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EQUO COMPENSO VERSO UNA VITTORIA DAL

Sapore Amaro

il Disegno di Legge sull'equo compenso per i professionisti, con il medesimo testo proposto nella scorsa legislatura, è stato approvato all'unanimità dalla Camera nella seduta del 25 gennaio 2023. Si è ora in attesa della valutazione da parte del Senato.

Se è vero che ci stiamo avvicinando al traguardo tanto sospirato negli ultimi anni, l’eventuale emanazione della Legge meriterebbe una timida esultanza, in quanto per la categoria sarebbe una vittoria solo parziale.

Per chi non fosse informato, sintetizzo alcuni aspetti della norma per i quali le rappresentanze dei professionisti hanno avanzato sostanziali proposte di modifica. In primis, ricordo che il DDL Equo Compenso prevede tariffe professionali aderenti a parametri proposti ogni due anni dagli ordini professionali e sanciti da decreti.

Se venisse approvato, tale compenso si applicherebbe nei rapporti professionali con imprese bancarie, con imprese assicurative, con la pubblica amministrazione e con imprese private con ricavi annui superiori a 10milioni di euro o con più di 50 dipendenti.

È evidente che si tratterebbe di una vittoria dal sapore amaro cari colleghi, in quanto a beneficiarne sarebbe solo una rosa ristretta di professionisti.

L’obiettivo dell’equo compenso dovrebbe avere una portata maggiormente ampia, contenendo l’attuale prassi da “far west” dei compensi. L’ho affermato più volte, il DDL in esame dovrebbe garantire la qualità dei servizi prestati alla clientela oltreché il rispetto e la dignità al professionista.

Sono numerosi i correttivi che potrebbero essere messi in atto, ma una delle principali criticità da sanare è l’estensione del beneficio nei rapporti professionali con tutte le attività di impresa e ditte individuali, definendo scaglioni adeguati in funzione dell’entità del servizio reso e delle dimensioni reddituali del cliente. Tale rettifica gioverebbe anche ai giovani professionisti, istruendoli sin dai primi passi nella professione all’etica dei rapporti tra colleghi, che molto spesso viene meno in favore dell’accaparramento del cliente. Un’attività adeguatamente retribuita significherebbe la riduzione della clientela in favore della qualità del servizio reso. Altro macroaspetto da modificare è rappresentato dall’estensione dell’equo compenso anche ai consulenti non appartenenti a ordini professionali, ciò al fine di favorire un’onesta concorrenzialità ed una corale gratificazione lavorativa. Ad ogni buon conto, un importante passo si sta compiendo verso la tutela tanto agognata: l’adeguata remunerazione del nostro lavoro. Una volta legge, si procederà ad aggiustare il tiro e a definire compiutamente una norma rappresentativa e migliorativa per tutti i professionisti, come anche auspicato dalla nostra Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone intervenuta al convegno organizzato dal ns CPO. al teatro Massimo di Roma il 24 gennaio u.s..

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