativo approfondisce l’interpretazione e la codifica dei codici espressivi e comportamentali, delle tendenze in atto e delle tecnologie materiche in quattro ambiti progettuali: arredo, luce, spazio e materiali. Sono previsti due workshop progettuali, che consentono agli studenti di affinare le proprie capacità sugli indirizzi scelti. Durante il Master sono previste conferenze di personaggi di rilievo appartenenti a tutti gli ambiti del design. Il master partirà a gennaio. Per informazioni: www.ied.it.

ENI-MIT / Ricerche di frontiera nel campo dell’energia

L’Eni e il Massachusetts Institute of Technology (Mit) hanno consolidato una collaborazione per la ricerca di frontiera nel campo dell’energia. Da questa sinergia, che ha anche portato all'inaugurazione del prestigioso Eni - Mit Solar Frontier Center a Boston, prevede il finanziamento di dieci “fellowship” annuali per corsi di master o di dottorato da svolgersi nella sede del Mit e che sono destinate a laureati che intendano approfondire i loro studi nel campo dell’energia. Informazioni sull’iniziativa e sui criteri di ammissione sono disponibili sul sito Internet del Mit, http://web.mit.edu/mitei/education/fellowships/energy/.

U NIVERSIT CATANIA / Master per aspiranti dirigenti scolastici Anche Catania sarà sede di un master universitario per aspiranti dirigenti scolastici. È stato pubblicato sul portale internet dell’Università di Catania, nella sezione “post-laurea master”, e sul sito della facoltà di Scienze della formazione, il bando di partecipazione del Mundis (scadenza 20 dicembre 2010), ossia il master universitario nazionale di II livello per la dirigenza scolastica, promosso dalla facoltà di Scienze della Formazione. I posti disponibili nella sede catanese sono 30. Si tratta, quindi, di una grande opportunità per tutti quei docenti che intendono partecipare al concorso nazionale, in quanto il master sarà considerato titolo preferenziale nei prossimi concorsi, che - è stato stimato - saranno dimensionati per una previsione di fabbisogno di 1500 dirigenti scolastici entro il 2012. Il coordinamento della “Rete nazionale Mundis” garantirà all’iniziativa standard di qualità nella didattica e nei servizi con programmi di studio e modelli di articolazione ed attuazione del percorso formativo condivisi a livello nazionale, aventi spiccato carattere innovativo per la costruzione del profilo professionale del dirigente scolastico.

INTERNATIONAL RELATIONS / Iscrizioni aperte fino al 1° febbraio per il master bandito da Johns Hopkins University - Bologna Center, il campus europeo della scuola di Washington (www.jhubc.it)


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lavorare STAGE / Sei mesi con il gruppo Nestlè

le opportunità del mese dove

cosa

requisiti

info

MANAGER PER ROCHE Roche Diagnostics Spa ricerca per la Business Unit Applied Science un Account manager area Sicilia-Calabria.

Si richiede laurea Biologia molecolare, esperienza pregressa di almeno 2-4 anni in ruoli analoghi, ottima conoscenza della lingua inglese, disponibilità a viaggiare.

I candidati, di entrambi i sessi, possono inserire il proprio cv sul sito http://careers.roche.com/i taly.

DIRETTORE TECNICO AMBIENTALE La società cooperativa Apas onlus cerca un direttore tecnico ambientale per la sede di Palermo.

È richiesta la laurea in Ingegneria ambientale e la qualifica di direttore tecnico per la gestione dei rifiuti. Età richiesta: 30-55 anni, preferita esperienza pregressa nel settore.

Per le candidature: Sportello multifunzionale Cefop, via Imperatore Federico 52, Palermo (tel. 091.7070497, fax 091.542633). Scadenza 31 dicembre.

ADDETTO AL BACKOFFICE Gruppo SantaMaria Spa specializzata nell’Intermediazione del Credito cerca un addetto al backoffice per la sede di Catania.

L’offerta si riferisce a un contratto a progetto; previsto un fisso di 900 euro più incentivi. Il candidato sarà addetto al backoffice per istruttoria di prodotti di cessione del quinto. Si richiede esperienza.

Curriculum direttamente dal sito www.grupposantamaria.com, nella sezione “Lavora con noi”.

DANIMARCA, MICROCOM APS Si cercano studenti laureati in Ingegneria Informatica per lavorare nel settore IT dell’azienda danese Microcom, curare la web page e utilizzare programmi definiti come Delphi 2010, Embarcaderros C++ Builder, SQL, PHP, ecc.

L’offerta riguarda il periodo che va dal 3 gennaio al 1° aprile 2011. La retribuzione prevista è di 2280 dollari americani al mese. È richiesto un livello eccellente di inglese.

La candidature vanno inviate per posta elettronica all’indirizzo catania@aiesec.it, allegando curriculum in inglese.

IRLANDA, SERVICESOURCE Si cercano laureati italiani per lavorare nel settore vendite prodotti hi-tech, gestione database, curare e implementare il sistema di vendite, creare report per uso interno ed esterno.

Il periodo di lavoro va dal 6 gennaio 2011 al 5 agosto 2012. La retribuzione prevista è di 2150 dollari americani al mese. È richiesto livello eccellente di inglese.

Per partecipare inviare cv in inglese all’indirizzo email: catania@aiesec.it.

Il gruppo Nestlè, leader mondiale nel settore alimentare, ricerca, per le proprie strutture del Centro-Sud Italia, neolaureati da inserire per un periodo di stage semestrale in qualità di: Technical and Production (Rif. Technical). La posizione, in affiancamento al responsabile, prevede le seguenti attività principali: innovazione e rinnovamento dei prodotti surgelati; supporto nell’analisi delle caratteristiche dei materiali utilizzati per i prodotti; analisi delle materie prime; partecipazione a progetti di ottimizzazione della linea; pianificazione dell’approvvigionamento e del controllo delle materie prime. I candidati ideali sono brillanti neo-laureati in Chimica, Biologia o Scienze Alimentari con le seguenti caratteristiche: elevata motivazione, capacità di sintesi, forte orientamento al raggiungimento degli obiettivi, intraprendenza e ottime doti relazionali. La buona conoscenza del Pacchetto Office e della lingua inglese completano il profilo. Curriculum a: gigroup.selezioneneo@it.nestle.com. Sul sito della Nestlè (www.nestle.it), inoltre, molte altre posizioni aperte nel resto d’Italia: brand manager, rennovation manager assistant, assistenti controllo qualità.

Per chi vuole darsi un’opportunità di crescita personale e professionale e opportunità sono difficili da trovare ma facili da perdere”. Questa è una “L delle massime di Aiesec. E questo è anche il motivo per cui tanti ragazzi, laureandi e laureati, ogni anno partono alla volta di destinazioni internazionali per partecipare agli stage da noi proposti. Tanti partono e tantissimi tornano entusiasti di questa esperienza: “La mia crescita formativa è stata immensa!”, “È un’esperienza che mi ha cambiato profondamente!”…queste sono solo alcune delle frasi che ragazzi come voi pronunciano tornando a casa. Aiesec non offre semplicemente la possibilità

di fare uno stage. Questo riuscirebbe a farlo chiunque! Quello che realmente Aiesec propone è una sfida: siete disposti a fare un’esperienza che vi cambierà la vita? Se la risposta è sì, allora siete (quasi) pronti per partire per questa avventura, supportati da tutti i membri di Aiesec ovviamente. Sì, perché saremo sempre al vostro fianco per aiutarvi ad affrontare qualsiasi problema! Naturalmente vi saranno richieste alcune competenze, più o meno approfondite, che verranno adeguatamente verificate al momento della selezione. Tutto questo per darvi la grande opportunità di aprirvi al mondo e di

accrescere il vostro bagaglio culturale in maniera esponenziale, differenziandovi dalla massa e vivendo un’esperienza irripetibile. Che aspettate? È un’opportunità come poche quella che vi si offre, perché non approfittarne? Se ancora non ci credete vi consigliamo di consultare il nostro sito (http://www.aiesec.org/italy/catania) e di iscrivervi alla nostra pagina su facebook (“Partire è facile con Aiesec”) tramite la quale vi terremo aggiornati sui prossimi eventi di dicembre di presentazioni e recruiting, durante i quali verranno analizzati in dettaglio tutti gli aspetti pratico-organizzativi dell’offerta.


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IL FENOMENO / Parla Riae, una delle protagoniste del network softcore che accoglie ragazze da tutto il mondo. Regine dell’alt-porn, esibizioniste, spesso tatuatissime. «In realtà - dice - non esiste uno standard. Per essere scelte, basta saper trasmettere qualcosa» di Emanuele Brunetto ttivo fin dal 2001, il portale SuicideGirls (www.suicidegirls.com) ha visto aumentare esponenzialmente la propria popolarità nel corso degli anni. Proponendo contenuti softcore, ovviamente, ma anche e soprattutto diffondendo modelli di bellezza e di look non in linea con quelli del patinato mondo dello show business. Alternativi, si potrebbe dire. Ragazze da ogni angolo del mondo posano in set fotografici più o meno amatoriali e più o meno spinti, con l’obiettivo di essere “assoldate” tra le file delle SuicideGirls. Fra le tante italiane che vi sono riuscite, uno dei volti più conosciuti è quello di Riae, fisico prorompente, tattoo e piercing a go-go. Universitinforma ha scambiato quattro chiacchiere con lei per parlare del fenomeno SuicideGirls e di ciò che sta dietro la scelta di farne parte. Per quei pochi che ancora non lo sanno, puoi spiegarci cos’è SuicideGirls e cosa propone? «È stato il primo social network della cultura alternativa perché, oltre ad essere un sito porno softcore, è anche una community in cui gli abbonati hanno modo di interagire tra di loro e con le modelle, scrivere dei blog e far parte di gruppi di discussioni, oltre ovviamente di poter vedere i servizi fotografici delle Suicide Girls. Il sito è nato per proporre un tipo di bellezza “alternativa” a quella che da sempre ci è stata propinata dai mass media, come ad esempio le ragazze perfette di Playboy e della tv in generale. Le modelle che posano per SuicideGirls sono circa duemila e vivono in ogni parte del mondo, molte sono americane, israeliane, alcune italiane e altre asiatiche. Si può dire che ci sono ragazze per tutti i gusti. Non si tratta solo di ragazze punk, gotiche o ricoperte di tatuaggi, fanno parte del sito anche ragazze “insospettabili” che fanno le segretarie, sono studentesse di Medicina o lavoranpo nelle ambasciate in tutto

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«Suicide Girls, siamo noi la bellezza alternativa» il mondo». Perché una ragazza decide di diventare una Suicide Girl? Raccontaci la tua esperienza. «Ho scoperto questo mondo per caso: mentre sfogliavo un mensile vidi un trafiletto di poche righe che parla-

va di ragazze tatuate che posavano per un sito americano; a dire il vero fu la foto di una ragazza con i capelli rosa e con dei tatuaggi splendidi a colpirmi. Non credevo di avere qualche possibilità di entrare a far parte del sito, sia per la mancanza di autostima sia per un problema geografico, dato che abitavo in Sardegna. Ma ho mandato comunque un paio di foto

Il nome da “Survivor” di Chuck Palahniuk

SuicideGirls è un sito web che propone fotografie Softcore e profili testuali di ragazze di stile dark, punk, indie ed alternativo in generale note esse stesse come “Suicide Girls”. Fondato da Sean Suhl e (Selena Mooney) alla fine del 2001, con sede in Portland, Oregon, nel 2003 ha spostato il suo quartier generale a Hollywood. Il sito funziona anche come una comunità virtuale con profili utenti, gruppi tematici e forum di discussione, e propone interviste ad importanti personaggi della cultura popolare ed alternativa. L’accesso alla maggior parte del sito richiede un'iscrizione a pagamento. La paternità del termine suicide girl è attribuita a Chuck Palahniuk, autore del romanzo “Fight Club” che ha ispirato l’omonimo film. Lo scrittore ha usato questo termine in uno dei suoi romanzi, Survivor. Il termine era stato poi adottato dai creatori del sito per definire ragazze che non possono essere inquadrate in una corrente di pensiero né in base al tipo di musica che ascoltano.

fatte con il cellulare e dopo qualche tempo mi hanno contattato, mi hanno chiesto di fare un set per loro e se lo avessero accettato io sarei diventata una Suicide Girl. Allora ho scattato un set con un mio amico e l’ho inviato, ed eccomi qua! Stare sul sito è stata una specie di terapia, per una come me che aveva l’autostima sotto le scarpe è stata la cosa migliore che potesse accadere. In più mi ha dato la possibilità di conoscere tanta gente interessante anche dall’altra parte del mondo e le mie migliori amiche, Suicide Girls anche loro, che per me ormai sono come delle sorelle». I gestori del sito cercano un particolare profilo estetico, hanno dei canoni su cui si basano per la scelta delle ragazze? «A dire il vero no, qualnque bella ragazza può diventare una Suicide Girl. Qualche anno fa la maggior parte delle modelle erano ragazze “alternative” con capelli colorati, svariati piercing e tatuaggi, mentre adesso molte modelle sono le classiche ragazze della porta accanto.


