Un progetto transnazionale di condivisione di storie per bambine e bambini con focus sull’inclusione sociale
UNA GUIDA DI BUONE PRATICHE di Mary Lowry
Tradotta in italiano da Maraikel Gualandris
Appendice 1 – The Key Principles of Inclusive Arts Education
Appendice 2 – Regole sulle Nuvole
Appendice 3 – Template per la scrittura della storia
Appendice 4 – Istruzioni per creare la mappa della tua storia
PARTE 1 CONTESTO
INTRODUZIONE
Questa è la storia di come due organizzazioni impegnate nella promozione della scrittura creativa,
Fighting Words in Irlanda e La Grande Fabbrica delle Parole (LGFDP) in Italia, si siano unite per realizzare dei laboratori in cui bambine e bambini irlandesi e italiani potessero collaborare nella creazione di storie. È anche una guida di buone pratiche pensata per fornire informazioni e supporto nell’uso di metodologie creative per la creazione di storie a insegnanti, educatrici, educatori e mentori che lavorano con bambine e bambini, in particolare quelli provenienti da contesti culturalmente marginalizzati.
Fighting Words e La Grande Fabbrica delle Parole, grazie alla loro esperienza condivisa e a una comprovata competenza nell’ambito dello svantaggio educativo, hanno potuto perciò dare vita a un progetto della durata di 11 mesi, finanziato dal programma Erasmus+ e incentrato sull’Educazione
Creativa per le Scuole Primarie in Aree Svantaggiate (CESDA - Creative Education for Primary Schools in Disadvantaged Areas).
La struttura del progetto fonde l’approccio educativo e creativo Story Seeds di Fighting Words con il metodo Nessuna Esclusa, Nessuno Escluso de La Grande Fabbrica delle Parole. In questo modo, bambine e bambini hanno avuto l’opportunità di ampliare il proprio senso di appartenenza, passando da una dimensione locale a una europea, e hanno potuto esplorare, attraverso le storie da loro create, i valori comuni dell’Unione Europea, i principi di unità e diversità, nonché la propria identità e consapevolezza culturale e il patrimonio sociale e storico dei Paesi in cui vivono.
Fighting Words è un’organizzazione dedicata alla scrittura creativa, fondata a Dublino nel 2009.
Offre gratuitamente attività legate alla scrittura creativa in tutte le sue forme a bambine e bambini, giovani e adulti. Propone una vasta gamma di laboratori, tutti pensati per promuovere la creatività e la scrittura come divertenti e potenti strumenti di espressione personale. Per ulteriori informazioni: www.fightingwords.ie
La Grande Fabbrica delle Parole è parte di Insieme nelle Terre di Mezzo ODV, fondata nel 2003 nell’ambito della rivista di strada Terre di Mezzo. La Grande Fabbrica delle Parole promuove la coesione sociale e l’incontro tra culture attraverso laboratori gratuiti di scrittura creativa. Il progetto si rivolge a bambine e bambini, ragazze e ragazzi a rischio di marginalizzazione culturale, con l’obiettivo di offrire loro uno spazio in cui esprimere la propria creatività attraverso la scrittura, affinché le parole appartengano davvero a tutte e tutti, nessuna esclusa e nessuno escluso. Per ulteriori informazioni: https://grandefabbricadelleparole.it/
SEMI DI STORIE - DALL’IRLANDA ALL’ITALIA
(E RITORNO!)
Semi di storie - dall’Irlanda all’Italia (e ritorno!) è parte del progetto CESDA, finanziato nell’ambito del programma Erasmus+. Molte delle storie scritte all’interno del progetto iniziano in Irlanda, viaggiano fino all’Italia e talvolta tornano al loro punto di partenza o si spingono oltre, fino allo spazio. Qui sono disponibili le mappe relative a ciascuna storia, che raccolgono tutte le località coinvolte.
Il progetto ricorre alla creatività per celebrare e dare voce (letteralmente) a bambine e bambini che a causa di situazioni di svantaggio, discriminazione ed esclusione non sempre hanno l’opportunità di farsi sentire. Questo è possibile grazie alla partecipazione attiva di bambine e bambini a laboratori di scrittura creativa, in cui le giovani autrici e i giovani autori creano le proprie storie, con risultati concreti (podcast e pubblicazione di libri) che documentano il loro successo.
Creatività e scrittura diventano, per bambine e bambini, gli strumenti per sviluppare la propria immaginazione e uno sguardo positivo sul mondo, che a loro volta migliorano le loro capacità di lettura, scrittura, calcolo ed espressione orale. Inoltre, contribuiscono a rafforzare la fiducia in se stessi, le capacità comunicative e un generale senso di felicità e benessere. In una rassegna sui benefici dell’impegno creativo nelle situazioni di svantaggio sociale, Downes, Nairz-Wirth & Rusinaite (2017: 40) evidenziano il potenziale delle arti nel coinvolgere studenti marginalizzati, grazie all’impiego di modalità alternative di pensiero: l’espressione artistica si configura infatti come un diverso modello di comunicazione, i temi trattati possono apparire più rilevanti e gli studenti spesso sperimentano un senso di realizzazione che non trovano in altre materie scolastiche.
Le bambine e i bambini che hanno partecipato a Semi di storie - dall’Irlanda all’Italia e (ritorno!) hanno visto anche le proprie storie e idee condivise a livello internazionale, grazie alla pubblicazione digitale dei loro racconti. Questo contribuisce ad aumentare il loro senso di empowerment e ad amplificare le loro voci.
