Calcioscommesse Shock! Supporters Magazine n°6!

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SETTIMANALE | n째 05 | 29 maggio2012


> Roberto Donadoni Cisano Bergamasco (Italia) 9 settembre 1963 Allenatore del Parma


> Ciro Immobile Torre Annunziata (Italia) 20 febbraio 1990 Attaccante del Pescara

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Claudio Mammana

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Claudio Mammana

REDAZIONE CAPOREDATTORE

Paolo Meli CALCIO EUROPEO

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Alessio Piso Claudio Mammana Paolo Meli Angelo Pierino Benny Cusimano

Luca Piso Alessio Piso

Claudio Mammana Alessio Piso

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LETTERA DAGLI EDITORI Supporters è una rivista sportiva online, nata dall’idea di un gruppo di giovani catanesi, appassionati allo sport e particolarmente sensibili alle innovazioni apportate dalla tecnologia. In un’ epoca in cui internet e il web sono ormai indispensabili, abbiamo pensato di creare questo magazine settimanale per tenere informati i nostri lettori sui principali avvenimenti sportivi nazionali e non. Supporters conterrà rubriche sulla serie A, la Champions League, l’Europa League, Euro 2012, il calcio estero, il calciomercato e uno spazio dedicato ai pronostici. Il magazine uscirà il martedi di ogni settimana e sarà aperto ad ogni tipo di collaborazione con chiunque abbia voglia di scrivere sugli eventi sportivi più disparati. La consultazione della rivista è assolutamente gratuita e, a breve, sarà disponibile anche l’applicazione per iphone e ipad.


> Zdeněk Zeman Praga (Rep. Ceca) 12 maggio 1947 Allenatore del Pescara


9 Calcioscommesse Shock! di Paolo Meli

CONTENUTI

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Il nemico dei guardalinee di Paolo Meli

17 Guardiola: Ultimo atto! di Alessio Piso

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NBA Playoffs

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NBA News

di Pietro D’Angelo

di Pietro D’Angelo

23 Alla fine � sempre cos� di Luca Piso

31 Sceicchi e petroldollari di Benny Cusimano




CALCIOSCOMMESSE SHOCK arrestati Mauri e Milanetto 19 arresti nella notte.Perquisite le abitazioni di Antonio Conte e Sergio Pellissier. di Paolo Meli Svolta clamorosa nelle indagini sul calcio scommesse. Nella notte infatti sono scattati diversi arresti nell’ambito dell’inchiesta Last Bet. Il gip di Cremona, Guido Salvini, ha firmato la richiesta di custodia cautelare in carcere per 19 giocatori, tra cui spiccano i nomi di Stefano Mauri, centrocampista della Lazio e Omar Milanetto, ex Genoa attualmente in forza al Padova. I due dovranno rispondere di “associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva”. Coinvolto con la stessa accusa, Domenico Criscito, difensore della Nazionale militante nello Zenit San Pietroburgo. La Polizia e’ giunta stamattina nel ritiro della nazionale a Coverciano,proprio per perquisire l’ex genoano e consegnarli l’avviso di garanzia. “L’abbiamo raggiunto a Coverciano - ha detto il procuratore capo, Roberto Di Martino, durante la conferenza stampa - perchè dovevano ratificargli un avviso di garanzia in funzione di una perquisizione a suo carico e dovevamo dargli la possibilità di assistere alla perquisizione. Vorrei specificare che non ci sono altri convocati in nazionale, o in odore di convocazione, coinvolti”. “Criscito non farà parte della spedizione azzurra all’Europeo. La tempistica di quanto capitato è stata ravvicinata alla partenza per la Polonia. Il suo obiettivo principale ora è risolvere più in fretta possibile la sua situazione.” Queste le parole del vice presidente