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Lo staff cerca modelle che riescano a trasmettere qualcosa mentre si sfoglia il loro set, pur trattandosi di foto di nudo non sono mai volgari e spesso l'occhio cade su occhi e sorriso prima che su seno o fondoschiena». Essere una Suicide Girl rende bene in termini di pubblicità? Funziona come passerella verso altre prospettive lavorative? «Direi di sì, ovviamente dipende dalle aspirazioni che una ragazza può avere. In ogni caso, fare la modella per uno dei siti di alt-modelling più famosi del mondo è una buona vetrina, sia che si faccia la modella di professione o che si suoni in una band, si dipinga o si faccia del porno, si ha comunque la possibilità di essere conosciute in tutto il mondo. Però può essere anche un ostacolo, dipende da quello che si ha intenzione di fare nella vita, perché comunque le foto di una carriera da modella porno soft non spariscono mai più da internet. Nel mio caso è stata una buona vetrina che mi ha permesso di fare copertine di tattoo magazine, partecipare a trasmissioni e lavorare con fotografi abbastanza famosi». Qual è il tuo concetto di pudore, i limiti da non oltrepassare tanto nel lavoro quanto nella vita? «Nel lavoro ho pochissimi limiti. Non ho problemi con il mio corpo e ho una mentalità abbastanza aperta. Anche se spesso mi vengono fatte delle proposte assurde, specialmente da alcuni fotoamatori che vanno alla ricerca del porno dal vivo o di alcuni tipi di foto che vanno un po’ oltre quello che sono disposta a fare. Non che abbia qualcosa contro il porno, anche perché sto lavorando ad un mio sito personale con alcuni video e set molto più spinti di quelli che si possono vedere su Suicide Girls. Nella vita reale sono molto più discreta a differenza di qualche anno fa, ora detesto le perso-

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ne sguaiate che hanno degli atteggiamenti troppo espliciti e forzati perché sono solo alla ricerca di conferme. Penso sempre che si possa essere volgari coperte da testa a piedi e al contrario essere la persona più discreta del mondo anche andando in giro nuda. Tutto dipende dal modo di porsi nei confronti delle altre persone». C’è una buona dose di esibizionismo nell’avere un certo look e fare un certo tipo di set fotografici?

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«Se dicessi che non sono esibizionista mentirei. Anche se, ultimamente, il fatto che la gente mi guardi per strada o commenti mi è venuto un po’ a noia, invece prima era una cosa di cui avevo bisogno. Però è cosi che voglio essere, e devo sopportare gli sguardi della gente. Nel lavoro sono ipercritica e pignola, cerco di dare il meglio e non mi accontento della mediocrità, cerco di miglio-

rare e spingermi in cose sempre più hot. Mi piace ancora di più vedere la reazione delle persone quando guardano i miei set, leggere i loro commenti, che in fin dei conti sono cibo per il mio ego». Le Suicide Girls sono famose soprattutto per le decine di tattoo che ognuna ha sul proprio corpo. Per te, che ne hai davvero parecchi, hanno tutti un significato? «Ad essere sincera non hanno particolari significati. La maggior parte dei miei tatuaggi sono ispirati al mondo dei cartoon, che adoro. Per me il corpo è una tela, e mi piace l’idea di poterci disegnare sopra le cose che mi piacciono di più, come Biancaneve, Miss Piggy o i Mini Pony. Tra qualche tempo mi farò tatuare il ritratto del mio cane Leon, sempre in versione cartoon». Abbiamo avuto modo di vederti ospite al “Chiambretti Night”... «Emozionante, imbarazzante e divertente. Direi che è stata una bella esperienza, anche se non è stata la prima. Ma, a differenza di altre interviste per canali come Current, ero molto agitata, perché partecipavo ad uno dei programmi più visti dagli italiani, rappresentavo un sito porno soft in cui posano ragazze tatuate e sapevo che a molte persone questa cosa non sarebbe piaciuta». Dal punto di vista professionale, punti a una carriera nel mondo dello spettacolo? «Sto studiando dizione e recitazione, ma quest’ultima credo mi servirà solo per imparare a camuffare le bugie che proprio non riesco a dire. Amo stare davanti alle telecamere e mi trovo a mio agio, ma dubito di avere un futuro nel modo dello spettacolo. Però non si sa mai. Per ora continuo a posare, dato che è una cosa che mi riesce particolarmente bene, e a girare i video per il mio sito, poi si vedrà». U i


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INTERVISTA / Lo hanno ribattezzato Casto Divo. Ospite fisso di “Loveline” su Mtv, lo showman porterà le sue canzoni “porno-elettroniche” al Pegaso Club il 18 dicembre. «Non sopporto - dice - l’ipocrisia del moralismo»

Immanuel il provocatore di Riccardo Marra ellatio che passione, Che bella la cappella, Orgia per noia le canzoni di Immanuel Casto (alias Manuel Cuni) non lasciano spazio all’immaginazione. E non potrebbe essere altrimenti visto che il suo neologismo pop, il porn groove, ha conquistato negli ultimi anni migliaia di fan giocando con testi che più espliciti non si può. Le canzoni di Casto sono continue provocazioni erotiche sferzate da una strumentazione Anni 80 fatta di elettronica e ritmi dance. Casto però va molto oltre ogni facile etichetta: è scandaloso sì, ma perché è la società ad esserlo; è provocatorio è vero, ma come dovrebbe esserlo ogni artista che vuole colpire l’ascoltatore. È elettronico ma anche pop. Sul palco regala performance totali, nonostante la sua faccia pulita. Portato in gloria dal popolo del web (la blogosfera lo ha ribattezzato “Casto Divo”), e da qualche tempo ospite fisso di “Loveline” su Mtv, lo showman lombardo sarà il 18 dicembre al Pegaso Club portando con sé le sue scioccanti esibizioni porno-elettroniche. Manuel, come ti è venuto in mente di fondere porno e pop? Ci racconti di come nasce il progetto Immanuel Casto che ormai vanta 6 anni di attività e 5 album? «Le ispirazioni che hanno dato vita al mio progetto sono molteplici, ma alla base di tutto rimane l’osservazione della realtà. Il sesso, se non la pornografia vera e propria, permea ogni aspetto della nostra società. Dalla televisione alla politica. Il sesso piace tutti e non è certo quello che condanno. Ciò che non accetto è l’ipocrisia, è il vedere come la più becera mercificazione del corpo vada tranquillamente a braccetto con il moralismo. Molti miei brani parlano di questo». Il tuo nome d’arte è una scelta precisa? «In realtà si tratta di un retaggio del liceo, di un soprannome datomi dall’insegnate di filosofia (in riferimento a Kant). Ho deciso di mantenerlo come nome d’arte perché ha un suono aulico, che ben si sposa, per contrasto, con le tematiche che affronto». Sei diventato un’icona, ti chiamano Casto Divo, ti aspettavi questo successo? «È una definizione che mi lusinga. Sono però lontano dall’adagiarmi sugli allori. Il riscontro da parte del pubblico è per me preziosissimo e sono molto grato ai miei fan, ma ritengo di non aver ancora espresso il mio potenziale comuni-

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cativo». A proposito di fan, quanto il web è stato importante per la tua affermazione? «È stato fondamentale. Internet sta dando alla musica e all’arte una nuova meritocrazia. Chiunque può proporre le proprie creazioni, ma solo chi ha effettivamente

qualcosa da dire riesce a godere di una diffusione “virale”». Dal punto di vista musicale, quali sono i tuoi riferimenti, l’elettronica Anni 80? «Assolutamente, sono figlio degli Anni 80, in tutti i sensi. Ma più in generale mi ispiro a Justice, Duft Punk, Depeche Mode e naturalmente a icone come Madonna o David Bowie». Quanta ironia c’è nei tuoi dischi? «Una dose massiccia, a volte letale. L’ironia è la componente principale del mio linguaggio, ma mi rendo conto che non è per tutti. Chi ha bisogno di vedere le frecce con scritto “giusto” o “sbagliato”, di fronte all’ironia si ritrova disorientato. Continuerò comunque a credere che dire qualche cosa di intelligente, riuscendo anche divertire, sia un duplice successo». Ti spaventa il fatto di non essere preso seriamente da qualcuno? «Naturalmente può capitare. Io stesso gioco molto sul non prendermi troppo sul serio, ma è una questione di autoironia. Non significa che non lavori seriamente. Ad ogni modo basta incontrarmi per rendersi conto che con me “non si scherza». Perché in Italia fa tanto scalpore parlare di sesso? Colpa della Chiesa? «La radici del moralismo affondano nei secoli e senza dubbio la Chiesa ha una responsabilità enorme. Ma non è certo la sola ad aver perpetuato l’ignoranza. Un’infinità di famiglie potrebbe crescere dei figli più aperti ed evoluti, ma scelgono la strada più semplice dell’imbarazzo e del silenzio. Magari seduti di fronte a una televisione che mostra qualche culo». La tua canzone “Touché par l’amour” è stata rifiutata da Mtv perché “non in target”. Ci sei abituato? «Mtv è un collo di imbuto in cui cercano di confluire moltissimi artisti. La selezione viene fatta seguendo svariati criteri ed è inutile arrovellarcisi sopra». Classe ’83, vedi con speranza le vicende dell’Italia, o con totale pessimismo? «Sono tendenzialmente ottimista e guardo al futuro con speranza. La gente è stanca. Ad esempio voglio credere che ci renderemo conto che è una vergogna ritrovarsi tra i pochissimi Paesi europei a non avere una legge sulle unioni di fatto». Parlaci del concerto di Catania, cosa porterai? «Il concerto consterà di circa 16 brani, divisi in tre blocchi. Proporrò vecchie “glorie” per i fan più accaniti, unitamente a brani inediti e, ovviamente, alle mie ultime creazioni come Escort 25 o Crash». U i


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«Riprendiamoci il nostro

teatro musicale»

CATS / A gennaio arriva a Catania, per il cartellone del Teatro Stabile, la versione italiana del musical, su musiche di Andrew Lloyd Webber e le poesie di Thomas Stearn Eliot. Il regista Saverio Marconi: «I grandi successi sono spunti, ma dobbiamo rimpadronirci del genere» di Maria Enza Giannetto aranno le musiche originali di Andrew Lloyd Webber e canzoni indimenticabili come “Memory”. Saranno i costumi o le liriche di Thomas Stearns Eliot. Oppure, forse, sarà che è più “conveniente” vedere i vizi degli uomini stigmatizzati, perché rappresentati dagli animali. Sarà il mix di tutti questi ingredienti ad aver fatto di Cats, uno dei più grandi successi teatrali di tutti i tempi, per spettatori, numero di recite e incassi. Un successo riconfermato dalla versione italiana, per la regia di Saverio Marconi con “La Compagnia della Rancia” (traduzione Michele Renzullo, liriche Franco Travaglio, coreografie e regia associata Daniel Ezralow): lo spettacolo più visto della stagione 2009/2010, registrando sold

