Anno 26, n. 86 - Maggio 2020 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
Fa t i m a e la pandemia
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S e g n o d i c o n t ra d d i zi o n e
i solito le guerre fanno venir fuori il meglio e il peggio delle persone e dei popoli: da una parte atti sublimi di generosità, di solidarietà e di eroismo prima impensabili; dall’altra tradimenti, bassezze e crimini che a distanza di secoli fanno ancora rabbrividire. Qualcosa di non molto diverso è successo con la pandemia da COVID-19, per tanti versi paragonabile a una guerra. Se da una parte abbiamo potuto assistere all’eroismo del personale sanitario che si è esposto in prima linea, pagandone un caro prezzo (quasi duecento medici morti, 8.950 infermieri contagiati), dall’altra abbiamo visto un’impennata del 24% nel consumo di pornografia online, specie fra le donne. Se da una parte molte famiglie hanno ritrovato la gioia del vivere insieme, c’è stato anche un boom di richieste di divorzio. “Questa situazione ha fatto esplodere tensioni latenti o ha esasperato situazioni già critiche”, ha opinato Valentina Ruggiero, avvocata esperta in diritto di famiglia.
E anche nella Chiesa, la pandemia ha fatto venir fuori il meglio e il peggio. Se da una parte abbiamo potuto costatare quanto lo spirito di eroismo e di sacrificio sia ancora presente in tanti bravi ecclesiastici, abbiamo anche toccato con mano tutte le manchevolezze – chiamiamole così – di quella “Chiesa in uscita” auspicata dall’attuale Pontefice.
Ci sono stati sacerdoti coraggiosi che, perfino andando incontro a sanzioni canoniche (per non parlare poi di quelle civili), si sono prodigati per restare vicini ai loro parrocchiani, amministrando i Sacramenti in modo quasi clandestino. Dall’altra parte, però, c’è stata la ritirata ignobile della Gerarchia che, con poche e meritevoli eccezioni, ha abbandonato i fedeli, privandoli della Messa e dei Sacramenti.
Spetta al clero, e in modo speciale alla Gerarchia, la cura delle anime. Ciò implica lo stare attenti ai “segni dei tempi” per orientare i fedeli. Lungo i
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secoli, le situazioni di pandemia sono state vissute dalla Chiesa come prove sì durissime, ma anche come momenti di grazia e di possibilità di apostolato. In tali circostanze, la Chiesa si è sempre prodigata per amministrare i Sacramenti, per consolare i sofferenti e accompagnare i morenti, esortando tutti alla conversione.
Nei periodi di pandemia, la Chiesa ha sempre moltiplicato le Sante Messe, le Adorazioni Eucaristiche, i Rosari pubblici e le processioni. Sono rimaste nella storia, per esempio, le processioni presiedute da San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, durante la peste del 1576-1577. D’altronde, la Chiesa esortava i sacerdoti a restare vicino ai fedeli, permettendo perfino che monaci di clausura uscissero dal convento per svolgere attività pastorali, sanitarie e caritatevoli. Niente di ciò è avvenuto nell’attuale pandemia da COVID-19. Anzi. Perfino anticipando il lockdown del Governo, la CEI ha decretato un draconiano lockdown ecclesiastico. Ed ecco il ricordo forse più terribile che ci lascia questa emergenza sanitaria: la sensazione di immensa orfanità spirituale.
C’è un altro aspetto, però, che a nostro giudizio è ancor più grave. Abbiamo assistito a una sorta di gara fra i vescovi a chi negava in modo più contundente che questa pandemia potesse avere un senso spirituale, e quindi teologico. Si è evitata accuratamente la parola “castigo”. Di conseguenza, non si è parlato nemmeno di “penitenza” e di “conversione”. Così facendo, questi vescovi hanno violato l’essenza della loro missione: riportare tutto all’aspetto spirituale e teologico, per orientare le anime verso la salvezza eterna. In questo senso, la pandemia da COVID-19 è stata veramente un “segno di contraddizione per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc. 2, 34-35).
Sommario Anno 26, n° 86, maggio 2020
Segno di contraddizione Il Bild risponde alla Cina Più di cento Paesi chiedono all’ONU un’inchiesta sul virus Comunione sulla mano, dall’eccezione all’imposizione Fatima: spiegazione della pandemia, luce di speranza La pandemia e i grandi orizzonti di Fatima La voce di Dio sta risuonando nella presente pandemia? Attacco alla libertà della Chiesa La Chiesa in tempo di coronavirus Conseguenze della pandemia cinese nella vita religiosa italiana Ripensare la Cina Xi, il comunista La TFP alla Vergine del Buon Successo Rosa Rosarum
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Copertina: La Madonna di Fatima rivolge il suo sguardo, materno ma anche di dolce rimprovero, su un mondo devastato dalla pandemia da COVID-19.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 26, n. 86 maggio 2020 Dir. Resp. Julio Loredo
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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Via Nizza, 110 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Fax: 06/85345731 Email: info@atfp.it Sito: www.atfp.it CCP: 57184004 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Everprint s.r.l., Via Guido Rossa, 3 — 20061 Carugate (MI) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 3
Attualità
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Il Bild risponde alla Cina
d aprile, il governo cinese, attraverso la sua ambasciata a Berlino, aveva inviato una lettera al noto quotidiano tedesco Bild per chiedere le scuse da parte del suo direttore Julian Reichelt, il quale aveva affermato che la Cina avrebbe dovuto provvedere al pagamento dei danni provocati dal coronavirus nel mondo.
Per tutta risposta, Reichelt ha registrato un video indirizzato al presidente cinese Xi Jinping: “Cortesemente, mi consenta di rispondere. Prima di tutto, lei governa con la sorveglianza e il controllo. Lei non sarebbe presidente senza la sorveglianza. Lei controlla qualunque cosa faccia qualunque cittadino ma si rifiuta di monitorare i wet market infetti del suo Paese. (…)
“Ha fatto chiudere i giornali e i siti internet che si sono mostrati critici rispetto al suo operato, ma non le bancarelle dove vengono vendute le zuppe al pipistrello. Lei non controlla solo i suoi cittadini, ma li mette in pericolo, e con loro, il resto del mondo. Secondo, la sorveglianza è una violazione della libertà. E una nazione che non è libera non può essere creativa, e una nazione che non è innovativa, non inventa nulla. Ecco perché ha trasformato la Cina nel più grande esperimento di furto di proprietà intellettuale. La Cina si arricchisce con le invenzioni degli altri, invece che con le sue invenzioni. La cosa più grande che avete esportato, e che comunque nessuno voleva, è il coronavirus. (…) 4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
“Lei, il suo governo e i vostri scienziati sapevate da tempo che il coronavirus fosse altamente infettivo, ma avete lasciato il resto del mondo all’oscuro. I suoi esperti non hanno saputo rispondere, quando i ricercatori occidentali chiedevano cosa stesse accadendo a Wuhan, era troppo orgoglioso e nazionalista per ammettere la verità. Pensava si trattasse di una disgrazia nazionale e invece si è trasformata in un disastro globale. (…)
“Il Washington Post riporta che i vostri laboratori a Wuhan hanno fatto ricerche sui coronavirus nei pipistrelli, ma senza mantenere i livelli di sicurezza elevati che sarebbero necessari. Perché i vostri laboratori tossici non sono così sicuri quanto invece lo sono le vostre carceri per i prigionieri politici?
“Nel suo paese il popolo la sta mettendo in discussione, il suo potere sta crollando. Ha creato una Cina impenetrabile, non trasparente. Prima del Covid, la Cina era conosciuta come uno Stato-Sorvegliante, ora è uno stato sorvegliante che ha infettato il mondo con una malattia mortale. Questa è la sua eredità politica.
“La sua ambasciata dice che non sono all’altezza della tradizionale amicizia fra i nostri popoli. Immagino che considera una grande amicizia, quella in cui manda mascherine in giro per il mondo. Questa non è amicizia, la chiamerei imperialismo nascosto dietro un sorriso. Pianifica di rafforzare la Cina grazie ad una malattia. Non ci riuscirà: il Coronavirus prima o poi sarà la sua fine politica”.
Più di cento Paesi chiedono un’inchiesta sulla Cina a proposito del coronavirus
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abato 16 maggio si è realizzata la 73esima assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prima nella storia fatta online dovuto alla pandemia da COVID-19.
Nel corso dell’assemblea è stata presentata una bozza di risoluzione, appoggiata da 122 Paesi, per chiedere l’apertura di un’inchiesta sulle responsabilità della Cina nell’attuale pandemia. La risposta del Segretario generale, il socialista Antonio Guterres, è stata vaga: “Un’inchiesta indipendente sulla pandemia di coronavirus sarà fatta al primo momento opportuno”.
Molto netta, invece, la reazione della Cina. “La Cina ha agito con trasparenza e rapidità, fornendo tutte le informazioni in tempo utile e aiutando con tutti i mezzi i Paesi che ne avevano bisogno”, ha risposto il presidente Xi Jinping. La Cina ritiene “prematuro” l’avvio di un’inchiesta su origini e diffusione della pandemia da Covid-19. In altre parole, rimanda alle calende greche…
trasparente, condividendo informazione sul COVID-19”. Il ministro tedesco dello Sviluppo, Gerd Müller, ha questionato la sincerità di Pechino circa l’origine della pandemia.
Da parte sua, il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab affermò: “I rapporti con Pechino non saranno più gli stessi, una volta superata l’emergenza. Dovremo porci domande pesanti di come sia sorto il virus, come si sia diffuso, e perché non si è fatto qualcosa prima”. Il Congresso americano sta discutendo un disegno di legge che permetterebbe ai cittadini statunitensi di processare il Governo cinese per i danni arrecati dalla pandemia. E anche in Italia sono state presentate alcune richieste di risarcimento.
Eppure, le responsabilità della Cina nella diffusione della pandemia sono sempre più evidenti. E si moltiplicano i Paesi che chiedono non solo un’inchiesta, ma anche i danni al governo di Pechino. Anche la Russia, tradizionale alleato di Pechino, si è aggregata.
Senza parlare degli Stati Uniti, dove Donald Trump alza sempre più la voce, anche Germania, Francia e Regno Unito fanno pressing su Xi Jinping perché dia risposte trasparenti su quanto è successo nel laboratorio di virologia di Wuhan, la città epicentro della pandemia. La Cancelliere Angela Merkel ha ripetutamente chiesto alla Cina di “essere
Gerd Müller, ministro tedesco dello Sviluppo, ha questionato la sincerità di Pechino circa l’origine della pandemia TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 5
Attualità
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Comunione sulla mano, dall’eccezione all’imposizione
el 1969, la Sacra Congregazione per il Culto Divino pubblicò il documento Memoriale Domini, per arginare certi abusi liturgici. Mentre si ribadiva che la forma abituale di ricevere la Santa Comunione era in bocca, perché “poggia su di una tradizione plurisecolare, ma specialmente perché esprime e significa il riverente rispetto dei fedeli verso la santa Eucaristia”, purtroppo lasciava nelle mani delle Conferenze Episcopali il decidere se darla anche sulla mano. Infestate da dottrine neomoderniste, una dopo l’altra le Conferenze Episcopali cominciarono a introdurre questa modalità, di chiara origine protestante. Così, l’abuso divenne la norma. Si poteva ancora, però, scegliere di riceverla in bocca. Oggi, col pretesto della pandemia di COVID19, si è andato oltre: la Comunione sulla mano è diventata obbligatoria. Fra le norme della CEI per la ripresa delle celebrazioni eucaristiche, alla voce “Comunione”, dopo aver spiegato come possono comunicarsi i ministri celebranti, i vescovi italiani dispongono: “[i ministri] offrano la Comunione esclusivamente sulla mano dei fedeli”. Esclusivamente, cioè senza eccezioni. Di fatto, chi si ostini nel riceverla in bocca, potrebbe addirittura essere accusato del reato di “pandemia colposa o dolosa”. Nessun sacerdote vorrà esporsi a un tale rischio.
