Teatromagazine n.1

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teatromagazine 1 L’atmosfera a Teatro Gioco Vita in questi mesi, negli uffici, nell’atelier, nei teatri, mi rimanda all’immagine di un grande cantiere navale. Un cantiere teatrale, è evidente, ma con in più l’idea che quel qualcosa di nuovo che si sta realizzando potrà portare il teatro ad essere vissuto dalla nostra città come un’esigenza, una necessità. In un momento difficile, spesso caratterizzato da un senso diffuso di perdita e di smarrimento, abbiamo la fortuna di sentire ancora una grande passione del fare teatro. La sfida e l’impegno con cui affrontiamo la gestione della stagione di prosa del Teatro Municipale sono gli stessi dell’inizio. Non diversi, peraltro, dall’atteggiamento con cui tutti noi di Teatro Gioco Vita abbiamo sempre concepito il fare teatro: un insieme di passione, rigore, creatività, libertà. Siamo ormai a oltre un terzo della programmazione della stagione di prosa 2004.2005 “Tre per Te”. Abbiamo visto i teatri spesso esauriti. Abbiamo visto il nostro pubblico apprezzare con consensi e critiche costruttive gli spettacoli proposti. Anche quelli più “difficili”, sicuramente più impegnativi. Abbiamo visto una grande “festa” del teatro con il Municipale aperto veramente a tutti in occasione dello spettacolo Le cirque invisible di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierré. Adulti e giovani, famiglie, scolaresche e gruppi organizzati, tutti insieme incantati dall’atmosfera di questo circo magicamente teatrale. Segnali positivi, che dimostrano come nella stagione del Bicentenario il nostro Teatro Municipale sia una realtà culturale viva e pulsante nella nostra città: un luogo condiviso da tutti. Rimangono ancora importanti appuntamenti nel periodo febbraio/aprile: da Spettri, che segna il ritorno a Ibsen di Massimo Castri con un’interprete d’eccezione come Ilaria Occhini, all’atteso ritorno a Piacenza di Paolo Rossi e Lella Costa, dal proseguimento del cartellone degli “Altri percorsi” all’avvio della sezione “Teatro/Danza”, nella quale si segnalano gli appuntamenti internazionali con Susanne Linke e il Balletto Contemporaneo di Pechino, dalle molteplici attività collaterali ai progetti per le scuole. Senza dimenticare l’importante presenza a Piacenza del Piccolo Teatro di Milano, grazie al Protocollo d’Intesa sottoscritto con Teatro Gioco Vita. Saranno ospitati gli spettacoli Il Grigio di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, con la regia di Serena Sinigaglia e Fausto Russo Alesi in scena, e Giorni felici di Beckett, con la regia di Giorgio Strehler e l’interpretazione di Giulia Lazzarini. Un’importante serata vedrà protagonista

Sandro Luporini, che parlerà di Giorgio Gaber e del Grigio. Unica presenza di Luporini nelle città toccate dalla tournée dello spettacolo: un’esclusiva che il Piccolo ha riservato a Piacenza. E poi molteplici attività per i giovani, gli insegnanti e le scuole. Una stagione piena, quella dei duecento anni del Teatro Municipale. Ma il Bicentenario richiedeva qualcosa di unico, di raro, di prezioso. Grazie al mecenatismo e alla disponibilità della Banca di Piacenza la stagione di prosa “Tre per Te” riuscirà a celebrare il Bicentenario del Teatro Municipale con un evento eccezionale: siamo riusciti a portare nella nostra città lo spettacolo di Peter Brook Ta main dans la mienne, con Michel Piccoli e Natasha Parry, tratto dalla corrispondenza di Anton Cechov con Olga Knipper. Quattrocento lettere per ricostruire la relazione tra il celebre drammaturgo e l’attrice allieva di Stanislavskij,“in sei brevi anni”, amici, amanti, e poi marito e moglie. E intorno a loro il fermento di un nuovo secolo, il Novecento, carico di inquietudine. Una storia d’amore tra due individui straordinari, sullo sfondo di un’unica grande passione, il teatro. Una scelta anche per questo molto significativa in occasione del Bicentenario del Municipale di Piacenza: un evento profondamente “teatrale” in grado di dare un segno molto forte non solo alla stagione di prosa, ma più in generale alla programmazione del Bicentenario. In questo numero 1 di “TeatroMagazine” troverete tutto quello che “Tre per Te” ci riserva da qui alla fine della stagione 2004.2005. Ma troverete anche molto altro: il teatro ragazzi, i 25 anni di “Salt’in banco”, la programmazione per le scuole e le famiglie, la nuova produzione di Teatro Gioco Vita, l’attività sul territorio, i laboratori, gli approfondimenti sugli spettacoli del Piccolo. Tutte quelle iniziative che fanno di Teatro Gioco Vita, in questi mesi, un vero e proprio cantiere. L’immagine di copertina è un “regalo” di Lele Luzzati, realizzato appositamente per Teatro Gioco Vita in occasione del Bicentenario del Teatro Municipale. Il legame tra Teatro Gioco Vita e Lele in questi anni è stato un ricco rapporto artistico, ma è stato anche molto di più: amicizia. E Lele Luzzati ha voluto condividere con Teatro Gioco Vita un segno concreto di attenzione per il nostro teatro. Un segno importante, da parte di un grande artista, nei confronti del Teatro Municipale. Diego Maj Teatro Gioco Vita


teatromagazine 1 Piacenza ha conosciuto in questi ultimi anni un’indiscutibile crescita del teatro. Una crescita che interessa il settore nelle sue diverse identità: le realtà teatrali istituzionali (Teatro Municipale, teatro di tradizione, e Teatro Gioco Vita, teatro stabile di innovazione) e le realtà teatrali di base (le Compagnie amatoriali, semiprofessionali e professionali). E’ cresciuta l’offerta, è cresciuta la domanda di teatro. In questo ambito il discorso degli spazi per l’attività teatrale non è cosa da poco. A Piacenza è necessario trovare una nuova casa per il teatro. Quella storica, da sola, non basta più. Il Teatro Municipale è attualmente uno spazio condiviso nel quale, rispetto al passato, l’attività ha avuto un notevole incremento. L’aumento delle produzioni liriche della Fondazione Toscanini e l’arrivo a Piacenza dell’Orchestra Cherubini da una parte, il passaggio delle serate della stagione di prosa da 21 a 36 e le molteplici attività collaterali alla prosa dall’altra dimostrano una crescita della programmazione che fa capo al Municipale. Una crescita non solo quantitativa, ma della qualità dei cartelloni e di livello artistico delle stagioni: aumento di pubblico e rinnovata immagine del teatro sono risultati dei quali tutti noi, evidentemente, ci rallegriamo. Questo però ci impone anche una seria riflessione sull’evidente difficoltà di conciliare le esigenze, i tempi e i contenuti della programmazione di due settori così importanti come il teatro musicale che fa capo alla Fondazione Toscanini e la prosa che fa capo a Teatro Gioco Vita. Tutte le più grandi città, non solo della nostra regione, da anni hanno distinto il grande teatro per le attività prevalentemente musicali e il grande teatro per le attività prevalentemente di prosa. Pensiamo, tanto per fare qualche esempio a noi vicino, a Parma, con Teatro Regio e Teatro Due, a Modena, con Teatro Comunale e Teatro Storchi. Questo per marcare non solo le diverse esigenze artistiche, ma anche per meglio definire l’identità dei luoghi teatrali. Di fronte all’idea di un nuovo spazio teatrale, molti spettatori in particolare quelli più affezionati alla Stagione di Prosa - sono diffidenti di fronte all’idea di trasformare la Cavallerizza in un teatro. Un vecchio edificio, dicono, per alcuni addirittura un “capannone”. Ma come è già successo in numerose città italiane ed europee in generale, il recupero di vecchi spazi per la cultura porta ad una nuova connotazione, anche estetica, di questi stessi edifici. La Cavallerizza può e deve diventare un bel teatro, anzi, un grande teatro per Piacenza. D’altronde una città si può permettere di costruire un teatro ogni almeno 100 anni. La nostra sfida è quella di moltiplicare l’esperienza del Teatro Municipale ricreando alla Cavallerizza, per il pubblico e anche

per gli artisti, l’eccezionalità del grande evento. Per gli spettatori dovrà essere un luogo comodo, accogliente, acusticamente e visivamente efficace rispetto alla fruibilità dello spettacolo, esteticamente rigoroso negli interni e negli arredi. Fermo restando - dato anche questo da sottolineare - che alcuni spettacoli di prosa continueranno ad essere rappresentati al Teatro Municipale anche dopo l’apertura della Cavallerizza. Spettacoli, ad esempio, come L’Avaro di Gabriele Lavia che ha aperto la scorsa stagione, oppure come quelli di Luca Ronconi che ci auguriamo di poter ospitare a Piacenza in futuro. Questa prospettiva di nuovi spazi, porta alla necessità di ripensare la mappa del teatro nella nostra città: è diventato inevitabile ripensare al disegno del teatro a Piacenza, non solo in termini di luoghi, ma anche di contenuti, obiettivi, ruoli. Il Teatro Municipale come il luogo del grande teatro prevalentemente per la musica: la lirica, la concertistica, il balletto, l’Orchestra giovanile del Maestro Riccardo Muti “Cherubini”, il grande teatro di prosa. La Cavallerizza come il nuovo teatro prevalentemente di prosa: prosa, ma anche teatro scuola con “Salt’in banco”, teatro per le famiglie con “A teatro con mamma e papà”, le produzioni nazionali di teatro ragazzi e giovani, ma anche concerti, operette, balletti; inoltre un luogo nel quale, grazie alle nuove tecnologie e dotazioni tecniche, possono trovare sede progetti di produzione e/o coproduzione anche nel teatro di prosa. Il Teatro dei Filodrammatici e, per ora, il Teatro San Matteo, dove trovano ospitalità spettacoli dei cartelloni adeguati agli spazi ed al pubblico, ma anche altre attività per le nostre ricche realtà locali, teatrali e musicali: per le prove, gli allestimenti, le produzioni. Un quadro complesso che può trovare un senso e un’armonia grazie ad una politica culturale in grado di garantire la valorizzazione di tutti, con pari dignità e nel rispetto dei ruoli, delle vocazioni, delle specificità, e con un unico obiettivo: continuare a far essere il teatro il “cuore della nostra comunità”.

Giovanna Calciati Assessore alle Politiche scolastiche e per l’infanzia, Teatri e Turismo - Comune di Piacenza


“TRE PER TE” prossimamente

PROSA martedì 1 febbraio 2005 • Teatro Municipale • ore 21 mercoledì 2 febbraio 2005 • Teatro Municipale • ore 21

martedì 12 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21 mercoledì 13 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21

Massimo Lopez e Tullio Solenghi LA STRANA COPPIA

Lella Costa ALICE UNA MERAVIGLIA DI PAESE

di Neil Simon con Maurizio Battista, Giuliano Chiarello, Paolo Gattini, Maura Ragazzoni, Enzo Saturni, Serena Troiani regia Gianni Fenzi Stemal / Angelo Tumminelli

regia Giorgio Gallione IRMA Spettacoli

venerdì 4 febbraio 2005 • Teatro Municipale • ore 21

IL FANTASMA DELL’OPERA musical dal romanzo di Gaston Leroux regia e coreografie di Andrè De La Roche con Giorgio Carli, Alexandra Alisé, Simone Sibillano Compagnia Grandi Musicals - Enzo Sanny

venerdì 22 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21

Paolo Rossi IL SIGNOR ROSSI E L’IMPERO DEL MALE di Paolo Rossi musiche Franco Battiato con Paolo Rossi e Jun Ichikawa, Emanuele Dell’Aquila, Aicha Hamroun, Rufin Doh Zeyenouin, Alex Orciari, Stefano Bembi, Kais Boumaiza AGIDI

martedì 8 febbraio 2005 • Teatro Municipale • ore 21 mercoledì 9 febbraio 2005 • Teatro Municipale • ore 21

Teatro Biondo Stabile di Palermo SPETTRI di Henrik Ibsen regia Massimo Castri con Ilaria Occhini,Alarico Salaroli, Luciano Virgilio, Pierluigi Corallo

EVENTO SPECIALE PER IL BICENTENARIO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA Spettacolo offerto da

martedì 1 marzo 2005 • Teatro Municipale • ore 21 mercoledì 2 marzo 2005 • Teatro Municipale • ore 21 giovedì 3 marzo 2005 • Teatro Municipale • ore 21

Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa GIORNI FELICI di Samuel Beckett traduzione Carlo Fruttero regia Giorgio Strehler ripresa da Carlo Battistoni regista assistente Giuseppina Carutti scene Ezio Frigerio costumi Luisa Spinatelli - musiche Fiorenzo Carpi movimenti mimici Marise Flach - luci Gerardo Modica con Giulia Lazzarini e Franco Sangermano

mercoledì 20 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21 giovedì 21 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21

TA MAIN DANS LA MIENNE di Carol Rocamora dalla corrispondenza di Olga Knipper e Anton Cechov regia Peter Brook con Natasha Parry, Michel Piccoli Théatre des Bouffes du Nord - C.I.C.T.


ALTRI PERCORSI

TEATRO DANZA

martedì 22 - mercoledì 23 - giovedì 24 - venerdì 25 - sabato 26 e domenica 27 febbraio 2005 Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

sabato 5 marzo 2005 • Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa IL GRIGIO

coreografia Virgilio Sieni pianoforte Diego Maccagnola luci Paolo Pollo Rodighiero

di Giorgio Gaber e Sandro Luporini regia Serena Sinigaglia con Fausto Russo Alesi scene Giorgio Gaber e Daniele Spisa musiche Carlo Cialdo Capelli luci Claudio De Pace

mercoledì 9 marzo 2005 giovedì 10 marzo 2005 Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

Davide Enia MAGGIO ‘43 di e con Davide Enia musiche in scena Giulio Barocchieri Accademia Perduta/Romagna Teatri martedì 15 marzo 2005 mercoledì 16 marzo 2005 Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

Compagnia Virgilio Sieni Danza SOLO GOLDBERG IMPROVISATION

sabato 19 marzo 2005 • Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

Kinkaleri OTTO progetto e produzione di Kinkaleri realizzato da Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo Premio UBU come migliore creazione di teatrodanza dell’anno 2002

sabato 2 aprile 2005 • Teatro Comunale Filodrammatici • ore 21

Susanne Linke IM BADE WANNEN coreografia e interpretazione Susanne Linke musiche Erik Satie, Claude Debussy Daniele Cipriani Entertainment

4.48 PSYCHOSIS di Sarah Kane con Giovanna Bozzolo regia Daniele Abbado Crt Artificio Milano

sabato 16 aprile 2005 • Teatro Municipale • ore 21

Beijin Modern Dance Company Balletto Contemporaneo di Pechino direttore generale Zhang Chancheng direttore artistico, coreografo Willy Tsao direttore artistico aggiunto, coreografo Li Hanzhong

SAGRA DELLA PRIMAVERA (All river red) UN TAVOLO, DUE SEDIE musiche di Strawinsky ed estratti d’opera tradizionale cinese


I biglietti “Last Minute” sono disponibili, a discrezione della Direzione, a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo per cui l’offerta è valida. Per alcune rappresentazioni non è detto che vengano messi in vendita biglietti “Last Minute”.

Informazioni

Possono usufruire della riduzione sull’acquisto di abbonamenti, biglietti e carnet i militari, gli spettatori di età superiore ai 60 anni e inferiore ai 25 anni. Possono usufruire della riduzione “Speciale Studenti” tutti gli studenti che non abbiano compiuto i 25 anni. I biglietti e gli abbonamenti non utilizzati non verranno rimborsati. A spettacolo iniziato non è consentito l’accesso alla platea. È vietato scattare fotografie, effettuare registrazioni audio e video e fare uso di telefoni cellulari.

BIGLIETTI Spettacoli Prosa al Teatro Municipale: Platea Posto/palco Ingresso palchi/galleria Galleria numerata Loggione numerato Ingresso loggione Studenti

e 23 (intero) e 20 (ridotto) e 20 (intero) e 17 (ridotto) e 13 (intero) e 11 (ridotto) e 18 (intero) e 16 (ridotto) e 11 (intero) e 9 (ridotto) e6 e 11 (posto unico in galleria)

Spettacoli al Teatro Comunale Filodrammatici: Platea Galleria Studenti

e 18 (intero) e 16,50 (ridotto) e 15 (intero) e 13,50 (ridotto) e 10 (posto unico in galleria)

Spettacoli Altri percorsi e Teatro danza al Teatro Municipale: Platea Posto/palco Ingresso palchi/galleria Galleria numerata Loggione numerato Ingresso loggione Studenti

e e e e e e e

18 (intero) e 16,50 (ridotto) 17 (intero) e 15,50 (ridotto) 13 (intero) e 11 (ridotto) 15 (intero) e 13,50 (ridotto) 9 (intero) e 7 (ridotto) 5 10 (posto unico in galleria)

La tariffa studenti per i biglietti di Teatro danza si applica anche agli iscritti a scuole e accademie di danza

Spettacolo Ta main dans la mienne: Inviti richiedibili presso la Banca di Piacenza (la data a partire dalla quale si potranno richiedere gli inviti sarà comunicata successivamente)

BIGLIETTI LAST MINUTE Spettacoli al Teatro Municipale: Platea e posto/palco Galleria Loggione

e 10 e8 e3

Spettacoli al Teatro Comunale Filodrammatici: Platea Galleria

e7 e4

La direzione si riserva la possibilità di effettuare spostamenti su posti venduti per esigenze tecniche e di apportare al programma le modifiche determinate da cause di forza maggiore.

BIGLIETTERIA TEATRO GIOCO VITA Teatro Stabile di Innovazione Teatro Comunale Filodrammatici Via San Siro 9 - 29100 Piacenza Tel. 0523.315578 (biglietteria) - 0523.332613 (uffici) Fax 0523.338428 - E-mail biglietteria@teatrogiocovita.it Orari di apertura: dal martedì al venerdì ore 15-18, sabato ore 10-13 (chiuso il lunedì).

BANCA DI PIACENZA Abbonamenti e biglietti si possono acquistare presso tutti gli sportelli della Banca di Piacenza nei giorni ed orari di apertura degli stessi, senza alcun addebito di commissioni, sino al giorno precedente lo spettacolo (o sino a due giorni precedenti, nel caso di spettacolo festivo). Apertura anche il sabato a Piacenza (Agenzia 6 - Galleria del Sole 1/3 Farnesiana e Agenzia 8 - Via Emilia Pavese 40), in provincia a Bobbio (Piazza S.Francesco 9) e Fiorenzuola - Cappuccini (Via J.F.Kennedy 2) e fuori provincia a Rezzoaglio (Via Roma 51). Il giorno dello spettacolo la biglietteria funziona unicamente nella sede della rappresentazione a partire dalle ore 18. I biglietti sono in vendita anche via internet al sito www.teatrogiocovita.it scegliendo “acquista on-line”

INFORMAZIONI TEATRO GIOCO VITA Teatro Stabile di Innovazione Via San Siro 9 - 29100 Piacenza Telefono 0523.332613 - Fax 0523.338428 E-mail ufficiostampa@teatrogiocovita.it

Teatro Municipale Via Verdi 41 - 29100 Piacenza - Telefono 0523.492251* * solo nei giorni di spettacolo dalle ore 18

Spettacoli di Teatro danza e Altri Percorsi al Teatro Municipale: Platea e posto/palco Galleria Loggione

e7 e4 e2

Teatro Comunale Filodrammatici Via Santa Franca 33 - 29100 Piacenza Biglietteria - Via San Siro 9 - 29100 Piacenza Telefono 0523.315578


Indice L’evento Spettacolo di Peter Brook al Teatro Municipale per il Bicentenario L’evento della stagione: Ta main dans la mienne Lo spettacolo - L’autore - Il regista Natasha Parry - Michel Piccoli

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“Tre per Te” Abbonamenti 2004.2005. La prosa supera quota 1.000

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Piccolo Teatro di Milano Il Grigio Giorni felici I progetti per le scuole

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Danza Reading Dance 2005 - Gli spettacoli Battiti di danza di Roberto De Lellis Percorsi ondivaghi della danza contemporanea italiana di Francesca Pedroni “Oltre il sipario” - Programma di attività collaterali Non solo spettacoli Perché oltre il sipario di Diego Maj

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TEATROMAGAZINE Anno 1 - n. 1

“Ditelo all’attore” - Incontri con i protagonisti della stagione di prosa Dietro le quinte dello spettacolo italiano di Enrico Marcotti 29

Edizioni TEATRO GIOCO VITA Teatro Stabile di Innovazione Direttore DIEGO MAJ Via San Siro 9 - 29100 Piacenza Tel. 0523 332613 Fax 0523 338428 www.teatrogiocovita.it info@teatrogiocovita.it

Nuova produzione di Teatro Gioco Vita Una Topolino alle Mille Miglia Lo spettacolo Viaggio in Italia/Terza Tappa: Una Topolino alle Mille Miglia di Fabrizio Montecchi Edoardo Erba - Andrea Rauch - Cantarana

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“Salt’in banco” - Rassegna di Teatro Scuola Più di 25.000 studenti a teatro Il traguardo dei 25 anni di Diego Maj Il cartellone

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numero 1

Direttore responsabile Simona Rossi Progetto grafico e realizzazione Matteo Maria Maj - Mcube Stampa Tipolito Farnese, Piacenza - Febbraio 2005 Aut.Tribunale di Piacenza n° 604 del 31.12.2004 Hanno collaborato Diego Maj, Roberto De Lellis, Fabrizio Montecchi, Letizia Bellocchio, Enrico Marcotti, Francesca Pedroni, Ilaria Dioli, Anna Adorno, Lorenza Donati I testi relativi agli spettacoli del Piccolo Teatro di Milano Il Grigio e Giorni felici sono tratti dai programmi di sala degli spettacoli (Edizioni Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa). Si ringrazia il Piccolo Teatro di Milano per la gentile concessione. In copertina, disegno di Lele Luzzati realizzato per Teatro Gioco Vita in occasione del Bicentenario del Teatro Municipale di Piacenza.

Cinema: nuova proposta per le scuole Laboratori sul linguaggio cinematografico Dentro il progetto di Maria Letizia Bellocchio Due generi cinematografici: noir e commedia romantica - Il cinema di animazione - La curatrice del progetto - Info e prenotazioni

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“A teatro con mamma e papà” - Rassegna di Teatro per le Famiglie Un primo bilancio della rassegna - Calendario febbraio/marzo 2005 - Info e biglietti 38 I prossimi appuntamenti, da Cina al Circus on ice 39 Rapporto Legambiente Ecosistema Bambino 2005 Ragazzi, il teatro migliora la vita Il commento di Diego Maj

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Investire sui giovani: esperienze di stage e tirocini formativi Uno scambio professionale e umano - Uno stage per orientare le scelte future Dietro le “quinte” di Anna Adorno

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Stagione di Prosa del Teatro Verdi di Castelsangiovanni Da Toulouse-Lautrec a Giovanna D’Arco, dalla commedia all’operetta

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Stagione di Prosa “in trasferta” a Gossolengo Uscite a teatro e incontri sugli spettacoli

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Spettacolo di Peter Brook al Teatro Municipale per il Bicentenario

moglie. E intorno a loro il fermento di un nuovo secolo, il Novecento, carico di inquietudine. Una storia d’amore tra due individui straordinari, sullo sfondo di un’unica grande passione, il teatro. Una scelta anche per questo molto significativa in occasione del Bicentenario del Municipale di Piacenza: un evento profondamente “teatrale” in grado di dare un segno molto forte non solo alla stagione di prosa, ma più in generale alla programmazione del Bicentenario. Per più di un motivo. Innanzitutto la mise en espace di Peter Brook, considerato uno dei giganti della regia del Novecento: i suoi spettacoli hanno stupito il pubblico per l’unicità del suo stile e memorabili sono le sue scelte drammaturgiche.