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Il regista Saverio Marconi, sopra una scena del musical con i gatti “Jellicles”

out in tutti i teatri del Paese. E ora questo successo arriva a Catania, nell’ambito del cartellone del Teatro Stabile (dal 25 al 30 gennaio al Metropolitan). Ma qual è il segreto di questo spettacolo? Lo chiediamo al re-

gista Saverio Marconi. «Dipende, prima di tutto, dal testo e dalle musiche che sono veramente fantastiche. Riescono a raccontare, perfettamente, tutto. E poi la storia, con questo connfronto e continuo mescolarsi di comportamenti tra gatti e uomini. Un confronto che affascina». Lei è ormai il nome di riferimento del musical italiano. Perché ha scelto questo genere? «Di fatto, ne sono sempre stato affascinato. Ultimamente però, preferisco chiamarlo teatro musicale. Di solito si fa derivare il musical dagli Stati Uniti e si pensa che sia un genere tipicamente anglossassone. Certo, oggi ne è diventata la vera patria, però basta risalire al significato: loro lo chiamano Musical, che vuol dire musicale. E in fondo qual è la patria del teatro musicale se non l’Ita-

lia? A partire Melodramma rinascimentale e dall’Opera buffa , noi poi abbiamo un po’ abbandonato questo modo di raccontare, mentre gli americani l’hanno preso e sviluppato con le loro musiche e le loro storie. Risultato? Oggi sono considerati i padri del musical». Quindi rinvendica la paternità del genere? «Assolutamente sì. Vorrei che si cominciasse a creare una cultura del genere. Lo scopo non è quello di dire “ora ci prendiamo qualche lavoro americano e lo importiamo”. Sì è vero, ne hanno di tanti e belli, ma mi piacerebbe invogliare le persone a studiare il fenomeno. Purtroppo oggi pochissimi conoscono la drammaturgia e le regole per fare uno spettacolo musicale. È importante vedere esempi e poi mettersi alla prova. Scrivere per il teatro e, soprattutto, per quello musica-


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le, è molto difficile». In cosa sta la difficoltà? «Sicuramente nella miscela di musica e liriche. Ma è proprio questo che mi affascina del teatro musicale: un crescendo di musiche che riesce a farti capire lo stato d’animo, quello che vivono i protagonisti, senza neanche parole, senza bisogno di traduzione». In questa rivendicazione del teatro musicale italiano rientra sicuramente il suo spettacolo “Pinocchio”. «Esatto. Noi abbiamo un bagaglio di opere che si prestano perfettamente all’adattamento per le scene. Poi le buone musiche fanno il resto. Certo, ci sono nel nostro patrimonio anche opere di grandi musicisti come Puccini e Verdi che avevano uno spiccatissimo senso del teatro. Quello che manca un po’ oggi». Pinocchio al Columbus day, com’è stata l’esperienza? «Sono molto orgoglioso. È un traguardo, dopo più di 40 anni un musical italiano partecipa alla sfilata per il giorno della cultura italiana negli Stati Uniti. Una grande emozione stare lì, nella casa del musical». Il Columbus day celebra la cultura italiana negli Stati Uniti proprio mentre oggi in Italia i tagli le danno un duro colpo. «Io penso che con la cultura si mangi, eccome. Soprattutto con quella fatta bene, semplice e popolare, non per le élite. E poi come diceva Tiziano Terzani in “Un altro giro di giostra”: “Noi non siamo solo quello che mangiamo e l’aria che respiriamo. Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci siamo addormentati da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato”. Noi siamo tutto questo. Se lo dimentichiamo diventiamo rudi e sciocchi». Lei ha fondato a Milano la Scuola del musical, crede più nel talento innato o nella formazione? «Il talento è fondamentale ma bisogna scoprirlo, vedere qual è il proprio e poi non abbandonarlo. Sarebbe come sperperare un patrimonio, va coltivato con lo studio, che non deve mai interrompersi ma ha sempre bisogno di nuovi stimoli». Ui

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Regalateatro, un abbonamento per tre spettacoli musicali

Sotto l'albero di Natale quest'anno un miniabbonamento teatrale: un modo diverso per manifestare calore di affetti a parenti e amici di ogni età. Il Teatro Stabile di Catania augura a tutti buone feste con “Regalateatro”, un pacchetto che comprende tre spettacoli musicali davvero eccezionali: “Cats”, Arturo Brachetti “Brachetti, Ciak si gira”, con Arturo Brachetti, e “Il conte di Montecristo”, ultimo frutto della premiata “ditta” Cucchiara. Una proposta originale per un regalo che promuove l'arte dello spettacolo. Perché il teatro è gioia, arricchimento interiore, la soluzione migliore per trascorrere insieme una bella serata. Beni immateriali contrapposti alle solite soluzioni, qualche volta superflue o ispirate al consumismo imperante. Quest’anno, l’idea è di regalare “cultura”. E lo Stabile etneo offre fino al 6 gennaio una strenna accattivante al costo sorprendente di 40 euro, con un risparmio di oltre il 50 per cento sull’acquisto a prezzo pieno dei singoli biglietti. Il direttore Giuseppe Dipasquale, con questa ulteriore iniziativa, intende coinvolgere più “pubblici” possibili, diversificando l’offerta, secondo una strategia che vede accanto al tradizionale abbonamento, i pacchetti destinati agli studenti, la rassegna sperimentale Te.St, la programmazione nell’hinterland e altre variegate proposte. Regalateatro è un’occasione per ribadire il fil rouge della stagione 2010-2011: “Il tempo della musica”. “Cats”, basato sul libro di Thomas Stearns Eliot, racconta la storia dei venticinque “celebri” gatti Jellicle che si riuniscono nella notte più lunga dell’anno per conoscere chi fra loro avrà il privilegio di salire verso il “Dolce Aldilà” e rinascere così a nuova vita. Lo spettacolo sarà in scena dal 25 al 30 gennaio al Metropolitan. La regia è firmata da Saverio Marconi (vedi intervista a fianco). Lo spettacolo sarà in scena dal 25 al 30 gennaio al Metropolitan. Tony Cucchiara “L’uomo dai mille volti”, di e con Arturo Brachetti, regia di Serge Denoncourt, è un divertissement funambolico e spettacolare, ispirato alla storia del cinema, da Méliès a Hollywood. Un viaggio fantastico, omaggio al grande trasformista Fregoli che fu il primo ad importare in Italia l’arte del cinematografo. A lui è dedicato il personale tributo dell’artista. Lo show sarà ospite al Metropolitan dall’ 1 al 6 marzo 2011. Il “Conte di Montecristo”, è una novità assoluta ispirata al romanzo di Alexandre Dumas padre, un musical scritto a quattro mani da Gianluca e Tony Cucchiara per una produzione di grande formato targata TSC. Le vicende del protagonista - il marinaio Edmond Dantes alle prese con i fantasmi del passato e una vendetta “necessaria” - fluiscono attraverso le canzoni: pezzi corali, duetti, assolo, che coinvolgeranno ed emozioneranno il pubblico, come è già successo per “Pipino il Breve” ed altre creazioni di Tony Cucchiara, qui coautore al fianco del figlio Gianluca. L’allestimento rientra anche nella programmazione estiva, in scena al Cortile Platamone dal 18 giugno al 10 luglio 2011. Sarà possibile acquistare il pacchetto “Regalateatro” fino al 6 gennaio 2011, rivolgendosi al botteghino del Teatro Verga, Via G. Fava 35, Catania tel. 095 731 08 88, e-mail: info@teatrostabilecatania.it.

Dante si fa musical

Reduce dall’Arena di Verona e dal Sistina di Roma, il musical “La Divina Commedia” arriva a Catania, al Teatro Metropolitan, il 13 e 14 gennaio. Marco Frisina firma le musiche, il libretto, sul testo originale di Dante, è di Gianmario Pagano, Manolo Casalino firma la regia e le spettacolari coreografie. Il viaggio di Dante tra Inferno, Purgatorio e Paradiso alla ricerca dell'amore provoca un susseguirsi di incontri con personaggi straordinari in una cornice di suggestive proiezioni. Dante e Beatrice sono due giovani attori, Mariangela Aruanno e Vittorio Bari, che hanno già dato prova di grandi capacità interpretative, mentre Virgilio è Lalo Cibeli. Due ore di spettacolo in cui affascinanti proiezioni fanno da sfondo a musiche che, partendo dal rock esprimono la drammaticità dell'Inferno, attraverso le struggenti melodie del Purgatorio, giungono alle sinfonie del Paradiso.

Le cicale del Canovaccio

Il Teatro del Canovaccio di Catania continua la sua programmazione dal 16 al 19 dicembre con “Cicale scoppiate” di Virginia Alba, Compagnia Quid Teatro. Con Virginia Alba e Paolo La Bruna (voce fuori campo di Roberto Spicuzza). Si tratta di un gioco teatrale in cui i protagonisti sono due attori che devono mettere in scena uno spettacolo sull'amore. Non è facile. Si rischia sempre di cadere nelle trappole della retorica, della banalità. E allora perché non giocare proprio con i luoghi comuni dell'amore? A questo si aggiunge, inaspettato, un improbabile regista la cui voce irrompe improvvisamente costringendoli a seguire le sue direttive. In questo percorso interpretativo, arriva alla presa di coscienza dell'impossibilità e della difficoltà di un'operazione del genere che lo porterà alla follia. Mentre gli attori sono impegnati in un crescendo di gag ed estenuanti situazioni di coppia.


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IL FESTIVAL / Dal 7 gennaio al 3 febbraio il Centro Zo ospita la quinta edizione della rassegna in cui la parola letteraria viene misurata con lo spazio scenico attraverso l’utilizzo di molteplici linguaggi

Flatus Vocis, al via con Wilde Inside S e la parola letteraria si misura con lo spazio scenico attraverso l’utilizzo di molteplici linguaggi espressivi, è tornata Flatus Vocis, il progetto in cui le parole dei poeti e dei narratori generano luoghi d’ascolto e di visione. La rassegna, giunta alla sua quinta edizione, verrà ospitata al Centro Zo nel mesi di gennaio e febbraio. Il programma include artisti visivi, performer, musicisti, danzatori che lavorano a nuove forme di reading, installazioni, mise en space per parole che sconfinano e si contaminano creando nuove narrazioni sceniche. Saranno cinque eventi, frutto della ricerca di instancabili artisti attivi nel territorio, con alle spalle un lungo percorso di creazione artistica nell’ambito delle arti performative e che qui si misurano

con la poesia, con la letteratura e la narrazione. Si parte il 7 gennaio alle ore 21 con lo spettacolo di danza “Wilde Inside” di Daniela Campione sui testi di Oscar Wilde, un’immersione nel poliedrico uni-

verso della produzione wildiana. Data la sua enorme vastità, il primo intento di questa produzione è stato di scegliere tra le opere alcuni brani che favorissero una visione più aperta possibile, per rendere percepibile la personalità eclettica dell’artista, adatta ad essere interpretata e rivissuta attraverso l’ausilio di arti diverse: musica, danza, teatro. Il paradosso, la poesia, la filosofia, l’ironia, l’emozione, e quanto emerge dalla letteratura wildiana, fungono da denominatore comune nel gioco d’intreccio tra le arti chiamate ad interpretarle. In scena quattro danzatori (Daniela Campione, Fabrizio Calanna, Flaminio Galluzzo, Lara Viscuso) e tre attori (Gabriele La Spina, Damiano Pellegrino, Simona Scuderi) si muoveranno su brani musica-

L’APPUNTAMENTO / Domenica 19 dicembre Lila Batte, occasione per acquistare “regali” a prezzo vantaggioso e dare manforte alle attività dell’associazione

