Printlovers, n. 89, 2021

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PRINT LOVERS

89/2021 printlovers.net

P R I N T B U Y E R | S T R AT E G I E E T E C N I C H E D E L L A C O M U N I C A Z I O N E S TA M PATA

S T R A T E G O G R O U P | Via Cassanese, 224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00




Design Artefice Group Carta Gruppo Cordenons Change Waterproof 275 g/m2 Hot foil LUXOR® Lumafin Clear LUXOR® SB Liquid Select

STAMPA E NOBILITAZIONE




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ensate a un’opera d’arte – una canzone, un film, un romanzo, una poesia, un dipinto – che abbia l’acqua come protagonista. Sono abbastanza sicura che in pochi secondi ve ne siano venute in mente decine. Probabilmente alcune di queste opere sono tra le vostre cose preferite in assoluto. Pioggia, fiumi, laghi, mari, oceani: tutto ha fatto, almeno una volta, risuonare la corda giusta nella nostra emotività, perché l’acqua è un sistema simbolico del nostro esistere, in tutte le culture seppur con declinazioni diverse. Proiettiamo sull’acqua le nostre emozioni turbolente e attingiamo al suo potere calmante. È la metafora per eccellenza del passare del tempo e dell’irreversibilità del tutto: scorre, fluttua, sommerge, muta forma continuamente, spezza ciò che incontra. “Svuota la tua mente. Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua” disse Bruce Lee, concludendo con la frase “Be water, my friend” che ha reso famosa la sua filosofia marziale. Riportata alla sua natura fisica, è origine ed elemento essenziale della vita, ma può essere catastrofe quando è troppa o è troppo poca. Attraverso l’acqua vediamo già, quotidianamente, gli effetti dei cambiamenti climatici: il riscaldamento globale ne altera quantità e qualità, periodicità e distribuzione. L’insicurezza degli approvvigionamenti idrici, sottolinea l’OMS, è una piaga che affligge attualmente i tre quarti della popolazione mondiale, ed è una delle maggiori minacce per il prossimo futuro. È necessario un cambiamento di rotta sia su scala globale, in base agli impegni presi nelle varie conferenze sul Clima, sia su scala locale e individuale. E tutto questo indirizzare e incentivare il cambiamento ci dice principalmente una cosa: non è ancora troppo tardi, quindi niente scuse. Il rapporto con l’ambiente e con l’acqua è il motore di un costante processo di innovazione in molte industrie, compresa la nostra. Che sta cercando di accogliere un nuovo imperativo morale: “Be waterless, my friend”.

L ' E D I T O R I A L E

di M I C H E L A

P I B I R I


Clarins. Il bello, il buono, l’ambiente

Marie-Hélène Lair, direttrice dell’innovazione responsabile di Clarins, parla delle azioni intraprese dal grande brand francese per “rendere la vita più bella e costruire un mondo migliore”.

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DI ACHILLE PEREGO

La golden age dell’illustrazione D I R O B E R TA R A G O N A

Smart packaging, smart brand D I LO R E N Z O C A P I TA N I

Luxury retail in green D I C AT E R I N A P U C C I

Innovazione di prodotto e packaging green. Con Cecilia Garofalo, fondatrice del brand italiano Teaology, esploriamo l’approccio contemporaneo alla cosmesi etica e buona per l’ambiente.

È tornata prepotentemente in auge, occupando gli spazi del packaging, dell’advertising e della visual communication. Ne abbiamo parlato con quattro importanti art director e illustratori italiani.

Grazie alla combinazione di materiali e tecnologie integrate, il packaging può diventare una piattaforma di comunicazione ricca di funzionalità e contenuti. Vi raccontiamo come.

Sostenibilità etica e ambientale sono caratteristiche che le “luxco” dovranno tassativamente possedere entro il prossimo decennio. I punti vendita fisici non fanno eccezione: è possibile misurarne l’impatto?

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D I M A R I L D E M O T TA

La sostenibilità infusa di Teaology

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Soft signage, quando il tessuto comunica d i C AT E R I N A P U C C I e E L E N A PA N C I E R A

Vermouth sleek and chic

Dai punti vendita agli eventi fieristici, sportivi e culturali, il tessuto è oggi molto in voga nell’allestimento degli spazi. Qui parliamo delle sue diverse applicazioni e di come si stampa e confeziona il soft signage.

Etichette liberty su bottiglie dalla struttura ardita. È così che il vermouth, nato a Torino nel 1786, attraversa il tempo, come ci mostrano Cillario&Marazzi, Marolo, Tosti1820 e Turin Vermouth Drapò.

D I M A R I L D E M O T TA

Intervista a Yvonne De Rosa

Con Yvonne De Rosa, fotografa e curatrice, parliamo di fotografia come atto politico e degli spazi di rigenerazione urbana come luoghi cruciali per la cultura della comunicazione visiva.

di SIMONE AZZONI

EDITORIALE Be waterless, my friend. Di Michela Pibiri COM'È FATTO PRINTLOVERS #89 I materiali e le tecniche

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GRANDANGOLO Miu Miu nel segno dell’upcycling

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TIPOGRAFIA Intervista a Michele Patanè

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SPAZIO ROBILANT ASSOCIATI La forma della luce

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CONCORSI Creative Hero

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BRAND REVOLUTION LAB Gusto Instagrammabile

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ENGLISH VERSION

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ABBIAMO PARLATO DI Persone e aziende citate in questo numero

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CREATIVE FRAME Dr. Vranjes Firenze

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PERSONALMENTE Cassetta dei suggerimenti. Di Marilde Motta

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NEWS

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GRANDANGOLO Toile Ocean di Fontana Grafica

GRANDANGOLO Fedrigoni Self-Adhesives per Vodka Votiva

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GRANDANGOLO See.Click.Feel 2021

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PRINT BUYER NUMERO 89/2021 DIRETTORE RESPONSABILE Enrico Barboglio

ART DIRECTOR Stefano Torregrossa › onicedesign.it

COORDINAMENTO EDITORIALE Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net

PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net

HANNO COLLABORATO Achille Perego, Caterina Pucci, Elena Panciera, Lorenzo Capitani, Marilde Motta, Roberta Ragona, Simone Azzoni, Stefano Torregrossa

STRATEGO GROUP srl Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net

TRADUZIONI Marta Sanders – The Language Switch

PUBBLICITÀ Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net

REA MILANO 1190227 Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004 STAMPA FAENZA GROUP SPA – Faenza (RA) ABBONAMENTI T. 02 49534500 | F. 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net — Annuale 60 euro – Bonifico bancario a STRATEGO GROUP srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200

Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.


Com'è fatto Print

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Cover La scritta lovers ripropone il colore a caldo predominante nella controcover, ovvero l’effetto olografico SB Liquid Select della linea LIGHT LINE®.

CLICHÉ E COLORE A CALDO Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento internazionale nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo e la stampa a freddo. Attraverso le sue ispirazioni Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Le tecnologie e i materiali decorativi che Luxoro propone sono tra i migliori al mondo e la competenza nell’offrire consulenza e servizio è un punto fermo della filosofia aziendale. Luxoro è fornitore di materiali di decorazione, ma è anche partner in grado di sviluppare con designer e creativi le migliori applicazioni per dare vita alle loro idee. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e totalmente a impatto zero. C www.luxoro.it 008

Controcover Il diamante in stato liquido è stampato a caldo con l’effetto SB Liquid Select, già utilizzato sulla cover. È un olografico stampato a caldo i cui riflessi richiamano la fluidità cangiante dell’acqua. La scritta NOT è nobilitata con il LUMAFIN® Clear, effetto trasparente satinato che aggiunge il tocco glossy al design; lo stesso LUMAFIN® lo ritroviamo stampato in rilievo sulla goccia che sigilla tutta l’illustrazione. I cliché sono hinderer + mühlich Italia.


La controcopertina è stata realizzata con lo scopo di sottolineare un lusso conforme alla bellezza e al benessere che riempiono le nostre giornate, cercando però di mostrare ciò che spesso viene dato per scontato. La stampa è stata affidata alla Komori Lithrone G40, che promuove una stampa ecosostenibile riducendo

l’utilizzo di materiali di consumo ed energia oltre al carbon footprint. Il risultato è una stampa “green” che sfrutta il sistema H-UV Led per realizzare un OffsetOnDemand senza sprechi e con prestazioni al

massimo livello. La controcopertina viene poi ancor più impreziosita dalla stampa a caldo degli elementi cardine dell’intero layout attraverso l’utilizzo di due effetti che esaltano e al tempo stesso denunciano il messaggio del bene prezioso. La foglia olografica LIGHT LINE® imprime un diamante fugace che si sta sciogliendo mentre la leggerezza del LUMAFIN® si completa in una goccia posta a mo’ di chiusura, monito allo spreco. Non solo l’occhio, però, vuole la sua parte e come ultima lavorazione troviamo un rilievo in embossing che dona l’effetto 3D alla goccia affinché si possa toccare anche con mano l’unicità del valore di cui si fa messaggera. Carta Change Waterproof da 275 g/m2 Per esaltare un tema di rilievo come quello di questa edizione PRINTlovers, Gruppo Cordenons presenta la nuova carta CHANGE WATERPROOF, contraddistinta dal classico colore bianco e da una superficie liscia che rivela una piacevole sensazione al tatto. Ma la sua più grande unicità risiede in ciò che è invisibile agli occhi: si tratta di un supporto cartaceo particolarmente adatto a tutte le applicazioni in ambienti interni ed esterni che necessitano di maggiore resistenza all’umidità. Si presenta quindi come strumento ideale per progetti che possono spaziare da cartellonistica indoor e outdoor, all’abbigliaggio delle piante, espositori, tessere promozionali, shopper e molto altro. CHANGE WATERPROOF è disponibile a stock nel formato 74x104 cm, con grammature da 175, 275, 320, 360 e 480 g/m2.

STAMPA E NOBILITAZIONE CONTROCOPERTINA Varigrafica opera nel settore delle Arti Tipografiche da oltre 50 anni, ed oggi si posiziona come azienda leader a livello nazionale, grazie all’esperienza ed il know-how si propone con lo stesso carattere distintivo verso i mercati internazionali.Affidabilità e qualità sono divenute sempre più parole chiave, grazie alla passione presente nella proprietà e nei collaboratori; passione che supporta ed è supportata da uno straordinario parco macchine dalla prestampa alla finitura. Al centro del processo di produzione vengono posti prodotto e cliente così da sottolineare sì la qualità e le caratteristiche tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto l’aspetto tipico del Made in Italy: regalare un’esperienza sartoriale dove il prodotto è ideato e creato su misura ricercando soluzioni sempre nuove per rispondere alle mutevoli richieste del mercato C www.varigrafica.com

Il progetto creativo di copertina e controcopertina è di

C pagina 93 Il progetto creativo è di ArteficeGroup Lusso: sostantivo maschile

1. Quanto rappresenta motivo di vistosa esorbitanza, temporanea o permanente, dall’ambito delle normali comodità o soddisfazioni. 2. Qualcosa che aggiunge piacere o conforto ma non è assolutamente necessario: uno dei lussi della vita. E se invece diventasse un lusso qualcosa che abbiamo sempre dato per scontato come bere un bicchiere d’acqua? Più di due miliardi di persone non hanno accesso ancora all’acqua potabile e sempre più l’acqua diventerà una risorsa scarsa.Lasciamo che il lusso continui ad essere associato al bello, al sogno e al non necessario. L’acqua non può essere un lusso. Team di lavoro: Tiziano Saitta Ketija Feldmane Valeria Di Girolamo

CARTA COPERTINA E CONTROCOPERTINA Forte di una lunga tradizione, Gruppo Cordenons si è specializzata nello sviluppo di carte creative, servendosi delle più avanzate tecnologie e mantenendo intatta la vocazione a creare prodotti di alta gamma con una raffinata cura del dettaglio. Una specificità che contraddistingue l’azienda nello scenario mondiale e grazie alla quale ha messo a punto un portfolio unico che conta oggi oltre 2.500 referenze. Carte differenti per tipologia e target di applicazione caratterizzate da effetti perlescenti, metallizzati e cangianti; da patine che riproducono la morbidezza e la lucentezza della seta; dal look & feel della vera pelle e cartoncini caratterizzati dall’effetto gommato. A queste si aggiungono le naturali, morbide al tatto grazie alla presenza di fibre di cotone, e quelle eco-friendly prodotte con fibre riciclate. Attraverso una produzione sempre più flessibile, Gruppo Cordenons offre ai clienti, oltre all’ampia gamma a catalogo, la possibilità di richiedere forniture di carte personalizzate in base alle specifiche esigenze di colorazione, grammatura e finitura. C www.gruppocordenons.com 009


Novità: Scatole in formati personalizzati a prezzo ridotto

Oltre 1 milione di clienti soddisfatti

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di M A R I L D E

M O T T A

Cassetta dei suggerimenti È presente in fabbrica e negli uffici da almeno due secoli. Figlia soprattutto della seconda rivoluzione industriale, quando macchine e uomini erano parte degli stessi ingranaggi, ma si dava ancora agli umani la possibilità di esprimere una scintilla di genialità, quel lampo che al “padrone” dava un vantaggio. Gli operai, che conoscevano i meccanismi, le funzionalità e sapevano cosa era migliorabile per produrre sempre di più, potevano inserire nella cassetta dei suggerimenti uno schizzo, un breve testo per spiegare cosa e come far progredire. A molti di loro, rimasti anonimi, si devono suggerimenti che sono diventate piccole e grandi innovazioni, naturalmente brevettate dal proprietario della fabbrica e ricompensate con una qualche gratifica in busta paga. La cassetta dei suggerimenti è un contenitore in un materiale povero e semplice come il cartone, o il legno grezzo, ma di grande dimensione quasi a voler stimolare un’abbondante produzione di idee, dotata di una fessura per inserire foglietti con preziose soluzioni. Collocata nell’area produttiva, o negli uffici (giacché anche ai colletti bianchi si richiede uno sforzo di immaginazione per migliorare i flussi di lavoro), la cassetta dei suggerimenti non è sparita e nemmeno si è digitalizzata. Ha superato la terza rivoluzione industriale, è entrata nel mondo dei servizi e persino nelle aziende più proiettate al futuro dove rimane ancora ben visibile. A nessun packaging designer è mai stato chiesto di darle una forma e un’estetica. Quel che è cambiata è la modalità di trattamento degli autori delle idee. Se un tempo era paternalisticamente benvenuto un apporto di soluzioni e di pratiche che rendevano più efficiente e competitiva l’azienda, oggi la cassetta dei suggerimenti fa parte di un meccanismo ben più complesso di HR management. Total quality, six sigma, empowerment sono diventati gli strumenti di un miglioramento continuo che fa leva sulle persone e sull’apporto di ciascuno, oggi finalmente riconosciuto e valorizzato.

M A R I L D E M OT TA . Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione.

Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.

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N E W S

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CONTEST

IL MEGLIO DEL PACKAGING ETICO 2021

CARTA

PERGRAPHICA®, la carta premium di Mondi per il design creativo a zero emissioni CO2 Promuovere lo sviluppo della comunicazione tramite carte di “alta qualità, rinnovabili e rispettose dell’ambiente” è la mission che da sempre anima Burgo Distribuzione e che si traduce in una costante attenzione alle tematiche ambientali legate al mercato, alla gestione dei processi industriali e all’eco-compatibilità dei prodotti. All’interno dell’offerta di Burgo Distribuzione è inclusa anche PERGRAPHICA®, la carta premium di Mondi per il design creativo, l’editoria e gli imballaggi di lusso, da oggi disponibile CO2 neutral come standard (senza alcun sovrapprezzo). Le emissioni di CO2 di PERGRAPHICA® sono state calcolate e compensate da Mondi con il supporto di ClimatePartner e classificate come a neutralità carbonica. Per compensare tutte le emissioni di CO2 calcolate, Mondi sostiene la centrale idroelettrica Pesqueiro sul fiume Jaguariaríva nel sud del Brasile, un progetto di compensazione delle emissioni di carbonio riconosciuto a livello internazionale. Secondo i calcoli di ClimatePartner, per un libro stampato e finito la carta è responsabile del 50-75% di emissioni di CO2. Per scoprire come utilizzare PERGRAPHICA® CO2 neutral come base di progetti di stampa, di design ed editoriali che siano creativi e sostenibili, consultare il sito www.mymondi.net o contattare l’ufficio commerciale più vicino su www.burgodistribuzione.com/rete

EVENTI

BRAND REVOLUTION LAB 2021 IN MOSTRA A OTTOBRE Ci saranno 20 progetti realizzati per altrettanti brand da 12 agenzie creative insieme a 25 partner tecnologici e di stampa a Brand Revolution LAB 2021, che per la prima volta, dopo il vernissage su invito il 21 ottobre, apre le porte anche al pubblico (previa registrazione e presentazione del green pass). L’appuntamento è il 22 ottobre agli East End Studios in via Mecenate, a Milano. L’evento è frutto dell’intenso lavoro di filiera svolto durante l’anno, che tor-

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na in presenza, dopo un anno in versione digitale, con un concept di allestimento completamente nuovo. In mostra ben 20 progetti per altrettanti brand: Marinella, 3M, Quercetti, Podere l’Agave, Veralab, Oasi Dynamo, Gust’Osa, Acetomodena, Alpro di Danone, Agribirrificio Altavia, Atkinsons, Ospedale dei Bambini di Milano Vittore Buzzi, Curaprox, Eni gas e luce, Ferro 13, Rapinzeri, Mare Aperto, Mediterranea Saving Humans, VIP Val Venosta e Terranova Instruments. Sarà possibile visitare anche il Brand Revolution Museum – un’area dedicata alla memoria storica del progetto – e l’area “Touch & Talk”, grande novità di quest’anno, in cui il pubblico potrà incontrare stampatori e fornitori e scoprire progetti e materiali. In mostra applicazioni di stampa innovativa che vanno dal packa-

ging cartotecnico alla stampa su vetro, dal grande formato al textile, mixando elementi di design, tecnologie di stampa e supporti diversi per rappresentare l’avanguardia della comunicazione. I partner di Brand Revolution LAB sono Gruppo Cordenons, Konica Minolta, Luxoro e HP in qualità di fornitori di tecnologia e supporti; gli stampatori Grafical, PressUP, Ba.ia, Ciemme, Tic-tac, Eurolabel, Gruppo Masserdotti, Tech:Art, O-I, Nava Press, Rifa Etichette, ICO, Lazzati Industria Grafica, Graf Color, l’Artegrafica, Gold & Silver, System Graphic, Goglio, ACM e La Commerciale Borgogno. Le agenzie creative coinvolte sono: Creostudios, DLVBBDO, Hello DTV, Ideology, Lateral, The Embassy, O, Nice!, The 6th, Arteficegroup, Coo’ee Italia, Angelini Design e Conversion E3.

27 progetti che sposano i principi della Carta Etica del Packaging. Sono i finalisti del concorso Best Packaging 2021 promosso dall’Istituto Italiano Imballaggio insieme alla Fondazione Carta Etica del Packaging, e sono stati presentati in anteprima durante la Milano Design Week a settembre nella Galleria Mimmo Scognamiglio, a Brera, guidando il visitatore attraverso un costante dialogo tra etica e innovazione tecnologica. Dal packaging cosmetico a quello food contact, dalle soluzioni di upcycling al zero waste, i progetti finalisti rappresentano la sintesi tra ideale e reale, tra la volontà di coniugare le performance del packaging con una nuova visione di filiera etica e sostenibile. I 27 progetti interpretano e si relazionano costantemente con i valori della Carta Etica: responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo e sostenibile. Tra i finalisti anche il Packaging del Futuro al quale verrà data una menzione speciale dalla giuria che sta per decretare i vincitori. Il contest Best Packaging, conosciuto anche come Oscar dell’Imballaggio, si svolge con cadenza annuale e promuove, valorizza e premia le migliori soluzioni di imballaggio, in prototipo, in commercio o in fase di industrializzazione. Nel 2021 il focus è su Etica e Futuro, e premierà le migliori soluzioni realizzate nel 2020. www.istitutoimballaggio.org/best-packaging

È possibile seguire tutti gli aggiornamenti sull’account Instagram @brandrevolutionlab e sul sito www.brandrevolutionlab.it. Per partecipare il 22 ottobre è necessario registrarsi qui: https://brl_221021.eventbrite.it

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< G R A N D A N G O L O >

20.07.21 08:02

FONTANA GRAFICA PRESENTA TOILE OCEAN, LA PRIMA TELA DA RIVESTIMENTO REALIZZATA CON PLASTICA RACCOLTA NELL’OCEANO Toile Ocean, la nuova tela entrata a far parte della collezione di Fontana Grafica, è stata sviluppata dalla Winter & Company insieme alla società Tide Ocean SA, specializzata nella raccolta e nella valorizzazione della plastica degli oceani in un premiato processo

di upcycling. La tela è infatti realizzata con plastica raccolta dall’oceano, compressa in un granulato, filata, tessuta e poi spalmata con acrilico a base d’acqua. Per ogni 1.000 m² di Toile Ocean vengono riciclate più di 5.000 bottiglie di PET da 0,5 l. Un prodotto naturalmen-

te screziato particolarmente indicato, grazie alla sua durevolezza, per il rivestimento di copertine di libri, porta menù, articoli di cartoleria come i taccuini e anche per la realizzazione di premium packaging, cartellini pendenti e shopping bag di pregio.

Toile Ocean è stata già testata per la stampa in offset su Heidelberg XL 75 – 5 colori (tradizionali) e può, inoltre, essere nobilitata in serigrafia e stampa a caldo. È disponibile in 6 colori ispirati all’universo marino.

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I N T E R V I S T A

CLARINS IL BELLO, IL BUONO, L’AMBIENTE di M A R I L D E

M O T T A

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Cosmetici nati per coniugare bellezza e benessere. Clarins si differenzia dalla concorrenza anche per sostenibilità ambientale, attenzione alle persone, ricerca scientifica. Ce ne parla Marie-Hélène Lair, direttore dell’innovazione responsabile di Clarins

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I N T E R V I S T A

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uella di Clarins è una storia, nel mondo della cosmesi, iniziata a Parigi nel 1954 e cresciuta fino a raggiungere una dimensione internazionale con la presenza in 150 Paesi. Un successo a cui dà il via Jacques CourtinClarins con la sua innovativa idea di una cosmesi imperniata sulla bellezza e benessere. Un binomio inscindibile che guiderà tutte le scelte successive di responsabilità verso le persone e l’ambiente, di amore per le materie prime naturali e bio. Clarins è ancora oggi guidata dalla famiglia Courtin-Clarins, i cui membri sono impegnati nel dare ogni giorno valore concreto all’héritage e ad attualizzare le strategie in un mondo sempre più sfidante che richiede innovazione permanente e sincera attenzione all’ambiente. La scelta di rivedere il packaging, senza cambiarne gli elementi iconici così fortemente identificativi, ha dovuto necessariamente aprire nuove vie per trovare soluzioni creative ed efficienti che Marie-Hélène Lair ci spiega.

Quali sono le istanze sociali e ambientali che hanno convinto Clarins a cambiare il packaging per cosmetici e profumi? Le modifiche al packaging che abbiamo pianificato sono in linea con la nostra visione di corporate social responsibility “rendere la vita più bella e costruire un mondo migliore”. Risistemare l’esterno degli astucci, ridurli, scegliere materiali da fonti rinnovabili, integrare materiali riciclati, ideare un nuovo sistema di ricarica nelle boutique. Il packaging di Clarins è soggetto alla ricerca costante e all’innovazione permanente finalizzate a ridurre l’impronta ambientale al minimo strettamente necessario. Per andare ancora oltre, Clarins si impegna a raggiungere la “plastic neutrality” entro il 2025. Questo obiettivo ambizioso si fonda su un principio simile al “carbon neutrality” (ndr: compensazione fra l’emissione di gas serra e il loro riassorbimento). Per il Gruppo si tratta di realizzare nuovi programmi di riciclo e neutralizzazione insieme a una riduzione del 30% di impiego della plastica.

Come è organizzata la vostra supply chain per assicurare che, a ogni livello, il packaging si conformi ai criteri di sostenibilità? Clarins ha rinforzato il suo programma per sostenere i propri fornitori più importanti utilizzando una piattaforma di valutazione sviluppata da Ecovadis. Questo riguarda oltre il 90% degli acquisti fatti dalla sede direzionale. Lo scopo non è solo quello di assicurare che la società lavori con partner che condividono gli stessi valori e visione, ma è anche volto ad aiutare coloro che cercano di fare progressi e vogliono mettere in comune conoscenza e buone pratiche. Quattro filiali sono state coinvolte in questa ricerca nel 2019: Messico, Svizzera, Cina e Giappone. L’obiettivo è di estendere questo sistema a tutte le filiali e di adottare la policy di acquisto del gruppo per minimizzare la soglia relativa alle quattro aree della CSR: ambiente, etica di business, diritti umani e acquisti responsabili.

Il packaging di Clarins è soggetto alla ricerca costante e all’innovazione permanente finalizzate a ridurre l’impronta ambientale al minimo strettamente necessario.

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I N T E R V I S T A

Quali sono i punti di svolta?

Da diversi anni Clarins ha adottato idee di sviluppo ecologico e le include in ogni progetto di nuovi imballaggi. Nel 2019, il Gruppo ha messo a punto uno strumento interno chiamato “Pack Score” che, come il “Green Score” per gli ingredienti e le formulazioni, rende possibile valutare e comparare differenti idee di packaging per uno stesso prodotto. L’obiettivo è di migliorare continuamente il 100% dei nuovi progetti in base a 8 criteri di eco-sviluppo: il materiale e il suo impatto, la percentuale di materiale riciclato, leggerezza, massa, elementi decorativi, semplicità della confezione, considerazioni sul fine-vita e livello di resa della formula. Questa attività aiuta a fare della visione del Gruppo una realtà: ridurre l’uso di risorse, incrementare l’ammontare di materiali riciclati da impiegare e sviluppare confezioni riciclabili. Questo approccio è globale. Favorisce i materiali responsabili (il cartone esterno e quello ondulato sono ricavati da foreste gestite in modo sostenibile), vengono ridotti peso e volume (eliminazione di divisori e inserti), si ottengono contenitori più leggeri (utilizzo di materiale riciclabile e riciclato). Stampando l’interno della confezione e/o aggiungendo un QR-code possiamo eliminare foglietti

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illustrativi e risparmiare ulteriore carta. Le nuove idee di packaging sono sempre studiate con i fornitori così da usare meno risorse, ma anche sviluppare nuovi modi di ricarica dei prodotti. Dal 2012 tutti i contenitori in vetro usati da Clarins contengono almeno il 25% di vetro riciclato. Abbiamo alleggerito i contenitori in vetro di circa 12 gr. Dal 2019 tutti i nuovi packaging in plastica devono includere plastica post-consumer riciclata. L’impegno del gruppo è di raggiungere il 100% di packaging riciclabile entro il 2025 favorendo un approccio certo all’eco-sviluppo: il minimo numero possibile di materiali diversi, facili da riciclare e che possono essere semplicemente separati dai clienti per facilitare lo smistamento quando il prodotto è finito.

Pensa sia necessario un richiamo alla razionalità quando ci si rivolge ai clienti per spiegare i cambiamenti nel vostro packaging?

In Clarins amiamo ascoltare i clienti e lo facciamo costantemente fin dalla nostra fondazione nel 1954. Noi sappiamo che i nostri fedeli consumatori vogliono conoscere maggiori dettagli circa le nostre formulazioni e le confezioni. Stiamo ottimizzando la nostra comunicazione digitale,

immettendo ancora più dati nel sito www.clarins. com circa gli ingredienti e le confezioni (materie prime, programmi di ricarica, riciclabilità).

Quale pensa sia l’ottimale dimensione dei contenitori delle diverse categorie di cosmetici e profumi?

Tutti i nostri prodotti sono disponibili in diversi formati adatti anche per sampling e per viaggio. In Clarins vogliamo offrire ai clienti la dimensione del prodotto adatta alle loro esigenze di utilizzo quotidiano.

Via smartphone è facile beneficiare di soluzioni online, quali programmi ha Clarins?

In Clarins abbiamo già sviluppato, prima della crisi pandemica, molti giochi, tutorial, o metodi di applicazione, disponibili sullo smartphone via QR-code. Stiamo sviluppando sempre più risorse per divulgare online il nostro approccio olistico come per esempio i gesti di applicazione per incrementare l’efficacia delle nostre formule skin-care, ma anche consigli lifestyle legati alla corretta alimentazione, o esercizi fisici per star bene.


I N T E R V I S T A

Nel 2019 il Gruppo ha messo a punto uno strumento interno chiamato “Pack Score” che rende possibile valutare e comparare differenti idee di packaging per uno stesso prodotto.

Il canale profumeria e le sfide ambientali del packaging La

ricerca sta trovando soluzioni intelligenti: packaging fatti con alte percentuali di materiali riciclati, confezioni refillable che hanno una lunga vita, contenitori che esprimono una dimensione razionale, in rapporto con l’effettiva possibilità di consumo evitando sprechi. Con i centri di ricerca si sperimentano materiali sostenibili, interamente riciclabili. Il packaging design è attento ad assemblare un numero ridotto di componenti, così diviene più facile la raccolta differenziata e il recupero dei singoli materiali. Con Luca Catalano, presidente di Cosmetica Italia in Profumeria, scopriamo quanto la sostenibilità sia un requisito irrinunciabile per tutto il settore. Il comparto cosmetico è infatti impegnato verso la sostenibilità dell’intera filiera: ingredienti, formulazioni, logistica, processi produttivi, trasporti e ovviamente il packaging che è l’anello centrale di tutta la filiera. Riciclare, riusare, ridurre sono termini che ricorrono nelle politiche di ridefinizione del packaging. Come sono applicate? Sostenibilità è la parola d’ordine di tutte le aziende, ogni brand ha il suo programma; a mio parere entro 5 anni tutte le marche vanteranno prodotti, formule, trasporti e packaging sostenibili. La vera sfida per l’industria e la distribuzione sarà essere sostenibili con le persone, non si potrà dire di essere sostenibili se al centro di tutti i processi non ci sarà l’uomo. Credo fortemente che la sostenibilità debba partire dal benessere dell’individuo: questa è la prima azione che devono fare tutte le aziende che vogliono vantare una sostenibilità a 360 gradi.

Il canale profumeria è ancora importante, in particolare cosa ricerca la clientela? Il consumatore ricerca prodotti esclusivi di marca, di qualità al giusto prezzo che non è necessariamente basso, deve valere ciò che costa. Il cliente ricerca anche il servizio a 360 gradi, quindi la consulenza sul prodotto, un assortimento adeguato in funzione di una scala di prezzi e servizi aggiuntivi come il nail bar, la cabina e in taluni casi il parrucchiere. Quali cifre esprime il canale profumeria in Italia? Bisogna fare una distinzione fra prima della pandemia e oggi. C’è stata una contrazione significativa, l’asse che ha sofferto di più è stato il make-up. Non solo per via della mascherina, ma anche lo stare tanto in casa in funzione del telelavoro. Però va segnalato che negli ultimi 5 anni il mercato si è arricchito di private label lanciate da note catene di profumeria e di marche esclusive (ossia quelle che vengono date a una sola insegna) che non esistevano in Italia: parliamo di circa 100 nuove marche ogni anno. Va detto che per la prima volta la Farmacia ha superato la Profumeria, anche se è stato un sorpasso dato da una minore perdita che evidenzia una resistenza del canale all’impatto della pandemia. Quello che è letteralmente esploso con grandi numeri è stato il “fai-da-te” delle tinte e della cura dei capelli.

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RECUBE, L’IMPEGNO DE LA CARTOTECNICA FOSSALUZZA PER UNA BELLEZZA SOSTENIBILE E CERTIFICATA

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Superare il compromesso tra bellezza e sostenibilità. È questo l’obiettivo che si è posta La Cartotecnica Fossaluzza quando ha cominciato il percorso di creazione di ReCUBE: uno straordinario catalogo di applicazioni di stampa a caldo su supporti cartacei che dimostra come le nobilitazioni possono essere ecocompatibili e certificate, non impattando in alcun modo sulla riciclabilità degli stampati di carta, anche i più pregiati e lussuosi. Ma ReCUBE è solo l’ultimo capitolo di un’azienda che ha fatto della qualità un vero e proprio culto.