L’evento della stagione: Ta main dans la mienne Un grande evento teatrale di rilievo internazionale per il Bicentenario del Teatro Municipale: sarà a Piacenza lo spettacolo di Peter Brook Ta main dans la mienne, che vede in scena due protagonisti assoluti della scena europea, Natasha Parry e Michel Piccoli. Ad offrirlo sarà la Banca di Piacenza in collaborazione con Teatro Gioco Vita e con il Teatro Municipale Stagione di Prosa 2004.2005 “Tre per Te”. Sono ormai formalizzati i contatti con la produzione per realizzare il progetto, oltre che per organizzare l’eventuale presenza di

Peter Brook a Piacenza in occasione dello spettacolo e proporre un suo incontro con il pubblico e con la stampa. L’evento è previsto per il 20 e 21 aprile, con inizio alle ore 21. Lo spettacolo è ad inviti, richiedibili presso tutti gli sportelli della Banca di Piacenza. Ta main dans la mienne è tratto dalla corrispondenza di Anton Cechov con Olga Knipper (il testo è scritto da Carol Rocamora): quattrocento lettere per ricostruire la relazione tra il celebre drammaturgo e l’attrice allieva di Stanislavskij, “in sei brevi anni”, amici, amanti, e poi marito e

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Poi i due protagonisti, che sulla scena brookianamente essenziale compiono un sottile esercizio di stile ora raccontando i personaggi, ora interpretandoli sul filo di un’ambigua immedesimazione. Michel Piccoli, indimenticabile interprete di capolavori che hanno segnato la storia del cinema (tra tutti Belle de jour di Buñuel, senza dimenticare i diversi film diretti da Marco Ferreri, tra cui Dillinger è morto e La grande abbuffata), ricrea un inedito ritratto di Anton Cechov attraverso le parole più intime e il loro riflettersi in una passione intensa e profonda, eco sincera dei mutamenti del cuore e del pensiero: un Cechov di straordinaria adesione interiore, soave, leggermente disincantato. Accanto a lui Natasha Parry, dedita al teatro fin dalla giovinezza e partner di attori come John Gielgud, Alec Guinness, Orson Welles. Oltre a essere moglie di Peter Brook e far parte del Centre International de Recherche Théâtrale fondato dal regista a Parigi nel 1970, è pure russa d’origine e riesce a dare una maschera dolce a una Olga Knipper tutta affetto e teatro. Lo spettacolo Ta main dans la mienne ha debuttato in forma di lettura scenica al Teatro Micalet di Valencia il 25 giugno 2003. In Italia è stato rappresentato nella passata stagione teatrale solamente al Teatro Argentina di Roma e al Piccolo Teatro di Milano: sempre tutto esaurito, seguito dal pubblico in religioso silenzio e giustamente premiato da standing-ovation finale. In questa stagione è ospitato dal Teatro Metastasio di Prato Stabile della Toscana e dal Teatro Stabile dell’Umbria. Dal 15 ottobre fino al 30 dicembre è stato in cartellone a Parigi alla Comédie des ChampsElysées. Un’altra occasione per mettere Piacenza al livello dei grandi teatri di prosa europei.


lo spettacolo

Spettacolo di Peter Brook al Teatro Municipale per il Bicentenario

EVENTO SPECIALE PER IL BICENTENARIO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA

Spettacolo offerto da mercoledì 20 aprile 2005 - Teatro Municipale - ore 21 giovedì 21 aprile 2005 - Teatro Municipale - ore 21 TA MAIN DANS LA MIENNE di Carol Rocamora dalla corrispondenza tra Olga Knipper e Anton Cechov regia Peter Brook adattamento Marie-Hélène Estienne scene e costumi Chloé Obolensky luci Philippe Vialatte con Natasha Parry e Michel Piccoli (il testo è stato pubblicato per la prima volta in inglese da Smith & Kraus, Inc)

produzione CICT / Théâtre des Bouffes du Nord coproduzione Fundacion de la Comunidad Valenciana Ciudad de las Artes Escénicas

Tutti amano le storie d’amore. Questa, però, è speciale. Speciale perché è la storia di due persone straordinarie vissute in circostanze straordinarie. Lui, un grande scrittore e studioso della natura umana, che sapeva di avere davanti a sé una vita breve. Lei, un’attrice straordinaria, fondatrice e prima donna di una delle compagnie teatrali più famose del mondo, una donna piena di vitalità e di passione. Quando si incontrarono, lui aveva trentotto anni e lei ventinove. Ebbero solo sei anni per conoscersi, tre dei quali come marito e moglie, fino alla morte di lui, nel luglio del 1904. In questi sei anni, in cui furono per lo più separati, si scrissero circa 400 lettere. Appassionate, sincere, spontanee. Lettere piene di desiderio, amore, humor, ricche di dettagli della vita quotidiana di entrambi, come artisti e come persone qualunque. Così, la storia del loro amore può essere raccontata con le loro stesse voci. E io ho tentato di fare semplicemente questo. Carol Rocamora

il regista

l’autore Carol Rocamora

Peter Brook

Traduttrice, regista, insegnante e commediografa, Carol Rocamora si è specializzata in Letteratura russa presso l’Università della Pennsylvania. È stata fondatrice del Philadelphia Festival Theatre for New Plays presso l’Annemberg Center dell’Università di Pennsylvania, teatro no profit del quale è stata anche direttore artistico e di produzione dal 1981 al 1994. Di Cechov ha tradotto in inglese i quattro drammi maggiori - Il gabbiano, Zio Vanja,Tre sorelle, Il giardino dei ciliegi - tutti pubblicati nel 1996, oltre ai drammi giovanili e ad altri testi teatrali. Attualmente Carol Rocamora insegna teatro presso il Dipartimento di Scrittura teatrale della New York University’s Tisch School of the Arts.

Ha diretto oltre 60 spettacoli teatrali, opere liriche e film, ha scritto libri sul teatro e ottenuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Nato a Londra nel 1925, debutta a 18 anni con Dr. Faustus di Marlowe, per poi imporsi a soli 21 con Pene d’amor perdute di Shakespeare. Se il drammaturgo di Stratford-uponAvon ha sempre accompagnato il regista - oltre ad aver lavorato per un decennio alla Royal Shakespeare Company, ha all’attivo più di 15 regie shakesperiane Brook, in quasi sessant’anni di attività, si è confrontato con numerosi altri autori, quali Ibsen, Anouilh, Miller, Capote, Williams, Jarry, Dürrenmatt, Cechov e molti altri. Nel 1971 ha fondato a Parigi il Centre International de Créations Théâtrales e ha riaperto il Théâtre des

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Bouffes du Nord, attuale sede della sua compagnia internazionale. Marat-Sade di Peter Weiss (1964), Les Iks di Colin Turnbull (1975), Mahabharata (1985) sono solo alcuni tra i suoi spettacoli più importanti. Tra gli spettacoli rappresentati in Italia, Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare (1972), La tragédie de Carmen da Bizet e Merimée (1986), La Tempesta di Shakespeare (1991), Je suis un phénomène da Alexander Lurija (1998), Don Giovanni di Mozart (1998), Le costume di Can Themba (2000) e La tragédie d’Hamlet (2002) da Shakespeare. Nel 2003 Teatro Gioco Vita ha portato per la prima volta a Piacenza uno spettacolo di Peter Brook: La mort de Krishna, estratto dal Mahabharata, con Maurice Bénichou e Sharmila Roy.


Spettacolo di Peter Brook al Teatro Municipale per il Bicentenario

Michel Piccoli Attore tra i più conosciuti ed amati in Francia come in Europa, Piccoli debutta sulle scene giovanissimo sotto la guida di Jean Vilar. Successivamente lavorerà con i più grandi registi, da Peter Brook - con cui ha interpretato Gaev nel Giardino dei ciliegi, a Grüber, da Chéreau - con cui ha recitato in Combat de nègres et de chiens - a Bondy a Robert Wilson. Al cinema, è stato protagonista di capolavori della celluloide, dai grandi film di Buñuel (per tutti Bella di giorno e La via lattea) al miglior Ferreri (Dillinger è morto e La grande abbuffata), da opere “insolite” come Rosso sangue - che segnò il debutto di Léos Carax alla regia - e La bella scontrosa di Jaques Rivette, con Emmanuelle Béart, a grandi prove d’attore (Il disprezzo di Godard e Milou a maggio di Malle) fino alla straordinaria interpretazione in Ritorno a casa di Manoel de Oliveira.

Natasha Parry Figlia d’arte - del regista britannico Gordon Parry - e moglie di Peter Brook, conosciuto durante una matinée al Covent Garden di Londra. Ha debuttato in teatro giovanissima, recitando al fianco di attori come John Gielgud, Alec Guinnes e Orson Welles e interpretando personaggi, tra gli altri, di Shakespeare, Euripide, Ionesco, Anouilh, Sofocle, Shaw. Les 5 Nô de

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Mishima, regia di Maurice Béjart, Tchin-Tchin con Marcello Mastroianni nella messa in scena di Peter Brook, Giorni felici (Oh les beaux jours) di Beckett, regia ancora di Brook, sono alcuni degli allestimenti più importanti ai quali ha preso parte. Numerose sono state anche le sue apparizioni in televisione e al cinema, dove, è stata la madre di Giulietta nel Romeo e Giulietta di Zeffirelli.


“TRE PER TE” Prosa - Altri Percorsi - Teatro/Danza

Abbonamenti 2004.2005 La prosa supera quota 1.000

Stagione di Prosa 2004.2005 del Teatro Municipale a quota 1.014 abbonamenti. È di 252 unità l’incremento rispetto ai 762 abbonamenti della stagione di prosa 2003.2004: una crescita pari al 33,07%. Se confrontiamo il dato attuale con il 2002.2003 (656 abbonamenti), vediamo che in due stagioni si è registrato un aumento di 358 abbonati alla Prosa, pari al 54,57%. Il pubblico che ha sottoscritto gli abbonamenti ha potuto fare riferimento sia alla biglietteria di Teatro Gioco Vita sia a tutte le agenzie della Banca di Piacenza, che svolgono il servizio di vendita degli abbonamenti e dei biglietti. Una collaborazione e una sinergia che hanno contribuito ad articolare meglio nei tempi e nella diffusione sul territorio il servizio di biglietteria del Teatro Municipale, permettendo anche di raggiungere un pubblico più ampio. Già nella passata stagione questa collaborazione aveva conseguito notevoli risultati, facendo ben sperare per il 2004.2005 in riscontri ancora una volta ampiamente

positivi. Previsioni che si sono puntualmente realizzate. Dei 762 abbonati alla Prosa della stagione 2003.2004, ben 669 hanno confermato l’abbonamento per il 2004.2005: l’87,80%. Nel 2003.2004, rispetto alla stagione precedente, i rinnovi erano stati pari al 70,58% (463 conferme su 656). Segno che la stagione 2003.2004, la prima gestita da Teatro Gioco Vita, ha avuto un buon gradimento da parte del pubblico e che la gestione del Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj è stata recepita come un servizio positivo. Allo stesso tempo rimane significativo il numero dei nuovi abbonati, 345: la percentuale dei nuovi spettatori in abbonamento, quindi, è del 34,02%. Dato che dimostra come accanto all’indispensabile mantenimento del pubblico tradizionale si stia registrando un costante e graduale rinnovamento degli spettatori del Teatro Municipale, in grado di garantire sul fronte degli abbo-

nati - che costituiscono il pubblico più fidelizzato - un significativo incremento di presenze. Attualmente risultano sottoscritti per la stagione teatrale “Tre per Te” del Teatro Municipale complessivamente 1.344 abbonamenti. Grande successo hanno ottenuto gli abbonamenti “cumulativi” su più rassegne, introdotti per la prima volta in questa stagione: il “3 per te” (prosa + altri percorsi + teatro danza, in totale 18 spettacoli) e il “2 per te” (prosa + altri percorsi, in tutto 14 spettacoli), che permettono un

risparmio notevole rispetto all’acquisto di singoli abbonamenti nei diversi cartelloni. Sono 113 le persone che hanno scelto queste tipologie di abbonamento cumulativo: un indiscutibile segnale di interesse e di gradimento. Importante ancora una volta la presenza del pubblico dei giovani, anche grazie ad una politica dei prezzi molto vantaggiosa e alle molteplici possibilità di scelta loro offerte: gli studenti che attraverso le scuole di appartenenza hanno fino ad ora sottoscritto un abbonamento sono 223.

Schema statistico sull’andamento degli abbonamenti della prosa nelle ultime tre stagioni teatrali Teatro Municipale di Piacenza – ABBONAMENTI PROSA Stagione Teatrale

Abbonati

Incremento (1)

Incremento% (1)

Incremento (2)

Incremento% (2)

2004.2005

1.014

252

33,07

358

54,57

2003.2004

762

106

16,16

106

16,16

2002.2003

656

/

/

/

/

(1) incremento riferito alla stagione precedente - (2) incremento riferito alla stagione 2002.2003

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Il Grigio dal 22 al 27 febbraio a Piacenza

Portare in scena Il Grigio Conversazione con Serena Sinigaglia e Fausto Russo Alesi a cura di Eleonora Vasta Serena, che cosa ha significato per te, dopo le esperienze di regia che hai avuto e i successi che hai conosciuto con i tuoi spettacoli, arrivare, nel tuo percorso personale, a Gaber e al Grigio? Per un regista - quindi non solo per me - tra un monologo e uno spettacolo che prevede molti attori esiste una grandissima differenza. Se dovessi seguire il mio istinto, sceglierei sempre di lavorare con quindici, venti interpreti. Non è purtroppo né facile né frequente, in un sistema teatrale come quello italiano, che un giovane abbia la possibilità di misurarsi con gruppi numerosi di attori. Io amo molto, ad ogni modo, variare: mi fa correre il rischio di una schizofrenia artistica, ma mi regala anche quella pluralità di esperienze di cui ho bisogno. Del Grigio, posso dire che il testo, “parlato” da un attore diverso da Gaber e molti anni dopo quello spettacolo, dimostra in tutto e per tutto di resistere al tempo perché profondamen-

viviamo un bisogno, fortissimo, di incontrare segni forti, artisti netti. Gaber è l’uomo per il quale la vita non è mai riconducibile a un’unica tesi, a un’unica scelta. Nel Grigio è evidente: in una bellissima pagina, parla dell’uomo qualunque, lo chiama l’“uomo di spalle” ed esprime tutto il disprezzo per la vita piatta dell’impiegato dove ogni giorno è uguale all’altro. Poco dopo dice esattamente il contrario: cerca, si sforza, di trovare la “compassione” che possa farlo aderire a quella realtà… Con Gaber ho potuto essere lucida e confrontarmi con questo mondo “grigio” proprio perché Gaber non mi chiedeva di essere d’accordo con lui ma di trovare nel testo l’autentico senso del teatro, gli “ingranaggi” teatrali, divertenti, vivi, giocosi, intelligenti.

te teatrale. Alla prima lettura mi sono chiesta: “Ma reggerà senza quel personaggio?”. Temevo un “effetto Benigni”: lo paragonavo cioè a La vita è bella, un film che trova la sua efficacia soprattutto nella presenza attorale di Benigni. Con Il Grigio non è stato così: da quando con Fausto abbiamo iniziato a provare, ho percepito tutta la forza e la potenza di questo testo. Sotto il profilo umano, se così si può dire, il mio incontro con Gaber è stato molto conflittuale, questo perché personalmente lo considero un “artista del dubbio”. Per la mia generazione, cresciuta in balìa del dubbio quale unico sistema, per noi che non abbiamo conosciuto né rosso né nero ma solo sfumature, che siamo sottoposti a un eterno bombardamento mediatico, consumistico e visivo, per noi scegliere è diventato impossibile. Proprio per questo, percepiamo che esistono le differenze e sentiamo viva la necessità di schierarci. In questa generale ambiguità,

Fausto e Serena voi siete abituati a lavorare insieme da moltissimi anni, da quando frequentavate la “Paolo Grassi”. In che modo vi avvicinate a un nuovo

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spettacolo e come avete applicato il vostro metodo di lavoro al Grigio? Serena Per la stima che ho di Fausto, il nostro è un rapporto assolutamente paritetico. La nostra relazione artistica si fonda sull’ascolto reciproco, a volte anche “segreto”. Ci conosciamo dalla scuola, abbiamo persino recitato insieme, per mia fortuna e per sua sciagura… Il nostro rapporto è frutto di una vicinanza profonda, di un comune sentire, dell’amore per le stesse cose. Che dire? La chiave del nostro lavoro è il rispetto: io ascolto le esigenze di Fausto, lui le mie direzioni e proviamo a incamminarci insieme; lungo la strada, ci accorgiamo se le idee funzionano. Fausto Sceglierci l’un l’altra per lavorare insieme è stato spontaneo, già da quelle piccole esercitazioni che si fanno negli anni della scuola di teatro. Poi dieci anni hanno fatto crescere un rapporto, fondato, anch’io sono d’accordo, sulla stima, sull’ascolto reciproco e sulla serenità che si crea nel momento in cui si lavora. Siamo anche assolutamente complementari: io ricevo da Serena spunti che da solo non avrei mai trovato e le trasmet-


Il Grigio dal 22 al 27 febbraio a Piacenza to a mia volta suggerimenti, suggestioni. Un esempio: riguardo al discorso che si faceva prima sugli artisti del dubbio, io mi sento molto meno radicale di Serena. Ho sempre bisogno, in ogni momento della mia vita, dell’altra versione, di guardare le cose da un diverso punto di vista. Mi sento in questo molto vicino a Gaber, al contrasto tra ragione e sentimento che emerge nel Grigio: i concetti che il protagonista affronta prima da un punto di vista emotivo sono poi ripresi analiticamente e viceversa. Serena Nell’avvicinarci al Grigio, il nostro modo di “sentire insieme” ci ha molto aiutato ad avere meno paura. Per me e per Fausto è un onore essere al Piccolo Teatro, ma allo stesso tempo ha significato una responsabilità grandissima. In Italia i teatri prestigiosi non sono soliti affidare produzioni importanti a giovani. Il fatto di affrontare quest’avventura insieme è la nostra forza. Entrambi siamo alle prese con una situazione strana, insolita: tutti e due ci misuriamo non solo con un testo, come avviene sempre a qualsiasi regista e attore, ma dobbiamo fare i conti con la memoria, vividissima, di uno spettacolo e di un interprete come Gaber. La scelta per noi più ovvia è stata quella di “camminare” il testo, di percorrerlo “a piedi”, lentamente. Perché? Perché a piedi si guarda con più attenzione ciò che ci circonda. Fuori di metafora, abbiamo cercato di essere semplici, di togliere, alleggerire il più possibile: abbiamo fatto sparire tutti gli arredi, lasciando uno spazio evocativo, mai descrittivo, dove il corpo di Fausto potesse “camminare il testo”, vivere il testo, incarnare quell’uomo, quella condizione, quei sentimenti. Ci sono miliardi di azioni, momenti spesso “devastanti”, faticosissimi per Fausto. Esiste, insomma una regia, anche se, quando allestisco monologhi, sono sempre un

po’ perplessa: cosa aggiunge il regista al lavoro dell’unico attore in scena?

mancanza dell’uomo di cultura, dell’autore e non dell’interprete …

Fausto Non tutti i monologhi sono uguali. Nel momento in cui un artista, come era per Gaber, racconta un soggetto dettatogli da una propria necessità interiore, lo interpreta e cura tutti gli aspetti dello spettacolo, forse neanche ha senso parlare di regia… Quando esiste un allestimento in cui l’attore è attore e cerca di far rivivere al meglio delle proprie possibilità un testo, allora una regia “esterna” è fondamentale: diversamente lo spettacolo non esisterebbe. È stato così per Natura morta in un fosso. Lo è oggi con Il Grigio. Nel lavoro che stiamo affrontando ora, abbiamo sparso tutti i semi e siamo in attesa di vedere come fiorirà.

Come vi siete rapportati con l’“altro” personaggio che è la musica? Serena La colonna sonora di uno spettacolo è una questione molto delicata. In un caso come questo dovrebbe essere gestita dal regista e dall’attore in assoluta libertà. Qui, per ovvi motivi, la colonna sonora era “scritta” in partenza, così come sapevamo che ci sarebbero stati due musicisti in scena. Grazie alla disponibilità dei musicisti e all’ottimo clima di lavoro che si è creato, speriamo di essere riusciti a ricreare un’armonia fra teatro e musica attorno a Fausto e al nuovo spettacolo che sta nascendo. Fausto La musica che tu scegli è l’atmosfera che decidi di raccontare. Se esistono coordinate di partenza, ti ci devi relazionare e il discorso cambia. Il mio sforzo è stato nella direzione di costruire un dialogo con una musica eseguita dal vivo, molto più presente e protagonista di una traccia registrata, e che ti porta ad alzare notevolmente il volume della recitazione. La strada che ho deciso di seguire è stata, oltre a “camminare” il testo, quella di “far danzare” il testo. Una musica di questo tipo implica per me un coinvolgimento del corpo ancora maggiore.

Serena Fausto deve reggere un monologo a spazio vuoto di due ore, da solo. In Natura morta in un fosso era diverso: si assisteva a una kermesse di personaggi. Per Il Grigio, Fausto deve mantenere l’attenzione su un unico personaggio dando credibilità al percorso emotivo che esso compie dall’inizio alla fine dello spettacolo: il protagonista del Grigio cambia, si evolve, passa attraverso la negazione di sé per acquistare un nuovo se stesso. Fausto Io sento che in certi momenti il testo suggerisce talmente a fondo il modo di pensare di Gaber, la sua personalità… Faccio un esempio. Quando mi capita di vedere Shakespeare, di fronte a certe scene semplicemente “perfette” mi capita di esclamare “Quanto è grande Shakespeare!”… Sarebbe bello se il pubblico riuscisse a vivere questo nostro spettacolo alla stessa maniera, riconoscesse attraverso la mia interpretazione la grandezza di Gaber, delle sue parole, riuscisse a rivivere un periodo storico, un’atmosfera, sentisse cioè la

Qual è il vostro “grigio”, se ne avete uno, il vostro topo personale? Serena Ti rispondo in due secondi: la sigaretta. Fausto Il continuo scandaglio dentro di me alla ricerca di tutto quello che non funziona, degli errori. Fare i conti con i dubbi. Se ci sia una soluzione o no, non ho idea, il percorso è difficile e complesso ma credo sia importante farlo, non passarci sopra.

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MARTEDI’ 15 FEBBRAIO ore 21 Teatro Comunale Filodrammatici

GIORGIO GABER E SANDRO LUPORINI un’amicizia artistica lunga 30 anni SANDRO LUPORINI intervistato da Enrico Marcotti

Sandro Luporini nasce a Viareggio nel 1930. Studia ingegneria all'Università di Pisa. Nel 1953 decide di dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Espone in importanti rassegne, ottenendo riconoscimenti e premi. Nel 1956 si trasferisce a Milano e partecipa a varie mostre di gruppo, assieme ai pittori della Galleria Bergamini, prendendo parte agli eventi del realismo esistenziale. Nel 1959 conosce Giorgio Gaber, con il quale inizia a collaborare come coautore per i testi delle canzoni e gli spettacoli teatrali. Un’attività che lo ha reso noto e per la quale è amato da intere generazioni: la firma di Luporini appare sulle più belle pagine scritte da Gaber (per quanto riguarda il teatrocanzone, tutti gli spettacoli dal Signor G del 1970 a Gaber 1999-2000; per quanto riguarda la produzione discografica dell’artista milanese, gli album più significativi, compreso Io non mi sento italiano uscito postumo nel 2003). Parallelamente, dopo essersi trasferito a Viareggio nei primi anni Ottanta, prosegue la propria attività di pittore, esponendo all’interno delle più importanti rassegne nazionali.


