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U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - febbraio 2011 con il patrocinio di

E.R.S.U.

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RIFORMA GELMINI/ Nomine in commissione per modificare lo Statuto Scoppia la polemica

LA STUDENTESSA FERITA/ Il fidanzato: «Laura combatte ed è fiduciosa»

Catania

ateneo ACCADEMIA DI BELLE ARTI/ Occupazione molto “smart”

LUCA MADONIA «IO E BATTIATO ALIENI A SANREMO»

società BUNGA BUNGA/ Scorciatoia per il successo?

ALL’INTERNO / Sport, Blue Team settebello vincente / Stabile, con Arturo Brachetti il palcoscenico si trasforma in schermo / Dopo 11 anni nuovo disco per i Massimo Volume / JoyCut: «All’estero ci sentiamo a casa» / Libri, l’esordio di Viola Di Grado


sommario

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in questo numero... ateneo LA STUDENTESSA FERITA / Il fidanzato: «Laura è fiduciosa» pag 7 IL CASO / Commissione Statuto, scoppia la polemica

pag 8/9

ACCADEMIA BELLE ARTI / Un’occupazione molto “smart” pag 10/11 LINGUE / Semestre senza corsi e addio esami a febbraio

pag 12

SIAMO IN...TESI / Tutto sulla “pet therapy”

pag 13

QUANTO NE SAI DI? / Simon Wiesenthal

pag 14

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Gerenza

sport PALLANUOTO / Blue Team, settebello vincente

12 pag 15

Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005

società “CASO” BUNGA BUNGA / Scorciatoia per il successo?

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Anno VII - N. 2 - febbraio 2011

pag 16/17

EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania

diritto allo studio ERSU / La stagione dell’orientamento

pag 18/19

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lavorare AIESEC / L’esperienza che fa curriculum

pag 20

OPPORTUNITÀ / Amadori, cento assunzioni nel 2011

pag 21

time out-time in STABILE / Arturo Brachetti, il cinema sul palcoscenico

“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it

REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino - Caltagirone info@universitinforma.it

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TIRATURA: 15.000 copie

pag 22/23

CORNACCHIONE / «Silvio? Forse l’abbiamo inventato noi» pag 24 ARTE / Enzo Rovella: «Ogni opera è un autoritratto»

pag 25

LUCA MADONIA / «Io e Battiato alieni a Sanremo»

pag 26/27

MINISTRI / «Urliamo di meno per cantare di più»

pag 29

MASSIMO VOLUME / «Torniamo con Cattive abitudini»

pag 30

JOYCUT / «All’estero ci sentiamo a casa»

pag 31

PSYCHOCEAN / «La musica andrebbe donata»

pag 33

LIBRI / L’esordio della ventitreenne Viola Di Grado

pag 36

TIME IN / Libri, videogame, web e dischi

pag 37/38

DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE E REDAZIONE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info

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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Desirée Miranda, Tiziana Campo, Salvo Mica, Paola Santoro, Lavinia D’Agostino, Marco Pitrella, Emanuele Brunetto, Raffaele Zappalà, Michele Spalletta, Roberto Sammito, Gianni Nicola Caracoglia, Giusy Cuccia, Perla Maria Gubernale CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati Con il patrocinio di: Ersu , Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania



società L’

effimero al centro del mondo? Può darsi. Punti di vista. Sta di fatto che andare a caccia di personaggi vip che orientano gusti ed emozioni, trasferendo alla gente comune il fantastico mondo dei lustrini e delle paillettes, che tanto affascina sia chi lo vive sia chi lo ammira dall’esterno, è diventato conditio sine qua non della nostra società. Per costruire un personaggio serve la combinazione di più elementi. Infatti, ciò che i media ci propongono è il prodotto finale di un lavoro realizzato in sinergia da più figure professionali: i look creator scelgono l’abito da far indossare al personaggio in funzione dell’evento a cui deve partecipare; l’addetto stampa stabilisce e seleziona i media a cui il personaggio deve rilasciare interviste; il manager a quali eventi partecipare e quali locali frequentare per essere paparazzati. Questa miscela magica funziona se, nel mix, gli ingredienti vengono posti in giusta dose. E la formula ha un preciso (ed unico) nome: comunicazione. Un termine che abbraccia vari rami, una sola parola che racchiude tantissimi significati. Basti pensare alla figura di un qualsiasi leader, che innanzitutto deve essere un abile comunicatore. Chi studia da comunicatore ha buone chance, per forma mentis, di divenire una persona con un forte senso di responsabilità, dotato di adeguato self control e raziocinio magari per prendere una decisione, ma in primo luogo avrà l’astuzia di comprendere prima (degli altri) i punti di vista delle persone, anche se poi sceglierà sempre in base all’idea che si è fatto da sé. Con l’assimilata sicurezza, però, di fronte ad un eventuale fallimento, di poter affermare (senza aver paura di essere smentito): “fallire significa comunque averci provato”. L’esperienza insegna, comunque: e così, acquisita la capacità di linguaggio e il sapiente uso delle parole (calibrate, meglio poche che troppe), nel mondo d’oggi, il bravo comunicatore sarà in grado di eccellere nel lavoro. Tutti lo cercheranno se organizza un evento, tutti chiederanno la sua consulenza se sa dimenarsi nella jungla dei media.

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Proprietà di linguaggio e un sapiente uso delle parole sono alla base della notorietà di personaggi pubblici e leader. Sapersi relazionare è infatti fondamentale per affermarsi nel lavoro e in tutti i campi della vita sociale

Imparare a comunicare per avere

SUCCESSO

Sarebbe fondamentale insegnare ad un politico (o ad un aspirante tale), per esempio, quanto parlare deve essere commisurato ai tempi televisivi: invece sono pochi i politici che hanno vero possesso della “regola”, cioè sono in grado di fronteggiare un microfono ed una telecamera senza incorrere in forme prolisse di esposizione che piuttosto comportano l’automatica certezza di essere “tagliati”. Comunicazione, PR, giornalismo: termini tra loro concate-

nati e sempre più moderni. Leggere (molto) e (saper) parlare aiutano ad entrare nel mondo produttivo del lavoro con maggiori chance di affermazione. Con la consapevolezza, però, prima di qualsiasi approccio, di possedere una propria imprescindibile peculiarità, quella di sapersi relazionare. U i

Il presidente americano Barack Obama, il presidente francese Nicolas Sarkozy e la moglie Carla Bruni, tre figure di primo piano sul palcoscenico internazionale che hanno basato il proprio successo anche sulla comunicazione



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PREMIO MONDELLOGIOVANI / C’è tempo fino al 28 febbraio per partecipare al concorso letterario riservato a scrittori under 30. Bando e informazioni all’indirizzo www.fondazionebancodisicilia.it

LO STUDIO PILOTA / Quando le e-cig aiutano a smettere

TUTORATO / I bandi di Farmacia e Architettura

Continua lo studio clinico sulle ecig, le sigarette elettroniche, svolto dall’Università di Catania in collaborazione con Liaf onlus - Lega italiana antifumo - e Arbi Group Srl, che si avvale della partecipazione del 41° Stormo A/S di Sigonella dell’Aeronautica Militare Italiana. Lo studio clinico, avviato lo scorso aprile, prevede la partecipazione di volontari del 41° Stormo per lo studio delle sigarette elettroniche. Lo studio pilota, che si è già concluso, ha portato a risultati molto confortanti: in circa il 50% dei casi le sigarette elettroniche si sono dimostrate un utile strumento per aiutare il fumatore a ridurre il numero di quelle tradizionali, e in alcuni casi perfino a smettere. L'Università di Catania è tra i primi centri di ricerca al mondo a portare avanti questo tipo di sperimentazione, i cui studi in corso sono già visionabili sul database medico internazionale ClinicalTrial.gov (Smoking Cessation and Reduction with an Electronic Nicotine Delivery Device) e, a breve, sulla prestigiosa rivista medica BMCMedicine.

C’è tempo fino al 15 febbraio per presentare domanda di tutorato alla facoltà di Farmacia presso il Dipartimento di Scienze chimiche. Quattro le collaborazioni richieste: 2 incarichi da 58 ore ciascuno per supportare studenti con disabilità e 2 da 200 ore ciascuno a favore di studenti per le discipline del settore. I bandi, rivolti agli iscritti alla facoltà, in corso con gli studi e con una media non inferiore a 27/30, sono consultabili sul sito di facoltà all’indirizzo http://farmacia.cdc.unict.it. Scadono invece il 17 febbraio i termini per la presentazione delle domande di tutorato alla facoltà di Architettura. Previsti 27 incarichi distribuiti in vari insegnamenti (per la lista completa e per leggere il bando: www3.unict.it/farch/didattica/tutor/1011_tutor). Anche in questo caso, la graduatoria sarà stilata in base al merito dei candidati.

CONCORSO FOTOGRAFICO / Obiettivo sui paesaggi con People’s Landscapes Torna People’s Landscapes, il concorso fotografico internazionale promosso da Uniscape, rete europea di Università per l’attuazione delle convenzione europea del paesaggio. L’iniziativa è rivolta a tutti gli studenti universitari (di laurea, di master e di dottorato) dai 18 ai 35 anni iscritti a una qualsiasi università europea o a una qualsiasi università internazionale con sede in Europa. Obiettivo è quello di mostrare il paesaggio attraverso gli occhi della popolazione, cercando di esprimere come gli individui vedono e percepiscono i loro paesaggi e di catturare l’anima e l’identità in movimento dei luoghi, in particolare quelli degradati e quelli della vita quotidiana. Tre le sezioni previste: paesaggi urbani, paesaggi idilliaci e denuncia sociale. Ogni studente può partecipare con un massimo di tre immagini digitali, a colori o in bianco e nero. Il vincitore di ogni sezione riceverà un premio di 300 euro. Tutte le immagini inviate diventeranno parte dell’archivio fotografico di Uniscape e potranno essere utilizzate per qualsiasi attività promossa dal network. Le fotografie e i documenti per partecipare al concorso devono pervenire entro il 15 maggio all’indirizzo e-mail: peopleslandscapes@uniscape.eu. Il bando di concorso è pubblicato sul sito www.uniscape.eu.

L’INIZIATIVA / Il 18 febbraio il Monastero “s’illumina di meno” ma col tricolore Anche quest’anno l’Associazione Officine Culturali e la facoltà di Lettere e Filosofia partecipano all’iniziativa nazionale indetta da Caterpillar, programma radiofonico di Radio 2, M’illumino di meno “spegnendo” il Monastero dei Benedettini: un invito a prestare particolare attenzione alle risorse rinnovabili e alla gestione intelligente del bene pubblico. L'iniziativa, dedicata al risparmio energetico, ha quest’anno come tema i 150 anni dell’Unità d’Italia. Venerdì 18 febbraio dalle 18, Officine Culturali e la facoltà di Lettere allestiranno la Cucina del Vaccarini, i sottostanti magazzini e il giardino dei Novizi con illuminazione basata sull’utilizzo di led, candele, torce e segna-passi a tema tricolore e a impatto zero. Le visite guidate all’interno degli spazi, suggestivamente illuminati, partiranno ogni mezz’ora fino a mezzanotte dall’ingresso di Piazza Vaccarini. L’iniziativa punta alla sensibilizzazione sui temi del risparmio energetico: sarà dunque distribuito il decalogo delle “buone abitudini” da seguire e rispettare anche dopo il 18 febbraio e materiale informativo sull'utilizzo dell’energia pulita. Per rendere efficiente il servizio di Officine Culturali è consigliata la prenotazione. La partecipazione è gratuita. Per ulteriori informazioni e/o prenotazioni è possibile chiamare lo 095.7102767 o il 334.9242464, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17, oppure visitare il sito www.officineculturali.net.

TWENTY4TWENTY / EnergyLab cerca 400 giovani per ideare l’energia del futuro Tutto pronto per la seconda edizione di “Twenty4Twenty”, il progetto che vedrà impegnati 400 giovani universitari ad immaginare quale sarà il mondo dell’energia tra 10 anni. L’iniziativa - organizzata dalla Fondazione EnergyLab impegnata nel settore dell’energia e dell’ambiente - risponde agli obiettivi dell’Unione Europea per il 2020 contro i cambiamenti climatici: ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo accordo internazionale), i consumi energetici del 20% attraverso un aumento dell’efficienza energetica e soddisfare il 20% del nostro fabbisogno energetico mediante l’utilizzo delle energie rinnovabili. Misure che rappresentano una sfida e allo stesso tempo un’emergenza per un futuro, non troppo lontano, in cui i ventenni di oggi saranno i veri protagonisti. L’idea nasce in collaborazione con i cinque atenei milanesi (Università di Milano, Università di Milano Bicocca, Politecnico di Milano, Università Commerciale Bocconi, Università Cattolica del Sacro Cuore) e la Erse (ex Cesi Ricerca) e invita i giovani iscritti al secondo anno di una facoltà economica, giuridica, umanistica, scientifica o ingegneristica della Lombardia a seguire un percorso di formazione e produrre idee e progetti che siano innovativi e sostenibili. Le candidature verranno valutate attraverso un colloquio. Per partecipare a “Twenty4Twenty”, la cui adesione è gratuita, inviare una mail all’indirizzo staff@energylabfoundation.org con le seguenti informazioni: dati anagrafici, contatto telefonico, una foto, informazioni sul proprio corso di laurea, voto di maturità e lingue conosciute. Info: energylabfoundation.org.


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LA STUDENTESSA FERITA / Parla Antonio Guarino, il fidanzato di Laura Salafia, colpita al collo da un proiettile vagante il 1° luglio 2010, dopo aver fatto un esame. «Adesso respira da sola. È serena e continua a combattere». Le istituzioni? Latitano, con l’eccezione del questore Facciamo tutti il tifo per Laura, perché possa uscire dall’incubo in cui è piombata in una calda giornata d’estate. Quello che le è successo non può essere dimenticato. Non possono dimenticarlo le migliaia di colleghi universitari, non può dimenticarlo l’Ateneo, non può dimenticarlo la città. C’è da chiedersi, però, se dalla storia di questa giovane donna di Sortino abbiamo imparato qualcosa, se ci siamo fatti le giuste domande e se le istituzioni, a cominciare dall’Ateneo, hanno agito in modo incisivo e hanno fatto abbastanza per un cambio di mentalità e di coscienza civile, ancora oggi troppo lontane da quelle di una moderna città europea. Ci torneremo. (g.r.)

«Laura è fiduciosa crede nella ripresa» Un’immagine di Laura Salafia risalente allo scorso agosto. Adesso la studentessa è stata staccata dal respiratore e respira autonomamente

di Tiziana Campo rovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato può cambiare la vita. Ma la vita può cambiare per un assurdo copione scritto da un regista misterioso, trovandosi nella propria facoltà, felici per aver appena superato con il massimo dei voti l’esame di Spagnolo, sempre più vicini al raggiungimento del traguardo della laurea in Lingue e Letterature Straniere. Vivere un incubo che dalla cornice del maestoso monastero dei Benedettini - sede appunto della facoltà di Lettere e Filosofia di Catania - porta in un gelido reparto di rianimazione, in lotta tra la vita e la morte. Questo il dramma senza fine di Laura Salafia, studentessa colpita al collo, il 1° luglio dello scorso anno, da un proiettile vagante, mentre si trovava in piazza Dante. Una pallottola indirizzata contro Maurizio Gravino - ferito nell'agguato - sparata dal reo confesso Andrea Rizzotti, stanco - a suo dire - degli insulti ricevuti dal vero obiettivo del suo violento gesto. Dall’ospedale Garibaldi al Reabilitation Institute di Montecatone, in provincia di Imola; dalla sala operatoria al reparto di terapia semintensiva nell’attesa di passare all’unità spinale per avviare la riabilitazione neuromotoria. Una passio per la quale commenti e parole servono a ben po-

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«Spero che quello che è successo a me non capiti a nessuno. Vorrei che questa mia storia servisse a qualcosa, a risvegliare le coscienze, a far sì che a Catania cambi qualcosa. Tutti noi abbiamo dei problemi, ma se ci mettiamo a sparare per vendicarci... Non funziona così. E poi che esempio diamo ai più piccoli. Io ho fatto l’insegnante alle elementari, supplente a Padova per quattro anni. Lo so bene che i bambini guardano sempre cosa fanno gli adulti, non dobbiamo sbagliare se no li roviniamo per sempre...». Laura, 15 agosto 2010 (fonte: La Sicilia)

co. Ma come sta Laura? Dopo il clamore massmediatico della vicenda è calato un velo di silenzio. Lo rompiamo sentendo il fidanzato Antonio Guarino. «Da dicembre è stata staccata dal respiratore - spiega -, finalmente respira autonomamente. Ha così avuto avvio la fase di riabilitazione fisioterapica. Quel maledetto proiettile l’ha colpita al collo tra la vertebra C3 e C4, creandole una lesione al midol-

lo, che ha coinvolto tutti gli arti: in sostanza Laura è paralizzata dal collo in giù, non riesce a muovere nulla. L’edema per fortuna sta iniziando a regredire - continua il fidanzato - ma non è ancora scomparso del tutto. È assistita dalla madre che si è trasferita a Imola per starle vicino. Ci sentiamo telefonicamente tutti i giorni e una volta al mese vado a trovarla. Dell’incidente ricorda ogni istante. È ar-

rivata in ospedale del tutto cosciente. Se ripensa a quel giorno, lo ricorda con rabbia perchè non ha più la sua vita, però nel complesso è serena. Temevo che col tempo si abbattesse - ammette -, invece si mantiene fiduciosa, continua a combattere e crede nella sua ripresa». Quanto all’oblio che è calato sulla vicenda, Antonio lo giudica «normale, perchè, lavorando da anni al bar del quotidiano La Sicilia, so come funziona il mondo del giornalismo. Anche se non se ne parla più, devo però ammettere che sono molte le persone - tra cui giornalisti - che ci stanno vicine e che non mi hanno lasciato solo un attimo. Non se ne scrive, è vero, ma nel privato siamo circondati da affetto e attenzioni. Le istituzioni, invece, non si sono più fatte sentire, già a partire dallo scorso agosto: il sindaco è venuto a trovare Laura solo una volta, ma il discorso non cambia per gli altri. Solo il questore di Catania, Domenico Pinzello, non ha smesso di farsi sentire. A Natale le ha inviato una lettera e, quando i genitori di Laura - originari della provincia di Siracusa - si trovavano qui a Catania, ha messo loro a disposizione un appartamento». La vita può cambiare per un’assurda fatalità. E la normalità può essere spazzata via senza colpa alcuna, solo per il fatto di trovarsi d’improvviso bersaglio casuale di un gesto dissennato. «Vorrei poter leggere un libro sfogliando le pagine con le mie mani, senza che siano gli altri a farlo per me». Questa la frase pronunciata da Laura che più ha colpito il suo fidanzato. Le regole del giornalismo vorrebbero che un articolo non si concludesse mai con auguri o auspici. Per una volta vogliamo essere l’eccezione che conferma la regola. Buona guarigione, Laura. U i


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IL CASO / Nominati i 15 che dovranno adeguare la “carta” fondamentale dell’Ateneo alla Riforma Gelmini. Ma c’è chi contesta tempi e metodi adoperati dal rettore. Senato accademico spaccato, quattro presidi di facoltà scrivono: «Strozzata ogni discussione, violati i regolamenti»

Commissione statuto scoppia la polemica di Desirée Miranda ateneo di Catania ha già iniziato le procedure di recepimento della legge n. 240/2010, la cosiddetta “riforma Gelmini”. Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, quindi, sono stati individuati i nomi dei 15 componenti della commissione per la ri-scrittura dello statuto d’ateneo, imposta dalla nuova legge sull’università. In particolare, i professori ordinari Ida Nicotra, Andrea Bettetini e Domenico Sciotto, il professore associato Riccardo Noto e i ricercatori Francesco Nocera e Massimo Sturiale sono stati scelti in sede in Consiglio d’amministrazione; il Senato accademico ha invece nominato il professore ordinario Giuseppe Barone, i professori associati Paolo Militello, Giuseppe Cocuzza e Orazio Prezzavento, il ricercatore Lucia Arcifa e il rappresentante del personale tecnico-amministrativo Carlo Vicarelli. Infine, con decreto rettorale, sono stati nomintai gli studenti Erio Buceti, capogruppo di “Studenti per le Libertà-Azione Universitaria” al Cnsu (Consiglio nazionale studenti universitari) ed Emanuele Maniscalco, eletto al Cun, Consiglio universitario nazionale. Molte sono state le contestazioni sul metodo adottato dal rettore Antonino Recca e in Senato accademico si è prodotta una vera e propria spaccatura. L’accusa mossa al rettore è chiara: mancato rispetto delle regole e autoritarismo. Recca ha proposto una lista bloccata di 6 nomi sia in Consiglio che in Senato. Se in Consiglio la lista è passata seppur senza l’unanimità (si