A niente sono serviti i vari libri e saggi pubblicati da importanti teologi, che mostrano come la Comunione sulla mano è un grave attentato alla Fede, con il pericolo di sacrilegio. A niente sono serviti i numerosi studi scientifici che mostrano come, dal punto di vista sanitario, la Comunione in bocca sia perfino più sicura di quella sulla mano. Come non sono serviti a niente i numerosi articoli pubblicati da esperti liturgisti che mostrano i mezzi tradizionalmente usati dalla Chiesa per distribuire in modo sicuro la Santa Eucaristia in tempo di pandemia, come le pinzette. Niet!
In questo modo si lede pesantemente la libertà di coscienza dei fedeli che, basandosi sulla millenaria tradizione della Chiesa e su poderosissime ragioni teologiche, preferiscono ricevere la Sacra Eucaristia
in bocca. Particolarmente discriminati dalle norme CEI saranno i fedeli che frequentano la Santa Messa nel modo detto straordinario della liturgia, in realtà quello perenne. Esso, infatti, non contempla la Comunione sulla mano. Saranno costretti a vivere come orfani: “Alienus factus sum in domo matris meae” – Sono diventato un estraneo nella casa di mia madre. 6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
Speciale pandemia
Fa t i m a e la pandemia
Possiamo trovare nel messaggio della Madonna di Fatima una spiegazione profonda di quanto sta succedendo con l’attuale pandemia? Possiamo trovarvi una parola di speranza? Che cosa ha detto la Madonna alla Cova da Iria nel 1917? Perché le sue parole sono così rilevanti per i giorni in cui viviamo? L’accenno al comunismo è ancora attuale?
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Speciale pandemia
Fatima: spiegazione della pandemia, luce di speranza
«E
vedemmo (qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco (abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce» (dal terzo Segreto di Fatima). Molte persone hanno fatto la correlazione fra la scena vissuta il venerdì 25 marzo a piazza San Pietro – in piena quarantena per il COVID-19 – e questo brano del terzo segreto di Fatima. L’analogia era ovvia. La benedizione Urbi et Orbi impartita da Papa Francesco passerà alla storia come un evento altamente simbolico.
La scena è stata descritta dai media come “apocalittica”, “epocale”, “biblica”, “tragica”, “spettrale”. Sotto un cielo plumbeo e una pioggia battente, Papa Francesco ha attraversato a piedi piazza San Pietro: una figura bianca, tremula, vacillante, solitaria, nella vuota immensità della piazza, che ricalcava il vuoto di un mondo che sembrava essersi fermato nel tempo. Tutti siamo rimasti colpiti dalla solitudine del Pontefice. In questa solitudine traspariva tutta la 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
grandezza dell’istituzione del Papato. In questi momenti non c’è collegialità né sinodalità. È il Vicario di Cristo solo, il supremo Pontifex che unisce Cielo e Terra – un po’ come il sommo sacerdote mentre entra in solitudine nel Sancta Sanctorum del Tempio – portando sulle sue spalle tutto il peso dell’umanità peccatrice, lui, l’unico che può placcare l’ira di Dio e intercedere per gli uomini.
Costrette all’isolamento, senza le distrazioni frenetiche del mondo moderno, e perciò con l’anima aperta a panorami solitamente sepolti dal tam tam quotidiano, le persone sono state trasportate a un’altra dimensione, così elevata che toccava già il Cielo. Le persone sono state colpite non tanto dalle parole di Papa Francesco – sulle quali si potrebbero fare svariati commenti – quanto dalla grandezza biblica della scena. Così grandiosa che molti l’hanno paragonata appunto al famoso brano del terzo segreto di Fatima. Ed ecco che, da un giorno all’altro, il tema Fatima, che sembrava relegato in soffitta, è balzato nuovamente in primo piano. Possiamo trovare nel messaggio di Fatima un accenno a quanto sta succedendo per causa della pandemia da COVID-19? È possibile individuarvi criteri di analisi che possano dare un senso a queste afflizioni? Possiamo trovarvi, soprattutto, una parola di speranza che possa ridare gioia alle nostre vite? La risposta alle tre domande è: SÌ.
Che cosa ha detto la Madonna alla Cova da Iria nel 1917? Perché le sue parole sono rilevanti per i giorni che viviamo?
La pandemia e i grandi orizzonti di Fatima
L
La pandemia di COVID-19 può essere vista alla luce del messaggio della Madonna a Fatima?
o scorso mercoledì 25 marzo, il cardinale Antonio dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fatima, dopo aver recitato il Santo Rosario nel Santuario di Fatima, ha consacrato Portogallo e Spagna al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria (foto sopra). Oltre ai vescovi spagnoli, si sono aggregate all’atto le conferenze episcopali di ventidue Paesi. Mancava, ahimé, l’Italia. Il motivo dell’atto era implorare l’aiuto divino nell’attuale pandemia.
Il testo della consacrazione suscitò non poche critiche, a cominciare dal fatto che essa menzionava soltanto la Chiesa, e non il mondo. Interrogati in merito, alcuni ecclesiastici spiegarono che la Chiesa non si può ritenere proprietaria del mondo e, perciò, non può consacrarlo (sic). Ciò è in diretto contrasto con la richiesta della Madonna nel 1917, che parlò esplicitamente di consacrare la Russia e, quindi, il mondo intero. Per non parlare della divina ingiunzione: “Andate e ammaestrate tutti i popoli”.
di Julio Loredo
Un altro aspetto assai criticato fu la mancanza di ogni riferimento a una situazione di grave peccato nel mondo attuale e, quindi, al bisogno di una profonda conversione di cuore. Punti che, invece, sono centrali nel messaggio della Madonna a Fatima. Di conseguenza, nemmeno un accenno alla possibilità che questa pandemia possa essere interpretata come un castigo divino, un altro tema invece ricorrente nelle parole della Madre di Dio.
Insomma, l’unico punto di coincidenza fra l’atto del cardinale Marto e la Madonna di Fatima è stato il luogo dove si è realizzato. Quanto alla sostanza, l’atto ha ignorato completamente il contenuto del divino messaggio.
“Se i signori vescovi spagnoli…”
Eppure la Madonna era stata molto chiara. Nel 1943, la veggente di Fatima Suor Lucia trasmise ai vescovi spagnoli un messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo: “Ho una richiesta di Nostro Signore per TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 9
Speciale pandemia
i signori vescovi di Spagna e un’altra per quelli del Portogallo. Sentite la voce del buon Dio! Nostro Signore desidera che i vescovi si riuniscano in ritiro e promuovano una riforma nel popolo, nel clero e negli ordini religiosi. Se i signori vescovi spagnoli non ascolteranno questa richiesta, la Russia sarà di nuovo la frusta con cui Dio li castigherà”.
impiegata dalla Madre di Dio in quella che Benedetto XVI definì “la più profetica delle apparizioni moderne”.
La richiesta si inseriva appieno nella logica delle apparizioni di Fatima, avvenute nel 1917. La Madonna aveva allora duramente rimproverato la situazione di peccato in cui sprofondava l’umanità. Lei, Madre di misericordia, era venuta per offrire agli uomini una via di salvezza: la recita del Santo Rosario, la comunione riparatrice, la penitenza, la conversione del cuore. Era venuta a chiedere la consacrazione della Russia, allora focolaio del peggiore male dell’epoca, il comunismo, al suo Cuore Immacolato. La Madre di Dio ammonì a Santa Giacinta di Fatima: “Se gli uomini non si convertono verrà un castigo quale non si vide mai”. Oggi, la parola “castigo” sembra intimorire molti spiriti, eppure è quella
Un castigo divino?
Poco dopo, trasmise un simile appello ai vescovi portoghesi.
La Madonna si riferiva alla serie di sciagure che avrebbero funestato il secolo scorso, e che si protraggono fino al nostro: due guerre mondiali, il flagello del comunismo e, poi, del post-comunismo culturale e morale. Il terzo segreto di Fatima sembra pure accennare a un altro castigo, ancora da venire.
Oggi siamo flagellati da un “nemico” che col comunismo ha in comune l’essersi originato in un Paese dominato proprio da questa ideologia. I termini della questione sono alquanto simili.
La situazione di peccato denunciata nel 1917 si è sostanzialmente mantenuta fino ad oggi. Anzi, è peggiorata di parecchio. La conversione richiesta dalla Madonna non è avvenuta.
Molto si è discusso se la pandemia di Covid-19 sia da considerarsi un castigo divino. Se lo fosse, sarebbe sulla scia degli ammonimenti di Fatima? Qualcuno nega che questa pandemia possa avere il carattere di castigo divino, poiché è frutto di circostanze umane contingenti. Non manca chi la attribuisca addirittura a una mera “cospirazione”. Mancherebbe, quindi, l’aspetto soprannaturale. Tale critica misconosce il modo di procedere della Provvidenza divina.
Anche i fatti definiti dalla Madonna di Fatima come “castighi” – le due guerre mondiali e il comunismo – avevano cause perfettamente naturali, di natura politica, ideologica, culturale e via dicendo. Non mancavano loro nemmeno elementi cospiratori. In cosa consisteva, allora, il loro carattere di “castigo” divino?
Le situazioni difficili, tanto in campo individuale (malattie, incidenti, rovesci di fortuna) come in campo sociale (guerre, disastri naturali, crisi economiche) scuotono le nostre coscienze facendoci capire, anzi toccare con mano, la fragilità della nostra A Fatima la Madonna definì le due guerre mondiali “castighi” 10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
Dopo la seconda Guerra mondiale in diversi Paesi soffiarono venti di conversione, come la Rosenkranz-Sühnenkreuzzug (Crociata riparatrice del Santo Rosario) in Austria Sopra, l’imponente processione aux flambeaux nel Ring di Viena, maggio 1954 Nella foto piccola, il Primo Ministro Julius Raab (dx) e il ministro degli Esteri Leopold Figl (sin)
natura umana, della nostra società, del nostro mondo. Tutto può svanire in un istante. Sono prove misericordiosamente permesse dalla Provvidenza che ci invitano a scrollarci di dosso l’orgoglio e l’autosufficienza, affidandoci invece alla misericordia di Dio. Ed ecco che in queste circostanze è più facile rivolgersi a Dio attraverso la Madonna. Sono occasioni per battersi sul petto chiedendo perdono per i nostri peccati e implorando la grazia divina per risanare le nostre colpe. In altre parole: sono occasioni di purificazione e di conversione. Quante conversioni di santi sono avvenute dopo un duro colpo! Dalla conversione di S. Ignazio di Loyola durante la convalescenza per una ferita di guerra, a quella di S. Alfonso Maria de Liguori in conseguenza dello shock per aver perso una causa giudiziaria importante. Ecco perché all’indomani di ogni grande sciagura c’è stato sempre un movimento di conversione spirituale. Fu così dopo la prima Guerra mondiale, quando Pio XI affermò che il mondo era pronto per il Regno sociale di Cristo, lanciando quindi l’enciclica Quas Primas. Fu così dopo la seconda Guerra mondiale quando in diversi Paesi soffiarono venti di conversione, come in Francia col movimento del Grand Retour, in Spagna con le Santas Misiones, e in Austria con la Rosenkranz-Sühnenkreuzzug.
L’umanità si ostina
Purtroppo, non fu così dopo la caduta del Muro di Berlino. Anzi. Dopo il 1989 il mondo fu divorato da un’ondata di consumismo sfrenato e di voglia di godersi la vita in modo peccaminoso che contagiò perfino i paesi che avevano sofferto le durezze del regime comunista. Perfino le ingenti grazie del Giubileo del 2000, quando fu rivelato il messaggio di Fatima nella sua integrità, furono presto dimenticate. La decadenza morale ebbe una fortissima accelerazione col diffondersi dell’aborto, dell’omosessualità, dell’ideologia di genere e altre nefandezze.