COSTRUIRE UNA RETE
La Grande Fabbrica delle Parole (LGFDP) e Fighting Words fanno parte di un collettivo di centri di scrittura creativa chiamato Writing our World e hanno già collaborato in passato in due progetti internazionali. Per maggiori informazioni sulle collaborazioni precedenti, è possibile visitare questo Link . Nel contesto del progetto Semi di storie - dall’Irlanda all’Italia (e ritorno!), i membri dello staff di entrambe le organizzazioni si sono incontrati regolarmente online per una serie di sessioni di scambio di competenze, con l’obiettivo di esplorare insieme la progettazione e lo sviluppo del progetto.
Nel corso dei mesi, questi incontri si sono evoluti in una vera e propria condivisione di buone pratiche.
Le sessioni si sono concentrate su tre aree principali:
● Le modalità operative di ciascuna organizzazione nel lavorare con comunità marginalizzate;
● Le esigenze linguistiche specifiche del progetto;
● La costruzione di relazioni e la creazione di spazi per la conversazione, l’ascolto e la riflessione.
Questi incontri sono stati ispirati da The Key Principles of Inclusive Arts Education sviluppati nel 2004 dalla Dott.ssa Una McCabe e dal Prof. Paul Downes per il DCU Educational Disadvantage Centre (vedi Appendice 1).
L’impatto di queste conversazioni ha arricchito umanamente e professionalmente entrambe le organizzazioni.
OBIETTIVI
L’obiettivo principale di questo progetto è quello di rafforzare in bambine e bambini la consapevolezza del proprio “luogo”, ampliando la dimensione locale in una europea attraverso l’esplorazione di valori comuni, dei principi di unità e diversità, nonché della propria identità culturale e linguistica, della propria consapevolezza culturale e del patrimonio sociale e storico.
Ci proponiamo di raggiungere questo obiettivo attraverso:
● la collaborazione tra bambine e bambini di scuole e aree geografiche diverse, per scrivere insieme una storia ispirata principalmente al territorio in cui ciascuno vive e va a scuola;
● l’uso alla scrittura creativa, per aiutare bambine e bambini ad articolare ed esprimere le proprie storie legate ai luoghi in cui vivono, giocano, socializzano e studiano, sviluppando inoltre un senso di orgoglio e appartenenza nei confronti degli stessi;
● l’offerta di laboratori partecipativi, positivi e divertenti, che garantiscano libertà creativa, favoriscano l’inclusività e la diversità di voci e rafforzino in bambine e bambini la loro capacità decisionale;
● la rassicurazione, più volte ripetuta, che possono scrivere ciò che desiderano, senza preoccuparsi dei dettagli, i quali potranno essere modificati in seguito. In questo modo si rafforza il senso di autonomia di bambine e bambini;
● il rafforzamento di un’immagine positiva di sé, che consenta a bambine e bambini di rielaborare creativamente gli aspetti negativi della propria vita e trasformare la propria percezione dei luoghi in cui vivono e delle possibilità che hanno in senso positivo;
● la creazione di connessioni e comprensione reciproca tra bambine e bambini di luoghi diversi, stimolando curiosità verso altre culture, ambienti e lingue;
● il sostegno nella comprensione della propria storia personale, emotiva e contestuale (che sia geografica, sociale o immaginativa).
L’APPROCCIO EDUCATIVO E CREATIVO DI STORY SEEDS
Il programma Story Seeds è nato in Irlanda e ha preso forma a seguito di una conversazione con un’agente della Garda (polizia) dell’Unità di Coinvolgimento Comunitario, situata vicino al centro di scrittura creativa Fighting Words, nel centro di Dublino. La sergente Aoife Reilly era consapevole che bambine e bambini della comunità avevano risentito della visione negativa del quartiere, dovuta alla reiterata pubblicizzazione di una serie di episodi di violenza che vi erano avvenuti. A tutto ciò si aggiungeva l’isolamento causato dai vari lockdown legati alla pandemia da COVID-19.
Desiderosa di trovare un modo per incoraggiare ragazze e ragazzi a sentirsi fieri del loro quartiere e della propria comunità multietnica, la sergente Reilly si rivolse a Fighting Words all’inizio del 2021, proponendo un progetto creativo con le scuole primarie locali per promuovere un senso positivo di comunità e “restituire orgoglio al loro territorio”. Sperava inoltre che questo potesse “trasformare l’ansia in qualcosa di positivo”. Da questi primi incontri nacque l’idea di Story Seeds.
Il primo progetto coinvolse le scuole primarie del nord-est del centro città di Dublino, in un programma di scrittura creativa collaborativa incentrato sulla comunità locale e sul senso del luogo: una classe di una scuola primaria scriveva il primo capitolo e lo passava a un’altra classe, nella stessa scuola o in un’altra, per proseguire la storia.
È nata così una raccolta di sei storie composte da quattro capitoli ciascuna, scritte da classi di 22 scuole del nord di Dublino, ambientate nelle scuole e nei quartieri degli studenti. Questa raccolta, intitolata Story Seeds - Springtime in the North Inner City è stata realizzata con il supporto di mentori e illustratori volontari di Fighting Words. Bambine e bambini, insegnanti e scuole hanno ricevuto copie della pubblicazione, e ogni scrittrice e ogni scrittore è stato citato e riconosciuto nel libro per il proprio contributo.
Grazie al successo di questo primo progetto, Fighting Words ha ricevuto un finanziamento dal programma governativo Creative Ireland, che ha permesso di estendere l’iniziativa alle scuole primarie e secondarie in tutta l’Irlanda, sia in aree urbane che rurali, in contesti giovanili, in ambienti per bisogni educativi speciali e, più recentemente, in progetti su scala “isola condivisa”, in collaborazione
tra organizzazioni dell’Irlanda del Nord e della Repubblica d’Irlanda. I tipi di narrazione si sono ampliati includendo racconti brevi, opere teatrali, canzoni e poesie.
