MOBILITA' INNOVATIVE IN AMBITI URBANI

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TRASPORTI & CULTURA N.47

16 - Nella pagina a anco, in alto: Tour-villas (torre-villa) oggi. © Architecture Action. 17 - Nella pagina a anco, in basso: parcheggio-rampemultiattività. © Architecture Action. 18 - In questa pagina: la riparazione dell’urbano. L’alveare di VEC o l’economia dell’infrastruttura. (Versailles - Plateau de Saclay) © Architecture Action.

Parallelamente, per i grandi ipermercati e i loro ettari di parcheggio comincia l’obsolescenza. Cosa divengono queste nuove aree urbane dismesse, queste nuove aree commerciali dismesse, che hanno rimpiazzato le aree industriali dismesse? Riguardo all’architettura, l’ingresso dei veicoli come funzione in sé e per sé all’interno degli edi ci determina una totale deviazione della concezione progettuale. Il parcheggio diviene il cuore dei progetti, la logica interna e propria della loro organizzazione. Il parcheggio come progetto diventa centrale: parcheggio-museo; parcheggio–ufficio; parcheggiospazio pubblico: parcheggio-edi cio commerciale; parcheggio-passeggiata; parcheggio-alloggio. Altra implicazione delle trasformazioni in corso, la capacità endemica dei VEC di diffondersi nel contesto ed estendere le distanze che si possono raggiungere modi ca in profondità la nostra idea di prossimità, che non si può più restringere a cerchi di 500 mt. Si tratta piuttosto di poli più larghi che si dovranno adesso immaginare, con delle modi che consistenti nella nostra maniera di fare e programmare la città, insieme più dispersa e concentrata, sempre più rizomatica. Le nostre percezioni del periurbano ne vengono così rimesse in discussione. La prossimità è un’idea che si fa sfuggente all’interno di un territorio omogeneo. Le reti autostradali integrate, come i veicoli IoT, paci cati e sicuri, si integreranno nell’urbano generalizzato, annullando la cesura che sono le grandi arterie infrastrutturali. I VEC confermano la vittoria dell’urbanizzazione diffusa e globale del territorio. È probabile che vedremo scomparire le accezioni negative al suo riguardo: la dispersione urbana non è un più un dato signi cativo nel momento in cui qualsiasi servizio è raggiungibile in meno di dieci minuti. I VEC sono dei riparatori dell’urbano, essi rimediano agli errori urbani. Essi sono dunque degli strumenti dell’infrastruttura, allo stesso titolo delle autostrade, ponti e opere d’arte. E in conseguenza, essi vi si sostituiscono in maniera vantaggiosa. La capacità dei VEC di riparare la città è una terapia urbana indolore: costruiremo sempre meno infrastrutture. L’omeopatia dei VEC risulterà economi-

ca rispetto ai Ponts et Chaussées. I nuovi veicoli in seno all’urbano connesso praticano l’arte dell’alveare, essi possiedono un’intelligenza dell’economia delle infrastrutture. Le trasformazioni introdotte sono spesso egualmente delle invenzioni che modi cano le nostre maniere di pensare l’architettura e l’urbanistica. Con i VEC si introduce un’equivalenza fra l’edi cio e il veicolo, questi due prodotti diventano intercambiabili, rimettendo così in causa le nostre categorie per pensare l’urbano. È un’altra città quella che i veicoli automatici e altri robot di consegna o taxi fanno avverare, altrettanto intrigante dei Real Humans di Lars Lundström, allo stesso tempo più calma e più esperienziale nei centri città, dove il consumo ha lasciato il posto al divertimento. La smart city informata e trasformata dai dati, insieme alla città attraversata in permanenza dai veicoli automatici e dai robot che circolano senza guidatore, creano un nuovo ambiente urbano che avrà perso in questo una parte della sua mitologia “essenzialista”. Allontanandosi progressivamente dai Piani Regolatori, la città che si realizza diventa essa stessa uno strumento di servizio comparabile ai nostri oggetti tecnici, quotidiani ma nondimeno sempre più attraenti. © Riproduzione riservata Il testo è l’introduzione a Dominique Rouillard, Alain Guiheux Door to door. Futur du véhicule, futur urbain, Paris, Archibook, dicembre 2015.

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