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L’ARTE DELLA STAMPA A CALDO La Cartotecnica nasce nel 1988 a Carbonera (TV) dai fratelli Andrea e Roberto Fossaluzza che fondano l’azienda sulle solide basi della legatoria di famiglia, fondata dai loro genitori nel 1966. Anno dopo anno La Cartotecnica ha portato avanti un processo di ricerca, sviluppo e innovazione; dal libro al prodotto cartotecnico, l’azienda si è affermata come uno dei principali riferimenti del settore in Italia e non solo. Tra le produzioni di punta compaiono cofanetti, scatole e custodie pregiate, dalle forme e meccaniche innovative, che esaltano la brand identity e il pensiero creativo dei clienti più prestigiosi. E così pure le soluzioni per rac-

coglitori, espositori, mattonelle e greeting card e tutto ciò che accompagna, a partire dalla carta, la comunicazione e l’affermazione dell’immagine di marca nel mondo del lusso. Il prestigio delle lavorazioni si esprime pienamente grazie alla nobilitazione, di cui LCF ha fatto un’arte: stampa a caldo, rilievi e bassorilievi sia con applicazioni di foglia colorata sia a secco, ottenuti con materiali e strumenti raffinati conferiscono prestigio a ogni stampato e restituiscono effetti sensoriali unici e sorprendenti. L’IMPEGNO PER UN FUTURO SOSTENIBILE Dopo oltre 30 anni di specializzazione nella stampa a caldo, LCF ha fatto un passo ulteriore per sviluppare

soluzioni innovative per un futuro sostenibile. Per questo ha avviato un progetto di sviluppo e ricerca volto a validare il processo produttivo e i materiali con analisi di laboratorio: il risultato è la possibilità di garantire il rispetto della riciclabilità dell’intera filiera, rilasciando la certificazione di conformità Metodo Aticelca® 501 UNI 11743. «Sebbene il packaging eco friendly rappresenti oggi anche uno strumento di marketing, la sostenibilità per noi non è una moda, ma un tema globale e un impegno che ci riguarda da vicino: riciclare non fa rima solo con carta ma con l’ intero ciclo produttivo di uno stampato», dicono Andrea e Roberto Fossaluzza,


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titolari di LFC. Il Metodo Aticelca® 501 UNI 11743 determina il livello di riciclabilità di materiali sottoposti a prove di laboratorio, assegnando una classificazione crescente su 4 livelli, dalla “C” alla “A+”. Grazie alle nobilitazioni LCF è quindi possibile dichiarare la riciclabilità direttamente sul prodotto, inserendo la marcatura “Riciclabile con la carta – Aticelca® 501 UNI 11743”. La creazione di ReCUBE è l’espressione della filosofia sostenibile dell’azienda: un impegno che si esprime nell’attenzione all’intero ciclo di vita di uno stampato. Con ReCUBE, LCF dà forma e sostanza alla creatività e alle infinite potenzialità espressive della stampa

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a caldo sostenibile. «Con ReCUBE abbiamo studiato e lavorato per dare il nostro contributo e riuscire a certificare come riciclabili con la carta anche le nostre preziose finiture, abbattendo il compromesso tra il bello e l’ecosostenibile» proseguono Andrea e Roberto Fossaluzza. «Stiamo investendo in ricerca di nuovi materiali e sviluppo di nuove soluzioni per il futuro della nostra professione, ma anche nell’ottimizzazione dei nostri processi produttivi e di approvvigionamento, incontrando la crescente domanda di consumatori sempre più responsabili».

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COME È FATTO RECUBE ReCUBE è un contenitore a forma di cubo con cassetto, realizzato in cartone grigio da 2.5 mm e rivestito con carta nera ICMA Wood da 170 gsm, con piega a 90°. Al suo interno, vi sono 10 tessere a soggetto naturalistico, ciascuna impreziosita da una particolare nobilitazione: “ACERO”, per esempio, è una stampa a caldo a 2/0 colori con rilievo su cartoncino Freelife Merida Kraft (Fedrigoni) da 280 gsm; per FELCE è stato scelto il cartoncino Natural Evolution da 280 gsm (Gruppo Cordenons) per una stampa a caldo 4/0 colori e rilievo in contemporanea; PIOPPO invece è realizzato su Sirio Color Iris (Fedrigoni) da 290 gsm, stampato a caldo in 2/colori con cliché strutturato e plastificazione opaca riciclabile. ReCUBE è stato sottoposto a test di riciclabilità secondo il metodo Aticelca® 501 UNI 11743 , ottenendo il grado A, quindi uno dei più alti livelli di riciclabilità. Insieme a ReCUBE, La Cartotecnica Fossaluzza ha messo a punto anche una mazzetta di colori per la nobilitazione riciclabile certificata, indispensabile strumento operativo che contiene tutte le referenze colore disponibili per impreziosire e nobilitare stampati e packaging realizzati con supporto cartaceo nel segno dell’ecosostenibilità.

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LA SOSTENIBILITÀ INFUSA DI TEAOLOGY ENGLISH VERSION C pg. 86

di A C H I L L E

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Innovazione di prodotto, packaging green. Parliamo con Cecilia Garofalo, fondatrice del giovane brand italiano Teaology, dell’approccio contemporaneo a una cosmesi di altissima qualità, etica e buona per l’ambiente. 20


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Un beauty sempre più eco-friendly. Non solo nel contenuto, ma anche nel contenitore. Il percorso verso un packaging green e biodegradabile, dando l’addio alla plastica – ma anche puntando allo “zero rifiuti” – è diventato quasi obbligato per l’industria della cosmetica. Dai grandi marchi internazionali alle start up del settore sia italiane, sia estere e comunque presenti nel nostro Paese. Un percorso condotto con partner di riferimento come le aziende di stampa e in particolare le cartotecniche, perché la sostenibilità passa da una parte dallo sviluppo di nuovi materiali con materie prime rinnovate e rinnovabili, e dall’altra proprio da un innovativo utilizzo di carta e cartoncino. È il caso di Teaology, un nuovo brand che oltre all’innovazione di prodotto ha scelto fin dall’inizio anche un packaging green. Teaology è stata fondata, partendo dal grande amore per il tè, nel 2016 da Cecilia Garofalo, che ha dato forma e sostanza a una linea di skincare che del tè esaltasse tutte le straordinarie qualità attraverso un brevetto esclusivo. Garofalo ha investito i suoi studi in economia e la sua professionalità, maturati in tanti anni di attività nel marketing di importanti multinazionali della bellezza, per materializzare il proprio sogno. «Con Teaology – racconta – abbiamo portato l’uso del tè a un nuovo livello per offrire i vantaggi di uno

Il brevetto (Tea Infusion Skincare) che sta alla basa del successo di Teaology è una tecnologia unica che permette di utilizzare vero infuso di tè nelle formule cosmetiche al posto dell’acqua.

skincare efficace, pulito e sostenibile». Una sostenibilità che non poteva non riguardare anche il packaging di questo nuovo brand della cosmetica le cui linee di prodotti oggi sono distribuite in oltre 25 Paesi al mondo attraverso profumerie selettive, department store e l’e-commerce. Il brevetto (Tea Infusion Skincare) che sta alla basa del successo di Teaology, aggiunge la fondatrice dell’azienda che ha il quartier generale a Monza, «è una tecnologia unica che permette di utilizzare vero infuso di tè nelle formule cosmetiche al posto dell’acqua». L’attenzione alla salute della pelle e in generale al benessere dell’organismo quando si utilizzano i cosmetici si traduce nella scelta dei tè biologici più adatti (nero, bianco, matcha, verde, blu) da inserire in ogni prodotto in base ai principi attivi. Un’offerta che ormai comprende numerose linee, dalle creme per il corpo ai profumi, dalla cura degli occhi a quella del viso, dalle maschere per viso e collo alla Yoga Line. E prodotti che già sono diventati, sia per il contenuto, sia per il packaging, delle icone, come

il Green Tea Detox Face Scrub, una crema-burro esfoliante detossinante, il Matcha Tea ultra firming face cream, tonificante, ridensificante e idratante, il Bancha Oil, un concentrato antiossidante, nutriente e illuminante con il 99% di ingredienti di origine naturale, l’Happy Skin balsamo di bellezza multifunzione e il Peach Tea Hydra cream, una crema viso con infuso di Tè Blu, acido ialuronico e prebiotici levigante e illuminante. Prodotti sostenibili che richiedono imballaggi altrettanto ecofriendly. «Crediamo nell’importanza del riciclo e della raccolta differenziata – spiega Cecilia Garofalo – per questo ci impegniamo a usare imballaggi il più possibile riciclabili e in monomateriale per semplificare lo smaltimento. Quindi scatole e imballi sono 100% riciclabili e realizzati con carte certificate, provenienti da foreste gestite in maniera responsabile, prive di acidi e metalli pesanti. Anche per i contenitori di plastica l’approccio è quello del 100% di riciclabilità, e preferiamo quindi contenitori realizzati con materie prime di origine vegetale come gli

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scarti di lavorazione della canna da zucchero e a ridotta emissione di CO2. La totale riciclabilità riguarda anche i contenitori di vetro mentre, nel caso in cui il tipo di materiale non sia ancora riciclabile, lo evidenziamo nella sezione ‘come riciclare’ presente sul nostro sito». Il settore della cosmetica sta puntando, sempre nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente, non solo alla riciclabilità del packaging ma anche a ridurne il più possibile la presenza. «Sul fronte dell’overpackaging – prosegue Garofalo – abbiamo eliminato i foglietti illustrativi nelle confezioni, risparmiando così oltre 500 kg di carta all’anno. Ma abbiamo eliminato anche gli accessori superflui e non riciclabili come spatoline di plastica e pennelli. In generale il materiale di imballaggio dei prodotti è ridotto al minimo: questo permette di utilizzare minor quantità di materie prime e di diminuire l’impronta energetica necessaria alla produzione, al trasporto e quindi allo smaltimento». Per la cosmetica non sempre è stato possibile, e lo è ancora, coniugare

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Preferiamo contenitori realizzati con materie prime di origine vegetale come gli scarti di lavorazione della canna da zucchero e a ridotta emissione di CO2.

un packaging green con la conservazione nel tempo del contenuto, a partire dalla salvaguardia dei principi attivi. «Le risorse naturali sono limitate e vanno preservate, la scienza offre un’alternativa sicura per evitare lo sfruttamento incontrollato di materie prime preziose per il pianeta e per la vita dei suoi abitanti» dice ancora Cecilia Garofalo. «Siamo convinti che la scienza sia una risorsa indispensabile per una cosmetica efficace, sostenibile e pulita. Un imballaggio sostenibile deve soddisfare una serie di requisiti: conservazione sicura del prodotto, essere prodotto con materiali sostenibili e poter essere riciclato quando avrà portato a

termine il suo compito. Per questo continuiamo a ricercare con i nostri partner e fornitori – aziende italiane specializzate nel settore cosmetico e attive, anche per quanto riguarda la stampa e la cartotecnica, nella ricerca di soluzioni innovative e materiali sostenibili – packaging di primo e secondo livello che rispondano in pieno a questi requisiti». Qualche esempio ben riuscito di questo binomio tra sostenibilità del packaging e conservazione adeguata del prodotto? «Per esempio – dice Garofalo – Matcha Pore cleansing stick. La sua formula 3 in 1 richiede un packaging particolare con riempimento dal fondo e a tenuta. Lo stick è in monoma-


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Il materiale di imballaggio dei prodotti è ridotto al minimo: questo permette di utilizzare minor quantità di materie prime e di diminuire l’impronta energetica necessaria alla produzione, al trasporto e quindi allo smaltimento.

teriale, si ricicla completamente nella plastica facilitando la raccolta differenziata e lo smaltimento. È in polipropilene 100% riciclabile, un materiale eco-responsabile perché limita l’impatto ambientale e allo stesso tempo garantisce una perfetta sicurezza in termini di igiene e conservazione del prodotto». Un altro esempio di packaging sostenibile buono per la pelle e per l’ambiente? «Il Green Tea Mist ha come contenitore una bombola in alluminio riciclabile caratterizzata dalla tecnologia aerosol Bag on Valve. Il BoV è costituito da una valvola a cui è saldato un sacchetto. Il prodotto viene inserito all’interno del sacchetto e come propellente viene utilizzata semplice aria compressa e nessun gas infiammabile. In questa condizione il prodotto si mantiene integro e puro poiché rimane sempre separato dal propellente. Quindi possiamo parlare di tecnologia zero sprechi perché permette l’ottimale svuotamento del prodotto fino al 99%. Migliora la sua conservazione e si usa in qualsiasi posizione (360°). Non necessita di gas propellenti, è igienico e sterilizzabile e riciclabile».

DA LAMAZUNA E GIACOMO B UNA VIA WATERLESS, ZERO SPRECHI E RICICLABILE. Dagli zero sprechi agli zero rifiuti. È la mission che caratterizza un altro marchio – francese ma con una significativa presenza anche in Italia – di prodotti per la persona e per la casa, chiamato Lamazuna. Tutto è iniziato con l’idea di sostituire i dischetti di cotone usa e getta con salviette detergenti in microfibra riutilizzabili. Questa idea semplice ma geniale è stata lanciata da Laëtitia Van de Walle nel 2010, riscuotendo grande successo tra i consumatori. L’offerta di prodotti è cresciuta da allora – comprendendo anche l’oriculi, uno strumento ecologico per la pulizia delle orecchie, che sostituisce il cotton fioc – e ora include una gamma di cosmetici solidi, accessori sostenibili e prodotti per una casa proprio a rifiuti zero. Determinata a fare ancora meglio e ancora di più, Lamazuna si è posta cinque ambiziosi obiettivi per il 2021: entro la fine dell’anno, due terzi dei cosmetici solidi saranno certificati COSMOS Organic mentre aumenterà il sostegno ai progetti di piantagione di alberi. Lamazuna spera di lavorare

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ancora di più con i suoi partner (fornitori, clienti, distributori e rivenditori) nel 2021, in modo che queste buone pratiche possano essere condivise e adottate in tutta la filiera, packaging compreso: il brand ha puntato fin dalla sua nascita sulla riciclabilità e l’osservanza della regola dei rifiuti zero optando per imballaggi in carta e cartoncino biodegradabili. «Vogliamo coinvolgere anche i nostri partner, in modo che ogni fase della vita dei nostri prodotti possa essere il più possibile zero rifiuti, ecologica ed etica», spiega Anne-Laure Sorraing, responsabile dell’impatto ambientale di Lamazuna. Tornando in Italia, sul fronte del packaging ha scelto il Pet riciclabile il giovane mar24

chio Giacomo B, il cui quartier generale è a Milano, che sviluppa tutto il suo brand concept su una linea di prodotti cosmetici, 100% made in Italy unica nel suo genere. Le proprietà benefiche dell’olio essenziale di Nardo, un pregiato ingrediente del Nepal noto anche come l’oro sacro dei re, vengono sviluppate in una linea completa di prodotti per i capelli, il corpo e per i momenti di relax a casa. Per la creazione del brand, Giacomo Bergamini, fondatore e anima creativa dell’azienda, ha unito l’amore per l’Oriente all’esperienza maturata nel mondo dell’hairstyling nelle capitali mondiali della moda. Un viaggio continuo in cui il rispetto per l’ambiente è parte stessa dell’identità di marca.


At the ROOTS of Materia Viva are nine families of fine papers from recycled materials. Vist us at: materiaviva.fedrigoni.com/


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La golden age dell'illustrazione di R O B E R T A

È una storia di corsi e ricorsi, quella del rapporto tra illustrazione e comunicazione stampata. Negli ultimi tempi è tornata prepotentemente in auge, uscendo dall’ambito editoriale per occupare gli spazi del packaging, dell’advertising e della visual communication. Ne abbiamo parlato con Ale Giorgini, Francesco Poroli, Riccardo Guasco e Emanuele Basso, che hanno diretto e illustrato campagne per importanti brand nazionali e internazionali. 26

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La comunicazione illustrata è un fenomeno ciclico nella storia dell’immagine, che coincide con forti mutamenti nella società e nelle tecnologie di stampa, in cui cambiano il modo in cui si comunica, i supporti utilizzati e le persone a cui ci si rivolge. Il primo esempio su larga scala è del diciannovesimo secolo, con l’emergere di un’industria pubblicitaria che richiede processi di stampa su scala più ampia e dal maggiore impatto visivo rispetto alle produzioni editoriali. È l’epoca delle grandi cromolitografie a colori dei poster pubblicitari di Eugène Grasset, Alphonse Mucha e Toulouse-Lautrec. E dell’Arts and Crafts Movement che, in risposta ai mutamenti della Rivoluzione Industriale, propone una fusione di arte e industria in cui l’utile sia bello e il bello uti-


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Un fenomeno, quello della riscoperta dell’illustrazione, che ha portato anche a una maturazione da parte dei brand, che hanno affinato la propria capacità di riconoscere e ricercare il giusto stile per il proprio tono di voce. le, e un ruolo rilevante lo assume l’illustrazione a stampa che adesso chiameremmo surface design. Nel primo Novecento il fenomeno si ripresenta: esplode la stampa popolare illustrata, che porta a una ancora maggiore permeabilità tra belle arti e arti commerciali in termini di autori e linguaggio espressivo utilizzato, ormai familiare agli occhi del pubblico. Questo periodico ritorno all’illustrazione nella comunicazione di marca risponde a una necessità di sintesi e racconto che pochi altri mezzi possiedono. Nell’ultimo decennio ci troviamo in quella che per molti è la golden age dell’illustrazione: hanno contribuito a questo fenomeno una concomitanza di fattori, da una generazione di autori e artisti con una forte cognizione delle potenzialità del mezzo e strumenti di riflessione critica del proprio lavoro, a una maggiore consapevolezza da parte dei professionisti della comunicazione riguardo l’uso di questo linguaggio, specie se usato in abbinamento efficace con la grafica, la cartotecnica e il motion design. Cambia il pubblico, cambiano i brand Il ritorno all’uso dell’illustrazione ha a che fare anche con un mutamento del pubblico, come fa presente Ale Giorgini, illustratore e direttore creativo del progetto Grani D’Autore Barilla: «L’il-

lustrazione nel settore editoriale ha sempre avuto un suo ruolo ben specifico mai messo in discussione. Invece uno dei motivi di questa riscoperta nel settore packaging e comunicazione è la necessità da parte dei brand di entrare in contatto con un consumatore smaliziato, immerso continuamente in un flusso di informazioni e contenuti. Ha tutti gli strumenti per valutare quale prodotto ritiene migliore, per cui va coinvolto in maniera più narrativa. Parliamo di un pubblico che si costruisce un proprio palinsesto di informazione e di intrattenimento, che pertanto va incontrato su quello stesso terreno». Si tratta di una modalità comunicativa che si è costruita nel tempo, come dice Riccardo Guasco, che di recente ha realizzato, tra gli altri, progetti per Esselunga e San Carlo: «Nei primi anni le aziende sperimentavano sulla comunicazione web e social, il banco di prova più immediato. I riscontri positivi hanno fatto sì che questo aprisse il campo a progetti sempre più coraggiosi, con edizioni limitate e campagne mirate. Se da una parte c’è Mondrian e dall’altra il famoso packaging L’Oréal, l’illustrazione si trova a metà tra questi due estremi comunicativi: attira l’attenzione sul prodotto dandogli una voce autoriale». Questa capacità di raccogliere stimoli dagli ambiti più diversi – dall’arte alla cultura pop – e

restituirli rielaborati in un linguaggio personale è quello che rende l’illustrazione uno strumento particolarmente flessibile tra quelli a disposizione di un’agenzia creativa, come sottolinea Emanuele Basso, direttore creativo di The 6th: «Nel caso della campagna Zedda Piras, commissionata dall’agenzia Wunderman Thompson, avevamo delle reference, ma abbiamo pensato anche allo stile della muralistica di Orgosolo con le sue figure spezzate in forme geometriche, uno stile un po’ cubista, con campiture di colore piatto ma materiche e ruvide. Gli illustratori che hanno lavorato sulla campagna si sono ispirati per alcune inquadrature anche a sequenze di Breaking Bad, una fonte inaspettata visto il tono sereno dell’animazione, ma che ci ha suggerito soluzioni interessanti. Una volta approvato lo storyboard, uno degli illustratori si è occupato dei personaggi e un altro dei panorami, in un dialogo e scambio continuo di pennelli e palette per armonizzare lo stile e le atmosfere. Su questo lavoro di illustrazione è intervenuto poi l’animatore, perché l’aspetto interessante è anche questo: la possibilità di continuare il racconto con altri mezzi e altre modalità». Un fenomeno, quello della riscoperta dell’illustrazione, che ha portato anche a una maturazione da parte dei brand, che hanno affinato la propria capacità di riconoscere e

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ricercare il giusto stile per il proprio tono di voce, lavorando direttamente con gli autori. Nota Francesco Poroli, che per Illustri ha curato il progetto Eataly all’Aperto: «Un altro grande cambiamento degli ultimi anni è che prima a proporre di inserire le illustrazioni nella strategia di comunicazione erano le agenzie, adesso è sempre più frequente che siano i brand stessi. Trovo che sia un segnale di maturità e di fiducia nella capacità dell’illustratore di comunicare in maniera trasversale. L’illustrazione ha dalla sua una capacità di visualizzare e di raccontare storie in maniera democratica, con un linguaggio comprensibile per qualunque fascia d’età e tipo di pubblico senza bisogno di traduzione». Infinitamente grande, infinitamente piccolo Ma come si inserisce un illustratore nella varietà delle applicazioni di stampa della comunicazione di marca? Se una stessa illustrazione va sull’infinitamente piccolo del packaging all’infinitamente grande del signage wide format, fino al wrapping per i bus o, come nel caso di Eataly, dei chioschi all’aperto, e se tutto viene stampato con tecniche diverse su supporti diversi, come si gestisce il flusso di lavoro? Per Giorgini è indubbiamente un sport di squadra: «Trovo molto interessanti i progetti in cui si preme sull’acceleratore della creatività intesa come materia e tecnica di

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stampa, si sposano in modo eccellente con l’illustrazione. Qualche anno fa ho disegnato per l’edizione limitata di un vino delle cantine Banfi una sleeve che andasse a coprire completamente la bottiglia, mentre per quella di quest’anno stiamo valutando la serigrafia diretta sul vetro. Nella fase di disegno ho realizzato l’illustrazione con una deformazione prospettica per seguire le forme della bottiglia, in modo che una volta applicata sulla superficie l’immagine fosse leggibile correttamente. È un lavoro che va a braccetto con chi ha competenza sull’aspetto tecnico della stampa e dei materiali, è difficile per un illustratore essere aggiornato su quali sono le tecnologie di stampa più innovative, è sempre un dialogo con altri professionisti. Qualche tempo fa mi sono trovato in difficoltà su come stampare delle scatole per pizze personalizzate, e ho scoperto l’esistenza di una stampante digitale per la marcatura diretta di oggetti tridimensionali: senza una conversazione casuale con una persona che si occupa di stampa non avrei mai scoperto una tecnologia che mi ha aperto un mondo di possibili soluzioni». Come spesso capita, di fronte a una varietà così ampia di supporti e declinazioni bisogna ragionare in termini strategici, come ricorda Poroli: «Lavorando soprattutto in vettoriale per la stampa digitale il flusso di lavoro non cambia particolarmente sul piano tecnico, è più una riflessione su come verrà fruito il contenuto. Illustrare per un francobollo


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L’illustrazione ha dalla sua una capacità di visualizzare e di raccontare storie in maniera democratica, con un linguaggio comprensibile per qualunque fascia d’età e tipo di pubblico senza bisogno di traduzione.

per Campari 3x4 cm o per il chiosco di Eataly da 14 metri è diverso soprattutto per il modo in cui verrà usato. Che livello di dettaglio posso concedermi? Un francobollo è uno spazio ridotto che però verrà osservato da vicino, mentre il chiosco è uno spazio ampio che deve dare degli stimoli visivi interessanti, ma che non verrà osservato minuziosamente come un’opera d’arte: è parte di un’esperienza generale dello spazio in cui si trova». La soluzione può essere vedere l’illustrazione come parte dell’ecosistema in dialogo col resto, e incorporare questo pensiero nel processo. Racconta Guasco: «Ultimamente mi piace lavorare in maniera modulare, inserendo gli elementi dell’illustrazione all’interno di un flusso organico, che mi permette di andare dal 6x3 metri al francobollo con un’immagine che continua a funzionare in maniera efficace. Per un ristorante in Romagna ho realizzato un’illustrazione che richiama gli elementi iconici del territorio, scomposta nei suoi elementi costruttivi per realizzare i sottobicchieri, le immagini del menù e altri elementi di comunicazione. Per lavorare in questo modo bisogna ascoltare con attenzione e non limitarsi al mo-

mento del brief: è una conversazione. Il progetto per San Carlo, per esempio, è nato dai feedback di alcuni focus group e test effettuati sul mercato internazionale, che evidenziava come la comunicazione dei packaging San Carlo – con il suo approccio elegante, pulito e grafico – non era ugualmente efficace su tutti i mercati. Per cui il brand ha deciso di realizzare una serie di packaging dallo stile più ricco, ma in linea con la propria comunicazione, e ha scelto l’illustrazione. Da lì è partito un lavoro di agenzia estremamente dettagliato, con reference precise: essendo rivolte principalmente al mercato estero ogni packaging racconta sia il prodotto nelle sue particolarità, sia diverse città della penisola per evocare lo stile di vita italiano. Anche in questo lavoro ricorre la composizione modulare di cui dicevo prima, che brand e agenzia avevano visto in un precedente lavoro per Campari e avevano trovato azzeccato anche per il proprio packaging». Esperienze immersive Dal dialogo tra cliente, agenzia e illustratori è nato anche il progetto Grani D’Autore Barilla, che da un primo nucleo principale si è espanso su

supporti diversi adattandosi a circostanze in continuo cambiamento, come racconta Ale Giorgini: «Quando Barilla ha iniziato a comunicare il proprio Manifesto del Grano Duro Italiano, Omnicom PR Group Italia mi ha contattato per sviluppare un progetto che aiutasse a divulgare un documento programmatico a un pubblico più ampio. Dieci punti che raccontano l’approccio produttivo e la decisione di utilizzare solo grano duro al 100% prodotto in dieci zone specifiche d’Italia, e quali azioni Barilla intendesse portare avanti per valorizzare il territorio e le comunità; per ciascuno di questi punti sono stati coinvolti dieci illustratori provenienti dai diversi territori di produzione. Le illustrazioni poi sono state declinate anche sui packaging di alcuni dei formati più iconici di Barilla, su una serie di piatti in edizione limitata e su supporti classici del merchandising, come le shopper e le agende. I packaging nascondono anche contenuti extra in realtà aumentata: inquadrando la confezione con lo smartphone si possono vedere le illustrazioni prendere vita. A tutto questo avrebbe dovuto seguire una serie di eventi locali ma c’è stata di mezzo la pandemia e li ab-

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biamo re-immaginati in una forma diversa. Prima una mostra gratuita, all’aperto e fruibile da tutti alla BAM, Biblioteca degli Alberi di Milano, anche durante la zona rossa; poi alla Triennale di Milano, non appena hanno riaperto i musei, curata da me e Maria Vittoria Baravelli in un allestimento realizzato da Il Prisma con un’esperienza immersiva, in cui le illustrazioni erano circondate da video del making of raccontato dagli illustratori stessi e animazioni in realtà aumentata». La componente dal vivo è anche il cuore degli eventi Eataly all’Aperto con Illustri: «Il progetto è nato dalla richiesta di raccontare il momento in cui ci riapriamo agli altri, stando insieme e riappropriandoci di uno spazio urbano con la convivialità» dice Poroli. «A partire da una rosa di nomi siamo arrivati a quattro stili e approcci grafici diversi: quello di Elisa Macellari, Ilaria Faccioli, Luca Font e il mio. L’unica richiesta è stata che le proposte per il wrap-up del chiosco e le tovagliette di carta del bistrot fossero in armonia cromatica e di contenuto con la grafica generale dell’estate Eataly; per il resto è stata data grandissima libertà e spazio per sperimentare. Io ho chiesto di allargare lo sguardo: mi piaceva che ci fosse Milano dentro, e che oltre al tema della convivialità e della sostenibilità passasse il messaggio che Milano è una città che ti include, se hai voglia di essere in-

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cluso. Ho pensato a Milton Glaser e ho proposto un lavoro tipografico che si snoda sui quattro lati del chiosco: da I love New York a Milano Loves You. Ogni cambiamento del chiosco è accompagnato da un momento live di inaugurazione, che è il cuore dell’idea in dialogo con lo spazio. Nel caso di Luca Font la grafica del chiosco è completa tranne le finestre, che poi sono state dipinte live durante la serata». Ritorno allo spazio, fisico e digitale Pensando al futuro prossimo dell’illustrazione per la comunicazione non ci sono solo le nuove tecnologie: il dialogo con il territorio e lo spazio abitato dalle persone è una delle declinazioni più interessanti secondo Guasco: «Un segnale che mi sembra molto interessante è quello dei muri di arte urbana. È un fenomeno che mescola tanti stimoli che vengono da mondi differenti, dal graffitismo all’arte pubblica alla muralistica sino a riappropriarsi di una modalità di comunicazione, quella della grande pittura su muro, che era tipica della pubblicità già a inizio Novecento. È ed è un utilizzo dello spazio della città che stimola una comunicazione più ponderata. Un limite enorme del digitale è la sua velocità, mentre il muro rimane lì a lungo e questo fa sì che le persone siano coinvolte in un modo diverso. Mi è capitato di ri-

I packaging nascondono anche contenuti extra in realtà aumentata: inquadrando la confezione con lo smartphone si possono vedere le illustrazioni prendere vita.


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— EMANUELE BASSO Creative director, la sua carriera è iniziata in McCann Erickson ed è proseguita con la fondazione di Tita, un’agenzia il cui uso intelligente di crafting, illustrazione e tecniche manuali si è subito distinta nel panorama della comunicazione. Una ricerca espressiva che è continuata con la fondazione di The 6th Creative Studio, le cui campagne inconfondibili hanno dato voce a clienti di ogni settore, da Fernet Branca (agenzia Yam112003), passando per Zedda Piras (agenzia Wunderman Thompson), Tonno Mare Aperto sino a realtà come Fondazione Feltrinelli, Mondadori libri e CTA – Centro Teatro Attivo.

— ALE GIORGINI Illustratore e art director, il suo lavoro è apparso su moltissimi media nazionali e internazionali, dal Boston Globe al Chicago Magazine passando per il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e L’Espresso. Ha lavorato per grandi brand internazionali come Disney e Armani, ESA – European Space Agency e Barilla. Il suo lavoro è stato incluso più volte nell’Annual della Society of Illustrators ed è stato insignito di premi come il Good Design Award del Chicago Museum of Design. È tra i fondatori di Magnifico Illustrators Agency ed è docente – tra gli altri – di IED, Idea Academy e Scuola Internazionale di Comics.

— RICCARDO GUASCO Illustratore di fama internazionale, il suo lavoro è apprezzato in maniera trasversale dall’editoria (Mondadori, Topipittori e Carthusia fra gli altri), da tutte le maggiori realtà di media e audiovisivo (dalla Rai al New Yorker), da moltissimi brand internazionali, come Ferrari e Longines, e da realtà del terzo settore come Greenpeace, FAO ed Emergency. Il suo lavoro è stato incluso più volte nell’Annual dell’AI, l’associazione degli Autori di Immagini, e della Society of Illustrators di New York.

