NUMERO 4
MAGGIO 2021
LA SQUADRA DELLA RICERCA SCIENTIFICA
UNICUSANO BASKET LIVORNO Team Manager, il più giovane d’Italia Intervista a Giacomo Crosa 1
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INDICE
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TERNANA NEWS Max Cannalire
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PAOLO TAGLIAVENTO Da arbitro internazionale a vicepresidente della ternana Federico Casadei
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REDAZIONE
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SPORT: PAROLE DALLA REDAZIONE
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OFFERTE DI LAVORO E STAGE
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CAREER SERVICE
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LA TERNANA Sport, Cultura e Ricerca scientifica. Il progetto dell’Università Niccolò Cusano Federico Casadei
32 MATTIA STANTE Il più giovane Team Manager d’Italia Federico Casadei
UNICUSANO SAILING TEAM Federico Casadei
34 SPANDI E SPENDI, ONORE A DEFENDI Tommaso Franchi
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SPORT E LAVORO È tutta questione di mentalità Fulvia De Maria
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L’IMPRENDITORE E GLI ALTRI Daniel Moretti
Lo sport industry del futuro Federico Casadei
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COLPO DI TACCO Alessia di Bella
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UNICUSANO ADRENALINA A COLPI DI VERNICE Danilo Novelli
CALCIO AL FEMMINILE Un pianeta in cerca d’autore Debora Carletti
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PAROLE D’AMORE Marino D’Amore
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LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE Tra presente e passato le nuove opportunità offerte dal web Roberta Sias
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LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE Tra presente e passato le nuove opportunità offerte dal web Roberta Sias
50 UNICUSANO SPONSOR DELL’ATLETICA LIBERTAS LIVORNO Ce ne parla il Prof. Laudani Federico Casadei
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DALLA SERIE C AL CAMPETTO: QUANDO IL PALLONE DIVENTA UN MESSAGGIO Lorenzo Capezzuoli
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TORNARE IN CAMPO ASSIEME Max Cannalire
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APP E TECNOLOGIA Nicoletta Guglielmo
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SPORTIVA-MENTE IL RUOLO DELLO PSICOLOGO NELLO SPORT Letizia Luzi
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L’ARTISTA DEL MESE Giulia Sacchetti
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LIBRI / MUSICA / FILM
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INTERVISTA A GIACOMO CROSA Racconto di un giornalista ed ex saltatore in alto Maria Rasile
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PROGRAMMAZIONE TV
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OROSCOPO Fulvia De Maria
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UNICUSANO DOCET Francesca Serra
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ATTIVITÀ FISICA : COME È CAMBIATO LO SPORT AI TEMPI DEL COVID Lorenzo Angelini
48 UNICUSANO PALLACANESTRO LIVORNO Max Cannalire
Responsabile
Collaboratori
Valentina Lamonaca
Nicoletta Santoponte
Segretario di Redazione
Marino D’Amore
Danilo Novelli
Tommaso Franchi
Redattori Capo
Daniel Moretti
Fulvia de Maria Chiara Martella
Alessia Di Bella
Redattore Federico Casadei
Roberta Sias
Capo Servizio
Francesca Serra
Maria Rasile
Debora Carletti Letizia Luzi Lorenzo Angelini Laura Iannetti
Direttore Creativo
Lorenzo Capezzuoli
Giuliana Aquilani
Nicoletta Guglielmo
Grafica editoriale Carlotta Astengo
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Max Cannalire
Giulia Sacchetti
SPORT Per alcuni un hobby, per qualcuno un lavoro, per altri semplicemente necessità. Parliamo dello sport, tema centrale di questo magazine e attività praticata da tantissimi individui, in particolar modo dai giovani che riescono a sfogare positivamente le loro energie attraverso l’adrenalina. L’attività sportiva di cui ci si innamora fin da piccoli può diventare una scelta di vita che plasma l’indole di un uomo, lo accompagna durante la sua adolescenza e lo rende parte di un movimento. Grazie ad alcune discipline si ha l’occasione di conoscere persone diverse e fare nuove amicizie, sperimentare forti emozioni come gioire per una vittoria, ma anche soffrire per una sconfitta che allo stesso tempo aiuta a crescere. Lo sport possiede dunque un importante ruolo di socializzazione e aggregazione, risultando il team working - un metodo di coesione, senso di appartenenza, supporto reciproco e condivisione di obiettivi comuni - adattabile ad un team di studenti in vista della preparazione di un esame. E dove imparare a lavorare in squadra se non in un gruppo sportivo che punta ad un obiettivo comune? Oltre a ciò e agli innumerevoli benefici ormai noti che lo sport apporta al corpo umano, è importante conoscere a fondo gli effetti che lo sport produce sulla mente. Di fatto, praticare attività fisica è un ottimo rimedio per migliorare l’umore e ridurre lo stress per vivere in armonia. “Ci si può drogare di cose buone… E una di queste è certamente lo sport”. Alessandro Zanardi
iniziative che spingano a praticare lo sport in ogni sua forma per invogliare i sedentari, che ricoprono circa il 26% della nostra popolazione, ad alzarsi dal loro comodo divano per cominciare a vivere nel benessere. Il presidente Stefano Bandecchi e l’Università Niccolò Cusano comprendono a fondo l’importanza di sostenere gli sportivi e da sempre credono ed investono in molteplici attività e discipline sportive. Oltra alla Ternana Calcio, reduce dalla promozione in serie B, sono tantissimi gli atleti supportati dall’Unicusano che hanno indossato, e tutt’oggi indossano con orgoglio, divise con il nostro stemma: cestisti, gladiatori di paintball, nuotatori e velisti, giusto per citarne alcuni. Sono inoltre numerosi gli sportivi che hanno raggiunto risultati incredibili su scala mondiale che, nonostante l’enorme sforzo fisico ed il notevole impegno in termini di tempo di allenamento, sono riusciti a conciliare l’agonismo ai massimi livelli con lo studio grazie alla metodologia Telematica che contraddistingue l’Università Niccolò Cusano. All’interno di questo numero del Cusano Magazine vi raccontiamo, dunque, i dettagli della fetta genuina di questo mondo, con l’augurio che possa evolvere, migliorare, cambiare con le nuove tecnologie, ma mai scomparire. Lunga vita allo sport!
Danilo Novelli
È quindi fondamentale creare e sostenere
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Generali Italia Spa Settore: Assicurativo Titolo dell’offerta: Consulente Assicurativo Previdenziale Destinatari: Laureati in Economia o Giurisprudenza
Requisiti: -Laurea in indirizzo economico, finanziario o giuridico. -Predisposizione alla relazione, flessibilità e dinamismo. -Capacità di pianificazione e di organizzazione. -Approccio imprenditoriale ed orientamento agli obiettivi.
Tipo di rapporto lavorativo: Contratto a tempo determinato con concrete possibilità di consolidare il rapporto di lavoro Sede di lavoro: Roma e limitrofi Durata: 12 mesi
Nd Roma Asd Settore: Assicurativo Titolo dell’offerta: Ricerca Staff Centro Estivo Destinatari: Studenti in scienze della formazione e scienze motorie
Requisiti: - Iscrizione al corso di laurea in scienze della formazione e scienze motorie. - Capacità di coordinare, condurre e supervisionare tutte le attività ricreative dei bambini che vi partecipano. - Capacità di leadership e di lavoro di squadra.
Tipo di rapporto lavorativo: Collaborazione occasionale Sede di lavoro: Roma (zona Ottavia) Durata: Giugno - Luglio
Isegno Srl Settore: Progettazione e settore Costruzioni Titolo dell’offerta: BIM Specialist MEP/Progettista Impianti Destinatari: Laureati Master BIM, Ingegneri elettronici e meccanici
Requisiti: - Laurea ingegneria indirizzo progettazione impianti meccanici/elettronici. - Master BIM.
Tipo di rapporto lavorativo: Collaborazione Full-time a Partita Iva Sede di lavoro: Milano
Studio D&A Stp Srl Settore: Consulenza legale e fiscale Titolo dell’offerta: Praticante Dottore Commercialista (Sezione Praticanti dell’ODCEC di Roma) Destinatari: Laureati o Laureandi in Economia
Requisiti: - Laurea in Economia. - Motivazione e serietà. - Impegno a tempo pieno. - Conoscenza anche solo teorica della contabilità e della fiscalità, nonché degli aspetti consulenziali quali operazioni straordinarie, business plan, controllo di gestione.
Tipo di rapporto lavorativo: Praticantato Sede di lavoro: Roma (zona Corso Trieste) Durata: 18 mesi
E.L.T.I. Srl Settore: Organismo di certificazione Titolo dell’offerta: Addetto alla pianificazione delle attività commerciali dell’azienda Previdenziale Destinatari: Laureati triennale
Requisiti: - Laurea triennale. - Ottima proprietà di linguaggio. - Ottima capacità di problem solving. - Capacità di lavorare in team.
Tipo di rapporto lavorativo: Stage Sede di lavoro: Roma Durata: 6 mesi (rinnovabile)
Dekra Italia Srl Settore: Automotive Titolo dell’offerta: Progetto Consulenza After Sales Destinatari: Ingegneri meccanici
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Requisiti: - Laurea in ingegneria meccanica. - Conoscenza lingua inglese livello B2. - Buona conoscenza del Pacchetto Office, in particolare Excel e Power Point. - Forte passione per il settore Automotive e la mobilità elettrica.
Tipo di rapporto lavorativo: Stage Sede di lavoro: Roma Durata: Stage
CAREER SERVICE L’obiettivo dell’Ufficio Career Service Unicusano è quello di supportare e sostenere costantemente i propri studenti durante e soprattutto al termine del loro percorso universitario, al fine di orientarli al meglio al mondo del lavoro. Il nostro ruolo principale è scoprire il talento, le capacità, le competenze e le ambizioni dei nostri laureandi e laureati, accompagnandoli adeguatamente nella ricerca del loro primo impiego. Come abbiamo fatto con il nostro giovane laureando magistrale in ingegneria civile, Valerio Fava, che grazie ad un annuncio pubblicato dall’Ufficio Career Service Unicusano ha avuto l’opportunità di svolgere uno stage presso la Contea Srl, una società di consulenza tecnica per la gestione del patrimonio immobiliare e per la sicurezza in azienda.
Raccontaci come si è svolta la fase di colloquio e come è stato l’inserimento in azienda. Il colloquio è andato molto bene, gli scrutinatori mi hanno messo molto a mio agio. Dopo l’iniziale presentazione, il colloquio è proseguito con domande di carattere personale, inerenti alla scelta della facoltà, agli obiettivi personali e alle competenze. Il segreto è essere sinceri, sicuri e mostrare voglia di imparare. L’ingresso nell’azienda è stato molto rapido, una bella e nuova realtà; i colleghi sono molto competenti e disponibili, la società mi sta formando per poter proseguire indipendentemente. Quali sono i tuoi obiettivi all’interno della società e quali sono le tue aspettative per il futuro? Sicuramente l’obiettivo è quello di laurearmi e confermare l’impegno dato alla società anche dopo il periodo di stage. Un altro obiettivo è diventare una persona rilevante per l’azienda.
Ascoltiamo la sua storia. Valerio, come giudichi la tua esperienza accademica all’interno dell’Unicusano?
Nicoletta Santoponte
Mi sono laureato in Ingegneria civile triennale e sto proseguendo con la magistrale. L’Unicusano è stata ed è una bella esperienza accademica, sicuramente una grande realtà. Come hai conosciuto l’Ufficio Career Service? Ho conosciuto il Career Service da quando l’Università organizza i Career Day, ai quali però non ho mai partecipato. È stato grazie ad una newsletter ricevuta dal Career Service che ho scoperto che la società Contea & Partners richiedeva neolaureati o laureati nel settore dell’ingegneria. Cosa ne pensi del nostro servizio, è stato utile per l’inserimento in Contea Srl? Il servizio è ottimo, arrivano sempre aggiornamenti dal mondo Unicusano! Sono stati utili soprattutto i social, che seguo molto, e le offerte di lavoro proposte dall’Università sono un trampolino di lancio per noi laureati e una bella pubblicità per l’Ateneo.
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LA TERNANA:
SPORT, CULTURA E RICERCA SCIENTIFICA. IL PROGETTO DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E pensare che il calcio a Terni lo hanno portato alcuni studenti prima della Grande guerra. Quando, per sfidare i coetanei dei comuni limitrofi, si presentavano con il pallone in mano e tanta voglia di divertirsi. Poca burocrazia, alcun campionato, nessuna Lega. Solo una palla di cuoio pesante e – a dir la verità – anche un po’ sformata. È arrivato così il calcio nella città umbra e così è stato giocato prima che il mondo portasse la guerra anche in Italia. Prima che i giovani fossero costretti a smettere di dar calci a un pallone per innescare le bombe e premere i grilletti. Prima di tutto ciò c’erano stati gli studenti, a Terni, con una palla in mano. Chissà se sia stato il caso a volere che oggi, a più di un secolo di distanza, la Ternana fosse la prima squadra (che arriverà in Serie B) di proprietà di un’Università: la Niccolò Cusano, che da sempre pone lo studente al centro delle sue priorità.
Lo sostenevano anche i latini: mens sana in corpore sano. Che, come affermano i più esperti, è sempre più una necessità: coniugare il benessere fisico a quello psichico e intellettuale. Lo sport, lo studio, e la ricerca scientifica rappresentano quindi i tre angoli del triangolo (si perdoni il gioco di parole) che l’Università Niccolò Cusano ha voluto disegnare su carta con questa esperienza, in precedenza già con il Fondi Calcio. Un percorso che sta dando i suoi risultati, grazie alle continue attività in laboratorio, alle decine di migliaia di studenti che si iscrivono e si laureano ogni anno, e ai successi sportivi della Ternana, che – con diverse giornate d’anticipo – ha conquistato la vetta della Lega Pro e ora è pronta a disputare la Serie B. La maglia rosso verde e la Viverna gialla sul petto. Così da quasi un secolo scendono in campo le Fere, le ‘Bestie’, come sono soprannominati i giocatori della Ternana.
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È così da quando nel 1925 – a seguito della fusione dell’Unione Calcistica Ternana e del Terni Football Club, nate rispettivamente nel 1918 e 1920 – la società è nata. Poi, tra alti e bassi, è stata lì a guardare tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato il nostro secolo: era lì durante la seconda Guerra mondiale, quando la Repubblica italiana nasceva, mentre crollava il muro di Berlino nel 1989. Ha visto poi le Torri gemelle, l’avvento di internet, dei social e degli smartphone. Come un pendolo, sempre (o quasi) tra la Serie B e la C. Tra alti e bassi, fondazioni e rifondazioni: 1925 la nascita, poi rifondata nel ’35 e nel ’45. Fino ad arrivare al 1993, con l’ultima ricostruzione della società, quando ormai da quasi 25 anni giocava in quello che è ancora l’attuale stadio, il Libero Liberati. Lo stadio che porta il nome del grande motociclista e che può ospitare, in tempi normali, più di 20mila spettatori. E che ora – si spera – può continuare a essere il palcoscenico dei tanti successi della Ternana, orgoglio dell’Università Niccolò Cusano.
Federico Casadei
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UNICUSANO
SAILING TEAM Nella nostra flotta femminile Arianna Passamonti e Giulia Fava Unicusano Sailing Team. Un piano di finanziamento previsto fino al 2024 che l’Università Niccolò Cusano promuoverà per consentire al team di realizzare il sogno delle Olimpiadi di Parigi. QUANDO È INIZIATO IL VOSTRO RAPPORTO CON IL SAILING? “Entrambe abbiamo trascorso buona parte dell’infanzia e dell’adolescenza in barca; non abbiamo ricordi di un sabato o di una domenica in famiglia, ma di intere giornate trascorse in mare. Sia io che Giulia abbiamo iniziato all’età di 7 anni, sull’Optimist, la classica barchetta sulla quale i piccoli velisti iniziano sia a ‘muovere i primi passi’ che ad affrontare le prime vere regate giovanili. Spesso ci siamo ritrovate, da avversarie, a contenderci i vari podi femminili sia a livello regionale che nazionale”, ci racconta Arianna, che si è innamorata di questo sport per puro caso. “Alle elementari partecipai ad un corso insieme ai miei compagni di scuola. Dopo la prima settimana ne ho fatta una seconda, poi una terza e da lì non ho mai più smesso”. Invece per Giulia la passione per questo sport è iniziata un po’ per gioco, un po’ per voler dimostrare che fosse più forte. “Mio fratello praticava questo sport già da due anni e all’inizio non mi aveva fatto impazzire l’idea di uscire in mare al freddo e al gelo, però poi l’estate dei miei 7 anni ho fatto il mio primo corso di scuola vela e da quel momento non ho più smesso. Ero la più piccola in squadra e anche l’ultima arrivata quindi ero più scarsa degli altri, ma volevo dimostrare di essere più forte di tutti e giorno dopo giorno sono migliorata”.