Attraverso Story Seeds, Fighting Words ha instaurato collaborazioni con organizzazioni attive nei settori dello svantaggio economico, della marginalizzazione sociale, della salute mentale, della disabilità, delle minoranze etniche e dei rifugiati/migranti. Il programma ha offerto l’opportunità di esplorare e comprendere cosa significhi “luogo” e “comunità” per i partecipanti, permettendo loro di esprimere queste esperienze attraverso il racconto.
Nel frattempo, si è anche scoperto che Story Seeds è un modello estremamente adattabile, applicabile in contesti locali, regionali o transnazionali, e adatto a tutte le fasce d’età – da bambine e bambini, fino agli adulti.
Clicca qui per leggere una valutazione del progetto Story Seeds
IL METODO NESSUNA ESCLUSA, NESSUNO ESCLUSO
Il metodo Nessuna Esclusa, Nessuno Escluso è un modello di buone pratiche sistematizzato nel tempo da La Grande Fabbrica delle Parole, per lo più da Francesca Frediani, in risposta ai bisogni espressi direttamente da bambine e bambini e da ragazze e ragazzi che hanno partecipato alle attività dell’associazione.
L’obiettivo principale è l’inclusione di tutte e tutti, senza eccezioni, ma le strategie messe in campo vengono adattate di volta in volte alle esigenze specifiche di ogni bambina o bambino.
Il metodo coinvolge l’intera comunità della Grande Fabbrica: personale, volontarie e volontari, insegnanti e, più recentemente, anche i genitori. Coinvolgendo ogni elemento dell’organizzazione, si crea un circolo virtuoso in cui ciascuna e ciascuno apprende pratiche, strategie e metodi di inclusione che possono essere applicati anche al di fuori dei laboratori, nella vita di tutti i giorni.
Il fulcro del metodo è l’inclusività in tutte le sue forme, sviluppata nel lavoro svolto con le scuole di aree svantaggiate di Milano. Questo ha portato a considerare lo svantaggio da diverse angolazioni:
● Situazioni socio-economiche che limitano l’accesso delle famiglie alle risorse educative;
● Scarsi finanziamenti scolastici e conseguente riduzione delle opportunità educative;
● Limitata partecipazione da parte dei genitori, dovuta a lavori precari o a barriere linguistiche;
● Difficoltà comunicative quando la lingua parlata a scuola non è quella parlata a casa e/o la prima lingua della bambina o del bambino;
● Carenza di insegnanti e/o alta rotazione del personale scolastico;
● Aspettative basse nei confronti di bambine e bambini di aree svantaggiate, che si traduce in una bassa autostima e in una visione negativa di sé, che spesso si tramuta in realtà, come “una profezia che si autoavvera”;
● Mancanza di attenzione all’individualità della bambina o del bambino e alle sue personali modalità di apprendimento ed espressione.
Il metodo LGFDP: passo dopo passo
FASE 1 - Spiegare agli insegnanti in cosa consiste il metodo Nessuna Esclusa, Nessuno Escluso e perché è fondamentale che tutte le bambine e tutti i bambini partecipino al laboratorio, senza eccezioni. Se vi è titubanza da parte dell’insegnante nel coinvolgere la bambina o il bambino nelle attività, ci si confronta sulle perplessità al fine di trovare una soluzione diversa dall’esclusione e che faccia sentire a proprio agio tanto l’insegnante quanto la bambina o il bambino e il gruppo classe.
Non si chiede a bambine e bambini di adattarsi al laboratorio: è il laboratorio che si adatta a loro.
FASE 2 – Dialogare con l’insegnante (di persona o telefonicamente) e compilare un questionario che include domande sul numero di alunni presenti in classe, eventuali bambine e bambini con disabilità, con bisogni educativi speciali, che non usano l’italiano come prima lingua o qualsiasi altro genere di difficoltà (anche non certificate) o particolari dinamiche presenti, così come le preferenze o gli interessi individuali di bambine e bambini. È inoltre importante verificare se ci sono già strategie utilizzate in aula che possano supportare il laboratorio.
FASE 3 – Analizzare le informazioni raccolte per ogni singola classe in una riunione del team LGFDP, curandosi individualmente di ogni bambina e di ogni bambino, così da predisporre gli strumenti e le strategie migliori per supportarla o supportarlo. Alcune strategie potrebbero essere:
● Mappe o schemi che illustrino tutto ciò che accadrà, passo per passo;
● Carte illustrate per facilitare la comunicazione e ridurre la frustrazione;
● Altri dispositivi di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), come tablet o computer;
● Brevi pause in ambienti sensorialmente adatti per aiutare l’autoregolazione;
● Supporto individuale durante la scrittura, con eventuale stimolo all’uso di immagini o diagrammi come mezzi alternativi di espressione;
● Vocabolario semplice e frasi brevi per bambine e bambini con difficoltà linguistiche;
● Disponibilità ad accogliere l’uso della prima lingua della bambina o del bambino, se diversa dall’italiano;
● Uso di sottotitoli in caso di attività che prevedano l’uso di video.
Oltre a queste strategie, LGFDP si avvale anche del supporto di esperte ed esperti (es. interpreti, traduttrici e traduttori, operatrici e operatori LIS) quando necessario.
È importante ricordare che ogni giorno bambine e bambini possono aver bisogno di un tipo diverso di supporto: è fondamentale ascoltare, non forzare, e capire di cosa hanno bisogno nel momento presente.
FASE 4 – Al termine di ogni laboratorio è prevista una sessione di confronto e riflessione per condividere le proprie osservazioni e riflessioni sul laboratorio appena concluso e sulla classe che vi ha partecipato. Questo è particolarmente importante nel caso di progetti che prevedono più di un laboratorio con la stessa classe.
Queste sessioni di confronto permettono di rafforzare le relazioni all’interno del team di lavoro e valutare eventuali modifiche al laboratorio, al fine di un continuo processo di miglioramento.