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sono astenuti i professori Santo Signorelli, Medicina, e Giacomo Pignataro, Economia), la seduta del Senato accademico di lunedì 31 gennaio si è svolta in un clima decisamente acceso. Alcuni professori hanno contestato la legittimità del procedimento previsto dall’art. 8 del vigente regolamento del Senato accademico, in cui si legge: “La votazione per le designazioni ha luogo in base al sistema del voto limitato a non più di un terzo dei nominativi da designare”. La votazione è stata comunque effettuata, seppur il suo esito rimane incerto, e la lista è stata approvata grazie al voto degli studenti, tutti favorevoli tranne uno, ma con ben 10 voti contrari su 27

presenti. Tra i contrari i presidi Giuseppe Barone di Scienze politiche, Carmelo Buttà di Economia, Vincenzo Di Cataldo di Giurisprudenza e Nunzio Famoso di Lingue, i quali hanno voluto motivare la loro posizione con una lettera aperta in cui è chiaro il dissenso su un duplice piano: giuridico e politico. «Sul piano giuridico - scrivono i presidi - la palese violazione di norme regolamentari importanti non può trovare alcuna giustificazione. Sul piano politico, procedere alla revisione dello statuto dell’Università di Catania strozzando ogni discussione distanzia anni luce la nostra Università da quanto accade in tutte le altre Università italiane […]. Tutto ciò

umilia senza ragione una comunità accademica numerosa, seria e prestigiosa come quella catanese». Anche il Coordinamento unico d’Ateneo, che aveva auspicato una Commissione per lo statuto “frutto di un’ampia consultazione all’interno dell’Ateneo”, come si legge nel comunicato diffuso, ha espresso il proprio disaccordo circa il modus operandi adottato da Recca. “Avere paura, oggi, di affidarsi ad un metodo democratico di scelta della commissione è segno di debolezza; di una debolezza che rischia di rendere inefficace l’azione di redazione della nuova “carta” della nostra università”, recita la nota. Inoltre, nel merito dei criteri per la redazione degli statuti, il Coordinamento indica alcuni contenuti, su cui ha idee molto chiare: «Il numero dei componenti esterni del Consiglio di amministrazione non deve essere superiore al minimo di 3 stabilito dalla legge; la nomina dei restanti consiglieri deve rispondere a criteri di elevata qualità scientifica, gestionale ed organizzativa; è necessario confermare l’equiparazione alle altre fasce docenti del voto di ciascun ricercatore, inclusi gli assegnisti di ricerca. La presenza dei docenti a contratto deve inoltre vedere un’adeguata forma di riconoscimento; il referendum dovrebbe essere sia abrogativo che propositivo, e le Assemblee d’Ateneo con parere vincolante; all’interno dello statuto si dovrebbero prevedere forme chiare di distribuzione delle risorse e di costruzione delle programmazioni di chiamata delle unità e forme di monitoraggio dell’offerta didattica». U i


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Nomine studenti: Movimento studentesco contesta, Au e Ares approvano

“no”del presidente dei revisori ✎ Quel dei conti al regolamento sui dirigenti

La commissione per la redazione del nuovo statuto d’ateneo è dunque stata decretata. Le nomine studentesche di Erio Buceti, capogruppo di Studenti per le Libertà-Azione Universitaria al Cnsu, ed Emanuele Maniscalco, neoeletto al Cun, se da una parte hanno provocato contestazioni che non accennano a placarsi, dall’altra hanno trovato terreno fertile e si plaude al metodo del rettore. «Il comportamento del rettore è del tutto antidemocratico - afferma Agatino Sergio La Rosa del Movimento studentesco catanese (Msc) -. La nomina di Erio Buceti ed Emanuele Maniscalco è vergognosa perché avvenuta in totale assenza di criteri condivisi e trasparenti. I Agatino Sergio due rappresentanti sono stati eletti per La Rosa ricoprire altre cariche, nel Cnsu, e non si può riciclarli deliberatamente. Non possiamo permetterci una spaccatura tra pro e contro il rettore Recca in un momento così importante per l’università di Catania, occorrono quindi delle consultazioni democratiche che tengano conto di tutte le componenti dell'Ateneo, come si sta facendo altrove». Buceti e Maniscalco, dal canto loro, insieme con le associazioni universitarie Au (Alleanza universitaria) e Ares plaudono al criterio adottato dal rettore, perché «rappresenta meglio di tutti le Luca Sangiorgio istanze degli studenti - sostiene il vicepresidente di Au, Luca Sangiorgio -. E ciò non solo in quanto sono stati eletti democraticamente in seno al Cnsu, con un largo consenso, ma soprattutto perché conoscono meglio di tutti la riforma, dal momento che sono stati promotori di diverse proposte ed emendamenti alla stessa». I due neo eletti sono soddisfatti della nomina e dicono di essere pronti per la sfida: «Il nostro obiettivo sarà quello di essere sempre presenti, vigilando sull’emanazione dei criteri da porre all’interno dello statuto, informando costantemente gli studenti sul lavoro fatto e ponendoci come fine principale il diritto allo studio, la meritocrazia e la totale trasparenza delle scelte che verranno fatte». (des.mir.)

Questa storia forse non sarebbe venuta fuori se, a cavallo delle vacanze natalizie, non fossero circolati in ateneo due volantini anonimi colmi di accuse e insulti triviali rivolti ai vertici dell’Ateneo. Tra tutte le accuse lanciate (ma alla procura della Repubblica non c’è fascicolo d’indagine aperto sulla vicenda), il secondo volantino riporta una vicenda che trova alcuni riscontri nei verbali del Consiglio di amministrazione. La storia risale al 2009 ed è quella delle dimissioni del presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’Ateneo, Domenico Spadaro, in aperto dissenso con la decisione del Cda di varare alcune modifiche al regolamento sulla dirigenza così da potere attribuire incarichi di prima fascia a termine a dirigenti di ruolo interni. Risulta dai verbali che al Consiglio d’Amministrazione del 2 ottobre 2009, partecipa anche Spadaro che esprime “forti perplessità” e fa presente che “il collegio non ritiene condivisibile che l’università (...) possa attribuire tali incarichi”. Perplessità che Spadaro manifesta nonostante il parere “pro veritate” espresso sull’argomento dal professore Bruno Caruso. Il Consiglio d’amministrazione, però, nella stessa seduta alla fine “delibera di approvare le proposte di modifica al regolamento”. Un atto che spinge Spadaro ad abbandonare la seduta e successivamente a presentare le proprie dimissioni. Dimissioni di cui si parla nel verbale del Cda del 23 dicembre 2009, quando il rettore rende nota la comunicazione di Spadaro e la definisce “intempestiva”, poiché “il Collegio dei revisori dei conti è in scadenza e il Senato accademico, nella seduta del 21 dicembre, ha deliberato la ricostituzione del nuovo Collegio”, indicando come nuovo presidente Antonio Caruso. Nel verbale si legge che “considerato che il ministero dell’Economia e delle Finanze, nonostante più volte sollecitato, non aveva ancora comunicato i nominativi richiesti, il Senato accademico ha ritenuto opportuno, onde non attivare alcuna forma di prorogatio del Collegio precedente, utilizzare le terne a suo tempo trasmesse dal Ministero”, in cui appunto figurano i nomi di Antonio Caruso, Gianni Boccheri e Manuela Dagnino. (re.un.)


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ACCADEMIA DI BELLE ARTI / Showdesk, proiezioni, lezioni aperte. È arrivato persino Beppe Grillo nell’aula magna occupata dagli studenti. Una protesta avviata a dicembre per denunciare la carenza di spazi e diventata occasione di aggregazione culturale di Roberto Sammito ai balconi dell’Accademia di Belle Arti di Catania penzola un lungo striscione che recita: artisti socialmente inutili. È lo striscione che gli studenti dell’Accademia hanno portato ai cortei che, nei mesi scorsi, hanno visto la partecipazione di migliaia di studenti. Dopo la manifestazione del 14 dicembre, gli iscritti all’Accademia hanno deciso di occupare l’aula magna per esprimere il loro dissenso verso la riforma universitaria proposta dal ministro Gelmini e per denunciare la mancanza di aule e laboratori che da tempo crea disagi agli studenti. Da quasi due mesi, l’aula magna dell’Accademia è occupata e, in questo lasso di tempo, gli studenti si sono impegnati per dimostrare di non essere del tutto inutili. Durante la lunga occupazione, l’aula magna è stata teatro di lezioni aperte, proiezioni di film, mostre e incontri. Anche il comico e fondatore del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo, a Catania per uno spettacolo, è passato da quell’aula per un’affollata assemblea. «Ho appoggiato sin dall’inizio la loro linea perché la loro protesta è atipica e costruttiva. I ragazzi si sono impegnati nell’elaborazione di una proposta e presto presenteranno la loro piattaforma culturale a tutta la classe docente», racconta Carmelo Nicosia, direttore dell’Accademia. Il nodo degli spazi è sentito sia dagli studenti che dalla direzione che negli anni ha tentato di risolvere il problema, ma con scarso successo. «Abbiamo più volte chiesto aiuto alle istituzioni per avere più spazi e, sebbene l’Accademia di Catania sia la seconda in Italia per numero di iscritti, non abbiamo mai ricevuto quanto chiesto. Abbiamo tutto per fare il grande salto di qualità e formare sempre meglio le professionalità per il campo artistico, ma per farlo abbiamo bisogno di aule e laboratori. L’Accademia è come un bella donna elegante costretta a vestirsi in un garage».

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Un’occupazione molto smart

Il valore degli studenti formati dall’Accademia di Catania è riconosciuto da molti, tanto che alcuni dei diplomati esporranno le proprie opere alla Biennale di Venezia. Intanto, gli occupanti non sono rimasti con le mani in ma-

no: tra un evento e l’altro hanno fondato l’associazione “Culturazione” - che fornirà il supporto per le prossime iniziative - e stanno preparando una performance per presentare il lavoro svolto fino a questo momento e gli obiettivi

futuri. Durante il cinquantesimo giorno di occupazione siamo andati a trovare gli studenti che hanno “preso possesso” dei locali. Li abbiamo trovati intenti a sistemare le sedie per la lezione che sarebbe iniziata di lì a poco. Appena entrati, in un angolo notiamo alcune delle opere che hanno prodotto nelle settimane precedenti. «Stiamo vivendo il momento più critico dall’inizio dell’occupazione. Nei primi 50 giorni abbiamo ricevuto il sostegno da parte dell’Accademia e dei docenti, adesso sentiamo che questo appoggio sta venendo a mancare - dice Enrico Festa, rappresentante degli studenti -. Occupiamo da lungo tempo, ma non abbiamo ancora ottenuto quanto volevamo. Vogliamo dei locali da autogestire per poter continuare con le nostre attività culturali e per portare ad un livello più alto quello che abbiamo fatto fino ad ora». L’intento degli occupanti è quello di continuare con le smart session (percorsi d’arte proposti dagli studenti e seguiti da dibattito), con gli


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showdesk (mostre delle opere degli studenti) e con incontri formativi con artisti. In poco tempo partirà anche il cineforum e si è già costituita una compagnia teatrale composta da studenti. «Non abbiamo ancora deciso quando - continua Festa -, ma presto presenteremo la nostra associazione e i nostri progetti attraverso una performance che non significherà la fine dell’occupazione ma, al contrario, sarà un modo per rilanciare le nostre iniziative». Mentre parliamo con il rappresentante degli studenti conosciamo un altro dei protagonisti attivi nell’occupazione. Alfio studia pittura ed è orgoglioso di mostrarci i suoi lavori esposti nell’aula occupata. Con lui Prema, iscritto al corso di arti tecnologiche, che ci mostra qualche foto e propone il suo personale bilancio sull’occupazione. «Il bilancio non è positivo secondo me. Su 1800 studenti iscritti ci siamo ritrovati in venti ad occupare, è una vergogna. Stiamo tutti male, ma il disinteresse di molti è preoccupante. Per questo credo si debba continuare». Più positiva la visione di Chiara, studentessa che segue il corso in restauro. «Uno dei momenti che ricordo con più piacere è l’incontro con Beppe Grillo. Il suo intervento ha portato in aula magna tantissimi studenti che si sono avvicinati al gruppo degli occupanti. L’importanza di questa occupazione sta proprio nella possibilità di incontrarsi, parlarsi, dibattere, condividere nei locali dell’Accademia. Abbiamo sempre sofferto la man-

Sopra, la sede dell’Accademia di Belle Arti in via Vanasco, che ospita l’aula magna occupata dagli studenti da metà dello scorso dicembre. A sinistra, alcuni occupanti. Dall’alto, Prema, iscritto al corso di arti tecnologiche; Chiara, studentessa di restauro; Enrico Festa, rappresentante degli studenti. Sotto, fotografie e dipinti degli allievi dell’Accademia in mostra

canza di un luogo per stare insieme - sottolinea con orgoglio Chiara -. Non abbiamo aule studio attrezzate e l’aula magna, prima del nostro arrivo, era sempre chiusa. Ci siamo ritagliati un posto per l’aggregazione sociale». La protesta degli studenti dell’Accademia rimane l’occupazione più lunga in questa stagione di manifestazioni a Ca-

tania e potrebbe portare ad un effettivo miglioramento della condizione degli studenti. La costituzione di un’associazione e la voglia di valorizzare le loro risorse non è cosa da poco. Per il resto, chiedere dello spazio per creare e sperimentare con gli altri studenti non dovrebbe rappresentare una pretesa enorme. U i

Ai Benedettini laboratori per i piccoli

Tutte le domeniche, da febbraio a maggio, Officine Culturali, con il sostegno del Gruppo Maimeri e delle Cartiere Fabriano (Fedrigoni S.p.A.), trasformerà il monastero dei Benedettini di Catania in un grande laboratorio aperto ai più piccoli, in cui approfondire la storia e le antiche attività dei monaci benedettini. Professionisti con pluriennale esperienza nel campo della didattica, dell’arte, dell’architettura, delle tradizioni e della scienza guideranno i giovani visitatori alla scoperta dei segreti del Monastero coinvolgendoli in attività teoriche e manuali che avranno per filo conduttore le arti dei monaci dal Cinquecento ad oggi. Quattro i laboratori in programma: “Giochi d’arte” permetterà ai piccoli iscritti di entrare nei laboratori di artisti del passato per sperimentare, imparare e creare con le proprie mani piccole opere d’arte. Il laboratorio “L’arte di Michelasso” guiderà giovani e bambini alla scoperta di saperi e sapori antichi, attraverso narrazioni appetitose tratte dal vasto repertorio della letteratura gastronomica. I libri saranno invece protagonisti del laboratorio ad alto contenuto pratico “Piccoli amanuensi all’opera”, durante il quale verranno svelate le tecniche di manifattura del libro medievale. Infine, il laboratorio “Orto a chi tocca!” mostrerà la ricchezza delle piante aromatiche e come queste possano essere utilizzate e trasformate, rifacendosi all’antica tradizione scientifica dei monaci benedettini di Catania. Per informazioni visitare il sito www.officineculturali.net oppure chiamare dal lunedì al venerdì i numeri 095 7102767 e 334 9242464.


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Lingue, semestre senza corsi e addio esami a febbraio di Michele Spalletta n semestre intero senza la maggior parte delle lezioni, con nessuna possibilità di fare esami a febbraio. È quanto denunciano a gran voce gli studenti della facoltà di Lingue dell’università di Catania, già in subbuglio dopo la decisione di spostare la sede a Ragusa, primo passo per il distacco da Catania della sede iblea che dovrebbe confluire nel quarto polo universitario di Sicilia. E proprio da Ragusa si alza il coro di polemiche di cui si fa portavoce il rappresentante degli studenti in Consiglio di facoltà, Paolo Pavia, che ha recentemente inviato un esposto al rettore per denunciare l’enorme disagio causato, secondo la denuncia di Pavia, «dall’enorme e ingiustificato ritardo nell’assegnazione delle docenze a contratto, assegnate solo il 3 dicembre. Si capisce benissimo che - prosegue Pavia - assegnare le docenze a pochi giorni dalle vacanze natalizie significa far partire i corsi, se tutto va bene, non prima di marzo. Inoltre, ad oggi non è stato ancora definito il bando per i lettori, cioé non si è riunita la commissione che deve selezionare i candidati». Un ritardo che si traduce, per le matricole, in braccia conserte per sei mesi, pochissimi esami a febbraio ma tasse regolarmente e puntualmente recapitate a casa. Per questo motivo, e dopo le lamentele presentate in Consiglio di facoltà al preside Famoso, il rappresentante degli studenti si è rivolto in alto. «Mi sono rivolto al rettore spiega Pavia - e mi aspetto che faccia chiarezza e ci dia delle spiegazioni, perché le motivazioni addotte dal preside, che ha addebitato i ritardi a mancanze dell’amministrazione centrale, ci sono apparse quanto meno vaghe». In effetti Nunzio Famoso, che abbiamo sentito, ribadisce che «per quanto concerne la facoltà di Lingue tutto è stato fatto nelle modalità e nei tempi corretti. Inoltre - prosegue il preside - i ritardi nell’inizio di al-

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IL CASO / Studenti con le braccia conserte per la prima parte dell’anno. Il rappresentante degli studenti di Ragusa, Paolo Pavia: «Gravi ritardi nell’assegnazione dei contratti». Inviato un esposto al rettore. Il preside Famoso: «La responsabilità è dei ricercatori che hanno manifestato contro la riforma»

Tutor agli Erasmus con Aegee

Immaginate di dover andare a studiare in un Paese straniero, non conoscendo la lingua e non sapendo come spostarvi. Non avreste bisogno, anche solo per pochi giorni, di qualcuno che vi aiuti? È ciò che si propone di fare Aegee Catania col “Progetto Anfitrione”, atto a favorire l’integrazione di numerosi studenti Erasmus che hanno scelto di venire a studiare a Catania. Anfitrione è basato sulla presenza di diversi tutor, assegnati ad ogni singolo studente straniero, col compito di favorirne la socializzazione supportandoli in vari ambiti come la ricerca di un’abitazione o l’interazione con la gente del posto e l’università: l’associazione contatta alla partenza dal proprio Paese d’origine gli studenti e gli fornisce i recapiti del tutor che verrà loro assegnato. Chiunque può fare il tutor: basta avere un po’ di dimestichezza con la città ed una conoscenza di base della lingua inglese. Chi è interessato può andare sul sito internet www.aegee-catania.org o visitare la pagina Facebook di Aegee Catania.

cuni corsi a Ragusa, così come a Catania, non derivano dai tempi di assegnazione delle docenze a contratto, ma dai ricercatori che, fin dall’inizio dell’anno accademico, aderendo alle manifestazioni di protesta contro il disegno di legge Gelmini, hanno ritirato la propria disponibilità a svolgere attività didattica». Ma i disagi non riguardano soltanto le matricole. Lo stesso problema lo vivono anche gli studenti degli anni di corso successivi al primo e quelli della specialistica. «In maniera particolare - continua Paolo Pavia - nel corso biennale in Comunicazione internazionale, la cosiddetta LM38, per la quale, denunciano anche molti studenti con decine di post sul forum di facoltà, non si sono svolte ancora lezioni». «Se per gli altri corsi, tra Catania e Ragusa, il problema non è assolutamente catastrofico in quanto ha coinvolto pochi insegnamenti, gli studenti della specialistica - conferma Famoso - sono stati i più penalizzati da questa situazione. I corsi stanno partendo adesso e per loro ho autorizzato lo svolgimento di lezioni nel mese di febbraio, quando solitamente c’è una sospensione». Ma in attesa di una risposta e un chiarimento da parte del rettore, i problemi rimangono, soprattutto per i corsi di lingua straniera, solitamente annuali, che partiranno a marzo. Per Pavia «è impensabile che un corso di 9 crediti, che prevede otto ore settimanali tra lezioni e lettorati, si possa interamente sviluppare in metà anno, così da permettere agli studenti di affrontare gli esami a giugno». Ma il preside minimizza, confermando che «tutti i docenti completeranno nei tempi stabiliti la propria disciplina. Per quanto riguarda le lingue, si ripartiranno le ore nelle settimane rimanenti per far sì che si concluda il monte orario previsto in tempo. Inoltre - conclude il preside -, per venire incontro agli studenti abbiamo diviso la seconda parte dell’anno accademico per evitare la sovrapposizione dei corsi». U i


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Siamo in..TESI?

ateneo La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it

di Vanessa Ferrara

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tare in compagnia di un animale, giocarci, coccolarlo apporta benefici allo stato psico-fisico, comportamentale ed educativo di un individuo. Forse se ne parla troppo poco. Eppure la pet therapy (la terapia basata sull’interazione uomo-animale) trova, seppure in sordina, una sempre maggiore applicazione nel campo socio-sanitario. Studi condotti negli scorsi decenni, e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze, hanno infatti rilevato che il contatto con un animale (coadiuvato alle tradizionali terapie) è in grado di produrre importanti effetti terapeutici nei confronti di soggetti che presentino svariati disturbi o