Un’asta per sostenere la Lila I volontari della Lila, Lega italiana lotta all’Aids, organizzano per il secondo anno consecutivo l’iniziativaspettacolo “Lila Batte”, un’asta per raccogliere i fondi necessari alla sopravvivenza dei progetti e della gestione della sede di Catania che si trova in via G. Sanfilippo 10, tra piazza S. Maria di Gesù e piazza Lanza. L’appuntamento è per domenica 19 dicembre alle 18,30 al Centro Zo. Lila Batte è un’asta in cui vengono “battuti” oggetti e servizi offerti da ditte, negozi, hotel, professionisti in modo da offrire a chi acquista l’opportunità di fare un affare (il prezzo base d’asta è sempre il 50% del valore commerciale) e di far continuare le attività Lila. Come nell’edizione 2009, il coinvolgimento del pubblico è indotto

dal gioco/spettacolo offerto gratuitamente ai sostenitori e amici, con una struttura ragionata e disegnata, coerentemente alla mission prioritaria, per sensibilizzare e avvicinare la società civile a problematiche spesso soffocate dalla distrazione, dalla distanza al problema. Quest’anno lo spettacolo verrà presentato e “battuto” da Alessandra Costanzo e Co-

simo Coltraro, ci saranno alcuni interventi musicali di Rita Botto e un assolo di danza contemporanea di Daniela Bendini, artista genovese, dal titolo “In corpo canto” produzione del 2009 ispirato alla divina Callas. Tra le attività della Lila Catania, dal 2003 c’è un progetto in Zimbabwe, nell’ospedale “Luisa Guidotti di Mutoko: il“Progetto Susy Costanzo – Adotta la terapia antiretrovirale di una donna africana”; il progetto si occupa di ridurre la trasmissione del virus ai nascituri, fornisce le cure antiretrovirali alle madri e migliora ad entrambi la qualità della vita. U i

li scelti tra alcuni autori contemporanei a Wilde, e citazioni tratte dal De Profundis, come leit-motiv, e brevi tratti da: Il Ritratto di Dorian Gray, Il Principe Felice, Salomè, Aforismi. Priva di pretese di essere esauriente in se stessa, la messa in scena desidera percorrere un intervallo di tempo in presenza del grande geniale artista. Il lavoro intende rivivere l’attualità dell’arte di Oscar Wilde, moderna nella sua conflittualità fino al paradosso, classica nella sua predilezione del bello all’utile, contemporanea nel suo intento destabilizzante lo “status quo”, di ogni tempo nell’edificazione ultima dell’individuo e la sua anima. “Wilde Inside” vuole essere una sorta di visualizzazione dell’esuberante attività dello spirito creativo di Oscar Wilde. U i

Al Barbarabar “Fight cancer party”

Serata “Fight Cancer Party With a little help from my friends” sabato 18 dicembre, all’insegna della solidarietà. Dj e band live aiuteranno Concetto Sciuto a combattere il cancro a suono di rock e reggae. I proventi del botteghino saranno devoluti interamente all’editore catanese per permettergli di affrontare serenamente i mesi di cura che lo aspettano. Due i palchi: Rock live e dj set + Reggae live e dj set. La sera del 25 dicembre “Christmas Therapy vs. Sickness” con una Rock Therapy zone e una Sickness zone, guest gli inglesi Mackab e i francesi Hertical Sound, più i visual di Zulù Gang Crew. Il 28 dicembre, infine, “Sunglasses after Dark”, un party rock&roll a tema burlesque. La serata prevede il live dei cagliaritani Hangee, Burlesque show dei londinesi Trixie Malicious e dj set di Psycho e Abdel.



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INTERVISTA / Il duo palermitano che il 23 dicembre sarà alla sala Lomax per Made in Italy con il nuovo disco “Sono all’osso” si racconta e ci svela: «La caratteristica primordiale della musica è la terapia e noi scriviamo anche per svuotarci le viscere» di Riccardo Marra e qualcosa la musica deve dare in dietro ai musicisti è un po’ di pace interiore. Lo può fare con i suoi timbri dolci, ma anche con il valore terapeutico del suonare buttando fuori tutte le budella. Il Pan del Diavolo, Alessandro Alosi (voce e chitarra) e Gianluca Bartolo (chitarra a 12 corde), scelgono questa seconda opzione, strizzando le viscere nelle loro canzoni nella ricerca disperata di una catarsi. Un folk posseduto il loro, con testi spesso urlati e autobiografici. Il duo palermitano ha chiuso il 2009 con oltre 80 concerti in giro per l’Italia, poi s’è chiuso in studio e ha partorito Sono All’Osso uscito per Tempesta Records all’inizio del 2010. Alla fine dell’anno, invece, arrivano a Catania per un concerto alla Lomax il 23 dicembre all’interno di Made in Italy, una mini rassegna con Nobraino (25 dicembre) e A Toys Orchestra (28 dicembre). Alessandro Alosi ci racconta il sapore difficile ma speziato del Pan del diavolo. Alessandro, nel vostro nome è riassunto il modo indiavolato di fare musica? «Il nome nasce dal proverbio “il pan del diavolo è sempre avvelenato” cioè le cose fatte male non possono che finire peggio. Dietro c’è sempre lo zampino del diavolo, è in questo immaginario che si muovono i personaggi e le storie delle nostre canzoni». Canzoni che hanno alla base Il folk. Per molti una musica poco malleabile, per altri una base su cui sperimentare. Da che parte stai? «Il folk è di fatto lo step zero della musica leggera e quindi anche del rock, è normale che all’interno di questo genere si possano cercare e trovare le basi su cui sperimentare. Per me il folk rappresenta un patrimonio pressoché infinito». Il vostro disco “Sono all’osso” è uscito per La tempesta, l’etichetta del momento? «Tempesta è sicuramente una delle migliori realtà discografiche indipendenti italiane, pensa che quest’anno ha vinto il premio Mei come miglior label e il premio di demo radio Rai

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PAN DEL DIAVOLO

«Musica folk patrimonio INFINITO» come migliore etichetta indipendente». La titletrack è un pezzo blues? «Dove c’è di mezzo il diavolo...». In “Università” parlate della gabbia dell’eterno studente, un testo attualissmo… «Università racconta una storia personale, la mia, ma se contestualizziamo è vero che siamo tutti intrappolati. Se poi in qualche modo la diffusione del brano può rappre-

sentare questa situazione non posso che essere felice di dare voce a più persone». Il video di “Farà cadere lei” è stato girato da Davide Toffolo (Tre allegri ragazzi morti). Ci racconti della lavorazione? Toffolo sembra non avere limiti alla sua espressione… «La realizzazione e la lavorazione nascono completamente da un’idea di Davide: suo il soggetto, la regia e la scelta della location. Davide è un caro amico ma è sicuramente un artista con pochi limiti, i suoi fumetti e la sua musica sono eccellenti». Sembra ci sia un tratto comune a tutti i pezzi: svuotare le viscere. Un po’ una vostra prerogativa? «Mi sembra che questa fosse una della caratteristiche primordiali della musica: la terapia. E non avendo obblighi di scrivere cose del tipo sole cuore amore... sì, scrivo anche per svuotarmi le viscere». C’è sicilianità nella musica che fate o è solo un dato biografico? «Sì la sicilianità c’è. Tutte le canzoni del disco sono state scritte a Palermo, una città che ha mescolato buone e cattive tradizioni con i bisogni di una metropoli del 2010. Questo mi ha aiutato ad essere saldo anche nel caos, sennò non sarei sopravvissuto ai miei testi». In questo senso c’è affinità tra voi e i Marta sui tubi? Soprattutto per quell’uso della voce e della chitarra acustica… «Effettivamente hai tirato fuori due punti in comune: la parte centrale della voce e la chitarra acustica, la terza invece è che siamo entrambi siciliani. Musicalmente credo invece che lavoriamo su direzioni diverse per quanto riguarda gli arrangiamenti. Comune è invece l’amore per la musica italiana». Tempo fa avete registrato il vostro primo ep al the Cave a Catania. Un’opinione sulla città? «Per dirti la verità non la conosco bene, la dimensione studio non ti permette molto tempo libero e così la mia esperienza catanese si limita a qualche concerto del Pan del Diavolo, un settimana al Cave e un concerto dei Sonic Youth a piazza Dante nel 2003». U i


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LA BAND / Il gruppo romagnolo, nato come team di basket, il 25 dicembre sarà alla Lomax con “No USA! No UK!” il loro terzo disco, ma il primo di brani inediti

NOBRAINO

«Stupidi per neologismo» di Emanuele Brunetto ati come team sui campetti di basket, i Nobraino si sono distinti negli ultimi anni come una delle realtà più interessanti dell’indipendente nostrano. Dopo due album atipici come “The Best Of” (2006) e “Live al Vidia Club” (2007), hanno pubblicato in questo 2010 “No USA! No UK!”, uscita che ha raccolto consensi un po’ su tutto il territorio nazionale, grazie anche all’incessante attività dal vivo, vero e proprio punto di forza dei Nobraino: non è infatti un caso che siano oltre cento i concerti effettuati dalla band solo nell’ultimo anno. In occasione della loro ennesima esibizione, in programma il 25 dicembre alla Lomax di Catania, abbiamo incontrato Lorenzo Kruger, vocalist della band romagnola. Partiamo dalla fine, da “No USA! No UK!”, una rivendicazione dell’identità italiana spesso bistrattata? «Più o meno. È un titolo suggestivo, che sta incontrando il pensiero di molti e molte interpretazioni. La mia ispirazione riguarda la voglia di fare in casa qualcosa di fresco e moderno, senza aspettare che mi arrivi da fuori. Usa e Uk sono simboliche, rappresentano un baricentro culturale messo in discussione, un’imposizione linguistica che si può discutere, accettare o sostituire. Nobraino vuol dire stupido, è un’italianizzazione forzata, un neologismo, è così che pensiamo il nostro modo di comunicare. Riciclaggio, invenzione, provincialismo e mondanità, glocal. Non c’è progettualità, è così». Essere uniti nello sport prima che nella musica vi ha aiutati a trovare le sinergie giuste? «Stare in una band per così tanto tempo non è facile. L’amicizia ti aiuta ma è anche un’arma a doppio taglio. I Nobraino rimarranno uniti finché avranno interessi comuni e le intenzioni che hanno dimostrato finora. Senza grandi forzature ognuno ha trovato il suo ruolo e cerca prima di tutto il proprio divertimento e benessere. La

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visione di squadra e di gioco è aderente al nostro concetto di unione». Soltanto alla terza uscita un “canonico” album di inediti. Dov’è nata l’esigenza di invertire il classico schema delle discografie? «La discografia classica è un malato terminale, sul quale si pecca di accanimento terapeutico. Trovandoci a dover ancora usare il “disco” come forma di diffusione redditizia della nostra musica, ci prendiamo almeno il gusto di prendere in giro la vecchia zia rincoglionita con la quale ci tocca convivere». Vi hanno appioppato l’etichetta “folk”, c’è una definizione che credete più calzante? «Nonfolk, Nonswing, Nonrock, Nonpop, Nobraino». Giorgio Canali vi ha supervisionati di recente. Qual è stato il suo apporto sul risultato finale? «Ruvidità, immediatezza, semplicità. Il colore sporco, scarno, ma robusto. Questo è il nostro disco più rock, e per questo stiamo già pensando che al prossimo ci discosteremo un po’, non sia mai che ci appioppino l’etichetta di rock band». Avete coverizzato tanti artisti tra cui Cutugno. Come scegliete le cover da realizzare? «Scelte particolari o cose anche banali, l’importante è che rappresentino una sfida interessante e che alla fine la nostra versione abbia il nostro carattere, senza paura di offendere nessuno». A cercare dei riferimenti artistici su cui puntare, su chi ricadrebbe la vostra scelta? «Non è facile trovare eroi in questo momento, e ad andare troppo indietro si rischierebbe di non trovare più percorsi praticabili. Ci auguriamo tanta longevità, ma niente patti con il Diavolo». Nella vostra biografia parlate di un quinto Nobraino che completava il team di basket. Non è che passerà alla storia come il quinto Beatles? «La cosa prevederebbe che noi passassimo alla storia come gli eredi dei Beatles. Fammici pensare... per questa volta facciamo un’eccezione: sì Uk». U i

Capodonno Bass Boutique

One Nation Under a Groove è l’appuntamento che la storica one night Bass Boutique riserva per la notte di Capodanno da Zo Centro Culture Contemporanee. In consolle ci sarà Tayone, un vero virtuoso del giradischi, un artista totale da vedere e godere, con set che hanno nel funk la pancia. Accanto a lui Titan, affascinato dall’acid house e dalla techno Detroit, e consacrato al grande pubblico con il remix di “La mano mia” di Bugo. A una serata così speciale non potevano mancare, ovviamente divisi su tre sale, i padroni di casa, Blatta & Inesha, e un nutrito gruppo di nomi nuovi del clubbing nostrano, dall’house all’indie rock, fino al soul e al garage: Costarello, Sabotage, Judoboy & Strano G., Sonny Denja & Jimmi Alcalina, Roz Rozzer, Dj Psycho, Abdel e Vj Kar alle immagini. Info su www.ctbox.it.