Il Grigio dal 22 al 27 febbraio a Piacenza IL “GRIGIO” SECONDO GABER

IL GRIGIO martedì 22 febbraio 2005 mercoledì 23 febbraio 2005 giovedì 24 febbraio 2005 venerdì 25 febbraio 2005 sabato 26 febbraio 2005 domenica 27 febbraio 2005 Piacenza,Teatro Comunale Filodrammatici - ore 21 Piccolo Teatro di Milano IL GRIGIO di Giorgio Gaber e Sandro Luporini regia Serena Sinigaglia scene Giorgio Gaber e Daniele Spisa musiche Carlo Cialdo Capelli luci Claudio De Pace con Fausto Russo Alesi e con Stefano Bardella (percussioni), Dario Grandini (pianoforte)

lo spettacolo

una produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa in collaborazione con Associazione Culturale Giorgio Gaber

Spettacolo nato nel 1988 (dopo qualche anteprima a Belluno e a Thiene, debuttò il 23 ottobre 1988 al Teatro Municipale di Piacenza) dal sodalizio artistico con Sandro Luporini, Il Grigio restituisce il talento drammaturgico di Giorgio Gaber. Disgustato dalla volgarità che lo circonda, un quarantacinquenne si rifugia nella campagna svizzera. Anche lì non trova pace. Un invisibile topo angustia le sue giornate, i suoi pensieri, la sua coscienza. All’inizio si dimostra discreto, raspa solo ogni tanto, esclusivamente per far sapere che c’è. Col tempo diventa sempre più disinibito e scatena la collera del padrone di casa con gesti spudorati, come farsi la doccia nel suo lavandino. Inizia una lotta comica, metodica quanto inutile, che vede il protagonista impegnato nella costruzione di mille trucchi e marchingegni. Nessuno è però efficace, fino al momento in cui l’uomo non diverrà cosciente della meschinità di una vita senza saper amare, “il grigio” continuerà a minacciare la sua precaria sicurezza. Il Grigio “è la storia di un uomo che decide di ritirarsi da tutto, dalla melmosa contemporaneità dove non esistono più i nemici (e dunque nemmeno gli amici) per vivere in totale distacco dal mondo. Ben presto però il protagonista si accorge di non essere solo. C’è un topo che lo spia. Falliti i tentativi di catturare l’intruso con metodi tradizionali, egli comincia un lungo duello con l’invisibile nemico. E in questa battaglia si trova a dover riflettere su tutte le sue scelte affettive e morali”. Così Gaber in un’intervista al debutto. In un crescendo in cui si alternano una folle “tensione agonistica”, sarcastica lucidità, momenti di abbandono e di irresistibile comicità, il protagonista supera il suo egocentrismo iniziale per raggiungere i toni di pietas laica su cui si conclude la storia de Il Grigio: “bisognerebbe essere capaci di trovare la consapevolezza e l’amore che

dovrebbe avere un Dio che guarda”.

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Lo spettacolo è senza canzoni perché rispetto troppo la canzone per metterla al servizio di un racconto e poi perché uno spettacolo di sola prosa è la giusta conclusione di un percorso che ebbe inizio nel ’70, quando feci Il Signor G che era non un concerto, ma uno spettacolo teatrale a tema, con delle canzoni. Negli spettacoli successivi continuai su questa strada, ma accanto alla musica prendevano sempre più piede i monologhi. Dopo Parlami d’amore Mariù, in cui alle canzoni s’alternavano ben sei racconti, mi pareva inevitabile che la successiva scommessa fosse un racconto unico. Ma un racconto ha una tensione interna che le canzoni interromperebbero. Il Grigio è la storia di un uomo disgustato dalla volgarità del mondo di oggi, che si ritira da tutto, fugge in una casa di campagna. Qui sprofonda in un bilancio della propria esistenza, ed è un bilancio spietato, sia nell’ironia sia nell’angoscia. Ma bando agli equivoci: non è la storia della mia vita. Già una decina d’anni fa (intorno al 1978, n.d.r.) Sandro Luporini e io avevamo pensato di girare un film. Ma nel film, prima o poi, il Grigio lo si sarebbe dovuto vedere e c’era il rischio di trovarci di fronte Tom e Jerry. Così, invece, il mio colloquio è diventato un viaggio nel mistero e nel delirio. Giorgio Gaber

STORIA DI UNO SPETTACOLO Il testo del Grigio venne scritto a quattro mani da Gaber e Sandro Luporini bel 1988, per debuttare, dopo qualche anteprima a Belluno e a Thiene, il 23 ottobre 1988, a Piacenza. Nella carriera di Gaber, fino a quel momento nutrita da un dialogo costante e serrato tra note e parole, Il Grigio rappresenta la prima autentica esperienza di prosa pura. Niente canzoni, una chitarra in scena… “ma non è detto che io la prenda in mano”. I monologhi fluiscono sulla trama musicale intrecciata, dal vivo, dal percussionista Corrado Sezzi e dal tastierista Carlo Cialdo Capelli (anche autore delle musiche). Uno spettacolo, per la prima volta, senza canzoni, anche se Gaber lo considera, tra i suoi spettacoli, “il più musicale”. Il Grigio appartiene a un momento cruciale della storia di Gaber, è in qualche modo l’espressione più evidente della sua riconciliazione, artistica e personale, con la prosa, intesa come genere ma anche come sinonimo di teatro ufficiale. Dopo gli anni Settanta, gli anni del teatro-canzone che delle istanze sociali e politiche, così urgenti e prioritarie all’epoca, si faceva veicolo privilegiato, all’ombra del disimpegno imperante degli Anni Ottanta, lo sguardo di Gaber e Luporini, come quello di tanti autori in quel decennio, si interiorizza; l’attenzione si sposta sui sentimenti, sulle modalità del loro manifestarsi, sulla loro autenticità, traducendosi, nel Grigio, in un unico flusso narrativo, “per una voce sola”. Paolo Dal Bon


Giorni felici dall’1 al 3 marzo a Piacenza

GIORNI FELICI

A me è stato chiesto di essere aria

martedì 1 marzo 2005 mercoledì 2 marzo 2005 giovedì 3 marzo 2005

di Giulia Lazzarini

Teatro Municipale - ore 21

Le parole che seguono sono la trascrizione del breve discorso che Giulia Lazzarini pronunciò a Taormina, il 26 maggio del 1990, in occasione del conferimento a Giorgio Strehler del Premio Europa per il Teatro.

Piccolo Teatro di Milano GIORNI FELICI di Samuel Beckett traduzione Carlo Fruttero regia Giorgio Strehler ripresa da Carlo Battistoni regista assistente Giuseppina Carutti scene Ezio Frigerio costumi Luisa Spinatelli musiche Fiorenzo Carpi movimenti mimici Marise Flach luci Gerardo Modica con Giulia Lazzarini e Franco Sangermano

lo spettacolo

produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

Fa tappa a Piacenza la tournée italiana di Giorni felici, capolavoro interpretativo di Giulia Lazzarini per l’unica regia beckettiana di Strehler. Lo spettacolo debutta nel maggio 1982 sul palcoscenico di via Rovello, con una lettura, si disse, “positiva”: un Beckett in piena luce, quasi deprivato dell’aura nichilista che spesso ne caratterizza(va) le interpretazioni sceniche. Per Strehler Beckett era prima di tutto un poeta e, spiegava il regista, “quando come in Giorni felici, la poesia grida con voce così alta, l’uomo non si nega; anzi, si afferma”. Nasceva così uno spettacolo che avrebbe incuriosito Beckett stesso, in cui, senza parole in più, ma nei gesti, era sottolineata la volontà di vivere “fino all’ultimo” della protagonista. Queste le parole di Franco Cordelli, critico del “Corriere della Sera”, a proposito di Giulia Lazzarini, vista in scena a Roma, al Teatro Eliseo nel febbraio 2004: “E’ l’esorcistica arte di allontanare il male, di duellare con esso a colpi di fioretto. Il cappellino rosso, le possenti spalle, le braccia robuste, le meravigliose, petulanti, parlanti mani. Guardatela. Giulia Lazzarini. Si capirà cos’è il teatro: come sia un esercizio di memoria per abbattere il tempo, per non arrendersi mai”.

Per me è difficilissimo parlare di Strehler con Strehler davanti. Ho parlato tante volte di lui, ma ho sempre detto cose che non riuscirei a dire ora e vi chiedo scusa di questo. Sono stata tanto a pensare che vestito mettermi: come per una serata, uno cambia opinione mille volte, poi alla fine decide di andare nudo. Forse è meglio mostrarsi per quello che si è, come ha detto Pamela (Villoresi, n.d.r.). Lei ha già espresso tutto quello che c’è nell’insegnamento e nella metodologia di Strehler. Il fatto di sentire l’aria, di avere la luce giusta: tutto questo è lavorare con lui, vivere con lui, creare con lui, sentirsi giusti con lui. La professione spesso è un’altra cosa. Questo è quell’elemento artistico che nasce, invece, quando si lavora con Strehler. A me, fortunatamente o sfortunatamente, è stato chiesto di essere aria. Questo rendeva la situazione molto più drammatica e difficile. Eppure sono riuscita a esserlo. Lui mi ha fatto volare. Io non so ancora come ho fatto. In effetti, chi mi ha vista dice che è quasi impossibile che una persona che non fa l’acrobata stia appesa con un baricentro inesistente a quindici metri d’altezza - recitando - con felicità e leggerezza. Questo coraggio lo devo a lui. Sono andata al Piccolo per la prima volta molti anni fa per un’audizione: la parte era quella di Anja, nel Giardino dei ciliegi. Credo che Strehler se la ricordi. Me la ricordo anch’io, perché entravo in teatro uscendo da uno stanzino buio, quello dei giochi dell’infanzia, in una solitudine estrema dalla quale, forse, deriva il mio essere attrice. Per me il gioco è sempre al limite della pericolosità, dell’impossibilità, della perdita del proprio cuore, della caduta nel baratro. È sempre Strehler che mi spinge a essere qualcosa di più, a inoltrarmi dove lui è già entrato. Io lo seguo, lo seguo per fede, per sicurezza, per un atto d’amore. E mentre lo seguo capisco, mi chiarisco e vado avanti. Credo che questo capiti a tutti quelli che lavorano con lui. (pubblicato in Giorgio Strehler o la passione teatrale, a cura di Franco Quadri, Ubulibri, Milano 1998)

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Giorni felici dall’1 al 3 marzo a Piacenza

Il mio incontro con Beckett di Giorgio Strehler Beckett l’ho incontrato come interprete assai tardi, negli anni della maturità. Ma l’ho sempre avuto vicino come scrittore e come uomo di teatro ma, vorrei dire, anche semplicemente come uomo. Oggi, alla notizia che la sua battaglia estrema per la vita è finita, un’altra parte del grande vuoto mi invade ancora di più. Non ci siamo conosciuti di persona per una serie di circostanze, alcune delle quali davvero beckettiane, ma eravamo da lungo tempo in contatto attraverso scritti e amici comuni. Riuscii così a porre domande e ricevere risposte, quando allestii per Giulia Lazzarini, al Piccolo, Giorni felici e chiedergli un parere su alcuni progetti che intendevo realizzare e che lo riguardavano: per prima cosa un “tutto Beckett” in serate successive che ho ancora in mente di fare e un altro progetto che riguardava Parigi e il Teatro dell’Europa. In quell’occasione l’avevo prega-

ne di Brecht per Beckett allora mi sorpresero. Ma fu Brecht che, assai deciso sui valori, mi fece capire che il mio era un atteggiamento dogmatico, non dialettico, insomma proprio il contrario di quell’attitudine brechtiana di apertura intellettuale che egli ci insegnava e che pochi, ancora oggi, sono riusciti a capire. Ricordo che solo, maliziosamente, ad un certo punto egli mi disse che gli sarebbe interessato molto sapere dove erano stati Vladimir ed Estragon durante gli oscuri anni della Resistenza. Ma era quasi un gioco fatto con un mezzo sorriso. Beckett, noi lo sapevamo bene dov’era stato durante la Resistenza. Per me anche questo conta della storia di un grande autore della nostra contemporaneità, il più misteriosamente assente dal quotidiano, il meno preda dei massmedia, il meno alla portata di giornalisti. Noi abbiamo continuato a ricevere i suoi mes-

to, avevo sperato che allestisse lui di persona, grandissimo uomo di scena, una sua opera. Seppi già da allora che era ammalato. Ma mi colpì, ancora una volta, la sua disponibilità umana, la sua affidabilità, la sua scarna gentilezza. La sua opera è là, intatta, alta e coerente, mai ripetuta anche se svolta come una serie di grandissime “variazioni sul tema”. Il tema del destino umano sulla Terra solo e senza un perché. L’altrettanto altissimo tema dell’eroico rifiutarsi al nulla dell’Uomo e di quello che resta persino, di un uomo. Nel momento dell’esplosione del caso Beckett e di tutte le mode che ne seguirono, io stavo esplorando un grande continente della drammaturgia brechtiana. E fu proprio una sera che ebbi la ventura di parlare per qualche ora a Berlino con Brecht su Beckett e soprattutto di En attendant Godot. La conoscenza e l’ammirazio-

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saggi come lanciati da un luogo misterioso nella bottiglia e li abbiamo sempre letti nella grande ombra dell’eroico esistere dei grandi pessimismi che sono un solo grido d’amore per la vita. Proprio in questi giorni tenevo accanto e sfogliavo le pagine della Ginestra di Giacomo Leopardi. Quando nell’allestire Giorni felici io sottolineai, senza una parola in più ma con un accento gestuale, la volontà di vivere “fino all’ultimo” della protagonista, Winnie, alcuni critici tedeschi sottolinearono questo fatto con grande e insolita meraviglia per questo “ottimismo” assegnato alla comune e creduta disperazione di Beckett. Ricevetti allora alcune righe da Beckett stesso che mi diceva di essere estremamente curioso e di volere venire a vedere lo spettacolo e che, comunque, per lui, in un modo o nell’altro i suoi personaggi vogliono sempre affermare la Vita, aggiungendo: "Anche se è forse la peggiore delle condizioni possibili". Questo articolo è stato scritto da Giorgio Strehler per il quotidiano “La Stampa” il 27 dicembre 1989, dopo la morte di Beckett.


Giorni felici dall’1 al 3 marzo a Piacenza

Dietro Winnie… le stelle di Carlo Battistoni Quando Strehler mise in scena Giorni felici io non lavoravo con lui, ma andavo alle prove di tanto in tanto per stare vicino a Giulia e per vedere Giorgio lavorare, per vederlo mettere in pratica quel suo modo davvero unico di avvicinarsi a un testo con la volontà assoluta di fare il meglio, con un attaccamento veramente unico alla perfettibilità. Assistendo alle prove credo di aver colto l’humus, l’essenza del lavoro macinato senza risparmiarsi in questa sua prima volta con Beckett dopo tanti anni di teatro. Ricordo che una volta, a una prova non ancora sul palcoscenico del Piccolo, a via Rovello, senza la sabbia bianca che poi diventerà un segno fondamentale dello spettacolo con Giulia quasi intubata nel suo buco, ho visto Giorgio inerpicarsi per andarle vicino e sussurrarle qualcosa all’orecchio. Le aveva detto, Giulia me lo disse dopo, che dietro le sue spalle c’erano le stelle che lui aveva inventato per lei, per riempire il cielo buio della notte di Winnie: un segno di speranza. Perché Strehler non accettava, non poteva rassegnarsi a quello che gli sembrava il negativismo assoluto di Beckett e da un certo punto di vista niente gli era più distante. E cercava di recuperare questa lontananza con un firmamento inventato e con il canto finale di Giulia, quel valzer della Vedova allegra cantando il quale Winnie-Giulia “non la dava vinta al destino”. Su questa volontà di resistere, di sopravvivere a ogni costo Giorgio ha costruito moltissimo a cominciare dalla richiesta fatta all’attrice di parlare veloce perché "se parli svelto le diceva - ti senti viva; se non

parli così muori immediatamente". Anche il famoso valzer Giulia lo cantava con un ritmo forsennato perché Strehler voleva che rifiutasse l’ambiente che la circondava per non affogare, per non affondare tutta quanta nella sabbia. E lei, in scena, sentiva di vivere una situazione di pericolo e per vincerla si aggrappava all’imbragatura di legno che la sosteneva con una tensione così forte da rimanere ferita alle mani… Non è la prima volta che rimetto in scena Giorni felici,

uno spettacolo che dura ormai da più di vent’anni, di cui non abbiamo (perlomeno non dell’edizione diretta dal Maestro) alcun documento video. Oggi la difficoltà più grande nel rimontarlo è quella di adattare una gabbia preesistente (di cui Giulia, io, ma anche tutti i tecnici che ci hanno lavorato sappiamo tutto), a qualcuno che è cambiato come è successo a Giulia in tutti questi anni; di non rifare pedissequamente le cose per lasciare uno spazio di movimento all’attrice che è

più cosciente del suo personaggio e che ha raggiunto una maturità interpretativa straordinaria attraverso la quale permette allo spettatore di sentire davvero la sua sofferenza. Prima questa sofferenza era, per così dire, la chiave della sua interpretazione; oggi si è trasformata in un modo di essere e di sentire la scena: per lei qualcosa di infinitamente più pericoloso, quasi come volteggiare senza rete. E poi, è inutile nasconderselo, oggi le cose sono cambiate anche perché è morto Strehler e la sua mancanza ha segnato moltissimo sia Giulia sia me. Così ogni volta che lavoriamo su questo testo c’è il tentativo sia da parte mia che sua, di ricordare certi suoi suggerimenti con quel tanto di affetto che ci è rimasto dentro per lui. Ho lavorato spesso con Giulia e spesso tra noi sono nate delle tensioni perché io sono estremamente esigente con lei e lei, al contrario, si aspetta più comprensione, più indulgenza da me. È paradossale ma con lei mi sembra di lavorare meglio quando ci mettiamo di fronte al lavoro di un altro, anche se è qualcuno che abbiamo conosciuto bene come Strehler, forse perché partiamo da una base comune: lei è condizionata da quello che le è stato detto da lui e io faccio delle correzioni proprio rifacendomi a quello che diceva Giorgio. Con amore. Carlo Battistoni*

*Gennaio 2004. Carlo Battistoni è scomparso il 29 luglio 2004.

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Giorni felici dall’1 al 3 marzo a Piacenza

Ritratto d’attrice con personaggi di Maria Grazia Gregori

Giulia Lazzarini non ha nulla della diva. Non sorprende il pubblico per quel tanto di sopra le righe, di eccesso che spesso concediamo con qualche indulgenza agli attori. È sottile, minuta, ma non si piega mai. La sua forza, quella testarda tenerezza che spesso hanno i suoi personaggi, le viene dal vivere con semplicità la vita di tutti i giorni, dal sapere quante difficoltà essa comporti, dallo stare in mezzo alla gente condividendone spesso i problemi quotidiani, dall’andare a fare la spesa, dal cercare di preservare i suoi affetti dalla curiosità e dall’usura del tempo. Giulia è una donna come tante: si batte per le cose in cui crede, si impegna inseguendo la perfezione nel lavoro che ama, sa cosa vuol dire fare quadrare un bilancio. Eppure basta che salga su di un palcoscenico, fra le sue predilette mezze luci, che inizi a parlare con la sua voce ferma e chiara, perché la sua fragilità risulti apparente, perché immediatamente riesca a comunicarci un mondo intero, racchiuso nella magica scatola del palcoscenico, abitato da personaggi pieni di sentimento, oppure sprofondati in un abisso d’inquietudine e di infelicità o quasi stralunati per una vena di follia che improvvisamente si manifesta, perché si compia il miracolo dell’attrice che si trasforma per essere abitata dai suoi fantasmi. Banalmente tutto questo lo chiamiamo talento, senso di una vocazione allo stesso tempo imperiosa e intima che lavora in profondità, che va alla ricerca dell’essenzialità, piuttosto che abbagliarci per un attimo lasciandoci insoddisfatti nel profondo. Giulia, invece, non si dimentica: si insinua a poco a poco dentro di noi sia che lo spettacolo in cui recita

di Tino Carraro nell’Egoista di Bertolazzi, a Virginia, infelice e spenta figlia di Galilei in Vita di Galileo di Brecht. Ecco la volitiva Polly Peachum nell’Opera da tre soldi - e il suo filo di voce, accanto alla drammatica voce scura di Milva, non si dimentica -; l’infelice Varja figlia della svagata Ljuba nel Giardino dei ciliegi di Cechov con Valentina Cortese; l’impalpabile leggerezza di Ariel che si libra nel cielo della Tempesta di Shakespeare; la memorabile Claudia in Elvira o la passione teatrale recitata accanto a Strehler dove riuscì a dare un senso al travaglio, spesso doloroso, che sta alla base della nascita di un personaggio; Gretchen (ma anche la Poesia e Bauci) nel Faust di Goethe; la magnifica Sgricia, la vecchietta che credeva di parlare con gli angeli in I giganti della montagna di Pirandello: un assolo sulla corda di violino… Ma nella sua storia d’attrice non c’è stato solo Strehler anche se senza dubbio è stata la presenza più importante. Per esempio c’è stato un breve intermezzo alla corte della Compagnia dei giovani; un’importante parentesi televisiva fra il 1963 e il 1965 con cui conosce il grande successo popolare grazie a Sandro Bolchi che la dirige nel ruolo di Dosolina in Il mulino del Po di Bacchelli, ma anche come Cosetta e Fantina nei Miserabili di Victor Hugo; l’in-

l’abbia come protagonista sia che possa contare sulla sua “partecipazione straordinaria”: il suo pubblico l’aspetta, la scova, anche sotto il trucco più improbabile, inseguendo il suono della sua voce. Giulia Lazzarini ha costruito la sua carriera, il suo successo con pazienza, senza mai perdersi d’animo, facendo tesoro perfino delle occasioni mancate: frequentava il Centro di cinematografia a Roma, ma quelli erano tempi di maggiorate; Luchino Visconti pensava a lei per il ruolo dell’inquieta figlia di Serafina nella Rosa tatuata di Tennessee Williams che avrebbe dovuto avere come protagonista Laura Adani che però non si farà mai; “rischia” di essere Giulietta (ruolo che poi sarà di Annamaria Guarnieri) nel Romeo e Giulietta di Zeffirelli, che avrà un enorme successo. Poi il giro di boa: l’incontro con Giorgio Strehler, il maestro dei maestri, avvenuto nel 1959 in uno straordinario Platonov di Cechov dove interpreta Sasha, l’infelice moglie del protagonista, accanto a Sarah Ferrati, Valentina Cortese, Tino Carraro, che le rivela nuovi orizzonti, la conferma nelle sue scelte, nella qualità e nel senso del suo talento. Da quel giorno ha inizio un sodalizio che s’interrompe raramente e che darà vita a un’ininterrotta galleria di personaggi femminili: dalla giovane sacrificata figlia

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contro significativo con Umberto Orsini in due Miller Morte di un commesso viaggiatore ed Erano tutti miei figli, dove si impone in due ruoli femminili che sembrano costruiti proprio per lei. E in mezzo ci sono tante creature novecentesche e contemporanee, tante Minnie più o meno candide, tante segreterie telefoniche che sembrano dialogare con l’aldilà, tante mogli frustrate con mariti egoisti, tante figlie con madre terribile, tante eroine imprigionate nella propria solitudine, che ha recitato sempre diretta da suo marito, Carlo Battistoni. Oggi Giulia Lazzarini torna in scena con Winnie, la protagonista di Giorni felici che Strehler, all’unico Beckett della sua lunga storia di regista, pensò proprio per lei costruendola sulla sua autorevolezza d’attrice. Winnie ritorna spesso, ogni volta più approfondita, nella vita di Giulia, con la sua stralunata gioia di vivere, la sua lotta contro l’afasia e l’assenza, malgrado sprofondi sempre di più nella sabbia bianca, ineluttabilmente, anche se nel cielo brillano le stelle… Una Winnie ogni volta più scarnificata, più pura, che sembra fare volare nell’aria le parole grazie a un suo personale sillabario magico. Anche questo è Giulia.


