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SHIT GENERATION (libro IV)............................ pagina

THE SHIT GENERATION

LIBRO IV THE SHIT GENERATION

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Da qualche tempo la nostra vicenda ha subito un reset, declinandosi in una affascinante storia inglese. Riprendono i toni nebbiosi che hanno caratterizzato le pagine più belle della Saga di Carne: l’epopea londinese di Carnet. Ma chi volesse scorgere qualche riferimento a Conan Doyle o ad altri classici anglosassoni, spingendosi financo a Dickens o a Conrad, resterebbe deluso. I nostri narratori preferiscono non competere su territori ove altri hanno già dato il meglio!

Come va?

“Non va un tubo”, disse Larry. “non si riesce a fargli prendere giri, cioè, anzi, li prende ma poi si siede. No, cioè è un casino, da fermo va su regolare, andando si spegne.” “E’ magro di carburazione”. Jenny stava seduta sullo steccato e come al solito sentenziava. Ma se lei diceva che era magro di carburazione voleva dire che lo era, magro. “Jenny la sa come il diavolo” disse Nigel tirando fuori la testa dal cofano “di più, come mia madre quando ti spiega la ricetta della torta di mele, accidempoli. Jenny, sei una pizza!” “Humpf!” fece lei tirando fuori dieci pollici di lingua, “affari vostri, ragazzi. Io vado a casa” Saltò giù dalla sbarra e si allontanò verso il parcheggio col mento per aria e i capelli indorati dall’ultimo sole del pomeriggio.

(Derek)

Verso le tombe

Amy Doran, 23 anni, la direttrice del Lydden Hill, guardava da lontano il suo circuito. Guardava e sognava, sognava di essere nella terra dove la sua famiglia aveva radici profonde, l’Irlanda. In particolare ricordava la tomba di Knowth (in un prato della Doranland, a due passi da Newgrange) la cui particolare forma le ricordava una delle due colline gemelle che aveva visto a Dover e a Calais poco tempo prima. Sin da bambina le avevano detto di stare alla larga, di non avvicinarsi troppo all’imbocco

perchè... I perchè ogni volta erano diversi ma non ce ne era mai uno tranquillizzante. Avessero ragione o no, non c’era nessun bisogno di approfondire la sua curiosità. C’era sicuramente sotto qualcosa! ma ora ormai era una donna... “Vieni con me questo fine settimana?” “E il circuito?” “Piove a dirotto e abbiamo sospeso le corse” “Si potrebbe fare, dove hai intenzione di andare?” “In Irlanda, a Newgrange poi a Knowth, voglio vederci chiaro, questa volta...” “Ma non dovevi andarci per il solstizio di inverno?” “Stavo male, ma non aspetterò l’estate, vogli andarci subito” con Kate si sentiva più sicura. “Ok, andiamo.”

(Myr)

Peggy è arrabbiata

Larry e Jenny stavano tornando a casa. Dal Jukebox di King Roy usciva la scatenata musica di Jerry Lee Lewis, i ragazzi sedevano nelle loro Chrysler 300D. “Peggy è arrabbiata” disse Jenny “Con me?” “Sei il solito egocentrico. Pensi che tutto il mondo giri intorno a te” “E allora con chi, è arrabbiata?” “E’ arrabbiata e basta. Siete voi uomini che dovete sempre essere arrabbiati con qualcuno. Le donne possono anche essere arrabbiate e basta”. “E’ per le mestruazioni?” “Sei... un idiota!” disse Jenny con gli occhi che le lacrimavano per la rabbia. Era il 9 settembre. Il Presidente Eisenhower aveva appena firmato la Risoluzione Unita 170 del Senato, promuovente il concetto di un’Unione Atlantica federale. Il sondaggista e tesoriere del Comitato dell’Unione Atlantica, Elmo Roper, successivamente aveva pronunciato un discorso, intitolato The Goal Is Government of All the World, nel quale dichiarava: “Per questo appare evidente che il primo passo verso il Governo Mondiale non potrà essere compiuto fino a quando non avremo progredito su quattro fronti: economico, militare, politico e

(flack)

Autumn Departures

Era una bella sera d’autunno, di quelle limpide e ventose. I ragazzi parcheggiarono davanti all’Happy Hour. Il juke box sparava It’s Now Or Never, l’ultimo successo di Elvis. Tutti ordinarono una Pepsi e qualcuno volle anche una fetta di torta di mele. “E’ vero che parti, Peggy?” chiese Larry “Diciamo che mio padre mi spedisce fuori dalle palle” “E dove ti spedisce?” “In Italia... abbiamo dei parenti, credo” “Splendido! Degli zoticoni mafiosi che abitano in palazzi antichi con le lenzuola stese!” disse Nigel Tutti risero. “No, - disse Peggy - hanno un albergo in una piccola città di mare” “Allora troverai sicuramente un pescatore che ti porterà in barca e ti canterà Malaguena accompagnandosi con la chitarra” “Nigel, quelli di Malaguena sono spagnoli. In Italia cantano O’ sole mio” “Quanto stai laggiù?” chiese Larry “Ma quanto interessamento!” interruppe Jenny “Scrivetemi. l’indirizzo è... - cercò un biglietto nella borsetta - Pensione Belvedere, via Garibaldi 14 Viareggio, Italy”

(flack)

Reality, Onions,Comics, Onthology

“Checazz... Che cosa diavolo stai cercando di fare?” “Semplicemente ricreando condizioni diverse al momento della SUA nascita” “E rifare tutto?” “Ma sarà tutto diverso... c’è questo circuito misterioso, ci sono dei giovani ragazzi americani nei roaring sixties, c’è questa Peggy e questo Larry...” “Mioddio!!! continui a riempire la nostra vita di stronzate per eludere i problemi fondamentali” “Che sarebbero?” “Maledetta vecchia checca bastarda! Non l’hai

ancora capito? Il problema è il nostro livello ontologico. Non siamo gli autori ma non siamo neanche dei personaggi della storia!” “Chi ti ha detto che non siamo gli autori?” “Davvero credi di essere l’autore?” “Semplicemente non mi pongo il problema. Stando ai tuoi desideri, dovremmo riempire le pagine di considerazioni ermeneutiche, io invece preferisco deliziare i nostri lettori. E tutto. Buonanotte” “Beh se ricreiamo la storia noi potremmo entrarci come super-eroi! Io vorrei avere una superminchia ed essere super-super fico e farmi tutti i più bei cazzi di Miami” “MI hai fatto venire un’idea. Negli anni sessanta andavano forte i fumetti, no?” “Allora potremmo lanciare un fumetto con le nostre figure, in modo da creare una specie di mitologia...” GM mangiò un rahat lukùmia, ingoiandolo praticamente intero. Evidentemente Colui doveva essere rincoglionito. A un problema ontologico rispondeva con un circuito di automobiline, a una prospettiva ermeneutica opponeva un fumetto... Ma nelle edicole le prime copie di The Martfyer, in cui due ambigui anziani tessevano le fila di storie impossibili, andavano a ruba. ( klaus)

Citazione

All’alba, armati di ardente pazienza, entreremo nelle città splendide. (Arthur Rimbaud)

(Myr)

Motherless Child?

Il Boeing 737 della Ryanair stava per atterrare a Dublino. Amy e Kate stavano chiacchierando, una conversazione matematica, del più e del meno. Di fianco a loro, al di là del corridoio, due vecchie signore stavano chiacchierando. “Ginsberg, Kerouac, Ferlinghetti... incredibile, tutti insieme...” “Già...” “E poi subito dopo i Beatles, i Rolling Stones, i Traffic..” “Sì, me li ricordo bene!” “Come, te li ricordi?” “C’ero anch’io, sono andata anche a Woodstock...” “Nel 1969?” “Nel 1969, quasi 39 anni fa, in quel periodo avevo una storia con Richie Havens” “Quello di Freedom?” “Proprio lui, lo stesso di Motherless Child. Un grande successo che dedicò a mio figlio Carne” “Mia cara Isa, non me ne avevi mai parlato!” “Non me lo avevi mai chiesto. Comunque quelli erano altri tempi, c’era allora una grande generazione, menti migliori...” “Hai ragione, oggi c’è una generazione di merda...” “Anche allora, anche allora... avresti dovuto vedere cosa succedeva ai bordi di un piccolo circuito del Kent...”

“Mi perdoni, signora - chiese Amy - sta parlando di Lydden Hill?” La vecchia signora, quella che stava per finire la frase, con un po’ di fatica (la sua artrosi cervicale stava peggiorando) si girò verso la ragazza e rispose subito senza manifestare la sua irritazione per l’interruzione imprevista: “Sì cara, proprio di Lydden Hill” poi, senza preoccuparsi di sembrare maleducata, si girò di nuovo. Nei pochi attimi in cui la vecchia signora si era rivolta ad Amy, Kate riconobbe la Spilla. “Cazzo! - pensò sperando di sbagliarsi - Non ne posso più, qui ricomincia tutto da capo.”

(Myr)

Misteriose coincidenze

Il 737 atterrò molto dolcemente a Dublino. Prima di salire su un taxi (destinazione Newgrange, circa 20/25 minuti) Kate pensò bene di andare in bagno. Fece quello che doveva fare e poi decise di lavarsi le mani. Mentre stava per aprire il rubinetto diede un occhiata allo specchio. Un’auto con un vistoso numero 9 sul cofano sfrecciò alle sue spalle. Istintivamente si voltò. Non c’era nulla, solo una parete di piccole piastrelle di ceramica bianca. Fissò di nuovo

lo specchio e l’auto passò di nuovo. Kate memorizzò i tempi del fenomeno, attese alcuni secondi e guardò di nuovo lo specchio. Ora voleva vedere chi stava guidando l’auto. Non ci riuscì perchè proprio nell’istante topico, un’altra auto superò la prima, sovrapponendosi ad essa. In queste situazioni Kate non si stupiva mai di nulla, si preoccupava solo di registrare dati e informazioni. “Finalmente!” disse Amy. “Scusami, ho avuto qualche problema...” “Mestruazioni?” “No, solo un contrattempo...” rispose Kate pensando allo studio di suo nonno Timothy. La macchina numero 9 c’era in almeno una dozzina di piccole cornici, appese disordinatamente sopra il caminetto. nelle altre c’era spesso il volto di sua zia Peggy.

(Myr)

Peggio di prima

Flack si trovò come al solito coinvolto in situazioni che non condivideva. Di solito compariva verso fine anno, nei giorni vicini al suo compleanno, per fornire il rapporto annuale sugli investimenti. Ma quella volta dovette farsi vivo in un momento inconsueto. Le azioni che gestiva avevano reso parecchio, superando indenni le diverse crisi economiche. Che la merda fosse il maggiore bene-rifugio Flack lo sapeva da tempo, ma non avrebbe mai immaginato che l’indice shittel avrebbe raggiunto i massimi storici proprio in quel momento di crisi internazionale. Le richieste d’acquisto piovevano dai quattro punti cardinali. C’era tutta una generazione pronta a investire nello shit business, anche se la Banca Centrale della Merda aveva frenato la corsa degli insider traders, cordate di piccoli cagatori che speravano in un impossibile protagonismo. Aveva in mano un mercato, ma le sue mani erano legate. Non poteva prendere decisioni senza una opportuna delega. Flack viveva in assoluta povertà, lasciando intatto il patrimonio. Ma da anni non aveva più notizie di nessuno. Riceveva periodicamente il suo appannaggio concordato, una miseria che lo aveva costretto a vivere alla Pensione Belvedere di Viareggio. Non è difficile immaginare la felicità di Flack vedendo scendere dal taxi quella giovane americana. Era la prima novità da circa otto mesi. Ma quando vide che la ragazza aveva cucito sullo zaino lo stemma dell’Ordo Merdiensis capì che era giunto il momento. Non sapeva di cosa, ma era giunto il momento. Questa storia era ancora peggiore della precedente, se mai era possibile. Ma signigficava che Kate si era mossa. E se Kate si muoveva c’era un motivo. La ragazza entrò e andò al bureau. “Buongiorno, Mi chiamo Peggy Fuller. Ci dovrebbe essere una stanza...”

(klaus)

La macchina del tempo?

“Come controlliamo questo continuo salto temporale?” “Peggy parte da It’s Now or Never e arriva a Viareggio dove c’è Robbie Williams con Let’s Swing Again... Hai ragione, il salto è di una cinquantina d’anni!” “Bei tempi, quelli... lasciamo che se ne occupino gli autori” “Ma dimmi una cosa, di quella Peggy delle foto a casa del nonno di Kate ne sai qualcosa?” “Quella che guidava la Jaguar?” “Quale Jaguar?” “Domanda contro domanda, vuoi smetterla prima o poi?” “Perchè?” “Fanculo!”

(Myr)

Anche in Irlanda l’Helleborus Mutans?

Amy diede 32 sterline al tassista e lo pregò di ritornare entro due ore, il tempo necessario per fare riemergere i ricordi e forse qualcosa d’altro. “Volete rimanere qui per due ore, con questo fetore?” “Torni fra due ore, per cortesia.” In realtà il tassista aveva ragione, il puzzo era quasi insopportabile. Non era così che ricordava

quel luogo. Sin da bambina le avevano detto di stare alla larga da quel posto ma non le sembrava che fosse per il lezzo che la stava aggredendo. Cosa era successo? “Helleborus Foetidus***” disse Kate dopo avere dato un’occhiata alla vegetazione per essere sicura di quello che stava dicendo. “Non c’era quando ero piccola!” “Ora sì, ed ora vediamo se è come quello di Kew Gardens o come la variante H.F. Mutans di Camberwell Green” disse a bassa voce Kate, ricordando come e quando si era ferita ad un braccio col secondo, rischiando il colore della sua pelle d’alabastro. “E poi?” “Utilizzeremo la tecnica olandese. Porteremo in albergo le infiorescenze, le seccheremo con il phon e dopo averle spezzettate le immergeremo in una bacinella d’acqua e ghiaccio, ce le faremo frullare dal ragazzo del bar, e poi le filtreremo fino ad ottenere una polvere. Ci sarà utile.”

Dopo due ore esatte ricomparve il tassista. Non appena vide i grandi mazzi di fiori che le due ragazze avevano tra le braccia, ripartì immediatamente, rifiutandosi di farle salire. Stava per piovere e alle due donne non rimase alternativa ad entrare nella tomba. “Chi siete?” Chiese una voce che proveniva da dietro°°° le rocce di fronte a loro.

(flack)

“Questa ontologia mi ha rotto i coglioni!” “Peggio per te!” “Poteva andare peggio, poteva piovere!”

A Knowth, nella contea di Meath, poco a nord di Dublino, stava cominciando a piovere...

(Myr)

Il ricatto

Kate aveva una gran voglia di raccontare tutto a Amy ma, pur di comparire in Shit Generation, Kate aveva sottoscritto un patto di riservatezza su quanto era avvenuto nella trilogia. Non c’erano penali di ordine finanziario ma la sanzione, in caso di violazione del patto, era ben più grave: lei sarebbe stata eliminata, una sorte di morte bianca, dalla storia. Non sarebbe stata eliminata, semplicemente non sarebbe più comparsa... poi, col tempo, tutti si sarebbero dimenticati di lei. Sì, era una sorta di ricatto, ma non c’erano alternative, avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa sul passato.

“Chi siete?” Chiese una voce che proveniva da dietro le rocce di fronte a loro. “Siamo entrate qui per la pioggia” rispose Amy. “Vi ho chiesto chi siete” “Sei un poliziotto?” chiese Kate. “No. Chi siete?” “Cazzo... sei proprio noioso!” “Noioso? Noiosa, tutt’al più” rispose la voce, tipicamente maschile “Oggi sono travestito da donna” “Me ne occupo io” disse sottovoce Kate ad Amy “questo posto deve avere un’altra entrata”. “Stai attenta!”

Kate uscì senza preoccuparsi della pioggia. Lì

Note dell’Editore *** L’helleborus Foetidus è una pianta diffusa in luoghi sassosi e cespugliosi, dal fusto ramoso, foglie lungamente picciolate, con una decina di segmenti lanceolati dal margine seghettato, le brattee sono ovali e di colore verde pallido, i fiori campanulati, perndenti, sono di colore verdastro marginati di rosso-brunastro, la pianta emana un odore nauseabondo.

°°° La struttura del tumulo, circondata da tumuli “satelliti” minori, è complessa: contiene due lunghi e stretti corridoi che partono agli opposti della collina e che, singolarmente, non si congiungono nel mezzo ma rimangono separati da una spessa parete di rocce, attraverso la quale è tuttavia possibile comunicare a voce.

(Jason) “... e comunque non capisco perchè ti preoccupi tanto dei salti temporali. Abbiamo mescolato livelli ontologici, possiamo benissimo mescolare epoche diverse. La realtà è più importante del tempo; ontologicamente, voglio dire” “Ipse dixit!” “Te lo ripeto: fanculo!”

vicino, dall’altra parte della parete di roccia, il suo intuito le diceva che c’era sicuramente un piccolo produttore di CDC69, il concentrato di H.F.Mutans, l’ingrediente per la salsa ma anche - e soprattutto - una potentissima droga utilizzata per i salti di livello ontologico. Gli indizi c’erano... la coltivazione di H.F. ed il repentino salto uomo/donna che si era verificato poco prima... Ora si trattava di capire per chi lavorasse... e Amy non doveva accorgersi di nulla... Kate non voleva finire nell’oblio.

(Myr)

Inserto: Breve storia della salsa Pea&Lerrins

La celeberrima salsa Pea&Lerrins, di cui tutti conoscono il travagliato percorso commerciale, alla fine della storia precedente subì un progressivo calo di produzione. Invano Gwendaline Hitchens e Lady Cophetua Hinshelwood cercarono l’ingrediente misterioso. Tovarono probabilmente qualche riferimento all’Helleborus Phoetidus, forse arrivarono anche in possesso di qualche piantina, ma non riuscirono più a riprodurre quel fantastico bruciore al culo che aveva fatto della salsa un must per le tavole più raffinate del mondo e di quel piccolo disagio nella zona perianale uno status symbol ostentato dai vip del jet set. Ma l’aspetto più degradante della progressiva sparizione dell’Helleborus, fu la progressiva incapacità da parte del genere umano di cambiare livello ontologico e anche l’incapacità di modificare strutturalmente la propria condizione umana. La mancanza di punti di riferimento, tipica dell’era moderna, il razzismo, il relativismo tanto esecrato (giustamente, per una volta) da Papa Benedetto XVI, erano tutte piaghe sociali derivanti unicamente dalla progressiva carenza di Helleborus e quindi, conseguentemente, di sempre minori assunzioni dell’enzima CDC69 da parte della razza umana, sempre più bloccata nello status quo, e ormai incapace di altruismi di qualsiasi tipo. Il colpo di grazia a questo processo di degrado, raggiunse il suo culmine quando la Tabasco Brand comprò i diritti della Salsa Pea & Lerrins e si mise a produrla in massicce quantità, trasformandola in un prodotto di massa. Un percorso molto simile a quello dell’aceto balsamico di Modena, un tempo preparazione lenta e preziosa, ed oggi praticamente un insignificante caramello acidulo, reperibile anche nei centri commerciali più scadenti. In effetti la Tabasco cercò un elemento che producesse un effetto simile al celebre bruciore indotto dalla storica salsa. I suoi ricercatori misero a punto un componente chimico,lo sfinteril-metil-benzotoulene, che effettivamente produceva un arrossamento della zona perianale. E di questo la gente ignara si contentava, ormai convinta di aver rimesso le mani su un prodotto di nicchia destinato ai ricchi e di poterne disporre a suo piacimento. Tutti i parvenues di Brescia, i gestori di discoteche riminesi, i caciottari romani, i palazzinari della costiera amalfitana, avevano sulla tavola una bottiglietta in pvc con dispenser della celebre salsa. Ma la “Pilerry RED ASS” (così era stata rinominata la salsa dalla Young&Rubicam, l’agenzia che aveva curato il rilancio del prodotto) non produceva ovviamente salti ontologici, e men che meno mutazioni razziali.

Kate sapeva tutto questo, ed era l’unica detentrice di questo segreto, oltre a sapere esattamente tutte le condizioni per la perfetta coltura dell’Helleborus. Ora aveva una missione: doveva salvare il mondo dall’imbecillità e dal livellamento. Ma l’impresa non era semplice: aveva bisogno di un partner.

(klaus)

Dove è Benedict?

That which is not dead can eternal lie, And with strange aeons even death may die.

Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col passar di strane ere, anche la morte muore.

Tutte le informazioni sul tumulo di Knowth comparvero sul palmare di Kate. Come già il nostro editore vi aveva anticipato con una nota a piè di pagina, wikipedia così recitava:

La struttura del tumulo, circondata da tumuli “satelliti” minori, è complessa: contiene due lunghi e stretti corridoi

che partono agli opposti della collina e che, singolarmente, non si congiungono nel mezzo ma rimangono separati da una spessa parete di rocce, attraverso la quale è tuttavia possibile comunicare a voce. Ora Kate sapeva dove si trovava l’uomo/donna. Fosse stata su Schit, da sola o con Carne, avrebbe saputo cosa fare, sarebbe stato sufficiente il suo shitgun portatile per ostruire l’altra uscita e bloccare lo/la sconosciuto/a all’interno. Poi avrebbe contrattato la libertà in cambio di informazioni. Ma questa volta c’era Amy e lei aveva firmato il patto di riservatezza... avrebbe dovuto agire con astuzia se voleva continuare ad esistere. Si ricordò di Last Action Hero e cominciò a capire, le serviva un Benedict*** , uno qualsiasi ad eccezione di quello di Necronomicon.

*** Grazie ad un biglietto magico, il piccolo Benedict può entrare nel mondo del film del suo eroe preferito, Slater. Quando Benedict e Slater sono nei guai, il biglietto viene utilizzato per il viaggio inverso: dalla finzione alla realtà. Ma qui le cose non vanno tanto bene per l’uomo che, nel cinema, era un vero superman, e Slater decide di tornarsene nella dimensione dell’illusorio.

(Myr)

E, nel frattempo, in Italia...

“Ti sei dimenticato di Peggy?” “Come potrei, dopo quello che c’è stato tra di noi...” “Sei proprio rincoglionito! possibile che tu pensi sempre al passato... sto parlando della giovane Peggy... poveraccia, a Viareggio con questo clima...” “Ah, sì, la giovane Fuller! hai ragione, sto rincoglionendo, me ne ero dimenticato del tutto... ma non è sola, c’è Flacca.” “Bella compagnia! Proprio una bella compagnia per un inverno nebbioso come questo!” “Chiamala, vedi come se la passa e se ha bisogno di qualcosa” “Perchè la devo chiamare io?” “Perchè sei tu ad essertene ricordato, se non ne hai voglia potevi anche tacere” “Questa è la segreteria telefonica della Pensione Belvedere. In questo momento non c’è nessuno ma voi potete lasciare un messaggio dopo il bip. Sarete richiamati.”

“Ho chiamato. C’era la segreteria telefonica.” “Hai lasciato un messaggio?” “Perchè?” “Non ricominciare con la solita storia.. io ti faccio una domanda e tu rispondi con una domanda..” “Non ho lasciato un messaggio, non rompere i coglioni.” “E così non sappiamo dove è Peggy” “Peggy è andata a Cerveteri con Flacca” “Come fai a saperlo?” “Non te lo dico” “Fanculo!”

L’unico ospite della Pensione Belvedere era Peggy Fuller, giovane e carina. Flacca era in castità forzata da parecchio tempo. “La ragazza si sta annoiando, è questa l’occasione giusta!” pensò Flacca. “Cosa ne dici se prendiamo la macchina e andiamo a farci un bel giro?” “E la pensione?” “Chi vuoi che venga con questo tempo?” “Non lo so, da noi il tempo è sempre così ma la gente si muove lo stesso...” “Da noi no, o c’è il sole o la gente se ne sta a casa, per muoversi dovrebbero essere dei masochisti! Andiamo!”

(Citazione dal Cap. 31 di CarneDiCulo: Carne sorrise. Fin dal primo capitolo quando lui diceva: “Andiamo.” Kate lo seguiva senza storie.)

Peggy lo seguì, senza sapere dove sarebbero andati e cosa avrebbero fatto. Flacca invece lo sapeva. Per non correre rischi scelse una destinazione sufficientemente lontana sperando che la vecchia millecento che il Commendator Breviglieri aveva posteggiato nel cortile ce la facesse a partire, ad arrivare a Cerveteri e, soprattutto, a tornare indietro. Da giorni aspettava questo momento per realizzare almeno una delle

sue fantasie con la giovane ospite ma, scegliendo Cerveteri come destinazione aveva un altro scopo, andare a vedere da vicino un tumulo etrusco. lo aveva sognato più volte senza sapere dove fosse poi un giorno, su un libro scolastico che qualche ragazzo aveva dimenticato in una delle camere della Pensione, vide la foto. Era questa l’occasione giusta per unire l’utile al dilettevole. (Jason)

In cerca di risposte

La vecchia millecento aveva retto per più di trecento chilometri e questo era un buon segno. Flacca aveva posticipato la realizzazione delle sue fantasie sessuali, ora doveva trovare il tumulo della foto. Lo trovò grazie alla pagina che teneva, religiosamente piegata in quattro, nel suo portafoglio da un paio d’anni. Non si aspettava tutti quegli arbusti con brattee sono ovali e di colore verde pallido, i fiori campanulati, perndenti, sono di colore verdastro marginati di rosso-brunastro, ma soprattutto quello che lo colpì fu l’odore nauseabondo. “Io me ne andrei” disse Peggy non senza avere esitato. “Io no. Tu resta qui. Non entrare.” Peggy (era nel suo DNA) ubbidì, come avrebbe fatto Kate nella stessa situazione. Flacca entrò e sentì subito, al di là di una parete di roccia, in fondo la corridoio d’entrata, due voci femminili. “Chi siete?” “Siamo entrate qui per la pioggia” rispose una delle due. “Vi ho chiesto chi siete” “Sei un poliziotto?” chiese l’altra voce. “No. Chi siete?” “Cazzo... sei proprio noioso!” “Noioso? Noiosa, tutt’al più” rispose cercando di modificare il timbro della propria voce. “E’ meglio essere prudenti” pensò tra sè e sè e ritornò sui suoi passi.

Controluce vide la silhouette di una figura femminile. Aveva detto a Peggy di non entrare e infatti non era Peggy ad essere entrata. La donna che gli si stava avvicinando aveva un corpo più solido, più maturo. Fianchi e polpacci erano quelli di una vera donna, non di una ragazzina ancora acerba.

“Che cazzo ci fai qui, Flack?” “Ci conosciamo?” “Sì” “Che cazzo ci fai qui, Kate?” “Dobbiamo metterci d’accordo su cosa intendiamo entrambi per qui, poi forse potremo risponderci a vicenda.” “Dovremo scomodare il Rifondatore, vedrai che lui ci darà la risposta che cerchiamo.”

(Jason)

Sovrapposizioni

Prima che il Rifondatore si facesse vivo (non succedeva mai durante la serata del lunedì) il tumulo venne circondato. “Siete in arresto per avvenuta violazione del decreto 42 del 22 gennaio 2004 - Nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, secondo il quale nessuno può effettuare ricerche archeologiche senza autorizzazione del Ministero dei beni Culturali” Questa era una novità, soprattutto per Kate che di leggi, quando era insieme a Carne, ne aveva violate parecchie senza alcun intoppo, ma questa volta, per la prima volta, era in Italia. Si augurò che Peggy ce l’avesse fatta e che in un modo o nell’altro avrebbe potuto raggiungere il Consolato Inglese a Roma. Loro sarebbero intervenuti in forze. Sapevano chi era Kate. Nello stesso momento la polizia irlandese aveva bloccato l’entrata posteriore del tumulo di Knowth per arrestare Flack e Kate... Amy si era accorta di quello che stava succedendo e stava cercando di raggiungere il Consolato Inglese a Dublino.

(Myr)

Doppia sintesi prossima

“Prima o poi sarebbe successo, ero pronto!” Non

era venerdì pomeriggio e il giovane Peacock non sembrava tanto scemo. Il SISBO era stato avvisato dell’arresto di Kate e di Flack quasi contemporaneamente dai consolati di Roma e di Dublino che, per fortuna, non si erano scambiati informazioni sull’accaduto. Le due polizie, quella irlandese e quella italiana, erano state ben felici di evitare una crisi diplomatica consegnando le due coppie senza fare troppe domande. “Mandiamo un aereo a prenderli” disse il commodoro. “Un aereo o due aerei?” “Già, non avevo pensato alle complicazioni...!” “Meglio due, così avremo un po’ di tempo per trovare una soluzione.” “D’accordo, due.”

Gli aerei civetta decollarono subito dal London City Airport. Al più tardi sarebbero stati di ritorno prima dell’ora della colazione. Il giovane Peacock decise di non tornare a casa, ma di riposare qualche ora sul divano dell’ufficio. Alle pareti i marchi dei partners del dipartimento, primi fra tutti quelli del BAT (British American Tobacco) e della Shell. Ci sarebbe stato presto anche quello del CDC69?

(Jason)

The flipping coin

There are two sides to every story. Kate and Flack are about to live both of them ..

(Myr)

“Che razza di casino!” “Era prevedibile.”

Era davvero prevedibile: Martin Putilatta, Premio Nobel per la Fisica, aveva elaborato la teoria dell’inversione speculare terrestre secondo la quale esisterebbe un luogo sulla crosta terrestre capace di funzionare come una lente e di riproiettare i raggi cosmici con un rovesciamento dei campi energetici ad essi collegati. Qualcosa di molto simile al rovesciamento delle immagini nell’ottica, con la differenza che in questo caso, a rovesciarsi non sarebbero solo le immagni ma la realtà stessa.