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COME CI SI SENTE QUANDO SI RAGGIUNGONO QUESTI DURI TRAGUARDI? VE L’ASPETTAVATE GRAZIE AL DURO LAVORO FATTO O SI È TRATTATO DI UNA COMBINAZIONE ANCHE PER VOI SORPRENDENTE? A 14 anni, dopo l’Optimist, abbiamo iniziato ad andare in barca insieme. Lo abbiamo fatto per divertimento ma anche per fare ciò che più amavamo. Quando sei così giovane non puoi sapere quello che ti aspetta e di certo noi mai avremmo potuto immaginare tutto questo… Ovviamente, oltre al divertimento, entrava in gioco anche l’agonismo e lo spirito della gara (che di certo non ci è mai mancato) e le soddisfazioni iniziavano ad arrivare. Ci si sente bene quando raccogli quello che con fatica hai seminato e noi in ogni allenamento abbiamo sempre messo il massimo impegno possibile. VERSO QUALI ACQUE STATE NAVIGANDO ORA? Fino a fine maggio saremo nelle ‘acque di casa’ ad Ostia dopo un lungo periodo di allenamenti e regate trascorso all’estero. Le Olimpiadi del 2020 sono state rimandate di un anno e questo rende il prossimo quadriennio più corto. Noi vogliamo essere preparate al massimo delle nostre possibilità per le prossime selezioni olimpiche. Il nostro programma prevede un periodo di allenamento da sole con il nostro allenatore personale per rivedere e perfezionare alcune manovre e da giugno ci uniremo nuovamente alle nostre compagne della nazionale (probabilmente al Lago di Garda) per lavorare in gruppo. L’anno scorso è stato molto penalizzante
per noi, poiché per ovvi motivi legati alla pandemia sono state cancellate tutte le regate internazionali: questo è stato limitante per noi perché ci ha impedito di fare esperienza sul campo. Cercheremo di recuperare il prima possibile anche se purtroppo, anche quest’anno, sembra essere molto difficile organizzare eventi. Tutti i campionati sono stati rimandati a settembre. ATTUALMENTE COME SI SVOLGONO I VOSTRI ALLENAMENTI? Nel nostro sport si lavora a ‘blocchi’ ovvero periodi di allenamento in acqua alternati a periodi di allenamento a secco. Nella preparazione invernale, come in quella estiva, il nostro lavoro in acqua si divide in periodi trascorsi con la nazionale, quindi un lavoro di gruppo, e sessioni d’allenamento con il nostro allenatore personale con cui lavoriamo da sole per perfezionare i punti deboli. Oltre ad andare in barca, cinque giorni a settimana, ci alleniamo in palestra dove siamo seguite dal nostro preparatore atletico. ARIANNA, GIULIA SO CHE AMATE LO STUDIO E CHE VOLETE INTRAPRENDERE NUOVI PERCORSI DIDATTICI. QUALI SONO I PROSSIMI OBIETTIVI UNIVERSITARI? “Cerchiamo entrambe di dedicare allo studio tutto il poco tempo libero a disposizione. Durante il periodo dei doppi allenamenti è molto difficile concentrarsi sui libri. Viceversa, è più semplice quando abbiamo i cosiddetti periodi di allenamento a secco,
dovendo andare solo in palestra possiamo concentrarci al massimo sulla preparazione degli esami universitari”. Arianna, che è al terzo anno di Scienze motorie e sta per laurearsi, ci racconta le sue ambizioni: “Per me è molto importante riuscire a completare anche questa parte della mia vita. Poter contare sul percorso universitario e sulla laurea mi rende ancora più forte dal punto di vista psicologico, per questo dopo la laurea triennale mi iscriverò alla magistrale in Management dello Sport. In questi ultimi anni io e Giulia stiamo gestendo il nostro percorso olimpico da sole. Mi sono resa conto che la parte manageriale mi appassiona e che nel mio piccolo mi riesce bene per cui opterò per questa strada”. Per Giulia, che frequenta il secondo anno della facoltà di Scienze biologiche ambientali, il percorso universitario è una parte importante della quotidianità: “Studio biologia perché mi appassiona molto, questo mi consente di trascorre del tempo sui libri anche dopo l’allenamento con piacere e senza che questo pesi sulla mia giornata. L’obiettivo principale è di finire la triennale nel corso del prossimo anno accademico. Sinceramente non saprei ancora dire cosa farò nella magistrale, però sono sicura che alla fine di questi tre anni avrò un quadro più completo di cosa la biologia mi possa offrire e sceglierò sempre la strada che mi appassiona di più”. ABBIAMO UN SOGNO IN COMUNE CON L’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO CHE VI SUPPORTERÀ E SOSTERRÀ, FINANZIANDOVI FINO AL 2024, ARRIVANDO AL CORONAMENTO DELLE OLIMPIADI DI PARIGI. L’Università Niccolò Cusano è il nostro unico sponsor, e sottolineo unico poiché non abbiamo bisogno di nessun altro. Noi non siamo Arianna e Giulia ma siamo L’UNICUSANO SAILING TEAM. Il nostro sogno è quello di qualificarci per le Olimpiadi di Parigi 2024. Sappiamo che non è
una cosa banale, ci scontriamo con avversarie molto più grandi di noi, con avversarie con molta esperienza ma, nonostante ciò, noi ci crediamo e soprattutto ci impegniamo al massimo per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissate. Avere un supporto come quello offerto dall’università è fondamentale. Non potremo mai ringraziare sufficientemente l’Università per l’occasione che ci sta dando. Lo facciamo con il nostro massimo impegno. IN ITALIA, POCHI (SE NON NESSUNO) SONO DISPOSTI AD ADERIRE AD UN PROGETTO DEL GENERE. I FONDI CHE SERVONO PER POTER REALIZZARE QUESTO PERCORSO SONO TANTI. Questa cosa va sottolineata: in Italia, lo possiamo dire con molta chiarezza, NESSUNO è disposto ad aderire al progetto di un percorso olimpico. In particolar modo la vela è uno sport che richiede molti fondi a disposizione: ai costi elevatissimi della barca si sommano i costi di un furgone, un carrello, un gommone… È necessario uno staff di persone che ti seguono: allenatore, preparatore atletico, fisioterapista… Inoltre, le trasferte per allenamenti e regate sono in tutto il mondo. I costi per realizzare una campagna olimpica sono esagerati, nessuna famiglia normale è in grado di sostenerli. Le nostre ci hanno sempre supportato, con grandissimi sacrifici, fintanto che abbiamo praticato questo sport a livello giovanile, ma una volta arrivate alle classi olimpiche il rischio è stato quello di dover smettere nonostante gli importanti risultati sportivi ottenuti. Questo perché la vela è uno sport di nicchia, noioso da guardare e poco conosciuto nel mondo ‘normale’ e nessuno ci guadagna a sponsorizzare un giovane velista che vuole intraprendere il nostro percorso. Penso sia stato un miracolo quello che ci è capitato e non ringrazieremo mai abbastanza l’Unicusano e Stefano Bandecchi per questa opportunità; noi possiamo solo dire che portiamo
con onore il nome dell’università e ci stiamo mettendo tutto l’impegno possibile. INFINE, CHE CONSIGLIO DARESTE A DEI GIOVANISSIMI CHE PENSANO DI SEGUIRE LE VOSTRE ORME UN DOMANI? Nella vita l’importante è crederci sempre fino in fondo e fare il massimo per perseguire i propri sogni e le proprie passioni. Nelle classi giovanili si capisce quanto si ama questo sport. È una vita dura e piena di sacrifici ma, fidatevi, ne vale la pena. Godetevi il mare. “Dominare il vento, essere liberi ed in grado di andare dovunque con la vostra barca sono emozioni che non puoi provare da nessun’altra parte e valgono la pena di essere vissute”. Augustus Hare diceva che “il pensiero è il vento, la conoscenza è la vela, e l’uomo è la nave”. Federico Casadei
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SPORT E LAVORO: È TUTTA QUESTIONE
DI MENTALITÀ di
Fulvia
De Maria
Nella mia vita sono entrata prima in un campo di pallavolo che sui banchi di scuola. Formazione, schemi, postazione e ruoli da rispettare. Ovviamente il tutto dopo aver fatto stretching, riscaldamento, imparato i fondamentali, slogato dita e curato lividi che lasciavano il segno, ma non facevano male. Mesi (a volte anni a seconda della categoria) a riscaldare le panchine e ad osservare i titolari, a sentire scorrere nelle vene l’adrenalina della competizione quanto il piacere del gioco puro e dell’appartenenza ad una squadra, fino a scalare le categorie dilettantistiche e ricoprire il ruolo di capitano, poi. Lo sport è una forma mentis, che si impara da bambini e che ti forma nell’approcciarti alla vita di ogni giorno, ad avere la mentalità giusta per prepararti al prossimo esame come alla prossima partita, al prossimo obiettivo come al lavoro bramato poi, quando si cresce.
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Nel corso della vita, ognuno può adottare uno specifico modello di riferimento, che, a seconda del proprio trascorso e della propensione personale, calza a pennello, come il vestito giusto. Bene, lo sport è del tutto classificabile come un paradigma facilmente applicabile ai contesti più disparati. Innanzitutto partiamo dalle basi.
L’allenamento come punto di partenza. A costituire quasi il 90% di ogni sport è l’allenamento. Più ti alleni più ti perfezioni. Negli sport di squadra, a carattere amatoriale, si comincia quasi sempre con un allenamento di minimo tre volte a settimana per 2 ore circa. A livello agonistico si arriva a 4 ore al giorno, tutti i giorni. Moltiplicate il tutto per 4 anni almeno, se aspirate alle Olimpiadi e possiamo iniziare a parlare di professione sportiva. Bene, in egual modo possiamo trasporre il tutto nell’ambito lavorativo e capiamo perché ci servono almeno 5 anni per fregiarci del titolo di professionista nel nostro settore. Ovviamente se svolgiamo tale ruolo ogni giorno, per 8 ore almeno, altrimenti i calcoli si raddoppiano. Ed occorre dedizione, umiltà, ripetizione delle mansioni assegnate, osservazione dei superiori, confronto con i colleghi. E reiterare nuovamente il tutto. Solo allora potremo considerare il lusso di definirci professionisti.
Pianificazione degli obiettivi, come elemento essenziale.
Pensate che si possa giocare in serie A soltanto perché ci si è impegnati? Non funziona così. La formazione è il punto di partenza, la capacità di ottenere e ricoprire quel ruolo tutta un’altra storia. Capirete sul campo da gioco o dall’alto della vostra scrivania che non si può arrivare ai mondiali senza una adeguata preparazione fisica e mentale, effettuata tanto da voi quanto dal vostro allenatore o capo al comando. Un giorno vi troverete davanti quell’esaminatore che sceglierà voi per il ruolo ricercato: vi sentirete a tal punto pronti da soddisfare il cliente al 100%? Questo se, oltre ad essere preparati sulla materia, avrete mantenuto la serietà e la consapevolezza richieste dal contesto e, soprattutto, avrete acquisito la maturità per sfoderare al momento giusto le
vostre capacità. Ed è qui che entra in campo la questione del ‘sistematicamente’.” Essere un campione della materia trattata significa essere capaci di sfoderare il 100% di se stessi, al momento opportuno. Ma per far ciò, oltre alla personale consapevolezza, gioca un ruolo fondamentale la società, la squadra e, in parole povere, il proprio ambiente lavorativo. Non si può correre una maratona tutti i sacrosanti giorni, altrimenti non si vincerà sempre. Occorre distinguere l’urgente, l’essenziale quotidiano dall’obiettivo a lungo termine. Altrimenti sarebbe come mandare in campo per la finale del campionato giocatori che la sera prima hanno fatto i bagordi dopo la precedente vittoria. Se partiamo già svantaggiati, non al pieno delle nostre forze e potenzialità perché spremute a dovere nei giorni precedenti, è normale che lì il risultato non arrivi. È evidente, dunque, che fondamentale non è solamente la pianificazione individuale, ma il gioco di squadra.
Ma è la mentalità a giocare un ruolo decisivo.
Avete mai sentito parlare di peak performance? Basta aprire qualche gazzetta dello sport e vi sarà almeno un giornalista a commentare la prestazione di un giocatore che “non ci stava con la testa”. Questo a volte funge da giustificazione quando le cose non vanno come vorremmo, ma anche, aggiungerei, perché siamo portati a sottolineare quando le cose non vanno, anziché quando vanno nel verso giusto.
La mentalità, cari lettori, la positività di uno sportivo in un campo da gioco - quanto di un dipendente nel posto di lavoro - risiede tutto nell’habitat che lo circonda. Occorre mettere il protagonista in questione in un ambiente proficuo, stimolante, sereno e produttivo. Bisogna spronare oltre le capacità, premiare in pubblico, motivare e spingere tutti i santi giorni affinché i vostri cavalli da corsa taglino il traguardo con la ferocia imbestialita di una volontà prorompente.
Solo allora avrete i risultati migliori, solo allora farete dei vostri giocatori dei campioni. 19
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LO SPORT INDUSTRY DEL FUTURO Il settore dello sport management determina un forte impatto sull’economia globale come volano di integrazione e sviluppo economico e culturale. L’Università degli Studi Niccolò Cusano, in partnership didattica con KSC Management, società che si occupa di valorizzazione del capitale umano sportivo, ha inserito nell’offerta formativa il Master in Gestione e organizzazione di attività sportive. Quest’ultimo rappresenta un punto di riferimento per tanti giovani che, dopo la laurea, cercano una porta d’ingresso privilegiata per il mondo del lavoro. Le maggiori realtà aziendali dello sport sono alla ricerca di figure sempre più qualificate per gestire gli aspetti strategici del loro business in crescita. Il primo passo è quello di strutturare un nuovo iter gestionale per capire quali errori sono stati commessi nella gestione passata e sviluppare le opportunità che le proprie risorse, l’ambiente ed il territorio ci forniscono. Gioco di squadra, superare il traguardo, scendere in campo: lo sport offre una quantità innumerevole di metafore per descrivere la vita aziendale. Per cogliere sino alla fine le opportunità collegate al mondo sportivo è doveroso esaminare qualche dato relativo all’anno 2018. 4,5 milioni gli atleti tesserati presso le federazioni riconosciute dal CONI, 70.000 i nuclei associativi; sono di più di un milione gli operatori sportivi che svolgono attività di supporto e ausilio per le organizzazioni societarie e federali. Prendendo atto dei fatturati generati dallo sport è di facile intuizione la ragione per la quale le società e le aziende che, in via diretta o indiretta, orbitano nell’industria sportiva necessitano di un coordinamento professionale, basato su una matrice di stampo spiccatamente imprenditoriale.
interviene e corregge eventuali anomalie, in aggiunta alle campagne pubblicitarie e di sponsorizzazione di eventi o merchandising afferenti all’attività sportiva. Tra gli sbocchi più diffusi rientrano dunque federazioni, club, impianti sportivi pubblici e privati, agenzie di comunicazione che organizzano eventi sportivi, aziende che si occupano di produzione, distribuzione e commercializzazione di articoli sportivi. L’Università Niccolò Cusano sta impiegando sempre di più il suo know-how al servizio dello sport, offrendo logiche e strumenti capaci di supportare e ‘professionalizzare’ la gestione delle organizzazioni sportive e maggiormente il loro dinamismo manageriale. Lavoro di squadra significa portare il valore di ogni membro verso un unico scopo. Per fare ciò occorrono Passione, Rispetto e Ambizione. Noi forniamo ai nostri studenti la preparazione e la voglia di migliorare. Per vincere e conseguire il traguardo comune: la crescita! “Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla”. Pierre de Coubertin.
Federico Casadei
In concreto il Manager dello sport ha un ruolo in prima linea in una società. La sua non risulta essere una facile gestione amministrativa: il Manager dello Sport coordina la pianificazione economica, giuridica ed amministrativa della società di cui è posto al vertice. Il suo focus è determinare obbiettivi al fine di semplificare la burocrazia interna, ottimizzare i costi, migliorare i profit e potenziare le entrate. Coordina le attività dei suoi subordinati,
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Adrenalina a colpi di vernice!
È il paintball lo sport in voga tra i giovani negli ultimi anni. Almeno una volta nella vita, i ragazzi tra i 10 e i 25 anni si sono ritrovati ad indossare armatura e caschetto, ad impugnare il fucile e a scendere nell’arena di gioco per provare l’ebbrezza di una guerra simulata. La sicurezza è un fattore predominante durante il gioco, di fatto sono molteplici le rigide regole da seguire durante ogni match. È severamente vietato togliersi gli occhiali protettivi e le protezioni, come è obbligatorio ascoltare il giudice di gara ad ogni sua comunicazione. Manolo De Cristofaro, fondatore e gladiatore di Unicusano Paintaball, ci racconta le curiosità di questa magnifica disciplina.
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È una disciplina che coinvolge giovani e grandi. Come mai? Chi da piccolo non ha giocato a indiani e cowboy, o a guardie e ladri? Il paintball, come gioco ludico, è una vera e propria botta di adrenalina, nel gioco e nella strategia stessa. La cosa emozionante è il colpo sparato da te che arriva a bersaglio, emozionante sia per chi gioca la prima volta, sia per chi come me gioca da anni. Circa 3 anni fa ho creato il torneo Daddy Cool, in sostanza è un 2vs2, ma la squadra in campo è composta da genitore e figlio. Uno dei pochi sport praticabili con il proprio figlio, la famiglia che si mette per intero in competizione.
Quali benefici apporta praticare questa disciplina e quali insegnamenti ne possiamo trarre? Le basi di un team vincente sono la squadra e la comunicazione, poi come performance individuale si lavora molto sulla potenza esplosiva del giocatore e sul controllo delle emozioni all’interno del match.
Come nasce la partnership con Unicusano? Un incontro casuale ha fatto appassionare a questo sport Stefano Bandecchi, che ci ha supportato in tutto. Noi di contro abbiamo prodotto tanto, in termini di trofei, crescita e credibilità sia in Italia che in Europa
Quali obiettivi avete raggiunto da quando siete Gladiatori Unicusano? Ormai abbiamo consolidato la categoria Super League al Champions Paintball Series, torneo europeo. Il prossimo passo è la categoria Professionisti della National Xball League, torneo riconosciuto in tutto il mondo.
Quali sono i traguardi che vorresti raggiungere? Vincere nei prossimi anni il titolo di campioni d’Europa per club. Aspettando la fine di questa pandemia, lavoreremo per formare la prima squadra universitaria, che sarà impegnata al campionato delle università a Londra.
Danilo Novelli
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- PAROLE D’AMORE
Vita, studio e sport: identità, determinazione e risultato
di Marino D’Amore
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PAROLE D’AMORE -
Lo sport è la metafora della vita, sembra pura retorica, ma è davvero così: stimola il senso di appartenenza, educa al sacrificio, a lottare per una vittoria ma soprattutto per un ideale. Questo vale sia per gli sport individuali sia per quelli di squadra. Nel primo caso la competizione avviene con noi stessi, con le nostre paure, le nostre insicurezze, una competizione che si contestualizza in un percorso umano che diventa quotidianità dove la vittoria abita nella gratificazione, nella soddisfazione del risultato tanto desiderato. Nel secondo, invece, si caratterizza il gruppo come ambito di socializzazione e condivisione di tutti gli sforzi necessari e funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. Lo sport è un catalizzatore di energie, fisiche ed emozionali, sprona a migliorarsi, a superare sé stessi, a credere sempre nelle proprie qualità. Aiuta a costruire la nostra identità, a strutturare la personalità che ci connota come individui e attori sociali, coltivando le sue componenti fondamentali: determinazione, costanza e talento. Da un punto di vista strettamente relazionale costruisce e nutre la solidarietà verso il prossimo, verso i propri compagni nell’idea che la forza del gruppo possa reggere l’urto di qualunque avversità, sempre, però, nel rispetto dell’avversario. Quindi lo sport, mostrandosi come metafora della vita, ne rappresenta anche una declinazione come lo studio con cui condivide diverse affinità, in quanto ulteriore derivazione espressiva di tante esistenze. Infatti, le componenti identitarie sopracitate (determinazione, costanza e talento), sono anche i postulati irrinunciabili dello studio, inteso come pianificazione mirata che punta a un obiettivo come suo naturale compimento: il titolo che
rappresenta il traguardo ma, al contempo, un rito di passaggio, l’inizio di una nuova stagione di vita che può contemplare altri risultati, altri traguardi da raggiungere. Ed è per questo che lo studio, con lo sport, condivide un comun denominatore che attiene all’universo della volontà motivante, elemento che agisce su un doppio fronte: quello che contempla la sopportazione del sacrificio e quello che riguarda il miglioramento e l’affermazione personale, due aspetti legati da un rapporto biunivoco. È tale volontà che fa la differenza, il contesto stimolante che funziona come sintesi definitiva di tutte le altre caratteristiche che ci definiscono come uomini e donne che vogliono emergere e distinguersi in un mondo fortemente competitivo come quello attuale, non solo nei confronti degli altri, ma anche, e soprattutto, nei riguardi di noi stessi. Lo sport e lo studio sono dei vettori di educazione, di cultura, di evoluzione e di crescita personale e collettiva e, insieme, condividono anche il modo di celebrare la vittoria attraverso il suo simbolo: quella corona d’alloro, la laurea insignis latina, che cingeva il capo dei vincitori dei giochi delfici e delle Olimpiadi, ma anche dei poeti e di tutti coloro che, oggi, terminando il loro percorso didattico, la indossano con orgoglio.
Marino D’Amore
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- TERNANA NEWS
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3 aprile 2021: si scrive Ternana, si legge Serie B Ci siamo lasciati a Potenza, nel recupero vinto all’inglese, 2-0, peculiarità di quelle compagini che non guardano se disputano le proprie gare tra le ‘mura amiche’, come dicono quelli bravi, o lontano da…casa. Giocano, costruiscono le trame d’attacco, non badano a spegnere la luce agli avversari come mantra. Mettono in piedi la transizione offensiva con costanza, con regolare passo, con apprezzabili geometrie, con qualche raffinata carezza al pallone, e lo scaraventano, in ogni modo, all’interno dei definiti e canonici 7 metri e 32, tanto è lunga una porta, per 2,44 (tanto, è alta). Ci ritroviamo con la Ternana tornata a ricoprire un ruolo da protagonista nel secondo scalino del Calcio dei Professionisti, in Serie B. Un abito differente, rispetto alle (ex) 60 squadre, poi divenute 59, della C. Elegante, più calzante di fronte a una bella principessa, affascinante non perché attraente ma in quanto grintosa e determinata, decisa, come sanno essere le DONNE di personalità, di prospettiva, intuitive e sensibili come lo splendido e combattivo universo femminile. E cosa è successo in quello che i ‘bravi’ (più manzoniani che effettivamente preparati) definisco no il periodo non collegato?
Intanto siamo sempre stati, collegati, sul piano televisivo, per la grandissima soddisfazione non soltanto dei sostenitori della Ternana, ma addirittura degli stessi appassionati di football di latitudini contendenti il primato nel periodo iniziale e mediano della stagione: su tutte il Bari e poi l’Avellino. Se dovessimo prendere ad esempio l’amato Ciclismo su Strada che tanta suggestione e carisma ha dato all’italico movimento del pedale nel dopoguerra, il Bari mi è sembrato Laurent Fignon (pace all’anima sua, n.d.r.), che passava per antipatico e giocava, su quel ruolo, forzandolo in maniera rimarcata, mentre la formazione irpina assomiglia a Moreno Argentin, per la grande rimonta che ha fatto, sapendo scartare anche il Catanzaro, con invidiabile potenza di fuoco. Il Campione del Mondo del 1986 a Colorado Spings, di provenienza veneta, San Donà di Piave, quando decideva che fosse il momento di partire non ce n’era per nessuno. Il problema è che la Ternana di un altro grande e coriaceo toscano, Stefano Bandecchi, rappresentante di una regione di campioni delle due ruote a muscoli e vino (come insegna Francesco Moser!) ha rivestito il ruolo di un grande di Cecina, Paolo Bettini, biCampione iridato e Campione sotto il Sacro
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palla in rete. Al 94’ quasi scaduto, sui 6’ di recupero decretati.
