Dory Fantasmagorica con la testa fra le nuvole

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ABBY HANLON


Ad Ivah, Alexandra e Henry

Titolo originale: Dory Fantasmagory: Head in the Clouds © 2018 Abby Hanlon Pubblicato in accordo con Dial Books for Young Readers, un marchio di Penguin Young Readers Group, una divisione di Penguin Random House LLC. Tutti i diritti riservati. © 2018 Cart’Armata edizioni Srl Terre di mezzo Editore via Calatafimi 10, 20122 Milano Tel. 02-83.24.24.26 e-mail editore@terre.it libri.terre.it acchiappastorie.it Direzione editoriale: Miriam Giovanzana Coordinamento editoriale: Davide Musso Traduzione: Sara Ragusa Lettering: Santiago Villa Prima edizione italiana: marzo 2018 Seconda ristampa: ottobre 2018 Società Editoriale Grafiche AZ Srl, San Martino Buon Albergo (VR) Questo libro è stampato su carte dotate di certificazione FSC®, che garantisce la provenienza della materia prima da fonti gestite in maniera responsabile.






CAPITOLO 1

Il giaccone gonfio Il mio nome è Dory, ma quasi tutti mi chia-

mano Birba. Ho una nemica, la signora Arraffagracchi, probabilmente ne hai già sentito parlare. Ha provato a catturarmi e a rinchiudermi nella sua caverna.

Ma adesso ho un problema anche più grande della

signora Arraffagracchi: questo giaccone.


La mamma dice: “Ma guarda! Non posso cre-

dere quanto sia carino. Ti sta davvero d’incanto.” “È gonfio”, rispondo.

“È bello e caldo”, dice lei.

“È enorme e tutto gonfio!” e mi metto a piangere.

“È una giacca favolosa”, afferma e mi dà un bacio. “Qualcuno ci ha messo dentro dei cuscini. Per

questo è così GONFIO! Non me lo voglio mettere!”

“Ora basta. Lo devi mettere per forza, Birba. Fuori si gela.”

“CUSCINI! Cuscini gonfi!” “Piantala di dire cuscini. Lo devi mettere.” “Mi fai sempre

mettere cuscini gonfi!!”


“Andiamo, palla di piume”,

dice Luca, il mio fratellone. “Dobbiamo uscire.”

“Ehi, quello era il mio

giaccone”, dice Viola, la mia

sorellona. “Ma sono piuttosto

sicura che a me stesse parecchio meglio.”


Arrivata nel cortile della scuola, incontro i miei

amici Rosabella e Giorgio. Appena li vedo mi tolgo il giaccone. “Nessuno! - e intendo pro-

prio NESSUNO! - può costringermi a tenere addosso questo Orribile Giaccone Gonfio di Cuscini Spazzatura!!!!!”

“Ok”, Giorgio non si scompone. “Alza la mano se vuoi giocare ai criceti.”

Ma proprio a metà del gioco, si fa ora di entrare. 4


“Dory, oggi seguirai la nostra routine mattutina, vero?� mi chiede la maestra.




Quando bisogna mettersi in fila per il pranzo e la ricreazione, tutti vanno a prendere la giacca nel ripostiglio.

Anche io vado nel ripostiglio, ma quando vedo il mio giaccone gonfio per terra... il mio braccio non vuole saperne di piegarsi.


Quindi mi metto in fila senza giacca. Fuori non

fa freddo. La maestra non se ne accorgerà neanche. “Sento ancora parlare”, dice la maestra. “Quan-

do starete tutti in silenzio potremo andare... aspettate... e questo cos’è?” Tira su il giaccone di cuscini gonfi dal pavimento del ripostiglio.


“Di chi è?”

Sto per dire “È mia”, ma la bocca non vuole saperne di aprirsi.

“Guardate tutti qui, per favore. Qualcuno sa di chi è questa giacca?”

Rosabella fa per pronunciare il mio nome, ma poi mi guarda in faccia. Serra le labbra. Strette.

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“So che questa giacca è di qualcuno. Non può essere apparsa in classe per magia.”

Anche Giorgio mi fissa. Gli stanno uscendo gli occhi dalle orbite.

Io mi guardo le scarpe.

“Dory... tu non hai la giacca. Non è tua questa?” La mia testa fa segno di no. Non gliel’ho detto io, ha fatto tutto da sola!

Prima il braccio, poi la bocca, e adesso la testa!

Non sarà che le parti del mio corpo sono vittime di un

incantesimo?

Ora mi fissano tutti,

non solo Rosabella e Giorgio.

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“Sei sicura?” mi chiede la maestra. “Sì” mento.