Non sono mancate le occasioni per ravvederci. Possiamo menzionare l’attentato dell’11 settembre 2001, con la conseguente logica di guerra non più placatasi; e la crisi economica del 2008 che scosse l’economia mondiale fino alle fondamenta. Ma la voglia di vivere nel peccato è stata più forte, e il mondo è andato avanti imperterrito, inabissandosi sempre di più nel fango dei vizi. Sarà l’attuale pandemia un nuovo segno di misericordia della Provvidenza per offrirci l’occasione per riflettere sulla nostra situazione, chiedendo a Dio la grazia della conversione? Citiamo in merito le sincere parole di mons. Ramón Castro, vescovo di Cuernavaca, Messico. Dopo aver denunciato duramente i peccati del mondo moderno, specialmente l’ideoloTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 11
Speciale pandemia
“Dio ci sta gridando attraverso questa pandemia di coronavirus. Dio ci sta dicendo: sentite figli, fermativi e pensate dove state andando! Dio ci sta colpendo amorevolmente per svegliarci. La pandemia di Covid-19 è un grido di Dio all’umanità causato dal disordine sociale, l’aborto, la violenza, la corruzione, l’eutanasia e l’omosessualità”
Mons. Ramón Castro, vescovo di Cuernavaca
gia di genere, il prelato messicano ammonisce:
“Dio ci sta gridando attraverso questa pandemia di coronavirus. Dio ci sta dicendo: sentite figli, fermativi e pensate dove state andando! Dio ci sta colpendo amorevolmente per svegliarci. Siete miei figli e io vi amo. Io sono misericordioso. Vedete, però, come state andando verso l’abisso. Questa pandemia di coronavirus è come se Dio ci dicesse: quanto sei fragile mondo moderno! Il tuo potere, i tuoi soldi, la tua spavalderia non possono niente contro di me! Hai voluto atteggiarti a Dio? Ebbene, vedi come cadi in un attimo!
“La pandemia di Covid-19 è un grido di Dio all’umanità causato dal disordine sociale, l’aborto, la violenza, la corruzione, l’eutanasia e l’omosessualità”.
A nostro parere, la pandemia di Covid-19 può e deve essere vista alla luce delle apparizioni della Madonna di Fatima. Un messaggio di tragedia, ma anche di tanta speranza. Tragedia perché gli uomini si ostinano a non convertirsi. Ma soprattutto di speranza perché nel 1917 la Madonna promise che, alla fine, il suo Cuore Immacolato trionferà. Scrisse Plinio Corrêa de Oliveira:
“È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante”.
La voce di Dio sta risuonando nella presente pandemia?
di Luiz Sérgio Solimeo
Dio può castigare? Ciò non sarebbe contrario alla sua infinita bontà? Perché i castighi colpiscono sia i giusti che i peccatori? Che cosa ne dice la dottrina della Chiesa? Un’approfondita analisi teologica su temi di scottante attualità.
P
er alcuni prelati di alto livello, Dio non punisce mai. Dire che il flagello dell’attuale epidemia potrebbe essere una punizione divina sarebbe, per loro, una cosa pagana. È quanto ha affermato in una recente intervista l’attuale successore di San Carlo Borromeo nell’arcidiocesi di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini. Il giornalista gli ha chiesto se si dovrebbe chiedere soccorso a Dio, visto che, come affermano alcuni predicatori, è Lui che manda il flagello del virus.
La risposta dell’arcivescovo è stata sorprendente: «Queste sono teorie su Dio che non so da dove vengano e che non condivido. La preghiera non serve a chiedere a Dio di togliere un castigo che Lui stesso ha mandato, non abbiamo un Dio arrabbiato che deve essere calmato. Mi sembra questa un’immagine molto pagana» (1). Nello stesso senso ha parlato il cardinale Antonio Marto, vescovo di Leiria-Fatima, in Portogallo. Alla domanda se fosse d’accordo con chierici e cardinali che sostengono che il coronavirus sia una puTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 13
Speciale pandemia
“Parlare di castigo è ignoranza, fanatismo settario o follia”
Cardinale Antonio dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fatima
nizione di Dio, in netto contrasto con lo stesso messaggio di Fatima, ha risposto: «Questo non è cristiano. Lo dicono per ignoranza, fanatismo settario o follia solo quelli che non hanno nella loro mente o nel loro cuore la vera immagine di Dio-Amore e Misericordia che si è rivelata in Cristo» (2).
Anche un altro prelato, il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, sembra trascurare la preghiera durante la pandemia. Ad alcuni fedeli che desideravano l’autorizzazione delle messe con pubblico, ha commentato: «La religione non è una magia dove diciamo solo preghiere e pensiamo che le cose cambieranno. Dio ci ha dato un cervello e il dono dell’intelligenza, e dobbiamo usarlo in questo momento» (3).
Anche padre Raniero Cantalamessa, OFMCap., Predicatore della Casa Pontificia dal 1980, nel sermone del Venerdì Santo in una basilica di San Pietro quasi vuota, ha negato che l’attuale pandemia potrebbe essere una punizione di Dio: «Dio è alleato nostro, non del virus! (…). Se questi flagelli fossero castighi di Dio, non si spiegherebbe perché essi colpiscono ugualmente buoni e cattivi, e perché, di solito, sono i poveri a portarne le conseguenze maggiori. Sono forse essi più peccatori degli altri?» (4).
Non ci sarebbero motivi per una punizione?
Come possono questi ecclesiastici essere così sicuri che la pandemia di coronavirus non sia una manifestazione dell’ira di Dio per i nostri molti peccati oggi? Che non sia un castigo o un avvertimento di Dio?
La sbalorditiva apostasia della società moderna dalla verità del Vangelo spinge molti a chiedersi se Dio non cerchi di inviare un messaggio all’umanità attraverso il coronavirus. Egli potrebbe voler dirci: “Così come amo, così anche rimprovero e castigo. Sii zelante, quindi, e fai penitenza. Ecco, sto bussando alla porta”? (5). Dio potrebbe starci mostrando il suo supremo dispiacere per l’amoralità, il libertinismo, la perdita di fede ed il peccato? Considerando solo l’aborto procurato, ad esempio, non potrebbe la pandemia essere un castigo divino per il sangue di milioni di vittime innocenti che sale in Paradiso chiedendo a gran voce giustizia? “Hanno versato il sangue dei Santi come acqua, attorno a Gerusalemme. E non c’era nessuno che seppellisse.
“Se gli uomini non si convertono verrà un castigo quale non si vide mai”
Santa Giacinta di Fatima
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Vendica, o Signore, il sangue dei tuoi santi, che è stato sparso sulla terra” (6).
Le affermazioni dei summenzionati ecclesiastici derivano da una falsa nozione di misericordia e giustizia divina e sono in contraddizione con la dottrina e la tradizione cattolica. Ecco perché sembra opportuno ricordare alcuni punti dottrinali e rispondere ad alcune obiezioni.
“Se la pandemia di coronavirus può essere spiegata scientificamente non può essere un intervento divino”
Questa è la solita obiezione all’intervento di Dio. Se la scienza è in grado di spiegare la natura e le conseguenze del coronavirus (SARS-CoV-2), non è necessario tirare in ballo l’intervento divino. Ma mentre la scienza positiva può spiegare la meccanica delle catastrofi naturali, non spiega il loro significato trascendente.
essere e conferirgli la debita perfezione: compito, quest’ultimo, proprio di chi governa. Ora Dio non è già causa particolare di un determinato genere di cose, ma è causa universale di tutti gli esseri, come fu già dimostrato. Quindi, come non può esservi cosa che non sia stata creata da Dio, così non può esservi cosa che non sia sottoposta al suo governo (8).
San Tommaso spiega inoltre che mentre questo governo divino è diretto e immediato dal punto di vista del disegno, ciò non significa che Dio non possa usare mezzi secondari per l’esecuzione ultima dei Suoi piani. Di conseguenza, può usare gli angeli o persino gli uomini per intervenire nella storia. Può usare le forze naturali e le leggi fisiche che derivano dalla natura degli esseri così come li ha creati e le loro relazioni reciproche (9).
Tuttavia, il fatto che Dio usi normalmente queste cause seconde per eseguire i suoi piani, non significa che non stia dirigendo, in modo superiore, tutte le cose verso il loro vero scopo, ovvero la Sua gloria. Dio agisce comunemente nella storia senza sospendere le leggi della La sbalorditiva ma guidandole per ottenere apostasia della società natura risultati specifici. Ad esempio, moderna dalla verità quando il profeta Elia pregò per la pioggia in Israele, che soffriva di del Vangelo spinge una terribile siccità, Dio fece sì molti a chiedersi se che molte nuvole si unissero e Dio non cerchi di piovessero pesantemente (10). inviare un messaggio Altre volte sospende le leggi della natura, come quando gli israeliti all’umanità attraverso attraversarono il Mar Rosso (11).
Escludere qualsiasi intento divino negli eventi è negare che “tutte le cose, in quanto partecipano all’esistenza, devono allo stesso modo essere soggette alla divina provvidenza” (7). Altrimenti, o il Creatore ha fatto le cose senza un fine e uno scopo, e quindi non è saggio, o non è in grado di intervenire nella sua stessa creazione e quindi non è onnipotente. Ma questo equivarrebbe a negare la sua esistenza, il coronavirus. poiché la pura possibilità di un In effetti, la perfezione assoDio imperfetto contraddice la luta di Dio richiede che agisca stessa nozione di Dio. O è un Escontinuamente nella storia. Ciò è sere assolutamente perfetto, o il concetto stesso di ampiamente confermato dalle Sacre Scritture e dagli Dio non ha senso. scritti dei Padri e Dottori della Chiesa. Pertanto, quando si analizza l’attuale catastrofe, il governo di Dio nel mondo deve essere preso in considerazione. Nulla nella Creazione
sfugge al governo divino
Infatti, non solo Dio ha creato tutti gli esseri attraverso un atto sovrano della sua Divina Volontà, ma li sostiene nell’esistenza e li orienta verso il fine per cui li ha creati, vale a dire la Sua gloria estrinseca. In altre parole, tutta la Creazione è sotto il governo divino ed è soggetta ai disegni sapienziali di Dio. Così insegna San Tommaso d’Aquino: Il governo delle cose compete a Dio per la stessa ragione per cui gli compete la produzione di esse, poiché tocca al medesimo agente produrre un
“Dio è la bontà stessa, quindi non castiga mai gli uomini”
Questa è un’altra obiezione comune al castigo divino. Considerata nella sua logica e ultima conseguenza, essa negherebbe il dogma dell’Inferno. Poiché Dio è l’essere assolutamente perfetto e la causa di ogni perfezione, deve avere in sé tutte le possibili perfezioni (12). Pertanto, non è solo infinitamente buono e misericordioso, ma anche infinitamente giusto. Come dice così appropriatamente il TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 15
Speciale pandemia
“Pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio”
San Paolo
accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia” (20).
Dio è misericordioso. Ma la sua misericordia “si stende di generazione in generazione su quelli che lo temono”, ci dice Maria Santissima nel Magnificat (21).
salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (13).
Dio si riserva la ricompensa o la punizione finale e definitiva per la prossima vita, come si vede nella parabola del grano e della zizzania (14). Ma castiga anche su questa terra. Questa verità è formalmente fondata sulla Scrittura. Alcuni esempi sono le piaghe d’Egitto (15), il Diluvio (16), la distruzione di Sodoma e Gomorra (17) e quella di Gerusalemme (18).