«Dopo la tesi in pet therapy lavoro con un pappagallo» patologie. L’uso di questa metodica riabilitativa rappresenta la tematica sulla quale Giulia Crisafulli ha voluto incentrare la propria tesi di laurea in psicologia. Quando ti sei laureata? «Il 16 novembre 2010, 110 e lode». Perché hai scelto di argomentare la tua tesi sulla pet therapy? «Ho sempre avuto una grande passione per gli animali, ma il mio interesse per questo argomento è aumentato dopo aver collaborato alle attività svolte da “Gli amici di Lorenz”, una cooperativa sociale di servizi socio-assistenziali che partecipa attivamente all’elaborazione e alla realizzazione dei progetti che ri-

guardano la pet therapy». Questo tipo di terapia per quali patologie è consigliata? «La pet tharapy non si propone in modo sostitutivo ad altre terapie, ma si pone in maniera sinergica a tutti gli interventi terapeutici (in campo pedagogico, medico e riabilitativo) sulla persona. Le attività di pet therapy possono essere rivolte a bambini ospedalizzati o affetti da diverse patologie cliniche, ad anziani istituzionalizzati, a detenuti in strutture carcerarie o in riformatori, a tossicodipendenti ricoverati in comunità di recupero, ad adolescenti con problemi dell’apprendimento e della socializzazione, a persone con disturbi

dello sviluppo, a soggetti con disabilità fisica, a persone con disturbi psichiatrici o, ancora, a persone in stato confusionale più o meno avanzato». Quali sono i risultati che si possono riscontrare nei soggetti destinatari della terapia? «Nel complesso si può affermare che, attraverso una corretta interazione uomo-animale, si riescono a conseguire importanti vantaggi a livello di stimolazione mentale, educazione, socializzazione, relazione con gli altri, accettazione di se stessi e benessere fisiologico. Ma non solo. Adeguati programmi di attività o di terapie assistite dagli animali favoriscono anche il miglioramen-

to della soglia di attenzione, la concentrazione, l’elaborazione del linguaggio, le capacità cognitive, la memoria a breve e a lungo termine, le abilità fisiche e motorie delle persone, migliorandone le capacità di movimento. In soggetti reclusi in situazioni critiche, quali riformatori o carceri, il contatto con un animale ha fatto registrare, ad esempio, una diminuzione dell’aggressività e l’affermarsi di comportamenti affettivi, riducendo anche il numero dei suicidi». Quali sono gli animali che vengono abitualmente coinvolti nella pet therapy? «Solitamente, sono coinvolti i cani, i conigli nani, i criceti, i porcellini d’india e gli uccelli». Cosa hai appreso durante l’esperienza vissuta presso “Gli amici di Lorenz”? «Grazie a quell’esperienza ho avuto la conferma che la relazione tra il paziente e l’operatore è particolarmente favorita dalla presenza di un pet (l’animale ndr). Tutti i bambini (qualcuno dopo un’iniziale diffidenza) tendono infatti ad aprirsi, cercando un rapporto giocoso con l’animale e con l’operatore. In alcuni casi ho notato che la comunicazione viene vivacizzata, e il bambino è motivato al nuovo appuntamento con l’équipe curante». Adesso che hai concluso il tuo percorso universitario, quali sono i tuoi progetti lavorativi? «Intendo continuare ad avvalermi della pet therapy, sia nel contesto istituzionale, sia nella mia futura attività privata. Non a caso, da qualche mese ho un nuovo amico, un piccolo pappagallo che ho chiamato Mirò e che spero un giorno possa risultare simpatico e di aiuto ai miei futuri pazienti». U i

✎ Logos: «Maxi-stipendi per i dirigenti dell’Ateneo eticamente inopportuni» L’associazione Logos solleva il “caso” degli stipendi dei dirigenti dell’università di Catania, 17 in tutto tra prima e seconda fascia. Un monte retribuzioni di quasi 2 milioni di euro. Retribuzioni legittime secondo l’università e in linea con quelle degli altri atenei, ma che per Logos rappresenterebbero un eccesso. «Abbiamo preso visione delle tabelle retributive dei dirigenti pubblicate sul sito web dell’Università – afferma il presidente onorario e portavoce di Logos, Angelo Alù – e attraverso un’analisi comparativa (vedi il sito www.associazionelogos.org) con il trattamento retributivo dei dirigenti di altre università italiane evidenziamo l’esistenza discutibile di maxi stipendi in favore del personale dirigente». Senza entrare nel merito della legittimità, Alù prospetta «l’evidente inopportunità e discutibilità di trattamenti retributivi così elevati nel contesto dell’attuale clima da austerity». In questo contesto, con tagli alle risorse per i servizi agli studenti e con un «co-

stante e reiterato aumento delle tasse universitarie - aggiunge Alù - troviamo inopportuno e eticamente riprovevole un sensibile aumento percentuale della retribuzione dei dirigenti, di per se già elevata, nel corso degli ultimi due anni». Secondo il vice presidente di Logos Andrea Adamo, la retribuzione media dei dirigenti dell’ateneo è di 111 mila euro, con picchi di 180/190 mila euro. Sulla base di semplici calcoli - precisa Adamo - nel 2010 il costo delle retribuzioni dei nove dirigenti a tempo indeterminato in pianta organica è superiore a un milione di euro (1.093.135,00 euro) cui si aggiunge il costo annuo delle retribuzioni degli otto dirigenti a tempo determinato pari a 862.406,57 euro. Insomma, in totale quasi due milioni di euro l’anno (1.955.541,60 euro). Una spesa vicina a quella del 2009 (spesi 1.972.065,50 euro), contro 1.510.000,80 euro del 2008. Anno rispetto al quale c’èstato un aggravio di spesa di circa 450 mila euro. (re.un.) U i


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Quanto ne sai di?

ateneo Cosa sanno gli studenti di personaggi e fatti che hanno segnato la storia recente? Proviamo a chiederlo, per scoprire che...

di Luca Di Leonforte

L’ebreo che stanava i nazisti a Giornata della Memoria è passata da poco e in pochi giorni siamo stati subissati da film, articoli, interviste o documentari che trattavano dell’olocausto. Tutto sembra essere stato detto sullo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti e ci è stato ripetuto più volte che il giorno della memoria è importante “per non dimenticare”. Qualcuno si è occupato pure di Simon Wiesenthal, sopravvissuto ai campi di concentramento: un documentario su di lui è stato trasmesso su La7. Il nome è nuovo a molti studenti dell’ateneo. Innumerevoli sono i “non so chi sia”. Qualcuno però, individua la sua persona e pesca dalla memoria qualcosa: «Una mia prof. del liceo mi ha fatto leggere un libro su di lui». Sforzandosi un po’ si scopre che il libro in questione è Max e Helen, un romanzo su una coppia separata durante la deportazione e riunitasi incredibilmente molti anni dopo. Wie-

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Simon Wiesenthal

senthal, però, dopo l’esperienza della shoah non divenne uno scrittore e non tornò nemmeno alla sua professione di ingegnere. Wiesenthal dedicò tutta la sua vita alla ricerca e alla cattura dei principali criminali nazisti. Nato nel 1908 a Buczacz, nell’allora Polonia, prende la laurea e

diviene ingegnere civile. Viene catturato nel 1941 e da allora passa per i più noti campi di concentramento. Viene liberato il 5 maggio del 1945 nel campo di Matausen. Riesce a rintracciare la moglie Cyla, ma entrambi scoprono presto che le loro famiglie d’origine sono state del tutto stermi-

nate. Dopo la liberazione saranno due gli obiettivi di Simon Wiesenthal. Uno è ricreare una propria famiglia, e quando la figlia gli chiederà perché loro non hanno parenti, rintraccerà amici lontani spacciandoli per zii e cugini. L’altro sarà dare la caccia a tutti quei nazisti colpevoli di crimini indescrivibili che erano ancora a piede libero. Dopo aver fondato il “Centro di documentazione ebraica” a Linz, si avvale delle informazioni di molti volontari per portare avanti il suo lavoro. Darà un fondamentale contributo per la cattura di Adolf Eichmann, fra gli ideatori della “soluzione finale”. A chi considera “Il diario di Anna Frank” un falso, risponde scovando Karl Silberbauer, l’ufficiale che arrestò la quattordicenne e la sua famiglia. Conquistatosi la fama di “Cacciatore dei nazisti”, Simon Wiesenthal muore all’età di 96 anni il 20 settembre del 2005. U i

Catania Global Game Jam, i numeri del successo e appuntamento su YouTube

Novantuno partecipanti, diciotto team di sviluppo, sedici videogame e due giochi da tavolo realizzati durante la Global Game Jam che si è tenuta alla facoltà di Ingegneria di Catania. Sono questi i numeri della grande manifestazione che ha confermato il capoluogo etneo terra di grande vocazione per il game development. Il tema “estinzione” era il leitmotiv della jam di quest’anno che concedeva ai partecipanti solo 48 ore per sviluppare un videogioco dal nulla: nel chapter catanese i creativi si sono sbizzarriti nella creazione di videogame in tema apocalittico, post bellico e/o post virus letale. Ecco i nomi dei team partecipanti (assolutamente in tema con la jam): On the road games con il progetto “Bio - Alien”; No way out con il progetto “No way out”; Juicy productions con “Call of life”; Team survivor con “f4t3”; Dronio team con il progetto “Global Game Jam Extinction”; Human extinction team con il progetto “Human extinction”; Maniacs team con il progetto “Suicide maniacs”; One shot team con “Dino extintion”; Team ombra con “Mibù extinction”; Il solitario Valerio con “A.T.E.”; P.p.c. (programmatori per caso) con il progetto “ Firefighter drop”; Dodo alimentazione con il progetto “Ex”. A questi devono aggiungersi altri quattro videogame e due giochi da tavolo. Xna e Flash le piattaforme più usate per lo sviluppo, anche se non sono mancati i videogame sviluppati per iPhone e con Unity. Fabio Bel-

santi della Age of Games, Manlio Greco della Drakkar Dev e Salvo Mica della E-Ludo Interactive hanno composto la giura che ha consigliato i developer e discusso dei loro lavori in fase di presentazione. «I lavori sono stati numerosi e di ottimo livello - spiega Salvo Mica, patron della manifestazione etnea -, considerando la scarsità di tempo concessa ai jammer, una menzione particolare merita, per il delizioso design, il lavoro della Dodo Alimentazione composto dai Alcapa games (già Ggj dell’anno scorso, poi vincitori nazionali dell’Imagine cup sezione game design con il progetto bacterio virus, composto dai due fratelli Musumeci, Fausto Santoro e Dario Paraspola) e da Serenata Square (Federico “werto” Castronuovo e Alessandra Rigano). Altra menzione particolare va certamente al Team ombra per l’originalissimo stile grafico e il particolarissimo character design che ha dato vita al videogame “Mibù” (Gianluca Smith il disegnatore)». Infine, vera e propria bandiera della Ggj 2011 è il lavoro del Dronio team: un “videogioco” composto da spezzoni video impostati come se fosse un film interattivo, dove i protagonisti sono proprio i jammer. Il tema? Dopo 24 ore di lavoro sui computer, i jammer si trasformano in zombie che attaccano il player che dovrà difendersi, per poi giungere all’inquietante boss finale. Nessuno spoiler. Vedremo la fine sul canale YouTube della E-Ludo Interactive tra pochi giorni.


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sport

PALLANUOTO / Grinta e affiatamento sono i punti di forza delle ragazze che hanno vinto due campionati under 17 e l’anno scorso il Trofeo delle Province. Il mister Poppy Ajosa: «Formare sia l’aspetto umano sia quello tecnico»

Blue Team, settebello vincente «In vasca passione ed amicizia» ✎ Winter CupMarsala

di Marco Pitrella el vocabolario delle atlete della squadra Blue Team la parola pallanuoto ha un solo sinonimo: passione. La passione che ti fa andare avanti, facendoti accumulare esperienza. Ed è attraverso l’esperienza che si migliora, e migliorarsi nella pallanuoto vuol dire allenarsi. Allenarsi per vincere la resistenza dell’acqua, per anticipare le mosse dell’avversario e avere lucidità nel gioco, per vincere la partita e per portare a casa il risultato. E vedendole allenare ci si accorge subito che la grinta che ci mettono e l’affiatamento che hanno sono quelli di atlete, che seppur giovanissime, sono ormai professioniste di questo sport. «La maggior parte delle giocatrici pratica nuoto sin dalla tenera età. Cominciano quasi tutte così, poi in un secondo momento, spinte dalla voglia di stare con gli altri coetanei, decidono di cominciare a giocare a pallanuoto; per questo motivo il senso di squadra è particolarmente percepibile», sottolinea Moira Vaccalluzzo, capitano della squadra e allenatrice degli under 11 (tecnicamente settore propaganda), con cui l’anno scorso la Blue Team ha vinto il Trofeo delle Province e quest’anno, probabilmente, parteciperà al Trofeo internazionale Habawaba, torneo in cui possono giocare anche squadre miste. E sull’importanza del settore giovanile, le fanno eco le parole del mister Poppy Ajosa: «Le ragazze vanno seguite dall’ambientamento all’agonismo, abbiamo tutti una grande responsabilità, quella di formarle prima sotto l’aspetto umano e poi sotto l’aspetto tecnico. Non si può crescere tecnica-

Al via il

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Dal 18 al 20 febbraio la Società Canottieri Marsala (Tp) ospiterà la V edizione di “Marsala Winter Cup”, regata dedicata ai velisti delle classi Optmist e 420. Una regata che gli anni scorsi ha visto una partecipazione massiccia di giovani, molti dei quali già con risultati di prestigio alle spalle. Ad accompagnare l’evento tante iniziative collaterali; informazioni su www.canottierimarsala.it e www.marsalasport.it.

mente se non si cresce sotto l’aspetto umano. Ed è anche grazie a questa nostra idea di formazione che siamo riusciti a vincere due campionati under 17 (20082009, 2009-2010), ad avere quattro atlete della nostra squadra nel giro della Nazionale ed una nostra giocatrice che partecipa al campionato di A1 con la squadra dell’Orizzonte». Sotto il profilo prettamante tecnico, l’allenamento si svolge sia in piscina che in palestra. «In palestra quattro volte la settimana - aggiunge Claudia Cimino, preparatore atletico e vice allenatore -. Tale preparazione mira a migliorare velocità, reattività e rapidità attraverso gli esercizi con gli attrezzi e gli esercizi a corpo libero. Per essere un vero professionista è necessario che l’atleta sviluppi a livello cognitivo una notevole attitudine psicofisica per affrontare al

✎ meglio la partita. Del resto, caratteristiche della pallanuoto sono il contatto fisico e allo stesso tempo molta concentrazione nel nuoto e negli schemi». Poi, dopo l’allenamento e la partita, emergono sempre i piccoli bilanci personali «quello del cosa ho imparato prima, cosa sto imparando adesso: crescere con delle amiche che hanno la mia stessa passione non ha prezzo», dichiara Miriam Salvia, giocatrice e studentessa della facoltà di Agraria. «Stare in gruppo vuol dire non scaricare sugli altri nervosismo e stress, essere più rispettosi e più comprensivi degli altri», dice Ylenia Bucchieri, capitano della squadra juniores. Ed eccola l’altra faccia dello sport, più silenziosa forse, ma non per questo meno ricca di passione. U i

Tennis/ Al Cus iscrizioni aperte

C’è tempo fino al 25 febbraio per iscriversi ai Tornei di Tennis organizzati come di consueto dal Cus Catania. Anche quest’anno il torneo di tennis prevede competizioni di singolo maschile e femminile, doppio maschile e femminile e doppio misto. Informazioni sul torneo e modalità di iscrizioni sono reperibili sul sito internet www.cuscatania.it.

Equitazione/ Trofeo Sicilia

Il 12 e 13 febbraio partirà dall’Adim di Augusta (Sr) il Trofeo Sicilia di salto ad ostacoli. Organizzato dalla Federazione italiana sport equestre siciliana, il trofeo itinerante, che si svolgerà a tappe, ha lo scopo di visionare i giovani atleti siciliani. Le prossime tappe del torneo si svolgeranno a Siracusa Trapani, Palermo, Catania e Sciacca (Ag).


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PAROLA DI DONNA / Dai festini nella casa di Arcore di Berlusconi, alle starlette della tv fino alle famiglie compiacenti. Sante o puttane, le donne di oggi sono figlie del femminismo. Emma Baeri: «Le tv negli Anni 80 hanno fornito modelli di femminilità mercificabile» di Desirée Miranda

scono avere soldi facili piuttosto che occupare ruoli più impegnativi. È davvero tutta colpa di Berlusconi e delle sue tv? «Sì, negli Anni 80 muta il contesto politico e culturale dell’Italia. Molte cose potevano essere salvate e invece sono state buttate. Certamente le tv, soprattutto private, hanno dato il loro contributo fornendo modelli di mascolinità e femminilità mercificabili. Poi, non tutte le epoche sono di crescita, di sviluppo, di lumi e le ragioni sono sempre molteplici». Ma è solo una questione di buoni esempi? Ci sono donne che ricoprono cariche importanti, anche se sono poche. «Ci sono molte donne serie. Ci sono stati momenti in cui le giovani donne hanno preso la parola pubblica, ma la crisi generalizzata rende difficile per una ragazza prendere la parola in senso “separatista”, perché i momenti di grande sofferenza sociale tendono a cancellare la dif-

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etterine, paperine, escort. Sono tante, ma in fondo sempre uguali, le figure femminili a cui ci ha abituato la nuova società, rappresentata soprattutto dalla tv. Il problema sta, però, nel capire se si tratta di donne oggetto o soggetto. Recentemente, il comportamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dato modo di intendere che lui propende verso la prima definizione, provocando un acceso dibattito nella società civile. Ma qual è davvero il ruolo della donna oggi? Come si è evoluto nel tempo? Sono solo sante o puttane? Ne abbiamo parlato con Emma Baeri, femminista attiva sin dalle origini del movimento, socia fondatrice della Società italiana delle Storiche, nonché ricercatrice e docente di Storia moderna all’Università di Catania. Concita De Gregorio su l’Unità

Libere di essere schiave chiama all’appello tutte le donne diverse dalle “pupe del premier”. Moltissime già le firme, lei che ne pensa? Firmerà? «Io non firmerò. Sia perché appelli ne abbiamo firmati molti e non cambia mai nulla, sia perché mi è sembrato che questo chiamare a raccolta tutte le madri, le mogli, le figlie e le nipoti di destra e sinistra esprima una mentalità pre-politica, antropologica, per cui tutte le donne sono accomunate dall’uguaglianza nell’oppressione, indipendentemente dai loro progetti, dai loro sogni, dalle loro relazioni, dalle loro alleanze politiche. Questa visione antropologica delle donne è reazionaria dal mio punto di vista, perché lo sforzo del movimento femminista è stato proprio quello di dire: “uguali nella relazione del dominio di sesso, però differenti allo stesso tempo”. Inoltre, se ne dobbiamo fare una questione di genere, qui la questione è la sessualità maschile. Dovrebbero essere gli uomini di buona volontà a sentirsi offesi da Berlusconi, prima ancora delle donne. Comunque capisco l’indignazione, anche io

non ne posso più, anche perché tutto questo maschera i problemi reali della condizione delle donne e degli uomini». Le nostre madri ci hanno cresciute nella convinzione di essere libere di scegliere. Possibile che queste ragazze abbiamo scelto di puntare sul corpo? «Certo, credo che anche loro siano figlie del femminismo anche se probabilmente lo disprezzano. Hanno però interiorizzato senza saperlo, una idea di sé che una donna, anche colta, di 50 anni fa non aveva. Queste ragazze entrano in un mercato del lavoro terribile, segnato da una precarietà soprattutto femminile e si misurano con un immaginario maschile che attraverso le televisioni private, ma non solo, è diventato dominante. Noi avevamo una maggiore capacità di indignarci, loro sono in qualche modo “schiave emancipate”. Non voglio assolvere questo sistema, ma non mi convince la colpevolizzazione di queste donne». Crede che le femministe degli Anni 70 abbiano sbagliato qualcosa o siamo noi della nuova ge-

nerazione ad aver interpretato male il messaggio? «Nessuno di noi ha sbagliato. Le rivoluzioni non nascono mai dal nulla. Ci sono livelli di saturazione storica ed esistenziale per cui capita che delle generazioni siano investite da questa carica rivoluzionaria come capitò a noi. Eravamo una generazione politica che in un modo o in un altro si era misurata con il sogno dell’uguaglianza della generazione precedente, quella della lotta nella famiglia e nella scuola degli Anni 60. Negli Anni 70 eravamo molto impegnate a fare l’autocoscienza, il self-help, ma troppo poco a trasmettere il nostro messaggio alle nuove generazioni. Fu un errore che capimmo dopo. Negli Anni 80 il femminismo spostò il fulcro del dibattito politico sul piano teorico. Io sono rimasta invece molto legata al femminismo degli Anni 70 perché mi sembra che lì sia avvenuta la rottura con l’ordine simbolico dominante». Negli Anni 80 è nata anche la nuova religione del ‘dio denaro’ e del ‘dio successo’. Molte ragazze che hanno studiato preferi-

ferenza tra i sessi. Io non sono pessimista, sono convinta che ogni generazione abbia un suo modo di reagire. Nella storia ci sono stati momenti di crescita e decrescita continui, è tutto in movimento, la storia è nel tempo». Secondo lei è possibile trovare un equilibrio tra il ruolo della donna “indipendente” e quello di compagna, moglie, madre? «Nella Costituzione il lavoro è considerato dipendente, mentre quello detto “di cura” non è costituzionalizzato, ma ancora collocato sulla sfera naturale. Il lavoro dovrebbe essere inteso, invece, come lavoro di cura e cura del lavoro. Tutti e due i sessi, cioè, devono essere messi in condizione dalle leggi dello Stato di lavorare bene, con agio e con passione, dentro e fuori casa. Le due dimensioni non solo sono compatibili, ma l’attrito che si crea tra queste due sfere è vitale ed energetico. Un’intelligenza che si misura quotidianamente con i problemi della cura è più attenta alla vita». U i copyright Step1.it


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INFORMA Nicole Minetti, intercettazioni

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Ieri sera la Lisa se ne è andata anche lei e non lo aveva mai fatto, anche la Lisa ha avuto il suo momento come la Iris, è così che funziona, ognuna di loro ha avuto il suo momento e non bisogna prendersela quando finisce».