“Ma non era solo una teoria?” “Era una teoria, ora non lo è più.” “Già, quello dell’Eiger sembrava solo un caso isolato... passi anche per i due tumuli identici che non possono fare danni ma ora ci sono di mezzo anche degli esseri viventi...” “Due dei quattro dovrebbero morire, almeno secondo le indicazioni di Peter Howitt, della Sliding Doors Ass.” “Quali dei due?” “Tu cosa ne dici?” “Ricominci con una domanda ad ogni mia domanda?” “Non sarebbe ora di smetterla con questo gioco cretino?” “Fanculo.”

Una moneta stava per decidere la sopravvivenza di una delle due coppie, uno degli aerei avrebbe potuto avere un incidente o sparire nel Triangolo delle Bermude.. “Head or tails?” “Tails! Flip that coin!” “Head, of course!” Uscì testa, ma non se ne fece nulla perchè nessuno dei due aveva pensato di abbinare Roma e Dublino alle due facce della moneta.

In assenza del rifondatore...

Il giovane Peacock, prima dell’arrivo dei due aerei, aveva contattato Peter Howitt, l’unico che si era occupato in tempi recenti di sdoppiamenti fisici e di bivii della realtà, e lo aveva pregato di recarsi al Sisbo nel più breve tempo possibile. Peter non si fece pregare, era talmente raro che la sua teoria si avverasse che per poterla verificare era pronto a pagare una fortuna. “Quanto?” chiese, pronto a contrattare il costo. “Ne possiamo parlare più tardi?”

“Preferirei saperlo prima.” “Se proprio è necessario... in questa fase preliminare non possiamo darle che un acconto di 100.000 sterline... sappiamo che non è molto ma se aspetta le decisioni di uno dei nostri partners, la BAT, potremmo salire di parecchio...” “D’accordo.” Una delle caratteristiche di Peter era, abituato a gestire sdoppiamenti, la velocità del suo pensiero. Quel Peter che accettava non era il Peter pronto a pagare e il cambiamento era avvenuto in un nanosecondo. Il giovane Peacock dedicò il quarto d’ora successivo a raccontare tutto quello che era successo senza dimenticare una rapida ma precisa descrizione del CDC69 e dei suoi possibili vantaggiosi utilizzi. Peter riflettè per alcuni minuti prima di parlare. “C’è un’incongruenza... ma non incide sulla... Peggy e Amy sono la stessa persona che è diventata Peggy per potere andare a Viareggio e Amy per potere andare in Irlanda. Non è detto che questa persona sia Amy o Peggy, potrebbe essere qualcun altro. Se è qualcun altro conosceva già la teoria dell’inversione e i suoi possibili effetti, qualcuno che era andato al di là delle teorie di Putilatta!” “Non indaghiamo subito su questa pista, passiamo ai doppi Kate e Flack che sono già negli uffici doganali del London City Airport.” “Creiamo un diversivo, incrociamoli.” “Prego?” “Creiamo due nuove coppie: la prima sia Flack di Cerveteri e Kate di Knowth, la seconda sia Flack di Knowth e Kate di Cerveteri. Avremo modo di conoscere i loro ricordi e di confrontarli con i dati in nostro possesso. Poi decideremo il da farsi.”

(Jason)

Non ce la faccio...

Carne procedeva a grandi passi sulla collina di Annuradhapurha a Sri Lanka. Il Rifondatore lo seguiva ansimando. “Non ce la faccio... vai più piano” “Dobbiamo raggiungere il punto più stretto della clessidra. Dovrebbe essere da queste parti...” “Ma perchè ci andiamo a incasinare la vita?” “Potevi startene nell’Olimpo come fa il Fondatore, invece di rompere i coglioni!” “Anche Dio se ne stava in cielo, poi ha mandato suo figlio. Ho dovuto sporcarmi le mani perchè il Fondatore se ne sbatteva il cazzo e ha fatto finta di morire per sottrarsi alle sue responsabilità” “Tutte le divinità lo fanno, è una loro caratteristica” “Beh, io cerco di dare una mano, ma non ce la faccio. Non capisco più nulla, e non ho neanche un’idea delle mie, di quelle che riescono a impolpettare un po’ tutto quanto insieme...” “Allora stai a casa!” “Se almeno riuscissi a parlare con quei due vecchi culattoni, forse...” “Lascia perdere...”

Uscirono all’aperto. Non riuscivano a capire in quale livello ontologico fossero, in quale epoca, e neanche se loro fossero veramente loro, o non piuttosto dei volgari duplicati. Videro un edificio conosciuto; da una parte era la Pensione Belvedere, dall’altra la pensione di Frau Hauptdenkazz. Il telefono del Rifondatore suonò. “Sono Myrddin, penso di doverti delle scuse...” “A proposito di quel Burberrys che mi hai rubato?” “No, si tratta della storia presente” “Beh, che c’è che non va?” “Devi contattare Biserni”.

(flack)

Biserni is back

“Biserni, Myr mi ha detto di chiamarti e io, facendo un’eccezione, l’ho fatto. Cosa vuoi?” “Piano, piano, cosa è tutta questa fretta?” “Non farmi perdere tempo, sono stanco, non so più cosa pensare di questa storia... parla!” “Ti ho sopravvalutato, non pensavo che ti saresti ridotto così” “Fanculo, Biserni! O mi dici quello che vuoi dirmi o riaggancio.” “Va bene, stavo leggendo un libro di Quine ed ho trovato alcuni concetti interessanti... Se hai un po’

di tempo te ne parlo” “Sbrigati” il Rifondatore era incuriosito. «Che cosa esiste? Alla domanda più difficile – la domanda che definisce il punto di partenza di qualsiasi indagine ontologica – il filosofo W. V. O. Quine ha fornito la risposta più semplice: Tutto. Esiste tutto in quanto non può esservi qualcosa di inesistente, e chi la pensasse diversamente manifesterebbe non già un disaccordo ontologico quanto di aver travisato il concetto stesso di esistenza. Rispondere correttamente a una domanda non equivale tuttavia a rispondervi adeguatamente, e Quine lo sapeva bene. Dire Tutto equivale a dire nulla. Se chiediamo che giorno è non ci accontentiamo della risposta: Oggi. Se chiediamo a una persona chi è non ci accontentiamo della risposta: Sono io. Allo stesso modo, se chiediamo che cosa esiste non possiamo accontentarci della risposta di Quine: proprio in quanto sarebbe contraddittorio asserire che qualcosa non esiste, asserire che tutto esiste è tautologico. Vogliamo sapere in che cosa consiste questo tutto, vogliamo un elenco delle entità che vi rientrano, vogliamo una loro caratterizzazione e se possibile una caratterizzazione delle loro condizioni di identità e delle relazioni che legano le une alle altre. E da questo punto di vista la questione ontologica è tutt’altro che scontata. Per Quine, per esempio, il tutto si esauriva nel contenuto materiale dello spazio-tempo, con la sola integrazione di quelle entità astratte a cui rinvia la matematica su cui si reggono le scienze fisiche. Per altri filosofi il tutto include entità di altro genere, in aggiunta o in alternativa a quelle di Quine. Ed è appunto la scelta fra queste posizioni che può costituire, e di fatto ha costituito, motivo di profonda controversia filosofica.” “Biserni è ubriaco anche questa volta!” pensò il Rifondatore. “Penserai che io sia ubriaco, ma in quello che ti ho detto c’è la soluzione” “Quale soluzione?” “Dentro il tutto c’è anche la soluzione” “C’è anche la Pensione Belvedere?” “Sì e non solo, non dimenticare il circuito di Lydden Hill” “E Peggy?” “Peggy no, non esiste e non è esistita” “Continuo a non capirci un cazzo...” “Non avevo dubbi in proposito, tutti coglioni gli amici di Myr!” “Amico? Ma se mi ha appena rubato un Burberrys!” “Avrà avuto i suoi motivi” “Bella serata, avrei fatto meglio a non chiamarti” “Lo hai fatto, avrai avuto i tuoi buoni motivi” “Speravo che tu mi aiutassi” “Non ne hai bisogno, hai solo avuto un calo di autostima” “Grazie, sei molto gentile” “Ora vai a dormire e vedrai che domani avrai le idee più chiare. Avrai presto un’idea delle tue, di quelle che riescono a impolpettare un po’ tutto quanto insieme...” “Lo spero... Buonanotte!” “Dormi bene! Nient’altro. E con il sonno calma i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede Carne!”

Il Rifondatore ebbe l’impressione di avere già sentito, letto, l’ultima frase di Biserni.

(Myr)

Spiegazione del tutto, tranne...

Il Rifondatore si era svegliato di buon mattino. La telefonata con Biserni lo aveva grandemente rincuorato. A questo bisognava aggiungere bche Biserni si era impegnato dietro un modestissimo consenso a recuperare il Burberrys. Ora era tutto chiaro: Lady Cophetua avrebbe dovuto acquisire la maggioranza azionaria della Tabasco non appena Mirko le avesse rivelato il segreto. Controllo Mago infatti aveva spostato temporaneamente la sede della camorra in Camberwell Road, dove non esiste il reato di associazione mafiosa. Mentre Taffery se ne stava bel bello a corteggiare Peggy nella pensione di Frau Hauptdencazz, sul circuito di Lydden Hill comparivano quà e là dei tumuli di Knowth... era tutto evidente. A Cerveteri, due vecchi culattoni erano imprigionati in una tomba etrusca

e tentavano disperatamente di trovare l’uscita invocando l’aiuto del Dottor Salajdarian, mentre Punjab e Pandemonium si candidavano come successori al trono di Shitland (ovviamente per tutelare gli interessi del Commodoro, ma soprattutto del giovane Peacock, che poteva essere il fratello di Amy, il clone di Stanz o forse l’alterego maschile di Peggy, ma questi erano dettagli...) Tutto filava liscio, ma c’era un po’ di inquietudine dentro di lui... Le indicazioni del Fondatore (che ormai si tramandavano solo per tradizione orale) parlavano chiaro: dev’essere il romanzo di una generazione ignara, sempre più dimentica dei vissuti coprologici... Ci sarà una lenta riscoperta...

Il tutto sarebbe terminato con la riemersione di Shitland e una successiva Età dell’Oro e della Merda, in cui le due coppie Kate/Carne e Gwendaline/Carnet avrebbero rappresentato i due poli d’attrazione di una generazione militarmente edonistica, schizzinosamente belligerante, promulgatrice di una nuova verità ontologica che non si pone solo il problema dell’esistenza ma anche di come raccontarla, problematica della quale la generazione precedente era ignara. Il Rifondatore era rinvigorito, anche se i livelli ontologici erano aumentati: adesso venivano chiamati in causa anche gli autori stessi, e per di più con referenti del loro passato comune. Era evidente che Biserni era un essere metaontologico. Ed era evidente che clandestinamente venivano smerciate ancora tonnellate di CDC69. Una sola cosa non era chiara: “Ma Colui e Grande, ontologicamente, stanno sopra o sotto di me?” (Klaus)

Due più due

“Ci ha chiamato culattoni!” “Chi è Culattoni? un creditore?” “Stai rincoglionendo ogni giorno di più. Culattoni, con la c minuscola come froci, bulicci, pederasti, ecco come ci ha definiti!” “Chi?” “Il successore del Fondatore, da quando gli hanno fottuto il trench è incazzato con tutto il mondo.” “La so anch’io la storia del Burberrys, ti assicuro che non ne ha mai avuto uno... la sua memoria sta andando a puttane.” “Alzheimer?” “Una cosa del genere... credo sia colpa del CDC69... per che altro credi che abbia chiamato Biserni?” “Perchè glielo ha chiesto Myr” “Stai attento a Myr, rileggi i suoi testi, c’è sempre qualcosa di criptico... secondo me sta cercando di emarginarlo.” “Emarginarlo chi?” “Porca merda! E’ possibile che non ci arrivi mai alla prima?” “A parte la bestemmia, non riesco mai a capirti, parli sempre in un modo così complicato...” “Fanculo!” “Ero io che dicevo fanculo, stai cominciando a copiarmi.” “Fanculo l’ho sempre detto io, controlla domande e risposte e vedrai chi sono io”

I due vecchi erano andati un po’ di culo, come si usa dire, ma su una cosa potevano avere ragione, il malessere del Rifondatore. Che fosse un ruolo che portava sfiga lo abbiamo già visto dalla fine del Fondatore, quello vero, il Primo, del quale vengono tramandate - solo oralmente - le istruzioni. Facciamo quindi conto che tutte le ultime dichiarazioni del Rifondatore siano da considerarsi nulle e quindi eliminate dalla nostra storia. I lettori sono pregati di non tenerne conto per due motivi: o esse sono del tutto false, generate da una mente confusa, oppure sono artatamente false, con lo scopo di generare una tale confusione da convincere chi legge a smettere di farlo. In quest’ultimo caso questa storia verrebbe ovviamente TERMINATA e il Rifondatore rimarrebbe incollato alla sua poltrona.

La storia prosegue dunque dall’arrivo delle due doppie coppie a Londra, mano vincente in assenza di un piccolo tris.

(Myr)

Flack di Cerveteri e Kate di Knowth e Flack di Knowth insieme a Kate di Cerveteri atterrarono quasi contemporaneamente a Londra. La distrazione di Pandemonium, presente sulla scena per rapire Kate, consentì loro lo scambio previsto. Amy e Peggy uscirono insieme dalle porte girevoli. Ad attenderle, fuori dall’aeroporto, c’era il giovane Peacock. Le ragazze salirono a bordo, dopo aver caricato i loro bagagli variopinti. Il giovane Peacock infilò un cd nel lettore (si trattava di un remix di Tommy degli Who) e partì sgommando. “Prima passeremo al Willerby Garden, devo ritirare alcune targhe” disse il rampollo. Appena uscirono dall’aeroporto Peggy tirò fuori uno shitgun da borsetta e lo piantò nella tempia del malcapitato. “Vai a Camberwell Green”. Il giovane Peacock ubbidì. Peggy disse a Amy: “Leggimi la scheda” Amy digitò qualcosa sul suo portatile, poi disse: “il vecchio George Peacock, un latifondista dello Yorkshire esclude tutti dal suo testamento ad eccezione del figlio Tobia. Ecco... Tobia Peacock, giovane e facoltoso uomo d’affari di Leeds muore inaspettatamente un mese dopo le nozze Sua sorella Ellen ha una relazione con il bellissimo Carmine Caruso, dalla quale nasce John, figlio della colpa. John rivendica i suoi diritti e i suoi beni, ceduti dal padre al fratello minore Alphonzo. Di solito John scende a Leeds, al Peacock & Turner Hotel. Dobbiamo contattarlo, ricordiamocelo. Ci va perchè J.D. Jackson, attuale proprietario dell’hotel, lo ha acquistato dalla vedova Lady Peacock pochi giorni dopo la triste dipartita di Tobia Peacock, il precedente proprietario. La vedova di Tobia, una certa Gwendaline o Gwendoline, scrive un poema, che può interessarci.Lo scarico?” “Scaricalo” “L’originale, conservato da Gwendoline, la seguì dapprima in casa Higgins e poi a Leeds quando divenne la signora Peacock. Nel trasloco a Londra, dopo la morte di Tobia Peacock, l’originale del poemetto andò smarrito. Poi ci sono altre notizie... I Royal Marines prendono il comando di un’isola e lo trasferirscono al commodoro Theo Peacock, fratello di Tobia..., di Leeds, il cui nipote è un solerte funzionario del SISBO”. “Ti basta, pezzo di merda?” gridò Peggy spingendo la canna dello shitgun contro la tempia del giovane Peacock.

(flack)

Contaminatio

“Mi basta” disse Myr. “Ma ne hai letto solo una parte..” “I copioni sono tutti uguali” “Se fosse davvero così anche i film sarebbero tutti uguali” “Non è vero, con copioni uguali ci sono registi diversi” “E’ allora come quando si gioca a poker?” “Sì, chi è bravo perde poco con brutte carte, vince molto con carte buone” “Con una doppia alle donne te ne andresti?” “Sì, se pensassi che c’è in giro anche solo un piccolo tris” “Tornando alla storia, cosa ne dici dell’ultima parte di Klaus?” “Non è male, ma manca il guizzo di genio, ci sono alcune ridondanze... troppe citazioni del passato... ottimi trucchi per riempire cento pagine, minimo contrattuale” “E tu cosa avresti fatto?” “Lo vedrai, guarda qui sotto”

“Il conto, per favore” “Subito, signore” disse il commesso, in tono un po’ troppo servile. Myr, tra i sette negozi londinesi di Penhaligon’s preferiva quello storico, al 41 di Wellington Street, strada purtroppo resa famosa nel 96 dallo scoppio di una bomba su un autobus. Gli piaceva l’atmosfera del vicino Covent Garden, la musica dei gruppi del Rock Garden, il modesto mercatino del Jubilee Market...

“Tre saponette di Endymion al pepe, 20 sterline, Blenheim spray, 65 sterline, un blocco per note tascabile, 40 sterline. Totale 125 sterline. Come preferisce pagare, signore?”

Myr pagò con la sua carta di credito (senza addebitare i suoi acquisti alla produzione) cercando di non fare vedere il suo disappunto. Era entrato per acquistare un bloc-notes e si era lasciato prendere la mano. Pazienza, avrebbe rinunciato a cercare e ad acquistare un Burberrys di seconda mano per il Rifondatore.

Sul blocco iniziò a scrivere la parte di questa storia che ormai comprende anche lui.

Myr, mani in tasca, ritornò sui suoi passi, riflettendo sul da farsi. Arrivò sullo Strand e si diresse verso Simpson, il ristorante del Savoy. Era in giacca e cravatta, quindi lo avrebbero fatto entrare e così andò. “Fumatori o non fumatori?” gli venne chiesto con tono cortese. “Fumatori grazie, e se possibile un tavolo vicino alla finestra, sto aspettando una persona”

“Cazzo, come faccio ad avere le mani in tasca quando almeno in una dovrei avere il sacchetto di Penhaligon’s? Questa scena la devo modificare” pensò.

Myr ritornò in albergo, riflettendo sul da farsi. Lasciò il sacchetto al portiere ed uscì di nuovo; si diresse verso Simpson, il ristorante del Savoy. Era in giacca e cravatta, quindi lo avrebbero fatto entrare e così andò. “Fumatori o non fumatori?” gli venne chiesto con tono cortese. “Fumatori, grazie e se possibile un tavolo vicino alla finestra, sto aspettando una persona” “E’ già arrivata.”

“Va bene interferire con la storia, ma se la scrivo io dovrei sapere se la persona che aspetto è arrivata oppure no. Questo mi inquieta, c’è qualcuno che riesce a precedere la mia fantasia e a modificarla. Ora riscrivo tutto e vediamo se anche questa volta...”

Strappò i due fogli, li appallottolò e li gettò in un cestino dei rifiuti, poi ricominciò a scrivere.

Myr ritornò in albergo, riflettendo sul da farsi. Lasciò il sacchetto al portiere ed uscì di nuovo; raggiunse a piedi Leicester Square dove entrò all’Odeon. Prenotò un posto in galleria per la proiezione successiva di No Country for Old Men dei fratelli Coen. Un uomo lo urtò. Myr era preparato ad un incontro con uno sconosciuto ma aspettava la parola d’ordine. “Sorry!” fu tutto quello che sentì. Era quello l’uomo ed era quello il codice. “Non si preoccupi” rispose in italiano. L’altro avrebbe capito e si sarebbero trovati più tardi vicini, su due poltrone attigue. Ora poteva andare a mangiare qualcosa da macdonald, di fronte alla Swiss House.

Aveva appetito anche al di fuori della storia quindi andò nello stesso macdonald della storia che stava scrivendo, non ne conosceva altri e la storia, in questo caso, gli era stata utile. Un uomo lo urtò e disse sottovoce “Sorry” “Non si preoccupi” rispose in italiano. “Ci vediamo più tardi, al cinema, poi faremo un salto a Camberwell Green” “Camberwell Green?” “Ne hai parlato tu per primo, quindi non fare il finto tonto!” disse, con tono seccato.

Myr sapeva che prima o poi le due storie si sarebbero fuse, ma non immaginava che succedesse così in fretta. Non era una buona notizia: lui pensava di gestire la storia a suo piacimento e ore si trovava costretto a subirla, of course ontologicamente. Non era nemmeno una brutta notizia: forse ci si stava avvicinando alla fine e lui avrebbe ripreso ad occuparsi della sua collezione di farfalle ontologiche.

(Myr)

“Lo sai benissimo che non c’è un prima e non c’è un dopo...” “E’ perchè le pagine del copione non sono numerate” “Comunque non sono io quello con cui devi parlare. Io sono solo un portavoce della donna. E’ lei che devi vedere a Camberwell Green” “Camberwell Green?” “Fanculo”

Immediatamente tornò sui suoi passi. “Ah, dimenticavo... bello, questo Burberrys!” “Già. Peccato che sia un po’ corto di maniche”

(flack)

Meno di un minuto di telefonata

Insomma, era una sfida, e il Rifondatore non se n’era accorto. Ma già il fatto di ammettere che fosse una sfida significava accettare implicitamente la visione che ne aveva Myr. “Che si fotta”. pensò

Insomma, era una sfida, e il Rifondatore non se n’era accorto. Ma già il fatto di ammettere che fosse una sfida significava accettare implicitamente la visione che ne aveva Myr. “Le visioni di Myr sono sempre belle”. pensò

Insomma, era una sfida, e il Rifondatore non se n’era accorto. Ma già il fatto di ammettere che fosse una sfida significava accettare implicitamente la visione che ne aveva Myr. “Con Myr è sempre così; hai sempre la sensazione che si potrebbe fare un capolavoro se solo la sua testa fosse meno ingrabugliata”.

“Se fosse meno ingarbugliata non produrrebbe quelle magnifiche prospettive, coglione!” disse Biserni.

Si era reso conto di pensare ad alta voce, al telefono. Rimase silenzioso. “Ma tutti coglioni, proprio...” Disse Biserni riattacando.

(flack)

La resa dei conti

Myr arrivò a Camberwell Green in taxi, nel tardo pomeriggio. Dove un tempo c’era la cancellata, adesso c’era una jaguar parcheggiata con il motore acceso. I fari lampeggiarono. Myr scese dal taxi, pagò, e si incamminò. Il taxi ripartì.

“Sali, Popi” disse Kate “Siamo arrivati a questo livello di sputtanamento?” “Con me te lo puoi permettere. Mi hai creata tu, ma io ti conosco come nessun’altra, fin dai tempi della Modulo” “Devo essere rincoglionito, perchè non mi ricordo di te” “Infatti, sei rincoglionito. Ma non abbastanza per lasciare tranquillo quel pover’uomo” “Stai parlando di Carne, vero?” “Basta, Myr. Questi giochetti li potrai fare con lui, ma non con me” “Cosa avrei fatto, di sbagliato?” “Troppa entropia, non ce la fa, non ce la può fare” “Ma se mi sono perfino assoggettato a tutte quelle cazzate ontologiche pur di compiacerlo!” “No, tu vuoi batterlo. Ma ti sei dimenticato che lui è solo un sostituto. Tu sei in lotta con l’autorità, da sempre, ma adesso ti stai accanendo con la persona sbagliata. Lui non è il Fondatore” “Ok, gli restituirò il Burberrys”

(flack)

La Jaguar viaggiava tranquilla sulla Wellington Road

“Che facciamo, nel tragitto?” “Dipende da quanto dura” “Circa tre ore e trentun minuti, dice Google maps” “Ma che cazzo ci andiamo a fare, nello Yorkshire?”

(flack) giovedì 31 gennaio 2008

(image) Ritratto di Kate Fuller da piccola

(flack)

Yorkshire (un’altra volta nello)

“Se ci disinteressassimo della cosa?” “Quale cosa?” “L’unica cosa che ci riguarda” “Come al solito non ti capisco mai quando parli” “Un giorno o l’altro me ne vado, non ti sopporto più” “Ora passi alle minacce. Cosa ti ho fatto?” “No. Non cosa ti ho fatto, cosa mi fai!” “Come al solito non ti capisco mai quando parli” “Ricominci?” “Che cosa?” “Fanculo!”

Nel vialetto della villotta c’era una jaguar, col motore ancora acceso. Stava per posteggiare sull’aiuola dei giacinti quando un cane guaì.

“Abbiamo visite” “A quest’ora?” “Che ore sono?” “Non lo so, ma mi sembra tardi per una visita” “Se c’è Myr, mi sembra anche troppo presto. E’ appena entrato in questa storia ed è già dappertutto” “Avrà delle raccomandazioni” “Sì, soprattutto la sua” “Anche se è un raccomandato se la cava bene, hai visto il trucco per mischiare i due livelli?” “Non dargli troppi meriti, il trucco l’ha imparato da Trans Europe Express di Alain Robbe Grillet” “Non l’ho visto, io avrei pensato a Come si distrugge la reputazione..., quello con Belmondo...”

Fuori, nel giardino, un uomo e una donna stavano soccorrendo Crozzo che, in segno di riconoscenza, stava leccando le mani di entrambi.

(Jason)

Myr si presenta

posteriore destra non era rotta anche se finire sotto una jaguar non doveva essere stato piacevole. Myr aveva comunque disinfettato la ferita con il whisky della sua fiaschetta d’argento, un full proof Ardbeg single cask di 25 anni che Crozzo dimostrò di gradire spostando la sua lingua dalle mani dei soccorritori alla zampa ferita.

Cominciava a nevicare. La casa era veramente bella: una villotta vittoriana con grandi finestroni bianchi. Si vedevano distintamente le luci calde del piano terra. Nel caminetto scoppiettava il fuoco, ma i due signori erano concentrati sulla loro conversazione.

Myr salì i pochi gradini che portavano all’ingresso della villotta, premette il pulsante del videocitofono e sentì il tintinnio di una campanella. Sentì i due vecchi discutere animatamente su chi dei due dovesse muovere il culo. “Fanculo” disse uno dei due, molto probabilmente quello destinato ad aprire la porta.

Myr sapeva chi stava per incontrare ma non li aveva mai visti, per quanto ne sapeva lui avrebbero potuto essere negri anche se il suo istinto giudicava questa possibilità altamente improbabile.

(Jason)

Dal diario di Myr

“Dei due vecchi - racconterà poi Myr nel suo diario - uno venne ad aprire. Fu la prima sorpresa della serata. Canuto, rugoso, con gli occhi cisposi, la pelle ingiallita dalla bile, ecco davanti a me il cinquanta per cento dei poteri occulti della trilogia. La vestaglia di seta, una volta di mirabile tessuto, era lisa in più parti, il foulard scolorito, le ciabatte sformate, un brutto vedere... ma quello che mi colpì ancora di più fu il mix di odori pesanti che mi investì non appena la porta venne aperta, sudore, tabacco, orina, muffa... un tanfo inimmaginabile. Troppo incredibile per essere vero! O si trattava ancora una volta di una grande

prova di capacità mimetica messa in atto dai due grandi strateghi? Non appena fui entrato nella stanza del caminetto mi convinsi del contrario: il secondo vecchio, venendomi incontro, scivolò su un logoro tappeto ed immediatamente una chiazza liquida si sparse sul pavimento all’altezza del suo bacino. Una situazione imbarazzante. In quel momento pensai che forse sarebbe stato meglio riscrivere quella parte della storia per risparmiare ai due vecchi una grande umiliazione. Avrei potuto raccontare come erano periti nell’incendio della loro villa cercando di salvarsi a vicenda o di come erano annegati nel tentativo di salvare i cuccioli di Crozzo che erano finiti nel laghetto vicino... Non lo feci. La loro passata malvagità, della quale non sembrava esistesse più nemmeno l’ombra, non poteva essere perdonata. Dovevo lasciarli vivere ancora un po’ perchè espiassero, almeno in parte, le loro colpe.

A proposito di colpe, devo trovare un Burberrys, ho promesso che lo avrei restituito.”

(Jason)

Ritirata

“Buona sera, spero di non disturbare, sono M.F. Myrrdin” “E’ un po’ tardi per le visite!” “Ha perfettamente ragione, forse sarei dovuto venire prima che la trilogia si concludesse” “Criptico! Lo avevo sentito dire...” “Se fossi intervenuto un paio di mesi fa questo mio disturbo non avrebbe ragione d’essere” “Cosa è successo due mesi fa?” “L’autunno” “Taci, sto parlando con Myr” “Perchè non posso mai parlare?” “Parla quanto vuoi ma prima avvertimi, così io me ne vado” “Ricominci con le minacce?” si alzò bellicoso ma immediatamente scivolò sull’antichissimo Kashan Mohtasem trascinando con sè il flacone di sciroppo che si ruppe sotto di lui sparpagliando il liquido sotto il bacino. “Non vedi che abbiamo un ospite?” “Certo che lo vedo, pensi che sia cieco?” “Non è un ospite qualsiasi, da lui dipende il nostro futuro” “E’ venuto a portarci del denaro?” “No, per il momento ci mantiene in vita” “Ha detto davvero che ci mantiene?” “Lo perdoni, Myr, sta rincoglionendo...” “Succede, non si preoccupi... Piuttosto, cosa sono venuto qui a fare?” “Non sa cosa è venuto a fare?” “Kate mi ha prelevato a Camberwell Green e mi ha detto che saremmo venuti qui, ma io non so altro...” “Quindi noi siamo ancora utili! - pensò tra sè e sè - Se io non gli dico cosa è venuto a fare (tanto non lo so) lui non può eliminarci!” “Comunque se lo sapete, bene, altrimenti mi trovo costretto a riscrivere questa parte della storia, vi faccio eliminare da una coppia di ladri prezzolati o morire assiderati in una notte di tormenta” “Mi avevano detto che lei è una brava persona” “Si sbagliavano”

Sotto la vestaglia di seta sgualcita batteva il cuore di un guerriero e ad un guerriero puoi togliere tutto, anche la vita, ma non l’onore. E, mentre la vestaglia cadeva a terra, Myr vide il grande cuore di un guerriero battere e capì che la storia non dipendeva più da lui.