Al centro del metodo Nessuna Esclusa, Nessuno Escluso c’è sempre l’impegno a offrire un ambiente accogliente per tutte le bambine e tutti i bambini, che favorisca fiducia reciproca e rispetto.
LGFDP è un’organizzazione che valorizza il contributo di ciascuna bambina e ciascun bambino e sostiene molteplici modalità di partecipazione ed espressione.
Parte 2 IL LABORATORIO
MODALITÀ DI LAVORO
La Grande Fabbrica delle Parole ha sviluppato una serie di linee guida per favorire modalità di lavoro che incoraggino il coinvolgimento positivo della classe.
È utile condividerle con bambine e bambini prima dell’inizio del laboratorio e ripeterle durante l’attività, se necessario.
(Vedi Appendice 2 per un modello che puoi utilizzare e adattare.)
● Condividi le tue idee – non esistono idee o risposte sbagliate;
● Non preoccuparti di “fare le cose giuste” – ortografia e grammatica non contano per ora;
● Ascolta anche le idee altrui;
● Ricordati di alzare la mano per parlare, così tutte e tutti avranno la possibilità di intervenire e la conduttrice o il conduttore del laboratorio potrà ascoltare ogni proposta;
● Quando scegli i personaggi per la tua storia, crea un personaggio originale, non uno già esistente;
● Evita di dare ai personaggi il nome di persone che conosci;
● Pensa a un’idea originale per la tua storia, che includa luoghi della tua comunità;
● La violenza non è un elemento presente nelle nostre storie;
● Usa la tua immaginazione e divertiti!
REQUISITI PRATICI
Per facilitare il processo di creazione delle storie, sono necessari i seguenti elementi:
✔ Tre o quattro gruppi classe, più o meno della stessa età;
✔ Una persona che conduca il laboratorio (conduttrice o conduttore);
✔ Una persona che trascriva le parole di bambine e bambini, catturando la loro voce autentica (dattilografa o dattilografo);
✔ Uno spazio dedicato alla scrittura (è preferibile uno spazio diverso dall’aula tradizionale e, se questo non è disponibile, si può riorganizzare lo spazio dell’aula);
✔ Lavagna a fogli mobili e pennarelli;
✔ Proiettore o LIM, per condividere immagini e scrittura con il gruppo classe;
✔ Carta di modelli diversi – a righe, a quadretti, bianca, ecc. (vedi Appendice 3 per i modelli);
✔ Penne/matite e materiali per colorare (matite, pastelli, pennarelli);
✔ Volontarie e volontari, se disponibili, per supportare i bambini e il processo del laboratorio.
CREARE LO SPAZIO
Creare lo spazio è molto importante!
SPAZIO FISICO
Se possibile, scegli uno spazio luminoso e aperto, con cuscini o sedie disposte circolarmente davanti alla LIM (o allo schermo proiettato su un muro) e alla lavagna a fogli mobili: è l’ideale per la prima parte del laboratorio.
Se ti trovi in un’aula, potresti spostare i banchi lungo le pareti e utilizzare solo le sedie, oppure trasferirti in uno spazio alternativo della scuola, come la biblioteca.
Nella seconda parte del laboratorio, bambine e bambini si siederanno ai tavoli in piccoli gruppi da quattro, cinque o sei.
SPAZIO SIMBOLICO
Un tocco di magia!
● Invita bambine e bambini a inventare una parola magica o un simbolo per accedere allo spazio destinato alla creazione e alla scrittura delle storie;
● Spiega che serviranno tante idee e immaginazione per “sbloccare” quello spazio;
● Se lo desiderano, lascia che scelgano una parola in un’altra lingua, una parola inventata, un simbolo o un segno;
● Il gruppo si accorda sulla parola, il simbolo o il segno scelto, che darà loro accesso simbolico allo spazio creativo.
CONOSCI IL MIO NOME
Ogni partecipante (bambine e bambini, ma anche adulti) indossa un’etichetta con il proprio nome: è importante che tutte e tutti possano chiamarsi per nome durante il laboratorio.
SULLO STESSO LIVELLO
Per creare uno spazio equo, bastano piccoli gesti come indossare un’etichetta con il proprio nome e, per gli adulti, sedersi o accovacciarsi, quando possibile, per stare allo stesso livello di bambine e bambini, soprattutto mentre si parla con loro. È importante anche rispettare lo spazio personale e valutare quando è utile stabilire un contatto visivo e quando no.
ALEX
STRUTTURA DEL WORKSHOP
Il laboratorio ha una durata di due ore, suddivise in due parti.
La prima parte (40–50 minuti) è un processo collaborativo in cui bambine e bambini creano insieme una storia, che viene trascritta in tempo reale dalla dattilografa o dal dattilografo e proiettata sullo schermo.
È fondamentale che le idee siano di bambine e bambini e che questi vedano le proprie parole apparire sullo schermo.
Il ruolo della conduttrice o del conduttore è di facilitare il processo creativo, facendo in modo che tutte le idee vengano ascoltate, ma senza correggere il linguaggio né suggerire cosa scrivere. Può però fare domande su trama, personaggi e ambientazione per stimolare lo sviluppo della storia – sempre nel rispetto della voce di bambine e bambini.
La seconda parte (50–60 minuti) consiste nell’attività autonoma di bambine e bambini, che possono continuare a scrivere la storia iniziata collettivamente, disegnare ispirandosi ad essa, creare un finale alternativo. In seguito, potranno decidere se condividere o meno con il gruppo ciò che hanno scritto o disegnato.
PER INIZIARE
● Chiedi a bambine e bambini se sanno qual è lo scopo del laboratorio.
● Spiega che scriveranno una storia insieme. Chiedi loro cosa sanno sulle storie e sul raccontare storie. Ecco alcune domande suggerite (accogli tutte le risposte e incoraggia la partecipazione):
◆ Dove si possono trovare le storie? (possono essere illustrate? – nei libri, in TV, nei film, nei videogiochi, nelle immagini, ecc.)
