Topolino e il fumetto Disney italiano. Storia, fasti, declino e nuove prospettive

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UN PO’ DI STORIA

fredson svolse per l’universo dei topi.21 Creò, oltre al riccone paperopolese, molti dei personaggi ormai diventati attori fissi delle storie Disney, come la partenopea Amelia, il fortunato cugino Gastone, Rockerduck e Cuordipietra Famedoro. Inoltre contribuì ad arricchire le personalità di altri personaggi già esistenti, come i tre nipotini di Paperino, Qui, Quo e Qua, traghettando questi ultimi da un’infanzia da monelli a un’età adulta vissuta prima del tempo. Barks, che proveniva dall’animazione (lavorò infatti sette anni nel reparto animazioni della Disney),22 non collaborò direttamente, se non per un breve periodo, con la casa di Burbanks. Era infatti sotto contratto con uno studio licenziatario del grande gruppo editoriale, la Western.23 Misconosciuto, come accadde spesso agli autori di fumetti dell’epoca, raramente citati all’interno del prodotto finito (in Italia si è arrivati alla pubblicazione del nome degli autori sotto la prima pagina della storia solo dal numero 1719), e spesso costretto ad adattare la sua creatività alle direttive aziendali,24 riuscì comunque a imporre un punto di vista mol21 Successivamente il passaggio dalla celluloide alle strisce e agli albi, segnò, dopo un’iniziale convivenza, la separazione dei due universi, con la creazione di due città distinte. Homeville (in italia Topolinia) per Topolino e soci e Duckburg (in Italia Paperopoli) per la famiglia dei Paperi. Questa separazione contribuì a caratterizzare in maniera più definita i due gruppi di personaggi. La loro coesistenza limitava di molto le loro possibilità espressive, riducendo il tutto ad un dualismo (razionalità borghese per Topolino e insofferente anarchia per Paperino) che avrebbe portato ad appiattire le loro avventure, sviluppandole solo attraverso il motore di questo conflitto. Ciò non toglie che successivamente (anche se di rado) e per mano di altri autori (specialmente nordeuropei, ma anche grazie all’americano Paul Murry) i due gruppi si siano trovati, di tanto in tanto, a incontrarsi. 22 Quindi da un settore altamente specializzato: Barks era intercalatore, cioè il disegnatore che si occupava di realizzare i disegni di congiunzione di un’animazione, che andavano a raccordare, in una sequenza animata, i fotogrammi chiave, realizzati dagli animatori. Inoltre contribuiva di frequente sia all’ideazione di gag da inserire nei film animati, sia alla creazione di storyboard completi e sceneggiature per cortometraggi, molti dei quali non arrivarono mai alle fasi finali della realizzazione. 23 L’interesse di Walt Disney verso il settore editoriale scese ben presto a favore delle produzioni animate (e in un secondo tempo di film dal vero e di produzioni documentaristiche). Non a caso Topolino, creato nel 1928 (ma che esordì sulla carta solo due anni più tardi), passò, già il 5 maggio 1930, in mano a Gottfredson e al suo team di creativi, che realizzarono per i quotidiani strisce giornaliere e tavole domenicali dedicate al personaggio. Nel 1935, finalmente, esordì negli Stati Uniti il primo comicbook Disney: Mickey Mouse Magazine. La testata, prodotta dal Disney Studio, cambiò nome in Walt Disney’s Comics and Stories nel corso dello stesso anno, passando però la direzione creativa alla Western Publishing (che annoverava molti autori già nel libro paga della «casa madre»). È interessante sottolineare come, in anticipo sul mercato statunitense, il primo vero e proprio giornalino dedicato ai personaggi Disney fu proprio l’italiano Topolino, pubblicato nel 1932 dall’editore Nerbini. 24 Due casi per tutti: l’eliminazione di un mostro dalla storia Trick or Treat (‘Dolcetto o scherzetto’), considerato troppo orripilante per i bambini dell’epoca, e il divieto di disegnare personaggi umani do-


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