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Mobility pricing
EMANUEL FREUDIGER A Berna, il ponte Monbijou potrebbe presto essere soggetto a pedaggio.
La pandemia rallenta il mobility pricing?
Il Consiglio federale vuole avviare progetti pilota di mobility pricing. Ma, a ben guardare, sarebbero soprattutto gli automobilisti a passare alla cassa. E proprio la pandemia ha dimostrato che ci sono altri approcci più promettenti per frenare il traffico.
TESTO DINO NODARI
La Svizzera cresce e di conseguenza anche la mobilità. L’Ufficio federale delle strade prevede che il traffico su gomma e rotaia aumenterà di circa un quarto entro il 2030. Ci vogliono soluzioni per frenare il traffico soprattutto durante le ore di punta. E quando si parla di strade congestionate e ore di colonna, si fa largo l’idea di rendere la circolazione più costosa – e a questo mira anche il concetto di mobility pricing, con il quale si intendono prezzi variabili per i trasporti, a seconda dell’orario e del luogo. Quel che conosciamo già da parecchio tempo per i biglietti aerei, ora vorrebbero applicarlo anche sempre più stazioni sciistiche. E allora perché non i trasporti, sembra dirsi il Consiglio federale.
Progetti pilota dal 2024
In primavera il governo ha avviato una procedura di consultazione. Dal 2024 i progetti pilota riguardanti il mobility pricing dovrebbero ottenere una base legale e ricevere i relativi sussidi finanziari. Responsabili della realizzazione concreta sarebbero i Cantoni e i Comuni. «La legge federale, limitata a dieci anni, dovrebbe permettere di testare nuovi sistemi tariffari per influenzare la domanda di trasporti e le abitudini di mobilità, tanto nel traffico motorizzato privato quanto nei trasporti pubblici», come recita il comunicato stampa della procedura di consultazione.
Road pricing
Ma mentre il mobility pricing – anche secondo la definizione della Confederazione – dovrebbe riguardare sia il trasporto privato che quello pubblico, le Città e i Comuni interessati possono ora avviare anche progetti pilota per influenzare e dirigere i comportamenti della mobilità individuale. Infatti, secondo il progetto di legge do- →
A Londra meno traffico soltanto nei primi anni per il road pricing.

vrebbero essere consentiti anche esperimenti limitati a un solo mezzo di trasporto. A cosa ciò potrebbe assomigliare, lo dimostra il caso di Berna, dove da tempo c’è l’idea di imporre una tariffa per attraversare il trafficatissimo ponte di Monbijou – in pratica un moderno pedaggio. Il mobility pricing si trasformerebbe così in un sol colpo in road pricing, e una volta di più a pagare sarebbe solo il traffico privato motorizzato. E se i pendolari di Berna dovessero azzardarsi a cercare dei percorsi alternativi, la Città contrasterebbe un eventuale traffico indesiderato nelle vicinanze del ponte, come ha dichiarato la direttrice dei trasporti Marieke Kruit (PS) al quotidiano Berner Zeitung. In altre città ad essere soggetti a un dazio non sarebbero probabilmente i ponti, ma molti tratti stradali trafficati o interi centri città. C’è il pericolo che la Svizzera si trasformi in un mosaico di svariati pedaggi stradali.
Momento inopportuno
Se non mancano le idee di gabellare la mobilità individuale, nessuno sembra invece morire dalla voglia di imporre anche ai mezzi pubblici tariffe legate all’orario e al percorso. Infatti, il trasporto pubblico ha sofferto molto a causa della pandemia da coronavirus. Come riferivano le FFS sull’ultima edizione della nostra rivista, nella prima metà dell’anno ha viaggiato in treno il 41 percento di utenti in meno che prima della pandemia, ciò che ha causato alle FFS una perdita di 389 milioni di franchi. Nel frattempo si sta lavorando ad un solido finanziamento a lungo termine. La pandemia ha riportato i pendolari a mettersi al volante. La tempistica di questa proposta di legge non è negativa solamente concettualmente, ma sembra essere uscita da un’altra era, ormai passata. Invece, di pensare a elaborare tariffe flessibili, attualmente il trasporto pubblico ha altre preoccupazioni: finanziamento, puntualità e investimenti costosi.
Scarsa accettanza
A ciò si aggiunge il fatto che l’appoggio al mobility pricing non è proprio travolgente. Dopo la procedura di consultazione della primavera, la proposta finirà ora in Parlamento, dove potrebbe scontrarsi con un’aspra resistenza. Infatti, i progetti pilota solo per il traffico privato motorizzato, probabilmente incontreranno il rifiuto dei partiti di centro e di destra. Anche per il TCS è chiaro che questo non è l’approccio giusto. «Rifiutiamo i modelli che mirano a frenare i picchi di traffico attraverso tariffe sulle ore di punta», afferma il presidente centrale del TCS Peter Goetschi, che aggiunge: «Sistemi del genere sono asociali e colpirebbero in primo luogo coloro che hanno scarso margine di manovra negli orari di lavoro». E non c’è neppure bisogno di ulteriori progetti pilota, perché le conseguenze di un road pricing unilaterale sono ormai studiate da tempo, dato che è già in vigore in città come Londra, Oslo e Stoccolma. L’esempio di Londra dimostra che l’effetto frenante sul traffico è durato solamente pochi anni, poi è tornato a salire a causa della demografia e della ripresa economica. «Sollecitiamo il Consiglio federale ad adottare altre misure di riduzione dei picchi di traffico sulla base delle esperienze fatte durante la pandemia da coronavirus», dichiara ancora Peter Goetschi. La crisi ha dimostrato che rendendo flessibili gli orari di lavoro e di scuola ed estendendo il telelavoro, si possono ridurre notevolmente i picchi di sovraffollamento nel trasporto pubblico e privato.
KEYSTONE
Finanziamento
I progetti pilota proposti non sono necessari in questa forma. Per contro, sarebbe indispensabile una riflessione sul finanziamento dell’infrastruttura stradale, che oggi viene assicurato principalmente tramite l’imposta sugli oli minerali e il relativo supplemento d’imposta. Tuttavia, a causa del calo dei consumi di carburante dei motori a combustione e dell’elettrificazione del parco veicoli, questo finanziamento non è più garantito a lungo termine e c’è bisogno di una soluzione successiva. Un’opzione potrebbe essere una tariffa chilometrica, ma che servirebbe a finanziare invece di favoreggiare determinati mezzi di trasporto. •