◆ Quali tipi di storie esistono?
◆ Che tipo di storie vi piace?
◆ Come si crea un libro?
◆ A cosa servono le storie?
● Spiega che scriveranno insieme la prima parte della storia, che verrà digitata e proiettata sullo schermo da una dattilografa o un dattilografo;
● Spiega che nella seconda parte del laboratorio potranno, se lo desiderano, inventare il proprio finale della storia e aggiungere tutte le idee che vogliono, oppure scrivere qualcosa di completamente nuovo, nel genere che preferiscono;
● Invita bambine e bambini a condividere quali sono gli elementi fondamentali di una storia… personaggi, trama, ambientazione, dialoghi, titolo, illustrazioni, capitoli, ecc.
IL PROCESSO CREATIVO
AMBIENTAZIONE
Un ingrediente fondamentale della storia è che ogni capitolo sia
ambientato in luoghi familiari a bambine e bambini: chiedi loro di parlare del quartiere in cui abitano o in cui si trova la loro scuola.
Alcune (o tutte) queste domande possono aiutarli a riflettere:
● Dove si trova la tua scuola?
● Cosa significa per te “comunità”?
● Quali luoghi sono importanti per te nella tua comunità?
● Dove ti piace andare con la tua famiglia?
● Dove ti piace andare con i tuoi amici?
● Cosa ti piace fare?
● Quali luoghi ti sembrano speciali/interessanti/emozionanti/spaventosi?
● Se un amico o un familiare venisse in visita per la prima volta, dove ti piacerebbe portarlo?
● Se potessi includere dei luoghi del tuo quartiere in questo capitolo, quali sceglieresti?
Annota le risposte di bambine e bambini sulla lavagna a fogli mobili.
In base a quanto emerge dal confronto con i bambini, segui questi passaggi:
● Raccogli 4–6 proposte di luoghi da usare come ambientazione per la storia;
● Chiedi a bambine e bambini di votare i loro luoghi preferiti, con una votazione a occhi chiusi;
● Scrivi i luoghi scelti sulla lavagna a fogli mobili.
PERSONAGGI
● Raccogli 4–6 proposte di bambine e bambini per il personaggio principale (ad esempio “una bambina con un pennarello magico” o “uno squalo che vuole diventare un ballerino”);
● Non serve descrivere in dettaglio o creare un “passato” per ogni personaggio proposto: non dobbiamo sapere tutto prima di iniziare;
● Fai votare, con gli occhi chiusi, il personaggio preferito;
● Scrivi il nome del personaggio scelto sulla lavagna a fogli mobili;
● Sviluppa il personaggio chiedendo a bambine e bambini di proporre:
◆ il desiderio o sogno più grande del personaggio;
◆ la sua più grande paura;
◆ il suo migliore amico.
● Segui lo stesso schema per ciascuno dei tre elementi: raccogli le proposte, poi fai votare con gli occhi chiusi;
● Annota i dettagli finali del personaggio sulla lavagna a fogli mobili, così saranno visibili durante tutto il processo di creazione della storia.
VOTAZIONE A OCCHI CHIUSI
● Spiega a bambine e bambini che leggerai ad alta voce ciascuna delle proposte per il personaggio o l’ambientazione;
● Spiega che dovranno chiudere gli occhi o coprirli con le mani, così da non influenzare né essere influenzati dalle scelte altrui;
● Leggi ogni proposta e conta i voti (non segnarli sulla lavagna, dove sono visibili a tutti, ma su un foglio a parte);
La proposta (per il personaggio o l’ambientazione) che riceve più voti sarà introdotta nella storia.
SVILUPPARE LE IDEE
Ora che sapete chi sono i personaggi e avete scelto l’ambientazione, è il momento di scrivere insieme il vostro capitolo!
Per questa fase avrai bisogno di:
● Conduttrice o conduttore/insegnante;
● Dattilografa o dattilografo;
● e, se possibile, volontarie e volontari.
La conduttrice o il conduttore aiuta bambine e bambini a sviluppare la storia ponendo domande e incoraggiando la partecipazione:
● Fai riferimento alle idee raccolte sulla lavagna a fogli mobili riguardo ai personaggi e/o all’ambientazione;
● Accogli suggerimenti da chiunque desideri contribuire, in ogni fase della scrittura;
● Incoraggia e sostieni le bambine e i bambini che mostrano più timidezza ad esprimere le proprie idee;
● Ascolta con attenzione ciò che bambine e bambini dicono;
● Poni domande, collega tra loro gli elementi emersi e aiuta a dare coerenza alla trama e ai personaggi;
● Rileggi insieme a bambine e bambini alcune parti della storia mentre viene scritta, per verificare che ciò che viene trascritto rispecchi davvero le loro intenzioni;
● Aiutali a sviluppare ulteriormente le idee e valuta con loro se sono soddisfatti del linguaggio e dell’aspetto del testo sullo schermo;
● Ricorda a bambine e bambini di pensare a come concludere il capitolo con un colpo di scena (o, se stanno scrivendo l’ultimo capitolo, con un finale adatto).
Bambine e bambini creano la storia, perciò sono le loro idee e le loro parole che devono essere
riportate:
● Decidono cosa succede ai personaggi nell’ambientazione scelta;
● Guidano lo sviluppo della trama e dei personaggi;
● Ascoltano o leggono la storia mentre viene proiettata;
● Possono proporre modifiche a parole o frasi, se lo desiderano;
● Possono dare suggerimenti in ogni momento;
● Decidono come si concluderà il capitolo;
● Inventano domande da lasciare al gruppo che scriverà il capitolo successivo;
● Scelgono un titolo per il loro capitolo;
● Se stanno scrivendo il capitolo finale, propongono un titolo per l’intera storia.
