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Storie di mobilità regionale

Rispolveriamo vecchie storie di mobilità regionale, quasi 100 anni dopo. Quando si correva su verso il Ceneri

Sono pochi gli automobilisti ticinesi che non hanno mai percorso la strada tra Cadenazzo e il Monte Ceneri, la «cantonale»; invece solo pochi sanno che cent’anni fa proprio su per questi tornanti si disputava una delle prime gare automobilistiche in Svizzera, quattro volte tra il 1923 e il ’33.

Al primo tornante appena fuori da Cadenazzo. di una La Perle esce rovinosamente di strada al sottopassaggio ferroviario di Camorino e viene ricoverato in ospedale assieme al passeggero Canavesi; dopo essersi capottati e aver centrato un palo del telefono, i due, proiettati fuori dall’abitacolo, se la sono vista brutta. Al quarto di secolo l’entusiasmo è enorme ma si smorzerà presto. Nel ’26 l’interesse è talmente grande che le FFS organizzano «fermate speciali di treni» per gli spettatori con tanto di stop all’ultimo tornante prima della dirittura d’arrivo, appena sotto Robasacco, al passaggio a livello della fermata del

Baraccone. Gareggiano già una sessantina di macchine di cui ben tredici «Corsa» (sette Bugatti), ma è l’Alfa Romeo dello zurighese Kessler ad avere la meglio in 6’13” con 193 km/h sul KL. La gara però rientra ai box per sette lunghi anni tornando – e per l’ultima volta! - solamente nel ’33. Da un quotidiano del 24 settembre estrapoliamone le ragioni: «… la corsa automobilistica del Monte Ceneri riapparirà domani alla luce in tutto il suo splendore. La sosta fu forzata, non per volontà di uomini, ma per complesso di circostanze naturali, quali dapprima il pessimo stato della strada e successivamente il lento ritmo dei lavori di sistemazione…». Da Biella giunge lui, Carlo Felice Trossi di Pian Villar, Conte di Trossi, che sulla sua Alfa Romeo sale in 4’26” e fissa la vittoria con dieci secondi di vantaggio sul locarnese Carlo Pedrazzini (Maserati) che nel frattempo si era affacciato al mondo dei Gran Premi. Sul chilometro, la Bugatti di Hans Stuber tocca ragguardevoli 211 km/h. Oggi, un secolo dopo, decade più, decade meno, inimmaginabile spostarsi da Giubiasco al Ceneri in quattro minuti e mezzo… tantomeno il pensiero di una nuova cronoscalata: hanno tolto anche la fermata del Baraccone. Giorgio Keller

Dopo diverse prove motociclistiche (Monte Brè, Ciona, Pedrinate) ora si mette sotto anche l’Auto Touring Club Ticinese del suo presidente Riccardo Lucchini che per domenica 30 settembre 1923 lancia la

«Gara automobilistica del Monte

Ceneri». Si gareggia su un tracciato di dieci chilometri che parte da Piazza

Grande di Giubiasco lanciandosi lungo la

«tirada» di Cadenazzo per poi affrontare tornanti fino in cima al passo: 5,2 chilometri di salita dopo 4,8 di «dritto», lungo il quale, all’altezza di Sant’Antonino, vengono rilevati i passaggi di massima velocità validi per la classifica separata del «chilometro lanciato» (KL).

Due piccioni con una fava, insomma, per offrire alla gente «…uno spettacolo nuovo e inedito mai vito alle nostre latitudini», come leggiamo sui giornali di allora.

Nel ’23 vanno in partenza diciassette macchine, la più veloce delle quali è quella di Attilio Maffei (classe «corsa») in 7 minuti e 42 secondi; cioè, sarebbe, poiché un errore di cronometraggio l’addebita di un minuto supplementare e la medaglia del migliore va a Emilio Trudel («turismo») in 8’19”. Ne nasce un putiferio mediatico tra protagonisti e testimoni a suon di un pepato batti e ribatti sulle colonne dei diversi quotidiani; in conclusione Maffei riceverà dagli organizzatori «…a titolo di soddisfazione…» la stessa medaglia d’oro di Trudel. Dopo le chiose del ’23, il «Ceneri» riparte due anni dopo sotto la presidenza di Mario Lepori, abbiente gentleman castagnolese che in questo decennio si affaccerà anche al mondo delle grandi corse prendendo parte nel ’29 al primo Gran Premio di Monaco, unico elvetico invitato tra i sedici partenti. Si afferma il confederato Merz su una Bugatti in rispettabili 6’40” (e 158 km/h al KL) mentre lo stesso Lepori sale in 7’37” su una Fiat 1500, quando sua moglie Maddalena vince la coppa delle signore. In gara anche Angelo (Bugatti 5000) e Luigi Martinelli (Donnet Zedel 1100), padre e figlio di una nota famiglia di garagisti chiassesi di cui i sei fratelli si dedicheranno con successo a gare motoristiche su due e quattro ruote, in particolare Bruno e Amilcare. Campione svizzero di motociclismo, il noto bellinzonese Alfredo Carmine al volante

Una foto del 1933 del locarnese Carlo Pedrazzini alla guida di una Maserati

Il Conte Trossi vince l’ultima edizione del ‘33 sull’Alfa Romeo della scuderia Ferrari

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