Ruby, intervista a Kalispéra

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Come dice mia madre: buttane ci si nasce, non ci si diventa». (...) «Berlusconi? Un «benefattore, un uomo disposto a darmi una mano senza chiedere nulla in cambio. (...) Mi ha dato una busta con settemila euro, per aiutarmi».

società Maria Mardoum ai pm il 15/01/11

Nadia Macrì ad Annozero

Sapevo perfettamente che avrei potuto fare sesso con il presidente del Consiglio e ricevere in cambio denaro. Quando ho visto tanta gente e ho visto il contesto in cui si celebrava la serata ha prevalso la mia timidezza».

Poi lui (Berlusconi) dopo un po’ si è avvicinato ad un’altra camera dove c’è un lettino in cui fai i massaggi e dopo un po’ disse: “Avanti la prossima, avanti la prossima”. E ogni cinque minuti noi aprivamo la porta e consumavamo il rapporto sessuale. Una alla volta».

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Bunga Bunga scorciatoia per arrivare al successo? di Perla Maria Gubernale uattro donne, incontrate in una mattina tra il centro città e il monastero dei Benedettini di Catania: ragazze normali, che studiano, lavorano. Tutte accomunate dall’avere un bell’aspetto. A loro abbiamo chiesto cosa pensano di chi usa il proprio corpo per ottenere quello che vuole. Ecco le loro risposte. Niente nomi, non servono. Lei è bella, molto. Occhi neri e foltissimi ricci scompigliati. La incontriamo nell’aula studio del monastero dei Benedettini. Studia Giurisprudenza e la sua voce non trema nel rispondere alle nostre domande, come se aspettasse soltanto qualcuno con cui parlare di un rospo che non vuole mandare giù. «C’è un’etica del successo contrapposta a quella del sacrificio – ci spiega sollevando lo sguardo dagli appunti –. La gente è convinta di poter seguire scorciatoie per arrivare a delle mete che in realtà sono indotte dalla società, come soldi, successo o borse firmate. Questo comportamento è un insulto a tutte le persone che invece studiano o lavorano duramente». Le chiediamo cosa pensa di chi usa il corpo per cercare la “scorciatoia”: «Da 25enne capisco il potere che può avere un corpo giovane. Il problema è che così riduci i rapporti tra uomo e donna solo ad istinto. È solo furbizia, ma che lascia il tempo che trova». Prima di tornare ai suoi libri, ci dice che prova «profonda vergogna e tristezza per le ragazze che scendono a compromessi. Meglio fare le ballerine in discoteca, un lavoro che mette in mostra sì il corpo, ma è molto più dignitoso che fare la prostituta di

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OPINIONI / Step1.it ha chiesto a quattro ragazze catanesi cosa ne pensano delle strade facili che passano dai potenti corte». «Il comportamento delle ragazze in questione è deprecabile soprattutto per il modello sociale ed imitativo che passa». Così ci risponde una ragazza poco più che ventenne, dal viso dolce ma la voce ferma di chi ha le idee ben chiare. Potrebbe fare la modella, invece vuole diventare architetto e da mesi cerca lavoro senza successo. La sua risposta la urla tutta d’un fiato: “È esecrabile il fatto che si usi il corpo e non il cervello come strumento per scalare la vetta della gerarchia del potere. Mi pongo questa domanda – ci dice indignata –: vorrei che le mie figlie mi dicessero che vogliono fare la escort e poi il ministro?». Ma c’è anche chi pensa che per giudicare chi fa proprio un comportamento di questo tipo, ci si debba trovare nella stessa situa-

zione: «Mi è capitato che qualcuno chiedesse il mio corpo per soldi», ci racconta una ragazza incontrata tra le aule del Monastero. Studia Comunicazione e il suo aspetto trasmette una semplicità disarmante. Accanto a lei uno zaino pieno di libri e una sigaretta tra le dita. Tra una boccata e l’altra, ci racconta la sua esperienza. «A parole è un conto, ma trovarti con una persona davanti che ti dice “ecco i soldi, spogliati” è devastante. Io non so queste ragazze come facciano». Lei non c’è stata, ma non condanna chi lo fa. Da condannare è, invece, la scarsa educazione sulla dignità femminile, scavalcata da modelli di successo facile e corpi perfetti. «Credo che dipenda molto anche dal substrato culturale: pensare che non vali niente, che il tuo corpo è solo carne. Se si ha questa idea è meglio guadagnarci il

più possibile». Le chiediamo cosa pensa delle donne coinvolte nel caso Ruby: «Alcune storie mi hanno colpito – ci dice con sincerità –. C’è qualcuna che ha utilizzato l’argomento del mantenimento agli studi. Tante ragazze che hanno problemi economici arrivano a prostituirsi per studiare, anche se se ne parla poco. È, tra virgolette, più comprensibile. Alla fine rovinano solo loro stesse”. Occhi incorniciati dall’eyeliner nero, come i suoi lunghi capelli lisci, fisico esile, lei non si scandalizza e rifugge falsi moralismi. Il suo viso è calmo e la voce è un po’ insicura, come se le domande l’avessero presa di sorpresa. Ci dice che le ragazze che partecipano ai festini del Premier sono donne come le altre, che approfittano di un’occasione che prendono al volo. Anche se a scapito della dignità. «Cercare questo tipo di scorciatoie è una storia vecchia, ma tra le nuove generazioni ormai è una mentalità diffusa – ci dice con rassegnazione –. Queste ragazze però non si rendono conto che ci rimettono in dignità. Pensare che siano le ragazze più giovani ad essere implicate in queste vicende ci deve fare riflettere sull’attuale concezione che la donna ha di se stessa». Le chiediamo cosa farebbe se qualcuno le offrisse di scendere a compromessi. «Dipende dal tipo di compromesso – ci risponde con un sorriso –. Ma scendere a compromessi che possano svilire il proprio essere una persona, prima che una donna, credo che sia da condannare sempre e comunque». U i copyright Step1.it


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U NIVERSIT

Servizi, la stagione ✎ dell’orientamento PROGETTI/ Screening, tutoraggio e seminari. In arrivo tante iniziative per accompagnare gli studenti durante tutto il percorso universitario di Maria Enza Giannetto mministrazione ordinaria. In attesa che venga nominato il presidente dell’ente, l’Ersu di Catania, in esercizio provvisorio, continua la gestione dei servizi per gli studenti. Anche se, ovviamente, la mancanza di un bilancio preventivo blocca qualunque tipo di “progettualità” a lungo termine. Il documento programmatico, lo ricordiamo, è sia un importante strumento finanziario, sia un documento “riepilogativo” di tutte le azioni e gli obiettivi che l’Ente intende perseguire durante l’anno e nel medio termine. Quale ente strumentale della Regione, l’Ersu gestisce, infatti, i fondi stanziati per il diritto allo studio ed è quindi “legato”, di anno in anno ai finanziamenti erogati da Stato e Regione. Ogni anno rispetto alle somme “reali” messe a disposizione si definiscono, quindi, le priorità dell’attività. Naturalmente la fetta maggiore del bilancio è sempre destinata alle borse di studio, ai posti letto e ai servizi “di prima necessità”. Insomma, il Bilancio è un documento anche “politico” e programmatico, da cui si percepisce chiaramente quali sono le strategie che l’Ente in tende mettere in atto per garantire il diritto allo studio. Strategie e modalità, appunto. E proprio il termine modalità è, negli ultimi tempi, particolarmente “caro” agli enti regionali per il diritto allo studio. Negli ultimi anni, infatti, l’ente catanese si è fatto promotore di una lettura più “completa” della legge siciliana per il diritto allo studio che non valuti solo le finalità degli interventi ma anche le “modalità” per raggiungere certi obiettivi. In particolare l’ente è molto attento al secondo comma dell’articolo 1 della legge regionale 20 del 2002: “Al fine di rendere effettivo il diritto allo stu-

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dio universitario gli interventi in materia sono rivolti in particolare a: informare e orientare gli studenti in ordine alla scelta dei corsi di studio universitari e degli altri corsi di istruzione superiore, anche in relazione alla situazione occupazionale, assumendo ogni iniziativa per favorire gli sbocchi professionali”. Dalla formazione all’orientamento, quindi fino all’inserimento nel mondo del lavoro. L’impegno dell’Ersu di Catania nell’ambito dell’orientamento, della formazione e dell’inseri-

mento nell’attività lavorativa, si esplicita in tutta una serie di interventi per riuscire a offrire agli studenti universitari un “aiuto” a tutto tondo durante l’intero percorso di studi. Dallo screening nelle scuole superiori alla formazione, fino all'inserimento nell'attività lavorativa. In questo periodo, ad esempio, si stanno valutando la possibilità di organizzare incontri con gli studenti di Scienze della comunicazione, per sviscerare le potenzialità del post-laurea in un settore tanto amato quale quello della comunicazione. Ui

Pagamenti rate e contributi

Dal mese di dicembre, l’Ersu ha messo in pagamento la prima rata della borsa di studio per l’anno accademico 2010/2011; i contributi per contributi mobilità internazionale e quelle per i corsi di lingua all’estero anno 2009/2010. Come per tutti i pagamenti, gli studenti interessati dovranno recarsi presso una qualsiasi agenzia dell’Istituto bancario Monte

dei Paschi di Siena esibendo valido documento di riconoscimento e comunicando alla Banca che sono inseriti nei mandati di pagamento indicati dall’Ersu. Per quanto riguarda la seconda rata delle borse, invece, come ricordano dagli uffici dell’ente, si dovrà attendere qualche mese, dato che la normativa prevede che sia liquidata entro giugno per gli anni successivi al primo.

I servizi on-line per gli studenti

WWW.ERSU.UNICT.IT. Sito per le comunicazioni istituzionali dell’Ente. Nelle pagine del sito si trovano tutti i servizi, i benefici e le notizie utili agli studenti universitari. E sono presenti informazioni, costantemente aggiornate, sulle diverse forme di interventi, manifestazioni ed eventi, convegni e partecipazione ai saloni dello studente nazionali ed europei. WWW.ERSUCTALLOGGI.IT. Il sito si propone come punto di incontro tra domanda e offerta di posti alloggio per gli studenti. Il portale offre a tutti gli studenti dell’Ateneo la possibilità di inserire gratuitamente i propri annunci di “Cerco Alloggio” e di consultare tutte le offerte dei locatari, dettagliate con prezzi, zone geografiche e molto altro ancora. E da quest’anno anche assistenza legale per gli studenti. wap.ersuct.it: l’Ersu di Catania è disponibile anche sul cellulare. Grazie a questo servizio l’Ente offre un altro canale di comunicazione con lo studente accessibile in qualsiasi momento e in ogni luogo. Tutte le notizie, gli avvisi, le manifestazioni organizzate dall’Ente a portata di telefonino. Sms & mms list: iscriviti al servizio sms & mms list dell’Ersu di Catania. Questo servizio gratuito permette di ricevere “in tempo reale” tutte le novità che riguardano l’Ente, gli eventi e le iniziative, oltre che ottenere informazioni di prima mano sulle borse di studio, sulle scadenze e così via.


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INFORMA

CALENDARIO / Recital, concerti e incontri nel segno della classica. Questi gli appuntamenti in calendario per le stagioni concertistiche impaginate dai Sarah Angelico, Annalisa Caruso e Sebastiano Reitano

Rassegne, al Museion, la musica si fa in tre a musica classica come nutrimento dell’anima. Un modo per avvicinare i giovani e soprattutto gli studenti universitari alla musica. L’Ersu, come ogni anno, patrocina interamente la stagione concertistica al Museion che unisce in un unico calendario la programmazione impaginata da Sebastiano Reitano e quella di Annalisa Caruso - “I giovani e la musica s’incontrano al Museion” (in collaborazione con la Dante Alighieri). Il risultato? Un intero anno in musica da trascorrere alla Sala Museion, di via Verona (Residenza Oberdan) con un fittissimo calendario di appuntamenti che si snoderanno fino a giugno. La rassegna, partita a novembre, continua il 17 febbraio, alle 20.30, con il Duo Violino e Chitarra - Emilia Belfiore e Denis Marino, impegnati in un repertorio che unisce musiche di Bartòk e Piazzolla. Giovedì 24 febbraio, alle ore 20, “Recital dell’AMTrio” con Giuseppina Sipala (violinista), Michele Claudio Ragusa (clarinettista), Cristina Gianino (pianista), eseguono musiche di A. Piazzolla, George Gershwin. Giovedì 10 marzo, sempre alle 20 il recital “Storia del Tango” con Mario Licciardello (violoncellista) e Fabrizio Scuderi (chitarrista). Si prosegue il 17 marzo alle 20.30 con il Duo Oboe e Pianoforte (R. Trentuno, D. Abbate). E poi, ancora il 24 marzo con il “Duo Euridice-Fagotto e Pianoforte” (S. Palmeri, F. Miracola). Giovedì 31 marzo, in scena lo spettacolo “L’Assassina” di Alexandros Papadiamantis con Salvo Valentino, attore e regista. Ritorna la musica, il 7 aprile, con il Duo ConCorde, con Francesco Clemente (violinista), Antonio Ruffo (chitarrista). L’8 aprile 2011 Davide Sciacca sarà protagonista di

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un recital di chitarra solista. Giovedì 14 aprile spazio al pianoforte con la solista Laura Nocchiero su musiche di Beethoven e Chopin. Il 5 maggio ancora pianoforte con I.Bordonaro. Il 12 maggio, infine, recital del Duo Chiara Scucces (flautista) e Mariaconcetta Rosa (pianista).

Sempre nella sala Musejon, fino a giugno, l’Ersu ospita la rassegna concertistica “Amici dell’Arte”, con la direzione artistica di Sarah Angelico. Venerdì 18 febbraio alle 18 in scena l’Accademia strumentale, musica rara su strumenti originali: con Angelo Litrico (clarinetto storico) e Antonio

Appuntamento con la lirica

Tornano gli incontri del ciclo “Appuntamento con la lirica” a cura del professore Giuseppe Montemagno. L’appuntamento è per mercoledì 16 febbraio, alle 16.30, nella sala Museion (Residenza Universitaria “Centro” – Via Verona 25/A,) con una lezione su “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni e “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo. Gli appuntamenti sono rganizzati dall’Ersu e da Aede. Le due opere sono quelle che dal giorno dopo, giovedì 17 febbraio, andranno in scena al teatro Massimo Bellini di Catania. Due settimane di repliche per Cavalleria rusticana, melodramma in un atto di Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci su musica di Pietro Mascagni e per Pagliacci, dramma in due atti con parole e musica di Ruggero Leoncavallo. Entrambi diretto da Maurizo Arena, per la regia di Giulio Ciabatti. Allestimento del Teatro Massimo Bellini, scene Salvo Tropea, costumi di Anna Biagiotti, luci di Iuraj Saleri. Maestro del coro Tiziana Carlini (voci bianche Elisa Poidomani coro di voci bianche “Gaudeaumus Igitur” Concentus); orchestra, coro, tecnici e allestimento dell’Ear Teatro Massimo Bellini. Scene Salvo Tropea, costumi di Anna Biagiotti, luci di Iuraj Saleri.

Aprile (chitarra dell’800) impegnati in un recital su musiche di Henry. Venerdì 4 marzo, ore 18 sarà il momento del "Quartetto Rossini" con Massimiliano Bigone (clarinetto), Enzo Crisafulli (flauto), Salvatore Visalli (corno), Giuseppe Turiano (fagotto) su musiche di Rossini. Venerdì 1 aprile alle ore 18 in scena Vincenza Arena (flauto) e Graziella Concas (pianoforte), musiche di Doppler, Schubert, Genin, Bizet. Venerdì 15 aprile ore 18 il Duo pianistico Ilaria Sinicropi e Roberta Piccirillo su musiche di Bethoven, Kummel, Schubert, Mendelssohn. Venerdì 6 maggio ore 18,30 sarà il momento di Antonio Aprile (chitarradell'800) e Stefania Di Prima (clavicembalo) su musiche di Carulli, Giuliani, Rutini. Venerdì 27 maggio ore 19, Salvatore Visalli impegnato in un recital di chitarra su musiche di Bach, Giuliani, Mortari. Venerdì 3 giugno alle ore 19 Monica Ricceri al pianoforte impegnata in un concerto su musiche di Beethoven, Ravel. Infine venerdì 24 giugno ore 19 Trio Morzat con Massimiliano Bigone (clarinetto), Ottavio Brucato (clarinetto) e Giuseppe Turiano (fagotto) U i


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Un’esperienza in Aiesec preziosa per il curriculum STUDENT NETWORK / I consigli del giovane manager Luigi Suma, già presidente dell’associazione studentesca che ha sede anche a Catania

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n un mondo del lavoro sempre più esigente, oltre ai titoli di studio contano sempre di più le esperienze maturate su campo e le competenze acquisite. Lo sanno bene i neo laureati che, inviando curricula e scorrendo gli annunci di lavoro, si sentono spesso chiudere le porte da quell’odiosa dicitura “assumiamo... con esperienza”. Ma quando, e soprattutto dove, fare esperienza? Una buona proposta è quella delle associazioni studentesche, gli student network, presenti in ogni facoltà. Tra queste c’è l’Aiesec, fondata nel 1948 e presente a Catania dal 1990. Luigi Suma, presidente del comitato locale di Catania nel 2003, oggi ha 31 anni e amministra un’azienda di consulenza nel campo della direzione, found raising, energia e multimedia solution, ed è il più giovane presidente della sezione Consulenza di Confindustria Catania. Cos’è Aiesec? «È un’associazione studentesca internazionale che si occupa di organizzare un ambiente stimolante per gli studenti, collaborando con imprese

CORSO-CONCORSO / Per futuri dirigenti nella pubblica amministrazione Fino al 21 febbraio è possibile iscriversi al concorso per partecipare al corso della Scuola Superiore della pubblica amministrazione (www.sspa.it), struttura che sforna i futuri dirigenti della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri, Agenzia delle Entrate, delle Dogane o del Territorio, del Consiglio di Stato e dell’Inps, fornendo anche supporto di attività di analisi e ricerca al fine di promuovere l’eccellenza dell’azione amministrativa. Si tratta di un corso-concorso che selezionerà 146 laureati di qualsiasi disciplina attraverso un primo quiz a risposta multipla, tre prove scritte e una orale: prove scritte di carattere giuridico, statistico-amministrativa ed una terza di inglese. Infine una prova orale che verterà su diritto penale, del lavoro e informatica. Saranno assunti con certezza 113 laureati che già durante il corso percepiranno il 70% dello stipendio di un dirigente pubblico di seconda fascia. L’apertura delle selezioni sarà nota l’8 marzo, con la pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale. Per informazioni chiamare ai numeri telefonici: 0965.413205, 0965.413227, 06.33565376, 06.33565339; oppure inviare una email a: servizioconcorsi@sspa.it.

e imprenditori». Come ti ha cambiato l’esperienza in Aiesec? «È stata la più significativa della mia vita universitaria, ho avuto modo di cambiare approccio verso le cose, ho apprezzato le diversità di cultura tra Paesi. Ho avuto modo di confrontare la realtà imprenditoriale italiana con quella internazionale, e ho capito che avrei voluto intraprendere un lavoro che poteva dare un contributo al miglioramento dello status quo. Ho scoperto che fare le cose con passione permette di avere migliori risultati. In più oggi ho la possibilità di poter contare su decine di amici sparsi in tutto il mondo». Hai trovato lavoro grazie a questa esperienza? «Prima lavoravo, ma non amavo ciò che facevo. Poi ho deciso di scommettere su me stesso, e oggi mi occupo di ciò che mi piace, sono titolare di un’azienda che si occupa di energie rinnovabili. L’Aiesec insegna un metodo di lavoro, ma è importante anche laurearsi in fretta, imparare bene l’inglese, magari trascorrendo un periodo all’estero, e fare tante esperienze». U i

TIROCINI / Sei mesi alla Iveco per laureati in varie discipline

Iveco, società del gruppo Fiat specializzata nello sviluppo, produzione, vendita e assistenza di veicoli industriali, offre tirocini semestrali per laureati di varie discipline: Ingegneria elettronica, informatica, gestionale e meccanica; Matematica; Economia e Giurisprudenza. Le aree in cui si svolgerà lo stage, regolarmente retribuito, sono Ict, Marketing e Progettazione. Chi fosse interessato può mandare curriculum con lettera motivazionale all’indirizzo e-mail: recruit@iveco.com. Per maggiori informazioni: www.iveco.com.

