IL PERCORSO
Governolo

Garolda
Pontemerlano
Borgo Castelletto
Laghi di Mantova e il Parco del Mincio
Correggio Micheli
Lago di Mezzo
Lago Inferiore
Camatta
Gorgo Gorgo
Fortino
Isola Giarone
Gazzo Valmarzuolo
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Governolo

Garolda
Pontemerlano
Borgo Castelletto
Laghi di Mantova e il Parco del Mincio
Correggio Micheli
Lago di Mezzo
Lago Inferiore
Camatta
Gorgo Gorgo
Fortino
Isola Giarone
Gazzo Valmarzuolo
LUNGHEZZA: 33 km
DISLIVELLO: SALITA 60 m DISCESA 70 m
FONDO: 30% STERRATO 70% ASFALTO
DIFFICOLTÀ: impegnativa
MANTOVA: Stazione Fs Trenord e Tper, linee Milano-Cremona e Modena-Verona.
SAN BENEDETTO PO: Autobus Apam, linea 31A Mantova-Quistello. Stazione Fs Tper, linea Suzzara-Ferrara.
MANTOVA: Iat, piazza Mantegna, tel. 037643.24.32, info@turismo.mantova.it.
MANTOVA: Tutti i servizi.
SAN BENEDETTO PO: Tutti i servizi.
MANTOVA: B&B A Casa dei Gonzaga, via Bettinelli 29, tel.0376-37.90.22, info@ acasadeigonzaga.it, www.acasadeigonzaga.it, 12 posti, €€, aperto tutto l’anno. B&B Ai Giardini del Te, via della Conciliazione 112, tel. 333-65.04.259, info@ aigiardinidelte.it, www.aigiardinidelte.it, 6 posti, €€€, aperto tutto l’anno. Albergo Bianchi, piazza don Leoni 24, tel. 0376-32.64.65, info@albergobianchi. com, albergobianchi.com, 110 posti, €€€,
aperto tutto l’anno. Affittacamere Carducci 49, via Carducci 49, tel. 391-72.18.722, booking@youtravelitaly.it, 10 posti, €€€, aperto tutto l’anno.
B&B Agorà, via Leon D’Oro 13, tel. 34988.60.410, info@agoraresidenza.it, agoraresidenza.it, 6 posti, €€€, aperto tutto l’anno.
BAGNOLO SAN VITO: Ostello dei Concari, via Nino Bixio 10, tel. 348-73.89.659, info@ concari.it, www.concari.it, 25 posti, €€, aperto tutto l’anno.
BORGO VIRGILIO: B&B Martin Pescatore, via Virgiliana 89, tel. 328-83.96.887, multisds@ gmail.com, bandbilmartinpescatore.it, 7 posti, colazione anticipata, possibilità di cena, animali ammessi, aprile-settembre.
SAN BENEDETTO PO: Affittacamere Residenza Il Capitano-Ristorante & Pizza, via Argine Po Nord 57-59, tel. 351-96.29.275, gualdimontanari@icloud.com, Fb Locanda “il Capitano”, 9 posti, €€€, colazione anticipata, possibilità di cena, animali ammessi, aperto tutto l’anno.
B&B Il tempo dei sogni, strada Gorgo 32, tel. 338-11.17.994, aperto tutto l’anno.
B&B A Casa dell’Antiquario, via Battisti 10, tel. 335-67.16.531, www. bebacasadellantiquario.it, aperto tutto l’anno.
B&B Polirone, via Enrico Ferri 115, tel. 348-92.28.396, info@polirone.eu, polirone.eu, 17 posti, colazione anticipata,
aperto tutto l’anno.
B&B Al Parco, via Castiglione della Pescaia 1, tel. 328-69.20.940, info@ alparcobeb.it, www.alparcobeb.it, 6 posti, €€€, colazione anticipata, aperto tutto l’anno.
B&B Casa Matilde, via Schiappa 30 (a 3,6 km dal centro), tel. 346-50.61.308,
cohousingmatilde@gmail.com, 7 posti, €€€, colazione anticipata, aperto tutto l’anno.
Agriturismo Ca’ del Vento, via Schiappa 24 (a 3,5 km dal centro), tel. 347-88.45.256, agriturismocadelvento@gmail.com, www. agricadelvento.it, 22 posti, €€, colazione anticipata, possibilità di pranzo e cena, animali ammessi, aperto tutto l’anno.