Dio difatti giudica e castiga gli uomini e ciascuno individualmente
Inoltre, San Paolo afferma che l’autorità terrena “porta la spada; (perché) è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male” (19). Ovviamente, nessuna autorità umana potrebbe essere un ministro o un agente della giustizia divina se Dio stesso non avesse previsto la punizione terrena. Secondo l’Apostolo, l’uomo non può sfuggire alla giustizia divina, sia in questa che nella successiva vita: “… pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? … Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato,
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“Poiché la calamità ha colpito sia il bene sia il male, non può essere un castigo divino: Dio non castigherebbe mai il bene”
Per affrontare correttamente questa obiezione, dobbiamo prima ricordare alcuni insegnamenti base della nostra Fede cattolica:
a. Dio è il Signore della vita: dobbiamo la nostra esistenza a Dio, e proprio come ci ha dato gratuitamente la vita, è libero riprendercela. Non c’è ingiustizia quando lo fa, indipendentemente dal momento della vita, sia quella di un bambino, un ragazzo, un adulto nel suo pieno vigore o uno che ha raggiunto una venerabile vecchiaia. b. La vita e la felicità eterne e non quelle terrene, sono il nostro obiettivo finale. Di più, la nostra vita terrena e la felicità non sono fini a se stesse. Non sono la ragione principale della nostra esistenza. Sono la strada, il mezzo per raggiungere la vita eterna, il nostro vero obiettivo. Pertanto, San Paolo ci ricorda: “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli” (22). Il modo di agire di Dio ci diventa incomprensibile quando perdiamo di vista la vita eterna e la felicità celeste.
c. Dio punisce collettivamente il peccato collettivo: quando il peccato si generalizza, quando è fortemente tollerato o è commesso da individui particolarmente rappresentativi, coinvolge tutta una famiglia, una città, una regione, una nazione o persino delle epoche storiche. Questa dimensione collettiva rende il peccato particolarmente grave e offensivo per Dio avendo come risultato che il castigo divino è anche collettivo. Sia i buoni che i cattivi soffrono. I primi soffrono per diventare più perfetti. I secondi come castigo per i loro peccati.
Sant’Agostino spiega il castigo collettivo
Il grande sant’Agostino, vescovo di Ippona, nell’Africa settentrionale, e dottore della Chiesa, visse durante le invasioni barbariche che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. In effetti, mentre moriva, i Vandali stavano prendendo d’assalto le porte della città.
Durante questo travagliato periodo, i pagani romani accusavano la Chiesa del crollo dell’Impero e della civiltà. Se l’Impero non fosse diventato cristiano, sostenevano, Giove e gli altri dei di Roma lo avrebbero salvato dalla distruzione. Inoltre, aggiungevano, il Dio dei cristiani non era affatto un dio poiché non aveva risparmiato i cristiani dai barbari.
persino per portarli fuori dalle tribolazioni di questa esistenza alla vita eternamente felice del Cielo. “Il caso di Giobbe esemplifica che lo spirito umano può essere provato e che può manifestarsi con grande forza di una pia fiducia e grande amore disinteressato, per aderire a Dio” (24). 3. D’altra parte, spesso i buoni sono giustamente castigati per l’egoismo, la mancanza di coraggio e di zelo apostolico che impedisce loro d’indicare ai cattivi il male delle loro vie: “Perché per debolezza apprezzano l’adulazione e il rispetto degli uomini e temono i giudizi delle persone e il dolore o la morte del corpo; cioè, il loro non intervenire è dovuto all’egoismo e non all’amore” (25). 4. In quanto ai cattivi, essi sono castigati dalla “Divina Provvidenza, che è solita riformare le maniere depravate degli uomini con la punizione” (26).
Tale è anche l’insegnamento di San Tommaso, che afferma: “Anche nel fatto che i giusti sono puniti in questo mondo appare la giustizia e la misericordia, in quanto che per mezzo di tali afflizioni si purificano di certi difetti, e distaccandosi dall’affetto delle cose terrene si innalzano di più a Dio, secondo
Sant’Agostino scrisse La città di Dio per difendere la Chiesa e fortificare la fede nei cuori. Nel suo capolavoro, spiega la ragione dei castighi collettivi. Il suo ragionamento può essere riassunto come segue:
1. Poiché le nazioni in quanto tali non passano alla vita eterna, vengono ricompensate o castigate in questa terra per il bene o il male che praticano. Tanto il bene quanto il male sentono gli effetti sia della ricompensa sia del castigo (23).
2. Per quanto riguarda i buoni, il castigo purifica il loro amore per Dio e può essere l’occasione
“I mali che ci opprimono in questo mondo, ci spingono ad andare a Dio”
SanTommaso TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 17
Speciale pandemia
il detto di S. Gregorio: ‘I mali che ci opprimono in questo mondo, ci spingono ad andare a Dio’” (27).
La Madonna a Fatima: un avvertimento profetico e materno
Nel 1917, la Beata Vergine Maria apparve a Fatima per avvertire che se il mondo non si fosse convertito e non avesse fatto penitenza, sarebbe stato castigato: “Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che sta per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo di guerre, carestie e persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. …La [Russia] diffonderà i suoi errori nel mondo. … I buoni saranno martirizzati … varie nazioni saranno annientate” (28). A prescindere dal fatto che le cause della pandemia di coronavirus siano naturali o umane, non possiamo escludere i disegni saggi e insondabili della Divina Provvidenza. Piuttosto, viste tutte le ragioni sopra esposte e in particolare il messaggio di Nostra Signora a Fatima, ci sembra prudente prendere seriamente in considerazione la possibilità che Dio ci stia avvertendo delle nostre colpe e chiamando al pentimento.
Dio non vuole la morte del peccatore, ma la sua conversione (29). Tuttavia, se il mondo non ascolta la chiamata alla conversione della Madonna, non possiamo soprenderci se tragedie ancora peggiori affliggeranno il mondo: l’annientamento di intere nazioni, per esempio, come da Lei menzionato a Fatima.
Qualunque cosa il futuro possa avere in serbo per noi, dovremmo sempre ricordare che la Madonna ha anche predetto a Fatima sia la conversione finale dell’umanità sia la sua vittoria finale: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Che la serie di catastrofi che hanno colpito il mondo possa aiutarci a prendere a cuore l’appello materno alla conversione della Madonna: “Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita” (30). Note__________________________________________________
1. Salvatore Cernuzio, “Delpini: ‘Da Pagani Pensare a un Dio Che Manda Flagelli. A Milano Chiese Chiuse Mai’”, La Stampa, Mar. 16, 2020, https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2020/03/16/ news/delpini-da-pagani-pensare-a-un-dio-che-manda-flagelli-amilano-chiese-chiuse-mai-1.38600147 (corsivo nostro). 2. João Francisco Gomes, “’Ignorância, Fanatismo ou Loucura’ Cardeal António Marto Critica Quem Diz que Pandemia É Castigo 18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
de Deus,” Observador, Apr. 15, 2020, https://observador.pt/
2020/04/15/ignorancia-fanatismo-ou-loucura-cardeal-antoniomarto-critica-quem-diz-que-pandemia-e-castigo-de-deus/ (primo
corsivo nostro).
3. Bernie Tafoya, “Cardinal Cupich Prepares For A First-Of-ItsKind Easter Amid Coronavirus,” WBBM780.radio.com, Apr. 9, 2020,
https://wbbm780.radio.com/articles/cardinal-cupich-
prepares-for-a-first-of-its-kind-easter.
4. Vatican News, “Celebrazione della Passione del Signore, Omelia
di padre Raniero Cantalamessa, 10 aprile 2020, http://www.vati-
can.va/latest/sub_index/documents/latest_sub_index_doc_2014041
8_omelia-cantalamessa_it.htm
5. Ap 3,19–20. Tutte le citazioni scritturistiche sono tratte dalla versione Douay-Rheims, se non diversamente specificato.
6. Adattamento del Salmo 78, 3. 9–10, Tratto della Messa dei Santi Innocenti, martiri (28 dicembre) dell’antico Messale Romano.
7. Santo Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, I, q. 22, a. 2c. 8. Ibid., I, q. 103, a. 5.
9. See Ibid., a. 6.
10. Cfr 1 Re 18, 41–45. 11. Cfr Essodo 14, 16.
12. Quindi, dice San Tommaso: “Poiché Dio è la causa efficiente di
tutte le cose, la perfezione di tutte le cose deve esistere in Dio in
modo più prominente”. Op. Cit., I, q. 4, a. 2. 13. Ps. 84,11.
14. Cfr Mat 13,24–30. 15. Cfr. Esodo 7–8. 16. Cfr. Gen. 6–8. 17. Cfr. Gen. 19.
18. Cfr. Matt. 24,1–2. 19. Ro 13, 4.
20. Rm 2, 3–8. (The New American Bible, Revised Edition.)
21. Lu 1, 50. (NABRE)
22. Fili 3,20. (NABRE)
23. Vedere A. Rascol, s.v. “Providence, S. Augustin,” in VacantMagenot-Amann, Dictionnaire de Théologie Catholique (Paris: Letouzey et Ané, 1936), vol. 13, col. 963.
24. Sant’Agostino, The City of God, bk. 1, ch. 9. 25. Ibid.
26. Ibid., ch. 1.
27. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, I, q. 21, a. 4.
28. L.S. Solimeo, Fatima: A Message More Urgent Than Ever (Spring Grove, Penn.: The American Society for the Defense of Tradition, Family, and Property, 2008), 49–50.
29. “Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Si-
gnore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?”
(Ez 18, 23).
30. Ap 2,10. Fonte: Tradition, Family and Property, 4 Maggio 2020.
Attacco alla libertà della Chiesa... ...e la Chiesa ringrazia i suoi nemici di Stefano Fontana
La vicenda delle messe sospese e il protocollo per la ripresa firmato da Conte, Lamorgese e Bassetti dimostra tutta la gravità della perdita della Libertas Ecclesiae. Da secoli si ripropone lo scontro su questo punto, ma nel passato la Chiesa lottava per la propria libertà: dai Cluniacensi a Bonifacio VIII, da Santa Caterina ai Vandeani, da Pio IX alla Chiesa polacca. Oggi invece la Chiesa sembra contenta della propria mancanza di libertà e mai sazia di aumentarla. E perfino ringrazia chi gliela toglie.
A
lle questioni si può girare intorno, ma è tempo perso. Oppure si può andare direttamente all’osso, ed è tempo guadagnato. Tanto, la verità delle cose, prima o dopo si impone. Meglio quindi farsene una ragione subito. All’osso della questione dello Stato che dà le norme alla liturgia e della Chiesa che lascia fare c’è la Libertas Ecclesiae. Che il protocollo Bassetti-ConteLamorgese non risolve, ma lascia purtroppo intatta in tutta la sua esplosività.
Su ciò che accade sull’altare lo Stato non può mettere becco, se lo fa e la Chiesa accetta, la Libertas Ecclesiae è perduta. Se non è libera sull’altare, la Chiesa non è libera in nessun altro campo. In questi nostri tempi c’è quindi nuovamente la necessità di una lotta per la Libertas Ecclesiae, come in tante occasioni della storia, con una grande differenza però: allora erano i vertici della Chiesa a guidare la battaglia, ora non è più così. Per la Libertas Ecclesiae furono fondati nuovi ordini religiosi come a Cluny. Per la Libertas Eccle-
siae Ildebrando di Soana-Gregorio VII scomunicò l’Imperatore e lo accolse penitente a Canossa. Per la Libertas Ecclesiae Bonifacio VIII anticipò lo schiaffo di Anagni con la bolla Unam Sanctam. Per la Libertas Ecclesiae Santa Caterina da Siena chiese insistentemente il ritorno dei Pontefici da Avignone a Roma. Per la Libertas Ecclesiae i Vandeani presero le armi e tanti sacerdoti furono trucidati per non aver accettato la Costituzione civile del Clero. Per la Libertas Ecclesiae Pio IX scomunicò lo Stato italiano dopo Porta Pia, si considerò prigioniero ed emise il non expedit. Per la Libertas Ecclesiae la Chiesa polacca fronteggiò con sacrificio il potere comunista, il cardinale Wyszynski languì in carcere e Giovanni Paolo II lavorò per un’Europa cristiana. Per la Libertas Ecclesiae il cardinale Zen difende ancora oggi la sofferente vera Chiesa cattolica cinese. La dichiarazione di Augusta (cuius regio eius religio) negava la Libertas Ecclesiae, ma era cosa protestante e non cattolica, come del resto la pace di Westfalia. Il Giuseppinismo austriaco fu dalla Chiesa TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 19
Speciale pandemia
sopportato ma non accettato e nei confronti del nuovo Stato italiano che disperdeva gli ordini religiosi, confiscava i beni, sopprimeva le opere pie e condizionava con l’exequatur la nomina dei Vescovi la Chiesa stava all’opposizione. La libertà della Chiesa si fonda sulla sua istituzione divina. Cristo l’ha costituita, le ha inviato lo Spirito per sostenerla e guidarla, le ha insegnato cose proprie, l’ha resa amministratrice di grazia, l’ha ordinata gerarchicamente, le ha dato una missione, le ha detto come adorarlo nella liturgia, le ha insegnato come pregarlo, l’ha fatta partecipe di una “maternità soprannaturale”, le ha detto di rispettare le autorità terrene che si reggono sul diritto naturale che ha Dio come autore ma di obbedire a Dio prima che agli uomini.