U NIVERSIT UNICEF / Corso di Educazione allo sviluppo Il Comitato provinciale di Catania per l’Unicef organizza, con il patrocinio dell’università e la collaborazione del Cof (Centro orientamento e formazione), il 2° corso multidisciplinare Unicef di Educazione allo sviluppo. Il corso si rivolge agli studenti universitari e ai neolaureati di tutte le facoltà dell’università di Catania, agli studenti di altri atenei, ai docenti referenti Unicef delle scuole di ogni ordine e grado, agli operatori socio-assistenziali delle ong e delle associazioni di volontariato, agli studenti degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado della provincia di Catania e a tutti i cittadini che desiderino approfondire la conoscenza dei temi trattati. Potranno essere ammessi non più di 200 partecipanti. Il corso si articola in 10 incontri di 3 ore ciascuno, per un totale di 30 ore. Il primo incontro si terrà il 14 marzo 2011. È possibile pre-iscriversi, inviando una e-mail all'indirizzo: comitato.catania@unicef.it. Tutte le iscrizioni, comprese le preiscrizioni, dovranno essere formalizzate presso il Comitato provinciale di Catania per l’Unicef entro le ore 12 di lunedì 7 marzo 2011. Il bando, il programma ed il modulo di iscrizione sono disponibili sul sito del Comitato provinciale di Catania Unicef 8www.unicef.it/catania) e sul sito Centro orientamento e formazione dell’università di Catania (www.cof.unict.it).

UNIVERSITÀ DI URBINO / Branding, nuove figure dell’era Web 2.0

Formare figure capaci di gestire i cambiamenti negli scenari mediali all’interno delle attività di branding, professionisti capaci di leggere e interpretare i flussi dinamici attivati dal mondo della comunicazione e dalle pratiche di utilizzo dei new media: web brand manager, social media consultant, web analyst, media & research specialist, digital marketing manager, web content manager, online media planner. È questo l’obiettivo del master di primo livello organizzato dalla facoltà di Sociologia dell’unniversità di Urbino Carlo Bo in “Brand Communication e pratiche di networking”. Il corso si divide in tre periodi: marzo-giugno, settembre-novembre (prove di verifica e laboratori) e gennaio-febbraio 2012. La prova finale consisterà nella presentazione di un project work individuale assegnato dai docenti del master previa valutazione delle capacità e delle inclinazioni dello studente. Il master è a numero chiuso e prevede un massimo di 30 iscritti. Qualora le domande di ammissione superino il numero massimo, si procederà ad una selezione. Il termine utile per la preiscrizione è del 18 febbraio; le iscrizioni sono aperte fino al 4 marzo. Info: servizio front office - ufficio Alta Formazione, tel. 0722.305312/09/04, email: altaformazione@uniurb.it, website: www.uniurb.it, sezione master.


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INFORMA

lavorare AMADORI / Cento assunzioni nel 2011

le opportunità del mese dove

cosa

requisiti

info

LA CARICA DEI POSTINI Poste Italiane cerca 1.299 nuovi portalettere da impiegare a tempo determinato.

La ricerca è rivolta a uomini e donne fino a 35 anni, in possesso di almeno il diploma di scuola media superiore e capaci di guidare il motorino.

Candidature su www.posteitaliane.it oppure a: Poste Italiane, Ufficio Risorse Umane, Viale Europa 175, 00144 Roma.

TECNOLOGI ALIMENTARI Il Gruppo Barilla cerca tecnologi alimentari per la sede di Parma, settore ricerca e sviluppo.

I candidati devono possedere una laurea in Scienze e Tecnologie alimentari, Chimica o Biologia.

Gli interessati possono sottoporre la propria candidatura all’indirizzo http://careers.barillagroup.com, cliccando sulla posizione d’interesse.

AREA MANAGER PER AIA Gi Research cerca per Aia, azienda del Gruppo Veronesi protagonista nel settore alimentare fresco/freschissimo, un Area manager per la Sicilia.

Il candidato ideale avrà esperienza pregressa nel settore. Indispensabile la residenza in Sicilia. Sono richieste ottime capacità relazionali e di gestione/valorizzazione collaboratori, attitudine ad operare per obiettivi.

Inviare una copia dettagliata del curriculum al numero di fax 080.9120101 o via e-mail a: bari@giresearch.it.

650... AD ALTA VELOCITÀ Nuovo Trasporto Viaggiatori, primo operatore privato italiano sulla rete ferroviaria ad alta velocità, ricerca hostess e steward terra e bordo treno, più altre figure per un totale di 650 posizioni aperte.

Per tutte le posizioni è indispensabile un’ottima conoscenza della lingua inglese. È richiesta la disponibilità a lavorare su turni e su tutto il territorio nazionale.

Per vedere tutte le posizioni aperte, si può andare su www.ntvselezionepersonaleoperativo.it e candidarsi direttamente dal sito.

PERITI INFORMATICI Articolo1, agenzia per il lavoro, seleziona per Catania giovani periti informatici per l’installazione di videolotteries. Si offre iniziale contratto di somministrazione ccnl commercio 4/5 livello.

Richiesto diploma di informatica, ottime conoscenze informatiche in particolare configurazione di reti, disponibilità a lavorare full time e saltuariamente nei week end, buona mobilità sul territorio.

Per candidarsi rivolgersi alla filiale di Catania in via Guzzardi, 26. Email: catania@articolo1.it, tel. 095.448195 oppure 095.448195.

Amadori, celebre società italiana attiva nel settore alimentare, cerca diplomati e laureati: 100 nuove assunzioni nel corso del 2011. Nelle sedi di Brescia, Cesena, Teramo e Siena c'è bisogno di laureati in Scienze alimentari, Veterinaria, Lettere e Ingegneria. Opportunità anche per diplomati. Coloro che sono interessati possono consultare tutte le offerte e inviare il curriculum sul sito ufficiale di Amadori. In dettaglio, l’azienda assumerà 60 agenti di commercio, 8 laureati in Scienze e tecnologie alimentari oppure Medicina veterinaria destinati all’area zoomangimistica. C’è bisogno anche di 12 laureati in Ingegneria meccanica o gestionale da inserire nel settore della logistica e del facility management. Le altre offerte riguardano 14 merchandiser, funzionari commerciali e amministrativi da destinare al reparto finanziario dell’azienda e 2 laureati in Lettere o altre lauree umanistiche da inserire nell’area Comunicazione. Per concludere, a Cesena Amadori ricerca 8 manutentori elettromeccanici.

Dall’Ungheria al Portogallo, cinque proposte di stage all’estero iesec non offre semplicemente la possibiA lità di fare uno stage. Quello che realmente Aiesec propone è una sfida: siete disposti a fare un’esperienza che vi cambierà la vita? Se la risposta è sì, allora siete (quasi) pronti per partire per questa avventura, supportati da tutti i membri di Aiesec ovviamente. Ecco le cinque le proposte di stage segnalate questo mese. STAGE DI SVILUPPO SOCIALE. UNGHERIA. Lo stagista dovrà tenere delle conversazioni, in inglese, in scuole superiori e parlare di temi attuali di cultura generale, econo-

mia e altre tematiche. 30 ore settimanali. Vitto e alloggio forniti. Durata: 7 settimane. TUNISIA. Lo stagista dovrà fare lezioni di lingua inglese a studenti di diversi livelli e valutarne il progresso. 300 euro mensili, 40 ore settimanali. Durata: 12 settimane. GHANA. Il Consolato messicano in Ghana cerca uno stagista con ottima conoscenza di inglese e spagnolo per la supervisione delle richieste di visto e promozione del turismo tra Ghana e Messico. Il salario previsto è di 450 euro mensili. Durata: 57 settimane.

GRECIA. Galleria d’arte cerca stagista per fare ricerche di mercato al fine di aprire una filiare nel Paese di origine. Salario: 1000 euro mensili. Durata: 12-26 settimane. PORTOGALLO. Cercasi stagista per sviluppare e gestire moduli web in Silverlight. È richiesto un inglese eccellente. Il salario è di 700 euro mensili. Durata: 30-77 settimane.

Per tutti questi stage potrete avere maggiori informazioni scrivendo a catania@aiesec.it.


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CIAK SI GIRA! / A marzo arriva a Catania, ospite della stagione del Teatro Stabile, lo spettacolo di Arturo Brachetti. Due ore di travestimenti in cui il trasformista indossa i panni di sessanta personaggi e ripercorre le principali tappe del cinema

Ciak! Il palcoscenico si trasforma in schermo di Maria Enza Giannetto a musica per me? È come vedere il mondo attraverso un paio di occhiali dalle lenti colorate... tutto assume una luce più esaltata, si colora e diventa diverso, talvolta più allegro e talvolta più profondo. La musica entra nelle orecchie per aprire il cuore. Se un mattino mi sveglio pensieroso, ascolto un brano melanconico, se sono allegro un brano leggero, se sto in un luogo misterioso un pezzo inquietante e se sono con la persona che amo una canzone romantica, per vivere ogni momento di vita come la scena di un film... È la musica che colora tutto, che ci stacca dalla terra per portarci in altre dimensioni». Non poteva che avere mille sfaccettature la riflessione sulla musica da parte dell’Uomo dai mille volti, ovvero Arturo Brachetti. E infatti, invitato dal Teatro Stabile di Catania (che ne ospiterà lo spettacolo Brachetti, ciak, si gira, dall’1 al 6 marzo, al Teatro Metropolitan) a rispondere alla domanda “Cos’è la musica per te?”, Brachetti non poteva non parlare di un mondo a colori, che cambia continuamente, che si trasforma... Come lui del resto: l’artista da Guinness dei primati che dal 2006 è nel libro dei record come “il trasformista più veloce del mondo e come unico attore trasformista a rappresentare 80 trasformazioni in uno spettacolo di due ore”. Un’arte che condensa tantissime abilità, la sua, e che l’attore ha saputo reinventare. Brachetti, come si fa a innovare continuamente un’arte tanto “complicata”? «Personalmente ho reinventato quest'arte nel 1979 iniziando con sei soli costumi. Dai tempi di Fregoli non si praticava e non esistono testi o manuali che la insegnano. Poi l’ho affinata a Parigi dove sono stato accolto non perchè ero il più grande trasformista del mondo... ma perchè ero l’unico». Da cosa trae ispirazione? «Per i miei spettacoli traggo ispirazione da un tema (in questo caso ad esempio il cinema) e partendo da quello creo i miei

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personaggi e le mie continue trasformazioni». Lei è attore e regista. Cosa ama di più? Come affronta i due diversi “ruoli”? «Preferisco il lavoro dell'attore per il rapporto con il pubbico, che è fisico e appagante, molto più soddisfacente direttamente. Mi piace però moltissimo anche il lavoro di regista e cioè creare per gli altri, perché proietto sugli altri ciò che piacerebbe fare a me». A furia di essere chiamato “L’uomo dai mille volti”, se le dovessi chiedere di dirmi, senza pensarci, chi è davvero Arturo Brachetti? «Un timido che, attraverso la reincarnazione teatrale e giocosa dei suoi personaggi, diventa estroverso ed eclettico». Estroverso ed eclettico come lo vedremo a

In alto e nella pagina a fianco, foto dello spettacolo “Brachetti, ciak, si gira”. Scatti di Paolo Ranzani


INFORMA Catania, nelle repliche del nuovo spettacolo, in cui Brachetti, diretto da Serge Denoncourt, torna a essere mattatore in un oneman show che racchiude il meglio del suo repertorio. “Ciak, si gira!”: frase magica che evoca il momento in cui l’artefice del cinema crea il sogno, è il titolo con il quale l’artista porta il suo pubblico in un sorprendente viaggio nell'universo cinema. In una serie di numeri, momenti teatrali ed evocativi, con una nuova ambientazione scenografica, l’artista rivive il suo amore per la settima arte e cerca di riportare la meraviglia degli effetti speciali e delle magie del cinema in uno spettacolo dal vivo dove vola, sparisce, si trasforma da solo in una sessantina di personaggi. Lo spettacolo ha inizio con un enorme televisore in cui Brachetti interpreta, con cambi fulminei di costume, i personaggi che popolavano i film del pomeriggio tv, quelli che tutti noi abbiamo visto e amato fin da piccoli: da Zorro a Mary Poppins da Maciste a Crudelia De Mon. L’attore, ricordandosi di quando ancora adolescente al Museo del cinema fu catturato dalla sezione horror, improvvisamente crea, dal vivo, un divertentissimo delirio di incontri, dove il prete esorcista si trova faccia a faccia con Nosferatu, servito dal becchino di turno. Brachetti fa rivivere con trasformazioni e cambi di truccatura lampo, tutti i personaggi più famosi, quelli che lo impressionarono fin dalle sue prime uscite al cinema: da Baby Jane ai musical, ma anche la storia di Lon Chaney (pioniere dei trucchi facciali di personaggi diventati icone, come il fantasma dell’opera o Quasimodo). Nello spettacolo si alternano anche momenti più intimi, in cui l’artista crea le sue ombre cinesi, immaginandole come il più antico cartone animato del mondo, oppure si cimenta con il cappello del nonno con il quale si trasformava da piccolo in decine di personaggi e offre al pubblico un numero di fantasia dove “con nulla si fa tutto”. L’evocazione del mondo di Fellini chiude la prima parte dello spettacolo, come massimo connubio tra invenzione scenica e evocazione onirica. La seconda parte è quasi interamente dedicata ai grandi film hollywoodiani con una parata di personaggi da fare invidia a una cineteca: Charlie Chaplin, Gene Kelly, King Kong, Liza Minneli, Gollum, Harry Potter, Carmen Miranda, E.T., Darth Vader, e altri, in uno zapping cinematografico sorprendente che regala emozioni e sogni di cui noi in fondo abbiamo sempre bisogno. Ui

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Mercadet, imbrogli e “affari” vanno in scena all’Ambasciatori

Dal 22 febbraio al 6 marzo, il Teatro Stabile di Catania ospita, all’Ambasciatori, Mercadet (l’affarista), la commedia di Honoré de Balzac con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli, Paila Pavese, Osvaldo Ruggieri e con Francesco Benedetto, Adriano Braidotti, Piergiorgio Fasolo, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Antonio Tallura, Alfonso Veneroso, Jacopo Venturiero. Lo spettacolo, coproduzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, del Teatro Stabile di Calabria e del Teatro Quirino - Vittorio Gassman, è diretto da Antonio Calenda con le scene di Pier Paolo Bisleri e le musiche di Germano Mazzocchetti. «Mercadet di Balzac – spiega Antonio Calenda, che firma la regia – possiede una stringente attualità, un incredibile impatto sul lettore contemporaneo, poiché tratta temi molto sentiti, come la frenesia e l’immoralità delle speculazioni economiche, lo spietato gioco delle Borse, il mondo losco e cinico degli affari. Proprio il modo incisivo, realistico e allo stesso tempo molto ironico in cui l’autore raffigura questo universo ambiguo, e la sua perfetta, significativa attinenza con il nostro presente, mi ha indotto, assieme a Geppy Gleijeses, a incentrare su questo testo un nuovo progetto di produzione, che vede unito l’impegno del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, del Teatro Stabile di Calabria e del Teatro Quirino-Vittorio Gassman». Mercadet vive nel perseguire la sua unica fondamentale idea fissa, quella di arricchirsi e speculare. Gioca in Borsa con soldi che - in realtà - non gli appartengono e, certo che il motore della società moderna sia il denaro, riesce a rimanere a galla... anche quando tutto sembrerebbe perduto.

di teatro ✎ Cinquant’anni in Memorie di un suggeritore Pippo Pattavina apre il ciclo delle “Serate in re maggiore” con lo spettacolo Memorie di un suggeritore, diretto da Ezio Donato, in scena al Teatro Verga dal 14 febbraio al 6 marzo. Pattavina interpreta un vecchio suggeritore che, giunto all’apice della sua carriera, dopo aver attraversato per più di cinquant’anni tutti i generi teatrali, durante una delle ultime prove di una messa in scena del Cirano di Bergerac, si immedesima a tal punto nel ruolo del protagonista da irrompere sulla scena e mostrare finalmente a tutti le sue stupefacenti capacità interpretative. «Nel ruolo del suggeritore - dice il regista Ezio Donato - lo straordinario Pippo Pattavina, una vita legata al teatro e allo Stabile in particolare. Attore poliedrico, come il Cirano di Rostand, Pattavina è capace di recitare ruoli sia comici che drammatici, regalandoci personaggi di grande ilarità, ma anche di grande introspezione». «Il nostro suggeritore - dice Donato - ha rinunciato alla sua nobile missione di angelo custode degli attori. Ora con la complicità di un’orchestra che lo asseconderà nella sua rivolta, è deciso a non nascondere più al suo amato publico, che mai poté riconoscerlo, la sua poetica anima d’attore. Per riscattarsi dalla condanna a restare nascosto, l’eclettico Pattavina, attraverso il filo della memoria, fa rivivere sulla scena alcuni dei grandi personaggi delle commedie, delle tragedie, del melodramma, dell’opera buffa, dell’operetta e del varietà di tutto il gran teatro del mondo. Una ribellione tragicomica per rifiutarsi di dire come Cirano: “Ecco il destino mio: far da suggeritore, - e meritar l'oblio!”».