della FIGC Demetrio Albertini. Le perquisizioni hanno riguardato anche le abitazioni di Antonio Conte,ai tempi allenatore del Siena e Sergio Pellissier, attaccante del Chievo Verona, entrambi ascritti nel registro degli indagati. All’interno della villa del giocatore aostano sono stati sequestrati ipad, computer e pennette usb che verranno messe a disposizione degli inquirenti. “La reazione di Conte è quella di una persona completamente estranea e fortemente determinata a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati”. Questo il commmento di Lorenzo De Rencis, legale del tecnico bianconero. Le indagini sull’allenatore salentino sono scattate in seguito alle dichiarazioni di Filippo Carobbio, suo ex giocatore al Siena. “Lo stesso allenatore Antonio Conte – ha raccontato Carobbio– ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio”. Il pm Roberto Di Martino aveva chiesto misure cautelari anche per Giuseppe Sculli, attaccante del Genoa, ex Lazio, sospettato di aver preso parte a una presunta combina di Lazio-Genoa, terminata 4-2. Tuttavia il gip Salvini ha optato per misure alternative, nonostante l’ordinanza firmata dallo stesso affermi che “Sculli avrebbe intrapreso rapporti con personaggi inqualificabili della criminalità organizzata, quali l’albanese Atic attualmente detenuto per fatti di droga. Inoltre il giocatore avrebbe

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rapporti con la parte piÚ estrema degli ultras del Genoa, quali Leopizzi già coinvolto in fatti concernenti l’alterazione dei risultati di partite di calcio�. Le indagini vanno avanti senza sosta. Dopo il fragoroso terremoto iniziale, siamo certi che le scosse di assestamento non saranno da meno.

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GUARDIOLA: ULTIMO ATTO! di Alessio Piso

Paragonabili a una fra le più belle rappresentazioni teatrali questi quattro anni di Guardiola nella panchina del Barça, ma come ogni spettacolo è volta al termine. Ma non prima di regalare un ultima emozione, la vittoria della Copa del Rey. A Madrid finisce 3 a 0 per i blaugrana. Data la non bellissima stagione del club catalano la vittoria di questa coppa più che conferire prestigio al club ha la funzione di non rovinare la bella favola di Pep Guardiola. La partita sembra non avere storia al 5 minuto già il Barcellona è in vantaggio con Pedro,raddoppio che porta la stessa firma e al 35 minuto il solito Messi mette in cassaforte la vittoria siglando il 3 a 0. L’Athletic Bilbao sta semplicemente a guardare. Per Guardiola si tratta del quattordicesimo trofeo (tra cui tre champions league), conquistato in quattro anni di pan-

china. Nella sua stroria il Barcellona non ha mai avuto un allenatore così “vincente”; infatti il primato apparteneva all’olandese Crujff con undici successi. Inoltre durante il racconto di questa favola,l’allenatore e’ stato capace di vincere nel 2011 il “pallone d’oro” degli allenatori,annientando la concorrenza del rivale Mourinho. È stato un ciclo di grandi successi per la società catalana, ma Pep questa volta ha voluto cedere la palla ad un altro interprete,Tito Villanova,suo vice. Rimane la speranza quindi per gli amanti del calcio di assistere nuovamente allo spettacolo Barça, con in panchina un nuovo regista della scena: Tito Villanova.

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ALLA FINE É SEMPRE COSå di Luca Piso Alla fine di ogni cosa, alla fine di ogni stagione, di ogni partita; c’è chi piange e chi ride, è sempre così. Anche la serie B non poteva smentirsi su questo. Accant o alla gioia per la serie A appena conquistata a Pescara, si contrappone la disperazione dei giocatori della Nocerina, ritornati dopo un solo anno di nuovo in Lega Pro. Infatti, il Pescara di Zeman, fresco di A come tutti noi sappiamo, non regala nulla, e al termine di una partita tiratissima, porta a casa i 3 punti e condanna la squadra di Nocera Inferiore. Insieme alla Nocerina, salutano la B anche Gubbio e Albinoleffe, autrici di un campionato, soprattutto con riguardo alla squadra di Leffe, molto al di sotto delle aspettative. Per decidere la quarta squadra che condividerà questo triste destino, bisognerà aspettare la conclusione dei playout, fra Vicenza e Empoli, due piazze blasonate ma entrambe

decadute nei fondi della classifica di B. Per quanto riguarda invece la zona promozione , i due posti disponibili per la serie A diretta erano già stati assegnati, così come erano già state definite le squadre ammesse ai playoff. Rimaneva solo definire gli accoppiamenti di questi ultimi. A fronteggiarsi in questi playoff, 4 squadre, Sassuolo, Verona, Varese e Sampdoria. Il mini torneo, decisivo per guadagnarsi la serie A, vedrà due belle suggestive semifinali: Sassuolo - Sampdoria e Verona - Varese. Partite molto equilibrate sulla carta, ma a sentire invece i punti di distacco in classifica durante tutto il campionato già decise. Staremo a vedere quale squadra la spunterà e quale, invece, arriverà a un passo dal sogno, ma poi mollerà. Una cosa è certa però, ALLA FINE è SEMPRE COSI’.