Bentornata!
Fuoco di Olimpia! O, come abbiamo detto su Cusano Italia Tv, semplicemente del Bretone per eccellenza, tale Bernard Hinault, ciclista di una classe e di un talento che non ammettono paragoni di sorta.
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Già, perché se uno pensa a una partita capace di fotografare il momento dell’arrivo sul rettilineo finale, per dirla con Anthony Iannarilli, è stata la partita non di Bari (vinta 1-3 al “San Nicola”), ma CON il Bari, di ritorno. Per un motivo facile: alla fine del primo tempo e fino all’81, gol di Kontek, la Ternana era scivolata a 4 punti dall’Avellino che vinceva con il Monopoli ridotto dal contagio del malefico virus. Come nelle belle favole, un calcio d’angolo dalla destra con il piede mancino, il difensore centrale ha riacciuffato i biancorossi di Puglia. E l’azione del gol del 2-1, vellutato lancio delicato come lo sfiorare il violino di Mammarella che ha svegliato il Van Basten nell’animo e nel cuore di Defendi, è botta di incredibile precisione e coordinamento con la
In mezzo a tutto ciò, prima di arrivare a braccia alzate sul traguardo nell’osanna delle folle di Terni e della Ternana, ci sono state partite affatto semplici, vinte anche con il minimo scarto, perché anche ciò può contribuire a costruire una stupenda storia di passione sportiva, mentalità vincente, immenso orgoglio, quello del nostro editore, che voleva fortissimamente il rientro in uno dei due saloni del Quirinale calcistico. Magari non è arrivato alla Cappella Sistina (ossia in Serie A), ma qualche opera di Buonarroti, del Caravaggio, del Mantegna, di Tiziano, ci sono passate, laddove da ragazzini venivamo portati ad assistere al Cambio della Guardia, alle 4 precise post-meridiem. Il 28 marzo uno scatto poderoso di Defende fa diventare Pietro Paolo Virdis Paghera, che di mestiere, di solito, sarebbe un centromediano, e di testa va a mettere la palla (28’ del primo tempo) dove il generoso portiere neroazzurro stellato non riesce ad arrivare. Nella ripresa Suagher si traveste da attaccante opportunista e al 78’ firma il 2-0. Il pregevole gol di Cecconi all’84’ fa capire che la squadra pugliese vorrebbe restare tra le elette e fino alla fine è una sofferenza ma termina 2-1 in favore della Signora e prima forza del campionato! Il 3 aprile è il giorno del rientro in B, proprio contro l’Avellino, dove 1056 giorni prima la Ternana aveva lasciato il secondo torneo, in ordine di importanza, con Bandecchi come Fausto Coppi, uomo solo al comando, tanto coraggioso da andarsi a prendere inclementi improperi sotto una delle curve del “Liberati”, per rinfrescare la memoria a tanti, se fosse possibile. 18 secondi e gol di Falletti, 18 minuti e Paghera ancora di testa, secondo consecutivo e secondo per via acrobatica; terza rete al 23’ e Avellino in panne con Braglia che si chiede sul 4-0 “ma questi non si fermano mai?”. Finirà 4-1 con una festa sui balconi, nelle case,
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e perché no? anche nelle strade, perché il fiume rossoverde torna a respirare una categoria che può essere la sua, storicamente. Il 7-2 sulla Cavese è la dimostrazione che questa squadra sta annichilendo i record, uno o due per partita; e l’1-0 di misura al “Liguori” è la dimostrazione di una cosa che questo nostro maltrattato calcio, per anni gestito da gente inidonea (…), merita. Si chiama SERIETÀ. Merce rara. Smentitela questa scuola di pensiero, se ne avete il coraggio, la serenità e la maturità. Magari tutte doti da mettere insieme. Impresa improba. Traguardo raggiunto. Ripartiamo da questo.
Massimiliano “Max” Cannalire
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cazione al Mondiale. Questa esperienza internazionale non è stata semplicemente una partita di calcio. Due tifoserie, due popoli in cui c’è tutta una storia politica e di cultura dietro, vivono questa partita oltre l’evento sportivo, lo ricordano le guerre fatte. Una partita da brividi per atmosfera ed ambiente, si respirava la storia: c’erano 80.000 persone, i tifosi della Scozia con la maglia della loro nazionale e il tipico kilt. E poi ci sono stati i vari derby indimenticabili tra cui Roma e Lazio oppure Inter e Milan. Seguire il presidente Bandecchi è stata una scelta importante rispetto alle dinamiche della vita arbitrale.
PAOLO TAGLIAVENTO: DA ARBITRO INTERNAZIONALE A VICEPRESIDENTE DELLA TERNANA
Paolo Tagliavento, ex arbitro internazionale, celebre per essere uno dei migliori direttori di gara che il corpo arbitrale italiano abbia avuto in questi anni. Carriera da arbitro e ora la carica di vicepresidente della squadra della città in cui è nato e cresciuto, la Ternana, fonte di soddisfazioni sportive, ma soprattutto sociali. Di questo, ma anche di tanto altro si è parlato con Tagliavento. Il mondo del calcio è poliedrico, si sa; ricoprire ruoli, sviluppare strategie di gioco, studiare l’avversario per anticiparne le mosse. Nel suo caso invece il ruolo che ricopre è ben diverso, estraniandosi da tutto e tutti per fungere da unum super partes all’interno della partita. Come è nata l’idea della carriera arbitrale, per arrivare poi ai massimi livelli raggiunti? Ho cominciato un po’ come hanno iniziato tutti gli arbitri: semplicemente iscrivendomi al corso
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per diventare arbitro. Ho giocato a pallone sin da piccolissimo, inizialmente nella squadra del quartiere. Avevo circa 8 anni. Quando la domenica entrava l’arbitro, era solito fare la cosiddetta ‘chiama’; è sempre stata una figura che mi ha affascinato e a cui mi sono sentito vicino. All’età di diciassette anni ho deciso di lasciare il calcio giocato per intraprendere tutta un’altra strada iscrivendomi al corso arbitri. Ho cambiato divisa, ma non ho abbandonato la passione per questo mondo. Le partite da ricordare. Quali tra le più belle arbitrate? Ho arbitrato 221 partite in serie A e circa sessanta all’estero tra Europa League e Champions League, sceglierne qualcuna in particolare è difficile. Se devo indicare una partita nello specifico, dico senza dubbio uno Scozia-Inghilterra a Glasgow, valevole per la qualifi-
Le sfide mi sono sempre piaciute e ho deciso, a seguito di un progetto importante, di tentare questa nuova sfida e il pensiero di poterla vincere insieme alla mia città mi ha entusiasmato. Decisamente è stato un bivio importante, ma ringrazio il presidente Bandecchi, che mi ha dato l'opportunità di scegliere la Ternana. Una volta parlato con lui non ho avuto più dubbi: ho capito quanto volesse metterci e quanto era importante il progetto e il pensiero di poter crescere nella squadra della mia città, con la mia gente. Lei ed il mister avete avuto più occasioni d’incontro in campo così come fuori. Che rapporto ha con lui? Quando arbitrava che ricordo ha del cristiano Lucarelli calciatore? Diametralmente opposti. Nella partite che arbitravo durante la carriera, era un capitano di temperamento, con grande carattere e quello, tengo a sottolineare, non l’ha mai modificato. Sicuramente abbiamo avuto svariati contrasti nel terreno di gioco, dovuti più alla tensione emotiva e alla foga agonistica che alle personalità contrastanti. Ora abbiamo gli stessi obiettivi, facciamo parte della stessa famiglia e abbiamo la stessa voglia di raggiungere successi. Se devo essere sincero, era molto più difficile da gestire caratterialmente nella veste di giocatore piuttosto che da allenatore.
particolare. L’occhio è rivolto alla serie B. Siete già al lavoro per la prossima stagione? Siamo sempre al lavoro per il domani in qualsiasi iniziativa che portiamo avanti. C’è da onorare il campionato, ma c’è ancora da lavorare per obiettivi molto importanti, che coroneranno questa stagione. La squadra continua a stare sul pezzo perché siamo dei professionisti ed è giusto garantire la regolarità del campionato continuando a dare il massimo fino alla fine. Un occhio al futuro certamente lo stiamo dando, soprattutto grazie all’impegno del nostro DS Luca Leone, ma la strada è ancora lunga e abbiamo la testa su questo campionato dato che dobbiamo raggiungere traguardi. In onore alla sua carriera ai massimi livelli arbitrali, che consigli si sentirebbe di dare alle generazioni future che vorrebbero approcciarsi al mondo del calcio da arbitro? Se si parla di Ternana dobbiamo sottolineare anche l’impegno del nostro presidente Bandecchi, con l’iniziativa “Terni col cuore”, che a partire dal primo lockdown ha dato tanta protezione, affidabilità, sicurezza a tutti gli abitanti di Terni. Certo. Durante il primo lockdown, grazie ad un’idea del presidente Bandecchi, e grazie alla sua sensibilità verso chi ha sofferto di più, abbiamo espresso, con la nascita dell’associazione, tutto l’attaccamento per Terni e per gli abitanti della città. Abbiamo creato quest’associazione, che si chiama “Terni col cuore” che, con un fiume di iniziative, sta aiutando con grande continuità circa 190 famiglie al mese, alle quali abbiamo dato settimanalmente pacchi alimentari, spesso portati direttamente dai nostri calciatori alle residenze delle famiglie. Nel sociale vogliamo vincere il nostro campionato che è quello più importante. Abbiamo la fortuna di avere comunque un presidente che ci garantisce sia l’acquisto di giocatori di categoria sia la bontà di accontentare tutti i cittadini ternani. Molte sono state le iniziative nel sociale, ma la differenza tra noi e qualche altra società, anche più blasonata della nostra, è la
continuità del progetto. Un orgoglio da ternano: il nuovo stadio “Libero Liberati”. Un’eccellenza per la città di Terni e per l’intera nazione. Quello dello stadio rappresenta un progetto che va al di là del tifoso. Dà lustro a tutta la città, non solo ai tifosi, per come lo abbiamo concepito: un volano per tutto ciò che sia la gestione della città. Un disegno di ampio respiro portato avanti negli ultimi mesi grazie alla ferma volontà del presidente Bandecchi. Il nuovo stadio non vivrà solo i novanta minuti dei nostri tifosi, ma ospiterà ristoranti, un centro commerciale, una clinica, una grandissima piazza, spazi dedicati ad un museo della Ternana calcio, spazi per manifestazioni e tutta una serie di attività che porteranno alla creazione di molti posti di lavoro. Penso che né Terni né l’Umbria possano perdere questa opportunità e non tenerla in considerazione. Si tornerà allo stadio e a vivere le emozioni delle Fere dal vivo, i tifosi non vedono l’ora, e saranno ancor più contenti di farlo in uno stadio nuovo. C’è da onorare questa stagione
Fare l’arbitro di calcio non è una cosa per tutti, devi avere peculiarità caratteriali particolari; arrivare in serie A e in serie B diventa anche un percorso di vita che ti forma e ti forgia. Credo fermamente che un ragazzo, attraverso lo sport, voglia migliorare primariamente se stesso e che, cercando di crescere ligio e rispettoso delle regole, non solo sportive, provi a progredire fino a divenire un uomo diverso. Dalle serie dilettantistiche si parte non tanto per arrivare a grandi livelli: ti forgia il carattere in maniera decisiva. Prendere decisioni lucide, quando si è molto giovani, è difficile. Solitamente un ragazzo di quindici anni nella vita quotidiana è abituato a subire le decisioni dei genitori; invece a quell’età, quando ti ritrovi ad essere tu a dover fare delle scelte è qualcosa che ti forma nel carattere. Ringrazio il Vicepresidente Tagliavento e concludo menzionando le parole del Mister Lucarelli: “La verità è che il calcio è sì un gioco, ma non è uno sport come tutti gli altri, portando con sé un carico di emozioni incredibili”. Federico Casadei
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Il più giovane team manager d’Italia:
Mattia Stante
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Una passione chiamata calcio. Mattia Stante, giovane originario di Chieti, consegue con il massimo dei voti nel 2016 la laurea magistrale in Scienze economiche presso l’università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, focalizzando la sua tesi sull’analisi di bilancio triennale dell’Ac Milan Spa. Nel luglio 2017 amplia il proprio curriculum con il master universitario in Project management presso l’università Niccolò Cusano di Roma, proprietaria della Ternana Calcio, della quale, nel Luglio 2019, entra a far parte come Team Manager, dimostrandosi da subito una vera e propria risorsa per la società rossoverde. L’abbiamo intervistato per scoprire quali siano le funzioni e i segreti del team management. Come è nata la possibilità di diventare team manager? Nasce sicuramente dalla mia pas-
sione per il gioco più bello del mondo e per il Milan. La sorte ha voluto (ero un ragazzino) che la struttura balneare frequentata dalla mia famiglia a Fossacesia sulla Costa dei Trabocchi avesse tra i suoi ospiti uno dei più grandi protagonisti del calcio italiano e internazionale, vincitore di innumerevoli trofei: Ariedo Braida, allora direttore sportivo dell’Ac Milan, che amichevolmente e generosamente (mi ha accreditato tantissime volte allo stadio, dove ho vissuto il dietro le quinte delle partite e dei ritiri in Italia e in Europa del Milan) mi raccontava, con dovizia di particolari, il suo mondo. “L’intelletto di un uomo è come polvere da sparo, non può incendiarsi da solo. Il fuoco deve venire dall’esterno”, per citare Mark Twain. Per me questa esperienza è stato il ‘fuoco esterno’ che, unito ai miei desideri, ha indirizzato il mio percorso di studi; infatti, dopo la laurea magistrale in economia, esponendo la tesi sul bilancio economico dell’Ac Milan, ho conseguito il master in Project management presso l’Università Niccolò Cusano e quindi il corso da Team Manager presso il centro tecnico federale di Coverciano. La soddisfazione più grande? Per noi questo è stato un anno di grande impegno anche in relazione alla pandemia in atto. È una grande soddisfazione, oltre naturalmente alla promozione, che noi tutti si sia riusciti, fino alla vittoria aritmetica del campionato, a non aver nessun positivo al Covid all’interno di tutto il gruppo squadra. Il rapporto con il Presidente? Sono molto grato al Presidente Bandecchi, al suo forte, contagioso entusiasmo e al Vice Presidente Tagliavento, per avermi voluto dare questa possibilità. Ho sempre cercato di ripagare la loro fiducia con grande impegno e passione avvertendo nel vivo quotidiano un bello spirito di squadra. Raccontaci un po’ quali mansioni svolgi da team manager. In primo luogo, sempre in relazione continua con il direttore sportivo Leone e Mr. Lucarelli, mi occupo della programmazione settimanale degli allenamenti e di soddisfare le esigenze che la macchina orga-
nizzativa richiede, sia per quanto riguarda lo staff, sia per quanto riguarda i calciatori. Inoltre ho in carico l’organizzazione e gestione del budget trasferte, il monitoraggio e l’attuazione delle procedure anti Covid secondo protocollo federale, antidoping, ecc... Durante gli allenamenti sono a supporto di tutte le necessità contingenti. Infine, come noto, il mio ruolo prevede, durante la gara, il rapporto con la terna arbitrale, redazione distinta, sostituzione calciatori. Il rapporto con il Mister ed il suo staff? Con Mr Lucarelli e con tutti i membri del suo staff c’è stato sin da subito grande empatia e unità di intenti. Io credo che una cosa che ha successo, ha successo anche perché vengono curati i dettagli e questo è uno spirito che ci accomuna. Parlaci di qualche esperienza particolare che hai vissuto da quando sei un membro della società della Unicusano Ternana. Sicuramente quando, insieme a tutti i calciatori, abbiamo organizzato la consegna dei pacchi alimentari alle famiglie meno fortunate della città di Terni durante il lockdown. È stata un’esperienza coinvolgente che non dimenticherò e che ha sicuramente contribuito a dare sostanza a tutto il gruppo. In conclusione, cosa dichiari riguardo alla stagione vissuta? Verrebbe da dire istintivamente ed in effetti lo è: stagione da incorniciare. L’unico rammarico è quello di non aver avuto la tifoseria presente allo stadio e mi auguro dal profondo del cuore che questo possa avvenire il prossimo anno. Colgo infine l’occasione per ringraziare tutti i membri della ‘squadra invisibile’, dai fisioterapisti ai magazzinieri senza tralasciare i giardinieri per aver contribuito ai successi di questo anno.
Federico Casadei
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Spandi e Spendi, Onore a Defendi Il capitano della Ternana: “Studio inglese per la B. Questo gruppo è una famiglia”
Ringraziando il collega Max Cannalire per il titolo d’apertura, cominciamo spiegando chi sia Marino Defendi. 35 anni, passato per l’Atalanta e il Bari, è il capitano della Ternana dei record. Umile e sorridente, si presenta con una battuta: “Mi sento più rilassato, ma non per la promozione. Semplicemente perché ho due giorni di riposo”. Con un sorriso comincia l’intervista, seppure a distanza.
Quindi puoi approfittarne studiare la Serie B?
per
Al momento sto studiando inglese. Il tempo libero lo tengo occupato imparando la lingua, anche perché non si sa mai in futuro. Sto studiando anche per la Serie B, voglio mettermi alla prova con mondi diversi e ho sempre voglia di imparare.
Salirai comunque in Serie B da capitano della Ternana dei record. Non ti nascondo che fa piacere, anche perché è stata un’annata che potrebbe essere irripetibile. A inizio stagione non ci saremmo mai immaginati una cosa del genere, forse perché siamo stati una squadra che ha sempre pensato partita dopo partita. L’obiettivo è sempre stato questo, la partita della domenica. Questo ha aiutato molto.
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In questo immagino ci sia gran merito di mister Lucarelli. Ha inciso tantissimo, come del resto ogni componente dello staff. Tutti, anche chi ha giocato meno o anche chi non ha mai giocato, hanno dato un contributo importante. Siamo stati tutti uniti. Ti faccio un esempio: la società ha organizzato un grande piano per i controlli anti Covid-19. Un grande lavoro che ha coinvolto noi, i nostri familiari e le persone a noi vicine. Non ho sentito nessun altro fare quello che ha fatto il presidente Stefano Bandecchi, che si è reso disponibile a 360 gradi.
Indubbiamente, in tutto questo, il tuo contributo è stato decisivo. In particolare penso che il tuo gol all’ultimo minuto contro il Bari abbia chiuso il campionato. È stata una delle emozioni più belle che abbia provato nella mia carriera.
Mi dispiace che sia stato fatto al Bari, anche perché non nascondo il mio passato. Però è stato bello anche quello, perché ho mischiato varie emozioni. Ero convinto che questa partita l’avremmo portata a casa, anche quando a un minuto dalla fine stavamo sotto di un gol.
Anche grazie al piede di Carlo Mammarella… Appena ho visto la palla tra i suoi piedi sapevo che mi sarebbe arrivata. Grande merito anche di Alexis Ferrante per il blocco che ha permesso di liberarmi.
Da queste parole si capisce quanto siate più di una squadra! È così? Siamo un gruppo, una famiglia. Non siamo tutti uguali, è vero, ma il mister ha fatto un grande lavoro per gestire circa 30 giocatori. Stiamo bene insieme perché
ognuno conosce i pregi e i difetti dell’altro, quindi ci supportiamo sempre a vicenda. Ci spalleggiamo l’un con l’altro.
Tra l’altro avete portato un grande entusiasmo in città! Eh sì, ma è mancato il pubblico allo stadio. È la cosa che ci è mancata di più quest’anno. Sarebbe stata una grande cosa per la città di Terni, però siamo contenti di aver portato felicità ai ternani in questo periodo così complicato.