Pecha-Kucha/ Chiacchere con creatività

Dopo il successo tributato dal pubblico torna a Catania il Pecha-KuchaNight. Il 23 dicembre il centro Zo ospiterà il PKN_catania vol.9, anche questa volta parteciperanno speakers, artisti, creativi e professionisti di diversa formazione che racconteranno le loro professioni, mestieri e hobby. Pecha-Kucha Night è un incontro in cui artisti e professionisti del mondo della creatività hanno la possibilità di condividere fra loro e col pubblico il proprio lavoro e le proprie idee. Il nome è l’equivalente onomatopeico giapponese del più comune “chitchat” inglese, ovvero chiacchiera. Lo spirito dell’evento è dettato dall’esigenza del confronto, permettendo al pubblico di mantenersi aggiornato e incoraggiando nuove possibili collaborazioni. Web: www.pecha-kucha.org; www.indicecreativo.org; www.pknight.org.


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INTERVISTA / La cantautrice Marta Collica, etnea trapiantata a Berlino, il 4 gennaio sarà in concerto con gli Ashwin Twins da Zo. Sullo stesso palco, il 28 dicembre, un’altra catanese che vive nella capitale tedesca: Sonia Brex presenterà live il suo nuovo cd Naif

Marta, straniera in patria di Riccardo Marra arta Collica la “straniera”. Un aggettivo che le calza a pennello se si pensa che è molto tempo ormai che vive stabilmente a Berlino e che torna a Catania solo per le occasioni speciali. Una di queste è il concerto del 4 gennaio da Zo affiancata dagli Ashwin Twins (Giovanni Arena, contrabbasso; Riccardo Gerbino, percussioni; Tazio Iacobacci, chitarra e Jean De Oliveira, visual) che si inserisce in un binomio live (in qualche modo anche in questo caso “berlinese”) con il concerto di un’altra “musicista catanese a Berlino”, Sonia Brex, sul palco di Zo il 28 dicembre per presentare il nuovo cd Naif. Dunque due signore del rock, Collica e Brex, entrambe di stanza a Prenzlauerberg nel cuore di quella che è stata Berlino est, che ritrovano il loro “est” siciliano in due concerti che hanno in comune la voglia di ibridazione: rock ed elettronica, arte e chitarre elettriche, suoni e immagini. Universitinforma ha chiacchierato con Marta Collica, di recente impegnata nella collaborazione con l’artista newyorkese Danielle Picciotto e con i Songs with other strangers, collettivo rock con Cesare Basile e Manuel Agnelli. Marta di nuovo a Catania dopo tanto vagare. Come trovi la tua città? «Credo che Catania abbia qualcosa di magico, malgrado tut-

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to, e difficile a perdersi, le mie esperienze musicali più interessanti le ho iniziate qui e continua a sorprendermi la qualità e originalità della musica suonata e concepita in Sicilia in genere. Nel guardare la mia città ho deciso di non fermarmi alle apparenze. Le apparenze sono un po' deprimenti. Se non mi faccio rattristare dall'andazzo di superficie, scopro la ricchezza e la profondità di molte persone che a dispetto dell'isolamento e depressione comunicano delle cose forti e importanti. Quindi spero che questa energia pervada il resto». Le ultime tue collaborazioni sono tutte legate all’estero: Mo-

Nella foto grande Marta Collica; sotto, Marta e gli Ashwin Twins. In alto, Sonia Brex con Salvo Dub (contrabbasso & synth) e Nico Lippolis (drums), formazione con cui porta in tour dal vivo il suo cd Naif che ha suscitato apprezzamneti sulla stampa tedesca. Multilinguismo sonoro che spazia dalla colonna sonora di un film trash anni Sessanta ai suoni sudamericani come in Brex in Bossa, un brano di bossa nova arricchito di electro-beats che invita a ballare. A Mors Taranta unisce Flummisounds con elementi di musica popolare italiana. Cosí come la divertentissima cover di A Little Bird in cui la Brex usa le labbra strette come uno strumento a percussione. Un disco rilassante e divertente.

vie's Magic di Klimek, il mondo dell’arte contemporanea tra New York e Berlino. Ti senti sempre più lontana dall'Italia? «Fisicamente sono lontana, ma artisticamente sono in fase di riavvicinamento. Mi pesa la mancanza della mia lingua e tradizioni attorno. Ma da un altro punto di vista mi sento destinata al vagabondaggio per un altro po’, poi vedremo». A proposito di Berlino, al momento credi sia la città più all’avanguardia d’Europa? «È una città particolare, dove c’è la freschezza e lo spazio necessari per poter sperimentare e vivere in maniera differente la quotidianità. Non so se è la

più all’avanguardia nei fatti, certo che l’aria che si respira è diversa che altrove». Quest’autunno sei stata in tour con i Songs with other strangers… «Sì, quello è un progetto che è partito da un’idea per un mio concerto del 2004 in cui volevo coinvolgere altri amici musicisti, per varie coincidenze tutti a Catania nella stessa settimana... John Parish, Hugo Race, Cesare Basile, Giorgia Poli (in seguito anche Jean Marc Butty), con i quali da diversi anni mi trovo a collaborare in diverse produzioni musicali. Ho scelto Songs with other strangers, perché le canzoni e il modo di vivere la musica possono fondere personalità apparentemente differenti, estraniate dal resto e in qualche modo straniere l’una per l’altra, in uno spirito unico. Poi Manuel Agnelli ci ha raggiunto per questo primo live ed è stato lui assieme a Cesare a portare avanti l’idea coinvolgendo da un lato Stef Kamil Carlens (Zita Swoon, Deus) e dall’altro un management che ha creduto nell’idea e nel carattere “peculiare” di questo ensemble di musicisti, al quale, infine, si sono uniti Steve Wynn e Rodrigo D'Erasmo». Dacci un’anticipazione, il tuo ritorno discografico sarà solista, con i Sepiatone o che altro? «Ci sarà un uovo disco di Sepiatone con Hugo Race e poi sto scrivendo e registrando un’altra collezione di pezzi arrangiati con gli Ashwin Twins. Con loro ho anche registrato le musiche per la mostra Feedback svoltasi a Berlino». U i


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time out di Giusy Cuccia ato in un piccolo centro siciliano, Santo Mangiameli ha scelto Catania come sua città “invisibile”, la città in cui la sua arte, la fotografia, prende corpo e da magia diventa realtà. Tanti i suoi progetti lavorativi, dalle collaborazioni con Angelo Di Giorgio, ai workshop, alle mostre. Cofondatore dell’agenzia fotogiornalistica “Sciara Reports”, Santo Mangiameli è anche attualmente impegnato nel progetto della nuova agenzia “Neda Free Reports”. Da un piccolo centro alla fotografia, affiancato da grandi nomi. Qual è stato il tuo percorso? «È difficile stabilire un percorso. Se posso provare a farlo, direi che per me la fotografia non è altro che un ritorno all’infanzia. È a Catania che ho preso tra le mani per la prima volta una macchina fotografica, dove ho iniziato a lavorare; è Catania, la sua vita, che ho scelto di fotografare sin dal primo scatto; è a Catania che ho scoperto la mia città invisibile. Da lì ogni strada, è stata sempre la stessa, dritta verso la mia infanzia». La fotografia è l’occhio costante sul presente e sulla storia della propria terra. Come hai tradotto questa frase nei tuoi lavori? «La fotografia, quella vera, quella sudata, costa molta fatica, è dedizione e presuppone tanta onestà e tanta umiltà, le stesse che servono per amare questa terra, quest’Isola, questa città invisibile. Va da sé che le cose finiscano per sovrapporsi». Perché hai scelto di fare il fotografo e cosa ti aspetti da questo lavoro? «Mi sono ritrovato fotografo, ma non è stato facile capire di esserlo. È come una rivelazione, un’epifania costante, un bisogno dell’anima. Scherzando, mi vien da dire che quando ho voglia di fotografare è come se avessi un terribile prurito agli occhi. Si tratta di una differenza molto sottile, ma è per questo che mi rendo conto che continuo ad averne bisogno. È come veder “volare Nina tra le corde di un’altalena”. Non chiedo altro». L’uomo è spesso al centro dei tuoi scatti e delle tue mostre, soprattutto il “diverso”. Perché? «Non poteva essere altrimenti, è attraverso la conoscenza del diverso che si arriva alla consapevolezza della nostra identità». A cosa fa riferimento “Lo sguardo incantato”, il titolo del tuo progetto? «È di certo uno dei viaggi più entusiasmanti che ho intrapreso. Un viaggio in due, dal nero al bianco, tra immagini e parole. È una dolce compagnia, un’es-

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ritratto d’artista SANTO MANGIAMELI / Il giovane photomaker siciliano vive e lavora a Catania, la “città invisibile” che ritrae in molti dei suoi scatti e in cui organizza mostre e workshop

«La fotografia è il mio ritorno ✎

all’infanzia»

Ai Benedettini le immagini di Jeux d’enfants

Fino al 23 dicembre è possibile visitare presso i locali dell’ex-Monastero dei Benedettini la mostra “Jeux d’enfants”, un progetto fotografico realizzato dall’agenzia fotogiornalistica Neda Free Reports in collaborazione con le Facoltà di Lettere e filosofia e di Lingue e letterature straniere dell’Università di Catania e patrocinata dall’Unicef. A dar vita all’esposizione, dedicata ai bambini di diverse etnie, sono i recenti lavori dei fotografi Angelo Di Giorgio, Santo Mangiameli, Sandra Quagliata, Livio Cavaleri, Martina Ragusa, Vincenzo Musumeci, Cristina Tinnirello e Claudio Fabrizi, realizzati in diversi luoghi del mondo. Protagonista di questo viaggio per immagini è il tema dell’infanzia, descritta attraverso la metafora del gioco. Ad accomunare i bambini ritratti è un’esistenza difficile sia essa vissuta nelle bidonville di Bangkok, tra i vicoli di Lisbona, i mercati di Londra, Parigi, Catania o per le antiche strade del Mediterraneo, sotto al sole equatoriale o sui banchi di scuola di un villaggio africano, un’esistenza in cui l’unica gioia è quella incantata del gioco. Come lo definiscono gli stessi fotografi,“Jeux d’enfants” è un cantiere aperto, di cui forse presto vedremo il secondo atto.