I progetti per le scuole

IL SIGNOR G

Progetti a cura di Roberta Zanoli responsabile del settore Educazione al teatro del Piccolo Teatro di Milano

Roberta Zanoli, laureata in Letteratura Greca presso l’Università Statale di Milano con il Professor Dario Del Corno, svolge l’attività didattica nella scuola media superiore come docente di lettere fino al 1992. Contemporaneamente inizia il lavoro in teatro come assistente alla regia in una compagnia privata (Compagnia Glauco Mauri). Nella stagione ‘91/92 segue un Corso per addetti all’organizzazione e distribuzione di produzioni teatrali organizzato dal Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa, frequentando uno stage presso l’Ufficio Promozione Pubblico. L’anno successivo viene inserita nel nuovo settore denominato Proposte Culturali occupandosi dei progetti di formazione del pubblico. Nella stagione ‘97/98, pur continuando le attività formative, affianca Enrico D’Amato come coordinatrice didattica della Scuola di Teatro fondata da Giorgio Strehler. Dal 1999 cura, in qualità di responsabile, gli aspetti progettuali ed operativi del Settore Proposte Culturali. Compito del settore è la realizzazione di attività di educazione al teatro e formazione del pubblico con particolare attenzione al segmento giovani e giovanissimi. In stretta e costante collaborazione con il settore di promozione, vengono individuate aree di pubblico organizzato (scuole, associazioni) alle quali proporre progetti laboratoriali, percorsi didattici, corsi di formazione docenti, incontri propedeutici alla visione degli

Viaggio di un autore alla ricerca di un’autonomia espressiva

spettacoli, visite a teatro per conoscere i segreti e comprendere le molteplici implicazioni tecniche ed artistiche di un allestimento, spettacolilaboratorio. In tempi più recenti, la diffusione e la facilità di accesso ad Internet, la ricerca di una possibile applicazione dei linguaggi multimediali al settore educativo ha determinato l’ideazione e lo sviluppo di progetti in rete. Principali progetti realizzati: Officina degli scrittori, laboratorio di scrittura creativa riservato agli studenti; Vita di Galileo on line, proposta di Officina degli scrittori in rete; Corso di formazione docenti, laboratorio sui linguaggi della comunicazione teatrale; Lo spettacolo e la sua sintassi, incontri propedeutici alla visione di uno spettacolo; Benvenuti al Piccolo Teatro, visite guidate “dietro le quinte”; Fiabe a merenda, la narrazione come forma elementare di teatro: narratori provenienti da tutto il mondo propongono le loro fiabe d’origine; Arlecchino racconta, spettacolo-laboratorio nel quale una compagnia di Comici dell’arte svela ai giovani spettatori il segreti del teatro; Festival di teatro per bambini (stagione 2001-2002), un evento unico, con compagnie italiane e internazionali e spettacoli dedicati ai bambini tra i 4 e i 14 anni, in qualità di organizzatrice e responsabile delle attività educational; Viaggio nel teatro.it, percorso interattivo per avvicinarsi al mondo del teatro.

LABORATORIO DI ANALISI E SCRITTURA DEL TEATRO A PARTIRE DAI TESTI DI GIORGIO GABER per le scuole secondarie superiori

è gratuita, è sufficiente avere effettuato la prenotazione con la classe dello spettacolo Il Grigio (per gli studenti, il costo del biglietto è di 7 euro, gratuito per gli insegnanti/accompagnatori).

Chi era Giorgio Gaber? Qual è stato il suo percorso artistico? Quali ragioni hanno spinto la critica a definirlo “un intellettuale collettivo”? Tenteremo di comprenderlo attraverso le parole dei suoi testi, dalle canzoni ai monologhi teatrali, cercando di rintracciare le tappe principali della sua personalissima ricerca artistica ed umana. Una ricerca attenta e sensibile che gli ha consentito di cantare “la nostra fragilità esistenziale” mettendoci “in guardia dal sottile pericolo dell’imbecillità sempre in agguato dietro l’angolo”.

IL LABORATORIO

Il progetto, collegato all’ospitalità a Piacenza dello spettacolo del Piccolo Teatro di Milano Il Grigio, è rivolto alle scuole secondarie di secondo grado ed è articolato in tre momenti: - incontro introduttivo Lo spettacolo e la sua sintassi - visione dello spettacolo Il grigio - uno o due incontri Officina degli scrittori (il numero è variabile a seconda delle esigenze e/o delle richieste degli insegnanti) Il laboratorio si propone di lavorare con gli studenti delle scuole superiori sull’analisi e la scrittura del testo teatrale, prendendo come riferimento il lavoro di Giorgio Gaber. Gli incontri sono tenuti da Roberta Zanoli, responsabile del Settore educazione al teatro del Piccolo Teatro di Milano. La partecipazione agli incontri

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prima dello spettacolo - Lo spettacolo e la sua sintassi incontro introduttivo alla visione dello spettacolo Il Grigio L’incontro, che si tiene nei giorni precedenti la rappresentazione, intende fornire agli studenti chiavi di lettura di uno spettacolo teatrale. In particolare il discorso sarà riferito a Giorgio Gaber, alla sua figura di intellettuale e al suo rapporto con il teatro, con attenzione focalizzata sullo spettacolo Il Grigio a cui gli studenti assisteranno. dopo lo spettacolo - L’Officina degli scrittori incontri di approfondimento sui meccanismi della scrittura drammaturgica L’obiettivo è duplice: da un lato offrire agli studenti strumenti utili a indagare i rapporti tra pagine e scene, tra parola scritta e parola detta; dall’altro dar loro la possibilità di affrontare in classe, in un lavoro autonomo con gli insegnanti, i delicati e affascinanti elementi del testo, sia esso poetico, narrativo o drammaturgico. (possono essere fissati, a scelta, uno o due incontri, a seconda del livello di approfondimento che si desidera raggiungere; le date potranno essere definite nel periodo marzo/aprile)


I progetti per le scuole

GIORNI FELICI di BECKETT: dalla pagina alla scena INCONTRI DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI

Il progetto si collega all’ospitalità a Piacenza dello spettacolo del Piccolo Teatro di Milano Giorni felici. La visione dello spettacolo sarà preceduta da due incontri propedeutici rivolti agli insegnanti e finalizzati a fornire chiavi di lettura della rappresentazione teatrale. Un approfondimento dei temi del teatro di Samuel Beckett, in particolare di Giorni felici. Allo stesso tempo, focalizzando l’attenzione sulla messa in scena del Piccolo Teatro con la regia di Giorgio Strehler, un breve percorso attraverso le molteplici componenti che danno vita a uno spettacolo teatrale: parole, gestualità, musica, scene, luci… ognuna con un proprio codice espressivo, una propria finalità e un profondo significato. Conoscenze e chiavi interpretative che ogni singolo insegnante potrà poi utilizzare con la propria classe in relazione alla visione di altri spettacoli teatrali e/o in esperienze di educazione al teatro nella scuola. • venerdì 18 febbraio 2005 ore 17.30 - Teatro Comunale Filodrammatici Giorni felici: i temi del testo e il teatro di Beckett • venerdì 25 febbraio 2005 ore 17.30 - Teatro Comunale Filodrammatici Da Beckett a Strehler: dalla pagina alla scena

INCONTRI PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI

tro di Beckett in generale, ma trasferibili anche in altre esperienze di fruizione teatrale. Gli incontri sono gratuiti e sono riservati alle classi che

Il progetto si collega all’ospitalità a Piacenza dello spettacolo del Piccolo Teatro di Milano Giorni felici. La visione dello spettacolo sarà preceduta da un incontro propedeutico che si terrà nelle scuole secondarie superiori. In particolare, si lavorerà a partire dagli Appunti dalle prove di Ettore Gaipa: perché Strehler ha scelto Giorni felici di Beckett? come Strehler lo ha messo in scena? Gli operatori del Piccolo aiutano gli studenti ad acquisire maggiore dimestichezza con il mondo del teatro e a sviluppare il senso critico, offrendo chiavi di lettura utili per la decodifica dello spettacolo teatrale Giorni felici nella messa in scena del Piccolo e del tea-

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prenotano la visione dello dello spettacolo Giorni felici e che ne fanno richiesta all’Ufficio Scuola di Teatro Gioco Vita.

INFORMAZIONI I progetti per le scuole a cura del Piccolo Teatro di Milano sono inseriti nel programma di attività collaterali “Oltre il sipario” della stagione di prosa “Tre per Te” del Teatro Municipale di Piacenza e sono proposti nell’ambito del Protocollo d’Intesa sottoscritto tra Piccolo Teatro di Milano e Teatro Gioco Vita. L’attività per gli insegnanti e gli studenti è anche coordinata con il cartellone di “Salt’in banco” – Rassegna di Teatro Scuola. I percorsi per gli studenti collegati alla visione degli spettacoli Il Grigio e Giorni felici si svolgono nelle scuole e sono gratuiti: è sufficiente aver prenotato con la classe la rappresentazione e farne apposita richiesta a Teatro Gioco Vita. Gli incontri di formazione per gli insegnanti sono gratuiti, con prenotazione obbligatoria, e si svolgono al Teatro Comunale Filodrammatici. Per informazioni e adesioni, rivolgersi all’Ufficio Scuola di Teatro Gioco Vita (telefono 0523.332613 – fax 0523.338428 – e-mail scuola@teatrogiocovita.it)


“TRE PER TE” 2004.2005 - Teatro/Danza

GLI SPETTACOLI

Reading Dance 2005 Incontri e lezioni sulla danza contemporanea a cura di Stefano Tomassini

sabato 5 marzo 2005 Teatro Comunale Filodrammatici - ore 21 Compagnia Virgilio Sieni Danza

Voci della danza

SOLO GOLDBERG IMPROVISATION sabato 19 marzo 2005 Teatro Comunale Filodrammatici - ore 21 Kinkaleri

un approccio al vocabolario della danza contemporanea attraverso le voci e i termini che rendono plurale e riconoscibile la sua identità attuale

OTTO venerdì 4 marzo 2005 EUGENIA CASINI ROPA L’a solo Prodotto artistico tipico del XX secolo, la performance a solo ha rappresentato il simbolo della rivoluzione etico-estetica della danza moderna e contemporanea. Oggi, il solo sembra invece presentarsi come laboratorio privato di una ricerca d’identità, reinvenzione continua, tecnica e concettuale, del rapporto con gli altri e col mondo. venerdì 18 marzo 2005 MARINELLA GUATTERINI La coreografia La questione della coreografia investe uno dei capitoli più complessi e densi di implicazioni non solo nell’ambito della danza e del balletto del Novecento, ma dello spettacolo in generale; chi conosce le regole dell’organizzazione della danza nello spazio e nel tempo è, a tutti gli effetti, un artista e un pensatore, talvolta un filosofo del movimento che nella scrittura coreografica rivela la propria estetica e Weltanschaung. venerdì 1 aprile 2005 FRANCESCA PEDRONI Il pas de deux Non è soltanto un termine generico mutuato dal codice del balletto classico che designa uno sviluppo spettacolare della performance di un preciso numero di esecutori, ma un vero e proprio genere di

danza, anche chiamato dai coreografi contemporanei duo, spesso incentrato sui temi della coppia, non di rado dello stesso sesso, per sviluppare inedite relazioni interpretative, o per rompere gli schemi di armonia più tradizionali o le nozioni di danza più consuete.

sabato 2 aprile 2005 Teatro Comunale Filodrammatici - ore 21 Susanne Linke

IM BADE WANNEN sabato 16 aprile 2005 Teatro Municipale - ore 21 Beijin Modern Dance Company Balletto Contemporaneo di Pechino

SAGRA DELLA PRIMAVERA (All river red) UN TAVOLO, DUE SEDIE

venerdì 15 aprile 2005 ELISA VACCARINO La critica di danza L’avvento di una critica di danza capace di raccontare i mutamenti in corso nello spettacolo danzato della contemporaneità investe questioni che riguardano la militanza e le ragioni della danza come cultura e non solo come spettacolo. Una parabola evidente fin dal dibattito sul modern americano di J. Martin o nello statuto della critica affrontato sulla rivista espressionista Schrifttanz, fino ai primi balbettii di una critica di danza in Italia non ancora specialistica, e che resiste a ogni rigore tematico e impegno sistematico se non mutuando da altre discipline le ragioni di una sua esistenza, come per le riflessioni critiche sulla danza dello storico dell’arte Cesare Brandi o per le prime esperienze recensorie del musicologo Fedele D’Amico. Teatro Comunale Filodrammatici ore 21.00 In collaborazione con ATERDANZA

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“TRE PER TE” 2004.2005 - Teatro/Danza riempie di personaggi e oggetti che cadono di continuo. Queste cadute, reiterate all'infinito dai quattro protagonisti, rappresentano il collante di uno spettacolo incentrato sulla ripetizione e la variazione dei gesti d’ogni giorno: un insistente entrare ed uscire non solo dalla scena, ma anche dalla finzione e dalla realtà, con un candore che ricorda il miglior Peter Sellers e le atmosfere sospese di Beckett, su una colonna sonora fatta di silenzi interrotti da rumori, echi, tonfi, canzoni, brusii, spari. Fra i più celebri ‘soli’ del teatrodanza tedesco, Im Bade Wannen (Nella vasca da bagno) di Susanne Linke è invece, a suo modo, un pezzo storico. Creato nel 1980, lo spettacolo costituisce un avvenimento sia per l'interpretazione della stessa coreografa, giunta alle soglie dei sessant’anni, sia per l'inalterata bellezza di una composizione che è considerata un "classico" del repertorio moderno. "L'assolo della vasca da bagno" maturò durante un soggiorno a

Battiti di danza di Roberto De Lellis La fiamma dello spirito risiede nella danza. Questa frase di Luciano di Samostata, scrittore dell’Antica Grecia, precede di qualche secolo le riflessioni di Nietzsche sull’arte dionisiaca, sullo spettacolo come via della conoscenza e dell’ebbrezza e non semplice rito d’intrattenimento della borghese mondanità. Su questa frattura di visioni e sui tentativi di ricomporla, si fonda tutta la storia dello spettacolo moderno e in particolare della danza, la forma d’espressione più prossima al corpo e perciò alla vita, all’origine della specie. Le tracce di queste vicende creative, i sussulti di quei conflitti, i tentativi dei sostenitori della “danza libera” contro i conservatori e gli accademici, attraversano la stagione di danza contemporanea di Teatro Gioco Vita: quattro titoli che cercano senza incertezze la strada del coinvolgimento emotivo e sensoriale piuttosto che quella dello spettacolo d’evasione. È Virgilio Sieni ad aprire il sipario. Coreografo della “generazione di mezzo”, quella dei quaranta-cinquantenni che hanno fondato la danza d’autore in Italia, è ormai raro vederlo ballare. Le sue improvvisazioni sulle Variazioni Goldberg sono un mirabile esempio di come sia possibile ricercare la freschezza, la novità del “qui ed ora”, la forza dell’assoluto presente, all’interno di un codice rigido e matematico, qual è quello rappresentato dalle composizioni di Bach. “È un’architettura musicale fragile e potente, come potrebbe apparire un giardino zen con le sue pietre disposte apparentemente in modo casuale, su un tappeto di sabbia rastrellata con cura” - definisce così la sua composizione lo stes-

so coreografo toscano. Accompagnato in scena da un pianoforte, Sieni gioca con le frasi musicali, coinvolgendo a tratti il pubblico nella sua felicità creativa. A seguire questa folgorante apertura è l’anomala eccentricità di un ensemble, i Kinkaleri, piccola comunità di artisti di diversa estrazione, difficilmente classificabile nella danza tout court. Premio UBU come migliore creazione di teatro-danza del 2002, Otto ha il merito di aver ottenuto questo ambito premio, quando era ancora un work in progress e si presentava in forma di sette studi. Conclusosi "casualmente" all'ottavo, la produzione, ispirata ad un testo di Louis Wolfson, ha assunto il suo titolo definitivo, così curioso e indecifrabile. L’emblema di Otto è uno spazio scenico nudo, che pian piano si

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New York, quando la Linke, fedele discepola del “credo” di Pina Bausch, cercava nella quotidianità la fonte d’ispirazione e la trovò nell’appartamento di una danzatrice che, bizzarramente, aveva la vasca da bagno in cucina. Nacque così l’idea di ballare con la vasca e trasformarla in un partner dotato di valenze simboliche. La prima delle tre Gymnopédies di Erik Satie, e alcuni brani di Claude Debussy, costituiscono la colonna sonora di questa pietra miliare della danza contemporanea. La conclusione della rassegna è affidata ad un classico moderno per eccellenza, La Sagra della Primavera di Stravinskij. La versione, che è qui presentata dal Balletto Contemporaneo di Pechino, risente sia dell’opera tradizionale cinese, sia della tensione “verso occidente” che sta attraversando tutta la cultura di quel popolo. In questa coreografia si avverte lo sforzo di conciliare gli opposti, vale a dire l’energia della danza libera e il rigore dei codici stilistici: un contrasto che rimanda anche ai conflitti sociali e ideologici che hanno attraversato la società cinese negli ultimi vent’anni. Ciò è ancora più evidente nella seconda coreografia, Un tavolo, due sedie, che tenta d’incarnare lo spirito dell'opera tradizionale cinese, trasferendolo in un’ambientazione quotidiana, totalmente contemporanea. Nel momento in cui i personaggi siedono su due sedie separate da un tavolo, essi non possono intrattenere che rapporti indiretti: la danza prende il proprio posto fra le sedie e il tavolo, che diventano punti di riferimento per le relazioni tra le persone. Anche qui l’ineludibilità dello schema, la costrizione della forma, lottano con l’energia del corpo, la forza della possessione, nella ripetizione di quel contrasto tra Apollo e Dioniso che, evidentemente, non ha ancora esaurito la sua necessità creativa.


PERCORSI ONDIVAGHI DELLA DANZA CONTEMPORANEA ITALIANA

Conferenza video di Francesca Pedroni

Piacenza, 26 marzo 2004 da un punto di vista di tecnica del movimento, di una libera contaminazione tra molteplici orizzonti espressivi. Una danza sorta in un paese, l'Italia, che, ricordiamo ancora una volta, non essendo terra d'origine dei padri storici della rivoluzione coreografica del Novecento, non ha una tradizione autoctona di danza moderna, eccezion fatta per l'episodio futurista di Giannina Censi. Le scoperte della "modern dance" americana e della "danza libera" tedesca arrivano da noi per vie mediate: negli anni Venti/Trenta attraverso personalità quali le sorelle Bella e Raja Hutter a Torino, Greta Bittner a Napoli, Traut Streiff Faggioni a Firenze; negli anni Cinquanta grazie all'attività di danzatrici e coreografe come Sara Acquarone e Susanna Egri (ancor oggi presente con la sua compagnia torinese); negli anni Settanta mediante il gruppo di discendenza grahamiana di Elsa Piperno e Joseph Fontano, I Danzatori Scalzi di Patrizia Cerroni (scuola Cébron), il Gruppo Sperimentale di Franca Della Libera (allieva dei Sakharoff) e il Teatro Danza di Venezia di Luciana De Fanti. Pensando tuttavia alla "danza d'autore" emersa negli anni Ottanta e riflettendo sulle sue caratteristiche estetiche, ribadiamo come, anche se molti tra i suoi protagonisti hanno iniziato a studiare danza con alcuni dei gruppi e delle personalità sopra citati, vadano ricercate altrove le influenze più determinanti al peculiare sviluppo che avrebbero avuto in seguito i loro percorsi. Tra queste l'esperienza veneziana di Carolyn Carlson - dalla quale

L’ ospitalità al teatro Municipale dello spettacolo Danzando Lolita di Stefano Benni, lavoro concepito sull’incontro della danza contemporanea italiana con altre arti, nel quale la coreografia di cui è autore Giorgio Rossi non si relaziona a codici di movimento tradizionali, ma è ricerca nel corpo di modalità espressive che rendano le qualità intime e intricate dei personaggi di Nabokòv, è stato lo spunto di un percorso video sui percorsi ondivaghi e alterni della danza contemporanea italiana. Un fenomeno esploso negli anni Ottanta, che, non senza fatica, ha ormai vent’anni di storia alle spalle. Storia problematica, sia da un punto di vista formativo, produttivo e distributivo, sia artistico. Una danza che si dibatte tra ricerca e sperimentazione, neoclassicismo e azzeramenti, purezza della forma e confronto con altre arti. Un’occasione per far migrare il nostro sguardo da ieri a oggi e per ripensare sulla scorta delle nostre riflessioni di questi anni alle motivazioni di uno sviluppo non privo di battute di arresto e di balzi in avanti.

Negli anni Ottanta la danza contemporanea italiana veniva chiamata “danza d’autore”. Con questa terminologia si voleva mettere l’accento sul fatto che ogni artista fosse "autore" di un universo coreografico personale, non riproducibile, legato a percorsi formativi dissimili, frutto di avventure estetiche sviluppatesi per la maggior parte dalla conta-

minazione tra arti diverse. Un corpo che si fa "scrittura", compendiando in sé strumento ed essenza dello stesso danzare. Una scrittura dagli alfabeti non univoci che si articola in rapporto all'individualità del creatore e che quindi non si basa su una particolare tecnica di movimento codificata, accademica o "modern" che sia, ma che è frutto, anche

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è uscito il gruppo Sosta Palmizi -; lo studio all'estero della tecnica Cunningham, del contact, la frequentazione a New York della scuola di Alwin Nikolais, l’impatto dell’opera di Pina Bausch, il teatro d'avanguardia italiano degli anni Settanta. È proprio quest'ultimo a prospettare processi compositivi di contaminazione tra arti diverse: il corpo diventa nuovo centro significante dell'agire teatrale, si assimilano dalle arti visive concezioni cinetiche-visuali che spostano l'attenzione dalla parola all'immagine, si afferma l'idea che lo spettacolo sia frutto collettivo della collaborazione tra artisti appartenenti a campi diversi. Sono gli anni del cosiddetto Teatro d'Immagine, di autori come Vasilicò, Memè Perlini, Pier'Alli, dei gruppi Gaia Scienza, I Magazzini, Falso Movimento, Altro. A molti di questi personaggi e gruppi fanno riferimento protagonisti della prima generazione della coreografia contemporanea italiana.

L’incontro tenuto al teatro Comunale Filodrammatici dedicato alla danza contemporanea italiana parte dagli anni Ottanta e si articola in rapporto a un montaggio video di estratti di spettacoli, di filmati che, senza assolutamente pretendere di essere esaustivi di un fenomeno, servono a proporre un viaggio per appunti attraverso cui riportare alla memoria le problematiche, le tensioni, i desideri, i mutamenti di stile e di ricerca sui quali si è sviluppata la nostra danza. Un discorso per immagini pensato allo scopo di fornire al pubblico, composto anche di spettatori nuovi alla materia, una traccia visiva, memoriale del cammino diversificato della coreografia italiana contemporanea.