La libertà della Chiesa comporta una pretesa di indipendenza assoluta come frutto di una sottomissione altrettanto assoluta a Dio. I diritti della Chiesa si fondano sui diritti di Dio e non sui diritti alla libertà religiosa dei cittadini. La Chiesa è sovrana nella custodia delle verità rivelate e della legge morale naturale, è sovrana nella determinazione della liturgia in quanto Dio deve essere adorato come Egli desidera e non come gli uomini desiderano, è sovrana nell’educazione dei fanciulli e dei giovani perché l’educazione è come il proseguimento della creazione, è sovrana nella costituzione santa del matrimonio e della famiglia ed è, infine, sovrana nella carità che è partecipazione alla vita stessa di Dio.
Gli Stati moderni, sostanzialmente atei, hanno progressivamente tolto alla Chiesa la sovranità sull’educazione (con il monopolio della scuola pubblica), sul matrimonio (col matrimonio civile e il divorzio) sulla carità (con l’assistenzialismo burocratico). Lo Stato di oggi è riuscito a fare anche di più: ha sottratto alla Chiesa la sovranità sulla dottrina e sulla morale, impedendole di dare insegnamenti contrari ai “nuovi diritti” che nel frattempo lo Stato aveva riconosciuto e ora, approfittando dell’epidemia, le sottrae la sovranità sulla liturgia, disciplinando con le sue gride anche gli altari.
All’erosione della Libertas Ecclesiae si contrappone oggi almeno una resistenza se non una controffensiva? No, perché l’erosione di libertà che nella modernità avveniva in conflitto con la Chiesa, che resisteva e lottava, oggi avviene col consenso della Chiesa, essendo essa stessa a chiedere di perdere la propria libertà, considerandola addirittura una esigenza del Vangelo: sparire come Chiesa nel servizio al mondo, svuotarsi di sé nella missione, incontrare Dio nell’uomo. Non si protesta perché i cattolici devono insegnare a fanciulli e giovani quello che lo Stato vuole che si insegni loro; né si protesta perché la legislazione civile ha ucciso il matrimonio, ma si accetta come buono il pluralismo delle scelte; nessuno si duole perché la carità della Chiesa dipende a filo doppio dallo Stato. Così oggi nessuno si lamenta se lo Stato ordina che il sacerdote celebrante posa toccare il Corpo del Signore solo con dei guanti. Il fatto nuovo di enorme portata è che la Chiesa di Gregorio VII lottava per la propria libertà, la Chiesa di oggi sembra invece contenta della propria mancanza di libertà e mai sazia di aumentarla. E perfino ringrazia chi gliela toglie. (Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 Maggio 2020)
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La Chiesa in tempo di coronavirus
di Don Sebastián Frías
Con rare eccezioni i vescovi hanno privato i fedeli dei Sacramenti, ignorando gli accorgimenti che, in perfetta ottemperanza alle norme sanitarie, avrebbero permesso ai pastori di continuare la propria azione.
«R
ivogliamo la Messa», così reclamarono alcuni giovani cattolici in reti sociali ed altri mezzi di comunicazione. «Dobbiamo rispettare l’isolamento sociale obbligatorio imposto dalle autorità statali», risposero alcuni vescovi, difendendo la sospensione delle Messe e dei sacramenti.
Al di là del racconto, ciò che importa è il contenuto: è giusto privare i fedeli della Messa? Le autorità ecclesiastiche possono lasciare i cristiani senza il cibo che nutre la loro vita spirituale? Le misure adottate dal governo nazionale per affrontare la pandemia e prevenire la diffusione del virus giustificano la sospensione generale e automatica dei sacramenti?
Per rispondere a queste e ad altre domande dobbiamo porci in una prospettiva di fede e di giustizia.
Gesù disse: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…» (Mt. 28, 19). Nella parola «battezzandoli» del suo mandato missionario, Gesù Cristo affidò i sacramenti (Battesimo, Riconciliazione, Eucaristia, Unzione degli Infermi, eccetera) alla Chiesa in deposito (non in proprietà) per la salvezza degli uomini e delle donne. Pertanto, nelle relazioni ecclesiali i sacramenti sono — al contempo — un dovere per la Chiesa come istituzione e un diritto per i fedeli. Sono un dovere della Chiesa perché Gesù ha destinato i sacraTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 21
Speciale pandemia
menti agli uomini. La gerarchia (diaconi, preti e vescovi) non può chiudersi nelle sacrestie se si vuole essere una Chiesa in uscita, come dice papa Francesco, anzi deve andare all’incontro. I fedeli, a loro volta, hanno il diritto di ricevere i beni sacramentali che Gesù ha dato loro per ricevere la grazia di Dio, essere santificati e salvati. L’Eucaristia è il sacramento in cui Gesù, il Pane della Vita (cfr. Gv. 6, 48), si dona, rivelando l’amore infinito di Dio per ogni essere umano. È il cibo spirituale per eccellenza, senza il quale la nostra vita soprannaturale muore: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita» (Gv. 6, 53).
In periodo di Covid-19 la missione salvifica della Chiesa non cambia, rimane la stessa. Le azioni più caritatevoli che può offrire sono l’annuncio del vangelo e l’amministrazione dei sacramenti. Nessuno può sostituirla nel suo compito di insegnamento e di santificazione. Nemmeno le trasmissioni online delle Messe sono sufficienti a tale riguardo perché, come disse papa Francesco, la chiesa virtuale non è Chiesa.
Durante la quarantena deve essere applicato il principio pastorale di giustizia «il diritto positivo segue la vita», che richiede l’adattamento delle strutture ecclesiastiche per garantire l’accesso ai sacramenti. Così come le autorità statali assicurano l’alimentazione fisica, la medicina e l’assistenza sociale, le autorità ecclesiastiche devono assicurare il nutrimento spirituale, adottando le misure sanitarie necessarie. Privare i fedeli delle basi della sussistenza è ingiusto. Come insegna il Santo Padre, la Chiesa deve essere un ospedale da campo con i suoi medici delle anime che portano alle persone la medicina della Riconciliazione e il cibo soprannaturale dell’Eucaristia.
I pastori devono discernere e decidere con fede, creatività e zelo apostolico quali siano le vie più appropriate ed efficaci. Forse, come ha proposto l’Arcivescovo argentino di La Plata, Mons. Víctor Manuel Fernández, le Messe potrebbero essere celebrate adottando misure sanitarie simili a quelle previste per la frequentazione di supermercati, farmacie, banche od ospedali.
Affinché i fedeli che desiderano partecipare alla Messa possano farlo, si potrebbe aumentare il numero delle celebrazioni al giorno, ridurre la loro durata ed omettere il segno di pace. Dovrebbero essere prese delle misure per evitare assembramenti, rendendo possibile un distanziamento sufficiente tra le persone, per la sanificazione dei banchi prima e dopo 22 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
ogni Messa, per garantire che il clero e i fedeli indossino le mascherine, e così via. Per la Riconciliazione si potrebbero utilizzare i confessionali tradizionali con grata, applicando un velo sottile con disinfettante.
Allo stesso modo — avvalendosi delle necessarie misure di protezione (mascherine, guanti o abbigliamento chirurgici) — i sacerdoti potrebbero portare i sacramenti nelle case delle persone che lo desiderano, essendo impossibilitate a recarsi in chiesa perché appartenenti alle categorie di persone a rischio (anziani o malati) o temono di contagiare i loro parenti. Lo stesso vale per le prigioni e gli ospedali.
L’assistenza ai malati e ai moribondi è di prim’ordine. Nel contesto d’angoscia che stiamo vivendo, molte persone muoiono sole, senza la possibilità di accomiatarsi dai propri cari, senza espressioni di affetto, senza assistenza spirituale e, persino, senza funerali. Il sacerdote deve essere presente per consolarli e accompagnarli nel nome di Gesù, perché Lui ci ha promesso che sarà con noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt. 28, 20). Deve trasmettere loro l’amore di Dio attraverso la Riconciliazione (ci sono confessionali pieghevoli portatili di cartone o alluminio simili a piccoli schermi), l’Unzione degli Infermi e la Santa Comunione. Le norme che sottraggono la libertà alla Chiesa sono ingiuste e violano i diritti umani della libertà religiosa e di culto (cfr. Nazioni Unite (1948), Dichiarazione universale dei diritti umani, articoli 2, 18 e 19). I pastori devono «rendere a Cesare quello che è di Cesare», ma anche «a Dio quello che è di Dio» (Mt. 22, 21). Devono essere fedeli amministratori dei sacramenti e, come Gesù, dare la vita per amore.
Le autorità statali non possono impedire ai pastori di compiere il loro dovere di portare l’alimento spirituale e la grazia divina al popolo. Ci sono molti che hanno bisogno di rifugio, di compassione, di amore e di conforto. Vi è molta incertezza, angoscia e paura. Pertanto, durante la quarantena i sacerdoti devono essere, come Gesù, ponti d’ascolto, incoraggiamento e sollievo, portando l’amore di Dio, la grazia ed il conforto dei sacramenti a coloro che ne hanno bisogno. La Vergine Maria ci accompagna. (Fonte: Stilvm Curiae, 4 Maggio 2020)
Conseguenze della pandemia cinese nella vita religiosa italiana
di Guido Vignelli
A pretesto delle norme sanitarie per affrontare la pandemia, c’è chi propone una vera rivoluzione nella Chiesa, che dovrà restare anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita.
L
e restrizioni dovute all’epidemia causata dal “virus cinese” stanno producendo gravi conseguenze nella società italiana, non solo nel campo sanitario, economico e politico, ma anche in quello religioso.
Il Governo sospende la libertà religiosa
Da oltre due mesi, il Governo ha imposto «la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico» (decreto legge n° 6 del 23-2-2020). È stata quindi vietata ogni forma di assembramento che non sia richiesta da gravi motivi di cura sanitaria o di alimentazione o di lavoro socialmente indispensabile. Ciò ha comportato la chiusura di tutti gli edifici e locali adibiti a fini di lucro o di cultura o di svago; hanno potuto rimanere aperti solo ospedali, case di cura, ricoveri per anziani, uffici pubblici, negozi di alimentari e… le tabaccherie (lo Stato infatti guadagna sulla vendita delle sigarette e sul gioco del lotto).
Successivamente, il Governo ha precisato che «sono sospese le cerimonie civili e religiose», includendovi processioni, preghiere pubbliche, pellegrinaggi, benedizioni pasquali, perfino Messe e somministrazione dei Sacramenti (decreto dell’8-32020, art. 1 let. i, art. 2 let. v). Inoltre, ai sacerdoti è vietato entrare negli ospedali per assistere malati e moribondi. Le attività, i luoghi e il personale dediti al culto e alla santificazione sono stati paragonati a quelli dediti al lucro o alla cultura o allo svago.
L’episcopato si sottomette al Governo
Prima ancora che il Governo glielo chiedesse, la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) ha sancito la chiusura dei luoghi di culto e la sospensione delle
Prima ancora che il Governo glielo chiedesse, la CEI si è sottomessa allo Stato. E il divino comandamento “santificate le feste” è stato implicitamente sostituito dal laico “restate chiusi in casa”
A dx, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI col Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 23
Speciale pandemia
funzioni liturgiche e cerimonie religiose, manifestando così «la volontà di fare la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica» (dichiarazione dell’8-3-2020). La Gerarchia ecclesiastica ha così permesso ciò che non era mai avvenuto in passato, nemmeno durante la terribile epidemia “spagnola” del 1918-1920, nemmeno nei periodi di persecuzione violenta della Chiesa.