(Jason)

Ultimo venne Carne

“Deluso?” chiese, rialzandosi dal tappeto “Dopo quattro romanzi zeppi di merda, non sarà certo un po’ di orina a impressionarmi” “Ma forse... è un bene che lei sia qui” disse l’altro vecchio “In che senso?” “In senso ontologico”

La porta d’ingresso si fracassò all’improvviso. Carne aveva i vestiti laceri, come nei tempi migliori. Uno scitgun arrugginito ciondolava trattenuto a stento dal suo braccio destro. “Aaaah, figli di puttana!” gridò. Il suo colore scuro, quasi etiope, riveòlava una lunga astinenza

“Come fai a essere qui?” chiese Grande Ma Carne strepitava, non sentiva ragioni, minacciava con lo shitgun spianato

“Non puoi rompere i coglioni proprio adesso, testa di cazzo!” gli disse Myr in tono pacato ma fermo. “Razzista!” sibilò Carne “No. Tu sei una testa di cazzo. Poi, caso mai, sei anche negro, ma questo è irrilevante” spiegò Myr Carne non era preparato ad un’argomentazione indiretta, ci sarebbe voluto Carnet. Tenendo sotto tiro Myr sfilò il bocchettone dell’intrusore e se lo infilò nel culo. “Dove abita il Rifondatore?” chiese minaccioso “Fanculo” disse Myr “In Italia, a Genova...-si affrettò a dire uno dei due vecchi - l’indirizzo ce l’ho sull’agenda” “Fermo! - gridò Carne - Ti ho già sparato una volta, ma c’era quella cazzo di ontologia che ti ha parato il culo. Adesso è finita” “Non farlo!” gridò Kate alle sue spalle “Dammi almeno una buona ragione” “Non ti ha ancora dato l’indirizzo del Rifondatore”

(flack)

Pronto?

“Sono Biserni, devi far qualcosa” “Ma che cazzo è venuto in mente a Myr? Delirio di onnipotenza?” “Ma se sei tu che ce l’hai messo, nella merda” “Adesso non posso far finire la storia. Myr ci lascerebbe le piume” “Allora devi rassegnarti al fatto che prima o poi verrà anche da te” “Diamo una chance a Kate” “Certo che...” “Cosa?” “No, stavo pensando...” “A cosa?” “Se i due vecchi morissero, la casa resterebbe libera” “E allora?” “Potremmo prenderla noi?” “Noi chi?” “Ormai abbiamo un certo potere, in questa storia. Specie nelle ultime fasi. E non siamo più giovanissimi. Da quella villotta si potrebbe gestire tutto comodamente” “Tipo Cortina Alta?” “Meglio” “E Myr?” “Cos’hai capito? Ma tutti coglioni li sceglie Myr? Quando dico NOI, intendo io e Myr. Ti eri fatto delle illusioni?” “Fanculo”

(flack)

Un incastro quasi perfetto

“La realtà avrebbe potuto sdoppiarsi, Robbe Grillet si sarebbe fatto una sega dalla gioia!” “Invece i due post, anche se contemporanei, sono sembrati sequenziali” “Che cosa può significare?” “Culo” “Anzi, Carne di Culo” “Li hai lasciati vivere, sei diventato un uomo” “L’ho capito soltanto ora. Culo vuol dire fortuna. Io sono la fortuna incarnata”. “Non potrai più combattere” “Non ha senso combattere” “La violenza genera altra violenza” “Scopiamo?” “Finalmente me l’hai chiesto” rispose Kate. Nella tasca del giaccone teneva le dita incrociate, sperando che stavolta durasse almeno un quarto d’ora.

( klaus)

Bisognerebbe fare delle scelte

Come si è visto negli ultimi post, l’analisi dell’opposizione realismo-antirealismo ha portato la discussione a focalizzarsi sul senso delle implicazioni ontologiche soggiacenti al racconto. In una prospettiva più ampia, il Rifondatore si chiede allora come andrà inteso il rapporto stesso tra epistemologia ed ontologia ed indica

un’opzione a suo avviso non mediabile: “L’eterna disputa tra realisti da una parte e antirealisti dall’altra è riconducibile a quella tra coloro che scelgono di accordare un primato all’ontologia (come il sottoscritto) oppure all’epistemologia (come Myr), per cui il succo della questione, insomma, sarebbe: per il realista viene prima l’ontologia, per l’antirealista l’epistemologia? A parte il fatto che si potrebbero benissimo rovesciare i termini e sostenere pacificamente che ci sono tanti realisti che vanno pazzi per l’epistemologia (Quaglia padre) e antirealisti che flirtano con l’ontologia (Ratzinger), la mia opinione è che la contrapposizione ontologia/ epistemologia sia una ripercussione del parto gemellare di Isa di Culo. Si tratta di una falsa opposizione: da una parte l’ontologia-Carne, dall’altra l’epistemologiaCarnet, (o viceversa). In realtà, se proprio si volesse tracciare una linea di demarcazione, questa dovrebbe permettere di distinguere tra coloro che accordano il primato ontologico (perché è di questo che si tratta) all’esperienza oppure all’epistemologia. Laddove per primato ontologico intendo la risposta alla domanda: che cosa c’è? Vediamo da vicino queste due opzioni. A) Ontologia=esperienza. Cosa si intende per esperienza? L’esperienza è per lo più ciò che accade. Lo so, detta così è banale, ma attenzione non è detto che l’esperienza non lo sia. L’esperienza è esperienza del mondo reale, ossia di quello in cui viviamo - fatto di cose che vediamo, tocchiamo, annusiamo, ecc. e nel quale le cose appaiono come (=sono) belle o brutte, leggere o pesanti, profumate e colorate, veloci o lente, rassicuranti o paurose. Dell’esperienza fa parte (in essa rientra) la cera che è ora calda e molle ora fredda e dura - e non la cera “pensata” che non è nè calda né fredda né molle né dura, tanto per alludere al celebre esempio cartesiano. Se il reale, inteso come esperienza delle cose incontrate, è l’oggetto dell’ontologia, Frosinone fa parte del mondo reale, Gotham City no (volendo e avendone i mezzi posso andare a Frosinone. A Gotham City no). L’esperienza ci dice (è) ciò che ha realtà effettiva e l’ontologia ne è la scienza. B) Ontologia=epistemologia. Vediamo ora che succede quando si identifica l’oggetto dell’ontologia con l’epistemologia. Identificare ontologia ed epistemologia significa affermare che è la fisica che ci dice ciò che c’è, che la scienza (pensate a Kant) viene prima dell’esperienza in quanto i suoi principi non derivano da essa ma la rendono possibile. C’è poi tutta una casistica ricorrente lungo la storia della filosofia, perlomeno da Cartesio ad Ayer, circa la svalutazione dei nostri sensi in favore di ciò che è epistemico (bastoncini immersi nell’acqua, torri quadrate che da lontano appaiono tonde, illusioni ottiche e così via). L’oggetto dell’ontologia non sono i tavoli, le rose o Frosinone; ma gli atomi, le particelle subatomiche, le forze, gli stimoli e così via. Insomma, non le cose quali concretamente si offrono a noi nell’esperienza, ma concezioni, spiegazioni causali, costruzioni logiche e chi più ne abbia più ne metta, insomma tutto l’armamentario che genericamente rientra nella cassetta degli attrezzi dello scienziato e che gli permette di oggettivare la realtà (nel significato A) per i suoi scopi. L’aut-aut io lo vedo per questi motivi tra (A) e (B): posso affermare la realtà effettiva dell’uno o dell’altro, di Frosinone o delle particelle subatomiche ma tertium non datur. Il grado di realtà dell’uno sarà inversamente proporzionale a quello dell’altro. Un’ultima cosa: Chi ci dice che non esista una realtà indipendente da quella che noi percepiamo? Bella domanda. Può darsi che, per usare una terminologia carniana, esista da qualche parte un CDC69...

E’ evidente che queste due opzioni sono entrambe completamente fallimentari

(flack)

Lo scontro finale

“Avete un tavolo da ping pong?” “Cosa c’entra adesso un tavolo da ping pong?”

“Di solito nelle vecchie ville di campagna da qualche parte c’è sempre un tavolo da ping pong” “Potrebbe essercene uno, smontato, in fondo al garage, ma è parecchio che non c’entriamo, sa, non guidando più... Sì, sì, mi pare di ricordare, dietro la vecchia Anglia grigio militare... proviamo ad andare a vedere...” Myr non avrebbe voluto ridurre tutto ad uno scontro simbolico ma non c’era altra strada da percorrere. Lo scontro ideologico poteva mietere troppe vittime, soprattutto tra i lettori che ci avrebbero capito sempre meno. Era da solo, e il gioco doveva essere individuale. Lo spazio era limitato e non si poteva certo giocare a tennis, il biliardo non c’era e quindi... non rimaneva che il ping pong. La sua forma non era certo straordinaria ma il suo servizio tagliato era ancora velenoso. Quello era il terreno su cui avrebbe potuto battere Klaus, pardon... il Rifondatore. Il tavolo c’era, venne montato. La rete anche, vennero stretti i morsetti. La pallina? Quella no, non c’era. Ecco! Ora bisognava concordare, raggiungere un compromesso. Bisognava trovare una cosa che potesse sostituire la pallina e diventare la pallina, sia ontologicamente che epistemologicamente. La Nuova Pallina, frutto del pensiero astratto, non avrebbe potuto essere di celluloide, frutto ovviamente del pensiero concreto. C’era di nuovo il rischio di stallo. Senza una soluzione geniale lo scontro sul tavolo di ping pong sarebbe stato inutile. “Si potrebbe giocare senza palla” “Sì, visto che siamo onesti!” “Ma, come disse Socrate, la moglie (sua) non solo deve essere onesta, lo deve anche sembrare” “C’è una soluzione. Noi giochiamo onestamente, poi degli altri ce ne fottiamo....” “D’accordo!”

Cominciarono a giocare. Solo loro due sapevano chi aveva vinto un punto o chi lo aveva perso.

“Chi vince?” chiese Carne uscendo dal cesso. “Il Rifondatore” “Come sono?” “16422 a 16180” “A quanto vanno?” “Non lo hanno detto”

(Jason)

The show must go in

“A chi tocca battere?” “E’ lo stesso” “Batti tu, allora” “Ok” “Chi arbitra?” “A ragion di logica dovrebbe essere il Fondatore” “Ma non c’è” “E’ lo stesso” “Quanto stiamo adesso?” “16496 a 16492” “Per chi?” “E’ lo stesso” “Tic” “Tac” “Ah, a proposito, l’ho poi trovato, il Burberrys. L’avevo dimenticato in Camberwell Green.” “Fanculo” “Ah, allora non è lo stesso, eh?” “Fanculo. 16496 a 16493”.

(klaus)

E ora?

“Ormai se ne sono andati tutti... dobbiamo proprio continuare a giocare?” “Se uno di noi due vince, si decide una via unica per tutti...” “Ma se tu perdessi, cambieresti idea?” “Nemmeno per sogno!” “Quindi vuoi continuare...” “Non lo so, forse hai ragione tu, stiamo sprecando il nostro tempo...” “Come facciamo a dirlo agli altri?” “Diciamo loro che il tempo è scaduto e che non c’è stato un vincitore” “Come è ora il punteggio? “16499 pari” “Ottimo. Smettiamo”

Crozzo, praticamente invisibile, addestrato nei canili del KGB, aveva riferito tutta la conversazione ai due vecchi.

“Bastardi, si sono messi d’accordo” “Io speravo vincesse Myr” “Io speravo perdesse” “Mai una volta che la pensiamo nello stesso modo...” “Rassegnati, è ormai tardi per cambiare!” “Mai dire mai” “Vivi e lascia morire” “La morte può attendere” “Fanculo James Bond” “Fanculo chi?” “Fanculo”

Crozzo, allevato nei canili del KGB, seguendo la regola che è sempre meglio tenere un piede in due scarpe, aveva registrato la conversazione anche per Kate. “Mobbing, Mirano alla delegittimazione dei due vecchi e alla loro estromissione dai processi decisionali riguardanti questa storia. La depressione è dietro l’angolo. presto potremo dire loro addio” pensò Kate, ritenendosi inconsciamente indispensabile. “Temo di sì” pensò Crozzo riavvolgendo il nastro mentre sgranocchiava il compenso, un amaretto di Voltaggio.

(Jason)

Il ricatto

M. Taffery era convinto che Kate fosse l’anello mancante della catena che lo avrebbe portato al vecchio Greg e ai segreti di Kew Gardens, era uno dei pochi a sapere che persino Jack lo Squartatore più di un secolo prima aveva cercato rifugio nella Dutch House, la nursery dei rampolli della famiglia reale, dove poi era stato trovato il corpo di una donna con un profondo taglio alla gola. M. Taffery avrebbe potuto chiamare Kate con una scusa qualsiasi (in fin dei conti seppur breve, anzi troppo breve, una relazione tra loro c’era stata) e procedere col suo piano ma c’era un ma: l’aver fatto cilecca per ben due volte - non gli era mai successo, lo aveva detto a Kate - lo riempiva ancora di vergogna. Non se la sentiva di chiamarla, aveva paura della sua paura, Kate gli avrebbe dato della checca o, ancora peggio, si sarebbe limitata a pensarlo. Era per questo che aveva fatto entrare in ballo Carnet, il quale non avrebbe potuto ritirarsi. M. Taffery non solo aveva acquistato da lady Cophetua il credito di 3500 sterline prestate al giovanotto dopo una perdita a backgammon ma anche le prove del suo coinvolgimento in due brutte storie: un uomo era morto mentre lui stava guidando da ubriaco la sua automobile sportiva in Hyde Park e una donna era scomparsa dopo una di quelle festicciole, una tale Peggy di Lydden Hill.

(Jason)

Uno dei misteri irrisolti

“Avrei un’idea” “Parlatene!” “Invece di andare a teatro potremmo fare un giro in macchina... ho una villa in campagna...” “Niente in contrario, posso sapere dove?” “Certamente, poco più a sud di Canterbury, verso Dover...” “Sta scherzando, immagino!” “Perchè dovrei scherzare?” “Non è di lì che siamo venuti?” “Cosa importa?” “La vogliamo smettere di risponderci con delle domande?” “Perchè?” “Fanculo” e dopo avere pronunciato la parola magica finalmente Kate passò al tu, una forma familiare più adatta alle circostanze. Se costui voleva fare del sesso la stava prendendo troppo da lontano... che non ci fosse qualcosa sotto? “Va bene, prendi questa cazzo di macchina e andiamo dove vuoi” “Andiamo!”

Kate lo seguì, esattamente come aveva seguito Carne tutte le volte che lui aveva detto andiamo! Non ci volle molto ad arrivare a destinazione, col traffico scarso dell’ora di cena. La destinazione (Kate riconobbe subito il luogo) era nei pressi del circuito di Lydden Hill, la casa una delle due ville speculari.

“Conosco questi luoghi, mia zia Peggy pilotava la mitica Lotus numero 9, mio nonno, nel suo studio aveva parecchie foto delle sue gare, era davvero straordinaria!” “Era?” “Era. E’ scomparsa una sera a Londra, nessuno ne ha più saputo nulla...”

Mister C. ebbe un sussulto, il ricordo di quella sera tornò prepotentemente a galla. Ricordava bene come era andata fino ad un certo punto ma non era mai riuscito ad andare oltre. Avevano bevuto fiumi di champagne, in qualche modo erano arrivati a Lydedn Hill ma, mentre lui era sceso dalla macchina per aprire la porta di casa lei era sparita. La portiera sinistra della sua Jaguar XK140 era aperta, pochi passi più in là un leggero foulard di seta ma nient’altro. L’aveva cercata per ore senza esito. Ancora stordito dall’alcol si era buttato sul letto e la mattina dopo aveva pensato ad un brutto sogno. Pochi giorni più tardi, quando la polizia lo rintracciò come ultimo ad avere visto la ragazza, se la cavò senza conseguenze grazie alla falsa testimonianza di Lady Cophetua che dichiarò (durante un colloquio privato con il capo della polizia) che il giovane aveva dormito a casa sua. Le ben note abitudini di Lady Hinshelwood fecero sì che venisse creduta e lui lasciato in pace, anche se in debito con la vecchia.

Stava cercando di scrollarsi di dosso il turbamento che lo aveva pervaso quando sentì Kate mormorare qualcosa. “Chissà dove è finita?” “Già!” si lasciò sfuggire Mister C. “Cosa c’entra questo già’? pensò Kate.

(Myr)

V 2.01 Strani incontri

Mister C. arrivò all’appuntamento davanti Minus Zero con qualche minuto di ritardo. Il negozio era chiuso. La bella viaggiatrice non c’era più. Si incamminò a piedi per Blenheim Crescent, un po’ desolato ma con la conferma che le donne sono creature fugaci. Si era stufata di aspettare o non era venuta per niente? Che si fottesse, in ogni caso. Decise di consolarsi entrando a bere qualcosa da E and O. Ordinò una stout e si mise a pensare. “Ha un’aria... preoccupata?” chiese l’uomo alla sua destra “Cosa glielo fa pensare”? chiese Mister C “Il fatto che lei guardi lontano con la fronte corrucciata, come se volesse pensare a una soluzione” “Una prima soluzione potrebbe essere quella di bere da solo in pace” “Sbaglia, a rifiutare la vita di relazioni” “Che cosa le fa pensare che io rifiuti la vita di relazioni?” “Risponde sempre a domande con altre domande?” “E lei?” “Io ho delle risposte” “A che cosa?” “Ai suoi interrogativi, qualunque essi siano” “Lei è un pusher?” “Vorrei presentarle un amico...” disse l’uomo alla destra compiendo un gesto con la mano guantata. Il gesto indicava un altro uomo, assai anziano, seduto a un tavolo in penombra, in fondo alla sala. Vestito di scuro, con un ampio cappello, l’anziano seduto sembrava dolorante, o forse era solo malandato. Fatto sta che sembrava dover cadere dalla sedia da un momento all’altro. Carne si avvicinò, ma l’anziano non alzò la testa. “Mister C, ha mai sentito parlare dell’Ordo Merdiensis?” disse, tenendosi in penombra. “Il nome ha qualcosa di familiare” disse Mister C “Forse è tempo che lei sia proposto al Consiglio” disse il vecchio “Proposto per cosa?” “Ah, sempre con queste domande - disse l’individuo alla destra accompagnandolo verso l’uscita - Colui il cui Nome non può Essere Nominato e che non Ama Essere Interrogato è disturbato dalle domande! Venga, Mister C. La accompagno all’hotel. Si faccia una bella dormita, così avrà tempo per rifletterci su...”

(klaus)

Mister C. era decisamente stanco. Poche ore prima, sul treno, aveva invitato una donna affascinante. L’appuntamento era previsto all’ora di cena in fondo a Portobello Road ma lui ormai non aveva più nè voglia nè intenzione di andarci. Non aveva voglia di guidare, non aveva voglia di ripetere la solita pantomima per poi arrivare a rotolarsi per un pò tra le lenzuola di casa sua per poi sperare che lei se ne andasse... per poi rifare il letto, cosa noiosissima... In fin dei conti non si era nemmeno presentato e poi molto probabilmente lei non sarebbe nemmeo andata all’appuntamento... aveva accettato troppo facilmente e lui sapeva che se una donna vuole una cosa davvero finge di rifiutarla. Non sarebbe andata, ne era certo. E allora perchè doveva andarci lui? Non ebbe il tempo di rispondersi. Qualcuno suonò il campanello. Malvolentieri si alzò dalla poltrona e si diresse verso la porta. Il campanello suonò di nuovo, più volte. “Qualcuno ha fretta” pensò. Il campanello suonò di nuovo. “Questo è davvero un rompicoglioni” pensò mentre stava aprendo. “Lei sa chi sono e perchè sono qui” disse l’uomo con un accento strascicato. “Sa anche che lei è in debito con me” continuò il visitatore inaspettato. “E non mi sembra che lei stia facendo quello che le è stato chiesto” concluse. “Cosa vuole, le mie scuse?” “Non ci ho nemmeno pensato, non saprei cosa risponderle” “Non facciamo giochi di parole, sono stanco, sto male” e svenne. “Cazzo, questo qui sta male davvero!” dissero all’unisono i due agenti dei servizi segreti francesi, pronti ad ogni evenienza alle spalle di M. Taffery. “E’ stato avvelenato” disse poi uno dei due. “Quando e da chi?” chiese il loro capo. “Sul treno, perchè da allora non l’abbiamo più perso di vista. Da chi? non lo sappiamo ma lo immaginiamo” Kate era la sospettata numero uno, anche se nessuno lo aveva ancora detto.

(Jason )

V 4.01

Mister C. aveva scelto un abbigliamento informale, jeans, una polo di cashmere, un barbour, Clarks ai piedi. Non si preoccupava minimamente di cosa avrebbe indossato Kate, sapeva che per un appuntamento in Blenheim Crescent anche lei avrebbe scelto un look sportivo. Andò proprio così, la vide all’angolo con Portobello Road, jeans e nike ai piedi, sotto l’insegna di Mike’s Cafe. Le andò incontro. “Non sta bene fare aspettare una signora!” “No, non sta bene ma io credo di essere in anticipo” “Se lei è arrivato dopo di me lei è comunque in ritardo” “Logica femminile!” “Diamo inizio ad una battaglia?” “Lasciamo perdere, vincerei io” “Presunzione maschile!” “A questo punto vada per la guerra!” “Finalmente un po’ di chiarezza!” “Ora possiamo andare a cena?” “Ora sì, però decido io” “Va bene, dove?” “Qui” ed entrò da Mike’s precedendo il giovanotto.

La disinvoltura della ragazza era notevole, sembrava che avesse studiato il da farsi. Con l’indice e il medio alzati segnalò al proprietario che erano in due. Ricevette un vago segnale di risposta che poteva significare che potevamo scegliere il tavolo che volevamo. Kate scelse l’ultimo, e si sedette nell’angolo. Sembrava volesse controllare l’entrata. Cominciarono con una Menabrea, una grande birra italiana, senza parlare, entrambi in attesa che succedesse qualcosa.

Qualcuno entrò nel locale, una coppia di vecchi malandati. Kate li guardò a lungo cercando di capire se fossero loro. Mister C. non li guardò

nemmeno, lui doveva portare a termine il suo incarico e la persona che lui aspettava non era ancora arrivata, nè sarebbe arrivata, ma lui non poteva saperlo.

“Vi posso servire qualcosa?” Chiese Mike ai due vecchi. “Una birra italiana andrebbe bene, avete la Menabrea?” Kate ebbe la certezza che il suo intuito ancora una volta aveva colpito nel segno, Menabrea era la parola d’ordine. Si alzò con la scusa di andare in bagno e andò in bagno, aprì la finestra e saltò giù nel cortile posteriore dove due uomini ne stavano trattenendo un terzo. “Lasciatelo” ordinò. “M. Taffery, avete fatto cilecca anche questa volta!” disse, con una punta di sarcasmo.

(Myr)

V 5.01

C’era ancora un po’ di tempo prima dell’appuntamento, Mister C. cercava di rilassarsi con un bagno caldo, nell’acqua aveva sciolto del sale marino e poche goccie di olii essenziali, una giusta cura non solo per il suo corpo ma soprattutto per la sua anima travagliata. Era forse giusto divenire complice di una nefandezza per saldare un debito di 3500 sterline? Quante altre volte sarebbe stato ricattato dal creditore di turno? Ne valeva davvero la pena? Sì, è vero, c’erano anche le due altre brutte storie, ma non sarebbe convenuto a nessuno parlarne, tantomeno a Lady Cophetua che, conoscendo M. Taffery, sicuramente si era tenuta un asso nella manica. Per il momento avrebbe fatto finta di assecondarlo... Si vestì con cura, come al solito, poi cambiò idea. Si spogliò di nuovo, si rivestì con la sua tuta di pelle, scese in garage e montò sulla sua vecchia BSA. Mentre si stava dirigendo verso Notthing Hill gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, agli anni spensierati della sua gioventù. Aveva fatto bene e scegliere la moto, malgrado il traffico arrivò davanti a Minus Zero puntuale. La ragazza non c’era ancora. Si tolse dal taschino un pacchetto di Navy Cut dimenticato da anni e ne accese una. Il fumo aveva un sapore acre, stantio, ma generoso di ricordi: le sue prime feste, le prime trasgressioni, i primi amori, le prime malefatte, il primo incidente... i ricordi finirono lì perchè durante i sei mesi di ospedale che ne seguirono smise di fumare. I ricordi finirono anche perchè, in quel momento, vide Kate scendere da un taxi. Pigiò un paio di volte la pedivella della messa in moto, il motore fece sentire il suo battito regolare, la moto aspettava che venisse ingranata la prima quando tutto successe in un attimo. Un furgone nero comparve dal nulla in Blenheim Crescent, svoltò a destra in Portobello Road, sbandò e la portiera sinistra si spalancò, ruotò sui suoi cardini e mentre stava acquistando velocità per l’improvvisa rotazione, colpì violentemente Kate, sbalzandola lontano. “Dovevamo rapirla, non ucciderla, imbecille!” fu tutto quello che Mister C. udì prima che il furgone si allontanasse in direzione del mercato delle pulci.

Mister C., non nuovo a situazioni del genere, si allontanò in direzione contraria....

(Myr)

V 5.02 interazione con V 4.02

L’unico testimone dell’incidente fu un giovane transessuale, conosciuto nel quartiere (e anche altrove) come Blowjob Queen. Dall’angolo di Talbot Road vide il furgone arrivare a velocità sostenuta da Blenheim Crescent, sbandare mentre curvava in Portobello Road e colpire violentemente, con la portiera sinistra, una ragazza che era poco prima scesa da un taxi, facendola finire lontano. Il trans corse verso il corpo riverso, si dovette fermare un attimo perchè uno dei tacchi si era frantumato impigliandosi in un tombino e proseguì a piedi nudi. La ragazza alzò una mano per segnalare di essere viva, un po’ come fanno gli sciatori o i centauri dopo una caduta, e aprì gli occhi. Sentiva un forte dolore ad una spalla e un senso di spossatezza ma non riusciva a capire cosa le fosse successo. Fu il trans, con molta calma, a raccontarle l’accaduto.

“Ora mi alzo” “Sei matta? prima chiamiamo una autoambulanza” “Non pensarci neppure, ne ho passate di ben peggio...” Il trans la capì. Sarebbe arrivata l’ambulanza e contemporaneamente la polizia e, da quello che era riuscita a capire, la ragazza era in un brutto giro, anche lui/lei, in una situazione simile, avrebbe preferito cavarsela da sola. “Ti aiuto ad alzarti” “Grazie” “ce la fai ad arrivare da Mike’s, quel bar lì all’angolo?” “Credo di sì” “Andiamo!” Kate la seguì fino alle vetrine illuminate del locale ma prima di entrare, per evitare un’altra brutta sorpresa, volle dare un’occhiata ai clienti presenti, una coppia di vecchi malandati e, nell’angolo, un uomo solo, dal volto familiare. “Mister C.! Avevo un appuntamento con lui, cercano di uccidermi e lui se ne sta tranquillo a a scolarsi una bottiglia di birra! Bastardo!” L’adrenalina scorreva a fiumi nelle sue vene quando varcò la porta del locale, seguita dalla sua samaritana. Si diresse verso l’uomo nell’angolo. “Avevamo un appuntamento!” lo aggredì ad alta voce. “E io l’ho rispettato!” “Sì, in un’altra storia, non in questa” era un modo di dire ma Kate non sapeva quanto vicina fosse alla realtà ed anche all’altra storia. I due vecchi la guardavano con lo stupore dipinto sul volto. “E voi due fatevi i cazzi vostri, come ve li siete fatti poco fa quando hanno cercato di uccidermi” “Quando, dove, chi?” fu il pensiero comune di tutti, che non avevano sentito nè visto alcunchè. “Non può essere stato M. Taffery, lui la vuole viva” pensò Mister C. “Non può essere stato M. Taffery, lo abbiamo preso noi” pensarono i due vecchi.

In quel momento la porta del bagno si aprì e ne uscì Kate. Con le spalle alle due nuove clienti si diresse verso l’uomo nell’angolo premurandosi di fare un rapido segno d’intesa ai due vecchi. “Scusami, ma ho dovuto rifarmi il trucco.” Il tono della voce, civettuolo avrebbe permesso all’uomo di capire il perchè della lunga sosta.

“Bastardo! - pensò il trans - per poco non gli fanno fuori la donna e lui se la spassa già con un’altra!” “Bastardo! - pensò Kate - non si preoccupa nemmeno di giustificarsi!” Uscendo sbattè la porta.

I due vecchi stavano cercando di capire cosa era successo. “Era Kate, vero?” “Chi volevi che fosse?” “Stiamo parlando della stessa? “Quale?” “Domande, domande, domande..non ne voglio più” “Certe volte non ti capisco” “Le rose e i violini stasera raccontale ad un’altra” “Al trans?” “Quale trans?” “Quello che era con Kate, non te ne sei accorto?” “Era un trans?” “Sì, quella con i piedi scalzi era un trans, e l’altra era Kate!” “Cazzo, è vero... ma Kate non era andata al cesso ad occuparsi di M. Taffery?” “Sì e quella era l’altra Kate, quella della versione 4.02” “E chi è il coglione che ha fatto un merge?”

“Attenti... vi elimino dalla storia” disse la Voce “Merda, sempre ricatti!” dissero all’unisono i due vecchi.

(Myr)

V 3.02 interazione con V 5.02

Non era certo la prima volta che Kate gironzolava a piedi da quelle parti, quando era una ragazzina aveva avuto una platonica storia con una sua amichetta che abitava in una villetta a due piani in Dunsworth Mews, proprio lì a due passi. Il

quartiere era tranquillo e lo era rimasto anche negli anni successivi quando Mike aveva aperto il suo bar. Tutti pensavano che sarebbe fallito in pochi mesi ed invece per la sua cortesia, qualche buon paitto, per abbondanti spremute di frutta e soprattutto per i prezzi modicissimi, era divenuto un’istituzione. Cliente fisso di Mike era Duncan, uno scozzese dai capelli folti, una vera enciclopedia della musica celtica. Per questa sua competenza era stato assunto dai proprietari di Minus Zero.