— FRANCESCO POROLI Illustratore e art director, il suo lavoro è apparso su tutti i principali media – dal New York Times al Daily Telegraph passando per Wired, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore – per i maggiori brand internazionali, da Facebook a Campari, sino a Apple e NBA. Il suo lavoro è stato incluso più volte nell’Annual della Society of Illustrators e della Society of Publication Designers. È tra i fondatori di Illustri ed è docente – tra gli altri – di Domus Academy e IED Milano.

produrre una copertina realizzata per il Touring Club sul muro della loro nuova sede, e nella settimana che ho trascorso a lavorare sul ponteggio ho visto l’interesse e la curiosità della gente del quartiere. Erano interessati e curiosi, volevano capire le ragioni del disegno e delle scelte, perché loro l’avrebbero visto molto più spesso di me, avrebbe fatto parte delle loro giornate». E proprio questa possibilità di dialogo tra medium diversi è uno degli aspetti più interessanti anche secondo Emanuele Basso: «In questo momento le aziende hanno tanto da raccontare, e l’illustrazione permette di continuare un dialogo che parte dal packaging e passa da animazioni e micro-animazioni: non solo spot ma anche gif animate e loop, sino alla realtà aumentata. Quest’ultima è ancora in fase sperimentale, ma arriverà il momento in cui la friction sarà minore e troveremo un uso che sentiremo come una prosecuzione naturale. Non è qualcosa che si aggiunge, è la prosecuzione di un discorso. In questo i device digitali sono un mezzo fondamentale, hanno incoraggiato il dialogo e luoghi diversi della comunicazione, dalla stampa del pack alla fruizione sui social: è un modo per non fare finire il racconto».

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In mostra i progetti 2021 di

e i progetti 2020 di

Acetomodena | Agribirrificio Altavia | Alpro Danone | Ospedale dei Bambini di Milano Vittore Buzzi | Atkinsons | Curaprox | Eni gas e luce | Ferro 13 | Mare Aperto | Mediterranea Saving Humans | Rapinzeri - Azienda Agricola Grillo | Terranova Instruments | VIP Val Venosta Ideati da

Realizzati con

decisivi per carattere

Q U A L I T Y

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www.merckgroup.com

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DALLA NUOVA COLOR CARD AL LUMIXIR® SOLITAIRE GOLD, TUTTE LE NOVITÀ NELL'UNIVERSO DEI PIGMENTI FIRMATI MERCK

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Il compito di Merck è quello di spingersi sempre più in là nella ricerca dell’innovazione e dello sviluppo. Dopo anni di lanci di nuovi prodotti, ora è giunto il momento di presentare una nuova Color Card che mostra in tutti gli aspetti il range completo dei pigmenti industriali sviluppati finora. Questo nuovo tool sarà distribuito dal mese di settembre 2021 ed è stato realizzato includendo, per la prima volta, anche i pigmenti dedicati al settore del coating. Sono inclusi Xirallic®, Meoxal®, Miraval®, compresi Pyrisma®, Colorstream® e tutti i pigmenti a base di mica sintetica, per una visione a 360° di tutti gli effetti disponibili per i vari settori applicativi. Uno strumento prezioso e indispensabile per i professionisti e i brand che puntano sull’innovazione visiva e cromatica.

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Ma le novità di casa Merck non finiscono qui: dopo il Solitaire Platinum, un pigmento a effetto “lamina argento”, la serie dei Lumixir® si arricchisce ora di un nuovo pigmento, il Solitaire Gold, che riproduce l'oro zecchino ed è destinato alla decorazione del vetro, rendendo possibili sia applicazioni a pennello sia quelle serigrafiche. Il Lumixir® Solitaire Gold è caratterizzato da una resistenza meccanica e agli agenti chimici straordinaria, garantendo luminosità e riflessi unici. Gli altri pigmenti della serie Lumixir, specifici per il settore ceramico, si chiamano invece Endurance e si caratterizzano per una resistenza estrema alle temperatura più alte: è possibile l'applicazione da 1000°C fino a 1120°C con risultati davvero entusiasmanti. L’importanza di utilizzo dei cosiddetti liquid metal è determinante per chi vuole decorare sub-

strati vetrosi o ceramici. In qualità di leader di mercato per effetti speciali e punto di riferimento per tendenze e innovazioni in ambito coloristico, Merck ha organizzato nel giugno scorso il primo virtual ACS (Automotive Coating Show) con una serie di live webinar che, per tutta la durata dell’evento, hanno garantito la presentazione di alcuni nuovi prodotti della serie Xirallic®, Pyrisma® e Meoxal® e soprattutto nuovi suggerimenti di tendenza. Merck si avvale, infatti, di prestigiose collaborazioni nel marketing, e attraverso questo team di esperti, è in grado di proporre idee per diversi settori applicativi, suggerendo nuovi effetti e promuovendo le innovazioni che caratterizzano il futuro nel mondo dei colori speciali. L'accompagnamento dei clienti per Merck è fondamentale, affinché siano in grado di sfruttare la sapiente combina-

zione dei pigmenti e varcare quelli che fino a poco tempo fa erano orizzonti cromatici e di performance inarrivabili. E per i clienti più esigenti nello specifico campo della grafica, Merck presenta anche un nuovo tool chiamato Vibrant Opulent Elegant Printing fan” che lavora sulla base di pigmenti multicolor.

Per scoprire quanto sono performanti i pigmenti Merck e sapere come combinarli in maniera ottimale per ottenere risultati sorprendenti, è possibile contattare account manager Decoratives, Electronics, Surface Solutions, Printing & Security per il mercato italiano: Renato Walter Pignarca (renato.pignarca@merckgroup.com) Laura Zanini (laura.zanini@merckgroup.com).


HOW IT'S MADE SMART PACKAGING, SMART BRAND Storytelling, sustainability, smartness sono i tre principi del packaging intelligente. Che grazie alla combinazione di materiali e tecnologie integrate diventa una piattaforma di comunicazione ricca di funzionalità e contenuti.

di L O R E N Z O

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«Tutta la filiera del malto minuto per minuto, dalla semina dell’orzo in campo fino all’uscita della bottiglia dalla linea di produzione: basta un piccolo QR code sull’etichetta e uno smartphone per scoprire tutto, ma proprio tutto della Peroni che si sta per bere, compresa la distanza dal birrificio». Queste le parole di Federico Sannella, direttore Relazioni Esterne di Birra Peroni, alla presentazione del progetto di tracciabilità in blockchain con certificazione digitale sull’etichetta delle bottiglie di birra presentato il 3 giugno scorso. È questo solo uno degli ultimi esempi di quello che oggi viene definito imballaggio intelligente e che va oltre le funzioni primarie di protezione e comunicazione del prodotto. Si tratta di un mercato che vale quasi 20 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuo medio del 9,4%. 36

Il settore del packaging, secondo un rapporto di DS Smith, società internazionale di packaging con sede a Londra, continua a crescere e a evolversi per poter rispondere alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori, per spingerli all’acquisto, naturalmente. Oggi non bastano più le forme tradizionali e si esplorano le vie offerte dalle ultime novità tecnologiche, dal QR alla realtà aumentata, quando non già l’IoT (Internet of Things). «Il consumatore oggi conosce perfettamente i brand e il loro packaging – scrive nel rapporto Stefano Rossi, CEO della DS Smith Packaging Division Italy – e li associa a fiducia e affidabilità, valori ora più che mai necessari. Non c’è mai stato un periodo più stimolante per lavorare nel packaging. Il semplice imballaggio diventa anche una piattaforma di comunicazione ricca di funzionalità». Le tre S Ma facciamo un passo indietro: è questo un momento di passaggio e cambiamento. Si oscilla tra incertezza e voglia di ripartenza, tra prudenza e slanci propositivi. Opposti che hanno però in comune il forte desiderio di concretezza, autenticità e sostenibilità. Nel packaging contenere e attirare sono ormai concetti scontati, oggi sono tre i driver che, secondo la ricerca di DS Smith, guidano le tendenze del packaging: la capacità di raccontare una storia, essere sostenibile e smart. Questi tre aspetti sono coordinate vettoriali mai disgiunte, ma ben integrate e che concorrono ciascuna per la sua parte a comunicare e vendere un prodotto. Storytelling Lo storytelling è una strategia di comunicazione persuasiva che veicola la storia di un’azienda o delle persone che ci lavorano, raccontando come nascono (o sono nati) e si realizzano i loro prodotti. La tendenza oggi, soprattutto nel food, è trasmettere la genuinità degli ingredienti, la provenienza a km 0 e la sostenibilità della filiera. Dando un volto a un brand si guadagna fiducia e si trasmettono valori, e questo ha un peso, basti pensare che il 73% delle persone è disposto a pagare di più per alimenti e bevande prodotti con ingredienti ri-


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conoscibili e affidabili e il 50% dei consumatori acquista prodotti sostenibili grazie alle informazioni che leggono sulla confezione. E tutto questo è amplificato dal cosiddetto “effetto Covid”, ovvero l’impatto che la pandemia ha sui comportamenti e sulle abitudini delle persone. L’uscita dalle restrizioni spinge al consumo, ma a un consumo più consapevole, in cui però sia possibile uscire dalla quotidianità per provare qualcosa di inusuale o di esclusivo, in un certo senso lussuoso, fatto dal connubio tra design attento, selezione accurata dei materiali e perfetta comunicazione. Sustainability Sono i consumatori a chiedere responsabilità sociale ai brand e a volere prodotti sempre più sostenibili ed ecocompatibili, a partire proprio dall’imballaggio, premiando brand che li aiutano a consumare in modo etico. In più, nei paesi dell’area APAC, specialmente in Cina, Giappone, India e Brasile, con l’aumento del reddito pro capite la popolazione sta incrementando le richieste di nutraceutici (sostanze di origine naturale in grado di svolgere una funzione benefica sull’organismo) e cosmeceutici (prodotti naturali per il corpo).

+ + + Lavoriamo sui nostri prodotti per renderli sempre più sostenibili e dove possibile favoriamo la loro circolarità, utilizzando materiali riciclati e riciclabili.

E così riciclo e riuso sono diventati imprescindibili e nel piano di industria 4.0 è data molta attenzione alla riduzione del packaging in sé, degli involucri e degli sprechi di materiali, o delle componenti “inquinanti”. Anche quando il materiale apparentemente non sembra ecologico, se ne esalta invece la riciclabilità. È il caso del tetrapack, accoppiato tra cartoncino, polietilene e alluminio, tutti materiali perfettamente riciclabili, ma che insieme sembrano non poter essere recuperati. E così le aziende che usano questo materiale si sforzano di rompere questa credenza, scegliendo grafiche che esaltano l’aspetto grezzo del cartoncino o che comunicano l’aspetto green. E fanno bene perché oggi il tetrapack si ricicla facilmente, scindendo la carta per ricavare cellulosa e l’alluminio e il film plastico per ricavare l’ecoallene, un materiale di riciclo dei poliaccoppiati con il quale si realizzano oggetti plastici, packaging compreso. In un’intervista del 2020 al Sole24Ore Maurizio Bassani, general manager di Parmalat, ha raccontato di come nel tempo abbiano lavorato per la riduzione della quantità di packaging: «Il peso di una bottiglia da 1 litro di latte fresco

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in PET è stato ridotto dell’8% (- 1.931 ton di plastica in 10 anni), mentre quella da mezzo litro del 20% (-709 ton); oggi una bottiglia da 1 litro di latte in HDPE pesa il 7% in meno rispetto al 2010, il che ha permesso di ridurre di 2940 tonnellate la plastica immessa sul mercato; un vasetto di yogurt da 125 grammi in PS è stato alleggerito del 6% (- 146 ton in 10 anni). Lavoriamo sui nostri prodotti per renderli sempre più sostenibili e dove possibile favoriamo la loro circolarità, utilizzando materiali riciclati e riciclabili». Lo stesso approccio eco-sistemico ce l’ha, ad esempio, anche Kraft Heinz, il colosso internazionale del food da 25 miliardi di dollari di fatturato globale: il loro obiettivo è arrivare entro il 2025 a fare in modo che tutte le componenti delle bottiglie di ketchup (che coprono il 60-70% del totale) e delle altre salse con il sistema top-down siano non solo riciclabili ma riutilizzabili per produrre altre bottigliette dello stesso tipo e non altri tipi di plastiche e materiali. Un impatto che solo in Europa vale 300 milioni di confezioni (di cui circa il 10% in Italia) equivalenti a 8-9mila tonnellate di plastica. Così Coca-Cola e Nestlé. Ma la sfida vera è il riuso, ovvero progettare eco fin da subito pensando un imballaggio

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che possa essere riutilizzato, o smontandolo e riciclando le sue componenti o riusandolo. Come ha fatto Clean Revolution che in collaborazione con Amazon ha sviluppato un sistema di spray riutilizzabili con cartucce con il prodotto concentrato da diluire in acqua per il refill. Al limite si arriva a imballi commestibili, come gli involucri per hamburger, le bustine di condimento dei noodles istantanei e i sacchetti di caffè dell’indonesiana Evoware, o idrosolubili in acqua calda come la Meal Bag. La newyorkese Loliware invece, dopo i bicchieri, dal 2020 produce cannucce aromatizzate derivate da alghe marine e microalghe rosse. Una volta bagnate, queste cannucce sono indistinguibili dalla plastica per 24 ore, possono essere mangiate o, se scartate, si degradano in due mesi. La catena dei Marriott Hotel e la Pernod Ricard nei suoi eventi hanno sostituito le cannucce in plastica con queste. Smartness Certamente oggi la tendenza più evidente nell’imballaggio è però quella che genericamente viene chiamata smart packaging. Un fenomeno che solo nel quinquennio 2016-2021 sta registrando un tasso di crescita del 9%. Ma cosa si intende per smart? L’ambito è ampio e trasversale anche agli aspetti visti sopra di racconto di prodotto e brand e di sostenibilità. A fare da leit motiv è sicuramente l’aspetto tecnologico che si aggiunge agli usi primari di contenere, proteggere, preservare e comunicare. Sono “smart” l’uso del QR e della realtà aumentata, così come essere tracciabile, comme-

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+ + + Alcuni studi hanno dimostrato che il packaging è il supporto su cui avviene più di un terzo delle scansioni. In questo senso la soluzione più facile per una confezione connessa è usare un QR code.

stibile, idrosolubile, auto-refrigerante o auto-riscaldante, o saper indicare la freschezza del prodotto o la sua integrità, ma anche ingaggiare il cliente portandolo in un sito, attivando game, sondaggi o raccontandogli storie, o ancora raccogliendo dati relativi alla sua interazione con la confezione o con il punto vendita. Queste sono solo alcune delle declinazioni di smart packaging che si stanno diffondendo. Parlando in generale, l’aspetto tech che va rafforzando la tradizionale funzione marketing agisce in due direttrici: l’imballaggio attivo in grado di reagire con il contenuto o l’utilizzatore, e l’imballaggio con funzionalità connesse o connettibili. In questo senso, lo scopo finale è sempre uno solo: l’inclusività, ovvero essere un punto di partenza per coinvolgere e ingaggiare i consumatori. Si usano design, connettività e intelligenza data-driven per offrire un valore aggiunto ai consumatori. Uno sforzo che però non è quasi mai fine a sé stesso: gli imballaggi intelligenti, infatti,

sono rigorosamente pensati per portare benefici alle persone e arricchire la loro esperienza d’acquisto attraverso facilità d’uso e informazioni. Un esempio di beneficio derivante dalle performance avanzate del contenitore sono gli imballi autorefrigeranti o autoriscaldanti, in grado di raffreddare o riscaldare alimenti addirittura fino a 65 °C in pochi istanti, già diffusi in numerosi paesi in cui è crescente la domanda di pasti e snack pronti da mangiare e cucinare. Il packaging come fonte di informazioni L’imballaggio intelligente è solo la porta d’ingresso a un’infinità di contenuti, quando non addirittura dati, ovvero informazioni misurabili, che raccontano ai consumatori quello che vogliono sapere sul loro prodotto, in modo passivo o attivo, ovvero che richiedono l’interazione con il consumatore per ingaggiarlo. La maggior parte dei contenuti passivi ha finalità di marketing e va poco oltre gli strilli commerciali del


prodotto, ma si stanno diffondendo interessanti casi d’uso smart che sfruttano tecnologie che fanno reagire l’imballo all’ambiente o allo stato del prodotto per indicare la sua genuinità o integrità. I time-temperature indicators (o TTI) cambiando colore, ad esempio, danno indicazioni sulla storia termica del prodotto imballato: una tecnologia usata anche per monitorare il trasporto dei vaccini covid. Gli indicatori segnalano se in un determinato momento si è interrotta la catena del freddo o se l’imballaggio ha superato una certa temperatura di “sicurezza” o ancora più se la temperatura è quella giusta. È quello che accade con tutti i prodotti deperibili venduti in Finlandia dalla catena Lidl. Un esempio è la Climate Can di Budweiser che segnala se la birra è fredda abbastanza. Queste informazioni si ottengono sfruttando una reazione chimica che inizia al momento dell’applicazione dell’imballo: nel caso della birra si sfruttano inchiostri termocromici, in altri la migrazione di un colorante attraverso un materiale poroso. Esiste una terza via che si basa su indicatori colorimetrici attivati dai raggi UV: in pratica la confezione, inizialmente colorata, schiarisce man mano che resta esposta alla luce. Ma l’imballaggio intelligente può anche generare dati. I sensori possono registrare un’ampia serie di parametri quali temperatura, pressione esterna, livelli luminosi, freschezza e luogo per dare informazioni importanti tanto ai consumatori quanto ai brand. O, ancora, quando un prodotto è stato aperto come fanno i prodotti di Cargo Cosmetics. Utilizzando questi e altri dati, il packaging intelligente si presta a tantissimi impieghi, come informare i consumatori, aiutare i brand a migliorare le performance future dell’imballaggio, affiancare le promozioni di marketing o consentire processi automatizzati, ad esempio riassortire gli articoli quando sono esauriti. E non ultimo, ad acquisire dati sui consumi, sulle abitudini di navigazione e di acquisto e sul customer journey dei clienti.

I dati attivi per una CX inclusiva La tecnologia applicata agli imballaggi prende davvero vita quando consente di entrare nel mondo del brand concorrendo anche a migliorare la Customer eXperience dei clienti, coinvolgendoli attivamente. Alcuni studi hanno dimostrato che il packaging è il supporto su cui avviene più di un terzo delle scansioni. In questo senso la soluzione più facile per una confezione connessa è usare un QR code, con il quale ormai tutti abbiamo familiarità (grazie anche al Green Pass). Si generano facilmente, non costano nulla e danno accesso a una nuova dimensione, come siti web, app, social, video, game… Nei 4.296 caratteri alfanumerici disponibili, i designer possono comunicare una gamma molto più ampia di messaggi non più limitati alla superficie della confezione e soddisfare la richiesta di informazioni dei consumatori, offrendo allo stesso tempo un nuovo canale per lo storytelling. Un esempio è l’iniziativa della veronese cantina Zai che non solo tenta la via del vino in lattina, ma lo fa raffigurando diversi personaggi protagonisti di un fumetto ambientato nel 2150 provvisti di un QR code che rimanda al sito della cantina, da cui è possibile accedere a tutte le informazioni. Pepsi invece ha stampato sulle lattine un QR che rimanda a un sito dedicato a contenuti media esclusivi prodotti per il Super Bowl 2021.

Estendere la realtà Ma ci si è già spinti oltre sfruttando la realtà aumentata attivata da codici nascosti nella grafica. L’italiana AMA Bags ha fatto realizzare a Nava Press un lussuoso pack composto da 3 cofanetti in Sirio Black con un QR code stampato che abilita la videocamera per realizzare un video dell’unboxing da distribuire direttamente su Instagram e visionare l’intera collezione. Con la piattaforma italiana Aryel è sufficiente inquadrare il packaging di un prodotto, o un marker apposito posizionato sulla confezione, per visualizzare sullo schermo del proprio device una serie di contenuti informativi aggiuntivi. Lavazza, ad esempio, l’ha usata per dare ai clienti la possibilità di vedere ambientate le loro macchine da caffè. Come sottolinea il report di DS Smith, l’AR può essere usata per semplificare aspetti pratici come leggere le informazioni nutrizionali inquadrando con lo smartphone il prodotto o può sfruttare l’approccio gaming, per sovrapporre i giochi virtuali al mondo reale, come ha fatto Birra Corona con la grafica estiva delle lattine che se inquadrate abilitano una spiaggia virtuale dove trovare diversi giochi. L’AR è usata anche per dare accesso a video come accade per la bottiglia animata del whiskey Jim Beam, a link social o a landing page, brochure interattive, pubblicità e cataloghi multimediali o vetrine interattive, fino a

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certificati di garanzia e originalità. L’americana Fruit Bliss sfrutta l’AR di Wikitude per attivare video-ricette, mentre Jack Daniel’s ha creato un tour virtuale della distilleria che in 30 giorni ha registrato più di 130.000 visualizzazioni con un tempo medio di sessione di 5:42, quando il tempo di impression medio difficilmente eccede il paio di minuti. Sfruttando la tecnologia GenARate di Konica Minolta, l’agenzia Conversion E3 ha realizzato per Mediterranea Saving Humans, durante Brand Revolution LAB 2020, il packaging di una spugna che se inquadrato abilita sullo smartphone una schermata che porta virtualmente in mezzo alle onde del mare. Cliccando su due pulsanti animati è possibile atterrare su apposite sezioni del sito per fare una donazione a favore dell’associazione oppure “saltare a bordo” iscrivendosi. L’AR abbatte le barriere spaziali e permette di vedere anche come un prodotto si integra in uno spazio o sta indosso. Gartner stima che entro il 2022

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100 milioni di consumatori nel mondo acquisteranno capi di vestiario e oggetti nei negozi usando applicazioni di realtà aumentata. La radio-frequenza Con l’accesso anche dei device di fascia bassa a tecnologie come l’RFID, che consente l’autenticazione con onde radio, l’NFC, che si basa sulla trasmissione bidirezionale senza contatto di dati tra due dispostivi vicini, questi sensori usati per i pagamenti si stanno diffondendo anche nel packaging. E anche l’ambiente ringrazia: infatti i tradizionali tag costituiti da antenne metalliche su carta sono riciclabili insieme agli imballaggi in cartone, in più si stanno diffondendo codici RF che utilizzano inchiostri conduttivi che si possono stampare direttamente sulle confezioni in modo da garantire la massima sicurezza e la protezione dalle manomissioni. Ma la tecnologia NFC sta anche trasformando il packaging da dispositivo di marketing pas-

+ + + La tecnologia NFC sta anche trasformando il packaging da dispositivo di marketing passivo a una vera e propria piattaforma abilitante per il contatto con il cliente.

sivo a una vera e propria piattaforma abilitante per il contatto con il cliente. La cantina Vigneti Massa, ad esempio, ha sviluppato in collaborazione con la pavese Guala Closures e Compellio, azienda di software con sede in Lussemburgo, un tappo intelligente che, grazie alla tecnologia NFC abbinata al blockchain, garantisce l’identificazione univoca della singola bottiglia e l’attivazione di contenuti digitali esclusivi. Così hanno fatto anche Malibu Rum che, solo nel 2020, ha rilasciato nel mercato più di 300.000 bottiglie connesse, e Paco Rabanne, che per la linea di profumi Phantom ha realizzato una bottiglia refillabile con chiusura con NFC. Secondo gli analisti la transizione tech del packaging è solo all’inizio, accelerata anche dal Covid. Basta pensare alla forte spinta data all’e-commerce, anche della semplice spesa alimentare, che sta portando a ripensare gli imballaggi finali per renderli adatti al delivery-at-home e sempre tracciabili.


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La sostenibilità è un valore complesso, che non si esplica soltanto nell’uso di materiali ecocompatibili, ma anche nell’introduzione di buone pratiche volte a migliorare il benessere dei lavoratori e creare valore economico. Ne parliamo con Alfredo Zordan, titolare della prima BCorp italiana nell’ambito del luxury retail.

VERSO UN LUSSO SOSTENIBILE ANCHE NEL RETAIL di C A T E R I N A

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Sempre più brand scelgono di includere la sostenibilità all’interno delle proprie strategie aziendali. L’emergenza sanitaria non ha fatto che accelerare il percorso verso la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti e dei processi, che molti avevano intrapreso già da alcuni anni. È quanto emerge anche in LuxCo2030: A Vision of Sustainable Luxury: il report, realizzato dalla società di consulenza Bain&Company in collaborazione con Positive Luxury, prova a delineare le caratteristiche che le “luxco” (acronimo che sta per luxury company) dovranno possedere entro il prossimo decennio, individuando alcuni pilastri su cui le aziende dovranno focalizzarsi. Sul fronte della sostenibilità, emergono la necessità di tracciare la supply chain e l’introduzione di iniziative che promuovano non solo il rispetto dell’ambiente ma anche il benessere e la sicurezza dei lavoratori. Ne abbiamo parlato con Alfredo Zordan, titolare dell’omonima BCorp che recentemente ha sviluppato il primo sistema certificato al mondo con cui è possibile calcolare l’impronta ecologica degli arredi che produce.

In un mondo dal ritmo forsennato, un approccio misurabile è fondamentale

Nata a Valdagno nel 1965 come falegnameria tecnica produttrice di manufatti per l’industria dei tessuti, Zordan ha fondato il proprio modello di business su un concetto dal sapore “rinascimentale”, che promuove la centralità dell’uomo nella vita aziendale. «In passato i ritmi del lavoro erano compatibili con quelli della natura e dell’essere umano. Con il passare del tempo, il mondo è diventato più complesso, il mercato più esigente e i ritmi di produzione più dinamici, ma la nostra azienda non ha mai smesso di avere a cura le sorti del pianeta, perché siamo convinti che la sostenibilità sia l’unica via percorribile per fare business» spiega Zordan. «Il mondo delle certificazioni ci ha insegnato a introdurre il concetto di “misurabilità”. Rendere quantificabile l’impatto delle nostre azioni è indispensabile a promuovere un cambiamento significativo e duraturo». Si tratta di adottare un approccio “olistico” che riguardi tutte le fasi del processo produttivo, dalla lavorazione delle materie prime alla logistica.


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D E C O R A T I O N

Occhio al green washing

Nel corso degli anni la consapevolezza dei consumatori – in particolar modo dei più giovani – nei confronti della responsabilità ambientale e sociale dei brand è aumentata. La pandemia ha contribuito ad accelerare un cambiamento che, di fatto, era stato già intrapreso. Si è fatta strada l’idea che la crescente domanda dei consumatori per prodotti di lusso sostenibili, più durevoli e di qualità superiore, non sia soltanto una moda passeggera, ma una rivoluzione i cui effetti sono fatti per restare. Ovviamente la strada da percorrere è ancora lunga, anche perché sono ancora poche le aziende in grado di mettere in campo iniziative concrete in questa direzione. «Il termine sostenibilità è ormai diventato molto inflazionato e non sempre ciò che appare sostenibile davvero lo è» dice Zordan. «Tuttavia, questo dimostra la grande attenzione e una maggior percezione verso questo tema e il fatto che l’Europa ha deciso di intraprendere un percorso che la porterà a diventare il primo continente a “emissioni zero” entro il 2050, la dice lunga sulla rivoluzione che si sta compiendo davanti i nostri occhi. Anche il mondo del lusso nel quale operiamo – aggiunge Zordan – è sempre più attivo nel contenere l’impatto ambientale dei propri prodotti, ma solo pochi player sono giunti a misurare quello della propria catena retail».

Credits: FOPE e Roberto Coin

Azioni graduali per un cambiamento globale

Quali sono, dunque, le azioni che un’azienda nell’ambito del retail può intraprendere per organizzare la propria supply chain secondo un approccio realmente sostenibile? Nel caso di Zordan, l’ottimizzazione della logistica, l’introduzione di tecnologie innovative in grado di ridurre gli sprechi e le eccedenze di magazzino, il sostegno a iniziative di inclusione dei giovani e delle eccellenze del proprio territorio sono stati tasselli fondamentali. Come anche le iniziative di collaborazione con altri attori internazionali, come ad esempio la partnership con la BCorp Treedom, grazie alla quale sono stati piantati oltre 300 alberi che hanno assorbito 60.750 kg di anidride carbonica, contribuendo a sostenere le comunità locali di cinque diversi paesi. Più in generale la scelta di certificarsi come BCorp, già nel 2016, e dunque di assumere volontariamente l’obbligo di agire secondo i più alti standard di responsabilità sociale e ambientale, ha permesso a Zordan di innescare un circuito di emulazione positivo. Solo un contesto favorevole può infatti stimolare le aziende che hanno a cuore la sostenibilità a progredire e diventare un modello per le altre. Chiaramente occorre tenere a mente che la sostenibilità ambientale o sociale non può prescindere da quella economica. Solo se i tre pilastri verranno portati avanti contestualmente, l’impatto positivo potrà protrarsi nel tempo. «Sebbene in alcuni settori le buone pratiche di sostenibilità non costituiscano ancora dei criteri di scelta, sembra che le aziende con un modello di business sostenibile riescano a costruire attorno a sé un generale clima di fiducia capace di attrarre talenti, capitali e investitori» conclude Zordan. «Anche il premio Nobel Robert Shiller si è espresso molto favorevolmente nei confronti del modello di business BCorp dicendo che questo tipo di aziende è destinato ad avere performance migliori rispetto alle altre».

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IMPACT

RETAIL

www.impactretail.co.uk | www.OnsetXHS.com

IMPACT RETAIL PORTA IN-HOUSE LA STAMPA DI GRANDE FORMATO DI ALTA QUALITÀ E AD ALTA PRODUZIONE CON ONSET X1 DI FUJIFILM L’agenzia britannica specializzata in retail & shopper marketing è la prima azienda al mondo a investire nella Onset X1 HS ad alta velocità di Fujifilm.