La stessa felicità che avevi tu quando hai alzato la coppa dei primi in classifica? È il premio di tutti, degli ultimi anni che ho passato qua. Ho sempre giocato per vincere e per regalare gioie ai nostri tifosi. Ci siamo riusciti. Tommaso Franchi
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- L’IMPRENDITORE E GLI ALTRI
L’IMPRENDITORE E GLI ALTRI La stagione dei record della Ternana vista dal presidente Stefano Bandecchi
“Avevamo previsto di fare un campionato ai vertici, ma non avremmo mai potuto immaginare una stagione del genere”. Così il presidente della Ternana Stefano Bandecchi, durante il programma L’imprenditore e gli altri su Cusano Italia Tv, ha commentato la vittoria del Campionato da parte delle Fere, che ha sancito la promozione in Serie B con ben 4 turni d’anticipo. Per l’occasione Bandecchi, nell’ultima parte della puntata del 5 aprile, dopo i consueti approfondimenti sui temi legati all’attualità politica, ha abbandonato il ruolo di conduttore della trasmissione, lasciando il posto al direttore di Cusano Italia Tv Gianluca Fabi e passando da intervistatore a intervistato.
persona con grande esperienza nel mondo del calcio, ma non aveva mai fatto il dirigente, si è subito ben integrato, ha saputo mantenere i rapporti tra le istituzioni e la squadra, ma ha saputo anche lasciare gli spazi giusti. È uno di quei dirigenti di alto profilo che nel mondo del calcio fa la differenza. Poi c’è il direttore Leone, che ha saputo costruire una squadra in cui forse ad un certo punto soltanto lui ha creduto. Leone è l’ingegnere della macchina. Poi c’è lo staff tecnico guidato da Cristiano Lucarelli, che ha portato quella ventata importante di professionalità. Lucarelli è stato lo Schumacher della situazione. Poi i giocatori che sono stati dei fenomeni”.
Lo staff “Il merito di questa stagione straordinaria è di tutto lo staff organizzativo, che parte dal vicepresidente Tagliavento – ha affermato Bandecchi-. Lui è sul territorio tutti i giorni e ha fatto sì che la Ternana diventasse una società che si occupa di calcio, ma anche di sociale e di politica a livello industriale. Tagliavento è una
L’allenatore “C’erano tre nomi in ballo ad inizio stagione, però ho scelto Lucarelli per una serie di situazioni, prima di tutto perché mio fratello era innamorato calcisticamente di lui – ha spiegato Bandecchi-. Quando ho incontrato per la prima volta Lucarelli, cercavo di capire come mai mio fratello, che adesso non c’è più, vedes-
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se in quell’uomo un supereroe. Mi sono dunque trovato coinvolto in una situazione emotiva particolare. Poi è bastata una chiacchierata, ho convinto Leone ad andare a conoscere Lucarelli ed è stato importante perché lui non lo conosceva bene. La leggenda parla di un Lucarelli ribelle, impetuoso, non ligio alle regole, invece non è così, un calciatore di Serie A non diventa così forte e non arriva a quei livelli se non è disciplinato. Quando abbiamo scelto definitivamente Lucarelli, tutti pensavano che avremmo litigato a causa dei nostri caratteri, ma siamo due uomini normali che si sono trovati, si sono conosciuti, rispettati e ognuno è stato dentro al proprio ruolo per tutto l’anno”. Il covid Questa stagione è stata segnata per intero dall’emergenza covid, ma in casa Ternana non si sono verificati casi di positività. “I ragazzi sono stati dei fenomeni, hanno vissuto in maniera monacale quest’anno, tra casa e lavoro – ha sottolineato Bandecchi-. La Ternana ha vissuto il covid sempre con un atteggiamento particolare, quando l’anno scorso a marzo si è chiuso tutto, la Ternana si è messa a disposizione del sociale, in primis i calciatori”. I tifosi “Per capire la tifoseria sono diventato un tifoso, quasi un ultrà, sono andato a vedere tutte le partite da vero e proprio tifoso – ha spiegato Bandecchi, dopo gli applausi e gli attestati di stima ricevuti dai sostenitori rossoverdi-. Da tifoso non si può risparmiare l’errore e quindi ho dovuto rivalutare i miei tifosi, che mi hanno applaudito come io ho applaudito la mia squadra quando ha vinto e come l’ho ‘odiata’ quando non ha ottenuto il risultato che doveva ottenere. Così ho capito la mia tifoseria” ha concluso Bandecchi. Non perdete l’appuntamento con L’imprenditore e gli altri, ogni lunedì sera dalle 21 alle 23 sul canale 264 del digitale terrestre. Daniel Moretti
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COLPO o c c DI Ta Lo sport è al centro di molti programmi di Cusano Italia Tv. Basta dare uno sguardo al nostro palinsesto per comprendere quanto lo sport sia tanto dibattuto quanto seguito. D’altronde si sa quanto la vita quotidiana dell’uomo ne sia impregnata, basti pensare a quanti sono coloro che lo praticano, bambini e adulti, per passione o per svago. C’è chi fa sport per ricercare gioia, piacere, compagnia, riposo, salute; chi invece perché punta a grandi risultati, record, riconoscimenti pubblici, avanzamenti nella gerarchia sociale, denaro. Tanti studiosi hanno affrontato il tema dello sport, in quanto fenomeno sociale di enorme importanza che cela dietro di sé numerosi aspetti appartenenti alla nostra vita quotidiana: voglia di conflitto, passionalità, faziosità ma anche estetica e romanticismo. La maggior parte di noi ha dentro la propria scatola dei ricordi una foto, un poster, una figurina del proprio idolo che custodisce come fosse una reliquia. Tutti (o quasi) siamo consumatori di eventi sportivi, emozionalmente coinvolti. In una società ‘liquida’ in cui tutto fluisce e si modifica sin troppo velocemente
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si possono cambiare opinioni politiche, professioni, condizioni economiche, gusti e stili di vita, ma non l’appartenenza alla squadra del cuore. “Seduti tra i banchi delle chiese o tra gli spalti dell’Olimpico, poco importa: sono sempre in alto i loro cuori, ma rivolti in un caso al Signore e nell’altro alla loro squadra”. Lo sport, sia esso professionale o amatoriale, è un fenomeno che coinvolge, per lo meno in tutto il mondo occidentale, uomini e donne. La storia dello sport tuttavia è stata a lungo caratterizzata da una netta predominanza maschile e il campo delle attività sportive è, a tutt’oggi, segnato da profonde differenze di genere: gli uomini partecipano più delle donne alla pratica sportiva e, al contempo, gli sport a prevalenza maschili sono più rilevanti sia economicamente sia culturalmente. Ancora oggi, la nostra società è impregnata di sessismo che riguarda le donne anche nella
sfera sportiva. La femminilità stessa delle atlete - praticando attività per le quali bisogna avere corpi particolarmente muscolosi, prestanti e forti - viene spesso messa in discussione. Si tratta di distinzioni tanto salde e radicate quanto sociali e convenzionali. Ciò è reso più chiaro, per esempio, dal fatto che uno sport come il calcio femminile possa oggi godere di una forte popolarità negli Stati Uniti, dove scarseggia invece della tradizione al maschile, mentre stenta ad affermarsi in Europa (tradizionale culla del calcio maschile), in cui calcio e immagini di maschilità sono appunto fortemente associate.
Sono sempre di più le ragazze e le donne che fanno sport ma paradossalmente la copertura mediatica è sempre pochissima.
Come sintesi di quanto detto fino a questo punto, è nato il programma COLPO DI TACCO, l’unico programma interamente dedicato allo sport femminile. Ogni mercoledì sera con Alessia Di Bella e Debora Carletti, dalle 22.00 alle 23.00 sul canale 264 del digitale terrestre, potrete trascorre un’ora all’insegna di ulteriori conoscenze, grazie alle molteplici discipline trattate. In ogni puntata lo schema è sempre il medesimo: introduzione al settore prescelto; collegamento con campionesse nazionali o
mondiali e dibattito con l’ospite di turno. Nella seconda parte del programma ci colleghiamo sempre con esperti del settore, tra i quali mental coach, personal trainer, healthy coach, maternity coach, fisioterapisti, psicologi dello sport, e tanto altro. Ma non solo… Oltre agli aspetti tecnici e regolamentari, non mancheranno un po’ di sano divertimento, ironia e autoironia; con ‘meme’, video social, parodie… Siamo giovani con menti fameliche! “I limiti sono spesso soltanto delle illusioni”. Michael Jordan
Alessia Di Bella
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Calcio femminile. Un pianeta in cerca di autore. Il calcio è tra gli sport più amati e praticati nel mondo: in Italia è come una religione e, per buona parte degli sportivi, è la disciplina perfetta nel mondo maschile. Non saranno, quindi, frasi ad effetto come “il calcio è donna” a rendere tale binomio meno discusso e privo di contrapposizioni. Ma una cosa è certa. Ad oggi si legge, si parla e si tifano le squadre che si vedono in televisione e che fanno audience grazie anche al tipo di gioco attuato. Un calcio veloce, basato su tatticismi e fisicità. Queste le caratteristiche che rendono attraente e stuzzicante il football maschile. Non da meno, ma differente, è quello femminile, che vede come qualità eccellere una grande tecnica e un indiscusso fair play. Stiamo parlando di un’unica disciplina, ma di due realtà differenti. Anche a livello di numeri, questo sport vede una quota rosa che fatica a farsi strada: si parla di circa 1.056.824 atleti tesserati a federazioni calcistiche e solo il 2% è rappresentato da donne. Di questa realtà ha parlato dal palco dell’Ariston anche la capocannoniera della Juventus Women Cristina Girelli, che ha scoperto di poter giocare a calcio all’età di 6 anni. La presenza dell’attaccante
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del club bianconero e della Nazionale Italiana a Sanremo 2021 è stata simbolica e ricca di significato. Lei stessa, entusiasta, ha commentato che finalmente il calcio femminile “esiste sul serio” e che merito è stato anche del Mondiale di Francia del 2019. “Con i Mondiali qualcosa è cambiato. Siamo andate in Francia per fare qualcosa di importante e per mandare un messaggio socioculturale forte. Non c’è solo una Nazionale da tifare, d’ora in poi ce ne saranno due”. La visibilità, in un mondo globalizzato e comunicativo come quello di oggi, è molto rilevante, anche perché è strettamente correlata al concetto di ‘supporto sport-emotivo’. In questo momento televisioni e stampa si stanno interessando sempre di più al calcio al femminile, ma al di là della Serie A che è seguita dalle principali piattaforme, le serie minori fanno fatica a farsi strada e ad avere uno spazio tutto loro. Le iniziative e i progetti però non mancano: a gennaio molti club hanno iniziato a trasmettere via Facebook le gare, così da intrattenere il pubblico e avere anche il sostegno, non secondario, degli spettatori online. A tal proposito, l’allenatore della Ternana Women, Marco Migliorini, si dice completamente soddisfatto per l’interesse mostrato da parte della società: “Devo ammettere che anche in questo caso, come per il maschile, il nostro presidente è stato un apripista mettendo a disposizione di tutti, tifosi e non, la possibilità di seguire la squadra con diretta, telecronaca e commento tecnico sulla pagina ufficiale”.
di poter ammirare le gesta delle ragazze direttamente in tv… per loro sarebbe sicuramente un motivo di vanto ed orgoglio”. Gli effetti positivi dell’avere supporto online, oltre che in presenza, sono molteplici e non riguardano solo l’aspetto emotivo dell’atleta, ma anche la diversificazione e l’arricchimento culturale di una nazione. “La curiosità, nelle persone che si manifestano scettiche, può suscitare seguito ed interesse. Vedendo l’entusiasmo e la carica delle ragazze, molte sono le persone che si appassionano ed entrano in questo mondo ancora poco esplorato e proprio per questo molto affascinante”. Il caso della Ternana Women è simbolico, ovviamente, ma anche in una piccola realtà come quella appena citata è possibile notare che il supporto telematico insieme al coordinamento della Società, dello staff tecnico e della squadra, ha portato a risultati importanti. La squadra di Migliorini, in questa versione più digital e spettacolare, ha permesso di abbandonare i bassifondi della classifica e raggiungere zone più tranquille. Questa è una semplice riprova che con piccoli passi è possibile raggiungere grandi traguardi. Debora Carletti
Aggiunge inoltre ironico: “Chissà che non sia un precursore anche per quanto riguarda la possibilità
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Laureati in scienze motorie: tra presente e passato le nuove opportunità offerte dal web
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L’avvento delle nuove tecnologie non poteva che rivoluzionare anche il mondo dello sport e di chi lo ha scelto come professione. Non solo professore di educazione fisica, oggi tra gli sbocchi più gettonati per i laureati in scienze motorie ci sono quelli legati al settore dell’allenamento: personal trainer per palestre, centri sportivi e piscine. Inoltre, se sei un appassionato di calcio puoi trasformare la tua passione lavorando come procuratore sportivo: non occorre più sostenere un esame, basta rilasciare una dichiarazione alla FICG nella quale si attesta di essere in possesso dei requisiti necessari, tra cui il pieno godimento dei diritti civili, la residenza in Italia e così via. Ma è soprattutto il mondo del training che si è dovuto reinventare anche nell’attuale momento storico, per diventare un’attività da poter svolgere ovunque e senza limiti di tempo. È il coaching online la nuova frontiera: lezioni, allenamenti ed assistenza sportiva via internet di tanti personal trainer, con la finalità di personalizzare il lavoro e seguire l’allievo nel migliore dei modi, seppur dietro uno schermo. I vantaggi? Il trainer organizzerà un percorso su misura, che risponderà a dubbi e richieste personali. Un piano di allenamento che si potrà seguire comodamente da casa. Lezioni trasmesse via web, in diretta o registrate, dunque fruibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Presentano costi inferiori e aiutano chi ha poca propensione a frequentare un centro sportivo per motivi vari (timidezza, disagio o altro).
il ‘sofa-fitness’, per tutte le età e i livelli, anche per gli atleti agonisti. Ogni allenatore ha storia e formazione ‘tradizionali’ e riconosciute e sa come porsi anche nei confronti di un’utenza differente dalla canonica. L’offerta di contenuti fitness online è antecedente alla pandemia ma è esplosa nel corso del primo lockdown. Ed è uno degli sbocchi per i laureati in scienze motorie che più si adatta alle esigenze del momento. Molti personal trainer hanno colto la grande opportunità del digitale, scegliendo di allargare i confini dell’attività sportiva online e allo stesso tempo di socializzare superando il limite imposto dal luogo fisico. Diverse le possibilità per operatori e fruitori del settore: non si tratta solo di resistere alla crisi ma anche di esplorare il cambiamento del business, intercettando e colmando nuovi bisogni, ma soprattutto nuove tipologie di ‘atleti’. In questa direzione va il coach online che ha come area di intervento non solo il fisico dell’allievo, ma anche l’educazione a stili di vita salutari. Ha il ruolo di motivatore nell’ambito della pratica dell’attività fisica. Dunque, tra gli effetti collaterali positivi della pandemia c’è la nascita di un nuovo modo di vivere il fitness attraverso la finestra dei principali social network a disposizione degli utenti... e tu potresti diventare il personal trainer che fa al caso loro!
Roberta Sias
Tra le community digitali spicca ad esempio Doomore: una piattaforma in live streaming digitale dove lo sport non ha confini. È rivolta sia ai trainer sia a chi ha bisogno di allenarsi e fare attività fisica anche in casa. Esercizio fisico in compagnia, ma in sicurezza. Si avvale di trainer qualificati e assicura all’utente un palinsesto di attività alquanto variegato: ci sono perfino il kung fu per adulti e bambini e
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UNICUSANO PALLACANESTRO LIVORNO
l’altra metà del cielo ma la stessa, formidabile passione proprio da alcuni giocatori e dirigenti andati via dalla futura vice-campionessa d’Italia Libertas. Nel 1960 la partenza ufficiale del club bianco-azzurro, con il nome di Europa Nuova Pallacanestro Livorno, che vinse la Serie B nel 1955 ma venne inglobata e assorbita dalla Libertas nel 1959. Dopo diversi anni, sotto la bandiera del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) l’idea di una nuova compagine societaria e agonistica, diversificata, ancora una volta, dall’altra metà del cielo cittadina. Tutto partì per merito della Compagnia Lavoratori Portuali e dal pensiero di Alfredo Damiani. A campionati riformati la PL è ammessa in Serie B nel 1865 e nel 1971 arriva il primo sponsor importante, Toncelli.
Con l’abbinamento “accademico” la B Femminile e C Gold inseguono un unico traguardo: ripercorrere le auree orme che hanno portato diversi scudetti giovanili. Storia moderna di una favola arrivata persino in Europa, giocando in Coppa Korac
Livorno è una delle culle dello Sport d’Italia. La città labronica si è distinta nella Scherma, con Aldo Montano suo rappresentante moderno di una scuola che, dalla fine dell’800, ha saputo portare in tutto il mondo la tradizione nazionale, con ori olimpici e
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allori, e medaglie internazionali con percentuali impossibili, da giustificare, senza la tenacia, l’impegno, l’umiltà, la grinta, la fame di vittorie. Ma Livorno è anche capace di ribollire nei palazzi dello sport e nelle palestre alla voce Pallacanestro. Due, addirittura, le società capaci di arrivare in Serie A1 maschile, e una delle due arrivò a circa 40 centesimi da uno scudetto, nel 1988-89, contro la grandissima Milano già passata da Dan Peterson a Franco Casalini. Quella è la Libertas, che ha avuto, sotto lo stesso cielo livornese, una spiccata rivalità con l’A.S.D. PL (Pallacanestro Livorno). Alla fine degli anni ’50 la nascente realtà ebbe i primi moti ribelli
Nel 1978 rinascerà, infiammata, la rivalità con la antica Libertas, per la sconfitta, non pronosticata alla vigilia, che la squadra della stessa città subisce con la Rodrigo Chieti che allo spareggio per andare in Serie A con la PL avrà la meglio. E nascerà il detto non proprio fraterno: “squadra di preti venduti a Chieti”. Questo duello continuo somiglia e in buona parte eguaglia quello in terra felsinea, tra le “V” nere e la Fortitudo! Un secondo, grave episodio maturò nel 1984 quando Abdul Jeelani, per tirare un pallone contro i tifosi avversari, colpì, senza volerlo, una ragazzina; episodio dal quale scaturì una brutta rissa tra il popolare giocatore e qualche tifoso. La tanto inseguita gloria sarebbe arrivata nel 1980, PL promossa in Serie A2, e di lì a 5 anni, con la vittoria del secondo campionato e l’arrivo in Serie A1!
Il binomio con l’UniCusano potrebbe essere un viatico, uno stimolo, per riprovare a percorrere quei sentieri che hanno dato lustro anche con la prima formazione. Il presidente Manolo Burgalossi e il direttore generale, Roberto Creati, che è stato un impegnato e deciso giocatore, sanno bene quanto siano di grande importanza tutti i tasselli, in un mosaico fatto di gente innamorata di un pallone che entra dentro a un canestro. O di un gesto atletico teso a scongiurare di subirne.
