L'Università è fatta, ora bisogna fare la città Uno studente ogni cinque abitanti, ma adesso servono servizi e infrastrutture. I fuorisede: «Ecco perché abbiamo scelto Bergamo» È ANCORA BOOM In soli cinque armi le unmatricolazioni al nostro Ateneo sono aumentate di diecimila unità e gli iscritti hanno raggiunto quota 24 mila
di Matteo Rizzi (rmj) L'Università di Bergamo ha definitivamente sbancato, e la crescita sembra inarrestabile. In soli cinque anni le immatricolazioni sono aumentate di diecimila unità. Ora, come ha giustamente sottolineato a più riprese il rettore Remo Morzenti Pellegrini, la città conta uno studente ogni cinque abitanti: si tratta di un dato che è ormai in linea con le storiche città universitarie. E come le storiche città universitarie Bergamo si candida sempre più come una città verso cui arrivare piuttosto che come un centro da cui scappare (anche se, a dire il vero, molti giovani bergamaschi preferiscono ancora spostarsi, anche solo per andare a Milano da pendolari. La metropoli esercita una forza di gravità spesso irresistibile per molti ragazzi; studiare fuori città per molti significa emanciparsi). La speranza è che Bergamo sappia capitalizzare q u e s t a o c c a s i o n e offerta dall'ateneo, come ha ribadito lo stesso rettore: «Si tratta di una crescita straordinaria che ora deve essere supportata da servizi e infrastrutture». In altre parole, una città universitaria è data - già nella sua definizione - dalla collaborazione tra città e università. Come dire: fatta l'università, bisogna fare la città. L'elenco è lungo: più alloggi, più pullman notturni, più spazio per iniziative pensate per gli universitari, più alternative per la vita notturna, più apertura mentale nei confronti di u n cam-
biamento epocale (stando sulla vita notturna, ad esempio, spesso le iniziative sono ostacolate dall'incompatibilità con la quiete serale, considerata a oggi una sorta di diritto inalienabile). Esiste ancora a Bergamo un'avversione verso iniziative che possano prolungarsi oltre una certa ora, e questo limita le possibilità per i locali di discostarsi dal format - mod e r a t a m e n t e silenzioso e poco invadente - della classica birreria. È una delle prime cose che gli studenti che arrivano a Bergamo da fuori notano, specie quando sono reduci da esperienze di studio in città dalla tradizione universitaria più consolidata come Pisa, Bologna, Pavia, o cambiando dimensioni, Milano.
«Il centro, anzi, i due centri, sono scomodi da raggiungere la sera e comunque non c'è granché da fare - spiega Laura, una studentessa di Lingue Moderne per la Cooperazione, uno dei corsi magistrali di Unibg, che ha fatto la triennale a Milano -. Non mi lamento, sono qui perché il corso mi ha particolarmente convinto al m o m e n t o della scelta e sono tuttora soddisfatta». Lo scorso anno i residenti fuori provincia erano circa 8500. Un dato importante; non bisogna sottovalutare la presenza di oltre millequattrocento studenti residenti nel milanese, milleduecento brianzoli e quasi millesettecento bresciani. Complessivamente, il 44 per cento degli studenti proviene da Bergamo e provincia, il 33 per cento dalle altre province lombarde, il sedici per
cento dal resto d'Italia e il 7 per cento dall'estero. Alcuni di questi studenti sono qui perché n o n hanno passato test di ingresso in facoltà milanesi o di altre sedi, ma la stragrande maggioranza sceglie la nostra università per la sua ricca offerta formativa, in alcuni campi migliore rispetto a quella di atenei dalla storia più consolidata. La facoltà di Lingue, ad esempio, sembra essere considerata un'eccellenza dagli studenti, così come quelle di Scienze Umane e Sociali e Scienze Psicologiche. Dice Laura di Capriate: «Rispetto a Psicologia a Milano qui c'è un approccio secondo m e più scientifico. Io vivo a metà strada fra Milano e Bergamo e questo mi ha facilitato la scelta, test permettendo, in base al tipo di percorso. Alla fine ho scelto Bergamo».
In generale tra gli altri punti forti, ricordati più o meno da tutti gli studenti che arrivano da fuori provincia, figura la possibilità di usufruire di numerosi progetti all'estero (garantiti da un'intensa attività da parte dell'ateneo di collaborazione con molte università straniere). Apprezzate sono anche le dimensioni ridotte dell'ateneo («familiari», come le definisce Silvia, studentessa di Sondrio), che restituiscono, agli occhi degli studenti, l'immagine di un'università ancora a misura di studente (a livello sia geografico, sia n u m e r i c o ) e q u i n d i più adatta a esigenze formative particolari. Questi due ultimi aspetti, l'apertura al m o n d o e la dimensione "fa-
UNIVERSITÀ DI BERGAMO
miliare" vanno a braccetto: il rapporto tra numero di studenti e posti disponibili per esperienze in altri Paesi è piuttosto favorevole: «Basta informarsi, qualche occasione per esperienze interessanti si trova sempre», sintetizza Marco, di Roma. Insomma, l'Università piace e l'appello del rettore merita di essere ascoltato. Non c'è urgenza, per ora («Nessuna emergenza spazi per quest'anno accademico»), ma l'ateneo ha pubblicato u n avviso di ricerca immobili a uso universitario - nei territori di Bergamo e Dalmine - in vista di u n continuo sviluppo, si legge su un comunicato diffuso da Unibg. Bando ormai chiuso a cui h a n n o risposto quarantotto fra enti e cittadini privati. Complessivamente, l'università dispone di ottocento alloggi per gli studenti: ne mancano seicento. Intanto, l'ateneo bergamasco ha deciso la ristrutturazione del chiostro minore di Sant'Agostino dove saranno create sale lettura per la biblioteca, u n punto ristoro per studenti, uffici, spazi per i docenti e aree dedicate alla scuola di dottorato. È prevista una spesa di 5 milioni e 660 mila euro, a carico dell'università. Si sta inoltre considerando l'ampliamento del polo economico-giuridico di via dei Caniana negli immobili di via Calvi acquisiti dalla Provincia. Sono poi iniziati i lavori per il completamento del campus di ingegneria a Dalmine, altri cinque milioni e 400 mila euro. Questo l'impegno dell'università, adesso si attende la città.
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