Tutto_Misure n. 4 - 2018

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Alessandro Ferrero

EDITORIALE

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Vecchio campione...

Oi’ man kilo... Mentre scrivo queste brevi note, la 26a CGPM sta approvando il nuovo Sistema Internazionale di Unità, SI. Tante sono le novità che verranno introdotte, anche se quella che per prima viene alla mente è il pensionamento, dopo oltre un secolo di onorato servizio, di big K, il campione materiale di massa. Era rimasto l’ultimo campione definito secondo la definizione originale del 1889 e non basato su un esperimento, a testimoniare la difficoltà, inizialmente, d’idearne uno in grado di realizzare il kilogrammo senza ricorrere a un prototipo e, successivamente, una volta ideatolo, di realizzarlo con un’incertezza non superiore a quella delle copie ufficiali del prototipo (che, per definizione, ha incertezza nulla). Ora che ci si è finalmente riusciti e che l’intuizione di Maxwell sulla necessità di avere campioni permanenti ha trovato soluzione, guardiamo al vecchio campione con quel misto di nostalgia e gratitudine riservato agli oggetti tanto a lungo utilizzati che, improvvisamente, diventano obsoleti e restano abbandonati in qualche cassetto. Ma il nuovo SI non è solo il pensionamento di big K. È un cambiamento molto più significativo, forse paragonabile, per la sua portata, all’adozione del sistema metrico. Le unità non sono più definite da esperimenti, ma vengono legate alle costanti universali della fisica, di cui si fissa il valore sulla base delle nostre attuali conoscenze. La realizzazione pratica delle unità non sarà più imposta da una definizione che fa riferimento a un ben preciso esperimento, ma potrà, in linea di principio, avvenire adottando un qualsivoglia esperimento e l’incertezza di realizzazione sarà quella con cui si riuscirà a ottenere la costante a cui quell’unità fa riferimento. Un tale cambiamento non poteva certo non suscitare qualche perplessità tra gli addetti ai lavori e non porre più di un interrogativo. Ne sono testimonianza, per restare al piccolo mondo di Tutto_Misure, i commenti di Franco Pavese all’articolo che Luca Callegaro ha pubblicato sul n. 1 di quest’anno e pubblicati nella versione telematica (si veda: www.tuttomisure.it/ Telematico.aspx?num=6&art=204) e l’articolo di Luca Mari su questo stesso numero. Non entro nel dettaglio delle singole posizioni, anche perché ritengo che ci siano aspetti condivisibili in tutte le posizioni emerse e che la definizione di una cosa così importante come l’SI non possa che avvenire anche grazie a qualche compromesso e a qualche convenzione che, per loro natura, non potranno mai accontentare tutte le diverse posizioni e tutti i diversi e legittimi punti di vista.

Non avendo la sfera di cristallo non posso certo azzardare previsioni sul “successo” di questo nuovo SI. Posso solo tentare la pericolosa operazione di estrapolare dal passato e augurarmi che anche questa volta i cambiamenti, per ora solo potenzialmente in grado di portare a un miglioramento delle nostre conoscenze in termini di maggiore accuratezza, lo diventino anche nella realtà futura. Quando, nel 1967, il secondo venne ridefinito come “secondo atomico”, abbandonando la vecchia definizione astronomica, probabilmente nessuno avrebbe immaginato quali scenari questo cambiamento avrebbe contribuito a creare con la realizzazione di orologi sempre più accurati: molto probabilmente, senza quel cambiamento, non avremmo la geolocalizzazione disponibile a basso costo sui nostri cellulari e non potremmo gestire sistemi complessi ed estesi (si pensi alle reti elettriche) senza gli attuali sistemi di misura sincronizzati. L’industria del futuro, che sempre più fa riferimento alle nuove tecnologie, quali ad esempio le nanotecnologie, ha bisogno di misure accurate, affidabili e, nei limiti del possibile, a basso costo. Migliorare i riferimenti non può che venire incontro a queste esigenze. Spiegarlo, anche accogliendo le osservazioni e discutendo gli aspetti critici per poter continuare su quel percorso di miglioramento continuo iniziato il 20 maggio 1875 e certamente non esaurito con questa 26a CGPM, non può che contribuire ad accelerare lo sviluppo. Perché se è vero, come dev’essere, che il giorno dopo l’approvazione del nuovo SI nulla cambia nella nostra vita, e il kilogrammo di pane che compreremo sarà lo stesso kilogrammo del giorno prima, è anche vero in prospettiva che molto, se non tutto, potrà e dovrà cambiare. Sta a noi che facciamo divulgazione in ambito metrologico spiegarlo, perché venga avvertita a tutti i livelli l’importanza della ricerca metrologica. Personalmente sono contento che Tutto_Misure stia contribuendo a questa opera di disseminazione. È un’ulteriore dimostrazione di quanto la ricerca italiana si ponga all’avanguardia nel campo delle misure anche nella disseminazione. Basti pensare, come termine di raffronto, che una delle associazioni intenzionate a essere leader in questo campo, la Instrumentation and Measurement Society dell’IEEE, non ha dedicato una sola riga, nelle sue pubblicazioni di quest’anno, al nuovo SI. Il primo anno di mia direzione di questa rivista è trascorso. Non so, e non sta a me dirlo, se ho fatto bene o male. A me dirigere una rivista così attenta al mondo delle misure nel suo insieme dà un gran lavoro, ma fa anche un gran bene! Auguri a tutti per il prossimo anno! Alessandro Ferrero

(alessandro.ferrero@polimi.it)

T_M

N.

4/18 ƒ 245


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