Tamtam magazine - Anno II - Numero 10 - Novembre 2010

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Federico Antonellis - fotografo

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free press magazin

EDITORIALE

free press magazin e Periodico mensile di attualità, cultura, spettacolo, sport, costume e società. www.tamtammagazine.it

ANNO II - NUMERO 10 NOVEMBRE 2010 EDITORE

ITALIA EDITRICE NEW di Giancarlo Arcano www.italiaeditrice.com

DIREZIONE Damiano Bordasco (direttore responsabile)

CAPOREDATTORE Massimo Rosario Marino

REDAZIONE

redazione@tamtammagazine.it Amalia Conte Antonio Iacovino Tina Petrillo Luana Racano Sara Valente

COLLABORATORI

Matteo Caldarella, Angelo Capozzi, Carmelina Curcelli, Elena De Bellis, Fernando Faleo, Fiorenzo Figurella, Michela Ingaramo, Antonio Magrì, Vincenzo Rizzi, Giuseppe Ruppi, Monica Gigante, Nicola Russo, Donatella Stornaiuolo, Prof. Giuliano Volpe.

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE

Gianmarco Arcano - ART DIRECTOR gianmarco.arcano@tamtammagazine.it

PUBBLICITÀ

ITALIA EDITRICE NEW 0881. 723980 - 347.6403966

STAMPA

PRINTER GROUP ITALIA S.r.l

Registrazione al Tribunale di Foggia n° 30 del 19/11/2009 © 2010 - Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria riservati Per le immagini di cui non è stato possibile rintraccire gli aventi diritto, l’editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri obblighi.

Chiuso in redazione il 11/11/2010

Uniti e solidali, al di là delle differenze di Monica Gigante È accaduto tutto in primavera. Era il 17 marzo del 1861, quando a Torino viene proclamata la tanto agognata Unità d’Italia. Prima di giungere all’unificazione, il nostro paese e, più in generale, i nostri concittadini hanno attraversato anni di violenze e lotte ideologiche. Sono passati da allora 150 anni e in molte città del Belpaese si stanno preparando diversi eventi per festeggiare il grande momento storico. La nostra nazione, dunque, ha 150 anni ma non li dimostra per niente. Questo non vuole essere proprio un complimento, perché guardando l’emersione di particolarismi e localismi è innegabile chiedersi se si sia davvero concluso il processo di unificazione cominciato dai nostri illustri avi secoli fa. Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di scissioni e forme di federalismo fiscale e no. Cosa sta succedendo? Che cosa significa essere italiano oggi? Semplicemente vivere in una regione dell’Europa a forma di stivale? Oppure significa condi-

videre una storia particolare fatta di fatica e impegno nel tentativo di costruire un unico sistema di ideali e valori condiviso? Questo difficile e complicato processo di unificazione del popolo non è ancora esaurito e, probabilmente, c’è ancora tanta strada da fare. Basti pensare che fino a 60 anni fa non tutti parlavano italiano, c’era un pullulare di dialetti che costituivano per la maggior parte della gente l’unico linguaggio possibile. Poi, anche grazie ai mass media, che non sempre fanno danni, e, più in generale, all’educazione scolastica si è diffusa un’unica lingua, indispensabile per annullare, o almeno accorciare, le distanze e le divisioni sia ideologiche che territoriali. Costruire un’identità italiana non significa e non deve significare cancellare le storie delle piccole e piccolissime realtà culturali che animano la nostra meravigliosa terra, anche perché l’Italia passa necessariamente per la storia delle singole regioni, ma cercare di creare un sistema di condivisione che permetta a tutti gli abitanti di riscoprirsi uniti e solidali al di là delle differenze.


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NUMERI UTILI

ISTITUZIONI Comune di Foggia 0881 792111 - 0881 814111 Provincia di Foggia 0881 791111 Regione Puglia 0881 725188

Protezione Civile Foggia Telefono Rosa (contro la violenza sulle donne) Telefono Azzurro (Linea per bambini) Vigili del Fuoco Pronto intervento

SANITA’ PUBBLICA FOGGIA ASL FG3 Foggia Ass. Volontari Italiani Sangue Foggia Az. Ospedaliero Universitaria Foggia Croce Rossa Italiana Foggia Guardia Medica Foggia Pronto Soccorso “Ospedali Riuniti” Foggia

0881 731111 0881 615656 0881 731111 0881 723753 0881 732030 0881 732030

EMERGENZA Emergenza Sanitaria Carabinieri Comando Provinciale Foggia Carabinieri Pronto intervento Corpo Forestale emergenza ambientale Difensore Civico Foggia Drogatel (Servizio Nazionale Anonimo) Guardia di Finanza Pronto intervento Polizia di Stato Pronto intervento P. S. - Questura Foggia Polizia Municipale FG

118 0881 634444 112 1515 0881 791236 800900800 117 113 0881 668111 0881 331511

TRASPORTI FOGGIA ACI Foggia - soccorso stradale Aeroporto “Gino Lisa” Foggia ATAF Foggia CCISS Traffico e viabilità Viaggiare informati Ferrovie del gargano Foggia SITA Foggia Trenitalia SERVIZI ACEA Illuminazione Pubblica Acquedotto Pugliese Segnalazioni guasti AMGAS Segnalazione guasti ENEL Servizio Clienti ENEL Segnalazioni guasti Fisco on line Poste Italiane Telegrammi Poste Italiane Informazioni

0881 791738 0637518261-2 19696 115 803116 0881 650539 800253663 1518 0881 725188 0881 773117 892021 800130340 800735735 0881 721414 800998998 803500 848800333 186 803160


SOMMARIO PRIMO PIANO

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A 150 anni dall’Unità: il ruolo delle Università meridionali

10

ARTE

34

MUSICA

La street-art di Angelo Pantaleo

Il viggio dell’immaginario carro

Un talento foggiano nel mondo

I CaravanZ, formazione musicale eclettica

TALENTI DI CAPITANATA

12

L’ANGOLO DELL’EDUCATORE

Alessandro Boezio

I genitori e la risorsa amicizia

L’arte nelle mani SOCIETÀ

36

16

40

INFORMATICA

Tra conformismo e contestazione

È arrivato: iLife ‘11

Anni ‘70: un decennio di “piombo” TERRITORIO

22

La masseria Castiglione

Le ricette della tradizione foggiana Il buon gusto della terra di capitanata tra memoria e presente

Un tesoro nascosto SALUTE E BENESSERE

42

CUCINA

26

La melagrana Tanti semi per un solo frutto... NATURA

Le geometrie esistenziali dei neri acrobati del cielo

SVAGO TEST

28

p. 44

Estroverso o introverso ?

OROSCOPO di novembre

p. 47


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PRIMO PIANO

A 150 anni dall’Unità: il ruolo delle Università meridionali


tamtam 9

a cura del Prof. Giuliano Volpe - MAGNIFICO RETTORE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FOGGIA el 2011 si celebreranno i 150 anni dell’Unità del nostro Paese ed anche per questo abbiamo voluto dedicare la recente cerimonia di inaugurazione dell’AA 2010-11 a questo importante evento e al ruolo, che, nel complesso e problematico processo unitario, ha svolto l’Università, formando i giovani più capaci, producendo ricerca e innovazione continua, modernizzando e internazionalizzando il Paese, creando una classe dirigente. Si pensi solo, a titolo d’esempio, alla qualità degli uomini, di ogni schieramento politico, presenti nel Parlamento dell’Italia liberata e all’apporto dato da tanti docenti universitari in seno all’Assemblea costituente. In questo contesto, ancor più straordinariamente rilevante è stata, pur tra mille difficoltà, la funzione delle Università nel Mezzogiorno d’Italia. All’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, su una ventina di università presenti in Italia solo quattro erano localizzate in Italia meridionale: Napoli, Palermo, Catania e Messina. Questa era la situazione in un territorio che pure aveva conosciuto una delle prime esperienze universitarie con lo Studium generale del regno già nel 1222 a Napoli per iniziativa di Federico II, e nel quale, ancor prima della fondazione dell’Alma Mater Studiorum bolognese, esisteva a Salerno già da almeno un secolo la Schola Medica Salernitana. Ben tre università erano attive in Sicilia, quella di Catania già dal XV secolo e per lungo tempo la principale dell’isola, a Palermo dal 1805 (con l’antecedente dell’Accademia di Scienze e Lettere tenuta fino al 1767 dai Gesuiti) e a Messina, dove l’università era stata istituita nel Seicento per poi essere chiusa nel 1679 e ricostituita nel 1838. Nel resto del territorio meridionale l’unica realtà accademica, con un notevole prestigio nazionale e internazionale, era quella napoletana, almeno fino alla “Riforma Gentile”. Pur essendo attive anche tre Scuole universitarie a L’Aquila, Bari e Catanzaro, queste non erano autonome, ma dipendevano da Napoli. La stessa Università di Napoli, pure fortemente sostenuta da Francesco De Sanctis, direttore della Pubblica Istruzione nel 1860 e ministro della Pubblica Istruzione nel 1861 nel governo Cavour, subì la scelta della classe dirigente del nuovo sta-

to unitario di privilegiare Roma nella destinazione di risorse finanziarie e umane. Questa decisione danneggiò anche Palermo e le altre università meridionali e decretò la rinuncia a costituire una rete universitaria maggiormente distribuita sul territorio, favorendo l’esodo delle risorse umane verso il Centro-Nord. Un fenomeno che non si mai più interrotto fino ad oggi, che anzi ora rischia di conoscere un nuovo impulso. Fu solo nel Novecento - prima con l’istituzione nel 1925 dell’Università di Bari, intitolata lo scorso anno ad un grande docente e statista, Aldo Moro, e poi, a partire dal secondo dopoguerra, con la nascita di numerosi altri atenei - che il Sud cominciò a contare su una rete di università, che si è andata arricchendo in particolare in questo ultimo cinquantennio, soprattutto nell’ambito di un processo di decongestionamento dei grandi atenei e grazie a scelte di investimento in territori difficili, marginali e depressi, come quando nel 1968, in pieno clima di contestazione, si volle istituire una seconda Università in Campania, quella di Salerno, e dotare la Calabria della sua prima Università, con una lungimiranza che ancora oggi colpisce chi visita quel campus voluto sul modello anglosassone dal suo primo Rettore Beniamino Andreatta. Oggi le tre università calabresi rappresentano uno dei pochi reali motori di sviluppo ed anche un baluardo di legalità in una regione assai difficile. Emblematica di questa strategia è stata anche la saggia decisione di istituire un’Università in Basilicata all’indomani del terremoto del 1980 (analogamente a quanto fatto anni prima per l’Università di Udine). È in questo contesto che nel 1999 è stata attribuita l’autonomia all’Università di Foggia, la più giovane delle Università pugliesi. C’è oggi chi afferma che ci sono troppe Università, ma la maggiore concentrazione si registra al Nord, mentre è al Sud che si vorrebbe tagliare a colpi di macete. Quel processo di consolidamento delle Università, che avrebbe bisogno di maggiori risorse per poter essere sostenuto, è, infatti, oggi fortemente in crisi e molte università meridionali, soprattutto quelle più giovani e piccole, rischiano la loro stessa esistenza così faticosamente conquistata, metten-


