Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", ottobre 2016

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Anno 22, n. 71 - Ottobre 2016 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova

FATIMA prodigiosa storia

iniziata 550 anni fa


S

La grande luce di Fatima

iamo entrati nell’anno del Centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, che culminerà il 13 ottobre 2017, anniversario della sesta e ultima apparizione.

Di qua e di là si sentono voci che sembrano voler suggerire che Fatima riguardi esclusivamente avvenimenti accaduti nel secolo XX. Dicono che Fatima sarebbe già compiuta e, pertanto, farebbe ormai parte della storia. Non sarebbe più un tema di attualità né, tanto meno, una finestra verso il futuro.

Di diverso parere è mons. Rino Fisichella, già vescovo ausiliare di Roma. Nell’introduzione al documento del Vaticano «Il Messaggio di Fatima», il quale constata che “Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne”, egli afferma: “Questo tipo di profezie non possono essere considerate compiute. (...) Lo sguardo, quindi, si apre al futuro e lo illumina. (...) La profezia di Fatima rimane aperta”.

A Fatima la Madonna ha fatto un’accurata diagnosi dei mali che affliggono il mondo moderno, offrendo poi una soluzione: penitenza, preghiera e conversione. Ha avvertito su castighi incombenti nel caso l’umanità non si fosse convertita. Alla fine, ha promesso il trionfo del suo Cuore immacolato: un messaggio di tragedia, sì, ma soprattutto di grande e luminosa speranza.

Fatima offre la chiave di lettura più profonda del momento attuale. Offre anche la soluzione ai nostri mali. Perché, allora, la ricorrenza non sembra ri-

cevere la dovuta attenzione? Da parte sua, il Santuario ha già stilato un fitto programma di celebrazioni, compresa una possibile visita di papa Francesco. In molti ambienti di Chiesa, però, non si riscontra lo stesso entusiasmo. Perché?

Senza giudicare singole intenzioni, ci sembra chiaro che esista una ragione di fondo che forse può spiegare tale freddezza: a Fatima la Madonna ha fatto una lettura decisamente negativa della modernità. Il mondo moderno è stato costruito sulla convinzione che, allargando sempre di più la libertà e l’uguaglianza, saremmo giunti alla felicità sulla terra. Si è sviluppata perfino una certa pastorale fondata sull’idea che la modernità sia essenzialmente positiva, e che si tratta semmai di correggere qualche “errorino”.

Dare ascolto alle parole della Madonna di Fatima significa, invece, rigettare la mentalità che è alla base degli aspetti rivoluzionari del mondo moderno; vuol dire intraprendere un cammino di conversione, nel senso proprio della parola, cioè un tornare indietro salvo poi riprendere la buona strada laddove si era lasciata. E la buona strada non è altra che quella della Civiltà cristiana, che si tratterebbe dunque di restaurare.

Vengono in mente le parole di san Remigio a Clodoveo, il giorno del suo battesimo: “Piega la tua testa, o fiero Sicambro, brucia ciò che hai adorato e adora ciò che hai bruciato!” Questo, però, è un passo forse troppo forte, che il mondo moderno non vuole fare. E intanto le parole della Madonna restano inascoltate.

La folla - più di settantamila persone - assiste, stupita, al miracolo del sole il 13 ottobre 1917

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Sommario Anno 22, n° 71, ottobre 2016

Editoriale: La grande luce di Fatima ISIS: Noi facciamo una guerra di religione Messico: proposto un “Fronte latinoamericano per la famiglia” Dichiarazione di fedeltà 1917-2017: Centenario delle apparizioni di Fatima Fatima: una storia iniziata più di cinquecento anni fa Sempre più musulmani si convertono alla Chiesa Fatima e il comunismo “Se i Signori Vescovi di Spagna...” La persecuzione religiosa in Spagna Giovane messicano, autentico modello di eroe cattolico Supremazia della Tradizione sul potere militare ed economico “Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide” Una “finestra di opportunità” per la Contro-Rivoluzione Il mondo delle TFP Una “Rivoluzione pastorale” Monarchia, sacralità, militarismo

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Copertina: Sullo sfondo del castello di Tomar, quartier generale dei cavalieri Templari in Portogallo, a 30 chilometri da Fatima, l’immagine della Madonna di Fatima pellegrina internazionale. Una storia iniziata più di cinquecento anni fa, che intreccia santi e crociati alla luce della profezia del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Tradizione Famiglia Proprietà Anno 22, n. 71 ottobre 2016 Dir. Resp. Julio Loredo

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Attualità

ISIS: “Noi facciamo una guerra di religione per odio al Cristianesimo”

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n risposta alle dichiarazioni di papa Francesco, secondo cui “tutte le religioni sono religioni di pace” e, quindi, “la violenza dei terroristi non è di natura religiosa”, sul n. 15 della rivista “Dabiq”, organo di propaganda dello Stato Islamico in inglese, si afferma che la guerra in atto sia di natura religiosa e imposta dal Corano.

Il gruppo terrorista critica l’“ingenuità” di papa Francesco, che si aggrappa alla convinzione che i musulmani vogliano la pace e la coesistenza pacifica, e che gli atti terroristici islamici siano motivati da ragioni economiche. Nell’articolo “By the Sword” (Con la spada), gli autori dichiarano categoricamente: “Questa è una guerra divinamente sancita tra la nazione musulmana e le nazioni infedeli”. L’articolo attacca il Papa quando sostiene che “il vero Islam e la corretta lettura del Corano sono contro ogni forma di violenza”. Secondo l’organo dell’ISIS, “questo è in realtà una trappola (…) Francesco continua a nascondersi dietro un falso velo di ‘buona volontà’, celando le sue reali intenzioni di pacificare la nazione musulmana”. Il Papa, continua l’articolo, “nega la realtà quando cerca di presentare l’Islam come una religione di pace (…) giacché il più grande dovere di un vero musulmano è impugnare la spada contro gli infedeli”.

Sopra, copertina della rivista Dabiq: “Rompere la Croce” Sotto, cristiani copti uccisi dall’ISIS nell’Africa del Nord

L’articolo risponde anche al Pontefice quando qualifica gli atti terroristici islamici di “violenza insensata”, e insiste sul fatto che non c’è nulla di stupido in quella violenza: “L’essenza della questione è che non c’è niente che possa diminuire la nostra guerra, la nostra crudeltà. Il nostro odio per l’Occidente cristiano è assoluto e implacabile”.

“Anche se [l’Occidente] ci attaccherà, ci bombarderà, ci getterà in prigione e ci torturerà per umiliarci e rubare la nostra terra, noi continueremo a odiarlo. Il nostro odio non scomparirà finché l’Occidente non abbraccerà l’Islam. Anche se dovesse pagare lo jizyah [tassa per gli infedeli] e vivere sotto l’autorità dell’Islam, umiliato, noi continueremo a odiarlo”.

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Messico: proposto un “Fronte latinoamericano per la famiglia”

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apà + Mamma = Famiglia felice”; “Senza famiglia non c’è Patria”; “Non dia la legge quello che la natura ha negato”; “Dio creò l’uomo e la donna, non l’ideologia del genere”. Ecco alcuni slogan esibiti durante la recente Marcia nazionale per la famiglia, a Città del Messico (foto sopra). Quasi un milione di persone ha sfilato per protestare contro il progetto del governo di imporre il “matrimonio” omosessuale e l’ideologia del genere. La Marcia ha contato sull’appoggio dell’episcopato messicano. Analoghe manifestazioni, anche se ovviamente più contenute nei numeri, si sono svolte anche in altre città.

oltre a essere molto ben finanziati da potenti lobby internazionali”. Secondo Rivera, ciò spinge i difensori della famiglia a formare un’internazionale contrapposta.

Una figura centrale è la deputata colombiana Ángela Hernández (fotto sotto), alla testa della reazione contro l’imposizione dell’agenda LGBT nelle scuole del suo Paese. “Messico difende la famiglia, i confini si sciolgono per unire la nostra voce”, ha twittato la giovane deputata di Santander.

Il corteo in favore della famiglia naturale nella Capitale azteca segue la scia di simili eventi in Colombia, Perù, Guatemala, Panamá e altri paesi latinoamericani.

Da ciò è sorta l’idea di creare un “Fronte latinoamericano per la famiglia”, che coordini gli sforzi a livello continentale. Una prima riunione, convocata dall’Iniciativa ciudadana por la vida y la familia, ha già avuto luogo proprio a Città del Messico.

“L’agenda LGBT – secondo il dott. Benjamín Rivera Leos, leader del movimento – è imposta dall’ONU e da altri organismi internazionali. Sono stati molto intelligenti nell’imporre l’ideologia gender,

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Attualità

Dichiarazione di Fedeltà

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irmata già da più di duecento personaggi (il numero cresce ogni giorno), tra cui cardinali, arcivescovi e vescovi, sta circolando una “Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina”. “Viviamo un’epoca in cui numerose forze cercano di distruggere o deformare il matrimonio e la famiglia”, esordisce il documento. Tale situazione richiama la coscienza dei cattolici, e specialmente dei pastori: “Davanti a questa offensiva i sottoscritti si sentono moralmente obbligati a dichiarare la loro risoluzione di rimanere fedeli agli immutabili insegnamenti sulla morale e sui sacramenti del Matrimonio, della Riconciliazione e della Eucaristia, e alla sua perenne e duratura disciplina riguardante questi sacramenti”.

Rifuggendo ogni polemica negativa, il documento intende proclamare, in tutta la sua gloriosa integrità, il Magistero perenne della Chiesa su questi temi. Fondato sui documenti del Concilio Vaticano, del Supremo Magistero e dei Dottori della Chiesa, passa quindi in rivista le varie aree messe in discussione dalle correnti progressiste: tori;

- castità, matrimonio e diritto dei geni-

- convivenze, unioni di persone dello stesso sesso, matrimonio civile dopo il divorzio; - la legge naturale e la coscienza individuale; - discernimento, responsabilità, stato di grazia e stato di peccato; - sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia; - l’atteggiamento materno e pastorale della Chiesa;

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- validità universale del Magistero costante della Chiesa; - la voce sempre giovane dei Padri della Chiesa. Il documento si sofferma a lungo sul tema della castità, un tesoro della Chiesa che sembra sempre più dimenticato. Lo stato di castità è, di per sé, più perfetto di quello matrimoniale. All’interno del matrimonio, poi, la castità coniugale è condizione per la perfezione del sacramento e la vita spirituale dei coniugi. Si ribadisce poi il fatto che l’educazione sessuale spetti prima di tutto ai genitori, non allo Stato: “La cosiddetta educazione sessuale è un diritto primario e basilare dei genitori la quale deve essere sempre effettuata sotto la loro attenta guida, a casa o in centri educativi da loro scelti e controllati”. Tutto ciò era chiaramente insegnato dal Magistero della Chiesa, fino a tempi molto recenti, come ad esempio nell’Esortazione Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II. Purtroppo, in questi ultimi anni, l’istituzione della famiglia è sempre più presa di mira. La situazione è precipitata soprattutto dopo i due Sinodi sulla famiglia (2014-2015), e l’Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia (2016). Il documento conclude: “Mentre il nostro mondo neopagano muove un attacco generale contro la divina istituzione del matrimonio e le piaghe del divorzio e della depravazione sessuale si diffondono ovunque, anche dentro la vita della Chiesa, noi, i sottoscritti vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici riteniamo essere nostro dovere e nostro privilegio dichiarare, a una sola voce, la nostra fedeltà agli immutabili insegnamenti della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, come sono stati ricevuti dagli Apostoli”.


Centenario di Fatima

1917-2017: Centenario delle apparizioni di Fatima

«S

i illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa».

Così si esprimeva papa Benedetto XVI a Fatima, il 13 maggio 2010. Oltre mezzo milione di persone colmavano la spianata del Santuario. «Sono venuto, perché verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante (…) per pregare per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze», continuava il Pontefice. E concludeva:

«Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora venuta dal Cielo. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità». Profondi cambiamenti nel clima ecclesiale sembrano aver messo un po’ in sordina le grandiose attese di papa Benedetto. A nostro parere, il centenario della “più profetica delle apparizioni moderne” – come la qualificava nel 2000 l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – non sta ricevendo la dovuta attenzione pubblica.

L’accettazione del messaggio della Madonna a Fatima riesce assai scomodo per chi si ostina a vedere i tempi moderni sotto una luce positiva e ottimista. Al contrario, il giudizio della Madonna sui nostri giorni è chiaro e implacabile. Secondo la Madre di Dio, l’umanità si è allontanata gravemente dalle vie di Dio. Nel caso non si converta – con una vera e profonda conversione di cuore – meriterà una serie di terribili castighi. Solo “alla fine” verrà il trionfo del suo Cuore Immacolato. Nei prossimi numeri della nostra rivista intendiamo tornare sempre su questo tema. Fatima sarà, in certo senso, il nostro leit motiv fino al centenario delle apparizioni.

Iniziamo la serie con un articolo sulle origini militaresche e nobiliari della devozione alla Madonna di Fatima, seguito da altri che toccano un punto essenziale, anche se spesso dimenticato, del messaggio: la denuncia del pericolo comunista e della persecuzione contro la Chiesa da esso aizzato.

(Il Santuario di Fatima)

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Centenario di Fatima

FATIMA: FATIMA Una iniziata più Nel secolo XV, il Cielo rivelò, in Italia, una splendida vittoria della Madonna di Fatima. Così come l’assalto islamico in terre portoghesi fu allora sconfitto, così nella nostra epoca gli “errori della Russia” sarebbero stati annientati. Un’affascinante storia, fra santi e crociati, sulla “più profetica delle apparizioni moderne”, come la qualificò l’allora cardinale Joseph Ratzinger.

N

ell’ormai lontano 16 ottobre 1454, nel monastero domenicano di Santa Maria Maddalena, ad Alba (Cuneo), circondata da tutte le sue consorelle e dal confessore padre Bellini, suor Filippina agonizzava. Era presente anche la superiora e fondatrice del convento, la Beata Margherita di Savoia. Durante la triste circostanza si verificò un fatto straordinario di cui ci è pervenuta la prova documentaria, resa pubblica dal convento solo nell’anno 2000, e indirizzata “a quelle persone che negli anni a venire leggeranno questi fogli”.

Preannuncio degli “errori della Russia” Così recita testualmente uno dei documenti:

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«Avvenne la visione profetica avuta e riferita agli astanti in punto di morte dall’agonizzante Suor Filippina alla quale Nostra Signora Santissima, Santa Caterina da Siena, il Beato Umberto di Savoia e l’Abate Guglielmo di Savoia, predissero avvenimenti prosperi e funesti per la Casa di Savoia, fino ad un tempo futuro imprecisato di terribili guerre, di


storia fra santi e crociati di cinquecento anni fa esilio in Portogallo di un altro Umberto di Savoia e di un mostro proveniente dall’Oriente con grande sofferenza per l’Umanità, mostro che sarà però distrutto da Nostra Signora del Santo Rosario di Fatima se tutti gli esseri umani la invocheranno con grande contrizione» (1).