La dattilografa o il dattilografo scrive le parole dei bambini:
● Digita la storia in un documento Word o Google mentre viene creata e condividila tramite proiettore;
● Riporta fedelmente le parole e le idee di bambine e bambini, così che possano vedere il testo prendere vita davanti ai loro occhi;
● Non modificare o correggere il testo, ricorda: è la loro storia;
● Se non conosci una parola, chiedi chiarimenti a bambine e bambini;
● Se non senti bene o la storia procede troppo in fretta, chiedi a bambine e bambini di ripetere ciò che hanno detto.
COLPO DI SCENA
● Un colpo di scena, o cliffhanger, è una conclusione carica di suspense, emozioni e attesa, che lascia la lettrice o il lettore con il fiato sospeso e con una grande curiosità di scoprire cosa accadrà nel capitolo successivo.
DUN DUN DUN...!
SCRIVERE IL PRIMO CAPITOLO
● Quando bambine e bambini hanno terminato il primo capitolo, può essere proposto loro di formulare alcune domande da lasciare alla classe che scriverà il capitolo successivo. Queste domande aiuteranno le prossime scrittrici e i prossimi autori a proseguire la storia.
● Condividi foto, disegni o una mappa del luogo in cui è ambientata la storia con il gruppo successivo, per aiutarli a visualizzare meglio l’ambientazione
SCRIVERE IL SECONDO O I SUCCESSIVI CAPITOLI
● Leggi i capitoli precedenti prima del laboratorio;
● Proietta i capitoli su uno schermo grande in modo che bambine e bambini possano vedere le parole della storia e non solo ascoltarne la lettura;
● Proietta anche la mappa e le immagini relative alla storia, così bambine e bambini possono immaginare i luoghi mentre ascoltano;
● Aiuta bambine e bambini a seguire la trama ponendo loro alcune domande al termine di ogni capitolo:
◆ Cosa hai notato?
◆ Cosa ti è piaciuto?
◆ Cosa ti incuriosisce?
◆ Cosa pensi dei personaggi? E dei loro nomi?
◆ Cosa ti sembra importante per le bambine e i bambini che hanno scritto questo capitolo?
◆ C’è qualcosa di questo luogo che ti sembra familiare o strano?
Leggi le domande che bambine e bambini del gruppo precedente hanno inviato alla tua classe.
Queste domande possono aiutare a decidere come iniziare il nuovo capitolo
SCRIVERE IL CAPITOLO FINALE
● Al termine del capitolo finale, non vi rimane che inventare un titolo per il capitolo e uno per l’intera storia!
E ORA?
Dopo una pausa di 10 minuti invita bambine e bambini a:
● sedersi ai tavoli in gruppi da quattro, cinque o sei;
● scegliere tra le matite, i materiali da disegno e i fogli messi a disposizione sul tavolo e condividerli tra loro;
● parlare tra loro delle idee per sviluppare la storia scritta insieme oppure di altre idee per una nuova storia e/o un disegno. Tutti i generi di scrittura sono benvenuti!
● fare domande e scegliere liberamente come vogliono rispondere all’attività;
● godersi un momento tranquillo dedicato alla scrittura o al disegno.
Dopo circa 40 minuti, chiedi a bambine e bambini se qualcuno di loro vuole condividere il proprio lavoro.
Devono avere la possibilità di leggere da soli ciò che hanno scritto, oppure, se preferiscono, un adulto può leggerlo per loro. In alternativa, possono mostrare il proprio disegno e raccontare cosa rappresenta.
Una storia scritta con la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) da un bambino non verbale della classe 4B De Nicola, Milano (ispirato dal primo capitolo della storia 1).
Quando il lavoro viene condiviso, è molto importante che la conduttrice o il conduttore del laboratorio ringrazi ogni bambina e ogni bambino e dia un feedback specifico e positivo, ad esempio:
Mi è piaciuta molto questa frase.
Il disegno che hai fatto è così fantasioso e colorato, mi aiuta davvero a immaginare l’ambientazione della storia.
Adoro come hai usato questa parola (o queste parole) per descrivere X.
Amo l’espressione sul suo viso: è proprio come l’avevo immaginata! Oppure: è totalmente diversa da come me l’ero immaginata!
Parte 3
POSSIBILITÀ E OPPORTUNITÀ
ATTIVITÀ POST-LABORATORIO
Quando bambine e bambini tornano a scuola, l’insegnante può scegliere di proseguire il lavoro nelle lezioni successive, proponendo alcune delle seguenti attività:
● continuare la storia;
● scrivere finali alternativi;
● trasformare un personaggio “buono” in “cattivo” e vedere come cambia la storia;
● scrivere una recensione di uno dei capitoli;
● scrivere la recensione di lettera a un’altra classe per scoprire di più sul luogo in cui vivono, cosa fanno a scuola, cosa amano e cosa no;
● riscrivere la storia come fumetto;
● mettere in scena la storia in forma teatrale;
● leggere la storia a famigliari, amici o a un’altra classe della scuola;
● creare una mappa della storia (vedi Appendice 4 per la guida).
● Le possibilità sono infinite...
ZOOMIAMO!
Quando la storia è completata, perché non organizzare un incontro (online o in presenza, a seconda delle possibilità) con uno o più dei gruppi che hanno scritto un capitolo della vostra storia?
È un’occasione preziosa per dare uno sguardo dentro le aule delle altre scrittrici e degli altri scrittori e ascoltarli parlare nella loro lingua.
Questo stimola curiosità, connessione, entusiasmo e fa sentire i partecipanti parte di qualcosa di importante, aprendo orizzonti nuovi che forse non avevano mai immaginato.
● Bambine e bambini possono preparare domande da fare agli altri: sulla loro scuola, sulla comunità in cui vivono, sul capitolo che hanno scritto.
