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Cani polari
Una passione condivisa per i cani del Grande Nord
Ammalati, maltrattati, abbandonati: husky o groenlandesi sono accolti a Payerne, al rifugio dell’associazione SOS Chiens Polaires. Ogni inverno, i più vigorosi tra di loro salgono al Col des Mosses per far vivere emozioni in slitta alle persone interessate. Incontro con due appassionati e con alcuni dei loro ospiti. ❄TESTO JÉRÔME LATHION | FOTO OLIVIER VOGELSANG, LAURE SAVARY Il rifugio è situato nei dintorni della città di Payerne. Una volta oltrepassato il portone d’entrata, il visitatore è accolto dai latrati di una muta imponente. Carine Mettraux-Pousaz, l’anima di questo luogo, li calma con parole affettuose e, rivolgendosi a noi, precisa: «Attualmente ne ho una cinquantina, ma ogni anno devo rifiutare tra i 40 e i 60 cani e mandarli altrove». La padrona di casa, educatrice dell’infanzia diplomata, s’è ben presto resa conto dell’influenza benefica dell’animale nella sua quotidianità professio-

nale. Ha iniziato a raccogliere cani bisognosi 15 anni fa. Quando poi ha incrociato l’husky Cheyenne, è iniziata un’avventura appassionante – «e non semplice» – che l’ha portata a fondare nel 2009 l’associazione SOS Chiens Polaires, di cui è presidente e che dalla primavera 2016 si trova a Payerne. Oggi, su una superficie di 2000 m², è assistita dal suo compagno, Sébastien Barbey, nonché da circa una ventina di volontari. I fondi provengono dalle quote dei soci, da donazioni, attività outdoor a pagamento e dalla vendita d’articoli. Vittime d’abbandono Il passaggio davanti ai box del rifugio rivela vari tipi di sofferenze, talvolta strazianti: tumori, artrosi, displasia, ma soprattutto disturbi del comportamento. La colpa è da imputare a cattivi trattamenti, come pure ad allevamenti sospetti oppure clandestini. «Nei Paesi dell’Est, ma anche in Svizzera, tengono a specificare Carine e Sébastien. Troppi allevatori praticano quest’attività solo Sébastien Barbey e Carine Mettraux-Pousaz al rifugio, in compagnia di Luanny e Mimi (da s. a d.).


❄per i soldi». Conseguenza: numerosi abbandoni, troppo numerosi… «Onesti o no, gli allevatori fanno piuttosto male il loro lavoro d’informazione, soprattutto in Francia», insiste Carine. «Questi cani sono degli animali da muta, dei predatori per natura e, soprattutto, degli atleti. Bisognerebbe dissuadere gli acquirenti dal prenderne uno solo per tenerlo in un appartamento». Corridori di fondo e… insegnanti SOS Chiens Polaires rivendica questa missione informativa in maniera originale, associandovi i propri pupilli, che si divertono assumendo una gran parte di questo ruolo pedagogico. Tramite escursioni, gite in kart oppure in slitta durante l’inverno. Da dicembre e marzo, in funzione dell’innevamento, dai 20 ai 30 cani lasciano infatti Payerne alla volta di Les Mosses, per delle uscite giornaliere in slitta proposte al pubblico. Lì ritrovano buona
Una muta di sette cani è in grado di trainare senza difficoltà un carico di 370 chili. parte del loro elemento naturale: il passo che collega la Vallée des Ormonts al Pays-d’Enhaut è conosciuto per il suo microclima davvero «polare» e la neve non manca quasi mai. D’altronde, la regione accoglie da molto tempo la Corsa internazionale di cani da slitta. Da quattro edizioni, Carine e Sébastien sono tra le colonne portanti della manifestazione (leggere il riquadro a destra). Durante le corse introduttive, i nostri interlocutori forniscono il materiale e assumono il ruolo di «musher», o conduttori di slitte da traino. Generalmente due adulti e due bambini possono prender posto su una slitta per un giro di circa venti minuti. «Una muta di 7–8 cani può trainare un carico di 370 chili, secondo i nostri calcoli», ci spiega Sébastien. «Li aiutiamo alla partenza, in salita e nella frenata». E la proposta seduce, accontentando pure i loro pupilli, indipendentemente dalla razza e dalla forma fisica. La prova? A Mimi, una femmina husky, è spesso affidato il ruolo di capo muta. La particolarità di questo cane affettuoso, ma con una AL SERVIZIO DEI CONCORRENTI