In questo modo, il divino comandamento “ricordatevi di santificare le feste” è stato implicitamente sostituito dal laico comandamento “restate chiusi in casa”; la “Chiesa in uscita” per impegnarsi nell’“ospedale da campo del mondo” si è ritirata nei conventi e nelle sagrestie; la “pastorale dell’accompagnamento” è stata sospesa dalle preoccupazioni sanitarie; l’“annuncio profetico” si è sciolto in una retorica consolatoria e remissiva. In un primo momento, il Papa ha confermato la direttiva della C.E.I. e, per dare l’esempio, ha chiuso ai fedeli le basiliche della Città Eterna. Eppure poco dopo, contraddicendosi, egli ha invitato il clero italiano a tenere aperte le Chiese nelle zone meno colpite dall’epidemia; succes- sivamente alcuni vescovi hanno tollerato una minimale ripresa del culto. Questo parziale cambiamento è stato causato da un duplice fatto. Innanzitutto, il sopruso governativo aveva immediatamente suscitato la protesta di molti
fedeli e la contestazione di alcuni giuristi e magistrati, i quali avevano denunciato la violazione della libertà di culto prescritta dalla Costituzione Repubblicana e dal Concordato tra Stato e Chiesa. Inoltre, il cedimento episcopale aveva suscitato critiche alla C.E.I e aveva avviato il fenomeno delle “Messe clandestine” celebrate da non pochi parroci.
Successivamente, alcuni vescovi hanno condannato questa protesta popolare come irrazionale e irresponsabile, perché fa «discorsi astratti sul diritto di andare a pregare in chiesa» (mons. Brambilla su Avvenire, 8-4-2020); altri si sono perfidamente domandati «se essa sia animata dalla fede o non piuttosto da una religiosità da purificare» (mons. Libanori su Avvenire, 29-3-2020). Una quarantina di associazioni cattoliche hanno espresso una “difesa d’ufficio” della Gerarchia, dichiarandosi «impegnate a comprendere e accogliere quanto ci viene e ci verrà chiesto per la salute pubblica» (Avvenire, 17-3-2020). Comunque sia, la C.E.I. ha tenuto una posizione ambigua che ha spinto moltissime diocesi, specialmente del Norditalia, a mantenere la chiusura delle chiese e la sospensione del culto. Questo cedimento ecclesiastico ha spinto il Governo a osare di più, ad esempio reprimendo e multando i pochi tentativi fatti di celebrare Messe o funerali nelle Chiese o di tenere pubbliche preghiere per poche persone in condizioni di sicurezza sanitaria. In certi paesi, le questure hanno inviato le forze dell’ordine a interrompere Messe, chiudere chiese e disperdere gruppi di preghiera, anche quando onorate dalla presenza di sindaci del luogo. I vescovi del luogo hanno quasi sempre condannato non queste profanazioni ma i sacerdoti che ne erano state vittime. Di conseguenza, minacciato dalle autorità politiche e abbandonato da quelle religiose, il clero italiano si è quasi totalmente sottomesso a questa complicità tra Stato e Chiesa sancita da una sorta di nuovo patto Molotov-Ribbentrop.
Allora, sentendosi sostenuto dal cedimento ecclesiastico, il Governo se n’è approfittato per umiliare maggiormente la Chiesa. Esso aveva promesso di riaprire le attività sociali, nel contesto di una gra“[I fedeli non devono fare] discorsi astratti sul diritto di andare a pregare in chiesa”
Mons. Franco Brambilla, vescovo di Novara
24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
“Si troverà il modo in cui lo Spirito Santo de-istituzionalizza quello che non serve più” Papa Francesco
duale liberalizzazione permessa dal previsto miglioramento delle condizioni sanitarie. Eppure, nella conferenza-stampa del 26 aprile, il capo del Governo ha dichiarato che, a partire dal 4 maggio, pur permettendo la riapertura di alcune attività commerciali, culturali e ludiche, escluderà quella del culto pubblico, per “motivi di sicurezza sanitaria” avanzati dalla commissione scientifica statale. La delusione subito espressa dalla C.E.I ha potuto solo evidenziare il fallimento della sua abituale strategia del “cedere per non perdere”.
Le cause del cedimento episcopale
La sudditanza ecclesiastica alle imposizioni statali sembra causata da un fattore prossimo che è la paura e da un fattore remoto che è quello ideologico.
Alcuni vescovi hanno infatti ammesso di aver obbedito ai decreti governativi semplicemente per paura. Paura di perdere i vantaggi (soprattutto economici) tuttora ricevuti dallo Stato; paura di essere attaccati da mass-media che accusano la Chiesa di non rispettare le leggi; paura di essere criticati dalla scienza medica ufficiale che accusa la Chiesa di opporsi alla “salute riproduttiva” dei popoli.
Tuttavia, la principale causa del cedimento episcopale sta nella mentalità diffusa nel clero dalla “teologia dell’aggiornamento” alla Modernità, la quale impone di adeguare le esigenze della Chiesa a quelle del potere laicista e di rinunciare ad opporsi alla prevaricazioni statali sui diritti ecclesiastici.
Ad esempio, secondo il vicario di Sua Santità, «la volontà di Dio ci si è manifestata attraverso la realtà del momento storico che stiamo vivendo; è obbedienza alla vita, la quale è forse il modo più esigente con cui il Signore ci chiede di obbedirgli» (card. De Donatis, lettera al clero romano, 13-32020). Secondo il vicepresidente della C.E.I., «è lo Spirito Santo che ha permesso e permetterà alla Chiesa di adattarsi alla complessità del nostro tempo: in questo caso, il tempo della pandemia» (mons. Meini su Avvenire, 26-4-2020).
Del resto, la sospensione del culto pubblico non può preoccupare troppo un episcopato che privilegia la “liturgia della parola” rispetto a quella sacramen-
tale e programma il “ritorno all’essenziale” e il “ricupero della primitiva semplicità ecclesiale”. Ne deriva un processo di “spiritualizzazione” (in senso protestante) del Cristianesimo, nella convinzione che la Chiesa debba alleggerirsi da quelle pesanti zavorre istituzionali che sono dogmi, leggi e riti, dunque anche il culto pubblico. Ad esempio, nel suo messaggio del 16 aprile scorso, il Consiglio Permanente della C.E.I. ha avvertito che, quando si sarà tornati alla normalità sanitaria, «niente sarà più come prima» e bisognerà adottare un nuovo stile di «sobrietà, essenzialità e semplificazione ecclesiale». Lo stesso Papa Francesco ha previsto al riguardo: «Si troverà il modo in cui lo Spirito Santo de-istituzionalizza quello che non serve più» (intervista sul Tablet di Londra, riportata dalla Civiltà Cattolica, aprile 2020).
Difatti, secondo alcuni noti teologi, l’attuale sospensione del culto pubblico costituisce una provvidenziale occasione affinché il clero si disimpegni da tante cure istituzionali e i fedeli ricuperino una spiritualità personale o domestica o comunitaria, libera da una liturgia caratterizzata da “orpelli rituali” e “superstizioni popolari”. È la deriva post-moderna verso una “fede autogestita”. Nondimeno, questo discorso risulta pericoloso per lo stesso episcopato perché, in tal caso, perché mai i fedeli dovrebbero obbedire all’autorità ecclesiastica? TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 25
Speciale pandemia
Ripensare la Cina
di Julio Loredo
Lo scorso 30 settembre, la Cina ha realizzato la più grande parata militare della sua storia. Commemorava i settant’anni della rivoluzione comunista, quando Mao Tse-Tung, capo del Partito Comunista cinese, prese il potere dopo una lunga e sanguinosa guerra civile sospinta dall’Unione Sovietica. La parata è stata aperta dalla bandiera rossa con la falce e il martello. A volte tendiamo a dimenticare che la Cina è un paese ufficialmente comunista, che non ha rinunciato né all’ideologia marxista-leninista né all’espansionismo imperialista mondiale a essa inerente. Per troppo tempo abbiamo nutrito la Cina, cibandola con i nostri soldi e la nostra tecnologia, salvo poi scoprire che è una minaccia per l’Occidente. Forse è arrivato il momento di ripensare, ab imis fundamentis, i nostri rapporti con la Cina, prima che sia troppo tardi. Dal lontano 1937 il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ammoniva sul corso suicida che stava seguendo la politica occidentale nei confronti del comunismo giallo. Se quella voce fosse stata ascoltata...
26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
“S
aremo costretti a rivedere i nostri rapporti”.
Questa l’intimidazione rivolta dal presidente cinese Xi Jinping a Donald Trump, ostinato nel chiamare “virus cinese” il COVID-19. E l’esuberante presidente degli Stati Uniti di America, leader della maggiore potenza economica e militare della storia, ha dovuto sottomettersi, almeno temporaneamente: via l’aggettivo “cinese”… Poco prima, ad abbassare la testa era stato il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, reo di aver detto che il coronavirus proveniva dalla Cina. Non poteva permettersi di perdere il mercato cinese. Prima di lui, e per lo stesso motivo, il presidente argentino Alberto Fernández aveva dovuto bloccare un’indagine sugli accordi segreti con la Cina sottoscritti dal governo precedente. L’elenco potrebbe proseguire. E non parliamo poi dei nostri sfibrati governanti europei: non osano nemmeno sollevare la questione...
Brandendo la sua supremazia economica, con una tracotanza che ha del surreale, la Cina si sta permettendo di riscrivere la storia a modo suo. Con ricatti e propaganda è riuscita a passare da criminale a eroina in poche settimane. L’epidemia da coronavirus è cominciata proprio in Cina, e si è diffusa grazie all’incuria e prepotenza del governo comunista di Pechino, come hanno denunciato ormai tanti esperti. Malgrado ciò, oggi la Cina si presenta come modello e perfino samaritana, imponendo la sua linea a un Occidente mesto e soggiogato. Uno dei grandi enigmi della nostra epoca – un vero mistero d’iniquità – è come l’Occidente, che si vanta del suo carattere democratico e liberale, abbia potuto sottomettersi in modo così servile a un go-
Sopra, la bandiera rossa con la falce e il martello presiede la parata militare a Pechino, il 30 settembre 2019 Sotto, il presidente Xi Jinping presiede il plenum del Partito Comunista Cinese, il vero potere dietro lo Stato
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 27
Speciale pandemia Nel 1949 Mao Tse-Tung prese il potere in Cina con l’appoggio dell’Unione Sovietica, come parte di una politica strategica di dominio globale
Nel lontano 1937, il leader cattolico denunciava come gli Stati Uniti stessero improvvidamente armando i comunisti cinesi, insieme ai sovietici: “Il Dipartimento di Stato comunica che le licenze per esportare armi e materiale bellico in Cina nel mese di novembre hanno raggiunto un totale di 1.702.970 dollari. Pure per l’URSS, le licenze di esportazione per materiale bellico hanno raggiunto la somma di 805.612 dollari. (…) Non capiamo come gli Stati Uniti vendano armi ai comunisti, cioè ai nemici più pericolosi e abominevoli della civiltà” (1).
Nel 1943, quando ormai la disfatta del nazismo era solo questione di tempo, egli indicava i nemici futuri: il comunismo e l’islam. Il suo sguardo profetico, però, andava oltre: “Il pericolo musulmano è immenso e l’Occidente sembra non accorgersene, come d’altronde sembra pure chiudere gli occhi di fronte al pericolo del paganesimo giallo” (2).
verno dittatoriale dominato da un Partito Comunista. E come i tycoon dell’industria e della finanza, che si vantavano di aver creato la civiltà più ricca della storia, abbiano poi lasciato che quella ricchezza – insieme al potere che essa comporta – passasse nelle mani di una potenza nemica. Pur di far più soldi l’Occidente ha posto – coscientemente e volontariamente – la testa nella ghigliottina. Può adesso meravigliarsi che il boia tiri la leva?