Kate vide Duncan, era in piedi vicino al bancone, con una birra in mano. Entrò a salutarlo, erano anni che non lo vedeva. “Sei fortunata, Kate!” “Sei sicuro?” “Non lo so, ma arrivi al momento giusto. Avevo fatto un salto in negozio, anche se oggi è lunedì, per mettere a posto un pacco di dischi che abbiamo comprato ieri a Camden Village quando è arrivata una telefonata per te.” “Da voi per me?” “Da noi per te, un uomo, gentile. Ha detto che sta male, che non riesce a rispettare l’appuntamento. Ha lasciato il suo numero. Ha detto se lo puoi richiamare.” “Tutte scuse, si fotta!” “Mi sembrava sincero, parlava a fatica” “Dammi il numero, appena mi passa l’incazzatura provo a chiamarlo... anzi... lo chiamo subito!”

La cabina del telefono era situata nell’antibagno, ci andò subito.

“Mister C.?” “Chi pavla?” rispose una voce con un marcato accento francese, tipico dei maggiordomi dei nuovi ricchi. “Sono Katherine Fuller, Mister C. mi ha lasciato un messaggio, mi ha detto di richiamarlo” “Ho anch’io un messaggio per lei, signorina Fuller, Mister C. ha lasciato detto di venire qui con urgenza... se vuole la mando a prendere” “Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, so dove è Bedford Square” disse Kate ad alta voce mentre Nella casa vittoriana di Bedford Square colui che aveva parlato con Kate si rivolse al suo capo: “Ha abboccato, sta venendo qui, Mister C. ha fatto bene a morire visto che ci ha risolto il problema” “Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco” mormorò M. Taffery, ricordando un motto della sua vecchia nonna bretone.

Kate uscì infuriata dal locale di Mike dimenticandosi di salutare Duncan, dimenticandosi di camminare sul marciapiede, dimenticandosi di guardare alle sue spalle... Fu così che un furgone proveniente ad alta velocità da Blenheim Crescent sbandò imboccando Portobello Road, la portiera sinistra si aprì e la colpì violentemente facendola finire riversa sul selciato. Prima di chiudere gli occhi sentì una voce dire dovevamo rapirla, non ucciderla, imbecille! mentre il furgone si allontanava in direzione del mercato delle pulci. Sentì anche dei tacchi a spillo correre verso di lei... poi svenne.

(Jason)

Le nostre scuse ai nostri lettori

L’idea di fare scrivere questa storia da un programma automatico ci era venuta dopo avere visto su Amazon che più di 85.000 libri portavano la firma dello stesso autore, Philip Parker, docente in una scuola con sede in Francia e a Singapore. La produzione di una cotale massa di testi era resa possibile da una “macchina per scrivere libri”. Il funzionamento, almeno dal punto di vista teorico, è piuttosto semplice: bastano un ricco archivio di dati e un programma in grado di selezionarli e trasformarli in un libro. Il software di sua invenzione pesca informazioni su un argomento a scelta in un database e poi, con una serie di procedimenti, realizza direttamente il testo. Ci abbiamo provato ma purtroppo non abbiamo creduto ai ripetuti avvertimenti di Parker: il software non può scrivere romanzi. E’ così successo che una storia che aveva il suo filo conduttore nella ricerca del bene assoluto e

nella progressiva purificazione dei personaggi principali si bloccasse in una piccola strada di Londra iniziando a ripetere senza sosta, con piccole varianti e molte interazioni, una vicenda nei pressi di un piccolo caffè, duplicando addirittura alcuni personaggi e creando confusione nella testa dei nostri lettori, abituati da sempre alla chiarezza espositiva dei nostri testi. Proprio per questo dobbiamo loro delle scuse.

“E’ cominciato tutto con V 2.01” “Sì è proprio lì che c’è stato un bug” “Non può essere stato un virus?” “Sì, nel cervello dell’autore!” “E’ come se Burroughs l’avesse piantato nel culo a Tolkien” “E’ successo davvero?” “Hai mai sentito parlare di paradosso?” “A me era sembrata una similitudine” “Quindi pensi che Burroughs e Tolkien fossero omosessuali?” “Io?” “Mi era sembrato...” “Neanche per sogno, anche se Frodo è un po’ culo...” “Vedi come dialoghiamo con chiarezza senza quel fottuto software?”

(Jason)

Niente è stupefacente come la realtà

“Confesso che sarei tentato di continuare a tirarli scemi con queste sliding doors” “Un po’ come gli esercizi di stile di Queneau?” “Non dire stronzate, è esattamente il contrario. Là è la stessa storia raccontata in modi diversi, queste invece sono molte storie raccontate con un unico stile” “Il tuo” “Sei tu che non capisci un cazzo, sei tu che intorbidi le acque. Sei talmente propenso a pensare che io sia irrazionale che mi attribuisci delle irrazionalità anche quando non le commetto” “Quando l’avrrei fatto?” “Con la storia del V 2 e di tutte quelle poliedriche puttanate” Il vecchio si pisciò nel pigiama, come ormai faceva abitualmente “Scusa, hai fatto ripartire la storia dalla scena dell’appuntamento mancato e io avevo pensato...” “Tu...” “Ti prego, risparmiami la battuta che non sono pagato per pensare. Neanche a te, ti pagano. E da quando abbiamo chiuso l’esattoria di Shitland non ce la passiamo granchè bene.” “Volevo solo dirti che nella mia testa mentre Kate era con Carnet, Carne giunge all’appuntamento e non la trova. Il fatto che Carnet fosse riuscito a convincere Kate ad entrare in macchina così agevolmente, dipendeva dal fatto che Carne e Carnet sono gemelli! Tutto qua.” “Dunque non si trattava di sliding doors?” “Fanculo. Adesso ci hai messi tutti in questa storia, anzi, in queste storie, e la gente vuole uno sviluppo coerente” “Coerente?” “Fanculo”

(flack)

The show must go on

“Qui non si cava un ragno dal buco” “Quale buco” “E’ un detto popolare, come quando dopo una campagna elettorale si contano i voti e si scopre che c’è la parità assoluta, una situazione di stallo...” “E l’aereo cade” “Cosa c’entra l’aereo?” “Non avevi parlato di stallo?” “E tu non hai mai giocato a scacchi?” “E tu perchè non vai a fanculo?” “Incredibile, dopo fanculo non c’era mai stato il punto interrogativo!” “Hai ragione, rimettiamo le cose a posto. Fanculo.”

Anche l’ultimo intervento delle Voci non era servito a nulla. Cosa gliene frega ai lettori di colte disquisizioni, di dialoghi sui massimi sistemi e di conflitti ideologici all’interno del gruppo creativo? Ai lettori non gliene frega un cazzo,

loro vogliono sudore, lacrime e sangue, un po’ di sesso e qualche notizia di calciomercato. Di tutto il resto se ne fottono. Perchè dunque non ci si attiene alle regole del mercato dando in pasto al mercato il prosieguo della storia, quella storia che prometteva bene con ossa sotto il fallo titanico, con una Peggy scomparsa dopo una festicciola, una droga naturale con effetti strabilianti, con i servizi segreti francesi impegnati sciovinisticamente a dare nazionalità francese alla Salsa, con misteriose apparizioni tra tumuli neolitici? Finchè gli autori non riusciranno a capire che la loro storia è stata declassata a reality show, il fallimento sarà sempre dietro l’angolo.

“Dietro l’angolo?” “E’ una metafora, non lo hai capito?” “Se l’angolo è una metafora, dietro cos’è?” “Fanculo” “Da quale capitolo ricominciamo?” “Noi? Ricominciamo? “ “In che senso?”

(Myr)

The show is going on

In una , almeno in una, delle due ville gemelle di Lydden Hill le luci del primo piano erano accese. Con la scusa degli abiti bagnati e della casa eccessivamente riscaldata, Kate indossava ormai la sola sottoveste, Carnet era in vestaglia. Lei era mollemente abbandonata su un grazioso divanetto bergére foderato in tessuto provenzale. Il fondo di una bottiglia di Puligny Montrachet De Culo millesimato attendeva di essere scolata per buttar giù gli ultimi due vole-au-vent. “Una cenetta frugale” aveva detto lui. Un vecchio grammofono trasmetteva le Danze Sacre di Gurdijeff. Ad un tratto lei si alzò in piedi e andò alla finestra. Lui si avvicinò, da dietro. La cinse con le braccia, lasciando che lei continuasse a guardare fuori. Avvicinò le sue labbra al suo orecchio. Lei lo lasciò fare. Fu così che Carnet prese a mormorare: “Il centrocampista Richarlyson ha deciso: niente Roma. Il giocatore ha deciso di stare a San Paolo per tutta la sua carriera. Da Dublino, dove ieri il Brasile ha battuto l’Irlanda per 1-0, il nazionale verdeoro fa il punto sul suo futuro e dice di voler fare la storia del San Paolo...” “Interessante, ma che c’entra con il Montrachet e con le musiche esoteriche?” “Non c’entra nulla, ma i nostri autori hanno detto che per compiacere i lettori basta un po’ di calciomercato e un po’ di sesso. La pratica calciomercato l’abbiamo evasa. Adesso che si fa?”

(Klaus)

The show is going back

La ragazza era distesa sul selciato. Mister C. corse verso di lei, le sollevò il capo. Un rivolo di sangue scorreva sull’asfalto bagnato. “Andiamo” disse lui, provando una formula collaudata. “No, Carne. Questa volta vai solo” “Kate... amore mio. Io non ti lascio” “Per me e finita. Sanno arrivando... Vai!” “No Kate: Io resto con te fino alla fine” “E che cazzo ne sai tu della fine?” “So solo che ti amo” “Questa è la tua disgrazia” “Beh, quand’è così... ciao” “Aspetta, Carne... Carne... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?” “Francamente me ne infischio”

(flack)

“Questa è la peggiore” “Ma il finale l’altra volta ti era piaciuto...” “Era diverso il contesto” “Che cazzo significa?” “Prova a mettere il gorgonzola in un sedano, e poi prova a metterlo su un creme caramel” “Stasera non ho fame, e men che meno ho voglia di stranezze alimentari” “Fanculo caro” “’nculo anche a te, a domani”

(Klaus)

The show is sgjkla qwchuop dghiuty

Blowjob Queen era chino sulla ragazza Talbot Road. Il furgone sparito in fondo a Blenheim

Crescent. Kate si rialzò e gli disse: “Sai se qualcuno mi può accompagnare in Bedford Square? Blowjob, che in raltà era un agente dei servizi segreti francesi si allontanò di qualche passo, si tolse la parrucca, accese l’auricolare e si rivolse al suo capo: “Ha abboccato, sta venendo lì, Mister C. ha fatto bene a morire visto che ci ha risolto il problema” “Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco” mormorò M. Taffery, ricordando un motto della sua vecchia nonna bretone. “Con chi stai parlando?” chiesa Kate insospettita “E’ per te, un uomo, gentile. Ha detto che sta male, che non riesce a rispettare l’appuntamento. Ha lasciato il suo numero. Ha detto se lo puoi richiamare.” “Prima devo pisciare” disse Kate senza troppe smancerie. Entrò da Mike’s e si infilò subito nel bagno. La scena era un po’ confusa. Blowjob Queen si rivolse a qualcuno che stava alla sua sinistra, poi lo presentò ad altri due signori, più anziani... o forse era uno solo. Proprio mentre l’anziano stava dicendo all’uomo alla sinistra di Blowjob Queen qualcosa, la porta del bagno si aprì e ne uscì Kate. Con le spalle a due nuove clienti che erano lì si diresse verso l’uomo nell’angolo premurandosi di fare un rapido segno d’intesa ai due vecchi. “Scusami, ma ho dovuto rifarmi il trucco.” Il tono della voce, civettuolo avrebbe permesso all’uomo di capire il perché della lunga sosta”. Quali strategie aveva quella donna? Quante altre volte sarebbe stato ricattato dal creditore di turno? Ne valeva davvero la pena? Sì, è vero, c’erano anche le altre storie, ma non sarebbe convenuto a nessuno parlarne, tantomeno a Lady Cophetua che, conoscendo M. Taffery, sicuramente si era tenuta un asso nella manica. D’altra parte Kate non aveva rapporti diretti con Lady Cophetua. Per il momento avrebbe fatto finta di assecondare gli autori e si recò in Bedford Square Suonò il campanello più volte. “Qualcuno ha fretta” pensò l’uomo all’interno, che con buona probabilità era Mister C. Il campanello suonò di nuovo. “Questo è davvero un rompicoglioni” pensò mentre stava aprendo. “Lei sa chi sono e perchè sono qui” disse Kate con un accento strascicato. “Sa anche che lei è in debito con me”.

(Klaus)

Dialogo a notte fonda

“Resetta tutto, la storia sta andando a puttane!” “Perfetto!” “Perfetto un cazzo!” “Non sta esagerando...” “No ha solo fatto un copia e incolla qua e là, perfino i titoli sono privi di senso...” “Di chi era stata l’idea del ping pong? Chi è causa del suo mal pianga sè stesso, come diceva la nonna bresciana di Breviglieri” “E i lettori, la chiarezza di linguaggio, le aspettative di una storia chiara, filante?” “Pare che se ne fotta...” “Un bell’esempio per le nuove generazioni!” Pausa prolungata di entrambi. “E’ la prima volta che ti sento preoccupato per le nuove generazioni...” “Se noi sopravviviamo è proprio con loro che avremo a che fare e se tanto mi dà tanto... bel futuro ci aspetta!” “Non essere pessimista!” “Non fare casino, finora ha parlato la mia parte ottimista... quella pessimista è che più in basso di così non potremo mai finire” “E pensare che questa storia era già finita, c’erano già anche i titoli di coda..” “Tu cosa faresti?” “Rifisserei un punto di partenza, ce ne sono tantissimi di buoni” “Un esempio?” “Prendi Blowjob Queen, per esempio. Quello lì è davvero un trans, altro che segreto agente francese, è ben definito, pronto alla solidarietà... anche pieno di comprensione... ricordati di quando Kate gli ha detto che non voleva la polizia tra i piedi, quello lì è uno vero, uno che in questa storia, anche se per una parte marginale, ci sta a pieno titolo. Io voto per tenerlo!” “Guarda che il nostro voto non conta un cazzo,

se decidono che è un agente segreto travestito da frocio, ebbene ce lo dobbiamo tenere!” “Bello schifo, ecco cosa succede a non avere un sindacato!” “Ripensandoci... teniamo pure l’agente segreto... la responsabilità di questa decisione non ce la becchiamo certo noi sulla schiena... se è una puttanata qualcuno ne pagherà le conseguenze!” “E come, ora che il Fondatore è sparito?” “Col biasimo dei lettori, fossimo in Giappone qualcuno farebbe harakiri” “Adesso ci spostiamo in Giappone?” “Cosa hai capito?” “Non sei tu che l’ha detto?” “Che cosa?” “E’ tardi. fanculo.”

(Myr)

“Con tutto questo casino, qualcuno potrebbe dirmi dove sono ora rispettivamente Kate, Carnet, Carne, i due vecchi malandati e, come opzione non necessaria, quella Peggy che era sparita durante o dopo una festicciola?”

(Myr)

“Chi è stato a formulare l’ultima domanda?”

(Klaus)

“Chi cazzo vuoi che sia? Siamo solo in due!”

(flack)

Fanculo.

(Myr)

Metamorfosi

Carlito Beaufort Gonzales era nato da una famiglia agiata di San Paolo, aveva superato brillantemente gli esami finali del St. Paul, l’esclusiva scuola britannica frequentata dai rampolli delle buone famiglie inglesi. Era nato maschio ed aveva continuato ad esserlo finchè, come premio per la buona riuscita negli studi, venne spedito a Londra per perfezionare il suo inglese. Fu per lui un periodo straordinario, le ragazze cadevano ai suoi piedi, non aveva che da scegliere. Anche la sua auto, una rarissima 166 Mille Miglia, le attirava come mosche sul miele. Grazie ai suoi contatti era diventato uno degli ospiti più assidui di casa Hinshelwood negli anni in cui Lady Cophetua, avanti negli anni ma ancora piacente, catalogava le capacità amatorie dei ragazzi più belli della città per poi imporli a poco attraenti giovani abbienti pulzelle, ovviamente traendone benefici personali o informazioni molto preziose. Ecco chi era Carlito Gonzales, un giovane benestante della buona società brasiliana, bello, bene educato, ottimo amante, potenziale marito di una pollastra di razza. Ecco chi era allora, poichè le cose cambiarono radicalmente: una sera successe una cosa del tutto imprevedibile, incredibile, soprattutto per lui. Era una sera di primavera, Carlito era appena tornato a casa. Era solo, solo perchè voleva provare una nuova droga di cui si sentiva sussurrare da tempo ma nessuno del suo giro l’aveva mai provata. Si diceva che era potentissima e che produceva (o avrebbe potuto generare) salti di livello ontologico. Non sapeva quanta usarne e così la prese tutta, in fin dei conti era proprio poca quella contenuta nel flaconcino di cui si era appropriato a casa di Lady Cophetua. Svenne. Si risvegliò la mattina successiva con il cervello era intorpidito, la gambe molli e gli occhi gonfi, come di solito gli accadeva dopo una sonosra sbronza. Quando si vide allo specchio ebbe la prova che la sbronza continuava a produrre i suoi effetti: al di là dello specchio Carlito Gonzales, detto Peto, era diventato una bella ragazza.

(Myr)

L’iniziazione

Carlito sapeva bene per esperienza personale cosa voleva un uomo da una donna così, quando divenne donna, sapeva che non avrebbe avuto bisogno di imparare nulla. In realtà le cose non andarono così, un maschio decisamente eterosessuale non si adatta in fretta ad un cambiamento così radicale. Ci aveva pensato molto, avrebbe potuto diventare lesbica ma proprio non se la sentiva, si sarebbe sentito un

truffatore. E allora scelse la via che il destino aveva scritto per lui e cominciò a pensare come sarebbe stato il sesso con un uomo, che tipo di uomo avrebbe scelto per la sua prima volta, cosa avrebbe provato... Gli venne da vomitare poi vomita oggi, vomita domani, si trovò un giorno a non vomitare più. Proprio quel giorno conobbe un giovane, gentile, educato, bello, effeminato quanto bastava per non provare disgusto trovandoselo vicino, molto vicino. Ai baci seguirono le carezze, alle carezze i baci e, quando le mani del giovane cominciarono ad accarezzavargli le braccia e le spalle Carlito, ormai pronto alla resa, si rese conto che non aveva nessuna intenzione di farsi penetrare e non fece altro che quello che avevano fatto con lui decine di ragazze che non avevano voluto farsi penetrare.

Il respiro di Carlito, già affannoso, si fece ingombrante. Aveva le tette gonfie e le punte dei capezzoli sembravano voler penetrare il tessuto dela sottile tuta. Afferrò il membro del giovane e iniziò a masturbarlo. I movimenti della sua mano erano lenti, ma decisi. Si posizionò di fianco al ragazzo, voltandogli le spalle, in modo che vedesse il suo viso solo parzialmente così da non sentirsi imbarazzato per il suo sguardo. Era eccitato. La saliva le scorse copiosa nella bocca. Iniziò a deglutirla, ma aveva le cosce impregnate del liquido che le scendeva copioso dalla vulva. Non riuscì a dominare l’eccitazione. Accelerò sempre più il movimento della mano. Afferrò con le mani nude quel gioiello della natura, e cominciò succhiarlo, e ingoiarlo fino alla radice. Per facilitare l’eiaculazione toccò con la mano libera i testicoli diventati tondi e compatti. Il membro del giovane raggiunse il massimo vigore, il glande viola per l’eccitazione. “Grande!” “Anche tu!” “Sei stata fantastica, è la prima volta...” non riuscì a finire la frase perchè Carlito lo interruppe “Anche per me!”

Da quel giorno la stessa storia si ripetè con una certa frequenza, gli amici che frequentava assiduamente cominciarono a chiamarla The Virgin, altri The Queen, i più volgari, grazie alla sua straordinaria abilità, Blowjob Queen ma Carlito, in questa sua condizione paradossale, continua a ritenersi un trans.

Questo ritratto è necessario per par condicio rispetto a tutti gli altri personaggi sui quali sono stati scritti decine di capitoli.

(Myr)

backonnection

E’ sulla spinta di questa percezione che Carlito si lancia in esperienze diverse... fa il lavapiatti da Badge House, il ballerino di fila in qualche spettacolo del Joy Theatre, poi trova un posto come stalliere presso una famiglia dell’alta borghesia londinese.

Thimoty e Gregory Fuller non avrebbero mai immaginato che quel giovane stalliere era un omosessuale. Non che avessero avversione per la categoria, il problema era che gli omosessuali si portano sempre dietro dei problemi. E problemi non ce ne volevano, proprio quando si era vicini al giorno della seconda fioritura del Fallo Titanico, anticipato da un leggero tanfo sulfureo. Tim e Greg non si aspettavano certo di trovare quello che si presentò ai loro occhi ai piedi della pianta, il cadavere del giovane stalliere, che conoscevano appena. Lo avevano visto in quei paraggi un paio di volte in compagnia di una ragazza ben vestita che ricordavano bene per via dell’enorme deretano. Avevano scambiato con loro solo un discreto saluto. In entrambe le situazioni li avevano sentiti parlottare vivacemente mentre si allontanavano. Ora il ragazzo era lì, senza vita, sotto la pianta pronta a coprire col suo fetore quello del corpo che presto avrebbe cominciato a decomporsi. Tim e Greg si guardarono. Se avessero chiamato la polizia i visitatori sarebbero accorsi in massa, la pianta sarebbe stata individuata, gli anni della loro attesa vanificati, la rara esperienza fottuta. Non dissero niente a nessuno, la pianta ebbe il tempo di

fiorire, milioni di insetti arrivarono, del giovane rimasero poche ossa che la vegetazione ricoprì in pochi giorni. (klaus)

two voices

“Cazzo, hai ucciso un altro personaggio sul nascere” “E’ che sono esausto, non ce la faccio più” “E poi hai mescolato come al solito momenti e storie diverse. Hai fatto un altro copia-e-icolla da un pezzo vecchio!” “Ti prego, ho mal di capo...” “Ti arrendi, allora?” “L’intelligenza di Myr mi imbarazza” “Ma potresti ributtare il tutto sull’ontologia” “Minestra riscaldata” “Dai, non buttarti giù...” “Questa storia non può avere un finale, li abbiamo già sperimentati tutti, e la storia è continuata, malgrado i finali” Per forza, non è una storia col testo, è una storia sul testo” “Quindi?” “Quindi non ha un epilogo, ha solo una fine” “Che sarebbe?” “Quando si scrive fine” “L’abbiamo già scritto” “Allora è finito” “Ma noi siamo sempre qua” “Anche loro, sono là” “La dove?” “Fanculo”

(flack)

il dubbio

Uno dei due vecchi era una vera carogna, non a caso gli era stato affibbiato un bel nome, l’altro era una vera carogna, e non aveva bisogno di un nome perchè nessuno lo chiamava. Una bella coppia davvero! Ma ormai sembrava non ragionassero più con chiarezza e in queste condizioni da loro c’era da aspettarsi di tutto.

Penultimo dialogo “Hai sentito la storia di quel trans?” “Non era un trans.” “E chi era allora?” “Un pioniere del CDC69” “Ma non è negro...” “No, ma è donna...” “Non ti capisco...” “Non è la prima volta...” “E allora?” “Fai conto che non ti abbia detto niente” “Fanculo”

“Come faceva Lady Cophetua ad averne un flacone?” “Per uso personale?” “No, nessuno aveva ancora provato il CDC69” “E poi dove lo aveva preso?” “..il vecchio conte gli diede la formula segreta, poco prima di essere ucciso da una pallina da golf..” “Cosa è questa storia?” “Una vecchia storia, non ne eri al corrente?” “Perchè non me ne hai parlato?” “Avrei voluto, ma non sapevo se tu avresti capito...” “Invece ho capito che tu pensi che io sia scemo” “Devo confessare che ogni tanto...” “Fanculo”

Ultimo dialogo

“Cosa stai facendo con quella corda?” “Un cappio, non lo vedi?” “Hai intenzione di suicidarti?” “Non lo so, ma metti che me ne venga voglia...” “Così saresti pronto!” “Oppure metti che decida di suicidare te!” “Me?” “Sì, te! Non ti rendi conto di come mi stai trattando?” “Io? Come?” “Tu. Da stronzo.” “Ne sei sicuro?” “Forse no, ma sarebbe un bel colpo!” “Quale?” “Ucciderti!” “Te la senti di finire in galera?” “Galera? con l’infermità mentale non si va in

galera!” “Finalmente cominci a renderti conto del tuo stato!” “Fanculo”

Queste conversazioni avvenivano da tempo, si ripetevano con una frequenza esasperante. Gli agenti segreti francesi, impegnati sciovinisticamente per rendere francese la Salsa, ne avevano registrate a centinaia alla ricerca di indizi utili. Cercando di capire se lo stavano prendendo per il culo, Taffery stava ascoltando la penultima registrazione. “Certo che ci stanno prendendo per il culo, due geni del male come loro non possono perdersi in discussioni così idiote come quelle che mi sono dovuto sorbire... Per giunta i due vecchi devono avere capito che li stiamo controllando... C’è anche la prova: il fanculo tutte le volte è diretto a me, è evidente... per giunta non è mai corso buon sangue tra inglesi e francesi e i due vecchi sicuramente si stanno divertendo alle mie spalle... ma io non sono un belga!” “Stanno cercando di confondere le acque” disse ai suoi agenti. “Ci stanno pigliando per il culo!” ripetè per quelli che non avevano capito, cioè tutti. Prima di prendere una decisione rianalizzò la penultima registrazione ed ebbe dei dubbi. “E se fossero davvero rincoglioniti?” pensò. “Andiamo a casa di Lady Hinshelwood!” ordinò.

(Myr)

Il dubbio

“Se ne è accorto!” “Prima o poi sarebbe successo...” “Per fortuna è un francese!” “In che senso?” “Un francese non ci arriverà mai” “Lo penso anch’io” “Posso farti una domanda?” “E me lo chiedi?” “I fanculo erano sempre per Taffery?” “E me lo chiedi?” “I fanculo erano sempre per Taffery?” “E me lo chiedi?” “I fanculo erano sempre per Taffery?” “Fanculo”

(Myr)

End

“Vabbè, abbiamo raschiato il fondo del barile, no?” “Però ci vorrebbe un colpo di scena, un finale a sorpresa, una botta di genio che rende ragione di ogni cosa...” “Potremmo rivelare che siamo due pubblicitari che stanno cercando nuovi concept per la brand identity della Tabasco...” “Mi pare una cazzata” “Potremmo far arrivare il nostro dialogo a una rarefazione di tipo beckettiano...” “Tipo?” “Tipo che tu mi chiedi -che succede?- e io ti rispondo -qualcosa sta seguendo il suo corso-, roba simile...” “Mi sembra che siamo già andati oltre...” “Potremmo far andare Taffery dalla vecchia e continuare a divertirci!” “Te l’ho detto, sono esausto” “Non ti va mai bene niente” “Non mi vai bene tu” “Allora vattene” “Ti piacerebbe eh?” “Mi sembra l’unica soluzione” “E tu che faresti senza di me?” “Francamente me ne infischio”

(flack)

“Domani è un altro giorno...”

(Myr)

Titoli di coda

Kate Fuller si è sposata con John Miller. Prima del divorzio ha avuto due figlie. Oggi vive con Big Jimmy, proprietario di un pub a Greenwich, vicino al Cutty Sark. Ha un lavoro part time in una libreria antiquaria in Charing Cross Road. Ogni tanto, nel pomeriggio, si incontra in un piccolo appartamento di Soho con un uomo di mezza età.

Lady Hinshelwood ormai non c’è più. Dopo il suo suicidio sono stati trovati pacchi di cambiali, ormai scadute, sottoscritte da giovani rampolli della buona società londinese che lei si dilettava a ricattare. I suoi creditori si sono dovuti accontentare dei pochi mobili rimasti e di qualche gioiello di poco conto.

I due vecchi continuano ad abitare nella loro villotta. Le due pensioni che ricevono grazie ad un piccolo favore fatto ad un funzionario permettono loro di condurre una vita dignitosa. Bronchiti e artrite sono ormai i soli argomenti delle loro conversazioni. La loro memoria va e viene, mentre ospiti non ne vengono più.

Carne e Carnet? Meglio dire Carne o Carnet. E’ ricoverato da anni in una clinica nei pressi di Canterbury. Le sue condizioni sono stabili.

Lady Gwendalyne, dopo avere letto il quinto e il sesto principio della dottrina di Osho Rajneesh è oggi fervente seguace del movimento arancione al quale ha devoluto tutto il suo patrimonio. E’ sempre più grassa.