PERCORSI ONDIVAGHI DELLA DANZA CONTEMPORANEA ITALIANA

Generazione anni Ottanta Il Cortile (1984) Sosta Palmizi Spettacolo manifesto della compagnia Sosta Palmizi, nata dallo scioglimento del Teatro Danza La Fenice Carolyn Carlson e fondata da Michele Abbondanza, Francesca Bertolli, Roberto Castello, Roberto Cocconi, Raffaella Giordano e Giorgio Rossi, Il Cortile inaugura una forma di teatrodanza collettiva, firmata dagli interpreti al completo e nata da laboratori di improvvisazione e composizione. Una danza che punta a un azzeramento dei codici per il recupero di uno stato primigenio nel quale immergersi attraverso un’istintiva drammaturgia del corpo. Una danza legata alla terra, alla fisicità, al quotidiano, legata per certi versi al teatro povero di Grotowski. Una danza che investe fortemente sull’umano, caratteristica alla quale nel corso degli anni i fondatori della Sosta Palmizi, oggi coreografi indipendenti, hanno continuato nella diversità delle loro poetiche a mantenersi fedeli. I Forestieri (1992) Fiordalisi (1995) Quartetto - Canto della Colomba (1998) Raffaella Giordano Senz’altro Raffaella Giordano è la coreografa più radicale della Sosta Palmizi. Da quando ha cominciato a creare da sola si è concentrata sul ritrovamento di un’essenzialità assoluta del gesto, quasi impaurita di fronte a incursioni legate a tecniche di movimento codificate, sentite spesso troppo estetizzanti. Curioso che la prima creazione indipendente firmata da Giordano (1987) si intitolasse Sssst…. Una danza

di silenzi, una danza detta sottovoce, una danza fragile. Una tensione che con costanza ha animato sottotraccia più uno spettacolo di Giordano. Riportiamo al proposito quanto disse Giordano all’epoca del debutto de I Forestieri, creazione di gruppo del ’92 non propriamente compiuta, eppure significativa rispetto ai temi in analisi: “Io tendo a una neutralità aperta, secondo la quale il corpo è un veicolo attraverso il quale lasciare passare un’infinità di cose. Vorrei che il danzatore riuscisse a sentirsi vuoto come un catalizzatore d’energia, flusso dinamico mutato di continuo dalle nostre piccole azioni, sporcatore, interferenze mentali e associazioni”. Con il passare degli anni il lavoro di Giordano si è aperto svariatamente al confronto tra codice e non codice. Si veda l’assolo Fiordalisi e soprattutto il dittico fortemente coreografico Quartetto - Canto della Colomba da Schönberg. Una consapevolezza della struttura che appartiene a Giordano e fa da puntello sotterraneo anche a lavori apparentemente destrutturati come l’impudico e straordinario Quore per un lavoro in divenire (1999) e il più complesso Senza Titolo (2002).

Comunale di Ferrara di Studio per una Medea: “Appartiene al loro stare insieme sulla scena una qualità di movimento a due voci in cui è tangibile l’accoglienza del corpo dell’uno nell’altro, la consuetudine nel movimento all’ascolto, una dialettica di incontro e scontro tra pensieri e fisicità non esperita solo nella pratica artistica”. Terramara, il loro primo spettacolo importante danzato in coppia, conferma già a pieno questa tendenza. Lavoro distante sia dal lirismo cosmico carlsoniano, che dal segno più teatrale delle prime creazioni della Sosta Palmizi come Il Cortile. Un pezzo che comunicava il desiderio di ritrovare nella natura i ritmi originari dell’unità tra maschile e femminile. Piume (1997) Giorgio Rossi Piume è uno spettacolo improntato alla leggerezza, all’incontro, alla relazione da cui si evince pienamente il timbro dello stile del lavoro di Giorgio Rossi, co-direttore attuale con Raffaella Giordano dell’Associazione Sosta Palmizi (come compagnia è sciolta da anni). Un gioco sottile, punteggiato da ironia, che rimanda al girovagare leggero di una manciata di piume lanciate nel vento. Uno spettacolo in cui trionfa il quotidiano, il gesto della vita che diventa danza grazie a una rielaborazione del movimento attraverso la ripetizione, l’accelerazione, il mutamento della dinamica. Una danza che prosegue fermamente in quell’investimento sull’uomo che abbiamo segnalato essere tratto distintivo e costante del lavoro dei coreografi usciti dalla Sosta Palmizi.

Terramara (1991) Michele Abbondanza Antonella Bertoni Una danza intima, che si rispecchia nell’alterità della coppia, è il segno costante dell’avventura artistica e personale intrapresa agli inizi degli anni Novanta da Michele Abbondanza, ex Sosta Palmizi, e Antonella Bertoni. Scrivevamo presentando a fine 2003 il debutto al

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Sciame (1987) Enzo Cosimi Passando ad autori non legati alla Sosta Palmizi, chi ancora oggi è portavoce di un intervento autentico nel panorama della coreografia italiana passato attraverso continue ridefinizioni dello stare in scena è senz’altro Enzo Cosimi. Basti pensare all’ultima trilogia L’animale quasi pazzo - 3 creazioni sulla mutazione. Qui vediamo uno dei pezzi di maggior impatto degli anni Ottanta, Sciame, creato in collaborazione con l’artista visivo Fabrizio Plessi. Uno spettacolo nel quale il corpo si fa portavoce di un’istanza drammaturgica. Cosimi ha iniziato nei primi anni Ottanta a firmare spettacoli con “non-danzatori”, passando poi a una ricerca in cui il corpo si divertiva a entrare ed uscire dal codice, dai passi della danza. Un lavoro di de-costruzione e ricostruzione dei codici di movimento della danza accademica e contemporanea animato da un’urgenza dinamica espressiva. In quegli anni la danza di Cosimi veniva letta come “astrazione drammatica”, una danza non narrativa in senso stretto, eppure portavoce di un’emotività diretta, esplosiva. Una danza in cui prendeva voce con strepitoso nitore la lotta tra il rigore della forma e la drammaticità interiore.

Teatro Gioco Vita ringrazia Francesca Pedroni che ha concesso gentilmente la pubblicazione del testo della conferenza tenuta il 26 marzo 2004 al Teatro Comunale Filodrammatici nell’ambito di “Reading Dance 2004 Incontri e lezioni sulla danza contemporanea”.


PERCORSI ONDIVAGHI DELLA DANZA CONTEMPORANEA ITALIANA

Generazione anni Ottanta Anihccam (1989) Lucia Latour

Anihccam è uno spettacolo della compagnia Altroteatro di Roma diretta da Lucia Latour. Le radici del lavoro del gruppo vanno ricercate in dieci anni di esperienza “intercodice” di Altro, gruppo chiusosi nel 1981 in cui operavano architetti, pittori, musicisti, danzatori. Idea portante: fondere i differenti codici in una struttura linguistica altra, arficiale. Anihccam, anagramma di macchina, è uno spettacolo dedicato al lavoro teatrale, pittorico e testuale di Fortunato Depero. Una rivisitazione non museografica, in cui Latour crea una scena giocata sulla multivisione con effetti originalmente legati a Depero nel piglio dinamico, nell’ironia, nella presenza ritornante della figura del trio, nei rimandi alla pubblicità Campari. Uno spettacolo fortemente concepito anche sotto il profilo scenografico, con musica originale di Luigi Ceccarelli. Negli anni il lavoro della compagnia è mutato verso un territorio in cui la contaminazione non è più assemblaggio di codici, ma una sorta di interiorizzazione nel corpo dei valori pittorici e scultorei.

L’entrare nella porta senza nome (1999) Fulgor (2000) Virgilio Sieni

Altro nome cardine della danza italiana è Virgilio Sieni. Il suo percorso ha attraversato vent’anni di storia, riformulandosi con immutato gusto dell’esplorazione concettuale e coreografica. Dalle opere di esordio nate nei primi anni Ottanta,

titoli densi di rimandi teatrali e sintomo di un lavoro fortemente concentrato sulla compenetrazione tra astrazione, narratività e sacralità (vedi spettacoli di grande forza espressiva come Fratello Maggiore), Sieni ha proseguito la sua ricerca per cicli. Ha lavorato sulla tragedia greca, sulla letteratura, sul cinema, sulla fiaba e sulla leggenda, si pensi a titoli come La casina dei biscotti di cui ritroviamo la tipologia dei personaggi nei due estratti video, per poi rivolgersi a temi attuali e ritornanti come la guerra, la desolazione della morte (vedi Empy Space Requiem): argomenti che affiorano con dolente insistenza nella Trilogia del Niente e negli spettacoli appartenenti al ciclo Crem City Crem. Creazioni sul vuoto in cui il corpo è scomposto e frantumato in una fragilità che è un urlo muto di protesta. Un autore che continua a testimoniare una militanza nell’arte di deciso spessore.

Argomentazioni oggi piuttosto superate, ma che non si possono non ricordare in questo viaggio a ritroso. Così scrivevamo all’epoca: “Un coreografo ‘contemporaneo’, quando si trova a lavorare non con la propria compagnia, avvezza al suo ‘segno d'autore’, ma con gruppi cresciuti con un' impostazione più accademica, ha di fronte a sé due strade: o cercare di imporre a danzatori cresciuti con una diversa impostazione tecnica e di pensiero il proprio ‘segno d'autore’ o cercare di trovare un punto di incontro tra il proprio modo di lavorare e gli interpreti che ha a disposizione. Una sfida intrigante, che tuttavia è di impasto molto diverso dalla ricerca estetica prettamente contemporanea, percorribile unicamente con compagnie d'autore”.

INCURSIONI NEOCLASSICHE

La luna incantata è un film con coreografia di Fabrizio Monteverde (di cui non abbiamo visto altri filmati, ma non per questo va scordato il valore del suo operato d’autore con la compagnia Baltica), regia di Vittorio Nevano, ideazione di Paola Calvetti. Interpreti il Balletto di Toscana, Alessandra Ferri, Michele Abbondanza. Rivisita il linguaggio della danza accademica, attualizzato alla luce di una ricerca che punta alla messa in luce del codice purificato dagli orpelli di maniera della danza ottocentesca: un linguaggio pervaso da una nuova attenzione alla mobilità del busto e del centro del corpo, legato alla possibilità di decentramento nello spazio e di disequilibrio.

La luna incantata (1992) Fabrizio Monteverde

Alcuni protagonisti della danza contemporanea italiana, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, hanno ottenuto importanti riconoscimenti lavorando con compagnie istituzionali non d’autore. Compagnie regionali come il Balletto di Toscana e enti lirici come la Scala o il Comunale di Firenze hanno chiamato a più riprese, in veste di coreografi freelance, artisti come Fabrizio Monteverde, Virgilio Sieni, Enzo Cosimi, Massimo Moricone. Erano anni in cui si discuteva molto sulla possibilità di tenere fede alla propria ricerca creando per ballerini non cresciuti al proprio segno.

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Pulcinella (1990) Virgilio Sieni Abbiamo già detto di Sieni. Merita rivedere un estratto del suo lavoro, questa volta legato alle incursioni neoclassiche della danza italiana. Si tratta della rivisitazione del Pulcinella di Stravinskij del 1990 creato per il Balletto di Toscana. Un Pulcinella senza trama, un Pulcinella “primordiale, cosmico, di natura divina-animale” come diceva Jung - ricco di rimandi letterali e abitato da un gesto forte di una teatralità espressiva significante.

Pression (1999) e altri estratti dal repertorio dell’Aterballetto Al filone d’impianto neoclassico appartiene fortemente buona parte del repertorio dell’Aterballetto di Reggio Emilia, compagnia fondata nel 1979, diretta dal 1997 da Mauro Bigonzetti. È un autore prolifico che spinge costantemente i suoi dieci danzatori, provenienti un po’ da tutto il mondo, a un acceso virtuosismo in cui la base neoclassica è pronta a modularsi rispetto a stimoli e fonti di ispirazioni lontanissime. Di Bigonzetti, negli anni, abbiamo apprezzato in particolare il dinamismo ricco di disequilibri della tecnica di pezzi astratti come Turnpike e Furia Corporis, l’abilità a cambiare registro coreografico in relazione alla partitura, si veda il tribale Persephassa su musica Xenakis, Pression su musica di Lachenmann, Songs da Purcell. È l’unico italiano ad avere firmato un pezzo per il New York City Ballet: Vespro anno di nascita 2002, lavoro elegantemente neoclassico, molto apprezzato dalla stampa americana


PERCORSI ONDIVAGHI DELLA DANZA CONTEMPORANEA ITALIANA

Generazione anni Novanta Più problematico il panorama della generazione della danza contemporanea italiana guidata da coreografi emersi negli anni Novanta, non certo facilitata da questioni di ordine produttivo e distributivo, a cui si aggiunge in vari casi incertezza nell’urgenza estetica e contenutistica. Ci sono ciò nonostante spettacoli e nomi più intriganti di altri, tra i quali segnaliamo alcune creazioni della Corte Sconta, il percorso dei Kinkaleri, l’approccio di Alessandra Sini, di Michele Di Stefano, la ricerca dell’Impasto, le prime prove di Sergio Antonino, alcuni lavori di Monica Casadei, la ricerca prettamente coreografica di Matteo Levaggi. Qui proponiamo qualche estratto significativo delle tendenze in atto.

Spargimento (1997) Corte Sconta

Compagnia milanese emersa nei primi anni Novanta, la Corte Sconta di Balis e Romiti ha firmato alcune creazioni degne di nota. È un gruppo che lavora molto con il video, complice anche la collaborazione con Kiko Stella, e che ha ottenuto guarda caso riconoscimenti nella videodanza. Spargimento è la loro creazione del 1997, firmata da Laura Balis e Cinzia Romiti. È una partitura di danza, musica e coro realizzata insieme al compositore Nicola Sani e allo scrittore Erri De Luca. Una distesa di sale sulla quale sette danzatori raccontano l’avventura di una danza visionaria e sentimentale. Un’opera nata come invocazione amorosa, che con Strapiombo e La Scala del fuoco è tra le creazioni migliori del gruppo milanese.

estratti video, ma citiamo qui per la vicinanza di alcuni argomenti, il lavoro di Michele Di Stefano. Una ricerca stimolante che considera la scena come fosse il vetrino di una reazione chimica, luogo nel quale il corpo svuotato di sé segue regole esterne ad esso: la dilatazione e la pressione dei tempi musicali, costruiti per cellule ritmiche, l’organizzazione degli spazi come formati.

Doom Window (1996) Kinkaleri Kinkaleri è un collettivo di lavoro che ama sperimentare l’incrocio tra le arti con una gestualità disincantata, ironica, volutamente allergica ai codici, eppure precisa nel rigore del segno. Raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo (così si definiscono) – è stato fondato nel 1995 da Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco e Cristina Rizzo. Il nome rimanda a un emporio di chincaglierie, tanto per chiarire che il collettivo è contro la confezione di prodotti iper-laccati, di facile consumo. In Doom Window al centro dell’azione sono tre corpi cibernetici, chiusi in una scatola bianca, nella quale i contorni spaziali sono annullati. Fisici inorganici, appiattiti in cui il movimento è esposizione dello stato del corpo. È, come dicono gli autori, “visione delle possibilità di movimento ripetuto ossessivamente o congelato nella carne; é visione delle linee di forza che si isolano e si raddoppiano; é visione vuota o piena, scomposta o ricomposta”.

Alla generazione anni Novanta, per motivi di tempo, abbiamo dedicato solo alcuni accenni, ma ci premeva segnalare al nostro pubblico almeno alcune delle tensioni e delle tematiche legate a gruppi nati successivamente alla generazioni di coreografi emersi negli anni Ottanta. Brevi flash che vogliono essere solo un invito a una riflessione futura più articolata sull’argomento.

ALTRE LETTURE “Danza d'autore” anni Ottanta V. Doglio, E.Vaccarino, I nostri anni '80 e oltre in L'Italia in Ballo, Di Giacomo, Roma, 1973, pp. 82101; M. Guatterini, Alla ricerca della danza assoluta: Enzo Cosimi, Parco Butterfly, Fabrizio Monteverde, Lucia Latour in M. Guatterini, M. Porzio, Milloss, Busoni e Scelsi, Electa, Milano, 1992, pp. 113-133; L. Bentivoglio, Teatrodanza, in AA.VV., Teatrodanza,Teatro d’ Europa, n. 7, 1990, pp. 19-30; Danza contemporanea italiana, n° monografico di "Biblioteca teatrale", 40, 1996 (atti del Convegno-proposta per un percorso di studi, Roma, Teatro Ateneo, 24-25 maggio 1995); M. Guatterini, Sviluppi e prospettive della danza contemporanea italiana, in "Danza & Danza", 97, 1996, pp. 18-19; G. Poesio, Italy. The Cinderella of the Arts, in Europe Dancing. Perspectives on Theatre Dance and Cultural Identity, ed. by Andrée Grau and Stephanie Jordan, London-New York, Routledge, 2000, pp. 100-118; F. Pedroni, Danza italiana al bivio, in Reggio Emilia Danza 2002, Edizioni del Teatro Municipale Valli, pp. 87-89.

Gap Itinere.e (2000) Compagnia Sdai di Alessandra Sini Il lavoro di Alessandra Sini (ex danzatrice con la sorella Antonella di Altroteatro) è un’opera segnata dalla passione astratta per lo spazio, stimolante nel suo tradursi in gesto conscio del contatto tra corpo e ambiente. Una ricerca caratterizzata da un segno gestuale emotivo-astratto, da un registro coreografico non narrativo e dall’apertura al lavoro con non-danzatori. Non abbiamo

Carolyn Carlson in Italia e Sosta Palmizi C. Carlson, J. Davis, Venezia ed io: quattro anni al Malibran e a La Fenice, in "La danza italiana", 5-6, Autunno 1987; F. Pedroni, Drammaturgia dell’astratto: un percorso del ‘900 da Alwin Nikolais ai

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Sosta Palmizi in A. Pontremoli (a cura di), Drammaturgia della danza, Milano, Euresis, 1997, pp. 51-73; F. Pedroni, Abitare il corpo. I molteplici percorsi di Sosta Palmizi in "Artò", autunno 2002, n. 12, pp. 44-47. In uscita presso L’Epos di Palermo nella collana danceforword/danceforward curata da S. Franco, un’intervista di E. Cervellati con Michele Abbondanza/Antonella Bertoni. Neoclassicismo e danza italiana M. Guatterini, M. Porzio, Stravinsky, Apollo e Pulcinella, Mondadori Arte, Milano, 1990; Quale futuro per il balletto?, atti del convegno 21-22 aprile 1997, a cura di M. Guatterini, Teatro alla Scala, Milano, 1997; E. Vaccarino, Il postballetto, oggi. Che fare?, in Reggio Emilia Danza 2004, Edizioni del Teatro Municipale Valli, pp. 68-71. Enzo Cosimi S. Tomassini, Enzo Cosimi, Zona, Arezzo, 2002. Virgilio Sieni A. Nanni (a cura di), Virgilio Sieni tra teatro e danza. Anatomia della fiaba, Ubulibri, Milano, 2002. Kinkaleri e nuova coreografia S. Fanti/Xing (a cura di), Corpo Sottile. Uno sguardo sulla nuova coreografia europea, Ubulibri, Milano, 2003; Paolo Ruffini, Resti di scena. Materiali oltre lo spettacolo, Edizioni Interculturali, Roma 2004.


PERCORSI ONDIVAGHI DELLA DANZA CONTEMPORANEA ITALIANA

Tra danza e teatro... Danzando Lolita (2003) Stefano Benni/Giorgio Rossi Chiudiamo con una breve nota di presentazione dello spettacolo ospite del teatro Municipale: Danzando Lolita. Nasce dal desiderio di Stefano Benni di spostare l’attenzione verso le corde più universali che appartengono al testo di Nabokòv. Nello spettacolo Benni legge una ventina di brani estratti da Lolita cuciti insieme da alcuni suoi brevi interventi di raccordo. Un’ora e mezza di spettacolo nel quale la parabola tragica del romanzo di Nabokòv, che tutti conoscono per lo splendido film di Kubrick (1962) con James Mason e Sue Lyon, e forse anche per il rifacimento con Jeremy Irons (1997, regia di Adrian Lyne), e la riduzione teatrale di Ronconi, si compie nella sua interezza. Dall’innamoramento del professor Humbert Humbert per la giovane figlia della padrona di casa da cui ha affittato una stanza, al matrimonio con la stessa padrona di casa pur di stare vicino a Lolita, in una

lettura con musica dal vivo e rivisitazioni di canzoni come September Song o Diana. Le coreografie sono di Giorgio Rossi, in scena con tre incarnazioni di Lolita: Aline Nari, Maristella Tanzi, Silvia Bugno. “Perché – spiega Rossi – Lolita è discola, impertinente, teppistella, ma anche malinconica, sensuale, fanciulla addolorata”. Una danza discreta nella tipologia dell’intervento, eppure efficace a farci percepire anche con il corpo gli arrovellamenti interiori di Humbert Humbert e quel misto di malizia e ingenuità che appartiene a Lolita: Dolly, Lo, Dolores. Indica Benni: “Lolita è un testo ambiguo, scandaloso e inquietante sull’amore, sulla dannazione della bellezza e della passione senza età. Un libro sull’Europa e l’America sul loro continuo attrarsi e corrompersi. Che finisce con una dichiarazione d’amore eterna, da parte di Humbert alla sua “ninfetta” invecchiata, sposata, ferita dalla vita”. Benni vuole sfatare i luoghi comuni del feticcio della seduzione.“Lolita è soprattutto un grande libro sull’amore, sulla

disperata presunzione di poter trasformare il terzetto in una famiglia normale, alle corse in macchina per tutta l’America desolata dei motel dove, morta la madre di Lolita, porta la giovane “figliastra” trasformando il rapporto pedofilo in incesto. Fino alla fuga di Lolita e al suo ritrovamento dopo tre anni di dolori. Lolita sposata, incinta, chiede aiuto al padreamante per sopravvivere. E il padre-amante accorre, speranzoso di poterla portare via, dichiarandole ancora una volta il suo amore, inutilmente. Non facile ridurre il romanzo a una lettura di un’ora e un quarto. Una scelta sulla quale Benni ha lavorato con grande passione. Benni ha cominciato a leggere Nabokòv a un festival di filosofia sulla bellezza. Creando un certo spiazzamento, perché Lolita ha ancora il potere di imbarazzare. Nello spettacolo Benni legge dal vivo seduto in scena davanti a un leggio, alternando la lettura dal vivo con brevi sezioni registrate. Al suo fianco il compositore, contrabbassista, violoncellista Paolo Damiani, che accompagna la

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dannazione della bellezza e della passione senza età, senza limiti, senza salvezza o sollievo. Un testo in cui c’è un eros mitico tra il divino e l’umano, tra l’alto e il basso. Lolita è una ninfetta greca ma anche una signorina americana sguaiata. Non sto dalla parte di Humbert, sto dalla parte del libro. È un viaggio che donne e uomini dovrebbero affrontare”. Il risultato è uno spettacolo anomalo, che riesce a toccare l’intimità dello spettatore, riproponendoci un testo culto del Novecento, quale è Lolita di Vladimir Nabokòv, più che come un libro scandalo, come uno scritto sull’amore, una passione travolgente, drammatica, dolente, inarrestabile, devastante. Nonostante tutto, quando si ascolta alla fine dello spettacolo la parte del testo recitata da Benni che riguarda l’ultimo incontro di Humbert Humbert con Lolita incinta, ci assale più che il desiderio di condanna, la tristezza per una storia indubbiamente sbagliata, eppure, tragicamente, animata dall’amore.