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PRIMO PIANO

do fine ad esperienze straordinarie di sostegno alla crescita dei territori nei quali operano, avendo sviluppato in questi anni in particolare la terza missione dell’Università: quella di motore dell’innovazione e dello sviluppo territoriale. Cosa sarebbero oggi i territori della Capitanata, della Puglia intera, della Basilicata, della Calabria, del Molise o del Sannio senza le loro Università? E cosa sarebbe L’Aquila senza la sua università, che soprattutto i suoi cittadini desiderano ricostruire come segno di rilancio della città? Mi piace, inoltre, ricordare alcune personalità di Capitanata che hanno dato un notevole contributo nel nascente stato italiano, in particolare nel campo della scuola e della politica dei beni culturali: mi limito a citare due nomi di origine lucerina, Ruggiero Bonghi, deputato e Ministro della Pubblica Istruzione tra il 1874 e il 1876, e Giuseppe Fiorelli, primo Direttore alle Antichità e Belle Arti. L’Università italiana continua a vivere la sua fase più difficile, a causa di risorse sempre più scarse ed anche dei ripetuti scossoni legislativi e organizzativi, ed anche per effetto di un grave processo di marginalizzazione e di perdita di credibilità grazie a continue campagne mediatiche e, purtroppo, ad attacchi da parte di ampi settori del mondo politico. Ci auguriamo che questa stagione sia definitivamente archiviata e che si possa avviare una nuova fase di solidarietà dell’intero sistema, non annullando le differenze che sono al suo interno ma valorizzandole in quanto ricchezza, attuando un processo di valutazione dei progetti e dei risultati fondata su parametri certi e condivisi che tengano conto delle specificità, dei contesti nei quali ogni ateneo opera e dei progressi compiuti. Noi vorremmo che si ponga fine, anche sulla stampa, all’epoca dei giudizi perniciosi e generici, che si metta definitivamente da parte il tritacarne del pregiudizio. Chiediamo solo il diritto di essere criticati quando sbagliamo, ma incoraggiati e sostenuti quando mostriamo il coraggio del cambiamento, quando costruiamo con fatica frammenti di una nuova università, quando scriviamo pagine di legalità, di trasparenza e di meritocrazia. Le Università del Sud e le popolazioni meridionali,

che vogliono difendere la propria storia, che vogliono valorizzare il proprio patrimonio di paesaggi, di cultura, di tradizioni e di risorse, che non vogliono cedere ai ricatti e alle lusinghe delle mafie, chiedono un nuovo patto, desiderano un nuovo futuro a partire da oggi, dal momento forse più difficile per la storia dell’Università italiana e, dato il degrado morale e civile imperante, dell’intera società nazionale, che, per uno strano destino, coincide con la ricorrenza del 2011. A 150 anni dall’Unità serve una nuova alleanza tra Stato, regioni e comuni meridionali, tra mondo dell’impresa e saperi, per sviluppare una fase progettuale fondata sulla valorizzazione delle vere risorse del Sud, per superare definitivamente la lunga fase di marginalità, per porre fine al trasferimento sistematico di risorse dal Sud al Nord, dalle Università meridionali a quelle settentrionali. Lo diciamo non per creare fratture, ma per evitarle, non per proporre separazioni, che non vogliamo, ma per sviluppare politiche inclusive e integrative tra diversità. Noi vorremmo continuare ad affrontare in maniera consapevole e progettuale i grandi temi del nostro tempo, vorremmo contribuire a modernizzare il paese senza però distruggerne le migliori risorse, vorremmo dare il nostro apporto per garantire un futuro e una speranza ai nostri giovani, vorremmo favorire la costruzione di una classe dirigente all’altezza delle nuove sfide, vorremmo dare voce ad un Sud non più afasico, piagnone e subalterno, ad un Sud consapevole delle proprie possibilità e desideroso di cambiamento.



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ARTE

La STREET-ART di

Angelo Pantaleo

Un talento foggiano nel mondo di Antonio Magrì ndipendente. 30 anni. Due lauree. Insegnante all’Accademia Del Lusso, artista autenticamente post-moderno. Il tutto, in barba ai tagli alla Cultura. Questo è Angelo Pantaleo. Almeno come l’ho conosciuto e lo conosco io. Uno dei rari rappresentanti in Italia in grado di esprimere il valore tutto nuovo che oggi, per forze di causa maggiore, bisogna dare al termine “Beni Culturali”. Che non sono più, appunto, soltanto i tipici siti e monumenti storico-archeologici, oppure i musei, le gallerie d’arte, ecc. No. I luoghi di cultura ormai sono anche altri. Siamo noi stessi. Con il suo background di studioso d’arte, insegnante ed artista, Angelo Pantaleo costituisce oggi uno dei pochi personaggi che affidano sempre più a se stessi l’importanza della memoria, del rinnovamento e della diffusione della loro e della nostra stessa identità culturale. Avete presente Fahrenheit 451? Ecco, se oggi i nostri famosi beni culturali comunemente intesi, antichi e contemporanei, rischiano di essere “tagliati”, perché qualche politico ignorante di turno, con il suo modo di intenderli come carta straccia, li vuol disperdere, privandocene, c’è gente, invece, che della loro sopravvivenza ne fa una questione di vita. Ma non nel senso individuale del concetto. Non solo questo cioè. Bensì, collettivo, sociale. Li impara, li recepisce, fino a stare per essi stessi. Li sperimenta pure, e, infine, ne diffonde e tramanda conoscenza ed importanza. Per quanto riguarda l’aspetto artistico dell’opera di Angelo Pantaleo da un punto di vista fenomenologico-stilistico, senza voler fare il Pierre Restany della situazione, è possibile tracciare alcune osservazioni

oggettive che reputo rilevanti. Intanto il fatto che l’artista foggiano per produrre le sue opere si misuri non solo con l’arte comunemente intesa, ma anche con altri settori altrettanto rilevanti che, soprattutto nell’ultimo decennio, a loro volta, hanno tratto linfa


tamtam 13 dal loro stesso confronto con il mondo dell’arte comunemente inteso (e non solo), fa di Pantaleo un artista contemporaneo (o post-moderno) sui generis e della sua formula di “arte per l’arte” una ricerca qualitativamente più unica che rara. Questo fa sì che le sue composizioni, siano esse riferibili al mondo pittorico o a quello delle installazioni, ospitino degli elementi “altri”, provenienti cioè da altri linguaggi, come il design, la grafica, la moda, ecc., che già di per sé sono altamente caratterizzanti, ossia in grado di farsi riconoscere al pubblico in quanto tali, quindi per una loro cifra, una loro originalità, che, però, al contempo, metta subito altrettanto in mostra l’originarietà, ovvero la garanzia di un prodotto, di un autentico marchio di “fabbrica”. Ciò vale soprattutto se osserviamo come in giro per il mondo vi siano altri artisti che utilizzano uno strumento particolare con il quale, appunto, si misura anche Angelo Pantaleo: lo scotch. Da cui la “Scotch art”. Penso a Mark Kaishman, a Nic Hess, e a quello che, in qualche modo, potrebbe essere il precursore di questo movimento, ossia Mimmo Rotella.Tuttavia, Angelo Pantaleo ha una poetica tutta sua. Con lo scotch, sia esso rosso, nero o di altri colori, egli ama impossessarsi di tessuti di stoffa di vario genere, disegnandovi sopra delle silhouettes – non solo antropomorfe – che, a loro volta, rimandono ancora al mondo dell’arte della moda. Più precisamente, ai modelli o agli schizzi di alta sartoria a cui lavorano tanto gli artigiani delle fashion house che gli stessi stilisti. I materiali tessili già di per sé possono

possedere dei disegni. Ma la maniera con cui l’artista pugliese se ne appropria procedendo con la stesura delle proprie forme – stendendo lo scotch – ha i connotati di un’operazione di “resuscitazione” estetica, diversa anche da quello che facevano i dadaisti. Niente a che vedere nemmeno con gli “impacchettamenti” di Christo. Si tratta di un gesto di recupero, o di eco-riciclaggio oggettuale, all’insegna sempre di un abbellimento. Anche se le figure talvolta evocano o dimostrano di discendere direttamente da Basquiat, Mirò, Keith Haring. Stessa cosa si deve dire di quando Angelo Pantaleo scende in strada e si appropria della città in senso street-artistico. Con il suo modo di lavorare su muri, porte, pannelli e supporti bidimensionali urbanistici di varia natura, che siano ancora vuoti o da cui sia già passata la mano del “writer” o del graffitaro di turno, il risultato del tape-worker Pantaleo è destinato verso l’alto, ossia a rendere il tutto più affascinante. Inoltre, si deve riflettere sulla flessibilità dello scotch. Con la precarietà che lo contraddistingue, contrapponendosi alla indelebilità degli spray o degli altri strumenti di pittografia che siamo abituati a vedere sui muri delle strade, esso è deputato a trasmettere dei concetti di “passaggio” e di “liberazione” – che queste forme di scrittura si trascinano sempre dietro agli occhi di chi li guarda – che non deturpano, nemmeno i messaggi stessi che vogliono esprimere, ma anzi sono “ecologici”, e che non si impongono dittatorialmente, bensì democraticamente. Proprio com’è sempre stata l’arte in genere: liberale.


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TALENTI di CAPITANATA

Alessandro Boezio:

L’ARTE NELLE MANI di Massimo Rosario Marino a mano è il primo strumento dell’uomo, ed è anche un modo di espressione quando aiuta la parola o la sostituisce tramite il linguaggio dei segni. Le mani possiedono un loro linguaggio che può integrare quello verbale ma essere anche indipendente da esso, esprimendo persino il contrario di ciò che si sta trasmettendo per mezzo delle parole. Quante cose raccontano le mani, quanti segreti racchiudono, possono accogliere o respingere chi ci sta di fronte, le mani esprimono emozioni eterne, parlano senza dover pronunciare nessuna parola, non si possono truccare o cambiare, parlano di noi. Tutti questi significati hanno affascinato e influenzato fin da bambino l’arte di Alessandro Boezio, un origi-

nale artista foggiano che rappresenta in molte delle sue opere le mani e i suoi mille significati. Classe 83, Boezio, dopo un percorso iniziale di conoscenza e sperimentazione personale della pittura e delle varie arti, si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte come decoratore pittorico e presso l’Accademia di belle arti di Foggia, con il massimo dei voti, si laurea e specializza nel corso di scultura. Durante i suoi studi si appassiona alla scultura tanto da farla propria formando un nuovo percorso artistico, definito dallo stesso artista “ipersurrealismo”, nato dalla fusione di due correnti artistiche: l’iperrealismo scultoreo e il surrealismo, il tutto condito da un tocco di ironia.


tamtam 15 ro, per una persona che si confronta con la materia e con il volume, sia importante, deve farti sentire in un mondo magico come lo è per me, il luogo in cui da qualche anno lavoro: il mio studio, dove è naturale dare forma alle mie idee. QUALI SONO I MATERIALI CHE PREDILIGE PER LE SUE OPERE? Utilizzo materiali sia naturali che sintetici, con un’attenzione sempre all’ambiente, preferisco infatti utilizzare resine ecologiche o utilizzare materiale riciclato che non serve più alla società. Per conoscere meglio l’arte ed i lavoro di Boezio, abbiamo incontrato il giovane artista nel suo studio a Foggia, dove ci ha concesso una esclusiva intervista. PITTORE, SCULTORE, SCENOGRAFO, DESIGNER, IN QUALE DI QUESTE FORME D’ARTE SI SENTE PIÙ A SUO AGIO? Non ho preferenze amo tutte le forme d’arte, di recente mi sono appassionato e sto studiando la grafica in 3d, il disegno resta comunque la madre di tutti i miei lavori. LE SUE OPERE SONO FRUTTO DI UN LAVORO DI RICERCA METICOLOSO ED ACCURATO, SI SENTE UN ARTIGIANO DELL’ARTE? Sì, per me è importante pensare e realizzare personalmente le mie opere. OGNI ANGOLO DEL SUO STUDIO CI PARLA DI UN’IDEA, SVOLTA E DA SVOLGERE, QUANTO È IMPORTANTE PER LEI IL LUOGO E LO SPAZIO PER CREARE ? Sono convinto che il posto di lavo-

CON L’ARTE HA UN RAPPORTO QUOTIDIANO, CHE ALIMENTA COSTANTEMENTE LA SUA CREATIVITÀ, MA DOVE TROVA ISPIRAZIONE PER LE SUE OPERE? In tutto ciò che mi circonda, nella natura, nei miei sogni, idee che a fine giornata prendono forma; la notte, infatti, ( quando il mondo o la società è fermo) è il momento in cui riesco a definire ciò che voglio rappresentare. COSA NE PENSA NELL’USO DILAGANTE DELLA PROVOCAZIONE NELL’ARTE? Nell’arte di oggi la provocazione può essere fondamentale se ha

qualcosa da dire! Nelle mie opere c’è provocazione ma è una provocazione sottile che non sfocia nell’offensivo bensì ama giocare ironicamente con i difetti e i vizi dei nostri tempi! Non critico l’arte provocatoria e provocatrice perché oggi lo spettatore ha bisogno di essere preso per lo stomaco. E cos’è l’arte se non l’immagine del suo tempo!? MA ALLORA CHE COS’È L’ARTE PER LEI? Per me è un’espressività della tua libertà mentale. L’arte non deve mai essere fine a sé stessa altrimenti morirebbe! Per me l’arte è vita ma la vita non sarebbe nulla se vivesse esclusivamente per sé stessa! L’artista e la sua opera formano un tutt’uno, se lui non riesce ad esprime il suo io e i suoi sentimenti, allora non può considerarsi tale. Quello che fa l’ar tista è un regalo a se e agli altri. L’ar te è una malattia che mi fa stare bene. Però, anche se l’ar tista fa le cose per sé, c’è sempre una comunicazione tra l’ar tista e chi riceve l’ar te…Quando una persona entra in contatto con un’opera d’ar te prova delle sensazioni,

cinque età


16

TALENTI di CAPITANATA

poi non deve chiedere all’ar tista perché l’ha fatta: la cose bella è che ad ognuno la stessa opera comunica un significato ma con sensazioni cose diverse. Se non fosse così, allora saremmo tutti uguali e l’ar te non avrebbe più senso. SPESSO UTILIZZA LE SUE OPERE PER SENSIBILIZZARE LA GENTE SU DETERMINATE QUESTIONI SOCIALI. NEI SUOI LAVORI LE MANI, L’INTERO

CORPO DIVENTA METAFORA DI QUALCOS´ALTRO, ESPRIMENDO IL MALESSERE DELLA SOCIETÀ IN CUI VIVIAMO. UNA SOCIETÀ, CHE DIMENTICA LA NATURA, I VALORI DELLA SUA TERRA E LE SUE VECCHIE ORIGINI, CHE ECCEDE NELLA TECNOLOGIA. SECONDO LEI L’ARTE PUÒ DARE UN CONTRIBUTO PER RISOLVERE I PROBLEMI DELLA SOCIETÀ?