Una voce profetica
Eppure, questa situazione era perfettamente prevedibile e quindi evitabile. Essa è conseguenza della politica cieca e suicida dell’Occidente nei confronti del comunismo cinese, contro la quale, già negli anni Trenta del secolo scorso, si alzò la voce di Plinio Corrêa de Oliveira. 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
Nel dopoguerra, l’Occidente continuò a ignorare tale pericolo, lasciando che il comunismo prendesse il controllo della Cina. Due fazioni si contendevano quell’immenso territorio: il Kuomintang, di orientamento nazionalista, guidato da Chiang-Kai-Shek, e il Partito Comunista Cinese, guidato da Mao-Tse-Tung. Quest’ultimo era appoggiato dall’Unione Sovietica. Nel 1945, Plinio Corrêa de Oliveira denunciò l’ingerenza dell’URSS in Cina: “Se ci fossero dubbi sull’insincerità dell’Unione Sovietica, basta vedere cosa succede in Cina. A scapito di tutto ciò che prometteva, la Russia ha riacceso la guerra civile in Cina, nonostante si fosse impegnata diversamente nel trattato di pace firmato con Chiang-Kai-Shek. (…) Dobbiamo sottolineare la gravità internazionale di questa aggressione. (…) Questo atteggiamento da parte della Russia comunista costituisce un nuovo shock contro la pacificazione del mondo. (…) Non possiamo non rilevare quanto il Partito Comunista cinese sia un giocattolo dell’imperialismo russo, che lo usa con la più aperta sfacciataggine per raggiungere i suoi obiettivi internazionali” (3).
La propaganda ufficiale cinese presenta il presidente Xi Jinping come degno successore di Mao Tse-Tung
Secondo Plinio Corrêa de Oliveira, l’unica politica coerente sarebbe stata quella di sconfiggere i comunisti, senza se e senza ma. Invece, pur di non infastidire l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti adottarono un approccio diverso, che si sarebbe poi dimostrato disastroso: “La politica americana in Cina mira a forzare l’unificazione attraverso un governo democratico di coalizione tra Kuomintang e comunisti. Ma non potrà mai esserci una vera coalizione tra il Kuomintang e i comunisti. L’obiettivo dei comunisti non è quello di rendere la Cina una nazione democratica unificata, ma di farne una provincia sotto il giogo del totalitarismo comunista. È quindi necessario aiutare Chiang ad estendere la sovranità del governo centrale su tutta la Cina, cosa che si può fare solo distruggendo la sovranità del governo ribelle comunista e liquidando i suoi attributi di potere indipendente, esercito, polizia, amministrazione politica, sistema finanziario” (4).
Con l’appoggio dei sovietici, che occuparono pure la Manciuria, nel 1949 Mao-Tse-Tung sbaragliò definitivamente Chiang-Kai-Shek e stabilì la Repubblica Popolare Cinese, iniziando quindi l’espansione verso il Tibet e il sudest asiatico. Nel frattempo, mostrando una spaventosa imprevidenza, l’Occidente lasciò il nord della Corea in mano ai comunisti, una mossa che ebbe conseguenze catastrofiche. A metà giugno del 1950, appoggiati dalla Cina e dall’URSS, i comunisti invasero il sud del Parallelo 38, dando inizio alla guerra di Corea. Dopo un momento di sconcerto, il generale Douglas McArthur, coman-
dante delle forze alleate, capì che la guerra si giocava non a Pyongyang bensì a Pechino e a Mosca, e propose una guerra totale contro i comunisti, che comprendeva il bombardamento delle basi comuniste in Cina. Venne sommariamente destituito dal presidente Harry Truman, che scelse invece la via del cedimento e del compromesso. In un lungo articolo pubbli-
“Non capiamo come gli Stati Uniti vendano armi ai comunisti, cioè ai nemici più pericolosi e abominevoli della civiltà”
Plinio Corrêa de Oliveira, 1937 TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 29
Speciale pandemia “La settimana che cambiò il mondo”, febbraio 1972
“Cadranno le barriere ideologiche nei confronti del comunismo cinese”, avvertì Plinio Corrêa de Oliveira A sin, Nixon con Mao Tse-Tung Sotto, Nixon con Chou En-Lai, Capo del Governo
cato nel gennaio del 1951, Plinio Corrêa de Oliveira elencò “Gli errori di Roosevelt nella seconda Guerra mondiale”, tra cui: “Di fronte alle prime e tempestose manifestazioni dell’espansionismo sovietico, il Dipartimento di Stato americano, invece di opporvi una resistenza energica, lo favorì indirettamente col suo atteggiamento remissivo. (…) In Asia, le cose andarono peggio. Il presidente Truman decise di continuare la politica di fidarsi del comunismo cinese, come aveva fatto il suo predecessore. (…) Con tale cedimento, la sorte dell’Estremo Oriente era ormai segnata” (5). Negli anni Sessanta, l’URSS e la Cina iniziarono una messinscena, simulando una rottura per depistare l’Occidente. Plinio Corrêa de Oliveira non credette mai a tale manovra. Egli scrisse nel 1963: “Si tratta appena di una trappola, che finirà per inghiottire l’uomo occidentale, scemo e ridente, superficiale, agitato e debole, che vive nel mondo delle apparenze. (…) I comunisti saranno molto grati di 30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
questa straordinaria avventatezza degli occidentali” (6). E nel 1967: “La divisione tra ‘linea russa’ e ‘linea cinese’ non è altro che un bluff” (7). Sordo a tali ammonizioni, l’Occidente continuò la politica, cieca e suicida, di favorire la Cina in chiave anti-sovietica.
La “settimana che cambiò il mondo”
Di cedimento in cedimento, si arrivò al grande colpo di scena: il viaggio del presidente Richard Nixon in Cina nel febbraio del 1972, a cui il pensatore cattolico brasiliano attribuì un’importanza epocale. Il pretesto fu di acquisire una posizione dominante in Cina, tale da poter contro-bilanciare l’Unione Sovietica. Plinio Corrêa de Oliveira lo considerò, invece, l’inizio del cedimento finale. Nixon stesso definì il suo viaggio “la settimana che cambiò il mondo”.
Saputa la notizia del viaggio, il 17 luglio 1971 il leader cattolico brasiliano tenne una conferenza analizzandone la portata e, con sorprendente lungimiranza, ne predisse le conseguenze:
- Questo viaggio cambierà sostanzialmente la percezione dell’opinione pubblica occidentale nei confronti della Cina comunista, presentandola sotto un profilo più amichevole: “Cadranno le barriere ideologiche nei confronti del comunismo cinese”;
- La Cina sarà ammessa nelle Nazioni Unite, spodestando Taiwan, e poi sarà nominata membro permanente del Consiglio di Sicurezza, assumendo quindi il ruolo di potenza mondiale;
- “La guerra del Vietnam viene liquidata, in uno spirito di cedimento e di tradimento da parte degli Stati Uniti. Col viaggio di Nixon in Cina, gli Stati Uniti hanno accettato un’umiliazione enorme che lascia intravvedere un cedimento anche in Vietnam. Secondo me, la guerra finirà con la resa incondizionata degli Stati Uniti”; - “Le potenze anticomuniste dell’Estremo Oriente saranno abbandonate alla propria sorte (…) Nixon sembra intenzionato a smantellare inesorabilmente il sistema anticomunista in Estremo Oriente. (…) Ciò costringerà i Paesi della zona ad appoggiarsi su Pechino, anziché su Washington”; - “Hong Kong entrerà in agonia. Io credo che tra non molto tempo l’Inghilterra riaprirà i rapporti con Pechino e consegnerà Hong Kong ai cinesi” (8).
Alla fine, Plinio Corrêa de Oliveira si domandava: “Che garanzie hanno gli Stati Uniti che l’espansione cinese non continuerà?”. Ovviamente, la sua convinzione era che, una volta iniziata, l’espansione comunista gialla non si sarebbe più fermata.
Durante il viaggio del presidente Nixon, gli Stati Uniti firmarono con la Cina la Dichiarazione di Shanghai, di cooperazione fra i due Paesi. Plinio Corrêa de Oliveira scrisse sul maggiore quotidiano brasiliano: “Vista l’ingenuità liberale degli americani, e l’astuzia comunista dei cinesi, l’Accordo avrà un
esito molto conveniente per i comunisti. Essi approfitteranno di ogni occasione per far avanzare la propria ideologia” (9).In una conferenza dedicata alla Dichiarazione di Shanghai, egli disse: “D’ora in poi i rapporti fra la Cina e l’Occidente si svolgeranno su questa base: i cinesi sapranno approfittarsene, mentre gli occidentali no” (10).
Il leader brasiliano riteneva l’Accordo di Shanghai la peggiore catastrofe politica del secolo XX: “Yalta fu una calamità maggiore di Monaco. Fu Monaco moltiplicato per Monaco. L’Accordo di Shanghai è Yalta moltiplicata per Yalta! Dove ci porterà?”. (11) “Qual è la posizione dell’Occidente di fronte all’Oriente sulla scia del viaggio di Nixon in Cina e la pubblicazione della Dichiarazione di Shanghai? – si domandava Plinio Corrêa de Oliveira in una conferenza – È quella di un Paese che ha già perso la guerra senza ingaggiare una sola battaglia. L’unica cosa che manca è che le truppe nemiche varchino il confine[ per occuparlo]” (12). Va detto che questa era la linea del Governo di Washington, e più concretamente della sua Segreteria di Stato. Nel pubblico americano, invece, vi furono consistenti reazioni alle quali Plinio Corrêa de Oliveira dedicò alcune riunioni e articoli di giornale.
Dopo la morte di Mao-Tse-Tung nel 1976, prese il potere Teng-Xiao-Ping, che avviò la cosiddetta “primavera di Pechino”, la prima timida apertura del sistema cinese al capitalismo, senza mai rinnegare l’ideologia comunista. Il tutto nello spirito dell’Accordo di Shanghai. L’Occidente i n i z i ò quindi a investire in Cina. Plinio Corrêa de
“D’ora in poi i rapporti fra la Cina e l’Occidente si svolgeranno su questa base: i cinesi sapranno approfittarsene, mentre gli occidentali no”
Plinio Corrêa de Oliveira, 1972 TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 31
Speciale pandemia
Xi, il comunista
“M
ai dimenticare gli insegnamenti del presidente Mao, di Lenin e di Stalin”. Con queste parole, dette al margine delle commemorazioni per il 70° anniversario della Rivoluzione comunista cinese, il presidente Xi Jinping ha ribadito la sua fedeltà all’ideologia marxista-leninista, della quale si considera un continuatore: “Settant’anni fa il compagno Mao Zedong proclamò solennemente al mondo che il Partito Comunista Cinese era stato fondato e che il popolo cinese si era alzato in piedi”.
L’eredita comunista invocata da Xi comprende, ovviamente, anche quella sovietica. In altra occasione dichiarò: “Dimenticare la storia dell’Unione Sovietica e del Partito Comunista Sovietico, dimenticare Lenin e Stalin sarebbe la via verso un nihilismo storico che seminerebbe confusione nelle nostre menti e minerebbe l’organizzazione del Partito a tutti i livelli”.
L’attuale “Timoniere” non vuole che il PCC faccia la stessa fine del PCUS: “Dobbiamo riaffermare la leadership del Partito sulla classe militare. Ecco la lezione del collasso dell’Unione Sovietica. Quando i militari sovietici furono separati dal Partito e depoliticizzati, lo stesso Partito fu disarmato, e il Paese entrò in decadenza”.
La stessa politica estera di Xi Jinping è dettata dalla stretta osservanza dell’ideologia marxista-leninista, alla quale egli attribuisce “un ruolo chiave”: “Le analisi di Marx ed Engels delle contraddizioni della società capitalistica non sono per nulla obsolete. E non è obsoleta neppure la previsione centrale della dottrina del materialismo dialettico in base alla quale il capitalismo scomparirà e il socialismo vincerà. Al contrario, è la direzione inevitabile dell’intero sviluppo storico e sociale”.