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Leader nella produzione di espositori retail di lusso e di alta qualità per alcuni dei più importanti marchi al mondo, l’agenzia di Leicester Impact Retail vanta uno spirito creativo e strategico. Il suo team di 76 tra designer e project manager ha aiutato numerose aziende a migliorare il proprio marchio con espositori visivi di grande effetto. Per anni Impact Retail ha affidato all’esterno i lavori di stampa digitale, ma nel marzo 2020 ha deciso di investire nella Onset X1 di Fujifilm. Colpita dai risultati, l’azienda è presto diventata BETA tester per la nuova soluzione automatizzata Onset X1 HS, e dopo due mesi di test di successo, Impact Retail è stata la prima azienda al mondo a investire

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nella Onset X1 HS. «Data la natura dei marchi con cui collaboriamo, la qualità dei nostri prodotti finiti è fondamentale per tutto ciò che facciamo», spiega Westley Allen, Print Manager di Impact Retail. «Ridurre i tempi di consegna è anche molto importante, per poter sempre permettere ai nostri clienti di rispettare le date di lancio molto sfidanti in negozio. Fino alla metà del 2020 – prosegue Allen – abbiamo affidato all’esterno la maggior parte dei lavori di stampa, ma poi abbiamo deciso che volevamo un maggiore controllo sulla qualità e sui tempi di consegna e abbiamo iniziato a valutare opzioni che ci permettessero di eseguire la stampa internamente. Le prime macchine che abbiamo visto non avevano

la configurazione e la velocità di stampa di cui avevamo bisogno, e alla fine la Onset era l’unica all’altezza delle nostre aspettative. Abbiamo capito immediatamente che la Onset X1 era in grado di garantire la qualità e la velocità di stampa che cercavamo. Abbiamo visitato la sede di Cambridge di Inca Digital per vedere personalmente la Onset in azione, e ne siamo rimasti subito conquistati. Era il primo grande investimento che effettuavamo come azienda – dice ancora Allen – quindi non è stata una decisione che abbiamo preso alla leggera, ma la qualità e la velocità erano talmente notevoli che eravamo certi si trattasse di un ottimo investimento strategico a lungo termine». La pandemia di COVID-19 ha ritardato l’installa-

zione della Onset X1 presso Impact Retail, che era inizialmente prevista per il mese di marzo 2020, e che è stata invece completata in luglio. «Siamo rimasti sbalorditi dalla qualità e dalla velocità della macchina, e siamo immediatamente riusciti ad adattare il nostro flusso di lavoro, riducendo i tempi di consegna e aumentando la flessibilità della nostra programmazione», prosegue Allen. Grazie al solido rapporto creatosi, nel mese di ottobre 2020 Impact Retail ha accettato di essere un sito di test per la più avanzata e automatizzata Onset X1 HS. «Visto come sono andate le cose, eravamo inclini a incorporare la robotica nella X1 per migliorare ulteriormente la velocità», afferma Allen. «Era già molto rapida, ma ritenevamo che avremmo


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RETAIL

potuto produrre lavori della stessa qualità ancora più rapidamente e volevamo quindi qualcosa di nuovo. Vedendola in azione, siamo rimasti colpiti. Lo scarico automatico dei substrati riduce notevolmente i tempi di preparazione e la versatilità in termini di supporti che la robotica è in grado di gestire è davvero notevole». L’investimento di Impact Retail nella Onset X1 HS è stato finalizzato a dicembre e l’azienda è soddisfatta dei risultati. «La tecnologia, insieme a un cambio strategico del modello di lavoro, ci ha permesso di raddoppiare la capacità di produzione. Ciò significa che ora possiamo lavorare con più clienti, più marchi, continuando a fornire lo

www.impactretail.co.uk | www.OnsetXHS.com

stesso eccezionale servizio per cui siamo apprezzati. Questo investimento ci permette anche di avventurarci nei lavori personalizzati, nelle basse tirature e in progetti che richiedono tempi di produzione più rapidi, cosa che prima non era sempre possibile. All’inizio, realizzavamo stampe su cartone per espositori e ondulato per la nostra attività dedicata agli espositori temporanei. Ora stiamo ampliando la gamma di substrati e applicazioni e stampiamo internamente anche gli espositori retail premium. Quello nella Onset X1 HS è stato il maggiore investimento che la nostra azienda abbia mai fatto e possiamo dire che ha trasformato la nostra attività. È una delle cose migliori che abbia-

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mo mai fatto. Inizialmente, avevamo previsto che la Onset eseguisse circa l’80% dei lavori di stampa digitale, con il restante 20% dei lavori litografici affidato all’esterno. Ma ha superato notevolmente le nostre aspettative. Ora eseguiamo tutti i lavori di stampa digitale e litografica internamente, ad eccezione di alcuni lavori specializzati, e stampiamo più del doppio del volume che avevamo preventivato. Quando le cose torneranno ai livelli pre-pandemia, stamperemo ancora di più». Westley Allen ha commenti molto positivi anche sulle persone che hanno installato e messo in funzione la Onset X1 HS: «I team di Fujifilm e Inca sono stati fantastici. Tutti erano molto competenti e ci

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hanno assistito con pazienza durante l’intero processo». Kevin Jenner, European Marketing Manager di Fujifilm Wide Format Inkjet Systems, afferma: «I clienti di Impact Retail sono marchi del lusso che vogliono prodotti di alta qualità e una consegna rapida e affidabile. Siamo lieti che la Onset X1 HS abbia offerto loro la flessibilità necessaria per migliorare il loro livello di servizio trasformando in modo radicale la loro attività. Ci auguriamo di intrattenere un lungo rapporto di lavoro con loro». Per maggiori informazioni www.OnsetXHS.com

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Già da tempo il tessuto stampato è diventato protagonista indiscusso della comunicazione visiva, utilizzato per l’allestimento di padiglioni fieristici, esposizioni museali, eventi sportivi, centri commerciali e showroom. Abbiamo chiesto a importanti aziende del settore di raccontarci come il soft signage abbia aperto la strada a nuove opportunità di business.

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ABS Group.

Se fino a pochi anni fa era considerato di nicchia, oggi l’uso del soft signage, cioè del tessuto stampato nella comunicazione visiva e promozionale, è diventato un trend a tutti gli effetti. Valicando i confini del Belgio e dell’Olanda (primi in Europa a coglierne il potenziale) ha conquistato poco a poco anche l’Italia. Brand e designer, stampatori e converter, retailer e allestitori: molti sembrano averne compreso i vantaggi e provano a superarne i limiti, mettendo a punto processi efficaci e remunerativi per trasformare un materiale, all’apparenza delicato, in uno strumento di marketing e comunicazione potentissimo. Abbiamo lasciato che a raccontare questo trend fossero alcuni professionisti del settore della visual communication: Livio Cismondi di Peraria, Luca Concoreggi di Convertende, Luigi Carrai di Kimiprint, Giorgio Grando di ABS Group, Michele Lovallo di Immagine Grafica, Giulia Rossi di Nazena e Arsenio Malossi di Maja Digital Printing.

C’è chi diversifica... Il tessuto ha acquisito una tale importanza nel mondo dell’advertising da essere utilizzato per allestire ogni genere di spazio: padiglioni fieristici, allestimenti per punti vendita e POP up store, showroom, centri commerciali, ma anche eventi sportivi, museali, musicali e via dicendo. All’interno della macro categoria del soft signage possiamo distinguere una vasta gamma di applicazioni, di diverse forme e misure, sia per indoor che outdoor. Dalle più tradizionali (come banner, bandiere, pannelli e display) a quelle più complesse come appendimenti a soffitto (anche noti come hanging sign), rivestimenti per edifici, tende e gonfiabili. In funzione dell’uso finale, ciascun prodotto deve essere trattato per assicurare una serie di caratteristiche estetiche e tecniche. Nel caso delle bandiere è importante garantire che il disegno sia visibile da entrambi i lati. Per i rivestimenti da parete serve ottenere una buona copertura per evitare trasparenze che facciano intravedere le strutture di sostegno. Nel caso dei retroilluminati, infine, si tende a preferire tessuti in grado di garantire un’efficace diffusione della luce.

Secondo Luigi Carrai, General Manager di Kimiprint «Diversificare l’offerta è l’unica strategia possibile per sopravvivere in un presente dai confini incerti come quello attuale. Creare un portfolio di prodotti variegato, dalle tende ai pannelli retroilluminati, fino ai wallcovering permette di intercettare un’utenza variegata, proveniente tanto dal mondo dell’arredamento e della decorazione d’interni, quanto degli allestimenti per showroom, punti vendita ed eventi fieristici». «Nel nostro caso la stampa su tessuto viene utilizzata maggiormente per applicazioni destinate agli interni, perché nella comunicazione outdoor i clienti continuano a preferire materiali più classici, durevoli ed economici, in grado di resistere agli agenti esterni» sostiene Arsenio Malossi, titolare di Maja Digital Printing. «Una tendenza che vediamo affermarsi è l’ibridazione tra fisico e digitale (il cosiddetto digital signage), che sono certo troverà sempre nuove forme d’espressione in futuro, anche nell’ambito del tessuto».

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Una tendenza che vediamo affermarsi è l’ibridazione tra fisico e digitale, il cosiddetto digital signage.

Peraria.

...e chi punta tutto su un unico prodotto Ma c’è anche chi preferisce focalizzarsi su un monoprodotto. Un ottimo esempio è quello di Peraria: nata come produttrice di palloni aerostatici, negli ultimi quindici anni l’azienda cuneese si è specializzata nella fabbricazione e installazione di gonfiabili in poliestere per la comunicazione pubblicitaria. Si tratta di applicazioni dal forte impatto scenografico, oltre che di rapida installazione e facile gestione. «Dalla Pro Loco comunale alla grande multinazionale, chiunque ha ordinato un gonfiabile almeno una volta nella vita» racconta Livio Cismondi, titolare di Peraria. «Per certi versi, il gonfiabile pubblicitario assomiglia alle giacche a vento: è molto resistente alle intemperie, ma se conservato in condizioni non ottimali rischia di rovinarsi velocemente. Per garantire ai clienti un prodotto durevole ma di ottima fattura – prosegue Cismondi – abbiamo messo a punto una formula in cui dalla selezione del materiale (un tessuto 100% poliestere riciclabile) ai procedimenti di stampa e finishing, nessun dettaglio è lasciato al caso. Questo ci ha consentito di ottenere estrema qualità e brillantezza dei colori, senza rinunciare alle funzionalità tecniche».

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Peraria ha scelto di gestire internamente tutte le lavorazioni: progettazione, stampa, sartoria, carpenteria metallica e falegnameria. «Laddove sia previsto il passaggio di un gran numero di persone, i gonfiabili, e in particolar modo le cupole, devono essere certificate per garantire una serie di requisiti, tra cui traspirabilità, impermeabilità all’acqua, portata dell’aria (cioè volume di aria che riesce a contenere, ndr.), resistenza al fuoco» prosegue Cismondi. «Grazie alla stampa transfer riusciamo a essere poliedrici, garantendo il rispetto di rigidi parametri di certificazione ambientale e, al contempo, la massima personalizzazione possibile». Dello stesso avviso è Luca Concoreggi, titolare di Convertende, azienda con sede a Codogno. «Grazie alla versatilità della stampa tessile digitale siamo stati in grado di cogliere nuove opportunità nell’ambito della comunicazione visiva. Storicamente produciamo gazebo e tende da campeggio, ma ci siamo via via aperti al settore della pubblicità. La prima commessa importante ci è arrivata da un’azienda che doveva partecipare a una nota fiera dello streetfood europeo e non voleva passare inosservata. Da allora annoveriamo moltissimi brand, attivi nell’ambito del food&beverage, ma anche tantissimi team sportivi».

Questioni di “struttura” Oltre a un impatto visivo e tattile ineguagliabile, il tessuto garantisce indiscutibili vantaggi: capacità di ricoprire metrature elevate, peso e ingombro ridotti, facilità di trasporto, possibilità di essere riutilizzato. Inoltre si presta bene a soddisfare richieste specifiche come quella di illuminare frontalmente o retroilluminare un pannello o creare effetti particolari come, ad esempio, il drappeggio. Occorre ricordare che quasi tutti gli allestimenti realizzati in tessuto prevedono la presenza di strutture autoportanti in alluminio, dette anche profili che, a seconda della destinazione d’uso, possono essere integrati con impianti audio, pannelli fonoassorbenti e lightbox dinamici. Questi ultimi sono dotati di sensori in grado di rilevare i movimenti circostanti e attivarsi all’occorrenza. Tra le aziende che hanno trovato nella combinazione tra tessuti, profili in alluminio e retroilluminazione dinamica la formula per il successo c’è la veneta ABS Group, che cerca di aggiungere valore esperienziale ai progetti allestitivi. «La flessibilità del tessuto consente di giocare con le strutture, andando a creare forme articolate, per esempio ellittiche o curve, che possono essere


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Occorre investire in strumenti e iniziative che promuovano la cultura del riciclo e del riuso, anche nel mondo del retail e degli allestimenti. ABS Group.

utilizzate per personalizzare pareti, ma anche soffitti. Utilizzando tecnologie di grande formato, fino a 5 m di larghezza, possiamo realizzare intere pareti senza il bisogno di affiancare pannelli diversi» spiega Giorgio Grando, R&D Manager. «In questo modo possiamo garantire continuità alle grafiche che, soprattutto per i grandi brand, non è un fattore da sottovalutare». Tra le novità che hanno riscontrato interesse nell’ultimo periodo ci sono i tessuti tesati a parete. «Si tratta di una valida alternativa alle carte da parati – aggiunge Grando – poiché il tessuto è in grado di coprire metrature considerevoli, senza l’ausilio di giunture. Inoltre, implementando alcune funzionalità come la fonoassorbenza, siamo in grado di realizzare spazi più abitabili, conformi alle più recenti normative in materia di inquinamento acustico». Sempre per rendere più vivibili e sicuri gli spazi, nell’ultimo anno, l’azienda ha investito nell’introduzione di tessuti sanificabili. Come Viroblock, un trattamento ai sali d’argento che consente di abbattere la carica batterica presente sulle superfici: una caratteristica che, a seguito dell’emergenza sanitaria, chi progetta un allestimento non può più permettersi di trascurare. L’industria tessile può considerarsi a un livello molto avanzato in termini di ricerca e sviluppo, tanto che sempre

più aziende scelgono soluzioni in tessuto anche per allestire spazi di lavoro e coworking, con soluzioni leggere, sicure e di forte impatto. La personalizzazione resta la parola d’ordine per conquistare l’interesse di una clientela esigente. «Ormai brand owner e creativi hanno colto le potenzialità offerte dal tessuto» commenta Michele Lovallo, titolare di Immagine Grafica. «Certo qualcuno è ancora restio, ma tendenzialmente ci troviamo a lavorare con un’utenza abituata a gestire un certo tipo di materiali e progetti complessi. Per quanto riguarda l’allestimento delle vetrine, la grafica stampata in tessuto è un complemento al resto dei materiali che vengono posizionati in vetrina. Sta alla bravura del designer conciliare il tessuto stampato con il resto dell’esposizione». Via libera al riuso creativo Come per la moda anche per gli allestimenti la questione della sostenibilità resta cruciale. Per ridurre l’impatto dell’industria tessile sull’ambiente è necessario cominciare a ragionare sulla valutazione del ciclo di vita (in inglese LCA, Life Cycle Assessment) di un prodotto in tutte le sue fasi, dalla produzione allo smaltimento. Al contempo, occorre investire in strumenti e iniziative che promuovano la cultura del riciclo e del riuso,

anche nel mondo del retail e degli allestimenti. In Italia, negli ultimi anni, la cultura dell’upcycling (anche noto come riciclo creativo) comincia a farsi strada, anche grazie a giovani aziende innovative. Come la start up vicentina Nazena, che si è posta come obiettivo il recupero di fibre tessili naturali (cotone, lana, viscosa, seta) e sintetiche (poliestere, nylon) con le quali realizza arredi per imballaggi, negozi, articoli di design, pannelli acustici. Ci sono materiali che si prestano naturalmente a essere riutilizzati e indirizzati verso una nuova funzione; altri devono essere sottoposti a un procedimento di take-back, cioè di trasformazione alla fine del loro ciclo di vita. L’obiettivo è quello di raccogliere 250 tonnellate di rifiuti tessili entro il 2025, che equivalgono a risparmiare l’energia consumata da un’abitazione media per 74 anni. «In questo modo riusciamo ad allungare la vita di beni destinati a un utilizzo molto breve» spiega Giulia De Rossi, fondatrice di Nazena. «Al momento gli scarti raccolti provengono da aziende e cooperative, ma l’obiettivo a tendere è coinvolgere sempre più i retailer e consumatori finali».

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La comunicazione con fili (di poliestere) di E L E N A

P A N C I E R A

Parlare di soft signage significa fare un viaggio nel mondo dei filati, dei tessuti e dei finissaggi. Ma anche in quello della plastica e della sostenibilità, dato che il poliestere, supporto per eccellenza di questo strumento di comunicazione, è un polimero. Qui seguiremo i chip o fiocchi polimerici mentre vengono estrusi, filati e tessuti. E poi scopriremo come vengono trasformati, stampati, tagliati e confezionati fino a diventare “soft signage”. 50

Indoor soft signage di Mimaki Bompan Textile

La storia del tessuto si intreccia alla storia dell’umanità. È uno dei pochi materiali che ci riveste, letteralmente, dall’inizio dei tempi. Che portiamo sulla nostra pelle, che ci diventa seconda pelle. E quella tessile è la prima industria moderna a nascere e svilupparsi. Il tessuto richiama immaginari poderosi, anche quando non viene usato per l’abbigliamento. Protegge il nostro sonno, correda i nostri pasti, decora le nostre case. Ecco perché quando lo scegliamo per comunicare disponiamo di una potenza quasi ancestrale.

La stoffa della comunicazione Una delle macro tendenze della comunicazione visiva, negli ultimi anni, è il “soft signage”, letteralmente “segnaletica morbida”, perché viene realizzata stampando tessuti di poliestere. Sono definiti soft signage striscioni e banner, bandiere, rivestimenti edili, i cosiddetti backlit o retroilluminati, ombrelloni, gonfiabili, gazebo. Anche fondali e scenari teatrali e televisivi vengono realizzati con le stesse tecnologie di stampa e confezione (ma questi, a dire il vero, non hanno sempre finalità di comunicazione).


P R I N T A B I L I T Y

Questo supporto viene apprezzato per il suo aspetto naturale, ma anche per la sua semplicità di utilizzo, la sua leggerezza, la sua durabilità, la sua facilità di trasporto, la sua riciclabilità – tutti aspetti che ne fanno un materiale ecosostenibile. Il soft signage ha iniziato a diffondersi Nord Europa – Scandinavia, Germania – e nei Paesi anglofoni – UK, USA, Australia. Da qualche tempo si sta conquistando spazi sempre più significativi anche in Italia. Dobbiamo questo ritardo soprattutto a differenze culturali e legislative proprio sul tema dell’ecosostenibilità. Oltre a questo, quando decidiamo di realizzare un progetto di soft signage dobbiamo considerare che l’aspetto e la stampabilità del materiale finale dipendono in modo massiccio dalle lavorazioni intermedie che trasformano i chip o i fiocchi di poliestere prima in filo o filato e poi in tessuto. Il colore delle fibre influenza quello degli inchiostri e definisce l’effetto finale del prodotto, così come l’opacità del polimero o l’eventuale interazione di trattamenti chimici o fisici detti “finissaggi” con le chimiche di stampa. Perciò per scegliere il migliore materiale per il nostro progetto di soft signage è importante conoscere la sua storia produttiva. Infine, è cruciale ogni aspetto che riguarda la confezione, perché un tessuto difficilmente può essere usato senza tagli e cuciture.

Soffitto retroilluminato, Imagink Come definire l’ecosostenibilità di un prodotto? Ci sono diversi aspetti da considerare: i metodi, le attrezzature e i prodotti chimici utilizzati nei processi produttivi, il riciclo degli scarti pre consumo e dei prodotti post consumo. Per la plastica esistono diverse normative che regolano la prevenzione alla fonte, il riutilizzo, il riciclo, il recupero energetico e lo smaltimento, soprattutto nell’ambito del packaging, da cui proviene la maggior parte dei rifiuti da plastica post consumo. In un anno nel mondo ne generiamo circa 265 milioni di tonnellate, di cui ne ricicliamo solamente il 17%. Il poliestere (PET) è il polimero più riciclato in assoluto, in Europa viene recuperato il 58%. La sigla “rPET” definisce il poliestere riciclato per via meccanica o chimica. Il metodo meccanico è il più diffuso e produttivo, ma ha alcuni vincoli importanti che fanno sì che il poliestere riciclato in questo modo abbia usi limitati rispetto a quello vergine, soprattutto in ambito food. Sul riciclo chimico, invece, si sta facendo molta ricerca. Ci sono aspettative alte, perché a differenza del riciclo meccanico non comporta una perdita di qualità del polimero: il poliestere viene riportato ai suoi componenti di base (monomeri), che vengono polimerizzati di nuovo. Inoltre, con il metodo chimico si riescono a riciclare anche sistemi “plastic mix”, tra cui TNT e misti poliestere e cotone.

Le fibre usate nel settore tessile possono essere naturali, artificiali e sintetiche. Sulle prime ci sono pochi dubbi. Quelle sintetiche sono ottenute da processi chimici. Le fibre artificiali vengono invece realizzate integrando materie prime di origine naturale e sostanze sintetiche.

Una questione di chimica Il poliestere, anzi, i poliesteri, sono materiali sintetici; il primo è stato commercializzato nel 1948 in Inghilterra con il marchio commerciale Terylene. Il poliestere più usato nel settore tessile è il polietilene tereftalato, noto come PET. Ce ne sono altri, facili da tingere anche a bassa temperatura, ricercati per le loro caratteristiche fisiche e chimiche. Tutti sono flessibili, tenaci, resilienti, elastici, stabili dal punto di vista dimensionale e con un basso peso specifico. Inoltre sono resistenti all’acqua e agli agenti chimici e fisici, all’usura, all’abrasione, al calore, alle pieghe (ed è questo sicuramente uno dei motivi del loro successo nell’abbigliamento). Inoltre hanno una “mano” naturale, ovvero al tatto sembrano fibre naturali. Queste proprietà possono essere potenziate o aggiunte grazie a procedimenti chimici, fisici o meccanici, detti finissaggi: ingualcibilità, scarsa pelosità, traspirabilità (soprattutto quando si parla di microfibra), ma anche resistenza al fuoco, tinta in pasta, proprietà antibatteriche, antimuffa e anti UV.

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P R I N T A B I L I T Y

TNT

Tufting

Da chip a filato Nel mondo tessile, ci sono tre passaggi attraverso cui le materie prime assumono la forma finale: la filatura, la tessitura e il “finissaggio”, ovvero tutte quelle lavorazioni che possono avvenire sia sul filo o sul filato che sul tessuto. Il poliestere non fa eccezione. Il poliestere è duttile: può essere trasformato in filo oppure filato, a seconda della materia prima, della lavorazione e della destinazione d’uso del prodotto finito. I poliesteri riciclati vengono cardati a partire da fiocchi, dato che non hanno una qualità sufficiente per produrre fili continui. La qualità del filato, e quindi del tessuto, si misura anche dalla lunghezza delle fibre di cui sono composti: più lunghe sono, maggiore sarà la resistenza e minore la possibilità di formare i “pallini” (pilling). A questo punto avviene la filatura. Da filato a tessuto Ci sono quattro principali tipologie di tessuto: alcune sono facilmente stampabili, altre meno, ma la tecnologia a sublimazione usata per il poliestere di solito riesce a dare buoni risultati in ogni caso. Quello ortogonale o navetta è il tessuto per antonomasia: composto da fili ortogonali, trama e ordito, ha una buona stabilità dimensionale. Può avere armature o costruzioni diverse, cioè diversi modi in cui ordito e trama si intrecciano. Il tessuto a maglia viene prodotto a partire da un unico filo; ha un’elasticità “naturale” data dagli spazi tra le maglie. Esiste anche una versione indemagliabile che non si sfila. Il TNT è composto da fibre che vengono pressate e tenute insieme in modo meccanico, chimico o termico. Non è molto resistente, ma è economico e rapido da produrre. Infine abbiamo il tufting, il tessuto dei tappeti e delle moquette, composto da nodi che danno origine alla caratteristica peluria. Si stampa con difficoltà, ma non è impossibile.

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Ortogonale o navetta

Maglia

Stoffe con i superpoteri Nel mondo tessile tutte le lavorazioni che non sono la filatura o la tessitura e che servono a migliorare le caratteristiche di un tessuto vengono definite “finissaggi” (o “finiture”). Sono, di fatto, le nobilitazioni dei tessuti. Il finissaggio del poliestere può avvenire in vari momenti: in estrusione, in filatura, sul tessuto e anche sul capo finito. Alcuni finissaggi sono importanti per la stampa: il tessuto viene immerso in vasche oppure spruzzato con chimiche sbiancanti (per ottenere il bianco ottico), oppure può essere intriso con un prodotto che facilita la sua impregnazione in caso di stampa: l’imbibente. È questo prodotto che serve per esempio per realizzare le bandiere, la cui decorazione deve essere bifacciale. La resinatura consiste nella spalmatura di una resina sul retro del tessuto per conferirgli proprietà antisfilo, di resistenza al fuoco e idrorepellenza. Il coating, anche detto coatizzazione, è invece la spalmatura di una resina sul fronte del tessuto con una racla, per immersione oppure con un cilindro. Questa lavorazione può agire su molte proprietà del materiale: resistenza all’acqua e ritardante di fiamma, protezione dai raggi UV e antimuffa. La coatizzazione modifica intensamente la natura del materiale: il poliestere diventa un supporto per la resina, e passa (letteralmente) in secondo piano. Questo finissaggio ha conseguenze importanti dal punto di vista della scelta della tecnica di stampa, che di fatto non deve più legarsi al tessuto, ma al materiale usato come coating. Anche la “mano” cambia in modo significativo, diventando più rigida, e si perde l’effetto visivo e tattile di trama e ordito. Esistono anche tessuti dalle proprietà speciali, come fonoassorbenza ed elettrostaticità. La prima aiuta a realizzare strumenti per il comfort acustico, grazie anche a speciali materassini per l’isolamento sonoro. La seconda consente di ottenere tessuti adesivi removibili e riposizionabili che, a differenza di materiali plastici, non formano bolle d’aria.


P R I N T A B I L I T Y

Cucitura a incastro, Peraria ATPColor

Una stampa, tante stampe La stampa tessile, tradizionale o digitale, su poliestere non coatizzato avviene principalmente con tre tipi di inchiostri: i dispersi per sublimazione, i dispersi e i pigmenti, questi ultimi due meno usati del primo nel soft signage. I dispersi per sublimazione hanno bisogno di trascorrere circa un minuto in calandra o pressa a 180-200°C, così che le molecole di inchiostro possano sublimare (ovvero passare direttamente dallo stato solido a quello gassoso) e quindi legarsi chimicamente alle fibre di poliestere. I pigmenti invece ricoprono il filo senza legarsi chimicamente, e per questo sono molto utili nel caso in cui dobbiamo stampare tessuti di poliestere misto cotone. Entrambe queste chimiche possono essere stampate sia con tecnologia analogica (rotativa o manomacchina) sia digitale. La tipologia di stampa più diffusa è la sublimazione, che può essere diretta su tessuto (esistono anche stampanti con calandra integrata che velocizzano di molto il processo) oppure indiretta. In questo caso avviene in due fasi: l’immagine viene stampata specularmente su su carta transfer e poi viene trasferita sul tessuto in poliestere con un passaggio in calandra o pressa. La stampa a sublimazione non ha bisogno di pre o post-trattamenti: il passaggio a circa 200°C basta per fissare gli inchiostri. Una delle maggiori difficoltà che devono gestire i produttori di tecnologie di stampa è la gestione del materiale nella macchina, perché il tessuto non è rigido come la carta. Nel tempo sono state quindi sviluppati sistemi che bilanciano i naturali movimenti di questo materiale quando viene movimentato: allungamenti, pieghe, curvature. Nel caso dei tessuti coatizzati non possiamo più parlare di soft signage in senso stretto, ma le tecnologie di inchiostro che possiamo usare si moltiplicano: latex, UV e UV LED, perfino ecosolvent.

Una confezione perfetta Quando si lavora con i tessuti, taglio e confezione sono passaggi fondamentali: altrimenti il prodotto finito non è effettivamente utilizzabile. Infatti non è raro che nelle aziende che producono soft signage ci sia la figura del sarto. Il taglio viene raramente fatto a mano: ormai sono diffusi i tavoli da taglio che, debitamente equipaggiati con tappeti adesivi per la gestione del tessuto, permettono di ottimizzare i tempi e di minimizzare il rischio di errori. Senza contare che quelli equipaggiati con taglio laser hanno anche la funzione di cauterizzare i bordi, evitando che la stoffa si sfilacci. I tessuti vengono uniti insieme attraverso cuciture più o meno semplici: porzioni di immagini “pannellizzate” vengono cucite senza che alla fine siano percepibili stacchi; vengono applicati bordi in silicone utili per inserire le tele stampate all’interno di cornici in alluminio (che possono essere anche retroilluminate con LED). Un discorso a parte merita la realizzazione dei gonfiabili. I tessuti scelti per questo particolare tipo di comunicazione, che devono essere impermeabili all’acqua e all’aria per poter mantenere la tridimensionalità, una volta riempiti d’aria, devono essere cuciti con una cucitura a doppio incastro, modello jeans: così lo sforzo non ricade sul filo ma sul tessuto, ed è garantita una resistenza maggiore.

Grazie a: Giuseppe Bosio, Textileprofessional.it Luca Bellotto e Stefano Costacurta, Symera Andrea Cappello, Imagink Livio Cismondi, Peraria Roberto Martellono, ATPColor Marco Scatto, Plus4 Marco Vanzini, Mimaki Bompan Textile 53



< G R A N D A N G O L O >

NEL SEGNO DELL’UPCYCLING: NAVA PRESS REALIZZA IL PORTFOLIO DELLA COLLEZIONE LEVI’S® X MIU MIU Upcycled by Miu Miu è un progetto speciale che supporta e promuove la cultura di una moda sostenibile, recuperando e rielaborando secondo lo stile della maison abiti vintage e pre-loved per creare una collezione esclusiva composta da pezzi unici che vengono interamente rifiniti a mano per infondere loro nuova vita. All’interno di questo progetto Miu Miu ha avviato una collaborazione con Levi’s®, personalizzando con il suo stile giocoso e anticonformista gli iconici jeans 501® da uomo e le Trucker jacket, tutti vintage originali degli anni ’80 e ’90, rigorosamente made in U.S.A. La collezione Levi’s® x Miu Miu gioca con il contrasto tra maschile e femminile, fa rinascere lo spirito di ribellione che ha storicamente caratterizzato i capi d’abbigliamento in jeans e trova il suo emblema nell’iconica etichetta Levi’s®,

reinterpretata in rosa con l’aggiunta del logo Miu Miu. Per presentare la collezione, Miu Miu ha ideato un portfolio realizzato in 1450 copie, composto da un folder cartonato, rivestito di tela con nastrino di chiusura sul davanti, che contiene un booklet e 16 schede sciolte, e ne ha affidato la realizzazione di stampa e cartotecnica a Nava Press. Come è fatto il Portfolio Levi’s® x Miu Miu FOLDER Formato 24x32 cm, cartonato da 2 mm di spessore, rivestito in tela, composto da un quartino con snodo centrale e due patelle da 7 cm, sagomate e cartonate da 1 mm di spessore, applicate alla III di copertina. In I di copertina è incollata tramite biadesivo un’immagine formato 22x27,6 cm, stampata a 4 colori più vernice opaca su carta Symbol Freelife Gloss Premium white

da 150 gsm. Completa il tutto il nastrino applicato sul davanti per annodare e chiudere la cartellina. In II e III di copertina sono incollate tramite biadesivo immagini Tritone art in formato 22x30 cm con cornice di tessuto visibile da 10 mm, stampate a 2 colori pantone su carta Fedrigoni Materica Gesso da 120 gsm. In I di copertina, infine, è applicata un’etichetta Miu Miu. BOOKLET Il catalogo, in formato 24x32 cm, è composto da 12 pagine più copertina, con 16 immagini applicate. La copertina è realizzata in carta GF Smith Colorplan Candy Pink da 270 gsm, goffrata effetto pelle con punzonatura a secco, stampata a 1 colore a caldo bianco opaco con sfondamento in bassorilievo. Le pagine interne sono stampate a 5 colori su carta Fedrigoni Materica

Cobalto da 120 gsm; le immagini, in formato 9,5x13,75 cm, sono stampate a 4 colori più plastificazione lucida su carta Symbol card premium white da 210 gsm. Il catalogo è rilegato con cucitura a filo singer di colore simile al jeans. SCHEDE Sulla stessa carta Symbol card premium white da 210 gsm sono stampate, a 4 colori più vernice lucida di protezione, anche le 16 schede da 24x32 cm di format che completano il portfolio. CUSTODIA Il portfolio è protetto da una custodia in microonda bianco, stampata a 1 colore serigrafico nero, fustellata e con patella zigrinata per apertura a strappo.

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I N C H I E S T A

Vermouth sleek & chic

Etichette liberty su bottiglie dalla struttura ardita. È così che il vermouth, nato a Torino nel 1786, attraversa il tempo. Una metamorfosi raccontata da Cillario&Marazzi, Marolo, Tosti1820, Turin Vermouth Drapò.

di M A R I L D E

M O T T A

Cillario & Marazzi Design: Officina Genuina Bottiglia: Verallia Etichetta: Etichette Italiane Chiusura: Vinolok Amorim

Il

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vermut ha un vincolo stori-

ciale del vermouth, al rito dell’ape-

ciate, altre che tracciano silhouet-

co con la Torino sabauda e

ritivo, all’alchimia del mixology. Ci

te ammiccanti. D’altra parte il

con i vini del Piemonte, tan-

si aspetterebbe uno schieramento

vermouth fu inventato anche per

to da ottenere l’inserimento negli

di bottiglie ancien régime, derivate

piacere alle signore, con un grado

elenchi PAT (prodotto agroalimen-

dalla tipica bottiglia bordolese per

alcolico per loro accettabile, da gu-

tare tradizionale) e nell’IG (indica-

i vini, invece l’innovazione è partita

stare a un’ora non equivoca e con

zione geografica riconosciuta in

proprio dal packaging design, dan-

la pruderie necessaria a giustifica-

ambito UE), ma non è rimasto prigio-

do vita a contenitori memorabili,

re la presenza di gaie comitive in

niero di un’epoca ormai fané. Oggi

con un’identità visiva che a volte

eleganti caffè. Se la ricetta del Ver-

accanto a icone, che da oltre due

gioca volutamente a contrasto con

mouth di Torino è un dogma, qual-

secoli rappresentano il vermouth

etichette dal sapore ottocente-

che concessione può essere fatta

nella più rigorosa formulazione,

sco, con sovrabbondanza di oro e

quando il vermouth meno tradi-

si sono aggiunti alcuni produttori

font calligrafici. Bottiglie lavorate

zionale incontra inaspettati ingre-

che sperimentano variazioni sul

a sbalzo, talune maschili nella loro

dienti che ci facciamo raccontare

tema, dando impulso all’anima so-

forte struttura con spalle pronun-

dagli intervistati.