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Qual è il sogno di Ciro Immobile?

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Mi piacerebbe riuscire a giocare la Serie A, arrivare in Nazionale maggiore e magari riuscire a segnare diversi gol con la Nazionale.

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LARGO AI GIOVANI! di Emanuele Rizzo

Il nuovo che avanza. Sembra essere questo il motto dell’estate del calciomercato italiano, già calda ancor prima che si chiuda ufficialmente la stagione agonistica e si aprano le danze per la campagna trasferimenti. Meno “vecchi”, più giovani, dunque. Non tanto dal punto di vista numerico, dato che ogni anno si assiste ad un normale ed inevitabile ricambio generazionale, quanto dal punto di vista simbolico: gli addii al calcio italiano di veterani quali Del Piero, Nesta, Gattuso, Cordoba, Di Vaio, forse Inzaghi e Seedorf, sono un chiaro segno di cambiamento. È un passaggio di testimone, non solo di maglia. È una tran-

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sizione di campioni e della concezione stessa di calcio: immaginare una Serie A privata di botto di tutti questi nomi non è facile… Ma chi sono le nuove leve? I nomi caldi sono tanti in queste settimane: da Immobile a Verratti, da Insigne a Ogbonna, passando per Giovinco e Destro. Tutti ragazzi che quest’anno hanno dato tanto, portando le proprie squadre a traguardi importanti, e che certamente rappresentano una speranza per il futuro. C’è una cosa, in tutto ciò, che però suona davvero stonata: sono pochi, troppo pochi, i giovani valorizzati dalle stesse squadre che li hanno cresciuti; l’idea di

“mandarli a farsi le ossa nelle serie inferiori” è diventata un’usanza troppo ricorrente e fuorviante rispetto alle prospettive future: si parla di fair-play finanziario, ma se poi pensiamo che l’Inter sta ripensando a Destro e la Juventus a Giovinco ci si rende conto di quanti errori compiano le società, soprattutto di vertice, nella gestione delle proprie risorse e delle proprie finanze. La speranza è, quindi, che le intriganti vicende di mercato lascino spazio ad una più oculata gestione dei patrimoni societari, investendo sempre di più sulle “promesse” del proprio vivaio piuttosto che ambire ai frutti del giardino altrui.


Del resto, una società davvero di valore dovrebbe essere quella che porta a compimento un intero percorso di crescita, rafforzandosi con le capacità di fare calcio all’in terno piuttosto che con le “possibilità” (economiche)

di creare calcio dall’esterno. Altrimenti non avrebbe alcun senso osannare continuamente la “cantera” del Barcellona! Se ricambio generazionale dev’essere, allora, che lo sia in modo costruttivo, privi-

legiando lo sport al business e la programmazione a lungo termine alle incombenti pressioni di tifosi, sponsor e media.

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SCEICCHI E PETROLDOLLARI: LA NUOVA FRONTIERA DEL CALCIO EUROPEO Dalla Spagna all’Inghilterra, passando per la Francia, presto toccherà anche all’Italia? di Benny Cusimano Nel calcio moderno, sempre più mercenario e meno romantico, sono i soldi che fanno la differenza. Una volta si diceva che il mondo sarebbe stato nelle mani degli sceicchi, riferito al petrolio, adesso più che mai questa frase è azzeccata, ovviamente a proposito di calcio. Emirati Arabi, Qatar e, più in generale, il Medio Oriente sono pronti a diventare i padroni, e vedendo quanto fatto negli ultimi anni sembra proprio che ci stiano riuscendo. Gli sceicchi, con i loro infiniti capitali, hanno preso possesso di vari club, acquistando giocatori di altissimo livello, lavorando su un progetto di giovani ed esperti di assoluto livello. Le società guidate dai nuovi proprietari non badano a spese, diventando le regine indiscusse del calciomercato. I primi a sbarcare nel calcio che conta, sono stati gli arabi dello sceicco Mansur, a capo della Abu Dhabi United Group che hanno preso possesso delle azioni del Manchester City nel 2010, portando una ventata di aria fresca. Grazie agli ingenti finanzia menti, in pochissimi anni sono già riusciti ad imporsi in ambito nazionale con la conquista della FA Cup prima, e della Premier League dopo. Supera i 200 milioni di euro il capitale investito in appena due anni dal presidente dei Citizens, che si è assicurato giocatori di caratura internazionale che, come visto dai recenti risultati, hanno fatto la differenza. Dopo l’Inghilterra, gli arabi hanno puntato il territorio spagnolo, acquistando le quote del Malaga, società con un passato calcistico non proprio brillante. Nel giugno 2010, lo sceicco qatariota Al Thani ufficializza l’acquisto della società. Nella campagna estiva sborsa circa 20 milioni di euro, acquistando giocatori di valore, mentre nella stagione successiva la cifra messa a disposizione per il mercato si aggira intorno ai 50 milioni. Grazie agli investimenti del nuovo presidente, il Malaga si