Sì, ci mancherebbe! Se l’arte fosse fine a se stessa sarebbe una cosa deleteria, ed io non mi dedicherei ad essa. Occorre comunque educare soprattutto i giovani all’arte, al senso del bello, dare a loro gli strumenti per appassionarsi all’arte, promuovere maggiori iniziative mostre, laboratori, convegni, ecc. in cui, fin da piccoli, i ragazzi possano fare esperienza concreta di questo meraviglioso mondo.

biografia artistica 2010

Rototom sunsplash reggae festival, installazione scenografica

Benicassim (Spagna)

2010

Allestimento e scenografie resort Spiaggialunga - Vieste (Fg)

2009

“Scultura da vivere2009” collettiva, Fondazione Peano - Cuneo

2009

ADISU libro servizi. Pubblicazione opera “Mano in Piedi”

2008

“Rototom Sunsplash 15°ed.” installazioni scenografiche

Osoppo (Udine)

2008

“Rototom Sunsplash 15°ed.” simposio arte - Osoppo (Udine)

2007

Premio d’onore “PalauArte Mostra concorso” 7° edizione

Palau (Sassari)

2007

“Suoni e colori di Terravecchia” collettiva,

Pietra Monte Corvino (Fg)

2007

“Andirivieni: collettiva arte contemporanea”

Biblioteca Comunale - Mattinata(Fg)

2007

“ArteFatto, esposizione d’arte” settimana della cultura

Palazzo di Citta’ - Foggia

2007

“Qualcosa di nuovo accade in città” mostra internazionale

Palazzo dell’Universita’ degli Studi di Foggia

2007

“Contemporaneamente Sacro” (collettiva) Tiscali Arte

2007

Esposizione personale White Concept Store

2007

Realizzazione “Natività’” collocata all’interno del Palazzo Dogana

Foggia

2006

Vincitore “Premio Pattacini 4° edizione”

Banca del Monte Fondazione Domenico Siniscalco Ceci -Foggia

2006

“Anteprima Contemporanea, gli artisti del calendario 2006 della

provincia” - Palazzo Dogana - Foggia.

2005 2005

“Giovani talenti della Capitanata” Palazzo Dogana - Foggia Scolpito 2005, Palazzetto dell’arte - Foggia


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SOCIETÀ

TRA CONFORMISMO

E CONTESTAZIONE Anni ‘70: un decennio di “piombo” di Carmelina Curcelli opo le contestazioni studentesche degli anni ‘60, l’Italia è sconvolta dal terrorismo, che si configura come lotta armata e clandestina contro lo Stato, determinando nelle nuove generazioni, una generalizzata diffidenza verso l’impegno politico che sembra coincidere con la violenza e il terrore. “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” canta il gruppo musicale dei Corvi, ispirandosi ai movimenti Hippy che, nati nel ‘60, perdurano anche nei primi anni ‘70. Con questo motto dicono “no” ad ogni forma di guerra e proprio loro, i figli dei fiori, portano il “colore” in tutte le espressioni della vita quotidiana. Il costume e la moda si appropriano del colore, che diventa pervasivo e qualche volta invadente: sono colorate e disegnate con vivacità le piastrelle della cucina, le pareti delle camere sono bicolori, i mobili vanno dall’arancio al verde chiaro, poltrone e sedie hanno il fondo a fiori e le spalliere color pastello; mentre la nonna Carolina decide di tappezzare il sa-

lone con una carta da parati con forme geometriche triangolari e rettangolari a tinte forti, zia Elisa arreda la sua camera da letto con tende di canapone a strisce larghe gialle e blu… Sono colorate gonne, camicette, miniabiti, vestiti, pantaloni, foulard, ma anche le auto. È tutto un effetto pugno-occhio.


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Un miniabito bianco, ma con gli orli bordati di rosso, con sopra un cappotto lungo nero, scarpe con le zeppe, mettono in evidenza l’originalità dell’abbigliamento di Maria Grazia che, sabato pomeriggio, si avvia ad un appuntamento con la sua amica Nicle, che indossa una mini vertiginosa a pieghe, di colore verde chiaro, con sopra un cappotto di maglina marrone a coste gialle, che dichiarano apertamente il suo carattere estroso, ma anche una certa finezza nell’accostamento dei colori… Elda e Assunta invece vestono due abitini a fiori rossi e gialli la prima, e verdi e rosa la seconda, con scarpe eleganti con un tacco a forma di trapezio rovesciato; Maria ama la moda alla Rita Pavone e si bamboleggia nella sua minigonna a scacchi bianchi e neri, abbozzando un passo di surf, nonostante abbia scarpe dal tacco grosso e rettangolare… Chi sarà mai la ragazza con la gonna lunga fino ai piedi con i capelli lunghissimi biondi che arrivano alla vita, con le scarpe basse, una borsetta di pezza che dà la mano ad un giovanotto alto, magro con i capelli sulle spalle, i pantaloni a zampa di elefante e la camicia vistosamente a fiori? Un signore di una certa età, chiacchierando con il suo amico ipotizza che siano due ragazze e fa finta di meravigliarsi nello scoprire che sono un ragazzo e una ragazza: Pino e Carla che canticchiano il ritornello “Ma il cielo è sempre più blu”. I nostri giovani personaggi arrivano all’appuntamento nello spazio antistante il palazzo degli Studi e s’incontrano con altri ragazzi. Ci sono Mimmo, Gino, Ciro, Michele, e una ragazza nuova… No! Non è una ragazza nuova, è solo Nietta che ha voluto indossare una parrucca bionda e inforcare i RayBan per sorprendere il suo bel Rocco,

infatti in questi anni la parrucca e gli occhiali sono visti dagli stilisti come integrazione del completo vestitocalzatura. Dove sono diretti i ragazzi della comitiva degli anni 70? Non vanno tutti nello stesso posto. Alcuni si avviano verso il Club il “Tricheco”, dove si ascolta musica, altri in parrocchia per un cineforum, iniziativa dell’Azione Cattolica. L’episodio degli anziani che criticano il modo di vestirsi dei giovani è comune ed è molto significativo, perché sottolinea che sul piano del costume e dei comportamenti sociali si registra un’evidente discrasia tra l’espandersi della civiltà industriale e delle sue crescenti ripercussioni sulla vita individuale e familiare e la persistenza, ancora assai forte, di concezioni e mentalità collettive che si legano alla famiglia tradizionale, a un rapporto stretto tra la Chiesa cattolica e la società, a modi di vita poco compatibili con la modernizzazione in corso. La scomparsa di cantanti come Morrison e Hendrix causa un raffreddamento del fenomeno rock e alcuni intraprendono il genere musicale del country, portando al successo gruppi come gli Eagles. In Italia nascono cantautori come Rino Gaetano, Vecchioni, Venditti, gruppi come le Orme, la Formula Tre, i New Trolls e Gloria Gaynor e Barry Withe spopolano nelle classifiche. Nasce la disco music.

È in edicola Diabolik, che molti considerano l’idealizzazione dei comportamenti di rottura dei giovani nei confronti della famiglia. Nell’estate del ‘79 Oriana Fallaci monopolizza l’editoria con “Lettera ad un bambino mai nato” e “Un uomo”, prendendosi le invettive di colleghi come Montanelli e Bocca che non le perdonano, non solo le duecentomila copie vendute del romanzo dedicato a Panagulis, l’eroe della Resistenza greca, ma soprattutto il consenso popolare e la notorietà. I giovani avversano l’organizzazione delle Università


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SOCIETÀ

considerate vecchie nella struttura, nelle idee e nell’insegnamento. Molti professori hanno con gli allievi un rapporto saltuario, anonimo e accademico. L’insegnamento universitario ha bisogno di una “rifondazione” concettuale e organizzativa, perciò alcune cattedre diventano focolai di eversivi che si scagliano contro i baroni, aspirando a diventare barboncini e molti lo diventano. I movimenti studenteschi della fine degli anni ‘60 e quelli degli anni ‘70 influenzano il cinema che diventa più impegnato socialmente e culturalmente. Escono film come “Salvatore Giuliano” di Rosi, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Damiani, “Il caso Mattei” di Rosi, che vince la palma d’oro a Cannes… I ragazzi entrano nelle sale e visionano pellicole come Teorema, Decameron, I racconti di Canterbury ed è subito polemica, perché Pasolini propone nuovi valori, contrari al conformismo e al consumismo della società del tempo. Scrivere del movimento culturale degli anni ‘70 è facile e piacevole, diventa invece impresa ardua raccontare della situazione socio-politica di questo momento storico, chiamato “Anni di piombo”.

del 17 maggio 1972, il capitolo delle esecuzione dei gruppi armati dell’estrema sinistra. Erroneamente molti in questi anni pensano che ogni atto di violenza viene fatto in nome dei principi della libertà e dell’uguaglianza sociale. Lo pensano Tony Negri, Mario Moretti… L’anno cruciale è il ‘78, che si apre con la formazione di un nuovo governo monocolore democristiano appoggiato da una maggioranza parlamentare comprendente il pentapartito. A Torino si svolge il processo contro i capi storici delle BR, Aldo Moro viene rapito proprio da un commando delle brigate rosse. Il governo respinge ogni trattativa e il Presidente viene trovato cadavere a Roma nel bagagliaio di un’auto. Il giorno dopo Cossiga rassegna le dimissioni. Ma è anche l’anno del grande Sandro Pertini, che viene eletto Presidente della Repubblica e dell’eclettico e carismatico Papa polacco Giovanni Paolo II, chiamato a guidare la Chiesa.

Sono anni della “cultura del sospetto”, fatta di lutti e galere, dovuto al terrorismo: terrorismo nero di stampo neofascista che porta alle stragi Piazza Fontana, Piazza della Loggia, del treno Italicus, della Stazione di Bologna, attentati volti a colpire indiscriminatamente i civili e a seminare terrore; terrorismo rosso, sviluppatosi a metà degli anni ‘70, formato dalle Brigate rosse, da Prima Linea, che dichiarano la lotta armata per colpire, anche loro, lo Stato e la classe dirigente “borghese”, con l’obiettivo di avviare un moto rivoluzionario attraverso rapimenti, assalti e omicidi. Le stragi, insensate e talvolta senza colpevoli, determinano la “strategia della tensione”, che inizia proprio con la strage di Piazza Fontana il 12 dicembre del 1969 e inaugura, con l’assassinio del commissario Calabresi

Sono questi gli anni della legge dello Stato sul divorzio e sull’aborto e la proposta di Enrico Berlinguer del “Compromesso storico”. Dopo l’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia il 3 settembre dell’82, gli episodi di violenza si riducono, ma restano tanti problemi irrisolti, tra i quali la “Questione Meridionale” e lo strapotere della criminalità organizzata. Il paese riesce a sconfiggere la lotta armata e ad avviare un processo di rinnovamento con l’elezione di Sandro Pertini e la formazione del governo Spadolini nel 1981, primo presidente del Consiglio non democristano. Ma il “grande gioco” lo condurrà Bettino Craxi che, nel luglio del 1976, viene eletto segretario del Psi; questa, però, è un’altra storia.