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INTERVISTA / Arriva al Metropolitan il 19 febbraio lo spettacolo di Antonio Cornacchione “Silvio c’è?” «Diciamolo: se il premier va via sono rovinato. Ma se resta - avverte il comico - siete rovinati voi»

«Berlusconi esiste davvero o l’abbiamo inventato noi?» di Paola Santoro ntonio Cornacchione e Silvio Berlusconi: un patto di mutuo soccorso che si rinnova. E in questo momento storico chi ha più bisogno di sostegno è senz’altro il Cavaliere. Farà tappa il 19 febbraio al Metropolitan di Catania la tournée di Silvio c’è?: un’ora e mezza di confronto con la realtà italiana, raccontata dal comico milanese e musicata da Carlo Fava, cultore del teatro-canzone. Per rileggere l’attualità con ironia. A quattro anni di distanza dal fortunato spettacolo Povero Silvio, adesso tocca a Silvio, c’è?. Il titolo è una domanda: indeciso sulla reale esistenza di Berlusconi? «Abbiamo optato per il punto interrogativo perché quello esclamativo avrebbe indicato un discorso senza speranza; per chiedersi se Silvio esiste come entità misteriosa, oppure lo abbiamo inventato noi, così come lui ha ideato i comunisti. E lo spettacolo vuole essere uno stimolo alla riflessione: ogni spettatore può dare una risposta individuale». Cosa ne pensa dei suoi spettacoli il Presidente del Consiglio? «Silvio mi chiama tutte le volte che faccio lo spettacolo per chiedermi se la gente lo ama: questa è la sua preoccupazione principale, soprattutto ultimamente. È diventato come un bambino e il suo bisogno d’essere rassicurato è quasi una regressione infantile». Nel suo intervento a Vieni via con me lei ha letto un elenco di dichiarazioni rilasciate da Berlusconi in diverse situazioni, anche ufficiali. Satira e ironia che si compenetrano. Cosa significa fare il comico oggi in Italia? «Diciamo che la satira non deve giustificare un momento particolare, la si fa sempre e comunque. Noi comici lavoria-

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mo sul materiale fornito dagli italiani, compreso Silvio. Tra le dichiarazioni lette, ricordo la promessa del Premier, pena le dimissioni, riguardo alla realizzazione a breve del ponte sullo stretto di Messina. Intendo quindi venire il prima

possibile a Catania con l’auto». Nel 2010 lei partecipa a Raiperunanotte di Michele Santoro con una difesa comica dei diritti del giornalismo italiano contro le censure imposte da Berlusconi ad alcuni programmi Rai. Ad Annozero, pochi

Al Centro Zo una rete per “pescare” talenti

Una giornata dedicata ai talenti: il 24 febbraio, al centro Zo, apre per la prima volta al pubblico il Talent Finder Network, la rete di artisti e giovani imprenditori che hanno l’interesse di crescere, affermarsi ed esplorare territori imprenditoriali sempre più vasti. L’evento è rivolto a giovani professionisti, artigiani ed imprenditori tra i 25 ed i 45 anni. Nel corso della giornata si esibiranno vari talenti iscritti al network, scoperti dall’agenzia pubblicitaria catanese Cdb//Agency. Un percorso creativamente articolato tra le esibizioni di 28 artisti tra scrittori, illustratori, musicisti, attori, artigiani, architetti e designer. Il biglietto d’ingresso costa 10 euro; parte dei ricavati verrà devoluta in beneficenza a “Baco di Rame” e “Cyclinf for Children”, iniziative impegnate rispettivamente nella ricerca contro le malattie metaboliche rare dei bambini e a sostegno dei bambini del Sud del mondo.

giorni fa, il direttore Mauro Masi chiama per “dissociarsi preventivamente dalla trasmissione”. Cosa pensa della libertà dei giornalisti oggi? È apparente o reale? «Grande mossa quella di Masi. Bisogna decidere cosa si vuole dal giornalista. C’è un’enorme differenza riguardo ai metodi e ai criteri d’intervento. Voglio dire che, se si deve riportare quello che succede, certe cose vanno dette. Non si possono fare processi in tv - dice Masi - però se aspettiamo l’esito dei procedimenti giudiziari non ne veniamo più fuori, perché non si fanno. A questo punto meglio parlarne in televisione». E in tv quando la rivedremo? «Quest’anno sono rimasto a riposo. A Che tempo che fa è subentrato il mio amico Albanese. Quanto a Zelig, non saprei dire, non mi hanno chiamato, questa è la verità. Sul piccolo schermo è come al supermercato: o si entra o si esce. In questo momento io ho già fatto la spesa e sto andando a casa». Quanto al futuro: Cornacchione senza Berlusconi? «Se Silvio va via io sono rovinato ma, se resta, siete rovinati voi, diciamolo». E in Sicilia si potrebbe pensare, dopo Povero Silvio, a Povero Raffaele (Lombardo), anche lui “perseguitato dalla magistratura”? «Voi siciliani vi trovate in una condizione anomala rispetto al resto dell’Italia. Siete spesso anticipatori di situazioni che poi si presentano a livello nazionale. Adesso avete “inventato” una specie di fronte politico trasversale, con la sinistra che appoggia Lombardo. Vengo a Catania anche per toccare con mano questo paradosso. E capire se ne vale davvero la pena». U i


nzo Rovella è un artista catanese che, a differenza di molti suoi colleghi, nel capoluogo etneo vive e lavora. È uno dei più conosciuti e apprezzati pittori contemporanei italiani perché sembra riflettersi nelle sue opere, i vari landscapes, le contaminazioni, i blackscreen e astrology, e “non cede né alla rappresentazione del reale, né allo sperimentalismo fine a se stesso”, come scrisse di lui Lucio Barbera. Come e dove nasce Enzo Rovella? «Ho cominciato una ventina di anni fa. Dopo l’istituto d’arte sono stato per un po’ assistente di alcuni artisti contemporanei abbastanza importanti che mi hanno inserito nel mondo dell’arte. Scelsi di non fare l’accademia: non sentivo il bisogno di insegnare. Studiai grafica, perché pensavo che a livello lavorativo mi sarebbe potuta servire di più, e poi mi cimentai con vari lavori; era impensabile vivere con l’arte. Da giovane non ero nemmeno del tutto cosciente delle mie capacità, ma ho avuto la fortuna di avere dei maestri che mi hanno aiutato a capire il mio talento. La mia prima personale ad Acireale, nel 1993, andò benissimo. Capii però che dovevo ancora maturare, volevo intraprendere un percorso interiore». Com’è arrivato alla pittura astratto-informale? «La ricerca che mi fece svoltare fu quella delle contaminazioni, una tecnica che inventai io. La mia opera è contemporanea, sono presenti tutte le arti figurative, dalla fotografia al cinema, però la pittura deve rimanere protagonista, perché è il mezzo privilegiato che uso per esprimermi. Provocatoriamente chiamai una

ritratto d’artista ENZO ROVELLA / I suoi quadri sono apprezzati nel mondo, ma lui vive e si esprime a Catania. «L’arte - rivela - è come un’amante. Quando il rapporto si fa serio, non ti condivide con nessuno»

Foto Jessica Hauf

di Giusy Cuccia

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«In fondo ogni opera è un autoritratto »

mia opera “Autoritratto”. Penso che dovrebbe essere questo il titolo di ogni quadro astratto, perché l’opera è sempre una proiezione del nostro io, non esiste un quadro che sia veramente slegato da noi». È stato facile imporre questo tipo di arte nell’ambiente artistico catanese? «Di certo non è stato facile, dal punto di vista commerciale e culturale. Vendo molto in Nord Europa e uno dei miei riferimenti storici è il gruppo della scuola di New York. Ogni artista dovrebbe

Doppio appuntamento a Palazzo Valle con Carla Accardi e gli astrattisti

Fino al 12 giugno la Fondazione Puglisi Cosentino offre la possibilità di visitare due esposizioni allestite nella sua sede di Palazzo Valle a Catania. La grande antologica “Carla Accardi. Segno e trasparenza” vede l’artista trapanese doppiamente protagonista: con le sue opere ma anche con una sua personale interpretazione delle architetture e degli spazi dello storico palazzo. Il secondo appuntamento espositivo, “Segni come sogni. Licini, Melotti e Novelli fra astrazione e poesia”, riunisce invece 27 opere dei tre astrattisti italiani accomunati da una medesima propensione al lirismo.

avere dei “grandi” riferimenti, contrariamente a quanto pensano oggi alcuni giovani artisti, che hanno un atteggiamento presuntuoso nei confronti del passato. Io ho i miei riferimenti ma non copio da nessuno; ridefinisco nelle mie opere l’insegnamento dei maestri in modo moderno e nuovo». Ha ancora senso la diatriba tra arte astratta e figurativa? «Nei miei landscapes si supera proprio questa vecchia distinzione, perché non si parte da fotografie o paesaggi reali, ma l’ope-

ra lascia una domanda. Il testo della mia mostra milanese intitolata “Universi” è stato scritto da Lucio Barbera. Dopo aver visto le mie opere, mi chiese cosa mi ispirasse. Gli dissi che l’importante non era cosa mi ispirasse, ma dove fossi in quel momento». Ha affidato un messaggio alle sue opere? «Spero di sì, anche perché penso che l’arte abbia un ruolo delicatissimo in un mondo in cui la gente la rifiuta, soprattutto quella astratta, meno riconoscibile rispetto alla figurativa». Come sta l’arte contemporanea? «Male, perché è troppo contaminata da superficialità, è troppo modaiola e piena di messaggi effimeri. La qualità si è molto abbassata, ma fortunatamente c’è ancora chi, anche tra i giovani, segue le mostre». Riesce a vivere della sua arte? «Oggi sì, non senza difficoltà in alcuni periodi. Ovviamente all’inizio ho lasciato il sicuro per l’insicuro. Penso che l’arte sia come un’amante. Andando avanti, addentrandosi nel rapporto, non ti concede a nessuno, non si lascia condividere con niente». Catania ama l’arte? «Qui l’arte non è sostenuta, ci sono realtà che non sono molto attente al territorio. Economicamente è un momento duro per l’arte, ed è un peccato perché ci sono tanti artisti bravi a Catania e in tutta la Sicilia. E poi il malcostume istituzionale non aiuta di certo l’arte a svilupparsi». U i

Arte e beneficienza in onore di Sant’Agata

La devozione dei catanesi per Sant’Agata è fonte di ispirazione per artisti e fotografi. Così, a ridosso dei festeggiamenti agatini, Palazzo Palatamone di Catania ospita due mostre dedicate alla sua patrona, entrambe in allestimento fino al 20 febbraio. La prima, “Sant'Aituzza”, raccoglie 35 istantanee realizzate dal fotoreporter Antonio Parrinello negli utlimi dieci anni e che rappresentano momenti della festa. “Agatarte - Il respiro della libertà”, invece, vede 30 artisti mettore in vendita le proprie opere dedicate alla Santa in favore della lotta contro il tumore al seno.


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INTERVISTA / Nel suo primo festival senza i Denovo, il cantautore catanese gareggerà col brano “L’alieno”, condiviso con l’amico di sempre. E se il destino sarà dalla sua, nella serata del venerdì si aggiungerà anche Carmen Consoli. Mercoledì 16 in uscita il nuovo disco di Gianni Nicola Caracoglia arà una settimana molto particolare per Luca Madonia: Gianni Morandi l’ha voluto a Sanremo e lui non solo ha detto sì ma ha pensato bene di andarci con un amico molto speciale. Martedì 15 e mercoledì 16 febbraio, infatti, il cantautore catanese sarà sul palco del Teatro Ariston con la canzone “L’alieno” e al suo fianco ci sarà l’amico di sempre Franco Battiato che subentra nel cantato ad aggiungere al ritmo dinamico una ieratica serenità a lui più consona. Il brano dà il nome al nuovo cd in uscita proprio mercoledì, prodotto ancora una volta da Fabrizio Federighi per la Universal. Il giorno dopo, giovedì, nella serata per il 150° dell’Unità d’Italia, Madonia proporrà “La notte dell’addio”, canzone di Alberto Testa, portata al successo nel 1966 da Iva Zanicchi, riarrangiata per pianoforte, voce e archi, proprio da Battiato. Se pas-

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LUCA MADONIA

«Io e il marziano Battiato saremo gli alieni di Sanremo» serà il turno, venerdì “L’alieno” sarà cantata in trio con l’aggiunta di un’altra catanese della musica, Carmen Consoli. «Che sia chiaro, c’è una vera amicizia alla base di questa collaborazione a tre - sottolinea Madonia -, la nostra non sarà una cosa solo televisiva». Ti proporrai come un alieno della canzone? «Non ti nascondo che mi piacerebbe. Sanremo è un palcoscenico importantissimo, quello che fai lì in una settimana non lo fai in due anni di lavoro, ma essere preso per marziano devo dire che non mi dispiacerebbe». Con te ci sarà Battiato, un altro marziano della musica… «Questo di Franco è stato un grande regalo. A me della gara

non importa nulla, mi piace l’idea di essere un po’ “borderline” al fianco di un altro “alieno”. Quello che conta per me è utilizzare al meglio la vetrina televisiva anche perché il 16 febbraio esce il disco e, finito Sanremo, si parte con i concerti». È un anno d’oro per te: prima l’accordo discografico con una major, poi l’accordo sul management e il booking con la On The Road, quindi Sanremo. «I misteri della vita. Vuol dire che in questi 30 anni di musica ho lavorato in modo onesto, prima con i Denovo e poi da solo, non tradendo mai la mia identi-

tà e il mio pubblico. È ovvio che attraverso Sanremo spero di allargare il mio pubblico. Il ritorno ad una major come la Universal mi conforta perché ha dimostrato di credere al mio disco». Citando un tuo recente successo - “Il vento dell’età” - il vento per te in questo momento soffia alla grande. «Sì, è vero, sta soffiando verso cose belle. Non ultimo l’incontro con la On The Road di Francesco Barbaro, il manager di Carmen Consoli, che ama molto il nuovo disco. Finita la piacevole follia sanremese, non vedo l’ora di andare in giro con gli

amici che suonano con me, col furgone come ai vecchi tempi. Su e giù per l’Italia, una Rustichella e via…». Ben 24 anni sono passati dal Sanremo Rock con i Denovo, tre anni fa ci fu la “reunion” sul palco dell’Ariston a sostegno di Mario Venuti. Questo è il tuo primo Sanremo senza di loro. «Con i Denovo è stata un’esperienza bellissima ma ora è giusto affrancarci dalla nostra storia. Agli esordi dei Denovo, poco più che ventenni, eravamo i ragazzi della provincia proiettati nel grande circo del rock. Oggi vivo la musica con più distacco ma sempre con grande passione perché continuo ad emozionarmi. È ovvio che mi piacerebbe arrivare in finale a


INFORMA Sanremo ma non farei drammi se non dovesse accadere. Mi dispiacerebbe solo di veder sfumare la serata del venerdì quella a tre con Battiato e Carmen. Spero solo che potremo divertirci tutti quanti». Nel disco nuovo c’è un brano scritto da tuo figlio Brando. «Sì, il piccolo dei due, oggi ventenne. Condivide con suo fratello Mattia, 22 anni, un gruppo e devo dire che sono molto bravi. Il brano in questione è “Le occasioni della vita”, parole mie, musiche di Brando. È un ballatone rock molto bello, e non nascondo che la cosa di co-firmarlo con mio figlio mi diverte». Nel disco ci saranno anche due cover “Eternità” dei Camaleonti e “La notte dell’addio” della Zanicchi, melodicamente bellissime. Mi sento ben rappresentato da questo disco, molto vario, dove convivono atmosfera, rock e melodia. E poi ripropongo, riarrangiata, “Il vento dell’età” fatta con Carmen Consoli…”. …che tra l’altro tu hai scritto per tuo figlio Mattia. Come funziona il rapporto “musicale” con i tuoi figli? «Molto bene. Mi danno consigli di ascolto, amano i Beatles come me, e ci ritroviamo su tante cose. Hanno apprezzato anche “L’alieno” definendola “meglio di tante altre”». Se tu hai trasferito ai tuoi figli l’amore per i Beatles, loro cosa ti hanno fatto amare del rock contemporaneo?

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27 «Grazie a loro ho scoperto band come i Franz Ferdinand, i King of Lion, gli Strokes, mi sono immerso nei Red Hot Chili Peppers. E poi con i ragazzi io suono abbastanza spesso. Il mio posto prova ormai è loro…». Rispetto alla tua storia, che differenza c’è tra i musicisti ventenni di oggi e tu ventenne tra la fine degli Anni 70 e i primi Anni 80? «Posso solo dire che molti ragazzi che cominciano oggi mi sembrano un po’ calcolatori, attenti al risvolto economico della musica. Quando i Denovo muovevano i primi passi non avevamo idea di cosa fossero le royalties e cose di questo tipo. Per noi era importante suonare, in cantina, ogni giorno per ore. Questo, in parte, lo ritrovo nei miei figli e nei ragazzi più alternativi, ma c’è una grande fetta di ragazzi devastati dai talent show televisivi. Per loro l’obiettivo è arrivare in tv, per noi l’obiettivo era creare un suono, un’identità musicale e poi andare in giro a suonare». Ti piacerebbe oggi fare il prof della musica? «No, non mi piace stare dietro la cattedra. Nonostante il “mestiere” abbia preso il sopravvento, provo ancora una sorta di spinta adolescenziale, vivo ancora certe emozioni che provavo da ragazzo, soprattutto quando il processo creativo va avanti. Riesco ancora a dire “Che bello” quando un pezzo funziona come voglio io». U i

CATANIA JAZZ / Al teatro Metropolitan arriva il fascino del fado cantato da Cristina Branco

Catania Jazz il 7 marzo ospita sul palco del Metropolitan di Catania, una delle più affascinanti voci del fado portoghese, Cristina Branco. Cresciuta nelle case del fado di Lisbona, l’artista ha definito il suo percorso artistico solo negli Anni 90, combinando rispetto per la tradizione e desiderio di innovazione. La Branco ha sviluppato un suo stile personale caratterizzato da alcune componenti primarie: un gruppo tradizionale, una voce chiara, calda ed esperta, una miscela di fado tradizionale, temi originali e canzoni popolari. Con lei dal vivo Ricardo Dias all’accordion e piano, Bernardo Couto alla chitarrra portoghese, Bernardo Moreira al contrabbasso e Carlos Manuel Proença alla chitarra classica. Al Metropolitan proporranno i brani di “Kronos”, decimo diCristina Branco sco di Cristina Branco, con 14 canzoni che hanno come tema principale il tempo. La serata sarà aperta dall’opening act dell’etnea Agata Lo Certo, prodotta da Catania Jazz.

ZO / La musica “addiopizzo” di Sferlazzo, i napoletani 24 Grana e la “follia” Nonlinear

Dalle sonorità ricercate di Giacomo Sferlazzo alla “follia” dei Nonlinear, passando per l’eclettica musica dei 24 Grana. Al Centro Zo tre appuntamenti per altrettanti live. Contro la mafia, nel segno delle sperimentazioni sonore il tour di Giacomo Sferlazzo Pensando a Caino Tour / Io non pago il pizzo fa tappa da Zo lunedì 21 febbraio. Una mini tournée , organizzata con Addiopizzo, in cui il musicista lampedusano sperimenta nuove sonorità sulle canzoni del disco Il figlio di Abele. Sabato 26 febbraio sarà la volta dei 24 Grana, i quattro ragazzi di Napoli - Francesco, Nando, Renato e Giuseppe - nei negozi dal 18 gennaio con il nuovo singolo Ombre. Infine, giovedì 3 marzo, un live all’insegna della “pura follia” con i Nonlinear. In questo concerto propongono anche le tracce del loro lavoro Sei Mejo Te uscito nel 2010.

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INTERVISTA / Arriva a Catania il punk d’opposizione dei Ministri, band milanese che porta in tour il nuovo cd Fuori. Il chitarrista Federico Dragogna: «La nostra generazione deve riuscire a costruire qualcosa per non essere esclusa. Può fare meglio di quelle passate»

«Urliamo meno per cantare di più» di Riccardo Marra e loro giacche napoleoniche, i Ministri, le hanno ridotte a brandelli e allegate come cimelio nelle ristampe de I soldi sono finiti, il loro esordio del 2007. I milanesi sono così, estremi in ogni loro atto, simbolici. Sono una macchina da guerra, diretti nei testi e nel loro punk d’opposizione, nel loro show mascherato che racconta la realtà. Nel nuovo disco, intitolato Fuori, però la band ha deciso di cambiare tiro: meno canzoni da urlare e più da cantare. Una svolta pop che ne rallenta ritmi e prospettive e che forse li rende un’esperienza buona per palati diversi. In concerto ai Mercati Generali il 19 febbraio, Federico Dragogna dei Ministri ci racconta il nuovo disco e un’Italia in cui continuamente «si mette alla prova l’ottimismo più sfrenato e l’idealismo più paziente». Partiamo dal titolo del disco, Fuori. Questa generazione è davvero stata esclusa da tutto? «Se ti lasciano fuori, costruisciti tu qualcosa in cui essere libero di entrare. Questo è il nostro dovere di generazione, e lo è stato di tutte. Possiamo fare meglio di quella prima di noi e di quella prima ancora? Speriamo di sì, e speriamo di non somigliare a loro agli occhi della prossima che verrà». Fuori rallenta un po’ i ritmi, raccontaci le scelte fatte… «Credevamo fosse arrivato il momento di scrivere cose che non fossero già urlate. Parole di cui decidi tu il volume, quando le senti e le ricanti. Poi vai al concerto e senti che molti altri la cantano, e si alza il volume automaticamente. Ecco, diciamo che non volevamo che ci fossero troppi pezzi con le istruzioni per l’uso. E il tour sta dimostrando che cantare assieme può essere anche meglio che urlare assieme». In Cacciati due dita nel cuore parlate di paura… «La paura è solo la distanza che ti separa da un dolore che immagini. Più accorci la di-

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stanza, più ne hai. Cacciarsi due dita in gola, in senso figurato e non, è il miglior modo per decidere di smettere di avere paura, pur sapendo che ci sarà un momento orribile da affrontare. Alcuni preferiscono continuare ad avere paura. Ciò detto, io odio vomitare, nel senso non figurato, quindi non è stato difficile scriverlo». Che idea vi siete fatti della protesta e degli scontri del 14 dicembre? «La maggioranza ha detto che quella gente lì deve decidere di noi. Le minoranze, se fossero veramente democratiche, dovrebbero attendere semplicemente le elezioni successive e riconoscere che la loro differente posizione su molte cose, o tutte, sia parte già nota del proprio essere minoranza. Insomma, se la si vuole mettere sul piano logico, le manifestazioni non hanno praticamente senso. La soluzione sarebbe portare il 51% degli italiani in piazza contro qualcosa. Ma pensa che le nostre mi-

noranze in parlamento neanche si presentano per votare quando serve! È normale, poi, che chi non si sentiva rappresentato decidesse di fare uno strappo e di alzare il livello dello scontro. Sono queste le condizioni in cui fare questo strappo diventa inevitabile? Forse sì». L’estero è l’inevitabile destino per molti giovani? «L’estero è la nostra garanzia che è possibile fare le cose in un altro modo. Finché ognuno avrà il suo estero, si potrà scegliere se rimanere qui a cercare di fargli assomigliare il proprio paese, o semplicemente andare in quello che si crede essere il proprio nuovo paese. In entrambi i casi si rischia molto». Siete stati ospiti a Radio 2, che rapporto avete con i media? «Ci interessano più che altro le persone che incontriamo e siamo sinceramente felici quando possiamo fare qualcosa di buono per