“TRE PER TE” OLTRE IL SIPARIO - Programma di attività collaterali

PERCHÉ OLTRE IL SIPARIO

NON SOLO SPETTACOLI

di Diego Maj

Non solo spettacoli per la stagione 2004.2005 del Teatro Municipale di Piacenza “Tre per te”, curata da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione. A lato della programmazione teatrale vera e propria si realizzano infatti una serie di attività collaterali che vanno sotto il titolo di “Oltre il sipario”: incontri, laboratori, film, lezioni e appuntamenti che vedono coinvolti non solo gli artisti le cui produzioni sono nel cartellone della stagione, ma anche esperti di teatro, critici e docenti che collaborano con Teatro Gioco Vita all’organizzazione delle varie iniziative. Diverse sono le attività collaterali proposte da Teatro Gioco Vita e raccolte nel programma 2004.2005. Ne ricordiamo alcune. “Ditelo all’attore - Incontri con i protagonisti della stagione del Teatro Municipale di Piacenza”, a cura del critico teatrale Enrico Marcotti. Un modo informale e spontaneo per conoscere attori e interpreti al di fuori del loro ruolo in scena durante lo spettacolo.

“Reading Dance - Incontri e lezioni sulla danza contemporanea”, a cura dello storico della danza Stefano Tomassini, con la collaborazione di AterDanza. Per far conoscere al pubblico il linguaggio della danza contemporanea. I progetti con il Piccolo Teatro di Milano e collegati all’ospitalità degli spettacoli Il Grigio e Giorni felici, proposti nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto con Teatro Gioco Vita: dagli incontri di educazione al teatro per gli studenti alla formazione per gli insegnanti, dagli incontri con i protagonisti degli spettacoli alla serata con Sandro Luporini dedicata alla sua amicizia artistica con Giorgio Gaber. Accanto a queste molteplici occasioni di approfondimento, anche lezioni nelle scuole, attività di aggiornamento degli insegnanti e promozione del pubblico giovane. Esperienze importanti destinate a fare del Teatro Municipale punto di riferimento per la cultura teatrale a Piacenza e non solo.

Il pubblico del teatro non è solo “spettatore”. Ha sempre più l’esigenza di capire, decodificare, andare oltre la visione di quello che vede sulla scena. Il nostro spettatore è un interlocutore diverso, attento e non scettico, ha uno sguardo critico e curioso. Per questo è necessario andare “Oltre il sipario”. Ecco allora che la stagione di prosa “Tre per Te” del Teatro Municipale di Piacenza si arricchisce di progetti e attività collaterali: incontri con i protagonisti della scena, approfondimenti critici sugli spettacoli e i linguaggi del teatro, iniziative per promuovere la cultura teatrale tra i giovani e nelle scuole.

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“Oltre il sipario” vuole fare questo: suscitare curiosità, offrire strumenti e chiavi di lettura per conoscere meglio il teatro e i suoi meccanismi. Non con una funzione pedagogica - che di per sé finirebbe per snaturare la natura “teatrale” di questa iniziativa - ma critica. Teatro Gioco Vita ha sempre perseguito questo obiettivo con il suo pubblico, fin dai primi anni di attività al Teatro San Matteo. Crediamo che anche il Teatro Municipale debba essere luogo di cultura con una nuova energia propositiva nella città e nel territorio: spazio aperto al dibattito, al confronto, all’incontro.


“DITELO ALL’ATTORE” - Incontri con i protagonisti della stagione di prosa

Dietro le quinte dello spettacolo italiano di Enrico Marcotti

Se fosse cinema si chiamerebbe "backstage". Ma è teatro e dunque si chiama "dietro le quinte". "Ditelo all'attore", una delle iniziative collaterali delle stagioni di prosa del Municipale e del Filodrammatici curate da Teatro Gioco Vita è nata proprio con l'idea di andare a curiosare dietro le quinte dello spettacolo italiano, ospitando appunto i protagonisti della scena italiana che via via passano sulle tavole dei due palcoscenici piacentini. Incontri di approfondimento critico a tutto campo mirati ad integrare la visione degli spettacoli con le parole "in diretta" degli interpreti, dei registi e comunque di coloro che il teatro lo concepiscono, lo organizzano, lo fanno e, magari, lo contestano. Il pubblico in sala, l'intervista all'ospite di turno, gli interventi dalla platea in una sorta di talk show informale, perché no?, un po' alla maniera di Costanzo, senza eccessivi accademismi, ma su temi importanti e, sottotraccia, con la pretesa, pardon, la speranza di capire dove va a finire il teatro italiano, che, francamente, appare oggi bistrattato dalle istituzioni come non mai (Eduardo direbbe: ogni anno punto e a capo. E la battuta, ahimé, suona sempre nuova!). Ormai siamo ad un anno e mezzo dall'inizio di questa avventura, partita nella stagione passata (il 5 novembre 2003 il primo incontro con Gabriele Lavia ospite col suo celebrato Avaro) ripresa quest’anno e ospitata sempre al

Teatro dei Filodrammatici. Di acqua sotto i ponti ne è passata. Gli incontri sono diventati per molti spettatori un appuntamento fisso. Per qualcuno una piacevole sorpresa. Per qualcun'altro il modo per stabilire un contatto con i propri beniamini. Oggi è forse possibile un primo bilancio di questa avventura che ha disegnato, attraverso una pluralità di eventi e di pensieri dei protagonisti, linee, tendenze e contraddizioni del teatro italiano. Nomi emergenti accanto a navigati interpreti della scena, operazioni culturali avanguardiste e messinscene tradizionali, teatro di rappresentazione e sperimentazione, commistioni di linguaggi spesso di grande interesse o rigorosa attestazione sulle posizioni del teatro di parola: "Ditelo all'attore" è stato finora, nei temi e nelle pratiche di scena, un ribollire di spunti su cui riflettere per avere un quadro più chiaro sullo stato del teatro di prosa. Una vetrina di "stili" che si rispetti deve poter pescare a tutto campo sulle "occasioni" che il teatro propone. Ciò che è emerso dal panorama attuale è che senza dubbio il teatro classico costruito sul binomio "autore più grande attore" ha ancora un impatto molto forte. Gabriele Lavia, Paolo Poli, Ferruccio Soleri, Carlo Cecchi, Franca Nuti e Giancarlo Dettori lo hanno confermato con i loro affollati incontri. “La comunicazione passa sopra e sotto la lingua: è l'attore che deve tenere in pugno il pubblico”, ha spiega-

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to Lavia, anche se Poli, in un dialogo a distanza che pareva fatto apposta, ha ribattuto che “fra l'infimo e il supremo c'è poca differenza. È fatta di un nulla”.Teatro di rappresentazione, ma anche teatro civile con argomenti di scottante attualità a "Ditelo all'attore". Si è passati dall'anticlericalismo leggero e brioso di Poli ai temi del frettoloso revisionismo in atto dell'utopia comunista col quale Moni Ovadia, ebreo errante, come si definisce, ha fatto il pieno di giovani in platea a testimonianza dell'interesse dell'argomento. Anche con Paolini, la cui matrice è il teatro di narrazione, è risuonato forte il richiamo alla responsabilità dell'attore a testimoniare il suo tempo, e della politica, spesso solo testa mentre il teatro è corpo, che invece ha la tendenza (pestifera) a delegare tutto o quasi (“sembra che ci sia sempre qualcuno che deve stare tra noi e i problemi”). Ma, dai confronti e

dibattiti, si è delineata anche una mobilità del teatro di ricerca che oggi, nei frutti, nelle pratiche e nelle tendenze, è più viva che mai, sebbene, sono un po' le dolenti note espresse da tutti, istituzioni ed enti preposti facciano poco per sostenere nuovi progetti e iniziative. Spesso, come hanno sottolineato, per esempio, la Compagnia Sud Costa Occidentale e Scimone e Sframeli, due fra le punte del nostro teatro di sperimentazione passate al Filodrammatici, si è addirittura osteggiati nella propria terra d'origine mentre si trova accoglienza all'estero. Paradossi del nostro febbricitante sistema teatrale che "Ditelo all'attore" ha più volte fatto emergere, e con forza, diventando il megafono di urgenze che ormai, è parere di tutti, attori, registi e, più in generale, operatori culturali, non sono più dilazionabili, pena il tracollo del teatro di prosa.


Nuova produzione di Teatro Gioco Vita

UNA TOPOLINO ALLE MILLE MIGLIA Teatro Gioco Vita UNA TOPOLINO ALLE MILLE MIGLIA

La più importante corsa su strada di tutti i tempi. Due ragazzini, spinti dalla passione per i motori nell’Italia degli Anni ’50, prendono la Topolino del padre ed entrano in gara. Un’avventura a tutta velocità premiata con un finale a sorpresa. Uno spaccato su un periodo della storia e del costume in Italia, con i campioni e i miti che hanno fatto sognare più di una generazione, a fare da sfondo alla vicenda “privata” di Luigi Rivosecchi (Talpa) e del fratello Giovannino (Nino), della loro famiglia e dei loro amici. Questa avventura è tratta da una storia vera. E vere sono le emozioni, i sentimenti, le sfide che il nostro spettacolo racconta al pubblico dei giovanissimi.

testo e drammaturgia Edoardo Erba regia Fabrizio Montecchi disegni e sagome Andrea Rauch scene e ombre Nicoletta Garioni, Fabrizio Montecchi musiche e canzoni Cantarana costumi Giulia Bonaldi, Anusc Castiglioni consulenza artistica e preparazione attori Alessandra Antinori realizzazione materiali scenici e sagome Gaia Barboni, Paola Camerone, Federica Ferrari luci e fonica Nicola Voso con Marco Ferro, Filippo Gessi,Valeria Sacco nuova produzione 2005.2006 per tutti, da 8 anni teatro d’ombre e teatro d’attore debutto previsto: Piacenza,Teatro Comunale Filodrammatici

lo spettacolo

dal 28 aprile al 6 maggio 2005

Nel 1954 due ragazzi entrarono in corsa alle Mille Miglia con una Topolino. Questo spettacolo è ispirato alla loro avventura. Millenovecentocinquantaquattro. Mica un anno qualsiasi. Potremmo ricordarci tante cose di quell’anno, ma limitiamoci a due: Joe di Maggio sposa Marilyn Monroe, l’attrice più famosa del mondo, e il signor Rivosecchi compra una splendida Topolino Fiat di seconda mano. Il Signor Rivosecchi e Joe di Maggio non si conoscono, perché uno è un campione di baseball americano e l’altro un operaio specializzato di un paesino in provincia di Mantova. Ma sono tutti e due innamorati. Per Joe, Marilyn è una bionda irresistibile. E a Rivosecchi quella Topolino color crema fa battere il cuore più di ogni altra macchina. Ne è gelosissimo. Perciò è proprio una fortuna che oggi sia in fabbrica. Perché diventerebbe pazzo se sapesse che in questo momento, sì proprio in questo momento, la sua Topolino non è nel fienile dove l’ha lasciata, ma è… sapete tenere un segreto?

Nuova produzione di Teatro Gioco Vita e nuova importante collaborazione per la Compagnia. Questa volta con Edoardo Erba, considerato uno degli autori di punta del teatro italiano: “uno dei talenti più brillanti della sua generazione. Nelle sue trame si intrecciano tutte le sfumature, dal giallo alla vena comica della commedia” (da Dizionario dello Spettacolo, Baldini e Castoldi). Con Teatro Gioco Vita Edoardo Erba, per la prima volta, si cimenta in un lavoro drammaturgico rivolto al pubblico dei giovanissimi. L’idea, quindi, è di uno spet-

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tacolo nel quale le nostre ombre si incontrano con la parola: teatro di figura e teatro d’attore ancora una volta si confrontano sulla scena in una produzione nella quale il confine tra capacità attoriale e abilità di animatore non è tracciabile in modo netto. Il piano dell’attore-animatore e quello delle immagini si compenetrano, si confrontano, giocano sulla scena in un continuo scambio tra attore e sagoma, tra fascino evocatore dell’ombra e presenza fisica dell’attore. Mettendo in scena un testo scritto da Edoardo Erba, Teatro Gioco Vita prosegue la linea del coinvolgimento di nomi importanti dello spettacolo italiano (tra le esperienze più recenti il lavoro con la Piccola Orchestra Avion Travel per l’operina La notte di San Donnino realizzata nel 2001, la collaborazione con Mauro Bigonzetti e la Compagnia Aterballetto per il riallestimento de L’uccello di fuoco): a loro si chiede di dare un contributo originale al teatro ragazzi e allo stesso tempo la Compagnia, attraverso queste collaborazioni, contribuisce a portare energie, intelligenze e interventi di qualità nella scena italiana ed europea rivolta al pubblico dei ragazzi. Una Topolino alle Miglia è anche un libro per ragazzi. (Edoardo Erba, Una Topolino alle Mille Miglia, Gallucci 2004)


Nuova produzione di Teatro Gioco Vita

Viaggio in Italia / Terza Tappa: Una Topolino alle Mille Miglia di Fabrizio Montecchi Il nostro teatro d’ombre ha sempre privilegiato drammaturgie caratterizzate dall’assenza di un tempo storico determinato e di un luogo geografico preciso. Il perché è abbastanza evidente. Gli spazi mitici delle epiche classiche, come quelli altrettanto indefinibili della musica, li abbiamo sempre trovati affini al nostro linguaggio espressivo perché sospesi in un “altrove”, in un non-luogo e in un non-tempo. Anche le storie di animali parlanti o di improbabili circhi che abbiamo raccontato, hanno sempre vissuto nello spazio-tempo della pura immaginazione. Ma alcuni anni fa abbiamo deciso che era giunto il momento di misurarci anche con storie che sapessero coniugare questi territori della mente e queste geografie emozionali, con luoghi e tempi determinati. Non volevamo più vivere come un limite quello che fino ad allora era stato vissuto come un valore. Questa esigenza non nasceva dal bisogno di rinnegare il passato quanto di evolverlo ed arricchirlo di nuove e diverse possibilità narrative. Poteva il

nostro teatro mantenere il proprio potere immaginifico anche se calato dentro a storie più “realistiche”? Da questa scommessa progettuale sono nati spettacoli che ci hanno portato a confrontarci con fatti e personaggi della nostra storia e con luoghi a noi conosciuti. Abbiamo deciso di raccontare ancora miti, ma di una storia a noi familiare. Nello spettacolo La notte di San Donnino abbiamo raccontato la favola di Giuseppe Verdi bambino, biografia romanzata e, come nella migliore tradizione “del vero” verdiano, inventata. L’Ottocento padano da rendere nella concretezza della sua terra e nelle potenti passioni dei suoi uomini. Il mito del melodramma italiano come frutto di un lavoro sagace e generoso. Poi c’è stato Miracolo a Milano, un’altra favola moderna ambientata nella Milano del secondo dopoguerra che parla di povertà e di ricchezza, di città reali e utopiche. Una storia che ci racconta anche di un altro mito: quello dell’epica gloriosa del cinema neorealista ita-

liano e di alcuni dei suoi eroi, Zavattini e De Sica. Ed ora il mito dell’automobile attraverso questa Una Topolino alle Mille Miglia, scritta per noi da Edoardo Erba, ambientata nel 1954. Anche qui siamo negli anni Cinquanta, ma mentre Miracolo a Milano chiude un epoca lasciando solo “sognare” un possibile domani, il ‘54 di Una Topolino alle Mille Miglia ci proietta già negli anni Sessanta. Due esempi: il ‘54 è l’anno dell’inizio delle trasmissioni televisive e dell’invenzione del Moplen. Sottoforma di televisori e utensili domestici da allora invaderanno le case degli italiani dando inizio ai nostri coloratissimi anni di plastica e dei consumi. Intanto sulle strade, in attesa delle faraoniche autostrade in costruzione, si correva ancora la mitica Mille Miglia, sfrecciava la nuovissima Giulietta Sprint 1300 inseguita dalle ultime, generose Topolino… ed ecco l’inizio della nostra storia. Una storia che nasce da un fatto realmente accaduto. Sul

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giornale “Libertà” del 4 Maggio 1954 si legge: “A Padova, in Piazza Savonarola, una Topolino recante il numero 60 si è sfasciata in un fossato, venivano trovati a bordo, feriti, due ragazzi: si è accertato che non partecipavano alla gara. Si trattava infatti di due minorenni di 14 e 15 anni… che incollato un numero sulla vettura del padre… si erano clandestinamente inseriti fra i concorrenti, compiendo il tragitto fino a Padova a oltre 90 Km di media…” Una storia che parla dell’amore per le auto, la velocità, le corse ma soprattutto della disubbidienza dei figli, delle bugie tra fratelli, di invidie e gelosie tra amici, dell’amore “impossibile” di un ragazzino per una amica. Una storia, insomma, di cinquanta anni fa, di oggi. Una storia che, come nei casi precedenti, ha per protagonisti dei ragazzini. Una scelta dettata dalla precisa volontà di assumere, per raccontare del nostro recente passato, uno sguardo scevro da pregiudizi ideologici o intenzioni sociologiche. Uno sguardo carico di leggerezza e stupore, meravigliato e tutto proiettato nel futuro. Uno sguardo bambino, appunto. Il nostro viaggio in Italia continua.


Nuova produzione di Teatro Gioco Vita ANDREA RAUCH Grafico e illustratore di fama internazionale ha disegnato e progettato immagini per il Festival Internazionale del Teatro di Caracas, il Centre Georges Pompidou, l’Union des Théâtres de l’Europe e loghi per movimenti politici e d’opinione: Greenpeace, Unicef, Mouvement pour la paix, Amnesty International, Ulivo e La Margherita. Tra il 1987 e il 1991 insegna Immagine coordinata e segnaletica al corso di Grafica superiore presso l’Istituto Europeo di Design (IED) di Milano e dal 1994 al 2001 Graphic Design presso il Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena.Tiene inoltre corsi e seminari di Graphic Design a Bolzano,Venezia, Parigi, Dublino, Rio de Janeiro, San Paolo. Ha esposto a Pistoia, Siena, Roma, Milano, Caen, Chaumont, Madrid, Pecs, Rio de Janeiro, San Paolo, Caracas, Guadalajara, Barcellona. Il suo operato é stato più volte oggetto di pubblicazioni a livello internazionale e i suoi manifesti sono entrati a far parte delle collezioni del Museum of Modern Art di New York e del Musée de la Publicité del Louvre di Parigi. È dal 1983 che Andrea Rauch collabora con Teatro Gioco Vita. Ha curato l’immagine e la grafica di molti suoi spettacoli, rassegne e manifestazioni teatrali e il progetto grafico di libri e pubblicazioni tra cui ricordiamo il catalogo della mostra di Teatro Gioco Vita Un mondo di figure d’ombra – Omaggio a Lele Luzzati. Per la Compagnia ha inoltre disegnato le sagome degli spettacoli Il castello della perseveranza (1984) e Peter tra il Qua e il Là (1993).

EDOARDO ERBA Edoardo Erba è nato a Pavia nel 1954, l’anno delle Mille Miglia della Topolino. Ha scritto molti testi importanti per il teatro (Maratona di New York, Muratori), ma un solo dramma legato alle automobili: Curva cieca, sulla vita di Achille Varzi, uno dei iù grandi piloti di tutti i tempi. Possiede belle macchine solo in miniatura, che compra d’epoca a prezzi d’antiquariato. Una passione ovviamente non condivisa dai suoi due bambini, a cui è dedicato Una Topolino alle Mille Miglia.

CANTARANA Cantarana è un progetto musicale attivo ormai da più di un decennio, con diverse formazioni, nell’ambito musicale piacentino. Muovendo inizialmente dal folklore e dalla musica popolare, il gruppo ha in seguito avvicinato nuovi contesti sonori (tra gli altri, quello della musica da film, con la sonorizzazione di alcuni lungometraggi per conto della Cineteca Italiana), prima di operare una graduale ma decisa svolta verso la forma-canzone nella sua accezione più ampia. Nell’attuale formazione (un ensemble che prevede violino, clarinetto e sax soprano, chitarre, mandoloncello, contrabbasso e percussioni, oltre all’apporto della voce solista), Cantarana è in grado di accogliere, sotto la direzione musicale di Nicola Perricone, le diverse suggestioni della canzone d’autore italiana e di quella latino-americana, lo sperimentalismo non dimentico delle forme euro-colte, ma anche le pratiche musicali più “basse” e popolari. Tali imprestiti vengono ricontestualizzati in una proposta ora programmaticamente manierista, ora sottilmente decostruttiva, in cui il ricorso a testi in italiano dal controllato espressionismo linguistico è al servizio di una intensione musicale a un tempo oleografica eppure consapevolmente mediata da un’attitudine inequivocabilmente contemporanea.

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“SALT’IN BANCO” - Rassegna di Teatro Scuola 2004.2005

Vita, l’assessore comunale alla Cultura Alberto Squeri, l’assessore provinciale al Sistema scolastico e formativo Fernando Tribi e l’assessore comunale ai Teatri Giovanna Calciati. Diego Maj ha ripercorso le origini di “Salt’in banco” in rapporto alla nascita e allo sviluppo del teatro ragazzi in Italia: “una rassegna che è cresciuta negli anni e che è diventata una forte presenza e anche una vera e propria esigenza della città e del suo territorio, un cartellone di grande qualità, molto selettivo, che ne fa una delle rassegne di punta in Italia”. Il direttore di Teatro Gioco Vita ha anche ringraziato tutti coloro che, a vari livelli, in questi anni hanno permesso a “Salt’in Banco” di funzionare al meglio, di crescere e migliorare. L’assessore provinciale al

Più di 25.000 studenti a teatro Ha 25 anni, ma non li dimostra. E ogni volta riesce a coinvolgere le scuole di Piacenza e provincia, ma non solo: un pubblico numeroso, vario per età, provenienza e appartenenza scolastica, che nella passata stagione ha raggiunto le 27.800 presenze e ha raccolto adesioni anche dal Lodigiano, dall’Oltrepò pavese e dalla provincia di Parma. È “Salt’in banco”, la rassegna di Teatro Scuola organizzata da Teatro Gioco Vita, Comune di Piacenza - Assessorato alla Cultura e Provincia di Piacenza - Assessorato al Sistema scolastico e formativo, lavoro, iniziative istituzionali per la pace e che, nella sezio-

ne decentrata in Valtidone, vede coinvolto anche il Comune di Castelsangiovanni - Assessorato alla Cultura. Come tutte le attività che fanno capo al Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj, si svolge con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali – Dipartimento dello Spettacolo e della Regione Emilia Romagna, con Banca di Piacenza partner organizzativo. Alla conferenza stampa che si è svolta per la presentazione della stagione 2004.2005, la venticinquesima di “Salt’in banco”, erano presenti Diego Maj, direttore di Teatro Gioco

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Sistema scolastico e formativo, lavoro, iniziative istituzionali per la pace Fernando Tribi ha sottolineato come nell’esperienza di “Salt’in banco” siano “coinvolte tutte le scuole di ogni ordine e grado di ogni zona del Piacentino”. Tribi ha anche parlato dello “sforzo, dietro le quinte della rassegna, da parte di scuole e Comuni, che testimonia una vera e propria passione per questa rassegna, che si è arricchita in questi ultimi anni di elementi legati alla formazione ed educazione al teatro”. Per l’assessore comunale alla Cultura Alberto Squeri, “Teatro Gioco Vita, con la rassegna di teatro scuola, in questi 25 anni è riuscito a gestire in modo ottimo il passaggio e il cambiamento generazionale che ha coinvolto anche il teatro e la trasformazione del teatro ragazzi da semplice esperienza di sperimentazione a vero e proprio genere teatrale con una sua dignità e autonomia artistica”. “Salt’in banco”, ha proseguito Squeri, “è parte integrante di questa città, e deve anche in futuro saper leggere i cambiamenti di questo territorio: per Teatro Gioco Vita non è solo un’attività culturale, ma un’assunzione di responsabilità che incide sulla qualità della vita, sulla crescita e lo sviluppo di una capacità critica nelle giovani generazioni”. Per Giovanna Calciati, assessore comunale alle Politiche scolastiche e per l’infanzia,Teatri e Turismo, “riempire i luoghi ‘sacri’ del teatro - e un teatro come il nostro che ha 200 anni - della presenza e della vitalità dei bambini, non solo dà ogni volta un’impressione emozionante, ma permette ai più piccoli di conoscere ed amare il teatro: se questo teatro non fosse amato dai cittadini - ha concluso - non potrebbe mantenersi nemmeno per il futuro”.