Nell’anno in cui Milano portò via lo scudetto dall’altra parte della città, con una beffa clamorosa, per la Libertas, la PL retrocesse giù, in A2, nonostante fosse la stagione del battesimo europeo in Coppa Radivoje Korac, la Coppa Uefa del Basket (la terza competizione continentale, in sostanza), che in quegli anni aveva proposto finali punto a punto con le slave, il Real Madrid, la stessa Olimpia Milano, in un ultimo atto tutto italiano, il 21 marzo del 1985, vinse contro il Varese, in Belgio, risultato 91-78 per la compagine di Coach Peterson. Nel 1991 in città non si parlava d’altro: la ostacolata fusione della Libertas Livorno con il nuovo nome Libertas Pallacanestro Livorno. Ma la PL veniva da diverse giornate importanti e glorificate grazie all’attività giovanile Tutto nacque nel 1980, quando l’Under 21 della PL vinse il titolo italiano di fronte a formazioni con ben altra tradizione nell’attività dei vivai, da Varese a Cantù, da Milano a Brindisi a Roma - che aveva la Vis Nova e la Stella Azzurra serbatoi del grande BancoRoma che avrebbe vinto (1983) lo scudetto in quel momento più meridionale della storia, tra gli uomini; e da quel tricolore arrivarono la Coppa Campioni e la Coppa InterContintentale, vinte entrambe, a Ginevra e Buenos Aires, contro il Barcellona più forte degli ultimi 40 anni. Allenatore di quel BancoRoma (Pallacanestro Virtus il nome d’origine) era il
primo tecnico capace di vincere lo scudetto in tre città diverse: Valerio Bianchini, prima Campione d’Italia a Cantù, successivamente alla Città Eterna in quel di Pesaro, altra Libertas (Victoria, Libertas). Nel 1983 la PL aveva conquistato lo scudetto della categoria Cadetti, nel 1985 lo stesso gruppo avrebbe vinto il titolo italiano Juniores. La società livornese tornò sul tetto d’Italia due volte con i Ragazzi nel 1988 e nel 1989. Nel decennio successivo la PL si tolse la grandissima soddisfazione di vincere lo scudetto anche con l’età più difficile, quella degli Allievi, di fronte ad avversari capaci di vivere con abitudine la poule finale per la più rilevante vittoria. La prima squadra, impegnata a quel punto nelle kermesse regionali toscane, sale in Serie D nel 1993, arriva terza al primo anno, poi viene ripescata in C2. Nel 1998 il salto in C2 con la vittoria del campionato contro Firenze ai play-off, vinti per 2-0. In B2 la PL vince 21 partite sulle totali 26, in finale supera San Marino e torna in B d’Eccellenza (la antica B unica a 4 gironi). Ma non ci sono le energie economiche e, purtroppo, la società fallisce. In tempi recenti – La PL è promossa in C Gold (la vecchia C1) nel 2016 e accarezza, mancandola per poco, la Serie B perdendo contro la Libertas Livorno (2017) e la Virtus Siena (2018).
L’attività giovanile è variegata e parla, oltre alla C Gold allenata da Andrea Da Prato, che è giunta ai play-off, e alla Serie B femminile, guidata da Luca Castiglione, dell’Under 20, dell’Under 18 d’Eccellenza e dell’Under 18 Silver; stesso discorso per i sedicenni, tanto nell’élite che nella categoria ‘sperimentale’. Diversi gli istruttori impegnati con l’Under 15 d’Eccellenza, con le Under 14 e 13. Una buona società non si può permettere il lusso di concentrare, come avviene per esempio nel Calcio, le forze economiche per la prima squadra. Una realtà crescente deve confrontarsi con la base, il vivaio, il serbatoio giusto, per mandare di sopra ragazze e ragazzi con quel grande seme imprescindibile. Si chiama motivazione. Non si ottiene al supermercato o dal benzinaio. È una cosa che nasce da dentro. Come l’amore per la palla a spicchi. Buena suerte, UniCusano Livorno.
Massimiliano “Max” Cannalire
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UNICUSANO SPONSOR DELL’ATLETICA LIBERTAS LIVORNO: CE NE PARLA IL PROF. SILVIO LAUDANI Sport ad alto livello e cultura: su questo abbinamento si fonderà, per i prossimi quattro anni, l’accordo di sponsorizzazione fra l’Atletica Libertas Livorno, società di atletica leggera con 72 anni di storia gloriosa alle spalle, e la prestigiosa Università Niccolò Cusano, non nuova alle cronache cittadine, avendo instaurato, anche nel mondo del Basket, con la Unicusano PL Livorno, una partnership sempre nel settore dello sport. A raccontarcelo il prof. Silvio Laudani, professore durante le scuole medie del fondatore dell’Università Niccolò Cusano, Stefano Bandecchi, e attualmente direttore tecnico della società di atletica leggera.
Prof. Laudani, è da circa cinquant’anni che respira atletica, come nasce questa passione?
La mia passione per l’atletica è nata grazie a mio fratello Luigi, il quale ha iniziato per primo a praticarla e successivamente è stato l’allenatore del mezzofondista Stefano Bandecchi. In un primo momento ho iniziato a vederlo e a seguire le sue gare, ma una volta entrato in campo anche io, mi sono subito appassionato all’ambiente e
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al tipo di attività sportiva. Da quel momento in poi è nata la passione e l’amore per questo sport e in generale per l’educazione fisica. Io e mio fratello abbiamo frequentato entrambi l’ISEF, dedicandoci sin dalle scuole all’atletica leggera. In seguito, entrando nella società Libertas Livorno, una polisportiva in cui erano presenti l’atletica, la pallacanestro, la pallavolo e il nuoto, mi sono appassionato anche al basket. Si può dire che la mia gioventù l’ho trascorsa frequentando un ambiente sportivo al cento per cento.
Una carriera prestigiosa e piena di soddisfazioni. Tra i suoi allievi, tanti campioni e tante promesse dello sport.
Si, ho avuto tanti atleti. Sono partito praticando il mezzofondo a livello regionale, niente di più. Ho smesso presto come atleta per motivi scolastici, poiché non ero uno studente modello, avendo dedicato molto tempo allo sport e un po’ meno allo studio. Successivamente, già da quando frequentavo l’ISEF, mi dedicai all’attività di allenatore (nel settore lanci), una strada nata così, quasi per caso, e nemmeno a farlo apposta, negli anni ’70 (e ’80) nasceva il centro di preparazione olimpica di Tirrenia. Per esigenze di società mi sono avvicinato ai
lanci, essendo il centro di Tirrenia il punto di riferimento per il settore lanci a livello nazionale, e congiuntamente a livello europeo. Infatti tutti i lanciatori di altissimo livello si allenavano presso quest’ultimo ed è qui che mi sono innamorato di queste specialità, arrivando ad allenare diversi campioni. Partecipando a corsi nazionali sono diventato tecnico specialista del settore lanci, avendo avuto la fortuna, poiché ci vuole anche questa, di aver incontrato degli atleti di ottimo livello. Sono arrivato poi nella nazionale giovanile, essendo stato nominato responsabile nazionale del lancio del disco giovanile prima, del “Club Italia” poi, sempre collegato al settore assoluto.
So che è stato professore di educazione fisica del fondatore dell’Università Niccolò Cusano. Che ricordo ha del suo allievo Stefano Bandecchi?
Stefano Bandecchi è stato mio allievo nel periodo in cui insegnavo a Collesalvetti, lì lui frequentava le scuole medie “Marcacci”. Si legò alla mia passione per l’atletica, spingendo spesso i compagni verso questa disciplina, e venendo ad allenarsi con me. Da studente Stefano era un ragazzo vivace, anche mentalmente, si interessava a tutto, devo dire sempre presente anche all’interno della classe. Vedendolo ora, immagino che la sua evoluzione sia frutto del suo spirito d’iniziativa e del suo continuo sviluppo, qualità presenti in lui già da adolescente. Era un ragazzo a cui gli altri facevano riferimento. Inoltre lo ricordo come un ragazzo decisamente positivo e molto allegro, spiritoso, con la battuta sempre pronta, elemento
che continuo a vedere ancora ora, seguendolo nella trasmissione che conduce il lunedì L’imprenditore e gli altri, ideata durante il lockdown.
Dopo tanti anni avete riallacciato i rapporti. In che occasione vi siete incontrati nuovamente e come è nata questa collaborazione con la società Atletica Libertas Livorno?
Diciamo che fu per caso. Avvenne quando sentii la notizia che lui si era avvicinato al mondo del calcio e aveva intenzione di acquistare il Livorno calcio. Da quel momento ho cominciato a pensare, “Bisogna che un giorno io trovi il coraggio e il modo di sentirlo”, e pensai che a lui avrebbe fatto piacere avere una collaborazione con l’Atletica Libertas Livorno. Grazie al fatto che mia zia teneva ancora contatti con la sua famiglia, visto che anche lei è stata insegnante di matematica
di Stefano a Collesalvetti, e lì aveva avuto come studenti i fratelli e la sorella di Stefano, abbiamo contattato la mamma, che ci ha fornito il suo numero di telefono. Provai così a telefonargli, dicendomi “Vediamo un po’ se si ricorda di me”, e alla prima telefonata non mi rispose, così gli mandai un messaggio spiegandogli che ero il professor Laudani, che non sapevo se si ricordasse di me e che volevo parlargli. Dopo pochissimo mi richiamò, e devo dire che mi torna ancora la pelle d’oca, mi ha colpito tantissimo perché mi disse, “Professore sono Stefano Bandecchi, mi ricordo benissimo di lei”, dandomi sempre del lei, e gli dissi “Ma Stefano dammi del tu, insomma oramai sei un uomo importante”, e lui allora “Lei è il mio professore e io a lei devo tanto, perché mi ha insegnato tanto, mi ha dato delle dritte che poi mi sono state fondamentali nella vita”, e io rimasi con gli occhi
lucidi dalla commozione, perché effettivamente mi colpì molto questa sua frase. Stefano ribadì questo concetto e questa stima che ha per me, e quando quest’anno ci mandò un video di auguri per la fine dell’anno e per l’inizio del nuovo, noi della società Libertas UNICUSANO Livorno l’abbiamo inserito sul sito e sui social della società. Gli dissi “Visto che vuoi comprarti il Livorno, un piccolo aiuto alla tua vecchia società, dove hai corso per diversi anni…” e tutto qua, e lui mi rispose “Professore io per lei faccio qualunque cosa”. Non aveva dubbi nella sua voce, e da lì nacque la collaborazione e questa sponsorizzazione tra l’Università Niccolò Cusano e l’Atletica Libertas Livorno. Tutto ciò mi ha fatto veramente un enorme piacere, perché sottolineo l’ho sentito veramente sincero e le parole che scambiamo quando ci sentiamo sono veramente confortevoli. Purtroppo non siamo
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più riusciti a incontrarci di persona a causa di questa pandemia. Infatti un po’ di tempo fa mi disse “Non diciamo quando ci si vede perché qui altrimenti tutte le volte che si dice ‘ci vediamo’ a causa di questa pandemia finiamo sempre bloccati. Quindi aspettiamo e via”. Speriamo di poterci incontrare presto, per me sarebbe un piacere venire a Roma, vedere l’università, e vedere che ha fatto veramente tanta strada.
L’Unicusano sostiene da sempre il binomio sport e cultura, abbinato e finalizzato alla crescita dei ragazzi. L’accordo fra la società livornese e l’Università Niccolò Cusano metterà a disposizione anche delle borse di studio.
Ci sembrava giusto, nell’ideare questa nostra collaborazione, dare la possibilità ai ragazzi di usufruire delle borse di studio. Il nostro progetto vuole essere proprio un modo di instaurare un rapporto con i ragazzi e creare un binomio tra sport e cultura. Quindi creare dei supporti per sostenere i ragazzi sia a livello locale qui a Livorno, sia per diventare un polo di riferimento a livello nazionale. È questo il nostro obiettivo. Ora grazie a questa partnership abbiamo atleti da tutte le parti d’Italia. Inizialmente abbiamo dovuto ‘stuzzicare’ i nuovi atleti a venir con noi e gareggiare con la maglia della Libertas Unicusano; successivamente però abbiamo avuto tante richieste, perché ci sono parecchi atleti favorevolmente interessati a questa nostra collaborazione con l’Università Niccolò Cusano. Per fare atletica
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a livello professionistico e per andare avanti con l’attività sportiva in Italia o vai in un gruppo sportivo militare oppure devi avere un aiuto, che nel nostro caso è legato allo studio e quindi alla cultura, perché il vero problema dei ragazzi sta nel dover scegliere fra sport e studio. Quindi per un ragazzo o diventa il suo lavoro, oppure può cogliere la nostra opportunità delle borse di studio, fornite ai ragazzi grazie all’università Niccolò Cusano e alla sua modalità di didattica a distanza.
Un suo pensiero sul progetto “Sport col cuore”, un’iniziativa nata dal Presidente Stefano Bandecchi a sostegno dei giovani che non hanno la possibilità di fare sport.
Il progetto di questa associazione, chiamata “Sport col cuore”, l’ho seguito molto attraverso i suoi post e attraverso i social, ed è un’idea non bella, bensì eccezionale. Perché per me, da insegnante, supportare i giovani che non hanno le possibilità di fare sport è veramente importante. Pur non essendoci addentro, per quello che ho potuto vedere e ho potuto leggere, questa iniziativa, specialmente poi in questo momento di pandemia, è davvero lodevole. Penso che se tutti coloro i quali ne hanno la possibilità facessero quello che ha potuto fare Stefano e abbracciassero tutte le sue iniziative, riusciremmo a rendere lo sport veramente più bello. Lui non si scorda mai da dove è partito, sa i sacrifici che bisogna fare e che hanno fatto i suoi genitori. Io ogni tanto
quando parlo con sua mamma ci tengo a ribadire questo concetto, e quanto sia questo rapporto con la sua famiglia sempre molto presente. Per concludere gli direi di continuare in questo modo, ha costruito veramente tanto e in maniera così viva, sto seguendo anche il discorso della Ternana e tutto quello che è in cantiere, penso allo stadio, insieme ai posti di lavoro che porterà, e a quello che è già stato costruito.
Ringrazio il prof. Laudani per la sua disponibilità e mi auguro che questa nostra collaborazione si allunghi nel tempo, perché ci farebbe veramente un grande piacere.
“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”. Henry Ford
Federico Casadei
PER TORNARE IN CAMPO. ASSIEME
Diario di viaggio: scrive per noi il radiocronista sportivo e ideatore dell’attività cestistica nell’' ateneo Da Via di Torrevecchia a Via di Boccea, dal La Salle a Pola passando da Malaga, Atene, Napoli, Roma. Storia di un gruppo che vuole tornare a mettersi in discussione. Mettendo la palla a spicchi dentro a un canestro: superando le paure…
Tutto si è fermato a febbraio-marzo del 2020, compresa l’attività che era nata meno di due anni prima. C’è la voglia di confrontarsi con i limiti, individuali e collettivi, per la squadra dell’UniCusano Basket. Stavamo per organizzare il team del 3 contro 3 femminile, con buona qualità delle singole interpreti. Esattamente come eravamo partiti nei tornei tra università, romane e laziali, avendo cominciato così, sul piano agonistico. Il lavoro è iniziato nel luglio del 2018, e soltanto in un annetto e qualche mese eravamo riusciti a portare la bandiera e il vessillo blu e giallo del nostro ateneo a Pola, Croazia, con l’11° posto finale sulle 24 realtà inizialmente iscritte. Un peccato, fermare quel processo di crescita, ma fare i conti con un’assoluta emergenza sanitaria di tutto il globo terrestre è cosa che ti induce alla riflessione. A dare il giusto valore alle serate fatte, sì,
di sudore, sacrificio, muscoli che vanno elasticizzati e che tirano, maledettamente stridendo, ma anche al dopo-training fatto di bibite e panini. Perché il gruppo si costruisce anche in un pub, in un bar, in una pizzeria, dopo le fatiche svolte nella sede romana dell’UniCusano o al campo dell’Istituto Scolastico La Salle. Lì erano cominciati i veri allenamenti ufficiali, dopo il campetto comunale di Via di Torrevecchia. Di sabato, eravamo al primo incontro fatto di un gruppo di appassionati, studentesse e studenti. Un campo di periferia, come ce ne sono tanti, nel Calcio a 11 o nel Calcio a 5. Un playground all’aperto come tanti ne vediamo nei film a stelle e strisce. E lì è arrivato il primo canestro fatto dalla futura dottoressa in Economia Lolita Rusnac, ragazza di chiare origini russe che ha militato nel CSKA, una delle polisportive più antiche del mondo, giunta a 98 anni di attività!
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Abbiamo seguito i dettami organizzativi e orari dell’UniCusano, con lo studio al mattino dopo una robusta colazione, scansado la tentazione di vedersi al campo durante gli orari d’ufficio e didattici; e ci siamo messi a lavorare sulla parte atletica, con qualcuno che ha provato più volte la fuga, e non di stampo ciclistico, e altri che si sono distinti per buona volontà. Poi qualche onesto interrogativo e qualche sincera conferma, con Daniele Caterino, play-guardia di Napoli che sarebbe tornato, dopo la Croazia (novembre 2019) a giocare in Serie D a Casal di Principe. E la D già mostra giocatori di più che sufficiente livello, sia in terra campana come nel Lazio, tanto che La Salle dell’amico Stefano Sbarra, il realizzatore dei due tiri liberi che valsero la sicurezza della vittoria in Coppa Campioni contro il Barcellona nel 1984 a Ginevra, con un gruppo di giovani è arrivata nella antica C2 che quelli bravi chiamano CSilver. La nostra compagine ha giocato partitelle e gare sulla distanza canonica inserendo, di tanto in tanto, giovanotti dell’Erasmus, due di provenienza iberica, ed è perlopiù composta da ragazzi della Facoltà di Ingegneria, che per la contentezza di docenti e preside sono la maggior parte della squadra. Ma sono giovanotti e ragazze talmente con la testa sulle spalle che sanno applicarsi nell’attività accademica e culturale, nell’aggiornamento e negli esami, che vanno incoraggiati come ho visto fare da parte di tutti, dalla Famiglia Bandecchi all’Amministratore Delegato, dal Consiglio d’Amministrazione ai dipendenti fossero docenti, segretari o sorveglianti o addetti alla mensa. In poco più di un anno l’iniziale curiosità è diventata uno sprono, un più ampio senso di responsabilità, perché l’UniCusano, dal 2006, in 13 anni, è cresciuta nei numeri, si è saputa mettere in discussione. Ha insistito, in maniera pignola, ammettendo
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qualche fisiologico errore che si può commettere, e aggiustandolo durante il percorso con immutata grinta e determinazione. Poi, per carità, nessuno parte da casa con il Verbo Veritas sotto al braccio. In tanti, tra i presenti all’università, si saranno chiesti, con la giusta voglia di capire, e ci può stare: “Cosa si staranno allenando a fare?”. Già, perché i primi tempi la parte atletica aveva preso il sopravvento demandando al campetto di Via di Torrevecchia, a 900 metri dalla struttura accademica, al sabato o alla domenica pomeriggio, o al lunedì sera quando l’illuminazione pre-autunnale lo permetteva. Poi della parte atletica c’era il bisogno per correre più degli altri, o al livello di avversarie con maggiore esperienza. Fino alla benedizione ad allenarci sul parquet del La Salle con tanto di stimolo, anche per qualcuno che ci potesse credere meno dei più motivati. L’episodio più curioso e divertente è avvenuto in una fredda sera ottobrina, ai piedi delle scale della nuova struttura, di recente messa in opera. Passa un professore sempre cordiale e sorridente, Girelli, Facoltà di Giurisprudenza, e visti Alessandro Salina, Giulio Conte, il corposo ‘responsabile tecnico/allenatore’, e altri cestisti di comprovata e di minore esperienza fare su e giù, ha estratto una battuta dal cilindro che ci ha fatto sorridere per parecchi istanti: “Vai, Balboa!”. È stato un modo per scherzare, portare una buona dose di allegria, e farci comprendere come il corpo docente, come hanno dimostrato i Prof. Gloria Di Filippo, Anna Pirozzoli, Carlo Drago e Gaetano Soricelli, tra gli altri, tenga, e tanto, all’attività sportiva e al senso di disciplina, alla pari di tutti i rappresentanti di una crescente università. Sapere, poi, che l’UniCusano sponsorizza l’attività del mio primo amore cestistico, la Vis Nova, già
serbatoio del BancoRoma d’oro Anni ’80 assieme alla Stella Azzurra, e quella della Pallacanestro Livorno, oltre ad altre discipline, fa capire quanto sia rimasta intaccabile la passione del Presidente Stefano Bandecchi e dei suoi collaboratori. La velocità con cui sono state disegnate le nostre magliette dalla Dottoressa Emanuela Saggiomo e dall’Ufficio Marketing, la loro realizzazione in un quartiere periferico capace di grandi favole sportive – Torbellamonaca -, i chilometri fatti per andare avanti e indietro a Poggio Mirteto, a Ladispoli, a Passo Corese, al Centro Sportivo RAI e a quello della Polizia di Stato. Le nottate passate a cercare il dolce sonno con i muscoli ancora bollenti e un panino mangiato assieme. La trasferta croata in pullman dell’autunno di due anni fa: le soste per pranzare insieme dopo gli arrivi da Malaga di Daniele Caterino e di quel talento assoluto e cristallino che è il giovane studente di Economia italo-greco Alessandro Sakellariou. Nemmeno il primo dei due ci credeva realmente, finché non mi sono deciso a rispolverare il mio diploma di Operatore Turistico, per il quale, a distanza di 38 anni, come per l’avermi fatto conoscere la Vis Nova Basket, devo dire “GRAZIE, MAMMA!”. La paura di chi avrebbe esordito il giorno dopo contro le squadre di Repubblica Ceca, Francia, con il nostro primo successo in sede internazionale comunicato al Magnifico Rettore Prof. Fabio Fortuna, e con i Campioni in carica e padroni di casa a Pola, dopo aver salutato, il secondo giorno, il nostro grande giocatore ellenico impegnato, al sabato, nella Serie B di Atene e dintorni. Tutte cose che tornano alla mente e dalle quali ripartire. Perché la Pallacanestro è una cosa per
persone serie e puntuali. E non fa paura, né se incontri gente più alta, né se la incontri più forte. È un modo per superare i timori legati alle montagne che tante volte ci disegniamo e costruiamo in testa. I limiti sono fatti per essere messi in discussione, almeno. E, con una voglia matta di stupire le persone importanti, partendo da noi stessi, per essere battuti. Se non abbiamo giocato nel novembre 2020 - e lo avremmo fatto a Roma, con tanto di presentazione al Colosseo esattamente come è avvenuto a Pola nell’Arena - speriamo si riesca a fare nel 2021. Sarebbe una vittoria di inestimabile valore. Significherebbe che una nazione spesso distratta, priva di senso per le lotte civiche, qua e là contagiata
di pavida omertà, ha cominciato il viaggio verso il traguardo più importante: la consapevolezza. Non diamo retta a chi dice: “Andrà tutto bene”. Realizziamolo. Ripartendo da una pista d’Atletica Leggera, da una palestra, come quella bella e nuova che abbiamo in sede. E da quel campo di Pallacanestro, fosse all’aperto, in Via di Torrevecchia. O nel “Pianeta”-La Salle. E pedalare, tutte e tutti. Assieme. Come in una fiera orchestra, con debolezze, non necessariamente collettive, da superare, e qualità. Ne abbiamo… FACOLTA’.