senza emotiva alla quale non chiedi nulla in cambio. Nasce dal riconoscimento reciproco delle mie foto e dei testi di una giovane scrittrice, Sandra Quagliata. È nato tutto spontaneamente. Ecco l’incanto, ecco perché lo sguardo incantato». Com’è nata l’idea della mostra “Jeux d’enfants”, in programma fino al 23 dicembre presso l’ex Monastero dei Benedettini di Catania? «“Jeux d’enfants” è la prima mostra dell’agenzia Neda Free Reports e si tratta di un lavoro che abbiamo definito “cantiere aperto”. È un viaggio condiviso attraverso la metafora del gioco, anche quello negato, come spesso accade. La collaborazione con la facoltà di Lettere e di Lingue e letterature e straniere dell’Università di Catania, nonché il patrocinio dell’Unicef - che ringrazio -, hanno creato le condizioni ottimali per il nostro lavoro». Chi sono stati, se ne esistono, i tuoi maestri e verso chi ti senti più debitore, artisticamente parlando? «Tra tutti Henri Cartier-Bresson, ma se potessi continuerei di certo. Penso a Eugene Smith, Sebastiao Salgado, Werner Bischof e a tutta l’esperienza dell’agenzia Magnum. Ma è di certo all’esperienza dei laboratori sperimentali di fotogiornalismo che tengo da qualche anno, insieme ad Angelo Di Giorgio, per la facoltà di Lettere e Lingue, che va il merito di una formazione preziosa e irripetibile». Henri Cartier-Bresson ha scritto che è necessario sentirsi coinvolti in quello che si ritaglia attraverso il mirino. Sei d’accordo? «Indubbiamente. È stato detto che per Bresson la fotografia non poteva che essere un atto d’amore ripetuto all’infinito». Vuoi anticiparci qualcosa sul tuo futuro artistico e lavorativo? «Si tratta di un lavoro che ho già iniziato da tempo e che spero possa diventare qualcosa di importante, non soltanto ai fini del mio lavoro, ma che possa trasformarsi in un atto d’amore per la mia terra. Ma ancora credo sia prematuro per andare oltre». U i


INFORMA

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time in informazione a cura del cliente

a cura di

A Natale fare un regalo tecnologico ormai è una scelta comune. Ecco alcuni consigli che possono tornare utili per scegliere con cognizione di causa tra mille possibilità

Notebook o netbook

ifficile scegliere tra le tante proposte hitech offerte dal mercato, che lancia continuamente nuovi prodotti a ritmo vertiginoso. Nuovi modelli con nuove caratteristiche, ma sempre più orientati alla connettività costante e in movimento. L’era del terminale fisso è finita da un pezzo e le nuove frontiere sociali e lavorative impongono di dotarsi di una tecnoclogia al passo coi tempi. Dunque, il primo criterio per scegliere un regalo hi-tech per Natale è quello delle possibilità di connessione: televisore, smart phone, pc, tutto purché sia predisposto per allacciarsi alla Rete. Poi, naturalmente ci si può sbizzarrire. A cominciare dai nuovi televisori 3D, il vero fenomeno del momento, sino alle fotocamere digitali, ormai così facili da usare e “intelligenti” nelle funzioni che sono alla portata di tutti, anche dei parenti più anziani che hanno meno dimistichezza col mondo digitale. Un altro gadget del momento è il tablet, ovvero il Netbook Samsung N14JP01IT prodotto lanciato verso la notorietà dall’Ipad di Apple. I tablet sono in grado di ga- Processore: Intel Atom N450 1.66 GHz rantire la connessione ad RAM: 1024.00 Mb Internet e molte altre funzioni, come quella di lettore Hard-disk: 160.00 (GB) di libri digitali (che natuSistema operativo: Windows 7 Starter ralmente si comprano dagli Schermo: Monitor led, 10.10 pollici store sul web). E se gli smart phone sono ormai un Scheda Video: Intel GMA31 must, per Natale sono arriPorta USB: 3 USB vati alcuni pc completamenWireless: SI te integrati di ultima generazione, che coniugano ma- Dimensioni: Altezza 26.70 mm, larghezza negevolezza, potenza, facili264 mm, profondità 188 mm tà di connessione. Ecco un Peso: 1.24 kg paio di suggerimenti. U i

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per essere sempre

CONNESSI

Notebook HP G62-b15 Processore: Intel Pentium P6100 2 GHz RAM: 4096.00 Mb espandibile a 8192.00 Hard-disk: 320.00 (GB) Sistema operativo: Windows 7 Home Premium Schermo: Monitor led, 15.60 pollici Scheda Video: Intel HD fino a 1696Mb Unità ottica: Masterizzatore DVD Porta USB: 3 USB Wireless: SI Dimensioni: Altezza 36.80 mm, larghezza 374 mm, profondità 246 mm Peso: 2.20 kg


visioni

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«Vi racconto la nuova Catania di Riccardo Marra alle parti di Step1.it ormai lo chiamano Oliver Stone per quella sua innata capacità di raccontare il mondo con la telecamera. Lui è Marco Pirrello, venticinquenne videomaker catanese ormai da qualche anno nella squadra del magazine universitario on line per cui ha girato diverse impressioni visive: dal grande sciopero studentesco dell’Onda nel 2009, alle vicende dei Briganti, i piccoli rugbisti di Librino fino a “Speculation”, l’inchiesta video sulla speculazione al quartiere Antico Corso che ha vinto il premio Eretici Digitali del 2010. Ora con il nuovo documentario Marco arriva nelle migliori librerie di Catania. Il suo My Hometown Catania, infatti, è disponibile in dvd come perfetto cadeau da mettere sotto l’albero e il 24 dicembre alle 17,30 sarà presentato alla liberia Feltrinelli di Catania. Ma partiamo dal titolo My Hometown Catania, un nome che è già una dichiarazione d’amore alla città: «Tutto è nato due anni fa - racconta Pirrello - durante una riunione di redazione di Step1, il direttore Roberta Marilli cominciò a ragionare su quanto sarebbe stato bello produrre qualcosa, in video, che potesse raccontare la città e il suo rapporto con la musica». Un rapporto speciale quello di Catania con la musica, soprattutto grazie al periodo d’oro di Francesco Virlinzi. «Sono stati anni storici quelli - spiega Marco - soprattutto per chi ha avuto la straordinaria fortuna di conoscere Francesco. Le storie di quella Catania sono davvero tantissime e continuano ad alimentare la leggenda di una città che con quello che viviamo oggi sembra invece non avere più nulla in comune. Sembra… perché a parer mio si deve comunque guardare avanti. Chissà quanti Francesco Virlinzi, innamorati della musica e della

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del rock» DVD / Con My hometown Catania il filmaker Marco Pirrello documenta il rapporto della città con la musica. secondo Crabs, Narayan, Introversia e Dossi Artificiali

propria città quotidianamente provano a fare qualcosa, magari senza avvicinarsi a quei risultati, ma non per questo meno meritori». In My Hometown Catania parlano di sé i Crabs, i Narayan, gli Introversia e i Dossi Artificiali: «Ho scelto loro

Il ricavato per Upress

My Hometown Catania è disponibile nelle librerie di Catania e sul sito Upress.it (http://shop.upress.it/my -hometown-catania-dvd1). Il prezzo è di 9,50 euro e l’incasso sarà devoluto a U-Press, l’associazione a supporto del giornalismo universitario. Un segnale per dare fiducia a quell’informazione che nasce dal basso ma che riesce, a volte meglio dei grandi media, a raccontare la realtà e la complessità di un luogo.

perché volevo innanzi tutto dei musicisti, nel senso più alto del termine. Tutte le persone che compongono i gruppi vivono di musica, ed era questo ciò che ritenevo più importante». Interviste, panoramiche, zoom, quello di Pirrello è un documentario che non parte da una tesi predefinita anzi: «No infatti, è piuttosto uno sguardo sulla città realizzato attraverso gli occhi, le note e le parole, di chi Catania la vive quotidianamente cercando tra molte difficoltà di proporre le proprie creazioni musicali». E tra le difficoltà si è mosso anche Marco nella realizzazione del suo doc, usando «Solo mezzi propri. E chi ce li ha i soldi per affittare attrezzature? - sospira - Ho fatto tutto a spese mie. La telecamera che ho utilizzato è una Sony professionale che possiedo da un anno; mentre ho montato tutto nella mia stanza». Un aiuto a Marco però lo ha dato la stessa Catania, un vero e proprio set naturale, grazie al fascino della sua oscurità: «Chiunque guardi attentamente la città - si illumina Marco - non può non accorgersi della predominanza del nero e del suo continuo stagliarsi sul bianco degli ornamenti barocchi. Non è un caso, infatti, che la sequenza iniziale dove scorrono immagini della città, sia riproposta in bianco e nero. Parlando di pietra lavica non posso non citare l’Etna, mio personale punto di riferimento, la primissima immagine che compare nel documentario è girata proprio lì, all’altezza del rifugio Sapienza. Ho passato una nottata al freddo per riprendere il panorama della città da lassù, e per cogliere l’alba». Ma che rapporto lega Marco alla città? «Un continuo rapporto di amore-odio, che credo sarà senza soluzione di continuità. Da pochi giorni poi l’ho lasciata per trasferirmi a Roma e frequentare un seminario propedeutico al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ho superato le prime due selezioni. Tra circa un mese saprò se sarò incluso nei sei allievi che potranno continuare a frequentare. Comunque, in qualsiasi modo finirà, credo che per un po’ di tempo proverò a tentare la fortuna lontano da casa». La sua casa, Catania. U i


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ROMANZO / Una ragazza di sangue ungherese protagonista de La memoria bucata, esordio della pubblicitaria catanese, che si rivolge a un pubblico di ventenni: «La storia è un’amara considerazione sulla Sicilia, incapace di trattenere i suoi figli»

La “fuga” di Anya, metafora del disagio giovanile di Paola Santoro un’appassionate storia di solitudine e di rinascita La memoria bucata, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, romanzo d’esordio di Giovanna Tamà, energica cinquantenne pubblicitaria catanese. Storie di giovani dei nostri giorni. Cosa spinge un’esperta di pubblicità come lei a scrivere un romanzo intenso e coinvolgente? «Ho sentito da sempre il piacere di scrivere. Occupandomi di comunicazione, ho costantemente indagato il senso profondo delle parole. Trattenuta a letto a causa di un incidente automobilistico, per “ammazzare il tempo”, mi sono messa a scrivere. Per gioco, per sperimentare me stessa e la mia capacità di suscitare emozioni. Man mano che andavo avanti, sottoponevo i miei scritti alla lettura di alcuni amici. E col loro incoraggiamento ho deciso di continuare». E così prendeva forma La memoria bucata. «Sì, avendo poi la fortuna di conoscere Domenico Seminerio, scrittore siciliano che apprezzo e stimo molto, ho deciso di mandare a lui il mio manoscritto. E proprio grazie al suo apprezzamento ho percorso fino in fondo questa strada, contattando varie case editrici». Quale definizione ama dare di

È

Giovanna Tamà questo lavoro? «Lo definirei un romanzo di formazione. È il racconto di un anno di vita di Anya, originaria di un paese dell’Est, l’Ungheria, che a 17 anni perde entrambi i genitori adottivi in un incidente automobilistico. È quindi costretta a riprendere la propria vita in una nuova famiglia dal ceto sociale più basso, quella della zia, in compagnia dei suoi cugini: Saro, un quattordicenne taciturno e in piena esplosione ormonale e Flora, con cui da subito riesce ad allacciare un rapporto di complicità e ammirazione. Esuberan-

te e disinibita, Flora è l’opposto di Anya. Tanto spigliata ed estroversa l’una, quanto pacata e riflessiva l’altra. E attraverso vari colpi di scena e avvenimenti, sia positivi che negativi, Anya crescerà e maturerà, imparando a muovere i primi passi nella vita da adulta». Quanto della sua terra è possibile ritrovare in questo romanzo? «La storia è ambientata in Sicilia e i miei personaggi trasudano sicilianità. Anya è caratterizzata dal tipico spirito isolano femminile; è cresciuta assorbendo quegli atteggiamenti considerati consueti da noi. In

un passo del libro dice: mi avevano insegnato a sopportare, a non ribellarmi quando vedo le ingiustizie, ad avere una visione distorta della legalità. Pur amando visceralmente la Sicilia, i suoi colori sgargianti, il mare, la ragazza capisce che se decide di restare qui diventerà insensibile alle “storture” di questa terra, e quindi decide di andar via». Un tema, quello della fuga dei ragazzi intellettualmente dotati, estremamente attuale... «Certamente, è l’amara considerazione di una terra incapace di trattenere i suoi “figli”, costretti ad allontanarsi per trovare migliori condizioni di studio e lavoro. È un disagio vissuto con intensità dai ragazzi d’oggi, e proprio a loro ho pensato scrivendo questo romanzo. Ai loro problemi, al tipico senso di inadeguatezza che spesso vivono. Il mio target di riferimento è un pubblico di ventenni, e nel mio romanzo parlo di giovani del Duemila in blue-jeans, con cellulari e pc. Anche lo stile di scrittura è diretto e asciutto; il romanzo si beve quasi come un “bicchier d’acqua”». Ha altri lavori in cantiere? «Una storia singolare e curiosa in cui non solo le persone, ma anche gli oggetti inanimati, riescono a “sentire” le situazioni. Una sorta di esperimento: umanizzare le cose che ci circondano per renderle partecipe delle storie narrate». U i