Grandi conoscitori dei cani da traino e del Col des Mosses, le due colonne portanti di SOS Chiens Polaires, Carine Mettraux-Pousaz e Sébastien Barbey, assicurano da quattro anni l’organizzazione della Corsa internazionale di cani da slitta, che anima tradizionalmente l’altopiano tra Les Mosses e La Lécherette, verso fine febbraio-inizio marzo. In media si contano 100 partecipanti e 750 cani, ciò che equivale ad un’occupazione a tempo parziale dal mese d’ottobre. Si tratta di definire il programma dell’evento, d’organizzare la logistica, la sicurezza, la segnaletica del percorso e l’allestimento del posto in cui avverrà la festa. «Un lavoro non da poco», afferma Sébastien Barbey. «Ma possiamo contare sul prezioso aiuto del comune d’Ormont-Dessous e della popolazione che risiede a Les Mosses».
personalità da vera leader: la sua zampa anteriore sinistra ha dovuto essere completamente amputata per paura di una setticemia. Dei veri atleti, come abbiam detto, anche in modalità paraolimpica! •
Per qualsiasi informazione o sostegno all’associazione: soschienspolaires.ch Iscrizione alle giornate introduttive tramite SMS o WhatsApp allo 079 533 12 74
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Peter Bruggmann, presidente dell’Associazione svizzera dei negozi di articoli sportivi (ASMAS)
Come si sono sviluppate le vendite di articoli per gli sport invernali nell’anno del coronavirus 2020? Peter Bruggmann: In maniera disomogenea a seconda del ramo. Nello sci alpino, ovvero nel commercio di articoli per gli sport invernali classici, il risultato è stato misto. Da un lato la gente era sulle piste molto meno che negli anni precedenti, non da ultimo perché i ristoranti erano chiusi. Le misure anti pandemia hanno pesato fortemente sul comparto. Per giunta anche tutti i campi di sport sulla neve sono stati cancellati. Dall’altro la gente si è dedicata maggiormente ad attività alternative all’aperto. Hanno potuto approfittarne soprattutto i negozi specializzati in equipaggiamento outdoor. Concretamente, quali pratiche ne hanno beneficiato di più? Le ciaspolate, il fondo e lo sciescursionismo sono andati per la maggiore, ciò che ha portato alla forte domanda di racchette da neve e di sci per le 2 discipline. L’impatto del lockdown si è fatto sentire particolarmente nelle regioni di montagna. In termini complessivi, i fatturati del settore sono sulle cifre 2019. Vale a dire che le perdite negli sport tradizionali sono state bilanciate, ma solo grazie agli altri rami venuti in voga. Cosa si aspetta per questa stagione? Se la situazione sanitaria rimane sotto controllo e gli impianti di risalita e la gastronomia, incluse le aree esterne della ristorazione, funzioneranno, allora sono fiducioso. Resta l’incognita Covid, tuttavia fattori quali la meteo sono altrettanto decisivi per il settore. Sono felice per il ritorno dei campi sportivi sulla neve. Con prenotazioni cresciute del 25%, vi è odore di record! Siamo quindi piuttosto ottimisti in quanto ci sono buone chance che la stagione invernale avrà luogo in Svizzera.

Altri comparti sono alle prese con l’aumento dei costi di trasporto e i fermi di produzione. Secondo Lei scarseggeranno pure le attrezzature per gli sport invernali? Anche il nostro settore soffre di strozzature dal lato delle forniture. C’è scarsità per determinate tipologie di prodotti fabbricati in Asia, ad esempio le cerniere. Le giacche sono già confezionate, ma si aspettano le zip per finirle. Mancano però anche altri accessori. Inoltre, nel commercio al dettaglio di articoli sportivi siamo alle prese con cicli di ordinazione sfasati. È necessario comandare con maggiore anticipo perché le catene di distribuzione si sono inceppate. E poiché i container non sono disponibili o sono bloccati nei porti, per determinate merci si ripiega sul cargo aereo. Pertanto i costi di trasporto aumenteranno inevitabilmente. Quindi rincari dietro l’angolo per i consumatori? Difficilmente in questa stagione. Taluni fornitori hanno già assicurato che non intendono ritoccare i prezzi. Nell’industria dello sport le merci vengono ordinate con circa nove mesi di anticipo, e nove mesi fa le filiere manifatturiere non erano ancora compromesse. Tuttavia, chi deve ancora riempire gli scaffali pagherà di più e con ogni probabilità accollerà l’incremento dei costi al consumatore. Purtroppo non usciremo tanto presto da questa situazione critica, che costituisce una sfida totalmente nuova per tutti. Rischiamo di trovare un’offerta ridotta di slitte e sci quest’inverno? Ne sarei molto sorpreso. Non penso che i negozi saranno a corto di slitte, sci e scarponi, che vengono in gran parte prodotti in Europa. Potrebbero invece verificarsi delle strettoie per abbigliamento e calzature da sport.
Cosa consiglia ai consumatori? Non è da escludere che date le circostanze i clienti debbano aspettare più del consueto l’articolo comandato. Se Il mercato al dettaglio degli articoli sportivi sta lottando con le ricadute della pandemia: le catene di approvvigionamento interrotte causano strettoie per determinati prodotti. Intervista a Peter Bruggmann, presidente ASMAS, associazione di settore che raggruppa 420 esercizi specializzati in Svizzera.❄«Alcuni articoli scarseggeranno» INTERVISTA DINO NODARI | FOTO EMANUEL FREUDIGER DOSSIER poi si dovesse decidere di rimandare l’acquisto alla prossima stagione i tempi di consegna potrebbero allungarsi ulteriormente. Nel caso di attrezzature che verranno utilizzate per parecchi anni non si dovrebbe temporeggiare e ordinare ora. Infatti, è prevedibile che presto si verrà a creare un eccesso di domanda. A Suo parere quando arriveremo ad una normalizzazione? In parte già in primavera, a condizione peraltro che vi sia una distensione sul fronte delle forniture. Ma presumo che ci vorrà un anno intero in cui l’industria possa girare a pieno ritmo prima che le cose rientrino nell’ordine. Dal canto mio non penso che torneremo a livelli normali già l’anno prossimo. Personalmente, per quali articoli pensa ci sarà una grande richiesta nel commercio specializzato questo inverno? La domanda dovrebbe accentuarsi ancora per gli sci di fondo e le ciaspole. Le camminate con le racchette da neve in particolare sono un’attività sportiva a bassa soglia, facilmente accessibile anche ai meno esperti: bastano un paio di scarponi e bastoni per godersi una giornata sulla neve, in piena natura. Un grande potenziale lo ravvedo pure nell’equipaggiamento da scialpinismo. Qui mi aspetto che prenderanno piede tendenze nuove come la salita senza impianti – più attuale che mai visto che si evita di usare le funivie e si raggiungono le vette con le pelli di foca per poi lanciarsi sulle piste da sci. Una moda, questa, che sta conquistando sempre più appassionati oltreconfine, ad esempio in Austria. • ❄ dicembre 2021 / gennaio 2022 | touring 21