Massimiliano “Max” Cannalire
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SPORTIVA-MENTE: IL RUOLO DELLO psicologo dello sport Giovenale affermava (..) Mens Sana in Corpore Sano, una locuzione latina che ormai mette in risalto il valore basilare del prendersi cura di mente e corpo. Lo stato mentale influenza direttamente la performance sportiva, così come praticare attività fisica produce i suoi benefici sul piano psico-emotivo. In chiave algebrica, una delle proporzioni da risolvere potrebbe essere: la pianificazione dei movimenti sta al controllo del corpo, come la gestione delle emozioni sta alla concentrazione. Il massimo controllo dei movimenti deriva dalla saggia consapevolezza dei segnali che provengono dal nostro corpo in una sinergia di benessere psicofisico. Risuona ancora la forte interconnessione tra mente e corpo, che se equilibrati in un contesto sociale compartecipante sono il connubio perfetto del bravo atleta. Gestire le emozioni non è mai facile e, specialmente a livelli agonistici, la pressione può giocare un ruolo decisamente rilevante. Risulta fondamentale la presenza di un supporto emotivo che garantisca le condizioni per affrontare le richieste, le aspettative, la competitività, le sconfitte e le vittorie, nonché le conseguenze socio-economiche che fanno parte della vita degli at-
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leti e degli allenatori. È qui che entra in gioco l’importanza dello Psicologo dello Sport, una figura professionale che analizzi i fattori che influiscono nell’attività sportiva: da quelli più tecnici e fisici a quelli mentali. La sua finalità principale è di promuovere la salute, le relazioni interpersonali, la comunicazione, la leadership e il potenziamento del rendimento. Ad inserirsi, spesso in contrapposizione, è il Mental Coach. Tuttavia, lo psicologo dello sport, operando in tutti gli aspetti della preparazione mentale, integra le competenze di entrambe le figure. Mentre lo Psicologo dello Sport è anche un Mental Coach, non potremmo affermare il contrario. Colui che si forma solo come mental coach acquisisce conoscenze legate esclusivamente al miglioramento della performance. Uno dei falsi miti più grande è che lo psicologo dello sport, in quanto psicologo, lavori solo sulle problematicità dell’utenza. Invece, egli si concentra soprattutto sugli aspetti positivi. Il suo obiettivo è non solo quello di giungere al benessere partendo dalla psiche ma anche
di far corrispondere la prestazione reale con quella potenziale. Chiaramente può succedere che l’atleta abbia bisogno di essere supportato su una problematica psicologica, che necessariamente influenza il suo rendimento e, anche in questo caso, il nostro professionista saprà come operare. Un’altra credenza fuorviante è che lo psicologo dello sport si fermi solo alla teoria, quando invece rientra in una branca della psicologia applicata: si incoraggia lo studio e l’acquisizione di competenze sul campo.
Ma qual è l’iter formativo per diventare Psicologo dello Sport? La formazione prevede una laurea magistrale in Psicologia, arricchita da una specializzazione professionalizzante in ambito sportivo. Dunque, è essenziale acquisire anche competenze pratiche mediante tirocini o stage, nonché frequentare eventuali corsi di alta formazione nel settore. L’Università Niccolò Cusano favorisce tale apprendimento, avendo inserito sia un corso all’interno del piano di
studi della magistrale di Psicologia sia un master di I livello, entrambi dedicati alla Psicologia dello sport. Questa materia fonda le sue radici nelle Scienze dello Sport, studiando i fattori psicologici associati alla partecipazione e alla prestazione nell’attività fisica. Pertanto, possiamo considerare la psicologia dello sport come lo studio scientifico del comportamento sportivo, prendendo in considerazione la sua triplice concezione: l’aspetto cognitivo rispetto a ciò che pensiamo, l’aspetto comportamentale rispetto a ciò che facciamo e l’aspetto emotivo rispetto a ciò che sentiamo.
E quali sono gli ambiti d’intervento? Possiamo distinguere tre principali settori dove può inserirsi lo psicologo dello sport: in ambito agonistico, esercitando la sua professione per società o per singoli atleti di alto livello; in contesti di sviluppo psico-motorio di base, a favore di bambini/adolescenti; in situazioni sportive dilettantistiche, praticate nel tempo libero. A seconda del campo d’azione, cambiano il focus e gli obiettivi da raggiungere.
Se lo psicologo dello sport lavora con gli agonisti, avrà come fine ultimo quello di portarli alla vittoria. Di conseguenza, dovrà essere bravo ad integrare l’allenamento fisico con un intervento psicologico mirato. Si possono utilizzare training di rilassamento concentrati sul respiro o sulla visualizzazione dei movimenti con lo scopo di affrontare eventuali dolori e paure, consolidare il senso di competizione e incoraggiare l’elaborazione della sconfitta. In aggiunta, risulta importante che l’intervento sia volto a favorire la collaborazione di squadra, la consapevolezza dei propri limiti e il rispetto per il proprio corpo. Per svolgere adeguatamente tale ruolo è indispensabile la collaborazione interdisciplinare con le altre figure interagenti (allenatore, medico, preparatore atletico, fisioterapista, dirigente, ecc.).
tivazione e il divertimento diventano, perciò, aspetti prioritari. Infine, se il target è chi fa sport per divertimento, ci si dovrà concentrare sui benefici fisici e psicologici generati dalla regolare attività fisica. Benefici utili anche nella prevenzione e nel trattamento di diverse problematiche come depressione, ansia, abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Con questo intento, si possono elaborare differenti programmi di attività fisica promuovendo il benessere e la salute.
Letizia Luzi
Nel caso in cui si voglia operare in ambito evolutivo, il focus sportivo è strettamente connesso ad un compito socio-educativo, in particolare con i bambini più piccoli. In altre parole, lo sport cambia prospettiva passando da un’attività competitiva ad una realtà ludica e di sviluppo personale. L’apprendimento, l’interazione sociale, la mo-
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Intervista a Giacomo Crosa: racconto di un giornalista ed ex saltatore in alto Giacomo Crosa all’età di 21 anni prese parte ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968, con la nazionale di atletica leggera, classificandosi al 6º posto nel salto in alto - diploma d’onore olimpico - con 2,14 m, allora record nazionale. È ancora oggi, a cinquantaquattro anni di distanza, il miglior piazzamento di un italiano ai Giochi. Lasciata molto presto la carriera agonistica per un infortunio ad un ginocchio, si è poi diplomato al 1º corso dei Maestri dello Sport del CONI e dal 1969 al 1974, oltre che essere docente alla Scuola dello Sport, ha lavorato presso la FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) come responsabile tecnico-organizzativo del Club Italia, il primo ideato nello sport italiano e dedicato ai
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giovani con proiezione olimpica. Successivamente, ha intrapreso la professione di giornalista, sia sportivo che di cronaca, prima in RAI, come inviato speciale, poi in Mediaset, come vicedirettore. Con Giacomo Crosa, che attualmente frequenta il Corso di Laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università Niccolò Cusano, abbiamo parlato di sport. E non solo. Con l’intento di considerare tutto ciò che lui ha realizzato e continua tuttora a compiere nella sua vita, gli ho chiesto di dare una definizione di se stesso, descrivendosi e rappresentando ciò che più sente di essere. In maniera spontanea, ha risposto: “Penso di essere un uomo fortunato, per tutte le cose che
mi sono capitate, che ho fatto e che continuo a fare. La vita mi ha offerto delle possibilità senza che io le cercassi”. Ha raccontato che la prima opportunità è stata proprio quella dello sport e, alla mia domanda su quando e perché avesse iniziato a praticare la disciplina che lo ha portato poi ai Giochi olimpici del 1968, mi ha detto: “Ho iniziato a fare sport a scuola. A quei tempi, se si era bravi, le società sportive del territorio avrebbero certamente scelto chi fosse più dotato in un determinato settore. Ho giocato prima a pallavolo, poi ho iniziato con il salto in alto. Ed è stato tutto casuale, contrariamente a quanto può accadere oggi”. Quindi, dalla scuola ad una società
sportiva.
mente.
A soli 17 anni è entrato nella Scuola Nazionale di Atletica Leggera di Formia, dove si è diplomato, per avere poi la possibilità di frequentare, a Roma, la Scuola Centrale dello Sport, nata come un Istituto di alta specializzazione per i futuri dirigenti o tecnici dello sport italiano.
“L’esperienza dello sport è stata sicuramente importante, anche nel momento doloroso dell’infortunio nell’anno post-olimpico. Lo sport credo sia un fenomeno sociopedagogico straordinario, in Italia forse poco compreso e partecipato. I giovani devono fare sport perché lo sport è un giudice che non può essere mai corrotto, è ciò che ti dà la dimensione del tuo valore. Mi piacerebbe che i giovani praticassero lo sport non pensando di diventare grandi campioni, ma per le emozioni che si possono provare, per il piacere di conoscersi, per il piacere della contesa e della condivisione. Spesso mi chiedono una definizione del salto in alto ed io rispondo sempre che è un sublime esercizio della mente.”
Lì, ha avuto la fortuna di incontrare grandi docenti che lo hanno formato culturalmente, un nome su tutti il Prof. Vincenzo Cappelletti, e che lo hanno introdotto nello sport in tutte le sue forme. Poco dopo, nel 1968, all’età di 21 anni, ha vissuto l’esperienza dei Giochi olimpici e quando gli ho chiesto di raccontarmi quali ricordi, sensazioni, flashback lo riconducono a quell’esperienza, mi ha parlato delle Olimpiadi come l’evento che più ha segnato la sua vita, per tanti motivi. “Ho vissuto un mese nel villaggio olimpico e questa è stata un’esperienza straordinaria. Essere a contatto con coetanei di decine di paesi diversi in un periodo particolare come il ’68, che storicamente ha rappresentato un anno importante e pieno di eventi, ha segnato profondamente la mia vita. Che poi sia stato anche un successo personale, lo definirei un surplus gratificante”.
Dopo l’esperienza olimpica, nei primi anni ‘70 arrivò poi la carriera giornalistica. Inizialmente, fu chiamato a lavorare in alcuni programmi televisivi per ragazzi, GiroVacanze e Giochi all’aria aperta, dove vi erano spazi dedicati allo sport proprio al fine avvicinare
Tutti ricorderanno, infatti, i due atleti, Tommie Smith e John Carlos, che con pugni chiusi e indossando dei guanti neri ricevettero le loro medaglie fermi e immobili sul podio, divenendo simbolo della lotta per i diritti civili dei neri, e poi l’omicidio di Bob Kennedy, di Martin Luther King, l’invasione dell’Unione Sovietica in Cecoslovacchia. Tutti quegli eventi erano rinchiusi in quel villaggio olimpico. Giacomo Crosa continua la nostra conversazione raccontandomi come la disciplina sportiva abbia avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione, non solo del corpo ma in modo particolare della
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i giovani alle diverse discipline sportive e suscitare così il loro interesse. Successivamente, ha vissuto il giornalismo non più solo di tipo sportivo, passando alla cronaca e curando rubriche dedicate al terrorismo nei terribili anni di piombo. Raccontando la sua esperienza nel mondo giornalistico, mi ha confidato di aver vissuto forse il periodo più bello di questa professione. “Ho avuto la fortuna di vivere l’esperienza del lavoro giornalistico nelle condizioni migliori. Ho viaggiato molto, sono sempre stato sul campo degli avvenimenti. Essere testimoni reali del fatto è l’elemento più formativo di tutti, cosa che ai giovani di oggi può mancare”. Poi, continuando a descriversi e a raccontarsi, ha rivelato come l’esperienza giornalistica lo abbia portato a spostarsi nel mondo, a vivere esperienze sportive e di cronaca, a incontrare personaggi di potere, persone famose e protagonisti della vita ordinaria, a conoscere la vita. Quando gli ho chiesto se avesse preferito essere atleta o giornalista, senza indugiare mi ha riposto: “Ho avuto soddisfazioni da entrambe le situazioni, ma sicuramente credo di preferire l’esperienza olimpica, l’inizio del tutto. Forse è per questo che non ho crisi di astinenza di video e microfono”. Il sogno di molti giovani è lavorare nel mondo dello sport. Questa realtà offre infatti numerose opportunità in molti settori diversi, non solo come atleta professionista, ma anche come parte di tutto ciò che vi ruota attorno. Giornalisti, medici, fisioterapisti, organizzatori di eventi, procuratori e psicologi, molteplici sono le figure professionali cui poter far riferimento e sembra che ogni attività lavorativa possa trovare un utile sbocco nel mondo dello sport. Allora gli ho chiesto quale consiglio darebbe ad un giovane che vuole mettere alla prova la sua professionalità, qualunque essa sia, in un ambiente così variegato
come lo sport. “Lo sport ha tante facce. Ha la componente tecnica, medica, economica, giornalistica, pedagogica e così via. È importante prima di tutto chiarire cosa si intende fare. Prima di ogni cosa vi è lo studio: studiare, studiare e documentarsi. È un esercizio faticoso ma indispensabile. Se c’è una cosa che mi ha insegnato lo sport è proprio quella di non avere paura d’imparare e di mettersi a confronto con gli altri, con lo scopo fondamentale di formare la propria credibilità. Non sono il tipo che ama essere visto come uno che dà consigli ma l’acquisizione della credibilità è uno status che dovrebbe motivare tutti i giovani”. E allora, non resta che descrivere tutto ciò che Giacomo Crosa ha tratto dalle sue esperienze, ricordando ciò che lui stesso crede essere l’obiettivo che tutti dovrebbero porsi: “Provare a non essere mai marginali a ciò che si sta facendo e vivendo”. Alla mia ultima domanda, sul perché avesse scelto di iscriversi nuovamente ad un corso di laurea dopo tanto tempo e al perché della scelta dell’Università Niccolò Cusano, ha risposto: “Era arrivato il momento di portare a termine con Scienze Politiche qualcosa che tanto tempo fa avevo cominciato e che, a pochi passi dal traguardo, per scelte di vita e altre opportunità, avevo interrotto. Lo considero un atto formale. La scelta dell’Università Niccolò Cusano è certamente legata alla possibilità di poter conciliare lo studio e gli esami con tutti i miei impegni attuali. Se volete un’ulteriore sfida nei miei confronti”. Giacomo Crosa ha sicuramente contribuito a lanciare un messaggio concreto, non fatto di sole parole ma di azioni, provando che con la determinazione si può ottenere ciò che più si vuole. E lo sport non può far altro che contribuire a realizzare tutto ciò Maria Rasile
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Il diritto allo sport: una partita ancora da giocare Lo sport è da sempre una costante della vita di ogni individuo. È gioco, è passione, è dedizione, è momento di socialità, è benessere e salute, è anche un lavoro. È trasversale e attraversa molteplici ambiti sotto più punti di vista. Per questo, lo sport è considerato anche e soprattutto un diritto. Ma lo è davvero? E in che termini? Il ‘diritto allo sport’, per opinione unanime e consolidata, rientra nel novero dei diritti inviolabili e fondamentali garantiti dalla Costituzione. Ciò nonostante, non esiste una sola norma nella Costituzione Italiana che menzioni espressamente lo sport come ‘diritto’. Certo, lo sport può essere – e di fatto è – ricondotto a molteplici previsioni costituzionali, dall’art. 2, famosa norma aperta che ricomprende tutti i diritti inviolabili dell’uomo che siano “espressione della sua personalità”, all’art. 18, sul diritto di associazione, all’art. 32, relativo al diritto alla salute, come anche agli artt. 33 e 34 per l’educazione o agli artt. 4, 35 e 36 nel caso in cui lo sport diventi un lavoro.
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UNICUSANO DOCET -
Tuttavia, nessuna di queste disposizioni menziona direttamente lo ‘sport’. Problema questo riconducibile forse a uno schema culturale di vecchia data, legato alla considerazione dello sport come passatempo, come un ‘di più’, come qualcosa che può esserci o non esserci senza che dalla sua mancanza derivino chissà che conseguenze. Ma non è così e probabilmente non lo è mai stato, a maggior ragione oggi. La ‘resistenza’ dimostrata da questo fenomeno, la sua capacità di adattamento al contesto storico, la sua capillare diffusione e il suo inserirsi in ogni ambito, unitamente al riconoscimento dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, proprio in ragione della sua peculiarità, dimostrano che lo sport è qualcosa di più. E, quindi, correttamente, viene ricondotto nell’ambito dei diritti fondamentali, anche in raccordo a tutte le previsioni contenute nella Carta Olimpica. Lo sport è dunque, anzitutto, ‘luogo’ e ‘momento’ in cui l’individuo realizza se stesso. Attraverso lo sport, poi, si ottiene un miglioramento della propria salute fisica, potendo essere considerato in questo senso come un investimento in ‘salute’. Lo sport è socialità ed educazione. È veicolo di comunicazione tra i popoli ed è correlato anche con lo sviluppo e la pace. Lo sport è divenuto anche un lavoro, una vera e propria attività economica, la cui importanza è tangibile e perennemente crescente, come testimoniano anche le recenti riforme in materia, che hanno ridisegnato la figura del lavoratore sportivo in una chiave attuale e non discriminatoria, considerando il ‘lavoro sportivo’ nella sua sostanza, sganciandolo dai formalismi che lo hanno caratterizzato fino ad ora. Insomma, lo sport è effettivamente un diritto che reca con sé anche il pregio di essere un valore in se stesso e un veicolo di diffusione di valori sociali ed etici. Eppure, nonostante questa dimensione polivalente,
nonostante la sua innegabile importanza e nonostante i suoi numerosi riconoscimenti, stenta ancora a ‘decollare’.
(esattamente come prescrive la Costituzione), è interdetta o, nel migliore dei casi, fortemente limitata.
Il peso del retaggio culturale, cui si è fatto cenno, sembra ancora relegarlo a un ruolo secondario, destinato ad essere sempre “la prima testa che cade”.
E un ulteriore paradosso deriva dal fatto che proprio un veicolo di miglioramento della salute collettiva risulta, in questo momento, interdetto o limitato proprio per la salvaguardia della salute collettiva.