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SKYPE INTERVIEW / La giovane scrittrice catanese esordisce in libreria con Una vita (quasi) normale. Anzi due. Un blog divenuto libro, esperimento di un nuovo genere: una ironica sit-com scritta per essere letta on line di Gianluca Reale i intitola Una vita (quasi) normale. Anzi due (Albatros, pp 226). È il romanzo d'esordio di Eva Ricciuti, catanese, classe 1977. Un romanzo “cresciuto” sul web, nell’omonimo blog aperto da Eva che ha così inaugurato una nuovo genere: la web-com, ovvero sitcom per il web. Storia ambientata a Catania, una famigliatribù, protagonisti due giovani: Ilaria e Simone. Un romanzo ironico e divertente che ha appena vinto il premio Circe. Lei, Eva, si sente «molto fortunata per quello che mi sta capitando». Universitinforma l’ha intervistata via Skype. Ecco la nostra chiacchierata. U: Un romanzo, una sit com o una web com? Ci spieghi? Eva: Il racconto è nato come web-com, cioè come sit-com riportata su web. Pubblicavo a puntate la storia su un blog, un’idea che mi è venuta in mente un po’ guardando ai romanzi d’appendice e un po’ alle sit-com americane. Così ho “inventato” questo genere. U: Il blog si chiamava come il libro, giusto? E: Esatto. Ma il 2 a numero U: E come andava? Era seguito? Li hai messi tutti nel libro? E: Il blog è andato bene. Calcola che erano i primi anni di sviluppo dei social network e quasi tutti erano come diari. Il mio usciva un po’ dal gruppo. Postavo gli episodi settimanalmente. A metà settimana mettevo degli intermezzi, giochi, U: Dove hai creato il blog? E: Blogspot U: Ti chiedevo se tutti i post li hai trasferiti nel libro o se hai fatto una selezione. E: Tutti nel libro, ovviamente. Anche se il racconto è nato prima, completo. Poi l’ho pubblicato sul web, una sorta di autoproduzione antesignana. Anzi, dato che in realtà gli episodi erano intervallati da 7 giorni e il tempo era troppo considerata la volubilità dei lettori /blogger, tra una pubblicazione e l’atra ho inserito dei post che chiamavo “tra un episodio e l'altro”, una sorta di controcanto alle vicende narrate, tipo un dietro le quinte. E questi intermezzi li ho inseriti anche nel libro. E adesso sono diventati “tra un capitolo e l'altro”. U: backstage narrativi. E: Eatto. O anche considerazioni, sogni, incubi, confessionali dei personaggi. U: Come t’è venuta l’idea di lanciarti in questo progetto web-

S

Eva Ricciuti «La mia web-com ambientata

a Catania» letterario? E: No, in realtà il racconto è nato come esercizio di scrittura creativa ad un corso di scrittura creativa, poi mi sono resa conto che faceva ridere e che i miei compagni di corso aspettavano le settimane per sapere come procedeva la vicenda, U: Dov’era il corso? E: A Roma. Quando ero a Catania scrivevo per lo più poesie, fumetti, abbozzi di sceneggiature mai andate oltre le prime pagine. Avevo una grande creatività senza forma e dunque ho pensato di dare una disciplina a tutte queste idee e ho seguito questo corso, un laboratorio settimanale in cui un insegnate ci dava suggerimenti su come organizzare le nostre idee. Facevamo molta improvvisazione, scrittura a tema in 15 minuti, era stimolante. U: Dicci un po’ dei personaggi, del plot. Com’è nata la storia?

E: Beh, intanto la prima idea è stata quella di ambientare la vicenda a Catania, un po’ per nostalgia, un po’ perché era la realtà che più mi sentivo dentro. Poi è nata Ilaria, la protagonista femminile, e visto che la vicenda era ambientata a Catania lei doveva esser catanese nsiccu. U: Ci sono riferimenti a esperienze personali nella trama o nei personaggi? E: No. Nel senso che nessuno dei personaggi o nessuna delle vicende di cui racconto sono reali. Però è ovvio che scrivendo io, un po’ del mio modo di essere traspare. Il gusto per l’ironia, alcune riflessioni, forse l’unica cosa che è realmente autobiografica è la presenza della grande famiglia-tribù di Ilaria. Ma penso che faccia parte dell’essere siciliani in generale. U: Ci hai messo di tutto in questa tribù siciliana: nonne, pretendenti che non sono degli adoni, persino una coppia gay. È la Sicilia di oggi?

E: È il mondo di oggi. In Sicilia come altrove. Il mio intento era narrare una storia universale al sapore di Catania. Non una storia tipicamente catanese. U: A un certo punto il successo bussa improvvisamente alla porta di Simone... E: Sì. Ilaria è la classica figlia di famiglia quasi 30enne che ancora coltiva il sogno di quando era adolescente: diventare hostess. Una 15enne nel corpo di una 30enne che non sa prendere decisioni e che ad ogni difficoltà fugge. Simone è un ragazzo estremamente brillante e sensibile, ma si trova a convivere con dei mostri di ambizione: i colleghi agenti immobiliari. Simone è uno preciso. Se fa una cosa deve assolutamente essere il migliore e nel suo lavoro lo diventa perdendo la propria identità. Con Ilaria si conoscono di vista, continuano a incrociarsi e a litigare, non si sopportano e tra gli incontri scontri succede di tutto. U: In sostanza hai forse inventato un genere, la web-com, hai anche usato uno stile narrativo appropriato. Ti hanno influenzato altre letture? O nasci dal grande pentolone creativo digitale di Internet? E: Ho sempre letto tanto e di tutto, ma il mio punto di riferimento è Pennac. Hai presente quel narrare ironico e paradossale, quelle storie ai limiti dell’assurdo eppure credibilissime? Ecco io aspiro a quello. Ovviamente il fatto di trasportare su web un racconto mi ha influenzata nella scrittura. U: hai dovuto trovare un linguaggio narrativo appropriato al mezzo... Però una bella sperimentazione, anche avvincente. E: Doveva essere un narrare svelto, brillante, discorsivo e sempre in bilico tra il detto e il non detto per creare l’aspettativa. Poi la struttura ad episodi si è rivelata l’ideale. Conclusi e concatenati, come quando guardi Friends in tv: anche se perdi una puntata alla successiva capisci perfettamente. Gli episodi finiscono sempre con un punto interrogativo su come proseguirà. U: Hai già pronta qualche altra idea nel cassetto? (o in un nuovo blog?) E: Subito dopo il primo blog, ne ho creato un secondo che adesso è diventato un romanzo in cerca di editore. Si chiama L’e-donnista e racconta di un dongiovanni ai tempi della new technology. U i


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libri

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U NIVERSIT

GLOCAL

Gioacchino Palumbo, diario di trent’anni di teatro esperienza e le multiformi attività del Teatro del Molo 2, dalla sua fondazione, nel 1981, fino ad oggi. A quasi 30 anni dalla nascita di una delle realtà artistiche più interessanti di Catania, è il suo fondatore, Gioacchino Palumbo, regista, docente teatrale e cineasta, a tracciarne il percorso. In “Il Teatro del Molo 2 - Diario di bordo. Spettacoli, performance, film” edito da Bonanno, Palumbo segue il filo rosso che collega segretamente gli spettacoli realizzati, alcuni basati su testi originali, altri su rivisitazioni del teatro greco, altri sugli autori del Novecento, altri sui classici senza tempo. Il volume raccoglie riflessioni, appunti di regia, note di drammaturgia, racconti e testimonianze su una ininterrotta attività di produzione e di ricerca sull’arte drammatica e i suoi sconfinamenti fecondi in territori e ambiti che le sono vicini e nei quali trarre nuovi impulsi, ve-

L’

rificare scoperte e intuizioni, snidare imprevedibili urgenze espressive. Un libro scaturito da un’idea di Antonio Coco, della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, e dalle sollecitazioni di alcuni docenti universitari e critici teatrali, e che fa parte di un più ampio progetto editoriale, composto da due volumi. Il secondo volume è dedicato ai laboratori, agli studi drammatici, agli spettacoli di laboratorio e alle attività pedagogiche del Teatro del Molo 2 (“Il Teatro del Molo 2 - Diario di bordo - Laboratori e studi drammatici”). Il Laboratorio di Arti sceniche del Centro Teatrale Molo 2 infatti opera nel campo della pedagogia teatrale e cinematografica; hanno svolto attività pedagogiche e di ricerca al Molo 2 importanti maestri internazionali, come Ludvig

Flaszen e Rena Mirecka, rispettivamente codirettore e attrice protagonista del Teatro Laboratorio di Grotowski; Yoshi Oida, del Centro internazionale Ricerche teatrali di Parigi diretto da Peter Brook; i Fratelli Colombaioni (I Clown di Fellini). Il progetto editoriale edito da Bonanno comprende interventi di Franco Battiato, testimonianze degli attori Donatella Finocchiaro e Giovanni Calcagno, per anni interpreti di molti spettacoli del teatro Molo 2. E, ancora, i contributi di Sara Cabibbo (Università di Roma III), Giovanni Calcagno (attore), Juri Camisasca (musicista), Antonio Coco (Università di Catania), Giuseppe Condorelli (critico teatrale), Elena De Luca (Accademia di Belle Arti di Catania), Riccardo Mondo e Pina Salomone(psichiatri), Sergio Sciacca (critico teatrale) e Galatea Ranzi (attrice).

CORSO SICILIA / Tra spettacoli e clownerie

Un mese di appuntamenti nelle librerie di corso Sicilia. A partire dal periodo natalizio: da Cavallotto, si comincia venerdì 17 dicembre con performance di teatro di strada - azioni circensi, giocoleria e magia - a cura di Cristiano Nocera (in collaborazione con Lapis, si replica mercoledì 22). Domenica 19 sonorità del Meridione d’Italia con la Compagnia “Danzataranta”: cantate e sonate della tradizione, e poi pizzica, tammorriata e tarantella del Gargano e calabrese. Lunedì 20 e martedì 21 arriveranno i suonatori di zampogne in abiti tradizionali. Alla Libreria Mondadori di corso Sicilia, il 17 dicembre alle 18, si terrà la presentazione “Volti dell’ateismo” di Vincenzo Vitale (ed. Sugarco). Interverranno l’autore, il dirigente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare prof. Maurizio Consoli, il giornalista Giuseppe Di Fazio e il cappellano militare padre Alfio Spampinato. In programma, venerdì 14 gennaio, la conferenza di Biodanza tenuta da Francesco Mascali e sabato 15 la presentazione di “Comiche in cassa”, di Patrizia Catenuto e Alessandra Raiti, edito da Kimerik.