I N C H I E S T A

CILLARIO&MARAZZI

Cillario&Marazzi Spirits Co. è una delle più recenti realtà nel settore degli spirits. Nata con un purpose ben preciso: essere una distilleria sartoriale, per produrre distillati e infusi su misura per i clienti, si è subito posizionata nell’alto di gamma creando una serie di prodotti innovativi. Parliamo con Gigi Marazzi, cofondatore della distilleria del loro vermouth.

A nuovo concept di prodotto, nuovo packaging. Quali sono state le linee-guida per progettarlo? — Per lo sviluppo del concept della bottiglia del nostro Bitter Vermouth 1920 abbiamo cercato di ricreare le atmosfere del periodo dell’Art Déco del ‘900. La bottiglia riproduce, nella parte bassa, una preziosa tramatura capitonné mentre, nella parte alta, le linee e i segni grafici dell’etichetta e del collarino ci riportano ai motivi déco tipici degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, periodo d’oro per il vermouth. Il progetto grafico dell’etichetta è stato creato da Officina Genuina dell’arch. Valentina Pieri e la stampa è stata realizzata da Etichette Italiane. L’etichetta è stampata su carta con fondo nero, scritte con carattere Market Déco in rilievo e motivi ornamentali con oro a caldo. La bottiglia è di Verallia. Per lo sviluppo della bottiglia ci si è focalizzati sulla “presenza scenica in bottigliera” e sulla facilità di impugnatura. Per il sistema di apertura abbiamo adottato i tappi in vetro Vinolok Amorim. Il vermouth tornerà a essere bevuto puro, o ha un destino nel mixology? — L’impiego principale del vermouth in mixology è legato al cocktail italiano più conosciuto nel mondo: il Negroni. La miscela è composta in parti uguali di gin, bitter, vermouth rosso. In questi ultimi anni, con i prodotti di qualità, si sta riaffermando il piacere di bere un buon vermouth liscio con una scorza di arancia e qualche cubetto di ghiaccio.

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I N C H I E S T A

Marolo Bottiglia: Vetri Speciali

MAROLO La Distilleria Santa Teresa dei F.lli Marolo è stata fondata nel 1977 pensando, in un primo momento, alla valorizzazione dei vitigni più nobili delle Langhe, Roero e Monferrato per la produzione di grappe. Poi accanto alla produzione di grappe eccelse, si è aggiunta la decisione di ridare vita al brand Ulrich fondato nel 1854 dal botanico Domenico Ulrich. Sotto questa etichetta si producono un amaro e un vermouth che Lorenzo Marolo ci racconta.

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Quali sono state le linee-guida per progettare il packaging del vermouth Ulrich? — Dopo un attento studio e un minuzioso recupero delle antiche ricette, a partire dal 2016 abbiamo dato nuova vita al brand Domenico Ulrich. L’azienda Ulrich fu fondata dal botanico Domenico Ulrich nel lontano 1854. Fu tra le prime realtà italiane a specializzarsi nella lavorazione delle piante aromatiche su scala industriale, utilizzando unicamente materie prime piemontesi e nazionali; divenne presto una delle principali aziende nel campo erboristico. Solo vini piemontesi, zucchero bruciato secondo l’uso antico per il Vermouth di Torino Rosso e il Rosso Superiore, 100% artemisie del Piemonte, essenze ed estratti di piante coltivate localmente. È questo amore per la ricerca e per la tradi-

zione liquoristica sabauda che fa dei Vermouth Dottor Ulrich l’occasione perfetta per riscoprire il vero gusto della Belle Époque. Proprio ai canoni di questo periodo storico si ispira il packaging del prodotto: un recupero attento delle grafiche originali ha permesso la creazione del nuovo abito per i nostri prodotti. Il vermouth tornerà a essere bevuto puro, o ha un destino nel mixology? — Il vermouth attualmente è consumato prevalentemente in miscelazione. Negli ultimi anni però, con la nascita del Consorzio del Vermouth di Torino e una forte spinta al miglioramento della qualità, il mercato ha cominciato a consumare il prodotto sempre più frequentemente liscio o “on the rocks”, come aperitivo ma anche come digestivo.


I N C H I E S T A

Tosti Design: Noodles comunicazione Bottiglia: Verallia

TOSTI1820

Ha oltre 200 anni di storia ed è giunta all’ottava generazione di membri della stessa famiglia che si occupa di preservare l’heritage di Tosti1820 e di dare sviluppo a questa azienda che affonda le proprie radici a Canelli. Vini, spumanti, ma anche un nobile Vermouth di Torino. Mariacristina Castelletta, marketing director di Tosti1820, ci racconta il packaging del loro vermouth. Come è stato concepito il nuovo packaging? — Lo studio di questo pack è iniziato circa nel 2013. C’era allora un’esigenza di avere una bottiglia squadrata e non rotonda. Il brand di riferimento era ed è Tosti1820. Tutte le bottiglie Tosti1820 hanno un segno distintivo, di forte riconoscibilità aziendale: la nicchia. Questo elemento funziona sia a livello visivo sia tattile. Essa è dotata di forte capacità evocativa, ha una sua ambiguità positiva, di sapore dionisiaco, che ciascuno può decodificare come vuole. Pensiamo di aver portato, in una dimensione industriale, un linguaggio, dei segni e dei valori tipici del mondo artigianale, delle piccole tirature e delle serie limitate. Inoltre troviamo sul vetro, in rilievo, la data della nostra fondazione (1820) e una decorazione attorno allo shape della bottiglia. La label ha una impostazione classica con fregi in oro lamina su carta materica denominata “pampa”. Il vermouth tornerà a essere bevuto puro o ha un destino nel mixology? — Bisognerebbe distinguere fra vermouth e vermouth di Torino. Per noi sono due prodotti completamente diversi. Il vermouth di Torino nasce per essere bevuto liscio per poterne apprezzare le sue caratteristiche e sentire le numerose erbe che vengono infuse singolarmente. Noi amiamo aggiungere ghiaccio e una scorza di arancia o limone.

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I N C H I E S T A

TURIN VERMOUTH DRAPÒ L’azienda condivide con il vermouth il luogo di nascita, Torino. Al vermouth consacra una delle sue linee di prodotti di punta: Drapò, a cui nel corso degli anni ha affiancato una produzione di liquori e distillati di alta gamma. Con Giuseppe Rabottini, responsabile di stabilimento Turin Vermouth, esaminiamo diversi aspetti di questo prodotto.

Quando è stato progettato il nuovo packaging e quale concept l’ha ispirato? — In occasione del primo decennale dalla nascita del marchio Drapò, abbiamo deciso di dotare il packaging di una nuova e più accattivante veste apportando modifiche alle etichette del nostro vermouth per incontrare le esigenze dei consumatori. Un restyling che unisce l’impronta “vintage” (presente nel logo di Turin Vermouth, nell’etimologia del nome “Drapò” e nell’immagine del vessillo di casa Savoia) e quella “moderna” (l’utilizzo del rilievo goffrato e lamina in oro per impreziosire). Il tutto su uno sfondo più chiaro che pone in maggior risalto gli elementi distintivi tra cui il tricolore, simbolo della qualità italiana nel mondo. A non cambiare sarà il gusto che rimarrà inconfondibile come sempre, sebbene sia stata fatta una scelta di maggiore accortezza verso tutti i tipi di clientela rendendo i nostri prodotti gluten free. Il vermouth tornerà a essere bevuto puro o ha un destino nel mixology? — Già da alcuni anni abbiamo riscontrato un aumento dell’utilizzo del vermouth in purezza da parte dei privati con l’aggiunta di soda e una scorza di limone, o arancia. Se ci pensiamo bene il vermouth è composto da vino, aromi, acqua e alcool; praticamente aggiungendo del ghiaccio abbiamo già un aperitivo pronto al consumo! Questa preferenza si è attestata ulteriormente con la pandemia che ha cambiato inevitabilmente le nostre abitudini portando a nuove scelte di consumo. Poiché il vermouth, per caratteristiche e duttilità, si presta bene alla preparazione di cocktail, ha stimolato la creatività del consumatore finale, che si è impegnato nella preparazione casalinga del proprio drink preferito potendo usufruire di packaging studiati per andare incontro alle esigenze imposte in questo particolare periodo storico. Ciò nonostante, rimane chiaro che questo prodotto costituirà sempre un punto cardine nel mondo del mixology, ma è altrettanto vero che il vermouth è nato per essere bevuto principalmente in purezza. Il mercato degli alcolici è in costante evoluzione e l’acquisto diretto da parte dei privati rappresenta una sfaccettatura di questo aspetto che rende il settore più interessante oltre che competitivo.

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Drapò Design: Turin Vermouth Bottiglia: Vetri Speciali Etichette: Cograf Chiusura: Fiat Chiusure Carta: Patinata opaca Raflamatt


I N C H I E S T A

Sostenibilità del packaging: avete intrapreso dei progetti in questo senso? — La sostenibilità è da sempre un argomento a cui poniamo molta attenzione e stiamo studiando delle soluzioni che possano soddisfare le nostre esigenze e quelle dell’ambiente. Il nostro augurio è quello di ottenere quanto prima ulteriori risultati che possano premiare i nostri sforzi e renderci maggiormente orgogliosi dei nostri prodotti. In fase di produzione riusciamo a sostenere l’ambiente riciclando le erbe tramite il compostabile e smaltendo il vetro, la plastica e la carta. A casa molti si improvvisano barman acrobatici, avete pensato a interventi sul sistema di chiusura che aiutino a mixare il prodotto? — Per ottenere un buon risultato senza dover ricorrere a particolari strumenti e abilità (non alla portata di tutti!) abbiamo studiato il kit Negroni la cui peculiarità sta proprio nella facilità di ottenere un buon risultato in modo semplice. Consiste di una scatola regalo composta da 3 bottiglie da 50 cl di Vermouth Rosso Drapò, Bitter Tuvè e Gin&P. Usando dosi di egual misura dei tre prodotti, si potrà ricreare il proprio cocktail Negroni comodamente a casa propria. Se non si è amanti di questo cocktail in particolare è comunque possibile creare moltissimi drink giocando con gli ingredienti: utilizzando in egual misura Vermouth e Bitter sarà possibile ricreare il MI-TO, o Torino-Milano; aggiungendo della soda si potrà gustare un Americano. E del gin? Cosa ne facciamo? Aggiungendo della tonica sarà possibile gustare un ottimo gin tonic. Se poi avanza il vermouth basterà gustarlo liscio, o con l’aggiunta di soda. Abbiamo studiato questo kit proprio per sviluppare la fantasia e la creatività del consumatore che potrà cimentarsi nella creazione di molti classici della miscelazione in modo intuitivo e “spiritoso”.

CONSORZIO DEL VERMOUTH DI TORINO Pierstefano Berta, direttore del Consorzio del Vermouth di Torino, risponde alla nostra intervista fornendoci molte utili informazioni per conoscere il Consorzio, la differenza fra Vermouth di Torino e gli altri vermouth, o vermut. Qualche dato per conoscere il Vermouth di Torino La produzione complessiva del Vermouth di Torino era stimata prima del periodo della pandemia in un volume totale di 4,5 milioni di litri. L’assoluta maggioranza di questa produzione e commercializzazione è gestita dai 23 Soci del Consorzio del Vermouth di Torino, che riunisce più del 98% della produzione complessiva. La produzione è stata in netto aumento dal 2017, grazie all’effetto di interesse accresciuto provocato dalla pubblicazione del Disciplinare di produzione approvato con Decreto del Presidente della Repubblica n. 1826 del 22 marzo 2017 e delle successive attività promozionali sviluppate dal Consorzio. Nei prossimi anni si stima una crescita positiva sul mercato internazionale dove i Soci del Consorzio già esportano. Consumo puro o ingrediente del mixology? Come è cambiato il consumo di vermouth in oltre due secoli di vita? Fino alla fine del 1800 il Vermouth di Torino viveva il suo consumo esclusivamente come prodotto puro, prima dei pasti, in abbinamento con stuzzichini. In questo modo divenne il protagonista del rito dell’aperitivo con un grande boom tra metà 800 e la metà del 1900. Era il momento definito come “l’ora del Vermouth”. Dagli anni 1920 si adotta la moda americana dei cocktail. Nascono i cocktail con il Vermouth di Torino, cocktail divenuti storici come il Torino Milano, l’Americano, il Negroni e infiniti altri. Tra la gamma variegata delle bottiglie dei Soci del Consorzio del Vemouth di Torino è possibile selezionare i prodotti con il profilo sensoriale migliore per il consumo liscio, con ghiaccio e scorza di limone biologico, oppure in miscelazione.

Fra le possibili grafie avete scelto vermouth. Anche gli associati devono conformarsi o possono scrivere vermut? In realtà si sono scelte due grafie simmetriche, “Vermouth di Torino”/“Vermut di Torino”, presenti entrambe nel disciplinare di produzione e nei documenti di protezione dell’Unione Europea. Le ragioni sono legate alla storia e alla tradizione: da sempre le due grafie si sono affiancate sulle etichette, sui manifesti pubblicitari, nella comunicazione in generale. Ancora oggi sulle etichette dei Soci si possono trovare, e ci auguriamo che continuino affiancate anche nel futuro, per mostrare proprio che un prodotto moderno come il Vermouth di Torino mantiene vive le sue radici tradizionali. Questo ha portato alla creazione del marchio consortile che ha proprio le due diciture “Vermouth di Torino”/”Vermut di Torino” che circondano la sommità fiorita dell’Artemisia, costituente una parte della “V” di Vermouth. Questo marchio è stato depositato sia in Italia sia in Europa e potrà essere utilizzato esclusivamente dai Soci del Consorzio del Vermouth di Torino. Quali sistemi di sicurezza vengono adottati per garantire l’originalità del prodotto e impedire la contraffazione? Gli associati sono obbligati a seguire un dettagliato schema di controlli che parte dal campo di coltivazione delle Artemisie, per procedere via via lungo il processo di estrazione delle erbe e la produzione del Vermouth di Torino, fino all’imbottigliamento e alla spedizione. Per il mercato italiano il Vermouth di Torino ha un sistema di sicurezza a tutta prova: il contrassegno di Stato stampato dalla Zecca dello Stato e utilizzato sulla base delle norme dell’Agenzia delle Dogane. Per quanto riguarda l’esportazione, il Consorzio sta valutando un sistema di certificazione e tracciabilità del tutto innovativo, che potrà essere utilizzato dagli associati a partire dal prossimo anno e che si basa sul QR-code. Si tratta di un progetto che è allo studio congiuntamente con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

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S P A Z I O

R O B I L A N T

A S S O C I A T I

Alta Luz la forma della luce È nato Alta Luz, il primo brandy “cristalino” dell’azienda spagnola Torres. Un progetto di risonanza internazionale con una bottiglia destinata a diventare protagonista nel mondo degli Spirits. 62

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isultato straordinario di oltre 90 anni di esperienza nell’arte distillatoria della Juan Torres Master Distillers, Alta Luz è il primo brandy cristalino “made in Barcelona”.

La sorprendente bottiglia celebra la purezza eccelsa di questo brandy invecchiato e magistralmente filtrato al carbone, dando luce ai riflessi scintillanti del liquido cristallino e al contempo celebrando la ricchezza del suo gusto profondo e multisfaccettato. Un prodotto


S P A Z I O

R O B I L A N T

A S S O C I A T I

Fabio Molinaro È Direttore Creativo di Robilant Associati. Dopo la laurea al Politecnico di Milano in Design della Comunicazione, entra nel team di Robilant Associati nel 2003 e compie l’intero iter professionale fino a ricoprire il ruolo attuale. Ha una forte specializzazione negli spirits e nel mercato dei prodotti premium, senza tralasciare il settore del food&wine, con un’attenzione sempre maggiore verso i nuovi mezzi e tecnologie della comunicazione di marca. Fabio Molinaro è anche Guest Professor sul tema branding nell’ambito di corsi e master della Scuola Politecnica del Design e Domus Academy.

del tutto nuovo e inedito, giunto a noi in cerca di un’identità che sapesse esprimerne tutto il portato d’innovazione. La visita all’azienda e la scoperta del brandy hanno immediatamente reso evidente la necessità di un progetto outstanding in grado di interpretare al meglio la qualità altissima del distillato, la fascinazione del processo, la maestria dei distillatori. Luce e purezza di questo brandy cristalino hanno ispirato e guidato l’intero processo creativo, un progetto di new product development a 360°. Si è partiti dalla creazione del nome di prodotto – Alta Luz – per arrivare al design della bottiglia “diamantata”, capace di esaltare a livello visivo la trasparenza del liquido e di raccontare a livello concettuale la ricchezza del gusto e la profondità aromatica derivante dalle uve e dalle note d’invecchiamento. Una sfida dal punto di vista realizzativo resa possibile da

una “ingegnerizzazione” sempre più profonda e dettagliata del design. L’etichetta – materica, minimalista e preziosa, come la collaretta – ha completato l’opera grazie alla citazione raffinata delle tecniche di filtrazione minerale al carbone usate nel processo di lavorazione e distillazione. La Brand Visual Identity che ne è discesa è espressione della forza innovativa del distillato, nel solco dell’expertise di lunga data dell’azienda, il cui fondatore diventa testimonianza e cameo a sigillo sul tappo. Il lavoro sul linguaggio di marca, sia on-pack sia off-pack, ha interpretato i valori del brand e le caratteristiche del nuovo prodotto dando vita a un key visual di prodotto e un video di presentazione, diventati campagna di comunicazione per il lancio internazionale del prodotto, attualmente in Messico e presto anche in altri Paesi.

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P A C K A G I N G

GUSTO INSTAGRAMMABILE di M I C H E L A

P I B I R I

L’unboxing del bellissimo e del buonissimo è il concetto alla base di tre progetti Food&Wine per i brand Mare Aperto, Acetomodena e Cantina Rapinzeri realizzati durante Brand Revolution LAB 2020. Un trionfo di felicità condivisa che, insieme ad altri 17 progetti, sarà possibile vedere in mostra dal vivo il 21 e 22 ottobre 2021 agli East End Studios di Milano. 64

“Happiness is real only when shared”, ha scritto sul suo diario in estrema solitudine Christopher McCandless, protagonista di Into the wild, poco prima dell’epilogo della sua storia. Questo bisogno di condividere, ha fatto notare Fabio Paracchini, Chief Strategy and Innovation Officer di The Embassy durante la puntata di Brand Revolution LAB OnAir dal titolo “Gusto Instagrammabile”, sembra essere tanto più vero quanto più si parla di piacere. Al cibo che viene fotografato, in particolare, viene dedicata estrema attenzione in termini di staging, e questo – ha detto ancora Paracchini – ha avuto un impatto enorme sul packaging e sul modo di presentare e raccontare i prodotti. Si tratta di un vero e proprio rituale popolare e democratico: a settembre 2021 risultano, su Instagram, 2,4 milioni di post con l’hashtag #unboxing, essenzialmente user generated content cui si aggiunge tutto il mondo degli influencer appositamente ingaggiati per spacchettare i prodotti davanti al loro pubblico. Il packaging, come fa notare ancora Paracchini, sta lavorando in una doppia direzione in questo momento. La prima è quella che cerca di rispondere alla domanda: “Come rendersi attraente, interessante, fotografabile e condivisibile?”, mentre la seconda cerca di soddisfare la richiesta di sostenibilità e trasparenza, tema rilevante per tutta la filiera del packaging e dei prodotti stessi. E vanno in entrambe le direzioni i tre progetti realizzati durante Brand Revolution LAB 2020 che coniugano l’effetto WOW di packaging completamente fuori dall’ordinario con le diverse declinazioni della sostenibilità.


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distintivo di The 6th. Al progetto hanno lavorato Emanuele Basso, direttore creativo e graphic designer, Elena Carella, direttrice creativa e copywriter, Valentina Barelli, copywriter, e gli illustratori Lorenzo Mercanti, Marco De Masi e Federico Epis.

La stampa e la cartotecnica

Ocean in a box – Mare Aperto Nell’autunno 2020, tonno Mare Aperto, brand del gruppo Jealsa, ha lanciato la sua gamma di prodotti con nuove referenze, un restyling del packaging studiato per comunicare l’impegno del brand per una pesca, una produzione e una distribuzione sostenibili e un nuovo payoff: “Mare Aperto, buono col mare”. Lo studio The 6th non si è occupato solo della creazione dei nuovi packaging e del claim, ma anche di comunicare ai buyer l’importanza di scegliere per i propri punti vendita un brand rispettoso del mare e di tutte le specie che lo vivono. Per farlo, ha scelto di realizzare un Welcome Kit capace di traportare i buyer “dall’ufficio al mare”. Come? Con packaging speciali che, una volta aperti, svelano scene di vita sopra e sotto il mare, quando la pesca viene fatta in modo sostenibile. Le confezioni da 6 lattine del tonno nelle referenze olio di oliva, naturale e pronto da gustare, una volta aperte, non mostrano subito le

L’unboxing del tonno diventa così sorprendente e affascinante e fa riflettere su quanto sia importante per l’ambiente e per il nostro futuro fare scelte d’acquisto che privilegiano prodotti sostenibili.

lattine dei prodotti, ma 3 diversi pop up con scene di pesca tradizionale, di banchi di tonni pinna gialla che nuotano insieme a un sub e di un fondale marino incontaminato. L’unboxing del tonno diventa così sorprendente e affascinante e fa riflettere su quanto sia importante per l’ambiente e per il nostro futuro fare scelte d’acquisto che privilegiano prodotti sostenibili. Il progetto è stato realizzato dal team creativo di the 6th, studio fondato da Emanuele Basso ed Elena Carella nel 2014, specializzato in branding, packaging, illustrazione e animazione. Il lavoro dello studio si è ultimamente concentrato sulla creazione di packaging che, oltre a essere funzionali per i prodotti lo fossero anche per la vita delle persone. Ha così realizzato progetti caratterizzati dalla doppia funzione di packaging-affissione, packaging-giochi di memoria e intelligenza, packaging-oggetti collezionabili e, in ultimo, packaging-pop up. L’uso dell’illustrazione è il tratto

Le box di Mare Aperto sono state realizzate da Ba.ia, che ha stampato su cartoncino Astropremium White da 350 g/m² la scatola e la base popup su, e da 200 g/m² per gli interni con macchine a toner Konica Minolta AccurioPress a 4 colori, che garantiscono una qualità colore elevatissima, con la capacità di stampare su supporti di vario tipo e la possibilità di realizzare packaging di piccolo e medio formato anche a livello prototipale e di piccolo tirature. Il toner utilizzato è certificato per uso alimentare ed è sostenibile. Ba.ia ha realizzato i prototipi neutri ed effettuato il taglio a plotter e incollatura delle varie parti. L’interno è stato realizzato accoppiando la carta a un cartone microonda che può alloggiare 6 scatolette di tonno.

L’allestimento

Tech:art ha progettato e realizzato l’allestimento di grande formato lavorando a stretto contatto con il team di The 6th. La stampa è stata realizzata con tecnologia digitale HP Latex e HP Scitex e l’installazione è stata costruita su misura, curando ogni particolare: dagli elementi strutturali a quelli decorativi. La stampa dei pannelli e dell’espositore dei prodotti è stata realizzata con tecnologia HP Scitex in esacromia; altri elementi sono stati realizzati con stampa HP Latex in esacromia.

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La carta Astropremium di Gruppo Cordenons

Le confezioni di Tonno Mare Aperto sono realizzate con Astropremium, carta bianca di alta gamma di Gruppo Cordenons che si distingue per la sua versatilità: pensata per i progetti di packaging che necessitano di un supporto dalla superficie liscia, per l’ampia gamma di grammature si presta agli usi più diversi. La grammatura 480 ha permesso di produrre una scatola resistente e funzionale che racchiude e protegge le lattine, mentre la versione da 200 g/m² è stata impiegata per i pop-up creativi concepiti per rendere l’esperienza di un-boxing del tonno coinvolgente e dall’effetto WOW!.

Rubamazzo – Cantina Rapinzeri Azienda Agricola Grillo Situata a Santa Ninfa (TP), Cantina Rapinzeri prende il nome dall’antico castello di Rapinzeri, simbolo identitario della zona. Il marchio aziendale rievoca in chiave moderna la presenza iconografica del castello, in particolare i merli con funzione difensiva che circondano la struttura. Lo spirito di innovazione dell’azienda risiede nella coltivazione di vitigni alloctoni all’interno del territorio siciliano. Un connubio armonioso che ha ispirato l’agenzia a realizzare un progetto che conciliasse tradizione e modernità. Nasce così Rubamazzo: un pack esclusivo in edizione limitata, contenente quattro bottiglie e un mazzo di carte personalizzato, che unisce l’eleganza del vino al folklore delle carte da gioco siciliane. L’etichetta di ciascuna bottiglia raffigura uno dei quattro semi delle carte da gioco. Il mazzo di carte, in linea con lo stile delle etichette di vino, è rivisitato in chiave minimal con illustrazioni impreziosite da dettagli nobilitati in digitale. La scatola, con i vani

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in cui disporre le bottiglie e il mazzo di carte, potrà essere riutilizzata come cantinetta espositiva per conservare i propri vini. I glifi ispirati alle mura del castello, che compongono il logo aziendale, si inseguono sinuosi su tutti i motivi decorativi delle stampe, conferendo all’intero packaging un gusto antico e al contempo moderno. Il progetto è stato realizzato da Ideology creative studio, agenzia che opera nel settore della comunicazione integrata con sede a Ragusa, la provincia più a sud della Sicilia, ed è composta da una squadra variegata di professionisti specializzati in diversi campi: dal branding alla content strategy, passando per il web design, le produzioni video e l’animazione 2D e 3D. Ha lavorato al progetto un team composto da Davide Savasta, art director, Simona Pulino, illustratrice e graphic designer, Anna Schembari, copywriter, Peppe Occhipinti, graphic designer e Simone Nicita, content creator.

Il cofanetto

La cartotecnica del progetto è stata affidata a Ba.ia, che ha eseguito i tracciati fustella e il prototipo su cartoncino grezzo da 2 mm accoppiato alla carta. Gli spazi interni della scatola sono realizzati in reboard alveolare sagomato; Ba.ia ha infine provveduto all’incollatura e all’applicazione di calamite per la chiusura del coperchio.

Le etichette

La Commerciale Borgogno ha realizzato le etichette delle quattro bottiglie su polipropilene trasparente lucido mediante stampa serigrafica e a caldo; nella fattispecie sono state stampate con un bianco serigrafico di fondo sopra cui è stampato 1 colore pantone opaco e nobilitate con lamina di 2 diversi colori. Il nome del seme e i contorni grafici sono stati stampati con la tecnica dell’oro colato utilizzando la stessa colorazione della lamina scelta per il restante disegno del seme.


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Il colore a caldo Luxor® 428 e il cliché di Luxoro

L’astuccio delle carte da gioco è stato nobilitato con cliché a rilievo e stampa a caldo in un unico passaggio. Il colore scelto è Luxor® 428, un oro opaco molto carico e brillante. Le etichette sono state nobilitate con un oro per stampa digitale a rilievo, sempre Luxoro.

The light side of vinegar – Acetomodena Ph. Andrea Corbellini

Le carte da gioco

Le carte da gioco sono state stampate da L’Artegrafica con Konica Minolta AccurioJet KM-1 su PVC da 375 µ. La tecnologia a getto d’inchiostro UV Led consente di stampare su materiale plastico senza produrre deformazioni grazie all’assenza di calore. La volta delle carte è stata stampata a colore pieno riproducendo fedelmente il bordeaux della carta tinta in pasta dell’astuccio, e poi trattata con plastifica opaca antimpronta. In bianca è stato riprodotto il blu della carta tinta in pasta utilizzata per la box. Le carte da gioco sono poi state nobilitate da Gold & Silver con tecnologia digitale MGI Jet Varnish 3D EVO utilizzando un hot foil digitale oro opaco MGI con vernice flat che funge da aggrappante e, infine, tagliate e sagomate da Ba.ia. L’astuccio delle carte è stato realizzato con carta Gruppo Cordenons Plike Bordeaux e nobilitato da Gold & Silver che ha utilizzato stampa a caldo e a rilievo in un solo passaggio macchina con cliché hinderer + mühlich e Luxor 428®. Con questo metodo è stato possibile eliminare completamente i problemi di registro fra la stampa e il rilievo che si presenterebbero utilizzando le tecniche tradizionali con doppio passaggio. Gold & Silver ha nobilitato anche la scatola contenente le bottiglie, stavolta con due passaggi in digitale con Konica Minolta MGI JetVarnish 3D EVO. Il primo passaggio è stato fatto con serigrafia spessorata con applicazione di foil oro satinato. Il secondo passaggio con serigrafia lucida spessorata che contribuisce a esaltare l’effetto finale della grafica creando un contrasto con la texture opaca della carta Plike Blue.

La carta Plike di Gruppo Cordenons

Il tocco di Plike, carta iconica di Gruppo Cordenons che si distingue dall’originale effetto “rubber”, conferisce al cofanetto della linea di vini Rapinzeri una personalità unica. Quest’ultima è accentuata dall’inconsueto accostamento cromatico tra l’elegante Plike Blue (120 g/m²), impiegata per il rivestimento del cofanetto, e la calda tinta Bordeaux (330 g/m²), scelta per realizzare le scatole delle carte da gioco contenuta nella confezione.

Nasce così Rubamazzo: un pack esclusivo in edizione limitata, contenente quattro bottiglie e un mazzo di carte personalizzato, che unisce l’eleganza del vino al folklore delle carte da gioco siciliane.

Cosa vuol dire fare packaging sostenibile nel 2020? Usare materiali che non danneggiano il pianeta, certamente. Ma ancor di più immaginare soluzioni che annullino ogni spreco, attraverso il loro riutilizzo. La linea dei Condimenti Bianchi di Acetomodena – i cui ingredienti sono il mosto cotto di uve bianche, l’aceto di vino bianco e una percentuale di aromi o spezie – nasce per mantenere la saporosità del balsamico senza alterare il colore dei cibi. Riprogettarla vuol dire valorizzare l’eleganza e la modernità che la contraddistingue in un’ottica ecosostenibile. The light side of vinegar è un packaging che diventa una lanterna portacandele, in una continuità concettuale tra la leggerezza del gusto, il colore chiaro del prodotto e la luminosità che regalerà nella sua seconda vita. Il progetto è stato realizzato da Lateral Creative Hub, una realtà indipendente che si occupa di comunicazione su fronti diversi ma attigui. Identità di marca, contenuti per social media, siti web, spot per la tv sono parti di un’unica ideale mappa di brand, che mai come oggi deve essere interpretata con una visione e gestione d’insieme. Nasce da questa constatazione Lateral, e si consolida sulla base di un approccio ben definito: personalizzare servizi e risorse sulle reali esigenze del progetto e porsi come un unico interlocuto-

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P A C K A G I N G

re multidisciplinare e specializzato, in grado di offrire soluzioni che ottimizzano tempi e costi, creando alto valore aggiunto. Lateral è composta da Francesco Fallisi, direttore creativo e graphic designer, e da Federica Bello, packaging designer.