● Bambine e bambini possono leggere il proprio capitolo nella loro lingua al gruppo con cui si collegano.
Parte 4 LA FINE E L’INIZIO
LA FINE E L’INIZIO...
Alla fine di questo meraviglioso percorso, c’è un libro stampato con le storie, un audiolibro e questa guida di buone pratiche. Ci sono un podcast e delle fotografie.
I team di Fighting Words e La Grande Fabbrica delle Parole hanno rafforzato i loro legami, imparato gli uni dagli altri e adattato le proprie pratiche in base a quanto emerso durante le sessioni di scambio di competenze.
Bambine e bambini hanno partecipato a un progetto europeo che li ha portati a riflettere più a fondo sulle proprie origini e sulla gioia del raccontare e creare storie.
Hanno costruito connessioni con bambine e bambini di altre comunità e imparato qualcosa dei loro contesti e delle loro culture.
Ma c’è molto di più, qualcosa che nessuna guida potrà mai catturare completamente.
C’è la speranza e la possibilità di ciò che ancora non si vede.
Non sappiamo ancora quale sarà l’impatto di un progetto come questo su una bambina o bambino, il seme che può piantare nei loro cuori e nelle loro menti:
● la possibilità di creare una propria storia, a modo proprio;
● vedere i luoghi della propria comunità in un libro di storie;
● sentire che la propria opinione conta;
● ascoltare la propria voce condividere idee;
● scrivere una storia con bambine e bambini lontani, che parlano una lingua diversa, ma che sono bambine e bambini proprio come loro. E non è forse questa la bellezza e la magia di tutto questo?
LASCIAMO LA PAROLA FINALE AI BAMBINI...
Abbiamo quasi concluso la storia del mostro viola e ci è piaciuto moltissimo e ci siamo divertiti tantissimo.
E abbiamo collaborato tanto e…
Due alunni della 4A, De Nicola 40, I.C. Sant’Ambrogio, Milano
Oggi abbiamo inventato
una storia paurosa e ci siamo ispirati a cosa scrivere e abbiamo scelto noi il finale
Alunno della 4A, Ferraris, I.C. Sant’Ambrogio, Milano
Il bello è che puoi inventare un nuovo capitolo e fare quello che vuoi.
Alunno di 1ª, St. Joseph’s NS, Dun Laoghaire
Scrivere
storie rende tutto più colorato… puoi vivere cose nuove quando scrivi
Alunno di 3ª, Solas Chríost NS, Tallaght
Appendici
APPENDICE 1
Key principles of inclusive arts education:
DCU Educational Disadvantage Centre
Dr. Una McCabe and Professor Paul Downes 2024
These key principles are additional to and needing integration with the ten key principles for inclusive systems identified in our 2017 report for the EU Commission
Inclusive arts education ensures equal access to arts learning opportunities for all students, regardless of their abilities, socio-economic background, gender, or ethnicity. EU policies emphasise eliminating barriers to participation, ensuring that all individuals have equitable access to the arts and can develop their full potential. This includes making arts education spatially, physically, socially, and economically accessible, ensuring that marginalised and vulnerable groups are fully included. A financial resource allocation process needs a prioritising focus on those most in need.
2. Personalization and Flexibility
The design of arts education must be adaptive and responsive to the diverse needs of students. This principle highlights the importance of differentiated
learning, curriculum flexibility and the elimination of winner/loser oppositions, enabling personalised learning paths that cater to individual talents, learning styles, and cultural backgrounds. The EU’s Council Recommendation on Key Competences for Lifelong Learning underlines the necessity of fostering inclusive learning environments that accommodate the varied needs of learners to encourage creativity and innovation.
3. Collaboration and Participation
Inclusive arts education promotes active participation and collaboration between teachers, students, communities, and stakeholders. It encourages a co-creation approach, where learners, particularly those from marginalised or vulnerable groups, are involved in shaping their educational experience. This principle aligns with the European Pillar of Social Rights and the UNESCO Education 2030 Framework for Action, which call for inclusive systems that foster dialogue, engagement, and participation of all actors in education.
4. Cultural Diversity and Inclusivity
The UNESCO Framework for Culture and Arts Education 2024 emphasises the promotion of cultural diversity as a cornerstone of inclusive arts education. It encourages the integration of various cultural expressions, traditions, and art forms from around the world, ensuring that students are exposed to a wide range of perspectives. This principle supports the idea that arts education should reflect and respect diverse cultural identities, fostering an inclusive environment where all students can see their cultures represented and valued.
5. Interdisciplinary Collaboration
Inclusive arts education encourages collaboration across disciplines, integrating the arts with other fields of study to promote holistic learning. The Unesco framework advocates for an interdisciplinary approach where
the arts are combined with sciences, social studies, and other subjects to enhance creativity, critical thinking, and problem-solving skills.
6. Community Engagement:
The UNESCO framework emphasises the importance of community engagement in arts education. It calls for arts programs that connect students with their communities, promoting social cohesion, empathy, and civic responsibility. Successful arts-based community development should aim for sustainability, creating projects that can flourish over time and adapt to the evolving needs of the community. This includes building capacity within the community and securing resources to ensure the continuity of arts programming.
7. A Spatial Turn Focus on Physical and Relational Spaces for Equitable Inclusive Systems
This spatial turn in education is increasingly recognised for equitable inclusive systems. This focuses on design of suitable and accessible physical spaces to engage and empower marginalised groups. It further adds a strong focus on relational spaces including going beyond diametric spaces of winner/loser oppositions and exclusions.
APPENDICE 2
Regole sulle nuvole
Alziamo la mano per parlare, così tutt*possono ascoltarci.
Ascoltiamo con attenzione le storie di tutt*, ogni parola è speciale.
La fantasia è senza confini, possiamo scrivere di tutto ciò che vogliamo!