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SOCIETÀ

Una vacanza per crescere/mi racconto… a cura di Donatella Stornaiuolo “Nonsolovacanze” è il progetto dell’ A.I.P.D. (Associazione Italiana Persone Down) per permettere a giovani e adulti con sindrome di Down di sperimentarsi in settimane di convivenza fuori casa, nella logica della crescita dell’autonomia intesa come “saper fare” e “saper essere”. Di seguito, riportiamo l’esperienza di una giovane partecipante all’iniziativa. Mi chiamo Incoronata Soldo e vivo a Foggia, ho 23 anni e vi racconto come ho trascorso queste vacanze estive. Sono stata a Livorno con l’ A.I.P.D., è stato bello perché è stata una esperienza di crescita, perchè sono stata senza la mia famiglia. Ci siamo divertiti, siamo andati in pizzeria, siamo andati al mare ho fatto tante amicizie… Abbiamo cucinato e fatto la spesa insieme. Mi sono sentita più grande. Abbiamo preso l’ autobus per andare a mangiare il gelato (il mio gusto preferito è il cono al cioccolato) e con gli amici mi sono sentita protetta, al sicuro. Con gli operatori mi sono trovata bene e anche con gli altri ragazzi andavo d’accordo tranne, forse, con Sandra di Avellino che ha fatto un po’ la “gattamorta” ...ehehe…. Ho conosciuto un ragazzo: che si chiama Antonio ed è di Avellino.

Mi è piaciuto subito perchè si è comportato bene con me. È molto simpatico e generoso e mi sono innamorata di lui. È stata proprio una bella vacanza e spero di ripeterla. Antonio è venuto anche a trovarmi con i suoi genitori per il mio compleanno, mi ha fatto una sorpresa e sono stata tanto felice.

Per informazioni lo sportello informativo della sezione di Foggia è attivo al numero 0881.713480 nei giorni : lunedì 10:00 - 12:00 mercoledì 16:00 - 18:00 venerdì 10:00 - 12:00 La sede si trova in via Candelaro, 98/g I nostri contatti aipdfoggia@gmail.it aipdfoggiaonlus@libero.it al sito digilander.libero.it/aipdfoggiaonlus



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TERRITORIO

UN TESORO NASCOSTO: LA MASSERIA CASTIGLIONE di Fernando Faleo l paesaggio rurale della nostra Capitanata è stato modellato, nel corso dei secoli, dagli eventi storici e dalle radicali modificazioni socio-economiche che si sono succedute. Si è passati, infatti, da una economia silvo-pastorale nel Medioevo ad una prettamente pastorale che per 357 anni è stata caratterizzata dalla Dogana della mena delle pecore, instaurata da Alfonso I^ d’Aragona nel 1447 e proseguita dai Borboni sino all’avvento delle idee riformiste diffuse in tutta l’Europa a seguito della rivoluzione francese e recepite da G.Murat nel 1806. Dal “castrum”( villaggio fortificato) di epoca romana si passa alle “massae” nel Medievo, alle poste (masserie da pecore) in epoca rinascimentale, sino alla nascita delle cosiddette “masserie” legate allo sviluppo del latifondo ed al diffondersi della coltura cerealicola. Alla fine del XVIII^ secolo, vi fu una ennesima crisi del settore pastorale, provocata dalle frequenti guerre intestine che lacerarono la nostra terra, dalle devastanti epidemie che provocarono migliaia di vittime e diffuse carestie; inoltre vi fu l’avvento delle idee liberiste francesi che si diffusero anche nel nostro Mezzogiorno, ove a seguito dell’abolizione dei feudi, della confisca dei beni ecclesiastici si diede attuazione alla ripartizione delle “terre civiche” agli assegnatari con l’obbligo della miglioria, ovvero in enfiteusi perpetua. Queste alienazioni favorirono la nascita del latifondo da parte della borghesia agraria che, in tal modo, acquistò vaste estensioni di fertili pascoli che vennero dissodati e destinati alla coltura agraria ad indirizzo cerealicolo. È appunto a questa epoca che risalgono le masserie, ove da generazioni i massari gestivano con intelligenza e competenza le antiche poste da pecore, dando conto del loro operato solo al padrone-signore guadagnando spesso la loro fiducia incondizionata e non solo, tanto da poter in molte occasioni entrare in diretta competizione con loro nell’acquisto di diverse “carra” di terreno (una carra equivale a 20 versure e, quindi, a circa 25 ettari).

Si ha notizia, infatti, che nel 1825 fu venduta all’asta la “Posta Fontanelle “, nel tenimento di Castiglione, in danno dei fratelli D’Antino per la censuazione perpetua di 3 carra , 19 versure e 30 catene al prezzo di 800 ducati per onorare debiti nei riguardi della Regia Dogana; ciò avvenne, ai sensi della legge 75/1806 (abolizione della Dogana) e della legge 13/1/1817 n. 599. Nella ripartizione delle poste vennero favoriti sempre i ricchi in danno dei poveri e fu così che la ricca borghesia si arricchì e il proletariato divenne sempre più povero. Ciò provocò i moti rivoluzionari, sanguinose rivolte e la nascita del brigantaggio. In tal modo, il nuovo regime delle “terre feudali” favorì la crescita del ceto borghese e servì a legare maggiormente i proprietari alla terra ed ad incoraggiare nuovi investimenti ed a migliorare le aziende agrarie mediante la costruzione di nuovi fabbricati rurali o l’ampliamento e la ristrutturazione di quelli esistenti che consentì il proliferare di nuove masserie. Generalmente in Puglia, ed in particolare nel nostro Tavoliere, le masserie erano dei veri e propri fortini, con un grande portone d’ingresso sbarrato, torrette di avvistamento di varia forma, anche con funzioni di difesa; il primo piano era destinato all’abitazione del signore-padrone, mentre al piano terra vi era l’abitazio-


tamtam 25 ne del massaro con accesso direttamente dall’esterno mediante una piccola scalinata. All’androne erano annesse le stalle e la cosiddetta “cafoneria”, locale attiguo al fienile dove dormivano i braccianti, i garzoni e gli stallieri. È facile, ancora oggi, percorrendo le strade consorziali, che attraversano le nostre campagne e ricalcano i vecchi tratturi e tratturelli, imbattersi in queste costruzioni; talvolta imponenti dal punto di vista architettonico che si appalesano allo sguardo dei turisti della domenica come dei veri “tesori nascosti”. Fanno parte di un patrimonio edilizio rurale che riveste una notevole importanza storico-architettonica. La riscoperta di questi “monumenti rurali” serve, come ha già fatto in alcune occasioni il FAI e l’Associazione Cicloamatori della nostra città, a promuovere una campagna divulgativa per ammirare ed apprezzare il nostro inestimabile patrimonio, simbolo dell’antica civiltà contadina, ma anche a stimolare la loro tutela e conservazione. Infatti, è meritorio il censimento di queste masserie storiche promosso dall’Amministrazione Provinciale, ma occorre adoperarsi a sensibilizzare il potere politico regionale a legiferare per finanziare con fondi adeguati i lavori di restauro conservativo e di interventi strutturali che richiedono un notevole dispendio economico e competenze specifiche. Sarebbe auspicabile pensare di acquisire al demanio pubblico quelle masserie storiche che furono erette su suolo tratturale, prima che cadano in rovina e siano preda di furti di materiale da costruzione d’epoca, che alimenta un fiorente commercio illecito perché ricercato da ricettatori che poi si fregiano di ornare le loro ville ed i casali del centro-nord Italia, disperdendo così pezzi della nostra storia, come è avvenuto per i preziosi corredi funerari dei nostri remoti antenati. Con l’occasione mi preme ricordare che a soli 5 km dal centro abitato di Foggia, lungo il Tratturo Castiglione o del Nazzaretto, che secondo una antica planimetria del 1334 partiva dal Piano della Croce, meglio conosciuto come Piano delle Fosse, e precisamente dalla Chiesa di San Rocco, appartenente al tenimento del Duca Bartolomeo Castaldo, esiste ancora la Masseria Castiglione, antica costruzione in cui si possono osservare alcune delle caratteristiche sopra descritte. Il fondo sul quale nasce, nel periodo compreso fra il 1.600 ed il 1.700, è appartenuto ai Principi di Leporano che edificarono la costruzione originaria. Fra il 1.750 ed il 1.760 questa azienda subì una profonda trasformazione fondiaria passando da pascolo

al seminativo; è, quindi, ipotizzabile che proprio in occasione di questa ristrutturazione fu necessario adeguare l’edificio a residenza stabile dei padroni. La masseria Castiglione attualmente appartiene alla famiglia Frattaruolo e funge da centro aziendale nelle cui adiacenze si nota ancora una porzione dell’originario muro di cinta e altri fabbricati minori, in parte diroccati o trasformati in depositi di macchine agricole ed attrezzi. Peccato che la bella vista del sito sia deturpata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, di un grosso traliccio dell’ENEL che supporta un elettrodotto a.t. da 150 mila volt e che determina un grave impatto visivo sull’ambiente circostante e una pericolosa diffusione di elettrosmog sotto la proiezione dei conduttori. L’edificio principale è l’unico rimasto integro in prossimità della nostra città e, a mio parere, merita di essere annoverato tra i “tesori nascosti” della nostra civiltà contadina, da inserire fra i monumenti da visitare, perché esempio di una architettura rurale facente parte del patrimonio storico-culturale che, dagli Aragonesi ai Borboni, fece della nostra ubertosa Capitanata e di Foggia in particolare, la seconda capitale del Mezzogiorno, seconda solo alla città di Napoli. Tutto ciò, con l’auspicio che l’interesse degli estimatori delle costruzioni rurali di pregio serva a incrementare un movimento di opinione che stimoli la rinascita di quei sani principi per una riscoperta e un successivo rilancio del settore agro-turistico, che sta attraversando una grave crisi economica, e di tutte quelle eccellenze di cui è ricco il nostro territorio.

quel che rimane dell’emblema araldico




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SALUTE e BENESSERE

Tanti semi per un solo frutto…

LA MELAGRANA a cura di Amalia Conte - TECNOLOGO ALIMENTARE l melograno (Punica granatum, L.) è una pianta della famiglia delle Punicaceae. E’ un albero di antiche origini, proveniente dal sud-ovest asiatico, ma è ormai diffuso sia in Italia che in Spagna, nelle zone dove il clima è più caldo. Il nome “melograno” deriva dal latino malum (mela) e granatum (con semi). Viene coltivato spesso a scopo ornamentale nelle regioni più calde, i suoi frutti e i suoi fiori vengono usati per decorare le tavole. Eppure il melograno avrebbe tutti i motivi per meritarsi maggiore considerazione, per le numerose applicazioni che lo vedono protagonista. Nell’antichità il melagrano era tenuto in grande considerazione per le sue proprietà terapeutiche. Oltre che vermifugo, è rinfrescante, diuretico e tonico. I suoi frutti sono ricchi di vitamina A e B e trovano applicazione anche in altri settori, oltre che in quello alimentare. L’epidermide del frutto, per esempio, risulta costituita per oltre il 30% da tannini da cui è possibile ricavare un colorante giallo impiegato nell’artigianato degli arazzi nei paesi arabi. La corteccia è un potente tenifugo, è

velenosa ma è usata in Africa del nord e in Oriente per conciare il cuoio. I fiori si usano in infuso contro la dissenteria. Dalle radici è possibile, invece, ricavare coloranti utilizzati nella cosmesi. Il frutto è una grossa bacca coriacea, denominata balausta, tondeggiante di colore giallo-arancio, diviso al suo interno in tante cavità nelle quali sono posti i semi (arilli), di forma prismatica, con testa polposa e tegumento legnoso, molto succosi, avvolti da una polpa. Le melagrane sono disponibili da ottobre a dicembre e vanno colte mature, poiché una volta staccate dall’albero non maturano più. I frutti di melograno hanno proprietà astringenti e diuretiche; vengono generalmente consumati freschi e sono molto spesso usati per preparare bibite ghiacciate o possono essere utilizzati nell’industria conserviera per la produzione di succhi, marmellate, sciroppi e sciroppati.
 I semi sono spesso consumati direttamente, ma dato che la parte commestibile è la polpa traslucida che aderisce e circonda il seme, per poter inghiottire la


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polpa occorre inghiottire anche il seme legnoso. Il sapore del succo è molto variabile, cambia da dolce ad amaro-astringente a seconda delle varietà. Il succo di melograno, usato come bevanda, è detto “granatina” ed è ottenuto dalla spremitura dei semi. La granatina è l’unico prodotto a livello industriale ottenuto dalla melagrana, anche se nella maggior parte dei casi è miscelato con il succo di altri agrumi. Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali dei paesi di origine, per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso. Per scegliere una melagrana idonea al consumo si deve scegliere una frutto con buccia coriacea, turgida, tesa e lucida, che sia discretamente pesante rispetto al volume scartando frutti che hanno parti di buccia

cedevole al tatto. Il prodotto si conserva bene per una settimana a temperatura ambiente. CONSIGLI PER L’USO Per aprire la melagrana non bisogna usare un coltello ma aprirla rispettando la sua naturale conformità. Basta incidere appena la buccia con un coltello a lama corta ed appuntita a formare quattro spicchi, rimuovere le due calotte, aprire con un movimento deciso e sgranare delicatamente i semi all’interno. CURIOSITÀ Le melagrane sono considerati il frutto della fertilità. Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta abbondanza e buon augurio e ha ispirato numerose leggende; le spose turche lanciano la melagrana a terra perchè si dice che avranno tanti figli quanti sono i chicchi usciti dal frutto spaccato.


