La tutela medico legale dei diritti dei rifugiati

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Capitolo 10

ni genitali, etc). Il Disturbo Post-Traumatico da Stress, secondo il DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders ed italiana, 2006), rappresenta l’unica patologia psichiatrica nel panorama della salute mentale a livello mondiale che identifica come fattore eziologico l’esposizione ad un evento psicotraumatico. Il quadro sintomatologico delle reazioni psicotraumatiche “si presenta come una risposta ritardata o protratta ad un evento stressante o ad una situazione (di breve o lunga durata) di natura eccezionalmente minacciosa o catastrofica in grado di provocare diffuso malessere in quasi tutte le persone; sono stati individuati fattori predisponenti che possono abbassare la soglia per lo sviluppo della sindrome o aggravarne il decorso, ma essi non sono necessari né sufficienti per spiegare la sua comparsa” (ICDX, 2007). I fattori predisponenti e protettivi maggiormente implicati sono rappresentati da precedenti esperienze psicotraumatiche, dalla presenza di gravi malattie concomitanti, dalla situazione socio-economica, dalla eventuale persistenza della minaccia, dalla presenza o meno di appoggio familiare o comunitario e dalla storia personale (ONU, 1984). L’esposizione diretta o indiretta all’evento psicotraumatico così come le caratteristiche individuali ed il contesto in cui si realizza l’evento rappresentano fattori che condizionano il rischio (ONU, 1984). Infine sono stati individuati gruppi di persone vulnerabili, ad alto rischio di sviluppo di PTSD quali bimbi, adolescenti, giovani minorenni, anziani, malati psichici, alcolisti e più in generale tossicomani, disabili e malati cronici, rifugiati, personale sociosanitario (ONU, 1984). Il trauma “psico-politico” subito dalle vittime di tortura è fra le peggiori che l’essere umano possa immaginare e subire; esso viene inflitto volontariamente dall’uomo al fine di distruggere la persona e privarla della sua identità culturale e sociale (Sironi, 2001). Per tale gruppo di persone l’esposizione diretta al trauma, lo sradicamento culturale, l’allontanamento forzato dalla famiglia e dalla rete sociale e la perdita del lavoro e più in generale il “capitale sociale” rappresentano fattori specifici che indubbiamente peggiorano sia lo sviluppo sintomatologico che la prognosi. In uno studio condotto da Basoglu nel 1997 su vittime di tortura (55 attivisti politici e 34 non attiviti) si è evidenziato che pur essendo stati sottoposti a violenze relativamente minori i non attivisti hanno signifi-

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