MINISTRI

persone e redazioni che valgono. Radio 2 - come Radio Popolare e altre ancora - sono strutture belle dove c’è gente che cerca sinceramente di fare quello che fa con gioia e professionalità. L’idea del dover promuoversi ad ogni costo come in una televendita di materassi crediamo sia una forma antica - per quanto ancora funzionante - di comunicazione. Prima o poi ci sarà una rivoluzione del marketing e la gente ascolterà solo chi in fondo non vuole vendere niente». Universal è “complice” del vostro progetto o c’è qualche divergenza? «Per l’appunto Universal non è un concetto, ma un insieme di persone. Quindi ci chiediamo: cosa hanno dato queste persone al progetto Ministri, al di là del fatto che fossero pagati per farlo? Molti di loro hanno dato e fatto moltissimo, e noi siamo loro grati e sempre lo saremo. Abbiamo sempre avuto l’ultima parola su tutto, ma è stato un diritto che non abbiamo mai dovuto esercitare». Ogni tanto vi viene voglia di cambiare un nome scomodo come Ministri? «Paradossalmente, se ce lo fossimo veramente scelto, credo ci saremmo stancati. Questo è avvenuto con il nostro primo nome (Ministro del tempo ndr), ma non ce ne innamorammo mai veramente, e quando la gente cominciò a chiamarci Ministri, decidemmo di farlo nostro». Che aria si respira a Milano? E cosa cambierà l’Expo 2015? «I rilevatori dicono che dovremmo essere già morti, ma la verità è che si comincia a credere di poter respirare di nuovo. Tra poco ci saranno le elezioni comunali, e peggio di com’è andata negli ultimi dieci anni non può andare». Presto suonerete a Catania, che accoglienza vi aspettate? «Ogni posto ha un suo modo di dirti “ci siamo”. L’ultima volta che siamo stati a Catania fu clamoroso. Questa volta speriamo in una “guerra”». U i


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«Ripartiamo da noi, con spontaneità» di Riccardo Marra ornare a 11 anni dall’ultimo disco non è semplice. Dopo tanto tempo si rischia di deludere le aspettative degli ascoltatori, di clonare il passato e snaturare il presente. Cattive abitudini, il nuovo album dei Massimo Volume, ha un grande pregio, essere un disco dalla grande credibilità e coerenza, che “riattiva” una poetica senza risultare nostalgico. Mimì Clementi, Vittoria Burattini, Egle Sommacal e il nuovo arrivato Stefano Pilia, hanno confezionato un album denso, maturo, attuale. Un disco compatto che celebra il ritorno della band bolognese che sarà ai Mercati Generali di Catania il 12 marzo. Ne abbiamo parlato con Vittoria Burattini, batterista orgogliosa e sensibile. Tornare con i Massimo Volume è stata una “cattiva abitudine” da appagare? «I Massimo Volume sono una delle cose più importanti della mia vita, nonostante sia molto complesso gestire “democraticamente” una band con più di 15 anni di vita e con personalità non proprio semplicissime». Gli Scisma si separarono per troppo amore, può valere anche per voi? «Mi sembra azzeccato. Insieme all’amore, certo, ci sono anche sentimenti meno angelici, ma sembra che stiamo migliorando. Stiamo facendo come il vino, invecchiando diventiamo un po’ più buoni e rispettosi gli uni degli altri». Cattive abitudini parte con Robert Lowell, con il riff di Egle e il tuo drumming... «È liberatorio suonare quel pezzo, me ne accorgo tutte le volte che lo facciamo. Pensa che quando l’abbiamo cominciato a comporre non mi convinceva, e invece mi sbagliavo. È uno degli ultimi pezzi che abbiamo composto e penso che iniziare il disco nuovo con un testo che parla di noi sia molto singolare e sincero. Raramente si ascoltano canzoni con i cantanti che parlano della propria band, per lo meno di questi tempi. I testi di Cattive abitudini sono spunti di riflessione anche per noi. Adesso che siamo un po’ più cinici, Mimì mi dice più cose nei testi che scrive che durante una cena. Dev’essere così, alle cene parliamo d’altro». Musicalmente avete abbandonato lo sperimentalismo di Club Privé, era inevitabile?

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IL RITORNO / La band bolognese suonerà a Catania il 12 marzo per presentare il nuovo disco Cattive abitudini. Un lavoro maturo, consapevole e affatto

nostalgico che arriva dopo 11 anni dal precedente. La batterista Vittoria Burattini: «Il nostro disco più diretto» «Forse sì. Il disco è venuto fuori in modo molto diretto e spontaneo, senza pensare a quale direzione prendere “a tavolino”. Anzi, penso che forse questo è proprio il nostro disco più diretto, è capitato così. Hanno contribuito le precedenti esperienze con altre band, con altri musicisti. Cattive abitudini è la fotografia di quel momento». La scrittura di Mimì l’hai vista crescere nel tempo. Cosa ti senti di dire degli ultimi testi? «La prima cosa che mi viene in mente è che, rispetto a Stanze e forse anche a Da qui, la scrittura di Mimì mi sembra totalmente libera dai riferimenti americani, soprattutto carveriani, del primo periodo. Fa parte della sua evoluzione, la sua scrittura è più sicura di prima. Trovo i testi di Cattive abitudini particolarmente profondi. La loro urgenza mi fa avvicinare l’album a Lungo i bordi. Anche la voce di Mimì è più affinata e tagliente».

In Le nostre ore contate e Invito al massacro Mimì tratteggia il mestiere del musicista in maniera decadente. È il mood che avete respirato nel periodo di assenza dalle scene? «Se con decadente intendi qualcosa di precario, difficile, incerto, il mestiere dell’artista è sempre “decadente”. Nei due pezzi che hai citato credo che Mimì ci parli della dualità tra il desiderio di essere al centro della scena, contrapposto a una vita invece più tranquilla: il monotono sublime in cui viviamo, “separato” dalla scena. Per Mimì è una cosa profonda: buttarsi nel mare tempestoso e oscuro, o rimanere a casa sul divano, o magari solo a scrivere, senza suonare». Qual è stata la tua vita senza i Massimo Volume? «È stata come sempre un casino. Poi meglio, poi un po’ un

casino, poi un po’ meglio. Ma era così anche con i Massimo Volume. Quando ci siamo separati sentivo che mi mancava qualcosa, una parte fondamentale della mia identità, ero come un marinaio che non può più andare per mare. Poi ho imparato a vivere senza. Bellissimi ricordi, la mia intera giovinezza: avere vent’anni e suonare nei Massimo Volume era stato fighissimo. Dopo la separazione per me ci sono stati i Franklin Delano ed è stato molto avventuroso, eravamo una band che poteva confrontarsi anche con una scena internazionale, e per questo è stato bello: mixare un disco a Chicago, conoscere la family dei Califone, un tour di tre mesi in America... l’abbiamo percorsa tutta, concerto dopo concerto, un viaggio indimenticabile. Di quel periodo, però, ricordo anche la scarsità di soldi. Ho fatto lavori che non c’entravano niente con me. Come dice Dario Parisini nella nostra biografia: “o firmavi autografi o ti ritrovavi a scaricare camion della frutta”». Perché l’Italia è così indietro nell’essere considerata un Paese moderno? «Come diceva Pasolini, siamo passati di botto da una civiltà agricola semianalfabeta a una civiltà urbanizzata che per un breve periodo scoppiava di denaro e possibilità. Tutto quello che invece è il processo di formazione civile di un Paese l’abbiamo saltato a piè pari. Siamo un popolo che litiga per come si fanno i tortellini e che ogni 150 metri cambia dialetto, siamo divisi. Nessuno ci ha insegnato “l’educazione”, che per un popolo credo sia innanzitutto il senso della collettività, e poi il valore dello scambio delle idee e delle informazioni, o un’etica del lavoro. È anche vero che in ogni periodo storico l’umanità si è lamentata del presente. Penso che in ogni momento storico succedano cose interessanti, ma non riusciamo sempre a vederle. C’è sicuramente una generazione di ventenni che sta scrivendo adesso la sua personale epopea, un giorno ce ne parleranno». A chi dedichi Cattive abitudini? «A mia madre, un macello totale che amo profondamente, e alla mia compagna Daniela». U i


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INTERVISTA / «È stata una decade di meraviglia e di scoperta». Pasquale Pezzillo commenta così il decennale della band che, dopo Londra, sarà al Barbara Disco Lab il 18 febbraio con Ghost Trees where to Disappear conti in modo trasparente il flusso liquido di quei giorni. Il suono non può mentire». All’estero come siete stati accolti? L’Italia regge il confronto? «La cultura dell’ospitalità è un costume diffuso in Europa. Guadagnando l’esterofilia, per una volta ci siamo sentiti a casa. Nessuna virgola sulla nostra provenienza, pubblico attento, interessato, senza alcun pregiudizio, chiaramente più abituato all’approccio continuo con la variegata diversità. Qui abbiamo ancora troppa paura, teniamoci stretti almeno i nostri vecchi cantautori, augurandosi di non doverci vergognosamente piegare davanti ai nuovi». Com’è stato suonare con gli Editors? «Emozionante, soprattutto perchè li abbiamo seguiti nel loro momento migliore. Suonavano un disco pazzesco, un live prepotente. Assieme ai The Boxer Rebellion abbiamo vissuto un vero e proprio tri-

di Emanuele Brunetto on un nome a cavallo fra la “Joey” del compianto Nick Drake e il floydiano “The Final Cut”, quella dei JoyCut poteva essere solo un’esperienza destinata al successo. Messe da parte un bel po’ di pubblicazioni e live importanti che gli hanno fatto dividere il palco con artisti del calibro di Arcade Fire ed Editors, i JoyCut escono in questi giorni con Ghost Trees where to Disappear, album registrato a Londra la cui produzione è stata affidata a Jason Howes, già al lavoro con Bloc Party, Arctic Monkeys e Art Brut. I JoyCut saranno on stage al Barbara Disco Lab di Catania il 18 febbraio. Abbiamo scambiato qualche chiacchiera con Pasquale Pezzillo. Dieci anni d’attività. Come si può sintetizzare questa decade? «Il progetto ha preso forma nel 2001. Allora si trattava di una vera e propria dimensione do-

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JOYCUT

«All’estero ci sentiamo a casa» mestica. Incontri furtivi da setta dei poeti estinti, dialoghi immaginifici, linee testuali e disegnini scarabocchiati in giro. Approccio acustico e un lontano pc. A Fish Counter (2004) ne è pura manifestazione. Dieci anni si sintetizzano difficilmente: trasformazioni esistenziali profonde e frantumazione di sogni ad ogni passo. Eravamo pronti. È stata una decade di meraviglia e scoperta». Oltre a Joy Division e Cure, a quali altre band si deve ciò che sono oggi i JoyCut? «Fortunatamente una letteratura infinita. Ci sono tracciati autobiografici forti negli ascolti formativi di ognuno. Il nostro disagio della marginalità dei piccoli centri urbani, una spasmodica ricerca silente di abbracci e sensi di appartenenza, ci ha spinto fra le braccia degli Smiths, della 4AD, dei Dead Can Dance & This Mortal Coil, della scena dark-new wave, a partire dagli Echo & the Bunnymen, Psychedelic Furs, fino ai Virgin Prunes, March’s Violet, Death in June, Killing Joke. Virando dal cantautorato di Nick Drake e Nico alla con-

temporanea virtù dei RH». Che spazio ha la sperimentazione nella vostra musica? «Notevole. Una navicella necessaria, una macchina del tempo. È una volontà di fuga dall’ordinario. Inizialmente navighiamo a vista, poi tutto viene sempre orientato in una summa analisi conclusiva».

L’esperienza londinese si sente nelle nuove tracce? «Passata significativamente, non riusciamo a ritornarci con il dovuto distacco. Siamo stati letteralmente “catturati” dal lavoro intenso in studio, travolgente. Un’incantevole esperienza. L’aspetto umano si è consolidato, crediamo che il disco rac-

Concerto, per chi arriva in bici ingresso a 1 euro, parcheggio e messa a punto

Il Barbara Disco Lab partecipa alla campagna “Millumino di meno” per cui il 18 febbraio, in occasione del live dei JoyCut che presenteranno l’album Ghost Trees where to Disappear, è previsto per chi arriverà al locale in bicicletta un costo d’ingresso pari al contributo Siae (1 euro) e avrà diritto, oltre al parcheggio interno, a una messa a punto del mezzo ad opera della Ciclofficina Etnea. Il 25 febbraio si balla sulle note della Rock Therapy w/ Adam Ficek dj set. Il batterista dei Babyshambles proporrà alla consolle un caleidoscopio di vibrazioni affiancato dai terapisti di turno: Dr Save, Sir Adriano Patti e Andrea Ditta. Il 4 marzo la serata Rock Therapy sarà arricchita dal live degli AB4, band italo-rumena formatasi nel 1999 a Bucarest, alla quale seguiranno i dj set di Sicness Crew, Rock Therapy Crew, Paul McCartney’s Room, Vulkanu Ka Sona, Sicily Rebellious e La Famiglia. Adam Ficek

nomio d’eccellenza, si è respirata l’aria di un minifestival internazionale itinerante. Sarebbe il caso di ripetersi!». Perché testi in inglese? «Veniamo da una spontanea storia di ascolti di matrice, collocata nell’arco determinante della crescita intellettuale. Scriviamo servendoci di questo codice, un efficace strumento sondante, introspettivo. I contenuti appartengono al nostro pensiero. Chi scrive in italiano, allora, dovrebbe smettere di suonare chitarre elettriche promuovendo la sola mandola». Tempo fa raccontavate “la stranissima storia del Signor Uomo”, nel 2011 a che punto della sua evoluzione è arrivato? «Ci osserva disincantato, spaventato, inorridito dal disagio di questa civiltà. Crede che i sentimenti siano innaturali, che la probabilità si sia oramai imposta sulla necessità, che l’autorità abbia scalzato la verità. Il suo invito è sempre più vano, anacronistico, letto come debole. Potesse annientarsi fra le ultime fronde vive rimaste, porterebbe con sé un frammento di umanità». U i


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INTERVISTA / La band etnea pubblica Luminescence, il primo disco autoprodotto che può essere scaricato gratuitamente. Il giudizio sulla Catania musicale? «Serate trendy e troppi dj bloccano il fermento dei live»

«La musica andrebbe donata» di Emanuele Brunetto opo il successo dell’ep Embryonal Confinement, pubblicato nel 2007, gli Psychocean presentano il loro “esordio”: Luminescence. L’album segna una netta maturazione per la formazione catanese, forte di un’invidiabile esperienza dal vivo. Un processo compositivo ricercato, tanto in chiave lirica quanto musicale, il download gratuito, la collaborazione di lusso con Carmelo Orlando dei Novembre (guru del metal italiano) e quella col pittore Tobia Ravà sono alcuni dei temi di cui parla Marco Giarratana, voce della band. Come siete arrivati a Luminescence. Ci sono stati problemi? «Più che problemi legati a fattori esterni è stato un lavoro lungo per via del nostro maniacale perfezionismo. Comporre brani complessi come i nostri richiede un costante lavoro di rivisitazione delle bozze, cesellando qua e là, aggiungendo o sottraendo parti, soffermandosi anche due ore in sala prove su un passaggio che, una volta rifinito, dura magari solo quindici secondi. La stesura delle composizioni è un processo complicato che non di rado ci ha fatto saltare i nervi, ma siamo sempre riusciti a trovare la soluzione giusta, nel rispetto dell’identità reciproca». Com’è nato l’incontro artistico con Carmelo Orlando dei Novembre? «Antonio Calandra (il batterista, ndr) lo conosce. Volevamo un ospite nel disco che avesse affinità col nostro stile e Carmelo ci è sembrato il più idoneo. Avevamo Luminescent Twin pronta da più di un anno, gliel’abbiamo fatta ascoltare e ne è stato entusiasta. È nato tutto così». Avete deciso di concedere l’album in download gratuito ma un packaging in realtà esiste. Perché questo sdoppiamento? «Perché vendere un supporto quando, con i lettori mp3, puoi portare la musica che vuoi ovunque tu vada? E perché continuare a “vendere” dischi di plastica con la musica dentro e non “donare” il motivo per cui una band nasce e vive, ovvero la musica? Dovremmo uscire dalla logica del vendere i cd e rifor-

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PSYCHOCEAN mulare il guadagno dei musicisti in base ai live. Il fatto che band come Radiohead e Nine Inch Nails spingano il download digitale è significativo, ma le cose cambiano dal basso: devono essere i gruppi emergenti a concepire un nuovo metodo di diffusione della propria musica, altrimenti saranno sempre sotto scacco di chi vorrà arricchirsi sulla loro fatica». L’artwork di Luminescence è opera del pittore Tobia Ravà… «Le due opere che ci ha concesso sono quadri da lui realizzati circa quattro anni fa. Lo abbiamo contattato per chiederne l’uso e ci ha risposto immediatamente con estrema professionalità e disponibilità. Pensavamo che non ci avrebbe neanche presi in considerazione visto che non siamo così famosi, inve-

ce...». C’è un concept di fondo alla base dell’album? «Ci sono diversi fili conduttori tra i testi. Il concetto di fondo è la ricerca della “luminescenza”, ovvero la realizzazione di sé (qui in una metaforica emanazione di luce, quella interiore) al di sopra delle coercizioni imposte dal tetro e soffocante carosello mediatico, che vende i suoi “bouquet” di pensiero e comportamento, ogni giorno con il massimo del frastuono. Se si deduce uno scenario cupo e asfissiante dai testi è solo per sottolineare i problemi a cui ognuno, nella sua esperienza personale, può e deve trovare la soluzione. Credo

Dario Chillemi, due solo concert per chitarra

Due solo concert in pochi giorni per il chitarrista Dario Chillemi che sarà nella sala da ballo del Palazzo Beneventano il 18 febbraio e alla Sala Magma il 26 febbraio. Due appuntamenti per un assaggio delle composizioni originali del musicista catanese. «Fare un concerto da solo - spiega il Dario - è un’esperienza meravigliosa, intima. Eseguo questo solo concert da circa 6 anni, aggiungendo sempre elementi nuovi al mio discorso musicale». Un’esperienza sempre nuova che si traduce nel continuo arricchimento delle melodie grazie a sorgenti esterne. «Nel corso degli anni - dice - ho aggiunto sempre più elementi esterni: prima basi preregistrate con suoni catturati dall’ambiente, poi le diapositive e infine anche un video. E ora c’è quella che io chiamo l’Orchestra di Gnomi. Con il computer puoi fare cose sorprendenti: in pratica, a un certo punto del concerto, “entrano” in scena brani per chitarra elettrica e orchestra da me composti, anche se resto sempre solo».

si debba ricalibrare l’uomo contemporaneo, sempre più soggiogato da autentici cadaveri ideologici, politici e religiosi, che si trascinano senza alcuna speranza poiché inadeguati al presente. Finché non ci saremo liberati da questi pacchetti ideologici sarà difficile parlare di progresso e sarà difficile per ognuno emanare la propria luminescenza». A quando la prima uscita fuori dai confini italiani? «Speriamo presto, molto presto, anche perché il nostro genere va parecchio forte nei paesi dell’Europa centrale, in Francia e nel Regno Unito. Non è facile, perché la concorrenza è spietata e perché in tutta Italia, ovvero il luogo che dovrebbe fungere da trampolino di lancio, i locali disposti a promuovere la musica dal vivo vanno progressivamente diminuendo. Ci si dovrebbe direttamente trasferire all’estero: ipotesi non così tanto remota». Come giudicate la Catania musicale? «La città è ostaggio delle serate “trendy” e dell’improvviso brulicare di dj che puntano ad avere un’esposizione mediatica da rockstar. Questo riduce gli spazi per la musica dal vivo e mina il movimento dei gruppi. Il fermento di un tempo si è ridotto al brusio delle guerre tra fazioni opposte, in nome di chi fa più pubblico alle serate, e non a una sincera collaborazione basata sulla qualità di ciò che si propone. Di band ce ne sono, alcune di valore, ma senza gli spazi adatti come faranno a sopravvivere?» Siete autoprodotti, che garanzie deve darvi un’etichetta per potervi ingaggiare? «Puntare su di noi concedendoci l’opportunità di portare la nostra musica in giro, ovunque possibile. Gli stipendi da nababbi non ci interessano, anche perché per ottenerli dovremmo trasfigurare l’essenza del progetto. Ci basterebbe poter guadagnare per vivere senza eccessi, mantenendo il controllo sulla nostra arte. Sarebbe la nostra realizzazione». U i


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U NIVERSIT CENTRO ZO / Dal 5 marzo la rassegna “Black Roses” con il concerto dell’icona del punk newyorkese