Le bottiglie

O-I ha realizzato le bottiglie per le 5 diverse referenze di prodotto (Lavanda, Timut, Anice stellato, Senape e Timo) giocando con la trasparenza che permette di mettere in risalto le caratteristiche organolettiche uniche di questa linea. È stata utilizzata la tecnologia di stampa diretta su vetro O-I : Expressions, con dettagli differenziati per ogni referenza. La tecnologia esclusiva di O-I mostra, in questa applicazione, la sua vocazione verso la customizzazione estrema e le limited edition. La tecnologia usa inchiostri organici che non inficiano la riciclabilità del vetro, in accordo con la vocazione sostenibile del progetto.

Il packaging-lanterna

Tech:art ha realizzato la stampa del sigillo anti-violo applicato sul packaging primario, la stampa e cartotecnica del packaging secondario e la stampa e cartotecnica shopper in carta. La stampa è stata realizzata con tecnologia digitale HP Indigo con nobilitazioni a caldo con Lumafin 710 Yellow di Kurz e blind embossing re-

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alizzate con macchina pianocilindrica: stampa 4 colori più 2 Pantoni più stampa a caldo per le fascette esterne della confezione; fustellatura della struttura interna e base d’appoggio in cartotecnica; fustellatura e blind embossing su rivestimento per struttura interna; stampa a 4 colori della shopper in cartotecnica, fustellatura e confezionamento. Infine è stata effettuata l’incollatura del rivestimento con blind embossing sulla struttura interna, montaggio della struttura interna con fondo automatico e il montaggio manuale del sigillo anti-violo, della base, del coperchio e della fascetta esterna.

Il colore Lumafin e i cliché di Luxoro

La stampa a caldo del packaging secondario e dei collateral è stata realizzata con Lumafin 710 Yellow, un prodotto traslucido in grado di creare un intrigante effetto semitrasparente se utilizzato in sovrapposizione a una grafica. Il Lumafin mantiene la brillantezza e l’eleganza di un tradizionale embellishment per stampa a caldo Kurz, con la straordinaria e scintillante componente aggiuntiva di una semitrasparenza unica nel settore, utile a creare livelli comunicativi sfaccettati e inediti, per packaging sempre unici. È disponibile in diverse tonalità. Per la realizzazione della struttura interna che diventa una

Ph. Andrea Corbellini

lanterna, caratterizzata dalla stampa a secco, è stato utilizzato un cliché in ottone di hinderer + mühlich che crea un effetto di trasparenze sulla carta Moondream di Gruppo Cordenons.

The light side of vinegar è un packaging che diventa una lanterna portacandele, in una continuità concettuale tra la leggerezza del gusto, il colore chiaro del prodotto e la luminosità che regalerà nella sua seconda vita.

Le carte Divina e Moondream di Gruppo Cordenons

Scelta per affinità cromatica con il prodotto e per il suo raffinato appeal, la carta creativa di alta gamma Divina di Gruppo Cordenons nella calda tinta Cream, è la protagonista del restyling del set di pack destinati ai condimenti bianchi di Acetomodena. Caratterizzata dal contenuto di fibra riciclata post-consumer (30%), per questo progetto Divina è stata impiegata in un range di grammature che spaziano da 120 a 400 g/m² impiegate, oltre che per la produzione delle scatole, anche per la stampa del leaflet e per realizzare un’originale shopper coordinata. Per impreziosire le confezioni il concept prevede anche che una parte del pack possa essere utilizzata per comporre una lanterna: la carta che ha permesso di creare un effetto di trasparenza perfetto per questo uso è Moondream nella grammatura 140.


G R A N D A N G O L O

VODKA VOTIVA, QUANDO IL PACKAGING DIVENTA ARTE Il confine tra design e arte è davvero sottile, impalpabile. A ricordarcelo è il packaging di Vodka Votiva, ideato da Spazio Di Paolo, che proprio da un’opera d’arte nasce. Ispirata a Hera Lacinia, protettrice delle donne e della famiglia, Vodka Votiva celebra il maestoso Tempio di Capo Colonna a lei dedicato, di cui oggi rimane un’unica colonna delle 48 originarie. Un progetto ambizioso, che verrà presentato ufficialmente a LuxePack 2021, interamente realizzato con materiali del Gruppo Fedrigoni che, proprio grazie alla sua recente evoluzione e alla sinergia tra il mondo Paper e Self-Adhesives, propone un packaging coordinato che punta sullo stesso materiale come architrave dell’intero progetto. Parliamo di Materica Gesso, una carta realizzata con fibre di puro cotone, che interpreta alla perfezione le peculiarità palpabili della pietra offrendo un rimando immediato alla colonna a cui l’intero prodotto si ispira.

Con queste caratteristiche distintive, Materica Gesso è stata abbinata a Sirio White White per il cofanetto che contiene la bottiglia, realizzato da Pozzoli e dotato dell’innovativo sistema di chiusura e apertura Twist2Open. A rendere il pack fortemente evocativo, la scelta di nobilitazioni sorprendenti, tra le quali spiccano la stampa a caldo in rilievo e una goffratura offset che ricorda il marmo dell’antico tempio greco. Ma l’esperienza sensoriale si intensifica ulteriormente con l’etichetta. Sappiamo bene come questa rappresenti il primo grande incontro emozionale con il consumatore e come proprio per questo possa diventare uno strumento comunicativo diretto ed efficace. In quest’ottica, l’etichetta, realizzata con carte autoadesive Manter, il brand di materiali premium di Fedrigoni Self-Adhesives, è il risultato del connubio tra Materica Gesso Ultra WS™ e Moonlight FSC™, una carta immediatamente riconoscibile per il suo elegante effetto

ENGLISH VERSION C pg. 91

Tutta l’esperienza del Gruppo Fedrigoni ti aspetta dal 27 al 29 settembre 2021 a LuxePack – Principato di Monaco, stand VA02 HALLE VERRIER.

filigrana. In questo contesto, inoltre, decisiva è l’esperienza di Tonutti Tecniche Grafiche Spa, nel realizzare l’etichetta per ottenere un effetto sublime grazie al sapiente gioco di sovrapposizioni tra le carte naturali Manter e la nobilitazione con lamine Luxoro. Si ottiene così un’etichetta che vibra di riflessi dorati verticali, che incanta per la sua tridimensionalità riuscendo letteralmente a “uscire” dalla bottiglia e conquistare lo spazio circostante. L’incanto continua quando rivolgiamo l’attenzione alla bottiglia. Basta uno sguardo per riconoscere la firma di Estal e della sua DA Tramo, per l’occasione sormontata da un tappo in

sughero della linea Amorim Top Series, che racchiude e protegge Vodka Votiva, esaltandone ogni nota aromatica. Il corpo in sughero è incoronato dalla meravigliosa testa in metallo prezioso, base per un design esclusivo che richiama le antiche colonne classiche in marmo, grazie alla tecnologia FREEDecor. Un’opera corale che ha visto tante eccellenze del settore collaborare, a partire dalle infinite declinazioni rese disponibili dai prodotti della The Art of Luxury Labelling Pocket Collection di Fedrigoni Self-Adhesives, studiate proprio per offrire le migliori soluzioni per l’etichettatura di lusso.

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G R A N D A N G O L O

NOBILITAZIONI INEDITE E PROGETTI INNOVATIVI PRESENTATI A SEE.CLICK.FEEL. 2021 Anche nel 2021 Luxoro ha rinnovato l’appuntamento con See.Click.Feel., l’evento digitale esclusivo che, tra talk e showroom online, ha presentato l’avanguardia delle nobilitazioni attraverso una selezione di progetti innovativi, realizzati in collaborazione con brand e partner d’eccellenza. Qui ve li raccontiamo nel dettaglio.

Bohemi: Etichetta Speciale Luxoro 2021 La Tenuta Le Fracce nasce più di un secolo fa sulle colline dell’Oltrepò Pavese per iniziativa dell’avvocato Bussolera, che nel corso degli anni la arricchisce di natura, arte e scienza. Il simbolo della sua vita appassionata e appassionante è Bohemi, il cavallo andaluso che dà il nome al vino alla cui etichetta Luxoro, su proposta e design di Mario Di Paolo, ha dedicato il suo progetto di restyling. La particolarità dell’etichetta è la lavorazione tono su tono del design principale: la figura di Bohemi è infatti ottenuta con un importante rilievo multilivello a secco. Il risultato ricorda un’opera monumentale, una dedica che, proprio come una scultura plasmata nella permanenza del marmo, deve attraversare il tempo e la storia. Il rilievo è stato eseguito su carta Avery Dennison ed è stato ottenuto con cliché hinderer+mühlich Italia, che ha permesso una perfetta riproduzione della tensione muscolare del cavallo in corsa e della sua criniera in movimento. La struttura architettonica della porta è il simbolo della relazione tra l’uomo e la natura, che apre la strada all’illuminazione qui rappresentata da un raggio di luce dorata che guida verso la libertà dello spirito. La stampa e la nobilitazione dell’etichetta sono state realizzate da La Commerciale Srl, industria grafica specializzata nella progettazione e stampa di etichette adesive in bobina di alta qualità e packaging di lusso con oltre 70 anni di esperienza nel settore. Cliente: Le Fracce Art Direction: Spazio Di Paolo Carte: Avery Dennison Stampa e nobilitazione: La Commerciale Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia

Il Mito del Lago La Distilleria Marzadro è una realtà imprenditoriale rinomata per la qualità dei suoi prodotti: ne è importante esempio il protagonista della rivisitazione proposta da Luxoro, il Luz Gin. In pochi sanno che il Lago di Garda è anche conosciuto con l’appellativo di Lago di Benaco: prende il nome dal dio Benaco, protettore del lago e figlio del dio dei mari Nettuno. Proprio il dio Benaco è protagonista della nuova etichetta del Luz Gin creata da O,nice! Design e stampata e nobilitata da La Commerciale Borgogno. La nuova veste è composta da più elementi: collarino, medaglione, fascetta e retro. Il retro e la fascetta sono realizzate con carta Manter by Fedrigoni SelfAdhesives, che reagisce alla pressione del cliché, realizzato da hinderer+mühlich Italia, creando un effetto traslucido sulle parti stampate a secco e lasciando così intravedere il design sullo sfondo. Sempre su fascetta e retro il nome del gin è stampato a caldo con Blue Element e con Amorphous Blue, due diverse tonalità di blu presenti nel catalogo Extra!ordinari di Luxoro. L’effetto Amorphous Blue – marino ed etereo, perfetto per esprimere l’anima del gin e del lago – si ritrova anche sugli altri due elementi della nuova veste. Per medaglione e collarino è stata usata una carta sempre Manter by Fedrigoni SelfAdhesives stampata a caldo con diverse texture. Sul collarino troviamo un design a onde che crea movimento, mentre sul medaglione una stampa con cliché multilivello scolpisce il viso di Benaco e le figure dei lucci fin nei più piccoli dettagli come risultato di una precisa microincisione. Cliente: Marzadro Distillery Art Direction: O,nice! Design Carta: Manter by Fedrigoni SelfAdhesives Stampa: La Commerciale Borgogno Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia

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L’oro di Puglia Quest’anno l’azienda di famiglia Varvaglione 1921 festeggia i cento anni e lo fa realizzando una nuova etichetta per un particolare blend del proprio olio prodotto dagli ulivi secolari della Masseria Pizzariello. Il nuovo packaging è stato concepito da Idem Design, agenzia che collabora da anni con Varvaglione 1921. Il design principale dell’etichetta è composto da pepite di olio che sembrano fuoriuscire dalla superficie; l’aspetto perfettamente tridimensionale è stato ottenuto tramite la tecnologia ottica di Kurz, TRUSTSEAL® SFX. L’effetto, stampato a caldo in una tonalità di oro che richiama perfettamente il colore dell’olio, regala corpo alla pepita, ma è solo uno strepitoso effetto di tridimensionalità che crea un’illusione soprannaturale su una superficie piatta. Le pepite sono accompagnate da altri piccoli e semplici dettagli. Sull’etichetta infatti troviamo delicate foglie di ulivo stampate con bassorilievo a secco, mentre per le scritte è stato stampato a caldo un oro in tonalità simile a quello delle pepite. Per l’etichetta è stata usata la carta Tintoretto Gesso Greaseproof di Manter by Fedrigoni SelfAdhesives. Il risultato finale è un elegante mix di tecnologie di stampa e ottimi materiali, grazie all’attenta esecuzione di Industria Grafica Eurostampa Spa, una tra le primissime aziende europee a stampare la soluzione SFX su diversi design. Il risultato è una combinazione magica tra prestigio, design e illusionismo. Cliente: Varvaglione 1921 Art Direction: Idem Design Carta: Manter by Fedrigoni Self Adhesives Stampa e nobilitazione: Industria Grafica Eurostampa Spa Cliché: hinderer+mühlich Italia

Modern Vintage: il nuovo stile della dolcezza L’offella è un biscotto tipico di Parona Lomellina, cittadina del territorio pavese in cui ha sede Luxoro e in cui la F.lli Collivasone porta avanti l’attività di famiglia sin dal 1890. Reinventare un packaging che conservi l’anima antica del prodotto è sempre una sfida avvincente, e il team di creativi di 63 DE-SIGN, in collaborazione l’azienda di stampa Vimer Srl, è riuscito nell’impresa di proporre uno stile che mescola perfettamente le innovative soluzioni firmate Luxoro con la lunga tradizione del territorio e dell’azienda di famiglia. Il nuovo pack per la F.lli Collivasone abbraccia il Modern Vintage, uno stile che richiama il retrò e lo mescola con il nuovo: la scelta di materiali moderni e innovativi come il LUMAFIN® è appunto il tocco di modernità che riattualizza il vintage. Il design ruota intorno alla forma dell’offella come segno grafico su cui si è sviluppato un font ad hoc per il nome del brand, poi divenuto modulo per costruire la trama di pizzo e decori. Stampa a caldo e grafiche qui permettono chiaroscuri che giocano con le trasparenze cangianti del LUMAFIN® tono su tono, in particolare il LUMAFIN® Bronze che dona quel tocco di antico che sottolinea il valore del prodotto e, con la sua trasparenza, lascia intravedere il design sottostante, e Il LUMAFIN® Green che ha reso l'insieme più leggero, brillante e allegro restituendo luce e maggiore tridimensionalità al disegno. Infine si trovano due diversi effetti metallizzati tra gli ultimi proposti nel catalogo Extra!ordinari di Luxoro, che rifiniscono i particolari più sottili sottolineando le forme vintage. Cliente: F.lli Collivasone Art Direction: 63DE-SIGN Stampa e nobilitazione: Vimer Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia

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F O T O G R A F I A

Yvonne De Rosa

— Le vecchie foto sono come la luce delle stelle di S I M O N E

A Z Z O N I

La fotografia è linguaggio che va conosciuto, studiato, la fotografia è fatta del saper leggere le immagini e, attraverso loro, comunicare.

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F O T O G R A F I A

Simone Azzoni È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame - Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, Smagliature (2018). Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli è il suo ultimo libro.

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La fotografia come atto politico, gli spazi di rigenerazione urbana come luoghi cruciali per diffondere la cultura della comunicazione visiva, la memoria del passato per interpretare il presente. Abbiamo incontrato Yvonne De Rosa – fotografa, curatrice e direttrice artistica, a Napoli, di Magazzini Fotografici – che ci racconta la sua visione.

Come ti sei avvicinata alla fotografia e perché?

Ho sempre avuto questa passione, ma inconsapevole. L’incontro vero è stato a nove anni quando vivevo con miei nonni perché i miei genitori erano molto giovani. Mi ricordo che mia mamma decise di farmi delle fotografie e mi chiese di stare con lei un pomeriggio: legai la fotografia al fatto di essere il soggetto del suo amore in quel giorno. Mio nonno nei momenti più belli della nostra vita tirava fuori la macchina fotografica e cercava di immortalarci, una costante della mia gioventù. Da adolescente poi collezionavo francobolli e anche quelle – in fondo – erano piccole fotografie.

Hai una laurea in Scienze Politiche: i tuoi studi hanno influenzato la direzione e l’oggetto del tuo sguardo fotografico sulla realtà?

Il mio percorso di studi è stato la parte più importante. Quell’approccio “politico” è presente nel mio lavoro fotografico perché determina l’ampliarsi degli orizzonti, l’affrontare le ricerche con i più disparati argomenti.

Nel 2015 hai fondato Napoli la galleria Magazzini Fotografici. In cosa si differenzia dalle altre gallerie?

Il presupposto è quello di promuovere sempre una cultura visuale, migliorare e migliorarsi. Il segreto è convivere con il desiderio di crescere. Tutto si fa sempre a partire da uno stimolo personale, ma la missione di Magazzini è anche portare gli altri ad amare e apprezzare la fotografia a un livello profondo. Prendere per mano le persone e far loro capire il modo di comunicare con le immagini. A Magazzini non è mai esposta “la fotografia del compiacimento”, quella buona per arredare o per essere bella. La fotografia è linguaggio che va conosciuto, studiato, la fotografia è fatta del saper leggere le immagini e, attraverso loro, comunicare. Un modo di esprimersi utilizzato oggi dai giovani ma che esiste da sempre perché in fondo le foto comunicano con una parte del cervello pre-verbale. Magazzini vuole allargare le possibilità a chi è interessato a saperne di più.

Magazzini è anche possibilità di lavoro, non solo vetrina di maestri e talenti.

Rispetto a Napoli, una città fortemente caratterizzata, credo che Magazzini sia una fucina, un hub culturale. Qui ci sono tante contraddizioni, a Napoli per sopravvivere bisogna essere filosofi, sei circondato dalla possibilità di morire: sottoterra ci sono le solfatare, sulla nostra testa incombe il Vesuvio (ride).

Quale valore artistico e poetico ha per te una curatela e la direzione di un allestimento? Cosa lascia alla città una mostra a Magazzini?

Ogni mostra deve essere uno spunto di riflessione. Ogni allestimento deve costruire uno spazio accogliente che ti fa sentire a casa. Un ambiente domestico dove autori noti e meno noti incontrano il pubblico al meglio delle loro possibilità. Un buon allestimento è quello che genera punti interrogativi.

La gestione è a tre: tu, Valeria Laureano e Rossella Di Palma. Quale idea di fotografia propone Magazzini?

Il modello che cerco in assoluto è quello di una fotografia pensata, al di là dell’idea di un progetto di successo. Voglio una fotografia che nasce dalla necessità di dire, di denunciare, di essere e di appartenere. Il lavoro di Moira Ricci che ospito a settembre, per esempio, rappresenta l’urgenza di comunicare agli altri un’appartenenza: quella dell’artista alla propria madre. Lavoriamo con il collettivo Cesura che più volte ha esposto foto “contro”, di denuncia. Ciò che accomuna tutte le esposizioni di Magazzini è la ricerca che precede i progetti. Difficilmente metto in programmazione foto belle o perché sono esteticamente piacevoli.

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F O T O G R A F I A

Yvonne De Rosa Nata nel 1975, Yvonne De Rosa si è laureata in Scienze politiche all’Università Federico II di Napoli e in seguito ha studiato e approfondito la fotografia in Inghilterra. A Londra ha ottenuto un PG in photography alla Central Saint Martins, poi un Master in fotogiornalismo al London College of Communication. Nel 2004 ha fondato, insieme ad altri suoi colleghi, il collettivo “24” che oggi compie 17 anni di attività e dà vita a mostre in spazi pubblici di Londra come Soho Square, Berkley Square e Trafalgar Square. A Napoli ha fondato Magazzini Fotografici nel 2015; come direttrice artistica ospita in questo spazio nel cuore della città vecchia artisti come Letizia Battaglia, Chris Steele-Perkins, Silvia Plachy, Laura Pannack, Cristina Nuñez, il collettivo Cesura, Brian Griffin, Gabriele Basilico, e nel settembre 2021, Moira Ricci. Magazzini è anche un progetto di rigenerazione urbana di uno spazio un tempo occupato dal “Borsettificio Ines”. Nelle sue stanze non si ospitano solo mostre ma anche rassegne cinematografiche sulla fotografia, dibattiti, corsi, workshop e presentazioni di libri.

Un buon allestimento è quello che genera punti interrogativi.

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Spesso nei tuoi progetti attingi da archivi casuali o istituzionali. Quando “usi” queste foto è come se le liberassi dalla custodia del tempo. Ci spieghi in cosa consiste questo tuo lavoro?

È una liberazione delle immagini dal loro territorio di appartenenza ma è anche cura. Magazzini, ad esempio, era uno spazio abbandonato, oggi è un progetto di rigenerazione urbana. Lavorare con gli archivi è in fondo un modo per vivere. Tutti abbiamo un nostro archivio, e prendersi cura degli altri ci fa stare bene.

Le memorie hanno il potere di interpretare il presente. In progetti come Corrispondence si ha a che fare con vecchie immagini dimenticate ai bordi della Storia...

Le foto del passato sono un po’ come la luce delle stelle. Le persone che stanno in quelle immagini non ci sono più eppure fanno parte di una storia eterna, come quella delle api che tutti i giorni si svegliano e fanno le stesse identiche cose. Apparteniamo tutti a una stessa storia.

Correspondence è la storia di un amore dell’inizio del secolo scorso. Il materiale per raccontarla è eterogeneo…

Sì, c’è un carteggio amoroso ritrovato in un mercatino dell’antiquariato e datato 1904-1920, una serie di fotografie, anch’esse ritrovate e, infine, alcune fotografie contemporanee, scattate da me. La memoria delle lettere ritrovate è spontanea e vera, quindi la più importante da conservare. Voglio dire: le foto di un artista sono importanti, ma parlano dell’artista, invece le foto delle persone, quelle che in inglese si chiamano candid shots, parlano degli uomini, di un periodo storico, di uno spaccato.

Ha senso chiederti se esiste una fotografia al femminile, in cui cioè si sente la sensibilità femminile?

Non lo so. Se apri un libro riesci a capire se l’ha scritto una donna? E davanti a un dipinto? In politica ci sono donne che perdono le loro caratteristiche per gestire il ruolo. Forse ci sono dei temi “femminili” come per esempio la memoria, o la famiglia.

Dove ti porterà la tua curiosità domani?

Il mio sogno è andare in un paesino piccolo piccolo, prendere un negozio nella piazza principale e fuori appendere l’insegna “foto”. Attenzione: non “fotografa” o “fotografia”, semplicemente “foto”. E vedere che succede.


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Tra le novità di quest’anno c’è che PRINT offrirà sempre più contenuti di quelli stampati sulla carta. Gli articoli ‘aumentati’ sono contrassegnati nelle singole pagine con il simbolo della app ‘Stampare Aumentato’ che si può scaricare gratuitamente dagli store per sistemi operativi iOS e Android. L’app potrà essere utilizzata anche per le altre testate firmate Stratego Group. Funziona anche con la rivista sfogliabile online su stampamedia.net.

Scarica l'app. Stampare Aumentato è disponibile sia su App Store che su Google Play. Scaricala gratuitamente e aprila, anche partendo da questo QR Code.

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Inquadra la pagina. Inquadra la pagina contrassegnata dall’icona ‘Stampare Aumentato’ con l’app per farle prendere vita: accederai a contenuti multimediali e interattivi.

Per ‘aumentare’ alcune pagine può essere necessaria una connessione dati del cellulare o quella di una rete Wi-Fi. Inoltre bisogna fare in modo che la rivista sia sufficientemente illuminata, così che la app possa riconoscere la pagina in maniera ottimale. Stampare Aumentato è ottimizzata per molti modelli di smartphone ma richiede device con prestazioni relativamente performanti; è dunque possibile che non funzioni perfettamente su tutti gli smartphone.


T Y P O G R A P H Y

FABBRICA MONO

MICHELE PATANÈ Come nasce un font distintivo

DE AETNA

FABBRICA

Esiste sempre un nuovo spazio culturale

nascosto, un nuovo bisogno inesplorato: da qui parte la possibilità di creare nuovi font. MALDEN SERIF

E il font, si sa, è uno strumento di

comunicazione indispensabile per un brand che voglia distinguersi:

MALDEN SERIF

la sua progettazione

richiede un impegno significativo. FABBRICA

SHARP

Michele

Patanè,

type

designer,

ricercatore e docente che da molti anni lavora con importanti scuole di design italiane ed europee, ci racconta questo e altro:

MALDEN SANS CONDENSED

per esempio, quale sarà, secondo lui, il futuro della tipografia digitale e quale la prossima

MALDEN SERIF DISPLAY

“big thing” della progettazione tipografica.

di S T E F A N O

T O R R E G R O S S A

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T Y P O G R A P H Y

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Bold

XBold

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B Fabbrica

Dal Politecnico e lo IED di Milano alla University of Reading in Gran Bretagna, insegnare type design ad alti livelli è una voce fondamentale del tuo curriculum. Quanto è importante studiare tipografia, oggi? Ricerca e formazione continua sono elementi chiave nella vita di un designer. La curiosità — caratteristica fondamentale delle menti creative — spinge ad approfondire ciò che non si conosce, a investire tempo e risorse per offrire più chiavi di lettura differenti della realtà che ci circonda. In questo senso, studio e ricerca sono antidoti contro la superficialità e la banalità. Come ritieni che sia la qualità della formazione nel design qui in Italia, se comparata alle scuole europee? Non insegno più in Italia dal 2011, da quando mi sono trasferito a Londra. Tuttavia, ultimamente sto pianificando con alcuni colleghi un corso avanzato in Type Design: in Italia c’è molta richiesta ma poche opportunità per approfondire questa materia. Molti designer italiani sono costretti a studiare type design all’estero, dove abbondano luoghi, spazi e risorse per farne una materia di studio con la stessa dignità delle altre, sia dal punto di vista formativo che da quello della ricerca. Il problema, quindi, è più profondo della semplice mancanza di scuole e corsi di type design? Sì, perché la ricerca e l’insegnamento dovrebbero avanzare di pari passo. Accumulare, organizzare e ridistribuire il sapere sono attività che richiedono tempo, visione, volontà. Servono più risorse e più investimenti per la ricerca anche in questo ambito. In un’ottica lungimirante, una maggiore attenzione alla ricerca accademica porterebbe a pubblicazioni, analisi, studi approfonditi che contribuirebbero a tenere viva l’attenzione sulla progettazione di caratteri e a dare lustro all’Italia sulla mappa culturale internazionale. Conosco alcuni professionisti che stanno facendo dottorati sul type design, ma sono casi isolati; manca una visione d’insieme, ed è un peccato.

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Un territorio ancora inesplorato, invece, pare essere la realtà aumentata che — combinata con le tecnologie OpenType e i variable fonts — potrebbe portare grandi innovazioni nel futuro. FABBRICA

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Come ricercatore, quale credi sarà il futuro della tipografia digitale? I variable fonts sono senz’altro sulla bocca di tutti negli ultimi anni, e mi aspetto di vedere sempre più progetti che utilizzino questa tecnologia in modo non superficiale, integrandoli magari con la kinetic typography. Un territorio ancora poco esplorato in ambito tipografico è, invece, la realtà aumentata che — combinata con le tecnologie OpenType e i variable fonts — potrebbe portare grandi innovazioni nel futuro. Ci possiamo immaginare la diffusione sempre maggiore di cartelli stradali e segnaletica che mutano a seconda del punto di vista dell'osservatore. Poster animati su muri, palazzi, stazioni. Copertine di libri digitali nel quale il carattere cambia forma secondo le condizioni ambientali, o in base al profilo del lettore. La tipografia ricoprirà un ruolo fondamentale per identificare la realtà aggiungendo livelli di informazione che ci permetteranno di navigare la complessità dell’ambiente che ci circonda. Quindi, quale speri che sia la next big thing della tipografia? Una cosa più semplice di quanto ti aspetti: personalmente sento l’urgenza di strumenti che facilitino l’esperienza d’uso dei caratteri da parte dei designer. Mi auguro che le prossime innovazioni nell’ambito della tipografia digitale producano mezzi più intuitivi e veloci per filtrare l’incredibile quantità di caratteri digitali che abbiamo a disposizione. È un panorama affollato ed è troppo facile perdersi.


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BFabbrica Sharp

TAILLESS l - STYLISTIC SET 06 / OPEN c - STYLISTIC SET 07 / SINGLE STOREY LETTERS - STYLISTIC SET 08

FABBRICA

Fabbrica Sharp Xbold

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This two sets target very specific features. A tailless l pushes even further the neutrality of the typeface. In combination with Streamlined Uppercases (p. 10) and Rounder Elements (p. 11), it brings Fabbrica to its most geometrical neutral appearance. The open c could be beneficial when printing text at small sizes and low resolution, where opening the counter can favour more legibility.

C Fabbrica

alloy ss06

La domanda di rito, che faccio a tutti i designer intervistati: nel mondo di oggi c’è ancora spazio per nuovi caratteri? Quali direzioni restano ancora da esplorare? Le opportunità per creare nuovi caratteri ci sono e ci saranno sempre. Esiste sempre uno spazio culturale nascosto, un nuovo bisogno inesplorato: la società cambia; la tecnologia cambia; cambiano gusti, abitudini di utilizzo, necessità degli utenti. Le decine di font pubblicate ogni giorno sono un segnale di estremo interesse sul potenziale che i caratteri tipografici possono avere. Quindi: si pubblicano decine di font ogni giorno; la formazione tipografica è frammentata o superficiale; la rete e i social network stanno contribuendo a un generale appiattimento verso caratteri troppo simili tra loro. Non intravedi un punto di rottura? L’incredibile quantità di caratteri molto simili non è necessariamente negativa: è solo il sintomo di un mercato che vuole quel tipo di design. Ma si è raggiunto un punto in cui per l’utente (il designer, il cliente) diventa difficile scegliere, perché la quantità di font a disposizione crea più problemi che opportunità: perché dovrei scegliere un carattere rispetto a un altro? È qui che diventa fondamentale, lo ribadisco, una cultura tipografica: saper capire un font in termini di disegno, storia, personalità. Sapere individuare la famiglia di caratteri con sufficienti pesi o stili, con il numero di lettere o simboli per supportare tutte le lingue necessarie. In un mondo sempre più connesso e dove qualsiasi brand è virtualmente globale e cross-mediale, comunicare in maniera coerente diventa un elemento di distinzione e valore aggiunto.

Tailless l

alloy

coconut baggy ss07

Open c

coconut

ss08

Double storey letters

baggy

FABBRICA «Fabbrica nasce come carattere per il mio studio e, più avanti, è stato pubblicato e messo in vendita. È stato il primo progetto retail sviluppato dopo aver lasciato Dalton Maag. Nasce dalla mia ricerca di un carattere lineare, tecnico, geometrico — eppure con un certo grado di flessibilità e umanità. Volevo esplorare quell’armonia tra tecnicità, razionalità e calore che percepisco nei disegni tecnici pre-digitale. Da una prospettiva più ampia, la qualità architettonica dell’alfabeto è la prima cosa che si nota. Le lettere sono come blocchi di cemento, le larghezze omogenee definiscono un ritmo chiaro e rassicurante. Le forme chiuse di C, G e S, gli apici ampi di A, V e W, così come la forma delle controforme, fanno diventare la lettera come un contenitore. Mentre le forme delle lettere leggermente squadrate accentuano la natura tecnica del carattere. Fabbrica adotta stilemi che sono tipici della tradizione di lettering tecnico e ingegneristico, dove la coerenza e la modularità garantivano un senso di ordine e precisione; eppure, le forme più ammorbidite rispetto ad altri esempi del genere riescono a dargli una personalità tutta sua, più calda e umana».