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NATURA

Le geometrie esistenziali dei neri acrobati del cielo Testi di Vincenzo Rizzi e Michela Ingaramo - Fotografie di Vincenzo Rizzi e Matteo Caldarella

Centro Studi Naturalistici Onlus - www.centrostudinatura.it - info@centrostudinatura.it autunno e gli alberi si accendono di vividi colori che si stemperano nelle dense brume mattutine, mentre le prime foglie si lasciano trasportare dal vento che sa già di pioggia: è tempo di Storni. E’ tempo che i neri uccelli picchiettati ripercorrano al contrario le invisibili autostrade del cielo. Un intenso fruscio di ali, più simile al rumore di una cascata, accompagna il volo di migliaia e migliaia di storni verso la piana del Tavoliere. E’ qui che possiamo assistere all’incredibile spettacolo del rientro, al tramonto, degli stormi di storni nel Lago Salso (il più grande dormitorio pugliese). In primis, i più temerari, in piccoli gruppi, con volo deciso annunciano l’arrivo dei più. Ed ecco che il cielo già si riempie di strie scure di storni che, come volute di fumo, si diradano e si ad-

densano, ondeggiano vanno mutando continuamente forma nel vento, fino a coprire larga parte del nostro orizzonte, per poi qui e li, trasformarsi in sfere perfette con una plasticità unica, all’approssimarsi dei temibili predatori (il Falco pellegrino o il Lanario), continuando cosi un pulsante e frenetico ballo, in quel ancestrale inseguimento tra predatori e prede che caratterizza la vita degli animali selvatici e che ogni autunno si celebra anche qui, presso l’Oasi lago Salso. CHI È LO STORNO? Passeriforme appartenente alla famiglia degli sturnidi, lo Storno comune (Sturnus vulgaris) è lungo circa 20-23 cm, ha un’apertura alare di circa 35-40 cm e pesa circa 70-90 gr., in Italia è migratore e svernante.


tamtam 31 di 5-10 mila uccelli a distanza di 80 cm -150 cm l’ uno dall’ altro. Non hanno un leader e ogni singolo storno non interagisce con tutti quelli che si trovano entro una certa distanza, ma che ognuno di essi tiene sotto controllo un numero fisso di suoi simili (circa sette), indipendentemente da quanto sono distanti. Questo “trucco” permette agli storni di ricompattarsi molto rapidamente quando il gruppo subisce un attacco ed è costretto a disperdersi. Arriva in Puglia in autunno per passare i mesi invernali. Di colore scuro, con riflessi verdi e picchiettature bianche, diventa quasi nero in estate. Il giovane presenta una colorazione marrone. Si ciba di bacche, frutta ed insetti. In particolare in autunno può causare danni negli oliveti, anche se predilige nutrirsi delle drupe attaccate da parassiti (mosca dell’ulivo). Il motivo di tale scelta sta nel fatto che così il potere nutritivo è maggiore grazie agli apporti proteici dovuti alle larve. E’ un uccello fortemente gregario, si riunisce in grandi stormi. Molto intelligente, può imitare versi di altre specie di uccelli. In provincia di Foggia negli ultimi anni è aumentata la compagine di storni che si fermano per nidificare: nelle città predilige sia i lampioni stradali che i cornicioni, mentre nell’ambiente rurale preferisce utilizzare i tetti delle masserie, delle stalle o di edifici abbandonati. Lo storno effettua spesso più di una covata all’anno, per lo più 3. La femmina depone 4-9 uova azzurre che cova insieme al partner per un paio di settimane. Dopo una ventina di giorni dalla nascita, i giovani storni abbandonano il nido. Nelle popolazione di storni è possibile osservare un particolare comportamento, il cosiddetto fenomeno del parassitismo di covata intraspecifico: le femmine depongono facoltativamente delle uova nei nidi custoditi da altre femmine della stessa specie, un espediente che probabilmente ha lo scopo di aumentare la produzione di uova. Recenti studi compiuti dal CNR che ha coinvolto fisici, biologi ed economisti hanno messo in luce che determinare il comportamento collettivo degli storni, aiuta a comprendere persino l’andamento dei mercati finanziari o delle campagne elettorali, quindi contribuire a spiegare le scelte, che noi umani compiamo sulla base del passa-parola. Non poco come contributo di un piccolo uccello nero odiato dai cacciatori e dagli agricoltori! Gli esperimenti condotti in Italia, e nello specifico a Roma, hanno dimostrano che gli storni, per difendersi dai rapaci, viaggiano compatti in gruppi

COME FA A TROVARE LA STRADA DURATE LA MIGRAZIONE? Il principale scienziato che ha contribuito a svelare i segreti dell’orientamento dello storno durate le migrazioni è stato Gustav Kramer che, nel 1951, provò che gli storni si orientavano per mezzo del sole. Grazie ai suoi studi fu chiaro che la direzione di volo degli storni viene dettata dal sole, anche se il sole non viene direttamente osservato dagli uccelli. La semplice luce solare, anche in presenza di nubi, è sufficiente per dare agli storni tutte le informazioni necessarie a mantenere una rotta di volo corretta, aiutati anche dall’udito. In natura lo storno riceve, come del resto anche gli altri migratori, un’ulteriore assistenza migratoria da punti di riferimento legati alla morfologia del territorio e può fare affidamento, con ogni probabilità, su una più ampia rete di informazioni che non la semplice luce solare. Inoltre ulteriori studi hanno dimostrato che gli storni sono equipaggiati di un orologio interno, una specie di strumento endogeno capace di compensare gli effetti della rotazione terrestre in modo da mantenere una direzione corretta in qualunque momento, correlato alla rotazione terrestre e alla fotoperiodicità (ossia quel complesso di fenomeni che insorgono in relazione alla lunghezza del giorno e della notte). PERCHÉ LO STORNO È UNA SPECIE PROTETTA? Negli ultimi anni la specie ha subito un marcato decremento in 52 Paesi europei, dovuto principalmente ai cambiamenti nel mondo agricolo che hanno determinato una crescente urbanizzazione del territorio e l’uso sempre più massiccio di fitofarmaci. In Italia, il problema del decremento della specie non viene avvertito perche il nostro Paese, essendo una penisola che si prolunga nel Mediterraneo, rappresenta un’area di transito di quasi tutte le popolazioni e pertanto assistiamo comunque alla presenza di numeri


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NATURA

molto alti di animali, anche in presenza di una notevole riduzione delle singole popolazioni. Per questa ragione i danni che in alcuni casi vengono registrati nei campi, e in particolare negli oliveti, andrebbero compensati attraverso indennizzi che devono essere finanziati dalla Commissione Europea e non procedendo con il cosiddetto fai da te, proposto dalle associazioni venatorie e degli agricoltori, ossia l’apertura in deroga della caccia. Tale apertura comporterà pesanti multe da parte della Commissione Europea che poi dovremo pagare tutti noi con le nostre tasse. PERCHÉ È MEGLIO NON MANGIARE STORNI O ALTRA SELVAGGINA SPARATA? Che il piombo utilizzato nelle cartucce da caccia sia causa di avvelenamento per gli animali selvatici è conosciuto da oltre un secolo, ma solo di recente si è scoperto che esposizioni prolungate, a bassi livelli, portano a problemi cronici per la salute umana. In questi casi gli effetti del piombo possono essere non specifici e persino asintomatici, per cui spesso risulta difficile diagnosticare l’intossicazione. Tra i sintomi più caratteristici (peraltro effetti secondari di molte malattie) si possono annoverare l’ipertensione, la riduzione delle funzioni renali, forme lievi di declino delle funzioni cognitive, anomalie delle funzioni riproduttive negli adulti e ritardo di sviluppo nei bambini. Dosi bassissime sono sufficienti a determinare danni permanenti al sistema nervoso per il feto in crescita, pertanto le donne sono da considerare soggetti particolarmente a rischio. Riguardo agli effetti del piombo sui bambini, indagini condotte su vasta scala negli USA e pubblicati nel 2009, hanno evidenziato come ad un incremento della concentrazione di questo elemento nel sangue da meno di 1 a 10 μg per decilitro corrisponda un abbassamento del quoziente intellettivo (QI) di 6,2

punti. Nel caso di contaminazioni diffuse, pertanto, il piombo determina pesanti ricadute sociali, portando ad un aumento percentuale di soggetti con ritardi mentali gravi. Infatti gli effetti di un abbassamento medio del QI pari a 6 punti in una popolazione di cento milioni di persone, determina che il numero di soggetti mentalmente ritardati (QI<70) aumenta del 57%, passando da 6 a 9,4 milioni, mentre il numero di soggetti con intelligenza superiore alla media (QI>130) scende da 6 a 2,4 milioni. Studi condotti in Spagna hanno dimostrato che animali uccisi con calibri di piombo 6-8 possono contenere quantitativi di piombo 300 volte superiori alla quantità massima prevista dalla Commissione europea. Mentre studi epidemiologici condotti su ampia scala negli stati Uniti d’America hanno evidenziato i rischi a cui sono sottoposti sia i bambini che le donne in stato interessante L’assunzione da parte dell’uomo avviene perché i frammenti che si trovano nel tessuto muscolare sono di dimensioni minute o addirittura polverizzati e dunque non vengono rimossi durante la preparazione delle carni. Inoltre non vengono percepiti durante la masticazione e risultano facilmente assimilabili una volta entrati nell’apparato digerente. Pertanto è evidente che consumare selvaggina sparta con cartucce caricate con pallini di piombo nuoce alla salute e andrebbe al più presto vietato l’uso di queste munizioni. Intanto evitiamo di consumare pasti a base di selvaggina. Ovviamente il danno causato da esemplari colpiti e non raccolti dai cacciatori è enorme anche per la catena alimentare perché determina fenomeni di bio accumulo e biomagnificazione con conseguenze gravi per quelle specie ai vertici della catena alimentare come rapaci e avvoltoi.


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SPORTIVAMENTE

La corsa dei Santi La più bella maratona del mondo di Massimo Rosario Marino considerata dagli esperti una delle più belle corse del mondo per lo scenario dentro il quale si svolge, il cuore di Roma. Una maratona vera e propria, che si tiene il giorno della festa di tutti i Santi, con arrivo e partenza da piazza Pio XII. Un percorso eccezionale in cui corridori attraversano via della Conciliazione, corso Vittorio, via delle Botteghe Oscure, via Petroselli, piazza di Porta Capena, piazza del Colosseo, piazza San Giovanni, piazza Santa Maria Maggiore, via Cavour, piazza Venezia, largo Argentina e nuovamente corso Vittorio. Nello stesso giorno, accanto alla gara per professionisti, si svolge la corsa non competitiva aperta a tutti: famiglie, bambini, giovani, nonni; una festa in movimento in cui i protagonisti corrono colorando e animando le strade di piazza Pio XII, attraversando via Terenzio, viale Giulio Cesare, piazza Cavour e via della Conciliazione. Una corsa importante non solo per l’incantevole percorso ma per i suoi molteplici scopi istituzionali: • • •

dare visibilità di festa popolare alla celebrazione di Ognissanti dalla quale prende il nome; portare in primo piano un’emergenza umanitaria, quest’anno a favore del popolo Pakistano; promuovere i valori dello sport secondo la tradizione educativa salesiana.