La Via Matildica del Volto Santo parte da Mantova per inoltrarsi nei paesaggi della Pianura Padana disegnati nei secoli da Mincio e Po. Si attraversano i luoghi che hanno dato i natali a Virgilio, si intravedono le tracce lasciate dagli etruschi, per giungere infine a San Benedetto Po e alla sua abbazia. È un percorso ricco di natura, storia e cultura, ed è impegnativo non per il dislivello, ma per la lunghezza e le possibili condizioni climatiche nei periodi più caldi. È bene tenere presente questi fattori nella programmazione delle partenze e dei rifornimenti d’acqua. Attenzione infine al ponte sul Po a San Benedetto Po, oggetto in questi anni di un lungo cantiere di ammodernamento. Meglio consultare sempre le condizioni di passaggio nel periodo in cui si è programmato il cammino.
La prima tappa della Via inizia dal centro storico di MANTOVA , città patrimonio dell’umanità Unesco dove si incontrano luoghi simbolo, chiese, piazze e palazzi intrisi di fede, storia e cultura. Dalla basilica di Sant’Andrea, che custodisce le reliquie del Preziosissimo Sangue (ed è il punto di inizio ufficiale del Cammino), ci dirigiamo a nord per raggiungere la zona del castello di San Giorgio, dove confluiscono i tre piccoli LAGHI cittadini, passando per piazza Sordello.
Dal castello prendiamo il tracciato pedonale lungo le rive del lago inferiore formato dal Mincio per dirigerci a sud verso la zona del Bosco Virgiliano, dove inizia il percorso extra-urbano. Passiamo accanto al canile municipale e svoltiamo a sinistra [1.1], in un tratto di brevissima salita, per imboccare il sentiero che ci porta all’incrocio con un’ampia strada a fondo ghiaioso [1.2] in cui giriamo a sinistra in direzione del vecchio FORTE DI PIETOLE DI BORGO VIRGILIO . Al bivio prendiamo ancora a sinistra e procediamo lungo il breve tratto di sentiero che scende sulle rive del Mincio e che aggira il forte, fino a ritrovare la sterrata che porta a Pietole Vecchia, luogo natale del poeta Virgilio. A Pietole Vecchia (Andes in latino) [1.3], svoltiamo a destra e abbandoniamo le rive del Mincio, pur rimanendo nel PARCO DEL MINCIO . Proseguiamo dritto costeggiando il piccolo parco pubblico, dove è presente una fontana, e continuiamo in via Argine Fossetta, una piccola strada di campagna che diventa un percorso ciclopedonale a fianco del canale. Prima di San Biagio, sulla nostra sinistra, a breve distanza dal tracciato, possiamo visitare il PARCO ARCHEOLOGICO DEL FORCELLO , il

primo abitato etrusco scoperto a nord del Po. Proseguiamo il nostro cammino su asfalto fino a Bagnolo San Vito. Alla fine del paese attraversiamo il canale su una passerella pedonale di legno e procediamo qualche decina di metri per raggiungere l’incrocio con via Cavour. Qui andiamo dritto tenendo il canale alla nostra sinistra e poi, all’altezza di un gruppo di case, prendiamo a destra la strada asfaltata. Poco dopo, all’incrocio con via Gradaro [1.4], teniamo la sinistra per raggiungere le rive del Mincio e la ciclopedonale omonima attraverso via Ploner.
Arrivati al Mincio, alla fine di via Ploner, svoltiamo a destra verso est su ampio fondo sterrato. Proseguiamo così, accompagnando il percorso morbido e sinuoso del fiume per 7,5 km, fino all’incrocio [1.5] nei pressi della località di Governolo. Secondo la tradizione locale, in questo borgo Attila incontrò papa Leone I.
Se ci avviciniamo al centro del paese, troviamo anche una delle molte tracce della presenza di Matilde in questi territori: la Torre Matildica, un tempo parte di un fortilizio più ampio.
Abbandoniamo qui le rive del Mincio imboccando sulla destra via Molinara, che ci conduce in breve alla località di Correggio Micheli. Attraversiamo l’abitato dirigendoci verso sud fino a una piccola rotonda dove svoltiamo a destra proseguendo sull’argine, questa volta del Po, in direzione del ponte di San Benedetto Po che a breve apparirà davanti a noi.