Quindi, già nel 1454, più di cinque secoli e mezzo prima delle apparizioni di Cova de Iria, era stato predetto, con una visione soprannaturale, il castigo per il mondo peccatore, tramite un “mostro orientale torturatore dell’umanità” che sembra incarnare gli “errori della Russia” contro i quali la Madonna espresse i propri avvertimenti all’umanità nel 1917.

di Luis Dufaur (*)

Sotto, la regina Mafalda di Savoia (1125-1157), figlia di Amedeo III di Savoia e moglie di Dom Afonso Henriques, primo re del Portogallo (pag. a fianco). La sovrana fece costruire la prima chiesa nel villaggio di Fatima, ed è quindi ritenuta l’iniziatrice della devozione mariana in quel luogo

Inoltre, era stato anche chiaramente preannunciato il periodo storico della “tribolazione”, relativo all’esilio di re Umberto II, fatto verificatosi poco dopo la II Guerra mondiale, nel 1948, occasione in cui l’Italia rischiò di finire nell’orbita comunista. Nel 1454, come nel 1917, il Cielo annunciò il trionfo della Santissima Vergine. In altra parte della documentazione pervenutaci viene, infatti, riportato che la profezia riferita dalla morente suor Filippina terminava con le parole: «Satana provocherà una terribile guerra ma alla fine la perderà perché la vergine Santissima Madre di Dio e del santissimo Rosario di Fatima, più forte di un esercito in ordine di battaglia, lo vincerà per sempre».

Ponte prodigioso fra passato e futuro

Considerando questa visione profetica ci si può chiedere quale relazione potesse mai esistere tra il monastero delle Domenicane nella piccola città italiana di Alba e l’allora sconosciuto villaggio portoghese di Fatima in un’epoca di comunicazioni quasi inesistenti. Come spiegare che la Provvidenza abbia annunciato con tanto anticipo l’apparizione di Nostra Signora a Fatima, avendo peraltro permesso che si parlasse di tale evento profetico solo nel Terzo millennio? In realtà, è da ritenersi che nella sublime

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Centenario di Fatima

architettura della creazione divina, Fatima abbia un posto predestinato, così come la vita di quella suor Filippina che ora rievocheremo.

I Savoia e Fatima coinvolti nella storia

Suor Filippina era di stirpe principesca essendo figlia di Filippo II di Savoia, principe di Acaia, detronizzato traumaticamente per una congiura familiare nonché gettato legato, ancor vivo, nelle acque gelide del lago di Avigliana, nei pressi del monastero di San Michele delle Chiuse, il 20 dicembre 1368. La sua unica figlia era proprio la citata suor Filippina, nata nel castello di Sarre col nome di Umberta Filippa. Usando il cognome fittizio “degli Storgi” si fece monaca, onde ottenere l’intercessione divina in favore dell’anima di suo padre che mai aveva conosciuto.

In realtà, Filippo d’Acaia non era morto ma riuscì invece a sopravvivere. Egli attribuì il miracolo al suo antennato, il beato Umberto III di Savoia, la cui medaglia portava sempre al collo. Il beato Umberto si era distinto nella difesa del Papato contro le pretese dell’imperatore Federico Barbarossa. Sfuggito ai congiurati, Filippo d’Acaia condusse vita da pellegrino penitente in molti santuari di Francia, Svizzera e Spagna fino ad arrivare in Portogallo… a Fatima!

Fatima: terra mariana e di crociata

Ma perché Fatima? Cosa poteva esservi laggiù?

I documenti pubblicati menzionano: «Una chiesa in un villaggio chiamato Fatima, chiesa co-

Il lago di Avigliana (Torino), dove rischiò di annegare Filippo II di Savoia-Acaia (nel tondo) 10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

struita da un’antenata della Nostra Signora Fondatrice Margherita di Savoia e precisamente dalla regina del Portogallo Mafalda di Savoia…». Questa regina, morta nel 1157 fu infatti la sposa del primo re del Portogallo, Dom Afonso Henriques (1128-1185), ed era figlia di Amedeo III di Savoia nonché sorella del beato Umberto di Savoia, antenata quindi di Filippo di Savoia-Acaia e della nostra suor Filippina.

Tutta la regione di Fatima con i territori vicini fu campo di battaglia dello stesso re Afonso nella guerra contro gli invasori maomettani ed il Re concesse estesi possedimenti terrieri agli Ordini religiosi che più si erano distinti nella Reconquista dai Mori, in particolare all’ordine Cistercense fondato da san Bernardo di Chiaravalle e all’ordine del Tempio, il quale ebbe il proprio quartier generale nella storica cittadina di Tomar, a soli 30 chilometri da Fatima, dove i Cavalieri del Tempio si erano rifugiati successivamente allo scioglimento del loro Ordine da parte del Papa. A Tomar ciò che era rimasto dell’ordine Templare si trasformò nell’ordine del Cristo, e da allora la Croce Templare e dell’ordine del Cristo divenne l’emblema della potenza navale portoghese che sventolò sulle bandiere e sugli stendardi del Portogallo, nelle secolari vicende della propria storia. Furono le navi dell’ordine di Cristo, per esempio, che scoprirono e presero possesso del Brasile, in nome della Corona lusitana. Questo insieme di fatti spiega perché Fatima è stata sempre irradiata dallo spirito mariano cistercense e dallo spirito crociato templare, rappresentato dai grandiosi poli abbaziali tuttora esistenti nei pressi: Alcobaça e Tomar. L’intera regione circostante registrò la costruzione di molte fortezze del Tempio, di abba-


Castello di Tomar, a trenta chilometri da Fatima, quartier generale dei Templari in Portogallo, noto anche come Convento di Cristo, dal nome che presero i cavalieri dopo lo scioglimento dell’Ordine Nel Medioevo, la regione di Fatima fu il cuore della lotta antislamica

zie (oltre a quelle citate), di chiese e cappelle dedicate alla Madonna, in piena epoca di crociate contro l’Islam. Fatima fu, infatti, il centro della lotta antislamica che rese il Portogallo “vero Cavaliere della Croce contro la Mezzaluna”, come scrive il canonico Barthas nella sua storia di Fatima.

La fine di Filippo di Savoia-Acaia

Tornando a Filippo d’Acaia, questi aveva continuato le sue peregrinazioni ed essendo poi rientrato, in incognito, nella sua terra natale, iniziò la ricerca infruttuosa della propria figlia. Egli morì senza averla ritrovata ma venne confortato, nel dicembre del 1418, poco prima di morire, dalla assistenza della nipote, la già citata Margherita di Savoia-Acaia.

Lui stesso chiese di poterla incontrare e solo alla fine del colloquio le rivelò la propria identità e strettissima parentela. Le raccontò anche del suo miracoloso salvataggio dal lago di Avigliana, grazie all’intercessione del beato Umberto di Savoia la cui medaglia prodigiosa portava sempre con sé, e chiese alla Madre Superiora di consegnarla dopo la sua morte, alla figlia, nella speranza che questa fosse un giorno ritrovata. «Una volta espressa questa estrema rivelazione – è riportato in uno dei documenti pubblicati recentemente – esalò repentinamente l’ultimo respiro, la

notte successiva, nella chiesa di san Francesco, sul sepolcro del fratello Ludovico di Savoia, mentre anelava di recarsi presso il tumulo del Beato Umberto ad Altacomba».

La beata Margherita di Savoia conservò la medaglia, mentre la figlia del principe Filippo risultava sparita da molto tempo insieme alla propria madre. «In realtà erano entrate entrambe nel monastero di Santa Caterina di Alba dove la figlia prese il nome di Suor Filippina in onore del proprio padre ritenuto defunto», secondo la citata documentazione.

Dopo alcuni anni la beata Margherita si stabilì ad Alba anch’ella e vi fondò il monastero di Santa Maria Maddalena, come già detto all’inizio. Un certo giorno suor Filippina si fece trasferire, con bolla di benestare del papa Niccolò V, datata 16 gennaio 1448, nel

La beata Margherita di Savoia (1390-1464), marchesa di Monferrato, fondatrice del convento dominicano di Alba, testimone delle rivelazioni a suor Filippina

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Centenario di Fatima

“Un mostro proveniente dall’Oriente con grande sofferenza per l’umanità, mostro che sarà però distrutto da Nostra Signora del Santo Rosario di Fatima se tutti gli esseri umani la invocheranno con grande contrizione” il loro sigillo d’autenticità in data 7 ottobre 1640. Nel 1655 un’altra religiosa, che lasciò solo le sue iniziali su un ulteriore manoscritto, confermò tutto in questi termini:

nuovo convento e solo in punto di morte confessò alla badessa di esser sua cugina, apprendendo a sua volta dalla beata Margherita della morte edificante di suo padre per la salvezza del quale si era consacrata suora; apprese, inoltre, dalla stessa Badessa del passaggio per Fatima del padre.

Fu proprio nell’ora della morte che il Cielo premiò suor Filippina con la già menzionata visione del futuro Trionfo della Vergine «su un mostro proveniente dall’Oriente, tormento dell’umanità…, mostro che sarà distrutto dalla Madonna del santo rosario di Fatima, se tutta l’umanità la invocherà con grande contrizione».

Verso lo scioglimento della profezia

La storia non terminò perché i presenti tramandarono le memorie degli eventi citati. Due secoli dopo, nel 1638, il padre domenicano Giacinto Baresio pubblicò una “Storia di Casa Savoia” su richiesta della duchessa di Mantova, Margherita di Savoia-Gonzaga, viceregina reggente del Portogallo, utilizzando la cronaca relativa a suor Filippina, cronaca che però distrusse successivamente avendola giudicata lesiva della reputazione sabauda a causa del tentato assassinio di Filippo d’Acaia.

Tuttavia, la Badessa dell’epoca e le più anziane monache del monastero, che avevano letto il manoscritto originale, ne ricostruirono il testo, apponendo

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«Le memorie scritte affermano che in Lusitania esiste una chiesa nella cittadina chiamata Fatima, edificata da una antenata della nostra santa Fondatrice Margherita di Savoia, la regina Mafalda di Portogallo, figlia di Amedeo III di Savoia, nella quale chiesa una statua della santissima Vergine parlerà su avvenimenti futuri molto gravi perché satana scatenerà una terribile guerra che però perderà perché la Santissima Vergine Madre di Dio, del Santissimo Rosario di Fatima, più forte di un esercito in ordine di battaglia, sbaraglierà satana per sempre. A.D. 1655. San Domenico ti affido questo scritto. Suor C.R.M.». Anche questi nuovi documenti caddero, però, nel dimenticatoio, principalmente per causa delle persecuzioni religiose che videro il convento di Alba chiuso ben due volte dalle autorità. Nel 1855, la badessa Benedetta Deogratias Ghibellini «ebbe una rivelazione soprannaturale circa il contenuto della cronaca sparita, contenuto che trasmise alla sua successora, imponendole di ritrasmetterlo a sua volta, sempre in segreto, cioè non pubblicamente, fino al verificarsi della profezia».

Il 22 maggio 1885 la nuova priora, madre Stefania Mattei, comunicò il segreto ad una suor Lucia Mantello che aveva effettuato una breve permanenza nel monastero domenicano prima di consacrarsi religiosa salesiana. Quest’ultima, pur non avendo mai visto i documenti originali, lasciò i seguenti appunti frammentari: «Un’antichissima cronaca del monastero narrava la visione di suor Filippina degli Storgi. Moribonda, suor Filippina (16 ottobre 1454) ha una


“Satana scatenerà una terribile guerra che però perderà perché la Santissima Vergine Madre di Dio, del Santissimo Rosario di Fatima, più forte di un esercito in ordine di battaglia, sbaraglierà satana per sempre” visione alla presenza della Beata e delle consorelle. Personaggi della visione sono la Madonna del Rosario, san Domenico, santa Caterina da Siena, il beato Umberto, l’abate Guglielmo di Savoia-Acaia e tutti le vennero incontro. Successivamente, dopo una interruzione, ebbe uno sguardo nel futuro. Umberto II in esilio in Portogallo. Nostra Signora di Fatima salverà l’umanità. Amen».

Quando, poi, furono ritrovati i documenti dei secoli passati, la concordanza delle varie testimonianze costituì prova preziosa dell’autenticità delle apparizioni.

La speranza di Fatima

I documenti analizzati danno un’idea dell’immensità del progetto che la Provvidenza Divina ha riservato a Fatima. Il progetto divino ebbe inizio con la fondazione del Regno del Portogallo e si è poi sviluppato attraverso i secoli, coinvolgendo altresì delle anime particolarmente care a Maria Santissima, anime le quali operarono come testimoni della rivelazione secondo cui, nonostante tutte le apparenze contrarie, il maligno sarà sconfitto e la Santa Vergine trionferà!

“Il mostro proveniente dall’Oriente, tormento dell’umanità” e le “terribili guerre” rivelate a suor Filippina, identificabili negli “errori della Russia” con rivoluzioni, lotte di classe, invasioni di ogni specie, immoralità e irreligiosità dilaganti, uniti alla recente rinnovata esplosione dell’estremismo islamico che fu proprio sconfitto nella regione di Fatima in passato, sembrano preludere al caos generale finale; ma invece, contro ogni apparenza, trionferà il Cuore Immacolato di Maria secondo la promessa di Nostra Signora di Fatima nel 1917. La storia del principe Filippo di Savoia-Acacia e di sua figlia suor Filippina sono un esempio di bellezza e di grandezza per due tipi di penitenza, quello del peccatore e quello dell’innocente che i suddetti personaggi sopportano nella loro vicenda umana tra avvenimenti quasi inverosimili, in nome di una Fede superiore.

I fatti storici dimostrano, inoltre, che Fatima fu scelta ab antiquo come terra di elezione della vergine Santissima e per ciò stesso divenne terra di crociata. Avendo presente tale quadro storico si comprenderà che la contrizione penitente e la conversione dall’empietà riporterà l’umanità pentita nel solco tracciato dai secoli passati di Fede e di eroismo, all’epoca dei quali nacque Fatima.

Come in passato Dom Afonso Henriques, nobili e cavalieri templari lottarono contro il pericolo islamico, così oggi dobbiamo lottare contro “gli errori della Russia” e le loro sequele, e anche contro il rinato assalto maomettano. (*) Titolo originale “Quase cinco séculos antes das aparições, prenúncio do triunfo de Fátima”, in Catolicismo, maggio 2004, pp. 26-35. Leggermente abbreviato. 1. I documenti pubblicati dal Convento di Alba, citati in questo articolo, sono tre. Il Documento 1 è una nota manoscritta, aggiunta a un libro di P. Giacinto Baresio, nel 1640. Sono quattro pagine che portano la data del 7 ottobre 1640. Il documento 2 consiste in un appendice al libro, recando l’anno 1655. Il Documento 3 contiene le integrazioni di suor Lucia Mantello, del 1855. Tutti tre i documenti furono “rinvenuti casualmente lo scorso 19 agosto [1999]” e pubblicati nel 2000. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 13


Centenario di Fatima

Se mpr e pi ù mus ul ma ni s i c o n ve r t on o al l a C h i es a di Alejandro Ezcurra

Molti studiosi del messaggio di Fatima si pongono domande sul possibile significato simbolico del luogo delle apparizioni. Fatima, infatti, era la figlia prediletta di Maometto. Conterrà il messaggio anche una promessa di conversione per i musulmani? Intanto, in un fenomeno poco commentato dai media, le conversioni di musulmani al cristianesimo si stanno moltiplicando.