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è classificato quarto in campionato, conquistando l’accesso ai preliminari di Champions (traguardo storico per la società) e giocando per larghi tratti della stagione un calcio spumeggiante. Il progetto della dirigenza prevede che in un paio di anni la squadra riesca a lottare contro le società al vertice, provando a scalfire il dominio “Blancos-Blaugrana”(Real Madrid e Barcellona) e, stando a quanto fatto vedere in appena due anni, c’è proprio da crederci. Ultima transazione in ordine di tempo è l’acquisto del Paris Saint Germain (PSG), squadra da sempre al vertice nel campionato francese (escluso l’ultimo decennio) da parte del Qatar Investment Authority, che a permesso l’aumento del budget per la finestra estiva del calciomercato. La società risulta tra le più attive al mondo sul mercato, assumendo tra le proprie fila dirigenti e giocatori di sicuro avvenire. Un esempio su tutti è l’acquisto dell’argentino Javier Pastore per la clamorosa cifra di 43 milioni di euro. L’ingresso in società di questi volti nuovi ha ridato valore alla squadra parigina, che negli ultimi anni era caduta nel dimenticatoio, ottando fino all’ultima giornata per il titolo ( vinto alla fine dal Montpellier) e qualificandosi direttamente alla fase a gironi della Champions League. Gli arabi sono pronti a darsi battaglia per ottenere l’egemonia calcistica del vecchio continente e, grazie a loro, il calcio negli ultimi anni è diventato più affascinante e avvincente. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché abbiamo sì un miglioramento dello spettacolo, ma allo stesso tempo si potrebbe andare incontro a gravi problemi economici. Il rafforzamento di queste squadre andrebbe a creare degli squilibri nelle società che, per stare al passo dei club guidati dagli sceicchi, dovranno aumentare in maniera considerevole i propri costi (ad esempio, per trattenere un giocatore importante in rosa, dovranno aumentargli lo stipendio mentre, per acquistare dei top player, dovranno spesso superare le offerte faraoniche di queste società). Gli sceicchi dovranno comunque fare attenzione ad un fattore fondamentale nel calcio moderno: il cosiddetto “fair play finanziario” emanato dal presidente dell’UEFA Michel Platini. Norme che stabiliscono il llimite di passività che ciascun club deve mantenere, in


modo da evitare l’indebitamento e il bilancio in rosso. Nonostante i rischi che si corrono, siamo sicuri che il calcio in generale può alla lunga beneficiare di questi investimenti, portando una linfa nuova al mondo del pallone e creando una concorrenza che aumenterà il livello e la bellezza dei nostri tornei. Gli sceicchi sono alla ricerca della squadra giusta, nel paese giusto: si dice che abbiano messo gli occhi anche sull’Italia, Milan e Palermo le società che più di tutte hanno avuto contatti con i nuovi imprenditori. Il calcio italiano è disperatamente alla cerca di nuovi capitali che facciano girare l’economia interna, per cercare di tenere il passo delle grandi e riconquistare il ruolo di potenza che da sempre gli appartiene. Quindi, che lo shopping abbia inizio, perché i nuovi padroni del calcio hanno tanti soldi da spendere e investire, il loro sbarco in Europa è appena cominciato e siamo sicuri che non smetteranno di spendere tanto presto. I soldi non fanno la felicità… Ma aiutano!