(Myr)

Voci fuori campo

“Come va oggi?” “Ho un dolore alla spalla... e tu? “Ho tossito tutta la notte, non sono riuscito a dormire” “Hai preso lo sciroppo ieri sera?” “me ne sono dimenticato... stavo leggendo i titoli di coda e mi sono addormentato” “Ma se mi hai appena detto che non sei riuscito a dormire!” “Ah, sì... ma parlavo di dopo, durante la notte” “Le solite balle!” “Fanculo”

Pausa... “Ma quell’uomo di mezza età che si apparta con Kate in un appartamento?” “Se va in un appartamento è chiaro che si apparta” “Basta giochi di parole... intendevo chiederti se sai chi è” “Non lo so. Aspettiamo che ce lo dicano” “Ma se è finito” “Non è detto”

(Myr)

Per un attimo ho temuto il peggio

“Ci daranno un’altra possibilità?” “Con le nostre credenziali è il minimo che possano fare” “Per un attimo ho temuto che volessero farci fuori” “Non hai capito che hanno bisogno di noi?” “Lo credi veramente?” “Se rispondi ancora una volta a una domanda con un’altra domanda è la volta che me ne vado sul serio” “Non hai ancora imparato ad accettarmi” “Non ti ho scelto” “Però quando eravamo ricchi e potenti ti andava tutto bene, eh?” “Tutto tranne te” “Fin da allora? Potevi dirlo” “Te l’ho detto, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” “Comunque l’uomo è Jason Spengler” “Quale uomo?” “Sei rincoglionito”

(flack)

Una proposta

“E se ci facessimo un viaggetto?” “Con tutti gli acciacchi che abbiamo?” “Hai risposto con un’altra domanda, vado” “Vengo anch’io” “Ok, dove ti piacerebbe andare?”

(flack)

Ritorna Carne?

Carne era stanco. Persino l’intenzione di vendicarsi, una volta fuori di lì, si stava affievolendo. Per esclusione aveva identificato il bastardo che, con prove false, lo aveva fatto rinchiudere nella clinica di Lydden Hill. Si trattava di una clinica privata, amministrata da un

uomo di paglia che non conosceva i suoi padroni, che riceveva gli ordini sul da farsi via mail.

Da qualche anno, ogni giorno, qualcuno gli poneva le stesse domande. Forse volevano farlo diventare matto davvero ma nessuno sembrava si ricordasse del suo addestramento, prima della missione su Schit.

“Chi è Lei? -Come si chiama?” “Chi sono i suoi famigliari?” “Dove si trova adesso? - Che strada ha fatto per venire qua?” “Che anno è? - Che stagione è? - Che mese è?” “Adesso è mattina, pomeriggio o sera?”

Le risposte non erano sempre le stesse, ovviamente, e lui ogni volta rispondeva correttamente, pensava che prima o poi avrebbe vinto un premio. Conosceva il perchè delle domande, ne sapeva abbastanza sull’argomento per cui era convinto che non ce l’avrebbero mai fatta (anche se tra gemelli monozigoti il rischio di schizofrenia è molto alto) a convincerlo che lui non era solo Carne. Che qualche sintomo ci fosse, per esempio il disordine del pensiero, su questo non c’erano dubbi ma di lì a pensare che... ora si trattava di trovare il modo per andarsene, ormai le sue ferite erano guarite.

(Myr)

Un piccola vacanza

“Cosa ne dici di andare a vedere cosa succede in quel piccolo circuito del Kent? Una decina d’anni fa...” “Non ricominciamo con i ricordi, ne ho a sufficienza” “No, non prendertela... stavo parlando di quella Peggy che guidava come un maschio” “Sembrava anche un maschio... ti ricordi come ti guardava?” “Adesso sei tu che ricominci con i ricordi!” “Sì, ricordo anche quando si è tolta la tuta...” “Parli della biancheria di seta?” “Biancheria? guarda che aveva solo un paio di mutande” “Sì, rosa, di seta, ricamate, taglio a calzoncino, svolazzanti sui lati, eccitanti!” “Complimenti ragazzo, quasi ottima memoria, ma hai dimenticato le tette” “Non ne ho parlato ma non vuol dire che le ho dimenticate” “Certo, a quei tempi se ne vedevano poche” “Non l’hai più vista?” “No, mi era giunta voce che fosse sparita...” “Io so dove è”

Pausa.

“Andiamo lì?” “Dove?” “A Lydden Hill, sei sordo?” “Cosa ci andiamo a fare?” “Non dovevamo andare a fare un viaggetto?” “Quando?” “Fanculo”

(Myr)

Passavamo di qua per caso

La vecchia Rover procedeva a rilento sul viale che costeggia la clinica di Lydden Hill. “Stai attento a quel deficiente in mezzo alla strada” “Vuoi guidare tu?” “Sono stanco delle tue risposte polemiche” “Quel deficiente sta facendo segno di fermarsi” “Ha tutta l’aria di uno che è scappato dalla clinica”

Carne, in pigiama, si era piantato in mezzo alla strada intenzionato a impossessarsi della prima auto che fosse passata, utilizzando la tecnica appresa negli incursori della Confederazione.

“Qualche problema, giovanotto?” “... papà!” “Ehm.., scusi signore, dove è diretto? E’ sicuro di non essersi...perso?” disse Uno dei Due con un impercettibile risolino. Fu proprio quell’impercettibile risolino a risvegliare il Carne che tutti ricordano, il Carne belva umana, il Carne vendicatore implacabile.

In breve i due vecchi si ritrovarono sull’asfalto. Ebbero solo il tempo di vedere la Rover sparire dietro ad una curva in fondo al viale. Nel rettilineo potevano scorgere il loro bagaglio, scagliato fuori dall’automobile con furia inaudita. (klaus)

On the road

“Bella gratitudine, dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui” “Adesso siamo a piedi, e si è anche rotto il flacone dello sciroppo” “Conosci qualcuno a Lydden hill?” “L’unica che può darci una mano è Peggy” “E’ un’infermiera?” “Peggy Fuller... no, non è un’infermiera. E’ una giovane promettente, che ci può aiutare a ritrovare quel bastardo di tuo figlio” “Di TUO figlio” “E fargliela pagare” “Poteva chiederci un passaggio, non glie l’avremmo negato” “Ti ha chiamato papà” “Guarda che parlava con te...” “Non fare questi giochetti con me” “Fanculo, dove abita questa Peggy?”

(flack)

Arrivo a Greenwich

Abituato alle rapide sequenze di domande della clinica ora si era posto la domanda “Ora cosa devo fare?” si diede una rapida sequenza di risposte “Devo trovare da vestirmi” “Devo raggiungere Londra” “Devo liberarmi della macchina perchè quei due vecchi, quando si ricorderanno chi sono, sono capaci di denunciarmi” “Devo trovare dei soldi” “Devo cercare Kate, lei mi aiuterà”

Si diresse verso Greenwich. Nei pressi della stazione, nel magazzino dove veniva riposta gran parte della merce del mercatino della domenica, Greg McFlaherty aveva la sua piccola officina dove fingeva di riparare vecchie automobili. In realtà era un ricettatore che lui aveva conosciuto al cinodromo di Walthamstow e dal quale dipendeva per piccoli prestiti ad alto interesse. Sarebbe andato lì e gli avrebbe dato la Rover in cambio di abito, camicia, biancheria, calze, scarpe e un sandwich e una birra e... basta, il vecchio debito poteva aspettare.

Torno subito, diceva il cartello appeso alla porta dell’officina. Carne sapeva bene quanto Greg era bugiardo, anche quando scriveva... ne aveva le prove... sulle sue cambiali spesso il 100 tendeva a diventare 1000... poi ritornava 100 grazie ad una virgola accompagnata dalle solite scuse per l’errore commesso.... Torno subito significava quindi che Greg era a scolarsi un paio di pinte da Big Jimmy, nel suo pub vicino al Cutty Sark. Lasciò la Rover e continuò a piedi cercando di vedere i tre grandi alberi del famoso clipper. Non li vide da nessuna parte e fu costretto a chiedere indicazioni, come un turista, al primo passante che incontrò. “Non li vedrai più per un pezzo, ragazzo!” “Lo hanno spostato?” “Ma dove sei stato? Eri in galera quando hanno dato fuoco alla nave?” “Quando?” “L’anno scorso, il 21 maggio” “Di che anno?” “L’anno scorso, il 2007, sei ubriaco?” “No” “2007? - pensò - Ero convinto che fossimo nel 2006, e pensare che ho risposto centinaia di volte alle loro domande sbagliando la data... e loro non se ne sono accorti!” “Ubriaco o no, ti consiglio di metterti addosso qualcosa, fa abbastanza freddo e potresti beccarti un accidente” Solo allora Carne si rese conto di essere ancora in pigiama e che si era dimenticato della prima risposta. “Un’ultima domanda, signore” “Spara!” “Non mi sembra il caso!” “Dimmi pure, ragazzo” “E’ bruciato anche il pub di big Jimmy?”

“No, grazie a Dio!” Ora Carne doveva capire come fare ad arrivarci, senza dare troppo nell’occhio. Era senza orologio ma dell’ora era certo, era l’ora di Greenwich.

(Myr)

Peggy, qualcosa che so su di lei

“Adesso ti racconto come è andata, poi ti dico dove è andata” “Chi?” “Peggy” “Tu lo sapevi?” “Sì” “Non me lo hai mai detto” “Non me lo hai mai chiesto” “Lo dici tu” “Non ha importanza, comincia!” “Per favore, si dice” “Per favore” “Una sera, tanto tempo fa, mentre passeggiavo lungo l’Holland Walk, ho visto una coppia, sicuramente due amanti, avevo la macchina fotografica e ho scattato delle foto. La donna se ne è accorta ed ha cercato disperatamente di rintracciarmi. Ha scoperto dove abitavo ed ha cercato di farsi dare la pellicola contenente le foto. Questo mi ha spinto ad indagare, ingrandendo le fotografie. Mi è sembrato di vederci un cadavere, ma per via dell’ingrandimento le immagini erano sempre più confuse. Ho continuato ad investigare, sono arrivato vicino alla verità ma proprio allora la donna è sparita” “E tu allora cosa hai fatto?” “Niente, mi avrebbero preso per matto” “E la donna?” “Non mi ha riconosciuto” “Tu la conoscevi?” “Era Peggy”

(Myr)

L’incontro

Decine di operai, falegnami, carpentieri, mastri d’ascia stavano lavorando alla ricostruzione del clipper. Lo scafo della nave si era salvato dall’incendio, non così il ponte superiore che era stato seriamente danneggiato. Probabilmente doloso, l’incendio - domato in poco più di 90 minuti - aveva eliminato una attrazione turistica della capitale ma soprattutto aveva ridotto le entrate del pub di Big Jimmy che ora doveva accontentarsi delle maestranze del restauro e solo durante l’intervallo del pranzo. Privato delle frotte di turisti che entravano dalla mattina alla sera il locale aveva un aspetto insolito, molto più simile a tutti gli altri pub dalle due e mezza del pomeriggio fino alle 7 di sera. Greg, una specie di enciclopedia di storie malandrine, non era sufficiente a rimpiazzare la confusione precedente. Questa era la situazione nella quale stava per inserirsi un uomo in pigiama. Quest’ultimo evento venne percepito da Big Jimmy come un ulteriore segno del progressivo degrado di tutta la sua vita, il pub stava andando a puttane, la sua compagna era costretta a lavorare in una libreria, l’unico cliente su cui poteva contare era un briccone, un piccolo lestofante troppo ciarliero... e ora l’unico altro cliente arriva in pigiama, cose da non credersi. La seta del pigiama brillava per la sua finezza, il tessuto era di grande qualità, i colori straordinari... il nuovo cliente poteva apparire bizzarro ma non andava sottovalutato. “Posso esserle utile, signore?” “Credo proprio di sì” “Immagino che le serva un abito...” “Perfetto, lei mi ha preceduto” “Greg, hai un abito per questo gentiluomo?” “Vuoi che non abbia un abito per il mio amico Carne?”

“Un signore così, con un pigiama di Hermès può essere un amico di Greg?” si domandò stupito Jimmy. “Greg! Stavo cercando proprio te, ho una Rover davanti alla tua officina” “Oggi non ho voglia di lavorare” “Non voglio ripararla, voglio lasciartela” “Scotta?” “Non credo”

“Ricominciamo. E’ rubata?” “No, è di mio padre” “Allora è rubata” “La vuoi?” “Quanto?” “Niente... salvo qualcosa per vestirmi decentemente, scarpe, calze e tutto il resto, compresa una cravatta... e poi un sandwich e una birra, è da ieri che non mangio” “E il vecchio debito?” “Ti pago un’altra volta” “D’accordo, è talmente gratificante essere in credito con giovanotti della buona scocietà... me lo ha insegnato una vecchia troia che ho scopato tanto tempo fa. Nel momento del bisogno li puoi ricattare!” “Io sono nel momento del bisogno” “Perchè vorresti ricattarmi?” “Ho capito, ho capito male, stavi parlando di te”

Greg uscì per andare a scegliere l’abbigliamento per Carne mentre Jimmy, senza preoccuparsi per il fatto che il nuovo cliente fosse senza un penny, preparò un sandwich caldo con del ceddar, spillò una stout, li mise su un vassoio e indicò a Carne un tavolo vicino all’entrata, dove il sole filtrava attraverso i vetri decorati ad acido. Carne lo ringraziò per la gentilezza e si sedette. Con coltello e forchetta si preparò a gustare il primo boccone quando entrò Kate.

(Myr)

Di nuovo insieme

“Anche l’ultima volta che ti ho visto eri in pigiama. Non ti sei più cambiato?” disse lei “Non è esatto. Ho cambiato diversi abiti, ma erano tutti pigiami” “ Ti ci trovi bene?” “Beh, quelli di flanella non sono tanto confortevoli” “meglio la seta?” “meglio” “Per il resto?” “Sembra che mi abbiano rimesso in pista” “In pigiama?” “E’ temporaneo. E poi è un simbolo” Arrivò Greg. Aveva rimediato solo un vecchio abito di vigogna grigia e un impermeabile. “L’abito è non è un granchè... ma l’impermeabile è un Burberrys, lo deve avere dimenticato qualcuno.” Big Jimmy guardava Kate. Da sempre sapeva che non sarebbe mai stata sua. Sapeva che un giorno, prima o poi, sarebbe arrivato qualcuno che le avrebbe detto “andiamo” e lei sarebbe andata. E sapeva che quel giorno era arrivato.

(flack)

Ritorno a Londra

Carne, dopo avere indossato gli abiti che Greg gli aveva portato, aveva pronunciato il fatidico “Andiamo!” Kate non ebbe alcun dubbio sul da farsi.

“Non andare via” “Devo” “So solo che ti amo” “Questa è la tua disgrazia” “Aspetta, Kate... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?” “Francamente me ne infischio” Big Jimmy sapeva che non era vero, sapeva anche che Kate lo amava, sapeva che lei, andandosene, lo stava proteggendo, anche se non intuiva da cosa. Sorrise debolmente, rassegnato, e l’abbracciò teneramente. “Stai attenta!” le sussurrò, preoccupato. “Anche tu!” fu la risposta, minacciosa.

Uscirono dal pub con passo sostenuto, lui davanti, lei dietro. “Era ora che tu arrivassi!” “Non ho potuto prima” “Non hai voluto” “Non ho potuto. Punto.” “Non ti credo” “Non credermi. Cosa ci facevi piuttosto in quel pub?” “Aspettavo te” “Non ti credo” “Adesso siamo uno pari”

“Andiamo ai rigori?” “Comincia tu” “Mi hanno rinchiuso in una clinica. Hanno cercato di farmi impazzire.” “Chi?” “So chi è stato. Jason Spengler.” “Jason?” Al rigore successivo la donna era pronta a raccontare tutto a Carne, sia la sua storia con Big Jimmy che il tradimento, nel piccolo appartamento di Soho, con Jason. Ora non poteva più farlo“Sì, quel bastardo! Ma ora tocca a me. Tu cosa hai fatto durante tutto questo tempo?” “Niente di particolare, ho lavorato in una libreria antiquaria, un lavoro come un altro aspettando il tuo ritorno.” “E ti sei accontentata di Big Jimmy?” “Cosa ne sai?” “Ho visto delle lacrime nei suoi occhi” “Non hai visto la rabbia nei miei” “Rabbia?” “Lascia perdere, un giorno te ne parlerò”

Dopo dieci minuti raggiunsero la stazione di Greenwich e aspettarono il treno per London Bridge “Ci vuole il biglietto!” “Vado a farlo” Si mise in coda. Aspettando il suo turno infilò la mano nella tasca interna della giacca ed estrasse cinque banconote da venti sterline da una busta. Ne tenne una per pagare le 8 sterline dei due biglietti e ripose le altre ringraziando il cielo per avergli affibbiato come amico un malandrino generoso. Nell’altra tasca c’era il biglietto da visita: Gregory McFlaherty, Consulente. Su retro c’era una sola riga, scritta a mano: “Stai attento a Kate. Buona fortuna.”

(Myr)

Nessuno risponde nello Yorkshire

“Non rispondono” “Ha provato sui cellulari, Milady?” “Io non uso quella robaccia, roba da gente che abita nell’east end!” “Saranno usciti...” “Non escono da anni! E adesso spariscono dopo aver fatto questa bravata. Leggete qua, Gwendaline, leggete: Lady Hinshelwood ormai non c’è più. Dopo il suo suicidio sono stati trovati pacchi di cambiali, ormai scadute, sottoscritte da giovani rampolli della buona società londinese che lei si dilettava a ricattare. I suoi creditori si sono dovuti accontentare dei pochi mobili rimasti e di qualche gioiello di poco conto”. “Che due vecchi impudenti” “Di pure due maledetti figli di due grandissime troie” “Milady!” “Quei due dovranno versare lacrime e sangue, dovranno ammettere strisciando che sono viva e vegeta, ricca e potente. Trovali, Gwendaline! Trovali, e fammi sapere tutto di loro. Dove sono, cosa fanno, come vivono. Hanno cercato di mettermi fuori gioco, mai io concluderò i miei piani. Tu sposerai Monsieur Carnet e avrete l’esclusiva del CDC69. Ma quel che più mi preme... Voglio vedere quei due sacchi di vermi crepare in un ospizio!”

(flack)

4’34”

La vecchia Aston Martin DB4 GTZ girava rabbiosamente tra le curve del circuito. Jason Spengler, vestito in un elegante completo di tweed, reggeva il cronometro. L’Aston Marin passò la linea del taguardo e si fermò vicino alla rinessa. Peggy scese e togliendosi il casco chiese a Jason: “Allora, come sono andata?” “4 e 34” “Potevo staccare un po’ più tardi nella curva di Pine Lodge. Comunque zio Martin nel ‘71 non faceva meno di 4 e 32” “Rientriamo, si sta facendo freddino”

Fu allora che si accorsero dei due vecchietti che stavano applaudendo a circa dieci metri, al di là della staccionata. A vederli così, un po’ stanchi, con i loro bagagli e il loro abbigliamento un po’ démodé, facevano

tenerezza; sembravano solo due tranquilli pensionati un po’ bislacchi. Peggy si volse verso di loro con un sorriso “Buongiorno!” “Signorina, lei ha una guida splendida. Mi ricorda il vecchio Jackie Stewart!” “Che simpatici vecchietti” mormorò Peggy incamminandosi verso di loro. Jason tentò di trattenerla, come guidato da un presentimento. “Quella Aston è una bellezza!” disse Colui con un sorriso da Babbo Natale “Mi chiamo Peggy Fuller” “Ma non ci posso credere! - fece l’altro - Volete dirmi che siete la nipote del vecchio Martin?” (A volte basta carpire un nome ed usarlo opportunamente) “Conoscevate zio Martin?” “Eravamo amici, molti anni fa” rispose, apprendendo con sollievo che zio Martin doveva essere morto. “Ma vi prego, entrate per una tazza di the” “... non vorremmo disturbare, lei è in compagnia...” “Non lo dica neanche per scherzo, signor...” “Anocleto Bisazza, al vosto servizio” disse Grande Merda togliendosi un ciancicato cappello alla Ellery Queen L’altro disse semplicemente: “Enchanté”

(flack)

Jason si scopava Kate in un piccolo appartamento di Soho e corteggiava sua zia Peggy, a Lydden Hill ma non sapeva ancora che Carne era fuggito dalla clinica e che presto sarebbe stato sulle sue tracce. Mancava poco e qualcuno glielo avrebbe detto.

(Myr)

Twin set

Una volta entrati, i due ospiti furono lasciati per un attimo soli nella piccola saletta da the.

“Non ti ha neanche riconosciuto” “Finge, di non riconoscermi...” “Figurati! Tutta quella storia delle mutandine con i volant, la tuta... Tutte balle. Continui a raccontarmi le tue fantomatiche imprese amatorie di quando eri giovane, ma sono tutte balle” “C’eri anche tu, cazzone” “Io non mi ricordo” “Cazzone arteriosclerotico” “Fanculo” “Comunque ha ancora due belle tette, no?” “Non ti piaccio più?” “No”

(flack)

Stai attento!

“Stai attento a Kate” diceva il messaggio di Greg. “Perchè dovrei diffidare di Kate dopo tutto quello che abbiamo affrontato insieme?” pensò Carne. “Perchè è una donna” gli avrebbero detto in molti. “Ma Kate è diversa” avrebbe risposto lui. “Dicono tutti così” avrebbero concluso i molti. “Destinazione, prego?” la voce del bigliettario lo distolse dai suoi pensieri. “London Bridge, grazie” “Otto sterline, prego” “Ecco a lei” e gli porse il biglietto da venti. “Glielo ha dato Greg?” sussurrò il bigliettario. “Sì, come fa a saperlo’” “Non si preoccupi” disse il bigliettario allungandogli, insieme ai biglietti, otto sterline di resto. “Solo otto?” “Si faccia bene i suoi conti e vedrà che il resto è giusto... quattro a testa” “Intende dire che a caval donato non si guarda in bocca?” “Più o meno... oppure prendere o lasciare” Comprese e prese. A fronte di un venti falso aveva ricevuto due biglietti per Londra e otto sterline, cosa poteva volere di più? Forse essere avvertito in anticipo ma Greg era fatto così, molto probabilmente in quel momento stava sghignazzando. In quel momento il treno entrò in stazione. Salirono e trovarono posto sulla destra, lato Tamigi. Arrivò una donna di colore, chiese loro i biglietti, li guardò e alzò gli occhi al cielo.

“Ancora? Quel bastardo non la smetterà mai. Signore questi biglietti hanno la data di ieri, sono scaduti. Devo pregarla di farne altri due. Otto sterline, prego.” “Ecco a lei. Otto monete da una sterlina. Queste sono buone, vero?” “Dovrei assaggiarle per poterle rispondere” “Meglio lasciare perdere” pensò ad alta voce Carne ritirando i biglietti dalla macchinetta che la donna portava attaccata al collo. “Perdere? non è nel nostro DNA” mormorò Kate.

Dopo 31 minuti entravano nella stazione di London Bridge. Carne era ancora turbato dall’avvertimento di Greg.

(Myr)

Visita al museo

Uscirono dalla stazione e si diressero a piedi verso il centro, superarono l’oscuro sottopassaggio e svoltarono a sinistra in Tooley Street, verso il London Bridge. Carne aspettò Kate, la prese per mano e la spinse nel Dungeon, il museo della tortura dedicato al turismo spicciolo ricavato all’interno del muraglione della ferrovia. “Perchè qui?” “Ci stanno seguendo” “15,95 prego” “Siamo in due” “Due adulti, 31,90” “Grazie” allungò due biglietti da venti, sperando che non gli chiedessero se glieli aveva dati Greg. “You have been tried and sentenced, now you must accept your fate and let the hangman guide you to the end” disse l’uomo a Kate. “Non mi piace questo posto” “Non avevo scelta” “Chi ci seguiva?” “Nessuno” “E allora?” “Qui ho gli strumenti giusti per farti parlare” “Sei matto?” “Non provarci anche tu, a Lydden Hill ci hanno provato per anni” “Cosa vuoi sapere?” “Chi sei’” “Sei matto?” “Non fare la furba... guarda che ti allungo un po’ con la ruota” “No, la ruota no! e poi non era per i maschi?” “C’è un precedente, ti sei dimenticata di Anne Askew, tu saresti la seconda, un bel record” “Cosa vuoi sapere?” “Chi sei?” “Me lo hai già chiesto” “Attenta... c’è la ruota!” disse alzando la voce. I turisti si fermarono un attimo a godersi la scena... era così realistica... “Hai vinto. Come hai fatto ad accorgertene?” Carne non rispose e non parlò del messaggio di Greg. Sarebbe apparso meno onnisciente. Kate cominciò a parlare. “Non sono Kate” fu la prima cosa che disse.

(Myr)

Twins

Un fascio di luce illuminava fiocamente un cumulo di teschi e il terreno umido coperto di muschio. Kate aveva appena detto di non essere Kate. “Lo sapevo” “E hai aspettato finora a dirmelo?” “Speravo fossi tu a farlo” “Sono una donna” Già, era una donna, su questo non c’erano dubbi. Attraente per giunta, e questo complicava le cose. Comunque si poteva fare, cioè poteva cercare di farsela. Se li avessero sorpresi avrebbe potuto dire che quel luogo macabro li aveva eccitati, che non era colpa loro ma di Eros e Thanatos... poi loro gli avrebbero chiesto chi erano e lui avrebbe avuto difficoltà a spiegarlo... Ci pensò Kate a risolvere il problema. “Non pensarci nemmeno!” “Pazienza...” mormorò rassegnato Carne, abituato da anni alla castità forzata. “Chi sei?” ricominciò. “E’ una storia lunga” “Abbiamo tempo” “Bene. Cominciamo da quando tu sei sparito” “Da quando un bastardo figlio di puttana mi ha

fatto rinchiudere” “Cominciamo da allora. Mia sorella era disperata...” “Tua sorella?” “Kate, mia sorella gemella, siamo identiche, come due gocce d’acqua”

(Myr)

Alla ricerca della prova

C’era qualcosa in lei che non andava. Ora che sapeva parte della verità si accorse di avere percepito qualcosa ma di avere sottovalutato le sue sensazioni soprattutto quando Kate aveva salutato Big Jimmy, la fretta di andarsene, i suoi silenzi e la sua reticenza, la sua mancanza di emozioni nel rivederlo dopo anni di lontananza... “Lei dice che non è Kate. Greg mi dice di stare attento a Kate. Ma Greg non conosce l’altra Kate, quindi chiama Kate l’unica Kate che conosce che peraltro potrebbe essere l’unica Kate. Potrei farle delle domande su cose che abbiamo fatto insieme. Potrei chiederle di quella volta che abbiamo fatto sesso. Lei direbbe che non c’è mai stato niente tra di noi anche se, nel caso sia Kate, le sarebbe sufficiente negarlo per confondere le acque... prima di andare avanti ho bisogno di certezze” Carne cercava un percorso logico per sapere chi aveva davvero davanti. “La piccola ferita di Camberwell Green!” pensò, certo di essere vicino alla verità. La prese per un braccio e cercò la cicatrice. “Stai cercando la ferita dell’H.B. Mutans?” “Voglio sapere chi sei” “Te l’ho detto” “Non mi fido” “Ecco, allora!” disse Kate (finchè non c’è la prova che non lo sia continueremo a chiamarla Kate) scoprendosi il braccio. “Sei Kate!” disse Carne accarezzando la piccola cicatrice. “Scemo! Senza quella non saremmo identiche. Kate mi ha raccontato di quella sera, mi ha fatto vedere la piccola cicatrice e io mi sono subito procurata una piccola ferita. Il risultato è identico” Carne continuava a fare scivolare il polpastrello sulla carne liscia del braccio, salendo verso l’ascella. “Non pensarci nemmeno!” disse Kate, ma ormai Carne aveva raggiunto con la mano sinistra l’attaccatura del seno mentre con la destra stava giocherellando con il primo bottone della camicia. “Ti ho detto di no!” “Attenta, uso la ruota!” I turisti si scambiavano opinioni sulla scena che sembrava loro molto realistica. “Fai quello che vuoi, tanto tra meno di un minuto avremo finito” “Allora sei Kate! Sapevo che prima o poi me lo avresti rinfacciato” “Me lo ha raccontato Kate, vuoi che due sorelle, per giunta gemelle, non si raccontino queste cose?” “Brutte puttane!” pensò Carne senza accorgersi che l’uso del plurale derivava dal fatto che stava cominciando a credere alla ragazza.

(Myr)

“Va bene, quando avremo un po’ di tempo ti farò rimangiare quello che hai detto. E se per caso hai una sorella, anche a lei! Adesso parla.” Era ovvio che l’eccitazione era svanita, meglio così, non avrebbe corso altri rischi. “Tu sei sparito e Kate era disperata. Non sapeva cosa fare. I due vecchi, gli unici che sapevano sempre tutto, stavano rincoglionendo e non sapevano più niente (o almeno così cercavano di fare credere. L’unico che su cui potè contare in quel periodo fu un ispettore di polizia, un caro ragazzo, tanto caro che un bel giorno se lo sposò. Pochi mesi più tardi nacquero due gemelle, una storia che a casa nostra si è ripetuta spesso.” “Dove sono ora?” “Te lo dirò più tardi” “John, il marito di Kate, aveva un’altra storia che andava avanti dal giorno del matrimonio e Kate un giorno se ne accorse. Non ebbe dubbi sul da farsi. Vestì le due bimbe e disse loro andiamo. Avevano appena iniziato a camminare ma si alzarono e la seguirono. Kate cercò lavoro e lo trovò, scoprì che fare la cameriera in un pub non

era poi così difficile. La parte più difficile venne quando il proprietario, sì quello grosso che hai visto a Greenwich, si innamorò di lei. Kate cercò di convincerlo che lei non lo amava, che stava aspettando un cavaliere su un destriero bianco che sarebbe arrivato presto a riprendersela... Contemporaneamente John Miller, l’ex-marito poliziotto, era sempre nei paraggi a chiedere scusa... e poi le mancava il tempo per andare a trovare le due bimbe... io sapevo tutto perchè Greg, un vero amico, mi raccontava tutto. A quel punto presi/prendemmo una decisione. Io avrei sostituito Kate. Col mio carattere, ben diverso da quello di mia sorella, avrei sistemato tutto e tutti, avrei rimesso le cose in ordine e poi sarei tornata alla mia vita di sempre...” “Mi stai pigliando per il culo?” “Ti sbagli” “Questa è la trama di una telenovela brasiliana che ho visto, quando ero a Lydden Hill, su Channel Four!” “Coincidenze!” “Coincidenze un cazzo! Ora dimmi la verità”

(Myr)

Finalmente la verità

“D’accordo, così la finisci. Sono Kate.” “Non potevi dirmelo subito?” “No, non potevo. Non sapevo come avresti reagito.” “Come avrei dovuto reagire?” “Se ti avessi raccontato subito tutto ti saresti incazzato” “Tutto? non mi hai ancora raccontato niente” “Ora lo faccio, ma non incazzarti.” “Ci proverò” “Ho avuto un marito” “Io no” “Poi ho avuto una storia con Big Jimmy” “Lo avevo capito” “E contemporaneamente un’altra storia...” “Cazzo, non eri così una volta!” “E’ passato del tempo...” “Nessuno ti ha chiesto niente” “Sì, ma questa volta era amore!” “Dimmi anche che sei una donna e così completi il quadro... e lo sfortunato di turno chi era?” “Giura che non ti incazzi” “Cercherò” “Jason” Carne, 195 centimetri di altezza per 112 chili, non avrebbe mai fatto male ad una mosca ma Kate non era una mosca. La stese con un violento pugno. “Allora mi ama!” mormorò Kate pulendosi col dorso della mano le labbra spaccate piene di sangue.

(Myr)

Twin set

“Perchè non hai mai detto a Kate dove era Carne?” “Perchè non glielo hai detto tu?” “Non lo so, ma abbiamo messo in piedi un bel casino” “Speriamo bene” “Sei diventato fatalista?” “No, ma cosa possiamo fare noi due poveri vecchi?” “Mi stai pigliando per il culo?” “Scusami, spesso la parte che recitiamo mi prende la mano, mi ero dimenticato che siamo soli” “Soli? Guarda che siamo ospiti di Peggy e Peggy è una che non la conta giusta... è riuscita a far perdere le sue tracce per anni, non potrebbe essere una dei nostri?” “E se fosse una dei loro?” “E se ci ascoltassero?” “E se te ne andassi affanculo?”

(Jason)

Aforismi

“Questa storia sarà un successo!” “Come fai a dirlo?” “Uno dei presupposti del successo è la mediocrità”

(Jason) Jason ora sa

Kate ormai glielo aveva detto. Sapeva quanto Carne era ossessivo quando ci si metteva ed ormai ci si era messo. Era solo questione di

tempo, non avrebbe resistito a lungo, prima o poi glielo avrebbe detto. Tanto valeva dirglielo e lo aveva fatto. Lei si era beccata un bel cazzotto sul muso ma a Jason sarebbe andata molto peggio, su questo non aveva dubbi.

I due vecchi, per il timore di essere ascoltati, preferivano non parlare più... fecero finta di aspettare il tè. Entrambi però pensavano di raccontare perchè erano lì, a piedi, in mezzo alla campagna... la loro storia era talmente insolita che non avrebbero avuto difficoltà ad essere creduti. Sapevano che tra Jason e Carne non era mai corso buon sangue ma non sapevano che Jason si fosse scopato Kate mentre Carne era rinchiuso nella clinica e non sapevano nemmeno che fosse stato lo stesso Jason, con prove false di follia, a farlo internare. Se lo avessero saputo non avrebbero certo spifferato tutto. “Cazzo! Questa non ci voleva!” “Ti capiamo, persino noi, in passato, non siamo riusciti ad eliminarlo!” “Ma non è vostro figlio?” “Nostro, no. Suo.” “Sì, mio. E allora?” “Un bel figlio di puttana!” mormorò Jason “non sente nemmeno la necessità di giustificarsi!” “Prego? sono un po’ sordo” “Ho detto che è un grande figlio di puttana” “Sono d’accordo con te”

“Peggy, devo andarmene, ho un impegno improvviso” “Torni presto?” la voce arrivava dalla cucina da cui arrivava un profumo di tè verde. “Non aspettarmi, forse faccio tardi” “Veniamo con te?” “No, sull’Aston Martin non c’è posto, se volete andarvene prendete il treno” il tono era sgarbato ma non dimenticò di dare loro una fotocopia con le indicazioni per raggiungere la stazione più vicina. “Jump off the West platform and walk out the small laneway. Turn right and ride for around 3/4 mile, turn left at big intersection and ride towards A2. Cross the A2 and you will run straight into the circuit.” “Queste sono le istruzioni per venire qui” “Ma noi dobbiamo andare là” “E’ sufficiente leggere le istruzioni alla rovescia... no non così!” “Adesso ho capito” “Guarda che siamo soli, smettila di fare il coglione” “Non facevo il coglione” “Allora lo sei” “Fanculo”

“Prego?” disse la voce dalla cucina. “No, niente, stavamo pensando di attraversare la A2, raggiungere l’incrocio, girare a destra...” “... e poi dopo poco più di un chilometro raggiungere la stazione di Shepherds Well... no, lasciate perdere, vi porto io... alla vostra età è meglio andarci in macchina. Andate a Dover o a Londra?” “Questa qui fa troppe domande?” “Ne ha fatta una sola” “A me sembravano due” “E invece era una, è come se avesse chiesto in quale direzione vogliamo andare” “Hai ragione ma a me sono sembrate due” “Allora, avete deciso in quale direzione volete andare?” “Hai ragione, era una sola” “E’ gentile, mi pare” “Stai pensando alle sue tette!” “Cosa le rispondiamo?” “Londra!” “Londra? ho capito bene?” “Sì, gentile signora, Londra” “Ho il timore che dovrete aspettare domani mattina, l’ultimo treno per Londra è passato poco fa. Non preoccupatevi vi preparo da dormire” “Perchè non le diciamo che ha capito male, che vogliamo andare a Dover?” “A fare cosa? “Perchè dovrebbe chiederlo” “Non hai capito, io ho chiesto a te cosa dovremmo andare a fare a Dover” “A Dover? Niente, cosa vuoi che abbiamo da fare a Dover?”

“Ricominciamo da capo. Noi-andiamo-a-Londra. A Londra temo che avremo da fare parecchio.” “Ho capito, non si va a Dover perchè a Dovernon-c’è-niente-da-fare” “Esatto.”

Nella stanza degli ospiti Peggy stava togliendo quattro vecchie lenzuola di canapa da un cassettone di mogano.

(Myr)

L’inchiesta

John Miller era sulle tracce del piromane che aveva dato fuoco al Cutty Sark e il suo lavoro lo aveva portato spesso nel pub di Big Jimmy. Sapeva che Kate ormai viveva là, sapeva anche che le sue visite potevano essere male interpretate, ma il suo lavoro andava fatto. Mesi di indagini non lo avevano portato ad alcuna conclusione e l’incarico stava per essergli sottratto. Un giorno, e quella volta per motivi personale, aveva deciso di seguire Kate. L’aveva vista entrare nella libreria di Charing Cross Road, parlare con i clienti, riporre dei libri, rispondere al telefono, indossare un soprabito, appendere un cartello sulla porta (Torno subito, diceva) incamminarsi verso Soho, fermarsi davanti ad un piccolo portone, guardarsi alle spalle, poi a destra e a sinistra, prima di entrare. Dopo pochi minuti stesso portone, stessa scena, ma questa volta si trattava di un uomo. John Miller aspettò. Non ci volle molto e Kate uscì. Non la seguì. Voleva saperne di più sull’uomo, spinto dalla curiosità più che dalla gelosia, sentimento che col passare del tempo si stava affievolendo. Gli ci volle una settimana per comporre tutti i tasselli del mosaico: quel giovanotto ben vestito, di bell’aspetto, era il mandante dell’incendio. Nella relazione per il suo capo inserì gli indizi ma soprattutto si concentrò sul movente. Big Jimmy era un bravuomo e le cose gli andavano bene, il suo pub era sempre pieno di turisti, la storia con Kate funzionava bene... ma durante una tiepida notte di primavera le fiamme si scatenarono trasformando il Cutty Sark in un brutto guscio annerito. Per qualche giorno i curiosi affollarono la zona, poi rimasero solo i pochi visitatori del mercatino domenicale... il pub cominciò a sopravvivere a mala pena, l’umore di Big Jimmy cambiò bruscamente, Kate dovette trovarsi un lavoro. Il bastardo, che aveva programmato con lucidità tutta la sequenza di eventi, riuscì là dove in passato non era riuscito... Non c’erano le prove ma la storia stava in piedi. Quando presentò il suo rapporto ci tenne a specificare al suo capo che si trattava di deduzioni ma che gli elementi che aveva raccolto meritavano una proroga delle indagini. “Ottimo lavoro, Miller, ti farò sapere” “Grazie capo, mi chiami quando vuole” “Tranquillo, ti chiamerò” Non lo chiamò, ma dopo avere riflettuto fece un’altra telefonata. “Dovrei parlare con Lady Hinshelwood, per cortesia, sono il capo della polizia” “Gliela passo subito” la vecchia cameriera sapeva che alcuni personaggi dell’entourage della padrona non avevano bisogno di essere annunciati. “Ciao caro, cosa c’è di nuovo?” “Una chicca. So chi ha incendiato il Cutty Sark” “E io cosa c’entro?” “E’ uno dei tuoi rampolli o per lo meno mi sembra che lo sia stato. L’informazione potrebbe servirti” “Ma se la cosa diventa pubblica...” “Stai tranquilla, mi conosci da tempo, insabbio subito...” “Ti preparo qualcosa da bere, ti aspetto, così mi dirai chi è”

(Myr)

Sliding Identities

“...Ma Monsieur Taffery non è uno dei miei rampolli!” “Ma infatti quello non è Taffery” Lady Hinshelwood e Archibald Peacock, capo della polizia, osservavano attentamente i filmati ripresi dalle telecamere piazzate intorno al Cutty Sark. “Taffery non esiste. Abbiamo fatto ricerche presso i servizi segreti francesi. E’ pur vero che

dai servizi segreti in generale, e ancor più da quelli francesi non si possono avere risposte veritiere, ma Guy-Jean Lefevbre, uno dei massimi dirigenti, è un mio ottimo amico, e giura che non esiste nessun Taffery che lavora nei servizi segreti. E quella faccia, all’Eliseo non l’hanno mai vista. Inoltre quella persona è stata seguita, e le sue frequentazioni ci hanno portato a te, Cophetua. Ora io insabbierò tutto, ma quel giovanotto deve saltare fuori” “Chi è?” “Abbiamo sospetti, non certezze” “Non sapete niente, quindi” “Posso parlarti come un poliziotto?” “Sei un poliziotto, fai pure” “Dammi la testa del rampollo e ti salverai il culo” “E’ la prima volta in ottant’anni che qualcuno cerca di ricattarmi, questo lo sai, vero?” “Ha distrutto un orgoglio nazionale. Finché si pensava che fosse stato un francese, ci saremmo accontentati di farlo fuori. Ma da un inglese questa cosa è inaccettabile” “E’ la prima volta in ottant’anni che qualcuno cerca di ricattarmi, questo lo sai, vero?” “C’è sempre una prima volta” “Voi Peacock siete tutti uguali. Ma fai molto male a metterti contro di me, Archie” “Sei tu che ti stai mettendo contro di me” Lady Hinshelwood distolse lo sguardo dalla conversazione e chiamò un domestico: “Gustav, il Signor Peacock se ne va. Gli prenda il cappotto”

(klaus)

Voices from the cellar

I letti erano comodi, le trapunte calde e morbide, le lenzuola piacevoli al tatto con il tessuto di canapa liscio, levigato da un secolo di bucati fatti bene, con acqua tiepida e saponi naturali. Vicino al bordo il monogramma (ricamato con seta greggia), probabilmente tratto dall’alfabeto di Kienerk. La lettera, una F, era inserita nel contorno di una foglia dall’aspetto familiare, una foglia di H.F. Mutans. Era parte di un corredo che i due fratelli Fuller avevano preparato per la nonna di Peggy, avevano piantato il seme, fatto crescere la pianta, liberato le fibre dalla parte legnosa con le quali poi avevano tessuto personalmente i teli per le lenzuola. Avevano poi messo da parte i semi, per poterli utilizzare in seguito, e i fiori per alcuni amici letterati che li apprezzavano molto. “Spegni la luce, per favore?” “Non sarebbe meglio se uno di noi vegliasse?” “Veglia pure, io ho sonno” “Senza mangiare?” “Tè e pasticcini li chiami bere?” “Guarda che te li sei mangiati quasi tutti tu” “Erano buoni” “Io ho fame” “Io ho sonno” “Io vado a cercare qualcosa da mangiare” “Io dormo” “Io cerco”

Accese una candela e in punta di piedi raggiunse la cucina, si avvicinò alla dispensa, prese delicatamente la scatola di latta serigrafata che conteneva i biscotti e la posò sul tavolo. Il coperchio fece una certa resistenza perchè le cerniere erano leggermente disassate. Lo posò vicino al centrotavola ricolmo di frutta secca e riprovò ad aprirlo quando sentì delle voci. Spense la candela e rimase immobile cercando di individuarne la provenienza. Una sottile lama di luce si fece strada nel buio della stanza, a lato della credenza. Non ci volle molto a capire che era montata su cardini; con una leggera trazione aumentò la fessura di quel tanto che gli bastò per sentire distintamente le voci e le parole. “Jason se ne è andato, puoi uscire” “Finalmente, non ce la facevo più a rimanere chiuso qui sotto” “Ne hai preso a sufficienza?” “Due flaconi, dovrebbero bastare” “Due flaconi interi? Se vengono se ne accorgeranno” “Stai tranquilla, ho aggiunto dell’acqua, il livello è rimasto identico” “Speriamo bene. Fai piano perchè abbiamo due ospiti”

“Da quando in qua fai entrare degli estranei?” “Sono solo due poveri vecchi, domani mattina se ne vanno, prendono il primo treno per Londra” “Lo stesso che prendo io... E alla stazione come ci vanno’” “Li porto io in macchina” “E io?” “Tu vai a piedi” “Davvero gentile!” “Ho promesso di portarli, non voglio che facciate il viaggio insieme” “Potresti fare due viaggi” “Non ti sto facendo già troppi favori?”

Stavano salendo le scale, era meglio tornarsene a letto. “Questi me li porto via” pensò prendendo la scatola dei biscotti.

(Myr)

Nightshift

Aspettare mattina, con quei due vecchi in giro per casa... La sola frase “due vecchietti” lo aveva messo in allarme, ma non aveva dietto niente a Peggy. Ma decise che era meglio togliersi di mezzo, subito. John Miller era appostato come ogni notte nei paraggi del circuito. Soffriva d’insonnia, e aveva fatto come si suol dire di necessità virtù: Niente è meglio della notte per farsi i cazzi degli altri, era solito dire. Inutile spiegare qui tutte le concatenazioni che mettevano in relazione l’incendio con quel circuito, a cominciare dal fatto che il combustibile quasi certamente veniva da lì, fino ai collegamenti, per non dire le parentele della signora Fuller con il bellimbusto che aveva incendiato un pezzo della storia inglese. Lo vide uscire. Non sapeva chi era,ma un uomo con l’aria furtiva che esce a piedi alle cinque di notte era sicuramente uno che faceva qualcosa di poco chiaro. Il sospetto si incamminò a piedi verso la statale. Miller si mise a seguirlo a debita distanza.

(flack) L’ufficio del commodoro Theo Peacock era im perfetto stile navy, mobilia con gli angoli rinforzati, mappamondi e cartine, appliques provenienti dalla Queen Mary. Erano solo uno dei reperti provenienti da grandi imbarcazioni di cui il commodoro andava fiero: C’era un piccolo scrittoio proveniente dal Pelican, un pezzo di ringhiera del cassero della Golden Hind, alcune stoviglie del Seagull Major, ma il pezzo a cui teneva maggiormente era il timone del Cutty Sark. Ovviamente questo pezzo era nascosto dietro una riproduzione cartografica assai ingrandita dello stretto di Gibilterra, tratta dal settecentesco “Recueil des principaux plans des ports et rades de la Mer Méditerranée” di Joseph Roux. Il commodoro entrò e compose un numero di telefono. “Chi parla, a quest’ora di notte” “Sono Theo, ciao Archie” “Theo, che cosa ti prende a quest’ora di notte?” “L’avete preso?” “Lo stiamo prendendo” “Non l’avete preso. E sta scappando, immagino” “Lo lasciamo libero di muoversi, non è la stessa cosa” “Stronzate. Dovete prenderlo e basta” “Faremo il possibile” “Quella vecchia troia ti ha aiutato?” “Mmm, non ci siamo lasciati con un abbraccio, se lo vuoi sapere” “Ti sei messo contro la Hinshelwood? Sei un imbecille!” “Sono il capo della polizia, non porebbe essere altrimenti”

(flack)

Nightknock

“Chi suona quest’ora di notte?” “Tendi l’orecchio, vedi se riesci a sentire qualcosa” “Se continui a parlare come faccio a sentire?” “Se tu mi avessi dato una risposta più breve avresti sprecato meno tempo” “Vuoi stare zitto?”

“Non prima che tu abbia ammesso che parli almeno quanto me” “Ok, testa di cazzo, parlo quanto te. Adesso stiamo zitti?”

Dalla porta della camera da letto chiusa si sentirono i passi di Peggy scendere le scale. “Chi è?” “Apri, Peggy, sono Kate” “Mio Dio, Kate! Quale guaio ti porta qui alle cinque di mattina?” “Dove’è?” “Parla piano, abbiamo visite” “Visite?” “Due vecchietti” Kate sbiancò. “Due vecchietti come?” “Uno abbastanza secco, con un’aria aristocratica. L’altro piccolo e rotondo. Ha detto di chiamarsi Bisazza” “Non sai chi ti sei messa in casa”

“Dobbiamo cercare di restare qui ancora un paio di giorni, succedono un sacco di cose...” “Chi è?” “La Fuller” “Quale delle due?” “La smetti di fare domande? Perchè non provi a capire qualcosa in prima persona?” “Fanculo”

(flack)

Tin box

“Una cosa per volta. Cominciamo da Jason. Mi hai chiesto dove è. Se ne è andato nel pomeriggio, per una cosa urgente ha detto. Mi è sembrato turbato.” “Lo credo bene, i due vecchi avranno spifferato tutto” “Ora passamo alla seconda questione, chi sono questi due vecchi che mi sono messa in casa?” “E’ una storia troppo lunga, prima o poi te lo dirò” “Passiamo avanti, sei finita sotto un treno?” “No, solo sotto un cazzotto di Carne” “E chi è questo Carne?” “Non fare la finta tonta, non ti avrebbero messo qui...” “Me lo hanno solo suggerito...” “Te lo hanno ordinato” “Prendo l’acqua ossigenata...” “Meglio un whisky” “Te lo prendo subito... cazzo! manca la scatola dei biscotti!” “Ti ho chiesto da bere, non ho voglia di altro” “Non ci sono biscotti nella scatola dei biscotti, c’è ben altro!” “Qualunque cosa sia, ora sei davvero nei guai... chi può essere stato?” “Jason no, è andato via prima del tè, e la scatola c’era ancora” “Come fai a saperlo?” “Ho servito il tè con i biscotti ai due ospiti” “Ma hai appena detto che nella scatola non ci sono biscotti” “C’erano, prima che uno dei due se li facesse fuori tutti. Poi ho riportato la scatola in cucina e l’ho usata per riporci...” “Quindi la scatola l’hai presa tu!” “Ma sei scema?” “Volevo metterti sulla strada giusta. Se non l’hai presa tu l’hanno presa loro a meno che in casa non ci sia qualcun altro... non c’è nessun altro in casa, vero?” “Chi vuoi che ci sia? No non c’è nessun altro” rispose Peggy mentendo senza sapere che stava dicendo la verità, perchè l’altro se ne era andato senza avvertirla. “E allora sono stati loro. E’ una deduzione e di solito la deduzione è la madre di tutte le cazzate ma in questo caso...” “In questo caso loro sanno tutto”” “Sei mia zia, ma sei proprio una bella testa di cazzo” “Mi era sembrata la cosa migliore” “Sì come quella volta che hai nascosto l’erba nel forno!” “Erano anni che nessuno lo usava...” “Lasciamo perdere! I due vecchi dove sono in questo momento?” “Non preoccuparti, stanno dormendo” “Quelle due carogne non dormono mai!”

Kate aveva ragione.

“La smetti con quella scatola?” “Sto cercando di aprirla ma non ci riesco” “Dormi” “Ho fame” “Non è un problema mio!” “Fanculo”

(Myr)

L’indagine prosegue

John Miller aveva ricevuto il suo addestramento nella nuova sede tra Victoria Street e St. James Park, di fronte all’Hotel St. Ermins. Ci si era trovato bene ed aveva familiarizzato con parecchi giornalisti televisivi che si piazzavano sul marciapiede opposto per essere ripresi con l’insegna girevole di Scotland Yard alle spalle. Spesso lo invitavano al bar dell’hotel per sentire da lui notizie di prima mano e in cambio, quando lui seguiva una pista, li chiamava per attingere ai loro archivi dove anche le notizie più insignificanti non venivano mai eliminate. Più di una volta aveva risolto dei casi sulla base di un pettegolezzo o di una foto innocente che non avrebbero trovato posto negli immensi database multimediali della sua struttura. Non gli ci volle molto per vedersi attribuite tutte le indagini più complesse; quella dell’incendio del Cutty Sark era l’incarico più recente e lui sapeva di essere sulla buona strada. Ricordava bene il colloquio con il suo capo: “Ottimo lavoro, Miller, ti farò sapere” “Grazie capo, mi chiami quando vuole” “Tranquillo, ti chiamerò” Ma di certo c’era che il capo non lo aveva chiamato. C’era sotto qualcosa e stranamente Kate c’entrava, direttamente o indirettamente. Un amico, poliziotto anche lui, lo aveva avvertito che la sua ex-moglie stava facendosi medicare al London Bridge Hospital, in Tooley Street, a due passi dal Dungeon, dove pareva che qualcuno, per rapinarla, l’avesse suonata come un tamburo, labbra rotte, sangue... “a parte questo, stava bene”. Aspettò che uscisse e la seguì, prima verso sud, una sosta imprevista a Camberwell Green dove la vide uscire, fare due passi come se aspettasse qualcuno, poi risalire in macchina, prendere la A23 in direzione est e poi dirigersi verso Dover lungo la A2. John pensò che quella notte avrebbe aggiunto un altro tassello al suo mosaico. In realtà, dopo che ebbe raggiunto Lydden Hill, se ne trovò uno in più. Vide uscire qualcuno dalla legnaia della casa dove era entrata Kate. Non sapeva chi era, ma un uomo con l’aria furtiva che esce a piedi alle cinque di notte era sicuramente uno che faceva qualcosa di poco chiaro. Il sospetto si incamminò a piedi verso la statale. Aveva una borsa di tela dalla quale spuntavano due contenitori, sembravano due thermos di metallo. Miller si mise a seguirlo a debita distanza.

(Myr)

Bow Bells

Le Bow Bells scoccavano la mezzanotte in punto. La chiesa di St. Mary-le-Bow, sede londinese dell’arcivescovo di Canterbury campeggiava tetra nella nebbia notturna, illuminata a stento da alcuni fiochi lampioni. La chiesa, fondata circa nel 1080, è di origine normanna ed ha subito numerose distruzioni, in particolare verso la fine del 1600. Tra il 1670 e il 1683 è stata rimaneggiata da Sir Cristopher Wren, che vi aggiunse un campanile alto 73 metri. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu nuovamente distrutta e il restauro si protrasse fino al 1964, quando la chiesa venne riconsacrata e restituita al culto. Pochi sanno che Marcus Peacock, uno degli architetti che si occupava del restauro, costruì un passaggio segreto che collega la cripta della chiesa con un gazebo in muratura vicino a una delle fontane del piccolo parco alle spalle dell’edificio, verso Fitzroy Park. E quasi nessuno sa che da quel gazebo, come dalla cripta, si può accedere ad un locale segreto, di forma circolare, che dai primi anni ‘70 ospita le riunioni di una oscura confraternita, nata in contrapposiziojne all’Ordo Merdiensis. Ovviamente la contrapposizione idologica con

l’Ordo è solo uno specchietto per le allodole. In realtà la confraternita ambisce a strappare all’Ordo Merdiensis il segreto dell’Helleborus, e soprattutto vuole creare su quella pianta un business mondiale. Inutile dire che i Peacock, e in primo luogo il commodoro che ne è il Gran Maestro, usano la confraternita in maniera quasi privatistica, e con la scusa di rendere “democratico” e “sociale” un bene “che deve appartenere a tutti”, sguinzagliano gli adepti a caccia della mitica pianta o dei suoi derivati, sperando di poter finalmente produrre l’Helleborus e trasformarlo in ricchezza. Una droga ontologica, di questi tempi, potrebbe essere veramente un business mondiale, e la confraternita l’aveva capito benissimo. L’intelligence della confraternita, da quando è guidata dal nipote del commodoro non ha fatto grandi progressi, ma quando a dirigerla c’era ancora Graham Peacock, suo padre, le cose andavano diversamente. Uomo di polso e incapace di mediazioni, ma abile nelle indagini, aveva scoperto che il Cutty Sark era uno dei magazzini di Helleborus, gestito dall’Ordo Merdiensis, probabilmente con il beneplacito della Regina. Dopo vari tentativi di furto, tutti falliti, Graham Peacock ordinò per ripicca la distruzione del Cutty Sark. La sua volontà però fu espressa in forma testamentaria, poichè Graham Peacock venne trovato morto nel suo studio un lunedì mattina della primavera del 1984. Tra le sue ultime volontà c’era quell’ordine che sarà eseguito più di vent’anni dopo, da mani ancora ignote. Ad uno ad uno, attraverso un piccolo cancelletto, i membri della confraternita entrarono.

(flack)

Bow Bird

Quando lui le aveva dato quel cazzotto, lei gli aveva detto: “Vai a farti benedire” “Dove?” aveva chiesto lui. “A St. Mary-le-Bow” gli aveva risposto. La dritta era giusta. Si pentì di averle dato un cazzotto. Un calcio nel culo sarebbe bastato, e non l’avrebbe mandata al pronto soccorso. Pazienza. Appostato sul campanile della chiesa, Carne osservava la scena. Vide arrivare Spengler, diversi componenti della famiglia Peacock, vide Taffery, o quello che si spacciava per Taffery, vide Peter Howitt, l’unico che si era occupato in tempi recenti di sdoppiamenti fisici e di bivii della realtà. “Almeno adesso cominciamo a capire chi sta da una parte e chi sta dall’altra” mormorò.

(flack)

The other

Miller si fermò dietro una siepe. L’uomo con la borsa si era fermato nei pressi di una cabina telefonica. Il poliziotto era nascosto a pochi passi da lui, poteva sentirlo parlare. Miller stava per chiamare la centrale e dire la fatidica frase: “é il nostro uomo”, ma qualcosa lo fece desistere. Le movenze nobili e altezzose, l’incedere elegante, la parlata con un’inflessione vagamente francese... Non poteva essere LUI. La descrizione che glie ne avevano data era ben diversa. Ad un tratto dalla nebbia sbucò una Bentley scura, sembrava comparsa dal nulla. Alla guida c’era un vecchio chaffeur dall’aria irreprensibile. L’uomo con la borsa salì a bordo. Lo udì distintamente dire: “Buonasera Winnie, andiamo pure a casa”

(flack)

The brooch

“Jimmy, mi dai un’altra pinta?” “Solita?” “Solita” “Hai già bevuto a sufficienza” “Sì mamma” “Lo dico per il tuo bene, Greg” “Lo dici per parlare, non lo fai più da quando Kate se ne è andata” “Stai infilando il dito nella piaga” “Lo faccio per il tuo bene” “Sì mamma”

“Dammene ancora una e poi smetto. Domani c’è il mercato delle pulci e devo andare a scegliere le cose da vendere” “Ormai sono passati circa 8 mesi, perchè non ti decidi a vendere il timone del Cutty Sark?” “Già fatto, l’ho venduto ad un tizio la settimana scorsa, mi ha detto che era per un suo amico ammiraglio” “E non hai altro?” “Una collezione di cartoline antiche, degli attrezzi da apicoltore, qualche macchina fotografica, un bel numero di tazze da caffè, un servizio di posate EPNS di Elkington... tutta roba che hanno anche gli altri... se va bene incasso una ventina di sterline! Bei tempi quando vendevo eliche d’aereo a David Hemmings! “ “Hai anche un pigiama di seta e forse nella Rover c’è rimasto qualcosa” “Non ci avevo pensato, appena ho finito la birra vado a vedere” “Vacci subito, poi la birra te la offro io” “Io vado, ma questo è un ricatto!” Il cassetto del cruscotto era chiuso a chiave ma Greg riuscì ad aprirlo, senza forzarlo, in 8 secondi e tre decimi, un tempo da dilettante ma le birre stavano facendo il loro effetto: era buio e questa poteva essere una giustificazione, solitamente non ci avrebbe impiegato più di cinque secondi. Infilò la mano destra e rovistò tra il contenuto, dietro un pacchetto di kleenex c’era una scatola cubica con i bordi smussati, al tatto sembrava di pelle. la portò alla luce, e la aprì sul cofano della Rover. Il cofanetto dischiuso emanava un caldo bagliore bruno. La spilla a forma di merda, cesellata in lega di spuma d’oro marrone pareva vivere di vita propria. Migliaia di piccolissimi topazi marroni, ciascuno incastonato a Serty Mystérieux formavano una meravigliosa superficie vellutata. L’elegante voluta e il capriccioso ricciolo terminale la facevano apparire come una vera merda. “Non so chi sia Van Cleef ma ha davvero fatto un buon lavoro!” pensò leggendo il nome inciso sulla scatola mentre tornava da Big Jimmy. “Questa spilla non la vendo certo domani a gente che arriva qui in cerca di cianfrusaglie” “Per giunta non sai nemmeno quanto può valere...” “E allora cosa faccio, me la tengo?” “Potresti cercare questo Van Cleef...” “... e dirgli che l’ho trovata, se vale molto...” “... potrebbero darti un bel premio! di solito danno il dieci per cento, l’ho letto da qualche parte!” “E se il proprietario della Rover ha già fatto la denuncia mi beccherebbero subito” “Il proprietario? Carne non ti ha forse detto che la macchina è di suo padre?” “L’ha detto, ma credo che stesse scherzando, sono convinto che l’abbia rubata” “E se l’avesse rubata a suo padre?” “Potrebbe essere. In questo caso dovrei cercare suo padre”.