Q

uasi ogni giorno leggiamo notizie di efferati attacchi compiuti in nome di Allah da parte di musulmani fanatici, la maggior parte di loro suicidi. Poco risalto viene dato, invece, a un fenomeno opposto e molto incoraggiante: l’aumento del numero di musulmani che si stanno convertendo al cristianesimo. Lungi dallo smorzare questa tendenza, il terrorismo islamico sembra anzi rafforzarla.

Aumentano le conversioni di musulmani

Nel mondo musulmano regge una tirannia religiosa che, in materia di Fede, proibisce ai seguaci di Maometto le operazioni mentali più fondamentali, come il pensare.

Per un musulmano, né la vita di Maometto né il Corano (testo crivellato di contraddizioni grossolane) possono essere oggetto di un’analisi razionale, cioè,

14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

di interpretazioni e di confronti, e tanto meno di critiche, sotto pena di sanzioni durissime che possono giungere alla pena di morte per “blasfemia”.

In molti musulmani, questo giogo sulla coscienza genera un profondo malessere. In contatto con la fede di Gesù Cristo, spesso si aprono alla sua bellezza spirituale, alla sua saggezza luminosa, al suo sottile adattamento a tutte le circostanze della vita umana. Inevitabilmente, ciò li porta a stabilire paragoni con le rozze convinzioni del credo maomettano. Sostenuto dalla grazia divina, questo movimento dell’anima può sfociare in una conversione. Un recente studio, condotto dall’Istituto di Studi Religiosi della Baylor University, Texas, svela la portata mondiale di questo fenomeno (1). I dati rivelano che, nel 1960, i musulmani convertiti al cristianesimo erano circa 200 mila. Mezzo secolo più tardi, la cifra è aumentata cinquanta volte, raggiungendo dieci milioni di convertiti.


In Iran, per esempio, all’epoca della rivoluzione islamica negli anni Settanta, i convertiti erano meno di cinquecento. Oggi sono stimati tra i 300 e i 500 mila. «Le autorità islamiche iraniane sono molto preoccupate per questo fenomeno», scrive Bault Olivier in “Nouvelles de France”. Secondo lo studio della Baylor University, «negli Stati Uniti ci sono 450.000 musulmani convertiti al cristianesimo, 380.000 in Algeria, 600.000 in Nigeria, 60.000 in Arabia Saudita, 45.000 in Bulgaria, 25.000 nel Regno Unito, 15.000 in Germania, 12.000 in Francia e, in particolare, 6,5 milioni in Indonesia».

Queste statistiche, basate sui numeri dei nuovi battezzati, sono tuttavia necessariamente approssimative, «perché molti convertiti si nascondono, e anche perché, per prudenza, le Chiese orientali non forniscono il numero di battesimi di musulmani». Le Chiese «temono rappresaglie dalle autorità musulmane e dai fondamentalisti islamici». Il timore è giustificato: «Spesso i neobattezzati sono picchiati e presi a calci dalle loro stesse famiglie, torturati e minacciati di morte. Non di rado sono uccisi da comandi islamici come ‘apostati’, giacché il Corano non solo vieta la conversione, ma anche il proselitismo delle altre religioni nei territori in cui esso domina».

giusto per annunciare che mi sto convertendo al cattolicesimo sotto la guida dell’Oratorio di Londra”.

Nato a Teheran, Ahmari si era trasferito ancora adolescente negli Stati Uniti, dove si laureò in Giurisprudenza presso la Northeastern University, di Boston. Attualmente lavora come editorialista al “Wall Street Journal” nell’edizione europea del noto quotidiano di Chicago.

La sua conversione, resa pubblica lo stesso giorno del martirio di P. Hamel, ci mostra ancora una volta la realtà del famoso aforisma di Tertulliano: “Sanguis martyrum semen Christianorum”.

Più i seguaci di Maometto minacceranno quel che resta della Civiltà cristiana occidentale, più frequenti saranno i casi di conversione come quello di Ahmari. Nessun terrorismo potrà mai sviare il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria, promesso a Fatima nel 1917. 1. D. A, MILLER and P. JOHNSTONE, Believers in Christ from a Muslim Background: A Global Census, “Interdisciplinary Journal of Research on Religion”, 2015 Vol. 11.

Sanguis martyrum semen Christianorum

Anche se le statistiche sono approssimative, pondera lo studio della Baylor University, «non vi è dubbio che l’ondata di conversioni stia guadagnando ampiezza, sia nel mondo musulmano sia nell’Occidente».

Un esempio degno di nota è quello del giornalista iraniano Sohrab Ahmari, editorialista del “Wall Street Journal”. Egli si stava preparando, con certa riservatezza, a ricevere il battesimo cattolico. Dopo il brutale assassinio dell’anziano sacerdote francese Jacques Hamel, selvaggiamente trucidato da fanatici islamisti mentre celebrava la Messa lo scorso 26 luglio, Ahmari decise di abbandonare la discrezione. Quello stesso giorno, decise di rendere pubblica la sua conversione alla Chiesa cattolica.

Facendo uso dell’hashtag creato con il nome del sacerdote martire (#IAmJacquesHamel), Ahmari scrisse su Twitter: “In realtà, questo è il momento

Sopra, P. Jacques Hamel. A dx., Sohrab Ahmari: Sanguis martyrum semen Christianorum TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 15


Centenario di Fatima

Fatima e il comunismo Nel settembre 1943, mons. José Alves Correia da Silva, vescovo di Leiria-Fatima, si recò in Spagna per chiedere a suor Lucia di rivelare la terza parte del segreto

I

l nucleo del messaggio di Fatima è rappresentato dalla denuncia della terribile crisi in cui era sprofondata l’umanità all’inizio del secolo XX, seguita dal richiamo alla conversione. Una conversione che, ovviamente, dovrebbe risanare tale crisi alla radice. Questa crisi è essenzialmente spirituale (i “peccati dell’umanità”). Donde l’insistente richiamo della Madonna a una conversione di cuore: recita quotidiana del Santo Rosario, devozione al Cuore Immacolato di Maria, comunione riparatrice, penitenza e via dicendo. La crisi comprende, però, anche importanti sviluppi temporali puntualmente descritti dalla Madonna nella seconda parte del segreto. La domanda sorge spontanea: come siamo arrivati a questa terribile crisi?

Una chiave interpretativa l’abbiamo nelle parole della stessa Madonna: “Russia diffonderà i suoi errori nel mondo”, un chiaro riferimento al comunismo sovietico. Ora, il comunismo non è un fenomeno fine a se stesso: esso è frutto di un preciso processo storico che, attraverso varie Rivoluzioni, vi è sfociato. A sua volta, il comunismo non è un fenomeno statico: esso avanza verso esplicitazioni sempre più radicali dei suoi postulati rivoluzionari. Nel denunciare l’aspetto allora più attuale e dinamico del processo storico rivoluzionario, la Madonna implicitamente biasima l’intero processo che ne è alla base. Di conseguenza, anche la conversione richiesta dalla Madonna dovrebbe riferirsi al rigetto

16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

dell’intera Rivoluzione, e non solo di qualche suo aspetto. Altrimenti, sarebbe solo parziale e, quindi, sterile.

Da tale prospettiva, la denuncia del comunismo non è affatto un aspetto secondario del messaggio di Fatima. Interrogata sul senso del famoso terzo segreto di Fatima, la stessa suor Lucia dichiarò: “Esso si riferisce alla parte del secondo segreto in cui si parla degli errori della Russia”.

Il comunismo, in tutte le sue forme e varianti, appare come il flagello permesso dalla divina Provvidenza per castigare l’umanità peccatrice. Le persecuzioni alla Chiesa che hanno costellato il secolo XX vanno, quindi, lette alla luce del messaggio della Madonna di Fatima, come un periodo di purificazione che prelude al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

L’argomento è di una importanza suprema, e solleva quesiti cui possiamo appena accennare. Per esempio: perché la terza parte del segreto non fu rivelata nel 1960, come richiesto dalla Madonna stessa? Perché il Concilio Vaticano II non condannò il comunismo, denunciato dalla Madre di Dio come il pericolo più incombente per la Chiesa? Perché ci si ostinò a portare avanti l’Ostpolitik, cioè il dialogo a oltranza con il comunismo mentre questo distruggeva la Chiesa? Sono quesiti che ci portano all’aspetto più decisivo della crisi odierna: quel processo di “autodemolizione” della Chiesa denunciato da Paolo VI.

Fra i Paesi che hanno sofferto l’offensiva comunista due emergono per la loro cattolicità: Spagna e Messico. Proprio su questi due Paesi la furia rivoluzionaria si è abbattuta con speciale accanimento. A essi sono dedicati gli articoli che seguono. (JL)


“Se i Signori Vescovi di Spagna…”

A

metà degli anni Trenta, suor Lucia, la veggente di Fatima sopravissuta, inviò ai vescovi spagnoli una lettera, avvertendoli dell’incombente pericolo del comunismo, nel caso la Spagna non si fosse convertita:

“Un messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo ai Signori Vescovi di Spagna. Voglia Dio che essi ascoltino la parola del buon Dio. Nostro Signore desidera che i Vescovi spagnoli si riuniscano in ritiro spirituale e determinino una profonda riforma del popolo, del clero e degli ordini religiose. (…) Se i Signori Vescovi di Spagna non ascolteranno tale richiesta, Russia sarà, ancora una volta, il flagello con cui saranno castigati”.

Puntualmente, il castigo si abbatté sulla Spagna con furia estrema: quasi metà del clero

fu sterminata, milleseicento chiese totalmente distrutte e ben seimiladuecento seriamente danneggiate.

Spagna è il paese dell’Europa occidentale che più ha sofferto “gli errori della Russia”. Ci sono voluti ben tre anni di sanguinosa guerra civile (1936-1939) per impedire che la terra della Madonna del Pilar fosse trasformata in una “seconda URSS”. Questa guerra fu definita dalla Chiesa una “Crociata”. Nell’ottantesimo anniversario di questa Crociata, offriamo alcune riflessioni di Giovanni Formicola, che al tema ha dedicato lunghi studi. Nella foto grande, i requeté (la milizia cattolica legata alla Comunión Tradicionalista) del Tercio di Montejurra si ritirano da Teruel, conquistata, il 24 febbraio 1938. Nel tondo, un “detente” del Sacro Cuore di Gesù, usato dai combattenti cattolici.

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 17


Centenario di Fatima

La persecuzione religiosa in Spagna

di Giovanni Formicola

«España ha dejado de ser católica» («La Spagna ha smesso di essere cattolica»). Con questo grido empio, il presidente Manuel Azaña incitava ulteriormente la persecuzione religiosa in Spagna, che lasciò sul campo 6.845 martiri e più di settemila chiese distrutte. Nell’ottantesimo anniversario della reazione dei cattolici, l’Alzamiento, qualche opportuna riflessione.

Miliziani comunisti “fucilano” il Sacro Cuore di Gesù sul Cerro de los Ángeles, nei pressi di Madrid 18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016


I

l 2016 è ricco di ricorrenze delle lotte dei cattolici contro il comunismo nel secolo XX:

Novant’anni dall’insorgenza armata popolare, detta Cristiada, in Messico, contro la persecuzione anti-cattolica da parte del governo laicista e massonico (1926-1929). Ottant’anni dall’Alzamiento militare e di popolo contro il tentativo di fare in Spagna «come in Russia» (1), contro Dio, contro la famiglia, contro la proprietà (1936-1939). Sessant’anni dalla rivolta ungherese contro l’oppressione sovietica (23 ottobre-11 novembre 1956).

La prima fu una spontanea reazione di popolo in nome di Cristo Re (cristeros vennero chiamati gl’insorgenti da cristoreyes, caricatura del loro grido di battaglia e invocazione finale, ¡Viva Cristo Rey!), per difendere la libertà di vivere e professare la fede anche nella sua pubblica dimensione, ma non ebbe alcun progetto politico.

La terza, fu un eroico fenomeno d’insofferenza e reazione all’oppressione comunista, subito represso anche per l’ignavia occidentale, ma che non trovò mai piena consapevolezza per l’assenza di leaders autenticamente anticomunisti, essendo state eliminate o rinchiuse in prigione le guide naturali del popolo, a cominciare dal primate d’Ungheria, il cardinale Jozsef Mindszenty (1892-1975).

L’Alzamiento spagnolo, invece, fu un fenomeno globale, all’interno del quale si scorgono, ancorché non in purezza, le linee che dividono nella storia dell’Occidente cristiano la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione (2). Cioè, da un lato, un ulteriore episodio dell’aggressione all’ordine religioso, morale, culturale, politico, sociale ed economico scaturito dalla prima evangelizzazione, e dall’altro la difesa di quel che ne sopravviveva, in vista d’una sua completa restaurazione. In ultima analisi, in Spagna, in quegli anni, la consapevolezza della curvatura anche religiosa e anti-religiosa dello scontro fu tutt’altro che assente e ininfluente. Preferisco, perciò, soffermarmi su questo tra gli eventi di cui ricorre nel 2016 un anniversario tondo.

“Assalto al Cielo”

Nella Spagna degli anni 1930 è in atto un vero e proprio «assalto al Cielo» (3), e la reazione è piuttosto una cruzada (4) che la difesa di uno specifico ordine socio-economico, ancorché sia stata anche questo. Tale «assalto al cielo» ha radici profonde nell’ottocento, ed è la continuazione del progetto rivoluzionario, che è politico e religioso, sociale e culturale, economico e morale, cui si prova a dare cruento compimento con una violenta accelerazione, che combina i metodi d’azione «legali» con quelli illegali, in prospettiva insurrezionale.

Già all’inizio del XX secolo, la semana trágica di Barcellona del luglio 1909, uno degli episodi più violenti dello sforzo ormai quasi secolare di sovvertire la Spagna cattolica, sconvolge il grande architetto e candidato alla beatificazione Antoni Gaudì (1852-1926) per la furia cieca con la quale vengono colpiti dai rivoltosi rossi gli ecclesiastici, i religiosi e le religiose, le chiese e i conventi (5).

Nella primavera del 1931 si svolge una tornata elettorale amministrativa. I partiti d’ordine e monarchici conseguono la maggioranza nel paese, ma vengono sconfitti nelle città principali. Imprevedibilmente il re, mal consigliato, abdica. Il 14 aprile 1931 viene proclamata la Repubblica, la seconda nella storia spagnola, che viene «festeggiata» con i consueti assalti a chiese e conventi, incendiati e profanati (6).