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Il giocatore della settimana

FILIPPO INZAGHI Milan FC

Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi. Emiliano Mondonico

NickName

Velocità

SUPERPIPPO

6/10

Età

Fiuto per il goal

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9/10

Altezza

Potenza

181 cm

7/10

Posizione

Precisione

Attaccante centrale

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Il nemico dei guardalinee di Paolo Meli Trentanove primavere e non sentirle. Dopo 11 stagioni con la maglia del Milan, 202 presenze e 73 reti realizzate, Filippo Inzaghi si è congedato dai rossoneri. L’ha fatto a suo modo. Con un goal, nell’ ultima di campionato contro il Novara, dopo essere scattato sul filo del fuorigioco. Agguantati a quota 156 reti Gigi Riva e Roberto Mancini nella classifica dei migliori cannonieri di serie A. Un addio doloroso per lui, la squadra e i tifosi. Indelebile nella mente dei sostenitori rossoneri la rete contro l’Ajax con cui SuperPippo regalò la semifinale di Champion’s al Milan. Il punteggio era sul 2-2 al 90’esimo. Pippo, con un memorabile pallonetto, condusse “il diavolo” in semifinale con i cugini nerazzurri. Fu l’anno in cui il Milan si aggiudicò il trofeo, battendo in finale l’altra storica rivale, la Juventus. Una carriera costellata da grappoli di goal, segnati in tutti i modi possibili. Lui era sempre li. Nel posto giusto al momento giusto. Più che al panorama italiano, dove comunque vanta 370 gare con 156 gol in serie A, il suo nome è legato all’Europa. Non a caso è il miglior marcatore italiano in Champions’ League con 50 realizzazioni e secondo soltanto a Raul nelle competizioni UEFA a quota 70 reti. SuperPippo è la dimostrazione di come nel calcio non conti soltanto la tecnica. Ci sono altre caratteristiche che rendono un attaccante letale. Cuore, grinta, senso della posizione, rapidità d’esecuzione. Peculiarità ben presenti nel suo dna, che lo hanno reso immarcabile per qualsiasi difensore. Quando sembrava in procinto di schiacciare un pisolino sulla linea dei difensori, improvvisamente si svegliava senza preavviso. E allora erano dolori. Tuttavia l’addio al Milan non è poi cosi scontato:” “Forse è giusto lasciare così o forse no, non lo so.-ha affermato Inzaghi- Parlerò con Galliani e Berlusconi per capire cosa fare. E’ dura dire basta, però giocare con un’altra maglia lo è ancor di più. Col Milan c’é un grande amore che non finisce oggi”. Almeno contro quello il tempo non può nulla.

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di Pietro D'angelo

NBA PLAYOFFS: il punto sulla situazione.

Si è chiuso nella notte di sabato il secondo turno dei Playoffs NBA, definendo così le formazioni che si affronterano nelle finali di Conference. A Est i pronostici vengono rispettati, ma Miami e Boston (soprattutto) hanno dovuto sudare parecchio per avere ragione rispettivamente dei Pacers e dei Sixers. Anche ad Ovest, le prime due della classe (San Antonio e Oklahoma) hanno passato il turno, ma in maniera molto più agevole di quanto fatto dalle finaliste dell’Est. Gli Spurs e i Thunder, infatti, hanno nettamente sconfitto le due franchigie di Los Angeles per 4 – 0 e 4 – 1. Per quanto visto finora, molto probabilmente quella fra Spurs e Thunder sarà la sfida che svelerà anche la vincitrice delle Finals. Tale, infatti, è stata finora la superiorità mostrata dalle due finaliste della Western Conference nello scontro a distanza con le pretendenti dell’Est. Eastern Conference – Semifinals MIAMI HEAT – INDIANA PACERS (4 – 2) Gara 1: MIA 95 – IND 86 Gara 2: MIA 75 – IND 78 Gara 3: IND 94 – MIA 75 Gara 4: IND 93 – MIA 101 Gara 5: MIA 115 – IND 83 Gara 6: IND 93 – MIA 105 Una serie intensa, fisica, spigolosa (vedi i fallacci di Haslem e, soprattutto, di Dexter Pittman in gara 5) e appassionante quella tra gli Heat e i Pacers. Ha la meglio Miami, che riesce a risorgere dopo le due sconfitte in gara 2 e 3 (dove Indiana sembrava ormai aver preso in mano le sorti della serie) grazie soprattutto ai suoi due fenomeni James e Wade. Chris Bosh, invece, ha preso parte solo a metà della prima partita, prima di dover abbandonare la serie per uno stiramento agli addominali subito in seguito ad un contrasto mentre schiacciava a canestro. L’assenza di Bosh, per quanto pesante, ha però dato maggiori possibilità in attacco a James e Wade, che sono stati devastanti e decisivi in tutte le vittorie targate Heat

