UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK MARTEDì 12 APRILE 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Medicina Scenari Ictus, l’importanza Antiterrorismo, il ruolo della prevenzione delle scienze forensi > A PAGINA III
Università Tutti i vantaggi della telematica
> A PAGINA VI
> A PAGINA IV
cristina d’avena
restiamo
bambini
calcio, serie d
Per Innocenti una carriera da goleador Foto Filippo venturi
> A PAGINA VII
special olympics
Lo sci aiuta a conquistare > Amata da più l’autonomia
di una generazione la cantante si racconta: «Le sigle dei cartoni animati aiutano a rivivere le gioie dell’infanzia e ad affrontare i problemi con leggerezza»
> A PAGINA II
Mario Bove
> A PAGINA V
IL PUNTO Il Consiglio dei Ministri nel pomeriggio di venerdì 8 aprile - quindi entro il termine del 10 aprile previsto dalla legge 39/2011 ha presentato il DEF (Documento di Economia e Finanza) per proporlo alle Camere che dovranno approvarlo. Si tratta del principale strumento di programmazione economico-finanziaria a disposizione del Governo per fissare le strategie da attuare nel medio termine; costituisce la base per la legge di stabilità annuale e viene poi integrato e modificato attraverso la Nota di aggiornamento che è presentata e approvata nel mese di settembre. Esaminiamo alcuni dati in esso contenuti. Il PIL è atteso in crescita ma meno del previsto; nel 2016 + 1,2% invece del + 1,6%, nel 2017 +1,4% e nel 2018 +1,5%. È evidente che l’aumento ipotizzato nel DEF per il 2016 ha subito un notevole ridimensionamento rispetto alle previsioni ma confrontato con lo 0,8% del 2015 presenta un incremento del 50%; indubbiamente si tratta di un andamento che ral-
Economia, una prima e sintetica analisi del Def lenta ulteriormente le prospettive di recupero dopo la ben nota crisi, ma non va considerato isolatamente. Le condizioni del contesto macroeconomico a livello internazionale, infatti, negli ultimi mesi del 2015 e nei primi tre del 2016 sono improvvisamente e inaspettatamente peggiorate, soprattutto per effetto dei nuovi focolai di deflazione, della diminuzione incontrollabile del prezzo del petrolio e delle difficoltà dei grandi Paesi emergenti; ciò, ovviamente, ha modificato radicalmente le possibilità di crescita e sviluppo del nostro Paese, che comunque si spera possano migliorare nei prossimi mesi. Il rapporto deficit/PIL, atteso in discesa al 2,3% nel 2016 (2,6% nel 2015), si prevede all’1,8% (precedente previsione 1,1%) nel 2017 e allo 0,9% nel 2018. In sostanza,
quindi, sarà ancora necessario ampliare il deficit pubblico rispetto alle previsioni facendo ricorso alle clausole di flessibilità per le quali, però, occorre il benestare europeo; del resto, anche per il 2015 siamo in attesa del giudizio che dovrebbe arrivare entro giugno. Il pareggio di bilancio è rinviato dal 2018 al 2019, ma d’altronde la filosofia del DEF è evidentemente orientata ad alimentare ancora la leva del deficit, nel rispetto del famoso parametro del 3% previsto nell’ambito UE, in modo da rendere possibile il rafforzamento della crescita attraverso il potenziamento delle risorse disponibili. Il rapporto debito pubblico/PIL scende - più lentamente del previsto - al 132,4% (132,7% nel 2015 ma indicato per il 2016 nella Nota di aggiornamento al DEF 2105 al 131,4%), si
prevede al 130,9% nel 2017 e al 128% nel 2018; siamo ancora ben lontani dal 60% stabilito nell’ambito europeo, anche se questo - magra consolazione - ci accomuna alla stragrande maggioranza degli altri Paesi. Il tasso di disoccupazione, pari all’11,9% nel 2015, è atteso in discesa all’11,4% nel 2016, al 10,8% nel 2017 e al 10,2% nel 2018; si dovrebbe fare di più ma è evidente che le prospettive occupazionali dipendono fortemente da investimenti, crescita e sviluppo che stentano a decollare. La pressione fiscale, pari al 43,5% nel 2015, dovrebbe attestarsi al 42,8% nel 2016 per poi scendere al 42,7% nel 2017 e risalire leggermente al 42,8% nel 2018; indubbiamente sono progressi assolutamente marginali e poco significativi in un contesto ancora dominato
da preoccupanti fenomeni di evasione fiscale. I dati evidenziati riguardano i principali aggregamenti presenti all’interno del DEF, testimoniano, nel complesso, una prospettiva per il 2016 meno positiva del previsto e, al di là delle motivazioni, costituiscono un freno alle aspettative dei cittadini che continuano ad assistere, quasi impotenti, a fenomeni globali e domestici che non fanno intravedere sostanziali miglioramenti nel medio termine. Le banche centrali e la BCE in particolare - come delineato nell’editoriale del 15 marzo 2016 – stanno intervenendo costantemente, puntualmente e con grande forza per migliorare la situazione ma le manovre di politica monetaria possono costituire soltanto un rimedio temporaneo alle difficoltà esistenti.
Come ha sottolineato il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in una recente intervista al Sole 24 Ore, senza l’intervento della BCE crescita e inflazione sarebbero più basse dello 0,50%, con effetti dirompenti sull’economia dell’UE e conseguenze inevitabili su quella italiana. Mario Draghi qualche giorno fa ha manifestato grande preoccupazione in relazione ai rischi di tenuta dell’economia europea di fronte a nuovi shock e alle prospettive occupazionali delle nuove generazioni. Insomma, prendiamo atto della situazione prospettata dal DEF e di quella del contesto internazionale, ma speriamo che le condizioni di quest’ultimo possano evolvere positivamente, consentendo al nostro Paese di presentare miglioramenti nella Nota di aggiornamento del prossimo settembre e nei dati definitivi del 2016. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano