The Artship #1

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B(A)UY IT Umberto Chiodi, Bentivoglio (BO) 1981 Tra Fellini e Grandville a banchettare

Poetica dell’oggetto assente, diametro di una perfezione incompiuta dell’anima. L’artista opera fondendo l’espressione dei colori con l’azione che mortifica l’origine del corpo stante, caricandolo così di una linfa arcana e tradotta, dalla gestazione pensata dell’altrove. Dopo i figurini, simili per certi versi al compagno Ontani, Chiodi modifica il percorso artistico seguendo la sua personalissima cifratura per mappe e percorsi, di ombre che indicano l’esistenza sottaciuta di una luce, baccanale del belletto. La danza degli oli fa scivolare gli occhi dello spettatore in un immaginario assorto e tremendamente a lui vicino, velo di maya squarciato con l’ironia del sogno. Umberto Chiodi, Due e un vestito (2008) COURTESY GALERIE MICHAEL SCHULTZ

Unkle - Rabbit in your headlight

Luca Pancrazzi, Figline Valdarno (FI) 1961

La siepe di Borges “Io nel pensier mi fingo” Il paesaggio è il limite per mezzo del quale l’uomo decide il suo percorso, moltiplicando le proprie scelte in un tutt’uno che, mettendo il linea l’occhio la mano e la mente, indica di volta in volta la direzione intima e personale del cammino. Procedere non è come eliminare Luca Pancrazzi, Wind bags (2007) le altre possibilità, ma anzi sommare i percorsi paralleli che già si creano, che influenzano i dialoghi fatti con quelli che verranno. Frutto di contingenze è l’abile ingegno di colui che modifica poco, ma sposta, il filtro dell’arte, permettendo alla linea prospettica di dirsi ancora poetica, tintinnio del tempo che decantando, suggerisce.

Sabrina Mezzaqui, Bologna 1964 La parola come mantra votivo

Intervenendo sul simbolismo del testo, agisce sui rituali di modificazione della parola che si fa oggetto, prestandosi al dire in forma diversa rispetto al verso prodotto. Testi antichi e testi sacri, maneggiati nella forma del qui e ora, fogli di carta arrotolati come pergamene intraducibili rivelano Sabrina Mezzaqui, Il giuoco delle perle di vetro allo spettatore l’intervento manuale, minuzioso e ripetitivo, convincimento rotondo di una processione ciclica della realtà che si purifica, costretta dal suo stesso modo d’espressione: nel pensiero che si fa parola, lo spirito partecipa all’invisibile senso primigenio della verità, fondando così sulle sue macerie, il residuo della sua ascensione. 25


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