“Dory, mi stai dicendo che la mamma ti ha fatto uscire senza giacca?” “Mh-mh.”

“In una giornata così gelida?” “Mh-mh.”

“Mmmmh.

Be’, allora puoi

prendere questa in prestito.”

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A quel punto me ne rendo conto: deve essere stata la giacca a lanciarmi l’incantesimo. Un incantesimo cattivo che mi ha fatto mentire! Ora devo PER FORZA liberarmene!

Quindi... dopo pranzo, quando tutti si infilano la giacca, per sbaglio la dimentico sulla panca e corro fuori a giocare.


In cortile corro così veloce che nessuno si accorge che ho solo il maglione.

Ma appena entro in classe, la maestra mi dice: “Dory, dov’è quella giacca che hai preso in prestito?”.

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Oh oh. Se non dico una bugia adesso, saprà

che l’ho fatto prima. “Ehm... l’ho messa nello zaino, dentro al ripostiglio”, mento. “Aspetta un attimo, quindi è tua?”

“Sì... io... ecco... mi ero dimenticata com’era

fatta perché... qualche volta sembra... gonfia”, mento di nuovo.

“Sapevo che era tua! Ma quando l’hai messa nel ripostiglio?” Sembra super confusa.

“Ehm... quando stavo... stavo andando in bagno”, continuo a mentire. 15


“Mmmh, ok”, dice la maestra. Quindi si distrae.

Torno al mio banco pensando: ce l’ho fatta! Ho

seminato quell’orribile giaccone. Lo immagino volare via tra le nuvole, perso per sempre.


Ma poi, durante l’ora d’inglese, entra Benia-

mino, che lavora in mensa...

“Ehi, ragazzi! Qualcuno ha lasciato questa in

mensa. È vostra? Prima di portarla all’ufficio oggetti smarriti... voglio dire, una giacca così bella!”

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In un lampo la maestra si volta a guardarmi. Ora non sembra più super confusa. Sembra che stia diventando matta!

“Dory... non hai appena detto che hai messo la giacca nello zaino? Ma non è questa la tua giacca?” mi chiede. Quasi scivolo

sotto al banco.

“Non hai detto... aspetta un attimo... fammi

vedere la giacca nello zaino. E per favore, chiedi alla tua mamma di metterci un’etichetta!” Mi avvicino lentamente al ripostiglio. 18


“D’accordo bimbi, mi spiace mettere una giacca così chic tra gli oggetti smarriti, ma a questo punto non c’è alternativa”, dice Beniamino.

Nel ripostiglio non so cosa fare. Non ho nean-

che lo zaino! Sto lì in piedi, in un angolino. Come faccio a spezzare questo maleficio? Mi domando: finisci nei guai se fai la spia a te stesso?

“Birba, esci. La maestra ormai si è distratta!” mi chiama Giorgio.

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“Com’è possibile?”

“Charlie ha vomitato nella fontanella!” “Davvero?”

“E ora deve andare a casa!” dice Giorgio.

“Non è giusto!” esclamo, e già che sono nel ripostiglio passo lo zaino a Charlie.

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Quando esco, vedo che Giorgio ha ragione. Si è proprio dimenticata di me!

Alla fine della scuola, la mamma mi aspetta in

cortile. Dice: “Birba, dove diavolo hai messo la giacca? Si gela!”.

“Volevo proprio parlarle di questo”, dice la maestra, che non si era affatto dimenticata. 21


Indietreggio adagio e le guardo da lontano. La maestra parla e parla e parla. Gesticola un sacco. La mamma ha la faccia sorpresa.

Quando vedo la sua espressione, mi viene da

piangere perchĂŠ so di essermi cacciata in un bel guaio.


Alla fine la mamma si avvicina. “Muoviti”, dice con la voce arrabbiata. “Andiamo agli oggetti smarriti.”

Non dobbiamo cercare troppo, la giacca è

proprio in cima al mucchio. Me la passa e la infilo.

“Birba, quante bugie hai detto oggi?”

Provo a contare sulle dita. “Una... due... tre... sette, credo. O forse otto.” Mi scendono un centinaio di lacrime giù per le guance.

“Accipicchia!” esclama. “Sei davvero in un grosso guaio.”

Poi alza gli occhi al cielo e sussurra: “Ma per-

ché, perché, perché, perché?” Inspira a fondo. Quando si è calmata, le chiedo: “Dovrò mettermela ancora questa giacca?” “No” risponde.

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Mi asciugo le lacrime e sorrido. Voglio tantissimo bene alla mia mamma. Le abbraccio

la gamba cosÏ forte che non riesce a liberarsi: sono inchiodata alla sua gamba. Credo che sia per via dell’incantesimo.


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