Qui in un clima di festa, lunedì, i giovani dell’oratorio foggiano del Sacro Cuore hanno vissuto un’esperienza unica all’insegna dei valori della tradizione e dello sport. Più di cinquanta oratoriali, grazie all’impegno dei salesiani, si sono recati lunedì 1 novembre nella capitale per partecipare, per il terzo anno consecutivo, ad un importante evento pubblicizzato dalle reti Mediaset: “la Corsa dei Santi”, una grande manifestazione cresciuta negli anni progressivamente. Attraverso lo sport i ragazzi hanno incontrato tanti altri ragazzi provenienti da ogni paese del mondo, ed hanno avuto la possibilità di incontrare il IX successore di Don

Bosco, don Pascual Chàvez e di assistere, in una gremita piazza San Pietro, all’’Angelus di Papa Benedetto XVI. Lunedì 1 Novembre, giorno della gara, come da programma gli atleti dopo il raduno hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta dal Rettor maggiore presso l’altare della cattedra nella basilica di san Pietro per poi raggiungere la piazza Pio XII da dove ha preso il via l’attesa corsa tra le suggestive strade della città eterna. Per la cronaca la gara podistica ha visto la partecipazione di migliaia di corridori impegnati nella gara competitiva di 10,5 km, e di giovani e adulti che hanno partecipato alla stracittadina di 3 km. Eccezionale la prestazione sportiva degli atleti foggiani, che come lo scorse edizioni si sono piazzati tra i primi posti nella classifica della sezione stracittadina. La manifestazione ha anche dato il via alla campagna di sensibilizzazione che la fondazione don Bosco nel mondo ha lanciato per raccogliere fondi per un programma di soccorso alle vittime delle inondazioni in Pakistan. La festa è poi proseguita a Foggia martedì 2 novembre nella chiesa di periferia: i pellegrini “romani”, ancora carichi di entusiasmo, hanno coinvolto i parrocchiani del Sacro Cuore, raccontando loro le emozioni provate nella città eterna. Una due giorni intensa in cui si sono difese e riscoperte le tradizioni ed il messaggio positivo, fatto della devozione dei santi e del ricordo dei cari defunti. Un messaggio controcorrente rispetto alla dilagante festa di Hallowen, una festa consumistica, d’importazione priva di riferimenti positivi per i ragazzi, in cui senza amore si allontano e si scacciano i defunti ed il loro ricordo. Una realtà quella del Sacro Cuore che interessa e piace molto, in tutte le sue iniziative, come testimoniano gli oltre mille contatti, registrati sul sito foggiano dei salesiani (www.salesianifoggia.it) a pochi giorni dalla pubblicazione del video della sensazionale corsa Romana.

http://www.youtube.com/watch?v=PKITyLaT00&feature=player_embedded


Chi effettuerĂ una cessione del quinto o una delegazione di pagamento avrĂ diritto ad un

weekend per due persone in pensione completa in un agriturismo della Basilicata.


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MUSICA

Il viaggio

dell’immaginario carro I CaravanZ, formazione musicale eclettica

a cura della redazione ochi mesi fa cinque giovani musicisti si chiamavano a raccolta per partire assieme a bordo di uno strano caravan, un caravan che non si vede ma si ascolta, che non è fatto di legno ma di note, che è trainato dall’intensità della musica folk e che ha una Zeta al seguito. Erano appena nati i CaravanZ. Questo nuovo e originale gruppo scaturisce dall’esigenza di creare qualcosa di personale per potersi esprimere fuori dal monotono quadro della quotidianità, raccontando il sapore delle tradizioni e il contatto, quello vero, con la terra. Tracciando le immaginarie linee di un viaggio senza tempo né spazio, fatto semplicemente di musica, ogni nota diventa il tassello di una storia da portarsi dentro come il più ricco dei souvenir, in grado di ricordare il passato di popoli e terre e i colori che ogni differente cultura racconta. Poco importano le distanze geografiche, quelle sociali, economiche o linguistiche. La musica con la sua infinita magia è in grado di annullare differenze apparentemente insormontabili e di imporre il mondo intero per confine. Nessuno sarà più clandestino, nessuno sarà povero, emarginato, incompreso. Saremo tutti parte della stessa realtà, che temprata dal potere di melodie e suoni potrà innalzarsi in tutta la sua imponenza: immune, forte, indistruttibile. È questo il messaggio dei CaravanZ, in cammino perché questa realtà resti la zona franca in cui trovare libertà d’espressione e in cui continuare a narrare storie. Che si tratti di personaggi inventati o esistenti, di popoli e costumi, di terre lontane o vicine, di avventure immaginarie e leggende metropolitane poco importa. Ciò che conta è continuare a raccontare.

Da questa idea prendono vita i brani inediti del gruppo, per cui da poco sono iniziate le registrazioni della prima demo. Il primo pezzo che ha visto la luce è stato “Burattino Clandestino”, una storia in cui l’involontario narratore (la cui voce è stata regalata al gruppo dalla violinista Emanuela Lioy), ci dipinge tutti protagonisti. La forza del messaggio lanciato ha suggerito due fortunate collaborazioni: la prima con Francesca Russo, una giovane e promettente regista, studentessa al Dams di Bologna, che presto trasformerà il brano in un videoclip (online agli esordi del prossimo anno); la seconda con Nunzia Cusenza, disegnatrice, fotografa e studentessa di grafica all’Accademia di Belle Arti, che per i CaravanZ ha disegnato e allestito le scenografie di vari set fotografici, occupandosi in prima persona degli scatti, che presto saranno esposti in una mostra accompagnata dalla musica del gruppo e organizzata dalla stessa fotografa. L’ampia esperienza nel campo della pittura e del disegno e il percorso da attrice nella compagnia teatrale “Metanoia”, le hanno permesso di giocare con la realtà e, in linea con l’ideologia del gruppo, di trasformare semplici fotografie in “immagini che raccontano”. Ma nessun racconto ha ragion d’essere se non viene ascoltato, perciò chiunque abbia voglia di porgere le orecchie ad una storia, può prepararsi a seguire il viaggio dell’immaginario carro con la zeta, perché molto presto i suoi cinque musicisti, Antonio Cicoria (Batteria e percussioni), Gianluigi Valente (Clarinetto), Gianni Mastrangelo (Contrabbasso), Michele Parisi (Chitarra e voce) e Elena De Bellis (violino e voce), inizieranno a narrare. Le date dei concerti dei CaravanZ saranno a breve su www.myspace.com/icaravanz


tamtam 37

IL RITORNO DEI NEGRAMARO Casa69, il nuovo capolavoro della band salentina di Sara Valente Dopo ben tre anni di attesa la band salentina più famosa del momento è tornata a farsi sentire con il quinto album. Stiamo parlando ovviamente dei Negramaro e della loro ultima fatica, Casa69, che verrà pubblicata il 16 novembre a ben tre anni di distanza dall’ultimo album La finestra (2007). In realtà la band ha concesso in anticipo al suo pubblico un piccolo assaggio dell’album attraverso la diffusione del singolo Sing-hiozzo uscito il 22 ottobre. Un ritorno molto atteso, soprattutto per via del successo acquisito dal gruppo pugliese attraverso i lavori precedenti. Pare che i brani contenuti nel nuovo album siano sedici e che esso contenga un videoclip del singolo girato con la tecnologia 3D in stereoscopia. L’intero lavoro, che rappresenta il primo album in Italia ad uscire nel formato digitale iTunes Lp, è stato prodotto e girato a Toronto e vanta la collaborazione con il produttore Dave Bottril. La scelta di trasferirsi all’estero per incidere un nuovo disco è stata voluta dagli stessi componenti della band, desiderosi di allontanarsi dal “frastuono del successo” per ritrovare il rapporto tra loro stessi e la musica senza alcuna interferenza. Tra i contenuti speciali dell’album bisogna menzionare anche due brani come Lacrime e Comunque vadano

le cose (scusa mimì). Si conoscono inoltre già altri dettagli su due tracce di Casa69: la canzone che apre l’album Io non lascio traccia parla dell’arte in quanto “urgenza” ed è un omaggio a Carmelo Bene (la cui voce compare alla fine del brano) e Basta così, in cui ancora una volta Elisa duetta con il cantante del gruppo, Giuliano Sangiorgi. La cover dell’album, la cui immagine sta rimbalzando in rete in queste prime ore di diffusione, suscitando reazioni e commenti molto positivi tra i fan, è stata realizzata come per i precedenti lavori da Ermanno Carlà e rappresenta una scultura di vetro che ha rami-vene al posto di gambe e braccia. Davvero un salto in avanti per la band che tutti hanno amato e continuano ad ascoltare. Una nuova scommessa che sicuramente confermerà il talento e la bravura di un gruppo originale per contenuti e suoni e per quel modo di fare musica che è allo stesso tempo poesia e introspezione. Non ci resta che ascoltare il nuovo cd e lasciarci e coinvolgere dalla nuova avventurosa proposta del gruppo.


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L’ANGOLO dell’EDUCATORE

I GENITORI E LA RISORSA AMICIZIA Sac. Giuseppe Ruppi sdb - Presidente Associazione di promozione sociale “Sacro Cuore” giusepperuppi@gmail.com “L’amicizia è una risorsa indispensabile per la crescita armonica dei nostri figli. Impensabile farne a meno: le conseguenze potrebbero farsi sentire. È tuttavia una risorsa che va guidata, soprattutto in questi tempi”. Pensare o parlare male dell’amicizia è praticamente impossibile; dire che è un problema, è segno di tempi che davvero sono grami. Se trasmettiamo ai nostri figli la diffidenza verso il prossimo, la paura di vivere esperienze affettive impegnative, il rifiuto di accettare persone che inevitabilmente sono diverse da noi, rendiamo loro un cattivo servizio; li condanneremo alla solitudine, all’individualismo, alla mancanza di comunicazione e di relazione. Né possiamo avere la pretesa di soddisfare tutte le loro esigenze di integrazione: la famiglia è un trampolino di lancio per la vita affettiva, non un mondo chiuso in cui intrappolare i ragazzi. Detto questo, è però vero che occorre riconoscere che il valore dell’amicizia non si trasferisce automaticamente alle persone che cercano di vivere questa esperienza. L’amico è, inevitabilmente, un essere umano con i suoi

limiti e le sue fragilità; soprattutto se è ancora acerbo – per l’età, per la sua particolare situazione di vita, per il tipo di educazione ricevuta –, può affrontare la relazione affettiva in modo inadeguato. Fra adolescenti, poi, l’amicizia tende a sommare i pregi individuali, ma a moltiplicare in modo esponenziale le povertà tipiche di questa fase della crescita. Pertanto, è importante non lasciare che i nostri figli vivano le loro amicizie come qualcosa di esclusivo, che non deve essere riversato nella comunicazione ordinaria della famiglia. Quando i ragazzi scelgono la strada del silenzio in casa, quando evitano di far conoscere i loro amici ai genitori, è un cattivo segno: o ritengono che i grandi non sono in grado di capire i loro sentimenti e vissuto (e bisognerebbe chiedersi perché sono


tamtam 39 quello di addossare ai compagni la responsabilità di atteggiamenti e comportamenti che non condividiamo. Non possiamo fare molto per modificare il modo di vivere degli altri ragazzi (a meno che non accettiamo di percorrere la strada impegnativa di fare rete con le altre famiglie per orientare il cammino di crescita dei giovani attraverso un’azione educativa diffusa; ma questa è una scelta che non si può improvvisare e che richiede, in noi adulti, una buona dose di lungimiranza e una certa competenza esistenziale).

arrivati a questa conclusione); oppure pensano che i coetanei abitualmente frequentati non sono presentabili (e allora dovrebbero interrogarsi sulle scelte che fanno quotidianamente).Talvolta, invece, si tratta soltanto di pudore: gli adolescenti, si sa, in certi periodi e su certi argomenti non amano parlare con gli adulti; quando sono impegnati nella costruzione del laboratorio interiore, hanno poche energie da dedicare alla comunicazione con i genitori. Tocca allora a noi fare il primo passo: con delicatezza e discrezione, perché non ci giudichino invadenti; con prudenza e pazienza, perché temono valutazioni troppo nette; ma dobbiamo anche sforzarci di essere chiari nel sottolineare che le loro esperienze di amicizia ci riguardano, perché sono la palestra nella quale si allenano per raggiungere la maturità. In questi interventi, dobbiamo però guardarci da un rischio:

Abbiamo invece il diritto e il dovere di chiedere ai nostri figli alcune cose precise: l’attenzione a mantenere sempre vivo il senso della responsabilità individuale, perché non si nascondano nel conformismo di gruppo; la capacità di custodire la loro autonomia di pensiero, di valutazione e di azione, affinché l’amicizia non sviluppi forme di dipendenza affettiva; la voglia di accrescere la disponibilità al confronto, in modo da non vivere le relazioni interpersonali in modo stagnante; il gusto di allargare progressivamente la cerchia delle conoscenze, così da superare la logica ghettizzante che talora pervade i gruppi giovanili; la disponibilità di transitare pian piano dalla logica dello “stare con” a quella dell’ “essere per”. Tutto questo significa, sostanzialmente, che dobbiamo sempre ricordare ai nostri ragazzi che bisogna rimanere se stessi anche nello scambio affettivo, perché la fedeltà alla propria identità non può essere svenduta per avere in cambio la sensazione di sentirsi accettati dai coetanei. E’ una verità, questa, che rimanda ad un’altra verità: se non si è esigenti, non si costruisce mai un’autentica qualità della vita. E’ chiaro che traguardi così impegnativi non si possono raggiungere in fretta, né una volta per tutte; è però importante tenere alta la tensione verso un’esperienza fondamentale per la loro felicità.