L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando testimonia ulteriormente questa tendenza. Il mondo dello sport è fermo, a fasi alterne, da più di un anno. Tutti i provvedimenti contenenti norme di contenimento dei contagi, pur dando atto dell’importanza dello sport - in questo operando, in un certo senso, un riconoscimento di un ‘diritto allo sport’ -, di fatto ne hanno fortemente limitato, se non annullato, la pratica. Dalla preclusione totale della primissima fase di lockdown nazionale, si è passati a riaperture timide e non generalizzate, per lo più rimettendo al CONI (e quindi alle singole Federazioni, Discipline sportive associate e enti di promozioni sportiva) la decisione sulla prosecuzione o meno di allenamenti e campionati delle singole discipline. Ogni Federazione, DSA o ESP, come di consueto avviene nell’ambito della autonomia loro riconosciuta, si è autonomamente determinata, variamente interpretando anche la locuzione delle attività di “preminente interesse nazionale” disposta dal Governo a partire dal DPCM 3 novembre 2020. E per quanto riguarda lo sport di base, quello svolto in maniera puramente amatoriale? Consentito, ma vicino casa e in forma individuale se mera attività fisica. Non consentito se, invece, riguarda sport di squadra. Non consentito, a quanto pare, se si tratta di attività svolta in palestre o piscine o centri sportivi, che attualmente risultano ancora chiusi fino a data da destinarsi. Il che equivale a creare una sorta di paradosso in cui la semplice pratica sportiva, quella che, più genuinamente e per concezione radicata, realizza noi stessi e contribuisce al nostro benessere
Chiaro che non sia facile operare un giusto bilanciamento degli interessi e dei diritti in gioco in questo momento. Riaperture generalizzate non aiuterebbero il contenimento della pandemia e questo vale per tutti gli ambiti, non solamente per quello sportivo. Tuttavia, sembra che lo sport sia tra quelle attività di cui ancora può farsi a meno a priori, a prescindere dal rispetto o meno dei rigidi protocolli igienico-sanitari predisposti e imposti. “Fare sport” non può significare “fare sport a tutti i costi”. Sembra non potersi porre, quindi, alla luce dei fatti, il diritto allo sport sullo stesso piano del diritto alla salute o del diritto allo studio, ad esempio, anche se a questi è riconducibile. ‘Riconducibile’, appunto. Lo sport ha una sua innegabile dimensione effettiva ma è solo ‘riconducibile’ e, in Italia, non ha una sua espressa dimensione costituzionale, come invece avviene in altre realtà in cui il diritto allo sport, soprattutto nel suo ruolo sociale e come diritto della personalità, anche strumentale al diritto alla salute, è stato espressamente codificato. Ma allora, esiste davvero un ‘diritto allo sport’? O meglio, esiste un diritto fondamentale, costituzionalmente garantito, allo sport? Certamente. Esiste. Ma non è del tutto tangibile e, ancora oggi, sembra rimanere sacrificabile. Il percorso del diritto allo sport, allora, non è pienamente compiuto. La partita è ancora aperta. Maria Francesca Serra
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ATTIVITÀ FISICA: COME È CAMBIATO LO SPORT AI TEMPI DEL COVID 66
Mantenere uno stile di vita sano e regolare da un anno a questa parte, a causa della pandemia da Covid, sembra essere diventata una cosa per pochi, anche a causa dei continui cambi di regole: se un giorno puoi uscire più o meno liberamente il giorno dopo potresti ritrovarti chiuso in casa. Eppure c’è un’attività che sembra aver prolificato in questo periodo storico così controverso: stiamo parlando dell’attività fisica.
e dell’ansia arrivando poi a migliorare la qualità del sonno tutte cose messe a dura prova in questo periodo storico.
Andiamo per gradi: già durante il primo lockdown, iniziato a marzo 2020, in molti hanno riscoperto il gusto di muoversi, usandolo anche come pretesto per poter uscire di casa. I più coraggiosi hanno quindi affrontato le sentinelle da balcone e provato a correre in strada, altri invece hanno preferito l’attività fisica a corpo libero tra le mura del proprio appartamento, anche grazie al proliferare di applicazioni per i cellulari utili a scandire un allenamento completo, degno di un personal trainer, che hanno fatto diventare l’attività fisica parte integrante delle giornate di ognuno di noi.
Nonostante la chiusura delle palestre, ormai possiamo dire con cognizione di causa che l’attività fisica è diventata fondamentale per la vita di ognuno di noi; lo sport in senso lato invece - in particolare quello di squadra - è andato in crisi a causa delle varie restrizioni dovute alla difficoltà di poter garantire la sicurezza di chi lo pratica. La ripresa sembra ancora lontana per quanto riguarda il livello dilettantistico amatoriale, mentre il professionismo, seppur dopo una battuta di arresto, ha ricominciato - non senza difficoltà sia organizzative che economiche - a girare quasi a pieno regime. Eppure c’è uno sport che è riuscito a sfruttare questo momento storico per crescere anche e soprattutto a livello amatoriale: il padel, uno sport simile al tennis, ma con campo ridotto e circondato da pareti che mantengono la palla sempre in gioco. Nato in Messico, vede la sua massima espressione in Argentina e Spagna, per poi esplodere anche in Italia, dove negli ultimi quattro anni sì è passati da 50 campi a 1600, con aumento del 200% solo nell’ultimo anno, e dove molti centri sportivi
In fondo è proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dichiarare che un minimo di 20 minuti di sana attività fisica al giorno possono aiutare una persona a trarre numerosi benefici per il benessere mentale oltre che, ovviamente, fisico. Questi benefici spaziano dall’aumento delle difese immunitarie - che non guasta durante una pandemia - alla riduzione dello stress
hanno sostituito i campi da calcetto e da tennis per fare spazio a quelli da padel.
In conclusione, qualsiasi sia la vostra attività fisica preferita, la raccomandazione è quella di trovare un momento durante le vostre giornate per dedicarle tempo perché, se è vero che lo sport è sempre stato un valido compagno, oggi, in tempi di covid, può fare la differenza tra la depressione ed il benessere psico-fisico di una persona.
Lorenzo Angelini
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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE MOTORIE DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO: UN CONFRONTO CON IL PROF.CURZI
L’università Niccolò Cusano è considerata un’eccellenza italiana nell’ambito della didattica universitaria di ultima generazione. All’interno dell’offerta formativa dall’anno accademico 2020/2021 è presente la facoltà di Scienze Motorie che, grazie a un percorso moderno e innovativo, il Percorso eccellenza, offre la possibilità di studiare un argomento alla volta di ogni singola materia in programma e di migliorare le proprie prestazioni soprattutto per quelle materie più ostiche da affrontare. Il professore Curzi, docente di Teoria e metodologia dell’allenamento delle discipline sportive, si racconta e ci fornisce alcuni consigli utili nel corso di laurea in Scienze Motorie, illustrando i molteplici sbocchi professionali a cui possiamo ambire.
Professor Curzi, ci può spiegare quali sono i contenuti di studio relativi ai Corsi di Scienze Motorie? L’area delle Scienze Motorie dell’Università Niccolò Cusano presenta due distinti percorsi formativi, il Corso di Laurea Triennale in Scienze Motorie (L-22) e il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport (LM-68). Il percorso di laurea triennale è in grado di conferire le conoscenze relative a tutti quegli aspetti fisiologici, biologici e biochimici che costituiscono i pilastri dell’esercizio fisico, nonché conoscenze e competenze relative agli ambiti psico-pedagogico, sociale e giuridico dell’educazione motoria e, più in generale, dell’attività sportivo-motoria. Il percorso di laurea magistrale è invece stato pensato come strumento di formazione per i professionisti nel settore delle attività sportive e motorie di ogni livello, nonché per coloro che intendono concretizzare la
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propria carriera in ambito educativo o accademico. Per questo il percorso prevede l’acquisizione di conoscenze e competenze in ambito biomedico, psicopedagogico, sociale e giuridico, nonché conoscenze e competenze specifiche della pratica sportivo-motoria come teorie e metodologie dell’allenamento, preparazione fisica e coaching sportivo.
Qual è il punto di forza dell’Università Niccolò Cusano secondo lei? Benché appartenga a questa Istituzione da un tempo relativamente breve, ciò che salta all’occhio di questa realtà è la grande attenzione riservata allo studente. Lo studente all’Università Niccolò Cusano è al centro del progetto di apprendimento e non ne rappresenta un semplice fruitore. L’attenzione che gli viene riservata lungo tutto il percorso di studio, la flessibilità del percorso stesso unita alla disponibilità di un contatto diretto e continuo con le figure universitarie di riferimento, come i tutor e i docenti, credo rappresentino alcuni dei fiori all’occhiello di questa realtà. Inoltre, due ulteriori punti di forza sono l’istituzione dei percorsi di Eccellenza che permettono, tra le altre cose, un’interazione continua studente-docente anche durante l’attuale stato di pandemia, e la costruzione di una forma di fruizione telematica innovativa, in grado di fondere i vantaggi di un percorso a distanza con le necessità di approfondimenti in presenza da svolgere all’interno dello splendido Campus (quando la situazione epidemiologica lo permetterà).
In termini pratici, Professor Curzi, perché iscriversi ad un ateneo telematico piuttosto che ad uno tradizionale? Quali sono i principali vantaggi?
possibilità di recuperarlo in tempi ben più brevi.
Direi che i vantaggi sono molteplici. In primis, la possibilità di decidere l’orario di fruizione dei contenuti, che consente a tutti coloro che hanno già un impegno lavorativo o una particolare situazione familiare, di seguire a pieno il corso senza essere penalizzati.
Studiare? Scherzi a parte, ho la fortuna di essere il docente di riferimento di tre insegnamenti, tra il corso triennale e quello specialistico, molto avvincenti: Attività Motoria Adattata, Preparazione Fisica e Teoria e Metodologia dell’Allenamento delle Discipline Sportive. Si tratta di tre insegnamenti caratterizzanti il corso poiché i contenuti rappresentano spesso ciò che lo studente desidera affrontare quando immagina un percorso in ambito motorio.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità di un confronto costante con tutor e docenti che sono a disposizione tutti i giorni. In questo modo lo studente può essere seguito passo dopo passo senza il rischio di disperdere le proprie energie o di ritrovarsi in una condizione di difficoltà senza avere nessun punto di riferimento. Aggiungerei anche la possibilità di sostenere esami con una cadenza molto più frequente delle università tradizionali, evitando di incorrere in quelle fasi stagnanti di studio in attesa di un appello che a volte tarda per mesi. In questo modo, non solo lo studente può pianificare il proprio percorso al meglio, ma nel caso in cui un esame non abbia esito positivo o soddisfacente, ha la
Ha qualche consiglio da dare ai nostri studenti che si approcciano alla sua materia?
Ciò che consiglierei è di affrontare i contenuti con curiosità e voglia di apprendere. Consiglierei di interfacciarsi con tutor e docente per ogni dubbio, sfruttando al meglio questo sistema che offre grande disponibilità. Consiglierei inoltre di ricercare il lato applicativo delle cose, provando a comprendere come i contenuti possano, nel caso in cui lo studente sia già all’interno del mondo sportivo, essere elemento di supporto, arricchimento e comprensione di ciò che vedono eseguire o eseguono loro stessi in campo.
Crede che l’esperienza del Covid abbia cambiato il mondo dello Sport? Se sì, in che modo? Mi sembra ormai chiaro che anche in ambito sportivo usciremo da questa pandemia con due periodi storico-sportivi ben distinti, un pre- e un post-Covid. La pandemia ci ha reso consapevoli soprattutto del profondo bisogno di movimento e confronto che caratterizza l’individuo in quanto tale, indipendentemente dall’essere sportivi oppure no. Questo ritengo meriti una profonda riflessione anche sull’importanza che viene data oggi dalla politica al mondo motorio-sportivo, il cui valore socio-culturale ed economico non viene spesso riconosciuto abbastanza a mio parere.
Il sistema sportivo professionistico, soprattutto degli sport il cui introito economico è più rilevante, è in crisi ed il sistema dilettantistico si ritrova in una situazione altrettanto complessa. La situazione economica attuale e prossima del paese appare difficile e questo non potrà che ripercuotersi sul sistema sportivo. Tuttavia, ritengo che è proprio in un momento di crisi come questo che si possano cogliere grandi occasioni. Penso non ci sia momento più opportuno
per una rivalutazione del ruolo dello sport e una valorizzazione del ruolo degli specialisti di questo settore.
Quali ostacoli sono presenti nel mercato per la compiuta affermazione delle figure professionali afferenti al settore delle Scienze Motorie e dello Sport? Quali gli sbocchi occupazionali? Il settore pur trovando sempre sbocchi professionali ha sofferto di una scarsa regolamentazione e di un mancato riconoscimento dei ruoli. Tuttavia recentemente gran parte di questi ostacoli sono stati superati con il decreto legislativo del 28 febbraio 2021 attraverso il quale sono stati istituiti la figura professionale del chinesiologo di base, titolo raggiungibile attraverso la laurea triennale L-22, e la figura del chinesiologo sportivo, attraverso la laurea magistrale LM-68. L’ambito di riferimento del chinesiologo di base riguarda tutte le forme di attività motoria sotto forma di corsi specifici o attività libera, praticabili in palestre, club e associazioni, nonché tutte le attività scolastiche aggiuntive riguardanti progetti sportivi e motori extra-scolastici. Per quanto riguarda il chinesiologo dello sport, il suo settore di riferimento
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principale è quello dello sport agonistico sia professionistico che dilettantistico. Il suo collocamento è previsto nell’ambito tecnicotattico, così come in quello relativo alla preparazione atletica e fisica. Nell’ambito agonistico il suo impiego può essere relativo sia a atleti normodotati che disabili di ogni fascia di età. L’ufficialità dell’istituzione di queste nuove figure professionali non potrà che dare nuova linfa ai percorsi di formazione, tutelando i professionisti da aspiranti improvvisati. Inoltre non va dimenticato che la Laurea Magistrale di riferimento attualmente rappresenta una delle possibili opzioni per iniziare un percorso scolastico o accademico nell’ambito delle Scienze Motorie e Sportive.
Ringraziamo il prof. Curzi per la disponibilità che ci ha dato. Siamo sicuri di aver destato l’interesse di tutti gli studenti dell’università, perché conoscere un insegnante anche per quanto riguarda i suoi aspetti umani è sicuramente interessante e auspicabile per migliorare il rapporto tra studenti e docenti. Il nostro obiettivo è quello di acquisire una maggiore cultura del movimento e dello sport, che si possa tradurre in stile di vita.
Federico Casadei
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Dalla serie C al C-ampetto: quando un pallone diventa un messaggio Il 26 aprile inizierà il percorso verso la normalità.