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T Y P O G R A P H Y

B Malden Sans

Eppure la buona tipografia esiste ancora. L’appiattimento generale in termini di sperimentazioni tipografiche nasconde una realtà che è più difficile da scoprire, ma esiste. Ci sono progetti molto interessanti, di nicchia perché lontano dai riflettori, che richiedono maggior sforzo per essere scoperti. Servono educazione e tempo, per esplorare sentieri diversi e non reagire a questa abbondanza di risorse limitandosi ai pochi caratteri che già si conoscono. Hai lavorato per anni con una realtà internazionale importantissima come Dalton Maag: cosa hai imparato da un guru come Bruno Maag e dal suo team? È stata un’esperienza incredibile: mi ha permesso di lavorare con brand globali, di approfondire questioni legate all’ingegnerizzazione di un font, di determinare budget per lavori complessi. Una vera esperienza a tutto tondo. La lezione più importante, tuttavia, è stata una: il metodo. Dalton Maag è un sistema complesso, in cui le procedure sono fondamentali. Definire queste procedure è esso stesso un atto di design: se sono troppo costrette per un progetto, vanno adattate, modellate sulle proprie necessità. Un metodo di lavoro razionale e preciso, seppure flessibile a seconda dei casi, è fondamentale per sviluppare progetti su qualunque scala. Come applichi queste procedure al tuo workflow di progettazione tipografica? Nel tempo ho messo a punto processi gestionali e creativi che premino la qualità del risultato finale in un’ottica di massima efficienza. Progettare un font ha un costo significativo in termini di tempo e budget. Per questo, che lavori per un custom font o per una font retail, cerco sempre di avere un brief molto chiaro come punto di partenza. In particolare, si deve definire il problema — funzionale, culturale, estetico — che il font vuole risolvere. A livello di flusso di lavoro,

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“La lezione più importante, tuttavia, è stata una: il metodo. Dalton Maag è un sistema complesso, in cui le procedure sono fondamentali”. MALDEN SERIF

Malden Serif

Aa Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh Ii Jj Kk Ll Mm Nn Oo Pp Qq Rr Ss Tt Uu Vv Ww Xx Yy Zz

sperimentare tecniche di produzione miste mi aiuta a cambiare prospettiva: trovo che lavorare analogicamente abbia ancora una grande importanza nella mia pratica quotidiana. Mi aiuta a rallentare e lascia più tempo per riflettere. Dall’esplorazione di diversi scenari possibili, mi focalizzo poi su un concept da sviluppare per intero. Quest’ultima fase è in qualche modo più lineare: passa attraverso vari stadi di test e review fino alla completamento dell’intero set di caratteri richiesti. Sappiamo che sei al lavoro su un libro con Riccardo Olocco che è il culmine di una lunga ricerca sul campo. Con Riccardo stiamo scrivendo un libro sulla progettazione di type revival. Dal 2015 conduciamo, ogni anno, un workshop su questo tema alla University of Reading. Negli ultimi anni mi è sembrato di notare molto interesse per qualsiasi cosa fatta in passato, che siano libri, poster, specimen o packaging. Siamo sommersi da immagini di caratteri vintage, complici anche i social network. Questo trend ha decisamente influenzato una parte della produzione di caratteri contemporanei, che si rifanno in maniera più o meno diretta e consapevole al passato. Il nostro libro offrirà spunti per una più ampia riflessione sul mondo della progettazione di caratteri tipografici e di come designer si possano relazionare a modelli storici.


T Y P O G R A P H Y

MICHELE PATANÈ

A study in familial relationships B Malden Sans e Malden Serif

DE AETNA «De Aetna è stato sviluppato insieme a Riccardo Olocco in relazione alla pubblicazione del libro sui revival di cui abbiamo parlato. Nasce dalla nostra esperienza di designer e ricercatori per mettere alla prova il sistema di analisi e sviluppo che proponiamo. È un revival del carattere intagliato da Francesco Griffo ed usato per la composizione del libro omonimo, pubblicato da Aldo Manuzio nel Febbraio del 1495. Il progetto è iniziato con un’attenta analisi delle varie edizioni originali del libro, per estrarne la personalità del design del carattere così come era stato pensato da Griffo. La digitalizzazione di alcune lettere chiave ha evidenziato però una criticità: il De Aetna originale ha un corpo di circa 16 pt con caratteristiche che, per come siamo abituati oggi, funzionano meglio per titoli che per testo corrente. Abbiamo quindi scelto di realizzare un variable font, in cui uno degli assi gestisse la forma ottica delle lettere, garantendo uno spettro di utilizzo più ampio, dagli 8 ai 30 pt circa. La vera difficoltà in questo progetto è stata mantenere lo spirito originale e “analogico” di Griffo, pur volendo realizzare un carattere contemporaneo e utilizzabile: una pagina stampata con caratteri in metallo su una carta fatta di stracci di cotone ha un’impressione completamente diversa rispetto ad un testo sullo schermo di un computer. Il digitale è in qualche modo brutale, mette in luce qualsiasi dettaglio senza compromessi. Per questo siamo passati attraverso numerosissime fasi di controllo, verifica, test e rifinitura in ogni passaggio del progetto».

Michele Patanè è type designer, ricercatore ed educatore. Vive e lavora a Londra. Dal 2007 al 2011, oltre a lavorare come progettista di caratteri tipografici, è stato docente di Type Design, Lettering e Tipografia presso Politecnico di Milano, Cfp Bauer Milano, IED Milano e Accademia Santagiulia Brescia. Si trasferisce in Inghilterra nel 2011 dove consegue il Master in “Typeface design” alla University of Reading. Dal 2012 al 2019 ha lavorato presso lo studio Dalton Maag di Londra, dove ha ricoperto il ruolo di senior type designer e team manager, contribuendo allo sviluppo di progetti di rilievo internazionale. Dal 2015 è docente in visita ai Master in “Typeface design” presso la University of Reading e l’ECAL di Lausanne in Svizzera. Si occupa di ricerca, con particolare focus sull’utilizzo di modelli storici nella pratica della progettazione di caratteri.

ABCDEFGHIJKLN OPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnop qstuvwxyz D De Aetna

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C O N C O R S I

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W W W . C R E A T I V E H E R O . I T

Nata dalla collaborazione fra l’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, Confartigianato Impresa Vicenza Sistema Comunicazione e TicTac Stampa di Thiene, con Epson e Cartes come sponsor tecnici, Creative Hero è la competizione aperta agli studenti delle scuole grafiche di tutta Italia che vogliono confrontarsi sulla realizzazione di un progetto creativo per brand che sottopongono ai partecipanti i loro obiettivi attraverso un brief. Un’occasione importante per imparare sul campo i trucchi del mestiere di designer, confrontandosi con le esigenze tecnico-produttive dei progetti e, soprattutto, lavorando in squadra e mettendo in campo un sano spirito di competizione come stimolo alla creatività. Misurare il proprio valore, imparare divertendosi Sono Benedetta De Rossi, Creative Hero 2020 con il progetto per il briefer Birrone, e Simone Piatto, Creative Hero 2019 con il progetto per la Birra Cimbra, a raccontarci la loro esperienza di concorrenti: «Tenendo da parte per un momento gli aspetti educativi, il concorso è un’occasione per divertirsi» dice Benedetta, che ha partecipato a tutte le edizioni, si è appena diplomata e sta per intraprendere gli studi all’ISIA di Urbino. «Quando si lavora su un progetto con degli amici – nel mio caso, Andrea e Riccardo – dei professori entusiasti e dei committenti reali ci si dimentica del fatto di essere a scuola». «La cosa fondamentale per me – dice Simone, che ha partecipato a due

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edizioni prima di diplomarsi – è stata lavorare in completa libertà fuori dal luogo scolastico. Io e il mio compagno di squadra, che è prima di tutto un amico, ci siamo divertiti oltre che aver lavorato sodo». Divertimento e libertà creativa prima di tutto, dunque, ma anche un’introduzione pratica alle dinamiche che sottendono il mondo del lavoro, dal rapporto col cliente agli aspetti legati alla produzione: «Cimentarsi con i briefer ti permette di mettere in atto un iter di progetto costruttivo e reale, molto diverso dal modo di eseguire un esercizio scolastico. Il ruolo dei professori è stato proprio questo: darci consigli su come affrontare una committenza reale piuttosto che correggerci ogni singolo errore di progettazione grafica» dice Benedetta. «Quando ti viene un’idea devi capire se è realizzabile» dice Simone. «Approfondire gli aspetti legati alla stampa e ai materiali mi ha aiutato a ritoccare e curare meglio l’idea per capire la strada da percorrere». Non da ultimo, poi, emerge l’aspetto della competizione, vissuta in maniera estremamente costruttiva: «La gara – dice Benedetta De Rossi – è un incentivo in più per impegnarsi. La competizione ti stimola ad approfondire il progetto e revisionare anche tutti quei piccoli errori che normalmente si considererebbero superflui». «Prima di tutto ci deve essere una competizione con se stessi: se non si cerca di superarsi ogni volta non si cresce come creativi e come grafici» conclude Simone Piatto.


L’importanza del rapporto coi briefer e con la stampa nella formazione dei giovani grafici Un punto di vista sugli aspetti educativi del progetto ce lo forniscono Pierangelo Manenti, docente del laboratorio di Tecnologia Grafica del Patronato San Vincenzo di Bergamo, e Marco Capezzone, docente di Grafica all’Istituto dei Padri Somaschi di Ariccia (Roma). «In Creative Hero abbiamo riscontrato un alto grado di professionalità, uno stile particolare e molto innovativo rispetto ad altri eventi» dice Manenti. «È coinvolgente vivere con i ragazzi il periodo del contest, vedere come nascono le idee e come vengono sviluppate nel tempo». Per Marco Capezzone, che come docente ha scelto di partecipare alle ultime tre edizioni, «l’idea di confrontarci con altre realtà scolastiche e soprattutto realizzare delle grafiche commissionate da briefer importanti è stata determinante. Il format proposto dall’organizzazione – prosegue Capezzone – è uno dei motivi del successo delle edizioni. E anche io ho tratto beneficio dai Contest in quanto mi ha permesso di apportare dei correttivi riguardo le materie che insegno». Sul valore del coinvolgimento dei briefer dice ancora Manenti: «Partecipare al brief di un cliente porta gli studenti ad avere un alto tasso di attenzione e di conseguenza molta

Nel 2021 Creative Hero, giunto alla sua VI edizione, rinnova la sua formula e punta a un coinvolgimento ancora più esteso di almeno 500 studenti provenienti da tutta Italia. L’evento si svolgerà in più tappe nell’autunno 2021: si partirà l’8 ottobre con il brief iniziale, cui seguiranno 15 giorni di laboratorio con gli studenti che consegneranno i loro progetti, a livello locale, il 24 ottobre. I primi di novembre verranno selezionate le nove squadre finaliste (tre per ciascuna challenge) che parteciperanno poi a un bootcamp di due

insicurezza nella fase iniziale del lavoro, ma proprio per questo permette loro di capire quanto è importante il rapporto che si costruisce con il cliente». Capezzone pone anche l’accento sulla collaborazione: «Alla base di tutto c’è il lavoro in team, dove ogni singolo studente mette a disposizione del gruppo le competenze acquisite. Il fatto di competere con altri grafici permette di alzare l’asticella e di conseguenza fornire prodotti di elevata qualità». Ma quanto è importante nel percorso degli studenti approfondire il rapporto con la stampa, dal design alla scelta dei materiali fino alla produzione? «Un buon grafico – prosegue Capezzone – deve essere il più possibile a conoscenza dei vari aspetti e strumenti della stampa, in particolar modo quelli di ultima generazione. Inoltre la conoscenza dei materiali è indispensabile per una buona riuscita di un prodotto, basti solo pensare all’evoluzione che ha avuto in questi ultimi anni tutto ciò che è legato al packaging». «Il nostro scopo – dice infine Manenti – è formare ragazzi con competenze che riguardino tutta la filiera grafica. Questo dà agli allievi prospettive importanti e molto apprezzate dalle aziende del settore».

giorni (il 6 e il 7 novembre) in cui, grazie a un’attività di formazione e supporto da parte di esperti, dovranno perfezionare il progetto esecutivo dal punto di vista tecnico, in modo che vengano rispettati tutti i criteri di fattibilità in fase di produzione. Sempre il 7 i progetti verranno presentati ai briefer e l’8 novembre si terrà la premiazione: verranno proclamati i tre vincitori di ciascuna challenge e il vincitore assoluto. Tutte le informazioni su www.creativehero.it

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E N G L I S H PAGE 8 HOW PRINTLOVERS IS MADE COVER The lovers inscription reproduces the predominant hot colour of the back cover, i.e. the holographic SB Liquid Select effect of the LIGHT LINE® line. BACK COVER The diamond in liquid state is hot stamped with the SB Liquid Select effect, already used on the cover. It is a hot-stamped holographic with reflections that recall the changeable fluidity of water. The NOT inscription is enhanced with LUMAFIN® Clear, a transparent satin effect that adds a glossy touch to the design; the same LUMAFIN® is printed in relief on the drop that seals the whole illustration. The clichés are hinderer + mühlich Italia. CHANGE WATERPROOF PAPER Developed for high humidity resistance, CHANGE WATERPROOF is a paper substrate suitable for all indoor and outdoor applications. It is ideal for projects wrapping plants, outdoor signage, displays and much more. Available from stock in 74x104 cm format, with weights of 175, 275, 320, 360 and 480 g/m2. It can also be produced on request, either in sheets or in reels, in a variety of grammages from 120 to 480 g/m2, single-jet. PRINTING The back cover was designed to emphasise a luxury that conforms to the beauty and well-being that fill our days while trying to show what is often taken for granted. The printing was entrusted to Komori Lithrone G40, which promotes environmentally sustainable printing by reducing the use of consumables and energy as well as the carbon footprint. The result is a “green” press that uses the H-UV Led system to produce an OffsetOnDemand with no waste and the highest performance

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level. The back cover is then further embellished by the hot stamping of the key elements of the entire layout through the use of two effects that enhance and at the same time report the message of the precious resource. The holographic LIGHT LINE® leaf imprints a fleeting diamond that is melting while the lightness of LUMAFIN® is completed by a drop placed as a closure, a warning against waste. However, visual attractiveness is not the only criterion, and as a final touch we find an embossing relief that gives the drop a 3D effect so that we can touch the uniqueness of the value of which it is the messenger. THE CREATIVE PROJECT IS BY ARTEFICEGROUP Luxury: definition That which represents a reason for conspicuous excess, temporary or permanent, beyond the sphere of everyday comfort or satisfaction. Something that adds pleasure or comfort but is not absolutely necessary: one of life’s luxuries. But what if something we have always taken for granted, like drinking a glass of water, became a luxury? More than two billion people still do not have access to drinking water, and water will increasingly become a scarce resource. Let luxury continue to be associated with the beautiful, the dreamy and the unnecessary. Water cannot be a luxury. Working team: Tiziano Saitta Ketija Feldmane Valeria Di Girolamo PAPER GRUPPO CORDENONS On the back of a long tradition, Gruppo Cordenons has specialised in developing creative papers, using the most advanced technologies and maintaining intact its vocation for creating high-end products with refined attention to detail. A specificity that distinguishes the company on the world scene and thanks to which it has developed a unique portfolio that today has over 2,500 reference

V E R S I O N points. Papers that differ in terms of type and application target, characterised by pearlescent, metallic and iridescent effects; by coatings that reproduce the softness and brightness of silk; by the look and feel of genuine leather and cards with a rubberised effect. In addition to these, there are the natural, soft-to-the-touch products thanks to the presence of cotton fibres and the eco-friendly ones produced with recycled fibres. Through an increasingly flexible production, Gruppo Cordenons offers customers - in addition to the wide range in the catalogue - the possibility of requesting supplies of customised papers based on specific colouring, weight and finishing requirements. www.gruppocordenons.com PRINTING AND BACK COVER ENHANCEMENTS VARIGRAFICA Varigrafica has been in the printing business for over 50 years, and today it is a leading company in Italy. Thanks to its experience and knowhow, it is equally at home in international markets. Reliability and quality have increasingly become keywords, thanks to the passion present in the ownership and staff; passion that supports and is supported by an impressive fleet of machines from prepress to finishing. The product and the customer are placed at the centre of the production process to emphasise quality and cutting-edge technological features but above all the typical Made in Italy aspect: offering a tailor-made experience where the product is designed and created to measure, constantly looking for new solutions to meet changing market demands. www.varigrafica.com CLICHÉS AND COLOURS LUXORO Luxoro is the exclusive partner in Italy of the KURZ Group, a world player and international reference point in producing equipment and technology for hot and cold printing.

Luxoro wants to spread a new way of thinking about packaging and brand image through its inspirations, new finishing solutions, and high-quality materials studied for unique designs. Whether it’s packaging, labels, publishing, security, cosmetics, automotive, white goods or fashion, Luxoro’s enhancements are always cutting edge and surprising. Luxoro’s decoration technologies and materials are among the best in the world, and expertise in advice and service is a cornerstone of the company’s philosophy. Luxoro is a supplier of decoration materials but it also develops with designers and creative people the best applications to bring their ideas to life. Thanks to strict corporate policies aimed at environmental sustainability, Luxoro has long been a 100% renewable energy and totally zero impact company. www.luxoro.it

PAGE 14 CLARINS THE BEAUTIFUL, THE GOOD, THE ENVIRONMENT Cosmetics created to combine beauty and wellbeing. Clarins also differentiates itself from its competitors in terms of environmental sustainability, attention to people and scientific research. Marie-Hélène Lair, Director of Innovation at Clarins, tells us about this. BY MARILDE MOTTA Clarins’ history in the world of cosmetics began in Paris in 1954 and has grown to an international dimension with a presence in 150 countries. Jacques Courtin-Clarins started this success story with his innovative idea of cosmetics based on beauty and wellbeing. An inseparable combination that would guide all subsequent choices of responsibility towards people and the environment, of love for natural and organic raw materials. Clarins is still led by the Courtin-Cla-


rins family, whose members are committed to giving concrete value to the héritage every day and to updating strategies in an increasingly challenging world that requires permanent innovation and sincere attention to the environment. The decision to revise the packaging, without changing the strongly identifying iconic elements, has necessarily opened up new ways of finding creative and efficient solutions, which Marie-Hélène Lair explains to us. What social and environmental concerns convinced Clarins to change its cosmetics and perfume packaging? The packaging modifications we plan to achieve are in line with our CSR vision: Making life more beautiful, Passing on a more beautiful planet”. Adjusting outer cartons, reducing packaging, choosing materials from renewable sources, incorporating recycled material and creating a new refill system in boutiques — Clarins packaging is the subject of ongoing research aimed at reducing its environmental footprint to a strict minimum. To go further still, Clarins commits to achieving plastic neutrality by 2025. This ambitious goal is founded on a principle similar to that of carbon neutrality. For the group, it means putting in place new recycling and offset programmes, together with a 30% reduction in plastic usage. How is your supply chain organized to ensure that, at every level, the packaging complies with sustainability criteria? Clarins reinforced its program to accompany its most important suppliers (above 5000 euros annually) using a ratings platform developed by Ecovadis. More than 90% of purchases made by the head office were concerned. The goal is not only to ensure that the company is working with partners who share the same values and vision, but also to help those who are looking to make progress and to share knowledge and good practices. Four subsidiaries were involved in this quest in 2019: Mexico, Switzerland Hub (agents and travel retail), China and Japan. The goal is to

extend this system to all subsidiaries and adopt the Group’s purchasing policy to minimal thresholds around the four CSR areas: environment, business ethics, human rights and responsible purchasing. What are the turning points? For the last several years, Clarins has adopted the ideas of ‘eco-development’ into every new packaging development project. In 2019, the Group put in place an internal tool called the ‘Pack Score’ which, much like the ‘Green Score’ for ingredients and formulas, made it possible to evaluate and compare different packaging ideas for the same product. The goal is to continually improve 100% of new developments around 8 criteria of eco-development: material and its impact, the percentage of recycled material, lightness, bulk, decorative elements, simplicity of the packaging, end of life considerations and the level of restitution of the formula. This activity helps make the Group’s vision a reality: reduce resource use, increase the amount of recycled materials used and develop recyclable packaging. This approach is a global one. It favours responsible materials (all outer cartons and corrugated pieces are sourced from sustainably managed forests) and reducing weight and volume (suppression of product wedges and inserts), along with achieving lighter containers (use of recyclable and recycled material). New packaging ideas are constantly being studied with suppliers to use less resources but also to develop ways to refill products. Clarins’ teams are working to make steady progress in terms of incorporating recycled materials in packaging . Since 2012, all-glass packaging used by the Clarins brand has contained at least 25% recycled glass and since 2019, all new plastic packaging should incorporate some PCR (post-consumer recycled) plastic. The Group’s commitment is to reach 100% recyclable packaging by 2025 by favouring a certain approach to eco-development: the least number of different materials possible, materials that are easy to recycle and can

be easily separated by the customer to facilitate sorting when the product is finished. Do you think a call for rationality is necessary when addressing customers to explain the changes in your packaging? At Clarins, we are fond of consumer listening, from our creation in 1954. We know that our faithful consumers want to know more details about our formulas and packagings. We are optimizing our digital communication, by fueling Clarins.com with more data on our ingredients and packagings (raw materials, refill programmes, recyclabililty assets). What do you think is the optimal container size for the different categories of cosmetics and perfumes? All our products are already available in several sizes for sampling or travelling. At Clarins our vision is less dealing between scarcity or perception of preciousness than offering to consumers the product size adapted to their daily usage. It’s easy to benefit from online solutions via smartphone; what plans does Clarins have? At Clarins, we had already developed, before the Covid crisis, many gaming, tutos, or applications methods, available on smartphones via QR code. We are developing more and more assets to spread our holistic approach online, such as many application gestures to boost the efficacy of our skincare formulas. ___ The perfume channel and the environmental challenges of packaging Research is finding intelligent solutions: packaging made from high percentages of recycled materials, refillable packaging that has a long life, containers that express a rational size in relation to the actual possibility of consumption and avoiding waste. With the research centres, we experiment with sustainable, fully recyclable materials. Packaging design is careful to assemble a reduced number

of components so that it is easier to separate and recover individual materials. With Luca Catalano, President of Cosmetica Italia in Perfumery, we have discovered how sustainability is an essential requirement for the entire sector. The cosmetics sector is committed to the sustainability of the whole supply chain: ingredients, formulations, logistics, production processes, transport and, of course, packaging, which is the central link in the chain. Recycle, reuse, reduce are terms that recur in packaging redefinition policies. How are they applied? Sustainability is the watchword for all companies - every brand has its own programme; in my opinion, within 5 years all brands will boast sustainable products, formulas, transport and packaging. The real challenge for industry and distribution will be to be sustainable with people; you cannot say you are sustainable if people are not at the centre of all processes. I firmly believe that sustainability must start from the individual’s wellbeing: this is the first action that all companies that want to claim all-round sustainability must take. The perfumery channel is still important; what are customers looking for in particular? The consumer is looking for exclusive branded products, quality at the right price, which is not necessarily low it has to be worth what it costs. The customer is also looking for all-round service, i.e. advice on the product, an appropriate range of products based on a price scale and additional services such as a nail bar, a cabin and in some cases a hairdresser. What are the figures for the perfumery channel in Italy? A distinction must be made between before the pandemic and today. There has been a significant contraction, and the axis that has suffered most is make-up. Not only because of the mask but also because of being at home so much due to remote working. However, it should be noted

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that in the last five years, the market has been enriched by private labels launched by well-known perfumery chains and exclusive brands (i.e. those given over to a single brand) that did not exist in Italy: we are talking about 100 new brands every year. It must be said that the only channel that performed well in these two years of pandemic was the pharmacy, partly because it never closed and, therefore, the cosmetic brands distributed there were always available. The one channel that literally exploded with large numbers was the do-it-yourself sector for hair colouring and hair care.

PAGE 20 SUSTAINABILITY INFUSED WITH TEAOLOGY Product innovation, green packaging. We talk to Cecilia Garofalo, founder of the young Italian brand Teaology, about the contemporary approach to high quality, ethical and environmentally friendly cosmetics. BY ACHILLE PEREGO Beauty is increasingly eco-friendly - not only in the content but also in the container. The path towards green and biodegradable packaging, saying goodbye to plastic - but also aiming for “zero waste” - has become almost obligatory for the cosmetics industry. From the big international brands to start-ups in the sector, both Italian and foreign, but at any rate present in Italy. A path taken with key partners such as printing companies and, in particular, paper converters because sustainability depends, on the one hand, on the development of new materials with renewed and renewable raw materials, and on the other on an innovative use of paper and cardboard. This is the case of Teaology, a new brand which, in addition to product innovation, has also chosen green packaging from the outset. Teaology was founded in 2016 by Cecilia Garofalo, whose love of tea led her to create a skincare line that would enhance all the extraordinary qualities of tea through an exclusive patent. Garofalo has invested her studies in economics and her professionalism, developed over many years in the marketing of major beauty multinationals, to make her dream come true. “With Teaology,” she says, “we have taken the use of tea to a new level to offer the benefits of effective, clean and sustainable skincare.” This

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sustainability couldn’t fail to apply to the packaging of this new cosmetics brand, whose product lines are now distributed in over 25 countries worldwide through selective perfumeries, department stores and e-commerce. The patent (Tea Infusion Skincare) that lies at the heart of Teaology’s success, adds the founder of the company, which has its headquarters in Monza, “is a unique technology that makes it possible to use real tea infusion in cosmetic formulas instead of water.” The focus on skin health and the general wellbeing of the body when using cosmetics translates into the choice of the most suitable organic teas (black, white, matcha, green, blue) to be included in each product on the basis of their active ingredients. It’s a range that now includes

numerous lines from body creams to perfumes, from eye care to face care, from face and neck masks to the Yoga Line. And there are products that have already become icons in terms of both content and packaging: the Green Tea Detox Face Scrub, an exfoliating detoxifying cream-butter; the Matcha Tea ultra-firming face cream, toning, redensifying and moisturising; the Bancha Oil, an antioxidant, nourishing and brightening concentrate with 99% natural ingredients; Happy Skin multifunctional beauty balm, and Peach Tea Hydra cream - a face cream with infused Blue Tea, hyaluronic acid and prebiotics for smoothing and brightening. Sustainable products that require equally eco-friendly packaging. “We believe in the importance of recycling and separate waste col-

lection,” explains Cecilia Garofalo, “so we are committed to using packaging that is as recyclable as possible and made of a single material to simplify disposal. So boxes and packaging are 100% recyclable and made of certified paper from responsibly managed forests, free of acids and heavy metals. The approach for plastic containers is also 100% recyclable, so we prefer containers made from raw materials of vegetable origin such as sugar cane processing waste and with reduced CO2 emissions. If the type of material is not yet recyclable, we highlight this in the how-to-recycle section of our website. In the context of environmental protection, the cosmetics sector is not only aiming to make packaging recyclable but also to reduce its presence as much as possible. “On the


overpackaging front,” Garofalo continues, “we have eliminated the leaflets in the packaging, thus saving over 500 kg of paper per year. But we have also eliminated superfluous and non-recyclable accessories such as plastic spatulas and brushes. In general, product packaging material is reduced to a minimum. This allows us to use fewer raw materials and to reduce the energy footprint needed for production, transport and therefore disposal.” For cosmetics, it has not always been possible, and still isn’t, to combine green packaging with the preservation of the contents over time, starting with the preservation of the active ingredients. “Natural resources are limited and must be preserved; science offers a safe alternative to avoid the uncontrolled exploitation of precious raw materials for the planet and the lives of its inhabitants,” says Cecilia Garofalo. “We are convinced that science is an indispensable resource for effective, sustainable and clean cosmetics. Sustainable packaging must meet several requirements: safe storage of the product, be made from sustainable materials and be able to be recycled when it has completed its task. This is why we continue to research with our partners and suppliers - Italian companies specialising in the cosmetics sector and active, also in terms of printing and converting, in the search for innovative solutions and sustainable materials - first and second level packaging that fully meets these requirements.” Any successful examples of this combination of sustainable packaging and proper product preservation? “For example,” says Garofalo, “Matcha Pore cleansing stick. Its 3-in-1 formula requires special packaging with bottom filling and sealing. The stick is made of mono-material and is completely recyclable in plastic, facilitating separate collection and disposal. It is made of 100% recyclable polypropylene, an eco-responsible material because it limits the environmental impact and at the same time guarantees perfect safety in terms of hygiene and product preservation.” Another example of sustainable packaging that is good for the skin and the environment? “The Green Tea Mist has a recyclable aluminium canister featuring Bag on Valve aerosol technology. The BoV consists of a valve to which a bag is welded. The product is placed inside the bag, and only compressed air and no flammable gases are used as propellant. In this condition, the product remains intact and pure because it is always separated from the propellant. So we can talk about zero waste tech-

nology because it allows the optimal emptying of the product up to 99%. It improves storage and can be used in any position (360°). It does not require propellant gas, it is hygienic, sterilisable and recyclable.”

