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Mercury e Bowie
Sulle orme di Freddie
Il 24 novembre segna il trentennale della morte della leggendaria voce dei Queen. Ragione in più per i suoi fan di intraprendere un pellegrinaggio a Montreux, città cara a Freddie Mercury che vi ha lasciato tante tracce. Anche il Casinò festeggia un anniversario: il 4 novembre di cinquant’anni fa uno spettatore provocò l’incendio che ispirò la hit mondiale «Smoke on the water». →
TESTO JULIANE LUTZ | FOTO OLIVIER VOGELSANG
Freddie Mercury non si stancava di guardarlo: la sua statua si specchia nelle acque del lago che adorava.

I Queen a Montreux verso la fine degli anni ‘80. Il pontile esiste tutt’oggi.

Replica del miscelatore usato nei Mountain Studios da ammirare alla mostra-museo «Queen: the Studio Experience». Lucien Muller davanti alla «fan wall» presso il Casino Barrière di Montreux. Fa da guida dei Freddie Tours. Non fu amore a prima vista fra i Queen e Montreux quando vi approdarono negli anni 1970. D’altronde non era la riviera vodese ad attirarli, ma i Mountain Studios. Creati da un facoltoso uomo d’affari per la moglie, una cantante americana, contavano fra i migliori studi di registrazione e venivano usati dai grandi del pop rock dell’epoca fra cui gli AC/DC, David Bowie, Iggy Pop, i Rolling
Stones, Brian Ferry. Il gruppo vi giunse nel 1978 per lavorare al suo settimo album intitolato «Jazz». Inizialmente gli inglesi si annoiarono nell’assonnata cittadina sulle sponde del Lemano, ma ben presto impararono ad apprezzarne la tranquillità. Fu in quest’oasi di pace, indisturbati dal clamore dei media e dall’assedio dei fan, che sarebbero nati alcuni fra i più famosi pezzi della band. A Montreux non venivano costantemente fermati da cacciatori di autografi che a Londra li inseguivano ovunque, in particolare Freddie. Nel 1979 i Queen acquistarono gli studi ubicati nel Casinò di fronte al lago.

Camera con vista
Montreux merita sempre una visita e quest’anno più che mai per gli amanti dei Queen e soprattutto del loro indimenticato frontman. Fu il 24 novembre di 30 anni fa che Freddie Mercury si spense dopo aver continuato a registrare fino all’ultimo nei Mountain Studios. Freddie si era profondamente affezionato a questi luoghi, che descrisse nelle strofe di «A Winter’s Day», l’ultima canzone da lui composta: «… it’s all so beautiful like a landscape painting in the sky». I primi tempi Freddie era solito soggiornare al Montreux Palace, quindi nella Duck House che affittò diverse volte. Un ottimo modo per scoprire i posti e panorami legati a Freddie è un tour guidato da Lucien Muller. Il 38enne vi scorterà ad esempio ad ammirare les Tourelles, splendida residenza rosa con le sue due torrette verdi situata sul Quai des Fleurs a Territet dove Mercury possedeva un appartamento con spettacolare vista lago: «Abitava in tre stanze all’ultimo piano» veniamo a sapere. Messo all’asta lo scorso novembre l’attico è stato venduto per 2,5 milioni di franchi ad un cliente che ha preferito rimanere anonimo. «Non se ne conosce né l’identità né le intenzioni per il futuro», ammette Muller, che però sa praticamente tutto sugli anni in cui il carismatico showman si rifugiava a Montreux in cerca di calma e per ricaricare le energie. Una ventina di anni fa i genitori melomani di Muller fondarono le «Freddie Celebration Days». L’evento gratuito si svolge al Mercato coperto, non lontano dalla scultura di Mercury, e vede esibizioni di cover band, incontri con personalità del suo stretto entourage ed altre ini-