Lydia, Micol e Beatrice le “donne in nero” della canzone d’autore di Raffaele Zappalà i accendono i riflettori sulla rassegna musicale Black Roses e su tre “donne in nero”, stelle oscure della canzone d’autore declinata al femminile. Primo appuntamento il 5 marzo con Big Sexy Noise, il progetto dell’icona del punk newyorkese Lydia Lunch con i londinesi Gallon Drunk. Definita dal Boston Phoenix «una delle dieci performers più influenti degli anni Novanta», musicista, attrice “estrema” nei leggendari cortometraggi del regista di culto Richard Kern, Lydia Lunch ad appena sedici anni ha mosso i suoi primi passi artistici nella scena no-wave della Grande Mela come leader dei Teenage Jesus & The Jerks: era solo il primo di una lunga sequenza di gruppi (Beirut Slump, 8Eyed Spy, Harry Crews), collaborazioni (Sonic Youth, Birthday Party, Michael Gira, Marc Almond, Einsturzende Neubauten) ed album solisti (dei quali almeno Honeymoon in Red e Queen of Siam sono imperdibili) che si estende fino al 2008, anno della creazione dei Big Sexy Noise insieme con i Gallon Drunk. La band di James Johnston (nel suo curriculum ci sono anche i Bad Seeds di Nick Cave e i leggendari Faust), Terry Edwards e Ian White ha incarnato meglio di chiunque altro il lato oscuro del suono inglese degli anni Novanta, scavando a fondo nelle radici del blues più degenerato e mischiandolo al garage punk, proprio nello stesso periodo in cui Oasis e Blur si voltavano indietro verso gli anni Sessanta, ammiccando ai Beatles e ai Kinks. Il 26 marzo salirà sul palco la milanese Micol Martinez, can-

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tautrice, pittrice ed attrice di teatro, con un passato di musicista per Max Gazzè, Garbo e Cristina Donà. Copenhagen, il suo album d’esordio uscito lo scorso anno, prodotto da Cesare Basile e inciso con la collaborazione di Enrico Gabrielli (Calibro 35), Rodrigo D’Erasmo (Le Luci Della Centrale Elettrica) e Roberto Dell’Era (Afterhours), ha riscosso lodi unanimi da parte della critica, grazie anche a un passaparola serrato sul profondo impatto emotivo dei concerti di Micol, che accendono con garbate vibrazioni elettriche l’intima struttura folk-rock delle sue composizioni. Il 9 aprile chiuderà la rassegna un’altra femme fatale del panorama italiano, la marchigiana Beatrice Antolini: dopo le collaborazioni con Jennifer Gentle, Baustelle e Bugo ed un promettente disco di debutto (Big Saloon del 2006), è stato il secondo album A Due a consacrarla fra le più vivide promesse della scena indie nazionale, facendole conquistare il premio Pimi (Premio Italiano Musica Indipendente) come migliore artista solista del 2009. La successiva esperienza in tour con A Toys Orchestra e il recente terzo album BioY hanno confermato le sue qualità di compositrice di pop dal retrogusto psichedelico. Ui


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a cura di

HTC 7 Mozart, il telefono L’ che ama SUONARE inizio non è stato dei migliori: Microsoft, malgrado cerchi di affermarsi nel mercato dei cellulari evoluti già da diversi anni, non è mai riuscita a convincere davvero, mentre Apple ha fatto centro al primo colpo. Adesso però il colosso di Redmond ha trovato il giusto equilibrio ed è pronto a dare battaglia con il nuovo Windows Phone 7. HTC, già protagonista nel mercato dei dispositivi equipaggiati con Android, ha raccolto subito la sfida e ha realizzato una serie di smartphone con il nuovo sistema operativo. Tra questi spicca per eleganza il Mozart: scocca in alluminio, linee raffinate e pulsanti a sfioramento sono solo la superficie di un prodotto pieno di sorprese. Il nome di questo smartphone non è stato scelto a caso: HTC ha infatti rivolto un’attenzione particolare all’utilizzo del Mozart come riproduttore musicale. Troviamo le funzioni Dolby Mobile e SRS Enhancement per migliorare la riproduzione dei suoni, mentre l’equalizzatore delle cuffie permette di modellare la musica a proprio piacimento. L’effetto è eccellente con le canzoni, ma ancora di più con i film, con effetti degni quasi di un home theatre. Per quest’ultimo tipo di utilizzo, l’eccellente schermo da 3,7 pollici dà il meglio, con un ampio angolo di visione e immagini sempre brillanti e ben contrastate. Rispetto all’HD7, che sfoggia un display da ben 4,3 pollici, può sembrare un po’ piccolo, ma in realtà è delle dimensioni ideali per un comodo trasporto. Altra piacevole sorpresa è la fotocamera integrata, da ben 8 megapixel, accompagnata da un flash a xeno che garantisce risultati nettamente superiori rispetto a quelli a Led che troviamo nella maggior parte degli smartphone. Nonostante la vocazione di questo smartphone sia spiccatamente rivolta al divertimen-

to, resta comunque un eccellente strumento di lavoro grazie alla versione di Office incorporata in Windows Phone 7, con Word, Excel, PowerPoint, One Note e Share Point. Gli ultimi due, sicuramente meno famosi in ambito desktop, si rivelano strumenti preziosi per la gestione degli appunti e per la condivisione del lavoro a distanza. Naturalmente possiamo usare l’HTC Mozart anche per inviare email e visitare siti Internet. In aggiunta alle applicazioni di Microsoft, ne troviamo altre

Perfetto come strumento di lavoro grazie a Windows Phone 7, il nuovo smartphone del colosso taiwanese mostra al meglio le sue potenzialità come riproduttore audio-video realizzate direttamente da HTC, dedicate soprattutto alla musica e alla fotografia, come a ribadire lo spirito di questo smatphone. U i

Specifiche tecniche Sistema Operativo: Windows Phone 7 Schermo: touchscreen capacitivo da 3.7 pollici, 480x800 pixel Connettività: Quad-Band, HSDPA 7.2, Bluetooth 2.1 EDR, Wi-Fi b/g/n, Gps Fotocamera: 8 megapixel, video 720p Batteria: 1300 mAh


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ROMANZO / Settanta acrilico trenta lana, l’esordio letterario della ventitreenne Viola di Grado, racconta le vicende di una ragazza problematica con una vita difficile e un hobby piuttosto insolito

L’esistenza di Camelia ✎ decapitatrice di boccioli

CAVALLOTTO / Diego De Silva incontra i lettori

di Emanuele Brunetto i base a Londra, dove studia filosofia cinese e giapponese, la ventitreenne catanese Viola Di Grado ha pubblicato a gennaio il suo primo libro, un romanzo che ha raccolto in breve tempo ampi consensi di pubblico e critica. Settanta acrilico trenta lana, questo il titolo del volume, è la storia di Camelia, una ragazza di Leeds che lavora come traduttrice di istruzioni per le lavatrici, con una situazione familiare complicata e una strana passione che consiste nel decapitare i fiori. Fra incubi e amore, la Di Grado ha spiegato a Universitinforma le tinte scure del suo brillante romanzo. Viola, cominciamo dal titolo del tuo romanzo, puoi spiegarcelo? «I maglioni settanta acrilico trenta lana sono scadenti e non riscaldano abbastanza. L’inferno del settanta acrilico trenta lana è il presente inadeguato di Camelia, la pessima qualità della sua vita, dei suoi “ricordi fetidi”». In quanto tempo l’hai scritto e quando è nata l’idea di questo romanzo? «L’ho scritto quando avevo ventun’anni. Ci ho messo qualche mese, scrivendolo a pezzi tra Leeds, la Cina e Torino e poi rimaneggiandolo. Le idee venivano a poco a poco quindi, durante le mie lunghe passeggiate, mi fermavo spesso negli internet point per mandare mail a me stessa con frasi che mi venivano in mente». La protagonista, Camelia, ha come te il nome di un fiore. Quanta Viola c’è in Camelia e viceversa? «Lo 0,1%. Camelia recide i fiori, io faccio soffrire lei assegnandole una vita terribile. È un fiore contro fiore». Settanta acrilico trenta lana è ambientato a Leeds. Un modo per accentuare le sfumature grigie della narrazione?

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Viola Di Grado. L’autrice di Settanta acrilico trenta lana sarà alla Feltrinelli il 16 febbraio alle 18. Moderano Rosa Maria Di Natale e Rosario Castelli

«Leeds mi piace molto, è un palcoscenico ambiguo di gente che si traveste e vomita per strada, era perfetta per manipolarla e trasformarla in un luogo crudo e apocalittico». Mentre scrivevi il romanzo, ti rivolgevi a un preciso target di lettori? «No. Avevo la presunzione di voler violentare con il romanzo gente di tutti i tipi». Le culture orientali che studi in che modo hanno influenzato la scrittura? «Il vuoto taoista, che esiste solo in relazione al pieno, mi ha guidato nella ricerca: volevo che in mezzo alla pienezza di certe frasi si sentisse il rimbombo del silenzio». C’è un tocco goticheggiante in tutto il romanzo, visivamente da cosa vieni ispirata?

«Dai sogni e dagli incubi che faccio». Quali scrittori hanno contribuito alla tua formazione letteraria e in che modo? «Impossibile rispondere. Amo Virginia Woolf e sono una feticista della letteratura antica giapponese, ma non saprei dire in che modo mi abbiano formato». Ho un’idea precisa della musica e del cinema che preferisci. Ma vorrei conferma, quindi ti faccio lo stesso la domanda… «Musica sperimentale. Bjork è la mia preferita, ma anche PJ Harvey, Tori Amos… Riguardo al cinema: Lynch, Von Trier, Greenaway, Gondry, e il cinema giapponese classico, soprattutto Mizoguchi». Hai in cantiere una nuova pubblicazione? «Sì». U i

Sarà un mese gremito d’appuntamenti quello alla Libreria Cavallotto di corso Sicilia. Venerdì 18 febbraio alle 18.30 Elvira Seminara presenta “La coda di pesce che inseguiva l’amore” di Massimo Maugeri e Simona Lo Iacono, mentre martedì 22 febbraio sarà la volta di “Manuale per assistenti congressuali” di Ivana Termine, amministratore unico di Finivest Congress. Il mese di marzo si apre il 3 marzo con un incontro speciale, quello con lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Diego De Silva (nella foto), e prosegue con l’inaugurazione, il giorno successivo alle ore 20, dell’Angolo dell’Avventura. Sabato 5 marzo Nicola Biondo presenta il suo “Il patto”, scritto a quattro mani con Sigfrido Ranucci, introduce Mario Giarrusso. Il 9 marzo sarà presentato “Omeopatia. Conoscersi curarsi guarire” di Salvatore Coco, presentato da Giovanna Giordano. Il 19 marzo, infine, alle ore 17 la libreria invita tutti i bambini a partecipare ad un laboratorio creativo.

BENEDETTINI / Un salto nella Catania Anni 90

Cento morti ammazzati l’anno, decine di arresti eccellenti, i colossi dell’edilizia in frantumi, l’incubo della disoccupazione, il centro storico invivibile, strade provinciali impercorribili. C’è tutto questo e molto altro ancora in “La primavera di Catania”di Carlo Lo Re, libro che sarà presentato venerdì 18 febbraio alle 17 al Coro di Notte dell’ex Monastero dei Benedettini. Saranno presenti Enzo Bianco, Nello Musumeci, Enrico Iachello e Nino Milazzo, che parleranno della loro esperienza amministrativa alla guida rispettivamente del Comune e della Provincia di Catania.


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INFORMA VIDEOGAME

sabato 19/2

di Salvo Mica

BIT&CALAMAIO

Supereroi e rompicapo la rivincita dei minimal uesto mese rivincita dei titoli minimali: la rincorsa al fotorealismo sembra avere rallentato. Lo gridano a gran voce i titoli di queste settimane: Explodemon! in testa, pochi elementi, zero trama, tanta azione, insomma un bel spacca tendini. Lo stile grafico e il gameplay si rifanno esplicitamente a Megaman, l’armatura del nostro eroe è una versione chibi di quella di Tony Stark (corna a parte). Il giocatore dovrà abbattere i nemici che lo fronteggiano con un’arma davvero insolita: l’esplosione del proprio corpo. Con questa abilità il nostro avatar dovrà farsi strada risolvendo i puzzle ambientali. Uscita prevista per l’8 febbraio per pc e per Psn e Wiiware Secondo consiglio: Dr. Kawashima’s

Q

Body and Brain Exercises per Xbox 360. Avete letto bene: uno dei titoli più venduti per Nintendo Ds è migrato verso la console di Redmond, facendo gridare al tradimento i Nintendari di tutto il mondo. L’11 febbraio potremo esercitare corpo e mente utilizzando le caratteristiche del sistema Kinect; oltre 20 attività pensate sia per giocatori solitari che per i gruppi: matematica, logica, riflessi e memoria, le macrosezioni. Che i tanto vituperati party game non siano più appannaggio della Wii? Consigli video ludici anche per chi vorrebbe gio-

care senza spendere un capitale: al di sotto dei 10 euro di spesa troviamo su steam: Drawn: the Painted Tower un delizioso adventurepuzzle game che ci sfiderà a salvare Iris prima che l’oscurità avvolga la torre in cui è prigioniera. Bellissime atmosfere e un ottimo character design. Blue Toad Murder Files™: The Mysteries of Little Riddle invece è pensato per chi ama i gialli alla Agatha Christie: il videogioco è diviso in sei episodi in cui è possibile giocare in multiplayer impersonando uno dei quattro detective dell’agenzia, oltre 90 puzzle da risolvere e molti assassini da stanare in questo videogioco che per ambientazione e trama non poteva che essere sviluppato da un team british.

IO SONO JESSICA, LA MIA VITA DA TRANS Libreria Mondadori, corso Sicilia 23 Catania, h 18.00 AI suo quarto romanzo, l’avvocato Lucia Cannizzaro presenta “Io sono Jessica - la mia vita da trans” (ed. Metropolis). Il libro svela drammatici retroscena dell’esistenza di chi è costretto a vivere dentro vesti che non gli appartengono. La forza del romanzo viene esaltata dalla crudezza del linguaggio, ma anche dalla potenza dei sentimenti che emergono, resi con eleganza dell’autrice che pur non soffermandosi voyeuristicamente sulle scene scabrose le decrive con lucida consapevolezza.

mercoledì 23/2 POMERIGGIO CON SGALAMBRO GUARRERA, RACITI E BATTIATO Libreria La Feltrinelli, via Etnea 285 Catania, h 18.00 Carlo Guarrera presenta “Crepuscolo e notte” di Manlio Sgalambro che a sua volta, dell’amico, presenta “Occhi aperti spalancati”. Un’unica casa editrice, Mesogea, per scoprire connessioni fra l’analisi della questione estetica (Sgalambro) e una raccolta di racconti concepita come una partitura musicale (Guarrera). Per questo incontro, due relatori d’eccezione: Franco Battiato e Giuseppe Raciti.

READING di Tiziana Lo Porto ✎

La sola idea di Anna Sands

Le donne del cinema secondo i Morandini

L’amore a fumetti secondo Vivès

Apprezzato dalla stampa inglese e candidato all’Orange Prize nel 2010, La sola idea di te di Rosie Alison è la storia di una bambina di otto anni, Anna Sands, che nel 1939 lascia Londra per cercare rifugio nelle campagne dello Yorkshire. Si ritrova così lontana dai genitori e insieme ad altri 85 bambini nella tenuta di un ricchissimo proprietario terriero, Thomas Ashton, e di sua moglie Elizabeth. Le vicende di Anna e degli altri bambini si intrecciano a quelle degli Ashton: lei bellissima e ancora giovane, lui costretto su una sedia a rotelle dalla poliomielite. Anna diventa testimone del naufragio del loro matrimonio, consumato da passioni altre e dolori dell’anima.

Dedicato alla scena delle donne nel cinema italiano, il bel volume firmato da Morando Morandini sr e Morando Morandini jr, Il Morandini delle donne. In una piacevole sequenza di chiacchiere e aneddoti, viene ripercorsa dal nonno critico cinematografico e il nipote sceneggiatore la storia di attrici e registe italiane: da Sophia Loren a Sabina Guzzanti, passando per Moana Pozzi, Ornella Muti e le sorelle Comencini. Il risultato è un lungo e appassionante dialogo, che unisce in un’unica costellazione le donne del cinema italiano, dando un prezioso, e fino a oggi mancante, quadro di insieme. In decenni la suddivisione in capitoli, che dal dopoguerra e gli anni Cinquanta, arrivano ai nostri anni Zero, con cui temporaneamente si chiude la storia.

Nei miei occhi è la storia a fumetti dell’inizio e della fine di un amore. Una storia in sé breve e senza lieto fine, e comunque poetica nel suo essere raccontata interamente in soggettiva. Ovvero, il ragazzo si fa narratore invisibile, prestando gli occhi al lettore affinché veda la storia dalla sua stessa angolazione. Il risultato è una magnifica sequenza di tavole che in rapide, cinematografiche inquadrature ci lasciano vedere solo la ragazza, o al massimo ciò che vedono entrambi, con un effetto di totale immedesimazione in ciò che prova lui. A scriverla e disegnarla è l’enfant prodige del fumetto francese Bastien Vivès, già autore del bel Il gusto del cloro (Black Velvet, 2009). Tra i progetti futuri di Vivès, un adattamento a fumetti di Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.

Rosie Alison La sola idea di te Neri Pozza, pp. 352, 17 euro

Morando Morandini sr e M. Morandini jr Il Morandini delle donne Iacobelli, pp. 280, 18 euro

Bastien Vivès Nei miei occhi Black Velvet, pp. 136, 18 euro


time in WEBBING

FaceCv, il curriculum diventa un video www.facecv.it Nell’epoca di internet, degli smartphone e della connettività a 360°, anche la stesura del curriculum vitae cartaceo perde enormemente il suo significato. È per questo che un portale come FaceCv offre la possibilità di realizzare - e diffondere alle aziende registrate - curriculum vitae in formato video. Un modo efficace per consentire ai candidati di entrare in contatto con i datori di lavoro in presa diretta, attraverso la video-presentazione ma anche tramite il video-colloquio a distanza, altro servizio offerto dal portale.

Molti profili, un solo aggregatore d’identità www.flavors.me Il mondo dei social network, si

di Emanuele Brunetto sa, è in continua evoluzione. I nuovi passi che si stanno muovendo in questi mesi sono indirizzati verso i cosiddetti “aggregatori” di altre realtà sociali. In poche parole, un profilo univoco che consente di far visionare ai propri visitatori tutti gli aggiornamenti da tutti i profili di cui siamo dotati (Facebook, Twitter, YouTube, Flickr, Tumblr, etc.), una sorta di carta d’identità sociale online. Altamente personalizzabile, Flavors.me è stato fra i primi ad offrire questa possibilità.

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U NIVERSIT di Riccardo Marra

MOGWAI / Hardcore will never die, but you will I Mogwai sono cambiati. Non c’è più traccia del loro percorso minimale, radicale, legato inevitabilmente all’underground di Glasgow. Oggi Mogwai è una sigla, un marchio, “M style”. Anche i loro dischi seguono un iter più global, visto che ormai i componenti della band vivono in continenti diversi e creano le loro canzoni a distanza. Ecco Hardcore will never die… rappresenta perfettamente il brand Mogwai nelle sue modificazioni degli ultimi anni. Un disco, questo, epico, di grandi avventure sonore, di inni elettronici “alla New Order”, come ha detto Stuart Braithwaite. Un disco corposo, grandioso, in barba all’oscurità di “The Hawk is Howling” del 2008. Salire sull’auto Mogwai è correre una gara di rally, sfrecciare tra le linee del deserto, partire per un viaggio post-rock senza ritorno, vivere vita e morte come un’unica grande esperienza. Mica la solita musica dei soliti smidollati d’oggi.

VERDENA / Wow Per gli irriducibili del Commodore 64 www.ready64.it Quando ancora non si sentiva parlare di Playstation, Xbox, Wii e compagnia bella, i ragazzini amavano comunque giocare con consolle ed home computer, certo primordiali ma così innovativi per il periodo da essere diventati dei veri e propri must. Fra questi lo storico Commodore 64, cui è interamente dedicato il sito Ready 64, un museo virtuale, una biblioteca, un luogo d’incontro per gli appassionati italiani. Recensioni dei giochi, manuali, articoli e interviste per rinverdire i fasti di un pezzo di storia degli Anni 80.

Wow, il grande puzzle dei Verdena, è un lavoro fuori tempo. Due cd, 26 canzoni, 72 minuti di musica e un’infornata di singoli pronti ad essere sfornati e lanciati in orbita. Non fosse che Universitinforma, in copertina, porta la data “febbraio 2011”, potrebbero sembrare gli Anni 90 quando le case discografiche mostravano il petto e negli Usa gli Smashing Pumpkins pubblicavano un colosso come Mellon Collie. E invece siamo nella seconda decade del nuovo millennio, la musica galleggia negli hard disk e raramente tiene l’attenzione dell’ascoltatore medio per più di 3-4 pezzi dello stesso album. Oltretutto il Wow dei Verdena è un’opera pop come un quadro di Lichteinstein: colorata, esagerata, didascalica. È folk, hard rock, ci sono ballate, progressive, nostalgie, un po’ teen, un po’ trendy, un po’ cool e poco rock. Una cascata di etichette da mangiare come chicchi d’uva. Un’abbuffata che alla fine però lascia in bocca un sapore confusissimo e poco appagante. Indigestione.

Frago Comics da oggi è disponibile in Android Market di Google con una applicazione per telefonini ricca di contenuti: vignette umoristiche, strisce di Raptus e vignette di satira. Accedi tramite il barcode scanner o www.turtlemob.com/fragocomics/index.html


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