Attraversato il ponte di San Benedetto Po [1.6] prestando attenzione, si volta a destra per raggiungere la strada d’argine che si imbocca salendo a sinistra in direzione di San Benedetto Po, il cui inconfondibile profilo ci appare dopo circa 5 km percorsi a lato della larga strada in asfalto a basso traffico veicolare.

SAN
Ciclopedonale in direzione del Mincio.
Al bivio scendiamo a sinistra per entrare nel centro storico di San Benedetto Po attraverso via Battisti, per ritrovarsi infine davanti all’ampia piazza che permette di ammirare in tutta la sua grandezza e bellezza l’ABBAZIA DI POLIRONE . Fondata da Matilde di Canossa, è divenuta un complesso monastico benedettino di grande valore storico e artistico. Per secoli l’abbazia fu anche il luogo di sepoltura di Matilde, fino alla traslazione a Roma.
Mantova Bella e ricca di una storia d’invidiabile caratura, la città affonda le sue origini nell’età etrusca. Fu eletta da Bonifacio di Canossa come capitale dei suoi estesi domini, ma raggiunse il suo splendore in età comunale, soprattutto durante la lunga dominazione della signoria dei Gonzaga (1328-1707), quando venne arricchita da opere magnifiche. Il centro storico, “sospeso” sull’acqua dei suoi laghi che per secoli l’hanno protetto, offre in ogni angolo la possibilità di incontrare la storia, la bellezza artistica e le peculiari tradizioni culinarie della città.
Al periodo comunale e alla breve fase di signoria dei Bonacolsi risalgono alcune costruzioni importanti quali il PALAZZO BONACOLSI , il PALAZZO DEL PODESTÀ , il PALAZZO DELLA RAGIONE e le CHIESE DI SAN LORENZO (la Rotonda) e DEL GRADARO . Sono dei Gonzaga il PALAZZO DUCALE , una delle più estese ed elaborate regge d’Italia, e PALAZZO TE , simbolo della dinastia realizzato da Giulio Romano nella prima metà del Cinquecento. Ma il vero gioiello di Mantova è il CASTELLO DI SAN GIORGIO , opera imponente a pianta quadrata di Bartolino da Novara, costruito tra il 1395 e il 1400 per volontà di Francesco I Gonzaga a difesa della città
nel punto in confluiscono i tre laghi. Visto dal ponte di San Giorgio, il castello appare di una bellezza suggestiva, quasi fiabesca, con le sue quattro torri che svettano alte sul profilo degli altri palazzi che fanno parte della reggia gonzaghesca. In una di queste sta la famosa Camera degli Sposi o Camera Picta di Andrea Mantegna, universalmente considerata uno dei massimi capolavori della storia dell’arte di tutti i tempi.
Laghi di Mantova La città è fiancheggiata per ampio tratto da tre estesi bacini fluviali che, in base alla loro ampiezza e collocazione geografica, sono distinti in LAGO SUPERIORE , LAGO DI MEZZO e LAGO INFERIORE . Dal 1984 sono parte integrante del Parco del Mincio e la loro origine non è naturale, ma deriva dalla predisposizione di antiche opere idrauliche, iniziate nel XII secolo. Il lago di maggiore estensione è quello “superiore”, la cui quota è mantenuta più alta di circa tre metri rispetto a quella degli altri due specchi d’acqua, al fine di impedirne l’impaludamento. L’opera di contenimento consentì, in passato, di sfruttare il salto d’acqua per azionare una serie di mulini, mentre attualmente viene utilizzata per produrre energia elettrica. Durante il periodo estivo il lago Superiore ospita estese fioriture di loto, specie alloctona che vi fu introdotta artificialmente. Il lago di Mezzo è quello di minori dimensioni ed è separato da quello Inferiore tramite il ponte di San Giorgio, anticamente coperto e dotato di ponte levatoio. Nelle sue acque è presente la castagna d’acqua, i cui frutti sono commestibili e vengono raccolti in autunno. Il lago Inferiore è il meno profondo ed è separato dal basso corso del Mincio tramite una diga.
Forte di Pietole di Borgo Virgilio È un vasto complesso militare costruito da Napoleone nel 1802 dopo aver raso al suolo il preesistente borgo di Pietole, che corrispondeva all’antica Andes, il paese natale di Virgilio. E da Virgilio il Comune ha preso il nome. Il forte fu edificato tatticamente sulla sponda destra del fiume Mincio, a conferma del rapporto fortificazioni-acqua che presiedeva le strategie difensive di tutto il territorio mantovano. La massiccia struttura fortificata era difesa su tre lati da grandi terrapieni e da quattro bastioni, e conservò anche sotto gli austriaci la sua funzione difensiva.