APPENDICE 3
Template per la scrittura della storia
APPENDICE
4
Istruzioni per creare la mappa della tua storia
https://www.google.com/maps/about/mymaps/
COME REALIZZARE UNA MAPPA IN “MY MAPS”
[1] Collegati a https://www.google.com/intl/it/maps/about/mymaps/ e premi “Inizia”.
[2] Nella schermata successiva, seleziona “Crea una nuova mappa”.
[3] Nella schermata successiva, si aprirà la tua nuova mappa. Per prima cosa, aggiungiamo qualche indicazione utile! Clicca su “Mappa senza titolo”.
[4] In questa finestra puoi aggiungere:
1. Il titolo della storia;
2. La “Descrizione” che, nel nostro caso, contiene l’elenco delle classi autrici di ciascun capitolo;
Quando avrai inserito tutte le informazioni, clicca su “Salva” (3).
[5] Aggiungiamo ora i “luoghi”, divisi per capitolo. Per farlo, sfrutteremo i “livelli” di My Maps. A ogni livello, corrisponderà un capitolo, tranne il primo, che conterrà invece le scuole che hanno collaborato nella relazione di questa storia.
Iniziamo quindi con il primo livello, già presente al momento della creazione della mappa e indicato dal riquadro rosso in figura.
[6] Per prima cosa, clicca sul menu kebab (i tre puntini verticali). Clicca di nuovo su “Rinomina questo livello” e scegli un nome per questo livello, che noi chiameremo “SCHOOLS/SCUOLE”.
[7] Dato il nome al nostro primo livello, aggiungiamo qualche elemento grazie alla barra di ricerca, evidenziata in figura da un riquadro rosso.
[8] Digitiamo il nome della prima scuola che vogliamo aggiungere (1) e selezioniamo quella corretta tra le opzioni che compaiono o, in alternativa, clicchiamo sulla lente di ingrandimento (2) per vedere sulla mappa tutte le opzioni che abbiamo a disposizione.
[9] I luoghi che corrispondono al criterio di ricerca verranno indicati sulla mappa e nella finestra a sinistra con una puntina verde. Una volta individuato correttamente il luogo che vogliamo aggiungere alla nostra mappa, clicchiamo sul “+” per aggiungerlo al nostro livello.
[10] Una volta aggiunto al nostro livello, la puntina diventerà blu. È però possibile modificare l’aspetto del nostro luogo o aggiungere informazioni:
Cliccando sul secchiello (“Stile”) sarà possibile cambiare il colore della puntina (ad esempio, scegliendo un colore per ogni livello) oppure selezione un’icona specifica (“Altre icone”). È possibile scegliere tra icone predefinite o caricare icone (disponibili gratuitamente su internet). Nel nostro caso, abbiamo usato delle icone che indicassero la nazionalità delle scuole.
Cliccando sulla penna (“Modifica”) è possibile cambiare il nome del luogo o aggiungere informazioni.
Cliccando sulla macchina fotografica (“Immagini”) è possibile aggiungere immagini.
Cliccando sul bivio (“Indicazioni stradali fino a qui”) è possibile aggiungere indicazioni stradali tra due luoghi selezionati.
Cliccando sull’icona del cestino (“Elimina”) è possibile eliminare il lugo salvato.
[11] Una volta aggiunti e personalizzati tutti i luoghi necessari al primo livello, è dunque il momento di aggiungere un nuovo livello, cliccando su “Aggiungi livello” indicato dalla freccia nella figura seguente. Lo abbiamo rinominato “CAPITOLO 1/CHAPTER 1” (vedi punto 6).
[12] Aggiungiamo il nostro luogo nello stesso modo in cui abbiamo fatto per le scuole, attraverso la barra di ricerca (vedi punto 8). Nel nostro caso, il primo luogo del capitolo è “Alzaia Naviglio Grande”.
Una volta salvato il luogo nel nostro livello “CAPITOLO 1 / CHAPTER 1”, lo abbiamo personalizzato cambiando l’icona della puntina (icona del secchiello) e aggiungendo un’immagine (attraverso l’icona della macchina fotografica), ma soprattutto aggiungendo nella descrizione le frasi della storia che si riferiscono a quel luogo, sia in italiano sia in inglese (attraverso l’icona della penna).
Abbiamo poi proseguito, aggiungendo uno ad uno tutti i lughi indicati nel primo capitolo della nostra scuola. Per rendere più semplice la consultazione, abbiamo usato dei set di icone numerate, assegnando ad ogni capitolo un colore diverso e numerando i luoghi all’interno dei capitoli seguendo l’ordine in cui sono menzionati.
N. B. Nel caso in cui un luogo non sia presente sulla mappa o nella storia non vi sia un’indicazione precisa del luogo (ad esempio, si parla di “costa irlandese”), è possibile cliccare sulla puntina al di sotto della barra di ricerca e poi cliccare il punto della mappa che ci interessa. In questo modo potremo indicare quel luogo sulla mappa aggiungendo nome, descrizione, immagine.
[13] Concluso il primo capitolo, proseguiamo con il secondo, creando un nuovo livello (vedi punto 11) e così via, fino ad esaurire i capitoli della nostra storia. A questo punto, la nostra mappa è pronta. Se vogliamo, possiamo vederne un’anteprima cliccando su “Anteprima” sotto “Aggiungi livello”, altrimenti non ci resta che condividerla attraverso “Condividi”, accanto a “Aggiungi livello”.
[14] Perché la mappa sia visibile a chiunque, selezioniamo “Visibile a chiunque abbia questo link” nella finestra che si apre dopo aver cliccato “Condividi”.
Il link della mappa, indicato dalla freccia, può ora essere copia-incollato per essere condiviso da chiunque voglia visualizzare la nostra mappa!
Speriamo che questa guida possa esservi utile nel realizzare le mappe delle vostre storie!