La governa una coalizione tra i socialisti ed i repubblicani di sinistra, che vince le elezioni politiche

“La Spagna ha smesso di essere cattolica” Manuel Azaña Díaz Presidente della Repubblica

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 19


Centenario di Fatima

La persecuzione in numeri

Martiri della Chiesa

Vescovi

Sacerdoti

Diocesi

13

4.184

Religiosi

2.365

Totale

6.845

Religiose

283

Lungo il suo pontificato, papa Giovanni Paolo II ha beatificato o canonizzato 1.523 martiri della persecusione comunista in Spagna. Sotto, il fumo delle chiese incendiate a Madrid nel 1936. In basso, brucia l’Ermida di san Isidoro, patrono di Madrid

Albarracín Almería Ávila Badajoz Barbastro Barcelona Burgos Cádiz Cartagena Ciudad Real Córdoba Cuenca Gerona Granada Guadix Huesca Ibiza Jaca Jaén León Madrid Málaga Mallorca Menorca Mondoñedo Orense Orihuela Oviedo Palencia Plasencia Santander Segorbe Sevilla Sigüenza Solsona Tarragona Tenerife Teruel Toledo Tortosa Urgel Valencia Vich Vitoria Zaragoza

20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

Chiese totalmente distrutte

1 4 — 6 8 40 16 1 4 6 4 Tutte tranne 3 14 8 3 ? 1 15 Diverse 24 30 6 — 1 2 4 25 354 Diverse 3 42 Diverse 35 10 12 ? 2 9 22 48 ? 800 20 16 40

Chiese parzialmente distrutte

60 Tutte 60 125 Tutte Tutte 159 16 Tutte Tutte 288

972 43 118 ? Tutte 80 95% 132 Quasi tutte 282 6 44 3 1 Quasi tutte 287 Molte 25 Quasi tutte Tutte 211 143 325 ? 7 115 Tutte Tutte ? 1.500+ 502 67 175


del giugno 1931. Subito il nuovo governo espelle dal territorio nazionale alcuni vescovi, tra i quali il primate di Spagna, l’arcivescovo di Toledo, il cardinale Pedro Segura y Sáenz (1880-1957). La curvatura radicale e massimalista della politica della coalizione è plasticamente manifestata dalla nota espressione del leader massone e repubblicano, nonché capo del governo e poi presidente della Repubblica, Manuel Azaña Díaz (1880-1940): «España ha dejado de ser católica» («La Spagna ha smesso di essere cattolica») (7).

È evidente il carattere piuttosto programmatico che descrittivo di tale dichiarazione, che trova sanzione nella nuova Costituzione. Questa riduce la Chiesa al rango di una qualsiasi associazione, le nega ogni sostegno economico pubblico, le impedisce di esercitare l’industria, il commercio e l’insegnamento (in altri termini è impedita alla Chiesa ogni presenza pubblica organizzata, sussumibile nelle tre categorie d’opera indicate), ne mette i beni a disposizione della nazione, cioè li rende suscettibili d’esproprio senza condizione, introduce il divorzio.

Segue il decreto di scioglimento della Compagnia di Gesù e di nazionalizzazione del suo patrimonio. In attuazione del dettato costituzionale, viene promulgata nel 1933 la Ley orgánica de Confesiones y Congregaciones Religiosas, che proibisce ogni manifestazione di culto al di fuori degli edifici religiosi se priva di autorizzazione amministrativa, impone la rimozione dei simboli ed immagini religiose da scuole, edifici pubblici, piazze e strade e la tassazione della loro esibizione da parte dei fedeli, incentiva la laicizzazione dei matrimoni, dei funerali e dei cimiteri.

Parla Pio XI

Si fa sentire a questo punto la protesta del pontefice Pio XI (1922-1939), che nella lettera enciclica Dilectissima nobis così si esprime «[…] non possiamo non levare la voce contro la legge testé approvata “intorno alle confessioni e congregazioni religiose”, costituendo essa una nuova e più grave offesa non solo alla religione e alla Chiesa, ma anche a quegli asseriti principi di libertà civile sui quali dichiara basarsi il nuovo Regime Spagnolo. […] E vogliamo qui riaffermare la Nostra viva fiducia che i Nostri diletti figli della Spagna, compresi della ingiustizia e del danno di tali provvedimenti, si varranno di tutti i mezzi legittimi che per diritto di natura e per disposizione di legge restano in loro potere, in modo da indurre gli stessi legislatori a riformare disposizioni così contrarie ai diritti di ogni cittadino e così ostili alla Chiesa» (8).

Scene della persecuzione religiosa in Spagna negli anni Trenta

TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 21


Centenario di Fatima

I

I Requeté

Requeté erano la milizia armata legata alla Comunión Tradicionalista. Costituivano la parte migliore dell’Alzamiento. Eredi del carlismo del secolo XIX, lottavano “por Dios por la Patria y el Rey”. Contrari al socialismo e al comunismo, avversarono anche le derive fasciste all’interno della reazione nazionale. Circa sessantamila requeté lottarono nella Guerra Civile, dei quali più di seimila trovarono la morte. Nella stragrande maggioranza erano di origine contadina.

Col Decreto de Unificación, del 19 aprile 1937, il generale Franco in pratica sciolse i Requeté, fondendoli – controvoglia – con la Falange. Il riferimento al diritto naturale viene letto come una sorta di autorizzazione morale anche al ricorso ai rimedi estremi. In ogni caso, il disordine legislativo interagisce con quello sociale, esasperandolo fino al parossismo, e suscita una prima reazione.

La sinistra si scatena

Alcuni partiti d’ordine si coalizzano nella Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA), che, alleata con il Partito radicale guidato dal massone Alejandro Lerroux García (1864-1949) (9), vince con gli altri partiti di destra le elezioni che si svolgono alla fine del 1933 (10), le prime in cui il suffragio è esteso alle donne. La sinistra non accetta il risultato delle urne. E quando nell’ottobre del 1934 tre componenti della CEDA entrano nella compagine ministeriale ne fa pretesto per tentare l’insurrezione, che però riesce solo nelle Asturie, dando luogo a quell’«ottobre rosso» (11) tra le cui vittime la Chiesa ha già riconosciuto dei martiri.

Questo tentativo rivoluzionario costituisce la premessa immediata dell’Alzamiento Nacional, in quanto segnala chiaramente le intenzioni della sinistra spagnola: instaurare, anche con la violenza (12), una repubblica socialista e collettivista che proceda 22 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

ad estirpare la religione sin dalle sue radici dal suolo di Spagna (13).

Con la vittoria delle sinistre unite nel Frente Popular alle elezioni del febbraio 1936 la situazione precipita.

Esse sono indette anticipatamente perché il presidente della Repubblica, Niceto Alcalá Zamora (1887-1949), cattolico centrista (sostanzialmente un democristiano che guarda a sinistra e di fede repubblicana) scioglie le Cortes, rifiutando di dare l’incarico di formare il governo al leader della CEDA, José Gil Robles (1898-1980), nonostante esistesse una maggioranza parlamentare pronto a sostenerlo. I brogli elettorali, le violenze, le divisioni della destra, la costituzione di una «terza forza» cattolica, danno al blocco delle sinistre, per effetto della legge elettorale e per l’arbitrario annullamento delle elezioni nelle circoscrizioni in cui aveva vinto la destra, una forte maggioranza parlamentare. Si scatenano immediatamente la violenza nelle piazze e la repressione di Stato. Il governo libera con un’amnistia ad hoc i rivoluzionari del ‘34 ancora imprigionati. Per i partiti e per gli uomini di destra, ma soprattutto per i cattolici, gli ecclesiastici, i religiosi


“La guerra di Spagna è una guerra civile? No. È una lotta dei senza Dio contro la vera Spagna, contro la religione cattolica. Qui si affrontano la Spagna e la anti-Spagna, la religione e l’ateismo, la civiltà cristiana e la barbarie. Teologicamente, questa guerra è una Crociata”

Cardinale Isidro Gomá y Tomás, Arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna

e le religiose, per la Chiesa e per le chiese, in Spagna l’aria si fa irrespirabile (14).

Nei pochi mesi che vanno dal febbraio al giugno 1936 si contano 269 uccisi, 1287 feriti, 251 chiese incendiate o profanate, di cui 160 completamente distrutte (15). Numerosissime sono le sedi dei partiti di destra devastate, le proprietà dei militanti distrutte o danneggiate, gl’imprigionamenti pretestuosi ed illegittimi (16).

Il 12 luglio 1936 il deputato monarchico José Calvo Sotelo (1893-1936) viene prelevato e barbaramente ucciso dalle Guardias de Asalto, una milizia istituita dai governi di sinistra come contraltare alla Guardia Civil, ritenuta prevalentemente di orientamento monarchico e conservatore. È quella che di solito si definisce «la goccia che fa traboccare il vaso».

L’Alzamiento

Il 17 luglio nel Marocco spagnolo, il 18 luglio nel territorio metropolitano, un gruppo di alti ufficiali dell’esercito si solleva contro il governo del Fronte Popolare. L’Alzamiento ed il conseguente conflitto vengono compresi come «crociata» in difesa della Fede, come la definì la «Lettera collettiva dell’Episcopato spagnolo ai vescovi di tutto il mondo», datata 1° luglio 1937. Lo stesso Francisco Franco Bahamonde (1892-1975) dichiarava: «La nostra non è una guerra civile […] ma una crociata […]. Sì, la nostra è una guerra religiosa. Noi combattenti, non importa se cristiani o musulmani, siamo

soldati di Dio e non ci battiamo contro gli uomini ma contro l’ateismo e il materialismo» (17).

Una Chiesa martire

La persecuzione religiosa – si badi, già in corso dal 1931, con continuità – nella zona controllata dai rossi, si sfrena tremenda e sanguinaria. Non più solo le leggi, non più solo la violenza diffusa contro i suoi edifici, i suoi simboli, i suoi uomini e le sue donne, ma una vera e propria sistematica volontà di cancellare il cristianesimo dalla Spagna eliminando i cristiani, di realizzare con ogni mezzo quello che abbiamo definito piuttosto un proposito che una constatazione – «España ha dejado de ser católica» – fanno della Chiesa spagnola di quegli anni una Chiesa martire. La cifra della II Repubblica spagnola è il martirio dei credenti: essa è animata dall’odio sa-

Il cardinale Pedro Segura y Sáenz, allora arcivescovo di Toledo, viene deportato per ordine del Governo repubblicano TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 23


Centenario di Fatima

Il 28 ottobre 2007, gli spagnoli esultano a piazza S. Pietro in occasione della beatificazione di 498 martiri della persecuzione: “Per una Spagna cattolica, morirono gridando Viva Cristo Re!”

tanico (18) contro Dio ed i suoi servi. Odio il cui «perché» è rinvenibile nelle ideologie degli odiatori, e che sono le ideologie della Rivoluzione moderna: il radicalismo laicista «giacobineggiante» e massonico, il socialcomunismo marxista, l’anarchismo.

È noto che non la pena, ma la causa fa i martiri. E tali sono, per la Chiesa coloro che vengono uccisi in odium fidei, o in odium Christi, o in odium Ecclesiae, e accettano, senza cercarla temerariamente, la morte per amor di Dio, perdonando i loro carnefici.

Dunque, oltre le disposizioni morali della vittima, oggettivamente se c’è un martire, c’è un odiatore attivo di Cristo, della Fede, della Chiesa. Se il martirio è diffuso nello spazio e duraturo nel tempo, se ingente è il numero delle vittime, allora esso è l’effetto di una persecuzione organizzata. Le monache concezioniste del Monasterio de las Rozas, Madrid: torturate e uccise dai comunisti nel novembre 1936 24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016


A sin., alcuni martiri carmelitani di Toledo

A dx., alcuni martiri benedettini di Viaceli

Nella Spagna di quegli anni, a giudizio di mons. Antonio Montero Moreno, vescovo emerito di Badajoz, si è verificato un episodio senza precedenti – neppure al tempo delle persecuzioni romane – nella storia della Chiesa universale: il sacrificio cruento (non senza accanimento, torture, mutilazioni e, più in generale, ricorso a modalità particolarmente crudeli ed efferate), che ha assunto il carattere di un’autentica strage, in poco più di un semestre ed in un territorio limitato, di quasi settemila tra vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose. E gli ecclesiastici, secondo lo stesso mons. Montero, non sono che una modesta percentuale nella tremenda statistica delle vittime nella zona rossa uccise in odium fidei, cioè perché cattoliche (19). Il fatto e l’entità di questa persecuzione, espressione di un odio singolare, sono certificati dal numero dei martiri già riconosciuti dalla Chiesa – che è infallibile quando canonizza – e di quelli prossimi al riconoscimento: fra gli uni e gli altri, si avanza a tappe forzate verso i duemila! (20)

Oltraggi e profanazioni

Innumerevoli, poi, sono gli oltraggi sacrileghi al SS. Sacramento, la distruzione o la profanazione blasfema ed iconoclasta delle chiese, degli arredi e dei vasi sacri, delle reliquie, dei luoghi di culto, dei simboli della fede, persino dei cimiteri e dei cadaveri dei religiosi. Sono noti i casi delle processioni burlesche che non risparmiavano l’Ostia santa (una di queste costò la vita a Toledo ad un dirigente comunista locale, che vestiva i paramenti sottratti al vescovo, ma fu, purtroppo per lui, preso sul serio da un miliziano, cui non parve vero poter piantare una pallottola in corpo all’odiato successore degli apostoli), come note sono le «fucilazioni» del S. Cuore, del Cristo del Cerro de los Angeles presso Madrid e di quello del Tibidabo presso Barcellona, nonché la riesumazione dei cadaveri mummificati di suore esposti al pubblico dileggio a Barcellona, ed in altre città della zona rossa.

Contrariamente a quel che si può credere, la distruzione delle chiese spesso non fu affatto l’effetto di una irrefrenabile furia popolare, ma un’operazione sistematica, deliberata dalle autorità locali repubblicane come un semplice atto amministrativo. Così, ad esempio, stabilì la giunta comunale di Castellón de la Plana a proposito della Iglesia Mayor, per la cui demolizione si consideravano, secondo quanto è restato agli atti del consiglio, “più importanti le ragioni morali di quelle di ordine materiale, (giacché) quella casaccia rappresenta qualcosa di così infame che è assolutamente urgente che si proceda al suo abbattimento”. Né la persecuzione può essere spiegata, né tanto meno giustificata – se mai si potesse – come reazione all’Alzamiento. Come s’è detto, essa inizia nel 1931, i primi martiri riconosciuti sono del 1934 in occasione dell’«ottobre rosso» asturiano, l’«olocausto» (21) vero e proprio si consuma nel 1936, con propaggini fino al 1939, a guerra ormai perduta, testimonianza ultima di un odio inestinguibile.