READING di Tiziana Lo Porto ✎

Il viaggio interiore di Alan Bennett

Omicidio al circo

Innamorata di Jean Gabin

Dall’autore di Nudi e crudi, La cerimonia del massaggio e La sovrana lettrice, è in libreria un memoir poetico e intenso. In Una vita come le altre, il drammaturgo e scrittore inglese Alan Bennett racconta la storia della sua famiglia. Belle le parentesi che si aprono di tanto in tanto, tra aneddoti familiari e foto di altri tempi. Quella sulla timidezza, per esempio, a pagina 69 del libro: “Timidezza (termine che spunterà ancora in questo libro) è una parola delicata, soffice e nebulosa, che avvolge comportamenti d’ogni sorta. Si associa a un uomo di mezza età o a una donna ombrosa che vivano ancora con la mamma anziana, ma anche a persone disadattate, selvatiche, potenzialmente pericolose”.

Ambientato nella Londra vittoriana, Il circo maledetto è il romanzo d’esordio della docente di Storia del Teatro alle università di Manchester e Londra Anne Featherstone. Protagonista è il comico, cantante e ballerino Corney che si ritrova a essere testimone involontario dell’omicidio della giovane attrice e prostituta Bessie. Insieme a lui, anch’essa testimone, la collega e amica Lucy. Presi di mira dall’assassino, Corney e Lucy si ritroveranno costretti a una rocambolesca fuga, tra teatri, bordelli e circhi. Raccontato a capitoli alterni da Corney e dall’assassino (genio nell’arte del trasformismo), il romanzo si chiude con un finale mozzafiato, denso di colpi di scena e ingegnose trovate.

È sulla scia del tardivo inevitabile successo de L’arte della gioia, che Einaudi ha pubblicato, a quasi quindici anni dalla scomparsa dell’autrice, Io, Jean Gabin di Goliarda Sapienza. La storia è quella di Goliarda bambina che, in pieno ventennio fascista, trascorre le giornate al Cinema Mirone. Lì si innamora perdutamente di Jean Gabin. Se ne innamora al punto da credere di essere lui e, con quella immaginazione sfrenata che è propria dell’infanzia, si aggira per vicoli e piazze di Catania fingendo che la vita sia come un film di Marcel Carné. Di Jean Gabin ama in particolare il modo in cui riusciva a restituire alle donne quella femminilità così tanto demonizzata dalle femministe del mondo a venire.

Alan Bennett Una vita come le altre Adelphi, pp. 173, 17 euro

Ann Featherstone Il circo maledetto Newton Compton, pp. 336, 9,90 euro

Goliarda Sapienza Io, Jean Gabin Einaudi, pp. 124, 17 euro


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INFORMA VIDEOGAME

time digitale out

di Salvo Mica

BIT&CALAMAIO

Ivdc, nella sezione “indie” tanti sviluppatori catanesi Si è chiusa da pochi giorni l’Ivdc, il più importante incontro italiano per gli sviluppatori di videogame nostrani. L’incontro ha avuto luogo a Roma dal 3 al 6 dicembre nell’aula magna della Luiss. L’evento, giunto alla sua terza edizione, è stato ideato e organizzato da Aiomi (www.aiomi.it) acronimo che sta per Associazione italiana opere multimediali interattive presieduta da Marco Accordi Rickards e Raoul Carbone, l’associazione si propone di “…promuovere, diffondere e preservare la cultura del videogioco inteso come mezzo artistico di espressione del pensiero oltre che prodotto industriale d'eccellenza. Il videogioco è ormai a tutti gli effetti parte integrante dell'immaginario collettivo e Aiomi si batte perché di esso si tratti come di un prodotto culturale da rispettare, studiare e comprendere a fondo. Aiomi sosterrà di conseguenza ogni iniziativa volta a valorizzare il videogioco e promuoverne la cultura attraverso ogni forma o mezzo. Allo stesso modo, l’associazione interverrà in prima linea ogni qual volta che il mezzo sarà oggetto di disinformazione”. Il convegno è stato totalmente gratuito e aperto al pubblico, vi hanno preso parte le maggiori realtà di settore italiane e internazionali che hanno presentato i propri lavori fotografando lo stato dell’arte dell'industria video ludica italiana ed estera. Il programma infatti conteneva nomi da capogiro: Phil Harrison ex presidente Sony ed attuale presidente della storica Atari, Andrea Pessino eminente italiano che ha fatto fortuna all’estero lavorando prima con Blizzard e fondando in seguito la Ready at dawn autrice di numerosi successi mondiali, il cui applauditissimo intervento ha fatto luce sulla sua personale storia e la sua più intima musa:la passione. Ma il nome che

ha più di ogni altro fatto saltare letteralmente dalla sedia gli appassionati è stato senza dubbio quello del grande Peter Molineaux fondatore e attuale dirigente della Lionhead Studios, autrice di capolavori come la saga Fable ed attuale rappresentante di spicco della nuova generazione di designer impegnati a realizzare nuovi contenuti per il Kinect della Microsoft Xbox360. Immancabili i nomi “big” dell’industria italiana quali il prof. Vagliasindi che ha illustrato l’evoluzione nel mondo di Leader il maggiore publisher italiano, strettamente collegato a Milestone, maggiore developer italiano e Blackbean distributore. Giovanni Caturano ceo di Spinvector ha presentato il proprio nuovo gioco social “Bang”, Riccardo Cangini ceo di Artematica ha presentato la propria piattaforma social (aperta al contributo degli indie) “Good Games”, Fabrizio Calì di Kalicanthus ha trattato il tema del gaming online, Belsanti della Pm studios ha presentato il proprio “Impresando” realizzato con la collaborazione della filiera di Assoknowledge - videogame developer presieduta da Raoul Carbone, per celebrare i 100 anni della fondazione della Confindustria Italiana. Aiomi ha presentato le proprie attività presente e future quali l’Ivdc stessa ed il Vigamus museo e centro studi sul videogame che sorgerà a Roma nei prossimi mesi. Ha partecipato anche il famoso Dino Patti sviluppatore di successo creatore di “Limbo” vero e proprio capolavoro dello sviluppo indipendente. In un’ala separata ha preso forma anche l’Ivdc In-

die ovvero la sezione dedicata allo sviluppo videogame indipendente in cui si sono succeduti interventi di giovani ed entusiasti sviluppatori nostrani, la cui maggior parte proveniente dal Sud Italia, con la moderazione di E-Ludo Lab, Costantino Pistagna dell’Università di Catania ha illustrato il corso con cui collabora, tenuto dal prof. Cutello, sullo sviluppo Iphone e le opportunità presenti nello sviluppo su piattaforme Mac, i catanesi Dario Paraspola e i fratelli Musumeci della Nextsoft partecipanti di successo della Global Game Jam dello scorso anno hanno presentato il loro progetto “Bacteriovirus”, videogame sul corpo umano con cui hanno vinto la competizione nazionale Imagine cup promossa dalla Microsoft. A chiudere il primo ciclo indie con allegria e creatività ci hanno pensato Federico (in arte “werto”) Castronuovo e Alessandra Rigano, catanesi anch’essi, fondatori di Serenata square che hanno presentato la loro idea di gioco e di entertainment con il loro applauditissimo intervento intitolato “Giochi che ci giochi anche dopo che ci giochi”. Nella seconda giornata la sezione indie è stata aperta dal catanese Daniele Cariola rappresentante della neonata DrakkarDev che ha spiegato il loro “Way of…” per arrivare al successo; di seguito i musicisti di 93 Steps hanno illustrato durante un dibattutissimo intervento, come e perché hanno scelto il mondo del videogame per realizzare i propri sogni da compositori e musicisti. Ha chiuso l’ultima sezione dedicata agli Indie Biagio Iannuzzi, fondatore della “Code this Lab” che ha parlato di come sbarcare il lunario in Italia sviluppando videogame, raccontando con grande chiarezza ed estro,tipicamente partenopeo, la storia della sua società, i suoi successi ma anche i suoi errori. L’appuntamento dell’Ivdc si propone sempre più come un post-it immancabile nell’agenda di chi, videogiocatore, sviluppatore, cultore o semplice appassionato, vuole conoscere il mondo del videogioco guardando in faccia chi i videogiochi li costruisce per davvero.

per tutto il mese di dicembre

su tutti i libri.


dischi WEBBING

Amazon alla conquista del mercato italiano www.amazon.it Non ha di certo bisogno di presentazioni la più famosa azienda di commercio su Internet, nata nel 1994 a Seattle e diffusasi a macchia d’olio in tutto il mondo, grazie ai relativi siti in lingua per Canada, Germania, Francia, Cina, Giappone, e così via. Dov’è la novità allora? La novità è che il 23 novembre è stato finalmente inaugurato il portale italiano di Amazon. Musica, libri, dvd, software, videogiochi, elettronica, giocattoli e orologi saranno adesso le categorie di prodotti di riferimento anche per il mercato italiano.

Zzub, pubblicità per passaparola www.zzub.it Zzub è un portale che si occupa di

di Emanuele Brunetto “buzz marketing”, ovvero quel modo di pubblicizzare un prodotto o di un brand attraverso il semplice passaparola. L’idea della piattaforma è quella di combinare il passaparola, per l’appunto, con una struttura da social network che riesca a consentire agli utenti un più rapido confronto incrociato. Le aziende sottopongono all’attenzione degli “Zzubber” le proprie proposte, ottenendo in cambio feedback da quello che è a tutti gli effetti un campione di consumatori.

Pensieri disegni & situazioni di Lapizza www.indianalapizza.org Indiana Lapizza è il “nome d’arte” di Ambra Picasso, una ragazza con un bel po’ di fantasia che realizza disegni attraverso una tavoletta grafica per poi pubblicarli sul suo sito. Satira politica e attualità in generale sono i temi più trattati, ma spesso fanno capolino fra i vari disegni anche taglienti gag sulla vita sua e dei suoi amici. Con l’obiettivo di “arrivare agli occhi meno attenti alle vicende d’attualità. L’invito è sempre all’informazione, all’attivismo civico, alla sensibilizzazione”, come spiega lei stessa.

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U NIVERSIT di Riccardo Marra

SWANS / My father will guide me up a oope to the sky Michael Gira è un tipo cattivo. È la sua faccia a dirlo, sono le sue canzoni che risentono del malessere che porta con sé. Un suono, il suo, che da oltre 30 anni è scartavetrato con l’unico vero sentimento totalizzante che serve per fare rock: la mania. È maniacale Gira, suona, produce, inventa, s’arrovella. È vivissimo nonostante i suoi siano brani neri, putridi, appunto cattivissimi. È anche bugiardo Mike, perché l’ultimo disco a nome Swans era intitolato Swans are dead (anno 1998), e invece no, eccoli qui di nuovo i Cigni con My Father will guide me up a Rope to the Sky, un album totale, duro, buio e per questo pieno di contenuto. Pezzi come Jim, My Birth, Inside Madeline ci riportano al post-punk, a come una volta il rock fosse purificazione, cultura, creazione granitica, non il pallido intonacato d’oggi. Ed è questo che mi piace. Mi piace che ogni tanto, finalmente, a vincere siano i cattivi.

MARLENE KUNTZ / Ricoveri virtuali e sexy solitudini Ho sempre apprezzato la voglia dei Marlene Kuntz di far crescere la propria musica di pari passo con la propria età. Superare, insomma, Catartica (1994), sfornando un suono ogni anno più denso, fino alla sublimazione teatrale di Uno (2007). La reazione dei fan? Disapprovazione fondamentalista: insulti virtuali, blogging violento. Godano & Co inizialmente sono andati diritti per la propria strada, poi… ecco Ricoveri virtuali e sexy solitudini. Un disco che dall’alto delle atmosfere kuntziane sprofonda nella fagiolata telematica. I Marlene apostrofano i detrattori come “farisei dell’indie-rock”, “sfigati”, “deficienti”, “alternativi a pacchi stock”. Ma la reazione è patetica e costruitissima (oltretutto contraddittoria visto il ritorno alle chitarre aguzze tanto volute dai fan). Peccato, perché pregi quest’album ne ha pure: la voce cangiante di Godano, il piglio rock di pezzi come Vivo o Scatti. Ma davvero questi sono i Marlene meno sexy che io ricordi.


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