Un ritorno al passato, a ciò che c’era… Prima Potevo scrivere della grande sfida di Cusano Italia TV, dell’avventura che è stata seguire la Ternana come bordocampista per tutto il campionato, con le diverse trasferte fatte al seguito delle Fere in questo cammino straordinario che ha portato - in posizione per me privilegiata - a conquistare la serie B dopo tre anni e con diversi turni di anticipo. Volevo parlare della sfida di Cristiano Lucarelli e dei suoi ragazzi (da Iannarilli a Falletti, da Defendi a Partipilo, da Paghera a Furlan e tutti gli altri uomini che ho imparato a conoscere), che hanno riportato con orgoglio la città di Terni a festeggiare in questo storico quanto difficile momento un traguardo indelebile; tanto da farci addirittura un documentario su questa avventura. Potevo raccontare delle sensazioni vissute e raccolte in questi mesi di campionato, del successo di pubblico conquistato dal canale 264 del digitale terrestre… Poi invece mi è arrivato un messaggio, dal solito gruppo di amici (ognuno di noi ne ha uno): “Ragazzi, possiamo tornare a giocare a calcetto!”. Il governo ha appena presentato la road map per provare a uscire dalla vita vissuta in questo ultimo anno abbondante e tornare a… prima. A tutto ciò che facevamo ante Coronavirus, quando ancora molti di noi non conoscevano Wuhan né il consueto bollettino delle 18, appuntamento immancabile mentre eravamo chiusi nelle nostre case la scorsa primavera, a prima delle canzoni cantate dal balcone. E ho capito quanto ci fosse mancata la normalità, prima delle mascherine. Compreso lo sport. Mai stato un fenomeno con gli scarpini ai piedi, eppure non dicevo mai di no a una partita con gli amici. Perché in fondo fare sport è non solo un toccasana per il fisico, ma anche e soprattutto spogliatoio, socialità, vita. E mentre nella mia sacca mentale inizio a or-
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ganizzare tutto l’occorrente fra scarpe, maglietta, pantaloncini, calzettoni, mi accorgo della gioia infinita che una partita di calcetto, tennis, una sessione in palestra portano al nostro corpo e alla nostra anima. Fare attività fisica, soprattutto con gli amici (magari condita dal canonico terzo tempo) è qualcosa di insostituibile, che dura molto più dell’ora prenotata per sgambettare in campo, ma è - anche questa - un’avventura. E quando il sudore ti imperla la fronte, quando sei quasi senza fiato, eccoti invece già a correre, con un’energia che non sapevi di avere, per arrivare magari a realizzare quella rete decisiva per la tua squadra. Lo sport è maestro di vita: anche quando sei senza fiato, non arrenderti. E se poi il pallone finisce fuori, pazienza. La prossima volta andrà meglio. Non si deve mai mollare. Nello sport, come nella vita. E allora prendo di getto il telefono e scrivo senza quasi accorgermene: “Ci sto, chi prenota il campo?” Lorenzo Capezzuoli Ranchi
APP E TECNOLOGIA -
APP-UNTAMENTO CON LO SPORT:
COME L’IMPIEGO DELLA TECNOLOGIA STA CAMBIANDO LE NOSTRE ABITUDINI SPORTIVE Negli ultimi anni l’apporto della tecnologia ha cambiato, senza dubbio, le nostre abitudini, così come il nostro modo di praticare le discipline sportive più disparate, dallo yoga, al pilates alla semplice corsa all’aria aperta. In tal senso si sta diffondendo sempre di più l’impiego di app per praticare discipline dilettantistiche, come, ad esempio, quelle per l’allenamento ‘fai da te’, fino agli sport più professionali. Basti pensare all’utilizzo che molti appassionati di sport, dai preparatori atletici, agli sportivi amatoriali, fanno dei dispositivi come il fitness watch, attraverso il quale è possibile monitorare, in tempo reale, il proprio stato di salute in relazione alla prestazione fisica. All’interno del nostro corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica sono inserite diverse discipline, quali Psicologia dello Sport, Psicologia della salute e del benessere e Psicologia della salute Corso Avanzato, che mettono in luce l’importanza di praticare attività sportiva con la finalità di un benessere psicofisico. Se l’attività fisica non sfocia in un comportamento ossessivo, produce, senza ombra di dubbio, degli effetti esclusivamente positivi, sia in termini cognitivi che emotivo-motivazionali. Tra i principali troviamo il miglioramento dell’umore, poiché quando si fa attività fisica il cervello rilascia la serotonina e le endorfine, gli ormoni della felicità, un miglioramento
dell’attività cardio-circolatoria e l’accelerazione del metabolismo che, se associato ad una dieta opportuna, facilita anche il dimagrimento. Le applicazioni per svolgere lo sport possono essere distinte in due macro categorie: quelle per l’allenamento indoor e outdoor. Tra i punti di forza su cui fanno leva tali software informatici troviamo, senza dubbio, l’aspetto economico: a differenza dell’abbonamento in palestra, offrono la possibilità di risparmiare senza rinunciare ad un buon piano di allenamento, unendo inoltre l’utile al dilettevole, perché qualsiasi attività svolta all’aria aperta e a contatto con la natura è più piacevole ed efficace. Altro aspetto da non trascurare è poi quello che riguarda la libertà nel fare attività fisica, come, dove e quando si vuole, soprattutto se non si hanno a disposizione degli orari di lavoro flessibili, dal momento che l’allenamento si può gestire a portata di smartphone. Tra le app per l’esercizio fisico in outdoor più scaricate e conosciute troviamo: Runtastic, che permette di vedere sia i percorsi fatti che i risultati ottenuti; Strava, compatibile soprattutto con dispostivi smartwatch poiché offre la possibilità di tracciare i percorsi con il GPS, offrendo funzioni aggiuntive di monitoraggio; Seven, un’applicazione che consente di ottenere il massimo risultato dal minimo del tempo che si ha a disposizione, se-
lezionando semplicemente la parte del corpo che si intende potenziare; Nike+Training Club, ovvero un’app che offre circa 150 piani di allenamento adatti a qualsiasi livello di preparazione e ideata in collaborazione con il noto brand di abbigliamento e accessori per lo sport. Ovviamente quelle menzionate sono le app più scaricate e conosciute, ma è inutile dire che ne esistono innumerevoli, disponibili sia per sistemi operativi iOS che Android e ciascuna con la sua peculiare caratteristica. Siano esse gratuite e quindi offrano percorsi più generali, o a pagamento in grado di sostituire a tutti gli effetti alla figura del personal trainer, permettendo di ottenere un tracciato del gap tra i risultati ottenuti e quelli attesi e aldilà dello scopo che si vorrà raggiungere, tali applicazioni rappresentano il nostro irrinunciabile ‘app-untamento con lo sport’ a portata di smartphone. Nicoletta Guglielmo
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ARTISTA DEL MESE -
Un’Arte rivolta “a tutti gli uomini vivi della terra” In una delle interpretazioni del significato dello sport, in passato e nella contemporaneità, si cela il senso di raggiungimento e superamento degli obiettivi personali, in uno slancio che vede coinvolti performance fisica, concentrazione, lavoro sulla personalità ed autoaccrescimento. Si può partire da qui per collegarsi al filone artistico che di tali principi ha fatto uso vitale: il Futurismo. La Corrente, fondata da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, è intimamente legata allo sport per lo slancio moderno e per la voglia di infrangere i limiti umani anche sul piano motorio. Gli Artisti futuristi (come Boccioni e Balla, per citarne due dei principali) del superamento degli schemi hanno fatto un vero e proprio Manifesto. Il messaggio futurista (1909 Fondazione e manifesto del Futurismo) era rivolto “a tutti gli uomini vivi della terra”, ovvero a tutti coloro che fossero coscienti che l’epoca moderna della civiltà industriale era totalmente differente dalle precedenti. Difatti, siamo nei primi del Novecento, le città stanno subendo un periodo di grandi trasformazioni: le automobili, i mezzi di trasporto, le industrie stanno mutando gli scenari urbani e la velocità sta diventando una costante per tutti, artisti compresi. Il Futurismo come corrente pittorica si è concentrato sullo studio della rappresentazione del dinamismo. Anzi, come lo definì Boccioni, il “Dinamismo Universale”. Assistiamo ad un distaccamento dalla tradizione pittorica accademica. Per i futuristi infatti è “vitale soltanto quell’arte che trova i propri elementi nell’ambiente che la circonda”. Si indirizzano in questo senso le
sperimentazioni artistiche di Umberto Boccioni (1882-1916) che si concretizzano nell’opera Dinamismo di un Ciclista (1913, Peggy Guggenheim Collection). Boccioni rende egregiamente nella bidimensionalità della tela l’effetto di movimento che si può osservare nella vita di tutti i giorni. Secondo Boccioni, dunque, l’evoluzione può essere espressa sulla tela rappresentando gli oggetti in moto attraverso le loro linee-forza, che sono traiettorie di espansione e costituiscono le direzioni di lettura del quadro. La rappresentazione dell’attività motoria diviene il centro da cui sviluppare nuove ed impattanti forme visive che catturano l’osservatore in un turbine di colori e sensazioni. L’opera che si genera è un unicum di astrattismo e semplicità del gesto ritratto, dove individuare il soggetto centrale richiede uno sforzo mentale destinato a rompere gli schemi. Lo Sportivo diviene il rappresentante di tutto questo dinamismo, di questa velocità e di questa rottura con il passato. Giulia Sacchetti
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- LIBRI / MUSICA / FILM
LA PUZZA DEI PIEDI, GABRIELE GHIRARDELLO, REVERDITO EDITORE Chi pensa che nella quotidianità di uno sportivo l’aiuto psicologico sia superfluo sbaglia! Per la stragrande maggioranza delle persone chi ha il corpo sano di riflesso avrebbe pure la mente salubre. Di fatto, gli sportivi, al pari di altri individui, manifestano tensioni, insicurezze, ansie, prima e dopo le gare. La mente, quindi, andrebbe tenuta in allenamento costante quanto il corpo, in modo da affrontare al meglio il momento più complesso, quello della performance. La puzza dei piedi di Gabriele Ghirardello racconta in dodici capitoli la vita degli atleti, degli allenatori, dei dirigenti, dei familiari degli atleti, ricordando che la figura dello psicologo dello sport, o del mental trainer, non è secondaria. “Mente e corpo sono collegate, le gare si vincono prima che col corpo nella mente”. A partire dai primi anni d’età, dalla famiglia d’origine, dai luoghi degli sportivi, fino ad arrivare alle gare La puzza dei piedi emana il senso della fatica che si cela dietro le quinte degli sportivi. Quando una partita è vinta tutti ne hanno la paternità, al contrario se si perde… “La mente umana, infatti, non distingue tra finzione e realtà e può essere abituata, ossia allenata, a vivere anticipatamente l’evento che fisicamente l’atleta vivrà più avanti nel tempo (o che ha già vissuto)”, scrive Ghirardello nel suo lavoro. Ecco la funzione dello psicologo: preparare l’individuo alla vittoria, portarlo ad allenarsi e quindi a dare il meglio di sé prima e dopo la partita. Annalisa Colavito
LO SPORT RACCONTATO MONDO DELLA MUSICA
Ripercorrendo la storia della musica italiana, notiamo quanto il nostro repertorio canoro sia pieno di pezzi dedicati a sport e sportivi: molte sono le discipline elogiate, così come troviamo raccontati grandi eventi sportivi in canzoni famose. Per fare questo breve excursus sul mondo della musica partiamo dal calcio. La canzone forse più famosa e conosciuta è Grazie Roma di Antonello Venditti, ma ce ne sono moltissime dedicate a questo sport, come ad esempio La leva Calcistica della classe ‘68 di Francesco De Gregori. Come non citare l’emozionante inno dei Mondiali Italia ‘90, Un’estate Italiana, cantato da Edoardo Bennato e Gianna Nannini, oppure la dedica che Luciano Ligabue ha fatto a Gabriele Oriali in Una vita da mediano. Ci sono altri sport e altri campioni raccontati dalla musica, per esempio il mondo della Formula 1 che viene intonato dal grandissimo e compianto Lucio Dalla nel brano Ayrton (1996), dedicato al campione Senna morto nel 1994 nella gara di Imola. Non potevano mancare le canzoni dedicate allo sport del ciclismo, come Il bandito e il campione di Francesco De Gregori o la canzone Pedala di Frankie hi-nrg mc scelta come sigla ufficiale del Giro d'Italia dal 2014 al 2016. Claudio Baglioni celebra i mondiali di nuoto del 1994, svolti in Italia, con la canzone inno Acqua nell’acqua. Ci sarebbero ancora molti altri brani da citare ma la cosa davvero certa è che unire lo sport e la musica è sempre garanzia di un grandissimo successo. Donatella Geretto
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DAL
L’UOMO IN PIÙ DI PAOLO SORRENTINO. IL CALCIO E LA SUA SCONFITTA Quando, nel 2014, Paolo Sorrentino ritira l’Oscar al miglior film straniero per La Grande Bellezza, a spiccare tra i ringraziamenti di rito è il nome di Diego Armando Maradona. La scelta del ‘pibe de oro’ è quasi un manifesto della visione del mondo del regista napoletano: l’uomo divenuto divinità nonostante i suoi peccati, portavoce di una visione anarchica e romantica del calcio, l’unica capace di avvicinarsi all’ingenua passione dei fanciulli per quello sport. Una visione alla quale il regista dedicava il suo film d’esordio, L’uomo in più, nel quale l’omonimia tra i due personaggi principali, si chiamano entrambi Antonio Pisapia, finiva con indicare un legame di destini segnato dalla sconfitta. Tony, cantante cocainomane e donnaiolo, vede la propria carriera crollare sotto il peso di un’accusa di stupro ai danni di una minorenne, mentre Antonio, stopper di un’immaginaria squadra di calcio, si rompe i legamenti durante un allenamento e deve smettere di giocare. Entrambi provano a rialzare la testa dalla polvere in cui la sorte li ha gettati. Del resto, il film è ambientato negli anni Ottanta, l’epoca del benessere e delle opportunità illimitate che, per il calciatore, si traducono nel sogno di rinnovare il calcio con un modulo di gioco rivoluzionario e spettacolare, addirittura precedente rispetto alle innovazioni tattiche di Arrigo Sacchi. Ma in quel periodo, soprattutto in Italia, il calcio è un mondo che dell’ingenuità fanciullesca di Antonio Pisapia non sa che farsene. Sorrentino racconta l’inizio della fine per quello sport. Una discesa segnata da calcioscommesse, vio-
lenza, droga e doping, che trova voce nel cinismo di un presidente che, per liberarsi di Pisapia, lo liquida dicendogli: “Anto’, il calcio è un gioco, e tu sei una persona fondamentalmente triste”. La vicenda, romanzata a partire dalla storia vera di Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma dello scudetto del 1983, morto suicida il 30 maggio 1994 a causa dell’indifferenza che il mondo del calcio gli aveva riservato dopo il ritiro, è la tragedia di uno sport che rinnega i suoi valori di lealtà, sportività e innocenza, e che svende la passione dei tifosi al miglior offerente. Perché se nel calcio dei bambini, dove “il primo che segna vince”, non esiste il pareggio, in quello degli adulti, dove spesso la partita è truccata, allora nemmeno la vittoria è realmente possibile. Piercarlo Fabi
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- PROGRAMMAZIONE
264 ZOOM
CELLULOIDE
APPROFONDIMENTI DI ATTUALITÀ
LA SETTIMANA DEL 264 SELEZIONE DEI CONTRIBUTI DELLA SETTIMANA
SAB 20.00-20.30
SAB E DOM 13.00-18.00
A CASA E IN FORMA
MANUEL BARTOLINI CUCINA, BENESSERE E LIFE STYLE LUN - VEN 13.00-14.00
A LIBRO APERTO
ANNALISA COLAVITO RECENSIONI DEL LIBRO DELLA SETTIMANA IN COMPAGNIA DELL’ AUTORE LUN 23.00-23.30 MER 10.00-10.30
A SPASSO NEL TEMPO FABIO CAMILLACCI DAL PASSATO AL PRESENTE GIO 20.00-20.30
BABYLON
LA DEA BENDATA
CHECK-IN MI SA CHE PARTI
MATTINA CON NOI
MATTEO TORRIOLI GIUSTIZIA, LAVORO E ANALISI DEI PRINCIPALI CASI GIUDIZIARI GIO 22.30-23.30
PIERCARLO FABI FRANCESCA PIERRI MUSICA, CINEMA, TEATRO E SPETTACOLO A CONFRONTO LUN - VEN 14.30-15.30
MISA URBANO VIAGGI E DOCUMENTARI DAL MONDO VEN 21.30-22.30
CRIMINI E CRIMINOLOGIA
EMANUELA VALENTI ANNALISA COLAVITO COSTUME, SOCIETÀ E ATTITUDINI DEGLI ITALIANI LUN - VEN 11.00-12.00
FABIO CAMILLACCI COLD CASES ITALIANI E INTERNAZIONALI DOM 21.00-23.00
L’IMPRENDITORE E GLI ALTRI STEFANO BANDECCHI FABIO FORTUNA GIANLUCA FABI I TEMI DEL MONDO IMPRENDITORIALE
(POLITICA, ECONOMIA, ATTUALITÀ)
LUN 21.00-23.00
ABC DEL CALCIO RONALD GIAMMÒ RICCARDO BORGIA
CRONACA DEGLI APPUNTAMENTI CALCISTICI DELLA SETTIMANA
LUN E VEN 18.30-19.30
UNA CIOCCA FUORI POST MONICA CIOCCA PROBLEMI E FENOMENI DEI SOCIAL DOM 14.00-15.00
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COLPO DI TACCO ALESSIA DI BELLA DEBORA CARLETTI SPORT AL FEMMINILE MER 22.00-23.00
ROTOCALCO 264 ROBERTA FELIZIANI IL PROGRAMMA CHE ANIMA IL WEEK END SAB E DOM 18.00-20.00
UNICUM
STORIE DI COLLEZIONI FRANCESCA LAURI IL MONDO DEL COLLEZIONISMO VER 20.30-21.30
C COME CALCIO
MAX CANNALIRE RONALD GIAMMO GIANLUCA SCAPIATA TERNANA E LEGA PRO MER, SAB E DOM 20.30-22.00
PROGRAMMAZIONE -
NAUTILUS
ROSSO CORSE
GIANLUCA FABI ALESSIO MORIGGI POLITICA, SCUOLA, LAVORO E DIRITTI SAB 21.00-22.30
RICCARDO BORGIA IL MONDO DEI MOTORI: COMPETIZIONI E RISULTATI LUN, MER, GIO E VEN 16.00-16.30
PAROLE E MUSICA
SFIDE QUOTIDIANE
ARIANNA CARAMANTI MONICA CIOCCA FRANCESCA LAURI DONATELLA GERETTO ANEDDOTI E CURIOSITÀ DEI MAGGIORI SUCCESSI MUSICALI LUN - VEN 23.30-00.30
TELESPIEGO
LORENZO CAPEZZUOLI RANCHI PINA GIORDANO TECNOLOGIA,CURIOSITÀ E APPROFONDIMENTI
GIO 21.30 - 22.30
TUTTO LO SPORT
ROBERTA SIAS DISABILITA’, INCLUSIONE ED EMARGINAZIONE SOCIALE LUN E MER16.30-17.00
MA PROPRIO TUTTO
PROMOTION
MONDO SOCIAL
UNA MELA AL GIORNO
MONICA CIOCCA CONOSCERE I SOCIAL NETWORK A 360°
ROBERTA SIAS MEDICINA, SALUTE E BENESSERE
VEN 10.00-10.30
LUN - VEN 12.00-12.30
GIO E VEN 16.30-17.00
RASSEGNA STAMPA
SPORTING CLUB
UNA MELA AL GIORNO (SERA)
ANNALISA COLAVITO ANALISI DELLA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA
DEBORA CARLETTI MATTEO TORRIOLI LETTURA E COMMENTO DELLE PRIME PAGINE DEI MAGGIORI QUOTIDIANI NAZIONI E LOCALI
GIANLUCA SCARLATA RESOCONTO SETTIMANALE DEL MONDO DEGLI SPORT “MINORI” MAR E GIO 20.30-21.30
LUN - VEN 07.00-08.00
VERSO SERA
LIFE
CARTELLINO VERDE
ELENA PENNACCHIONI AMBIENTE, SALUTE E SOCIETÀ MAR 22.30-23.30
RICCARDO BORGIA APPROFONDIMENTO A TEMI LEGATI ALLO SPOSRT E ALLA SUA GIURISPRUDENZA SAB 23.00 - 23.30
TOMMASO FRANCHI PINA GIORDANO GIOVANI CHE SI AFFACCIANO AL MONDO DEL LAVORO MAR 18.30-19.30
AURORA VENA
ATTUALITÀ, POLITICA E CRONACA
LUN - VEN 17.00-18.00
UNICUM
FRANCESCA LAURI ARTE E TURISMO MAR E MER 20.00-20.30
ANDREA LUPOLI ROBERTA SIAS MEDICINA, SALUTE E BENESSERE MAR 21.30-22.30
FUTUROLAVORO
RESTART 264
ITINERARI DI VIAGGIO
MAX CANNALIRE LO SPORT A 360° SAB E DOM 10.00-12.30
MISA URBANO MANUEL BARTOLINI VIAGGI, BENESSERE E INTRATTENIMENTO LUN 20.00-21.00 MER 18.30-19.30
ROSSO CORSE LA SETTIMANA RICCARDO BORGIA MAR 16.00-17.00
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Nessun Astrologo è stato sfruttato per scrivere questo oroscopo. Da assumere lontano dai pasti, con moderazione. In presenza di sintomi, vi ricordiamo che è solo un effetto placebo, perché nulla di quello che leggerete ha effettivamente senso.
ARIETE
TORO
GEMELLI
La boxe è il tuo sport. Un’energia da vendere sprigionata in ogni destro, sinistro e montante. Le nocche delle mani rovinate, le mani piene di lividi e calli che ti fanno male, ma ti danno lo stesso piacere nel riuscire a mettere k.o. chiunque ti passi a tiro.
Tu hai la dote di poter essere versatile per una miriade di sport, purché di squadra. Il talento del capitano ti scorre nelle vene, ma hai bisogno del tuo team per sprigionare la tua carica innata e la tua facilità di adattamento. Tu hai possibilità di scelta, caro toro: che sia pallavolo, pallacanestro o calcio riuscirai in tutte le attività, trainando tutti gli altri.
La pallavolo è la tua linfa vitale. Tu insieme agli altri 5 tuoi compagni siete più che una squadra, un battaglione pronto a scendere in trincea a colpi di schiacciate. Sei un mix di delicatezza del palleggio, resistenza del bager e potenza di una battuta.
CANCRO
LEONE
VERGINE
Attento osservatore, ma ancor di più capace di prevedere il calar del vento. Per te, cancerino, consiglio la vela. Tanta tecnica, studio e precisione che si fondono in un’esplosione di aria ed acqua. Non è uno sport per tutti ed è quasi alquanto raro, come la rarità connaturata nella tua essenza.
Tu vivi nel tuo mondo, sott’acqua. Hai bisogno di sentire sulla pelle e nei polmoni lo sforzo e la fatica per trarne giovamento. Ti muovi nelle onde come se le accarezzassi e tutto il resto resta in superficie. Sognatore per antonomasia, leone, tu nuoti senza mai annaspare, tornando sempre a galla più forte di prima.
Stacanovista per eccellenza, da sempre hai praticato un’infinità di sport: imparato i fondamentali, perfezionato le tecniche principali, per poi passare alla successiva attività. Vergine, ti annoi facilmente, nello sport come nella vita. Hai bisogno di quel luccichio dell’inaspettato e dello sconosciuto, non sei abituato ad adagiarti sugli allori. Perché non provare a tirare il freno a mano e scendere da quell’auto in continua corsa per goderti il tragitto?
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
Hai la risata contagiosa e la giocosità nello sguardo. Per te la vita non può che essere piena di emozioni e serenità e, quando non è così, sei tu a dare quel tocco di colore in più! Per te, sicuramente, il paintball!
Il tuo è lo sport più acclamato nella società che conosciamo. Sei un calciatore nato. Hai la capacità di dribblare ogni mossa nel quotidiano, come se fossi nato per questo. Per uscire dagli schemi, fare il giusto assist o arrivare davanti la porta e segnare il gol al novantesimo minuto, con l’adrenalina del rischio, ma la perenne tranquillità di riuscire in tutto ciò che vuoi.
Il tuo corpo va a ritmo con la musica e la trasposizione delle tue emozioni diventano una coreografia. Tu sei romantico e danzi, anche quando sei da solo. Non hai bisogno di compagnia e sei perfetto negli assoli, ma non disdegni la perfezione di un movimento a quattro mani. Ricordati di non spegnere mai la melodia nella tua testa: conduce i tuoi passi e conquista meritati applausi.
ACQUARIO
PESCI
Tu fai centro. In un canestro come nella vita. Ti destreggi tra rimbalzi con il controllo perenne della palla e di tutto ciò che ti circonda, con la capacità di trovare sempre il tempo giusto per un alley-hop. Il tuo sport, caro acquario, è la pallacanestro.
Caro pesciolino, quand’è che metti giù le tapas e cominci a fare sport? Uno qualunque, anche il riflessivo golf!
CAPRICORNO Il tuo è uno sport elegante, dove ti muovi con leggiadria, ma altrettanta potenza e precisione laddove necessario. Lo sport che fa per te è il tennis. Sei un solitario ed ami sconfiggere l’avversario con l’astuzia e la serafica tranquillità di chi impugna la racchetta come una trasposizione del proprio io.
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Raffinata
Una
Tentazione
che regala intense emozioni fin dal primo morso.
Creato con passione e semplicità da maestri talentuosi. Un cioccolato fondente al 70%, dal carattere deciso e dal gusto amabile. "Del Drago", l'eleganza del cioccolato italiano.
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