È un agire dominato dall’ossessione di un morbo epidemico che reclama misura di radicale disinfezione. Come osservava una poetessa inglese, Sylvia Townsend Warner [1893-1968], dopo aver visitato cosa restava delle chiese di Barcellona, esse «erano state pulite esattamente come si fa con la camera di un malato dopo una pestilenza. Ogni cosa che poteva conservare il contagio era stata distrutta» (22).

La paura della contaminazione che emana dagli oggetti sacri ispira ai comitati rivoluzionari la diffusione di bandi che imponevano, spesso sotto pena di morte, la consegna di tutte le immagini, libri di pietà, rosari ed altri oggetti di culto posseduti dai privati perché fossero dati alle fiamme. Le parole di un ministro cattolico del governo repubblicano, il basco Manuel Irujo Ollo (1891-1981), contenute nel memorandum sulla situazione della Chiesa nel territorio TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 25


Centenario di Fatima Dolores Ibárruri, detta la “Pasionaria” fondatrice e presidente del PCE, istigatrice della persecuzione contro i cattolici Secondo il ministro Irujo: “Tutte le chiese sono state chiuse al culto. Esso è pertanto totalmente sospeso”

controllato dalla Repubblica, da lui presentato il 7 gennaio 1937 al Consiglio dei ministri, chiariscono definitivamente, se ancora ce ne fosse bisogno, le intenzioni dei rossi: «Tutte le chiese sono state chiuse al culto. Esso è pertanto totalmente sospeso» (23). L’«assalto al Cielo» sembra riuscito.

Ragioni dell’Alzamiento

Ma la resistenza e la reazione di una parte della Spagna ripristineranno l’antico culto religioso, che già aveva animato la Reconquista fondando l’identità nazionale.

Sono note le condizioni che rendono lecita la disobbedienza civile, la resistenza attiva e poi la stessa insorgenza in armi contro il potere costituito. Il Catechismo della Chiesa Cattolica le riassume al n. 2243. Di fronte alla grave illegittimità d’origine o d’esercizio del potere politico, occorre che non vi siano altri rimedi, che questi non siano peggiori del male che affrontano, e che vi sia una ragionevole speranza di successo. Il giudizio sulla sussistenza di tutte queste condizioni è affidato al prudente apprezzamento di chi si trovi nelle condizioni di avere autorità sociale. Oggi non è difficile comprendere come tale giudizio sia stato all’epoca correttamente formulato da chi aveva titolo per farlo.

Il governo del Fronte Popolare si era insediato grazie a violenze, brogli, falsificazioni di atti e illegittimi annullamenti di risultati elettorali; la sua azione era rivolta contro una parte cospicua della società, informata com’era ai principi della lotta di classe e contro la religione, sì da tramutarlo in au26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

tentico «nemico pubblico»; violava costantemente le norme più elementari del diritto naturale, dal diritto alla vita a quello di proprietà; l’anarchia dilagava ed il bene comune era in grandissimo pericolo: nessuno era più sicuro di sé, né delle sue cose, a cominciare dalla Chiesa cattolica. L’aggressione durava almeno dalla proclamazione della II Repubblica nel 1931, come abbiamo cercato di evidenziare, e consisteva in un’azione combinata «dal basso» (i disordini sociali, le violenze, i saccheggi, gli omicidi, tollerati quando non fomentati dalla parte repubblicana), e «dall’alto» (le leggi, l’esercizio della giurisdizione, i provvedimenti amministrativi, l’indifferenza connivente con le violenze rosse quando al potere erano le sinistre massoniche e marxiste).

Era evidente che non si potesse fare altro, anzi che l’Alzamiento fosse un preciso dovere morale. Infatti, la causa era giusta (la difesa dei diritti naturali e del vero ordine sociale e morale, gravemente violati e sovvertiti, a cominciare dalla possibilità di vivere e praticare liberamente e pacificamente la Fede). Si possedeva la forza per agire, ed insorgere era ormai, nonché un’offesa al bene comune – dopo l’assassinio da parte di una milizia di Stato, non da parte di incontrolados, di uno dei leader dell’opposizione parlamentare a seguito di un suo discorso con il quale denunciava le violenze nelle piazze e da parte degli organi dell’amministrazione – l’ unico modo per salvaguardarlo.

Del resto, e conclusivamente, che l’Alzamiento fosse praticamente richiesto dalla situazione lo riconosce un autorevole esponente repubblicano: «Ecco che cosa scriveva in quei giorni [primavera 1936] il repubblicano Miguel Maura [Gamazo (1887-1971)] (già ministro dell’Interno nel 1931): I cittadini pacifici, dalle simpatie politiche più diverse credono che ormai la costituzione sia lettera morta e che insulti, violenze, incendi, omicidi, distruzioni di proprietà non contino più per il codice penale se coloro che li commettono si pongono sotto l’egida stellata della falce e del martello. Noi repubblicani democratici


“Una satanica preparazione ha riaccesa, e più viva, nella vicina Spagna quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica”

Pio XI

che abbiamo fatto i più grandi sforzi personali per collaborare con il regime veniamo chiamati fascisti. Se la repubblica significa tutto questo, essa è condannata a una rapida estinzione per mano di coloro che si ergono a suoi difensori o, più probabilmente, da una reazione proveniente dalla direzione opposta» (24).

Così come un altro esponente repubblicano deve riconoscere che l’intervento dei militari sia stato oggettivamente difensivo ed abbia prevenuto un’accelerazione violenta del processo rivoluzionario in atto, di cui sarebbero state occasione le «olimpiadi proletarie» organizzate, come alternativa a quelle «fasciste» di Berlino, per la fine di luglio a Barcellona: «Di fatto nel luglio del 1936 si organizzava già la distribuzione delle armi tra le milizie marxiste, e ciò, per noi che vivevamo a Madrid, risultava chiaro, in quanto uno dei capi rivoluzionari affermava che (citato da F. Suarez, in Razòn Española, n. 16, pag. 32), “non vi è altra verità se non quella che i militari ci anticiparono, per evitare che arrivassimo noi a scatenare la Rivoluzione”». (25)

La voce della Chiesa

«Si direbbe che una satanica preparazione ha riaccesa, e più viva, nella vicina Spagna quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica, come l’unico vero ostacolo al prorompere di quelle forze che hanno già dato saggio e misura di sé nel conato per la sovversione di tutti gli ordini, dalla Russia alla Cina, dal Messico al Sudamerica [...]. La Nostra benedizione s’indirizza, in maniera speciale, a quanti si sono assunti il pericoloso compito di difendere e restaurare i diritti e l’onore di Dio e della religione, che è come dire i diritti e la dignità delle coscienze, condizione prima e la più solida di ogni benessere umano e civile»(26).

Fin da subito, il Papa Pio XI, che già si era espresso con la citata enciclica Dilectissima nobis, dichiara la posizione della Chiesa sul conflitto in atto in Spagna e sulle parti che ne sono protagoniste, sebbene non senza riserve circa alcuni eccessi nel condurre la lotta e soprattutto sulle contaminazioni ideologiche di tipo fascista del bando nacional. Egli, in Castelgandolfo il 14 settembre 1936 (a meno di due mesi dall’Alzamiento, dunque), così si pronuncia in un’allocuzione rivolta a circa cinquecento profughi dalla Spagna rossa:

La Chiesa in Spagna non è da meno. Con coraggio, determinazione e prontezza benedice nella sua sostanza l’Alzamiento nacional ed esorta i cattolici a sostenerlo. Prima, con un’Istruzione pastorale dei vescovi di Vitoria e Pamplona (6-8-36), poi con una lettera pastorale del vescovo di Salamanca (309-36), e con quella del Cardinal Isidro Gomá y Tomás (1869-1940), arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna (30-1-37). Poi, con la famosa Lettera collettiva dell’Episcopato spagnolo ai vescovi di tutto il mondo dell’1 luglio 1937, che meriterebbe uno studio a parte. Ci limitiamo a qualche brano:

Il giudizio sulla situazione, e quindi sulla legittimità e persino doverosità dell’intervento dei militari e del popolo cattolico in armi, è confermato dalla Chiesa universale.

Il giudizio (e le riserve) vengono confermati nel Radiomessaggio al Mondo intero del 24 dicembre 1936 (27).

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Centenario di Fatima

«Anche se la guerra fosse di solo carattere politico-sociale, è stata così grave la sua ripercussione nell’ordine religioso, ed è apparso così chiaramente, fin dai suoi inizi, che una delle parti belligeranti mirava alla eliminazione della religione cattolica in Spagna, che noi, Vescovi cattolici, non possiamo restarne al di fuori senza lasciare abbandonati gli interessi di Nostro Signor Gesù Cristo, e senza incorrere nel tremendo appellativo di “canes muti”, con il quale il Profeta censura coloro che, dovendo parlare, tacciono di fronte alla ingiustizia».

Il giudizio non cambia con la conclusione della guerra. Il nuovo Papa Pio XII indirizza l’1 aprile 1939, il giorno stesso della proclamazione della vittoria, un telegramma di felicitazioni al generale Franco, e quindici giorni dopo un radiomessaggio al popolo spagnolo, «con immensa gioia […] per il dono della pace e della vittoria» (28). Il Primate di Spagna così scrive: «Sono l’anima cattiva dell’antiSpagna e l’anima buona della Spagna ad essersi affrontate sui campi di battaglia. È l’anima della nostra nobile storia, la vecchia anima dei nostri padri che ha sbarrato il passo all’anima bastarda dei figli di Mosca» (29).

Luci ed ombre

Se in tutti i fenomeni storici coesistono luci ed ombre, nemmeno la cruzada spagnola si sottrae a tale legge della storia, che altro non è se non il peccato originale all’opera. Ma se non mancarono le ombre dal lato degl’insorgenti – soprattutto a causa della contaminazione nazional-socialista, storicamente forse inevitabile e comunque dottrinalmente rivoluzionaria – dall’altro fu il dominio delle tenebre. Duemila martiri riconosciuti – da una sola parte – lo dimostrano al di là d’ogni ragionevole dubbio.

Nella Madrid del 1936 la sinistra faceva sfilare le donne in corteo al grido «Hijos sì, maridos no», ed uno degli slogan più diffusi, che s’insegnava anche ai bambini, era «Ni Dios, ni patria, ni padres». Anche questo dimostra come – pur volendo «fare come in Russia» – la Rivoluzione in Spagna fosse non solo socio-economica, ma avesse una chiara, esplicita, consapevole ed intenzionale curvatura culturale non solo irreligiosa, ma esplicitamente anti-cattolica.

La società, tuttavia, rivela allora la presenza di anticorpi capaci di sconfiggere il morbo. La guarigione però, si deve constatare con il senno di poi, fu solo apparente. Infatti, oggi è in atto – e non solo in Spagna, ma in tutto l’Occidente ch’è stato Cristianità – con altri mezzi, la stessa guerra contro la Chiesa, la 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

religione, la famiglia, l’ordine morale e la dimensione sociale della verità sull’uomo: i figli senza marito e la cancellazione della stessa parola «padre» sono un fatto. Ancora una volta in Spagna si muove un’avanguardia che dà «l’assalto al cielo», assalto che, nonché respinto, si rivela perciò essere stato solo rinviato. E la società sembra non avere più a sufficienza gli anticorpi per combattere il ricorrente morbo. Per tante ragioni, non ultima lo sbandamento pastorale che si manifesta a partire dagli anni 1960. Gli sconfitti di ieri sembrano i vincitori di oggi. Ottant’anni dopo, complicato dall’«irreparabile fuga del tempo», il nodo rivoluzionario è ancora tutto da sciogliere, e lega ancora in indissolubile intreccio la religione, la cultura e la politica.

_____________________________________________________ 1. «Siamo decisi a fare in Spagna quello che è stato fatto in Russia» (El Socialista, 9-2-1936, cit. in GABRIELE RANZATO, La grande paura del 1936. Come la Spagna precipitò nella guerra civile, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 67). L’autore è dichiaratamente filo-repubblicano e anti-franchista, il che rende particolarmente attendibili le informazioni e le considerazioni contenute in questa e nelle altre sue opere che utilizzo. 2. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) a cura di Giovanni Cantoni, Sugarco, Milano 2009. 3 Cfr. ESTANISLAO CANTERO NUÑEZ, 1936. «L’«assalto al cielo»: la guerra civile spagnola. Le cause dell’«Alzamiento», in Cristianità, 1996, n. 258. «Assalto al cielo» è la definizione che Karl Marx (1818-83) diede dell’impresa rivoluzionaria della Comune di Parigi (1871) (cfr. VLADIMIR IL’IČ «LENIN» (18701924), Stato e rivoluzione. La dottrina marxista dello Stato e i compiti del proletariato nella rivoluzione, Editori Riuniti, Roma 1977, p. 98). 4. Il primo ad utilizzare il termine è il vescovo di Salamanca (poi primate di Spagna) mons. Enrique Pla y Deniel (1876-1968), nella sua lettera pastorale Las dos ciudades del 30-9-36: «[…] no se trata de una guerra por cuestiones dinásticas ni formas de gobierno, sino de una Cruzada contra el comunismo, para salvar la religión, la patria y la familia». La qualifica di cruzada, poi, viene ratificata nella Lettera Collettiva dei vescovi di Spagna. 5. JUAN JOSÉ NAVARRO ARISA, Gaudí. L’architetto di Dio, Paoline, Milano 2003, p. 199. 6. Il manifesto del Partito Socialista incitava a «[…] distruggere la Chiesa e cancellare da tutte le coscienze la sua nociva influenza» approvando l’incendio di conventi e chiese come modo privilegiato di trattare le «carogne ecclesiastiche» (cit. in PÍO MOA, Le origini della guerra civile spagnola, Meridiana, Firenze 2006, p. 159). 7. Discorso alle Cortes Costituyentes del 14-10-1931, nel quale ebbe pure a proclamare che il governo intendeva «[…] transformar el Estado y la sociedad españoles hasta la raíz […] que es en rigor la implantación del laicismo del Estado con todas sus inevitables y rigurosas consecuencias». 8. http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19330603_dilectissima-nobis_it.html 9. Per comprendere meglio il clima della Spagna di quel tempo, può essere utile ricordare come si esprimeva solo qualche anno prima lo stesso Lerroux, leader del governo di centro-destra: «Bisogna saccheggiare la civiltà decadente e miserabile di questo paese […]; bisogna sollevare il velo delle novizie e innalzarle a ruolo di madri; […] bisogna distruggere la Chiesa» (cit. in P. MOA, op. cit., pp. 30-31). 10. Nel corso della campagna elettorale «Le destre subirono la maggior parte delle perdite e non assassinarono nessuno» (P.