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(i due hanno realizzato quasi il 60% dei punti di Miami nella serie!). Indiana, dal canto suo, ha messo in seria difficoltà la franchigia della Florida e innervosito parecchio i propri avversari, soprattutto Wade, che in gara 2 ha commesso un brutto fallo su Collison e, in gara 3, ha avuto un’accesa discussione con coach Spoelstra a seguito di una sua sostituzione. Lo stesso LeBron, nonostante le buone cifre, in gara 2 è sembrato intimorito quando, a un minuto dal termine, ha sbagliato i tiri liberi che avrebbero dato il vantaggio a Miami. In gara 4, però, la versione onnipotente di “King” James ha permesso ai suoi di pareggiare la serie fuori casa. 40 punti, 18 rimbalzi, 9 assist, 2 recuperi, 2 stoppate... queste sono le cifre mostruose del “Prescelto” a fine incontro. Semplicemente incontenibile. E Wade? Dopo i “fattacci” di gara 2 e 3, “Flash” risponde da vero campione mettendone 41, conditi da 10 rimbalzi, nella partita che porrà fine alla serie a favore degli Heat. Dopo queste semifinali di Conference, Miami rilancia le proprie ambizioni al titolo, dando una grande dimostrazione di carattere nel reagire alle difficoltà che gli si sono poste contro, anche se restano immutate le perplessità che avevamo già espresso la scorsa settimana: il supporting cast sembra non essere affatto all’altezza dei suoi due fenomeni. Indiana, invece, abbandona con qualche rimpianto una serie che, con un po’ più di diligenza, avrebbe potuto vincere. Soprattutto, che fine ha fatto Hibbert? Vista anche l’assenza di Bosh, il lungo di Indiana sarebbe dovuto essere la chiave per il successo dei Pacers, come successo contro Orlando ma, a parte gara 3, per il resto della serie è rimasto in ombra. Speriamo che coach Vogel sappia far fruttare nel migliore dei modi l’esperienza acquisita in questi Playoffs per la prossima stagione, anche se questa già si preannuncia travagliata (vedi le possibili voci di mercato sullo stesso Hibbert). BOSTON CELTICS – PHILADELPHIA 76ERS Gara 1: BOS 92 – PHI 91 Gara 2: BOS 81 – PHI 82 Gara 3: PHI 91 – BOS 107 Gara 4: PHI 92 – BOS 83 Gara 5: BOS 101 – PHI 85 Gara 6: PHI 82 – BOS 75 Gara 7: BOS 85 – PHI 75 Una lotta senza esclusione di colpi quella tra i Celtics e i Sixers, due squadre che in questa serie hanno fatto dell’intensità in difesa la loro arma vincente per lavorare ai fianchi gli avversari. Boston, però, aveva dalla sua parte un giocatore in grado di rompere gli schemi della difesa avversaria e che, alla