Oggi, considerato un bene storico-culturale, è l’ultima tappa del percorso turistico “Navigando tra i forti”, creato per conoscere la città di Mantova attraverso il Mincio. Duemila anni dopo, nelle campagne in cui Virgilio visse pascolando le greggi, il poeta è ancora il genius loci di questa terra: la sua presenza si manifesta nella natura sovrana, dove si respira l’eco della poesia delle Bucoliche e delle Georgiche. A Pietole Vecchia si trova ancora la VIRGILIANA , una delle più belle residenze del circondario mantovano; a Pietole Nuova c’è un monumento a lui dedicato, inaugurato dal Carducci e visitato dal Pascoli. Qui si estende il Parco del Mincio, che ha al suo interno un parco letterario intitolato al poeta.

Parco del Mincio Questa importante area protetta, che occupa una superficie di oltre 16.000 ettari, è attraversata da una rete di percorsi ciclabili e pedonali. Si estende lungo il fiume Mincio, dal lago di Garda fino alla sua confluenza nel Po, e include un’ampia varietà di pregevoli ambienti naturali, tra cui le Valli del Mincio, la Riserva naturale di Castellaro Lagusello e numerose altre zone umide che hanno conservato parte delle caratteristiche ambientali originarie, con estesi canneti e ricchi popolamenti di piante acquatiche, tra cui le ninfee e la castagna d’acqua. Lungo le sponde si innalzano estesi lembi di boschi planiziali con salici, pioppi e ontani. La fauna annovera oltre 300 specie di uccelli, anfibi, rettili e pesci. La fruizione del parco è facilitata dalla presenza di una rete di percorsi ciclabili e pedonali, alcuni dei quali fanno parte dalla Via Matildica del Volto Santo. Il settore settentrionale del parco è caratterizzato dalla presenza delle ultime ondulate propaggini dei potenti depositi morenici del grande ghiacciaio quaternario che dette origine al lago di Garda. Scendendo verso il Po, il paesaggio è più pianeggiante e accompagna il lento flusso fluviale, che si articola nel sistema dei laghi di Mantova.
Parco Archeologico del Forcello L’asta fluviale del fiume Po, insieme ai suoi principali affluenti, ha costituito sin dall’antichità un’importante via d’acqua per gli scambi commerciali, svolgendo anche la funzione di luogo di incontro tra le diverse genti che popolavano la Pianura Padana. In corrispondenza di alti morfologici, formatisi a seguito di complesse vicende di migrazione fluviale, infatti, le popolazioni di cultura etrusca fondarono numerosi insediamenti, il più importante dei quali si trova proprio nell’area archeologica del Forcello. Nel corso di numerose campagne di scavo sono stati portati alla luce vari mate-
riali archeologici, sepolture e altre documentazioni in parte esposte localmente e nel
.
Abbazia di Polirone Chiamata anche abbazia di San Benedetto in Polirone, perché sorta su un’isola tra il Po e un suo ramo secondario (Lirone), dove già esisteva un oratorio benedettino, è strettamente legata alla dinastia dei Canossa, che ne fecero uno dei cenobi più ricchi d’Italia, noto anche come “la Montecassino del Nord”. Fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa, avo della Contessa Matilde, e arricchito con successive donazioni dal padre Bonifacio, il monastero di San Benedetto Po fu, tra tutti, il più caro a Matilde, che volle esservi sepolta vestita col saio delle monache benedettine.
L’abbazia, dopo la stagione canossana, conobbe due secoli di decadenza, per risorgere a metà Cinquecento sotto la direzione di Giulio Romano, architetto del Rinascimento che ne curò la ristrutturazione chiamando i migliori artisti dell’epoca. Il complesso si affaccia su due grandi piazze ed è costituito da numerosi edifici, in origine destinati alle diverse attività dei monaci: domina su tutto l’insieme la BASILICA
ABBAZIALE DI SAN BENEDETTO , col grande sagrato chiuso da una balaustra ornata di statue settecentesche.