L’“assalto al Cielo” continua oggi con altri mezzi. Nella foto, sfilata omosessuale a Madrid

MOA, op. cit., p. 175). 11. Quando, secondo il liberale e già ministro della Repubblica, Salvador de Madariaga y Rojo (1886-1978), «[…] la sinistra spagnola ha perduto ogni parvenza d’autorità morale per condannare la ribellione del 1936» (España. Ensayo de historia contemporánea, Espasa-Calpe, Madrid 1978, p. 363, cit. in VICENTE CÁRCEL ORTÍ, Buio sull’altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna, Città Nuova, Roma 1999, p. 77). Essa è stata definita «[…] la convulsione rivoluzionaria più violenta di quante ne avesse conosciute l’Europa in sette decenni, all’infuori di quella bolscevica» (P. MOA, op. cit., p. 138). 12. «In che modo dovremo raggiungerli [i nostri obiettivi]? In ogni modo possibile! Già lo abbiamo detto mille volte. Il nostro obiettivo è la conquista del potere politico. Il metodo? Qualunque potremo impiegare!» (Francisco Largo Caballero (1869-1946), capo del PSOE, il Partito socialista spagnolo, cit. in G. RANZATO, La Guerra di Spagna, Giunti, Firenze 1995, p. 48). 13. Ulteriormente indicativo del clima dell’epoca e dell’orientamento delle forze rivoluzionarie è il soprannome del ministro dell’interno della Generalitat della Catalogna, Eloy Vaquero: «Matacristos» (P. MOA, op. cit., p. 68). 14. «[…] Azaña già il 17 marzo scriveva al cognato: “Ho perso il conto delle località in cui hanno bruciato chiese e conventi» (G. RANZATO, La grande paura, cit., p. 214). 15. Quesi i dati forniti da José Maria Gil Robles al Parlamento (cfr. F. J. F. DE LA CIGOÑA, art. cit., p. 17) 16. Ranzato – lo ricordo, dichiaratamente anti-fascista e antifranchista – non può che constatare «[…] un avanzato sfacelo dello Stato di diritto» (La grande paura, cit., p. 269), che portava addirittura a non eseguire le sentenze di assoluzione dei militanti di destra, che venivano perciò trattenuti in carcere (ibid., p. 273). Egli è costretto a riconoscere che è «[…] discutibile […] perpetuare l’immagine della Spagna della primavera 1936, come quella di un paese di democrazia liberale accettabilmente funzionante, capace di garantire la continuità del suo sistema […] al riparo di qualsiasi pericolo di sovvertimento rivoluzionario, che sarebbe stato trascinato alla guerra civile solo da una sollevazione militare reazionaria e fascista» (Ibid., p. 316). 17. Intervista del 16-11-’37, cit. in PAUL PRESTON, Francisco Franco. La lunga vita del caudillo, Mondadori, Milano 1997, p. 292.

18. Questo l’aggettivo adoperato da Papa Pio XI in un’Allocuzione ai rifugiati spagnoli. 19. Cfr. mons ANTONIO MONTERO MORENO, Historia de la persecución religiosa en España. 1936-1939, BAC, Madrid 1961, pp. XIII-XIV, e pp. 762 e ss., cit. in MIGUEL AYUSO TORRES, El sentido de un conflicto, in Iglesia Mundo, cit., p. 6, e in MANUEL DE TUYA, O. P., Teología del martirio, ibidem, p. 27. 20. Il 28 ottobre 2007 furono beatificati a Roma 498 martiri. Allora la più grande beatificazione di massa della storia. Ma il 13 ottobre 2013 il record viene superato: i martiri beatificati in un’unica soluzione sono 522! 21. Così V. C. ORTÍ, in La gran persecución. España, 19311939. Historia de cómo intentaron aniquilar a la Iglesia católica, Editorial Planeta, Barcelona 2000, p. 18. E le cifre non gli danno torto: «a Lérida è stato ucciso il 65,8% del clero diocesano (270 sacerdoti su 410); a Tortosa il 61,9% (316 su 510); a Tarragona il 32,4% (131 su 404); a Vich il 27,1% (177 su 652); a Barcellona il 22,3% (279 su 1.251); a Gerona il 20% (194 su 932); a Urgel il 20,1% (109 su 540) e a Solsona il 13,4% (60 su 445)» (IDEM, Intervista all’agenzia on line «Zenit» [www.zenit.org], 3 maggio 2004). I dati sopra riportati sono relativi alla Catalogna. Per il resto della «zona rossa»: Barbastro, 88%, Malaga, 48%, Mi-norca 49 %, Segorba, 55%, Toledo 48%, Madrid 30% (334), Valencia 27% (327), (cfr. G. RANZATO, La guerra civile spagnola, cit., p. 293). 22. Ibidem, pp. 301-02. 23. Cit. in G. RANZATO, La guerra di Spagna, cit., p. 75. 24. ARRIGO PETACCO, ¡Viva la muerte! Mito e realtà della guerra civile spagnola 1936-39, Mondadori, Milano 2006, p. 18. 25. ÁLVARO D’ORS (1915-2004), La violenza e l’ordine, Marco editore, Lungro di Cosenza [CS] 2003, p. 21. 26. PIO XI, Allocuzione ai Rifugiati spagnoli, del 14-9-36, in Insegnamenti pontifici, a cura dei Monaci di Solesmes, vol. V, La pace internazionale, pp. 223-226. 27. Ibidem, pp. 226-227. 28. In Insegnamenti pontifici, op. cit., pp. 235-40. 29. ISIDRO GOMÁ Y TOMÁS (1869-1940), Por Dios y por España, Casulleras Librería, Barcelona 1940, p. 314, cit. in G. Ranzato, Un evento antico e un nuovo oggetto di riflessione, in Guerre fratricide, cit., p. XXIII. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 29


Centenario di Fatima

Giovane messicano, autentico modello di eroe cattolico di Plinio Corrêa de Oliveira

Una delle più feroci persecuzioni contro la Chiesa nel secolo XX ebbe luogo in Messico, sotto l’egida della Revolución mexicana, specialmente negli anni Venti, quando fu combattuta la guerra dei “Cristeros”. Alcune vittime della persecuzione laicista sono state già elevate agli onori degli altari.

“V

iva Cristo Re!”. Fu questo il grido che, negli anni Venti, aprì le porte del Cielo e della gloria eterna a molti martiri della resistenza cattolica in Messico.

Infatti, i martiri Cristeros, che parteciparono eroicamente a questa resistenza, lo lanciarono un momento prima di essere fucilati dal regime anticattolico contro cui combattevano: un regime tirannico, che chiuse le chiese, perseguitò la religione

cattolica e attirò la disgrazia sulla Nazione amata dalla Madonna di Guadalupe.

Luis Segura Vilchis (1903-1927) - il giovane che vediamo nella fotografia in alto a destra - non fu sottoposto a nessun giudizio. Senza alcun preavviso, fu prelevato dal carcere per affrontare il plotone d’esecuzione. Anche questo giovane lanciò quel glorioso grido, un po’ prima di essere raggiunto dagli spari dei suoi carnefici. Contro lui era stata scagliata l’accusa di cospirare contro la vita dell’empio dittatore Obregón (*).

Nella fotografia vediamo il prigioniero mentre cammina verso il luogo della sua esecuzione, accompagnato da un sinistro funzionario del regime messicano. È sereno come se stesse percorrendo la navata di una chiesa dopo aver ricevuto la Santa Comunione, per l’incontro nell’intimo convivio eucaristico con quel Dio per il quale, qualche istante dopo, sarebbe andato a morire.

Puro, virile, nobilmente padrone di se stesso, ben vestito, distinto, e visibilmente dotato di una buona educazione, questo eroe può legittimamente essere considerato un modello di giovane cattolico: serio, generoso, pieno di fede e coraggio. Come gli sarebbe stato facile sfruttare le sue numerose doti in modo egoistico, costruendosi uno stile di vita confortevole, mediante una bella car30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016


riera. Bastava soltanto che collaborasse con il regime ateo e ugualitario che allora opprimeva la sua patria o, almeno, che non lo combattesse. Tuttavia, a questa prospettiva si opponeva energicamente la sua coscienza di cattolico. Luis Vilchis si era legato al movimento dei Cristeros e, grazie alla sua vigorosa personalità, al suo fervore e alla sua intelligenza, divenne subito uno dei suoi animatori.

Dei testimoni affermarono che il giovane martire fu informato della sua imminente esecuzione solo quando lo stavano riportando in cella. Con prontezza rispose che i suoi assassini lo avrebbero spedito in Cielo. Nel vedere queste sue disposizioni d’animo, si commossero persino il comandante e i soldati del plotone d’esecuzione.

Vilchis dovette passare vicino al cadavere ancora caldo del celebre beato Padre Miguel Agustín Pro. Nella fotografia, egli fissa lo sguardo su un punto alla sua destra, proprio dove giaceva il corpo del famoso sacerdote gesuita, ucciso pochi minuti prima.

Mentre Vilchis affronta questa situazione, non si nota nelle sue fattezze la sia pur minima contrazione. Non presenta il minimo indizio di panico o di scoraggiamento. La sua fisionomia rimane immutabile mentre contempla la dura realtà che si presenta ai suoi occhi in maniera tanto crudele. Egli sarà la prossima vittima della rivoluzione anticattolica; e i commentatori dell’epoca confermeranno che non si notò alcun cambiamento nel suo placido volto.

Quel dominio di se stesso poteva provenire soltanto da una grazia straordinaria per affrontare il martirio e da una speciale forza spirituale. La sua anima era forte, perché si era preparato con lunghe sofferenze precedenti. Attraverso un’ardua riflessione e meditazione, egli preferì guardare in faccia quella che avrebbe potuto essere la realtà più tragica.

Nei nostri giorni, l’uomo detesta prepararsi al peggio. Preferisce sempre sognare il meglio, immaginare per sé una situazione idilliaca, foriera di ogni cosa buona, senza l’intervento di un qualsiasi male. Egli agisce così per non essere obbligato a riconoscere l’importanza della sofferenza per la propria santificazione.

Quali sono le conseguenze? Quando capita il peggio, l’animo di colui che rifugge dalla sofferenza non regge alla prova. Per il giovane Vilchis così non è stato. Egli si era preparato ad affrontare la realtà più crudele.

“Signori, sono pronto!”, disse Vilchis con fierezza dinanzi ai suoi carnefici, con gli occhi rivolti al cielo. Questo preciso momento è rimasto impresso nell’altra fotografia. Qualche secondo dopo - e con che sicurezza! - egli entrava in un altro Cielo, quello di cui il nostro è appena un simbolo. Che gloria la sua, nell’essere condotto dagli Angeli dinanzi al Trono eccelso di Dio per il vero incontro con Cristo Re - per il Quale aveva appena offerto la vita terrena - e con Maria Santissima, che sorrise così dolcemente a questo suo eroico figlio!

Trascritto dalla rivista “Catolicismo”, San Paolo, Brasile, n° 533, maggio 1995.

(*) Alvaro Obregón, principale fautore della persecuzione anticattolica nel Messico assieme a Plutarco Elías Calles, fu ritenuto il mandante dell’attentato che ebbe per oggetto l’altare dove veniva custodita l’immagine della Madonna di Guadalupe. Questa risultò indenne, ma l’altare fu parzialmente distrutto. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 31


Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira

Supremazia della Tradizione sul potere militare ed economico

di Plinio Corrêa de Oliveira Il 21 novembre ricorrono cent’anni dalla morte dell’imperatore Francesco Giuseppe. Celebrando l’anniversario, trascriviamo un testo nel quale Plinio Corrêa de Olivera commenta l’incontro del Sacro Imperatore con il kaiser Guglielmo II, accompagnato dai Principi tedeschi, nel 1908.

L’

incontro riprodotto nel quadro si svolge nel castello di Schönbrunn, a Vienna, nel 1908. Francesco Giuseppe celebrava sessant’anni di regno. Durante buona parte del suo regno, egli era stato il Capo di tutti i popoli di lingua tedesca. Verso la metà dell’Ottocento, però, la Prussia aveva promosso un’alleanza di Stati tedeschi contro di lui, coalizzandoli poi in un altro impero sotto la direzione del Kaiser.

In conseguenza di tali macchinazioni, Francesco Giuseppe – rappresentante della più antica, illustre e sacrale dinastia dell’Europa – era stato in pratica estromesso dal mondo tedesco, passando 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

quindi a governare su una serie di Stati di lingua magiara, slava, rumena, italiana ecc., chiamati nell’insieme “Monarchia austro-ungarica”.

Nel 1908, però, il kaiser Guglielmo II aveva bisogno del suo appoggio. Passando sopra il risentimento anti-asburgico, egli organizzò una visita ufficiale a Vienna per festeggiare, accompagnato da tutti i Principi tedeschi, i sessant’anni del vecchio Imperatore. Il quadro mostra questo incontro, avvenuto nel Salone di Maria Antonietta nel castello di Schönbrunn. È una scena altamente sacrale. Lo splendore del cerimoniale è portato a un apice di gala e di pompa,


tale da condurre lo spirito alle più alte considerazioni, che poi aprono finestre per la contemplazione di Dio Nostro Signore.

Francesco Giuseppe è solo davanti a tutti i Principi tedeschi. A destra, in abito civile, vi è anche il sindaco di Amburgo, una Città libera.

Tutto è luminoso. Il salotto è immerso in una luce naturale argentea che si riflette sulle pareti e sul pavimento. Il pavimento sembra fatto di pietra preziosa. I pennacchi bianchi dei Principi aumentano la sensazione di luce, completata poi con i lampadari e gli specchi. Tutto il quadro emana luce. La luce splende nelle decorazioni, nelle spalline, nelle spade. Ovunque c’è luce e splendore. Tutti sfoggiano un atteggiamento di grande compostezza e rispetto. Indossano quelle divise perché sanno di rappresentare una carica; in altre parole, perché hanno un altissimo rispetto di se stessi. L’idea soggiacente è quella di sublimare al massimo il Potere pubblico, lo Stato, per rispetto alla creatura umana che lo Stato è chiamato a governare.

Guardate l’aria militare dei Principi, che dà un’idea di potenza e di forza. Io potrei sintetizzare questa scena in tre parole: forza, splendore, sacralità. Qui si vede la Germania, ma una Germania dominata dalla Prussia. Il Kaiser ha un plico in mano, che certamente è il testo del discorso che sta leggendo. Francesco Giuseppe ascolta con deferenza.

rale. Egli ha una tale distinzione, che mette tutti nella propria scarpa… Al punto che si nota una sorta di vuoto che lo circonda, nessuno si avvicina a lui.

Analizzate la sua fisionomia. Si tratta di un uomo consapevole che non ha bisogno di ornamenti per essere se stesso. Ha alle sue spalle secoli di storia gloriosa. Possiede un diritto innato che la forza non può violare. Perciò riceve i suoi ospiti in modo serio, gentile, ma non sorridente.

Egli riceve ospiti nei confronti dei quali ha un rimprovero, che egli vela con urbanità. Con somma educazione, egli li guarda negli occhi come dicendo: “Io mi presento nella mia semplicità. Ma vi ricevo nel mio palazzo, simbolo del mio potere. Se ci sarà un’altra guerra sappiate che io vi accoglierò con la punta della mia spada, perché io non mi lascio dominare da nessuno!”. Tutto questo, però, è affermato con somma affabilità, dignità e distinzione. Il mio commento conclusivo sarebbe: Vedete quanto valgono la Tradizione, il diritto secolare e la sacralità! Molto più che tutta quella ricchezza e tutto quel potere militare!

(Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 27 maggio 1974. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore)

Il capolavoro della scena, però, è l’imperatore Francesco Giuseppe! Sono due mondi completamente diversi. La Germania moderna, militare e industriale, è rappresentata dal Kaiser e dai Principi. La vecchia Germania, tradizionale, sacrale, nobile, illustre, guerriera ma soprattutto patriarcale, è rappresentata dall’Imperatore dell’Austria-Ungheria. Sono due diverse idee della Germania: una militarista e pre-nazista; l’altra sacrale e cattolica.

Badate a questo fatto curioso: Francesco Giuseppe è completamente solo, non si fa accompagnare da nessuno, la sua uniforme è semplice, solo tre colori, un abito bianco, pantaloni rossi con una treccia d’oro. Porta una fascia molto bella ma semplice. In mano reca l’elmo con un pennacchio verde chiaro.

Lui, da solo, ha un peso molto superiore rispetto a tutti gli altri messi insieme. Allo stesso tempo, però, egli ha una semplicità che ne svela la superiorità. Osservate, per esempio, come i tedeschi abbiano la testa in alto, come per dare l’idea che valgono qualcosa. Francesco Giuseppe, al contrario, è totalmente natu-

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Il mondo delle TFP

Università

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estiva 2016 Con la partecipazione di 130 persone, provenienti da 17 Paesi dell’Unione Europea, Sta ti Uniti e Filippine, si è tenuta nel castello di Niepolomice, in Polonia, l’Università estiva 2016 delle TFP Il tema: “Una nuova militanza cattolica di fronte alle nuove sfide”

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Il mondo delle TFP

“Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”

C

on la partecipazione di 130 persone provenienti da diciassette Paesi dell’Unione Europea, Stati Uniti e Filippine, si è realizzata l’edizione 2016 dell’Università estiva delle TFP. Come è ormai tradizione, l’evento ha avuto luogo nel castello reale di Niepolomice, in Polonia, ospiti dell’Associazione Padre Piotr Skarga (TFP polacca), ed è durato un’intera settimana. La delegazione italiana contava dieci persone (foto sotto).

Il clima era molto entusiasmante, specialmente per lo sviluppo della causa contro-rivoluzionaria nel Vecchio Continente. L’anno scorso, infatti, è stato registrato il costituirsi di associazioni legate alle TFP in diversi Paesi dell’Unione Europea. Il tema quest’anno: “Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”. Sullo sfondo di un panorama politico ed ecclesiastico profondamente cambiato, contrassegnato da una crescente polarizzazione dell’opinione pubblica, sorgono nuove sfide per i cattolici, che vanno affrontate con un rinnovato spirito di militanza.

I relatori hanno trattato alcune di queste nuove sfide, come la rivoluzione culturale, l’islam e la situazione creatasi nella Chiesa dopo i Sinodi sulla famiglia. La presenza di due sacerdoti e, l’ultimo giorno, anche del Prevosto della chiesa parrocchiale locale, hanno assicurato una continua assistenza spirituale e sacramentale.

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Ha concluso l’Università S.A. il duca Paul von Oldenburg, della TFP tedesca, responsabile del Bureau delle TFP a Bruxelles, che ha sviluppato il tema “Chi siamo noi nel pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira”, citando testi del pensatore cattolico che, appunto, definiscono la nostra vocazione.


Una “finestra di opportunità” per la Contro-Rivoluzione

di Caio Xavier da Silveira

La crescente polarizzazione dell’opinione pubblica, europea e mondiale, segna la fine dei settori moderati e consensuali, aprendo una “finestra di opportunità” per la Contro-Rivoluzione, purché essa sappia mostrare la sua fisionomia totale. Intervento inaugurale dell’Università estiva delle TFP europee, tenuto dall’avv. Caio Xavier da Silveira, direttore della Fédération pro Europa Christiana.

D

iamo oggi inizio alla nostra tradizionale Università Estiva, edizione 2016. Vorrei prima di tutto ringraziare l’Associazione Padre Piotr Skarga per l’ospitalità in questo bellissimo castello di Niepolomice.

È degno di nota che l’Università abbia luogo mentre ci prepariamo a celebrare il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima. Coincide anche con i cinquecento anni della rivolta di Lutero, una ricorrenza che - ahimè! - papa Francesco festeggerà in Svezia.

Una tale coincidenza di centenari getta una luce speciale sulla nostra settimana di studi. Il nostro tema sarà: “Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”.

Nel suo capolavoro “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira mostra che, già al suo inizio, la Rivoluzione possedeva le energie necessarie per tradurre in atto tutte le sue potenzialità. Le successive tappe hanno solo reso queste potenzialità sempre più evidenti, verso il tragico sbocco:

«L’Umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese, e questa, a sua

Un panorama profondamente cambiato

Non bisogna fare un grande sforzo per rendersi conto che il panorama politico e sociale sta cambiando in tutto il mondo, e specialmente nell’Occidente cristiano. Ecco alcuni esempi caratteristici:

- Una nuova ondata migratoria rischia di cancellare ciò che resta di civiltà cristiana in Europa;

- Il Brexit, nonché la vittoria della destra in alcune recenti elezioni, mostrano un crescente sgretolamento dell’Unione Europea; - Gli attacchi terroristici a casa nostra hanno evidenziato l’enorme vulnerabilità dell’Europa.

Questi eventi, profondi e impattanti, sono il risultato finale di un lungo processo rivoluzionario, iniziato precisamente cinquecento anni fa con la rivolta di Martino Lutero.

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Il mondo delle TFP

Mentre una nuova ondata migratoria rischia di cancellare ciò che resta della civiltà cristiana in Europa, gli attacchi terroristici hanno evidenziato la sua enorme vulnerabilità Sotto, l’aeroporto di Bruxelles dopo l’attentato di marzo scorso

volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande processo rivoluzionario di bolscevizzazione nel mondo contemporaneo».

Oggi siamo nella tappa del processo rivoluzionario chiamata genericamente Quarta Rivoluzione. Gli intellettuali la chiamano post-modernismo, ecocomunismo, oppure marxismo culturale.

Che cosa hanno in comune queste ideologie? Lo spiega Plinio Corrêa de Oliveira:

«La rivoluzione ha spesso abbattuto autorità legittime, sostituendole con altre prive di qualsiasi titolo di legittimità. Ma sarebbe un errore pensare che essa consista soltanto in questo. Il suo obiettivo principale non è la distruzione di questi o di quei diritti di persone o famiglie. Più di questo, essa vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo, e sosti’uirlo con una situazione illegittima. E ‘ordine di cose’ non dice ancora tutto. La Rivoluzione vuole abolire una visione del mondo e un modo di essere dell'uomo, con l’intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti».

I nostri contemporanei, almeno nell’Occidente, hanno davanti due scelte: capitolare e lasciarsi trascinare da questo processo, oppure ritornare alla Civiltà cristiana dei nostri antenati. Il titolo di un recente libro del cardinale Robert Sarah è molto significativo: “Dio o niente”.

Dio o niente

Settori sempre più numerosi della nostra società si trovano a dover affrontare questo bivio. Una “terza via” non è più possibile, perché la distanza tra Dio e il niente è infinita. Si accetta l’uno o l’altro. Ogni scelta intermedia è di per sé transitoria: tende a sci38 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

volare verso uno degli estremi. Ecco perché vediamo tali settori approssimarsi sempre di più agli estremi dello spettro culturale, ideologico e politico.

Gli analisti stanno parlando di “polarizzazione”, che si manifesta in ogni sfera della vita collettiva delle nazioni. Aggravandosi, questa polarizzazione potrebbe provocare un crescente confronto politico e culturale.

Questa polarizzazione è evidente, per esempio, nelle varie elezioni e referendum che hanno portato alla sconfitta delle correnti centriste e consensuali. Le società sembrano sempre più tendenti a spaccarsi in due metà contrapposte, senza nessun spiraglio di compromesso fra loro. Aggrava la situazione il fatto che spesso la differenza è di pochi voti, aizzando quindi il fervore revanscista della metà sconfitta. Con piccole differenze, ecco quello che è successo nelle recenti elezioni politiche in Austria, Francia e Perù, nonché nel referendum sul Brexit. È ciò che, con ogni probabilità, succederà anche nelle prossime elezioni americane e nelle elezioni regionali in Mecklenburg-Vorpommern e Berlino, in Germania. Come ho detto sopra, la Rivoluzione vuole la totale distruzione dell’ordine nella società temporale, la completa sovversione dell’ordine morale, in fondo


la negazione di Dio. Il grande bersaglio della Rivoluzione è la Chiesa cattolica - il Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo - maestra infallibile della verità, guardiana dell’ordine naturale e, dunque, fondamento ultimo dello stesso ordine temporale.

Uno scisma latente?

Anche nella Chiesa vediamo una crescente polarizzazione, per esempio in occasione dei due recenti Sinodi sulla famiglia.

Nel corso dei dibattiti sinodali, abbiamo assistito a un durissimo scontro fra due partiti all’interno della Chiesa: l’uno capeggiato dai cardinali Walter Kasper e Lorenzo Baldisseri, da mons. Reinhard Marx, mons. Bruno Forte e altri; l’altro dai cardinali Burke, Pell, Caffarra, Müller, Sarah, de Paolis, Brandmüller e alcuni vescovi polacchi e africani. Tale scontro era prevedibile. Con il pretesto di introdurre pratiche pastorali più “inclusive” e “non discriminanti”, figure di spicco della Chiesa stanno cercando di mettere la scure alle fondamenta stesse della famiglia, come il concetto di indissolubilità, la natura intrinsecamente disordinata dei rapporti omosessuali, la definizione di adulterio per i rapporti fra persone conviventi prima sposate e via dicendo. Si parla anche di “rivalutare” le unioni fra persone dello stesso sesso.

L’Amoris laetitia

Lungi dal chiarire la situazione e rasserenare gli animi, la pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia ha ulteriormente inasprito lo scontro, specialmente fra teologi e prelati.

Il documento ha provocato una sensazione penosa nei fedeli che, con sincero e generoso amore per la Chiesa, avevano seguito con attenzione lo svolgersi dei Sinodi. Speravano, infatti, che l’Esortazione post-sinodale potesse mettere fine alla polemica, raffermando la millenaria dottrina della Chiesa sulla famiglia.

Mi riferisco, in particolare, al quasi milione di fedeli di tutto il mondo, compresi 211 cardinali, arcivescovi e vescovi, che inviarono al Papa una “Supplica Filiale” chiedendogli con il massimo rispetto di non permettere “la relativizzazione degli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo” sulla famiglia. Con la pubblicazione dell’Amoris laetitia, questa élite del cattolicesimo mondiale non poteva non provare una profonda delusione.

Commentando l’Esortazione apostolica, il celebre filosofo tedesco Robert Spaemann – amico personale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, figura di spicco del cattolicesimo conservatore non tradizionalista – dichiarò:

«Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il Papa avrebbe dovuto sapere che un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi».

È impossibile trovare una via di mezzo in temi così delicati riguardanti i sacramenti del matrimonio, della confessione e dell’Eucaristia. Stiamo, dunque, assistendo a un vero e proprio scisma latente che rischia di squarciare la Chiesa da cima in fondo. Da una parte vi sono i cardinali, vescovi, sacerdoti e laici che restano fedeli agli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo sull’indissolubilità del matrimonio e alla disciplina sacramentale che ne risulta. D’altra parte vi sono i cardinali, vescovi, sacerdoti e laici che sembrano seguire quasi una nuova religione.

“La scelta oggi è fra Dio o il niente. Ogni altra scelta è inconsistente” Cardinale Robert Sarah

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Il mondo delle TFP Molti cattolici credevano sinceramente che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti ad arginare la crisi che affliggeva la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II La realtà, però, ha infranto queste attese generose

Ross Douthat, editorialista del New York Times

Le nuove sfide

Lo sgretolamento del centro, nella Chiesa e nella società, ci mette di fronte a nuove sfide. Avviandomi alla conclusione, vorrei mettere a fuoco queste sfide.

La crisi nel cattolicesimo conservatore

Questo scisma virtuale sta provocando una “crisi nel cattolicesimo conservatore”, secondo quanto scrive il noto editorialista del New York Times Ross Douthat. L’articolo descrive il dramma esistenziale che sta colpendo tanti “cattolici conservatori”, compreso lui stesso.

Molti cattolici credevano sinceramente che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti ad arginare la crisi che affliggeva la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Douthat, tali Pontefici sembravano aver trovato una formula provvidenziale, fondata su “una felice sintesi – conservatrice tuttavia moderna, radicata nella tradizione tuttavia non tradizionalista – fra cattolicesimo conciliare e pre-conciliare, fra la Chiesa di sempre e la Chiesa del Vaticano II”.

La realtà, però, ha infranto queste attese generose. Conclude Douthat con rammarico: “Le nostre vittorie non erano poi così permanenti come supponevamo, i nostri argomenti non erano così persuasivi come speravamo, il centro cattolico non stava dove noi immaginavamo che fosse, e i nostri avversari non erano così sconfitti come credevamo”.

Egli, quindi, si domanda quanto tali attese siano state realistiche, e quanto la delusione possa portare invece molti cattolici verso posizioni più ferme. 40 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016

L’accelerazione del processo rivoluzionario sta provocando una forte polarizzazione, sia nella Chiesa sia nella società, che sta svuotando il “religiosamente corretto” e il “politicamente corretto”, fondamento delle posizioni “moderate”. Ciò offre un’irrepetibile “finestra di opportunità” alla causa cattolica in generale e alla causa contro-rivoluzionaria in particolare.

Oggi siamo messi di fronte all’alternativa “Dio o niente”. La scelta è fra la Rivoluzione in tutta la sua perversità, e la Contro-Rivoluzione in tutto il suo splendore. La vasta famiglia dei “moderati” non può più illudersi di trovare una terza via. Sono costretti a schierarsi.

Io sono convinto che, prima o poi, un importante settore dei moderati in crisi avanzerà verso la Contro-Rivoluzione. Lo shock provocato dagli eccessi della Rivoluzione aprirà loro gli occhi e li incoraggerà a muoversi verso il polo del bene.

Per impedire che questi moderati aggrediti dalla realtà restino a loro volta delusi dalla Contro-Rivoluzione, noi dobbiamo offrire una “nuova militanza cattolica” che:

- sappia presentare le verità eterne con una luce nuova; - le difenda con ardore;

- utilizzi, senza remore, strategie di propaganda e di azione pubblica aggiornate; - e, soprattutto, che abbia una certezza assoluta nella vittoria della Causa cattolica nei giorni nostri.