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INFORMATICA

È ARRIVATO:

iLife ‘11

di Fiorenzo Figurella - Apple Certified Professional 10.5 - mail: foggia.shop@essedi.it ari lettori, in questo articolo si ritornerà ad un argomento già trattato precedentemente: iLife, ma più in particolare delle novità dell’appena nato iLife’11 (20 ottobre 2010). Per chi avesse perso il precedente articolo a riguardo, è giusto riassumere brevemente cos’è l’iLife: è una raccolta di software creata da Apple per gestire, organizzare, visualizzare e pubblicare contenuti digitali come fotografie, musica, filmati e personali. Il pacchetto è costituito da diversi programmi: • iPhoto è il programma di gestione per le fotografie. Si potranno creare raccolte fotografiche scelte in base agli Eventi, Luoghi (grazie alle fotocamere con GPS integrato o manualmente) e Volti (grazie alla tecnologia del riconoscimento volti), creare album, biglietti e calendari ordinando la stampa su internet, creare gallerie web e si potranno condividere delle foto sul web (Flickr o Facebook ad esempio). • iMovie è un programma per il montaggio video. Sarà possibile acquisire video da videocamere digitali (DV, HD o basate su schede Flash) e di montare filmati con tanto di titoli, transizioni e musica. Contiene vari strumenti per correggere (ad esempio il colore nelle clip oppure per inserire un commento audio nel video). Supporta la pubblicazione diretta per YouTube, iPod, Computer e Web, offre anche la possibilità di personalizzare l’esportazione scegliendo la risoluzione e codec da usare. • iDVD permette di creare DVD con menu, sottomenu e animazioni scegliendo tra tantissimi temi predefiniti. iMovie offre un’opzione per il passaggio del filmato direttamente a iDVD. • GarageBand è un programma per la creazione di musica. Include tantissimi suoni preregistrati. Il programma supporta suoni aggiuntivi e si può

interfacciare direttamente a strumenti musicali dotati di collegamento Usb o Midi. Una simpatica opzione, la Magic GarageBand permette di accompagnare un pezzo suonato da un’orchestra virtuale con un proprio strumento a scelta oppure cantando. iWeb è un programma per generare dei semplici siti web personali. Il programma ha un’impostazione totalmente visuale e infatti permette di creare siti web senza dover scrivere una sola riga di codice HTML. Questa è la forza e alla stesso tempo il limite del programma, infatti l’utente si trova in sostanza limitato agli stili e ai temi forniti con il pacchetto. Il programma si può interfacciare con iPhoto per generare un sito web contenente gli album fotografici dell’utente con un semplice click. iWeb è in grado di creare pagine weblog e di gestire l’ordine cronologico dei testi con pagine di riepilogo.

Ora che ci siamo rinfrescati la memoria, possiamo approfondire le interessanti novità della versione iLife’11. iPhoto’11: ci permetterà di sfogliare, ritoccare e condividire a tutto schermo. Con un clic si potrà eliminare ogni barra o icona lasciando le foto al centro della scena e non avere distrazioni e si potrà sfruttare ogni pixel del display. Facebook è ancora più amico, perché per pubblicare le foto useremo iPhoto, condividire i ricordi delle vacanze pubblicando gli scatti sulla tua Bacheca o in un album, e quando i nostri amici lascieranno commenti alle immagini, li vedremo anche su iPhoto (i nomi aggiunti alle foto in Volti diventano tag di persone su Facebook). Usualmente immaginiamo una presentazione fotografica con una serie di foto intervallate da dissolvenze(transizioni), ma iPhoto’11 rivoluziona completamente il concetto: i nuovi temi


sono animati, come Giostrina natalizia, Origami e Riflessi, le foto prendono dinamicità, vita (per esempio, con Giostrina natalizia le immagini si muovono sullo schermo entrando e uscendo di scena come fossero appese a tanti fili, ogni scatto è centrato e incorniciato perfettamente grazie al rilevamento dei volti e ogni tema animato ha una sua colonna sonora, così foto e musica scorreranno in sintonia. Sarà ancora più facile creare fotolibri come un fotografo professionista, ma la cosà più innovativa è la stampa tipografica in rilievo: per la prima volta la fotografia digitale incontra un metodo tipografico tradizionale; ogni biglietto in rilievo viene prodotto con carta di altissima qualità usando un’antica tecnica di stampa, successivamente, immagini e parole vengono aggiunte digitalmente sul cartoncino (i biglietti in rilievo sono disponibili in 15 temi con buste coordinate).A questo punto, il biglietto di invito per un compleanno, una laurea, un matrimonio, qualunque messaggio insomma, lo si potrà creare e ricevere direttamente a casa, pronto per la distribuzione. iMovie’11: Spesso ci capita di andare al cinema perchè il Trailer ci ha incuriosito, ora con iMovie,11 potremo crearli anche noi scegliendo fra 15 modelli ispirati ai vari generi: azione, commedia, romantica; la grafica e i titoli scorreranno sullo schermo con una colonna sonora, il tutto con una semplicità estrema, cioè trascinando i clip sulla storyboard, aggiungendo i nomi dei personaggi, personalizzando i titoli, allora interviene iMovie che taglierà i clip per adattarli al trailer e inserirà transizioni, titoli ed effetti speciali. Sono stati aggiunti ance degli strumenti per il montaggio audio così potremo implementare la nostra passione di regista anche a tecnico del suono; effetti, voci fuori campo, musica, tutto è sotto controllo, dei colori indicano dove l’audio è troppo forte, e con un cursore potremo regolare il volume di un clip, anche solo di una parte aggiornandosi man mano per controllare in tempo reale quello che sentiremo nel video. Nuovi effetti istantanei: un gatto che si muove al rallentatore, una partita a tutta velocità o il replay del goal più bello, gli effetti speciali daranno un tocco particolare ai tuoi video. Con la funzione Trovapersone, iMovie analizzerà i nostri video alla ricerca dei volti e di quante persone compaiono in ogni scena. La funzione News e Sport, Notizia del giorno, etc. etc. trasformerà i tuoi video in news televisive con grafica da TG. Infine, con iMovie ’11 avremo ancora più opzioni per pubblicare i video anche in HD a 1920x1080p.

GarageBand’11: se la nostra passione è creare brani musicali, la nuova funzione Flex Time e Groove Matching correggerà i piccoli errori ritmici e ci aiuterà a migliorare il ritmo delle registrazioni, la durata di una nota, perfezionare il groove delle tracce. La scelta degli amplificatori ed effetti per riprodurre il sound delle chitarre più leggendarie sono aumentati con sette nuovi arrivi, ora GarageBand ha 12 amplificatori per chitarra ispirati a modelli famosi: dal sound più pulito alle distorsioni più audaci, anche i pedali potranno essere ricreati con 15 effetti stompbox, di cui cinque nuovi. Ultima novità è la funzione: Come ho suonato?, prima ci insegnerà a suonare, poi ci metterà alla prova; potremo registrarci mentre suoniamo una lezione e GarageBand ci ascolterà in tempo reale e ci dirà come stiamo andando. Concludendo, come consuetudine Apple ci ha regalato, anche in questa versione, importanti novità, ma la vera forza di questa suite di programmi è la sua semplicità di utilizzo. Infatti, anche una persona informaticamente inesperta, ma vogliosa di dedicarsi ad un hobby (foto, videomontaggio o musica), lo potrà fare senza problemi e senza doversi studiare manuali impegnativi di software professionali. La cosa più sorprendente è comunque il risultato finale, avremo un prodotto che potrà essere paragonato a quello dei migliori professionisti. Insomma iLife’11 è un prodotto da provare, purtroppo però, solo da quegli utenti che hanno un computer della Apple e sul quale è montato il sistema operativo Snow Leopard 10.6. Un motivo in più per scegliere Mac... Un caloroso saluto.

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CUCINA

LE RICETTE

DELLA TRADIZIONE FOGGIANA Il buon gusto della terra di capitanta tra memoria e presente di Massimo Rosario Marino Succede spesso che gli alimenti dei poveri diventano gusto e storia, molte infatti delle più importanti ricette del nostro territorio nascono dalla raccolta degli ingredienti più economici: i frutti spontanei della terra, vegetali ed animali. La terra di capitanata, è da sempre una terra fertile e generosa tra le tante ricchezze del terreno di capitanata si nascondono le preziose lumache. Il termine lumaca si usa generalmente inappropriatamente per indicare la chiocciola (dotata di guscio), in particolare con riferimento alle chiocciole commestibili. La chiocciola è un animale invertebrato appartenente al phylum dei molluschi. Quelle che un tempo venivano definite “la carne dei poveri e dei miserabili” erano protagoniste delle ricette più prelibate nella cucina dei terrazzani, piatti che si gustavano specialmente nei mesi autunnali-invernali. In Capitanata infatti ancora oggi le chiocciole si assaporano dopo le prime pioggie autunnali, quando escono dalla terra e sono pronte per essere raccolte dai numerosi cercatori. Tra le diverse specie di lumache le più prelibate del nostro territorio sono le Monacelle . Stiamo parlando delle chiocciole del genere helix aperta, comunemente mangiate in tutta la Puglia. La monocella, detta anche chiocciola verde dei giardini, sono di forma rotonda, dal guscio fragile e dal colore verdastro oliva, con corpo nero o giallo, le più ricercate sono quelle il tipo,”a zebra”,color avorio,con le strisce verticali color marrone; oggi giorno sono care e introvabili quelle “fatte” nei terreni incolti o nei cardeti ormai senza frutti, più economiche e disponibili quelle allevate. Nella ricetta di questo mese vi proponiamo una reinterpretazione moderna del più povero dei piatti di carne, un piatto speciale che, accompagnato da un buon bicchiere di vino rosso, non ha nulla da invidiare al più classico e rinomato dei piatti della cucina francese le escargots de bourgogne (lumache alla borgognona).