Anche l’interno è grandioso e coniuga le parti romaniche, come il deambulatorio, con elementi gotici del tiburio e delle volte; il transetto di sinistra ingloba la piccola CHIESA ROMANICA DI SANTA MARIA (che vuole richiamare la chiesa di Santa Maria di Cluny), dove si trovava la tomba di Matilde di Canossa prima che il suo corpo – nel 1632 – fosse traslato in Vaticano nel solenne sepolcro del Bernini. Sopra la tomba è posto il famoso quadro di Orazio Farinati (1587) che raffigura Matilde a cavallo con in mano il melograno. Ai lati del corpo della basilica sorgono tre chiostri, diversi per età e per stile: il CHIOSTRO DI SAN BENEDETTO , quattrocentesco, di cui rimangono poche parti originali; quello di SAN SIMEONE , in stile tardo gotico; infine il CHIOSTRO DEI SECOLARI , dove al piano terra c’era la foresteria dei pellegrini, mentre al primo piano venivano accolti gli ospiti di riguardo. Da qui parte lo scenografico scalone barocco che conduce a quelle che un tempo erano le stanze degli abati, il dormitorio dei monaci, l’archivio e lo scriptorium, ambienti che oggi ospitano il Museo della cultura popolare padana, dedicato alla cultura materiale e alla società rurale, con una raccolta di oltre 10.000 pezzi. Anche il refettorio di fine Quattrocento è monumentale: si sviluppa su due piani, ma è un unico ambiente di 50 metri di lunghezza e 11 di larghezza, con 4 volte a crociera. La parete di fondo, affrescata dal Correggio, ora è lo spazio espositivo del Museo dell’Abbazia.
Per gli ebrei è assolutamente proibito toccarlo, perché il sangue è la vita e solo Dio ne è padrone. Secondo la mentalità di allora, il contatto con il sangue rende impuri (non dal punto di vista morale, ma rituale), cioè depotenzia la forza vitale dell’uomo. Forse anche per questo chi raccolse il sangue di Gesù, dopo l’ingiusta condanna e l’esecuzione atroce, era un soldato pagano, lo stesso che con la lancia ne trapassò il costato alla ricerca di un improbabile segno di vita. I romani non avevano scrupoli religiosi come gli ebrei, e i soldati destinati a quella remota provincia dell’Impero non andavano certo per il sottile.
Questa tappa inizia nella cripta della basilica di Sant’Andrea. Scendiamo in uno stretto cunicolo e ci ritroviamo davanti a un piccolo altare nel ventre della terra che custodisce la teca con i due vasi che contengono la terra intrisa del Sangue. Purtroppo solo il venerdì santo e in alcune rare occasioni si radunano tutte le istituzioni a cui sono affidate le chiavi che servono ad aprire la teca.
I cristiani la considerano l’unica reliquia di Gesù, dato che il suo corpo è risorto e salito al cielo e la sua tomba è vuota. Sull’altare, accanto alla riproduzione delle urne, ci sono due statue che simboleggiano la Fede e la Speranza. La Carità non è raffigurata, perché è già presente proprio nel sangue versato da Gesù per amore.
Il sangue ha alimentato tante narrazioni e leggende, come quella del Santo Graal, legate a un potere di vita eterna, ma oggi è simbolo di ogni sangue innocente che, da quello di Abele a oggi, viene sparso a causa della violenza umana.
Eppure il sangue di Gesù non è soltanto il segno della morte e della sconfitta. Quando la tenaglia della congiura l’ha ormai stretto nella sua morsa, egli ha consapevolmente lasciato un segno ai suoi discepoli: “Prendete, questo è il mio corpo”... “questo è il mio sangue versato per voi e per tutti”. Gesù interpreta la sua morte non come disfatta di fronte all’ingiustizia, ma come supremo riscatto. Quando le forze del male si scatenano su di lui con violenza inaudita, egli non risponde al male con il male, ma continua a fare il bene. È l’unico che rimane coerente con se stesso in quella tragica vicenda, l’unico che resta in piedi e non si piega alla logica della violenza, l’unico che conserva intatta la sua postura e la sua dignità. Riesce a trasformare una sconfitta in una vittoria. Una disfatta in una consacrazione del suo ideale di vita.
L’uomo che cammina ci invita a partire dal cuore del suo mistero. Egli non è soltanto quello che percorre le strade polverose della Galilea insegnando, guarendo e ammaestrando le folle. L’uomo che cammina muore solo, braccato dall’arroganza dell’ingiustizia, stretto nella trama della violenza umana, ma libero di versare il suo sangue. Così la sua vita scorre ancora in ogni cuore che batte per la giustizia e percorre le vene della storia, per dare ossigeno all’uomo e ai suoi desideri di bene.