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fine, si è rivelato la chiave della sua vittoria: Rajon Rondo. Per il play in maglia verde, ben due decisive triple doppie in apertura e chiusura di serie. Importantissimo per il successo dei Celtics anche Garnett. “The Big Ticket” ha messo insieme cifre di tutto rispetto alla voce punti (quasi 20 a partita) e rimbalzi (11 di media) ed è anche stato autore di alcuni canestri importanti. Philadelphia, non potendo contare su grandi individualità, ha giocato benissimo in difesa e ha fatto leva su un attacco bilanciato per mettere in difficoltà i Celtics. Soprattutto, i Sixers hanno dimostrato grande coesione e unione di squadra, non scomponendosi mai e riuscendo a rimanere sempre in partita, anche recuperando passivi pesanti (in particolare, in gara 4 sono riusciti a vincere recuperando da -18). Alla fine, ha dunque prevalso l’esperienza dei Celtics, ma Philly esce a testa alta da questa serie. Boston dovrà adesso vedersela con Miami e si dice sicura di poterla battere. Senza ombra di dubbio, se Rondo, Garnett e Pierce si mantengono su questi livelli, hanno le carte in regola per giocarsi le Finals, ma ciò che a nostro avviso sarà fondamentale è il recupero di Allen, ancora non al meglio della condizione. “He Got Game” ha sì messo alcune triple importanti, ma ha tirato con pessime percentuali dal campo e con un misero 26% da dietro l’arco. Riuscire a recuperare un grande tiratore come Allen, potrebbe essere la chiave per scardinare una difesa asfissiante come quella di Miami. Comunque vada, i Celtics hanno sempre “Rajone”! Western Conference – Semifinals SAN ANTONIO SPURS – LOS ANGELES CLIPPERS (4 – 0) Gara 1: SAS 108 – LAC 92 Gara 2: SAS 105 – LAC 88 Gara 3: LAC 86 – SAS 96 Gara 4: LAC 99 – SAS 102 Segnatevi questa data: 11 aprile 2012. Da allora, San Antonio ha solo conosciuto il dolce sapore della vittoria. 18 vittorie consecutive per gli uomini di Greg Popovich! La settimana scorsa ci eravamo sbilanciati dando gli Spurs come favoriti alla corsa al titolo e non possiamo che riconfermare il nostro pronostico, dopo quest’ulteriore prova di forza dei texani contro i Clippers di un Chris Paul troppo stanco e acciaccato per trascinare i suoi ad un’altra impresa come successo nel primo turno.

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. Già battere gli Spurs nello stato di forma in cui si trovano è, di per sé, molto difficile; se a ciò si aggiungono le fatiche di 7 battaglie cestistiche decisesi spesso e volentieri nei soli minuti finali, allora ci si trova di fronte ad una missione davvero impossibile, specie se nemmeno un vantaggio di 24 punti riesce evitare una sconfitta con 10 punti di scarto (è ciò che è successo ai Clippers in gara 3). Ci chiediamo quale sia la “ricetta magica” di Popovich per far ringiovanire i propri campioni, visto che Duncan ha portato a scuola Griffin, viaggiando a 21 punti e 9 rimbalzi e mezzo di media nella serie, mentre Boris Diaw, che fino a qualche mese fa, ai Bobcats, aveva la mobilità di una cicciona al nono mese di gravidanza (chiediamo scusa alle ciccione incinte per averle paragonate al Diaw visto a Charlotte), è risultato essere il secondo miglior rimbalzista dei suoi, dietro proprio a “Big Fundamental”. Eppure in casa Spurs si continua a predicare prudenza: “non abbiamo ancora fatto nulla” sono le parole di Duncan, mentre Popovich dichiara di non voler sentire parlare di serie vincente e che “ogni partita è una entità separata dalla precedente”. Impossibile dargli torto, e siamo sicuri che i texani hanno tutta l’esperienza e le qualità per saper gestire le pressioni e le aspettative sempre più crescenti. OKLAHOMA CITY THUNDER – LOS ANGELES LAKERS (4 – 1) Gara 1: OKC 119 – LAL 90 Gara 2: OKC 77 – LAL 75 Gara 3: LAL 99 – OKC 96 Gara 4: LAL 100 – OKC 103 Gara 5: OKC 106 – LAL 90