PAGE 26 THE GOLDEN AGE OF ILLUSTRATION The relationship between illustration and printed communication is a story of ebbs and flows. Recently, it has come back into vogue, exiting the publishing field to occupy the spaces of packaging, advertising and visual communication. We talked about it with Ale Giorgini, Francesco Poroli, Riccardo Guasco and Emanuele Basso, who have directed and illustrated campaigns for important national and international brands. BY ROBERTA RAGONA Illustrated communication is a cyclical phenomenon in the history of image, coinciding with major changes in society and in printing technologies, in which the way we communicate, the media we use and the people we address change. The first large-scale example was in the 19th century, with the emergence of an advertising industry that required larger-scale printing processes with greater visual impact than publishing output. This was the time of the large colour chromolithographs of the advertising posters of Eugène Grasset, Alphonse Mucha and Toulouse-Lautrec. And of the Arts and Crafts Movement, which, in response to the changes of the Industrial Revolution, proposed a fusion of art and industry in which the useful was beautiful, and the beautiful was useful; an important role was also played by printed illustration, which we would now call surface design. In the early 20th century, the phenomenon reappeared: the popular illustrated press exploded, leading to an even greater permeability between the fine arts and the commercial arts in terms of authors and expressive language used, now familiar to the public’s eyes. This periodic return to illustration in brand communication responds to a need for synthesis and storytelling that few other media possess. In the last decade, we have found ourselves in what many consider to be the golden age of illustration. A combination of factors has contributed to this phenomenon: from a generation of authors and artists with a strong

awareness of the potential of the medium and tools for critical reflection of their work to greater awareness on the part of communication professionals regarding the use of this language, especially when used in effective combination with graphics, stationery and motion design. Changing audiences, changing brands The return to the use of illustration also has to do with a change in the public, as Ale Giorgini, illustrator and creative director of the Grani D’Autore Barilla project, points out. “Illustration in the publishing sector has always had its own specific role that has never been questioned. Conversely, one of the reasons for this rediscovery in the packaging and communication sector is the need for brands to come into contact with an astute consumer, constantly immersed in a flow of information and content. They have all the tools to evaluate which product they think is best, so they need to be involved in a more narrative way. We are talking about a public that builds its own schedule of information and entertainment, which must therefore be met on that same terrain.” This is a communication method that has been built up over time, as Riccardo Guasco, who recently carried out projects for Esselunga and San Carlo, among others, says. “In the early years, companies experimented with web and social communication, the most immediate testing ground. The positive feedback opened up the field to increasingly bold projects with limited editions and targeted campaigns. If, on the one hand, there is Mondrian and, on the other, the famous L’Oréal packaging, illustration is somewhere between these two communicative extremes: it draws attention to the product by giving it an authorial voice. This ability to take stimuli from the most diverse fields - from art to pop culture - and rework them into a personal language is what makes illustration a remarkably flexible tool among those available to a creative agency, as Emanuele Basso, creative director of The6th, points out. “In the case of the Zedda Piras campaign, commissioned by Wunderman Thompson, we had references, but we also thought of the style of the Orgosolo murals with their figures broken up into geometric shapes, a somewhat Cubist style, with flat colour fields but material and rough. The illustrators who worked on the campaign were also inspired for some shots by sequences from Breaking Bad, an unexpected source given the serene tone of the animation, but one that suggested interesting solutions. Once the storyboard was approved, one of the illustrators took

care of the characters and another the landscapes, in a continuous dialogue and exchange of brushes and palettes to harmonise the style and atmosphere. The animator then intervened on this illustration work because this is also an interesting aspect: the possibility of continuing the story with other means and methods.” The rediscovery of illustration has also led to a maturation on the part of brands, which have refined their ability to recognise and search for the right style for their tone of voice, working directly with the authors. Francesco Poroli, who curated the Eataly all’Aperto project for Illustri, notes, “Another big change in recent years is that it used to be agencies that proposed the inclusion of illustrations in their communication strategy, but now it is increasingly the brands themselves. I think this is a sign of maturity and confidence in the illustrator’s ability to communicate across the board. Illustration can visualise and tell stories in a democratic way, with a language that can be understood by any age group and type of audience without the need for translation.” Infinitely big, infinitely small But how does an illustrator fit into the variety of print applications of brand communication? If the same illustration goes from the infinitely small of packaging to the infinitely large of wide-format signage, all the way to wrapping for buses or, as in the case of Eataly, outdoor kiosks, and if everything is printed with different techniques on different media, how does one manage the workflow? For Giorgini, it’s definitely a team sport. “I find projects where you press down on the accelerator of creativity in terms of material and printing technique exciting. A few years ago, I designed a sleeve for the limited edition of a wine from the Banfi cellars that completely covered the bottle. For this year’s limited edition though, we are considering silk screen printing directly on the glass. During the design phase, I created the illustration with a deformation in perspective to follow the shape of the bottle so that once it was applied to the surface, the image could be read correctly. It’s a job that goes hand in hand with those who have expertise in the technical aspect of printing and materials; it’s difficult for an illustrator to be up to date on what the latest printing technologies are – it’s always a dialogue with other professionals. Some time ago, I was struggling with how to print personalised pizza boxes, and I discovered the existence of a digital printer for the direct marking of 3-D objects. Without a chance conversation with a person who deals

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with printing, I’d never have discovered a technology that opened up a world of possible solutions for me”. As is often the case, when faced with such a wide variety of substrates and types, you have to think in strategic terms, as Poroli recalls. “Working mainly in vector graphics for digital printing, the workflow doesn’t change particularly on a technical level; it’s more a reflection on how the content will be used. Illustrating for a 3x4 cm Campari stamp or a 14 metre Eataly kiosk is different, especially in terms of its use. What level of detail can I allow myself? A stamp is a small space, but it’ll be closely observed, whereas the kiosk is a large space that has to provide interesting visual stimuli but will not be observed in detail like a work of art: it’s part of an overall experience of the space it’s in”. The solution may be to see the illustration as part of the ecosystem dialoguing with the rest and incorporate this thinking into the process. Says Guasco, “Lately, I like to work in a modular way, inserting the elements of illustration within an organic flow, which allows me to go from 6x3 metres to a postage stamp with an image that continues to

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function effectively. For a restaurant in Romagna, I created an illustration that recalls the iconic elements of the area, broken down into its construction elements to make coasters, images of the menu and other communication elements. To work in this way, you have to listen carefully and not limit yourself to when the brief takes place: it’s a conversation. The project for San Carlo, for example, came out of feedback from several focus groups and tests carried out on the international market, which showed that San Carlo’s packaging communication with its elegant, clean and graphic approach - was not equally effective in all markets. So the brand decided to create a packaging series with a richer style but in line with its own communication and chose illustration. From there, an extremely detailed agency work started, with precise references. As they’re mainly addressed to the foreign market, each packaging tells the story of the product in its peculiarities and different cities to evoke the Italian lifestyle. This work also features the modular composition I mentioned earlier, which the brand and the agency had seen in a previous

job for Campari and had found suitable for their own packaging too.” Immersive experiences The Grani D’Autore Barilla project also came out of the dialogue between the client, the agency and the illustrators. It has expanded into different media from an initial central nucleus, adapting to continuously changing circumstances, as Ale Giorgini tells us. “When Barilla started communicating its Manifesto del Grano Duro Italiano, Omnicom PR Group Italia contacted me to develop a project that would help spread a ‘policy document’ to a wider public. Ten points outlining the production approach and the decision to use only 100% durum wheat produced in ten specific zones of Italy, and what actions Barilla intended to take to enhance the area and the communities; for each of these points, ten illustrators from the different production areas were involved. The illustrations were also used on the packaging of some of Barilla’s most iconic formats, on a series of limited-edition dishes and on traditional merchandising media,

such as shopping bags and diaries. The packaging also hides extra content in augmented reality: by framing the packaging with your smartphone, you can see the illustrations come to life. This was supposed to be followed by a series of local events, but the pandemic got in the way, and we re-imagined them in a different form. First a free exhibition, outdoors and open to everyone at BAM - Biblioteca degli Alberi in Milan - even when there was the red zone of the pandemic; then at the Triennale di Milano, as soon as the museums reopened, curated by myself and Maria Vittoria Baravelli in an installation created by Il Prisma with an immersive experience, in which the illustrations were surrounded by videos of the ‘making of ’ described by the illustrators themselves and by animations in augmented reality.” The live component is also at the heart of the Eataly all’Aperto events with Illustri: “The project derived from the request to tell the story of the moment when we open ourselves up to others, being together and re-appropriating an urban space to make it convivial,” says Poroli. “Starting with a


shortlist of names, we arrived at four different graphic styles and approaches: Elisa Macellari’s, Ilaria Faccioli’s, Luca Font’s and mine. The only requirement was that the proposals for the wrap-up of the kiosk and the paper placemats of the bistro be in harmony in terms of colour and content with the general graphics of the Eataly summer. I asked for a wider view: I wanted Milan to be in it, and in addition to the theme of conviviality and sustainability to convey the message that Milan is a city that includes you if you want to be included. I thought of Milton Glaser and proposed a typographic work that runs along the four sides of the kiosk: from I Love New York to Milano Loves You. Each change of the kiosk is accompanied by a live opening moment, which is the heart of the idea dialoguing with the space. In the case of Luca Font, the kiosk graphics are complete except for the windows, which were then painted live during the evening.” Return to space - physical and digital Thinking about the near future of illustration for communication, there are not only new technologies: the dialogue with the area and the space inhabited by people is one of the most exciting variations, according to Guasco. “A signal that seems very interesting to me is that of urban art walls. It is a phenomenon that mixes many stimuli from different worlds, from graffiti art to public art to mural art, and even re-appropriating a mode of communication - that of large wall paintings - which was typical of advertising at the beginning of the 20th century. It was and is a use of the space of the city that stimulates more thoughtful communication. A huge limitation of digital is its speed, whereas the wall stays there for a long time, which makes people engage differently. I happened to reproduce a cover made for the Touring Club on the wall of their new headquarters, and in the week I spent working on the scaffolding, I saw the interest and curiosity of the people in the neighbourhood. They were interested and curious; they wanted to understand the reasons for the design and the choices because they would be seeing it much more often than me. It was going to be part of their days.” And it’s this possibility of dialogue between different media that is one of the most interesting aspects, according to Emanuele Basso. “At the moment, companies have a lot to say, and illustration allows us to continue a dialogue that starts with packaging and moves on to animations and micro-animations: not only commercials

but also animated gifs and loops, up to augmented reality. The latter is still in an experimental phase, but the time will come when the friction will be less, and we will find a use that we’ll feel is a natural continuation. It is not something that is added but the continuation of a discourse. In this, digital devices are a fundamental means; they’ve encouraged dialogue and different places for communication, from the printing of the pack to use on social networks. It’s a way of not letting the story end.” EMANUELE BASSO Creative director, his career began at McCann Erickson. It continued with the foundation of Tita, an agency whose intelligent use of crafting, illustration and manual techniques immediately set it apart on the communication scene. This expressive research continued with the founding of The 6th Creative Studio. Their unmistakable campaigns have given voice to clients from all sectors, from Fernet Branca (commissioned by Yam112003) to Zedda Piras (Wunderman Thompson), Tonno Mare Aperto and even Fondazione Feltrinelli, Mondadori Libri e CTA – Centro Teatro Attivo. ALE GIORGINI Illustrator and art director, his work has appeared in innumerable national and international media, from the Boston Globe to Chicago Magazine, as well as Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore and L’Espresso. He has worked for major international brands such as Disney and Armani, ESA (European Space Agency) and Barilla. His work has been included several times in the Annual of the Society of Illustrators. He has received awards such as the Good Design Award of the Chicago Museum of Design. He is one of the founders of Magnifico Illustrators Agency and teaches - among others at IED, Idea Academy and Scuola Internazionale di Comics. RICCARDO GUASCO Internationally renowned illustrator, his work is appreciated across the board by the publishing industry (Mondadori, Topipittori and Carthusia, among others), by all the major media and audio-visual companies (from RAI to the New Yorker), by many international brands, such as Ferrari and Longines, and by Third Sector organisations such as Greenpeace, FAO and Emergency. His work has been included several times in the Annual of the AI, the Autori di Immagini Association, and the Society of Illustrators of New York.

FRANCESCO POROLI Illustrator and art director, his work has appeared in all the major media - from the New York Times to the Daily Telegraph, Wired, Corriere della Sera and Il Sole 24 Ore - for major international brands, from Facebook to Campari, Apple and the NBA. His work has been included several times in the Annual of the Society of Illustrators and the Society of Publication Designers. He is one of the founders of Illustri and teaches - among others - at Domus Academy and IED Milan.

PAGE 35 SMART PACKAGING, SMART BRAND Storytelling, sustainability and smartness are the three principles of smart packaging. Thanks to the combination of materials and integrated technologies, it becomes a communication platform rich in functionality and content. BY LORENZO CAPITANI “The entire malt supply chain minute by minute - from the sowing of the barley in the field to the bottle leaving the production line: all you need is a small QR code on the label and a smartphone to find out everything, and I mean everything, about the Peroni you’re going to drink, including the distance from the brewery.” These were the words of Federico Sannella, External Relations Director of Birra Peroni, at the presentation on 3 June of the project for blockchain traceability with digital certification on beer bottle labels. This is just one of the latest examples of what is now known as smart packaging, which goes beyond the primary functions of product protection and communication. This is a market worth almost $20 billion with an average annual growth rate of 9.4%. The packaging industry, according to a report by DS Smith, a London-based international packaging company, continues to grow and evolve to meet new market and consumer needs, and to drive purchasing, of course. Today, traditional forms are no longer enough, and the latest technological innovations are being explored, from QR to augmented reality and even the IoT (Internet of Things). “Consumers today are perfectly familiar with brands and their packaging,” writes Stefano Rossi, CEO of DS Smith Packaging Division Italy, in the report, “and associate them with trust and reliability, values that are now

more necessary than ever. There has never been a more stimulating time to work in packaging. Simple packaging is also becoming a feature-rich communication platform.” The three Ss But let’s take a step back: this is a time of transition and change. We oscillate between uncertainty and the desire to restart, between caution and proactive impulses. Opposites which, however, have in common a strong desire for concreteness, authenticity and sustainability. Containment and attractiveness are now taken for granted in packaging. According to DS Smith’s research, there are now three drivers of packaging trends: the ability to tell a story, be sustainable and be smart. These three aspects are vector coordinates that are never disjointed but well integrated, each playing its part in communicating and selling a product. Storytelling Storytelling is a persuasive communication strategy that conveys the story of a company or the people who work for it, telling how their products come (or came) into being and are made. The trend today, especially in the food sector, is to convey the authenticity of the ingredients, that they are Zero km and the sustainability of the supply chain. Giving a face to a brand earns trust and transmits values, and this has weight: just think that 73% of people are willing to pay more for food and drink produced with recognisable and reliable ingredients and 50% of consumers buy sustainable products thanks to the information they read on the packaging. And all this is amplified by the so-called ‘Covid effect’ - the pandemic’s impact on people’s behaviour and habits. Breaking the restrictions encourages consumption, but a more conscious consumption, in which it is possible to get out of the everyday to try something unusual or exclusive, in a certain sense luxurious, made by the combination of careful design, careful selection of materials and perfect communication. Sustainability Consumers demand social responsibility from brands and want increasingly sustainable and environmentally friendly products - starting with packaging - rewarding brands that help them consume ethically. In addition, in the APAC countries, especially in China, Japan, India and Brazil, with the increase in per capita income, the population is increasing its demand for nutraceuticals (substances of natural origin that have a beneficial effect

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on the body) and cosmeceuticals (natural body products). Recycling and reuse have become essential, and the Industry 4.0 plan pays a lot of attention to reducing the packaging itself, the wrapping and waste of materials, or the ‘polluting’ components. Even when the material does not appear to be environmentally friendly, its recyclability is enhanced. This is the case of Tetrapack, a combination of cardboard, polyethylene and aluminium, all of which are perfectly recyclable materials but together seem to be impossible to recover. And so the companies that use this material strive to break this belief, choosing graphics that enhance the raw look of the cardboard or communicate the green aspect. They are right to do so because today Tetrapack can easily be recycled, splitting paper to obtain cellulose and aluminium and plastic film to obtain ecoallene, a material used to recycle polycoupled materials to make plastic objects, including packaging. In a 2020 interview with Il Sole24 Ore, Maurizio Bassani, general manager of Parmalat, described how they have worked over time to reduce the amount of packaging. “The weight

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of a 1-litre bottle of fresh milk in PET has been reduced by 8% (1,931 tonnes of plastic less in 10 years) while the half-litre bottle by 20% (709 tonnes less). The weight of a 1-litre bottle of fresh milk in HDPE is 7% less compared to 2010, reducing the amount of plastic placed on the market by 2940 tonnes. A 125g PS yoghurt pot has been reduced by 6% (146 tonnes in 10 years). We work on our products to make them more sustainable, and where possible, we encourage their circularity by using recycled and recyclable materials.” Kraft Heinz, the international food giant with a global turnover of 25 billion dollars, has the same eco-systemic approach: their aim is to ensure that by 2025 all the components of ketchup bottles (which account for 60-70% of the total) and other top-down sauces are not only recyclable but can also be reused to produce other bottles of the same type and not other types of plastics and materials. An impact that in Europe alone is worth 300 million packs (of which about 10% in Italy) equivalent to 8-9000 tonnes of plastic. Likewise with Coca-Cola and Nestlé. But the real challenge is reuse, i.e.

designing eco from the outset by thinking of packaging that can be reused, either by dismantling and recycling its components or by reusing it. This is what Clean Revolution has done, working with Amazon to develop a system of reusable sprays with cartridges containing concentrated product to be diluted in water for refilling. At the other end of the spectrum, we find edible packaging such as hamburger wrappers, instant noodle seasoning sachets and coffee bags from the Indonesian company Evoware, or water-soluble in hot water such as the Meal Bag. New York-based Loliware, on the other hand, will be producing flavoured straws derived from seaweed and red microalgae from 2020. Once wet, these straws are indistinguishable from plastic for 24 hours, can be eaten or, if discarded, will degrade in two months. The Marriott Hotel chain and Pernod Ricard at their events have replaced plastic straws with these. Smartness Certainly, the most obvious trend in packaging today is what is generically referred to as smart packaging. A phe-

nomenon that in the five years 20162021 alone has recorded a growth rate of 9%. But what is meant by smart? As we shall see, the field goes right across the board, including the aspects mentioned above of product and brand storytelling and sustainability. The leitmotif is undoubtedly the technological aspect, in addition to the primary uses of containing, protecting, preserving and communicating. The use of QR and augmented reality is “smart”, as is being traceable, edible, water-soluble, self-cooling or self-heating, or being able to indicate the freshness of the product or its integrity, but also engaging the customer by taking them to a website, activating games, surveys or telling them stories, or even collecting data on their interaction with the packaging or the point of sale. These are just some of the forms of smart packaging that are becoming more widespread. Generally speaking, the tech aspect that reinforces the traditional marketing function operates in two directions: active packaging that can react with the content or the user and packaging with connected or connectable functionalities. In this sense, there is


one ultimate goal: inclusivity, i.e. to be a starting point for involving and engaging consumers. Design, connectivity and data-driven intelligence are used to offer added value to consumers. However, this effort is rarely an end in itself: smart packaging is rigorously designed to benefit people and enrich their shopping experience through ease of use and information. An example of the benefit of advanced container performance is self-cooling or self-heating packaging, which can cool or heat food to as much as 65 °C in a few moments, and which is already popular in many countries where there is a growing demand for ready-to-eat and ready-to-cook meals and snacks. Packaging as a source of information Smart packaging is just the gateway to a wealth of content, if not data, in other words, measurable information, that tells consumers what they want to know about their product, either passively or actively, i.e. requiring interaction with the consumer to engage them. Most passive content is for marketing purposes and goes little further than the product’s commercial shoutouts, but interesting smart use cases are emerging that exploit technologies that make the packaging react to the environment or state of the product to indicate its genuineness or integrity. Time-temperature indicators (or TTIs) change colour to indicate the thermal history of the packaged product, which is a technology also used to monitor the transport of Covid vaccines. The indicators indicate whether the cold chain has broken at a certain point in time, or whether the packaging has exceeded a certain ‘safety’ temperature, or even more if the temperature is just right. This is the case with all perishable products sold in Finland by the Lidl chain. One example is the Budweiser Climate Can, which tells you if the beer is cold enough. This information is obtained using a chemical reaction that starts when the packaging is applied: in the case of beer, thermochromic inks are used; in others, the migration of a dye through a porous material. A third approach is based on UV-activated colorimetric indicators: the packaging is initially coloured and lightens as it is exposed to light. But smart packaging can also generate data. Sensors can record a wide range of parameters such as temperature, external pressure, light levels, freshness and location to provide important information for consumers and brands alike. Or even when a product has been opened, as Cargo Cosmetics’ products do. Using this and other data, smart packaging

lends itself to a multitude of uses, such as informing consumers, helping brands improve future packaging performance, supporting marketing promotions or enabling automated processes such as restocking items when they are out of stock. And last but not least, to capture data on consumption, browsing and purchasing habits, and the customer journey. Active data for inclusive CX Packaging technology really comes to life when it allows you to enter the world of the brand while also helping to improve the Customer eXperience by actively engaging customers. Studies have shown that packaging is the medium on which more than a third of scanning takes place. In this sense, the easiest solution for a connected pack is to use a QR code, with which we are all now familiar (thanks also to the Covid certificate, the Green Pass). They are easily generated, cost nothing and give access to a new dimension, such as websites, apps, social media, videos, games... In the 4,296 alphanumeric characters available, designers can communicate a much wider range of messages no longer limited to the pack’s surface and satisfy consumer demand for information while offering a new channel for storytelling. An example of this is the initiative of the Veronese winery Zai, which is not only testing out wine in a can but is doing so by depicting various characters in a comic strip set in 2150 with a QR code that links to the winery’s website, from which all the information can be accessed. On the other hand, Pepsi has printed a QR code on the cans that links to a site dedicated to exclusive media content produced for the 2021 Super Bowl. Extending reality But people have already gone further by using augmented reality activated by codes hidden in the graphics. Italian company AMA Bags commissioned Nava Press to create a luxury pack of three Sirio Black boxes with a printed QR code that enables the camera to take a video of the unboxing to be posted directly on Instagram and for the entire collection to be viewed. With the Italian platform Aryel, all you have to do is frame the packaging of a product or a special marker positioned on the packaging to view a series of additional informative content on your device’s screen. Lavazza, for example, has used it to give customers the chance to see their coffee machines set up at home. As DS Smith’s report points out, AR can be used to simplify practical aspects such as reading nutritional informa-

tion by framing the product with the smartphone, or it can use the gaming approach to superimpose virtual games on the real world, as Corona Beer did with the summer graphics of the cans; when you frame the cans you have a virtual beach where you can find different games. AR is also used to provide access to videos (such as the animated Jim Beam whiskey bottle), social links or landing pages, interactive brochures, advertising and multimedia catalogues or interactive shop windows, and even certificates of guarantee and originality. The American Fruit Bliss uses Wikitude AR to activate video recipes, while Jack Daniel’s has created a virtual tour of the distillery - in 30 days, it has recorded more than 130,000 views with an average session time of 5:42, when the average impression time hardly exceeds a couple of minutes. Taking advantage of Konica Minolta’s GenARate technology, the Conversion E3 agency created for Mediterranea Saving Humans, as part of Brand Revolution LAB 2020, the packaging of a sponge which, when framed, activates a screen on the smartphone that allows you to be virtually in the middle of the sea waves. By clicking on two animated buttons, it is possible to land on special sections of the Mediterranea website to donate to the association or “jump on board” by signing up. AR breaks down spatial barriers and makes it possible to see how a product fits into a space or is worn. Gartner estimates that by 2022, 100 million consumers worldwide will buy clothes and items in shops using augmented reality applications. Radio frequency As low-end devices gain access to technologies such as RFID, which enables authentication via radio waves, and NFC, which relies on the contactless two-way transmission of data between two nearby devices, these sensors used for payments are also spreading to packaging. And the environment is thankful too: traditional tags made of metal antennas on paper are recyclable along with cardboard packaging, and RF codes using conductive inks that can be printed directly on the packaging for maximum security and tamper protection are becoming more widespread. But NFC technology is also transforming packaging from a passive marketing device into a genuine enabling platform for customer contact. The Vigneti Massa winery, for example, in collaboration with Guala Closures of Pavia and Compellio, a software company based in Luxembourg, has developed an intelligent cap that, thanks to NFC tech-

nology combined with blockchain, guarantees the unique identification of each individual bottle and the activation of exclusive digital content. So did Malibu Rum, which released more than 300,000 connected bottles into the market in 2020 alone, and Paco Rabanne, which created a refillable bottle with an NFC closure for its Phantom perfume line. According to analysts, the tech transition in packaging is only just beginning, accelerated by Covid. Just think of the strong push into e-commerce, even for simple food shopping, which is leading to rethinking final packaging to make it suitable for delivery-at-home and traceable.

PAGE 69 VODKA VOTIVA - WHEN PACKAGING BECOMES ART The boundary between design and art really is thin, impalpable. The packaging of Vodka Votiva, created by Spazio Di Paolo, is a reminder of this, and it came from a work of art. Inspired by Hera Lacinia, protector of women and the family, Vodka Votiva celebrates the majestic Temple of Capo Colonna dedicated to her, of which only one column remains today out of the original 48. It’s an ambitious project, which will be officially presented at LuxePack 2021. It’s made entirely with materials from the Fedrigoni Group, which, thanks to its recent evolution and the synergy between the Paper and Self-Adhesives worlds, offers coordinated packaging that focuses on the same material as the lintel of the entire project. We are talking about Materica Gesso, a paper made with pure cotton fibres, which perfectly interprets the palpable peculiarities of stone, offering an immediate reference to the column that inspires the entire product. With these distinctive features, Materica Gesso has been combined with Sirio White for the box containing the bottle, made by Pozzoli and equipped with the innovative Twist2Open closing and opening system. Making the pack highly evocative is the choice of surprising enhancements, including hot foil embossing and an offset embossing that recalls the marble of the ancient Greek temple. But the sensory experience is further intensified by the label. We are well aware that the label is the first significant emotional encounter with the consumer and that it can therefore become a direct and effective communication tool. With this in mind, the

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A B B I A M O

label, made with Manter self-adhesive papers, the premium materials brand of Fedrigoni Self-Adhesives, is the result of the combination of Materica Gesso Ultra WS™ e Moonlight FSC™, a paper that is immediately recognisable because of its elegant watermark effect. In this context, the experience of Tonutti Tecniche Grafiche has been decisive in creating the label so as to achieve a sublime effect thanks to the skilful play of overlaps between Manter natural papers and Luxoro foil finishing. The result is a label that vibrates with vertical golden reflections, enchanting for its 3-D qualities, literally “coming out” of the bottle and conquering the surrounding space. The enchantment continues when we turn our attention to the bottle. One glance is enough to recognise the signature of Estal and its DA Tramo, topped for the occasion by a cork from the Amorim Top Series line, which encloses and protects Vodka Votiva, enhancing every aromatic note. The cork body is crowned by the marvellous precious metal head, the basis for an exclusive design that recalls ancient classical marble columns, thanks to FREEDecor technology. A choral work that has seen the collaboration of so much sector excellence, starting from the infinite variations made available by The Art of Luxury Labelling Pocket Collection by Fedrigoni Self-Adhesives products, designed precisely to offer the best solutions for luxury labelling. All the experience of the Fedrigoni Group awaits you from 27 to 29 September 2021 at LuxePack - Principality of Monaco, stand VA02 HALLE VERRIER.

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P A R L A T O

3M.......................................................................12 63 DE-SIGN.....................................................71 ABS Group..................................................... 47 Acetomodena....................................... 12,64 ACM....................................................................12 Agribirrificio Altavia.................................12 Allen Westley...............................................44 Alpro di Danone..........................................12 Angelini Design...........................................12 ArteficeGroup........................................12,93 Aryel................................................................. 39 Atkinsons........................................................12 Avery Dennison.......................................... 70 Ba.ia............................................................ 12,65 Bain&Company..........................................42 Baravelli Maria Vittoria..........................30 Bassani Maurizio........................................ 37 Basso Emanuele........................................ 26 Bergamini Giacomo................................. 24 Berta Pierstefano.......................................61 Burgo Distribuzione..................................12 Cantina Rapinzeri............................... 12,64 Capezzone Marco.....................................83 Carrai Luigi................................................... 47 Cartes..............................................................82 Castelletta Mariacristina......................59 Catalano Luca..............................................17 Ciemme...........................................................12 Cillario&Marazzi Spirits.......................... 57 Cismondi Livio............................................. 47 Clarins..............................................................16 Concoreggi Luca....................................... 47 Confartigianato Vicenza.......................82 Conversion E3....................................... 12,40 Convertende................................................ 47 Coo’ee Italia..................................................12 Cosmetica Italia.........................................17 Creostudios...................................................12 Curaprox.........................................................12 De Rosa Yvonne......................................... 72 De Rossi Benedetta..................................82 Di Palma Rossella...................................... 73 Di Paolo Mario............................................. 70 Distilleria Santa Teresa..........................58 DLVBBDO.........................................................12 DS Smith Packaging Div........................36 Ecovadis..........................................................15 Eni gas e luce...............................................12 Epson..........................................................41,82 Etichette Italiane...................................... 57 Eurolabel.........................................................12 Eurostampa...................................................71 Faccioli Ilaria...............................................30 Fedrigoni.............................................25,69,70

D I

|

W E

Ferro 13............................................................12 Font Luca.......................................................30 Fontana Grafica..........................................13 Fujifilm............................................................44 Garofalo Cecilia.........................................20 Giacomo B.................................................... 24 Giorgini Ale................................................... 26 Goglio...............................................................12 Gold & Silver...........................................12,67 Graf Color.......................................................12 Grafical............................................................12 Grando Giorgio........................................... 47 Gruppo Cordenons........................12,66,96 Gruppo Masserdotti..................................12 Guasco Riccardo....................................... 26 Gust’Osa..........................................................12 Hello DTV........................................................12 hinderer+muhlich..................................... 70 HP................................................................ 12,65 ICO......................................................................12 Idem Design..................................................71 Ideology................................................... 12,66 Il Prisma.........................................................30 Illustri...............................................................28 Immagine Grafica.................................... 47 Impact Retail..............................................44 Industrialpack................................................3 Ist. Italiano Imballaggio.........................12 Ist. Salesiano San Marco.......................82 Jenner Kevin................................................45 Kapag................................................................13 Kimiprint........................................................ 47 Konica Minolta................................ 12,40,65 Kurz....................................................................71 L’Artegrafica............................................12,67 La Cartotecnica Fossaluzza..................18 La Commerciale........................................ 70 La Commerciale Borgogno......12,66,70 Lair Marie-Hélène......................................14 Lamazuna...................................................... 23 Lateral........................................................12,67 Laureano Valeria....................................... 73 Lazzati........................................................12,75 Lovallo Michele.......................................... 47 Luxoro........................................12,54,67,69,70 Macellari Elisa.............................................30 Magazzini Fotografici............................. 72 Maja Digital Printing............................... 47 Malossi Arsenio........................................... 47 Manenti Pierangelo.................................83 Marazzi Gigi.................................................. 57 Mare Aperto........................................... 12,64 Marinella.........................................................12 Marolo Lorenzo...........................................58

T A L K E D

A B O U T

Mediterranea Saving Humans............12 Merck...............................................................34 MGI.................................................................... 67 Molinaro Fabio............................................ 62 Mondi................................................................12 Nava Press......................................4,12,39,55 Nazena............................................................ 47 O,Nice!........................................................12,70 Oasi Dynamo.................................................12 Officina Genuina....................................... 57 O-I................................................................ 12,68 Olocco Riccardo.........................................81 Omnicom PR Group Italia.....................29 Onlineprinters..............................................10 Ospedale V. Buzzi........................................12 Packly..............................................................95 Paracchini Fabio........................................64 Patanè Michele...........................................77 Peraria............................................................. 47 Piatto Simone.............................................82 Podere l’Agave.............................................12 Poroli Francesco........................................ 26 Positive Luxury...........................................42 Pozzoli............................................................. 69 PressUP............................................................12 Quercetti.........................................................12 Rabottini Giuseppe..................................60 Ricci Moira.................................................... 73 Rifa Etichette...............................................12 Robilant Associati..................................... 62 Rossi Giulia.................................................... 47 Rossi Stefano..............................................36 Sannella Federico.....................................36 Sorraing Anne-Laure............................... 24 Spazio Di Paolo......................................69,70 System Graphic...........................................12 Teaology.........................................................20 Tech:art..................................................... 12,65 Terranova Instruments...........................12 The 6th.................................................12,27,65 The Embassy.......................................... 12,64 TicTac Stampa...................................... 12,82 Tonutti Tecniche Grafiche.................... 69 Tosti1820........................................................59 Turin Vermouth..........................................60 Varigrafica.......................................................2 Veralab.............................................................12 Vimer................................................................71 VIP Val Venosta...........................................12 Wikitude.........................................................40 Wunderman Thompson......................... 27 Zordan Alfredo...........................................42


C R E A T I V E

LA

COVER

E

LA

CONTROCOVER

F R A M E

DI

QUESTO

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ArteficeGroup ArteficeGroup è un gruppo italiano indipendente di consulenza strategica di marca. Offre un approccio multidisciplinare per progettare identità ed esperienze di marca. Integra analisi strategica, soluzioni creative e capacità progettuali attraverso il BrandLanguageDesign® e 3 business unit specializzate: Artefice People&Brand, dedicata alla strategia e alla comunicazione di marca; MAD-E Packaging Ecosystem, l’unica realtà end-to-end per il packaging presente sul mercato italiano; Espoworkr Retail & Exhibit Factory, l’anima produttiva del Gruppo, dove le strutture per il retail prendono fisicamente corpo. www.arteficegroup.com

Dr. Vranjes Firenze

Dr. Vranjes Firenze, leader mondiale nel settore delle fragranze d’ambiente, ha affidato ad ArteficeGroup lo studio di packaging e VIS della nuova collezione completamente dedicata alla cura della persona: prodotti ideati e realizzati a Firenze con l’obiettivo di rendere la beauty routine più piacevole e profumata. Il progetto, seguito in collaborazione con MAD-E Packaging Ecosystem, parte dallo sviluppo dell’architettura del brand, nel pieno rispetto dei suoi valori e dell’identità di marca. La nuova collezione celebra l’artigianato fiorentino e la creatività italiana ed è composta da Eau de Parfum, Body Wash, Body Lotion, Body Mist, Body Powder e Hair Mist. La bottiglia dell’Eau de Parfum è liberamente ispirata alla base ottagonale della cupola del Brunelleschi, segno distintivo di tutte le creazioni firmate Dr. Vranjes Firenze. Il pittogramma sul tappo dorato e una piacevole sfumatura ambrata sul vetro impreziosiscono la bottiglia rendendola unica ed elegante. Il packaging secondario presenta piacevoli sfumature colorate ispirate alla piramide olfattiva della specifica profumazione (Ambra, Ginger Lime, Milano, Rosso Nobile, Peonia Black Jasmine). Per la cura e l’idratazione di pelle e capelli è stato selezionato un flacone in alluminio dorato. Innovativo e riciclabile, diffonde piacevoli sensazioni profumate servendosi della sola aria al suo interno, in totale assenza di gas. In questo caso, le sfumature olfattive sono state scelte per caratterizzare sia il packaging primario che quello secondario.

CREDITS Account Manager: Michele Tomei Direttore Creativo: Tiziano Saitta Senior Art Director: Laura Barberis

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PRINT LOVERS

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P R I N T B U Y E R | S T R AT E G I E E T E C N I C H E D E L L A C O M U N I C A Z I O N E S TA M PATA

S T R A T E G O G R O U P | Via Cassanese, 224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00


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