“SALT’IN BANCO” - Rassegna di Teatro Scuola 2004.2005 della sua esperienza e di molto altro. Sono i contributi e le professionalità di chi in questi anni ha lavorato per la rassegna di Teatro Scuola. Sono i ragazzi e le ragazze che hanno assistito agli spettacoli e che hanno costituito un pubblico vario e numerosissimo. Sono gli insegnanti che hanno permesso ai loro studenti di frequentare il teatro e di assistere agli spettacoli, facendosi spesso carico di un lavoro organizzativo e di un impegno non indifferenti in aggiunta alla consueta attività didattica. Sono i dirigenti scolastici e il personale non docente degli istituti, che hanno lavorato per far funzionare la vera e propria “macchina” delle trasferte a teatro. Sono i Comuni, anche quelli più lontani, che hanno dato il loro contributo e hanno forni-

Il traguardo dei 25 anni di Diego Maj “Salt’in banco” compie 25 anni. La rassegna di Teatro Scuola organizzata da Teatro Gioco Vita è diventata “grande”: è cresciuta insieme alla città, insieme alla cultura teatrale di Piacenza e del suo territorio, insieme ai ragazzi che hanno visto gli spettacoli in passato con la loro classe e che ci capita oggi di ritrovare a teatro, ancora giovani o ormai adulti. “Salt’in banco” è una delle prime rassegne di teatro scuola a fare la sua comparsa in Italia e attraverso la sua storia possiamo ripercorrere un quarto di secolo molto fecondo che ha visto la nascita e lo sviluppo del teatro ragazzi italiano, dall’esperienza dell’animazione fino alla definizione di una vera e propria poetica del teatro per l’infanzia e la gioventù.Tra parole, figure, narrazioni, musica e oggetti, il teatro ragazzi italiano, e non solo, ha presentato a Piacenza le sue realtà e le sue produzioni migliori: grazie a “Salt’in banco” hanno fatto tappa nella nostra città le Compagnie, gli spettacoli, gli autori, gli attori e i registi che hanno lasciato un segno nella storia di un settore teatrale così ricco e così articolato. E i cartelloni di “Salt’in banco”, per quantità e qualità dei titoli e delle Compagnie presenti, si sono sempre segnalati nel panorama italiano della programmazione per l’infanzia e la gioventù. Inoltre, grazie alla presenza delle “prime” degli spettacoli della Compagnia artistica di Teatro Gioco Vita, la nostra rassegna di teatro scuola ha mostrato al pubblico le ten-

denze più innovative ed originali della ricerca nel linguaggio delle ombre. È molto significativo che il venticinquesimo anniversario della nascita di “Salt’in banco” cada proprio nella stagione teatrale 2004.2005, segnata dal Bicentenario del Teatro Municipale. Grazie a “Salt’in banco” i ragazzi, fin dalla prima infanzia, hanno potuto frequentare, conoscere e apprezzare il nostro Teatro Municipale. Grazie a “Salt’in banco” il Municipale ha potuto ospitare quanto di meglio il teatro ragazzi e giovani ogni anno è stato in grado di proporre e ha aperto le porte al suo futuro pubblico. Oggi “Salt’in banco” è ricco

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to i trasporti per i ragazzi. Sono i genitori, che hanno accolto con interesse la proposta degli insegnanti di arricchire l’attività didattica con l’esperienza del teatro... E sono tanti altri, che a vario titolo hanno permesso a “Salt’in banco” di diventare grande e di far crescere il suo pubblico. In primo luogo il Comune di Piacenza, che in tutti questi anni ha creduto nella proposta di un teatro professionale per i ragazzi e le scuole, sostenendo con decisione un cartellone di qualità e distinguendosi in tal modo tra i Comuni italiani per l’attenzione nei confronti di una proposta culturale ricca ed articolata per l’infanzia e la gioventù. La Provincia di Piacenza, che con il suo contributo e il coordinamento con i Comuni del territorio ha permesso a tutte le scuole, anche a quelle delle sedi più lontane, di assistere agli spettacoli. Il Comune di Castelsangiovanni, che anche quest’anno ospita una sezione “decentrata” del cartellone di “Salt’in banco”, permettendo di intercettare un pubblico sempre più numeroso e “lontano” rispetto al capoluogo provinciale. Il lavoro da fare, tutti insieme, è ancora tanto. Perché ogni anno “Salt’in banco” deve mantenere quella carica, quell’entusiasmo, quella voglia di scoprire, di conoscere, di emozionarsi dei suoi primi anni. Perché quello di “Salt’in banco”, fin dalla prima infanzia, è un pubblico diverso: fatto di spettatori critici, consapevoli, esigenti, curiosi del nuovo. E solo un teatro di grande qualità e di elevato livello artistico può farlo diventare il nuovo pubblico di domani.


IL

“SALT’IN BANCO” - Rassegna di Teatro Scuola 2004.2005

Anche nella stagione 2004.2005 di “Salt’in banco”, tra parole, figure, narrazioni, musica e oggetti, il teatro ragazzi ospita a Piacenza le sue produzioni migliori. Spettacoli da novembre a maggio, con un programma arricchito da numerose attività collaterali: incontri, laboratori, iniziative di formazione per gli insegnanti. In cartellone ci sono i classici per l’infanzia, come Pel di Carota, tratto dal romanzo di Jules Renard, del Teatro delle Briciole; Il gigante egoista di Oscar Wilde messo in scena da Tanti Cosi Progetti e prodotto da Accademia Perduta Romagna Teatri; Ritorna Mary Poppins! del Teatro Stabile di Innovazione La Piccionaia, liberamente ispirato ai libri di Pamela Lyndon Travers, da cui è stata tratta anche la celebre versione disneyana con Julie Andrews; Pierino e il lupo di Micha van Hoecke, celebre coreografo belga di origini russe che con il suo ensemble mette in scena la celebre fiaba di Prokofiev con il linguaggio della danza contemporanea, con l’indimenticabile voce recitante di Eduardo De Filippo. Pensando ai 25 anni di “Salt’in banco” e al Bicentenario del Teatro Municipale, saranno riproposti alcuni classici del teatro ragazzi e giovani: Aquarium, un’originale immersione nell’affascinante mondo sottomarino affidata all’uso degli oggetti, allestito per la prima volta nel 1995 dal Laboratorio Teatro Settimo, da allora rappresentato per più di 500 repliche in tutto il mondo e ora riallestito dal Teatro dell’Angolo; Il grande racconto del Teatro delle Briciole, con l’Odissea di Omero raccontata a partire dalle suggestioni di Tonino Guerra; Il racconto dei promessi sposi del Teatro Invito, un viaggio attraverso

cartellone

il romanzo di Alessandro Manzoni riproposto con la tecnica della narrazione corale. Un altro anniversario che, per il pubblico dei ragazzi, non poteva essere ignorato è il Bicentenario di Andersen, con due spettacoli nel 2005 ispirati ai racconti dello svedese a 200 anni dalla nascita: Quello che il vento raccontò ritagli dalle fiabe di Andersen del Teatro del Buratto e Il canto dell’usignolo di Rospaspina Un Teatro, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione. Ci sono poi spettacoli che utilizzano tecniche particolari, come le Tre storie per attrice e mouse di Cina del Teatro di Piazza o d’Occasione, oppure la narrazione con la proiezione video di immagini realizzate in diretta de L’isola di Ariel del Teatro all’Improvviso, Compagnia che ritorna a grande richiesta dopo il successo ottenuto lo scorso anno con Le stagioni di Pallina.

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Una proposta originale per i ragazzi più grandi, a partire dagli otto anni, è lo spettacolo Marconi - Il mago che incanta le onde di Elsinor: la figura di Guglielmo Marconi e le sue scoperte diventano occasione per riflettere sull’arte dell’inventare, così congeniale ai giovani, e sul pericolo di certe invenzioni e le finalità delle scoperte, tema così attuale anche ai nostri giorni. Spazio anche al teatro musicale. Il teatro incontra la musica con il Cta - Centro Regionale di Teatro d’Animazione e Figure, che guiderà i ragazzi al teatro di Rossini con Cenerentola all’opera. Ritorna poi un appuntamento ormai tradizionale per “Salt’in banco”: il Concerto di Natale del Conservatorio Nicolini. Ritornano anche, a grande richiesta, titoli già presentati lo scorso anno e che avevano registrato il tutto esaurito: Il riciclone, lo spettacolo “interamente riciclato” di Pupi e

Fresedde - Teatro di Rifredi che mette in scena le disavventure di una giocattolaia sensibilizzando i ragazzi ai temi della raccolta differenziata dei rifiuti; Pimpa sogni d’oro del Teatro dell’Archivolto, una fiaba in musica per i più piccoli che vede protagonista la famosa cagnetta a pois creata da Altan. Una presenza costante nel cartellone di “Salt’in banco” - e sempre richiesta dalle scuole è quella degli spettacoli della Compagnia di Teatro Gioco Vita, con la regia di Fabrizio Montecchi. I ragazzi potranno vedere un’importante novità: la nuova produzione Una Topolino alle Mille Miglia, che debutterà a Piacenza all’inizio del maggio 2005, uno spettacolo scritto da Edoardo Erba ispirato all’avventura di due ragazzi che nel 1954 entrarono in corsa alle Mille Miglia con la Topolino del padre. Ritornano poi L’uccello di fuoco, la coproduzione con la Fondazione Nazionale della Danza tratta da Igor Strawinsky con le figure di Enrico Baj e Dormi bene, Chouchou, la collaborazione con il Dockteatern Tittut di Stoccolma ispirata a Debussy, che hanno debuttato proprio a Piacenza nella passata stagione di teatro scuola. Vengono infine riproposti spettacoli ormai diventati dei “classici”: Miracolo a Milano, la coproduzione con il Piccolo Teatro di Milano e con l’Institut International de la Marionnette di CharlevilleMézières, con una replica anche nella versione francese per chi studia questa lingua straniera. Circoluna, che da qualche anno è lo spettacolo che introduce i piccolissimi dei nidi e delle materne all’esperienza del teatro; L’ombra di Pollicino - Uno spettacolo d’ombre tutto da giocare, nel quale il viaggio di Pollicino diventa pretesto per guidare i più piccoli al superamento della paura dell’ombra.


“SALT’IN BANCO” - CINEMA: nuova proposta per le scuole

Dentro il progetto di Maria Letizia Bellocchio

Il Teatro Gioco Vita – Stabile di Innovazione attiva quest’anno due laboratori di cinema, uno diretto alle scuole primarie, l’altro alle secondarie, incentrati rispettivamente sul cinema di animazione e su due generi cinematografici, il noir e la commedia romantica. Entrambi i laboratori introdurranno gli studenti alla decodificazione del linguaggio e dei generi cinematografici attraverso la visione dei film e l’analisi di alcune sequenze. Il cinema di animazione è sembrato il più adatto a un pubblico giovanissimo da iniziare alla lettura del film. Il laboratorio confronterà due lungometraggi di animazione, Monster & Co. (Pete Docter, 2001) e La città incantata (Hayao Miyazaki, 2001), per analizzare le differenze, non solo culturali ma anche tecnologiche (3D e disegno animato), tra il cinema di animazione statunitense, in particolare della Pixar, e quello giapponese d’autore. Da un lato si darà spazio alla computer animation e a un linguaggio maturo, ricco di movimento e di prospettive, duttile nelle possibilità di montaggio. Dall’altro, sull’onda del crescente interesse da parte del pubblico più giovane nei confronti della cultura nipponica, e soprattutto di cartoni animati (anime) e fumetti (manga), si è scelto La città incantata, film diretto da un regista atipico, rispetto alla cultura occidentale ma anche a quella orientale, poiché ha indirizzato l’attività del suo studio alla realizzazione di lungometraggi cinematografici di alta qualità e non alla produzione seriale televisiva.

Laboratori sul linguaggio cinematografico a cura di Maria Letizia Bellocchio incontri per insegnanti proiezioni per gli studenti analisi di film

Il cinema tra animazione, noir e commedia romantica. È il tema di un nuovo progetto per le scuole proposto quest’anno per la prima volta nell’ambito della Rassegna “Salt’in banco” 2004.2005, la stagione organizzata da Teatro Gioco Vita - Teatro Stabile di Innovazione, dal Comune di Piacenza - Assessorato alla Cultura, dalla Provincia di Piacenza - Assessorato al Sistema scolastico e formativo, lavoro, iniziative istituzionali per la pace e, come tutte le attività proposte da Teatro Gioco Vita, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipartimento dello Spettacolo e della Regione Emilia Romagna,

con Banca di Piacenza partner organizzativo. Si tratta di due laboratori sul linguaggio cinematografico curati da Letizia Bellocchio, esperta di cinema. I percorsi sono articolati tra incontri e proiezioni di film. Il primo laboratorio, rivolto alle scuole primarie, è dedicato a Il cinema di animazione. Il secondo, pensato per le scuole secondarie di 1° e di 2° grado, è sul tema Due generi cinematografici: noir e commedia romantica (in questo caso, a scelta, le classi possono optare solo per la sezione noir o la sezione commedia romantica, oppure seguire tutto il percorso).

Il secondo laboratorio metterà a fuoco due generi classici nel tentativo di ripercorrere la vicenda hollywoodiana, dallo Studio System al cinema contemporaneo, non solo per avvicinare gli studenti alla storia e alle problematiche del genere ma anche per inquadrare due fra i generi più longevi e la loro evoluzione nell’ambito del cinema narrativo americano. Di ciascuno si analizzerà prima un film del periodo classico e poi una rivisitazione contemporanea, passando per il noir da La fiamma del peccato (Billy Wilder, 1944) a L’uomo che non c’era (Joel Coen, 2001) e per la commedia romantica da Susanna! (Howard Hawks, 1938) a Insonnia d’amore (Nora Ephron, 1993). Il confronto permetterà di individuare in ciascun genere alcune caratteristiche costanti (personaggi, iconografia, tipi di messa in scena, strutture narrative, ecc.) e i cambiamenti avvenuti dalla sua nascita a oggi.

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“SALT’IN BANCO” - CINEMA: nuova proposta per le scuole

Due generi cinematografici: Noir e commedia romantica Laboratorio sul linguaggio cinematografico per le scuole secondarie di 1° e 2° grado. Incontro per gli insegnanti (la partecipazione all’incontro è consigliata anche agli studenti delle scuole superiori) Giovedì 17 febbraio 2005 ore 17.30 - Teatro Comunale Filodrammatici Introduzione: teoria dei generi cinematografici

Incontri per le classi delle scuole secondarie di 1° e 2° grado

“La commedia romantica” Venerdì 4 marzo 2005 ore 9.15 - Teatro Comunale Filodrammatici La commedia romantica hollywoodiana. “Screwball comedy”: Susanna! di Howard Hawks (Bringing Up Baby, USA 1938, b/n, 102’) Venerdì 18 marzo 2005 ore 9.15 - Teatro Comunale Filodrammatici La commedia romantica oggi. Insonnia d’amore di Nora Ephron (Sleepless in Seattle, USA 1993, col., 105’)

“Il noir” Venerdì 8 aprile 2005 ore 9.15 - Teatro Municipale Salone Scenografi Il noir hollywoodiano. La fiamma del peccato di Billy Wilder (Double Indemnity, USA 1944, b/n, 107’) Venerdì 15 aprile 2005 ore 9.15 - Teatro Comunale Filodrammatici Il noir oggi. L’uomo che non c’era di Joel Coen (The Man Who Wasn’t There, USA 2001, b/n, 115’)

Il cinema di animazione Laboratorio sul linguaggio cinematografico per le scuole primarie. Incontro per gli insegnanti Giovedì 3 febbraio 2005 ore 17.30 - Teatro Comunale Filodrammatici

La curatrice del progetto

Incontri per le classi delle scuole primarie

Venerdì 4 febbraio 2005 ore 9.15 - Teatro Comunale Filodrammatici Proiezione: Monster & Co. di Pete Docter (Monsters, Inc, USA 2001, col., 91’)

Venerdì 18 febbraio ore 9.15 - Teatro Comunale Filodrammatici Proiezione: La città incantata di Hayao Miyazaki (Sen to Chihiro no kamikakushi o Spirited Away, Giappone 2001, col., 123’)

Maria Letizia Bellocchio Laureata in Storia del Teatro Inglese con una tesi dal titolo Shakespeare e il teatro di Carlo Cecchi, è dottoranda borsista presso la Scuola di Dottorato Logos e Rappresentazione, Sezione Comparatistica: Letteratura, Teatro, Cinema, dell'Università degli Studi di Siena, nonché cultrice della materia presso l'Università degli Studi di Milano, dove ha tenuto alcuni seminari sull'estetica del cinema e fondato "Millimetri", rivista di cultura cinematografica, che dirige tutt'ora. Collaboratrice del Dizionario dello Spettacolo del '900 (Baldini&Castoldi, 1998), dell'Enciclopedia del Cinema (Garzanti, 2002) e del Morandini, dizionario dei film (Zanichelli, 2003), dal gennaio 2003 cura la Rassegna di Film Shakespeariani del Piccolo Teatro di Milano in collaborazione, dal 2004, con Teatro Gioco Vita di Piacenza

Introduzione: due modelli di cinema d’animazione a confronto

INFO E PRENOTAZIONI La prenotazione ai laboratori sul linguaggio cinematografico è obbligatoria. Per informazioni sui costi e le modalità di adesione, è possibile rivolgersi all’Ufficio Scuola di Teatro Gioco Vita (telefono 0523.332613, e-mail scuola@teatrogiocovita.it).

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“A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ” 2004-2005 d’ombre e di luci che parla dell’ombra e della luce con un linguaggio ironico e leggero, basato sul piacere della sorpresa, dell’incantamento e della meraviglia. A condurre i bambini sono stati Lucetta, la presentatrice, e Achille, il domatore d’ombre, le sole presenze in carne ed ossa in questo magico mondo circense: sono state loro a tradurre lo strano linguaggio delle “ombrartiste” in espressioni verbali giocose e irriverenti, sono state loro a dipanare i fili di una storia, allo stesso semplice e drammatica che, intrecciandosi con il normale svolgersi dei numeri del circo, ha tenuto il piccolo spettatore in suspense fino alla fine. Tutto esaurito per Circoluna, nonostante siano state programmate due recite. Domenica 23 gennaio le famiglie sono invece state invitate ad un appuntamento “fuori rassegna” al Teatro Municipale: Le cirque invisibile di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierrée, spettacolo inserito nella stagione di prosa “Tre per Te” del Municipale di Piacenza organizzata da Teatro Gioco Vita. Con Victoria Chaplin, la figlia del grande Charlie Chaplin, e JeanBaptiste Thierrée è approdato a Piacenza un circo straordinario e poetico: un circo che si fa teatro, un teatro che si fa circo. Una grande festa del teatro veramente per tutti.

Un primo bilancio della rassegna

La rassegna “A teatro con mamma e papà” si è aperta mercoledì 8 dicembre con una produzione di Teatro Gioco Vita: L’ombra di Pollicino Uno spettacolo d’ombre tutto da giocare, durante il quale i bambini non sono solo spettatori ma diventano anche i protagonisti di un viaggio ludico e divertente nella magia delle ombre, nei segreti del teatro d’ombre. Per soddisfare le richieste del pubblico, è stato necessario effettuare una seconda recita nel tardo pomeriggio. È stata poi la volta di un classico per i ragazzi: La bella e la bestia, spettacolo messo in scena dalla Compagnia Il baule volante e prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri. L’appuntamento è stato domenica 19 dicembre. La fiaba, molto conosciuta anche per la versione disneyana, ha fornito lo spunto per parlare del “diverso” che sta dentro di noi: è andata così in scena una storia ricca di fascino e di emozione, in cui i significati nascosti sono stati mostrati attraverso la parola e il movimento. Pausa natalizia, e si è ripreso nel 2005 il giorno dell’Epifania. Giovedì 6 gennaio è andato in scena in un’inedita versione

con musica dal vivo - lo spettacolo Dormi bene, Chouchou Claude Debussy, sua figlia e i “Children’s Corner”. Un racconto di ombre e musica, realizzato da Teatro Gioco Vita in collaborazione con il Dockteatern Tittut di Stoccolma. Le ombre parlano a tutti, piccoli e grandi, di qualsiasi età. E la musica di Debussy ha un fascino che sa coinvolgere qualsiasi spettatore. Per questo Dormi bene, Chouchou di Fabrizio Montecchi è stato realizzato in questa nuova forma di spettacolo-concerto: un pianista in scena ha eseguito i sei pezzi che compongono la Suite per pianoforte “Children’s Corner” e il pezzo “Nocturne”, colonna sonora del racconto in musica che ha parlato con grande dolcezza del rapporto, fondamentale sia sul piano artistico sia su quello umano, che ha legato il compositore Debussy alla figlia Chouchou. Domenica 16 gennaio è stata la volta di Circoluna - L’unico circoteatro al mondo. In scena la Compagnia di Teatro Gioco Vita, che ha proposto ai piccolissimi - dai 2 ai 5 anni – un originalissimo circo nel quale tutti gli artisti sono ombre, e fanno magie, acrobazie e trasformazioni. Uno spettacolo

CALENDARIO F E B B RA I O MARZO - 2005

A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ

Domenica 6 febbraio 2005 TPO TEATRO DI PIAZZA O D’OCCASIONE “CINA” Tre storie per attrice e mouse Da 3 anni Domenica 20 febbraio 2005 LA CORTE OSPITALE “L’ACCALAPPIATOPI” Da 5 anni Domenica 6 marzo 2005 TEATRO PIRATA “CIRCUS ON ICE” Da 4 anni

Inizio spettacoli: ore 16.30 Teatro Comunale Filodrammatici Via Santa Franca, 33

INFO E BIGLIETTI La stagione 2004.2005 per le famiglie ha visto la riproposizione di formule già collaudate negli anni scorsi per la sottoscrizione degli abbonamenti e la vendita dei biglietti: la speciale tessera/carnet grazie alla quale bambini e adulti possono assistere a cinque spettacoli a scelta della stagione, le riduzioni sul costo di abbonamenti e biglietti quando sono due o più i bambini appartenenti allo stesso nucleo familiare, gli sconti per i nonni e le nonne che accompagnano i nipoti a teatro, la riduzione sul costo di abbonamenti e biglietti per i bambini titolari del “Conto 44 Gatti” della Banca di Piacenza. Il tutto con un grande consenso da parte del pubblico familiare. Per informazioni sulla rassegna “A teatro con mamma e papà” è possibile rivolgersi a Teatro Gioco Vita (telefono 0523.332613, biglietteria 0523.315578, e-mail info@teatrogiocovita.it).