I partecipanti all’Università estiva realizzano una processione recitando il Santo Rosario per le vie del paese, dal castello verso la chiesa parrocchiale

Le TFP esistono oggi in diciassette Paesi europei, e in un totale di trenta Paesi in tutto il mondo. Sventolando lo stendardo della Contro-Rivoluzione nella sua interezza e nella sua radicalità, creeremo le condizioni per attirare verso di noi l’importante minoranza che si sta muovendo verso il polo del bene. In questo modo potremo moltiplicare la forza della Contro-Rivoluzione oltre qualsiasi attesa.

Vorrei chiudere le mie parole, tanto speranzose per il futuro, con la pagina finale del capolavoro di Plinio Corrêa de Oliveira. Nel momento in cui la polarizzazione dell’opinione pubblica sta cambiando in profondità il panorama mondiale, proprio nel centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, questo testo è veramente profetico: “Ci troviamo alle estreme mosse di una lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che si potrebbe chiamare lotta mortale, se uno dei contendenti non fosse im-

mortale. Figli della Chiesa, soldati nelle battaglie della Contro-Rivoluzione, è naturale che, al termine di questo studio, lo consacriamo filialmente alla Madonna.

“Il serpente, il cui capo fu schiacciato dalla Vergine Immacolata, è il primo, il grande, il perenne rivoluzionario, ispiratore e fautore supremo di questa Rivoluzione, come di quelle che l’hanno preceduta e di quelle che la seguiranno. Maria è, dunque, la patrona di quanti lottano contro la Rivoluzione. “La mediazione universale e onnipotente della Madre di Dio è la più grande ragione di speranza dei contro-rivoluzionari. E a Fatima Ella ha già dato loro la certezza della vittoria, quando annunciò che, anche dopo una eventuale irruzione del comunismo nel mondo intero, ‘infine il mio Cuore Immacolato trionferà’”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 41


Il mondo delle TFP

“Chiudo ufficialmente questa università estiva 2016 augurando a tutti e a ognuno di voi di restare sempre fedeli alla Santissima Vergine, e di portare sempre avanti la buona battaglia contro la Rivoluzione, ovunque vi incontriate, nella fedeltà all’esempio di vita che ci ha lasciato il nostro ispiratore, Plinio Corrêa de Oliveira”

S.A. il duca Paul von Oldenburg

La cena finale nel cortile del castello 42 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016


Le mie impressioni

A

di Marco Lucca

nche quest’anno, come da tradizione, si è svolta l’Università estiva delle TFP, che ha registrato una massiccia partecipazione: 130 persone in totale, che si sono riunite per una settimana nel castello di Niepolomice, splendida e sobria residenza di caccia dei sovrani polacchi nelle vicinanze di Cracovia, con lo scopo di vivere un’esperienza unica e indimenticabile.

Le giornate cominciavano con l’alzabandiera nel cortile d’onore, accompagnato dal canto del Credo. Poi iniziavano le sessioni in aula con le conferenze, tutte con un’impronta estremamente attuale, trattando infatti di tematiche che ci toccano da vicino. I conferenzieri - naturalmente tutti membri delle TFP - esponevano le questioni con una professionalità ed una chiarezza, oggi di rado riscontrabile in molte università. A mezzogiorno, prima del pranzo, c’era la Santa Messa tradizionale nella Cappella reale di Niepolomice, a pochi passi dalla residenza. Nel pomeriggio continuavano le conferenze, sempre concluse in gruppi di studio divisi per lingua, in cui si approfondivano le tematiche affrontate in aula. L’atmosfera era sempre gioiosa e invogliava al serio approfondimento di questioni ritenute tabù dai media attuali. Due conferenze sono state particolarmente apprezzate: l’Europa davanti all’invasione islamica e la “religione pagana” dell’ambientalismo.

Sopra, Marco Lucca parla a nome della delegazione italiana Sotto, il circolo di studio di lingua spagnola

Ciò che meravigliava era l’attenzione dei ragazzi e la disponibilità dei conferenzieri a rispondere a qualsiasi domanda loro posta. Durante la settimana è stata organizzata anche una gita al centro storico di Cracovia dove, fra l’altro, abbiamo visitato la fortezza del Wawel. Le escursioni rappresentano momenti, oltreché di apprendimento, di svago e puro divertimento, con grigliate serali e conversazione sempre animata. L’ambiente internazionale era altamente stimolante.

Dobbiamo tutti ringraziare la generosità delle TFP, e la loro costanza nel fare apostolato presso una sana gioventù, ormai sempre più rara.

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Il mondo delle TFP

Colombia: un Paese consegnato alla guerriglia

S

confitta militarmente, la guerriglia comunista delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) ha ottenuto un colossale trionfo politico. Sotto l’egida del sospettosissimo Raúl Castro, e con la benedizione di papa Francesco, ha firmato un “Accordo di pace” col governo del presidente Juan Manuel Santos. Questo Accordo sarà sottoposto a referendum ad ottobre.

Immediata la reazione del Centro Cultural Cruzada e della Sociedad Tradición y Acción, entrambe consorelle delle TFP. In un manifesto pubblicato sui principali giornali, hanno denunciato che l’Accordo non è altro che la totale resa dello Stato alle esigenze dei comunisti. Vediamo alcuni punti:

- i guerriglieri non saranno costretti a consegnare le armi;

di Eugenio Trujillo

- tutti i guerriglieri saranno amnistiati, mentre i militari che hanno combattuto la sovversione dovranno affrontare un processo davanti a un Tribunale Speciale per la Pace; - tutti i guerriglieri riceveranno uno stipendio minino mensile per la durata di due anni;

- vaste zone del Paese saranno lasciate nelle mani della guerriglia, con il ritiro di ogni autorità dello Stato; - alle FARC sarà garantita una quota di dieci senatori e sedici deputati, senza elezioni;

- sarà fatta un’ampia riforma agraria socialista e confiscatrice;

- il traffico illecito della cocaina sarà lasciato in mano alle FARC; - chi si oppone all’Accordo di pace sarà punito penalmente ecc.

La propaganda, conclude il manifesto, vorrebbe far pensare che tutti i colombiani siano soddisfatti con questo Accordo. Niente di più falso! La stragrande maggioranza è perplessa e si sente tradita dal Governo. Di conseguenza, il manifesto invita i colombiani a votare NO nel referendum. Sopra, le FARC nella regione di Caguán A sin., l’Accordo di pace fra il presidente Santos e il leader guerrigliero “Timoshenko” all’Avana. Al centro, il dittatore cubano Raúl Castro

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O

“Mio cugino Plinio”

ltre sessanta anni di intimo convivio con Plinio Corrêa de Oliveira (erano cugini in primo grado), fanno del dott. Adolpho Lindenberg un testimone eccezionale per conoscere la vita e l’opera del grande pensatore cattolico brasiliano. Lindenberg ha recentemente pubblicato un volumetto – «Mio cugino Plinio Corrêa de Oliveira» – nel quale, tra aneddoti famigliari e analisi dottrinali, egli traccia un profilo affascinante di colui che è stato definito “il crociato del secolo XX”.

Nell’ultimo capitolo, egli analizza “i capisaldi della spiritualità pliniana”: la visione di Dio come Creatore, apice di tutti gli apici; la devozione alla Madonna; l’amore all’ordine gerarchico e sacrale dell’universo; l’amore alla Santa Chiesa cattolica; lo spirito patriarcale; il discernimento degli spiriti; la vocazione per vendicare l’onore e la gloria di Dio; lo spirito aristocratico.

Il dott. Lindenberg chiude con un appello: “Cercando di sintetizzare la mia visione sulla sua persona e il suo apostolato, direi che egli cercò prima di tutto la gloria e la grandezza di Dio. Spetta a noi, discepoli di Plinio Corrêa de Oliveira, mantenerci interamente fedeli ai suoi insegnamenti, pubblicando le sue opere e diffondendole in tutto il mondo”.

T

La Francia si sveglia

utti conosciamo la Manif pour tous, cioè le manifestazioni contro le leggi che intendono imporre in Francia il matrimonio omosessuale e l’ideologia gender. La Manif, però, è soltanto la punta dell’iceberg di una vasta reazione di opinione pubblica – alla quale non è estranea l’azione della TFP francese – che si delinea sempre più nitida. Al tema è dedicato un libro pubblicato da Avenir de la Culture, vicino alla TFP francese: «La Francia si sveglia». “Questo è il racconto di una resistenza – esordisce il libro – È il racconto delle battaglie di Avenir de la Culture in questi ultimi anni”. Questo risveglio ha colto gli analisti di sorpresa. Si comincia a parlare di un “’68 conservatore”. “È il risveglio di un gigante – commenta Gaël Brustier, ideologo del Partito socialista – ormai è la destra che domina il panorama culturale della Francia”.

“Le Figaro” parla invece di “rivoluzione dei cattolici, usciti dalle catacombe e pronti a buttarsi nel combattimento culturale, dal dibattito intellettuale all’assalto alla politica. Pensavamo che fossero morti, invece sono ancora vivi”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 45


Il mondo delle TFP

Germania

Contrastando il clima di crescente laicismo, la TFP tedesca organizza periodicamente la recita del Santo Rosario in luoghi pubblici. Nella foto a sinistra, la città di Magonza. In un momento in cui la reazione identitaria si fa sempre più forte, c’è il rischio che essa venga cooptata da fazioni politiche con scarso contenuto cristiano. La TFP tedesca ritiene un suo preciso dovere mantenere viva la Fede portata da san Bonifacio.

Estonia

Con la partecipazione di una trentina di persone, provenienti dai vari Paesi baltici e dall’Olanda, si è realizzato il III Simposio Baltico, promosso dalla TFP estone. Il tema di quest’anno: “La spiritualità della Contro-Rivoluzione”. L’evento ha avuto luogo nel pittoresco castello di Laitse, a qualche chilometro da Tallinn. Sono stati tre giorni di proficuo convivio, confortati anche dalla Santa Messa celebrata ogni giorno nella cappella del castello.

Australia

Va a gonfie vele la campagna “Australia needs Fatima”, della TFP australiana. Ormai l’iniziativa si è estesa anche alle isole del Pacifico, come Tasmania e Papua-Nuova Guinea (foto sotto). L’entusiasmo dirompente col quale le popolazioni aborigene accolgono la Celeste Visitatrice, è un monito per l’Occidente secolarizzato, e un’ulteriore conferma che la Fede è viva.

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Una Rivoluzione pastorale

Sei parole talismaniche nel dibattito sinodale sulla famiglia Il confuso dibattito nella Chiesa che ha preceduto, accompagnato e seguìto i due ultimi Sinodi episcopali sulla famiglia, invece di chiarire le delicate e decisive questioni poste, ha suscitato nuovi dubbi e perplessità.

Quel dibattito costituisce ormai un “evento linguistico”, perché ha lanciato alcune parole-chiave, veri slogan capillarmente diffusi dai mass-media: alludiamo a parole come pastorale, misericordia, ascolto, accompagnamento, accoglienza, integrazione.

I propagandisti di queste parole pretendono di impostare una “conversione del linguaggio ecclesiale” al fine di realizzare una pastorale rivoluzionaria, animata da una misericordia fraintesa in senso lassista e permissivo. Una vera “Rivoluzione pastorale” come l’ha definita la “Civiltà Cattolica”. Pur essendo in astratto valide, queste parole assumono in concreto un carattere magico o “talismanico”, che le rende strumenti di un “trasbordo ideologico inavvertito”, tendente a far passare inconsciamente il fedele da una posizione moralmente ortodossa a una eterodossa. Siamo di fronte a una propaganda pericolosa, perché rischia non solo di disorientare ulteriormente l’opinione pubblica cristiana, ma anche di diffondere il relativismo nell’intera vita ecclesiale e, di riflesso, anche in quella civile.

Ci sembra quindi necessario che quelle parole non siano date per scontate, ma anzi siano esaminate nel loro significato e valore originario e retto, confrontandolo con quello nuovo e deviato dal recente dibattito ecclesiale e mass-mediatico. A questo scopo, l’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà (TFP) presenta un volumetto, scritto dallo studioso e saggista romano Guido Vignelli, direttore emerito del Progetto SOS Ragazzi, che l’anno scorso fu già tra i promotori italiani della Filiale Supplica a papa Francesco sul pericoloso orientamento del primo Sinodo sulla famiglia.

Il libro si fregia di una prefazione di S.E. Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, Kazakstan.

Per richieste del libro inviare una mail a info@atfp.it, oppure chiamare 06/8417603 Volume fuori commercio. Si accettano libere offerte. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2016 - 47


Monarchia, sacralità, militarismo

di Plinio Corrêa de Oliveira

Il 21 novembre 1916 moriva Francesco Giuseppe, imperatore dell’Austria-Ungheria. Qualche settimana dopo, l’istitutrice tedesca di Plinio Corrêa de Oliveira – che allora aveva otto anni di età – lo portò al cinema a vedere il documentario sui solenni funerali a Vienna. Di seguito, alcuni suoi commenti sul film.

L

a mia istitutrice proveniva dalla nobiltà tedesca e conosceva, quindi, alla perfezione il protocollo della Casa d’Austria. Ricordo che, a voce bassa e in tedesco, mi spiegava passo per passo lo svolgersi della cerimonia. Io rimanevo estasiato, tale era la mia ammirazione per l’Austria.

Ricordo Carlo, il nuovo imperatore, mentre camminava molto serio. Al suo fianco, con un atteggiamento ieratico, degnissimo, l’imperatrice Zita, che era anche molto bella. Il lutto era imponente. Lei era coperta di nero dalla testa ai piedi. In mezzo, un piccolo bambino tenuto per mano. Aveva lunghi capelli biondi e ricci, molto ben pettinati. Domandai alla mia istitutrice: Chi è lui? Mi rispose: È l’arciduca Otto, erede del trono d’Austria. Non dimenticherò mai quella scena! Rimasi elettrizzato di ammirazione per l’arciduca Otto.

Egli è rimasto nella mia memoria come un principe da favola, un bambino che concentrava in sé tutto il passato della Casa d’Austria, tutte le tradizioni e tutte le speranze. L’imperatore e l’imperatrice erano attorniati da personaggi che mi sembravano, anche loro, usciti da una favola. Era la nobiltà imperiale! Tutto era accompagnato da un cerimoniale militare, ma molto diverso da quello tedesco, più prossimo al Medioevo. La maniera in cui i militari sfilavano e, di tanto in tanto, si salutavano e facevano attenzione gli uni agli altri, mostrava un misto di dignità ieratica, di vivacità giovanile e di senso storico, come se provenissero da altri tempi. Ebbi l’impressione che una tradizione secolare, una forza militare ed una eleganza da passo di danza si fossero unite, per ispirar loro tutta la movimentazione e l’attitudine, in un alto rispetto di se stessi e nella coscienza di possedere una missione speciale al cospetto di Dio.

Intanto, quello che ammirai in quel corteo fu, soprattutto, la maestà, tenendo in sé l’alleanza fra la nota aristocratica e monarchica, la nota sacrale e cattolica e la nota militare. Tre aspetti che coesistevano magnificamente e che mi lasciarono incantato.


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