Ecco perché lo stesso Xi non si stanca di ripetere: “La Cina è comunista, marxista, leninista, stalinista, maoista”. (Cfr. Alice Ekman, Rouge Vif, l’idéale comuniste chinois, L’Observatoire, Paris, 2020. Dal sito Bitter Winter)
Sopra, indossando la divisa dei comunisti cinesi, il presidente Xi Jinping tiene il discorso principale durante la commemorazione del 70° anniversario della Rivoluzione comunista Sotto, “Teniamo alta la bandiera del socialismo e del Partito Comunista Cinese”, un murales di propaganda in tipico stile sovietico
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Significativa vignetta del New York Herald Tribune, nel 1963, sulla falsa divisione fra l’URSS e la Cina “La divisione tra ‘linea russa’ e ‘linea cinese’ non è altro che un bluff, una trappola che finirà per inghiottire l’uomo ocidentale”, scrisse Plinio Corrêa de Oliveira
Oliveira avvertì che il flusso di aiuti occidentali avrebbe fornito alla Cina i mezzi necessari per perseguire i suoi scopi espansionistici: “Può la Cina aspirare a controllare la regione, salvo poi espandersi? Non gli mancano l’estensione territoriale, la popolazione sovrabbondante e l’appetito di conquista. Tuttavia, per un così grande impegno, avrà bisogno di un notevole potenziale industriale e militare, cosa che il comunismo non gli ha dato. La Cina comunista potrà svilupparsi e raggiungere la condizione di superpotenza imperialista solo con l’aiuto delle nazioni capitaliste” (13).
Un progetto di dominazione imperiale
Plinio Corrêa de Oliveira morì nel 1995, e non vide dunque il pieno compimento delle sue previsioni. Oggi possiamo dire con rammarico: tutto ciò che egli aveva previsto si è purtroppo avverato nel peggior modo possibile.
Nel 1980, il reddito pro capite cinese era inferiore a quello delle nazioni africane più povere. Oggi, la Cina produce il 50% di tutti i beni industriali del mondo. Tutto ciò, va ribadito, con i soldi e il knowhow dell’Occidente, improvvidamente trasferiti in Cina seguendo la logica – o meglio la mancanza di logica – del capitalismo selvaggio e della globalizzazione. Mentre gli occidentali riempivano la Cina di soldi e di tecnologia, i cinesi seguivano scrupolosamente ciò che un analista occidentale definì una “politica bismarkiana”, cioè un progetto ben definito di dominazione imperale. Tale progetto è ben esaminato da Michael Pillary, uno dei maggiori esperti americani sulla Cina, nel suo libro: «The Hundred-Year Marathon. Chinas’s secret Strategy to Replace the U.S. as the World Superpower». Egli mostra come la politica americana di riempire la Cina di soldi e di tecnologia, perfino militare, nell’ingenua speranza che essa diventerà un partner affidabile, si è dimostrata un boomerang: per tutto questo tempo i cinesi hanno
nio globale.
giocato la partita con seconde intenzioni, approfittandosi dell’ingenuità occidentale per acquisire una posizione dominante, che oggi cominciano a brandire come arma di domi-
Un altro libro interessante è quello del giornalista britannico Martin Jacques «When China Rules the World: The End of the Western World and the Birth of a New Global Order». Basato su studi di mercato, proiezioni geopolitiche e analisi storica, Jacques mostra come –se dovesse continuare l’attuale trend – la Cina sarà la potenza egemonica nel secolo XXI, declassando gli Stati Uniti e introducendo una “nuova modernità” diversa da quella attuale. La Cina, secondo Jacques, non è uno “Stato-Nazione”, bensì uno “Stato-Civiltà” con vocazione imperiale, abituato a esercitare un potere incontrastato.
Ripensare la Cina
La pandemia da Covid-19, però, sembra aver cambiato le carte in tavola. Sono sempre più evidenti le responsabilità della Cina nella pandemia che oggi attanaglia il mondo. Gli unici a negarlo sono proprio i cinesi, che pure miTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 33
Speciale pandemia
nacciano pesantissime sanzioni contro chi osi affermare tale ovvietà. Mentre la strafottenza di Pechino raggiunge livelli surreali, l’Occidente inizia a domandarsi se non abbia sbagliato strada. “La Cina ci infetta, ci compra e noi la ringraziamo”, ha sintetizzato la situazione Massimo Cacciari. Cresce pure un movimento internazionale che chiede un “Tribunale di Norimberga” per accertare le responsabilità cinesi e, eventualmente, esigere un risarcimento.
Molto nette in questo senso le dichiarazioni del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, capitale del Myanmar: “C’è un governo che ha la responsabilità primaria [per la pandemia], a motivo di ciò che ha fatto e di ciò che ha mancato di fare, e questo è il regime del Partito Comunista Cinese a Pechino. Vorrei essere chiaro: è il PCC a essere responsabile, non il popolo della Cina, e nessuno dovrebbe rispondere a questa crisi con odio razziale nei confronti dei cinesi. In effetti, è stato il popolo cinese la prima vittima di questo virus, così come è da tempo la principale vittima di quel suo regime repressivo. Merita la nostra simpatia, la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Ma sono la repressione, le bugie e la corruzione del PCC a essere responsabili” (14).
Ma per fare ciò serve coraggio. Un coraggio che non verrà dalle nostre forze naturali, siano esse di natura politica, economica o culturale. Qui ci vuole l’intervento della grazia divina sulle anime. Io mi domando: di fronte all’immane tragedia che oggi vive il nostro mondo, scosso fino alle fondamenta da questa pandemia, non è arrivato il momento di gridare al Cielo: Perdono! Perdono! Perdono! Sono sicuro che il Cielo ci risponderà: Penitenza! Penitenza! Penitenza! Conversione! Conversione! Conversione! E, in mezzo al frastuono degli elementi celestiali scatenati, si sentirà una voce dolce come un favo di miele dire: “Fiducia figli miei! Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Precisamente ciò che Plinio Corrêa de Oliveira asseriva nell’ormai lontano 1937…
Tralascio le pesantissime responsabilità dell’Ostpolitik vaticana nei confronti della Cina comunista, che andò a braccetto con quella americana e che, proprio sotto il pontificato di Francesco, ha raggiunto eccessi allarmanti. Aprirebbe orizzonti talmente rilevanti che meriterebbero un trattamento a parte.
Forse Dio ci sta dicendo qualcosa con questa pandemia. Forse è arrivato il momento di ripensare ab imis fondamentis la nostra strategia nei confronti della Cina comunista. Domani sarà troppo tardi.
“C’è un governo che ha la responsabilità primaria [per la pandemia], a motivo di ciò che ha fatto e di ciò che ha mancato di fare, e questo è il regime del Partito Comunista Cinese a Pechino” Cardinale Charles Maung Bo
34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020
Note 1. Plinio Corrêa de Oliveira, “7 Dias em Revista”, Legionário, no. 274, 12 dicembre 1937. 2. Plinio Corrêa de Oliveira, “A questão libanesa”, Legionário, no. 591, 5 dicembre 1943. 3. Plinio Corrêa de Oliveira, “7 Dias em Revista”, Legionário, no. 691, 4 novembre 1945. 4. Plinio Corrêa de Oliveira, “Nova et Vetera: A força do guarda-chuvas”, Legionário, no. 774, 8 giugno 1947. 5. Plinio Corrêa de Oliveira, “Erros de Roosevelt na segunda Guerra mundial”, Catolicismo, no. 1, gennaio 1951. 6. Plinio Corrêa de Oliveira, “Espertezas do tolo-risonho”, Catolicismo, no. 155, novembre 1963. 7. Plinio Corrêa de Oliveira, “Fátima, numa visão de conjunto”, Catolicismo, no. 167, maggio 1967. 8. Plinio Corrêa de Oliveira, riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 17 luglio 1967. 9. Plinio Corrêa de Oliveira, “Yalta multiplicada por Yalta,” Folha de S. Paulo, 12 mazo 1972. 10. Plinio Corrêa de Oliveira, riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 4 marzo 1972. 11. Plinio Corrêa de Oliveira, “Yalta multiplicada por Yalta,” Folha de S. Paulo, 12 mazo 1972. 12. Plinio Corrêa de Oliveira, riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 4 marzo 1972. 13. Plinio Corrêa de Oliveira, “Pesadelo: Dois Eixos,” Folha de S. Paulo, 1 ottobre 1972. 14. Charles Cardinal Maung Bo, “The Chinese Regime and Its Moral Culpability to the Global Contagion – COVID,” Apr. 2, 2020, h t t p : / / w w w . catholicarchdioceseofyangon.com/newview.php?id=94.
La TFP alla Vergine del Buon Successo
C
on ammirazione per le gesta dei Crociati che riconquistarono ai musulmani il Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo; E con l’attenzione fissa sui terribili combattimenti che, in questo fine secolo, segnano la lotta fra i Figli della Luce e quelli delle tenebre;
Con gli sforzi incentrati in questi scontri, spaventevoli e sottili, nei quali spetta ai fedeli porre ostacoli a l’offensiva incessante e soverchiante del misterioso Moloch che è la guerra psicologica rivoluzionaria mondiale strumentalizzata da Mosca;
Partecipanti a questa conflagrazione che sparge il sangue dell’anima piuttosto che quello del corpo con la guerra cruenta;
Che pone in conflitto le nazioni, spacca le correnti di pensiero, dilacera le culture e frantuma le famiglie, favorendo l’egualitarismo gnostico e amorale;
E che, nell’uomo, spesso riesce a seminare il dubbio e la divisione, nel più profondo dell’anima;
La TFP, in ginocchio e traboccante di filiale speranza, si volge all’immagine regale e materna della Santissima vergine del Buon Successo;
E ai suoi piedi implora sempre più fedeltà alla Santa Chiesa, sempre più coraggio nella lotta, e sempre più successo nell’azione.
Per contribuire a ciò, in mezzo alle sciagure che si stanno abbattendo su questo mondo empio, si affidano alla raggiante promessa di Fatima: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Plinio Corrêa de Oliveira Ottobre - 83
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2020 - 35
Rosa rosarum
I
di Plinio Corrêa de Oliveira
mmaginiamo che qualcuno offrisse un fiore alla Madonna, naturalmente una rosa. Ella è la Rosa Mistica, Ella è la Rosa di Gerico. Non si può comprendere, o si comprende meno, che Le si offra un altro fiore.
Inginocchiato, egli offre alla Madonna la più bella rosa che mai vi fu, che vi sia stata e che vi sarà. La Madonna contempla la rosa e sulle Sue labbra affiora un sorriso incantevole. Qualcosa che giace nel profondo del Suo spirito trova in quella rosa un’espressione. Ed Ella sorride...
di più di ciò che La fece sorridere!
Ma quanto è più bello il Suo sorriso della rosa! E quanto, di conseguenza, ciò che esiste nel Suo spirito vale molto
Se Ella accondiscendesse nel offrirci un regalo, noi Le chiederemmo la rosa. E quando la rosa sarà appassita noi la conserveremo con cura, con sotto una scritta: “La rosa davanti alla quale il sorriso sorrise”. Perché ciò che vi era nel Suo profondo valeva molto di più della rosa.
Noi potremmo dire, rivolgendoci a Lei: Rosa rosarum, ora pro nobis! Rosa delle rose, perfezione di rosa, trascendenza di rosa! Rosa nel cui confronto la più bella rosa dell’universo non è che una vaga immagine. Rosa che fiorisce nel profondo dell’anima di Colei che è una Rosa. Rosa dell’anima, tanto più bella della rosa materiale!
(Brani d’una riunione per soci e cooperatori della TFP, San Paolo, Brasile, 10 ottobre 1979. Senza revisione dell’Autore. Foto sopra, Madonna della Rosa, Bartolo di Fredi, 1367.)