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“A TEATRO CON MAMMA E PAPÀ” 2004-2005

Domenica 20 febbraio andrà in scena L’accalappiatopi della compagnia La Corte Ospitale. La leggenda del pifferaio di Hamelin, che con il suo magico flauto conduce tutti i bambini della città di Hamelin in un magico luogo dal quale non faranno più ritorno a casa, è conosciuta da tutti e diverse sono state le versioni della storia. Una di queste è quella di Marina Cvetaeva, dalla quale Bruno Tognolini - noto scrittore e autore per ragazzi - trae ispirazione per presentarne poi una inedita versione caratterizzata dalla musicalità di ottave, filastrocche, versi e rime, perché i significati della storia possano giungere con immediatezza al pubblico infantile. Se quello del circo può essere uno dei fili conduttori della stagione 2004.2005 per le famiglie, non poteva mancare il gran finale con un altro circo del tutto originale. Dopo il circo delle ombre di Teatro Gioco Vita e il circo poetico di Victoria Chaplin, la chiusura

I prossimi appuntamenti da Cina al Circus on Ice È la nona edizione di “A teatro con mamma e papà”, Rassegna di teatro per le famiglie organizzata da Teatro Gioco Vita - Teatro Stabile di Innovazione e dal Comune di Piacenza - Assessorato alla Cultura, con Banca di Piacenza partner organizzativo. Come tutte le attività che fanno capo al Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj, la rassegna è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipartimento dello Spettacolo e della Regione Emilia Romagna. Un calendario di spettacoli, sempre pomeridiani e con inizio alle ore 16.30, articolato tra dicembre 2004 e marzo 2005. Sede della programmazione per le famiglie, il Teatro Comunale Filodrammatici. Gli ultimi appuntamenti della

stagione 2004.2005 “A teatro con mamma e papà” sono previsti tra febbraio e marzo. Domenica 6 febbraio sarà la volta di Cina - Tre storie per attrice e mouse del Teatro di Piazza o d’Occasione, coprodotto dal Teatro Metastasio di Prato Stabile della Toscana. Un’attrice ci accompagna dentro a tre racconti della tradizione orientale interagendo con una scenografia creata con immagini digitali in computer-graphic e musica dal vivo. I protagonisti di tutte e tre le storie sono bambini, ognuno con una caratteristica particolare: coraggio, creatività, sicurezza e tenacia. La proposta dello spettacolo è proprio questa: ascoltare storie per imparare ad aprirsi e condividere esperienze e risorse con i cittadini e le culture di tutto il mondo.

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della nona edizione di “A teatro con mamma e papà” è infatti affidata al circo dei burattini. È il Circus on ice del Teatro Pirata, in programma domenica 6 marzo, messo in scena con pupazzi, burattini e le tecniche del teatro su nero. Una baracca scavata nel ghiaccio, una pista “congelata”, la più squinternata e divertente squadra di artisti circensi, provenienti dalla Siberia, dalla Lapponia, dall’Alaska, dall’Artide e dall’Antartide: tutto questo e molto altro ancora è Circus on ice, il primo e (crediamo) l’unico spettacolo di circo dei burattini su ghiaccio. Strani e divertenti i protagonisti: pinguini ballerini, l’orso Palmiro, la renna Siberina, i pattinatori, Ugo il domatore degli abissi, la grande Alga Sirenova, il “mitico” fachiro Karamanzù, i clown Fischietto e Lenticchia, l’inflessibile Direttore e la sua assistente Sonia.


Rapporto Legambiente Ecosistema Bambino 2005

Ragazzi, il teatro migliora la vita A Piacenza grazie a Teatro Gioco Vita i ragazzi hanno una loro offerta teatrale. Come i “grandi”. Un fatto non trascurabile, per chi crede che il teatro possa migliorare i giovani, e non solo, come persone e come cittadini. Un elemento, quest’ultimo, che ha avuto recentemente anche un riconoscimento “ufficiale”. In Ecosistema Bambino 2005 il Rapporto di Legambiente sulle città a misura di bambino, pubblicato il 5 gennaio scorso, nel quale Piacenza figura al nono posto (in netta risalita rispetto al sedicesimo posto registrato l’anno precedente) la nostra città è citata per le rassegne teatrali “Salt’in banco” e “Giardini Segreti” organizzate da Teatro Gioco Vita. Ecosistema Bambino 2005 è costruito su un questionario che valuta le forme di partecipazione avviate per favorire un ruolo attivo dei bambini nella città, le strutture dedicate alle politiche per l’infanzia, il rapporto di collaborazione tra amministrazione comunale e associazioni no profit, i servizi e le iniziative di aggregazione e

Il commento È con piacere che abbiamo appreso che nel Rapporto di Legambiente sulle città a misura di bambino Piacenza figura al nono posto: questo significa che la nostra città è attenta ai ragazzi, alle loro esigenze, ai loro bisogni di cittadini che siano tali a tutti gli effetti. Ma soprattutto notiamo, anche con una certa soddisfazione, che Piacenza è citata nel Rapporto per le rassegne teatrali “Salt’in banco” e “Giardini Segreti” organizzate da Teatro Gioco Vita. Questo assume un significato particolare nella stagione che segna i 25 anni della rassegna di teatro scuola “Salt’in banco”: una sorta di “premio” per un’esperienza che è stata tra le prime in Italia e che, crescendo in questo quarto di secolo, è arrivata oggi a registrare in un anno oltre 130 recite e circa 25 mila presenze, portando a Piacenza il meglio della programmazione per l’infanzia e la gioventù nel panorama nazionale ed europeo. Ma la proposta di rassegne di teatro per i ragazzi a Piacenza non si limita al periodo scolastico: si articola in tutto il corso dell’anno. Grazie a

di animazione culturale. Nel quadro tracciato per Piacenza figurano le rassegne di teatro “Salt’in banco” e “Giardini Segreti”. Questi percorsi, insieme alla rassegna di teatro per le famiglie “A teatro con mamma e papà”, caratterizzano l’articolato progetto di Teatro Gioco Vita per i ragazzi. In tale progetto sono stati coinvolti direttamente - tramite la fruizione di spettacoli, incontri e laboratori - i ragazzi. Allo stesso tempo si è voluto prestare attenzione a chi svolge un ruolo di “mediazione” nei confronti del pubblico infantile, coinvolgendo gli adulti - genitori e insegnanti – che condividono con i ragazzi l’esperienza del teatro. Qualità della proposta artistica, continuità temporale (non solo nel periodo e/o nell’orario scolastico, ma anche nel periodo estivo e negli orari del tempo libero), coinvolgimento di varie tipologie di pubblico grazie alla diversificazione per contenuti, modalità di realizzazione, tempi di programmazione: questi in sintesi gli elementi fondamentali.

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di Diego Maj

Teatro Gioco Vita, l’offerta di cultura per i bambini non va “in ferie”: da quasi dieci anni c’è “Giardini Segreti”, la rassegna estiva di teatro di figura, circo e clownerie nei giardini della città. Dove i bambini possono ascoltare storie, incontrare personaggi, divertirsi con il teatro dei burattini, ma anche con il circo e il teatro di strada, giocolieri, acrobati, clown e saltimbanchi. “Giardini Segreti” dove divertirsi, emozionarsi, ridere, fare scoperte. A Piacenza i ragazzi hanno le loro rassegne teatrali, che non hanno nulla da invidiare per articolazione, programmazione, qualità e quantità della proposta alle stagioni dei “grandi”. Del resto, il nostro pubblico, fin dalla prima infanzia, è diverso: fatto di spettatori critici, consapevoli, esigenti, curioso del nuovo. E solo un teatro di grande qualità e di elevato livello artistico può farlo diventare il nuovo pubblico di domani. E ci piace credere che i nostri bambini, grazie al teatro, non solo possono avere oggi una migliore qualità della vita, ma potranno anche crescere in futuro come cittadini migliori.


Investire sui giovani: esperienze di stage e tirocini formativi

Uno scambio professionale e umano Teatro Gioco Vita da qualche anno ospita giovani che desiderano conoscere da vicino questa struttura teatrale, per acquisire metodi di lavoro o anche solo per orientarsi rispetto a scelte future di studio o di inserimento professionale. È l’esperienza dello stage, o tirocinio formativo, che da una parte dà modo ai giovani di conoscere attraverso un’esperienza pratica il nostro settore e dall’altra è occasione per il nostro personale, che si fa carico del tutoraggio e che fa da mediatore di informazioni e conoscenze, di entrare in con-

tatto con nuovi metodi di lavoro e nuovi contenuti. Uno scambio reciproco, fondamentale dal punto di vista professionale così come da quello umano. Importanti negli ultimi anni le collaborazioni messe in campo a tale scopo da Teatro Gioco Vita con Università ed Enti di Formazione Professionale. Nei primi mesi del 2003 si è svolto presso il Teatro Stabile di Innovazione lo stage di una studentessa del corso “Company Relationship Manager” – Responsabile Aziendale Relazioni Esterne organizzato da Ial Emilia Romagna – Sede

di Piacenza. Nel corso della stagione 2003.2004 si è articolato il tirocinio formativo di una studentessa del Corso di Laurea in Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Piacenza. Nella stagione 2004.2005, invece, sono in corso due stage: una studentessa di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma e una studentessa di Scienze della Formazione della Cattolica di Piacenza. Un’esperienza che in questi ultimi anni si sta consolidando

coinvolgendo anche figure tecniche o artistiche, inserite in alcuni casi grazie ai tirocini formativi e di orientamento in convenzione con la Provincia di Piacenza. Diverse di queste esperienze si sono concluse con l’inserimento professionale dei giovani coinvolti. Segno che lo stage è uno strumento utile per agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. E segno che Teatro Gioco Vita è una realtà di primaria importanza nel settore teatrale anche dal punto di vista occupazionale.

Dietro le “quinte” di Anna Adorno

Devo dire la verità, quando ho deciso di svolgere il mio tirocinio formativo a Teatro Gioco Vita, non ero ben consapevole di quello a cui sarei andata incontro… Mi ha sempre affascinato il mondo del teatro, la sua magia, ma l’ho sempre vissuto, come credo la maggior parte di voi, comodamente seduta sulla mia poltrona: spettacolo, applausi, casa… queste erano le sole tre azioni che compivo in quelle serate. Potevo solo immaginare cosa volesse dire dar vita ad una stagione teatrale, ma anche tutta la fantasia del mondo, credetemi, non sarebbe bastata per avvicinarsi alla realtà. Anche perché, come ben sapete, Teatro Gioco Vita non è solo prosa, ma è anche teatro scuola, teatro famiglia, cinema, incontri per insegnanti, per gli studenti, per il pubblico, e chi più ne ha più ne metta… insomma, un lavoro a 360°!

Detto questo, potete ben immaginare la situazione che mi si è presentata davanti agli occhi, quando ho varcato la soglia degli uffici, una mattina di metà ottobre.. Ho avuto la possibilità di rendermi conto, seriamente, di come gli spettacoli a cui assistiamo non sono altro che il prodotto finale di un lavoro puntiglioso, che viene svolto all’interno degli uffici e dietro le quinte e che coinvolge tante persone. Dal direttore artistico all’ufficio stampa, all’ufficio scuola, alla biglietteria, dai tecnici alle maschere, all’ufficio contabile ecc. (chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno); ogni singola persona svolge un ruolo fondamentale. Anche noi stagiste, possiamo vantarci di ricoprire, sotto un certo punto di vista, un ruolo “importante”, basti pensare alle centinaia di fotocopie che facciamo in vista degli spettacoli…un lavoro che richiede

davvero tanto impegno e pazienza…! Scherzi a parte, indipendentemente dai compiti che ci vengono assegnati, che vanno ben oltre alle fotocopie ovviamente, la cosa che più mi ha colpito e riesco a respirare nell’aria ogni volta che mi trovo in ufficio o in teatro, è sicuramente l’amore e la passione che tutte le persone con cui ho a che fare provano e riescono a trasmettere per quello che fanno. Ho già detto quanto sia difficile rendersi conto della portata del lavoro che c’è dietro ogni spettacolo o iniziativa, ma penso che l’atmosfera magica, l’amore appunto e la passione di cui parlo, quella la possiate verificare e cogliere anche voi, semplicemente lasciandovi trasportare una sera a teatro insieme a noi…!!! Anna Adorno è studentessa universitaria presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma

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Uno stage per orientare le scelte future Che cosa fare dopo le scuole superiori? Uno stage può aiutare a capirlo. E per chi vorrebbe proseguire gli studi o inserirsi professionalmente nei settori della cultura, del teatro e della comunicazione, un tirocinio di orientamento in Teatro Gioco Vita può aiutare a verificare le motivazioni, i desideri, l’effettiva rispondenza di un’esperienza lavorativa alle proprie aspettative future. Da un po’ di tempo il Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj accoglie in stage per un breve periodo anche studenti del quarto anno delle scuole superiori, un’esperienza che negli ultimi anni si è realizzata soprattutto con il LiceoGinnasio “Gioia” di Piacenza. Per gli alunni un’occasione per “esplorare” un’offerta lavorativa sul territorio e un utile confronto con un’attività di lavoro nel settore teatrale, con l’obiettivo di acquisire consapevolezza sulle competenze richieste nell’impegno professionale.


Stagione di Prosa del Teatro Verdi di Castelsangiovanni

che saprà ritrovare, alla fine, solo nella propria pittura, Toulouse-Lautrec incarna il senso di attesa e disillusione di un’epoca festosa, spensierata e tragica al tempo stesso che intravede il suo tramonto. Aristide è l’esuberante imbonitore che ha fatto del piacere mondano e dello sberleffo alle convenzioni borghesi una vera e propria religione laica: il suo è un mondo di luci e colori sgargianti in cui si insinua l’ombra della malinconia e del mal de vivre. Lily, amica, amante e compagna di Toulouse, donna ferita dalla vita e affascinata dalla delicatezza di un uomo così segnato nel fisico, sognatrice ansiosa di riscatto sociale. In un vivace contrappunto di ricordi, confessioni, invettive, sarcasmi, dal dialogo dei tre affiora la storia di una giovinetta amata da Toulouse-Lautrec, tanto perduta e tanto innocente da togliersi la vita pur di sfuggire alla corruzione e di

Da Toulouse-Lautrec a Giovanna d’Arco, dalla commedia all’operetta Teatro Gioco Vita organizza anche quest’anno la stagione di prosa del Teatro Verdi di Castelsangiovanni. Il cartellone si inserisce nella programmazione 2004.2005 del Teatro Verdi, che fa capo al Comune di Castelsangiovanni - Assessorato alla Cultura. La Sezione Prosa è stata inaugurata con successo da Carlo Delle Piane, tornato al teatro interpretando il geniale Toulouse-Lautrec, leggendario testimone di un’epoca dalle mille contraddizioni ma dall’indiscutibile fascino. Il grande attore romano è stato il protagonista di una vera e propria “operina” teatrale e musicale dedicata alla vita del grande

pittore. L’amore, l’arte, l’alcol, la passione nella Parigi disperata e allegrissima della Belle Epoque. Al Moulin Rouge con ToulouseLautrec, andato in scena nel dicembre scorso al Teatro Verdi, è il nuovo spettacolo di Sabina Negri, con la regia di Walter Manfré: ambientato nello storico locale parigino, il Moulin Rouge, tra ballerine e bohémiens, oltre al grande pittore (Carlo Delle Piane) ha visto protagonisti l’amico Aristide Bruant (Antonio Conte) e la ballerina Lily (Milvia Marigliano). In perenne oscillazione fra una vita segnata dall’alcol e dalla dissipazione e un ideale di purezza

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sottrarsi alla vergogna e alla miseria. In scena tra balli e canzoni è sempre presente “la Ville bohème”, Parigi città dei bordelli e dei cabaret, dei borghesi e degli artisti, percorsa dai fremiti della nuova era che si annuncia. Monica Guerritore, nel secondo appuntamento del cartellone di Prosa alla fine del gennaio scorso, ha messo in scena una Giovanna D’Arco che si racconta a noi attraverso la sua perfetta semplicità. La forza che trascende il suo sesso e che lei, prima fra tutte, integra a quella ”qualità virile” che sussurra in tutte le donne la fede nella “trascendenza del cuore” incrollabile e giusta, danno ali e potenza al suo richiamo . “Non si vede bene che con il cuore” fa dire Saint Exupery al Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ed ecco che il suo cuore non aveva ragioni, ma forze. Forze e passioni che


Stagione di Prosa del Teatro Verdi di Castelsangiovanni STAGIONE DI PROSA La sezione Prosa della Stagione 2004.2005 del Teatro Verdi di Castelsangiovanni è organizzata da TEATRO GIOCO VITA Teatro Stabile di Innovazione COMUNE DI CASTELSANGIOVANNI Assessorato alla Cultura in collaborazione con BANCA DI PIACENZA partner organizzativo ditta GIGLIO con il contributo di

sole cambiano la realtà. Ed è qui la santità temporale, la cristianità carnale di Giovanna: farsi strumento di libertà per il suo popolo. Monica Guerritore ha rivissuto in scena quel mistero luminoso e tragico, accostandosi al cuore della vocazione di Giovanna, alla sua chiamata dell’Anima che si fa azione attraverso lo spirito. Dimenticando l’immagine tramandata, Giovanna è viva attraverso gli Atti del Processo, visionaria e poetica nei versi di Maria Luisa Spaziani, diventa “la visibile intelligenza del divino”, incarnando nelle sue opere il mondo triplex che preconizza Giordano Bruno “Dio-Natura-Uomo”. Il De Immenso di Giordano Bruno, che l’attrice inserisce all’interno dello spettacolo, sembra restituirci , non le Voci da lei udite, ma la Sua voce, che lei udiva “nel lato destro del giardino di suo padre”(come non pensare al lato destro della sua mente). È cosi che Giovanna rivive

nella nostra epoca, compagna di ribellione e speranza del Che Guevara, di Jan Palach, accompagnata dalle immagini della cronaca di quel giovane cinese che a piazza Tien An Men ferma col suo corpo un carrarmato, dalle immagini di uomini e donne forti della forza che viene dall’istinto di libertà. I fotogrammi di Dreyer, così lontani, diventano presenti e giudicanti, il sogno di Martin Luther King testimonia come si levino alte in ogni tempo le voci contro il Potere. La partitura musicale, di grande importanza, accosta nella massima libertà i Carmina burana di Orff all’adagio per archi di Barber, a Tom Waits, creando quella risonanza emotiva che permette di accompagnare Giovanna alla sua morte senza rimanerne distanti.

ormai considerato uno dei più importanti sceneggiatori europei, una sorta di Neil Simon francese. Il testo, sull’onda del grande successo teatrale, è divenuto anche un film, prima in Francia nel 1973, con Lino Ventura e uno straordinario Jacques Brel, poi negli Usa, dove nientemeno che Billy Wilder ha diretto Jack Lemmon e Walter Matthau (il titolo era Buddy Buddy). Infine chiusura a Borgonovo con l’ormai tradizionale operetta (in scena il 16 marzo al Cinema/Teatro Capitol, in collaborazione con il Comune di Borgonovo): Corrado Abbati con la sua Compagnia sarà protagonista di Sogno di un valzer di Oscar Straus, un capolavoro dell’operetta viennese, un classico, un affresco dipinto con i diversi stili del valzer. Il successo ha sempre accompagnato Sogno di un valzer, che sicuramente merita un posto d’onore nella storia dell’operetta e che ha avuto addirittura una versione hollywoodiana.

In marzo i prossimi appuntamenti Il 6 marzo Gianmarco Tognazzi metterà in scena Il rompiballe di Francis Veber,

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI Dipartimento dello Spettacolo REGIONE EMILIA ROMAGNA

Informazioni PREZZI Platea, euro 20 (intero) e 18 (ridotto) Galleria, euro 15 (intero) e 12 (ridotto) Speciale Studenti, euro 9 (posto unico in galleria) BIGLIETTERIA TEATRO GIOCO VITA Via San Siro 9, Piacenza Telefono 0523.315578 biglietteria@teatrogiocovita.it BANCA DI PIACENZA i biglietti si possono acquistare presso tutti gli sportelli della Banca di Piacenza, senza alcun addebito di commissioni, sino al giorno precedente lo spettacolo (o sino a due giorni precedenti, nel caso di spettacolo festivo).


Stagione di Prosa “in trasferta”: incontri in biblioteca a Gossolengo

febbraio al Teatro Comunale Filodrammatici. Per Giorni felici di Samuel Beckett, regia di Giorgio Strehler, con Giulia Lazzarini e Franco Sangermano, la data prescelta dal Comune di Gossolengo al Teatro Municipale è il 3 marzo. Per il Balletto Contemporaneo di Pechino (Beijin Modern Dance Company) che proporrà il programma Sagra della primavera (All river red) e Un tavolo, due sedie su musiche di Strawinsky ed estratti d’opera tradizionale cinese, appuntamento sempre al Teatro Municipale il 16 aprile 2005. Un interessante percorso che si articola tra il teatro di innovazione, la prosa classica e la danza contemporanea di richiamo internazionale.

Uscite a teatro e incontri sugli spettacoli Tra febbraio e aprile intenso programma di trasferte a teatro e incontri proposto dal Comune di Gossolengo Assessorato alla Cultura con la collaborazione di Teatro Gioco Vita. Una serie di spettacoli da vedere a Piacenza nel programma della stagione di prosa “Tre per Te” del Teatro Municipale di Piacenza, ciascuno preceduto da un incontro in biblioteca a Gossolengo con l’obiettivo di illustrare al pubblico contenuti, curiosità, interpreti, scelte registiche e interpretative legate alle rappresentazioni inserite nel programma di trasferte a teatro. Serate destinate non solo a coloro che assisteranno agli spettacoli, ma a tutti quelli che sono interessati al teatro o

che vogliono meglio conoscere questo linguaggio. Una proposta fruibile anche dagli insegnanti e dagli studenti come momento di formazione o approfondimento sui linguaggi della scena. Gli spettacoli scelti per le trasferte a teatro sono Il Grigio e Giorni felici del Piccolo Teatro di Milano, rispettivamente per i cartelloni “Altri Percorsi” e “Prosa”, e il Balletto Contemporaneo di Pechino per il cartellone “Teatro/Danza”. Il pubblico di Gossolengo potrà vedere Il Grigio di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, regia Serena Sinigaglia, protagonista Fausto Russo Alesi accompagnato da musicisti in scena, in una data a scelta dal 24 al 27

Il programma di iniziative nato dalla collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gossolengo e Teatro Gioco Vita si è aperto

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con successo il 23 gennaio scorso con la trasferta a Piacenza di un gruppo organizzato dalla Biblioteca di Gossolengo per lo spettacolo Le cirque invisible di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierrée. Un altro appuntamento interesserà la stagione di prosa del Teatro Verdi di Castelsangiovanni, il cui cartellone è curato da Teatro Gioco Vita. È infatti prevista la possibilità di assistere a Borgonovo all’operetta Sogno di un valzer della Compagnia Corrado Abbati, mercoledì 16 marzo 2005 al Cinema/Teatro Capitol di via San Ziliano. Un capolavoro dell’operetta viennese, un classico, un affresco dipinto con i diversi stili del valzer : una sorta di simbolo dell’operetta, che sicuramente merita un posto d’onore nella storia di questo genere di teatro musicale. Le conferenze venerdì 18 febbraio - ore 21 ROBERTA ZANOLI, responsabile Settore educazione al teatro del Piccolo Teatro di Milano Giorgio Gaber tra note e parole: Il grigio venerdì 25 febbraio - ore 21 ROBERTA ZANOLI, responsabile Settore educazione al teatro del Piccolo Teatro di Milano Bechett e Strehler, dalla pagina alla scena: Giorni felici martedì 5 aprile - ore 21 VALENTINA BONELLI, giornalista e critico di danza Dall’opera tradizionale cinese alla danza contemporanea: il Balletto Contemporaneo di Pechino La partecipazione agli incontri è libera e gratuita

Biblioteca di Gossolengo Via XXV Aprile 4


COMUNE DI PIACENZA

TEATRO GIOCO VITA Teatro Stabile di Innovazione

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI Dipartimento dello Spettacolo


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