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Anche questa volta, i Thunder rispondono a distanza allo “sweep” degli Spurs contro i Clippers liquidando i Lakers in 5 gare. Oklahoma aveva il vantaggio di essere molto più riposata dei Lakers, reduci dalla maratona contro Denver, e questo si è visto soprattutto in gara 1, dove Durant & Co. hanno massacrato i gialloviola. In gara 2, L.A. avrebbe anche avuto la possibilità di vincere la partita, ma si è suicidata con due brutte palle perse nei minuti finali che contro Harden e Durant non puoi permetterti. Bryant si riscatta trascinando i suoi alla vittoria in gara 3 con 36 punti (di cui metà dalla lunetta), ma deve alzare bandiera bianca al cospetto del talento straripante di “Durantula”, che completa la rimonta Thunder in gara 4 con la tripla che darà di fatto la vittoria ad Oklahoma a 13 secondi dalla fine. I 42 di Kobe nell’ultima partita della serie saranno inutili contro il trio Westbrook-Durant-Harden, che regala la seconda finale di Conference consecutiva ai Thunder. Come detto la settimana scorsa, ciò che avrebbe fatto la differenza per i Lakers, oltre ai punti di un orgoglioso Bryant (a proposito, 31 punti di media, 42% dal campo ma un disastroso 2/18 da tre), sarebbero stati i due lunghi Gasol e Bynum, che però hanno offerto prestazioni troppo altalenanti. Inoltre, il contributo della panchina è stato davvero deludente. I Thunder, invece, oltre a potersi affidare ai tre talenti offensivi di Durant, Westbrook e Harden, e su quelli difensivi di Sefolosha, Ibaka e Perkins, che hanno avuto un grande impatto nell’economia della serie, si sono dimostrati una squadra dura a morire, che anche sotto di parecchi punti a pochi minuti dalla fine è in grado di rimontare qualsiasi avversario. Il solo pensiero di cosa sarà la finale di Western Conference contro gli Spurs è da sogni bagnati.


Rumors, mercato e flash new di Pietro D’Angelo sLa scorsa settimana avevamo parlato del prolungamento di un anno del contratto di Dwight Howard con Orlando, anticipandovi che, molto probabilmente, la dirigenza dei Magic era riuscita a convincere “Superman” dietro la promessa di un prossimo licenziamento di Van Gundy. Proprio mentre lo scorso numero stava per essere pubblicato, è arrivata la notizia ufficiale dell’esonero del coach e della rescissione del contratto del general manager Otis Smith, contrario al licenziamento di quest’ultimo. Finisce qui l’avventura di Van Gundy con la franchigia che aveva portato alle Finals del 2009 perse contro i Lakers. C’è aria di rifondazione in casa Magic, con D’Antoni possibile indiziato a sostituto sulla panchina. Per un coach che va, uno che resta. Mike Woodson ha prolungato per altri 3 anni il suo contratto con i Knicks, di cui aveva assunto la guida dopo la cacciata di D’Antoni. Con Woodson, i Knicks, sebbene siano stati facilmente eliminati al primo turno dei Playoffs da Miami, hanno evidenziato dei netti miglioramenti rispetto alla gestione D’Antoni e sono riusciti a vincere una partita di Playoff dopo ben 11 anni dall’ultima volta. I Warriors torneranno, nel 2017, a San Francisco, dove stanno iniziando i lavori di costruzione della nuova avveniristica arena che ospiterà le partite interne della franchigia. I Warriors si erano trasferiti nella vicina Oakland nel 1971, cambiando il nome da San Francisco Warriors a Golden State Warriors. Circolano voci sempre più insistenti che la squadra riprenda il suo vecchio nome. Forse sono stati solo dei rumors per destabilizzare ulteriormente l’ambiente in casa Heat dopo la sconfitta in gara 3 contro Indiana, ma si è vociferato che, nel caso in cui Miami non dovesse vincere il titolo quest’anno, Wade possa lasciare la Florida per approdare ai Bulls, vista la probabile assenza per tutto il resto della prossima regular season di Derrick Rose. Al momento rimangono solo delle voci, ma l’ipotesi di un ritorno di “Flash” nella sua città natale è senza dubbio affascinante. Ultima curiosità: durante la settimana, la NBA ha reso noti i nomi dei membri dell’All Defense First Team, ossia il quintetto con i migliori difensori della lega. Ecco, adesso ci chiediamo perché. Perché quei cervelloni che stilano queste classifiche prima premiano Tyson Chandler come Defensive Player of the Year e poi lo inseriscono nell’All Defense SECOND Team??? Sì, avete capito bene, il giocatore premiato come miglior difensore dell’anno è stato inserito nel secondo miglior quintetto difensivo... Roba da pazzi...

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Contatti Founder: Claudio Mammana claudiomammana@hotmail.it Caporedattore: Paolo Meli paolo.meli@me.com


> L’uguaglianza é una bella parola, che annulla il razzismo, le discriminazioni, le sopraffazioni. Credo nell’uguaglianza e credo che si debba insegnarla alla gente, a partire da bambini. Perché senza uguaglianza non c’é libertá. Ruud Gullit


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