Se fossero usciti all’aperto il lampeggiare della spilla non sarebbe stato notato da nessuno, avrebbe potuto essere scambiato per un riflesso del sole.

(Myr)

The morning after

“Ci alziamo?” “In piena notte?” “E’ l’alba” “Quindi è notte!” “Ma non piena” “Sfumature verbali” “Ricordati che dobbiamo prendere un treno” “Non un treno, il treno” “D’accordo, il treno” “Ma io non ho dormito” “Nemmeno io” “Per forza, hai continuato a rompere i coglioni, ho fame, vado in cucina, la scatola dei biscotti non si apre... non sei stato zitto un attimo” “Certo, perchè avevo fame, perchè stavo andando in cucina, perchè la scatola dei biscotti non si apriva, ogni volta ti ho detto la verità” “No, si è trattato di una radiocronaca del tutto inutile” “Volevo che tu sapessi cosa stavo facendo, come mi sentivo...”

“Come se a me importasse. volevo dormire e non ci sono riuscito, questo è il risultato” “Ci alziamo?” “Alzati, vai in bagno e cerca di impiegarci parecchio, così forse riesco a schiacciare un sonnellino” “Un po’ di pazienza, prendo le mie cose dalla valigia e poi ti lascio in pace” “Hai messo le tue cose nella mia valigia?” “Ne abbiamo una sola...” mormorò mentre faceva scorrere la zip. “Stai attento alla spilla!” “Dove?” “Nella tasca interna” “Non c’è niente nella tasca interna” “Niente?” “Niente!” “Dove cazzo l’abbiamo messa?” “Dove cazzo l’hai messa tu?” “Eravamo insieme” “Ma la spilla l’avevi tu” “Hai ragione... sì! nel cassetto del cruscotto della Rover, l’ho messa lì, me ne ricordo perchè l’ho chiuso a chiave, cosa che non faccio mai” “Se se ne accorge ci fa un culo come una capanna” “Se se ne accorge chi?” “Prova a pensare, potrebbe essere un’esperienza nuova!”

“Ho sentito che siete svegli, cosa ne direste di una bella colazione?” “Io la preferirei buona” “Bene, vedo che avete già voglia di scherzare” “Lui forse” “Qualche problema?” “Sì”

Alle spalle di Peggy comparve Kate. “Voi qui?” “Tu qui?” risposero all’unisono. “Fanculo” mormorò Kate tornando verso la cucina. “Ecco la mia scatola” disse invece Peggy, indicandola. “Avevo fame, ho cercato dei biscotti, ma non sono riuscito ad aprirla...” “Ci credo, l’avevo sigillata con l’attack” “Qualcosa di prezioso?” “Lettere d’amore, preziose solo per me” mentì Peggy. “E i biscotti?” “Finiti” “Fanculo” “Prego?” “No, niente, pensavo ad alta voce”

In realtà stava pensando a dove poteva essere la Rover.

(Myr)

Who’s Greg?

Greg mise in tasca la spilla. Se fosse stato all’esterno il suo bagliore non avrebbe dato nell’occhio, poteva essere scambiato per un riflesso, ma qui, all’interno qualcuno avrebbe potuto notarla. E, a parte Jimmy, era meglio non fidarsi di nessuno. La reazione di Jimmy non aveva rivelato nessuna informazione particolare. Uscì dal locale per guardarla meglio. Doveva far finta di non riconoscerla, ma quella spilla lui l’aveva già vista, da qualche parte...Di fattura molto semplice, il manufatto riportava sul retro il testo latino arcaico Me-herdok med fhefhaked Kharnoi, il cui equivalente in latino classico sarebbe Merdotius me fecit Carni; si trattava del cosiddetto motivo dell’oggetto parlante: era la stessa spilla che parlava, menzionando il “faber” che l’aveva eseguita e la persona cui l’oggetto era destinato. Ma dove l’aveva vista?

Fece qualche passo verso la Rover. La nebbia era fitta, eppure tuonava. Il cielo era gonfio di pioggia. Greg... a cosa aveva dovuto ridursi un Membro dell’Impero Britannico per controllare i movimenti di Kate. Fingersi un ladruncolo, uno che vive di espedienti. Tim e suo fratello Gregory avevano per anni custodito l’Helleborus; avevano scelto assieme a Sir David Attenborough i semi da conservare per i cento anni successivi, insieme avevano sotterrato la sfera di vetro che

li conteneva e insieme avevano condiviso la speranza di salvare dall’estinzione parecchie delle piante che questi semi avrebbero generato. Quando Tim se ne era andato il fratello, sebbene da anni in pensione, aveva avuto libero accesso ai giardini di Kew e par anni aveva protetto il segreto. Ma dopo il rinvenimento del cadavere dello stalliere le cose avevano cominciato ad andare diversamente. Greg aveva cominciato a dedicarsi alle frequentazioni femminili a pagamento, e il parco era sempre meno oggetto delle sue attenzioni. Una mattina, durante una passeggiata, vide un piccolo scavo nel punto dove aveva sotterrato la sfera dell’Helleborus. Qualcuno l’aveva trafugata.

Adesso Kate aveva incontrato Carne e si apriva di nuovo la prospettiva di recuperare i semi. Così lui, nonostante gli anni, si era messo sulle tracce di Kate. Adesso lei era sparita, e lui non riusciva a ricordare dove diavolo aveva già visto quella spilla... ... Ma certo! L’aveva vista più volte sul décolleté di Madame Isa Di Culo. E poi, quello strano simbolo a forma di merda aveva a che fare con qualche confratenita... Poteva essere un indizio per rimettere le mani sull’Helleborus. Bisognava scoprire chi era il proprietario della macchina e farlo parlare. Era davvero il padre di Carne? Meglio riportare la macchina a posto e prendere contatto con il proprietario.

(klaus)

Peggy, near to get retired

“Non sono riusciti ad aprirla!” “Ci è andata bene...” “Per fortuna l’avevo sigillata con l’attack, vedi che non sono svanita come pensi?” “Io parlavo solo di quella volta dell’erba nel forno, non avevo intenzione di...” “Lo dici adesso” “Sai cosa c’è dentro?” “Ne ho letto una parte, la mappa non l’ho nemmeno aperta” “Hai fatto bene. Dammi la scatola, d’ora in poi la tengo io” “Non sono questi gli ordini” “Ora basta. D’ora in poi gli ordini li prendi da me” “Non hai più rispetto per me...” “Zia, non prendertela, ma la situazione ti sta sfuggendo di mano. E’ meglio per te se d’ora in poi ti dedichi al tuo giardino” “Sono licenziata?” “No, sei in pensione” “Bella riconoscenza, dopo tutto quello che ho fatto per voi” “Lo hai fatto soprattutto per te” “E se raccontassi...” “Non pensarci nemmeno. Non ti converrebbe!” “E’ una minaccia?” “Può darsi. Ora occupiamoci delle due carogne” “Che intenzioni hai?” “Li chiudiamo giù in cantina. Li lasciamo lì qualche giorno finchè non risolvo alcuni problemi, poi li liberiamo” “Poveretti, in cantina no, c’è freddo, non ce la farebbero” disse Peggy, pensando a quello che c’era nelle piccole botti d’acciaio inossidabile, un segreto che pochi conoscevano. “Mettili allora dove vuoi, purchè non riescano a filarsela” “La porta della soffitta ha un lucchetto, potremmo metterli lì” “Bene. Subito dopo vattene a Brighton, ti ho già prenotato una camera vista mare al sesto piano del Grand Hotel, a nome di Peggy Hinshel vedova Wood.” “Non potevi sceglierne un altro?” “Nome o albergo?” “Albergo” “Perchè, preferivi una bettola?” “No, gli alberghi di lusso mi sono sempre piaciuti, ma non quelli che bruciano” “Cosa stai dicendo? Lo so che l’Ira ne ha bruciato un’ala, ma sono ormai passati quasi 25 anni!” “Sto parlando di ieri, ieri ha preso fuoco, un incendio che è partito proprio dal sesto piano!” “Troppe coincidenze!” pensò Kate “Ora mi tocca portarla con me”

(Myr)

“Siamo proprio rincoglioniti, ci siamo fatti inchiappettare dalle due fanciulle” “Chi poteva pensare che ci avrebbero portati qua sopra per chiuderci a chiave?” “Chiunque, con un po’ di cervello!” “Avremmo dovuto capirlo!” “Ci hanno fatto sperare” “La speranza è buona come prima colazione, ma è una pessima cena.” “Ermione Granger?” “Francis Bacon!” “E ora cosa facciamo?” “Parliamo” “Lo facciamo sempre” “Ora non possiamo fare altro” “D’accordo, comincia tu” “Non c’è bisogno di cominciare, lo stiamo già facendo” “Di cosa parliamo?” “Del più e del meno” “Niente filosofia!” “Era matematica” “Parliamo di Carne, non lo facciamo mai” “Non ne sono entusiasta ma di qualcosa dobbiamo parlare” “Di qualcuno, intendi” “Esatto, mi sono espresso male” “Cosa vuoi sapere” “Perchè non glielo hai mai detto?” “Non ce ne è mai stata l’occasione” “Nemmeno quando era piccolo?” “Non sapevo come l’avrebbe presa” “Sei stato un vigliacco!” “Sì, devo ammetterlo” “Prima o poi dovrai dirglielo, prima che lo scopra da solo” “Speravo succedesse” “Non è successo” “Se glielo dicessi, quale sarebbe la differenza?” “La verità, l’onestà...” “Concetti estranei” “Anche a me, ma il problema è tuo” “E’ mio perchè ne hai parlato” “E se non avessi parlato?” “Non avrei avuto il problema” “E Carne?” “Capisco, ma come faccio a dirgli che non è mio figlio?” “Provaci, magari lui lo sa già” “Ma non è quello il vero problema” “Difficile dirgli che lo hai adottato?” “Nemmeno questo” “E allora?” “E allora dovrò spiegargli perchè l’ho dovuto fare” “Quello sarà davvero difficile!” “Nemmeno quello” “E allora?” “Mi preoccupa quello che dirà lui” “Lui chi?” “Lo sai, Tu Sai Chi” “Tu Sai Chi, il cinese?” “Fanculo”

“E adesso, come facciamo con la Rover?” “Non infilare il dito nella piaga” “Quale dito?” “Hai delle piaghe?” “Non credo” “Allora non capisci un cazzo” “Ho capito invece, è meglio avere delle piaghe!”

(Myr)

Trovati!

Greg la sapeva lunga, non gli ci volle più di mezz’ora e un paio di telefonate per rintracciare il garage dove avevano cambiato i tergicristalli della Rover e dove avevano fatto il rabbocco d’olio. A quell’ora non c’erano traghetti in partenza da Dover quindi la strada sarebbe stata sgombra e da Greenwich ci sarebbe voluta un’ora per percorrere i 105 chilometri fino a a Lydden Hill. Era alba fatta quando arrivò nei pressi del circuito. Spense il motore e si guardò in giro. Come sempre, d’inverno a quell’ora, il silenzio regnava sulla campagna del Kent. Non gli rimaneva altro che aspettare che il primo pub aprisse per poi chiacchierare, per poi dire che doveva riportare la Rover al proprietario ma che non sapeva dove abitasse eccetera eccetera...

Mentre stava pensando che questa era l’unica strada sentì delle voci provenire da una delle due ville del circuito... sembrava un litigio di una vecchia coppia... “E adesso, come facciamo con la Rover?” “Non infilare il dito nella piaga” “Quale dito?” “Hai delle piaghe?” “Non credo” “Allora non capisci un cazzo” “Ho capito invece, è meglio avere delle piaghe!”

Rover. Non aveva capito il senso del resto ma aveva sentito bene!

(Myr)

Earthquake shakes parts of Kent

Mentre la voce fuori campo stava leggendo: “An earthquake has shaken parts of Kent, damaging buildings and disrupting electricity supplies...” la telecamera iniziò a riprendere due vecchi appena usciti da una casa malconcia. “The whole place was shaking just after 6am, the TV was rocking backwards and forwards, alarms going off, lamps smashed onto the floor, and now the small cracks in the house have got a lot bigger” “Possiamo parlare in italiano?” “Pensavamo che la CNN...” “Non si preoccupi, nei telegiornali aggiungiamo i sottotitoli” “Avevamo appena sentito il motore di una Rover e stavamo per gridare aiuto quando abbiamo sentito un forte botto e poi la casa ha cominciato a tremare... la porta della soffitta si è scardinata e siamo riusciti a uscire di casa...” “Stavate per gridare aiuto prima del terremoto?” “C’è stato un terremoto?” “Sì, c’è stato un terremoto, con epicentro a Folkestone” “Meno male!” “In che senso?” “Pensavamo ci avessero trovati e che ce l’avessero con noi” “Per questo stavate per gridare aiuto?” “No quella è un’altra storia... ci avevano chiusi a chiave” “Chi?” quella che avrebbe dovuto essere una breve intervista dopo un terremoto stava per trasformarsi in uno scoop... “Ci hanno fatto bere qualcosa, molto probabilmente ci hanno drogati e ci siamo ritrovati bloccati in soffitta. La porta era chiusa a chiave...” “Questo lo avete già detto!” “E si sono portati via anche la scatola dei biscotti” “Una scatola di biscotti?” “Sì, l’ho già detto, una scatola di biscotti, sigillata con l’attack” “Una cosa importante?” “Una cosa preziosa, mi ha detto la zia” “La zia di chi?” “La zia dell’altra donna” “C’era un’altra donna?” “Sì” “E ora dove è?” “Probabilmente assieme all’altra”

“Spegni la telecamera, questi due sono rincoglioniti” “Sì, l’ho visto, ma hanno detto di avere chiamato aiuto prima del terremoto” “E tu ci credi?” “Mi sembravano sinceri” “Vuoi rischiare il posto?” “Non ci penso nemmeno” “Allora usa il pezzo fino a quando hanno detto che sono riusciti ad uscire di casa, cancella tutto il resto. Poi zuma su quel tizio, quello vicino alla Rover, poi torna sulla casa e sulle crepe, soprattutto quelle vicino alla legnaia crollata”

(Myr)

Back to Lydden Hill

Peggy guidava con la sua mitica abilità. Avevano evitato di proposito la A2, sulla quale avrebbero potuto incontrare dei problemi. Man mano che si avvicinavano a Londra il traffico aumentava, i villaggi che attraversavano erano ormai svegli. “Ti dispiace se accendo la radio?”

“Fai quello che vuoi” “Accendo, allora?” “Accendi” “”An earthquake has shaken parts of Kent, damaging buildings and disrupting electricity supplies...” la voce continuò parlando dell’epicentro, di Folkestone, di Dover, di Shepherds Well, non parlò di Lydden Hill ma le due Fuller sapevano che sicuramente era successo qualcosa anche lì. “Speriamo che non sia successo niente alla casa” disse Peggy pensando ai bidoni d’acciaio. “Speriamo sia crollata” disse Kate pensando ai due vecchi. “Torniamo indietro” “Non pensarci nemmeno!” “Non ti ho detto tutto” “Hai messo di nuovo dell’erba nel forno?” “Nel forno no, mi sono già scottata” “Cos’altro hai fatto?” “Te lo dico se torniamo indietro” “Ne vale la pena?” “Questa volta credo proprio di sì” “Comincia a raccontarmi tutto”

(Myr)

Strane coincidenze

Winnie era ancora sveglio quando la piccola radio di bakelite che da sempre aveva sul comodino stava dando notizie sul terremoto del Kent. Winnie sapeva che i due flaconi di metallo che aveva sistemato con cura nella cassaforte nascosta nella base di un bronzo di Nazzaretto venivano proprio da là come gli altri due che la settimana precedente aveva spedito ad un ospite del Grand Hotel des Bains del Lido di Venezia e come quelli che aveva spedito al portiere del Grand Hotel di Brighton. Da poco aveva saputo degli incendi nei due alberghi e ora questa storia del terremoto! “Strane coincidenze!” pensò Winnie mentre si attingeva a svegliare Carnet.

(Myr)

La confessione

“Comincia dalla scatola di biscotti” “Niente di particolare, l’ho presa da Sainsbury’s” “Non farmi perdere tempo, dimmi cosa c’è dentro” “Lettere d’amore è la risposta giusta?” “Non farmi incazzare!” “Ci tengo la contabilità, devo renderne conto” “La contabilità di cosa?” “Vendite” “Vendite di cosa?” “Di quella cosa” “Prima o poi ti deciderai a dirmi di che cosa” “Prima o poi, ora ti dico solo chi, come, quando, dove” “C’è un tizio... viene da Londra... va in cantina... porta su delle cose... mi lascia una ricevuta... indica delle cifre... dei nomi... poi se ne va e non so mai quando torna. Io trascrivo la data, l’importo, il nome e l’indirizzo del cliente. Tutto qui.” “E ora vuoi tornare indietro per vedere se è tutto a posto” “Esatto” “E dei soldi cosa ne hai fatto?” “Quali soldi? I soldi se li tiene tutti lui” “E tu perchè lo fai?” “Devo proprio dirtelo?” “Lo immagino... ogni tanto vai in cantina...” “Sempre più spesso” “Effetti?” “Stupefacenti!”

(Myr)

TV News

Carne stava camminando di buon mattino in Tottenham Court Road, a due passi dalla casa di Carnet in Bedford Square. La tentazione di andare a suonarne il campanello c’era, abbastanza forte, quando i televisori si accesero nella vetrina di uno dei tanti negozi di elettronica della strada. La notizia, moltiplicata sui dodici grandi LCD di marche diverse, era la stessa: il terremoto nel Kent, con epicentro poco al largo di Folkestone. “Terremoto? Proprio dove si è inabissata Shitland! Pensano che siamo tutti coglioni?” pensò Carne. E anche il bario se ne era andato.

L.H. live

“Lo abbiamo fottuto” “Chi” “Quello della televisione, pensa che siamo rincoglioniti” “e invece...” “Cosa intendi dire?” “Che potevi fare a meno di raccontargli la verità” “Una verità talmente inverosimile che...” “Tranne che per un dettaglio, il fatto che abbiamo gridato aiuto” “Chi non l’avrebbe fatto durante un terremoto?” “Chiunque l’avrebbe fatto durante o dopo, ma non prima” “Prima o dopo, che differenza fa, uno è sotto shock, un po’ di confusione è naturale” “Ma il cameraman se ne è accorto” “Sì ma lui è un tecnico, cosa vuoi che possa fare?” Il cameraman stava inquadrando quel tizio con la Rover, aveva l’aria confusa, sembrava molto turbato, in mano teneva qualcosa che lampeggiava, forse un cellulare... cercò di chiudere l’inquadratura sulla luce ma il campo venne coperto. Erano le schiene dei due vecchi che erano usciti di casa e si stavano dirigendo proprio verso la Rover. La luce lampeggiò ancora una volta in direzione dei volti dei due rincoglioniti... la messa a fuoco non era perfetta ma per un istante l’oggetto si mostrò nei suoi dettagli... poi di nuovo fu coperto dalle schiene dei due vecchi che erano usciti di casa. Entrambe le teste si mossero, come se stessero annuendo, entrambi i due corpi salirono sul sedile posteriore della Rover, uno da una parte, l’altro dall’altra, segno che rincoglioniti del tutto non lo erano. La macchina ripartì verso la A2. “Peccato!” mormorò il cameraman che pregustava uno scoop, un rapimento, storie di sesso e di droga, le uniche che attizzavano l’audience. Ma non sapeva di essere in diretta.

(Myr) “Madame, è l’ora della sveglia!” “Non aprire subito le tende, odio la luce” “Madame, non si preoccupi, non la vede nessuno” “Non essere sempre così servile, sei con me da un secolo, lo sai che le mie rughe sembrano i crepacci dell’Eiger! Accendi la TV, non so dove ho infilato il telecomando” “Meglio non saperlo” borbottò la vecchia cameriera. “An earthquake has shaken parts of Kent, damaging buildings and disrupting electricity supplies...”. Le notizie venivano ripetute ogni mezz’ora e la giornata di Isa, sebbene in ritardo di un paio d’ore rispetto all’evento, cominciava con una brutta notizia. nella zona di Dover aveva vecchi amici, sperava che non fosse successo nulla a loro e ai loro beni. Seguì il resoconto dettagliato dei danni inframmezzato da una serie di interviste a gente del luogo. Vide anche due volti che le apparvero familiari ma alla sua età spesso capita di sbagliarsi, non capì cosa dicevano. La sequenza successiva era alquanto confusa, mossa, a tratti sfuocata, in lontananza si vedeva un’auto, poi una zoomata su una luce lampeggiante... lo schermo oscurato per un attimo e poi un’immagine chiara, perfetta, anche se ri-oscurata di nuovo. Riconobbe subito l’oggetto, come poteva non riconoscerlo anche a distanza di anni? “La mia spilla...” sussurrò Isa, con malinconia. “No, madame, La Spilla!” disse la cameriera ad alta voce, sperando che madame ricordasse. “Aiutami a vestirmi, dobbiamo andare” “Forse le è tornata la memoria” pensò la cameriera mentre stava per aprire il cassetto della biancheria. “Non mettere le mani lì, te l’ho già detto un milione di volte! D’ora in poi lo chiuderò a chiave” “Vecchia stronza...” pensò la cameriera “E non dimenticarti di prenotarmi un taxi. Dovrebbe essere qui tra un paio d’ore, non di più”

(Myr)

“Dove andiamo?” chiese Greg ai due ospiti della Rover, o era lui l’ospite? “Lei guida bene?” “Discretamente” “E’ disposto a lavorare per noi?” “Dipende dal ruolo” “Non dal denaro?” “Ne ho a sufficienza, recentemente ho fatto buoni affari” “Strano tipo, da dove viene?” “Non sono qui per un’intervista, mi sembra di avere in mano qualcosa che vi appartiene” “Beh, appartenere non proprio, diciamo che ci è stata affidata, un po’ come la coppa Davis o la coppa Rimet, di volta in volta, a seconda di chi vince, cambia l’affidamento” “Cioè l’avete vinta?” “In un certo senso” “Quanto può valere?” “Le potremmo dire soltanto quanto ci sarebbe costata se lei non l’avesse ritrovata...” “Quanto?” “Probabilmente la vita” “Quindi siete in debito con me” “Non sappiamo come ricambiarla... i soldi non le interessano...” “Non preoccupatevi, saprò dirvi come ma ora chi di voi due è il padre di Carne?” “Nessuno dei due” “La macchina è vostra?” “Sì” “Carne mi ha detto che è di suo padre, quindi...” “Ma lui non sa che...” “Smettila, vuoi che lo sappiano tutti?” “Qui siamo in tre, noi due lo sappiamo, se lo sa anche lui è uno in più e uno non è tutti!” “Ricominciamo con questi discorsi del cazzo?” “No, altrimenti so cosa diresti...” “Fanculo” “Ecco! “Vuoi spiegare a questo gentile signore che tu non sei suo padre, anche se lui lo crede, semplicemente perchè lo hai adottato?” “Se non sbaglio lo hai già fatto tu” “E il padre chi è allora?” “Lo chieda a lui” “E il padre chi è allora?” “Lo chieda a lui” “Fanculo tutti e due! Lo sapete o non lo sapete?” “Lo sappiamo, purtroppo!” risposero all’unisono.

Carne non lo sapeva ma sapeva benissimo che colui che lui pensava essere suo padre era una grandissima carogna. La verità non avrebbe certo peggiorato le cose! E invece...

(Myr)

Where is Greg?

Quando era scappato dalla clinica dove era stato rinchiuso per anni Carne non era riuscito a portarsi via niente. Il suo diario segreto, sul quale aveva annotato con cura tutti i suoi ricordi, era là, nascosto tra le radici del grande olmo, una pianta che aveva cominciato casualmente ad apprezzare per la sua caratteristica di innalzare la soglia di sopportazione del dolore fisico, di generare una più lunga capacità lavorativa e maggior concentrazione. Poche foglie ogni giorno, masticate lentamente, gli avevano permesso di sopravvivere senza troppe conseguenze al lungo periodo di prigionia. “Jimmy, c’è Greg?” “No, se ne è andato con la Rover” “Ti ha lasciato detto qualcosa per me?” “No, deve essere andato dalle parti di Dover” “Sei sicuro?” “Sì, ha chiamato un garage di quei posti e poi è partito” “Grazie Jimmy” “Tratta bene Kate, altrimenti ti ammazzo” “Stai tranquillo!” e riattaccò, senza dirgli del poderoso cazzotto che le aveva stampato sul muso.

Ora doveva trovare una macchina.

(Myr)

Carnet leaves London

“Winnie, dove è la Bentley?” “Proprio davanti a casa, lo ricordo benissimo” “Sembrava anche a me, ma ora non c’è più.

Devono averla portata via da poco, il posto dove era posteggiata è asciutto, mentre tutto intorno l’asfalto è bagnato” “Chiamo la polizia” “Chiamala dopo, prima portami le chiavi della Jaguar” “Il signore ha deciso di uscire da solo?” “Questa volta sì, è una questione privata” “Come se tutte le altre volte...” pensò Winnie. “Le porto subito le chiavi” disse poi pregustando, grazie all’assenza di Carnet, un prolungato e meritato sonnellino.

Al volante della Jaguar Carnet sperava che non fosse successo nulla ai bidoni nascosti nella cantina.

(Myr)

Action

Archibald Peacock, capo della polizia, osservava attentamente i filmati ripresi dalle telecamere piazzate nella zona di Dover. Dalla Francia erano arrivati parecchi traghetti con ruspe, mezzi anfibi, autopompe... una sorta di azione paramilitare. “Questi francesi mi stanno sulle balle... per un terremoto da quattro mattoni su un marciapiede mi sembra esagerato tutto questo!” pensò con una punta di preoccupazione... Quel Taffery, chiunque fosse, doveva entrarci in qualche modo. E anche la vecchia non doveva essere estranea a quello che stava succedendo. “Chiama il Dottor Lefevbre” disse al suo aiutante. “A Parigi?” “Tu chiamalo, non mi interessa dove. Poi avverti i comandi di Dover, Folkestone e anche di Canterbury, dicendo loro di stare all’erta, si tratta di una emergenza nazionale. Poi dì al comandante dell’elicottero di prepararsi a decollare tra poco... Dimenticavo, fai controllare Lady Hinshelwood, se esce di casa non la devono perdere d’occhio”

(Myr)

The same old story - Update

Jason stava riflettendo. Carne era scappato dalla clinica, prima o poi si sarebbe messo sulle sue tracce e, conoscendolo bene, prima o poi lo avrebbe trovato. Questa volta aveva bisogno di aiuto. Altre volte, in altre situazioni, aveva sempre cercato di cavarsela da solo ma questa era una vera emergenza, solo un intervento diplomatico avrebbe potuto se non risolvere il problema, minimizzarne le conseguenze. Quello che stava per fare avrebbe ulteriormente compromesso la sua libertà d’azione ma Jason, con i suoi trascorsi, non aveva molte persone su cui appoggiarsi. Chiamare Lady Cophetua gli costava fatica ma non poteva, a quel punto, fare altro. “Sono Jason Spengler” “Lei cerca Lady Hinshelwood?” “Certo, non vorrà che io abbia chiamato per parlare con lei” “Ma non voleva parlare con lei?” “Ho capito il malinteso, sì vorrei parlare con lei, non con te!” “Mi dispiace, signore, si sta vestendo e ha detto che non vuole essere disturbata” “Per cortesia, faccia quello che le dico, torni da lei dicendo che Jason sta arrivando per andare, di tutta fretta, nella casa che lei sa, nel Kent”

“La signora mi ha detto di chiederle che macchina ha” “E’ rincoglionita? Ci sono cose più importanti” “La signora non è rincoglionita, signore, ci sono due macchine della polizia davanti a casa, molto probabilmente la stanno cercando” “Solito malinteso possibile, stanno cercando me o lei?” “Dovrei darle del tu per farmi capire” “Vai. permesso accordato” “Ti stanno cercando” “Cazzo!” “Signore...” “Scusami” “Mi piacerebbe annullare il livello di confidenza che si è instaurato” “Mi scusi per il mio linguaggio” “Non si preoccupi, sono abituata a quello della signora!” “Ha un’idea?” “Chi io?”

“Era meglio rimanere lul livello di confidenza precedente” “Ho capito. Non lo so” “Chiedilo alla signora” “Forse non ce ne è bisogno, utilizziamo un vecchio trucco... ha funzionato altre volte” “Posso saperne di più?” “Appuntamento tra mezz’ora alla stazione di London Bridge, ultimo sportello a sinistra” “Grazie!”

Dieci minuti dopo questa telefonata Lady Hinshelwood uscì di casa e salì sul taxi che la stava aspettando. Indossava un tailleur di Chanel, un po’ troppo attillato per la sua età, e un cappellino con veletta, secondo la moda dei reali, di Philip Treacy. Nel salire la gonna, stretta sulle ginocchia, le creò una certa difficoltà ma solo per alcuni secondi. Una delle due macchine della polizia si mosse sulla scia del taxi. L’altra rimase, nel caso il ricercato si facesse vivo. Dopo qualche minuto la porta di casa Hinshelwood si aprì di nuovo e questa volta ad uscire fu la cameriera, col suo lungo abito scuro coperto da un leggero Husky, al braccio teneva una grande borsa per la spesa, ai piedi un paio di comode polacchine. Lo sguardo dei poliziotti la seguì fino alla fermata dell’autobus poi ritornò al portone di casa.