Il piatto del mese PIZZARELLE CON MONACELLE ALLA FOGGIANA

la storia

la ricetta

Angelo Capozzi

Nicola Russo

Docente dell’Università del Crocese Storico delle tradizione foggiana e cultura dei Dauni. Autore di numerosi libri, di rappresentazioni teatrali riguardanti il folklore e le tradizioni foggiane e garganiche

LE LUMACHE Quando abitavamo dietro la chiesa di Sant’Anna e sentivamo i lampi e tuoni, il giorno dopo andavamo a lumache, a “monacelle”(…). La “monacella” te la puoi trovare davanti e la prendi, ma noi le andavamo a raccogliere di proposito (…) La “monacella” sente l’odore dell’acqua; quando inizia a piovigginare esce alla ricerca del maschio: si legano muso e muso. Ne trovi 3, 4 qua, 3, 4 là (…) C’era la lumachina, la lumaca, la “monacella”, c’era il “caccavone”, che vendevano al mercato le corna grandi (…). La “monacella” la prendi, la fai bollire per bene, la tiri fuori dal guscio e la cucini. Se le possono mangiare quelle che hanno i denti, perché hanno la pelle un po’ dura: sono callose. (Testimonianza dei sigg. Giovanni Cristino e Anna Pepe) Tratto dal libro “la cucina dei terrazzani” di Angelo Capozzi

Executive Chef Sommelier Professionista AIS Puglia Referente per la città di Foggia dell’Associazione Cuochi Gargano e Capitanata

INGREDIENTI

Lista degli ingredienti (per 4 porzioni):

500 gr d pizzarelle fresche 1kg di lumache di terra qualità scura Olio extra vergine di oliva 300 gr di cipolla rossa 250 gr di pomodorini ciliegino Peperoncino q.b. Sale q.b. Mentuccia fresca q.b 1 foglia di alloro PREPARAZIONE

Accertatevi bene che le lumache siano spurgate, e sciacquatele piu’ volte con acqua fresca corrente. Una volta terminata questa operazione mettetele in una casseruola ricoperte almeno per il doppio da acqua salata. Aggiungete una foglia di alloro e cuocete per circa 45 minuti a fuoco molto basso. In una padella abbastanza capiente aggiungete olio extravergine di oliva e fate sudare a fuoco basso la cipolla che precedentemente avete tagliato a fette sottili, quando la cipolla sarà dorata aggiungete i pomodorini e le lumache, cuocete per circa 30 minuti. Lessate le pizzarelle, in maniera tale che rimangano abbastanza al dente, scolatele ed aggiungetele nella padella. Ultimate la cottura per circa 4 minuti aggiungendo un po’ di peperoncino, della mentuccia, correggendo eventualmente di sale. Decorate il piatto con delle foglie di alloro e del pane grattugiato finemente.


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di Antonio Iacovino -

TEST

PSICOLOGO

ESTROVERSO O INTROVERSO ? La personalità è stata definita come un insieme di tratti, di caratteristiche che un individuo possiede. Il tratto di introversioneestroversione è una dimensione centrale della personalità umana. Gli estroversi tendono ad essere socievoli e ottimisti, mentre gli introversi ad essere più riservati e meno intraprendenti. Essi non sono necessariamente solitari, ma tendono comunque ad avere circoli di amici di dimensioni piuttosto ristrette e hanno meno probabilità di riuscire ad avere relazioni sociali con nuove persone. Sono propensi a fantasticare e a riflettere, piuttosto che a provare nuove emozioni e situazioni. Nei bambini tali differenze sono molto più evidenti. Il bambino estroverso manifesterà attenzione agli oggetti e anche una forte affettività agli stessi, ma anche molta empatia verso gli esseri umani. Per il bambino introverso qualsiasi comportamento dell’adulto nei suoi confronti è visto come giustificabile, il grande ha il potere di fare ciò che vuole, parte in poche parole con un atteggiamento di fiducia verso i soggetti e di sfiducia verso gli oggetti. Ecco un breve per capire su quale degli opposti si può collocare la nostra personalità.

1 A B C

2 A B C

DESCRIVI LA TUA SERATA IDEALE.

Da solo a leggere. Guardo un film con gli amici. In discoteca o in un pub.

DOPO UNA COMPETIZIONE IMPORTANTE, SEI CONTENTO SE…

Ho dato il meglio di me. Mi sono divertito ed ho vissuto una bella esperienza. Ho primeggiato.

3 A B C

IN UN AMBIENTE DI LAVORO COSA PENSI SIA PIÙ UTILE PER IL BENE DELL’AZIENDA?

Il rispetto dei ruoli. La collaborazione. La competizione.

4 A B C

PRENDI UN BRUTTO VOTO A SCUOLA, SECONDO TE INGIUSTAMENTE, COME REAGISCI?

Accuso il colpo e penso a studiare di più. Penso sia stato uno sbaglio. Vado dal professore e lo contesto.


tamtam 47

8 A B C

9 5 A B C

6 A B C

NELLA TUA COMITIVA C’È UNA PERSONA CHE TI INTERESSA. COME TI COMPORTI?

Le lancio qualche sguardo. La tempesto di messaggi. Cerco di farmi notare in tutti i modi.

7 A B C

NELLA TUA CERCHIA DI AMICI COME VIENI CONSIDERATO?

DURANTE UN VIAGGIO SUCCEDE UN INCONVENIENTE ALLA TUA AUTO. COME REAGISCI?

Mi prende l’ansia e non so cosa fare. Cerco di mantenere la calma. Tranquillamente, niente può rovinarmi le vacanze.

Timido e riservato. Attento e disponibile. Allegro e ottimista.

A B C

QUALE CARATTERISTICHE DOVREBBE AVERE IL LAVORO DEI TUOI SOGNI?

La stabilità. La semplicità. La dinamicità. IN UNA DISCUSSIONE UN TUO AMICO TI CONTRADDICE PUBBLICAMENTE. COME TI COMPORTI?

Se non è una cosa importante, lascio stare. Cerco un punto in comune. Sostengo con forza il mio punto di vista.

10 A B C

DA DIVERSO TEMPO HAI UN PROBLEMA CHE TI AFFLIGGE, COME TI COMPORTI?

Mi tengo tutto dentro. Mi confido con un amico di fiducia. Condivido questa situazione con più persone.

Se hai totalizzato una maggioranza di risposte A:

Se hai totalizzato una maggioranza di risposte B:

Se hai totalizzato una maggioranza di risposte C:

Sei una persona molto riservata ed introversa. Hai pochi amici, ma fidati e preferisci trascorrere il tempo libero con loro piuttosto che in qualche posto affollato. Nelle decisioni importanti sei portato a riflettere molto e ad analizzare tutte le possibili conseguenze.

Oscilli tra i due poli in base alle situazioni e alle circostanze. Ti trovi a tuo agio in ogni contesto e non fai difficoltà nel conoscere persone nuove o nell’affrontare nuove sfide. Sai comunicare bene le tue decisioni, tuttavia non sei un trascinatore.

Hai una buona capacità di importi e di affermare il tuo punto di vista, hai un’ottima propensione a essere attivo ed energicamente impegnato in tutti i campi della vita. Sei un buon amico per tante persone, capace di proporre attività divertenti e appassionanti



OROSCOPO ARIETE

21 MARZO - 20 APRILE La diffidenza può essere utile fino ad un certo punto, poi diventa diseducazione da parte vostra, nei confronti di chi cerca di fare al meglio il proprio lavoro. Prendetela meno seriamente e cercate di proseguire con il vostro studio o con il vostro lavoro, senza pensare agli altri.

GIORNO OK: 2

tamtam 49

TORO

21 APRILE - 21 MAGGIO Forse sarete confusi riguardo i vostri sentimenti, quindi assicuratevi di dedicare a voi stessi il tempo necessario per approfondire i vostri pensieri. Non rimuginate sul passato che tanto non potete cambiare, impegnatevi invece a rimediare mettendo da parte l’orgoglio.

GIORNO OK: 22

GEMELLI

CANCRO

Incontrerete più volte uno sguardo molto intrigante, che vi lascerà per un pò senza fiato. L’amore o la vera amicizia non sono comandati da leggi fisiche in questi giorni ne avrete la prova. Non abbiate timore nel mettere in pratica le parole, dovete acquisire un pò più sicurezza. GIORNO OK: 9

22 MAGGIO - 21 GIUGNO Dovete guardarvi bene in giro in questo periodo, perché potrebbero esserci delle novità sul lavoro o nella vostra vita sociale, che anche se indirettamente, riguardano anche voi e sarebbe bene iniziare a programmarsi per il futuro. GIORNO OK: 12

22 GIUGNO - 21 LUGLIO

LEONE

VERGINE

Purtroppo ci sono cattive notizie sul fronte dell’ amore. Dovete fare pulizia e chiarezza , partendo dai sentimenti che provate per una certa persona. Se credete che tutto possa diventare vostro, vi sbagliate poiché il vostro portamonete non contiene così tanto denaro. GIORNO OK: 6

Siete capaci di essere il partner perfetto e dovete assicuravi di essere con qualcuno che lo capisca. Magari un regalo, oltre che un grazie, potrebbe essere un buon modo per far avere all’altro la giusta proporzione dei vostri sentimenti di gratitudine. GIORNO OK: 7

BILANCIA

SCORPIONE

In questo periodo siete pazienti e perseveranti, lavorate disciplinatamente e riuscite a raggiungere i risultati voluti. In amore tirate fuori le unghie e tutto il vostro fascino per far cadere ai vostri piedi la persona che desiderate: non lasciate nulla di intentato. GIORNO OK: 10

Uscite e fate sfoggio del vostro fascino, non si sa mai, potrebbe essere il mese giusto. In amore saprete catturare le prede giuste, vivendo un periodo sereno e gratificante. Fate shopping, ma comprate solo cose per voi stessi, siate egoisti insomma, GIORNO OK: 4 senza poi pentirvene.

SAGITTARIO

CAPRICORNO

23 LUGLIO - 22 AGOSTO

23 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

23 NOVEMBRE - 22 DICEMBRE A ottime opportunità nel lavoro, che non dovrete lasciarvi sfuggire di mano, potrebbero aggiungersi simpatici momenti in compagnia di amici, viaggi, e una bella vacanza. Ottimo periodo per instaurare buone relazioni con persone importanti: capi, datori di lavoro, ecc., perché possono offrirvi occasioni insperate.

GIORNO OK: 15

ACQUARIO

21 GENNAIO - 18 FEBBRAIO Potrà anche sembrarvi noioso, ma dovete rispettare le idee degli altri, altrimenti non potrete raggiungere i vostri scopi. A volte avete una concezione troppo idillica dell’ amore e non vi rendete conto di quello che avete già a disposizione .

GIORNO OK: 29

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO Lo stress accumulato in questi giorni potrebbe farsi sentire in questa giornata, soprattutto nelle prime ora del mattino, quando sarà più complicato carburare e mettersi al lavoro con lucidità. Cercare nuovi stimoli però, non è facile se siete sempre rinchiusi in casa o a lavoro, per questo dovete essere più aperti e socievoli con gli altri.

GIORNO OK: 8

PESCI

19 FEBBRAIO - 20 MARZO Belle novità in vista nel settore amoroso. Mostrare la propria gioia renderà facile far sentire anche gli altri più felici. Troverete una predisposizione per gli argomenti complicati, come la filosofia, la politica e l’economia.

GIORNO OK: 19


energy

La Tekna Energy opera nel settore delle energie rinnovabili fornendo PRODOTTI, IMPIANTI e SERVIZI per la produzione dell’energia elettrica e per il risparmio energetico. Le esperienze applicative maturate nella fornitura di impianti, a partire da potenze di pochi Kilowatt fino ai Megawatt, consentono alla Tekna Energy di essere il partner ideale per poter trasformare la propria abitazione, fabbrica o azienda agricola in una centrale di produzione di energia elettrica, utilizzando le fonti inesauribili e rinnovabili della natura, quali sole, vento e biomasse. La Tekna Energy si affianca al cliente in tutte le fasi principali decisionali dell’investimento, a partire dalla definizione dello stesso, alla ricerca del canale finanziario, all’individuazione della soluzione tecnica, alla stesura del business plan, alla scelta delle apparecchiature, fino alla realizzazione, alla messa in produzione ed alla manutenzione preventiva e in emergenza dell’impianto.

TEKNA energy S.P. 115 Km.1,200 71100 FOGGIA (Italy) tel. +39 0881 750549 fax +39 0881 750552 www.teknaenergy.net - teknaenergy@teknaenergy.net

FOTOVOLTAICO

L’energia inesauribile del sole può essere convertita in energia elettrica con l’utilizzo dei pannelli fotovoltaici. La Tekna Energy progetta, fornisce ed installa impianti fotovoltaici per uso residenziale, per attività commerciali ed industriali e per la realizzazione di parchi fotovoltaici.

EOLICO

La forza del vento, utilizzata in passato per la rotazione dei mulini a vento, viene oggi sfruttata per generare energia elettrica. La Tekna Energy progetta, fornisce ed installa impianti con turbine eoliche a partire da piccole potenze fino a turbine da megawatt.

BIOMASSE

Colture specifiche ed utilizzo di scarti e sottoprodotti provenienti dall’agricoltura e dalla silvicoltura abbinati a differenti tecnologie, consentono alla Tekna Energy di fornire impianti “chiavi in mano” per la produzione di energia elettrica da biomasse.

FINANZIABILITA’

La Tekna Energy affianca il cliente nella ricerca dei fondi necessari per sostenere l’investimento degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ne cura il rapporto con gli Istituti di Credito e lo accompagna fino al finanziamento del progetto.

CONCESSIONARIO




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