ziative. Organizzato con la collaborazione di Peter Freestone, che è stato il fedele assistente personale di Freddie, attira regolarmente schiere di appassionati. Lucien Muller ha così deciso di proporre tour guidati sulle orme dell’idolo di generazioni di giovani e meno giovani che, per quanto effervescente sul palcoscenico, lontano dai riflettori era una persona riservata, quasi timida.
«Freddie forever», «Messiah Mercury» oppure «I love you Brian» – sono dediche come queste che si leggono sui muri e sulle porte del museo nei Mountain Studios allestito dopo la loro chiusura e che ospita la mostra permanente «Queen: the Studio Experience». L’entrata al museo gestito dal Mercury Phoenix Trust è gratis. Istituito dopo la scomparsa di Mercury dai compagni Brian May, Roger Taylor e dal manager della band Jim Beach, la fondazione sostiene la ricerca e progetti contro l’Aids. Nell’ala sinistra del Casinò sono raccolti appunti di parole manoscritti, strumenti musicali, copertine di dischi, costumi originali disegnati da Mercury e tanti altri cimeli. Nel 1993 i Queen vendettero i Mountain Studios al loro produttore David Richards che nel 2002 li trasferì a Attalens (FR). Dopo la sua morte vennero chiusi nel 2013.
A suon di pizze
Philip de Bruin si ricorda benissimo di quell’agosto di quarant’anni fa quando i Queen registrarono il brano «Under pressure» con David Bowie. Titolare di una ditta di limousine e autista del «Duca bianco» rimase sotto i Mountain Studios ad aspettare che gli artisti finissero. «Arrivarono intorno alle quattro del pomeriggio ed uscirono dopo 24 ore. Ogni tanto salivo per portare loro delle pizze», racconta il figlio di un ufficiale britannico nato a Vevey. Ci sono diverse versioni di come s’intrecciò la collaborazione fra i Queen e Bowie, l’unica che il gruppo ebbe con un altro musicista. Pare che sia stato Claude Nobs, il fondatore del festival, a suggerire a Bowie durante una cena privata di passare agli Studios per salutare i connazionali che per caso si trovavano a Montreux.
De Bruin, un signore discreto ed affabile che ha conosciuto molte celebrità, conferma che Mercury, come pure David Bowie, era un uomo garbato e cortese. I due si sarebbero incontrati spesso al Bavaria. Freddie, che non disdegnava la buona cucina, si sarebbe persino messo ai fornelli assieme al cuoco del ristorante ormai chiuso. Tra il 1978 e il 1992 Bowie visse prevalentemente nel Vaud, prima a Blonay presso Montreux e poi a Losanna. Avrebbe fatto visita a Mercury numerose volte quando questi era già malato e ricoverato in una clinica svizzera. «David era un divo ma aveva anche un lato gentile e premuroso» ci svela Philip de Bruin.
Philip de Bruin davanti all’immagine di David Bowie nell’Hotel Tralala. Conosceva bene la star.
Fumo sull’acqua
Non ha certo dimenticato nemmeno l’incendio al Casinò del 4 dicembre di cinquant’anni fa. Ebbe la prontezza di spirito di montare su un edificio alto nei paraggi e fare delle foto che purtroppo sono andate perse. Fu uno spettatore, apparentemente un hippie losannese, a provocarlo verso la fine di un concerto di Frank Zappa and the Mothers of Invention sparando un colpo al soffitto con una pistola segnaletica. L’episodio avrebbe poi ispirato una delle canzoni di maggior successo dei Deep Purple. Nel pubblico c’erano alcuni membri del gruppo che ne trassero «Smoke on the Water». Quel «Funky Claude» menzionato nel testo non sarebbe altri che Claude Nobs, che fece evacuare le sale ed aiutò pure alcune persone a fuggire dalle fiamme. ◆ DA SAPERE
Dove alloggiare: Hotel Tralala nel centro storico, ogni camera dedicata ad un noto musicista. Colazione fra fotografie di artisti e locandine del festival.
tralalahotel.ch Dove mangiare: Restaurant Safran, cucina squisita e vini regionali, terrazza affacciata sul lago.
eurotel-montreux.ch Cosa fare – un must per gli ammiratori di Freddie Mercury, le visite accompagnate da Lucien Muller (con audioguida multilingue), durata: 1 o 2,5 ore.
freddie-tours.com Gite: uscite a bordo di oldtimer con Philip de Bruin, ex autista di Mercury.
philipsexcursions@bluewin.ch
Mezzo secolo fa Frank Zappa stava suonando quando un fan appiccò il fuoco al Casinò.