“Jason Spengler!” “Cosa fai qui, la tua padrona dove è?” “Cosa è tutta questa confidenza?” “L’ultima volta eravamo tornati al livello di confidenza” “Con tua sorella, forse” “Non ho sorelle” “Lo so, era un modo di dire” “Rifaccio la domanda, la sua padrona dove è?” “Sono io la mia padrona, il trucco ha funzionato, la polizia sta controllando la mia cameriera da Fortnum & Mason” “Grande!” “Un trucco da bambini, che macchina hai?” “Una Aston Martin” “Una più comune no, vero? Vuoi proprio che ti trovino!” “Vuoi che prendiamo il treno?” “No, corriamo dei rischi. Ho un’altra idea. Andiamo fino alla vecchia stazione di Camberwell Green, ora è diventata un’officina, lì possiamo cambiare macchina, lì c’è un amico..” “Lo conosci bene?” “Più che bene!” “Dai tempi di quella vecchia storia?” “Vecchia? Ma allora non hai capito un cazzo!”

(Myr)

... even Jimmy!

Jimmy stava sommando due più due. Lo aveva fatto diverse volte e il risultato era sempre quattro. Greg se ne era andato nel Kent. Carne lo aveva chiamato per sapere dove era Greg, quindi Carne stava andando nel Kent. Da quel poco che ne sapeva sarebbe bastato che Carne dicesse andiamo e Kate sarebbe andata. Quindi, se voleva rivedere Kate anche lui avrebbe dovuto andare nel Kent, così, se la deduzione era corretta, sarebbero stati in quattro, ottimisticamente Carne e Greg, lui e Kate. In tutto questo forse mancava un passaggio logico (in tal caso sarebbero stati in tre) ma valeva la pena di correre il rischio,

tutt’al più avrebbe riassaporato il gusto dell’aria umida sul viso! Appese il cartello Torno Subito alla porta, la chiuse a chiave e andò nel magazzino, tolse la coperta che proteggeva la sua BSA del 68, accese il motore e partì, capelli al vento, verso il mare.

(Myr)

le cose si complicano

I servizi segreti francesi erano talmente segreti che nemmeno uno dei capi, il dottor Lefevbre, conosceva parte dei propri agenti nè i loro informatori. Quando il suo amico Peacock lo aveva chiamato la prima volta gli aveva risposto, in totale buona fede, che non conosceva nessun Taffery. Ma dopo la telefonata dell’aiutante dell’ammiraglio pensò che forse era meglio saperne di più. Si mise subito in contatto con la contabilità, fornendo la sua password. “Controllate tutte le spese fatte in Inghilterra

durante l’ultima settimana” “Quale conto?” “Noir, ovviamente!” “Ho già la risposta” “Così velocemente?” “Qualcuno mi ha fatto la stessa richiesta pochi minuti fa” “Chi?” “Lei pensa che io possa dirglielo?” “Lasci stare, so quale è la procedura da quando è cambiato il presidente” “Le interessano i nomi o il dettaglio?” “Nomi e totali” “La linea è sicura?”

“WAP” “Bene. Non si tratta di grandi cifre ma i totali sono consistenti, i nomi sono cifrati ma non dovrebbe essere un problema per lei! Le stampo l’elenco completo e vengo nel suo ufficio” “Meglio evitarlo, ci vediamo tra poco in Passage Verdeau, sui gradini a sinistra del museo delle cere, di fronte al negozio di libri usati” “Tra dieci minuti sono lì”

Lefevbre chiamò subito il suo amico ammiraglio. “Archie, non ci vedo chiaro” “Cerca l’ammiraglio? Sono il suo aiutante. Posso fare qualcosa per lei?” “Parlare con l’ammiraglio!” “Può dire a me, provvedo io a riferire” “Giovanotto, so io cosa posso e non posso fare, cerchi di mettermi in contatto con l’ammiraglio, subito!” “Sissignore, non volevo mancarle di rispetto...” “Allora?” “Subito!”

“Archie, non ci vedo chiaro” “Nemmeno io, tant’è vero che vado a vedere da vicino. Sono in elicottero, sto andando là” “Là dove?” “Vicino a Dover” “Cosa è successo?” “Non ne sai nulla?” “Parli del terremoto?” “No, quello non mi preoccupa, mentre il resto...” “Quale resto?” “Tu lavori in un bagno turco?” “Che strana domanda... no, lo sai dove lavoro...” “Sì, ai servizi segreti... complimenti! State invadendo un tratto di costa inglese e tu non ne sai nulla!” “L’invasione dell’Inghilterra non era tra i programmi a breve termine! Mi faccio portare a Calais, vieni a prendermi con un hovercraft, riusciremo a parlare senza che ci possano sentire” “Portati un documento, se ti ferma un soldato ti potrebbe servire”

Nella vetrina c’era in bella vista un libro di acquarelli di Peter Greenaway ma purtroppo il negozio era chiuso per la pausa pranzo. Si ripromise di tornarci in un altro momento quando il solerte funzionario della contabilità piombò alle sue spalle. “Le ho portato quello che le avevo promesso ma ho scoperto dell’altro...” “Da noi succede spesso” “Non ci sono solo uscite, ci sono anche entrate” “E’ la vita... c’è chi scende c’è chi sale” “Capisco la sua filosofia, ma qui ci sono di mezzo i cinesi!” “Quanti?” “Ha importanza?” “Se uno di loro si chiama Taffery, sì” “Taffery c’è, ma è nell’elenco delle spese... tutto è cominciato all’Hotel Bellechasse, sulla rive gauche, con un conto astronomico... insieme a lui c’era una signora inglese, una bella donna di nome Catherine Fuller...” “Bene, allora Taffery esiste. Lei venga con me, devo andare a Calais, mi dirà il resto lungo il viaggio...” “A Calais? E’ il compleanno di mia moglie, abbiamo prenotato...” “Festeggerà l’anno prossimo, se sarà ancora sposato!”

(Myr)

On the road

Jimmy stava volando con la sua vecchia BSA sulla scia di una Jaguar. Non si preoccupava

dei limiti di velocità perchè non c’era traccia di polizia lungo la A2, tanto valeva fare vedere a quel signorino che lo precedeva quanto valeva la sua vecchia moto. “Ti saluto, ragazzo!” urlò affiancandosi, con la giusta esultazione di chi non guida da parecchio tempo e scopre che l’amore per il suo mezzo è rimasto inalterato. La sorpresa piombò su di lui mentre si girava verso il guidatore. “Hai rubato anche questa?” “Ci conosciamo?” “Sei ubriaco?” “Stamane no” “E’ forse meglio che ci fermiamo?” “Non ne vedo il motivo. Ora, se non le dispiace, gradirei non essere più disturbato...” A quel punto a Greg non rimase altro da fare che accelerare. “Avrà i suoi buoni motivi... forse la storia di Kate... a proposito Kate dov’era? che due più due non facesse quattro come avevo previsto?” questo ed altri pensieri si affollavano nella testa di Jimmy sferzata dall’aria umida della campagna del Kent. Accelerando, accelerando raggiunse una Bentley. “Tutte macchine da signori, questa mattina!” Stava superando anche questa quando sentì una voce familiare. “Jimmy, cosa ci fai da queste parti?” “Carne!?” “Non mi riconosci?” “Ma se ti ho appena sorpassato!” “Certo, lo vedo...” “No, eri su una Jaguar, ora sei su una Bentley, cosa sta succedendo?” “Sei ubriaco?” “Stamane no” “Se mi hai visto su una Jaguar, quello non ero io perchè io sono su una Bentley. Fino a qui ti è chiaro?” “Sì” “Se quello sulla Jaguar non sono io, sulla Jaguar c’è un altro. Chiaro?” “Continua a parlare senza perdere di vista la strada, hai già sbandato due volte” “Chiaro?” “Sì” “Se quello che guida è un altro e l’hai scambiato per me, non può essere che una persona, mio fratello Carnet” “Siete come due goccie d’acqua” “Di champagne, direbbe lui” “Vi siete dati appuntamento?” “No, mai, non ci vediamo da parecchi anni” “E allora perchè siete qui?” “E tu?” “L’ho chiesto prima io” “Mi hai detto che Greg è da queste parti e sono venuto a cercarlo” Carne non aveva intenzione di parlare del diario. “E Greg perchè è venuto qui?” “Dovremmo chiederlo a lui” “Speriamo di trovarlo” “Ci sarà molta confusione più avanti, stai attento” “Confusione?” “E’ il minimo che possa succedere quando c’è stato un terremoto” “Un terremoto?” “Un terremoto” “Hai notizie di Kate?” “Ora ho capito perchè sei da queste parti!” “Ero preoccupato per lei” “E perchè pensavi che fosse da queste parti?” “Perchè due più due fa quattro” rispose Jimmy riacquistando fiducia nella matematica. “Io vado avanti, se la trovo ti avviso” “Speriamo che non la trovi subito!” mormorò Carne mentre la BSA era già lontanapensando al viso tumefatto della ragazza .

(Myr)

Occasioni

La Rover mise la freccia, Greg disse di volere una birra. Il piazzale davanti al locale era deserto. Appena spense il motore un colpo secco gli esplose nel cranio. Niente spruzzi di sangue, solo un piccolo buco. “Avevi dimenticato la spilla ma avevi tenuto la Beretta 418!” “Mm” “Spostalo, dài, che dobbiamo ripartire” “Per andare dove?”

“Via di qua” “Risposte chiare, mai, eh?” “Ti sembra il momento? Hai appena ammazzato un uomo!” “Aveva la spilla” “Dovevamo trattare” “Guarda chi è, piuttosto...” “Urka, hai appena fatto fuori Gregory Fuller” “lo abbiamo fatto fuori, vorrai dire” “Lo abbiamo fatto fuori con le tue impronte sulla pistola” “A questo, sei arrivato?” “Era solo per fare un esempio” “Un esempio di cosa?” “Dai, nascondi il cadavere” “Nascondilo tu” “Fanculo”

(flack)

Niente dialogo, questa volta!

Jimmy si stava avvicinando al mare, il profumo di salmastro si mescolava agli odori muffosi della terra che si stava risvegliando... aveva proprio fatto bene ad andarsene dal pub, con Kate o senza Kate stava ricominciando a vivere. Proprio in quel momento qualcuno aveva invece finito di vivere. Poco più avanti, poco prima di un piazzale, due persone coperte da lunghi pastrani stavano trasportando un corpo verso dei cespugli. Istintivamente rallentò ma decise di non fermarsi per evitare rischi, ormai quello che era successo era successo... e in quell momento frenò. Sul ciglio della strada c’era un taccuino di pelle, molto vissuto, probabilmente caduto dalla tasca del malcapitato. Finse di pisciare, poi di allacciarsi una scarpa, lo raccolse e se lo mise nel taschino della camicia. Si guardò alle spalle per assicurarsi che non lo avessero seguito, poi alzò lo sguardo. Una sola macchina era posteggiata nel piazzale, nessuno in vista. Stava decidendo di farsi una birra quando guardò meglio la macchina, una Rover, un vecchio modello, lo stesso di quella che il giorno prima era arrivata davanti al suo pub. Non solo lo stesso modello ma la stessa auto, con i tergicristalli nuovi e, se due più due fanno quattro, Greg doveva essere nei paraggi. Anche questa volta la matematica stava dando ragione a Jimmy.

(Myr)

Crash

L’incontro col quel rozzo motociclista lo aveva turbato. Anche l’approccio, con l’accusa di furto, non gli era piaciuto per niente, era la prima volta che lo scambiavano per un ladruncolo. L’uomo che lo stava precedendo aveva una vecchia moto, non gli sarebbe stato difficile raggiungerlo anche se ormai doveva avere un certo vantaggio. Eliminò l’overdrive e pigiò sull’acceleratore, la Jaguar fece un balzo in avanti e cominciò a rendere onore al suo nome. La strada era deserta quindi non ebbe alcuna difficoltà a raggiungere le 120 miglia. Davanti a lui ora c’era solo una grossa macchina nera. Il guidatore, forse distratto da qualcosa, si spostò improvvisamente verso il centro della strada. Non c’era più tempo per frenare. Anche Carnet si spostò sulla destra, sbandò col posteriore, controsterzò con le due ruote di destra sullo sterrato e, mentre si rallegrava con sè stesso per la sua abilità, da alcuni cespugli uscirono due persone. Non ci fu nulla da fare. Sentì solo un urlo, fanculo gli sembrò, poi l’impatto le scaraventò in aria, volarono per decine di metri e si spiaccicarono sull’asfalto come due insetti sul parabrezza. Quello che Carnet non vide fu un piccolo oggetto, brillante, lampeggiante, che rimbalzò più volte per poi fermarsi vicino alla chiazza di sangue che si stava allargando intorno alla testa di uno dei due. Non era la prima volta che una cosa del genere gli capitava e quindì preferì non fermarsi, in caso di necessità sarebbe intervenuta lady Cophetua...

L’unico testimone di quanto era accaduto, prima e dopo, era Jimmy. “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi!” mormorò certo del fatto che le vittime dell’incidente non fossero dei comuni innocenti.

(Myr)

Il viale del tramonto

Il tassista era simpatico, parlava lentamente in un cockney che avrebbe potuto essere di Plaistow, un sobborgo della zona est, caratterizzato da una forte presenza di cattolici. Gli piaceva di più il papa precedente, ma in fin dei conti non toccava a lui emettere giudizi... Isa ascoltava senza intervenire. “Se disturbo, mi avverta” “Niente affatto, la ascolto volentieri” “D’altra parte il viaggio è lungo...” “Non si scusi, va bene così” “E’ un piacere servire clienti come lei” “Grazie” “C’è poco traffico, oggi” “Forse è per via del terremoto” “Terremoto? Dove?” “Dove stiamo andando noi” “Non me lo poteva dire prima?” “Lei non lo ha chiesto?” “Come facevo a chiederlo se non ne sapevo niente? Dovrei forse chiedere a tutti i clienti se c’è stato un terremoto là dove mi chiedono di andare?” “Io non faccio il tassista, sono affari suoi” “Non si approfitti di me, non sono il tipo da porgere l’altra guancia!” “Temo, giovanotto, che lei sia un po’ paranoico” “Forse è meglio che stiamo zitti” “Forse è meglio che lei faccia il suo lavoro e la smetta con questi discorsi del cazzo!” “Cara signora, lei è arrivata!” disse il tassista mentre rallentando ed avvicinandosi al ciglio della strada” “Ma lei è pazzo?” “Sì, signora, e lei è a piedi” disse mentre ripartiva sgommando. “Non si è nemmeno fatto pagare...” pensò Isa, che pur non avendo capito cosa era successo cominciò ad avviarsi mentre il tassista faceva inversione di marcia attarversando irregolarmente l’aiuola centrale. Poche decine di metri più in là un corpo straziato giaceva sull’asfalto. “Che disordine!” Isa era davvero arrabbiata, il personale di servizio non conosceva più i propri doveri... le strade andavano pulite! “E questo cos’è? Buttano via anche cose così belle! Proprio strano questo posto, devo proprio parlare con il direttore... in ogni caso qui non ci torno più” e così dicendo raccolse la spilla e la guardò. “Questi cinesi fanno proprio di tutto” disse gettando la spilla nel canale che correva a lato della strada. “Il sangue mi ha sempre dato fastidio” disse poi pulendosi le suole delle scarpe sfregandole sul terriccio ai bordi dell’asfalto.

Ricominciò a camminare proteggendosi gli occhi con la mano; il sole di mezzogiorno, ancora basso per via della stagione, la colpiva in pieno volto.

(Myr)

Uno dopo l’altro...

Il sole la abbagliava mentre camminava sul ciglio della strada, ogni tanto inciampava su una zolla, i suoi tacchi non erano l’ideale per una passeggiata in campagna. “Maria!” “Maria!” “Bisognerebbe frustarla! Quando ti serve non c’è mai, mi arrangerò da sola, come al solito”

Maria, una matura italiana di Pordenone, era stata al suo servizio cinquant’anni prima, subito prima che Isa si sposasse. Servizievole, mite di natura, l’aveva sempre seguita, aveva assecondato la sua indole, non aveva mai battuto ciglio di fronte ai suoi insulti o ai suoi capricci. Lo avrebbe fatto ancora ma purtroppo era morta 32 anni prima.

Si era agitata e come ogni volta che si agitava sentiva una irresistibile necessità di pisciare. Si abbassò le mutande di lino, si accucciò e per evitare che la scarpa destra si bagnasse spostò il peso dall’altra parte. I muscoli del vecchio corpo, indeboliti dall’età e dalla inattività, non furono in grado di contrastare l’improvviso spostamento, Isa rotolò lungo la scarpata del canale, piombò nell’acqua, annaspò per qualche istante, affondò.

L’acqua, che scorreva lenta verso sud, restituì il corpo, che aveva urtato contro un pilone di un piccolo ponte, una trentina di metri più avanti.

L’uomo appoggiato al parapetto stava fumando una sigaretta pensando a tutto quello che era successo in qugli ultimi minuti. Solo quando stava per gettare in acqua il mozzicone vide il cadavere di una vecchia signora galleggiare sotto il ponte, impigliata nei ferri arrugginiti che uscivano da uno dei piloni.

(Myr)

Addio ammiraglio!

Lefevbre. prima di arrivare a Calais, aveva le idee chiare su quello che stava succedendo e quel Taffery, o in qualsiasi altro modo si chiamasse, andava eliminato. Bisognava farlo senza chiasso perchè le protezioni di cui godeva venivano dall’alto. Chiamò il suo assistente. Doveva chiamare l’ambasciata francese di Kabul, doveva chiedere con codice rosso tutte le informazioni che riguardavano la madre di Taffery, nata a Nangarhar e probabile fiancheggiatrice dei talebani. “Taffery? Ho controllato anch’io, sua madre è viva e abita a Carcassonne, fuori dalla porta sud, vicino all’Hotel Vicomte!” “Io parlo di un terrorista, tu parli di coperture!” “Ma i documenti...” “Sono serviti solo per infiltrarsi ma ora abbiamo scoperto la verità” “Laureato a Tolosa in scienze politiche dopo licenza a pieni voti al liceo cattolico MichelMontaigne di Bordeaux, scuole inferiori a Saint Jean de Luz, asilo a Biarritz dove è nato il...” “Hai guardato anche i miei documenti?” “No, non mi permetterei mai” “Guardali” “Lo farò” “Subito!” “Eccoli” “Leggi ad alta voce” “Sissignore! Laureato a Tolosa in scienze politiche dopo licenza a pieni voti al liceo cattolico Michel-Montaigne di Bordeaux, scuole inferiori a Saint Jean de Luz, asilo a Biarritz dove è nato il...” “Ora leggi i tuoi” “Sissignore!... geometra, diplomato all’istituto tecnico di Montpellier, nato a Montpellier dove risiede... Signore, i miei dati sono falsi!” “Quindi anche gli altri sono falsi Ora sbrigati che dobbiamo eliminare quel traditore!” Gli dispiaceva dovere eliminare uno dei più brillanti agenti del suo servizio, ma questa volta l’aveva fatta grossa. Cercare di invadere da solo l’Inghilterra mandando a rotoli un progetto che era costato anni di lavoro e grandi investimenti... Doveva farlo, l’ammiraglio Peacock avrebbe potuto vantarsi, insieme al suo collega francese aveva sventato un attacco terroristico, l’ideatore, nato in una provincia afghana confinante con il Pakistan, era stato eliminato, nel suo covo erano stati trovati documenti di importanza strategica.

A Calais lo aspettava l’ammiraglio Peacock a bordo dell’hovercraft. Partirono immediatamente per Dover. Quando erano a poche miglia dalla costa l’ultimo container di bario esplose sotto di loro. Il sogno del commodoro, quello di morire in mare, si era avverato, quello di Lefevbre, di andare in pensione in Martinica, nella sua bella casa sulla spiaggia, no. L’assistente di Lefevbre aveva trovato le informazioni richieste (la madre di Taffery era stata arrestata prima di un attentato assieme a due dei suoi figli) ma non riuscì a contattare il capo sul suo telefono satellitare.

(Myr)

L’incidente

L’idea di Lady Hinshelwood non era male. Scesi dall’Aston Martin salirono su una Silver Shadow del 1960. Lui come autista, lei sull’ampio sedile posteriore, avrebbero ingannato chiunque, sarebbero sembrati due normali personaggi della borghesia inglese. La Rolls era in perfette condizioni, la vernice perfetta grazie ad un generoso strato di cera, il motore ticchettava come un orologio di marca. Per prudenza scelsero strade secondarie procedendo a velocità ridotta,

come si conviene ad una gita in campagna. Sapere di essere ricercato dalla polizia non lasciava certo tranquillo Jason ma la presenza di Lady Cophetua lo rassicurava, la vecchia aveva sempre la soluzione sotto mano e, quando non l’aveva, riusciva sempre a corrompere qualcun altro, quello che aveva la soluzione. Il risultato era lo stesso.

La vecchia dormicchiava mentre si stavano avvicinando a Lydden Hill. Jason stava per imboccare la A2 quando sullo svincolo, contromano, arrivò a velocità sostenuta un taxi. La Rolls cercò scampo sulla sinistra ma rimbalzò sul robusto guard rail, si mise di traverso e fu centrata in pieno dal taxi che non aveva neppure accennato ad una frenata. L’urto fu così violento che i tre occupanti non ebbero modo di accorgersi che le due auto avevano preso fuoco.

Il botto richiamò l’attenzione di un uomo appoggiato al parapetto di un ponte sul canale che costeggiava l’autostrada.

(Myr)

Intervento diplomatico

L’assistente di Lefevbre doveva assolutamente comunicare a qualcuno le sue informazioni, era ormai consapevole che solo lui avrebbe potuto salvare il mondo. Se Taffery fosse riuscito nel suo proposito gli inglesi avrebbero dato la colpa ai francesi, il danno sarebbe stato irreparabile e le conseguenze disastrose. L’Ammiraglio Peacock era con Lefevbre, quindi anche lui irraggiungibile (molto di più di quanto non pensasse). Doveva contattare qualcun altro, uno di cui potersi fidare... trovato! Il nipote del commodoro poteva fare al suo caso. Telefonò al SISBO, il direttore Peacock era fuori sede ma le referenze diplomatiche ebbero il loro effetto. Non più tardi di 6 secondi dopo i due uomini stavano parlando. I l giovane Peacock ricordava bene la conversazione avuta con lo zio nei cessi pubblici di Covent Garden. Anche se in quel momento non c’era lo zio non era solo, i riservisti dei Royal Marines erano tutti dalla loro parte e una azione militare non era da scartare... Dopo il buon fine dell’operazione avrebbe pensato a giustificarla, avrebbero potuto trovare armi ed esplosivi sui mezzi arrivati dalla Francia.

I riservisti aspettavano la chiamata da anni, erano sempre pronti all’azione. Entrò prima in azione la brigata del Kent. Identificarono l’obiettivo, ruspe, mezzi anfibi, autopompe, una vera colonna di mezzi militari ben mimetizzati, in Inghilterra con la scusa di un piccolo terremoto. I tiratori scelti circondarono l’ampio piazzale utilizzato come base, al comando di Oliver Rolling aprirono il fuoco, un colpo solo ciascuno, nello stesso istante, un colpo di frusta. I terroristi si afflosciarono tutti, nello stesso istante. Tutti tranne uno, era andato a pisciare. “Sono un cittadino francese” gridò alzando le mani. “Era meglio che non lo dicessi” disse Oliver, spuntando alle sue spalle con il suo coltello preferito nella mano destra, mano che utilizzò per tagliargli la gola. I riservisti salirono sui mezzi e li riportarono sui traghetti francesi con cui avevano attraversato la Manica. Come preda di guerra si tennero le armi e gli esplosivi. “Tutto fatto. Avvisa Archie che siamo sempre pronti” “Ben fatto, Generale. Lo zio ha grande stima di lei”

“Come è andata?” “Bene, ora è un problema vostro” “Dei corpi cosa ne avete fatto?” “Sono dentro l’autopompa rossa” “Buon lavoro, Peacock!” “Altrettanto, giovanotto! Auguri per la sua promozione” “Promozione?” “Non appena il suo capo saprà quello che lei ha fatto” Il traghetto che trasportava l’autopompa rossa naufragò sulla via del ritorno. Tutti i membri

dell’equipaggio vennero salvati da alcune navi della flotta francese che stavano facendo delle manovre nei dintorni.

Da una delle colline circostanti un uomo aveva assistito all’accaduto. “Queste scene le fanno proprio bene! Sembra tutto vero... prima o poi questo film lo andrò a vedere”

(Myr)

Sintesi?

La Jaguar affiancò la Bentley. Solo allora Carnet si accorse che era la sua Bentley e che al volante c’era lui. “Bella botta, eh?” “Cosa intendi?” “Il parabrezza” “Cosa ha il parabrezza?” “E’ a pezzi” “E allora?” “Allora ti ho visto” “Anch’io” “Ma io non ho investito nessuno” “Se ti riferisci a quella storia in Hyde Park, io non c’entravo” “No, parlo dei due vecchi che hai travolto mezz’ora fa” “Vecchi? Erano due volpi!” “Due vecchie volpi. Può essere” “Dove stai andando?” “Dove vai tu” “Ovvio!” “Ne hai ancora?” “Di cosa?” “Lo sai benissimo!” “Qui no, ma dovrebbe essercene in abbondanza a Lydden Hill” “E’ buona?” “Direi di sì, salti ontologici, sdoppiamento di personalità... però devi continuare a prenderla, l’effetto prima o poi finisce” “Lo temevo” Entrarono insieme nel posteggio del circuito.

(Myr) Peggy e Kate erano alla finestra della cucina quando due macchine, una Bentley e una Jaguar, entrarono nel parcheggio. “Presto! scendiamo in cantina!” “Cosa facciamo?” “Lo so io, tu aiutami a spostare i bidoni” “Dove?” “Lo sai dove siamo?” “Certo!” “No, non lo sai, siamo sul primo tumulo di Lydden Hill, abbiamo una via di uscita” “Dove?” “Tu devi solo dire Apriti e la via si spalancherà” “Ci seguiranno?” “Devi dare l’ordine!” “Apriti!” La roccia divenne una porta e si aprì. Uscirono. Dal fondo della valle saliva una nebbia densa e grigia, come un alito millenario.Lei andò verso il lago, Peggy la seguì. “Un giorno questo fiume sarà un mare” disse. Ma lei guardava lontano, forse indietro, verso i bastioni del passato. “... e i nostri nipoti giocheranno con le onde, gli gnu torneranno all’ovile e la cutrettola tornerà fare il nido in soffitta”. “Un giorno, forse.” “Dove siamo’” “Non lo so ancora, o a Knowth o a Cerveteri” disse Peggy facendo rotolare un bidone. “Preferirei Knowth” disse Kate spingendo l’altro.

Peggy non aveva ancora detto a Kate che qualcuno aveva annacquato la roba.

(Myr)

Fanculo

Avevano avuto il tempo di vedere Peggy e Kate affacciate alla finestra della cucina ma quando entrarono nella casa non c’erano più eppure non potevano essere uscite, le avrebbero incontrate. Chiusero a chiave la porta e ispezionarono tutta la casa guardando dappertutto, dentro gli armadi, sotto i letti, in soffitta... non rimaneva che la cantina, dove erano nascosti i due bidoni

d’acciaio. Kate e Peggy non erano nemmeno lì e nemmeno i due bidoni. “L’effetto sta finendo” “E’ stato bello!” “Non sempre!” “Mezzo pieno!” “Mezzo vuoto!” “Fanculo”

(Myr) (flack)

Fanculo2

“Per un po’ di tempo potremmo andare a stabilirci nello Yorkshire, adesso la villotta dovrebbe essere libera...” “Io e te insieme?” “Perché, non ti va?” “Non rispondere a una domanda con un’altra domanda” “Potremmo concederci una vita agiata e tranquilla...” “... Già, e magari narrare le nostre gesta!” “Era una battuta sarcastica?” “E la tua domanda?” “Non cominciare” “Vai a dare via il culo” “Non rendermi la vita impossibile” “Non rompermi i coglioni” “Non essere aggressivo” “Non lamentarti sempre”

“Potremmo assumere due pseudonimi: io vorrei uno pseudonimo che non riveli nessun nome, che lasci un’aura di indefinitezza intorno alla mia identità...” “Sì, meglio lasciarla indefinita...” “Tu potresti assumere uno pseudonimo che denota la tua enorme carogneria” “Fanculo” Titoli di coda

Jimmy girovagò a lungo nelle campagne del Kent, la speranza di trovare Kate non lo abbandonò mai. Quando morì, dopo una notte di gelo, trovarono nel taschino della sua camicia un taccuino di pelle, dall’aspetto molto vissuto. Al suo interno c’erano annotazioni preziose.

Kate e Peggy, in Irlanda, aspettavano pazientemente che l’aqua in eccesso evaporasse.

Il giovane Peacock prese presto il posto che per anni era stato dello zio. Oliver Rolling gli giurò fedeltà.

(flack)

Fanculo3

“Ti sta bene quella vecchia vestaglia!” “Non mi invecchia?” “Non più di quanto tu non sia” “Gradisci un rahat lukùm?” “Ho paura di annoiarmi” “Un dito di Lepanto?” “Non starmi così addosso, non ti sopporto” “Sono cazzi tuoi” “Stai zitto” “...’nculo”.

fine, veramente molto fine

L’assistente di Lefevbre stava ancora aspettando che il suo capo ritornasse per avere la sua meritata promozione.

Winnie, aspettando il nuovo parabrezza per la Jaguar, utilizzava la Bentley anche se ormai una delle due macchine era diventata inutile.

(flack)

Credits

Grazie ai lettori di Goito, Napoli, Fano, Sesto Fiorentino, Catania, Genova, Milano, Pescara, Bari... che stanno leggendo la storia. Queste informazioni ci sono state fornite dal contatore di Extreme Tracking.

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